Lo spazio in più Esplorazioni a Torino Sud
volume 2
Young-Old park
Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli
Young-Old park
Stefano Apollonio, Mauro Bertero, Tiziana Donadio, Giovanni Eberle.
Indice
Premessa
1.Parco Colonnetti Da aeroporto militare a parco cittadino Il parco e la città
2.Una decostruzione Un indagine sul campo Lo spazio costruito Lo spazio aperto Popolazione Vegetazione Sicurezza Mappe mentali
3.Young-old park Young-old. Una nuova giovinezza Riutilizzare l’esistente. Costruire nel costruito Vivere nel parco. Coltivazioni e manutenzione Attrezzare i percorsi. L’area sportiva
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Premessa
L’esplorazione progettuale proposta dal corso si concentra sull’osservazione degli spazi di Torino sud, entro il quadrante di tre chilometri per sei . In modo particolare, il nostro lavoro interessa Parco Colonnetti e il suo intorno. Ed immagina per questo territorio un progetto che a partire dal parco possa attivare alcune trasformazioni all’interno del quartiere. Una fine decostruzione del parco ha consentito di leggerne i caratteri spaziali, gli usi e di comprenderne la vocazione prevalente. Parco Colonnetti oggi è un’isola ben confinata in uno spazio protetto, con le sue specificità a marcare un funzionalismo duro: qui si gioca, si sosta, si portano cani, anziani, bambini, ove al suo intorno si abita e si lavora. Il lavoro sul parco è fatto di minorazioni (di sue parti) e di potenziamenti (di altre). E’ fatto di relazioni serrate con l’intorno. Non necessariamente di continuità, ma di rimandi. Il parco perde pezzi del proprio ambito ben confinato e ne conquista altri di eccentrici. Rivede la propria struttura (spesso sbagliata, poco coerente nel rapporto tra suolo, vegetazione, funzioni). Nel parco trovano spazio attività non necessariamente pubbliche. Prendono consistenza e trovano sede nuovi associazionismi. Oggi, diverse città stanno cominciando a scoprire che i parchi possono contribuire in modo significativo alla qualità della vita e alla sicurezza urbana, ad esempio integrandoli nella vita culturale dei quartieri. Uno dei problemi principali di queste aree resta il basso livello di manutenzione ,con conseguente aumento di degrado e in casi estremi di aree di “pericolo”. Lo stesso Parco Colonnetti, area molto vasta, presenta tali problemi. Il progetto immaginato per questa parte di città propone uno scenario nel quale la responsabilità della manutenzione sia affidata ai frequentatori più assidui, gli young-old. Non semplici anziani, ma “giovani anziani”, quelli tra i 65 e i 74 anni,
come li chiama la ricerca, curata da un team di sociologi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che da tempo studia il fenomeno dell’active aging (invecchiamento attivo). La maggior parte di loro è in pensione, alcuni lavorano ancora, altri fanno le due cose insieme o sono impegnati tra associazionismo e volontariato. Anziani attivi, che non si sentono “vecchi”. Il progetto prova a sottrarre spazio al parco, destinandolo ad attività per questa nuova generazione.Gli young-old presidiano il parco, vi abitano e si occupano della manutenzione. Un ex capannone industriale potrebbe trasformarsi in un villaggio per anziani, organizzando una micro comunità sui principi del cohousing. L’area adiacente lascia spazio ad un un sistema di orti, piantagioni di fiori da recidere e ampi frutteti. Un sistema di percorsi di manutenzione si dirama nel parco puntinandolo di totem contenenti gli attrezzi . Lo spazio pubblico si trasforma in un luogo presidiato e radicato al contesto locale caratterizzandolo incisivamente.
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1 . PARCO COLONNETTI
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PARCHI
CIRCOSCRIZIONI
FIUMI
Mappa della città di Torino , le dieci circoscrizioni, i fiumi, in grigio i parchi di dimensioni maggiori. In nero parco Colonnetti.
inquadramento territoriale
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Da aeroporto militare a parco cittadino
Diventato celebre in tutta Italia come il quartiere operaio per eccellenza, simbolo della rapida industrializzazione di Torino, Mirafiori è in realtà una piccola cassa di sorprese e rivela un lungo e appassionante passato. Non c’era solo l’Ippodromo, che all’inizio del XX secolo allietava la borghesia dell’epoca. A poche centinaia di metri di distanza, nel 1910, nacque il primo aeroporto italiano, l’Aeroporto Mirafiori, realizzato per i collegamenti aerei con Milano, Roma e Venezia. L’ideazione della costruzione, fu della “Società Aviazione Torino”, uno dei primi Aeroclub italiani, costituito nel 1908. L’inaugurazione ufficiale dell’aeroporto avvenne nella primavera del 1911, in occasione della “Esposizione Internazionale di Torino”, organizzata per festeggiare il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Durante gli anni venti e trenta l’aeroporto di Mirafiori divenne parte dell’Aeroclub Torino per quanto riguarda il volo civile, e scuola di volo dei piloti della aviazione militare. Il suo declino si identifica con i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, che distrussero le sue strutture. Alla fine degli anni 40, quello che rimaneva dell’aeroporto non era più in grado di soddisfare le esigenze dell’aeronautica civile e militare: erano cambiate le condizioni e i metodi, il campo volo mirafiorino risultava ormai inadeguato. Così, nel 1947 la zona che ospitava l’aeroporto venne ceduta al Comune di Torino, che a sua volta cedette l’area in gestione al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per ospitare il Centro di Meccanizzazione Agricola ed il Campo sperimentale della Facoltà di Agraria.Nel 1976, al termine della convenzione, l’area viene riconsegnata all’amministrazione comunale, che decide di destinarla alla realizzazione dell’attuale Parco Colonnetti. Nella zona che un tempo ospitò gli hangar e le officine, venne costruita l’area ricerca del CNR, in cui trovano attualmente sede quattro Istituti del CNR, parte dell’Istituto nazionale di ricer-
ca metrologica e una stazione del Laboratorio di Fisica dell’Ambiente Urbano del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino. Il parco è intitolato a Gustavo Colonnetti, ingegnere e studioso di Scienza delle Costruzioni. La testimonianze della storia meno recente del sito è ripresa nell’area dei giochi dei bimbi, dove è incisa una grande scritta che ricorda la presenza del campo di volo, gli stessi giochi sono in tema con il volo e con lo spazio (la squadriglia di aerei, il disco volante), il pergolato umbratile rappresenta un hangar per i velivoli, l’hangar del dirigibile che un tempo esisteva in questo sito.
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2015
1947
1910-1947
Mappa dell’area limitrofa a parco Colonnetti, l’evoluzione storica da aeroporto militare Torino-Mirafiori fino all’attuale conformazione
evoluzione storica
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1500
1000
500
Dalla mappa si vede come parco Colonnetti sia inserito tra altri due parchi pubblici, parco di Vittorio a nord e parco Boschetto a sud.
parchi
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La posizione del parco fa si che questo sia circondato da assi viari anche di grande portata e importanza.
ferrovia strade minori principali vie di comunicazione assi viari
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Rapportarsi con la città
Parco Colonnetti si trova nella zona sud di Torino, vicino a dove sorge uno dei sedimi industriali della multinazionale FIAT, molto importante perchè da sempre ha influenzato le sorti del quartiere, essendo esso nato, con la finalità di ospitare gli operai della fabbrica . Quest’area si può raggiungere dal centro attraverso via Pio VII, che poi diventa via Artom e porta verso Nichelino, mentre strada del Castello di Mirafiori che tange il lato sud del parco porta in corso Unione Sovietica, uno degli assi principali della viabilità Torinese. Il parco fu costruito con la vocazione di parco cittadino, presto smentita mettendo in evidenza il sovradimensionamento dell’area verde. Il fallimento dei propositi di progetto possono essere causa di più fattori tra i quali la scarsa efficienza della rete di trasporto e la sua disposizione rispetto al centro cittadino. Nel primo caso si può notare come vi siano poche fermate dei mezzi pubblici a distanze elevate l’una dall’altra, non servendo così in modo adeguato il lato tangente via del Castello di Mirafiori. Le linee serventi il parco sono quattro: 1, 14, 34, 38 e nessuna di queste fornisce un collegamento diretto con il centro della città. A differenza di quanto si possa dire dell’accessibilità pubblica parlando di mobilità privata il parco è molto fruibile in quanto la bassa affluenza di persone non crea problemi di sovraffollamento o di parcheggi. I posti auto sono infatti in numero più che sufficiente e ben distribuiti. Oltre a questi è presente anche una grande quantità di aree che possono essere utilizzate per la sosta, anche se non regolamentata. Con l’avvento della linea metropolitana c’è stato un’ulteriore diminuzione dell’affluenza siccome la linea completa, conclusa nel 2011, serve la città sino a Torino lingotto, escludendo ulteriormente il quartiere. Nella stessa zona di Parco Colonnetti sono presenti altre due grandi aree verdi, Parco di Vittorio
e Parco Boschetto; il primo riesce ad avere un rapporto più stretto con la città essendo posizionato più a nord, il secondo si collega a sud alla grande infrastruttura ambientale che è il fiume Sangone. Il parco quindi pur nascendo con la vocazione di grande parco cittadino non riesce ad avere quel bacino d’utenza necessario a renderlo tale ma , non nascendo come parco di quartiere non riesce a sopperire in modo ottimale nemmeno alle esigenze dell’utenza ricavata nel quartiere circostante.
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spazi costruiti
pista ciclabile parchi autobus
accessibilità pista ciclabile parchi bus
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11 . UNA DECOSTRUZIONE
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parco colonnetti visto dalla “casa nel parco”
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Un indagine sul campo
L’analisi sul campo è sinonimo di sopralluogo, fase necessaria in situazione come la nostra dove la zona di studio è pressoché sconosciuta. La nostra minuziosa analisi di parco Colonnetti è figlia della necessità di conoscenza del sito. Siamo andati a decostruire l’area di progetto così da far sorgere le tematiche che la caratterizzano. Arrivati utilizzando i trasporti pubblici ci siamo resi conto di come la distanza dal centro fosse effettivamente importante. Attraverso un percorso scarsamente segnalato, siamo giunti in una delle grandi aree a prato che caratterizzano il parco, spaesante e , almeno all’apparenza, priva di una gerarchia precisa. Abbiamo cosi iniziato l’approfondimento della nostra analisi. Suddividendo l’area in più livelli, partendo dal censimento delle sedute, fino a quello degli alberi, passando per le attrezzature sportive e l’impianto d’illuminazione. Andando ad analizzare il materiale ottenuto abbiamo potuto ottenere un’immagine più definita e consapevole di quello che accade nel parco, notando come l’area sia, in realtà, strutturata e progettata, o almeno si è tentato di renderla tale. Abbiamo localizzato poi i luoghi d’interesse sociale che mobilitano la vita nel parco, chiedendo pareri e considerazioni alle varie persone che lo frequentano abitualmente. La decostruzione del parco ci ha permesso di avere una visione oggettiva di quello che accadeva escludendo però la parte soggettiva; senza l’intervento della parte che riguardava l’ambito sociologico non avremmo mai potuto percepire e interpretare gli spazi nel modo in cui venivano realmente vissuti dai fruitori abituali del parco e quindi comprenderne le esigenze. Interessante è stato individuare dove si trovino gli spazi di concentrazione sociale in rapporto a quelli che il progetto iniziale del parco aveva progetta-
to come tali o le aree dove vi è una percezione di sicurezza e tranquillità in rapporto con le aree in cui gli utenti preferiscono deviare il proprio percorso onde evitare spiacevoli inconvenienti. Eseguire tutte queste analisi ci ha aiutato a comprendere una parte di città a noi sconosciuta e riuscire a percepirne ogni peculiare caratteristica, riuscendo così ad individuarne esigenze e criticità.
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Lo spazio costruito
La città è costituita da edifici strade e da persone che vi risiedono, lavorano e si muovono con mezzi diversi. Essa si configura come un sistema in continua e rapida trasformazione e la rappresentazione delle sue dinamiche può essere ottenuta tramite mappe di densità, la cui visualizzazione fornisce un quadro globale di efficace impatto comunicativo. Il concetto di densità è stato introdotto per misurare la vasta portata dei fenomeni demografici e insediativi che hanno condotto alla formazione e al consolidamento della città. La densità fisica è il rapporto tra numero di abitanti e superficie di un’area. Di seguito abbiamo schematizzato nelle due mappe la densità fisica e la permeabilità del suolo dell’area di studio. Parco Colonnetti si identifica come una zona a bassa densità fisica essendo un’area destinata a verde pubblico, le zone di confine al parco si distinguono per un incremento di densità, media nella zona del CUS e molto alta nell’area residenziale, dove troviamo grandi edifici a torre . L’unico edificio nel parco è la “casa del Parco” la struttura è suddivisa in due parti collegate da un porticato coperto e di un tetto seminato a erba, attualmente ospita 2 arnie ed è quindi chiuso al pubblico. Parte della struttura è adibita a caffetteria-ristorante, l’altra invece, è attrezzata per diventare uno spazio di lavoro, di incontro, di condivisione a disposizione di tutte le organizzazioni che lavorano per il quartiere e di coloro che sono portatori di proposte che arricchiscano e stimolino il tessuto socio culturale locale, centro di promozione artistica e culturale legato ai temi dell’educazione ambientale e dalla tutela del territorio. E’ una risorsa in grado di accrescere la conoscenza e la frequentazione di Parco Colonnetti per la riqualificazione della zona di Via Artom e del quartiere Mirafiori Sud. Nella mappa riguardante la permeabilità possiamo vedere come nel parco vi è un’elevata perme-
abilità del suolo in quanto ha solamente un’area mineralizzata sulla quale sorge la suddetta casa del quartiere. Nel tessuto urbano circostante si sviluppa una normale conformazione cittadina, nella quale si articola una massiva edificazione attorno ad esigue aree verdi private.
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assonometria generale
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suolo permeabile
650
500
350
1
2
1
2
bassa densità 1
media densità 2
alta densità densità fisica
1
vista sul retro della “casa nel parco”
vista verso via artom
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Lo spazio vissuto
Il concetto di densità è stato introdotto per misurare la vasta portata dei fenomeni demografici e insediativi che hanno condotto alla formazione e al consolidamento della città. Con il concetto di densità si identifica la concentrazione di taluni soggetti in determinate aree e lo sviluppo di fenomeni di interazioni sociali. La densità sociale è il rapporto tra numerosità e ricchezza delle interazioni sociali e la superficie di un’area, la densità fisica invece è il rapporto tra numero di abitanti e superficie di un’area. Vi sono zone in cui densità fisica e sociale sono entrambe alte (es. Quartieri popolosi con una parte centrale socialmente densa),altre zone sono a bassa densità sia fisica che sociale (es. Zone con vuoti industriali, con spazi incolti), alcune zone possono avere alta densità fisica ma bassa densità sociale (es. Quartiere residenziali senza servizi). Altre possono avere bassa densità fisica e alta densità sociale (es. Aree verdi molto animate). La densità sociale di Parco Colonnetti è molto varia: bassa nella zona residenziale e nelle vicinanze del CUS ,ma molto alta in alcuni punti del parco, specie nelle zone in cui sono presenti le attrezzature sportive, aree gioco per bambini o nei pressi della casa nel parco. Abbiamo voluto mettere a confronto una mappa delle attività sportive con quella delle densità sociale per capire meglio come viene vissuto lo spazio. Sono informazioni che non posso coesistere insieme in un unica mappa perchè una va letta da una dal punto di vista più tecnico, l’altra da un punto di vista più umano. L’impianto sportivo polifunzionale sorge su un’area di 20.000 mq. La struttura offre ai suoi utenti: pista di atletica leggera completa di pedane per salti e lanci e con una tribuna sul lato arrivi; campo da calcio a 5 in erba sintetica; campo da calcio
a 7/8; campi da beach volley all’aperto, 4 campi da tennis, di cui 2 coperti; sempre in sintetico; 1 palestra coperta in parquet dotata di tribuna per la pallavolo, la pallacanestro ed altre attivtà indoor; campo pratica golf; impianto di illuminazione esterna che permette di usufruire delle strutture sportive anche durante l’orario serale.
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10 24 180 80
quoziente di natalità
5
popolazione over 65
18
indice di vecchiaia
155
speranza di vita
73
età media
40
47
2013 2008 2002
analisi demografica
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attività sportive
strutture sportive attrezzi
2
1
2
2
alta densità 1
1 bassa densità densità sociale
campo sportivo a nord del parco
spazio a bassa densità sociale
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Lo spazio aperto
La ricerca, in seguito, si concentra sul significato del luogo come spazio aperto e della sua importanza nel processo di percezione da parte dei fruitori. La “percezione” è definita come quell’insieme di funzioni che permettono la riconoscibilità dei luoghi, ma anche un’accresciuta capacità dei cittadini nel vedere e leggere l’ ambiente in cui abitano. Sapersi orientare e sentirsi al sicuro sono elementi fondamentali. I fruitori di un’area tendono a classificare gli spazi, nel nostro caso il Parco è stato suddiviso in due macro aree,come si evidenzia negli schemi successivi. La prima una ampia zona a prato, la seconda area naturalistica, identificabile per la vegetazione molto più fitta. Oltre ad un impatto visivo questi luoghi vengono percepiti in maniera differente, in linea di massima possono classificarsi in spazi leggibili e complessi. I primi sono quelli che rapidamente ci permettono di orientarci e di muoverci, i secondi soddisfano l’esigenza di esserne stimolati per una comprensione approfondita. In realtà è riduttivo suddividere la percezione dello spazio in due classi, durante i vari sopralluoghi a Parco Colonneti abbiamo individuato dei sottogruppi. Spazi ad alta leggibilità ed alta complessità, ovvero quei luoghi ricchi di stimoli e sempre aperti a nuove interpretazioni, come l’area naturalistica. I percorsi sinuosi e immersi nel verde aumentano l’interesse nel muoversi alla scoperta di cosa si cela al di là di una fitta area di vegetazione. Spazi a bassa leggibilità e complessità, privi di forma e poveri di stimoli, come le grandi aree destinate a prato, che si identificano per una visuale aperta. Le seguenti analisi, sono state di notevole importanza ai fini progettuali, esse hanno delineato i punti di forza e deboli dell’area, caratterizzando il nostro concept che non si basa su un disegno ex novo di parco Colonnetti, ma va a radicarsi fortemente con l’esistente, valorizzando e intervenendo nei punti critici. L’attenzione al contes-
to territoriale, ai suoi sviluppi passati e alla sua organizzazione determina una predisposizione a leggere il paesaggio in maniera dinamica ed a riconoscere le inclinazioni dello spazio per svilupparsi nel futuro. Il problema dei margini come elementi negativi, della manutenzione, della scarsa sicurezza di alcuni percorsi, sono i punti dai quali inizia il nostro lavoro di progetto. Di conseguenza andrà invece a rafforzare tutti quei luoghi ad alta densità sociale, riconosciuti come punti d’incontro per la popolazione del quartiere.
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Il parchetto giochi a est, uno dei punti di ritrovo di Parco Colonnetti.
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classificazione degli spazi verdi
area naturalistica aree a verde progettato giardini privati, aree a verde non progettato
1
2
2
1
2
1
leggibilità
leggibilità
2
complessità complessità
1
leggibilità-complessità
complessità
l’area naturalistica
spazio a bassa complessità
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Vegetazione
Un campo di grano punteggiato da papaveri e fiordalisi, in passato costituiva uno spettacolo frequente nel paesaggio agricolo del Piemonte. Anche la zona dove oggi sorge il Colonnetti, fino all’inizio dell’800 era utilizzata per le coltivazioni grazie alla notevole fertilità dei terreni. Attualmente nel parco sorgono numerosi prati fioriti, bordati da archeofite, che restituiscono un legame ideale con il passato e con la realtà agricola presente tuttora al di là del Sangone. In alcune zone dei “pratoni” si possono osservare collinette di terra e detriti ricoperte di rovi e colonizzate da specie arbustive. Il prato è un elemento caratteristico del paesaggio agricolo e di grande importanza dal punto di vista naturalistico per la ricchezza delle specie presenti. Quello che caratterizza la parte centrale, è un esempio di prato falciato in cui le specie che costituiscono la superficie erbosa sono spontanee e vengono falciate in media tre-quattro volte l’anno. Queste macchie di vegetazione sono molto importanti per l’avifauna, infatti numerose specie di uccelli si alimentano e trovano rifugio all’interno di esse, soprattutto nel periodo invernale. Una parte cospicua del parco restituisce l’aspetto del bosco planiziale (bosco tipico dell’area Padana) che in passato occupava vaste aree del territorio della bassa pianura del Piemonte: esso è costituito principalmente da farnia (Carpinus betulus) ai quali si aggiungono altre essenze arboree ed arbustive. Questo tipo di bosco si sviluppa su terreni freschi e talvolta umidi, in aree pianeggianti dove la falda idrica è piuttosto superficiale. Un’altra area è occupata da zone umide, che costituiscono un ambiente ricco di biodiversità. Ospitano numerose specie vegetali ed animali e rivestono un importante ruolo ecologico. Proprio a questo scopo sono stati costruiti gli stagni del Duca. Le piante legate agli ambienti acquatici si dividono in idrofite (che crescono in acqua) e igrofite (che crescono in terreni umidi).
Per favorire la presenza degli animali nel Parco, sono state inserite varie specie vegetali. Fiori vistosi e colorati come la Buddleja davidii, nutrimento per gli insetti adulti e le farfalle (lepidotteri) che ne succhiano il nettare o come l’ortica di cui di nutrono i bruchi. Nello schema illustrato si osservano la distribuzione delle diverse specie lungo le rive dello stagno e nella parte naturalistica con un’indicazione della fauna selvatica all’interno di Parco Colonnetti.
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flora e fauna
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alberature
2
1
margini invalicabli margini ritenuti pericolosi margini
vari tipi di alberature all’interno dell’area naturalistica
confine con il centro ricerca
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Sicurezza
La situazione nei parchi è drammatica ormai da molto tempo. Appena cade l’oscurità i parchi si riempiono di “soggetti”, non ben identificati, che rendono impossibile vivere il parco oltre una determinata ora. La sicurezza può essere definita come la “conoscenza che l’evoluzione di un sistema non produrrà stati indesiderati”. La sicurezza totale si ha in assenza di pericoli. In senso assoluto, si tratta di un concetto difficilmente traducibile nella vita reale anche se l’applicazione delle norme di sicurezza rende più difficile il verificarsi di eventi dannosi e di incidenti e si traduce sempre in una migliore qualità della vita. Il parco è uno dei principali luoghi che richiede maggiore sicurezza ,dati le recenti notizie su aggressioni,stupri ecc. Vivendo in uno stato di diritto e in una società moderna basata sul concetto di democrazia e su una salda costituzione, la situazione è inaccettabile. Uno dei problemi dei parchi è la loro collocazione,più si trovano in zone isolate e più sono a rischio,per il mancato controllo e la poca frequentazione. La loro estensione potrebbe essere una causa,in quanto l’ambiente, diventando più dispersivo, necessita di maggiori controlli. Potrebbero essere molte le soluzioni per porre un rimedio a questa situazione. La paura di frequentare queste aree è superiore a qualunque sentimento. Un rimedio efficiente sarebbe la collocazione di impianti di illuminazione che non danneggino le piante quindi adeguati all’ambiente ,e anche se il parco è molto esteso creare delle sottoaree per renderlo piu concentrato,ma soprattutto aumentare il controllo da parte degli agenti della polizia. Parco Colonnetti viene principalmente vissuto nelle ore pomeridiane eccetto un campione. Le 18.00 sono l’orario di boa in quanto in seguito vi è una percezione di ridotta sicurezza. Soprattutto
da parte dai campioni femminili. Il parco ha una buona reputazione dopo che la comunità rom è stata spostata più a sud, verso il Sangone. Ci è stato fatto notare come sia un posto molto tranquillo in cui c’è rispetto tra i vari utenti. C’è stato un calo della manutenzione negli ultimi anni ma comunque è considerato buono quello attuale. L’area naturalistica è molto apprezzata siccome da la sensazione di non essere in una metropoli urbana. Esigenza di una presenza più capillare di punti acqua. Dopo le 18.00 c’è un problema di sicurezza messo in evidenza da tutti gli intervistati. Generalmente le idee createci durante i sopralluoghi sono risultate concordanti con quelle degli intervistati, è stato però interessante sentire i bisogni dell’utente diretto che ci ha dato spunti su cui lavorare. E’ sorta un’assenza di tavoli in relazione alle molte sedute, ma al contempo il problema della sporcizia portata dell’installazione dei primi. L’unica presenza del bar all’interno della casa del parco e la mancanza di punti acqua in alcune zone dell’area. L’aspetto che più ci ha sorpreso è però la scarsa sicurezza, tema trattato da pressoché tutti i campioni, che noi non avevamo preso in rilevante considerazione.
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illuminazione
1
2
2
1
1
2
insicurezza
leggibilità
sicurezza
sicurezza
6 3 2 4
1 9
7 5 12 10 8 11
interviste
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INTERVISTA 1.
INTERVISTA 2.
INTERVISTA 3.
“Stiamo all’ombra, qualche albero in più non farebbe male. Il parco è stato rovinato dai Rom anche se ora li hanno spostati verso il Sangone. Alla sera non è molto sicuro, c’è un pò di delinquenza.”
“Preferiamo stare nell’area naturalistica in quanto è più carina, riservata e tranquilla. I problemi principali sono le zanzare e i Rom, i secondi sono stati allontanati. Ora si sta meglio. Proporrei un centro per bambini.”
“Minore manutenzione in confronto a pochi anni, interessanti i percorsi naturalistici e storici. Ci sono molte attività sportive però tutte private, per accedervi bisogna essere benestanti. Sarebbe utile avere degli impianti pubblici. Troppi stranieri.”
INTERVISTA 4.
INTERVISTA 5.
INTERVISTA 6.
“Vedo che nel pomeriggio tardi viene molta più gente. In quanto a sicurezza possono esserci alcuni problemi siccome nonostante ci siano pattugliamenti periodici, il parco è talmente grande che è difficile controllarlo per intero.”
“Frequento il parco tutti i giorni al pomeriggio. Il parco è molto bello e noi stiamo sia nell’area con alberatura più rada che nell’area naturalistica. Io sarei d’accordo ad un ampliamento siccome ai miei figli piace molto. Non sapevo ci fosse un’ex fabbrica.”
“Di solito mi fermo dove trovo tavolini o punti su cui appoggiarmi, quand’ero piccola andavo al parco giochi, quello in legno. Alcune volte vengo con delle mie amiche. Vengo a piedi o in macchina.”
INTERVISTA 7.
INTERVISTA 8.
INTERVISTA 9.
“Noi quando corriamo sfruttiamo tutto il parco percorrendole nell’interezza, quindi anche l’area naturalistica, quando ci fermiamo però stiamo principalmente nella zona del viale principale e su Via del Castello di Mirafiori.”
“Sarei d’accordo per una riqualificazione, va bene mettere tavoli ma i tavoli portano sporcizia. Va bene inserire nuove infrastrutture ma regolamentarle e controllarle. Molto favorevole ad un istituto per anziani.”
“Preferisco l’area naturalistica in quanto più ombreggiata e tranquilla. Amo l’area a bosco quindi se venisse ampliata ne gioverei sicuramente. Il fabbricato industriale andrebbe riqualificato senza però cementificare ancora.”
INTERVISTA 10.
INTERVISTA 11.
INTERVISTA 12.
“Quando corro lo percorre nella sua interezza mentre quando vengo con il cane preferisco l’area più aperta cosi da poterlo vedere correre. A parte un piccolo deficit nella manutenzione il parco credo non presenti grossi problemi.”
“Credo manchino alcuni punti acqua e la manutenzione anni fa era migliore. È da valorizzare in quanto in pochi lo conoscono ed ha poco da invidiare ad altri parchi più rinomati.”
“Credo sia un bel parco, alla sera forse è poco sereno. L’erba dovrebbe essere tagliata più spesso. Sono molto rade le ferm ate del bus sul lato via del castello.”
Mappe mentali
La fase di comprensione del luogo ci ha restituito due tipologie di mappe, la prima ci ha permessi di memorizzare percorsi di complessità minore. Successivamente l’esperienza ci ha consentiti di disegnare in modo astratto le relazioni spaziali tra tutti i luoghi in modo da poter mettere in rapporto anche punti distanti del territorio, indipendentemente dalla nostra posizione e dalla percezione dei punti di riferimento salienti. La seconda rappresentazione dello spazio ha subito delle integrazioni basate sulla nostra consuetudine con questo luogo. Il risultato dei successivi sopralluoghi ci ha permesso di memorizzare alcuni percorsi all’interno del parco, e di suddividerlo a sua volta in due macro aree, la prima destinata a prato, molto aperta e di semplice comprensione, la seconda più fitta e meno banale della precedente , riservata ad area naturalistica. Le destinazioni d’uso dell’intorno sono state identificate con maggiore dettaglio, inserendo la zona parco giochi a nord e una vecchia area industriale ad ovest del parco. Inoltre abbiamo aggiunto altri due elementi, uno stagno e un piccolo ruscello che viene identificato come punto riconoscibile anche per il rumore da esso prodotto. Una delle conclusioni di questa analisi è che,un ambiente urbano è tanto più comprensibile quanto ciascuno degli elementi sopra elencati si mostra in modo ben distinto e riconoscibile, ed è il relazione o in netto contrasto con gli altri. Negativa è la situazione in cui una persona fatica a percepire delle zone, come afferma Lynch la struttura di una città deve essere comprensibile, leggibile dai suoi abitanti, come un testo ben equilibrato e privo di ambiguità.
mappa mentale 1
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edifici centro ricerca cus parco Colonnetti parco Sangone
landmarks nodi
strade percorsi pedonali
edifici centro ricerca cus parco colonnetti parco sangone strade percorsi pedonali landmark nodi
edifici centro ricerca cus parco Colonnetti parco Sangone area naturalistica ex edificio industriale area giochi
strade percorsi pedonali
edifici
landmarks
centro ricerca
nodi
cus parco colonnetti parco sangone area naturalistica ex industria area giochi strade percorsi pedonali landmark nodi
mappa mentale 2
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111 . young-old park
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“Project: Pattern “ by Mantas HeadShooter
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Una seconda giovinezza
Da qualche anno va di moda l’età. Le minorenni in passerella non fanno più notizia. Mettiamoci le nonne, allora. E così le multinazionali di moda e cosmesi, che fino a poco tempo fa licenziavano le testimonial per raggiunti limiti d’età, hanno invertito la tendenza: sempre più spesso, oggi, cercano volti che sfidano il tempo. Una mole di statistiche e studi sul mercato quantificano ciò che da anni è sotto gli occhi di tutti: nei paesi ricchi del mondo occidentale, dato l’allungamento della vita media, c’è una categoria crescente, gli over 60. L’Italia oggi ha il 27% di ultrasessantenni sul totale della popolazione, seconda al mondo solo al Giappone per longevità e tasso di invecchiamento, spiega Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica «entro il 2030 ci saranno due over 65 ogni under 15». Si parla di young-old, di teenile, contrazione di teenager e senile, persone di età avanzata, con abbondanza di tempo libero e desiderio di socialità, che uniscono la voglia di spendere, viaggiare, divertirsi a quella di non essere trattati, nè rappresentati come persone con problemi (fisici o psicologici) di invecchiamento. E’ una fase della vita in cui sono ancora molto ricche le relazioni sociali e gli interscambi, ovvero una fase in cui già oggi la maggioranza delle persone, è più una risorsa sociale che un peso. Fino agli Anni 50-60 il passaggio alla vita adulta era concentrato in un periodo breve: si trovava lavoro, ci si sposava, si usciva dalla casa dei genitori, si facevano dei figli. Ora questo percorso è più flessibile, elastico e reversibile la vita ha acquistato complessità, ma anche incertezza: per questo si posticipano le scelte e si vuole poter tornare indietro. Un sessantenne ha ancora un quarto di secolo da vivere e di conseguenza molte cose da fare. Non più la vecchiaia, ma una nuova vita adulta, in cui si rimane attivi. La nostra società, però, fatica a recepire del tutto
il cambiamento. L’anziano può riportare all’attenzione di una società troppo mercificata la gratuità, la dedizione, la compagnia, l’accoglienza e il rispetto dei più deboli. Anche le memorie, di cui gli anziani sono depositari, rappresentano un valore non solo personale, ma per tutta la società civile. L’anziano che usa il suo tempo per aiutare gli altri rende un servizio a se stesso, diventando soggetto della propria vita. La longevità oltre ad essere un indice di civiltà ed una conquista per l’intero genere umano, rappresenta un’opportunità da spendere. Chi è anziano oggi, oltre a godere di una lunga aspettativa di vita, ha tempo da impegnare, ha esperienza ed energie da mettere al servizio.
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young old village
le nuove aree progettate
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Young-old village Il vivere in collettività si sta sempre più affermando negli ultimi anni, dal cohousing alle residenze temporanee. La residenza del Young-old park si basa sui principi del vivere comunitario mantenendo però, elementi che rispecchiano le abitazioni più tradizionali. Il progetto prevede il riutilizzo di un ex capannone industriale, una vecchia fabbrica produttrice di motori per elettrodomestici. Il fabbricato di circa 10.000 mq si presenta con un rivestimento in mattoni e tetti a shed. Lo scenario immaginato è quello di una grande scatola chiusa, con al centro due nuclei aperti, piccole piazzette prive della copertura . All’interno di questi, sono raccolti gli spazi collettivi: cucine comuni, mense,palestra, fisioterapia e uno spazio dedicato al culto di varie religioni. Le due piazze aperte sono circondate
Gli orti, i fiori e l’area sportiva Gli spazi verdi accessibili a tutti sono concepiti come parte integrante della cura e della riabilitazione delle persone. Gli orti e i fiori sono progettati per favorire il benessere psicofisico,e sono annessi alle strutture per anziani. Numerosi sono gli studi che affermano come le attività di ortoterapia possono vantare benefici sulla salute della persona, non solamente perchè avvengono all’aria aperta ma perchè combattono problemi di stress, disturbi d’ansia, depressione e solitudine. E’ proprio agli over 60 che queste attività agevolano di più, anche in termini di longevità. L’aria aperta e lo sport potrebbero ridurre quasi di un terzo il rischio di morte. Young-old park prevede al suo interno circa 4.500 mq di orti , 5.000 mq di fiori e 25.000 mq di frutteti. Questi ultimi proseguono con varietà di piante rampicanti su
da un porticato e collegate internamente da un giardino d’inverno. Al’interno dell’ex fabbrica si trovano le varie cellule abitative, il passo della struttura (6 x 12) m , ci ha consentito di ricavare delle residenze di 70 mq, ideali per due coppie di anziani o una coppia più badante. Ogni residenza affaccia o all’esterno o all’interno delle due corti, ed ha un’altezza di un piano, eliminando le possibili barriere architettoniche. L’involucro del capannone conserva solo in parte le tamponature in mattoni, parte della muratura è sostituita da un sistema di vetrate e da un adeguato sistema di schermature per evitare il surriscaldamento estivo. Il sistema adottato del costruire nel costruito, amplifica il concetto del vivere comunitario, restituendo l’immagine di un vero e proprio villaggio riutilizzando un edificio che creava una cesura fra l’area di parco Colonnetti e gli isolati residenziali che affacciano su via delle carceri.
un sistema di pergolati che ombreggia una cospicua parte del parco destinata a percorso sportivo. L’area a ridosso del recinto che separa il parco dal centro di ricerca è dotata di attrezzi per la ginnastica e un sistema di piazze nelle quali praticare diverse attività dallo yoga alla palestra. Il percorso pergolato, come rappresentato nel disegno a sinistra, evidenzia un percorso si , importante per lo sport, ma anche di collegamento tra due punti nevralgici del parco, la zona Residenziale e il campo da bocce. La bocciofila è stata identificata già dalle prime analisi come un luogo ad alta densità sociale per la cospicua presenza di anziani. Il nostro intervento è stato dunque quello di spostare il percorso sportivo dalla parte centrale del parco al recinto, di adeguarlo a questa nuova generazione dotandolo di zone coperte e ombreggiate ed infine un lavoro d’integrazione, di uno spazio già molto frequentato nel parco preesistente con il nuovo contesto.
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area naturalistica
totem
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La nuova area naturalistica Chi vive in zone urbanizzate, i parchi urbani sono spesso l’unica occasione per vivere la natura nel quotidiano. Il nostro progetto interviene andando ad integrare e rafforzare la natura spontanea anche in parti della città fortemente edificate. Il primo passo rappresenta la manutenzione e l’integrazione dei sentieri esistenti con la creazione di nuovi tracciati, in modo da offrire un circuito completo di collegamento tra le varie parti del parco per la passeggiata, il running e la pista ciclabile. Sul sedime dell’area naturalistica si interviene con un lavoro di potenziamento. Dalle numerose interviste e sopralluoghi si evince come sia un luogo molto apprezzato dagli abitanti. Richiede poca manutenzione, offre grande varietà di specie vegetativa e percorsi ombreggiati. Dallo schema a sinistra si desume la nostra idea progettuale:
I totem di manutenzione La propensione a prendersi cura dell’ambiente e dei luoghi in cui si vive è probabilmente diffusa più di quanto si pensi. Ha solo bisogno di un “catalizzatore”. Da qui nasce l’iniziativa di inserire all’interno del parco un percorso di manutenzione per evitare scenari che sempre più spesso siamo abituati a vedere. Lo young-old park è un sistema di persone, residenti nel parco e nel quartiere, che hanno il compito di prendersi cura dell’area, sorvegliarla, annaffiarla d’estate quando serve, interventi di pulizia e così via. Il tutto supportato da un sistema di totem, piccoli capanni che contengono all’interno gli strumenti per la pulizia e la manutenzione di aree ristrette. Questi piccoli depositi si presentano disseminati nel parco, sono più numerosi nella parte degli orti, appezzamenti che richiedono una manutenzione più assidua e si
estendere l’area naturalistica nella parte centrale e allontanarla dai confini del parco. Tale scelta è stata dettata dai risultati delle analisi nella fase di decostruzione, dove emerge che il bordo, che definisce il parco, è percepito come un luogo pericoloso, maggiormente nei punti in cui la vegetazione è molto fitta. Da queste considerazioni ha preso forza il nostro concept progettuale, di concentrare l’area a bosco centralmente ed aprire i confini aumentandone la permeabilità. Lo scenario del young-old park deve rappresentare un nucleo centrale, l’area rinaturalizzata, fitta di specie arbustive autoctone, molto più estesa di come è oggi in Parco Colonnetti. Mantenendo all’interno gli elementi già esistenti come:l’aula didattica immersa nel verde e gli stagni del Duca , un sistema di raccolta dell’acqua che permette lo sviluppo di diverse varietà vegetative e di animali che attirano la curiosità di bambini e turisti.
e si diradano successivamente nell’area destinata alla raccolta dei fiori, frutti e nell’area naturalistica. Inserire gli attrezzi all’interno del parco è un messaggio per sensibilizzare gli utenti ma anche un’esigenza da parte degli young-old di non percorrere molta strada carichi di attrezzi. Le iniziative “informali” di cura del territorio testimoniano la presenza di un atteggiamento attivo da parte di un numero significativo di cittadini, probabilmente minoritario, ma non certo trascurabile. La mobilità dei cittadini singoli o associati costituisce un obbiettivo importante, non solo nell’ottica di supplire alla carenza di risorse per la cura e la manutenzione che affligge gli enti locali. E’ importante anche come momento che dischiude il farsi carico, in gruppo, di un problema collettivo. Coagulando esperienze di questo genere si creano le condizioni per un nuovo rapporto tra amministrazione e cittadini sui temi e i problemi del quartiere e della città.
PARCO COLONNETTI
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YOUNG-OLD PARK
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Riutilizzare l’esistente: l’architettura nell’architettura
L’invito dell’architetto italiano è di frenare l’espansione cementizia, generatrice di sole esplosioni, e di ritornare alle implosioni che derivano dal costruire sul costruito. L’esplosione delle città è già avvenuta nel Dopoguerra. Siamo nel secolo nuovo, è evidente che non si può continuare a costruire nuove periferie, spesso desolate e con costi sociali enormi. Bisogna smetterla con la tendenza di costruire sul mare. Ci sono due modi di far crescere una città: il primo è sostenibile, cioè per implosione, costruendo sul costruito, il secondo è insostenibile, per esplosione. Lo sviluppo delle città per implosione è l’unico modo per evitare di costruire nuove periferie, che sono la scommessa del futuro. O riusciamo a trasformare le periferie in luoghi europei o sarà un disastro. L’ex fabbrica a ovest di Parco Colonnetti, ormai in disuso da molti anni, è costituita da un sistema di pilastri con un passo di 6x12 di lunghezza. Alta 9 m la struttura per quanto abbandonata non si presenta in un cattivo stato. La nostra idea è quella di mantenere quasi tutta la struttura: su 200 m di lunghezza ne verranno utilizzati 160 m. Nell’ex fabbrica si insedieranno i young-old. Al suo interno verranno progettate residenze ad un piano di modulo 6x12 come il passo dei pilastri. In questo modo formiamo delle abitazioni per 2/3 persone di 70 mq. La copertura esistente degli shed viene mantenuta al di sopra delle “casette” per gli anziani. Sono previste 3 tipologie di spazi comuni: la mensa con spazio di cucina comune, la palestra e infermeria e infine un luogo di culto la cui altezza supererà quella dell’ex fabbrica. I servizi non saranno coperti dagli shed e avranno un’area di pertinenza definita da delle forme piu morbide che rompono la maglia fissa dei pilastri utilizzata anche per le residenze.
La palestra con infermeria invece sarà sotto a degli shed che riproporremo in vetro, creando davanti ad esse uno spazio verde che potrà essere utilizzato come giardino di inverno. L’intero edificio sarà chiuso e climatizzato. In alcuni punti dove ci saranno gli accessi o dove si affaccerà nell’area aperta dei servizi, ci saranno delle vetrate apribili facilmente per arieggiare lo stabile nel periodo estivo.
l’ex fabbrica a ovest di parco colonnetti
Residenza: Residenza
Servizi: Servizi
Cultocondiviso condiviso: Culto
- superficie di 70 mq; doppiaaltezza altezza; sito in posizione - superficie netta dinetta 70 mq --doppia - sito in -posizione circoscrittacircoscritta; - possibilità accogliere due baricentrica suddivisisuddivisi per - duedicoppie di anziani con - posizione - posizione baricentrica; - più ambienti - più ambienti così da coppie dicucina anziani comune; con cucina co-mense tipologia di culto - mense; non far interferire le varie mune o una coppiacon con badante -cucine -elementireligioni; che superano la quo- anziano badante; - cucinacomuni comune; -pertinenza privata -infermieria ta di copertura dell’edificio - pertinenza privata. - infermieria; - campanile che supera -palestra -palestra; l’altezza dell’edificio. -centro fisioterapico -centro fisioterapico.
scomposizione
rielaborazione
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Vivere nel parco; coltivazioni e manutenzione
Un parco con le dimensioni di Parco Colonnetti porta con se moltissime problematiche, prima tra le quali quella della manutenzione. Già ora le grandi aree a prato che caratterizzano il parco risentono di una carenza di cura e la municipalità non riesce ad affrontarne tutte le spese. Per sopperire a questa problematica alcune zone sono state convertite ad area naturalistica ma con scarso successo visto che questa conversione non è stata frutto di un progetto ma semplicemente il passaggio da zona curata a zona brulla. Lo young-old park portando un nuovo modo di vivere nel parco cerca di portare anche un nuovo modo di gestione dello stesso; le persone che andranno a vivere nel nuovo parco Colonnetti saranno anche responsabili di parte della sua manutenzione, aiutate da un fitta rete di “Totem”. Questi totem facendo da contenitore per gli attrezzi della manutenzione riescono a creare un collegamento tra l’edificio degli young-old con il resto del parco facendo si che le persone anziane non debbano trasportare pesi aggiuntivi durante i loro viaggi per la manutenzione; viene così a crearsi una rete che ha agli estremi manutenzione-anziani-percorsi. Per ridurre ancora la necessità di manutenzione del parco il progetto prevede due strategie: l’ampliamento dell’area naturalistica e l’introduzione di orti e frutteti legati alla nuova area residenziale del capannone. Nel primo caso ampliando la parte di parco dedicata all’area naturalistica si creano altri spazi in cui la manutenzione non è necessaria o strettamente limitata visto che il progetto di questi ambienti punta alla progressiva scomparsa dell’intervento dell’uomo per quanto riguarda la gestione e il mantenimento della flora e della fauna mentre nel secondo si creano degli ambienti che si discostano dalle aree in cui la manutenzione è compito
della municipalità. La parte degi orti molto vicina al capannone diventa quindi quasi parte di esso e la sua gestione ricade direttamente sui suoi utilizzatori, gli young-old appunto; la parte a frutteto segue la stessa idea, facendo oltretutto da zona filtro tra l’area verde fittamente antropomorfizzata e l’area naturalistica. Così facendo parco Colonnetti assume caratteri completamente diversi da quelli di un normale parco cittadino: la sua proprietà è allo stesso tempo sia pubblica che privata e così la sua gestione. Grazie al presidio della nuova comunità il parco riesce ad inserirsi nel tessuto urbano riducendo la sua scala e perdendo quella connotazione di parco urbano che aveva generato molti dei suoi attuali problemi.
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orti e frutti
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Attrezzare i percorsi: l’area sportiva
Un’ area delle dimensioni di parco Colonnetti è il posto perfetto per svlogere attività sportiva. Il parco esistente prevede un percorso a questa vocazione, con attrezzi per esercizi e punti di sosta ma di dimensioni limitatissime rispetto alle dimensioni complessive dell’area, rendendolo quindi quasi invisibile. Il nuovo parco Colonnetti, avendo l’obiettivo di reinserirsi più efficacemente nel tessuto di Mirafiori e di creare collegamenti più stretti con la popolazione che lo abita trova soluzioni anche per rispondere a questo tipo di esigenze. Sfruttando il nuovo ampliamento dell’area naturalistica il progetto prevede la creazione di una grande fascia aperta tra il confine dell’area del centro ricerca e l‘area naturalistica, risolvendo il problema di avere un lato del parco completamente chiuso e ritenuto dalla popolazione pericoloso. In questa nuova apertura vanno ad inserirsi diversi tipi di ambienti: aree pavimentate per svolgere sport e attività all’aperto, alcune più aperte e alcune invece schermate da un grande pergolato, pensando che l’utenza di questa parte comprenda anche persone più anziane che quindi necessitano di ombra, parti a prato per la sosta e collegamenti con l’area naturalistica. Questa nuova area si struttura con un grande percorso che la attraversa in senso longitudenale a cui si affiancano due aree con le funzioni descritte prima, una adiacente al confine con il centro ricerca, l’altra invece all’area naturalistica. Quest’ultima parte serve anche per creare ambienti che connettano le grandi alberature della parte naturale con gli spazi più aperti dell’area sportiva. La parte a sud invece si intreccia con la parte a fruttetto che passa quindi dall’avere alberature che si sviluppano in altezza a alberi da frutto rampicanti che seguono il profilo del porticato, accompagnandolo fino al limite più a nord. Tutti questi collegamenti contribuiscono ad inser-
ire l’area sportiva in un sistema di parco unitario, non facendola diventare un’area a se stante fortemente progettata ma cercando di inserirla in un sistema di vegetazione e collegamenti che renda il passaggio tra parco e attrezzature non uno stacco ma una graduale sfumatura.
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l’area sportiva
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“Non potete evitare di invecchiare, ma non dovete per forza diventare vecchi.”
R URBAN TURIN
Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli
R URBAN TURIN
Martina Ponti, Giorgia Ravotto, Sara Sabia, Filippo La Placa, Riccardo Raimondo, Luca Ruggiero
Indice
Intro 1 Il fiume Sangone un territorio antropizzato 1.1 Il territorio del fiume 1.2 Il sistema della naturalità e le attrezzature umane presenti 1.3 Analisi degli aspetti percettivi, cognitivi e simbolici emotivi
2 R URBAN TURIN 2.1 Lo spazio dell’esposizione e della ricerca 2.2 lo spazio della produzione
Allegato:interviste agli abitanti
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Intro Il quartiere di Mirafiori Sud si conclude con il fiume Sangone, un elemento naturale identificabile come un margine che delimita la città ma allo stesso tempo un sistema che raccoglie varie tipologie di naturalità: quella boschiva ripariale, quella dei grandi parchi pubblici che sono stati realizzati nel suo intorno e quello dei campi e degli orti urbani che denotano la tradizione legata alla produzione agricola propria degli abitanti della zona. Il progetto parte proprio da questo aspetto sociale caratterizzante il quartiere, la necessità di una parte di popolazione di costruire un proprio spazio agricolo per la produzione e per mantenere viva una pratica lavorativa. La volontà è di sottolineare questa minuta attività già insediata nell’area lungo il Sangone, rafforzandola con l’introduzione nella città di nuovi spazi destinati all’esposizione, alla produzione e alla distribuzione più a larga scala. Si opera quindi introducendo dentro la città elementi che coinvolgano gli abitanti verso il tema del produrre agricolo. Il concetto di Rurbanizzazione coniuga i termini di “rus”, campagna, e “urbs”, ovvero città. Proprio in questa vasta area analizzata si è riscontrato questo forte legame tra la città e la campagna, che si incontrano e si confrontano lungo strada del Drosso e Strada Castello di Mirafiori. La rurbanizzazione identifica aree della città distinte dalla tradizionale periferia, che non si presentano come prolungamenti della città stessa che si espande ad occupare nuove areee, ma con spazi agricoli che si preservano nella loro forma e funzione. “La rurbanizzazione provoca in parte un ritorno alla vita di villaggio, rinforza i valori primari” ( Vittorio Chiaia L’alternativa tipologica)
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1 Il fiume Sangone un territorio antropizzato 1.1 Il territorio del fiume 1.2 Il sistema della naturalità e le attrezzature umane presenti 1.3 Analisi degli aspetti percettivi, cognitivi e simbolici emotivi
Martina Ponti, Giorgia Ravotto, Sara Sabia, Filippo La Placa, Riccardo Raimondo, Luca Ruggiero
1.1 Il territorio del fiume A seguito di una prima visita dell’area è emerso il confronto che si genera lungo Strada del Drosso tra la città prettamente composta di quartieri di grandi palazzine residenziali con un sistema più naturale posto lungo le rive del Sangone, dove si sono inserite abusivamente le piccole produzioni degli abitanti del quartiere. Durante questa prima fase conoscitiva dell’area sono state riprodotte delle mappe mentali alla maniera di Kevin Lynch, schemi fatti a mano che rappresentano la diversa percezione che alcuni componenti del gruppo hanno della zona. Le persone infatti percepiscono lo spazio urbano che frequentano attraverso elementi e schemi mentali, creando le loro mappe mentali attraverso l’utilizzo di cinque categorie quali: percorsi strade, percorsi e altri canali utilizzati per spostarsi, margini: confini e limiti ben percepiticome barriere o suture; quartieri: macro aree relativamente larghe della città contraddistinte da caratteri identificatori; nodi: punti focali della città, intersezioni tra vie di comunicazione, spazi d’incontro; landmark: oggetti dello spazio celermente identificabili, anche a distanza, che funzionano come punto di riferimento e orientamento. L’attribuzione degli elementi urbani alle varie categorie è una attività puramente soggettiva, come riscontrabile nelle immagini della pagina a fianco, realizzate in due sopralluoghi differenti, le prime due in seguito alla prima ispezione dell’area, le successive a seguito del secondo sopralluogo quando si è ampliato il raggio di perlustrazione.
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mappe mentali eseguite dopo il primo e il secondo sopralluogo
1.2 Il sistema della naturalità e le attrezzature umane presenti Si è scesi poi maggiornemnte nell’analisi, cercando di differenziare i diversi livelli di naturalità che si possono leggere nello spazio lungo il Sangone, e che risultano costituire un grande parco fluviale. Le aree boschive lungo le rive del Sangone che sorgono su terreni molto scoscesi, e che vanno in parte a costituire il Parco del Boschetto e il Parco Piemonte, si presentano al momento come spazi poco praticabili per la vegetazione incolta, con pochi sentieri battuti dall’uomo che conducono verso spiaggette create dal fiume in secca. Da queste si dipartono le aree verdi ritagliate nel tessuto urbano che costituiscono i tre grandi parchi urbani del Boschetto, Piemonte e Colonnetti, insieme alle aree attrezzate inserite tra le residenze e a servizio di queste. Infine si individua il livello dei campi e degli orti urbani che costituiscono un ampio sistema quasi in posizione opposta a quello dei grandi parchi e che individuano un ricco patrimonio agricolo. Lo studio ha voluto inoltre ricercare le speci vegetali autoctone e la fauna presenti nel sistema naturale, e che ancora sopravvivono in questo spazio ai confini con la città. Infine, come precedentemente detto, il territorio lungo il Sangone è stato toccato nel tempo dalla mano dell’uomo, che vi ha inserito sia i parchi pubblici con trame di percorsi organici, sia introducendo in esso attrezzature minori utili più a scopo privato, quali orti urbani distribuiti lungo le rive e lungo alcune aree pianeggianti e il campo nomadi Sinti collocato alla fine del parco Piemonte.
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sezioni lungo il fiume sangone
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vegetazione ripariale
vegetazione ripariale
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vegetazione ripariale
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2000m 160m
giardini e parchi pubblici
giardini e parchi pubblici
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giardini e parchi pubblici
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orti e campi
orti e campi
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orti e campi
FASCIA A DEFLUSSO DELLA PIENA
FASCIA B AREA DI ESONDAZIONE
FASCIA C AREA DI INONDAZIONE PER PIENA CATASTROFICA
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1000 80
2000m 160m
fasce pai di esondabilità
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200m
variazioni ell’alveo dall’alto: 1998,2005,2015
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coltivazione negli orti urbani orzo
frumento
tarassaco
croco
narciso
ciliegio
vegetazione del sottobosco e argini del fiume sangone canneto
bamboo
ortica
rovi
robinia
erbacee
alberature dei parchi abete rosso
tiglio
castagno
quercia
platano
uccelli airone
balia nera
gazza
anfibi rana
rospo
mammiferi topo
scoiattolo
salamandra
rigogolo
pettirosso
orti a struttura gestionale semplice dotati di capanno per attrezzi, tunnel serra, pergolato
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campo nomadi sinti
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2 R URBAN TURIN 2.1 Lo spazio dell’esposizione e della ricerca 2.2 lo spazio della produzione
Martina Ponti, Giorgia Ravotto, Sara Sabia, Filippo La Placa, Riccardo Raimondo, Luca Ruggiero
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0
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160m
individuazione delle aree di progetto
lo spazio della distribuzione
lo spazio della produzione
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lo spazio dell’esposizione e della ricerca
l’agricoltura nella città
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2 R URBAN TURIN
2.2 lo spazio dell’esposizione e della ricerca
Filippo La Placa, Riccardo Raimondo, Luca Ruggiero
2.1 Lo spazio dell’esposizione e della ricerca Il campione delle interviste ha preso in esame un range di età il più ampio possibile, nello specifico sono state intervistate persone dai 18 ai 73 anni. Le informazioni di carattere progettuale che abbiamo potuto raccogliere da un campione molto ridotto, sono uniformi e univoche. In primis è stato chiaro come la nostra scelta di eliminare il muro della Bella Rosin per renderla maggiormente permeabile si rivelasse in realtà sbagliata ma anzi il suo essere “chiusa” la rende uno spazio avulso dal contesto e a suo modo sicuro e protetto, infatti solo uno degli intervistati sarebbe stato favorevole a questo tipo di intervento. Il motivo di questa scelta da parte del resto delle persone è dovuto ad alcuni problemi di sicurezza comunque presenti all’interno del quartiere, in modo specifico legati alla presenza della comunità Sinti. Da queste prime considerazioni ci siamo poi addentrati in una maggiore comprensione a livello sociale dell’area, scoprendo con grande meraviglia il forte senso di appartenenza degli abitanti alla zona e di quale sia la loro voglia ed interesse nel migliorare il luogo in cui vivono. Tuttavia la forte connotazione di quartiere dormitorio e la mancanza di funzioni pubbliche, commerciali e ricettive implica situazioni di degrado più o meno allargate, per l’esattezza manca un sistema di connesioni primarie che rendano pienamente vivibile l’intera zona, costringendo così le persone a spostarsi e a ricercare altrove i luoghi in cui vivere e passare le proprie giornate. In entrambi i progetti quindi lo spazio pubblico e le funzioni hanno assunto un valore fondamentale, con la creazione di spazi estremamente permeabili che spingano al loro interno i flussi della zona ma allo stesso tempo li aprano all’intero quartiere.
Dalle interviste ovviamente è stato chiaro come la connotazione agricola dell’area sia parte integrante della vita di molti abitanti e che quindi da essa si possa partire non solo per la realizzazione dell’area produttiva lungo strada Castello di Mirafiori del Centro di Ricerca nel lotto dell’ex fabbrica, ma anche per la creazione di un nuova identità economica di quaritere non più legata alla FIAT ma legata alla ricerca e ad un’agricoltura 2.0 . Le interviste e le nostre analisi hanno poi evidenziato come gli enormi spazi pubblici a disposizione siano in certi casi del tutto abbandonati, questa situazione di degrado è dovuta in certi casi ad una mancanza di manutenzione, una delle maggiori richieste da parte degli intervistati è infatti risultata essere proprio quella di potenziare questi percorsi. In conclusione si è attinto da queste interviste diversi spunti progettuali, con la consapevolezza che le idee e il lavoro fin ora svolto in ambito progettuale sia stato apprezzato e che in un’ipotetca ottica di realizzazione gli abitanti della zona sarebbero assolutamente favorevoli a questi due tipi di interventi.
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CONTADINI RESIDENTI
distribuzione degli intervistati
L’analisi effettuata sull’area adiacente al torrente Sangone ha permesso di riscontrare una nuova identità di quartiere, non solo più basata sull’ambito industriale della FIAT ma legata ad interazioni sociali molto più profonde e stratificate che trovano le loro radici nella riscoperta dell’agricoltura. Questa vocazione agricola dell’area e questa nuova accezione scientifica del quartiere (rafforzata dal vicino centro di studi metrologici) ha portato ad individuare l’esigenza di inserire nella zona un Centro di ricerca in questo ambito che, nonostante la sua connotazione urbana, dispone nelle vicinanze di ampie aree rurali asservibili. Il lotto individuato si pone così in posizione strategica sia per la presenza del sistema naturale del torrente Sangone che per la forte emergenza architettonica rappresentata dal comparto industriale, ormai abbandonato da diversi anni, che crea una cesura tra il quartiere e il parco Colonnetti. A differenza del vicino Centro Metrologico il nuovo intervento mirerà così non solo a creare uno spazio pubblico in continuità con il parco e il quartiere ma offrirà un’occasione unica di far conoscere nuove essenze e tecniche agricole, mostrando i risultati degli studi in un contesto in cui si assiste ad una forte coesione tra pubblico e privato. Il progetto inoltre, in continuità con l’EXPO Milano 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, aspira a realizzare un luogo espositivo teso a sensibilizzare le persone sulle tematiche e sui prodotti agricoli.
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0
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FIUME
AREA VERDE
SPECCHI D’ACQUA
SERRE
CENTRO DI RICERCA
CAMPI ESPOSITIVI
PERCORSI
SPAZIO COMMERCIALE
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area expo e centro ricerca
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l’intervento nella città: l’attacco con il parco colonnetti
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l’intervento nella città: dall’alto sezione territoriale dell’area espositiva e del centro di ricerca fino al fiume, sezione territoriale tra la città e il parco colonneti
L’area d’intervento si pone come il tassello chiave per la connessione tra i parchi Colonnetti e Boschetto e il quartiere adiacente. Sono stati cosi tracciati degli assi tesi a creare e intercettare flussi di persone all’interno del lotto. Queste 3 direttrici materializzano la viabilità principale dell’area, scomponendola in 4 settori, ognuno con la sua funzione specifica. L’intersezione degli assi genera uno spazio triangolare che, grazie alla sua posizione centrale, è stato assunto come luogo per posizionare il centro di ricerca. 1-RICERCA L’edificio centrale è pensato come il fulcro dell’intero progetto e suddiviso su 2 livelli: il piano terreno contiene le funzioni a servizio della parte espositiva mentre il primo livello è destinato totalmente alla ricerca. 2-RICERCA/ESPOSIZIONE In questa area sono dislocate le serre tematiche (suddivise per fasce climatiche) che creano unospazio dedicato sia alla sperimentazione delle essenze studiate che all’esposizione per i visitatori. 3-COMMERCIO Quest’area è pensata come un’appendice della città all’interno del parco, dotata di servizi che possano creare relazioni tra il Centro di ricerca e il quartiere adiacente. 4-ESPOSIZIONE/PRODUZIONE Questa zona all’aperto destinata all’esposizione delle colture più suggestive che non necessitano di uno sviluppo in serra, mentre la parte nord è destinata a parcheggio.
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concept distributivo
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centro ricerca
TETTO GIARDINO PRATICABILE
AULA STUDIO CUCINA ADDETTI SALA RIUNIONI UFFICI
LABORATORI
ARCHIVIO E MAGAZZINI SALA RIUNIONI UFFICI
HALL INFO POINT SHOP WC
LABORATORI RECEPTION, WC HALL,
centro ricerca
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centro ricerca
SERRE ESPOSITIVE AREA AGRICOLA ESPOSITIVA
PIAZZA DI ENTRATA
SPECCHI D’ACQUA
PARCO COLONNETTI
area espositiva
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area espositiva
PERCORSO CICLOPEDONALE EDIFICI COMMERCIALI TEMATICI PIAZZA CON STRUTTURE COPERTE COLLEGAMENTO AL PARCO BOSCHETTO EDIFICI COMMERCIALI PUBBLICI
area commerciale
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area commerciale
PISTA CICLOPEDONALE PIAZZA DI ENTRATA
PARCHEGGIO
EDIFICIO AD USO AGRICOLO
CAMPI AGRICOLI
area agricola
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area agricola
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2 R URBAN TURIN
2.2 lo spazio della produzione
Martina Ponti, Giorgia Ravotto, Sara Sabia
2.2 lo spazio della produzione La campagna di interviste effettuate sul luogo di progetto è stata condotta su un campione di 9 soggetti tra i 17 e i 75 anni, di sesso maschile e femminile, che risiedono e/o lavorano nell’area, in modo tale da riferirsi ad un range di età e occupazione il più ampio possibile. La prima bozza di intervista era costituita da domande precise che prevedevano risposte brevi e non troppo elaborate, ma dopo la prima serie di interviste sottoposte ai primi due utenti è stato necessario rielaborarle, in quanto i soggetti erano più propensi a parlare apertamente mentre si dimostravano invece restii a rispondere a domande secche e serrate. I quesiti sottoposti sono stati dunque riformulati sotto forma di 4 domande aperte, più libere e discorsive, riguardanti la percezione di benessere e sicurezza che le persone hanno del luogo in cui vivono e/o lavorano, gli aspetti carenti e i punti di forza del quartiere, il loro rapporto con il fiume Sangone e la disponibilità ad accogliere elementi nuovi apportati dall’ipotesi di progetto nell’area. In tutte le interviste, a parte un caso, è emersa un insospettabile senso di sicurezza e appartenenza al luogo, sia da parte di coloro che vivono nelle stecche residenziali, sia da parte dei contadini che lavorano quotidianamente negli orti abusivi compresi tra la Strada del Drosso e il fiume Sangone: il quartiere è percepito come una sorta di paese in cui si intrecciano relazioni anche solo di conoscenza visiva tra i suoi abitanti, i quali sono per la maggior parte anziani, con molti parchetti e aree verdi che lo qualificano e lo rendono più vivibile di altre zone della città. Per quanto riguarda la dotazione di servizi, e quindi la densità sociale dei luoghi vissuti dagli intervistati, i soggetti si sono divisi secondo due diverse percezioni riguardo all’area. Il gruppo dei contadini degli orti, nonostante riconoscano l’assenza o inadeguatezza delle attività nel quartiere, avverte poco la carenza o il bisogno di introdurre nuovi poli di aggregazione
sociale o attività pubbliche (quali bar, ristoranti, biblioteche, ecc.), supportando invece molto la vocazione agricola dell’area e sottolineando il problema della scarsità d’acqua e l’assenza di servizi di supporto agli orti, quali negozi di ferramenta e attrezzature agricole. Proprio da questo spunto è nata l’idea di inserire nel progetto un manufatto architettonico destinato a ortofficina, per servire adeguatamente le necessità pratiche degli orti; inoltre molto apprezzata è risultata l’ipotesi di riportare in attività il mercato esistente, ora inattivo. La seconda parte di intervistati, costituita da giovani e adulti residenti nell’area, risulta invece percepire fortemente l’insufficienza di funzioni pubbliche, commerciali e ricettive, in quanto mal funzionanti o proprio assenti; in particolare è emersa l’idea di collocare nuove e più efficienti attività socioculturali, mantenendo però intatti gli spazi verdi, molto vissuti dal campione intervistato. Correlata a questo tema è la relazione con il fiume, da tutti i soggetti percepita come positiva perché potenzialmente qualificante l’area, e possibile tramite un nuovo collegamento ciclabile nella natura, tutt’ora mancante. Le idee progettuali hanno tenuto conto di tutte queste criticità e potenzialità emerse dall’analisi sociologica condotta tramite la campagna di interviste, cercando di soddisfare sia la vocazione agricola della zona sia l’avvertito bisogno di nuovi servizi atti a riqualificare e rendere più vivibile il quartiere: il cuscinetto verde lungo il Sangone è stato valorizzato attraverso un percorso ciclopedonale che si innesta nella città consolidata e giunge al fiume, per sfruttare il ricco sistema di naturalità ad esso connesso, e l’inserimento di un’ortofficina, una biblioteca e una caffetteria concorrono all’obiettivo comune di una sostenibilità sociale inedita per l’area. A questo sistema di percorsi e funzioni ricettive è stata inoltre aggiunta una nuova componente produttiva, correlata e speculare alla realtà degli orti esistenti, costituita da orti tematici a supporto dell’Expo, nuovo polo espositivo e di ricerca della città rurbanizzata.
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CONTADINI RESIDENTI
distribuzione degli intervistati
Come seconda declinazione della Rurban City si prevede l’inserimento di spazi per la produzione e un collegamento che permetta a questa dimensione agricola di entrare e permeare la città. Il progetto dello spazio della produzione si sviluppa in un’area già fortemente caratterizzata dalla funzione agricola, dove sono già presenti orti urbani e campi agricoli e si spinge lungo via Celeste Negarville fino a raggiungere il mercato di via Plava, che attualmente è inattivo. La volontà è quella di collegare queste due unità esistenti e di riqualificarle, valorizzando l’area agricola con nuovi orti più ordinati e ampi, che possano essere utilizzati dal centro ricerca per sperimentazioni e produzione e riavviare il mercato in crisi ipotizzando una collaborazione con il centro ricerca. Il transetto individuato può essere replicato lungo tutto il sistema di naturalità precedentemente analizzato lungo il Sangone.
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0 FIUME
NUOVI CAMPI E ORTI
ZONA BOSCHIVA
PERCORSO
24
48m
MANUFATTI ARCHITETTONICI
transetto tra il fiume sangone e il mercato
lo spazio della distribuzione
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ortofficina e ciclofficina
lo spazio della produzione
lo spazio della didattica
caffetteria
l’intervento nella città
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l’intervento nella città: sezione territoriale dal mercato al fiume sangone
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l’intervento nella città: lo spazio della produzione
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sezione territoriale del nuovo sistema di orti
nuovi scenari: orti urbani
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nuovi scenari: orti urbani
Il capanno attrezzi e la serra costituiscono un micro sistema utile al centro di ricerca per sperimentazioni. Il sistema modulare base è composto da un edificio di 20 metri quadri realizzato con una struttura a telaio (travi e pilastri) entrambi in legno lamellare. Il rivestimento è realizzato con pannelli in legno e la copertura è dotata di pannelli fotovoltaici di inclinazione ottimale per garantire lo sfruttamento della radiazione solare. All’esterno della costruzione sono collocate vasche con piante per la fitodepurazione; l’acqua piovana raccolta in una cisterna, viene prelevata e depurata secondo un sistema naturale e può essere reimpiegata all’interno della costruzione.Si ottiene un sistema facilmente assemblabile ed ecosostenibile, sia per le scelte dei materiali, sia per l’impiego di tecnologie che garantiscano energia e acqua pulita. Al capanno viene affiancata la serra solare, che durante i mesi invernali è utilizzata per produzioni e sperimentazioni. Con la reiterazione dei moduli casa e serra a secondo delle esigenze si possono creare composizioni di più cellule accostate e collegate tra loro a piacere.
MODULO CASETTA ORTO 20 mq MODULO CASETTA ORTO 20 mq MODULO CASETTA ORTO MODULO20 SERRA mq 20 mq MODULO SERRA 20 mq MODULO SERRA 20 mq
schema di combinazione del modulo base composto da serra e capanno attrezzi
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pannelli solari
serra solare
struttura portante in legno lamellare
cisterna
fitoderazione
funzionamento tecnologico del modulo base: capanno attrezzi e serra
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l’intervento nella città: la piattaforma sul sangone
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sezione territoriale: la piattaforma e il bacino del sangone
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sezione territoriale: la piattaforma
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l’intervento nella città: ortofficina e ciclofficina
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sezione territoriale: l’ortofficina
nuovi scenari: la piattaforma sul sangone
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nuovi scenari: l’ortofficina
THE GARDEN LINE
Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli
THE GARDEN LINE
Alessandra Calcara Costanza Canuto Sylvie Colacitti
Indice
Introduzione Tre Parchi Natura in città Parco Boschetto Parco Sangone Parco Colonnetti Landmark Luoghi Simbolici Margini
The Garden Line
Introduzione
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La Circoscrizione 10 segna il limite meridionale della città, i cui confini sono delimitati a est dal comune di Moncalieri, a sud da quelli di Nichelino e Beinasco e a ovest da quelli di Orbassano e Grugliasco. Si tratta di un territorio caratterizzato dalla presenza di due grandi punti di riferimento: corso Unione Sovietica, che fisicamente separa in due il quartiere e collega il centro città alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, e gli stabilimenti FIAT di Mirafiori, collocati tra corso Unione Sovietica, corso Tazzoli e corso Giovanni Agnelli. Il nome Mirafiori deriva dal Castello di Miraflores, ora scomparso, presso il quale si formò un borgo che oggi costituisce il nucleo storico del quartiere: il castello fu fatto costruire dal Duca Carlo Emanuele I di Savoia come dono alla giovane moglie Caterina, figlia del Re di Spagna Filippo II. Caterina si stufò di soggiornarvi e i lavori furono sospesi, così il progetto intero non fu mai realizzato e fu costruito solo il corpo centrale del castello a discapito delle due ali laterali. Il 1636 fu l’ultimo anno di splendore per Miraflores, qui infatti si stabilì Madama Reale Maria Cristina, sorella del Re di Francia. L’estrema rovina avvenne nel 1706 durante l’assedio di Torino dove il palazzo fu arso da un incendio causato dai combattimenti e gran parte dei marmi precipitarono nel Sangone. Le ultime vestigia piombarono nel fiume nel 1869 nel corso di una piena. Fino ai primi anni successivi alla seconda guerra mondiale Mirafiori Sud è una vasta zona rurale e i boschi e le spiagge lungo il torrente Sangone rappresentano una delle mete preferite per le gite fuori porta dei torinesi. L’arrivo della ferrovia nel 1884 segna una prima fase di cambiamento per questo territorio favorendo il collegamento con il centro della città. Sorgono successivamente il primo ippodromo e il primo aeroporto di Torino.
IPPODROMO Nel 1904 la Municipalità e l’autorità militare contrattano per il definitivo spostamento della piazza d’Armi dall’area attualmente occupata dal Politecnico al terreno oggi compreso tra i corsi IV Novembre, Lepanto, Ferraris e Sebastopoli. L’Ippodromo di Mirafiori venne augurato nel 1906, ben prima della Fiat Mirafiori, che arrivò solo negli anni 30. Era uno degli ippodromi più moderni d’Italia, con una pista di 1800 metri, utilizzata anche per le corse ad ostacoli; anche le strutture per gli spettatori erano all’avanguardia: oltre alle tribune c’erano anche gli uffici telegrafici e telefonici che facilitavano le comunicazioni, locali per la socializzazione e per i pasti. Non erano solo corse dei cavalli, erano incontri, erano relazioni sociali, era vedere e farsi vedere. L’area occupata dall’ippodromo fu interessata dai bombardamenti del luglio 1944 che la danneggiarono lievemente; rimane a Mirafiori fino al 1958, quando si decide di costruire un nuovo ippodromo fuori Torino, a Vinovo.
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AEREOPORTO
MIRAFIORI SUD
Agli inizi del XIX secolo l’Italia vive un momento di intenso sviluppo nel campo dell’aeronautica e Torino diventa un centro importante per questo settore, suscitando l’interesse dell’industria e la curiosità dei cittadini. La prima prova di volo torinese viene effettuata dal pilota francese di nome Léon Delagrange l’8 luglio 1908. Nel capoluogo piemontese iniziano a crescere le industrie dedicate alla progettazione e produzione di velivoli e il campo di Mirafiori diventa la sede degli esperimenti di collaudo degli apparecchi e delle prime gare aviatorie. Nel 1911, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario dell’Unità d’Italia, il campo volo diventa il primo e più importante aeroporto civile e militare di Torino. La denominazione ufficiale è “Regio Aeroporto Carlo Piazza”, ma l’area destinata all’uso civile viene comunemente ricordata con il nome “Campo volo Gino Lisa”. L’aeroporto fu bombardato nella notte del 13 luglio 1943 da aerei della RAF con bombe di grossisimo calibro, subendo una parziale distruzione. A partire dal secondo Dopoguerra, perse gradualmente le sue funzioni militari e civili, e venne demolito. Sul terreno un tempo occupato dal campo volo viene costruito il primo nucleo dell’Area ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal 1977 è sede del Parco Gustavo Colonnetti.
Un’analisi preliminare dell’area di progetto ci permette di cogliere tre aspetti fondamentali che caratterizzano Mirafiori Sud: _ Un’architettura costituita in misura preponderante da edifici di abitazione moderni di grandi dimensioni, con 8-9 piani, costruiti a partire dagli anni ‘60 del Novecento. Sono tuttora in corso costruzioni di nuovi fabbricati per abitazione, sia di edilizia pubblica che privata. _ La presenza di spazi “vuoti”, rispetto al “pieno” del costruito, in misura decisamente maggiore rispetto a quanto sia possibile rilevare nella maggior parte parte degli altri quartieri cittadini. _ La presenza delle industrie. Mirafiori si è sempre caratterizzato come il quartiere operaio, dalla composizione sociale in prevalenza operaia; sul suo territorio hanno sede numerose fabbriche di diverse dimensioni, e in primo luogo gli stabilimenti della Fiat Mirafiori, inaugurati nel 1939, che coprono una superficie pari a più di un quarto dell’intera circoscrizione e hanno avuto un ruolo rilevante nella costruzione dell’identità locale e alla quale farà seguito, tra gli anni Cinquanta e Settanta, un consistente piano di edilizia residenziale pubblica. La progressiva deindustrializzazione subita da Torino nell’ultimo ventennio ha svuotato in parte o del tutto molti fabbricati industriali, senza che venissero rifunzionalizzati
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Fiume sangone naturalita’ costruito
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0
200
400
sistema della naturalità
3 PARCHI
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La natura in citta’
Questo primo capitolo racchiude una serie di osservazioni ed analisi sugli spazi che compongono la naturalità dell’area di progetto, dall’aspetto morfologico del territorio a quello sociale presente nel quartiere. Da un’osservazione preliminare emerge un aspetto preponderante che caratterizza Mirafiori Sud: è la circoscrizione che dispone la maggior superficie adibita a parchi e giardini, pari a 15.000.000 metri quadrati La ricchezza di naturalità si manifesta in diverse forme: spazi intorno alle case, giardini pubblici, due grandi parchi, il torrente Sangone, le cui sponde costeggiano tutto il confine meridionale del quartiere; purtroppo la quantità di spazi aperti non è commisurata alla sua qualità ambientale, nonostante siano in progetto alcune ipotesi di riqualificazione. Le diverse naturalità presenti su questo territorio, se messe a sistema tra loro, possono suggerire la definizione di un corridoio/giardino ecologico che penetra nella città: questo sistema interagisce con la grande mobilità urbana e con il sistema di piste ciclabili. L’impianto naturalistico può rappresentare quell’insieme di grandi superfici che funge da connessione e quindi da infrastruttura di collegamento di un insieme di spazi pubblici che lavorano alla scala locale. Da un punto di vista concettuale si può vedere come la relazione di un insieme di grandi cellule esistenti funge da tessuto connettivo del grande apparato che rappresenta la città. Il nostro obiettivo è quello di considerare tutto questo patrimonio di aree in maniera che possa interagire con la città costruita e creare un reale corridoio/giardino che potenzialemente può attraversare l’intera città.
Come strumento di supporto all’analisi percettiva effettuata personalmente durante i diversi sopralluoghi è stato costruito un questionario ad hoc da somministrare agli abitanti della circoscrizione 10, per comprendere maggiormente l’utilizzo da parte dell’utenza principale dei parchi in analisi durante il loro tempo libero. A ciascuno dei partecipanti è stato chiesto di rispondere al questionario che riportava la seguente premessa: “il questionario al quale Le chiediamo gentilmente di rispondere è anonimo, riguarda il tempo libero, di cui Lei dispone e che impiega nell’utilizzo dei parchi pubblici; non ci sono risposte giuste o sbaglia-te ma solo risposte più o meno vicine a ciò che si sente o si pensa.” La totalità dei questionari è stata somministrata faccia a faccia per agevolare il più possibile i rispondenti e sono serviti ad esplorare l’utilizzo che i residenti e non della Circoscrizione 10 fanno del proprio tempo libero all’interno della naturalità dei 3 parchi. In particolare, lo studio condotto intende fornire alcune indicazioni sulla qualità dello spazio a disposizione di questi e su i potenziali cambiamenti. Gli intervistati infatti hanno espresso una percezione mediamente positiva del proprio quartiere, rispondendo ai medesimi quesiti formulati per i 3 parchi; le interviste effettuate sono servite per mettere in luce come gli aspetti positivi e negativi influenzino l’utilizzo dello spazio. In questo capitolo si affronteranno le questioni legate alla conformazione dei parchi e di come gli stessi influenzino in modo decisivo l’interazione sociale degli utenti.
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sistema delle acque costruito VIABILITA’
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200
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la natura in citta’
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sistema delle acque sistema delle acque parco boschetto
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parco boschetto
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parco boschetto
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assonometria orti urbani
assonometria bela rosin
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orti urbani
bela rosin
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parco boschetto
Il parco più grande della circoscrizione 10 è il Parco Miraflores detto “Il Boschetto”, nonchè una delle più grandi aree boschive della cintura sud di Torino. La proprietà del parco è passata nel 2007 dalla Fondazione Ordine Mauriziano al comune di Nichelino ereditandone il patrimonio naturale. Insieme al Parco Sangone e al Parco Colonnetti di Torino forma una superficie naturale continua di oltre 600.000 metri quadri. La condizione attuale vede uno spazio al momento abbandonato a se stesso, al cui interno è cresciuta negli anni una fitta vegetazione spontanea che ha compromesso i pochi esemplari originali dell’area. Nel sottobosco, oltre ai rovi e alle erbe infestanti, è presente una discreta quantità di rifiuti, gettati negli anni oltre la recinzione. La sicurezza e salubrità del luogo non è molto elevata a causa della presenza di alberi instabili e/o malati. La leggibilità del luogo è molto bassa proprio a causa della sua natura boschiva che non ne fa percepire immediatamente i percorsi, i quali generano di conseguenza una sensazione di bassa stabilità e insicurezza, ma creano nel soggetto un’alta sorpresa nel momento in cui si addentra sempre di più per scoprire la sua complessità. Ovviamente queste sensazioni cambiano al cambiare del soggetto, infatti durante il sopralluogo, camminando tra i percorsi segnalati e non, ognuna di noi ha avuto delle percezioni diverse rispetto alle sensazioni di stabilità, sorpresa e sicurezza. All’interno di questo parco non sono presenti particolari attività che giustifichino la presenza di abitanti al suo interno, ma la sua stessa natura è la caratteristica principale che lo fa vivere dagli utenti. Si riscontra perciò che la maggioranza delle persone intervistate vive questo parco in maniera duale: sia come percorso naturale per passeggiate o attività sportiva e sia come area di pas-
saggio, usanto i percorsi del Boschetto come per raggiungere il parco Sangone o il parco Gustavo Colonnetti se ci si trova nel comune di Nichelino. Questo tipo di fruizione fa sì che la densità sociale all’interno del parco sia prettamente focalizzata. Nelle immediate vicinanze dell’area prettamente boschiva è possibile notare la presenza di attività eterogenee, tra cui una serie di orti spontanei la cui densità sociale è alta e focalizzata.
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costruito sistema delle acque attivita’ del parco boschetto
sistema delle acque
densita’ sociale medio alta
focalizzazione sociale
Densita’ medio bassa
Densita’ sociale alta
densita’ sociale bassa
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focalizzazione
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le attivita’ del parco boschetto
densita’ sociale del parco boschetto
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costruito sistema delle acque parco sangone
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parco sangone
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parco sangone
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assonometria orti urbani
assonometria bela rosin
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orti urbani
bela rosin
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parco sangone
Il parco è collocato in un’area dequalificata di oltre 120.000 metri quadrati, ubicata sulla sponda sinistra del torrente Sangone, in cui si insediano oltre 240 orti abusivi, e diventa oggi un grande parco aperto alla libera fruizione dei torinesi. I lavori, iniziati nell’aprile 2005 con la bonifica dell’area dall’amianto presente in gran parte negli orti abusivi sotto forma di lastre di fibro-cemento utilizzate per la costruzione di capanni e tettoie, sono proseguiti prima con la demolizione delle recinzioni, delle cisterne, dei contenimenti di terra e delle piccole costruzioni sorte negli anni e successivamente sono continuati con la movimentazione e la lavorazione del terreno al fine di mettere in sicurezza e trasformare i numerosi strapiombi, tipici delle sponde fluviali. Oggi l’area, dalla quale è possibile ammirare sia la collina torinese che il Monviso, sia il neo restaurato Mausoleo sabaudo della Bela Rosin, ha assunto una rilevanza paesaggistica significativa, grazie all’inserimento di 350 alberi autoctoni riuniti in gruppi naturali, ombreggianti i circa 1500 metri di nuovi percorsi ciclo-pedonali, e alla realizzazione di interventi mirati di ingegneria naturalistica. Un’attenzione particolare è stata dedicata anche alla realizzazione di 102 orti regolamentati, ciascuno dotato di capanno in legno e recinzione, la cui disponibilità d’acqua è assicurata da due cisterne interrate da 26.000 litri. In questi luoghi è presente un’alta concentrazione sociale non focalizzata dettata dalla presenza di diverse tipologie di attività, la presenza degli orti regolamentati porta all’interno del parco una percentuale molto elevata di anziani, la percentuale di giovani è assicurata invece dalla presenza dei campi da calcio dell’ A.S. Nizza Millefonti situata a ridosso della strada al Castello di Mirafiori. Sul territorio è inoltre presente l’Ecomuseo 101, nato nel 2006 con l’obiettivo principale di coinvolgere attivamente i cittadini attraverso diverse
iniziative. Esso dispone di due diverse sedi operative: il Centro di Documentazione sito in strada Comunale di Mirafiori e il Centro di Interpretazione ubicato nel Mausoleo della Bela Rosin, sede in cui si organizzano eventi, si possono visitare le mostre fotografiche e si incontrano i cittadini. L’illuminazione dei percorsi principali, le recinzioni in legno a delimitazione dell’intera area, l’allestimento di un parcheggio di servizio ed il rifacimento della piazzetta pedonale antistante il Mausoleo della Bela Rosin sono gli interventi che contribuisco a stabilire che la leggibilità e la complessità del parco sono medio-alte perciò la sensazione più diffusa quando ci si trova all’interno del parco Sangone è l’alta stabilità. Invece l’alta sorpresa è dovuta alla diversa conformazione del parco, fatto di percorsi illuminati, cambi improvvisi di livello e soprattutto per la presenza del torrente Sangone con le sue sponde.
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costruito sistema delle acque attivita’ del parco sangone
sistema delle acque
densita’ sociale medio alta
focalizzazione sociale
Densita’ medio bassa
Densita’ sociale alta
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focalizzazione le attivita’ del parco sangone
densita’ sociale del parco sangone
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costruito sistema delle acque parco colonnetti
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parco colonnetti
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parco colonnetti
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assonometria parte naturalistica colonnetti
assonometria polo sportivo
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parte naturalistica colonnetti
polo sportivo
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parco colonnetti
Nel 1951 l’area occupata dall’aeroporto viene restituita alla Municipalità e ospita il primo nucleo dell’Area ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche, fondata dal matematico Gustavo Colonnetti, a cui oggi è intitolato il parco. Pur essendo istituito ufficialmente nel 1977 il parco vive un lungo periodo di abbandono e degrado fino alla riqualificazione avvenuta in tempi recenti. Dopo i lavori che l’hanno dotato di percorsi interni, aree gioco per bambini, impianti sportivi tra cui quello del CUS Torino, fontane e una vasta zona destinata al mantenimento della fauna locale, il Parco Colonnetti rappresenta oggi un importante polmone naturale per il quartiere. E’ collocato tra via Artom, strada Castello di Mirafiori, strada delle Cacce e via Vigliani, da cui parte la pista ciclabile, la quale collega San Mauro a Pinerolo ed attraversa il parco fino al ponte sul torrente Sangone. È molto frequentato dagli abitanti della zona, per la presenza di strutture come il Centro Sportivo Universitario (CUS), i cinque campi di calcio della Società Nizza Millefonti, la pista di pattinaggio, la Bocciofila “Guido Rossa” e l’area, ad uso gratuito, con due campi da bocce, gestita dall’associazione 100 Anziani. Il parco presenta due tipi di naturalità: quella a destra, a ridosso di via Artom, adibita a parco, quella a sinistra, a ridosso con il muro che perimetra l’area di trasformazione di una ex fabbrica, di natura più boschiva e naturalistica. Oltre a ospitare la Cittadella dei Bambini, area attrezzata dedicata ai giochi, e il C.U.S. Torino, mette a disposizione dei cittadini 5 chilometri di percorsi interni, comprensivi di numerosi pannelli didattici rappresentanti un percorso storico e uno naturalistico, 150 panchine, una piccola aula didattica, 2 stagni, 4 ponticelli e infine la Casa nel Parco.
Il Colonnetti si presenta quindi come un parco strutturato e di conseguenza con un’alta leggibilità e una bassa complessità. Le prime osservazioni fatte da noi durante il sopralluogo mettevano in evidenza come la parte naturalistica non fosse una parte d’interesse per i fruitori del parco, ma successivamente alle interviste condotte sul luogo si è riscontrato invece che questa parte attira una grande percentuale di fruitori. La concentrazione sociale di questo parco è non focalizzata poiché sono presenti attività diverse tra loro e le densità sociali nell’area naturalistica e in quella adibita a parco sono molto simili, con alcune eccezioni dove la presenza di attività specifiche la fa aumentare. L’area dei campi da bocce e del C.U.S. presenta situazioni di densità alta, infatti ogni pomeriggio gli anziani del quartiere si ritrovano per passare il loro tempo libero e i giovani svolgono attività fisica; nei grandi prati verdi la densità sociale è medio alta, qui si possono trovare persone che passeggiano, corrono, vanno in bicicletta e portano a giocare i loro cani. Questo parco è composto di diversi scenari che suscitano delle sensazioni di alta stabilità e di sicurezza, è un luogo piacevole in cui passare qualche ora del proprio tempo libero da soli o in compagnia; tra i tre parchi è quello più vissuto e dove si concentrano la maggior parte delle infrastrutture e delle attività.
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costruito sistema delle acque attivita’ del parco colonnetti
sistema delle acque
densita’ sociale medio alta
focalizzazione sociale
DEnsita’ medio bassa
DEnsita’ sociale alta
densita’ sociale bassa
costruito
focalizzazione
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le attivita’ del parco colonnetti
densita’ sociale del parco colonnetti
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i landmark
La bela rosin Il ponte Gli edifici di via Artom
Il Mausoleo della Bela Rosin è un edificio neoclassico, progettato dall’architetto Angelo Demezzi nel 1886, la cui costruzione fu ultimata nel 1888. Realizzato a pianta circolare, con circa sedici metri di diametro e altrettanti di altezza, ha una croce latina posta sulla cupola lastricata di rame. Circondato da un parco di circa 30.000 metri quadrati, di forma rettangolare, cintato da un muro alto circa tre metri; esso si affaccia su Strada del Castello di Mirafiori, al confine tra il comune di Torino e quello di Nichelino e rappresenta per l’area il primo landmark a breve raggio. Il ponte che collega il parco fluviale del Sangone con il parco del Boschetto presenta una struttura d’acciaio con la caratteristica particolare di essere dipinto di un colore che assomiglia a quello del legno, in oltre la sua forma particolare lo rende un elemento caratterizzante del Parco. Già dalla strada è possibile notare questa infrastruttura ingegneristica e se osservata da una diversa prospettiva stupisce che la sua forma riprenda quelle delle montagne sullo sfondo. Per questo motivo rappresenta il secondo landmark a breve raggio di quest’area. Gli edifici di via Artom sono un insediamento realizzato negli anni Sessanta, con la costruzione di otto grandi edifici a dieci piani fuori terra, destinati a nuclei familiari sistemati in baracche, ricoveri provvisori e fabbricati dismessi. Simbolo del disagio sociale vissuto dalla popolazione migrante dal meridione. Sono il terzo landmark a breve raggio per la loro elevata altezza e quindi riconoscibilità anche per chi li osserva dall’altra parte del Parco Colonnetti; ma anche come luogo simbolico per la storia a loro legata fin dalla loro costruzione.
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costruito sistema delle acque landmark
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landmark
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i luoghi simbolici
La bela rosin Il vov 102 La casa nel parco
Il Mausoleo della Bela Rosin oltre ad essere un landmark rappresenta anche un luogo simbolico-culturale e la prima attività ospitata dal restauro è stato lo spettacolo teatrale “Pazze regine”, ispirato alla storia d’amore di Rosa Vercellana e Vittorio Emanuele II di Savoia. Durante l’estate il parco del mausoleo diviene un “giardino di lettura”, attrezzato con gazebo e panchine, per consentire ai visitatori di leggere i libri disposti su carretti per il prestito gratuito. Il VOV 102, mercato dei produttori agricoli di via Onorato Vigliani 102, è un’iniziativa frutto della collaborazione tra Città di Torino, associazione Enzo B Onlus e la Coldiretti di Torino. Si tratta di un farmer market, aperto dal martedì al sabato, dalle ore 15 alle 19, che effettua la vendita diretta agroalimentare locale. Al mercato Vov 102 si possono trovare una vasta gamma di produzioni agroalimentari, prodotti sani, di stagione e con un ottimo rapporto qualità-prezzo. L’area identificata è di proprietà comunale ed interamente recintata e priva di barriere architettoniche, dotata di spazi per il carico e lo scarico delle merci e per la sosta dei mezzi di trasporto degli operatori. Viene inteso come un luogo simbolico per la sue capacità attrattive e relazionali che si creano al suo interno. La Casa nel Parco è una struttura realizzata con il Programma di Recupero Urbano di Via Artom. Si trova all’incrocio di via Artom e via Panetti, all’ingresso del Parco Colonnetti. Ha una superficie di 400 mq suddivisa in due parti collegate da un porticato coperto, è dotato di ampie vetrate e di un tetto calpestabile. Una parte assegnata a caffetteria e ristorante. L’altra è attrezzata per diventare uno spazio di lavoro, di incontro, di condivisione. Un luogo di svago e di relax, un centro di progettazione e di riferimento a favore del quartiere .
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costruito sistema delle acque luoghi simbolici
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luoghi simbolici
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i luoghi simbolici
Il muro della bela rosin il muro dell’area in trasformazione
Recinzioni del cus e del campo da golf
All’interno di questi tre parchi sono presenti alcuni margini che inibiscono o limitano l’accessibilità a parti degli spazi e delle strutture qui presenti. Le abitazioni che si affacciano sul Boschetto presentano dei muri ciechi o delle recinzioni, sono margini barriera fisici e visivi, in questo modo si negano la possibilità di vivere il parco. All’interno del parco Sangone si riscontrano il muro di cinta che isola il Mausoleo della Bela Rosin, margine barriera fisica e parzialmente visiva, e la rete che delimita il confine dei campi da calcio dell’ A.S. Nizza Millefonti, che rappresenta una barriera fisica ma non visiva dal momento che è realizzata in materiale metallico. La stessa strada al Castello di Mirafiori rappresenta invece una margine sutura perchè separa il parco Sangone dal parco Colonneti ma li unisce permettendone il collegamento. Un po’ più a Nord, tra il C.U.S e il campo da golf, il percorso si stringe e viene delimitato dalle rispettive recinzioni, margini barriera fisiche ma non visive.
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costruito
MARGINI SUTURA
sistema delle acque margini barriere
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margini barriera e margini sutura
THE GARDEN LINE
concept di progetto
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from line to garden line
Partendo dall’analisi dello stato attuale ci siamo proposte come mediatrici tra il mondo del progetto ed i cittadini, da questi abbiamo cercato di cogliere e valutare le proposte, i desideri e le necessità degli intervistati sulle quali basare la progettazione del parco. • Cosa pensa di un percorso attrezzato che unisca i 3 parchi? • Cosa pensa dell’inserimento di serre, di aree dedicate alla fioritura e una successione di giardini e frutteti fioriti lungo il percorso? • Cosa pensa della possibilità di creare un evento fieristico annuale di giardinaggio ? A tutte e tre le domande abbiamo riscontrato un’uniformità di risposte positive e per rafforzarne l’opinione sono state fatte delle osservazioni e alcune richieste. Alla prima domanda gli intervistati hanno risposto dicendo di essere molto favorevoli e che secondo loro questo parco dovrebbe poter essere percorso sia a piedi che in bicicletta e che gli animali domestici abbiano gli stessi diritti dei loro padroni. L’altra richiesta che è stata messa in luce da quasi la metà dei futuri utenti è la necessità che all’interno dei parchi, soprattutto nel Boschetto, vi si trovino degli spazi di qualità e delle aree attrezzate in modo tale che anche le zone più isolate ed anguste vengano popolate. La seconda domanda invece ha riscosso pareri discordanti negli intervistati; alcuni ritengono che l’inserimento di serre e aree dedicate alla fioritura e ai frutteti possa incrementare la già grande presenza di naturalità, ma senza intaccarne gli aspetti caratterizzanti, altri invece non sono stati molto favorevoli argomentando la loro posizione dicendo che la dispendiosa progettazione e ma-
nutenzione del nostro progetto sarebbe meglio incanalarla verso qualcosa di più urgente nel quartiere. Alla domanda riguardante la possibilità di una fiera annuale abbiamo riscontrato grande positività negli intervistati, i quali ritengono che la nostra idea sia la giusta spinta per dare visibilità al quartiere. Ci è stato suggerito di creare un progetto fatto non solo di fiori e piante ma di inserirvi anche lezioni di giardinaggio e laboratori in modo tale si possa vivere la garden line in ogni suo aspetto e che ci sia una maggiore aggregazione sociale. Tutto questo, insieme al lavoro di gruppo ci ha permesso di sviluppare il progetto The Garden Line, la cui costruzione formale viene illustrata dalle seguenti planimetrie, attraverso la successione e sovrapposizione dei layer fondamentali per comprendere il prodotto finale.
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costruito sistema delle acque CATALIZZATORI
0
200
400
catalizzatori
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costruito
collegamento dei catalizzatori
sistema delle acque CATALIZZATORI
0
200
400
linea che collega i catalizzatori
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costruito
INTERSEZIONI
sistema delle acque PeRCORSO PRINCIPALE
0
200
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intersezioni
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costruito
INTERSEZIONI
sistema delle acque
slarghi
PeRCORSO PRINCIPALe
0
200
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la conquista degli spazi
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costruito
edifici di progetto
sistema delle acque PeRCORSO PRINCIPALe
0
200
400
progetto del costruito
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the garden line
Questo è un progetto di paesaggio e riguarda l’unione fisica e concettuale di tre parchi della città di Torino attraverso la costruzione di un nuovo scenario naturale; non si limita solo a risolvere i problemi di carattere funzionale e urbanistico, ma cerca di restituire agli abitanti della città i legami tra i punti d’incontro sparsi sul territorio, attivando nuove relazioni con piccoli interventi di ricucitura sociale. L’idea nasce dall’intento di attribuire un nuovo ruolo funzionale allo “spazio in più” all’interno dell’area dei parchi Boschetto, Sangone e Colonneti attraverso l’inserimento di tre elementi che lo caratterizzano e ne garantiscono una continuità: il percorso ciclopedonale, le aree a piantumazione e le serre. Il percorso è fatto da una pavimentazione continua in assi di legno trattato per esterni in netto contrasto con il verde del parco, in modo che l’utente che lo percorre percepisca di essere all’interno di un giardino che deve essere percorso in senso longitudinale. All’interno di ognuno di questi spazi, oltre all’inserimento del nuovo percorso ciclopedonale, è stato riconfigurato il sistema dei percorsi che rendono tutto il sistema dei parchi percorribili e fruibili con continuità. Prevedendo che collegamenti sinistra-destra siano mantenuti ed incrementati, ora è possibile attraversare i tre parchi seguendo un percorso guidato, ma è anche possibile uscire da questo percorso per addentrarsi nella fitta vegetazione del parco Boschetto, andare a leggere un libro sulle sponde del Sangone e andare ad allenarsi con le attrezzature sportive presenti all’interno del parco Colonnetti. Per questo stesso motivo e per rimarcare la presenza dell’acqua è stato realizzato un nuovo attraversamento del torrente Sangone, allineato sull’asse visivo che parte dagli orti del parco Sangone e arriva all’area adiacente al parco Boschetto.
Questa Garden Line vuole unificare verticalmente e orizzontalmente i tre parchi creando cosi un grande sistema naturale che piano piano invade tutta la città. Il progetto oltre che dai percorsi è fatto anche da una serie di scorci prospettici che si susseguono sulle aree a piantumazione e sulle serre; le aree a piantumazione corrono lungo tutto il percorso e sono divise in quattro ambiti da Sud a Nord ed in ognuno di essi l’ intervento ha un carattere proprio. Le quattro sezioni territoriali hanno l’obiettivo di percorrere la Garden Line nei suoi passaggi fondamentali, mettendo in evidenza come il forte carattere naturalistico esistente non è stato alterato bensì potenziato e valorizzato. Con questo progetto si è cercato di costituire uno spazio urbano che rispondesse ad un insieme di sollecitazioni di vario genere, che possono essere riassunte nell’ambito di riqualificazione urbana e sociale.
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COSTRUITO
PIANTE ACQUATICHE
sistema delle acque
AREE A PIANTUMAZIONE
FRUTTETI
ERBE OFFICINALI E ANTI SMOG
0
200
400
masterplan
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the garden line
La strutturazione della Garden Line parte dalla sostituzione di alcune funzioni sostanzialemente non adeguate al tipo di intervento ottimizzare lo l’esteso spazio a disposizione. La Garden Line vede la sua partenza nella zona a Sud, adiacente il parco Boschetto, il cui grande spiazzo sostanzialemente inutilizzato viene sostituito da una serie di frutteti, soluzione più idonea per l’insediamento nelle immediate vicinanze dell’area boschiva. Procedendo verso Nord, prima del diretto superamento del fiume Sangone, lo spazio viene conquistato da due gallerie dei fiori e un campo dedicato alla fioritura delle rosaceae. Oltre il fiume, nell’area compresa tra gli orti regolamentati e il Mausoleo della Bela Rosin, parte dei percorsi esistenti e del verde pubblico ad essi connesso vengono sostituiti da aree dedicate alla coltivazione di una varietà di piante che posseggono caratteristiche antismog. L’approccio al parco Colonnetti ed in particolare alla sua area più naturalistica, prevede un duplice intervento, legato alla potenziale presenza di un polo universitario al posto dell’industria adiacente al parco. Viene perciò creata un’area destinata alla coltivazione di erbe officinali più a Sud e un’area più boschiva destinata alla tutela della biodiversità che in questa sezione ha trovato il suo habitat naturale, associata allo studio delle piante acquatiche grazie alla presenza di uno stagno. All’interno del progetto oltre alla componentene naturalistica ci sembrava necessario inserire delle strutture le cui funzioninon fossero già presenti sul territorio e al cui interno fossero previste delle attività naturalistiche differenti; L’architettura pensata lungo tutto il percorso viene espressa da una serie di serre, di diverse dimensioni: ogni serra fa riferimento ad un ambiente progettuale specifico, permettendo così ai fruitori
di approcciarsi a diversi aspetti del percorso tra i parchi. In corrispondenza delle infrastrutture sono previste ampie zone a prato, che sono state mantenute, le quali permettono l’interazione sociale all’esterno delle serre e possono ospitare nei propri spazi eventi temporanei. La possibilità di realizzare degli eventi annuali o stagionali legati alla fioritura delle piantumazioni pensate per questa Garden Line è stato un punto fondamentale della nostra riflessione immaginando la fruizione di questi nuovi spazi.
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the garden line
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Riserve idriche
Frutteti
Strutture di supporto ai frutteti
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Polo multifunzionale (Info-point/mostre/convegni)
Piazze pubbliche
Serra Bike sharing
scenario 1: frutteti e slargo
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slargo
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fruttetti
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Gallerie delle rose
Struttura di supporto al giardino
Rosaceae
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Punto ristoro
Garden market
Piazza pubblica
Bike sharing
scenario 2: famiglia delle rosaceae, gallerie e slargo
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Infoltimento bosco
Riserve idriche
Struttura di supporto al giardino
Piante officinali
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Gallerie del glicine
scenario 3: erbe officinali, piante acquatiche e slargo
THE AUTARCHY PROJECT
Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli
THE AUTARCHY PROJECT
Giada Francesca Arduino, Maria Caterina Bertano, Paolo Bonora, Davide Minervini, Pietro Petrollese
Indice
1 Il torrente Sangone. Un rilievo 2 Uno spazio introverso lungo il fiume L’enclave di Moncalieri Gli spazi dell’abitare
3 Prove di Autarchia
IL TORRENTE SANGONE. UN RILIEVO
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Il territorio preso in analisi è collocato a Sud di Torino e fa parte di un’area che ha una forte promisquità in quanto i limiti comunali si alternano lungo le sponde del torrente Sangone e creano dei passaggi continui di comune in comune, anche seguendo un percorso lungo una stessa infrastruttura. Ci si può imbattere nel comune di Torino, Nichelino, Moncalieri, Beinasco, Rivalta e Orbassano. Il vero elemento che fa da padrone è il torrente Sangone. Questo costituisce una importante risorsa per il territorio, ma non solo. È un limite naturale che ha una forma che negli anni è variata e varierà ancora in base alla portata. Per quanto riguarda la sua portata attuale, questa è abbastanza contenuta e non crea particolari problemi per le esondazioni, che avvengono per lo più in terreni agricoli e che presentano un declivio. Questo permette di ripararli dalle esondazioni che avvengono principalmente nelle stagioni in cui c’è una concentrazione maggiore delle pioggie, ovvero in primavera e in autunno. Lungo le sue sponde si trova una fascia boschiva che è lasciata alla sua naturalità e impenetrabiltà che viene meno mano a mano che ci si sposta verso Nord. Nell’area pianeggiante, il Sangone si inserisce in un tessuto urbano disomogeneo, dove all’interno di uno stesso territorio comunale convivono poli urbani, agricoltura, industria e grandi centri commerciali. La rapidissima industrializzazione degli anni Settanta e la conseguente trasformazione del territorio hanno generato impatti negativi sulla qualità dell’ambiente naturale delle aree perifluviali. Questo ha portato ad un progressivo disinteresse verso il fiume e le sue sponde. Il Sangone ricopre oggi un ruolo marginale per gli abitanti dei comuni dell’area urbana: non
si percepisce in quanto ambiente fluviale, è nascosto, non è in rapporto aperto con la città. Solamente alcune parti sono state bonificate e attrezzate a parco, facendo un timido tentativo di connettere gli spazi con un percorso di pista ciclabile. Lo spazio aperto non costruito è in maggioranza lasciato a campi, alcuni utilizzati per la coltivazione, altri oramai semplicemente lasciati alla naturalità. L’elemento che più di tutti caratterizza questo spazio è una costellazione di orti abusivi che sono dislocati nei pendii lungo il torrente, in quegli spazi che erano la fascia umida, in cui la naturalità faceva da padrone e che da anni sono diventati luogo di svago, in particolare per gli anziani. Questa fascia territoriale è fortemente connessa al suo passato industriale: rimangono ovunque dei residui di una produzione che negli anni è venuta meno fino a spegnersi quasi del tutto a causa del cambiamento della richiesta da parte del mercato. Rimangono quindi edifici industriali dismessi di piccole e medie dimensioni. Questo passato industriale fa capire come queste aree abitative siano nate per soddisfare un bisogno di spazi in cui vivere, per i lavoratori e le relative famiglie. La creazione di questi spazi spesso è stata veloce e non strutturata per soddisfare a pieno le esigenze della nuova popolazione che si sarebbe insediata. I servizi non sono stati quindi distribuiti in modo del tutto omogeneo e spesso ancora oggi si deve far fronte alla risoluzione di queste lacune.
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FASCIA A DI DEFLUSSO DELLA PIENA FASCIA B DI ESONDAZIONE FASCIA C DI INONDAZIONE O PIENA CATASTROFICA
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0
100m
200m
500m
Stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) Fasce di controllo delle esondazioni del fiume Sangone
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PARCO CAMPI ORTI URBANI
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0
100m
200m
500m
Naturalità e orti urbani Analisi della naturalità lungo il torrente Sangone
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COSTRUITO LIMITI COMUNALI
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0
100m
200m
500m
Costruito Analisi del costruito e dei limiti comunali
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0
5m
10m
25m
Le sponde del Sangone Dettaglio delle sponde e zone umide del torrente Sangone
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Sponde parco Boschetto
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0
5m
10m
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Gli orti Dettaglio degli orti lungo le sponde del Sangone e presso l’ex fabbrica Firsat
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Insediamento spontaneo a servizio degli orti
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0
5m
10m
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Ex fabbrica Firsat Dettaglio della fabbrica
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Fronte del corpo di fabbrica e dell’area abbandonata
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5m
10m
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Plesso scolastico Dettaglio delle scuole presenti nell’area
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La scuola elementare e media
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5m
10m
25m
Edificato consolidato e non Dettaglio del costruito
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Area urbanizzata fine novecento
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La composizione di questa fascia di territorio è varia. La rappresentazione che segue astrae i tasselli tipo che caratterizzano il territorio. Dalla combinazione di questi tasselli è possibile ricavare una qualunque delle sezioni territoriali individuabili lungo il corso del torrente. Partendo dagli elementi posti lungo il torrente Sangone, si possono trovare sia orti che aree umide, piuttosto che spazi a parco attrezzati. Nella fascia soprastante si hanno campi agricoli o incolti, fabbriche abbandonate o in alcuni casi spazi della produzione ancora attivi. Allontanandosi ancora dal torrente si trova la zona residenziale che si differenzia in edifici a corte, altri di dimensioni più grandi e caratterizzati dalla forma a stecca, ma oltre a queste tipologie si affiancano anche edifici residenziali del tipo casa isolata. Tutti questi tasselli combinati tra loro restitutiscono la sfaccettatura di questo territorio che si sviluppa lungo le sponde del Sangone.
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Tasselli di paesaggio Dalla composizione dei tasselli rappresentati è possibile ottenere una qualunque sezione che attraversi il torrente Sangone
UNO SPAZIO INTROVERSO LUNGO IL FIUME
L’enclave di Moncalieri
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L’unicità del quartiere San Pietro è legata a molteplici fattori che combinati tra loro permettono di considerarlo un’enclave. Collocato a Sud di Torino e facente parte del comune di Moncalieri -confinante con il territorio di Nichelino- presenta una conformazione del tessuto edilizio del tutto differente dal circondario ed è delimitato da forti margini quali la ferrovia ad Est e il torrente Sangone a Sud. Il quartiere è caratterizzato da forme geometriche che riguardano sia i suoi limiti, che generano la forma di un triangolo, sia la scansione delle strade che è legata a una griglia ortogonale. La forma percepita in planimetria è appunto quella di un triangolo che si comporta come un’enclave da cui è difficile uscire. I limiti che scandiscono la divisione del quartiere sono elementi sia naturali che artificiali. Alla prima categoria appartiene il torrente Sangone, mentre alla seconda appartengono le infrastrutture, come ad esempio la ferrovia. All’interno del triangolo sono presenti dei campi agricoli di modeste dimensioni e una costellazione di orti abusivi che hanno frammentato il territorio e che si trovano in particolare lungo le sponde del Sangone e si spingono in alcuni casi anche più a Nord negli spazi residuali lungo la linea ferroviaria. In quest’area, a testimonianza del passato industriale legato all’automobile, si trova una fabbrica abbandonata -Firsat- che è collocata in punto di grande rilevanza perchè alle porte del quartiere. A pochi metri di distanza è infatti presente il principale accesso carrabile al quartiere costituito da un sottopassaggio. Nei pressi della ferrovia e del sottopassaggio è presente un polo scolastico costituito dalle scuole materna, elementari e medie che affacciano
sull’unico spazio aperto, assimilabile a una piazza. Come connessione di questo luogo al resto delle abitazioni poste ad Est della ferrovia si trova un sottopassaggio ciclo-pedonale utilizzato con frequenza. Questo territorio oltre ad aver avuto una vocazione industriale, fu prima ancora un territorio di cascine e campi. A testimonianza di questo passato restano le fondazioni di una cascina, la cascina Maina. La vera anima del quartiere si esprime al meglio analizzando l’edificato residenziale. È proprio questo che sancisce una cesura tra il quartiere e il circondario. In quest’utimo la tipologia abitativa è tardo novecentesca, con edifici di grandi dimensioni -circa sette piani fuori terra- al primo piano attività commerciali. La tipologia abitativa presente nel quartiere è invece di tipo a corte, costituita da moduli abitativi di piccole dimensioni, adatta a ospitare da due a poche più famiglie. All’interno delle corti c’è una forte eterogeneità. La vita viene vissuta all’interno di questo spazi piuttosto che nelle strade che presentano una geometria molto dura e più omogenea. Il principale asse viario che connette il quartiere a Nichelino e a Torino -via Sestriere- è il fulcro dei servizi legati soprattutto al commercio. Lungo questo asse sono inoltre presenti i mezzi pubblici che sono a servizio dell’area. I landmark che caratterizzano il luogo sono molteplici a seconda che si considerino quelli a breve o ad ampio raggio. Alcuni di essi sono dei cardini di orientamento che ricolleggano l’area al resto della città altrimenti separata da limiti fisici naturali e artificiali. I più importanti landmark individuati sono quelli visivi piuttosto che quelli multisensoriali perchè permettono di rintracciare
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sempre un punto di riferimento, indipendemente dalla distanza a cui si trovavano. Ad ampio raggio si può collocare il grattacielo della regione, le colline, il castello di Moncalieri, le torri di alcuni palazzi detti “klinkeroni”, le montagne, la ferrovia e il torrente Sangone. Ruolo particolare viene giocato invece dalla ciminiera di una ex fabbrica che in base alla posizione dell’osservatore, e quindi al variare dello sfondo che si presenta, appare quasi come un landmark ambiguo che in alcuni casi non diventa un riferimento percettivo. 1. Mental Mapping Paolo Bonora
Si possono classificare come landmark multisensoriali la ferrovia e il torrente Sangone che sono percepibili sia visivamente da molte angolazioni diverse, ma anche e soprattutto a livello uditivo. Questi due elementi, oltre ad essere quindi dei landmark, sono anche dei limiti, dei margini dell’area, delle barriere che costituiscono un confine tra lo spazio in esame e il resto della città. Questo ruolo è enfatizzato anche dal fatto che ferrovia e torrente sono a quote diverse rispetto al suolo edificato. È invece un margine-sutura via Sestriere, che dato il traffico e la velocità delle automobili che la percorrono, è assimilabile a un elemento lineare che separa gli spazi ma al contempo li mette in relazione. Si tratta, come nel caso precedente, di una frontiera che va a scandire la differenza dell’edificato e quindi dell’abitare. Nella zona a Sud del Sangone, via Pastrengo, costituisce il medesimo tipo di margine. Lungo queste arterie stradali è possibile andare ad identificare una variazione delle frequentazioni sociali rispetto a quanto avviene nella trama dell’edificato consolidato. Sono infatti presenti delle attività di vendita e di svago che attirano nell’arco della giornata diverse fasce della popolazione.
Mappe mentali: restituzione pecettiva dell’area Bonora Paolo, Bertano Maria Caterina, Petrollese Pietro, Arduino Giada, Minervini Davide
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Mobilità e collegamenti Le principali infrastrutture di collegamento tra lo spazio introverso e il resto del territorio
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Lo spazio introverso Lo spazio compreso tra via Sestriere, il torrente Sangone e la ferrovia. I limiti, in nero; gli accessi, in rosso
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I limiti e gli accessi I limiti dell’area, a sinistra; gli accessi, a destra
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BASSA DENSITÀ MEDIA DENSITÀ ALTA DENSITÀ
Densità fisica Mappa della densità fisica percepita nello spazio racchiuso e nell’area circostante
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LUOGHI AD ALTA FOCALIZZAZIONE BASSA DENSITÀ MEDIA DENSITÀ ALTA DENSITÀ
Densità sociale La percezione della densità sociale tra le 5 a.m. e le 11 a.m di un giorno tipo
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LUOGHI AD ALTA FOCALIZZAZIONE BASSA DENSITÀ MEDIA DENSITÀ ALTA DENSITÀ
Densità sociale La percezione della densità sociale tra le 11 a.m. e le 5 p.m di un giorno tipo
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LUOGHI AD ALTA FOCALIZZAZIONE BASSA DENSITÀ MEDIA DENSITÀ ALTA DENSITÀ
Densità sociale La percezione della densità sociale tra le 5 p.m. e le 12 p.m. di un giorno tipo
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Landmark A breve raggio e luoghi simbolo
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Luoghi sicuri e insicuri Luoghi percepiti come sicuri, in rosso; come insicuri, in nero
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Il quartiere presenta una forte concentrazione di servizi lungo via Sestriere. Gli esercizi commerciali continuano anche nell’area sottostante il torrente Sangone, ovvero lungo via Pastrengo, ma la posizione di questa via rispetto al quartiere non permette un’agevole fruizione, se non attraverso l’uso dell’automobile. Gli esercizi commerciali sono posti ai piani terra degli edifici residenziali che affacciano su via Sestriere che sono prevalentemente uno o due piani fuori terra, come avviene per gli edifici che compongono il quartiere stesso. Un polo importante che attira a sè molti degli acquirenti della zona è il centro commerciale Esselunga che è sorto di recente nei pressi della via commerciale di cui prima. Nella piazza antistante, che è stata creata, e nella via annessa si svolge settimanalmente il mercato. Questo diventa un luogo caratterizzato da alta densità sociale nella fascia oraria in cui viene maggiormente utilizzato. L’area è caratterizzata da un’alta densità fisica in quanto l’edilizia residenziale è il principale tipo di costruzione presente sul luogo. Il tessuto edilizio si presenta molto fitto e le strade tra le abitazioni risultano come un semplice spazio di passaggio o di sosta per le vetture. Non si può certo parlare di grandi interazioni sociali che avvengono in questi spazi aperti, poichè mancano completamente di aggregatori sociali. Solamente lungo gli assi stradali principali, costituiti da via Sestriere e da via Pastrengo/Cuneo, è possibile individuare una densità sociale che cresce e si perpetua nel corso delle ore della giornata. Da un’osservazione giornaliera si sono individuate diverse fasce orarie nelle quali variano i punti di focalizzazione dell’area. Nella prima fascia oraria che va dalle 5 a.m. alle 11 a.m. sono emerse le scuole, il centro commerciale Esselunga, alcune attività commerciali localizzate in zona e la chiesa.
Nella fascia che spazia dalle 11 a.m. alle 5 p.m. si nota come faccia da padrone la concentrazione di interazioni sociali sopratutto lungo le due arterie principali commerciali e intorno alle scuole. In questo caso la densità sociale si sposta verso i campi da calcio Maina che sono posti a Sud del plesso scolastico. Nella terza fascia oraria (5 p.m.12 p.m.) individuata si può constatare come ci sia una presenza viva di interazioni sociali lungo le vie che nell’arco della giornata hanno carattere commerciale e la sera sono invece luogo di ritrovo per la costellazione di locali bar. Il Sangone e gli orti rientrano nelle zone a bassa densità focalizzate, la ex fabbrica e le aree naturali lungo il fiume sono invece a bassa densità e non focalizzate. Costituiscono nodi di congiunzione rispettivamente: la rotatoria presente nello snodo tra via Cuneo e via Sestriere e i punti di sottopassaggio e sovrapassaggio della linea feroviaria. Il primo è di convergenza tra percosi diversi nello spazio, mentre il secondo è di attraversamento. Un nodo di concentrazione è invece identificabile nell’unico fulcro interno al triangolo, nello slargo presente tra la scuole: in questo punto si ha una concentrazione a carattere fisico sociale e, come spesso accade, è posto in prossimità di un nodo di congiunzione: il sottopassaggio. Passando a una dimensione cognitiva della percezione, si individuano spazi leggibili e spazi complessi. L’edificato presente nella zona è altamente leggibile, per via dell’ortogonalità delle sue strade e, per il suo aspetto morfologico, è a bassa complessità.
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Principali assi commerciali Esploso delle vie principali con indicate le proporzioni tra le funzioni commerciali, in rosso; quelle residenziali, in grigio
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Landmark ad ampio raggio
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Leggibilità del contesto urbano
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Nodi
Gli spazi dell’abitare
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Il quartiere si presenta come un’area con carattere prettamente residenziale. Il tipo di edificato che si trova al suo interno è consolidato e segue una precisa scansione degli isolati secondo una maglia ortogonale. Gli edifici, nati per soddisfare un bisogno abitativo negli anni delle espansioni delle fabbriche legate alla produzione FIAT, sono di dimensioni modeste: ospitano al più tre o quattro famiglie all’interno dello stesso edificio. La vera animazione e complessità del luogo è data dall’eterogeneità che si ha nelle corti, spazi in cui sono sorte piccole costruzioni abusive piuttosto che coltivazioni di modeste dimensioni in ritagli di terra curati come passatempo dagli abitanti. Oltre a questi elementi, un’altra componente importante di queste abitazioni sono i garage che nella maggior parte dei casi sono posti al piano terra, lungo le strade oppure nell’interno cortile, e da cui si accede tramite un portone affiancato all’entrata alle abitazioni. Questo quartiere si differenzia per il modo di abitare di questa periferia delle periferie perchè la dimensione del vivere, come si evince dagli elementi precedenti, è diversa. Negli spazi limitrofi al quartiere si trovano edifici di dimensioni maggiori in cui nella maggior parte dei casi il giardino condominiale non può essere sfruttato dai sui inquilini e in cui si vive solamente la dimensione dell’appartamento. Gli abitanti di queste case non hanno la stesse opportunità che sono offerte a chi vive a poche centinaia di metri all’interno dell’enclave. Sono infatti costretti nella maggior parte dei casi a rivolgersi, per uno spazio individuale, verso quel territorio di conquista che sono le sponde del torrente Sangone che negli anni è stato scomposto in lotti che vengono coltivati e gelosamente custoditi. Nonostante la dimensione del vivere sia migliore in borgo San Pietro, anche questo quartiere sta
Tipologie abitative dentro e fuori allo spazio racchiuso
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subendo negli ultimi anni un processo lento di spopolamento che è riconoscibile anche grazie al susseguirsi di cartelli con la scritta vendesi o affittasi. Questo processo è legato alla mancanza di un elemento che dia nuova vita al quartiere e che faccia apprezzare la potenziale autonomia intrinseca di un’area con queste caratteristiche. In borgo San Pietro la sensazione di sicurezza/insicurezza è legata sia a fattori oggettivi che a fattori più soggettivi. Questa percezione è legata a diverse cause che dipendono da elementi molto diversi tra loro: possono variare in base alla vulnerabilità dei soggetti piuttosto che in base alla conformazione degli spazi urbani. Per quanto riguarda le caratteristiche dei soggetti intervengono l’età, il genere e il livello culturale. Il senso di sicurezza percepibile sul luogo è identificabile nell’area delle scuole, spazio tra le quali si ha un’area aperta protetta alle spalle dalla ferrovia. Lo spazio che più di tutti crea insicurezza è la strada via Giambattista Vico che diventa via Vignotto. Questa a causa della sua conformazione e della posizione centrale nell’area costituisce un passaggio fondamentale di collegamento tra le parti. Però è soggetta a traffico veicolare in alcune ore anche abbastanza intenso data la vicinanza con le scuole. Questo fattore fa sì che si percepisca un senso di insicurezza sopratutto per quanto rigurda la condizione dei pedoni che la devono percorcorrere o attraversare. La conformazione dello spazio e l’assenza di alternative di percorso rende quindi lo spazio insicuro. Altro luogo che esprime lo stato di insicurezza è il passaggio pedonale posto tra i campi Maina e la ferrovia/gli orti abusivi: in questo spazio la scarsa visibilità del luogo e la mancanza di un’adeguata illuminazione lo rendono meno appetibile e meno
sicuro rispetto alla percezione che si ha delle vie nel tessuto consolidato. Scendendo di scala ad un’analisi più puntuale, si individuano dei luoghi simbolici che rafforzano l’impatto emotivo quali ad esempio i resti della cascina Maina di cui ora rimangono solamente le fondazioni e il portale di ingresso, nonchè la cappella votiva posta nei pressi. Nelle immediate vicinanze un altro edificio di carattere storico-architettonico è una vecchia cascina, ora inagibile, posta sotto tutela dalle Belli Arti, che testimonia l’antica vocazione agricola dell’area. Alcuni di questi luoghi oltre ad essere simbolici costituiscono anche dei landmark a breve raggio. Si notino otre a questi, anche il complesso scolastico, il centro commerciale Esselunga, la Firsat, piuttosto che i campi da calcio Maina per la posizione centrale che assumono. Un gradiente di percorso è riscontrabile sulla linea che unisce lo spazio tra via Sestriere e la ex-fabbrica della Firsat. La concentrazione di socialità decresce mano a mano che ci si sposta lungo questo asse. Agli estremi si possono identificare due poli: l’uno è un polo positivo collocato lungo la via commerciale, l’altro è invece un antipolo. La sua natura negativa deriva dal fatto che è uno spazio abbandonato, nel quale negli anni si sono alternati piccoli accampamenti di Rom e in cui lo stato di degrado della struttura dell’ex-fabbrica ne compromette anche l’accesso. Un ulteriore gradiente riconosciuto è l’asse cha va dal polo delle scuole all’antipolo Firsat. Lo spazio limitrofo a questa è in forte stato di abbandono, i rifiuti abbandonati illegalmente si sovrappongono e rendono lo spazio poco fruibile facendo sì che si connoti in modo negativo.
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Gradienti Percorso da una zona più densa a meno densa, in rosso; percorso da un’area più servita a una meno servita, in nero
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Sezioni territoriali Sopra da Nord a Sud; sotto da Est a Ovest; indicate nella cartografia precedente
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Censimento dei garage
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Censimento delle proprietà in vendita o in affitto
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Gli orti costituiscono uno degli elementi che sono stati creati dagli abitanti senza autorizzazioni da parte dell’amministrazione, ma che sono un’importante valvola di sfogo per chi vive questi spazi. Manca infatti un’organizzazione di questi luoghi che li metta ad uso di una fetta di popolazione più ampia. Ora sono stati occupati in modo del tutto abusivo e non è permesso a nessuno rivendicarne delle parti. Questi piccoli ambienti sono spesso costituiti da un piccolo capanno per gli attrezzi -costruito in loco- da una suddivisione delle colture -in inverno da alcune serre improvvisate- e da un sistema di raccolta dell’acqua piovana, nonchè di raccolta delle acque provenienti dal torrente sottostante. Sia i capanni che le recinzioni sono costituite da materiali di recupero. La popolazione che sfrutta questi spazi raggiunge questi utimi a piedi, con la bicicletta, e in alcuni casi anche con l’automobile, accompagnandosi con attrezzi agricoli che permettono di lavorare il terreno. Nonostante il carattere del tutto abusivo questi sembrano funzionare in modo ottimale, sono molto attivi e vengono sfruttati al meglio nonostante le dimensioni di alcuni siano realmente piccole. Questi spazi rappresentano un fulcro del quartiere in quanto buona parte degli anziani, non avendo molti altri spazi da sfruttare, tendono a passare le giornate in queste stanze urbane che si attivano con la stagione primaverile. Rappresentano lo spazio che manca, quello spazio che dovrebbe essere progettato per tutti, ma che viene invece sfruttato solamente da coloro che se ne sono appropriati.
La colocazione degli orti in progetto
0
1
2
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Sezione dettagliata approvigionamento acqua e accessibilità veicolare
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Rappresentazione degli orti esistenti
PROVE DI AUTARCHIA
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La natura di enclave di questo spazio sottratto all’insieme del territorio per i motivi di cui si è parlato precedentemente, lo candidano per il ruolo di villaggio autonomo. Uno spazio dove amplificare il radicamento degli abitanti là insediati, dove immaginare una sorta di indipendenza dalla città, dove creare le possibilità per uno scenario di autarchia. Uno spazio, quello del quartiere di borgo San Pietro, nel quale tutto viene mosso dalla fabbrica abbandonata che ora come ora non sembra che essere il polo negativo dell’area. La riqualificazione della ex-fabbrica Firsat in un centro dell’auto-costruzione è il motore per la trasformazione dell’esistente e degli spazi naturali che sono ad esso affiancati. Lo scopo è creare un polo positivo che sia per il quartiere prima di tutto fonte di lavoro e che doni la possibilità di intervenire, in modo diverso da quanto avverrebbe fuori dal quartiere, su quegli spazi dell’abitare che vanno spopolandosi e degradandosi. Le pratiche di questa trasformazione urbana sono molto vicine alla popolazione in quanto si tratta di interventi che arrivano dal basso. Sono mossi infatti da pratiche che tendono a migliorare autonomamente lo spazio in cui si vive. La creazione non solo di un centro della produzione più industriale ma anche di uno spazio dove parte dello spazio viene dedicato alla produzione agricola e affidato alla popolazione che sempre maggiormente sembra richiedere spazio pubblico da condividere. In un quartiere che va incontro a una sua autocostruzione e indipendenza, grande potenzialità riscoprono le aree agricole limitrofe al torrente. Queste possono diventare per la popolazione ul-
teriore forma di indipendenza e contemporaneamente creare quel luogo di aggregazione e svago di cui il quartiere sente la mancanza. Lo spazio che attualmente è occupato da campi agricoli, di modeste dimensioni, è stato pensato come uno spazio da lottizzare e da spartire tra gli abitanti della zona che ne possono fare uso per la coltivazione di ortaggi sia per un uso proprio che nell’ottica di vendere il surplus all’interno di una filiera a breve raggio. Per attuare ciò è stato pensato un mercato coperto all’interno del quale la popolazione possa sia acquistare che vendere prodotti locali. Questo mercato è posto tra la ex-fabbrica Firsat e i campi agricoli ed è connesso al resto del quartiere attraverso una piastra all’interno della quale scorre l’arteria più importante di connessione del quartiere con il resto della città. Si tratta di via Giambattista Vico. Gli spazi agricoli sono stati pensati come ritagliati in un bosco che li attornia e li protegge dall’edificato soprastante. Tra questi orti sono stati pensati dei corridoi verdi che permettono di avere una fruizione a tutto tondo di questo ambiente e permettono di creare una rete di passaggi che ora sono del tutto negati dove sorgono gli orti insediati abusivamente. Queste considerazioni sono state sottoposte ad un campione di popolazione tramite alcune interviste che hanno portato all’affinamento delle idee progettuali. L’esito di queste interviste è sintetizzato nel grafico seguente e approfondito in allegato.
motivi che portano fuori casa
periodo di residenza
motivo di permanenza nel quartiere
occupazione
genere dell’interrogato
72
attività fisica 1 anno autista
commissioni lavoro
10 anni commissioni 2 anno
commerciante donna
20 anni dipendente
30 anni residente disoccupato
40 anni
famiglia
giro in bici lascia il quartiere
lavoro uomo porta il cane pensionato
da sempre ricerca lavoro
studente
svago
disponibilità alla cessione del garage
opinione sugli orti
commenti sull’area
motivazioni all’uso dell’auto
opinione sulla pedonalizzazione delle vie
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mancano aree gioco famiglia non funziona l’illuminazione pubblica aiutano ad arrivare a fine mese
manca intrattenimento andare al lavoro
no no
manca lavoro
trasporti insufficienti
brevi spostamenti parzialmente
trasporti scomodi lavorare
andrebbero tenuti meglio trasporti efficienti non possiede garage
mancano passeggiate non possiede automobile smaltimento rifiuti efficiente si
buona presenza di parcheggio
andrebbero tolti
manca sorveglianza passeggiata
no, non è adatto
smaltimento rifiuti inefficiente zona tranquilla
Risultati delle interviste sul progetto
Concept di progetto L’ambizione di un luogo racchiuso in cui la messa in sistema delle sue aree avvii dei meccanismi di autocostruzione e riqualifica che seguano dei meccanismi propri e autonomi
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Planimetria di progetto
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Il motore che fa sì che si inneschi il processo che movimenta gli ingranaggi del progetto è la fabbrica che mette in moto un’economia del tutto differente. La possibilità offerta in questo quartiere è legata a un modo di vivere diverso. Viene infatti permesso di modificare le abitazioni in base al gusto personale nonchè alla disponibilità economica. L’opportunità di costruire un’abitazione con una componentistica minima risulta essere una grande opportunità che richiama nuovi abitanti che sono attratti da un quartiere che non è regolato dalle medesime regole che si possono trovare altrove. Qui vengono offerti cambiamenti radicali del tessuto consolidato che permettano di ottenere addizioni di cellule sopra agli edifici, sopra ai numerosi garage che sono presenti, diventando così luoghi in cui si lavora negli ex garage e si vive nel nuovo ampliamento soprastante. Gli interventi sono inoltre disaggregazioni dei moduli fissi radicati nel tempo che vengono scomposti in base alle esigenze senza rimanere imbrigliati alla forma originale degli edifici offrendo così la possibilità a ogni tipo di nuovo abitante di insediarsi secondo le sue richieste e possibilità. Non si tratta solamente di interventi di tipo distributivo-funzionale ma anche di miglioramenti a livello energetico che permettono al quartiere di rinnovare e migliorare il modo di vita. Questo meccanismo è permesso quindi dalle risorse in loco che sono state potenziate e incrementate per poter far sì che il quartiere si rivolga prima di tutto alle disponibilità locali e si auto -costruisca.
Possibili trasformazioni che il quartiere subisce tramite la fabbrica Firsat
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Interazioni funzionali delle aree di progetto La fabbrica costruisce, gli orti alimentano; la piastra distribuisce
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Stralcio di planimetri di progetto
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Trasformazioni sul costruito. Aggiunte e rifunzionalizzazioni
Riqualificazione Firsat. Motore del quartiere
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Trasformazioni sul costruito. Conquiste ed estensioni
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Il motore che fa sì che si inneschi il processo che movimenta gli ingranaggi del progetto è la fabbrica che mette in moto un’economia del tutto differente. La possibilità offerta in questo quartiere è legata a un modo di vivere diverso. Viene infatti permesso di modificare le abitazioni in base al gusto personale nonchè alla disponibilità economica. L’opportunità di costruire un’abitazione con una componentistica minima risulta essere una grande opportunità che richiama nuovi abitanti che sono attratti da un quartiere che non è regolato dalle medesime regole che si possono trovare altrove. Qui vengono offerti cambiamenti radicali del tessuto consolidato che permettano di ottenere addizioni di cellule sopra agli edifici, sopra ai numerosi garage che sono presenti, diventando così luoghi in cui si lavora negli ex garage e si vive nel nuovo ampliamento soprastante. Gli interventi sono inoltre disaggregazioni dei moduli fissi radicati nel tempo che vengono scomposti in base alle esigenze senza rimanere imbrigliati alla forma originale degli edifici offrendo così la possibilità a ogni tipo di nuovo abitante di insediarsi secondo le sue richieste e possibilità. Non si tratta solamente di interventi di tipo distributivo-funzionale ma anche di miglioramenti a livello energetico che permettono al quartiere di rinnovare e migliorare il modo di vita. Questo meccanismo è permesso quindi dalle risorse in loco che sono state potenziate e incrementate per poter far sì che il quartiere si rivolga prima di tutto alle disponibilità locali e si auto -costruisca.
Elementi compositivi dello spazio agricolo in progetto
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Orto in progetto. tipo 11.
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87
Stralcio di planimetria di progetto
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Dettaglio della piastra sul torrente.
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Dettaglio del mercato e delle serre
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Dettaglio degli orti in progetto
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Dettaglio dei frutteti
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Dettaglio del mercato coperto
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Dettaglio degli orti in progetto
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Se si analizza il quartiere anche sotto forma di dati emerge che la totalità della popolazione, ovvero circa 3.600 abitanti, hanno a disposizione 311.000 mq. Il primo grafico suddivide la popolazione occupata nella varie attività di produzione: all’interno dei nuovi campi agricoli si ha il maggior numero di persone che hanno la possibiltà di fruire di un orto e di portare benefici non solo a se stessi ma anche alla comunità, rivendendo alcuni dei prodotti coltivati. Se si vuole avere una panoramica completa della suddivisione dellle aree in base alla funzione e alle persone che dividono questo spazio, si possono osservare i grafici seguenti. In quello in grigio è presente la suddivisione di tutto la superficie del quartiere per il numero complessivo di abitanti. Ne deriva che lo spazio pro-capite è di circa 86 mq a persona. Sono inoltre rappresentati lo spazio del lavoro dell’auto-costruzione, lo spazio della produzione agricola, lo spazio dei servizi e infine lo spazio pubblico fruibile da tutti. L’ultimo grafico rappresenta invece la produzione agricola e tiene insieme gli orti esistenti che sono stati mantenuti e gli orti di progetto. Facendo una stima della produzione di un orto medio di 100 mq è emerso che in un anno produce circa 430 Kg di ortaggi. Poichè una famiglia in media annualmente consuma 200 Kg di verdura, si avrebbe per ogni orto un surplus di 230 Kg che andrebbero a beneficiare la restante parte della popolazione che non potrebbe fruire direttamente degli orti. Questo surplus è venduto, come anticipato, all’intero del mercato coperto in progetto e rimesso in rete per soddisfare una richesta del mercato locale a Km zero.
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311.000 mq 3.600 persone PERSONE OCCUPATE NEL LAVORO NEGLI ORTI IN PROGETTO
persone occupate nel lavoro
PERSONE OCCUPATE NEI SERVIZI PERSONE OCCUPATE NEL LAVORO NELLA FABBRICA
orti agricoli
fabbrica
servizi
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87.600 mq
311.000 mq
30.460 mq 25.750 mq 14.400 mq
tot quartiere
pubblico servizi
10
25
orti
100
mq/persona
90
150
lavoro fabbrica
Aree a confronto La superficie totale per abitante, la superficie utile delle funzioni per ogni utente, le superfici a persona a confronto
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25.750 mq 250 persone
produzione media annua stima: 430 kg/100 mq consumo medio anno circa: 200 kg/famiglia PRODUZIONE MEDIO ANNUA STIMATA: 430KG/100MQ
surplusMEDIO totaleANNUO produzione: 230 CIRCA kg/orto CONSUMO A FAMIGLIA: 200 KG SURPLUS COMMERCIABILE STIMATO: 230KG
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PARK SQUATTING
Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli
PARK SQUATTING
Giulia Garnero, Davide Genovese, Riccardo Montaldo, Giulio Morello, Ilaria Mutti
Indice
Premessa 1Il territorio del fiume la città i vuoti la naturalità la voce dei residenti
2Abitare l’argine 3Park squatting find your spot car recycling
6
torrente sangone
PREMESSA Lo spazio aperto, esiguo, tra Nichelino ed il Sangone è costituito da un insieme di ritagli molto eterogenei che non formano una trama continua, ma una sequenza di nicchie che si incuneano entro tessuti diversi, spazi della residenza, del lavoro, parchi. Tessuti che prevalentemente danno le spalle al fiume. Come tentare di ribaltare questa relazione attraverso la ridefinizione di un bordo che lentamente tende a trasformarsi in un parco diffuso? Una sequenza di interventi puntuali e di attraversamenti longitudinali potrebbe innescare nuove modalità di appropriazione degli spazi lungo il fiume, la conquista di una spiaggia, di una palude, di un bosco, di una radura, di piccoli spazi per l’agricoltura. Una rete più ampia potrebbe costruire relazioni meno puntuali, trovare presidi entro centralità consolidate, piazze, spazi del commercio, parti di parchi esistenti. La conquista del torrente Sangone, confine naturale tra Torino e Nichelino, e delle sue sponde riduce ad una lingua di terra la nostra attenzione. Esattamente come Philippe Petit, in grado di portare l’attenzione ad uno spazio pubblico ridotto ad un filo, accentuandone l’impatto simbolico e mediatico, il nostro lavoro vuole fare lo stesso, portando alla luce quella parte di territorio che, lasciata a se stessa, lentamente la popolazione sta iniziando a riconquistare. La pianificazione di interventi puntuali e mirati non solo rappresentano uno strumento per il recupero ambientale, ma costituisce un processo di valorizzazione finalizzato all’abbattimento degli schemi lineari ed usuali. Il progetto vuole accodarsi alla situazione attuale: l’appropriazione di una parte di territorio.
philippe petit
“When I see three oranges, I juggle; when I see two towers, I walk!”
IL TERRITORIO DEL FIUME
INSEDIAMENTI RESIDENZIALI DI PICCOLA DIMENSIONE INSEDIAMENTI RESIDENZIALI DI GRANDE DIMENSIONE INSEDIAMENTI PER IL LAVORO EDIFICI NON RESIDENZIALI AD USO PUBBLICO
11
0
100
200m
carta dell’edificato
Mausoleo della Bela Rosin
LA CITTÀ La porzione di territorio, oggetto del nostro studio, è situata all’incrocio delle periferie di Torino e di Nichelino, area caratterizzata dalle diverse impronte sociali e culturali. Nella seconda metà del 1500 Filippo II di Spagna donò la tenuta alla giovane moglie Caterina d’Asburgo, la quale ne mutò il nome in Miraflores (guarda i fiori), in riferimento al fantastico scenario naturale e paesaggistico presente. L’area rimase tale luogo paradisiaco fino alla costruzione degli stabilimenti di Fiat-Mirafiori, che diede impulso alla grande espansione industriale degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del 1900. Il territorio urbano circostante venne di conseguenza investito dalla grande immigrazione che portò con se degrado urbano ed emarginazione sociale. Negli ultimi anni ha preso vita una sorta di metamorfosi consistente nello sviluppo di progetti per il riscatto delle periferie urbane e per il recupero della zona, ormai degradata, di Mirafiori. Il torrente Sangone, confine naturale tra i due comuni, ha assunto il ruolo principale in un processo di valorizzazione che ha preso corpo con la definizione del Parco Fluviale inserito nel programma Torino città d’acque. La forte industrializzazione della seconda metà del Novecento ha lasciato un’impronta evidente ancora oggi nella lettura del costruito. Negli anni, infatti, la città di Torino non è riuscita a disfarsi del degrado che la periferia e la stretta vicinanza delle industrie comportano. Questo perchè, da come si evince dalla carta del costruito, l’industria e la residenza risultano essere due realtà architettoniche complementari in quanto create l’una di conseguenza all’altra. I numerosi grandi blocchi residenziali, dunque, compaiono adiacenti alle industrie presenti in Mirafiori, al contrario di Nichelino, dove questa
realtà insediativa risulta essere presente solo ai margini dei percorsi principali. Conseguenza della diversità morfologica del costruito tra i due comuni è la densità fisica, alta densità e bassa densità sono suddivise principalmente una in Torino e l’altra in Nichelino. La bassa densità fisica di Nichelino è dovuta al fatto che, la città si compone prevalentemente di insediamenti residenziali di piccola dimensione, fatta eccezione dei grandi blocchi residenziali sopracitati. In Mirafiori, invece, è presente una realtà completamente opposta, in quanto le residenze unifamiliari e bifamiliari sono in numero molto minore rispetto ai grandi complessi residenziali, ciò determina un’ alta densità fisica. Risultato dei sopralluoghi effettuati è stata la necessità di mantenere la stessa scala per indicare lo studio della densità sociale. Quanto emerge dalle carte è che, in tutta l’area di studio, la densità sociale risulta essere bassa e non focalizzata ad eccezione di qualche isolato caso. Questi isolati casi di alta densità sociale sono contraddistinti dai punti di riferimento che anche gli abitanti usano per orientarsi dei quali i principali sono il mausoleo della Bela Rosin, l’area commerciale del Carrefour, il grande centro ASL di Nichelino e il palazzetto le Cupole. Lo studio del costruito, oltre alla sua morfologia, ha portato alla determinazione della complessità e della leggibilità del territorio. Il capoluogo piemontese, grazie alla sua matrice romana, offre uno scenario altamente leggibile e di bassa complessità cosa che differisce da Nichelino. Questa, nata in modo più casuale rispetto alla rigorosa geometria di Torino, offre un territorio di bassa leggibilità.
0
BASSA DENSITÀ
ALTA DENSITÀ
EDIFICATO
BASSA DENSITÀ
ALTA DENSITÀ
EDIFICATO
BASSA DENSITÀ
ALTA DENSITÀ
EDIFICATO
250
500m
Densità fisica Densità sociale focalizzata Densità solciale non focalizzata
15
ASL Nichelino
16
BASSA LEGGIBILITÀ
LANDMARK
ALTA LEGGIBILITÀ
BASSA COMPLESSITÀ
EDIFICATO
Carta della leggibilità e della complessità 0
250
500m
individuazione dei landmark
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Carrefour Nichelino palazzetto le Cupole
I VUOTI Le immagini seguenti mostrano uno studio peculiare sui percorsi, nodi e margini dell’area esaminata. Esaminando la viabilità, la percezione del territorio varia a seconda della città. I percorsi secondari e quelli di servizio risultano in netto contrasto fra i due comuni: a Nichelino abbiamo una sensazione caotica e disordinata, mentre a Torino si ha una percezione di rigore ed ordine. I percorsi primari, invece, emergono in modo similare, in quanto sono tutti grandi carreggiate lineari e rettilinee, quasi a significare la netta superiorità del capoluogo. Continuando ad osservare i percorsi primari automobilistici, abbiamo evidenziato nodi di congiunzione, ovvero punti, luoghi di interruzione e/o di interscambio, nei quali un osservatore si muove. Si distinguono, anche, i nodi di concentrazione, luoghi di addensamento di carattere fisico e sociale, che abbiamo identificato come i parchi dell’area, quali: Parco Piemonte, Parco Boschetto e Parco Pubblico Gustavo Colonnetti. L’analisi della viabilità, ed in particolar modo i perscorsi automobilistici primari trafficati, permette di identificare margini di sutura. Via XXV Aprile e via Sestriere risultano essere veri e propri elementi lineari che separano gli spazi, sia definendo una zona di frontiera, che mettono queste aree in forte relazione. Il territorio presenta ulteriori margini, definibili di barriera, in quanto sono elementi lineari che separano in modo netto gli spazi urbani e sono dotati di una scarsa permeabilità. Questi sono: la ferrovia, presente a est dell’area, e il fiume Sangone.
margine di barriera cancello di servizio del palazzetto le
Cupole
Esempio di nodo ci congiunzione Il torrente come margine di barriera
0
NODI DI CONCENTRAZIONE
NODI DI CONGIUNZIONE
MARGINI DI BARRIERA
MARGINI DI SUTURA
250
500m
carta dei nodi carta dei margini
Nodo di concentrazione
CAMPI INCOLTI - SPAZI AGRICOLI ORTI GIARDINI - PARCHI BOSCHI
23
0
100
200m
carta della naturalità
carta della pericolosità idrogeologica carta di individuazione siti inquinanti carta di individuazione costruzioni abusive
LA NATURALITÀ Il Sangone è un affluente di sinistra del Po, lungo circa 47 km. Nasce nella zona più esterna delle Alpi Cozie: la sorgente è la Fontana Mura, nei pressi del colle Roussa a quasi 2000 m d’altitudine. Dopo aver segnato il confine tra i comuni di Coazze e di Giaveno passa nei pressi di Trana ed esce, infine, nella piana torinese. Il suo percorso è per circa 21 km in territorio montuoso e per la parte restante in pianura. Dopo aver lambito i centri di Orbassano, Beinasco e Nichelino confluisce nel Po in prossimità del confine tra Torino e Moncalieri. Il torrente bagna importanti zone verdi, quella più importante il Parco Miraflores, area protetta all’interno del Parco Fluviale del Po Torinese, il più grande Parco della città ed è una delle più estese zone verdi della cintura sud di Torino. Il Parco Boschetto, insieme al Parco Sangone e al Parco Colonnetti di Torino, forma un’area verde contigua di oltre 600000 mq. L’intera superficie si articola su due fasce: quella verso il Sangone prettamente naturalistica e quella in corrispondenza con le abitazioni, in cui sono stati eliminati gli orti abusivi, effettuate operazioni di diradamento ed attuata la piantumazione di diversi tipi di cespugli per mitigare le residenze. La parte naturalistica, a ridosso del torrente, rimane tale in modo da consentire l’habitat delle specie selvatiche presenti e dare loro zone intatte di nidificazione. La zona è priva, inoltre, di illuminazione pubblica per permettere alle specie di dormire. L’area presenta, saltuariamente, spazi dedicati all’agricoltura e alla coltivazione, non sempre legali. Analizzando il P.A.I. (Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino del Po), sono emerse le varie fasce dell’assetto idrogeologico del territorio, evidenziando, inoltre, la presenza di siti ad
alto inquinamento. Il confronto tra le carte e lo stato attuale ha evidenziato il grave problema di abuso edilizio e l’elevata pericolosità delle zone costruite.
FASCIA PRIMO LIVELLO
FASCIA SECONDO LIVELLO
FASCIA TERZO LIVELLO
INDIVIDUAZIONE SITI INQUINANTI
COSTRUZIONI ABUSIVE
0
250
500m
parco giochi attrezzato
LA VOCE DEI RESIDENTI Riducendo la scala del territorio in esame ed andando così ad osservare puntualmente l’area in progetto, possiamo affrontare in modo percettivo alcuni aspetti, quali la sensazione di stabilità e di sorpresa, e quella di sicurezza ed insicurezza del luogo. L’area ha la peculiarità di essere caratterizzata da numerosi giardinetti di vicinato, ovvero spazi, definibili “familiari”, i quali, però, peccano di stimoli e rilevanti divertimenti. Questo implica, nell’osservazione di questo aspetto sociologico, una bassa sorpresa ed un alta stabilità. I grandi assi viari limitrofi al Parco Boschetto, quali Via XXV Aprile e Via Evangelista Torricelli, risultano molto trafficate, dando così una sensazione di insicurezza. Quest’ultimo aspetto è emerso, in modo molto spiccato, nelle interviste ai frequentatori dell’area verde di Nichelino, le quali abbiamo effettuato in diversi giorni e orari della settimana. Siamo riusciti a confrontarci con persone di differente età, raccogliendo così più informazioni dell’area in esame, le quali ci hanno permesso di avere una discussione più ampia e consapevole nella fase successiva di progetto. Alle persone intervistate sono state poste 6 domande: 1) Il parco Boschetto è un posto sicuro e sfruttato? 2) Quest’area necessità di particolari servizi? 3) Potrebbe essere una buona idea rendere le sponde del fiume Sangone delle piccole spiagge attrezzate? 4) E’ necessario creare altri collegamenti tra le due sponde del fiume? 5) Potrebbe essere utile creare un maggior collegamento e dialogo tra le case prospicenti il parco? 6) Proporrebbe interventi nelle aree occupate dai ROM? Fin dalla prima domanda ci sono state risposte discordanti, dettate dalle esperienze e dai modi di
frequentare il parco degli intervistati. Pensionati e persone anziane affermano il parco molto sicuro e sfruttato, soprattutto nel weekend. Ragazzi e famiglie, invece, ritengono il luogo un posto poco sicuro, con frequenti atti di vandalismo, soprattutto nella zona di parcheggio. In risposta alla seconda domanda, il responso è stato univoco: tutti chiedono più servizi, quali chioschi e aree attrezzate. All’idea, da noi proposta, di una resa delle sponde del torrente Sangone più confortevoli ed attrezzate, gli interrogati si sono divisi. Chi si rivela entusiasta della proposta e chi risulta completamente contraria. I primi, però, impongono una condizione strettamente necessaria, quale la pulizia del fiume; i secondi negano con fermezza, in quanto un’ipotetica realizzazione rovinerebbe la tranquillità e la quiete del luogo, punti di forza in una città come Nichelino. Alle domande riguardanti i collegamenti, sia tra una città e l’altra, sia tra residenti e visitatori del parco, gli intervistati hanno risposto, a parte un singolo caso, all’unisono: non si vuole creare alcun accesso tra una funzione e l’altra, questo poiché ridurrebbe notevolmente la serenità del luogo e la privacy dei residenti limitrofi al parco. Dall’ultima domanda, abbiamo rivelato come gli abitanti e i frequentatori del luogo vivono in quella zona: tutte queste persone si sono appropriate del luogo, del loro terreno, creando una vera e propria nicchia. Una bolla in cui si instaurano funzioni disconnesse e diverse fra loro, e che per il quieto vivere non vogliono essere collegate tra di loro.
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muro che isola le residenze al parco indice di sicurezza
unico collegamento tra il parco boschetto (nichelino) e torino
ABITARE L’ARGINE
33
0
100
200m
individuazione dei casi studio abitare le sponde
SEZIONE 1: la sezione mostra come questa parte del fume sia abitiata dalla natura
Osservando l’area in scala minore e, dunque, andando ad esaminare la zona in modo peculiare, il territorio può, a nostro avviso, essere definito conteso. “Conteso tra forme di condivisione legate a pratiche legali ed illegali, palesi e nascoste. Conteso tra ideologie differenti. Diritti acquisiti, rivendicati, presi attorno a coltivazioni private, istituzionali o abusive; insediamenti nomadi; spazi aperti di tipo agricolo, dismessi, a parco; attività produttive […]” (Bianchetti 2012). Abbiamo osservato come l’uomo si è rapportato, in questo territorio, a ridosso delle sponde del Sangone, individuando così alcuni tipi di architetture che si ripetono lungo il fiume: dalle residenze abusive, dagli orti privati, dal bosco, fino ad arrivare alle fabbriche e ai capannoni. Quest’ultime non solo sono abusive, ma sono costruite in un territorio poco sicuro ed ad alto rischio di esondazione. Ciò è evidente, in alcuni casi, dal modo in cui questi fabbricati sono realizzati, ovvero con materiali di riciclo. Particolare è, inoltre, come le residenze, per la maggior parte costruite illegalmente, si siano rapportate con il torrente Sangone. Un vero e proprio muro separa l’uomo dalla natura, simbolo di protezione a difesa degli attacchi inaspettati di quest’ultima.
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sezione 2:
edificato residenziale (abusivo) tipo
sezione 3: la tipologia di capannone produttivo esaminato è quello che compare prevalentemente
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sezione 4: una seconda tipologia di capannone è quella della cittadella dell’edilizia utilizzata come stockaggio materiale
39
sezione 5:
baracca per attrezzi creata con materiale di recupero. architettura molto presente lungo il percorso del fiume
PARK SQUATTING
43
individuazione aree di progetto
area di progetto I
area di progetto II
L’osservazione oggettiva e percettiva dell’area in esame ha dato luogo ad un’idea progettuale che riprende il concetto di appropriazione e conquista, ma lo amplifica, restituendo e cercando di insegnare alla popolazione un collegamento tra le varie nicchie. L’intervento spiega la conquista di isolati spazi progettati e potenziati, collegati attraverso un segno che ha il compito di raccordarli. I singoli luoghi hanno la peculiarità di essere dei veri e propri recinti. Questi possono essere realizzati in differenti momenti e tempi, principalmente in base alle risorse economiche disponibili, senza perdere il senso dell’intero progetto: l’occupazione e la rivalutazione di spazi differenti tra loro, con funzioni del tutto scollegate, ma che trovano un senso comune d’insieme, una volta completata l’opera. Il progetto avanza in particolare in due “bolle”, la prima adiacente al secondo ingresso del Parco Boschetto, nella lingua di terra alla sua destra, la seconda soprastante quella appena descritta, occupata attualmente da un riciclaggio auto.
47
0
40
80m
planimetria generale
49
Park squatting find your spot
planimetria di progetto bolla 1
FIND YOUR SPOT L’intervento su quest’area vuole ricreare il linguaggio e il pensiero del luogo circostante. E’ caratterizzato da piccoli blocchi modulari sparsi in alcune aree del parco, i quali non hanno funzioni particolari: saranno gli “squatter” a dar loro una funzione nel momento in cui saranno in loro possesso. Non sono neanche collegati da un piccolo sentiero: saranno le persone che andando alla ricerca del loro “spot” creeranno il loro percorso. Di rilevante importanza, inoltre è il percorso che affianca il muro, elemento preesistente il quale separa due nicchie: la residenza e il parco. Il segno frastagliato e non regolare ha il compito di creare piccoli collegamenti tra i vari chioschi al suo interno e il parco vero e proprio. Questo modo di rapportarsi con un segno netto e preesistente come il muro vuole essere provocatorio, in quanto tenta di spingere i residenti ad una futura apertura verso il parco e, dunque, un nuovo modo di rapportarsi con la naturalità del luogo, senza il bisogno di ripararsi da essa.
0
20
40m
52
1
2
54
3
4
56
5
6
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Park squatting car recycling
60
CAR RECYCLING L’area da noi analizzata e sucessivamente progettata, si presenta attualmente in stato di completo degrado e abbandono. Una distesa di rottami d’auto ne esplicitano la precendete funzione come area di demolizione. Questo stralcio di città confina, inoltre, con un campo ROM , il quale pian piano è andato a conquistarsi la zona circostante. La nostra idea è stata dunque quella di cercare di “riconquistarla” lentamente creando un polo per lo più chiuso sia attraverso degli edifici ma soprattutto con delle mura di recinzione che permettano una futura apertura dell’area avente come funzione predominante il RICICLO. L’intero complesso sorge in un luogo accessibile al pubblico il quale potrebbe assistere a tutto il processo di riciclaggio, imparando a conoscere le tecnologie del futuro e i diversi metodi. Una struttura dunque pensata per riciclare, per conoscere e osservare personalmente il processo ma anche per accogliere studi e ricerche in grado di far evolvere le tecnologie attuali utilizzate per lo smaltimento dei rifiuti provenienti dalle automobili, anche dei rifiuti agricoli provenienti dalle varie colture circostanti.
62
PERCORSI VEICOLARI PERCORSI PEDONALI
0
50
100m
PLANIMETRIA DI INQUADRAMENTO
0
20
40m
PLANIMETRIA DI PROGETTO BOLLA 2
64
Passerella
Area riciclo autovetture
Deposito attrezzi agricoli
Area riciclo prodotti agricoli
Muri di recinzione\chiusura
Muri di recinzione\chiusura
Preesistenze
Muri di recinzione\chiusura
DEFRAMMENTAZIONE
VISTA ASSONOMETRICA DI PROGETTO
66
Deposito veicoli da trattare Deposito rifiuti pericolosi
Deposito parti riutilizzabili
Deposito parti inutilizzabili
Deposito auto pretrattate
Depositi parti smontate
Punto di rivendita
Settore di lavorazione
Lavorazione finale
Depositi parti smontate Ufficio
Spazi installazioni
SEZIONE 1
VISTA EDIFICIO RICICLO AUTO
68
Lavorazione e deposito prodotti industriali
Spazi installazione
Deposito attrezzi
Lavorazione finale
Punto di rivendita
SEZIONE 2
SEZIONE 3
70
VISTA PASSERELLA
SUGGESTIONE BELVEDERE TORRENTE SANGONE
RINGCULTURE TURIN
Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli
RINGCULTURE TURIN
Arianna Baldoncini, Alberto Barbero, Giulia Barbero, Angela Bramato
Indice
1Abitare ai margini La cintura metropolitana Nichelino Il Boschetto Impressioni dal sopralluogo Voce agli abitanti
2Un quartiere di edilizia popolare La storia Il regolamento Lo stato attuale
3 Tre livelli di introversione Il quartiere e le corti L’attacco a terra degli edifici Gli appartamenti
ABITARE AI MARGINI
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La cintura metropolitana L’area che il progetto si propone di analizzare è situata a sud della città di Torino oltre le sponde del fiume Sangone, affluente del Po; essa appartiene alla città di Nichelino, comune della cintura metropolitana, caratterizzato da un terreno prettamente pianeggiante, leggermente degradante verso l’alveo fluviale del Po. La cintura metropolitana di Torino, in cui si inserisce Nichelino, è rappresentata dai comuni che circondano il territorio del capoluogo: questi hanno sviluppato nell’arco della seconda metà del Novecento uno stretto legame di dipendenza dal centro principale, il quale offre servizi e lavoro alla popolazione di tali centri. Si distinguono infine due fasce territoriali: la prima cintura, formata dai comuni direttamente confinanti con il comune
di Torino e maggiormente soggetti a spinte centripete, e la seconda cintura, comprendente la fascia marginale dell’area metropolitana, meno influenzata della prima, arrivando a toccare i comuni di Chivasso e Carmagnola, distanti 30 chilometri in direzione nord e sud. Come altri centri compresi nell’area metropolitana, Nichelino nasce come tessuto urbano rurale successivamente inglobato con la città di Torino in seguito alle varie fasi di espansione, dovuta alle grandi ondate di immigrazione che nel dopoguerra hanno interessato I principali centri industriali del nord Italia. Grazie ai complessi industriali di Fiat Mirafiori e dell’indotto da essa provocato, compaiono in questi anni grandi agglomerati residenziali caratterizzati da blocchi
La cintura metropolitana schizzo 1: la forte presenza della tangenziale.
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alloggi con grandi metrature, in quanto destinati a famiglie numerose, e senza servizi per gli abitanti insediati. La vita condotta all’interno di questi edifici prevedeva lo spostamento in massa nelle ore lavorative degli abitanti dalla residenza al luogo di lavoro. Di fatto gli alloggi venivano “vissuti” solamente nelle fasce serali; a causa dello stile di vita adottato all’interno di tali blocchi, essi sono diventati per la maggior parte “quartieri dormitorio”. (schizzo 1). Tali quartieri molto spesso sono realizzati in prossimità o delle industrie o di importanti assi viari, in modo tale da permettere e rendere agile il trasferimento quotidiano tra residenza e luogo di lavoro. Il periodo di massima crescita edilizia
ACQUA
TANGENZIALE
FERROVIA
STRADE URBANE
STRADE STATALI
per bassi redditi coincide con gli anni del boom economico italiano, collocato a cavallo degli anni ‘60. Da dati Istat ricavati dai censimenti, si può osservare come in questo decennio la popolazione di città come Collegno, Rivoli, Grugliasco o Moncalieri abbiano raddoppiato la loro popolazione, mentre nel caso di Nichelino e Beinasco questa sia addirittura triplicata. Altro aspetto che accomuna le città di cintura, dovuta alla forte connotazione di Torino come città industriale, è la commistione di aree residenziali di recente costruzione ad industrie e aree produttive. Questo rientra nel fatto che, oltre ad una distribuzione della popolazione in quartieri sempre più periferici, il territorio ospita
La cintura metropolitana schema 1: Nichelino nella cintura.
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le numerose fabbriche dell’indotto FIAT, il quale ha caratterizzato il territorio torinese per molti decenni. Considerando lo stretto rapporto tra la sfera urbana e quella metropolitana sono state svolte alcune analisi relative al collegamento tra la città di Nichelino e la realtà circostante definendo la viabilità e la gerarchia stradale di questa macro realtà. Sono emersi quattro livelli quali la tangenziale, le strade statali, quelle urbane e la ferrovia; di fatto, poiché Nichelino è una città appartenente alla prima cintura, i collegamenti stradali sono molto sviluppati, tanto che è possibile raggiungere il centro attraverso tre svincoli autostradali (Stupinigi, Debouché,
Statale 20); guardando nello specifico dell’area presa in esame è possibile osservare come lo svincolo della tangenziale Debouchè si trovi a pochi minuti in automobile dalla zona d’interesse. (schema 1) Dopo aver considerato questo aspetto è stata impostata una doppia ricerca che ha considerato un’area comprendente parte del territorio appartenente alle città di Torino, Moncalieri, Stupinigi, Beinasco e Grugliasco; il fine è stato quello di trovare parchi e giardini all’interno di questo raggio, di indicare i grandi centri commerciali, di svago, sanitari e gli edifici scolastici. (schema 2) Dalle carte emerge come questi grandi punti
NICHELINO
La cintura metropolitana schema 2: collegamenti con torino e servizi.
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d’interesse siano posti nelle vicinanze delle grandi vie di comunicazione, in particolar modo lungo la tangenziale e via Nizza; questa infatti è una delle arterie dirette che collega la città di Nichelino con il centro di Torino. Per quanto riguarda i parchi essi si concentrano in tre zone: la zona collinare con le grandi aree boschive; le aree fluviali lungo il Sangone e il Po rispettivamente con il Sistema di parchi Boschetto, Piemonte, Colonnetti e VallereMolinello; il vasto parco di Stupinigi esteso intorno all’omonima residenza sabauda. Quest’ultima rappresenta un importante punto di riferimento di carattere storico-artistico. Come collocazione all’interno della cintura torinese la palazzina di caccia può essere accomunata alla residenza reale di Venaria, posta però a Torino nord. I centri commerciali e di svago sono posti principalmente lungo la tangenziale come ad esempio il centro commerciale 45° Parallelo a Moncalieri, il cinema multisala The Space e il centro commerciale Le Fornaci a Beinasco, ma è anche facilmente raggiungibile il Lingotto a Torino, il quale ospita la galleria commerciale 8Gallery e il cinema multisala UCI. I centri sanitari, a differenza di quelli commerciali e di svago, si trovano all’interno di Torino ma rimangono comunque facilmente raggiungibili tramite le principali arterie di traffico; al di fuori della cintura metropolitana è situato l’Ospedale San Luigi che però è specializzato nel campo delle malattie respiratorie. Gli edifici scolastici invece sono meglio distribuiti sul territorio e non seguono lo schema di distribuzione legato alla facilità di connessione con la tangenziale. Questo aspetto è riconducibile al fatto che tali strutture abbiano un bacino di utenza spesso ristretto alla scala di quartiere in cui sono ubicate piuttosto che territoriale. Nonostante ciò alcune strutture sono coinvolte in movimenti di medio raggio: è il caso dei
licei e delle scuole medie superiori, le quali attingono da un bacino maggiore degli altri tipi di strutture. Queste strutture sono però poste lungo le maggiori vie di comunicazione, spesso attraversate da linee di servizio pubblico, tale da facilitare l’arrivo degli studenti.
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Nichelino Come altri comuni della cintura torinese, Nichelino ha subito le dinamiche di espansione e sviluppo industriale del periodo del miracolo economico italiano. Il centro è rimasto principalmente a vocazione agricola per secoli, con una popolazione massima di poco superiore alle 2.000 unità ad inizio Novecento, fino a quando, grazie alla costruzione del nuovo impianto industriale della FIAT a Mirafiori nel 1936 e soprattutto al suo ampliamento verso sud, a cominciare dal 1956, si è assistito ad una crescita vertiginosa della popolazione, passando dai 7.000 degli anni ‘40, raddoppiati nel decennio successivo ed infine triplicati ancora, arrivando cos’ nel 1970 ad una popolazione di 45.000 abitanti. Ciò vuol dire quindi che nell’arco di venti anni la popolazione è cresciuta di sette volte. Questa, arrivata grazie ai flussi migratori provenienti dal sud Italia, si è stabilita nei numerosi palazzi ad edilizia convenzionata o a basso reddito costruiti proprio nel comune di Nichelino, il quale si trova a breve distanza dalla grande area industriale. Si è dunque partiti da una prima analisi svolta su una fascia di 6000 x 300 m, che include la porzione nord del comune di Nichelino delimitata a sinistra dal quartiere Borgaretto, posto nel comune di Beinasco, e a destra dalla linea ferroviaria TorinoMoncalieri. In questo modo è stata messa in luce sia la morfologia del terreno che del costruito, il quale si differenzia in maniera netta tra superficie urbanizzata (residenziale e industriale), terreni agricoli e grandi parchi. Tale differenza è maggiormente marcata nella zona ovest del territorio comunale di Nichelino, dove, alla fitta maglia formata da case unifamiliari del quartiere Borgaretto, in cui risiete una parte consistente di popolazione di Beinasco, si sussegue una striscia agricola appartenente alle aziende di Stupinigi, per poi, in corrispondenza della tangenziale, diventare area industriale
frammista a residenza e aree agricole. Man mano che ci si muove verso est, in direzione della parte consolidata del centro, la residenza è sempre più preponderante, lasciando però spazi anche di grande estensione occupati da fabbriche e depositi industriali. Osservando la natura del costruito presente sul territorio emerge immediatamente la compresenza di grandi stecche di edifici residenziali, disposti linearmente o a corte, e di numerosi insediamenti uni- o bifamiliari, generalmente costituiti da abitazioni singole ad uno o due piani fuori terra con giardino, distribuiti in maniera disomogenea nello spazio. Inoltre, considerata la funzione e le attività insediate, sono presenti zone con funzioni miste direttamente a contatto tra loro: le zone residenziali sono prossime a capannoni industriali o campi agricoli sia nelle zone periferiche della città, sia nella zona centrale. (Schema 3) I fabbricati con destinazione industriale o artigianale, in quanto occupano di una grande superficie di suolo, creano porzioni di tessuto urbano principalmente destinate a lavoro e prive di spazi di qualità sia per coloro che le frequentano, sia per le vicine residenze. Per ovviare questo problema è stato creato un sistema dislocato di spazi di sosta, giardini, aree gioco, i quali però non sono collegati o di cui non ne è incentivato l’utilizzo, disposti come satelliti attorno al grande parco del Boschetto. Osservando la sezione territoriale passante per l’area centrale dell’analisi, ovvero il quartiere Boschetto, è possibile comprendere tale varietà di costruzioni che popolano e formano gran parte del comune di Nichelino. Dal terreno pianeggiante, si elevano torri residenziali di notevole altezza, miste a bassi fabbricati residenziali e industriali, separati in molti casi da aree agricole o incolte di notevole estensione. Le fasi alterne di
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ampliamento dell’agglomerato fanno sì che il costruito si presenti distribuito a macchie sul territorio e dia una generale impressione di caos e mancanza di organizzazione. Inoltre è possibile notare due situazioni molto differenti passando dalla zona nord-est di Nichelino alla porzione nord-ovest; infatti nel primo caso si è più vicini al centro, il tessuto, sebbene di recente costruzione ed organizzazione, si pone come maggiormente consolidato, con all’interno numerose piccole attività commerciali e attività terziarie, parchi progettati, chiaramente
distinguibili e circoscritti, mentre nel secondo caso ci si trova in zone di trasformazione recente, caratterizzate da grandi edifici “dormitorio” circondati da campi agricoli, aree industriali e centri commerciali, con numerose aree di ritaglio abbandonate. Il quartiere Boschetto, oggetto dell’analisi si colloca ai margini di questa seconda fascia.
QUARTIERE BOSCHETTO
STRUTTURA SCOLASTICA
PARCO PUBBLICO
STRUTTURA SANITARIA
IMPIANTO SPORTIVO
STRUTTURA COMMERCIALE
Nichelino schema 3: Nichelino e la sua 167.
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Il Boschetto Dopo alcuni sopralluoghi e le analisi condotte, si è deciso di incentrare le analisi urbane e sociologiche alla porzione compresa tra Via XXV Aprile e Via Debouchè, Via Pracavallo e Via Cacciatori. (schemi 6-7) La zona prende il nome di Quartiere Boschetto, nome dovuto alla vicinanza all’omonimo parco con valenza naturalistica, è stretta tra il parco, la Tangenziale Sud di Torino e il centro di Nichelino. Comprendente spazi con destinazioni d’uso differenti, presenta un tessuto urbano già parzialmente consolidato a metà del ‘900; esso è caratterizzato, come gran parte delle città di Nichelino, dall’alternanza di capannoni o unità residenziali indipendenti, al quale si aggiungono grandi complessi progettati con scopo di
accogliere l’ondata migratoria degli anni ‘60. In questi anni in tutt’Italia milioni di contadini si trasferiscono dai campi alle periferie per lavorare nelle fabbriche in continua espansione; è proprio a Nichelino che la rivolta operaia del 1969 porta alla nascita di piani per la realizzazione di alloggi per lavoratori a basso reddito per far fronte all’oramai insostenibile speculazione edilizia dei privati. Si parte, infatti, dalla costruzione delle prime case popolari negli anni ‘60 con i piani di zona (167/1), che sono poi seguiti da veri e porpri piani per l’edilizia popolare (PEEP). Tale isolato presenta una stratificazione urbana che parte dai primi edifici degli anni ‘60, seguita dall’aggiunta di stecche negli anni ‘70 e in ultimo
Il boschetto schizzo 2: l’inaccesibilita’ delle corti.
Il boschetto foto 1: L’edilizia di Largo delle Alpi.
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grandi condomini degli anni ‘90 posti su largo delle Alpi (Foto 2); questa distribuzione disomogena, prolungata in un ampio arco temporale sul territorio, ha portato ad un inserimento casuale dei nuovi complessi residenziali, i quali non comunicano assolutamente con la preesistenza. (Foto 4) In più gli spazi all’interno delle corti, progettati inizialmente come zone di sosta, non solo non sono sfruttati dagll abitanti, ma attualmente non vengono neanche attraversati. (Schizzo 2) La loro scarsa manutenzione sicuramente non facilita la loro fruizione: in occasione di un primo sopralluogo gli alberi avevano subito l’ordinaria potatura, ma le ramaglie anziché essere rimosse erano state lasciate nelle aiuole adiacenti. Per quanto riguarda i servizi presenti nel quartiere troviamo tre scuole che coprono varie
SPAZI CON PREMINENTE DESTINAZIONE ABITATIVA, AMBITI CONSOLIDATI SPAZI CON PREMINENTE DESTINAZIONE ABITATIVA, DI NUOVO IMPIANTO SPAZI CON PREMINENTE DESTINAZIONE ABITATIVA, DI NUOVO IMPIANTO
fasce di età. Sono presenti: due asili, una scuola elementare (Gramsci), e due scuole superiori (Maxwell e Erasmo da Rotterdam). Sono invece scarse le attività commerciali di media e piccola dimensione, presenti esclusivamente ai piani terra degli edifici su largo delle Alpi, esse variano da bar, farmacie e piccoli commercianti. Oltre via Cacciatori (foto 3), in direzione di Stupinigi, sono invece presenti due grandi superfici commerciali quali Carrefour e Docks. Sempre in direzione di Stupinigi-Vinovo negli ultimi anni è stata costruita una sede dell’ASL. Questi tre poli, istruzione, commercio e sanità, sono forse i luoghi più frequentati dagli abitanti; per questo motivo esistono dei progetti recenti ma non ancora realizzati di gallerie commerciali che dovrebbe affiancarsi al Carrefour. (schema 4)
SPAZI DESTINATI A PARCO, IMPIANTI PER LO SPORT SPAZI DESTINATI A PARCHEGGI PUBBLICI PRODUTTIVO AD USO INDUSTRIALE, COMMERCIALE, TERZIARIO PRIVATO
Il boschetto. schema 4: il piano regolatore del quartiere.
Il boschetto. schema 5: utilizzo del suolo.
Il boschetto foto 2: le strade a scorrimento veloce. foto 3: differenti tipologie edilizie.
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Come già affermato in precedenza nel quartiere Boschetto sono assenti le piccole attività commerciali, dunque se un residente attuale vuole recarsi a fare la spesa o necessita di qualsiasi altro bene, in mancanza di mezzi propri, deve usufruire di quest’ultimo che dista 15/20 minuti a piedi ed è collegato direttamente all’isolato delle case popolari tramite una stretta via che costeggia fabbriche ed è in parte occupata dalla pista ciclabile. La chiesa di S. Damiano, che è posta di fianco ai due campi sportivi, pare essere frequentata anche se gran parte della popolazione si reca nella vicina chiesa parrocchiale. Sicuramente ha influenza sull’area l’accesso al grande parco Boschetto, uno degli unici tre accessi in tutta Nichelino, il quale viene
SPAZIO PUBBLICO SPAZIO PRIVATO
sfruttato da tutte le fasce d’età in varie ore del giorno. Nonostante la grandezza delle stecche e torri residenziali, questa funzione non prevale nell’area; gran parte della zona è, infatti, occupata da un’area industriale, con fulcro in Via degli Artigiani, sede di lavoro degli abitanti della zona. (schema 5) Altro importante polo individuabile è il centro di quartiere di Nichelino; il comune di Nichelino possiede, come Torino, numerosi comitati di quartiere, i quali possiedono la propria sede per le proprie attività. Questi centri, oltre all’organizzazione di corsi e attività ricreative, hanno anche la funzione di ospitare le riunioni dei cittadini in occasione di dibattiti comunali o della visita di sindaco e assessori . Il quartiere Boschetto ne possiede uno dal 2009
EDIFICI AREE NON ACCESSIBILI
Il boschetto schema 6: proprieta’ del suolo.
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ed esso è posto in Piazza Pertini. La struttura, inizialmente progettata come provvisoria, è ancora presente ed è situata nell’area della piazza al confine con le case popolari di via Pracavallo. Attualmente l’edificio è costituito da più strutture: le principale accoglie un’attività commerciale (bar), unico punto di incontro per la popolazione dell’isolato. Esso è spesso frequentato da pensionati con nipoti, disoccupati e alcuni giovani. La stessa struttura, nel periodo di chiusura serale o nella stagione estiva ospita corsi di ginnastica dolce, laboratori per bambini. Le riunioni svolte all’interno della struttura hanno lo scopo di risolvere i problemi collettivamente sia all’interno dei condomini, con la difficile relazione con l’ATC, sia a livello di quartiere con il confronto con le istituzioni
municipali . Alla struttura principale si affiancano strutture secondarie come un campo da bocce sul retro, una pergola sul fronte di piazza Pertini, due ulteriori strutture temporanee sul retro dell’edificio principale. Ad oggi il problema principale che la struttura possiede è la mancanza della dichiarazione di agibilità. Questa è stata prorogata per diversi anni, andando in deroga alle norme antiincendio, fino a quando nel 2014 il sindaco ha decretato lo smantellamento per ragioni di sicurezza, offrendo in cambio l’utilizzo di alcune aule delle scuole elementari Gramsci. Alla notizia della chiusura il quartiere si è mobilitato per mantenere la struttura, preferendola ai locali scolastici. Nel 2014 è stata concessa un’ulteriore proroga per l’agibilità, in attesa di una soluzione definitiva.
Sezione B- B
Sezione A- A
Il boschetto. schema 7: la morfologia del costruito.
Il boschetto. foto 4: la strada come margine. foto 5: percorsi ciclabili discontinui.
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Impressioni dal sopralluogo I sopralluoghi sono stati effettuati in diverse fasce orarie e grazie a ciò è stato possibile osservare come gli anziani che vivono nella zona passino gran parte del tempo al centro di quartiere. Nella nostra ottica ciò è sintomo di una volontà condivisa dalla popolazione di vivere collettivamente e di unione di fronte alle difficoltà economiche che affliggono molte famiglie del quartiere. Altro elemento emblematico è legato al fatto che molti abitanti preferiscano stare all’interno delle loro case, sfruttando il loro balcone, dalle dimensioni ridotte, invece di scendere ed utilizzare gli spazi attrezzati e i giardini sottostanti; di fatto questo comportamento può essere causato dal senso
di insicurezza generale all’interno del quartiere e dalla scarsa manutenzione degli spazi comuni. (foto 7) Per osservare un abbassamento dell’età media occorre attende l’orario di uscita da scuola in quanto i bambini con i relativi genitori sostano nella piazza di fronte alle scuole o si spostano nell’area gioco in piazza Pertini. Queste osservazioni sull’età della popolazione sono anche confermate dai dati presenti nel piano regolatore del 2012 della città di Nichelino: la metà della popolazione in tutta Nichelino è prevalentemente compresa tra i 30/65 anni, dunque è prevista una futura popolazione anziana. (schema 16)
Impressioni dal sopralluogo. foto 6: l’alienazione nel quartiere.
DENSITA’ FISICA
EDIFICI
DENSITA’ SOCIALE
COMPLESSITA’
EDIFICI
LEGGIBILITA’
ELEMENTI CHE DETERMINANO LA COMPLESSITA’
Impressioni dal sopralluogo. schema 8: densita’ fisica e densita’ sociale. schema 9: leggibilita’ della zona.
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Di fatto gli spazi di sosta presenti attualmente sono molto statici e la loro ambigua funzione, ambigua in quanto non sono spazi caratterizzati ma banali e privi di attrezzature ed organizzazione, non ne promuove l’utilizzo (foto 8); in più vicino alle scuole non vi sono adeguati spazi ricreativi per tutto il bacino d’utenza. Gli alunni delle scuole Gramsci si affollano nella piccola piazza di fronte ai caseggiati degli anni 80 o nell’area giochi di Piazza Pertini. E’ possibile notare un tentativo di unificazione tra le varie zone, nonostante il risultato sia molto confuso e si riduca ad una pista ciclabile interrotta e ripresa in diversi punti (foto 6); è possibile affermare quindi che i percorsi pedonali interni e tortuosi sono poco sfruttati
dagli abitanti, che prediligono seguire i percorsi principali e lineari lungo le strade carrabili anche se più lunghi. Dal PRG del 2012 è inoltre possibile leggere taltri aspetti. Oltre alla definizione dell’area, definita parzialmente tessuto consolidato, per quanto riguarda il fronte su via Pracavallo, mentre la restante parte di nuova formazione quello su largo delle Alpi, il piano prevede ulteriori edificazioni lungo via Debouchè nello spazio oggi occupato dai campi agricoli. A tutto ciò però non corrisponde una crescita dei servizi da offrire alla comunità, limitandoli a ritagli lungo via Debouché, di difficile sfruttamento se non come aree a parcheggio.
SPAESAMENTO
EDIFICI
INTRAPPOLAMENTO
IRREGIMENTAZIONE
Impressioni dal sopralluogo schema 10: spaesamento e intrappolamento.
Impressioni dal sopralluogo foto 7: le corti inutilizzate.
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E’ quindi leggibile l’intenzione di aggravare la situazione, già attualmente desolante di un quartiere che vive esclusivamente aggrappandosi a servizi esterni, in un futuro prossimo in cui la popolazione insediata è anziana e poco incline alla mobilità. Le grandi palazzine residenziali di Largo delle Alpi e di Via Pracavallo si trovano a stretto contatto con la presenza del traffico a scorrimento veloce che, proveniente dalla tangenziale, si innesta in Via XXV aprile per raggiungere il centro di Nichelino. Tali edifici “dormitorio” sono spesso caratterizzati da corti interne verdi e curate, ma inaccesibili al pubblico e per niente utilizzate dagli abitanti (schema 8); tali zone sono poi coronate da grandi spazi destinati a parcheggio che si dispongono
anche con un andamento irregolare e disordinato tra il costruito. E’ in questi spazi che la scansione tra porzioni spazio pubblico e privato crea un sentimento di spaesamento e di soffocamento in quanto la tipologia edilizia incrina la percezione dello spazio e in più questo non è ben organizzato (schema 10). Relativamente a questo problema è stata costruita insieme alle ultime palazzine una passerella che colleghi le due zone attorno alla rotunda di Largo della Alpi; nel tentativo di semplificare i percorsi pedonali di collegamento si è creata una forte introspezione in quanto tale passerella attraversa le facciate residenziale togliendo privacy sia ai giardini condominiali, sia alle unità abitative ad esso adiacenti (schizzo 4).
EDIFICI DI LARGO DELLE ALPI
AREA DI INFLUENZA
EDILIZIA POPOLARE
AREA DI INFLUENZA
LARDMARK AD AMPIO RAGGIO
SOVRAPPOSIZIONE AREE DI INFLUENZA
LANDMARK MULTISENSORIALI
Impressioni dal sopralluogo. schema 11: il boschetto e i landmark.
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Inoltre la passerella che attraversa lo snodo è raggiungibile in due modalità che presentano problemi. Si può accedere sia salendo tre rampe di scale, scomode per chi ha difficoltà motorie ma anche per chi, come nel quartiere torna dai centri commerciali con borse della spesa, sia percorrendo due lunghe rampe, strette e con gli accessi lontani dai percorsi abituali degli abitanti. Infatti un ingresso è posto in prossimità della cascina Pallavicino e uno in corrispondenza di un passaggio tra le stecche di case popolari degli anni ‘80, in pieno prato. (foto 10) La varietà di spazi, seppur scarsa, è caratterizzata da un differente bacino d’utenza al variare della fascia oraria, la quale determina vari livelli di densità sociale e fisica (schema 8): la più grande porzione di spazio pubblico appartiene al parco
del Boschetto, zona dall’elevata densità sociale con largo delle Alpi, i campi sportivi nei pressi della zona industriale; la restante parte del quartiere presenta una densità fisica maggiore, determinata dalla presenza dei grandi complessi residenziali e dalle scuole primarie e secondarie. La zona industriale vede un’utilizzo giornaliero e osservando il numero di machine parcheggiate nei capannoni, coloro che vi lavorano provengono da fuori Nichelino o comunque non dall’isolato adiacente; il parco viene frequentato alla mattina principalemente da anziani, mentre al pomeriggio da tutte le fasce generazionali. L’area si presenta prevalentemente leggibile, in quanto ospita edifici non eccesivamente estesi in pianta ed aventi un’altezza rilevante, circa 30 metri, e non è caratterizzata da particolare
Impressioni dal sopralluogo. schizzo 3: la rotonda di Largo delle Alpi.
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aspetti architettonici che differenzino le strutture tra di loro (schema 9). Infatti le aree complesse, che risultano più frastagliate e non caratterizzate da una griglia di distribuzione omogenea, sono poco presenti nella zona e l’unico elemento che si distacca è la passerella di Largo delle Alpi; quest’ultima è inoltre un importante punto di collegamento, una sutura, in quanto incanala i flussi pedonali per il passaggio al di sopra dello svincolo stradale. E’ stata svolta, inoltre, un’analisi dei principali landmark e punti di riferimento che identificano la zona (schema 11): i complessi di Largo delle Alpi, la rotatoria e i grandi palazzi dell’edilizia popolare possono essere considerati landmark a breve raggio, appartenenti al quartiere in
analisi e chiaramente visibili dallo svincolo della tangenziale Debouché (foto 8). I Landmark ad ampio raggio sono invece il Grattacielo della Regione Piemonte (nord-est), il Monviso (sudovest), assieme alla Tangenziale Sud di Torino, la quale rappresenta un landmark multisensoriale in quanto influisce sul flusso di traffico della zona stessa. La mancanza di limiti precisi nello spazio può creare, in coloro che usufruiscono di tali spazi, sensazioni di spaesamento e disorientamento (schema 15), questo anche peggiorato dal fatto che sono in gran parte elementi non di sutura ma di margine, creando microrealtà mal collegate tra loro, di conseguenza poco fruite dal pubblico. (foto 5)
Impressioni dal sopralluogo. foto 8: i grandi campi agricoli.
NODI DI CONCENTRAZIONE
EDIFICI
NODI DI CONGIUNZIONE
PRINCIPALI DIREZIONI
AREE DI CONCENTRAZIONE OCCASIONALE
DIVISIONE DOVUTA AL PORTALE
EDIFICI
PORTALE
DIREZIONI DI ENTRATA ALL’AREA
Impressioni dal sopralluogo. schema 12: nodi. schema 13: presenza di portali.
Impressioni dal sopralluogo. foto 9: il traffico. foto 10: percorsi stretti e tortuosi.
MARGINE SUTURA
EDIFICI
MARGINE BARRIERA
STABILITA’
EDIFICI
SORPRESA
Impressioni dal sopralluogo schema 14: Margini. schema 15: Stabilita’ e sorpresa.
Impressioni dal sopralluogo. foto 11: l’edilizia incombente. foto 12: no titolo.
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La presenza di un assetto viario a scorrimento veloce nei pressi dell’area influenza di gran lunga le caratteristiche di quest’ultima (foto 9); infatti Via XXV Aprile, che mette in collegamento il quartiere Boschetto con il centro di Nichelino, può essere considerata un margine sutura, mentre la tangenziale, a pochi metri dall’area, un margine barriera in quanto invalicabile. (schema 14) I nodi di concentrazione (schema 12) corrispondono a quelle zone maggiormente frequentate cioè alle aree attrezzate a quelle che ospitano funzioni sanitarie oppure ai grandi nodi di svincolo che collegato il quartiere con le realtà esterne. Ad esempio le aree di concentrazione occasionale corrispondono alle zone limitrofe alle scuole, frequentate principalmente nel pomeriggio, mentre di concetrazione piazza Pertini e il parco del Boschetto, questo perchè sono mediamente sfruttati indipendentemente da fattori esterni. I nodi di conguinzione corrispondono invece alle aree maggiormente trafficate come la grande rotonda in largo delle Alpi, in quanto riceve tutto il traffco indotto dallo svincolo della tangenziale. Sono stati presi in considerazione i possibili portali della zona (schema 13), identificati nei palazzi di Largo delle Alpi, che, effettivamente, dividono l’area in due zone distinte; grande element di collegamento a livello pedonale, è invece la passerella che sovrasta la stessa rotonda facilitando gli spostamenti.
Impressioni dal sopralluogo schema 16: la popolazione del quartiere (variante strutturale al PRGC, dati aggiornati 31/01/2011)
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Voce agli abitanti
Dopo aver compiuto tre sopralluoghi sul posto in differenti giorni e momenti della settimana (pomeriggio infrasettimanale con tempo soleggiato, pomeriggio infrasettimanale con cielo coperto, mattina infrasettimanale, clima freddo e soleggiato) si è proceduto con le interviste alla popolazione. Queste sono state l’occasione per comprendere come gli interventi pensati per il quartiere siano recepiti dagli abitanti e quali azioni si possono intraprendere per migliorare tali proposte. L’intervista si è svolta un venerdì pomeriggio di inizio maggio con un clima nuvoloso in peggioramento con temporali in arrivo. Gli intervistatori sono stati tre soggetti femminili con età compresa tra i 23 e 24 anni. Inizialmente si è pensato di porre un piccolo questionario mirato a cui gli intervistati avrebbero dovuto rispondere in maniera specifica; dato che la popolazione del quartiere era molto diffidente, ci si è resi conto in breve che il campione preferiva instaurare un dialogo, piuttosto che risposndere alle domande predefinite. 1. Indichi i luoghi e gli spostamenti della sua giornata tipo. (CARTINA) 2. Sfrutta/conosce il centro di quartiere? 3. Secondo lei le corti sono sfruttate adeguatamente? 4. Pensa che inserendo delle sale comuni sarebbero utilizzate dagli inquilini? 5. Potrebbe dirmi una cosa che le piace e una che non le piace del suo alloggio? 6. Potrebbe dirmi una cosa che le piace e una che non le piace del quartiere? Si è quindi pensato di lasciare raccontare ai soggetti liberamente le loro impressioni e idee a partire da poche domande e quindi cercando di far vertere le loro testimonianze sui macro argomenti
scelti per la stesura del questionario. Inoltre se inizialmente si è pensato di mostrare planimetrie semplici del quartiere per l’individuazione dei percorsi e dei luoghi maggiormente sfruttati, tale scelta è stata accantonata in quanto la popolazione risultava intimorita ed ancor più chiusa nel vedere materiale cartaceo e fogli in mano agli intervistatori. Il campione di popolazione è stato di nove persone, la maggior parte anziani. Gli intervistati sono stati classificati in: 3 giovani di sesso maschile dai 0 ai 18 anni, 2 adulti, 1 soggetto maschile e uno femminile dai 18 ai 60 anni, 4 soggetti maschili con età oltre i 60 anni. Dalle risposte ottenute sono stati messi in rilievo molti aspetti già analizzati. Il sentimento comune a molti rimane lo sconforto e la lontananza delle istituzioni rispetto ai problemi reali del quartiere. Molti progetti sono stati presentati nel tempo ma mai realizzati, dunque le idee di progetto presentate durante l’intervista ( uso alternativo delle corti, rifacimento centro di quartiere, funzioni collettive alla base degli edifici), sono state viste, in particolar modo dalla popolazione anziana, come “irrealizzabili”. A parte la questione dello sconforto generale che affligge la popolazione più anziana, la lamentela più diffusa è quella della mancanza di spazi collettivi adeguati e la mancanza di attrezzature: l’area giochi è considerata troppo piccola, come del resto la struttura del centro di incontro di quartiere. Esso è stato indicato come un importante centro di relazione e socializzazione, soprattutto per l’organizzazione dei corsi al suo interno; è emerso inoltre che tale struttura è impiegata anche come spazio per organizzare feste. La chiesa di San Damiano non è usata dalla maggior parte dei residenti, i quali preferiscono recarsi in quella parrocchiale più distante della Madonna della Fiducia e di san Damiano, posizionata in via Debouché, presso l’area commerciale Coop e il
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castello di Nichelino, a circa venti minuti a piedi o cinque minuti in macchina. I percorsi più sfruttati sono risultati essere, come appurato anche dai sopralluoghi in campo, quelli lungo le strade carrabili per raggiungere la zona delle scuole, l’area commerciale del Carrefour Park, il centro di Nichelino. Questi percorsi sono attualmente i più usati in quanto più larghi, illuminati e in migliori condizioni di quelli interni alle corti, spesso, come si è potuto vedere per più di un mese di sopralluoghi, ostruiti o sbarrati da materiali di vario genere. Inoltre questi spazi interni non sono fruiti a causa della mancanza di una vera funzione che attiri e mantenga popolazione al loro interno. La popolazione infatti preferisce spostarsi in piazza Pertini per sfruttare l’area gioco attrezzata, che risulta essere l’unica area curata e controllata del quartiere. Per quanto riguarda la proposta di riconversione e riempimento con funzioni collettive dei piani terra è stata ben accolta dalla popolazione; simili utilizzi collettivi sono già presenti in alcune palazzine a T, dove al piano terra si trovano sale comuni destinate alle riunioni di condominio. Risulta inoltre che gli alloggi siano tutti abitati, nonostante esistano discrepanze date dal fatto che alcuni alloggi siano abitati da un solo soggetto, spesso anziano, mentre famiglie numerose siano costrette all’interno di piccoli alloggi. “Il centro di quartiere viene utilizzato principalmente da anziani, ma anche da giovani che magari si comprano un gelato e poi vanno a giocare a Pallone.” Ragazzo, 20 anni “I clienti sono sempre gli stessi, poi d’estate vengono un sacco di persone.” Gestore del bar, 45 anni
“In effetti c’è lo spazio in mezzo alle case con quei giardini che non viene utilizzato e non so il perchè.” Madre, 45 anni “Io ho quattro figli di 9,8,3 e 2 anni e per farli giocare dopo scuola avrei bisogno di due spazi vicini adatti a tutte le età.” Madre, 45 anni
Voce agli abitanti foto 13: l’edilizia scadente. foto 14: il centro di quartiere.
UN QUARTIERE DI EDILIZIA POPOLARE
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La storia
Gli anni ‘60 sono stati caratterizzati da un vero e proprio esodo in pieno sviluppo industriale, in particolare dal Sud, verso le città del Nord; prima tra tutte Torino, la città- fabbrica e il suo hinterland. Tra il 1951 e il 1971 Nichelino passa da 6.724 a 44.368 abitanti, con un incremento demografico a dir poco vertiginoso e con una percentuale di crescita superiore agli altri Comuni dell’area industriale torinese, data la sua vicinanza territoriale privilegiata rispetto agli stabilimenti Fiat Lingotto e Mirafiori. In questa situazione gli organi pubblici e lo Stato devono garantire infrastrutture e servizi per i nuovi lavoratori e le loro famiglie. Il movimento dei cittadini che si sviluppa nel 1969 nel Comune di Nichelino contro gli sfratti e l’aumento continuo 1950
1975
1960
1995
degli affitti rappresenta un caso emblematico di quel periodo in tutta Italia; l’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione sul problema della casa nella sua complessità per portare il governo ad una nuova politica che preveda: -la riduzione degli affitti, con una legge che li regolamenti; -lo sviluppo massiccio dell’edilizia economica e popolare nelle zone della 167 in grado di rispondere alle esigenze della popolazione a basso reddito; -investimenti sociali (scuole, trasporti, strutture socio-culturali, sanitarie, ecc..). L’attuale “quartiere Boschetto”, a metà del ‘900 ospitava solo alcune fabbriche, cascine e zone agricole, ad oggi elementi consolidati.
La storia schema 17: la crescita del quartiere.
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Negli anni ‘60, invece, vengono elaborati piani di zona che forniscono la possibilità agli enti pubblici di acquisire territori e di realizzare opere di edilizia popolare PEEP. Il secondo intervento 167/2 si colloca su Via Cacciatori con la realizzazione nel 1975 di edifici promossi da privati e di edilizia popolare; nascono villette indipendenti, complessi industriali e per l’artigianato. Nascono servizi per i nuovi complessi e per quelli in costruzione. Nel 1990 viene redatto il PEEP 3 che prevede la
costruzione, nel 1995, di 800 alloggi all’incrocio tra via Debouchè e via XXV aprile, si tratta dei grandi complessi di Largo delle Alpi. L’intervento è accompagnato dalla realizzazione di altri servizi quali la ASL e spazi destinati all’attività sportiva. Alla base vi è l’emigrazione dal centro di Torino alla cintura e la costruzione dello svincolo autostradale previsto dal piano territoriale di coordinamento della provincia di Torino adottato nel 1999.
La storia schizzo 4: la corte di Via Pracavallo.
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Le regole
Per edilizia residenziale pubblica si intende quella realizzata direttamente o indirettamente dallo Stato per la creazione, a costi ridotti, di abitazioni da assegnare a cittadini con redditi bassi o che si trovino in condizioni particolarmente economiche disagiate. Lo sviluppo dell’edilizia pubblica è stato regolamentato da diverse leggi che si sono susseguite nel tempo, a partire dal primo dopoguerra, con il Testo Unico sull’Edilizia Popolare ed Economica del 1938 (R.D. 28 aprile 1938, n.1165), in base al quale sono nati gli Istituti Autonomi Case Popolari (I.A.C.P.). La legge 167 del 1962, per rispondere all’esigenza di abitazioni e per favorire i ceti meno abbienti, stabilì che tutti i Comuni italiani con un certo numero di abitanti dovessero dotarsi di un piano decennale per la realizzazione di case economico popolari. Ciascun Comune doveva individuare le aree da riservare a tali costruzioni e, se opportuno, poteva anche espropriarle. Successivamente la legge 865/1971 regolamentò la procedura stabilendo che il Comune, una volta divenuto proprietario delle aree, avrebbe individuato le imprese private (cooperative edilizie o altre società costruttrici) che dovevano realizzare gli alloggi a prezzi contenuti per metterli sul mercato a determinate condizioni, previste dalla stessa normativa. Nel caso dell’ATC viene stipulata una graduatoria di coloro che hanno fatto richiesta in comune e che rientrano nei canoni che viene seguito nel caso in cui alcuni locatari si trasferiscano; possono acquistare gli assegnatari, o i loro familiari conviventi, titolari di regolare contratto di Erps, che affittino un appartamento da oltre 5 anni e non siano in mora con il pagamento dei canoni e delle spese all’atto della presentazione della domanda. In caso di acquisto da parte dei familiari conviventi è fatto salvo il diritto di abitazione a favore dell’assegnatario. Non tutti gli alloggi sono
in vendita, ma solo quelli inseriti nel piano vendita vigente al momento della domanda. Per quanto riguarda la vendta viene formulato il prezzo, inviata agli inquilini degli alloggi compresi nel piano di cessione, con allegato un modulo di risposta. Nella lettera di offerta è indicato il termine per la risposta (mediamente 2 mesi), ma l’acquisto non è obbligatorio e di conseguenza gli assegnatari possono rimanere nell’alloggio, anche senza acquistarlo, se hanno un reddito familiare complessivo inferiore al limite stabilito per la decadenza dalle norme che regolano l’Erps o sono portatori di handicap o hanno più di 60 anni. Il prezzo di un alloggio di Erps è stabilito per legge, in relazione agli estimi catastali vigenti, ed è soggetto a coefficienti di riduzione collegati alla vetustà dell’abitazione e alle modalità di pagamento. Per il nuovo piano vendita ATC Torino offre la possibilità di rateizzare il pagamento dell’alloggio versando un acconto del 50 per cento sul prezzo dell’immobile, mentre il rimanente verrà ripartito fino a un massimo di 15 anni, come applicazione degli interessi legali; la rata viene inserita direttamente in bolletta.
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Lo stato attuale
Ad oggi l’isolato di via Pracavallo è in uno stato elevato di degrado fisico e sociale; visibilmente sono presenti distacchi di intonaco e i muri sono stati vandalizzati con graffiti e scritte. Le corti interne presentano panchine e giochi per bambini che sono stati messi fuori uso e quindi non vengono utilizzati; il grande spazio attorno al lampione della luce è diventato un altarino con una statuina della Madonna attorniata da mazzi di fiori; in alcuni periodi il cortile diventa deposito di rami e falciature. (schizzo 4) Da alcuni commenti rilevati durante una riunione degli inquilini delle case popolari sono stati inoltre portati alla luce ulteriori disagi all’interno degli alloggi. Molti lamentavano la scarsa manutenzione degli spazi comuni interni alle
palazzine come ad esempio i pianerottoli e i vani scala; altro problema sono le infiltrazioni d’acqua su solai e pareti che, a quanto affermato, abbiano oramai degradato intere porzioni di camere. Altra questione è l’utilizzo abusivo degli spazi comuni ai piani terra, spesso utilizzati come autorimesse e officine da alcuni inquilini. Infine i parcheggi esterni, comuni ai condomini, sono utilizzati senza regole, all’interno di una situazione sociale precaria e dominata dall’indifferenza. E’ possibile affermare che gli appartamenti mantengano l’iniziale assetto e che quindi per ogni vano scala vi siano due unità abitative; queste variano dai 75 ai 100 metri quadrati e si suddividono in 5 ambienti ai quali si accede tramite un corridioi.
Lo stato attuale. schizzo 5: la percezione dal balconi.
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Osservando gli appartamenti dall’esterno appaiono tutti occupati a parte alcuni che presentano gli scuri chiusi e anche danneggiati e parlando anche con alcune persone della zona pare che quasi l’intera totalità degli alloggi sia occupata; contattando l’ATC è stato possibile scoprire che in parte gli alloggi siano stati riscattati, ma non è stato possibile individuarne una percentuale. La popolazione che occupa questi alloggi al giorno d’oggi è principalmente anziana, ovvero rimanente dall’ondata d’immigrazione degli anni ’60, ma vi sono anche famiglie con
figli e a detta di alcuni abitanti la popolazione giovane età è disagiata; il tasso di disoccupazione è molto alto e quindi capita anche di vedere padri di famiglia al centro di quartiere che occupano i propri pomeriggi. Considerati questi aspetti la popolazione che utilizza la macchina per spostarsi non è molta, in quanto molti non si recano neanche sul posto di lavoro in quanto pensionati; in più la presenza di una popolazione prevalentemente anziana provoca maggiori flussi pedonali che non con mezzi di trasporto autonomi.
Lo stato attuale. foto 15: la predominanza dell’edilizia pubblica.
TRE LIVELLI DI INTROVERSIONE
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Le numerose analisi svolte rappresentano una base valida e completa per la fase di progettazione; osservando le criticità della zona siamo risaliti a 3 livelli di intervento che mirano a mantenere l’assetto globale dell’area e non modificare in maniera radicale il costruito e la viabilità. Accanto a quest’idea di conservazione nasce, allo stesso tempo, una proposta progettuale che mira alla rivalutazione e valorizzazione dell’esistente. Come accennato, la viabilità interna sia pedonale che veicolare, è poco sfruttata dagli abitanti; l’obiettivo del progetto sarà quello di creare di percorsi nel quartiere che permettano un collegamento continuo e sicuro tra i vari servizi che esso ospita. Inoltre permettendo l’ingresso agile e assegnando una funzione chiara all’interno dello spazio delle corti il progetto segue quelle che sono state le indicazioni fornite falle interviste alla popolazione, la quale desiderava sfruttare tali spazi aperti prossimi alle proprie abitazioni. Il percorso che si snoda all’interno delle corti e piazze metterà in relazione tra loro vari spazi pubblici presenti nell’area residenziale a partire da Largo delle Alpi, per poi raggiungere la zona del centro commerciale “Carrefour”, Piazza Pertini e il limitrofo Parco del Boschetto. Dalle dinamiche osservate è emerso che tale struttura è largamente utilizzata oggi dalle diverse fasce d’età della popolazione, ma purtroppo abusivo e a rischio smantellamento, e dunque ci riproponiamo di ripensare tale centro a livello architettonico, ma anche spaziale. Si mira inoltre ad una rivalutazione nello spefico delle case popolari di Via Pracavallo in quanto conferiscono allo spazio nel quale si insediano un aspetto fatiscente; saranno dunque oggetto di
Tre livelli di introversione. dalla citta’ al parco.
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uno “svuotamento e riempimento dei piani terra”, che permetterà l’insediamento di nuove funzioni al loro interno o la creazione di nuovi spazi di passaggio, per rendere più permeabile il sistema di piazza. la scleta di inserire una funzione comune al piano terra dei condomini è stata ulteriormente rafforzata sia con le interviste sia con il riscontro di adozioni simili in alcune torri residenziali di via Pracavallo.
Successivamente ci si concentra sul miglioramento della qualità dell’abitato intervendo all’interno delle unità abitative che sono ampliate con l’aggiunta di balconi o riorganizzate a livello d ambienti interni; questo per fare in modo che i tagli degli appartamenti varino e anche il numero delle persone insediabili e possano richiamare all’interno del quartiere nuovi abitanti.
SISTEMA DI PIAZZE
ALLOGGI
PIANI TERRA
CENTRO DI QUARTIERE
Tre livelli di introversione. le zone di intervento.
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Il quartiere e le corti
Il primo livello di progetto è legato all’utilizzo della piazza e del centro di quartiere; lo scopo è quello di creare spazi più vivibili che eliminino il senso di oppressione e di disagio che ormai caratterizza tali luoghi. Dall’analisi iniziale sono emerse delle forti centralità e dei poli esterni che influenzano vari flussi interni. Tali centralità sono la piazza al centro della corte del primo conglomerato di case popolari costruite, la piccola piazzetta posta tra le scuole e il grande spazio di piazza Pertini. Oltre a questi fulcri sono stati individuati dei poli esterni alla zona di progetto che determinano i flussi pedonali al suo interno: precisamente il Carrefour, il parco del Boschetto e il polo d’istruzione. Tenendo conto quindi della natura dei luoghi e del bacino d’utenza si è giunti alla conclusione che per dare vita alla zona, spingendo gli stessi abitanti a scendere, si potrebbe creare un percorso che vada ad unire questi spazi creando un flusso più dinamico che migliori la percezione del luogo stesso. In base a questi percorsi tracciati sulla planimetria sono stati individuati i centri che vanno a creare il nuovo sistema; in più per rendere più permeabile lo spazio si è pensato di intervenire sui piani terra per creare dei passaggi diretti tra i differenti ambienti. Per creare un percorso più continuo si è inoltre pensato di eliminare delle zone a parcheggio, una piccola porzione in relazione alla totalità, e di pedonalizzare delle strade carrabili che hanno la principale funzione di permettere ai mezzi di sicurezza di raggiungere le scuole; tali porzioni non verranno occupate con elementi d’ostacolo, ma unicamente pavimentate, così da mantenerne l’utilizzo straordinario.
l’edilizia popolare
parcheggi
percosi principali
Il quartiere e le corti. analisi esistente
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Questo intervento è accompagnato dall’inserimento di un alberatura che segue alcune I percorsi principali e continua anche verso il Carrefour, affiancato dalla pista ciclabile e da un percorso pedonale. Vista la vocazione “privata” dello spazio all’interno della corte si è pensato di creare uno spazio più intimo e circoscritto, che insieme ai nuovi locali al piano terreno, dovrebbe portare gli abitanti a riappropriarsi del terreno: utilizzare il giardino nei pomeriggi estivi, sostare sotto le tettoie, utilizzare gli appezzamenti veri come orti urbani o trasformare le stesse tettoie in serre. Si è deciso di non chiudere fisicamente questo spazio ma piuttosto di inserire degli elementi puntuali verticali che in prossimità del costruito sono fitti e vanno a diradarsi in prossimità dei passaggi, così da schermare visivamente lo spazio ma non chiuderlo fisicamente. All’interno della piazza ad uso privato sono inserite della tettoie che scandiscono il disegno del giardino insieme ai corpi che fuoriescono dai piani terreni; questi sono luoghi di ritrovo per gli abitanti, ma sono anche pensati come elementi che in un futuro possano poi essere trasformati in serre o spazi di servizio per possibili orti urbani. Questi elementi hanno la funzione di radicare a terra gli abitanti, per eliminare il sens di insicurezza e di alienazione che sembra colpire coloro che vivono in questi luoghi. Il verde è determinato direttamente dai percorsi che tagliano nella piazza delle aree medio grandi destinate a giardino con alberi che creano zone d’ombra sotto le quali sostare; tali percorsi culminano poi in piazza Pertini proprio in corrispondenza del grande portale che caratterizza
strade carrabili
piazze
Il quartiere e le corti. analisi esistente.
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il nuovo centro di quartiere, e ricollega la zona con il parco. Dato che tali interventi influiscono in maniera importante sull’aspetto attuale degli spazi si prevede una nuova pavimentazone in masselli modulari autobloccanti in calcestruzzo vibrocompresso che si alterni alle numerose porzioni a vegetazione.
Il quartiere e le corti. la corte oggi.
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Planimetra sistema di piazze rapporto tra i diversi spazi
Elementi di arredo urbano elementi puntuali che scandiscono gli spazi, tettoie all’interno del giardino
metamorfosi degli spazi il giardino percepito come pubblico, riappropriazione da parte degli abitanti
Percorsi
Intervnenti
Sistema del verde
Piazze\
Il quartiere e le corti. livelli di intervento.
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E’ proprio piazza Pertini il fulcro principale in quanto vi è il centro di quartiere è importante: esso è infatti l’unico spazio pubblico nel quartiere Boschetto in cui è possibile organizzare attività sociali e le attività svolte all’interno della struttura sono sentite come parte integrante della vita di quartiere, tanto da provocare una reazione collettiva alla notizia della sua chiusura. L’idea di progetto è quella di ricostruire il centro di incontro, dotandolo di spazi adeguati per lo svolgimento delle sue attività, oggi limitate all’ambiente unico, e di rafforzare la sua impronta sul tessuto sociale, che nonostante la grave situazione di disgregazione e deperimento negli ultimi anni sta dando segni di vivacità politica e culturale, permettendo l’inserimento di nuove funzioni e attività. Attualmente non vi è differenziazione tra lo spazio del bar e quello dedicato ai laboratori. Il progetto prevede quindi la separazione fisica tra le due entità, però posizionate l’una vicino all’altra, per non perdere la relazione virtuosa che si è creata tra esse. L’edificio nel suo complesso assume la forma di un ferro di cavallo con concavità rivolta verso nord e via Cacciatori, ed è posto nella parte meridionale di piazza Pertini. La parte destinata al commercio è posta nella parte sinistra, lungo via Pracavallo, ed è ad un piano mentre la parte destinata ai corsi si sviluppa lungo il confine con le scuole materne ad est ed è a due piani. Il locale commerciale è composto da un ambiente ad L, con la zona destinata al servizio nel braccio di ingresso, posto sotto il passaggio pergolato, e con una zona a doppia altezza destinata alla consumazione e trasformabile secondo le necessità in grande aula per le riunioni di quartiere.
Il quartiere e le corti. percorsi interni. apertura verso la piazza.
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Le stanze destinate ai corsi sono accessibili sempre dal passaggio coperto, di fronte all’ingresso principale del bar. Sullo spazio distributivo si affacciano i servizi e l’ingresso al locale palestra, che si estende verso nord. Le aule sono ricavate al piano superiore e hanno metratura variabile da 50 a 70 mq. Un’aula è provvista di un ripostiglio per porre le attrezzature utilizzate durante le attività e i laboratori. Una passerella, che nel suo tratto iniziale si allarga e ospita una zona a biblioteca/ spazio studio o lettura, mette in comunicazione il blocco delle aule con quello del bar, dove al piano superiore, solamente accessibile da tale passerella, sono situate altre due aule, una delle quali è dotata di una terrazza esterna, disegnata sempre nell’ottica di differenziare le attività svolte all’interno della struttura. Lo spazio tra i due edifici, attraversato in alto dalla passerella di unione tra le aule, crea un passaggio coperto, allineato secondo il percorso pedonale che dalla corte delle case popolari corre verso il parco del Boschetto. Tale passaggio coperto si estende idealmente sia a sud verso il parcheggio che a nord verso i campi sportivi. La parte pergolata a sud ospita una piccola gradinata rivolta verso la parete cieca dell’edificio dei corsi: lo spazio può quindi diventare un luogo per proiezione filmati, rappresentazioni teatrali, letture all’esterno o attività esterne correlate con quelle svolte all’interno delle aule. Il pergolato ad uso dei corsi è bilanciato da quello dell’attività commerciale, posto a nord; quest’ultimo è una riproposizione di quello già esistente, il cui uso è legato allo svago e alla funzione civile del centro di quartiere. A questo segue il ridisegno della piazza. Attualmente piazza Pertini si compone di due realtà.
Il quartiere e le corti. coni ottici. ricavare nuovi percorsi.
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Sul lato delle scuole elementari si trova una striscia di prato attrezzata a parco giochi, il resto è occupato da uno spazio asfaltato, leggermente infossato, sui cui lati tre gradini servono da panca; sia su via Pracavallo che su via Cacciatori sono presenti alberature. L’idea di progetto è quella di aprire la piazza verso la strada, dando una reale visibilità al centro di incontro di quartiere, ora oscurato dalle alberature. La nuova piazza rimane ad un unico livello, spianando la leggera concavità centrale oggi presente. L’area a parco giochi, nella volontà di mantenere un controllo diretto dei genitori e tutori sui bambini, si sposta tra il blocco del bar e la strada. La zona giochi posta in questa zona, recintata, è accessibile sia direttamente dal bar che da un passaggio in corrispondenza del pergolato esterno. La piazza, che si estende tra il centro di incontro di quartiere ed è parte a verde, lungo via Cacciatori, sia pavimentata in corrispondenza del centro di quartiere.
Il quartiere e le corti. lo spazio attorno a piazza pertini. funzioni nel nuovo centro di quartiere.
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Centro di incontro di quartiere pianta piano terra
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centro di incontro di quartiere) assonometria pianta piano primo
prospetto Sud
prospetto Nord
prospetto Ovest
prospetto Est
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Centro di incontro di quartiere prospetti
Centro di incontro di quartiere sezioni prospettiche
centro di incontro di quartiere Vista fronte sud Vista fronte nord
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L’attacco a terra degli edifici Gli edifici di via Pracavallo nel quartiere Boschetto, individuano uno snodo fondamentale nello sviluppo del nostro progetto che, come già detto, si modella su tre livelli, trovando il suo principio cardine nel sistema di piazze. Questo vuole radicare a terra il quartiere in modo da renderlo quella nicchia autarchica che vanta di essere. A fronte di ciò, ci è sembrato essenziale andare a lavorare nella corte degli edifici, integrando il progetto con il ridisegno degli spazi, non solo pubblici, ma anche privati, questi profondamente legati all’edificio. Abbiamo quindi ricercato le piante dei fabbricati agli uffici dell’ATC, riuscendo in seguito a ricavarne il disegno dei piani terra e dei piani superiori. Avendo a disposizione la distribuzione interna si è potuto riscontrare una particolare assialità che ci ha spinti a metterla in risalto dapprima vuotando i piani terra, poi andando a rifunzionalizzarne lo spazio. L’assialità era inoltre avvalorata dalla presenza di una strada che dal polo scolastico andava ad intersecare gli edifici in maniera perpendicolare. Volendo sin da subito connettere questi spazi, si è pensato di vuotare il piano terra solamente in corrispondenza dell’asse, rendendo parte della corte accessibile pubblicamente e l’area facilmente attraversabile. Sull’esempio di Lacaton e Vassal, si vuotano i piani terra dalle distribuzioni precedenti, ma al contempo si aggiungono nuovi elementi e quindi nuove funzioni.
l’attacco a terra degli edifici nuovi corpi di fabbrica.
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I nuovi blocchi ospitano funzioni di cohousing pensate in base dell’età degli inquilini attuali e a quella dei futuri abitanti del fabbricato. In entrambi i fabbricati si hanno una cucina con sala comune ed una lavanderia accessibili da ogni vano scala (unico elemento che permane della preesistenza al piano terra). I due edifici condividono alcune funzioni secondarie: infermeria, mediateca, camere per ospiti ed una sala per il bricolage. Queste funzioni non vengono ripetute all’interno dei singoli edifici, sono perciò tutte accessibili dalla corte.
Nel caso del fabbricato di dimensioni maggiori, l’intersezione con l’asse non permette una completa privatizzazione dei piani terra, i blocchi ospitano quindi una sala per il fai-da-te, come precedentemente accennato, e un asilo nido, giustificato anche dalla vicina presenza del polo scolastico. I nuovi fabbricati hanno la pretesa di volersi innestare nel contesto rimanendo comunque avulsi dalla preesistenza, essi si inseriscono nei vuoti ricavati tra i setti portanti dell’edificio come scatole parassita che si spingono all’interno della corte.
L’attacco a terra degli edifici sezioni prospettiche
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L’immagine che si vuole creare è quella di uno spazio vuoto intervallato dalla presenza di questi contenitori. Anche il materiale vuole dare risalto alla struttura parassita; le scatole sono pensate rivestite in materiale traslucido, che rimanga quindi trasparente ma al contempo opaco, solo la facciata principale resta completamente vetrata. Il protendersi verso l’interno della corte da parte dei blocchi getta le basi per il disegno della pavimentazione dello spazio esterno.
L’aggetto che si viene quindi a creare offre un’ulteriore possibilità di progetto: la copertura rende possibile una differenziazione degli spazi abitativi al piano primo, essi diventano uno spazio aggiunto per alcuni degli appartamenti. I corpi di nuova costruzione favoriscono un ulteriore disegno della pavimentazione: i collegamenti tra questi infatti, vengono risolti tramite una pavimentazione coperta da frangisole; in questi intervalli si possono trovare spazi ad uso comune di natura diversa da quelli precedentemente descritti: compostaggio, piante aromatiche e bike sharing.
L’attacco a terra degli edifici sezione prospettica.
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L’attacco a terra degli edifici cohousing: planimetria piano terra
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L’attacco a terra degli edifici viste esterne
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Gli appartamenti
Il terzo livello di progetto propone un intervento di riqualificazione delle case popolari del quartiere e in particolare dei complessi situati in Via Pracavallo. Lo studio degli edifici parte da un sopralluogo nel quartiere, che oltre a dare la possibilità di svolgere un rilievo fotografico, ha reso possibile la presa di coscienza del senso di intrappolamento e soffocamento di cui la corte di queste case popolari soffre. Trattandosi di casi di edilizia pubblica è stato possibile reperire le planimetrie dei vari piani dei complessi (ai numeri civici 42, 44 e 46) tramite l’ATC Torino. L’edificio analizzato si estende per nove piani fuori terra ed è caratterizzato da tre corpi scala, con un totale di sei alloggi per piano. Analizzando un piano tipo sono state riscontrate diverse problematiche relative al singolo alloggio. Ogni piano ospita appartamenti statici e uguali tra loro, spesso caratterizzati da numerosi ambienti dall’elevata metratura, poco funzionali per chi li abita, nella maggior parte dei casi persone sole, coppie di anziani o famiglie poco numerose. Tali ambienti presentano delle aperture schematiche e ristrette, che spesso non rispettano 1/8 della superficie interna sulla quale affacciano e che scandiscono il disegno degli edifici in facciata. Osservando l’esterno si può notare come gli alloggi non presentino aree esterne ad essi destinate nonostante lo spazio circostante non mostra ostruzioni alla realizzazione di balconate e verande. Il progetto prevede, quindi, un ridisegno della distribuzione interna degli alloggi, mantenendo invariata la struttura portante ipotizzata, caratterizzata da setti in calcestruzzo portanti e disposti trasversalmente rispetto al filo di facciata.
Gli appartamenti svuotamenti in facciata. assonometria con svuotamenti.
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Il piano primo rappresenta il caso che dialoga maggiormente con l’intorno ed in particolare i nuovi corpi destinati al cohousing inseriti al piano terra, la cui copertura si trasforma in spazio esterno per gli abitanti delle cellule centrali. Il piano primo ospita appartamenti con una metratura variabile tra i 58 e 95 m^2, tutti dotati di cucina e soggiorno open space, grandi aperture vetrate e nuove balconate verso ovest. I piani dal secondo all’ottavo presentano un assetto diverso rispetto al sottostante; aumentano gli svotamenti all’interno della struttura permettendo la realizzazione di abitazioni con una metratura dai 70 ai 42 m^2. Gli svuotamenti possono essere sfruttati in parte come giardini d’inverno, con il lato
rivolto verso l’esterno totalmente vetrato,o interamente come balconi. Sono presenti sia alloggi familiari, per due persone o single. La superficie lorda di pavimento degli alloggi diminuisce salendo all’ultimo piano, caratterizzato da case con una metratura tra i 55 e i 42 m^2, tutte dotate di possibile giardino d’inverno e balcone. Il progetto prende spunto dai progetti degli architetti francesi Lacaton e Vassal per quanto riguarda l’inserimento di verande vetrate e di grandi aperture destinate ai singoli vani, al fine di migliorare il rapporto tra l’esterno e l’interno oltre che la vivibilità interna delle abitazioni e la loro illuminazione naturale.
Gli appartamenti edifici in esame.
Gli appartamenti pianta piano tipo allo stato attuale. pianta piano tipo con struttura portante.
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Gli appartamenti pianta piano primo. pianta piano tipo.
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Gli appartamenti pianta piano nono. aree esterne all’alloggio.
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PIANO TIPO ESISTENTE
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PARTIZIONI ELIMINATE
SUPERFICI VETRATE
AREE ESTERNE
Gli appartamenti. interventi sulla struttura esistente.
PIANO NONO NUOVO
PIANO TIPO NUOVO
PIANO PRIMO NUOVO
VANI SCALA
PARTIZIONI ELIMINATE
SUPERFICI VETRATE
AREE ESTERNE
Gli appartamenti. nuovo assetto interno degli alloggi.
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Gli appartamenti prospetto est. prospetto ovest.
gli appartamenti alloggio con giardino d’inverno. alloggio al primo piano.