Territori che cambiano riarticolazioni spaziali nel Biellese post-distrettuale
Mirko Mantovan relatore: Angelo Sampieri correlatore: Paola Savoldi
Territori che cambiano riarticolazioni spaziali nel Biellese post-distrettuale
tesi di laurea magistrale in Architettura (Costruzione - CittĂ ) Politecnico di Torino, a.a. 2015-2016 candidato: Mirko Mantovan relatore: Angelo Sampieri professore associato, DIST, Politecnico di Torino
correlatore: Paola Savoldi professore associato, DAStU, Politecnico di Milano
Questo lavoro si sviluppa all’interno del laboratorio di tesi shared territories / territories in Crisis, sotto la supervisione del relatore prof. Angelo Sampieri, del correlatore prof. Paola Savoldi (Politecnico di Milano), con la coordinazione dei prof. Cristina Bianchetti, Fabrizio Paone e Angioletta Voghera, e con l’aiuto di Elisabetta Bello, Michele Cerruti But, Agim Enver Kërçuku, Leonardo Ramondetti, Eloy Llevat Soy, Quirino Spinelli e Ianira Vassallo. La ricerca del gruppo, costituita da indagini, progetti e riflessioni critiche è consultabile su: territoridellacondivisione.wordpress.com
Indice
Introduzione........................................................................................................9
I. Mezzo distretto Forme e processi del cambiamento, a partire da un modello interpretativo non piĂš attuale....17 Popolazioni.............................................................................................................19 Infrastrutture: acqua e asfalto...................................................................................23 Produzione tessile....................................................................................................35 Abitare nei territori dei terzisti....................................................................................49 Welfare e loisir...........................................................................................................57
II. Fenomeni emergenti Una diversa osservazione.........................................................................................67 Educazione.............................................................................................................69 Well-being...............................................................................................................73 Conflitti e integrazione..............................................................................................81
III. Spazi Luoghi del progetto..................................................................................................87 Lo spazio dei terzisti.................................................................................................89 Ambienti d’acqua.....................................................................................................99 Scuole...................................................................................................................107
Bibliografia............................................................................................................119
7
Introduzione
L’interpretazione che si fa di un territorio ha un
stenza di un suo funzionamento residuo. Provo-
peso non trascurabile sul pensiero progettuale
catoriamente immagina che ne sussista metà (o
che attorno ad esso si articola. Soprattutto nel
quasi): metà popolazione, metà impiegati, metà
caso in cui in passato vi siano stati importanti fe-
aziende, uso di metà degli spazi e così via.
nomeni che ne abbiano segnato con forza i ca-
- osserva, a conferma del discostarsi delle vec-
ratteri e la conformazione, lasciando pesanti trac-
chie immagini, ed in riferimento all’evidenza di un
ce nell’immaginario. Il mutamento impone una
presente in rapido mutamento, i contorni di al-
rinnovata azione interpretativa rispondente anche
cuni fenomeni emergenti che, pur nutrendosi dei
all’esigenza di costruire la cornice entro la quale il
residui della vecchia organizzazione, sembrano
progetto possa tornare ad esprimersi.
progressivamente allontanarsi da essa. - immagina che un’azione progettuale possa
Il Biellese, quale territorio del lavoro che in passa-
confrontarsi, in maniera minuta con i fenomeni
to funzionava come un distretto tessile, costitui-
emergenti colti entro gli spazi ereditati.
sce un caso di grande interesse per il peso che la vecchia immagine distrettuale ancora mantiene.
L’esito di questo lavoro non ha l’ambizione di for-
Nonostante i numerosi processi economici, so-
nire una nuova interpretazione territoriale, ma di fa-
ciali ed istituzionali che, negli ultimi quarant’anni,
cilitarne alcune letture e concettualizzazioni a par-
ne hanno cambiato radicalmente il funzionamen-
tire da luoghi in cui l’intricato rapporto tra capitale,
to, l’interpretazione persiste, a meno di non dis-
lavoro, società, valori e pratiche è profondamente
solverla entro un nuovo scenario di totale abban-
mutato negli ultimi decenni. Le ipotesi avanza-
dono, come frequentemente evocato. Partendo
te, così come le suggestioni progettuali propo-
dal trascorso modello interpretativo, questo stu-
ste, provano ad alleggerire il peso, a tratti ancora
dio investiga la porzione di territorio compresa tra
schiacciante, del vecchio modello interpretativo,
i fiumi Strona e Sessera, con l’intento di osserva-
senza rimpiazzarlo entro una nuova immagine
re uno scarto rispetto al passato. Per far questo:
complessiva, piuttosto enfatizzando la necessità
-si interroga circa l’eredità della vecchia organiz-
di letture diversificate capaci di suggerire progetti e
zazione spaziale a partire dall’ipotesi della persi-
politiche in grado di cogliere la nuova complessità.
9
borgosesia
valsessera
triverese
valle di mosso
biella
cossato
Il Biellese, una mappa. base cartografica: CTR Piemonte (ridisegno)
11
fiume sessera
crinale prealpino
fiume strona
Una città . L’ambito territoriale indagato in maniera ravvicinata è quello a cavallo tra la valle di Mosso, il Triverese e la Valsessera, tra i fiumi Strona e Sessera, in provincia di Biella. La forma dello spazio abitato di questo territorio è caratterizzata da una dispersione insediativa propria della topografia prealpina, che si appoggia ad alcune principali strade di fondovalle, supporto di un sistema di industrie dalle quali dipartono collegamenti fitti e minuti che si inerpicano e si perdono sulle alture. base cartografica: CTR Piemonte (ridisegno) 13
I. Mezzo distretto
La squadra di calcio di fraz. Fila, Trivero. La vecchia organizzazione distrettuale ha prodotto nel tempo spazi e forme di aggregazione anche diverse da quella della fabbrica, entro “una calda coralitĂ produttiva e civileâ€?. Archivio Acquedotto di Fila; Foto. F.lli. Rossetti, Biella
16
Forme e processi del cambiamento A partire da un modello interpretativo non più attuale
Questa prima parte della tesi prova a descrivere
e soprattutto di spazi. Il riferimento al distretto as-
alcuni aspetti del cambiamento che si è dato ne-
sunto da questo lavoro è pertanto più prossimo
gli ultimi quarant’anni nel territorio Biellese. In as-
ai recenti studi di G. Becattini, il quale propone
senza di modelli interpretativi nuovi e più esaustivi
di guardare oltre la “fredda geo-settorialità, verso
rispetto a quelli passati che riconducevano que-
una lettura del fenomeno come una calda coralità
sto territorio ad un distretto, l’ipotesi qui avanzata
produttiva e civile” (Becattini, 2015). Il concetto
torna a misurarsi con la vecchia interpretazione di
di distretto risulta in tal senso allargato ad un in-
ciò che questo territorio è stato, ovvero una città
treccio più esteso di figure istituzionali e culturali,
del lavoro che funzionava secondo logiche di-
“comprese quelle para-produttive, l’assistenza
strettuali incentrate sulla produzione tessile. Data
sociale, gli sport praticati e preferiti, ecc…” (Be-
quindi l’importanza assunta da questo modello di
cattini, 2015). In questa accezione, anche gli
sfondo all’interno del presente ragionamento, è
spazi del distretto non sono solo quelli della ma-
importante chiarire fin da subito cosa si intenda
nifattura, ma anche quelli dell’abitare, della ricre-
con esso: si tratta di una categoria interpretativa
azione, dell’educazione e così via.
studiata in maniera approfondita a partire dagli anni settanta in Italia, che legge come ‘distrettua-
Richiamare la nozione di distretto, seppure entro
li’ quelle forme territorializzate della produzione,
nuove categorie descrittive e nuove connotazio-
caratterizzate da una particolare “atmosfera in-
ni del termine, è un forzatura. Osservando l’at-
dustriale” (Marshall, 1890), nelle quali numerose
tuale organizzazione spaziale dei tredici comuni
piccole e medie imprese in parte collaborano e in
compresi tra i fiumi Strona e Sessera, a cavallo
parte competono all’interno di un processo inte-
tra la Valle di Mosso, il Triverese e la Valsesse-
grato che avviene in clima di fiducia (Dei, 1994).
ra1, si possono difatti cogliere ancora il peso e
Tuttavia, pur riconoscendo l’importanza della
l’importanza del passato distrettuale, ma il vec-
produzione in senso stretto per la definizione di
chio modello interpretativo non calza certamente
un distretto (cfr. Maggioni, 2008), tale inquadra-
più, perché del sistema produttivo pare saltata
mento appare oggi restrittivo rispetto a ciò che
completamente proprio la logica e la meccanica.
l’abitare distrettuale produce in termini di pratiche
A fronte di tale aporia, questo lavoro avanza un
17
tentativo di lettura dichiaratamente parziale che
ture, l’abitare nei territori dei terzisti ed infine le
misura la condizione presente con il presunto re-
attrezzature del welfare e del loisir: un insieme
siduo di una metà di ciò che è stato. Ipotizza per-
di parti funzionanti a metà, che, nel loro operare
tanto che su questo territorio, sussista e abbia
assieme, costituiscono un’organizzazione a sua
rilevanza oggi la metà (o quasi) di ciò che esiste-
volta dimezzata, tuttavia attiva e radicata nel pas-
va in passato: metà popolazione, metà impiegati,
sato distrettuale che ancora la nutre.
metà aziende, uso a metà delle infrastrutture, di metà del patrimonio residenziale, di metà delle attrezzature del welfare e così via. Secondo questa interpretazione, si tratta insomma di una città che oggigiorno è composta da pezzi che funzionano a regime ridotto, a metà del vecchio regime potremmo dire. Questa interpretazione non intende semplificare la questione entro una coincidenza tra città e distretto. La semplificazione è strumentale a porre l’accento su una transizione irrisolta, peraltro oggetto di una discussione molto accesa in campo economico. Una transizione che non è però da osservarsi soltanto attraverso dati e numeri (come prevalentemente in questa prima parte della tesi). Dati e numeri possono infatti deterministicamente convalidare o smentire l’ipotesi della metà (e più spesso, come vedremo, convalidare). La metà che persiste è colta, in questa ricerca, attraverso un’osservazione fine degli spazi che ancora lavorano, o che lavorano entro dinamiche nuove, col supporto, e spesso nel solco, delle vecchie meccaniche distrettuali. La restituzione di questa prima esplorazione consiste in una serie di immagini d’assieme che rappresentano il territorio nella sua forma ancora distrettuale. Servono a cogliere il presente in relazione a ciò che è stato (in mancanza di altro, potremmo dire). Queste immagini riguardano le popolazioni, la produzione tessile, le infrastrut-
18
Note 1 La parte forse più strettamente distrettuale del Biellese, ma anche di quella che ha risentito maggiormente delle continue riorganizzazioni produttive del tessile.
Popolazioni
Questa sezione propone una lettura dell’attuale
in un sistema di medie e grandi industrie. In pa-
forma delle popolazioni in funzione delle conti-
rallelo a questo processo interno, il territorio era
nue mutazioni nel sistema produttivo che han-
stato anche un forte attrattore di flussi migratori,
no attraversato il distretto nel corso degli ultimi
provenienti soprattutto dal Veneto e dal Sud Ita-
decenni. L’osservazione non aspira a restituire
lia. Sebbene questi fenomeni continueranno nei
un’immagine demografica completa in relazione
decenni successivi, gli anni a cavallo tra la fine
a quella passata. Essa osserva la situazione at-
dei sessanta e gli inizi dei settanta del Novecen-
tuale, basandosi sull’ipotesi che il lavoro sia stato
to sembrano segnare un’inversione di tendenza
il motore dei principali sviluppi demografici e che
significativa, con un declino continuo nel numero
il modificarsi del rapporto tra lavoro e territorio,
di abitanti. La popolazione residente nel 2015 (20
abbia avuto altrettanta importanza per i recenti
173 abitanti) è poco più della metà di quella che
cambiamenti. Infatti, già a partire dalla fine degli
vi abitava nel 1961 (35 821 abitanti), con una ri-
anni sessanta, ma in maniera sempre più cre-
duzione di circa 15 000 abitanti3. Entro il modello
scente nel corso dei decenni successivi, si osser-
interpretativo qui proposto, ciò che osserviamo
vano alcuni fenomeni di contrazione demografi-
oggi è una metà residuale di popolazione, della
ca, ad indicare dei sostanziali cambiamenti nella
quale si ritagliano grossolanamente i contorni per
struttura non solo produttiva del territorio. Sino a
osservare più da vicino la composizione.
quel momento, la crescita della popolazione era stata praticamente continua. Sulla scia di quanto
In primo luogo, si nota come questa metà sia par-
già era avvenuto con l’importazione dei primi telai
ticolarmente anziana, con un’età media di 49,2
meccanici nel 1814, l’industrializzazione dei pro-
anni, superiore alle medie provinciali, regionali e
cessi produttivi e la sostenuta crescita nella lavo-
nazionali. Anche la sua distribuzione per classi di
razione della lana avevano causato un aumento
età conferma questa ipotesi; la piramide delle età
nella forza lavoro impiegata. La popolazione che
assume infatti una forma con un vertice piutto-
già abitava il territorio1, spesso vivendo in piccoli
sto ampio ed una base, che va assottigliandosi.
nuclei e principalmente dedita alla pastorizia e
Tuttavia, essendo la fascia di età più importante
alla tessitura artigianale, era andata integrandosi
quella compresa tra i 45 e i 50 anni, la popolazio-
2
19
38000 36000 34000 32000 30000 28000 26000
ne in età attiva (15-64 anni) è una porzione ancora importante della popolazione, corrispondente al 58% del totale. Più preoccupante sembra invece il rapporto tra i giovani (0-14) e gli anziani
24000 22000 20000
1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011
Andamento popolazione della città, 1861-2011 fonte: istat.it, 2015; censimenti delle popolazioni
(65 e più), rappresentato un indice di vecchiaia di 281,8 anch’esso superiore agli indici provinciali regionali e nazionali. In termini di rapporto con il lavoro, ciò che rimane della vecchia struttura
base
età media
detti alla manifattura rispetto al totale della po-
città
49,2
polazione. Questo dato si aggira attorno al 20%,
prov. biella
47,6
piemonte
45,7
italia
43,9
distrettuale è leggibile nell’alta percentuale di ad-
una percentuale decisamente più alta che nel resto della provincia e della regione, dove gli addetti sono solo il 10% della popolazione. Restringendo il campo d’osservazione e considerando solo gli
Età medie a confronto, anno 2015 fonte: istat.it, 2015 (dati elaborati)
addetti alle imprese, vediamo poi come le tessili occupino ancora il 55,9% degli addetti, all’interno della città (istat.it, 2015; dati elaborati). Quindi, sebbene il numero di persone che lavorano nel
base
tessile sia sicuramente diminuito negli ultimi de-
indice vecchiaia
cenni, sia in termini relativi che assoluti, si osserva ancora una caratterizzazione del territorio verso
città
281,8
un determinato tipo di produzione, sebbene con
prov. biella
236,5
delle modalità diverse dal passato.
piemonte
189,6
italia
157,7
Un altro residuo dell’antico funzionamento distrettuale è poi leggibile nei gruppi di popolazio-
Indici di vecchiaia a confronto fonte: istat.it, 2015 (dati elaborati)
ne immigrata, oggi prevalentemente provenienti dall’estero. A partire dagli anni novanta questo fenomeno ha interessato il territorio in maniera consistente. Ad oggi, gli stranieri residenti nei 13 comuni sono complessivamente 1477 (il 7% del totale della popolazione) e provengono principalmente da Marocco (40,7%), Sri Lanka (16,3%), Romania (11,0%) e Bosnia (9,5%). Al di là del luogo di provenienza, è importante sottolineare
-200
-150
-100
-50
0
50
100
96 88 80 72 64 56 48 40 32 24 16 8 0 F
M
Piramide sociale della città, anno 2015 fonte: anagrafe comunali, 2015
20
150
200
base
come i flussi migratori innescati da dinamiche legate al lavoro da qualche anno a questa parte siano ridotti ed il territorio sembri aver perso la
residenti
addetti manif. (%)
città
20981
20%
prov. biella
182191
10%
piemonte
4363916
10%
Addetti alla manifattura sul totale popolazione residente: un confronto fonte: istat.it, 2015 (dati elaborati)
della
sua capacità attrattiva. Il 2008, con la forte crisi del sistema produttivo che lo accompagna, segna questa tendenza. Negli ultimi sette anni la
sri lanka
popolazione straniera è infatti diminuita di circa
16,3%
300 persone, un calo che testimonia l’incepparsi
40,7%
di un meccanismo che prima funzionava diffe-
romania 11%
rentemente e che, combinato al saldo naturale negativo e all’emigrare di alcuni, ha causato la
bosnia
9,5% 23%
riduzione demografica descritta. L’osservazione dell’insieme di questi fenomeni delinea una situazione demografica critica e, indirettamente, mette in luce come il distretto si sia
marocco
altri Popolazione straniera nella città per paese di origine, anno 2015 fonte: istat.it, 2015 (dati elaborati)
in parte snaturato. Eppure, l’invecchiamento e lo spopolamento da soli non sono in grado di raccontare le dinamiche di quella porzione residuale,
1800
1700
tuttavia significativa, che ancora esiste: una metà certamente non in crescita, ma ancora in parte funzionante entro le vecchie logiche.
1600
1500
1400
1300
1200
Note 1 Con questo non si vuole entrare in una distinzione tra indigeno e straniero, ma semplificare il discorso inerente ai flussi migratori avvenuti nel corso dei secoli passati, uno studio che andrebbe al di là di quanto sia necessario ai fini di questa ricerca. 2 Fenomeno ancora oggi leggibile nei nomi di molte frazioni, che coincidono con il cognome di famiglie locali, ad esempio cà’ d’Vaudan e cà’ dal Fila (Casa dei Vaudano e Casa dei Fila). 3 Questo dato assume rilevanza particolare considerando che la riduzione della popolazione all’interno dell’intera provincia, nello stesso periodo, è stata di circa 23 000 persone. Lo spopolamento avvenuto nella città che stiamo osservando corrisponde quindi a più della metà della riduzione complessiva della popolazione provinciale.
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
Andamento numero di stranieri residenti nella città, 2003-2015 fonte: istat.it, 2015 (dati elaborati)
150 100 50 0 -50 -100 -150 -200 -250 -300 -350 -400
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Saldo naturale (grigio), migratorio nella città, 2003-2014 (nero) fonte: istat.it, 2015 (dati elaborati)
(tratteggiato)
e totale
21
Il Lago di Ponte Vittorio presso Camandona
22
Infrastrutture: acqua e asfalto
Le infrastrutture idriche e stradali, che secondo
che urbanistico attorno alla rilevanza non esclu-
una tradizionale accezione marxiana sono mezzi
sivamente produttiva del sistema infrastrutturale
atti a sostenere l’economia locale, sono state ge-
italiano stratificatosi nel lungo periodo (Lanzani
nerate, nel Biellese, all’interno di processi spesso
2014; Lanzani et al. 2011; Viganò 2014). Que-
collettivi ed hanno avuto un ruolo fondamentale
sta sezione racconta il presente di due importanti
nell’andamento della grande macchina della pro-
infrastrutture territoriali, una diga e una strada, a
duzione oltre che, come ovvio, più in generale nel
partire dal loro passato distrettuale, cercando so-
funzionamento del territorio. Tuttavia, come qui si
prattutto di cogliere gli scarti nel funzionamento.
prova a dimostrare, soprattutto la strada assume un’importanza che trascende la produzione in
Nel racconto dello sviluppo industriale di que-
senso stretto, assumendo significati ed usi altri.
ste valli, non si può tralasciare l’importante ruolo
Per la complessità delle relazioni locali collabo-
che la risorsa idrica ha giocato. I fiumi Ponzone,
rative (sebbene all’interno di dinamiche competi-
Strona di Mosso e Sessera, ma anche i nume-
tive) che ne hanno accompagnato la costruzione
rosissimi corsi d’acqua secondari, sorgenti e
e l’utilizzo, le infrastrutture sono da considerarsi
pozzi artificiali, hanno storicamente garantito ab-
come spazi distrettuali per eccellenza. Anche l’u-
bondanza idrica, facendo di questo territorio una
so delle infrastrutture è però molto cambiato in
vera e propria spugna, una città delle acque. Nel
anni recenti. E’ cambiato il loro grado di utilizzo,
corso dei secoli, gli artigiani e le industrie hanno
sebbene in modo diverso rispetto allo spazio del-
impiegato l’acqua per movimentare direttamente
la fabbrica: l’impossibilità di un abbandono totale
i macchinari1, per produrre energia elettrica e per
e completo nel breve termine. Questa impossibi-
i processi di lavaggio, tintura e finissaggio delle
lità è data appunto dall’importanza per certi versi
lane. Processi, questi, che hanno portato alla
meccanica di questi spazi nel funzionamento del
costruzione di infrastrutture: vasche di accumu-
territorio, oltre che al complesso intreccio di prati-
lo, acquedotti, tubature, ma soprattutto dighe
che che le infrastrutture, spazialmente, innescano
industriali. L’esempio forse più rilevante2 ai fini di
e intersecano. Un’importanza sottolineata anche
questa esplorazione è il lago di Ponte Vittorio, sul
dai numerosi dibattiti in campo sia economico
corso del fiume Strona, un’attrezzatura costruita
23
e utilizzata nel tempo secondo logiche fortemen-
neratore di rapporti spaziali tra soggetti coinvolti
te distrettuali. Essa fu completata nel 1955 per
in un processo di “produzione corale” (Becattini,
garantire una riserva d’acqua alle numerose in-
2015), senza che una delle due razionalità pos-
dustrie unite in consorzio che sorgevano lungo il
sa essere identificata come prevalente. È quindi
corso dello Strona, da Valle Mosso fino a Cossa-
importante porre “attenzione alle sconnessioni
to. Oggi la diga funziona ancora parzialmente en-
tra caratteri funzionali, strategie simboliche, modi
tro quella logica, fornendo acqua solo alle poche
d’uso che caratterizzano lo spazio della strada.
fabbriche rimaste. Come si può leggere dall’an-
[…] riconoscere che il rapporto che intercorre tra
damento decrescente nei consumi, la quantità
infrastrutture e insediamento è segnato da una
d’acqua a scopo industriale è diminuita drastica-
essenziale ambiguità, intesa proprio come scon-
mente, a causa della chiusura di molte aziende,
nessione tra logiche” (Bianchetti, 1996).
oggi abbandonate. Eppure è interessante notare come quella metà d’acqua non più utilizzata dalle
Guardando al presente, una prima osservazio-
fabbriche sia andata a soddisfare bisogni altri. Un
ne di carattere generale è che, soprattutto a
numero sempre maggiore di quote è stato cedu-
causa della costruzione della super strada Biel-
to alla vicina città di Cossato e oggi, circa la metà
la-Masserano, che ha bypassato il territorio per
delle acque è utilizzato a scopo idropotabile. La
intero, la vecchia Strada della Lana è diventata
diga sembra aver trovato un nuovo, precario
un’infrastruttura introversa e certamente minore.
equilibrio, sebbene con esiti spaziali e sociali ri-
I nuovi piani d’uso ed i nuovi significati ancora
dimensionati rispetto alla vecchia organizzazione.
una volta sconnessi tra di loro e dal passato, invitano a cogliere in modo più fine i cambiamenti
La seconda infrastruttura su cui questo studio si
che hanno interessato questa strada. Un primo
sofferma è la Strada della Lana , che attraversa il
nuovo piano è stato prodotto proprio in relazio-
territorio collegandolo le città di Cossato, Biella e
ne all’indebolimento delle dinamiche distrettuali
Borgosesia. Snodandosi lungo il fondovalle, essa
legate al lavoro. A causa di questo, ma anche
attraversa o lambisce molti centri principali (Valle
a seguito della costruzione della strada di colle-
Mosso, Croce Mosso, Ponzone e Pray) e garan-
gamento rapido tra Cossato e Valle Mosso nel
tisce il collegamento con altri (Mosso, Trivero e
20104, alcuni tratti della Strada della Lana sono
Coggiola), oltre che con la fitta rete di strade se-
ormai da considerarsi dei vuoti, proprio in termini
condarie che raggiunge le frazioni. In passato, su
d’uso e di significato. Transitando sul tratto stra-
di essa viaggiavano merci e persone, all’interno
dale tra Valle Mosso e Campore, la dimensione
di processi fortemente distrettuali. Con queste af-
dell’abbandono è enorme (Cerruti But, 2014),
fermazioni non si vuole certo restituire un’idea di
così come l’assenza di relazioni sociali che insi-
strada come sfondo neutro o supporto omoge-
stono su questo supporto, al di là di quelle legate
neo di pratiche, banalmente strumentale ai flussi.
allo spostamento rapido su gomma5. La strada
Il suo passato è stato al contempo frutto e ge-
mantiene infatti un importante ruolo di relazione
3
24
per il mondo del lavoro che ancora esiste, sia per
rale per la produzione di un’intera vallata.
il trasporto di merci che per gli spostamenti degli
3 Quella che viene indicata come ‘Strada della lana’ è un percorso progettato dal DocBi-Centro Studi Biellesi e dal Politecnico di Torino avente la finalità di far conoscere il patrimonio architettonico manifatturiero del Biellese dell’Otto-Novecento attraverso i fondovalle e le comunità” (DocBi, 2015). Sebbene qui non ci si occupi del valore patrimoniale di questa infrastruttura, ci è sembrato opportuno usare questo nome, in quanto descrive in maniera efficace e immediata la dimensione distrettuale.
operai . Tuttavia, spostando lo sguardo su altri 6
tratti della stessa strada, in particolare su Ponzone, un paese di fondovalle nato solo alla fine del XIX secolo per la produzione laniera, notiamo un rapporto con l’infrastruttura che è andato modificandosi diversamente. Con la diminuzione del peso del tessile questo tratto di strada della lana ha infatti assunto il nuovo significato di piattaforma commerciale e di servizi per l’intero territorio7. Ad oggi, in un kilometro di strada si concentrano circa 75 attività, tra commerci e servizi. Si tratta di piccole attività commerciali del tipo casa-bottega, combinate ad alcuni supermercati, a testimonianza di una dimensione locale di consumo non totalmente nuova, ma che si è spostata dai versanti verso il fondovalle. In questo paese si coglie insomma una dinamicità che si pone in contrasto con il funzionamento a regime ridotto di cui si è fino ad ora parlato. A Ponzone si coglie piuttosto un funzionamento a pieno regime, sebbene entro un paradigma parzialmente differente da quello del passato. Note 1 Questa fase ha riguardato soprattutto gli inizi dell’industria laniera, prima dell’avvento dell’energia elettrica. Con lo sviluppo di quest’ultima, le fabbriche sono state in parte svincolate dai fondovalle.
4 La superstrada Biella-Masserano è diventata il collegamento più rapido tra il capoluogo e Borgosesia, rendendo secondario il tragitto che attraversa il territorio. La successiva costruzione della superstrada Cossato-Valle Mosso (2010) ha invece assorbito il flusso di traffico del vecchio tracciato lungo il fiume Strona, garantendo un collegamento più rapido con la pianura e con le autostrade, ma cambiando radicalmente il funzionamento di alcuni paesi. 5 La nuova Cossato-Valle Mosso, che pure era stata pensata già da Ermenegildo Zegna negli anni cinquanta per meglio collegare le fabbriche, ha forse assunto più il significato di un collegamento rapido alla pianura, all’autostrada e alla città, per lo svago, per andare lontani in maniera rapida, ma anche per permettere ad alcuni di lavorare altrove e continuare ad abitare i luoghi dove hanno legami affettivi e familiari. 6 Curioso e divertente osservare come questa strada a volte deserta si animi improvvisamente di flussi frenetici e inaspettati all’ora del cambio di turno. 7 Il luogo risulta infatti facilmente raggiungibile. Per quelli che vogliano spostarsi all’interno del territorio o nei centri vicini, è luogo di transito obbligato. Inoltre, per la popolazione anziana, Ponzone è un luogo con un grado di prossimità spaziale e affettiva tale da essere raggiunto in maniera autonoma.
2 Sul territorio vi è infatti anche un’altra diga industriale, lago delle Mischie sul torrente Sessera, attualmente utilizzato per la produzione di energia idroelettrica ed al centro di un acceso dibattito tra un consorzio di risicoltori e le amministrazioni locali circa un raddoppio dell’invaso. Anche questa presa di interesse da parte di soggetti esterni racconta la trasformazione del territorio, ma si è optato per un’esame dettagliato del Lago di Ponte Vittorio, in quanto elemento maggiormente distrettuale, struttu-
25
lago delle mischie (industriale)
lago di ponte vittorio (industriale)
lago delle piane (irriguo)
Una città delle acque. Dal punto di vista idrico questo territorio è una vera e propria spugna. Questa risorsa è servita in passato, e in parte serve tutt’ora, per alimentare il sistema di fabbriche tessili in maniera ramificata e capillare. Oltre alle numerose sorgenti e pozzi si trovano sul territorio anche tre dighe, di cui due ad uso industriale. fonte: database Provincia di Biella, CORDAR Biella, CORDAR Valsesia; base cartografica: CTR Piemonte (ridisegno) 26
Acquedotto industriale Vallestrona , uso delle acque 1984-2014 Il bacino del lago di Ponte Vittorio presso Camandona 27
diga Camandona
651 497 m /anno 3
0,2 %
0,6 %
2,3 %
31,1 %
0,1 %
direzione cossato/lessona idropotabile
46,3% industriale
18,5%
Funzionamento residuale dell’acquedotto industriale Vallestrona fonte: acquedotto industriale Vallestrona
28
Vasche di accumulo idrico nei pressi di Vallemosso. Oltre ad appoggiarsi alle infrastrutture distrettuali, molte aziende disponevano di un proprio sistema di approvigionamento. Anche se non tutti sono utilizzati, questi manufatti sono ancora oggi diffusi sul territorio in maniera pulviscolare.
29
Infrastrutture stradali nel Biellese, 1972. In questo periodo la strada della lana, che attraversa il territorio in maniera trasversale, fungeva, oltre che da supporto per le numerose industrie, anche da importante collegamento tra i centri di Biella, Cossato e Borgosesia. base cartografica: CTR Piemonte 1972 (ridisegno) 30
Infrastrutture stradali nel Biellese - uso ridotto della strada della lana, 2015. Con la costruzione di nuove strade di collegamento rapido e la riduzione di peso del tessile, la strada della lana (in arancio) è diventata un’infrastruttura introversa e certamente minore. base cartografica: CTR Piemonte (ridisegno) 31
Tratto stradale a Vallemosso. Abbandono Tratto stradale a Ponzone. DinamicitĂ legata a commerci, transito e servizi 32
Attività commerciali e servizi a Ponzone. Nonostante la maggiore introversione dell’infrastruttura, la strada viene ancora molto utilizzata per spostamenti locali. Ponzone, una frazione del comune di Trivero, grazie alla sua posizione strategica rispetto a tali flussi, è diventata un’importante piattaforma di commerci e servizi per il territorio intero. In circa un kilometro di strada si concentrano circa settantacinque attività. base cartografica: CTR Piemonte (ridisegno) 33
34
Produzione tessile
Il territorio biellese ha visto, negli ultimi decen-
e processi del cambiamento’ rispetto all’impor-
ni, una serie di significative riorganizzazioni nel
tanza degli spazi non esclusivamente produttivi
proprio sistema produttivo. Uno studio econo-
(sempre che esistano spazi esclusivamente pro-
mico che volesse investigare tali trasformazioni,
duttivi). Un’osservazione così settoriale, che si
partirebbe da un’osservazione ravvicinata della
concentri sull’ossatura produttiva, serve come
produzione. Questo lavoro tiene conto di alcuni
punto di partenza per un’analisi che nelle sezioni
dati e di alcune interpretazioni, osservando però
successive si soffermerà anche su altri spazi.
prevalentemente, in ragione delle competenze specifiche qui messe alla prova, fenomeni spa-
Due immagini restituiscono una visione d’as-
ziali legati alla produzione, ovvero più gli esiti che
sieme della porzione di distretto tra lo Strona e
le origini delle trasformazioni. Di seguito, tramite
il Sessera, due mappe che ritraggono l’assetto
una serie di mappe, si tenta di costruire un con-
spaziale delle imprese rispettivamente nel 1968 e
fronto tra la fine degli anni sessanta, un momento
nel 2014. Dal confronto, immediatamente si co-
in cui l’organizzazione distrettuale del territorio
glie un drastico calo nel loro numero che, nell’ar-
era particolarmente accentuata , ed il presente.
co di un cinquantennio, si è ridotto di circa 2/3.
Le mappe sono accompagnate da dati numerici
Il medesimo processo è osservabile, nello stesso
sui quali si sono costruite interpretazioni econo-
periodo, in tutto il Biellese. Infatti, ad eccezione
miche consolidate. L’obiettivo è quello di propor-
del periodo compreso tra il 1971 e il 1981, dove
re un’interpretazione dell’attuale organizzazio-
il numero di imprese, soprattutto medio-piccole,
ne tesa a convalidare o confutare l’ipotesi della
cresce, a testimonianza del consolidarsi di un
persistenza di una metà residuale a valle della
modello distrettuale2, si osserva una riduzione
trasformazione del sistema distrettuale. Questo
di uguale portata che procede in parallelo con
ragionamento necessita tuttavia di un’importante
il calo del numero di addetti alle industrie tessili.
premessa: nonostante qui ci si concentri esclusi-
Una contrazione, questa, che accompagna l’af-
vamente sugli spazi produttivi, dalle fabbriche ai
fermarsi di almeno due dimensioni tra loro con-
laboratori tessili degli artigiani, non si vuole con
trastanti: la prima è quella dell’abbandono dello
ciò negare quanto affermato nella sezione ‘Forme
spazio della fabbrica, che con la chiusura di mol-
1
35
te aziende, ha assunto ormai una rilevanza non
a Valle Mosso o a Mosso il fitto tessuto di medie,
trascurabile; la seconda è invece il permanere e
piccole e micro, imprese si è sgualcito fino quasi
l’affermarsi di alcune realtà produttive che sono
a scomparire, leggermente diverso è il discorso
state in grado di adeguare il proprio assetto alle
per dei paesi come Ponzone e Pratrivero o Pray.
sfide che le ripetute crisi hanno posto. Le secon-
Qui la dimensione della media impresa, sebbene
de costituiscono, entro un modello assai sempli-
ridimensionata, esiste in maniera ancora signifi-
ficato, ciò che potremmo chiamare la metà resi-
cativa, sia spazialmente che nel funzionamento
duale della componente produttiva del distretto.
del territorio. Anche i dati, relativi ai fatturati totali, ai fatturati esteri e alle quantità prodotte, se ac-
Per confermare queste ipotesi è però necessario
costati alle tendenze nel numero di occupati o di
abbandonare l’immagine d’assieme, per passare
aziende tessili, sembrano restituire un’immagine
ad una scala più fine, dove i fenomeni che han-
non univoca, non spiegabile solo come uno spe-
no attraversato lo spazio possano essere meglio
gnimento del sistema tessile biellese. I fenomeni
colti. Si fa dunque riferimento ad alcune campio-
di forte restrizione coincidono con crisi produttive
nature di parti significative del territorio che operi-
importanti, che cambiano bruscamente e ripetu-
no nuovamente un confronto tra il 1968 e il 2015,
tamente il sistema, ma quest’ultimo sembra sa-
soffermandosi sui paesi di Ponzone, Valle Mosso,
persi riorganizzare e resistere, amputando alcune
Mosso, Pray e i loro dintorni. Dei fermo-immagi-
parti e trasformandosi ad ogni scossone.
ne dove la dimensione aziendale subentra come ulteriore elemento di confronto, identificando
Da queste tre osservazioni, si intravede come
da una parte le micro, piccole e medie aziende
lo spazio della produzione sia cambiato radical-
(1-249 dipendenti), e dall’altra le grandi (250 di-
mente e abbia assunto una scala globale, forma-
pendenti e più). Da tutte le campionature risulta
ta tuttavia da numerose dimensioni locali di cui il
come le prime abbiano risentito fortemente del-
Biellese è solo un punto d’appoggio. Le aziende
le ripetute riorganizzazioni produttive. Si osserva
più importanti, che prima si appoggiavano al fitto
infatti il ritrarsi del fitto tessuto che formava l’os-
tessuto locale di imprese, hanno mano a mano
satura del sistema: una dimensione che sembra
delocalizzato i propri processi produttivi, allonta-
irrimediabilmente scomparsa. Anche le realtà
nando spazialmente i propri punti di appoggio.
maggiori hanno subito un ridimensionamento
Le medie e piccole aziende ancora rimaste, so-
sostanziale: 7 delle 14 presenti nel 1968 sono
litamente lavorano per conto terzi, oppure fanno
ormai chiuse, mentre le rimanenti hanno comun-
parte di gruppi aventi sede altrove, e lavorano
que assistito ad un calo nel numero di addetti sul
all’interno di un sistema che segue le stesse logi-
territorio, riducendosi a 4 grandi aziende che da
che. Soprattutto per i tessuti in lana e cachemire,
sole occupano circa un terzo degli addetti totali.
prodotti core business di molte aziende Bielle-
E’ poi interessante notare come l’abbandono non
si destinati al mercato del lusso, i processi non
abbia colpito in maniera uniforme il territorio. Se
sono stati esternalizzati, ma si è mantenuta una
36
45000 40000 35000 30000 25000 20000 15000
filiera interna che, dal capo di bestiame allevato
10000 5000
in Australia o Nuova Zelanda, fino alla confezione su misura dell’abito, è garanzia di qualità. Il valore aggiunto conferito al prodotto non è però da leggersi solo nelle sue qualità materiali o este-
0
1971
1981
1991
2001
2011
Dinamica addetti alle imprese tessili nel Biellese, 1971-2011 fonte: istat.it, 2015; censimenti delle industrie
tiche; esso è riaffermato e intensificato anche da una serie di retoriche sulla qualità stessa. La filiera
3500
interna e il mantenimento di un rapporto anche
3000
minimo con il territorio fanno parte di queste retoriche e, per un tipo di produzione cambiato e riorientatosi verso il lusso, sono da considerar-
2500 2000 1500 1000
si a pieno titolo come elementi fondamentali del
500
sistema produttivo, anch’essi parte di una metà
0
1971
residuale del passato distrettuale, che conferisce prestigio e colloca, anche in maniera fortemente retorica, la produzione in un determinato spazio,
1981
1991
2001
2011
Dinamica imprese tessili nel Biellese, 1971-2011 fonte: istat.it, 2015; censimenti delle industrie
storicamente legato ad una tradizione produttiva. A fronte di tali sviluppi è assai difficile inquadrare il ruolo dei luoghi all’interno degli odierni processi
1200 1000 800
produttivi. Da un lato assistiamo sicuramente a fenomeni di abbandono e impoverimento delle relazioni locali, con una progressiva “dissoluzio-
600 400 200 0
ne dei luoghi” (Becattini e Magnaghi, 2015), ma dall’altro questi ultimi hanno ancora un’importanza per la produzione, anche se con uno spostamento di significato molto forte. Osservando il
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Fatturato estero delle industrie tessili biellesi 1995-2014 fonte: bi.camcom.gov.it,2015
caso Biellese, si nota come il tessile sia ancora la base economica del territorio, sebbene le logiche distrettuali debbano oggi sommarsi ad una serie
1,8000 1,6000 1,4000 1,2000 1,0000
di altri fenomeni di carattere globale dei quali è
0,8000 0,6000
difficile rendere conto. Un’analisi spaziale ‘locale’, come quella qui operata, non è certo in grado di restituire un’immagine completa della spazialità produttiva odierna: tramite un’osservazione di un frammento così piccolo e marginale, non si
0,4000 0,2000 0,0000 -0,2000
I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II 1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Variazione tendenziale della produzione industrie tessili biellesi 1998-2011 la riduzione o l’incremento delle quantità prodotte ha dipeso significativamente dal tipo di lavorazione: in crescita la tessitura (nero), diminuzione filatura (grigio scuro), forte calo finissaggio-tintoria (grigio chiaro) fonte: bi.camcom.gov.it,2015 37
può certo descrivere l’architettura, l’ordine di un sistema produttivo che costruisce la propria territorialità su territori che non sono prossimi spazialmente (Olmo, 2011). Un lavoro di tesi che osservi le trasformazioni e le relazioni spaziali di una singola azienda che affonda le proprie radici in un passato distrettuale così organico, sarebbe certo uno studio assai interessante, ma altro da quello qui condotto. Ai fini di questa investigazione ci si limita dunque qui ad avanzare l’ipotesi che, al di là di considerazioni sull’attuale funzionamento distrettuale o meno del territorio, la metà residuale del sistema produttivo incorpori, almeno in maniera diluita, quasi omeopatica, degli elementi che appartenevano al suo passato distrettuale, nutrendosi, anche in maniera indiretta, di esso. Note 1 Questo periodo è stato scelto anche per l’abbondanza di fonti disponibili, soprattutto grazie ai registri relativi all’alluvione che ha colpito il Biellese nel 1968. I materiali sono archiviati presso la biblioteca dell’Unione Industriali Biellesi e sono stati un’importante fondamentali per la ricostruzione della vecchia immagine distrettuale. 2 E’ importante sottolineare che la diffusione di conoscenze legate ad una determinata produzione sia condizione necessaria alla definizione di un distretto, sebbene la distrettualità abbia degli effetti sulle pratiche e sullo spazio che vanno al di là della produzione.
38
Trivero, i lanifici Ermenegildo e Mario Zegna, il primo attivo, il secondo dismesso da alcuni anni
39
160 aziende 12 700 addetti
4
1 3
2
Il distretto a pieno regime - 1968. Osservando l’organizzazione spaziale delle fabbriche tessili tra lo Strona e il Sessera alla fine degli anni sessanta, si nota una diffusione molecolare di imprese soprattutto lungo i corsi d’acqua, ma anche, in maniera ancora piÚ pulviscolare, su alcuni versanti prealpini. Tale immagine ritrae chiaramente la passata organizzazione di questo ambito territoriale. fonte: registri alluvione 1968 nel Biellese; indagini dirette; base cartografica: CTR Piemonte (ridisegno) 40
55 aziende 4 500 addetti
4
1 3
2
Una metà residuale di distretto - 2014. In un cinquantennio, la riduzione nel numero di addetti e imprese in è stata significativa, a testimonianza delle numerose riorganizzazioni produttive che hanno attraversato il territorio. Tuttavia, una ‘metà’ di ciò che è stato esiste ancora in questi luoghi. Entro un sistema di produzione e consumo che è mutato, essa funziona secondo logiche diverse dalle vecchie, nutrendosi tuttavia ancora in parte del passato distrettuale. fonte: indagine diretta presso le imprese; base cartografica: CTR Piemonte (ridisegno) 41
1968
2014
> 250 dipendenti 1-249 dipendenti
Ponzone e Pratrivero,1968-2014. Un tessuto di medie imprese che si sfoltisce, ma che rimane significativo
42
1968
2014
> 250 dipendenti 1-249 dipendenti
Vallemosso e Campore, 1968-2014. Forte riduzione. La chiusura di alcune grandi fabbriche, e di molte piccole-medie imprese, ma il permanere di un’eccellenza produttiva.
43
1968
2014
> 250 dipendenti 1-249 dipendenti
Mosso e le frazioni, 1968-2014. Il forte ridimensionamento di una grande fabbrica causa la scomparsa del tessuto pulviscolare di microimprese a conduzione familiare caratterizzate dai cosĂŹ detti terzisti, che avevano il telaio in casa.
44
1968
2014
> 250 dipendenti 1-249 dipendenti
Pray, 1968-2014. Il ridimensionamento delle grandi realtĂ produttive non coincide sempre con la loro chiusura completa.
45
Mosso, interno di una fabbrica tessile dismessa. le piccole e medie imprese sono quelle che hanno risentito maggiormente delle riorganizzazini produttive Ponzone, azienda tessile chiusa 46
Ponzone, fabbrica attiva lungo il fiume
47
48
Abitare nei territori dei terzisti
Il terzista, all’interno del sistema distrettuale
anche dal tardivo inquadramento della categoria
Biellese, è colui che pur lavorando in fabbrica,
dei tessitori all’interno del sistema industriale, e
svolge in casa e al di fuori dell’orario di lavoro,
successivamente dal mantenimento di uno sta-
una piccola produzione per conto terzi, soven-
tus particolare, con contrattazioni e paghe sepa-
te per la stessa fabbrica nella quale lavora. Si è
rate. La tessitura è infatti la lavorazione che mag-
trattato di una figura del lavoro tradizionalmente
giormente conferisce valore aggiunto ai prodotti
presente nella parte orientale del distretto, dove
e l’internalizzazione e meccanizzazione da parte
la struttura produttiva assumeva in passato una
delle aziende locali, quando è avvenuta, è stata
forma molto più molecolare, quasi pulviscolare,
un elemento di competitività importante. Questa
rispetto al Biellese occidentale. I terzisti, con il
internalizzazione, accompagnata alle forti delo-
loro telaio in casa, ‘facevano distretto’ in modo
calizzazioni e ridimensionamenti, ha significato,
particolare, facendo proseguire lo spazio della
però la quasi totale scomparsa della figura del
fabbrica all’interno della propria abitazione1. Un
terzista, già verso la fine degli anni ottanta.
uso della casa quindi che allargava la dimensione del lavoro, fino a sfumare i confini tra le diverse
Ciò che sembra qui interessante osservare è lo
attività della vita privata e lavorativa, invalidando
spazio sul quale questo modo di abitare sussi-
così il ragionamento che divide dicotomicamen-
steva, marcando oltre alle case-laboratorio an-
te il lavoro e l’abitare. Di questa organizzazione
che altri fenomeni spaziali connessi con le atti-
rimangono negli archivi (oltre che sul territorio),
vità condotte. A tale scopo, si osserva da vicino
numerose tracce documentative, dovute sia allo
Bulliana, una frazione del comune di Trivero dove
statuto particolare che questa categoria assume-
abitavano numerosi terzisti. Come il resto del ter-
va, sia alle piccole, ma numerose trasformazioni
ritorio, anche questa frazione ha visto diminuire
spaziali che operava. La figura del terzista è infatti
drasticamente il numero dei propri abitanti che
collegabile a quella del battitore libero, l’artigia-
sono passati dai 650 degli anni sessanta agli at-
no che, in maniera autonoma, custodiva gelosa-
tuali 180 (Comune di Trivero, 2015). Tramite una
mente e portava avanti un lavoro soprattutto di
campionatura su questo piccolo paese, costruita
tessitura. Un’indipendenza, questa, testimoniata
per lo più grazie al racconto degli abitanti rimasti,
49
si vede come una cinquantina di anni fa, le atti-
un versante solivo affacciato sulla pianura, è in-
vità produttive locali non si limitassero al tessile,
fatti caratterizzata da un tessuto abitativo com-
ma fossero estese a molti altri ambiti, dall’edilizia,
patto, stratificato, e molto ben curato. L’attuale
alla falegnameria, fino all’allevamento di bestia-
forma dell’abitare risulta assai semplificata rispet-
me nelle cascine del paese. Il sistema era inoltre
to a quella del passato in termini di densità di
estremamente localizzato, non solo dal punto di
relazioni. Esistono però alcuni elementi residuali
vista della produzione, ma anche del commercio,
della passata socialità che riguarda la presenza
con una ventina di attività commerciali presenti.
di spazi aggregativi, come quello della ex coo-
Abitare nei territori dei terzisti significava quindi
perativa, dove oggi ha sede un circolo frequen-
essere parte di una fitta rete locale di beni e servi-
tato e gestito soprattutto dagli anziani del paese,
zi di prossimità. Inoltre, nella sola Bulliana c’erano
il quale promuove una serie di eventi a cadenza
un asilo, una filodrammatica, una mandolinistica,
mensile o annuale, come il carnevale benefico.
un campo di bocce, un piccolo cineteatro, una
Questo residuo non solo è rappresentativo del
biblioteca e la cooperativa. Questi, in particolare,
vecchio tipo di convivialità che accompagnava il
costituivano la struttura leggera e dinamica del
quotidiano delle persone, ma ha ancora un valore
distretto, fatta di spazi aggregativi, sportivi e cul-
sociale attivo, alimentato dall’organizzarsi di per-
turali; luoghi dove l’essere parte di una comunità
sone che, per quanto anziane, fanno condensare
produttiva, non solo si esprimeva, ma si rafforza-
attorno alle loro iniziative la vita di una comunità.
va e si trasformava continuamente. Note La trasformazione di questa frazione è stata radicale. Al di là della scomparsa dei terzisti, la produzione ed il commercio locale risultano praticamente annullati, con solo una attività di meccanica tessile ed una impresa edile rimaste. Gli attuali abitanti ancora attivi (molto meno della metà) continuano a lavorare nelle fabbriche dei paesi vicini, soprattutto a Trivero, oppure a Biella o in altri centri della pianura, approfittando della rapidità di collegamento garantita dalle nuove strade. La scelta di rimanere ad abitare in questi luoghi è spesso dovuta ai forti legami familiari(e la necessità di vivere accanto ai genitori anziani), ma anche alla tranquillità che questi luoghi indubbiamente favoriscono, ed alla qualità dell’abitare: questa frazione, posizionata trasversalmente ad
50
1 Questo ‘allargamento’ non era esclusivamente prerogativa dei terzisti. Numerosi erano infatti casi di persone, spesso madri di famiglia, che, con una macchina da cucire, o semplicemente con le proprie mani, imbastivano cuciture o producevano piccoli elementi per macchinari tessili, nei salotti delle proprie case. Si trattava in questi casi di pratiche ampiamente informali, difficili da raccontare tramite fonti materiali, ma tutt’ora presenti nella memoria di molti anziani del luogo.
Bulliana, artigiani tessili e altre produzioni, 1968. L’abitare nei territori dei terzisti era caratterizzato anche da numerose attività produttive e commerciali
51
Bulliana, casa di un terzista Bulliana, casa di un artigiano
52
Bulliana, laboratorio dismesso di un terzista Bulliana, la via centrale e la ex scuola
53
Bulliana, il campo di bocce Bulliana, abitazioni e presa in cura
54
Bulliana, boschi e orti Bulliana, l’interno del circolo
55
Panoramica Zegna: fotografia aerea del tratto da Trivero, 1950-60 ca. Archivio del Gruppo Ermenegildo Zegna (Trivero), foto: Rodolfo Mazzeranghi
56
Welfare e loisir
Il sistema di attrezzature che accompagnavano la
anche dello sport, dello svago e del benessere,
vita dei lavoratori, accanto alle attività in fabbrica
dai percorsi attrezzati, al tennis, agli impianti sci-
o a casa, è fatto di spazi del welfare e del loisir,
istici e alle strutture alberghiere. Un tipo di inizia-
o dello svago, solitamente combinati. La costru-
tiva, questo, che mirava non solo al servizio della
zione e la gestione iniziale di tali attrezzature è
popolazione locale, ma anche alla promozione
stata spesso iniziativa di famiglie industriali loca-
dell’immagine territoriale dell’azienda al di fuori
li già dalla fine del XVIII secolo entro un’attività
del Biellese. Oggigiorno, in questo insieme di at-
intensificatasi nel corso del Novecento. In alcuni
trezzature si può legge un uso parziale degli spazi
casi le famiglie agivano mosse da fini filantropici,
che nuovamente possiamo dire ‘a metà’. Un uso,
accompagnate dall’azione della Chiesa, come è
che segue due traiettorie diverse tra loro.
il caso delle scuole di Mosso (Zangrossi, XXXX) o delle tante case di riposo per anziani. In altre
In alcuni casi si è assistito ad un cambiamento
situazioni, come per il Centro Assistenziale Ze-
di gestione di questo patrimonio privato: è stato
gna di Trivero del 1932, l’istituzione è avvenuta
ceduto al pubblico e molti spazi sono diventati di
all’interno del quadro delle politiche legate al
proprietà comunale. E’ questo il caso di alcune
dopolavoro di epoca fascista. In questo caso, la
parti del centro Zegna di Trivero, come la pisci-
creazione dei servizi mirava all’estensione del si-
na, la palestra, la biblioteca o l’ospedaletto, ma
stema produttivo, facendo in modo che il lavora-
anche delle scuole di Mosso o del cineteatro Gi-
tore avesse all’interno della realtà aziendale, non
letti di Ponzone, oltre che di numerosi altri spazi
solo il lavoro, ma anche degli spazi per curarsi,
disseminati in maniera pulviscolare sul territorio.
svagarsi ed educarsi. In parallelo a ciò, sempre
L’uso a metà qui consiste, con una metà di popo-
la famiglia Zegna ha promosso nel corso dei de-
lazione rimasta, nell’accogliere un funzionamento
cenni, anche la costruzione di un ampio sistema
della vita sociale ridimensionato e per molti versi
legato alla montagna: la strada Panoramica Ze-
cambiato. Infatti, in questi casi l’abbandono tota-
gna, un’infrastruttura dei servizi alla quale si ag-
le si è dato raramente (come nel caso dell’Istitu-
ganciavano spazi dell’educazione, come l’istituto
to Provinciale Assistenza Infanzia). Si è assistito
professionale alberghiero o la colonia alpina, ma
piuttosto ad un riadattamento che spesso signifi-
57
ca un’apertura saltuaria, una manutenzione minima ma presente o un accentramento dei servizi. In altri casi invece, le attrezzature sono rimaste all’interno della realtà aziendale. Queste sono andate adeguandosi alle trasformazioni del sistema produttivo, rimanendone parte integrante anche se in maniera diversa rispetto al passato. Se una volta le attrezzature della Panoramica Zegna servivano un pubblico proveniente sia dal territorio locale che dalle vicine città di Torino e Milano, con i cambiamenti demografici e l’accresciuta competizione a livello di turismo della montagna, esse risultano ora sovradimensionate. Il sistema serve oggi, oltre che al mantenimento di un legame tra l’azienda, il territorio e la popolazione, soprattutto ai fini della promozione aziendale, diventando a tutti gli effetti parte del marketing. Tuttavia, sebbene con modalità diverse dal passato, mantenere attive alcune attrezzature implica ancora una presa in cura del territorio e degli spazi (sebbene anche qui parziale e saltuaria). Nonostante i fenomeni di abbandono locale o le riduzioni anche drastiche nell’utilizzo, l’abbandono completo dei servizi interni alla fabbrica è improbabile, almeno nel breve termine, sebbene gli spazi ad essa esterni sembrano soggetti ad una minore volatilità.
58
Centro Zegna, la piscina comunale Centro Zegna, interno della piscina. Lo spazio è aperto ed utilizzato, sebbene in maniera ridotta 59
Centro Zegna, pianta del piano primo, uso degli spazi, 1964. Questo momento coincide con una fase di uso ‘a pieno regime’ delle attrezzature, momento in cui la cosatruzione viene completata con l’inserimento della manica ovest
60
Centro Zegna, pianta del piano primo, uso degli spazi, 2015. Molti spazi hanno cambiato utilizzo nel corso del tempo, altri sono rimasti vicini al vecchio, sebbene entr o un funzionamento a regime ridotto rispetto al passato. In alcuni casi si osserva anche un quasi totale inutilizzo degli spazi (locali indicati con riempimento puntinato)
61
Sala del cinema al Dopolavoro Aziendale al Centro Assistenziale Zegna, 1938. Archivio del Gruppo Ermenegildo Zegna (Trivero), foto: Satiz Centro Zegna oggi. Lo spazio è a tratti deserto 62
Centro Zegna oggi, palestra e bar. Quest’ultimo è piuttosto frequentato dai giovani del paese Bielmonte, impianti sciistici. Il sistema è sottoutilizzato, tuttavia, è difficile immaginare un abbandono 63
Fenomeni emergenti
II.
Una diversa osservazione
“Non basta dunque consegnare la lettura del
gnino una svolta netta, piuttosto di alcuni feno-
mondo fisico al rilievo zenitale e cartografico di
meni che, ripetendosi, collidono con lo scenario
alcuni dei suoi aspetti visibili; un rilievo che sem-
di un’inesorabilità della rovina.
bra mostrarci tutto il territorio e che invece ne
Osservando alcuni nuovi modi di aggregarsi degli
nasconde molte parti, spesso quelle più signifi-
abitanti, di lavorare ed imparare notiamo come
cative”.
questi modi siano oggetto di cambiamenti slega-
Marini, Lanzani, Boeri, Il territorio che cambia
ti dal mutare del sistema produttivo. Un tempo, in relazione al distretto, questo non lo si sarebbe
L’interpretazione territoriale proposta in questo
detto. Ovvio: con il diminuire del peso del tessile,
lavoro torna su di un modello interpretativo con-
c’è spazio anche per altro, per politiche abitative
solidato non più aderente alla realtà. Per meglio
ed educative diverse, ma anche per un tipo di
mostrare la distanza dal passato e cogliere feno-
immigrazione inedito, che si confronta peraltro
meni nuovi che possano orientare letture future,
con un modello integrativo che si sta profonda-
le pagine che seguono tentano un’osservazione
mente riconfigurando. Attraverso tre rapide in-
diversa rispetto a quella della estensiva e com-
cursioni attorno a temi di educazione, well-being
prensiva prima sezione. Questa seconda sezione
ed accoglienza, questa sezione prova a restituire
della tesi guarda da vicino alcuni frammenti, dei
un’idea di città profondamente diversa da quel-
dettagli. L’osservazione è però diversa non solo
la, ancora distrettuale, che si è fin qui costruita.
per il salto di scala, ma perché sceglie di selezio-
In particolare la terza incursione, quella legata al
nare in maniera quasi azzardata alcuni specifici
tema dell’integrazione, coglie una dimensione del
fatti, considerati rilevanti (senza però che la loro
conflitto che costituisce forse la più importante
rilevanza sia accompagnata da dati scientifici,
increspatura rispetto al distretto passato.
certi). Nel mezzo di quel grande sistema di fabbriche che si spegne, dove il bosco e l’abbandono avanzano entro una traiettoria quasi lineare di declino, si riescono a cogliere degli elementi inaspettati. Non si tratta certo di epifanie che se-
67
Educazione
L’educazione è stata tradizionalmente uno dei
zione di tre di queste iniziative. La loro selezione
temi al centro di innovazioni promosse sia da
non vuole certo ridurre l’insieme delle politiche lo-
soggetti pubblici che privati sul territorio. Tuttavia,
cali a queste poche esperienze. Si è qui operata
accanto a questo sistema, di cui leggiamo oggi
una selezione volta a render conto di uno scarto
le tracce nelle numerose scuole ancora attive, si
rispetto al passato e l’educazione è stata scelta
osserva l’emergere di un diverso tipo di politiche
come ambito rappresentativo dell’adattarsi delle
educative che segnano un discostarsi lieve, tutta-
politiche pubbliche alle nuove condizioni, segnate
via significativo, dal solco della tradizione. Non si
da risorse scarse e calo demografico.
tratta tanto di un’innovazione nel metodo educativo utilizzato, quanto di iniziative che avvengono al di fuori dei tradizionali luoghi d’insegnamento, forse a testimonianza di un adattarsi delle politiche pubbliche ad una situazione nuova. Ciò che pare interessante è che tali iniziative siano ancora rivolte alla popolazione giovane che, pur essendo una porzione assai ridotta rispetto al totale, riceve ancora grande attenzione da parte delle amministrazioni. Sembra quindi esserci un orientamento a fornire ai giovani strumenti nuovi propri di un’epoca in cui il lavoro in fabbrica non rappresenta più né un modello occupazionale garantito né, in molti casi, una prospettiva desiderata. Si tratta di politiche generalmente promosse dall’ente pubblico, sostenute a volte da unioni di comuni o da altre istituzioni, legate all’educazione ambientale, all’internazionalizzazione, ma anche all’uso delle tecnologie digitali. Di seguito, una rapida ricogni-
69
Legambiente – Campo Internazionale di Volontariato, Organizzato negli anni 2011, 2012 e 2013 dai comuni di Trivero e Mosso, in collaborazione con le associazioni locali. Ha coinvolto ragazzi sia italiani che stranieri in progetti di riqualificazione ambientale, nonché nella conoscenza del territorio (comune.mosso.bi.it, 2015). Secondo il racconto di alcune persone coinvolte, particolarmente positive sono state le relazioni tra i ragazzi ospiti ed il loro uso degli spazi di socialità diffusi sul territorio. European Week for Youth, promossa per la prima volta nel 2015 dal comune di Trivero, in collaborazione con Soprana, Mosso, Valle Mosso, Pray e Coggiola, con ragazzi provenienti da Lettonia, Croazia, Polonia e Romania (comune. trivero.bi.it, 2015). Nasce nel solco dell’internazionalizzazione promossa con i precedenti Campi Internazionali, con il positivo coinvolgimento di un numero maggiore di comuni, sul tema della cittadinanza europea. Quest’ultimo elemento è particolarmente rilevante in quanto è rappresentativo di come la messa a disposizione di fondi da parte della Commissione Europea influenzi in maniera sempre più le iniziative degli enti locali, tracciando le linee di sviluppo delle politiche. Creative Commons Mosso-Trivero, Promossa dalle amministrazioni comunali sui temi della “comunicazione creativa, dei linguaggi e utilizzo dei nuovi media” (comune.trivero.bi.it, 2015). Si rivolge ai giovani tra i 16 e i 35 anni, le attività consistono in una serie di workshop a cadenza settimanale sull’utilizzo delle tecnologie digitali per la valorizzazione del territorio e della comunità locale. Anche qui sono interessanti la cooperazione tra più amministrazioni comunali ,oltre all’utilizzo di fondi comunitari del Piano di Sviluppo Rurale, tramite la mediazione del Gruppo di Azione Locale, a conferma dell’importanza della distribuzione dei fondi europei per le politiche.
70
Volontari e associazioni foto: Legambiente Biella AttivitĂ presso la biblioteca comunale di Trivero foto: Creative Commons Mosso-Trivero 71
72
Well-being
All’interno di un territorio attraversato da signifi-
della produzione agricola destinata alla vendita,
cativi fenomeni di restrizione demografica e da
mai però ad una scala di produzione estensiva.
una crisi economica che accentua le disegua-
Data l’estrema parcellizzazione e la difficile mec-
glianze (all’interno di un quadro di impoverimento
canizzazione di terreni scoscesi, ciò che spesso
generale), la ricerca del benessere incrocia inizia-
avviene è infatti la creazione di piccole aziende
tive inedite, che trascendono la vecchia organiz-
che prendono in concessione terreni anche non
zazione distrettuale basata su spazi di aggrega-
contigui di differenti proprietari, determinando
zione legati o prodotti dal mondo del lavoro (cfr.
così un collage di proprietà e suoli diversi tra loro.
I). Guardando agli ultimi venti anni, si rileva una
Questa produzione si basa principalmente su tre
serie di trasformazioni relative a diversi ambiti:
‘eccellenze’: la prima è il Maccagno, una toma la-
scelte alimentari e cura del corpo, tempo libero
vorata a latte crudo, la cui denominazione è stata
e relazioni sociali. Quel che ci interessa in modo
di recente riconosciuta da Slow Food; la seconda
particolare riguarda il fatto che questa ricerca di
è il miele, di ottima qualità e varietà, grazie alle
benessere insiste spesso su un uso (e funziona-
fioriture, in periodi diversi dell’anno, di acacia, mil-
mento) diverso di alcuni vecchi spazi distrettuali.
lefiori e castagno; la terza e più recente è la birra che, grazie ancora una volta all’elevata qualità
La scelta del cibo ha a che fare con un crescente
dell’acqua, si sta affermando in tutta la provincia.
approvvigionamento locale. Le economie emer-
Talvolta la produzione agroalimentare si combina
genti lo consentono. In sostituzione del tessile
al turismo, spesso sotto in forma di agriturismo,
infatti, sempre maggiore rilevanza è stata assun-
così come è andato affermandosi soprattutto sul
ta, nell’economia locale, dalla produzione agroa-
versante prealpino solivo. Ciò che è importante
limentare. Per alcuni questa sostituzione ha signi-
notare, rispetto alle attrezzature turistiche in ge-
ficato, oltre ad un’alternativa al lavoro in fabbrica,
nerale, è come alcune di esse si siano sganciate
un vero e proprio arricchimento. Il settore agroa-
ormai dal branding aziendale, andando a creare
limentare è infatti in crescita nell’intero Biellese.
un sistema autonomo rispetto alla vecchia logica
Oltre alla produzione per autoconsumo, portata
distrettuale. In molti casi, soprattutto nei comuni
avanti negli orti familiari, si osserva l’emergere
di Veglio e Mosso, questo coincide con attività
73
sportive all’aperto, incentrate soprattutto su bun-
di case di riposo di qualità sul quale le iniziative
gee jumping, arrampicata e alpinismo. Questo
pubbliche stanno investendo. All’interno del ter-
insieme di fenomeni non è nulla di inedito rispetto
ritorio se ne contano quattro, rispettivamente nei
al contesto italiano, ma ai fini di questa osser-
paesi di Trivero, Mosso, Valle Mosso e Coggiola.
vazione, segna uno spostamento significativo
Esse sono in gran parte eredità del vecchio siste-
nell’organizzazione del territorio.
ma filantropico distrettuale, sebbene funzionino
Il crescente consumo di prodotti locali intreccia
adesso a più del doppio del regime originario. La
la domanda, anch’essa crescente, di una sana
loro innovazione è stata al centro di un impor-
alimentazione, che in questi territori è ampiamen-
tante progetto del comune di Mosso, che ha in-
te promossa. Allo stesso tempo, sta emergendo
tegrato nel 2011 il funzionamento della casa di
la richiesta di nuovi modi di lavorare. Oltre alle
riposo Borsetti Sella Facenda con la creazione di
forme di innovazione che osserviamo in alcune
una comunità familiare composta da un centro
piccole eccellenze produttive nel campo della fa-
anziani ed alcuni minialloggi. La grande capien-
legnameria o della meccanizzazione industriale,
za in termini di abitazioni è stata qui sfruttata per
sempre più frequenti sono i fenomeni di telela-
creare un sistema che rendesse veramente il pa-
voro che, appoggiandosi all’infrastrutturazione
ese “a misura di anziano” (Cerruti But, 2014). Pa-
telematica del territorio avvenuta nell’ultimo quin-
radossalmente, le case di riposo e il loro intorno
dicennio, evitano ad alcuni dipendenti di azien-
hanno così assunto un ruolo centrale rispetto alle
de aventi sede a Milano o a Torino, di compiere
attività ed ai modelli abitativi in questo territorio:
spostamenti pendolari quotidiani. Nella maggior
in parte per la numerosa presenza degli anziani
parte dei casi, le persone possono così lavorare
stessi che, quando autonomi, sono parte inte-
a casa propria. Sempre in relazione al lavoro, si
grante della vita sociale locale, ma anche rispetto
registra un’iniziativa del piccolo comune di Veglio,
al modello di vita e di benessere che la condizio-
chiamata VeglioCoworking, che ha riadattato dei
ne dell’anziano sano ed autonomo rappresenta in
locali di proprietà comuna spazio di lavoro col-
alcuni dei contesti esaminati.
lettivo. Tale iniziativa è indirizzata soprattutto ai pendolari e alle nuove attività imprenditoriali. Anche in questi casi, non si tratta di fenomeni che spicchino per la loro originalità (ad eccezione del progetto di coworking, il primo in Italia ad essere promosso da un ente pubblico), ma di contributi rilevanti che hanno il merito, o almeno l’intento, di favorire la permanenza degli abitanti sul territorio. In riferimento alla popolazione anziana, la ricerca di benessere è da rilevare in relazione al sistema
74
2
Frammentazione del sistema proprietario nel comune di Camandona. Le particelle sono di dimensione assai ridotta e ricalcano ancora la vecchia suddivisione su base familiare (ad eccezione dei pascoli di montagna, demaniali). Questo fattore, accompagnato all’irregolarità dei terreni, non favorisce il crearsi di latifondi. Le aziende agricole spesso si appoggiano a particelle dislocate in piÚ punti sul territorio. 75
Agriturismi, aziende agricole e birrifici, una mappatura. Questi fenomeni, che spesso combinano produzione alimentare e turismo, si concentrano soprattutto sul versante solivo della vallata
76
Le case di riposo, una mappatura. Il sistema si appoggia soprattutto a degli spazi prodotti da passate iniziative filantropiche, spesso promosse da industriali tessili, ma funziona ora entro logiche leggermente diverse, anche a causa dell’elevato numero di anziani.
77
Orti e frutteti familiari a Mosso. L’autoproduzione è in crescita tra la popolazione locale Camandona, pastorizia. Alcuni svolgono ancora l’attività per autoconsumo 78
Castagnea, agriturismo in un’antica fabbrica per la lavorazione della canapa. Mosso, centro anziani, parte di un progetto di assistenza diffusa su tutto il paese 79
80
Conflitti e integrazione
Il racconto dei fenomeni emergenti non intende
esodo dai Paesi di origine2. Sebbene si tratti di
restituire ‘un’immagine piana’ di questa città,
un numero assai ridotto rispetto all’enormità dei
priva di attriti o increspature. Questa restituzio-
flussi che stanno attraversando l’Europa, questo
ne, oltre a non essere veritiera, rischierebbe di
è bastato per innescare negli ultimi mesi polemi-
relegare il ruolo del progetto alla facilitazione di
che e manifestazioni di dissenso. L’attuale solu-
processi morbidi e orizzontali. Tramite altre os-
zione di accoglienza è stata organizzata, di fatto,
servazioni, in questi luoghi, cogliamo anche una
bypassando le amministrazioni comunali, stabi-
dimensione del conflitto che si manifesta attor-
lendo un accordo diretto tra la prefettura, l’asso-
no a questioni profondamente diverse da quelle
ciazione che gestisce i migranti ed i proprietari di
che si sono date in passato, quando i conflitti si
due case sfitte. Una situazione che ha scatenato
sono principalmente manifestati nella lotta per i
un conflitto con le amministrazioni comunali, le
diritti dei lavoratori, attraverso scioperi ed agita-
quali, pur essendo state escluse dal processo,
zioni avvenute soprattutto all’interno dei luoghi di
si sono di fatto ritrovate a dover gestire (talvol-
lavoro. Oggigiorno, data l’inedita natura dei feno-
ta anche a livello pratico) una situazione spinosa
meni migratori, le forme di conflitto che tornano
nel quotidiano: in particolare, un sindaco è stato
ad assumere una dimensione visibile, riguardano
più volte minacciato in forma anonima, da parte
l’integrazione di rifugiati e profughi.
di cittadini in disaccordo con le politiche di accoglienza (lastampa.it, 2015). A questi conflitti si
I processi conflittuali di scala globale si riversano
sono poi sommate le proteste dei rifugiati, i quali
entro il quadro valoriale, materiale e spaziale lo-
hanno organizzato una marcia pacifica attraverso
cale entro una dimensione così complessa la cui
i paesi, accusando l’associazione che dovrebbe
indagine non è afforntabile in un lavoro di questo
gestirli di non fornire i servizi di base che dovreb-
tipo . Ci limitiamo qui a rilevare alcuni fenomeni
bero essere garantiti per legge. Anche in questo
riconducibili ai conflitti che si materializzano at-
caso, una delle due amministrazioni comunali è
tualmente attorno all’accoglienza di 38 profughi
dovuta intervenire, fungendo da intermediario tra
che, dislocati in due strutture nei comuni di Tri-
i rifugiati e l’associazione (notiziaoggi.net, 2015).
1
vero e di Pray, vivono qui la parte finale del lungo
81
Dopo una prima e confusa fase di questi eventi,
ire a “ridisegnare il mutamento dei valori che la
che ha evidenziato la mancanza di politiche locali
società europea attribuisce all’abitare” (Bianchetti
capaci di gestire un fenomeno così delicato, si
e Sampieri, 2013).
assiste ora ad un tentativo di nuova organizzazione messo in atto da cinque amministrazioni comunali: con coraggio, queste stanno lavorando per adeguare le proprie strutture, soprattutto amministrative e di servizi, ai requisiti del bando Sprar3, del maggio 2016, il quale costituisce attualmente un ostacolo burocratico significativo. Il modello cui si punta è quello dell’accoglienza diffusa, talvolta presso famiglie locali; un modello che all’interno del Biellese ha già portato ottimi risultati per i 48 profughi accolti a seguito dei flussi del 2011 (solidarete.net, 2015). I comuni mirano dunque a diventare attori chiave nel difficile processo di integrazione che, con le mutate condizioni, soprattutto a livello lavorativo, deve per forza darsi entro dinamiche nuove. Si tratta di un nuovo protagonismo delle amministrazioni locali significativo e per molti versi inaspettato che tenta di generare forme di condivisione a partire da condizioni di conflitto (Calastri e Roca, 2015)4. Più in generale, come già emerso in ricerche come Territories in Crisis e Shared Territories, tali fenomeni evidenziano come “situazioni di conflitto e condivisione coesistano entro una sorta di disarticolazione strutturale. Esse divampano, si placano e sono spesso istituzionalizzate. In generale costituiscono degli eccellenti esempi del vivere contemporaneo. Prendere in considerazione queste situazioni conduce a progetti differenti”5 (Bianchetti et al, 2015). All’interno di questo territorio, queste pratiche di condivisione potrebbero confrontarsi con modalità di recupero e riciclo di spazi abbandonati, oltre a contribu-
82
Note 1 Per una visione dell’intero processo di accoglienza all’interno del contesto italiano, si veda il lavoro condotto all’interno del laboratorio di tesi ‘Territories in Crisis’ portato avanti da Sara Turano, “Lo spazio dei rifugiati. Torino” (titolo provvisorio, la tesi è ancora in corso di svolgimento). Esso indaga alcune forme dell’abitare dei rifugiati nelle tre fasi di prima accoglienza, seconda accoglienza e occupazione che caratterizzano la spazialità di questo fenomeno. Un abstract provvisorio è consultabile al link https://territoridellacondivisione.wordpress. com/2015/11/21/the-space-of-the-refugees-turin/#more-4267 2 Un tipo di immigrazione, questa, che segna una forte discontinuità rispetto al passato. Se le persone provenienti dal Marocco, dall’ex Jugoslavia e dallo Sri Lanka sceglievano in anni recenti questo luogo come meta garante della possibilità di lavorare nelle fabbriche, per i migranti odierni non è così. Essi non scelgono, sono assegnati ad un territorio entro il quale non lavorano. Sono inoltre di passaggio, mirano infatti solitamente a ricongiungersi al nucleo familiare che vive nelle grandi capitali europee, piuttosto che rimanere nel Biellese. 3 Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo 4 Sebbene con delle differenze sostanziali rispetto al caso di Can Battlò a Barcellona. 5 Traduzione dell’autore. Testo originale: “Situations of conflict and sharing coexist within a sort of structural disarticulation. They flare up, die down, and are often institutionalised. In general, they provide excellent examples of contemporary living. Taking these situations into consideration, leads to different projects”.
Localizzazione degli spazi di accoglienza dei rifugiati.
83
III. Spazi
Luoghi del progetto
A fronte dell’emergere di fenomeni nuovi, entro
sto troppo frammentaria . Essa non potrà infatti
un territorio post-distrettuale del quale questo la-
sottrarsi al compito di riarticolare gli spazi e distri-
voro ha provato a cogliere dei caratteri residuali,
buire le risorse che, a valle della stagione distret-
quali sono gli spazi più rilevanti sui quali il proget-
tuale, ancora rimangono in piedi. Nel contempo
to possa agire comportando qualche trasforma-
dovrà agire per punti, progressivamente, in re-
zione? Una domanda di questo tipo esclude, in-
lazione alla scarsità di risorse, fornire per lo più
nanzi tutto, un ripensamento della città entro una
exempla, luoghi da emulare. È entro questa idea
sua immagine complessiva che possa ricalcare
che si prova qui ad avanzare alcune ipotesi di
o cancellare, entro qualche nuova forma, la vec-
trasformazione spaziale relative a: 1) le case dei
chia. Tralascia inoltre interventi importanti di rici-
terzisti; 2) alcuni specifici, circoscritti, ‘ambienti
clo dei grandi spazi produttivi e delle infrastruttu-
d’acqua’, nell’ipotesi che una più vasta architet-
re. Rinuncia insomma una radicale ed estensiva
tura dell’acqua sia stato un supporto fondamen-
azione di intervento sugli spazi della dismissione,
tale dell’assetto distrettuale; 3) le scuole, i luoghi
poiché, in questi territori, la dimensione dell’ab-
dell’educazione e della formazione, nell’ipotesi
bandono è tale da mettere in discussione qual-
che questo territorio funzionasse basandosi su
siasi ri-territorializzazione di capitali e lavoro nella
di una ‘cultura dell’avere capacità’ oltre che del
forma in cui questa si è data un tempo.
fare impresa. Il ripensamento e la riarticolazione di questi spazi, combinati a politiche attente, po-
Le suggestioni progettuali di seguito proposte
trebbe permettere alle forme emergenti di dare
distolgono l’attenzione dallo spazio della fabbri-
luogo a trasformazioni significative in futuro.
ca abbandonata, topos ricorrente nel progetto urbano e di architettura degli ultimi decenni, per concentrarla altrove, attorno a luoghi più piccoli, capaci però di intercettare i fenomeni emergenti richiamati in questo lavoro. L’azione progettuale che proverà ad incidere su questi luoghi dovrà essere mirata e misurata, tattica1, non per que-
Note 1 Con alcune differenze rispetto al Tactical Urbanism, che poco considera la dimensione del conflitto. Si veda l’articolo di Emanuel Giannotti che osserva l’emergenza di azioni e interventi a piccola scala: https://territoridellacondivisione.wordpress. com/2013/07/18/tactical-urbanism/
87
Lo spazio dei terzisti
Nel comune di Mosso si stanno oggi mettendo a
tando sempre più deboli. A valle di una stagione in
punto politiche educative attente al coinvolgimen-
cui l’iniziativa privata ha veicolato qualsiasi forma
to degli abitanti nell’accoglienza dei nuovi migran-
di trasformazione degli spazi dell’abitare, si osser-
ti. Le pagine che seguono provano ad intrecciare
va oggi una frattura che non consente nuove tra-
queste azioni con spazi privati attualmente sottou-
sformazioni entro logiche vecchie. Ciò che sembra
tilizzati, ove non del tutto abbandonati, quello delle
emergere è l’importanza di una regia pubblica che,
abitazioni dei terzisti. In particolare, si osservano le
tramite agenzie specifiche dotate di competenze
frazioni di Marchetto, Oretto e Capomosso, dove
spaziali pertinenti, sia in grado di sostenere le nuo-
molte famiglie avevano ‘il telaio in casa’. Questa
ve trasformazioni.
forma dell’abitare si è spesso articolata attorno a processi di addizione di cubatura. L’incremento
Le ipotesi avanzate lavorano entro l’idea di scor-
avveniva grazie all’investimento di piccoli capitali
porare i volumi in eccesso, tramite separazioni
accumulati tramite il lavoro ed era spesso pensato
degli ingressi e trasformazioni soprattutto dell’e-
per dare un alloggio ai figli adulti. Si tratta di un
sterno, per permettere l’intrecciarsi di iniziative
processo osservabile in maniera esemplare in al-
pedagogiche e di accoglienza. Entro i nuovi spazi
cune abitazioni di queste frazioni, che da cascine
dell’accoglienza potrebbero essere condotte atti-
sono state trasformate in case-laboratorio ed poi
vità di varia natura, coadiuvate dalla regia pubbli-
in villette. Con la riduzione e l’invecchiamento del-
ca. Ad esempio, i nuovi ‘abitanti’ potrebbero svol-
la popolazione, oltre che con la pianurizzazione di
gere piccoli servizi di supporto alla famiglia che li
molti giovani, lo spazio privato dell’abitare risulta
ospita, entro delle modalità che nei comuni limitrofi
oggi sovradimensionato: i genitori anziani utilizza-
si sono dimostrate efficaci. Le immagini proposte
no solo parzialmente ciò che hanno costruito.
di seguito sono da intendersi in risposta a delle esigenze di carattere pratico che molti sul territorio
Un processo che sia in grado di riarticolare questi
manifestano. Ciò che è stato proposto per lo spa-
spazi, non può essere preso in carico esclusiva-
zio dei terzisti potrebbe inserirsi anche all’interno
mente da soggetti che, con l’avanzare degli anni,
di altri luoghi dell’abitare usati in maniera parziale:
e nella scarsità di risorse disponibili, stanno diven-
dalle seconde case agli alloggi popolari
89
Territori dei Terzisti, frazioni Oretto, Marchetto e Capomosso, anni ‘60. Soprattutto in questa zona, il telaio in casa accompagnava una forma caratteristica dell’abitare, che ha avuto numerosi esiti spaziali, sebbene sempre di piccola scala. fonte: indagine diretta 90
Spazi dei terzisti in fraz. Marchetto (Mosso)Dopo la dismissione dei telai alcuni spazi sono tornati ad essere fienili e stalle, altri sono diventati garage o rimesse di abitazioni familiari.
91
Sviluppo incrementale dello spazio dei terzisti. Il processo di accumulazione molecolare di ricchezza tramite il lavoro, ha permesso ai nuclei familiari di sviluppare incrementalmente la propria abitazione, anche in previsione dell’installarsi dei figli nella medesima. Oggi, dati i fenomeni di inecchiamento e spopolamento, lo spazio domestico risulta spesso sovradimensionato e sottoutilizzato. Gli abitanti, per lo piÚ anziani, sono soggetti deboli, che avranno sempre maggiori difficoltà ad inventare nuove forme di abitare, in grado di accogliere i fenomeni che attraversano il territorio. 92
93
Nuove forme spaziali. Le ipotesi di trasformazione lavorano sull’idea di scorporare gli spazi domestici sottoutilizzati e renderli porosi rispetto a iniziative pedagogiche e di accoglienza.
94
L’abitare degli proprietari si fonde sia nello spazio esterno con le nuove attività , tuttavia con attenzione alla separazione degli ingressi e alla presa in cura dello spazio esterno.
95
96
97
98
Ambienti d’acqua
Lungo il corso del torrente Sessera, al confluire
in maniera solo parziale. A testimonianza di ciò
con il torrente Dolca, è previsto l’ampliamento di
ci sono molte rimesse di attrezzi agricoli che si
una diga che possa servire le colture del consor-
avviano all’abbandono. Sul terreno è presente
zio di risicoltori della pianura. Tra Pray e Coggiola
un vecchio canale ad uso industriale che è ormai
si prova di seguito ad immaginare che le risorse
dismesso e invaso dalla boscaglia. Sull’altro lato
idriche potenziate dalla diga ed il riuso di alcu-
del fiume molte fabbriche dismesse hanno dei
ne vecchie, anche minute, infrastrutture dell’ac-
sistemi di accumulo o depurazione delle acque1
qua sottoutilizzate possano essere utilizzate per
che al momento non sono utilizzati da nessuno,
nuove colture locali, ove un tempo erano invece
ma sono in buono stato di conservazione.
utilizzate dai grandi manufatti industriali oggi dismessi. La riarticolazione di questo sistema delle
Un progetto di irrigazione che si appoggi alla
acque potrebbe nel tempo dare luogo a una nuo-
traccia del vecchio canale e alle vasche industriali
va rete ‘leggera’ di spazi dell’acqua per la pro-
potrebbe sostenere un sistema policolturale ba-
duzione alimentare. Il Comune di Pray è peraltro
sato su varietà locali. I canali a scorrimento lento,
promotore di alcune importanti iniziative legate
con poca pendenza e tracciati ampi, evitano l’e-
alla produzione di cibo, come ad esempio corsi
rosione del suolo e le esondazioni. La percolazio-
di potatura ed orticoltura. Si ritiene pertanto che
ne nel terreno è affidata alla sua porosità, favorita
esso possa essere luogo di riferimento per que-
dai sistemi radicali.
sto tipo di pratiche e trasformazioni spaziali. Note Lo spazio in cui si prova a condurre l’esplorazione progettuale proposta è una piana alluvionale su un fondovalle abbastanza ampio. Al momento
1 Qui le ditte non si erano consorziate come sullo Strona, ma ognuno prelevava acqua per sé e aveva piccoli sistemi indipendenti.
attuale essa è utilizzata soprattutto a foraggero e pascolo. Ci sono molte cascine, alcune delle quali abitate da anziani che non ce la fanno più a sostenere la vecchia attività e usano gli spazi
99
La piana tra Coggiola e Pray. I terreni sono attualmente utilizzati soprattutto a pascolo.
100
0
500
1000 m
impianto depurazione dismesso
idrografia traccia canale boschi
ambito di intervento
La piana tra Coggiola e Pray - stato di fatto base cartografica: CTR Piemonte
101
Il fiume Sessera Capannoni e attrezzi agricoli inutilizzati
102
Manufatti idrici dismessi Il canale invaso dalla boscaglia
103
Adattamento del vecchio sistema di depurazione ad accumulo di acqua a scopo irriguo
Il progetto dell’irrigazione e delle colture, un sistema d’irrigazione che si appoggia al vecchio canale ed ai sistemi di depurazione utilizzandoli come accumulo, sostiene un sistema policolturale basato su varietà locali
pascolo seminativo ortivo castagni frutteto bosco
104
Il progetto dell’irrigazione e delle colture. Layer progettuali. Il sistema d’irrigazione e le colture.
105
Scuole
Il sistema delle scuole, nella sua vecchia articola-
servizi porosa e malleabile, i cui spazi si plasma-
zione distrettuale, attraversava il territorio biellese
no di volta in volta rispetto ai fenomeni che sono
in maniera capillare e razionale. Significativo è il
capaci di intercettare.
fatto che alcuni anziani ricordino ancora oggi a memoria la suddivisione per aree che facevano
In termini pratici, questo spostamento significa
riferimento allo stesso istituto, basata sulla distri-
condensare, attorno ad alcuni spazi scolastici,
buzione delle frazioni e sul numero di bambini en-
servizi eterogenei di protezione sociale e produ-
tro uno schema che ricalcava bene i contorni di
zione di benessere e formazione, hub di servizi
un’organizzazione territoriale e sociale molto de-
dove la regia pubblica funziona da mediatore e
finita. Nel corso degli ultimi decenni, questo siste-
catalizzatore di iniziative promosse in collabora-
ma è andato gradualmente erodendosi: in modo
zione con le associazioni locali. A titolo di esem-
sparso, alcuni istituti sono stati chiusi, altri accor-
pio vengono mostrate alcune possibili trasfor-
pati, altri ancora funzionano in maniera assai ri-
mazioni sullo spazio dell’istituto professionale P.
dotta rispetto al passato. Ciò a cui si è assistito è
Sella di Mosso2, edificio inaugurato nel 1990 e
stato il progressivo dissolversi di un’infrastruttura
oggetto di una recente manutenzione. A fronte
coprente e uniforme, fino ad arrivare alla situazio-
della riduzione nel numero di alunni e di risorse,
ne attuale, in cui questo territorio sembra funzio-
le sue attività sono state recentemente accorpate
nare come una costellazione che agisce laddove
a quelle di un’altra scuola superiore e trasferite
trova qualcosa che la illumina: un’associazione,
presso un altro edificio sempre nel paese di Mos-
qualche politca tesa a far permanere i giovani sul
so. Lo spazio interno, perfettamente attrezzato e
territorio, o i vecchi ‘in azione’. Metaforicamen-
mantenuto, è per lo più chiuso al pubblico, con
te, si potrebbe dire che quella che in passato ha
un uso ridotto alle saltuarie attività del Club Al-
funzionato come una ‘macchina rigida’, non pos-
pino Italiano o del gruppo Creative Commons
sa più reggere a fronte delle mutate condizioni
Mosso-Trivero. A partire dalla presenza di queste
e debba per forza di cose, se si vuole che essa
attività, si ipotizza l’inserimento, ai piani superio-
mantenga ancora un peso rilevante, trasformarsi
ri, di servizi che vanno da laboratori per attività
in una “macchina morbida”1, un’attrezzatura di
di integrazione, iniziative pedagogiche che tra-
107
scendono l’educazione tradizionale, fino a spazi di incontro e assistenza per anziani. Per quelle porzioni di spazio che non possono accogliere direttamente delle iniziative, si ipotizzano trasformazioni spaziali di apertura totale. E’ questo il caso della palestra, che con la sua apertura diventa spazio per attività di bouldering3 e svago per gli studenti che ancora frequentano le scuole del paese. Questa trasformazione comporta una separazione degli accessi, un piano terra completamente permeabile e accessibile, attività ad orari più o meno variabili ai piani superiori. Note 1 Qui si prendono liberamente in prestito le parole di W. Burroughs, autore di The Soft Machine (1961), sebbene entro un’accezione assai diversa da quella usata dall’autore nel suo testo. 2 Per una visione più completa delle trasformazioni attraversate da questo edificio si fa rimando a: http://mosso.iisbona.biella.it/professionale.php 3 Forma di arrampicata libera in orizzontale. Questa idea viene proposta in funzione delle attività promosse dal CAI locale e dal crescente numero di appassionati, soprattutto giovani, che sempre più spesso prendono questa attività come pretesto per passare del tempo assieme.
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Il sistema delle scuole. Il sistema delle scuole, come molte altre attrezzature del welfare, in passato si è diffuso in maniera molecolare sul territorio. Oggigiorno, risulta tuttavia difficile un funzionamento coprente ed entro le stesse logiche del passato.
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L’infrastruttura del welfare, da macchina rigida a macchina morbida. Nella lunga parabola distrettuale l’infrastruttura del welfare ha funzionato entro schemi che distribuivano servizi in maniera razionale e ramificata. Con il suo progressivo erodersi, entro un territorio ‘pieno di buchi’, questa infrastruttura e il suo spazio sono ancora elementi irrinunciabili, ma devono per forza ammorbidirsi e funzionare secondo logiche diverse. Si agisce dove c’è qualcosa, dove ci sono risorse e associazioni, plasmando lo spazio rispetto ai contorni irregolari e sfocati della società. 110
Mosso, il sistema delle scuole. Nonostante le sostanziali riduzioni a livello di iscritti, con la chiusura di alcuni istituti, le scuole rimangono dei centri di attivitĂ per la vita del paese. Lo spazio della scuola, per la sua importanza passata e presente viene trattato come exempla di spazio pubblico.
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Mosso, il complesso della scuola elementare e media Mosso, ragazzi all’uscita da scuola
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L’istituto P. Sella, Mosso P. Sella, palestra. Gli spazi interni, usati saltuariamente e in perfetto stato, sono osservabili solo dall’esterno, attraverso le finestre. 113
L’istituto professionale P. Sella, Mosso. L’edificio, tra l’altro oggetto di una recente manutenzione, da un paio di anni a questa parte è stato dismesso. Gli spazi vengono occasionalmente utilizzati dalle associazioni, tra cui il CAI comunale o il gruppo Creative Commons. Sebbene ancora inqudrato entro la sua vecchia logica di ‘macchina rigida’, la presenza di queste attività sembra un segno di buon auspicio per un suo ammorbidimento. 114
Istituto P. Sella, ipotesi di trasformazione. Ai piani superiori si installano associazioni e servizi. Il piano terra viene completamente aperto al pubblico, per attività a cavallo tra lo spazio interno e l’esterno che affaccia sui boschi circostanti. Per permettere questa convivenza gli accessi vengono separati, con la creazione di una rampa che porta direttamente al primo piano. 115
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