The Unknown 03

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Con un consistente ritardo eccoci con il nostro terzo numero. Non voglio stare qui a giustificarci, abbiamo procastinato fino all'imbarazzo, ma testarde come poche abbiamo deciso comunque di dire la nostra sulla scena. Questo sarà diverso dai precedenti, al suo interno sono presenti esclusivamente dei report e un'intervista per noi molto importante, il parere sulle ultime uscite lo teniamo da parte per il prossimo numero. Chiediamo scusa a tutti coloro che avrebbero dovuto ricevere un nostro report o a tutti coloro che ci hanno chiesto una data indicativa dell'uscita e che, come risposta, hanno ricevuto un "primi di maggio" nettamente superato. La redazione di The Unknown ha cambiato sede, l'Emilia Romagna ci ha accolte e la frenetica Bologna adesso è la nostra casa, speriamo che questo cambiamento porti ad una crescita non solo propriamente personale, ma anche ad una crescita per la nostra piccola fanzine che non demorde, nonostante imperfezioni e la scarsa considerazione di se, The Unknown è un po' come un liceale al primo anno con i brufoli e l'apparecchio, quello che non piace a nessuno, ma che nonostante questo si ritrova sempre a farcela. Per il resto è tutto uguale, l'idea che era inizialmente The Unknown sta, con il passare del tempo, diventando un qualcosa di concreto e questo grazie a tutti coloro che ci supportano, a tutti coloro che credono in noi e a tutti coloro che ci leggono; quindi ancora una volta The Unknown è perseveranza, insistere e combattere per ciò in cui si crede, questo è alla base del nostro lavoro, piacere, non piacere? Non è questo che conta nella vita, non si può cercare di piacere a tutti, ma si può cercare di essere se stessi ed essere apprezzati per ciò. Quindi, come per i precedenti numeri, vi lasciamo alla lettura e vi incoraggiamo a fare ciò che vi sentite realmente di fare, fate ciò in cui credete, dite sempre come la pensate, senza timore di niente e di nessuno, senza timore di sbagliare, senza timore di sentirvi fuori posto. Se state cercando il vostro posto nel mondo e non lo trovate, inventatevelo, ma sopratutto.. STAY UNCOOL TO BE COOL!

Info e Contatti

Who We Are

Per informazioni, recensioni, inviti alle vostre serate e qualsiasi altro tipo di richiesta, contattateci tramite Facebook, compilando il form alla sezione contact del nostro sito o scrivete una mail a info@theunknownmusic.com

Fondatrici: Bianca Errante e Silvia Gigli Autrice: Bianca Errante Fotografa: Silvia Gigli


Reports Brianza Rock Festival

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MCK final shows 20

ARTICLES Bay Fest

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Punk Rock Wanted

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Orange Room

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Interviews Turnaways

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Vietato Mancare!

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Nelle ultime settimane gli argomenti di punta su gruppi, pagine, post, riunioni di lavoro e messe, sono: disorganizzazione degli I-Days, Justin Bieber ad un festival che molti hanno scambiato per festival rock, i Blink182 sono o non sono co-headliner?, Chi è più punk? Rancid vs. Green Day.
 Penserete che sta per arrivare l’ennesimo report della giornata, l’ennesimo parere sugli artisti o sull’organizzazione, l’ennesima pappardella su quanto l’Italia si dimostri indietro anni luce per eventi del genere. E invece noi vogliamo parlarvi del Brianza Rock Festival, quell’evento svoltosi sullo stage B dell’Autodromo di Monza e del quale pochi si sono accorti, nonostante ci fosse un ragno gigante che penzolava dal soffitto. Partiamo dal principio. Perché in giro per l’Autodromo di Monza, in occasione degli I-Days 2017, abbiamo visto tante facce conosciute? 
Monza Brianza Eventi, in collaborazione con la Regione Lombardia, per l’ennesimo anno 6

mette in campo la carta Brianza Rock Contest, uno dei tanti contest per permettere a band emergenti di farsi strada nella scena più mainstream del rock. Ma quest’anno il contest non porterà al solito Brianza Rock Festival, la location resta la stessa, ma le giornate cadono in corrispondenza degli I-Days, dando così l’opportunità alle band vincitrici di suonare poco prima di artisti di fama internazionale. Dopo una prima selezione tra un numero spropositato di partecipanti, 81 band sono passate alle votazioni online, di queste solo 32 sono passate alle selezioni live e, dopo la valutazione di una giuria, 16 sono state le vincitrici.


15 Giugno. 
Il programma degli I-Days prevede: Shandon, Tre Allegri Ragazzi Morti, Rancid e Green Day. Stesso giorno: Sgabole, Jackers, Westmoor e Höney. Arriviamo al nostro bellissimo e lontanissimo ingresso giallo verso le 9:30 del mattino, sentiamo il soundcheck in lontananza, siamo felici, anche se il caldo smorza l’entusiasmo. Finalmente aprono i cancelli, controllo per gli zaini, più pressappochisti di un gatto, camminata verso l’area concerti, controllo dei biglietti, ingresso all’area concerti, disdegno per i tokens ed entusiasmo eccessivo per la presenza dello stand della Haribo.

Ci allontaniamo qualche istante per sbirciare un po’ i vari stand, corriamo a fare un saluto a Ringo e Henry Ruggeri, contempliamo i prezzi del merchandise con un groppo alla gola e sentiamo musica provenire dallo stage B. Iniziano le Sgabole. Riusciamo a perderci la prima canzone e su un set di venti minuti capirete che la tristezza non era indifferente. Sono rimasti ben concentrati, hanno portato pezzi di un ottimo livello artistico, si sono posti ottimamente con il pubblico. Non li avevo ancora visti live, ma sono rientrati senz’altro nella mia playlist e non mancherò ad un loro prossimo live, sopratutto perché la curiosità di vederli in un ambiente a loro più


confidenziale non è poca. Venti minuti passano in circa quattro canzoni e dopo un cambio palco inizia il set dei Jackers, ancora poca gente all’Autodromo e l’atmosfera per queste prime due band si trasforma quasi in sagra di paese, una di quelle sagre dove suonano band grandiose che però non si caga nessuno, non di certo per colpa dei Jackers che sono stati all’altezza della situazione, ma per via della staticità di quei pochi presenti davanti lo stage B. Ad ogni modo anche per loro venti minuti degni di nota, se sono riusciti a restarci impressi in una giornata simile, di sicuro lo sono stati. Termina il secondo live del Brianza Rock Festival per dar spazio al DJ Set Twist and Shout, ancora devo capirne il motivo, ma ci ha intrattenuti fino all’arrivo dell’ ”ospite d’onore” 8

sullo stage B: Timothy Cavicchini. Scusate l’ignoranza ma non so chi sia e non ho davvero nulla da dire in merito perché non mi è rimasto nemmeno mezzo ritornello in mente, quindi la chiudo qui.
 Si alternano gli Shandon sullo stage A e alla fine del loro set arrivano i Westmoor. Non me ne vogliano Sgabole e Jackers, ma aspettavamo loro, sopratutto per un fattore affettivo. 
Li abbiamo conosciuti al Vicenza Pop Punk Summer Fest l’anno scorso sotto il nome di Trash N’ Clean e li abbiamo visti cambiare, incontrandoli nuovamente in compagnia dei Summer Of Hoaxes al Blocco Music Hall. Veste nuova, nuova musica, nuova attitudine, sempre gli stessi ottimi musicisti che avevamo conosciuto un anno prima. E’ leggermente più tardi quindi raggiungono lo stage B un maggior


numero di curiosi, o semplicemente di gente, come noi, che sapeva della loro esibizione e che da amante della scena underground si è andato a godere qualche attimo di pop punk, quello energico, quello ben fatto, quello indipendente. Hanno tenuto bene il palco, hanno suonato e cantato bene, il pubblico ha continuato ad aumentare fino alla fine del set e per la band non sono stati pochi i nuovi fan acquisiti. Alla fine dell’esibizione hanno regalato adesivi e cd a tutti, peccato li abbiano finiti prima di arrivare a noi, alla prossima sarà l’ennesimo cd da aggiungere alla collezione.
 E’ il turno dei Tre Allegri Ragazzi Morti sullo stage A e in lontananza intravediamo Luca (Höney) che finito il soundcheck va in

giro per il palco con un accappatoio addosso, ridiamo già. 
E’ il loro turno, finisce la, per noi non troppo acclamata, esibizione dei Tre Allegri Ragazzi Morti, e vediamo i tre romagnoli salire sul palco in accappatoio e occhialini da nuoto. Si girano dando le spalle al pubblico, Tutti CogliHöney, hanno già vinto con l’entrata. 10, chitarrista, inizia subito un teatrino che intrattiene il pubblico per tutto il loro set, presenta le canzoni con una spigliatezza invidiabile e gestisce ottimamente la presenza di quasi 200 persone davanti il palco del Brianza Rock Festival, Luca tra caldo e birrette canta sprigionando un’energia pazzesca, lo stesso vale per Ricky alla batteria. Ad ogni modo tutta quella gente non me la sarei mai 9


aspettata, ma cosa più importante non mi sarei mai aspettata tutta quella partecipazione. Loro li abbiamo già visti un paio di volte rispetto alle altre band quindi possiamo fare un paragone ben netto e definito e dirvi che sono cresciuti, e parecchio, non riconosco più in loro la band che vidi la prima volta lo scorso anno al College Party o la stessa band che vidi in occasione del Punk Rock Mentality Vol. 2. Di certo hanno ancora tanta strada da fare, ma se c’è stata una punta di diamante in quella giornata sono loro, senza nulla togliere alle precedenti band che hanno suonato egregiamente e che hanno tenuto testa ad un palco comunque imponente.

Photo by @salbele_

Finito il set degli Höney siamo corse, non letteralmente, verso il Golden Circle pronte per il live dei Rancid, l’aspettavo da tanto, ho ascoltato Trouble Maker e l’ho adorato, Telegraph Avenue mi è rimasta in testa per tutto il giorno successivo, nonostante avessi nutrito aspettative più alte sul loro live sono felice di averli visti. Non mi dilungherò troppo a parlare di loro, o tantomeno dei Green Day, questo è dedicato a tutte quelle band che hanno meritato con sudore, lavoro sporco e una buona scorpacciata di pizza, di suonare ad un evento così importante. Quindi non mi resta altro da dire se non: altri mille di questi concerti!



Da un paio di mesi i Turnaways si sono rivelati i beniamini della nostra redazione, ci hanno portato ad amare il Texas, ci hanno portato ad amare suoni leggermente differenti da quelli che eravamo abituati a sentire e, sopratutto, ci hanno mostrato la loro totale disponibilità a lasciarsi torturare da me con proposte e domande. Se gli ho chiesto di raggiungerci in Italia e deliziarci con un loro alcolico live? Assolutamente si, se accadrà a breve? Probabilmente no, trovatemi una label e solleverò il mondo, fino a quel momento tutto ciò che posso offrirvi è un assaggio della loro personalità. Cominciamo a parlare della vostra musica! Avete rilasciato diversi EP e il vostro primo full length in appena tre anni, siete molto produttivi, qual è la vostra forza? Tutti noi cerchiamo di restare molto produttivi. Perché al giorno d’oggi la capacità d’attenzione di tutti è davvero bassa, perfino la mia. Una volta che qualcosa è successa le persone si focalizzano sulla cosa successiva. Quindi è davvero importante rimanere rilevanti e continuare a buttare fuori roba. 12

I vostri primi EP sono stati influenzati molto dai Ramones ma, con il tempo, avete trovato nuovi sound da aggiungere alla vostre canzoni, perché? Eravate alla ricerca di un sound più completo? Penso che se sei in una band questa è letteralmente il tuo cuore e la tua anima, poi troverai sempre nuovi modi per identificare te stesso e crescere. Tutti noi ascoltiamo cose tanto differenti e ogni volta che proviamo non sappiamo dire cosa ne viene fuori! Chi vi ha influenzati maggiormente e chi vi ha spinti a suonare e mettere insieme una band? Ramones e Green Day sono state le prime band che mi hanno fatto venire voglia di suonare qualsiasi cosa che suonasse semplicemente veloce, puro e apatico. Sono, inoltre, un grande fan di Elvis Presley, e lui mi


tenere il progetto vivo e produttivo. Finalmente ho trovato i miei attuali migliori amici Z e Saad (che sono fratelli). Con loro ho formato la mia prima band, suonavamo insieme in questa vecchia band circa 10 anni fa quando eravamo super giovani, ecco come ci siamo conosciuti. E mio fratello minore, Dallas, con cui ero sempre sulla stessa lunghezza d’onda, anche lui c’è dentro.

ha fatto venire voglia di cantare. E’ qualcosa che ho sempre voluto fare, perché non sono mai stato bravo a fare altro. Cosa ascoltate principalmente? Ascoltiamo tutti le stesse cose. Potremmo andare dai The Beatles, John Mayer, Gary Clark Jr, ai The Who, The Kinks, Buzzcocks, Minor Threat, Blink 182, ma addirittura Katy Perry! Come sono nati i Turnaways? Ho fondato la band attorno all’aprile del 2013. E’ stato difficile trovare persone serie che volevano impegnarsi finanziariamente per

Avete condiviso il palco con diversi artisti importanti, con chi di loro vi è piaciuto maggiormente suonare? Tutti noi siamo d’accordo nel dire che ci è piaciuto maggiormente aprire per i NOFX. E’ stato folle. Le persone hanno questo pensiero in testa, ovvero che Fat Mike è uno stronzo, noi siamo stati insieme a lui per un po’ di tempo ed è veramente una persona gradevole. Come vi fa sentire l’aver condiviso il palco con alcuni dei più influenti nomi del punk rock? Ciò che si prova è sensazionale. Perché è una cosa che non ti colpisce fino al giorno dopo ad esempio, magari anche una settimana dopo. Perché quando sei lì ed è il momento di esibirti sei totalmente concentrato sullo show, sul suonare bene, fare un buon lavoro e mantenere viva l’energia del pubblico. Non riesci a dare nulla per scontato. 13


Il vostro primo full lenght suona molto bene, siete contenti dei pareri positivi che avete ricevuto? Si, i pareri che abbiamo ricevuto sono stati fantastici! Abbiamo suonato degli show super punk nel passato, e questo disco è leggermente più ‘soffice’ se vogliamo dirla così, poiché siamo sempre alla ricerca dell’espansione. Velocemente o lentamente, vogliamo sempre tenere viva l’energia del rock and roll, questo in ogni accordo e ogni battito di tamburo che senti. E voi siete soddisfatti della vostra ultima release? Definitivamente soddisfatti. Hai sempre questa voce immaginaria nel 14

retro della tua mente che critica costantemente qualsiasi cosa tu faccia, perché vuoi sempre fare le tue cose al meglio delle tue capacità. Ma siamo davvero felici di ciò che abbiamo fatto. Pensate di essere cambiati con il passare del tempo? E cos’è cambiato? In realtà penso che in fondo siamo rimasti gli stessi. Fin dagli inizi non importava come creavamo una nuova canzone, vogliamo solo essere certi che sia una buona canzone. Penso che sia una cosa che la gente ignora delle volte. Non importa cosa suoni, se lo fai nel modo giusto, allora adattati!


Potete raccontarci qualcosa di divertente su un vostro live o le vostre sessioni in studio? Forse semplicemente tutte le volte che siamo ubriachi e facciamo gli stupidi, non mi viene nulla di particolarmente divertente al momento, ma ho trovato divertente quando abbiamo registrato Zombie Queen e abbiamo ascoltato le melodie, che sono la mia parte preferita. Comunque il nostro amico che stava producendo l’album ha levato le batterie, le chitarre e ha lasciato solo la voce. E quando senti solo la parte vocale e tutti gli strati e le armonie da sole, suona un po’ come se Freddie Mercury e i Queen la stessero cantando! Qual’è il vostro sogno irrealizzabile? La pace nel mondo e uguaglianza e onestà, questo sarebbe un sogno. Come lavorate per creare nuova musica? Chi scrive i testi? E chi la musica? Ho scritto tutti i testi finora. Ogni tanto arriva una melodia a caso nella mia mente, magari mentre sono a lavoro, e penso ‘hey potrebbe essere una melodia figa o un ritornello’. La registro sul mio cellulare e la salvo come memo vocale. Poi torno a casa e ci scrivo qu qualcosa. Dopo aver fatto questo la faccio sentire agli altri per vedere cosa si potrebbe

aggiungere, togliere o mantenere, e iniziamo da lì. Quali sono i vostri piani futuri? Avete qualche spoiler per noi? Al momento stiamo cercando di racimolare qualche soldo per nuovo merch e un tour. Attualmente stiamo scrivendo molto e stiamo semplicemente cercando di restare produttivi e sfidare noi stessi! Speriamo di far uscire qualcosa di nuovo entro fine anno!






E se l’arrivo dell’afa ha spazzato via, chiudendo definitivamente, la terza stagione del Montecio Cool Kids, noi siamo nuovamente qui a parlarvi dei final show, ma anche della loro collaborazione con il Perarock 2017. Se con Ratbones e Isotopes avevano sbancato le aspettative attirando più di una cinquantina di persone l’ultimo appuntamento dell’anno, che ha visto sul palco The Vaseliners e The Manges, è stato, a rigor di logica, il più popoloso della stagione, con un numero di partecipanti radente al duecento. I Ratbones hanno accompagnato per la loro sessione di tour europeo in 20

Italia gli Isotopes, quei ragazzi dai troppi tatuaggi e dalla spiccata passione per il baseball, e forti della loro più che recente uscita, The Pop Experience, hanno preriscaldato a dovere i presenti, tenendoli a bada, se così si può dire, in attesa degli Isotopes. La scena gli appartiene, d’altronde stiamo parlando di Ramonescore in ambiente Ramonescore, cosa può esserci di più naturale? Tra l’altro li rivedremo a breve al Punk Rock Raduno, altro evento di punta nella scena punk rock. Gli Isotopes salgono sul palco, o forse meglio dire scendono in campo, sventolando le mazze da baseball e gli strumenti.


Un giorno prima dell’esibizione in quel di Montecchio rilasciano il loro nuovo full lenght, 1994 World Series Champions, tanto per restare in tema di giocatori di baseball con il punk rock in cuffie. Il loro è stato certamente uno degli show più coinvolgenti ed energici mai visti sul palco del Circolo La Mesa, quello che ti resta da una loro esibizione è divertimento e tanta voglia di bere. Attualmente sono impegnati in un super UK/Ireland tour con CJ Ramone e non vediamo l’ora di rincontrarli.


Se questa per molti, tra i nuovi frequentatori della crew, è stata la data rivelazione della stagione è solo perché ancora non avevano assistito all’ultimo episodio, perché ancora non avevano visto con i loro occhi cos’è capace di portare un nome come The Manges nei meandri sconsolati di Montecchio Maggiore. Aprono i padroni di casa The Vaseliners, lo show è ben riuscito, ormai conosciamo la scaletta a memoria: da Rollercoaster a One Hit Wonder, da She’s A Stalker a Back To The Future, da Jennifer Blue a Friendship Sinking. Nonostante siano ben conosciuti dalla maggior parte del pubblico presente quella sera 22

l’attenzione era tutta rivolta alle maglie a righe bianche e nere e all’atmosfera da New York anni ’70. I The Manges arrivano sul palco accolti da un tripudio di gente giunta davvero da ogni regione per assistere al final show di tradizione. Si destreggiano come la band d’esperienza che sono e portano alla nostra attenzione uno show che difficilmente ci toglieremo dalla testa, certo è sempre uno spettacolo vedere dei veterani del punk rock all’opera ed è stato magico non riuscire a raggiungere le prime file perché la gente arrivava fin sull’uscio della porta.


interminabile che ha intrattenuto fin alla chiusura del locale. Ci tenevamo a ringraziare tutti coloro che fanno parte del Montecio Cool Kids, tutti coloro che ci hanno accolte, più o meno, a braccia aperte, poiché non è un mondo facile nel quale entrare e per noi è stata una grande opportunità, nel nostro piccolo, riuscire ad occupere un posticino in questa realtà. Adesso siamo tutti in attesa di news per la quarta stagione del Montecio Cool Kids, pronti alla scoperta dei nomi che riempiranno il calendario 2017/18, intanto vi invitiamo al Pera Cool Kids, il 27 luglio. Sul palco: La Giò, 33CL, The Vaseliners, Razzi Totali e Duracel. Detto ciò ho assistito al loro live dalla finestra, senza scherzi, tra il caldo soffocante e la troppa gente, sono rimasta tranquilla nell’angolino a godermi l’esibizione, mi sono fatta strada tra la folla giusto in tempo per vedere il cartello All Is Well giungere sul palco, ma la mancanza d’aria pochi minuti dopo mi ha respinta verso l’uscita. 
La chiusura della stagione è stata una vera e propria rivelazione, un bagno di alcool allo stato puro, La Mesa ricolma di gente, facce amiche, ma anche facce nuove, chiacchiericci davanti al bancone, via vai dal banchetto del merch, risate e, come è ovvio che sia, un dj set



Quando ci si lamenta che in Italia manchi una scena punk rock, manchino festival fatti bene, line up da sogno e organizzatori capaci di fare il loro mestiere, forse è perché non ci si è mai soffermati ad ammirare il lavoro svolto da Hub Music Factory e LP Rock Events per il festival che ha finalmente trovato qualcosa da fare ai punk rocker italiani nei fatidici giorni di ferragosto. Così, dopo due eccezionali prime stagioni, torna il Bay Fest al Parco Pavese di Bellaria Igea Marina. Ricordate i nomi che hanno interessato le line up precedenti? Millencolin, 4th ’N Goal, Duff, Edward in Venice per la prima edizione, NOFX, Screeching Weasel, Strung Out, Derozer, Slander, Talco, Höney e altri per la seconda edizione. E quest’anno niente da invidiare alle precedenti, nomi di punta come: Bad Religion, Pennywise, Rise Against, Anti-Flag, Face To Face, Less Than Jake, Good Riddance e Undeclinable Ambuscade, pronti ad infuocare il palco del Bay Fest.

I giorni per questa edizione sono tre: 13, 14 e 15 agosto 2017, save the date! E non mancano band di supporto di tutto merito: Pears, Raw Power, Shandon, Andead, Ignite, Cattive Abitudini, Lineout, 7Years, Linterno, Lennon Kelly e Vanilla Sky. Di seguito la scaletta completa: Domenica 13 Agosto LESS THAN JAKE UNDECLINABLE AMBUSCADE PEARS RAW POWER LENNON KELLY Lunedì 14 Agosto BAD RELIGION PENNYWISE GOOD RIDDANCE SHANDON ANDEAD 7YEARS LINTERNO Martedì 15 Agosto RISE AGAINST FACE TO FACE 25


ANTI-FLAG IGNITE VANILLA SKY CATTIVE ABITUDINI LINEOUT Quindi se non sapete come spendere il vostro tempo a ferragosto e avete bisogno di una carica di vero e proprio punk correte a compare i biglietti (disponibili su TicketOne e Mailticket), sempre che non l’abbiate già fatto, e preparatevi a tre giorni di musica come non se ne vedevano da tempo in terra nostrana. Tutte le info utili qui di seguito!!! BIGLIETTI E’ possibile acquistare le prevendite sia per le singole giornate, sia le combo per più giorni. Singole giornate 13 AGOSTO: € 20,00 + ddp
14 AGOSTO: € 28,00 + ddp
15 AGOSTO: € 28,00 + ddp Abbonamenti ABBONAMENTO 2gg. (13, 14 AGOSTO): € 40,00 + ddp ABBONAMENTO 2gg. (14, 15 AGOSTO): € 50,00 + ddp ABBONAMENTO 3gg. (13, 14, 15 AGOSTO): € 65,00 + ddp CAMPING L’area camping è situata in prossimità 26

della venue, il costo dell’abbonamento per 4 notti è di €40,00 a persona e sarà disponibile accedere all’area camping dalle ore 12:00 di sabato 12 agosto alle ore 12:00 di mercoledì 16 agosto. Dopo la registrazione, che avverrà previa presentazione del PDF ricevuto via mail e di un documento d’identità, verrà fornito a tutti gli ospiti un braccialetto, personale, con il quale si potrà accedere all’area Bay Camp. All’interno del campeggio saranno disponibili un numero congruo di bagni chimici, lavabi e box doccia disponibili per tutti gli ospiti, con pagamento a gettone.
All’interno dell’area non sarà possibile accendere fuochi, entrare con automobili e altri mezzi a motore e non sarà concesso l’ingresso ad animali.
 Per maggiori informazioni e per l’acquisto dei biglietti: camping@lprockevents.it Per regolamento, come raggiungere il Bay Fest e altre info visitate la pagina Facebook, o l'evento!



Avete presente il sogno americano? Avete presente quella voglia di farcela che spesso è direttamente proporzionata alla voglia di fare un tour negli States? In quella terra di speranza e di libertà, con regole ferree e confini da rispettare, che siamo abituati a vedere in tv? 
Avete presente quando una band riesce ad arrivare al punto culmine della propria carriera che la porta a fare diverse date negli Stati Uniti D’America? Avete presente quanto può essere difficile per una band italiana giungere dall’altra parte dell’oceano e intraprendere un mini tour? Tra voli dai costi elevati, soggiorni modesti, ma pur sempre elevati, e spostamenti interni volti a coprire distanze di almeno 2.000 miglia? E cosa ne pensate se ci aggiungiamo anche una buona dose di disorganizzazione e una serie di procedimenti da seguire sulla quale spesso ci disinformano? 
Il risultato può essere analogo a ciò che è successo recentemente a band come Soviet Soviet e gli amici Biffers, ma anche a tanti altri nel corso degli ultimi anni. 28

Gli States sono controllati da severe restrizioni riguardo gli ingressi di non residenti nel loro paese. Il trattamento è uguale per tutti, una moltitudine di visti per tutti i generi, una richiesta che verrà (o meno) accettata dal Dipartimento Di Sicurezza Nazionale. Per non annoiarvi con frasi e frasi su come funziona il fitto sistema di norme e regolamenti di immigrazione in America vi dico semplicemente che dal 2009 è in vigore un sistema elettronico che ha lo scopo di esaminare i viaggiatori, questo sistema è denominato ESTA, quali sono i punti chiave di tale sistema? Intanto non è ritenuto un visto, ma solo un’autorizzazione a salire a bordo di un aereo diretto negli Stati Uniti, quindi l’effettiva autorizzazione ad entrare nel paese la si può ricevere dagli ufficiali dell’aeroporto; infine, come già preannunciato, l’autorizzazione al viaggio (quindi l’autorizzazione all’ESTA) non garantisce il diritto del richiedente di entrare negli Stati Uniti. Analizzando questi punti è chiaro che coloro in possesso di un ESTA non sono


effettivamente provvisti di un visto, ma di un’autorizzazione ad accedere al paese. Più e più volte abbiamo sentito storie legate ad accessi negati poiché le condizioni d’accesso sembravano “sospette” agli agenti doganali e recentemente la cosa ci ha toccati da vicino, riportandoci indietro band di nostra conoscenza. Soviet Soviet in arrivo a Seattle a Marzo di quest’anno, muniti di passaporti ed ESTA, oltre che di una lettera della loro label che dichiarava che i concerti che avrebbero fatto sarebbero stati a solo scopo promozionale e che non avrebbero percepito alcun pagamento. Arrivati ai controlli vengono scortati e sottoposti

a degli interrogatori, durati quasi quattro ore, poiché la presenza di due date per le quali era previsto l’ingresso di un pubblico pagante, bastava per destare i sospetti alla dogana. Con modi poco cortesi sono stati scortati alle celle dove hanno passato la notte, il giorno dopo sono stati rimpatriati. “Sapevamo che se avessimo percepito un compenso avremmo dovuto fare il visto lavorativo. Non era questo il caso e le fonti che avevamo consultato ci avevano tranquillizzato a riguardo.” dichiarano in un comunicato stampa rilasciato per spiegare come mai non ci sarebbe più stato alcun tour USA per loro. Ai Biffers non va poi diversamente. Arrivano anche loro a Seattle, ma i 29


problemi alla dogana in un certo senso se li immaginavano già, si erano accorti, grazie alla vicenda dei Soviet Soviet che avrebbero avuto bisogno di un visto lavorativo, ma decisero comunque di correre il rischio. Così anche loro furono interrogati e anche a loro venne negato l’accesso agli Stati Uniti. Decisero di risparmiarsi la notte in cella e vennero immediatamente “rimpatriati” a Londra. Per la band post punk a destare sospetti era la presenza di due show con ingresso a pagamento, e qui ci ritroviamo di fronte lo stesso problema: per alcuni concerti era previsto un biglietto d’ingresso e anche in questo caso è stato un motivo sufficiente per pretendere da parte della band un visto lavorativo.

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Molte sono le testimonianze di musicisti entrati negli States alle stesse condizioni delle due band sopracitate e mai sono stati così rilevanti i problemi d’accesso, ora, abbiamo detto che sono una nazione con vigenti norme restrittive riguardo l’immigrazione, ma sembrerebbe che sia l’attuale amministrazione a porre sotto un’insegna luminosa che riporta la parola “minaccia” band che stanno solo cercando di rincorrere un sogno e che sono pronte a conquistare il pubblico americano a forza di strimpellate e giri di basso. Ma dal momento che prevenire è meglio che curare, il Donald internazionale ha deciso di non rischiare il pericolo portato dal punk rock e di tenersi stretti i rapporti con l’Arabia Saudita, gli si può dare torto?


Vi ricordate la nostra intervista con Alberto Perezzani del Ginger Studio? Probabilmente no, ma oggi torna sulle nostre pagine un po’ di arancione e per questo vi parliamo dell’Orange Room, la sala prove per eccellenza nella zona di Padova. 
Perché ve ne parliamo? Perché il loro lavoro e il loro impegno verso la scena indipendente non è indifferente e siccome diffondere realtà di questo tipo è una delle nostre priorità gli dedichiamo questo spazio, nella speranza che i musicisti di quelle parti trovino un covo sicuro dove dar sfogo alla loro creatività, ma anche nella speranza che la voce giri, il giro si espanda e il loro obiettivo venga raggiunto. L’Orange Room nasce nel 2012 dalla voglia di creare un ritrovo per tutti i giovani musicisti della zona, offrendo a tutti loro la possibilità di collaborare, relazionarsi e vivere in modo positivo e stimolante l’amore per la musica, grazie ad un ambiente ben collaudato che permetta a tutti di farne parte, ma sopratutto che permetta a tutti di avvicinarsi alla musica. L’offerta, anche se chiamarla tale è un po’ come porre un’ideale sullo stesso

piano di un prodotto da vendere, è rivolta a tutti coloro che cercano un luogo dal clima familiare dove poter praticare in modo costruttivo la propria passione, dando alito ai propri talenti, nella speranza di confrontarsi con altri musicisti, ma anche di essere indirizzati da producer verso la ricerca del proprio suono e verso il raggiungimento di traguardi, che siano questi semplici demo o progetti musicali completi. E’ così che la sala prove apre i battenti a tutti, proprio a tutti, ma apre anche i battenti a diverse iniziative: è, difatti, una delle sale prove meno statiche che io conosca. Il loro costante impegno verso la scena è non solo efficace, ma è anche visibile, superano i loro confini offrendo la possibilità di registrare canzoni per demo, EP o full lenght, ma la loro dedizione non si ferma qui e così dalla loro sala provengono diverse iniziative legate ad eventi nella provincia di Padova. Prova tangibile del loro impegno la prima edizione dell’Orange Fest dello scorso anno; evento che ha visto la partecipazione di un buon numero di ascoltatori e di band come Well Planned Attack e Leftovers. 31


Noi eravamo presenti e possiamo solo sottolineare quanto sia stato evidente il loro impegno nel realizzare finalmente una serata di buona musica e intrattenimento nella statica provincia di Padova. Probabilmente eventi di questo genere, da quelle parti, mancano, e la presenza di un’organizzazione formata da ragazzi pronti a mettersi in gioco e pronti a scommettere tutto per dar alito alla scena, quella giovane, è di vitale importanza.
 Vi invitiamo a tenere d’occhio i loro canali social poiché sembra all’orizzonte l’annuncio di una seconda edizione dell’Orange Fest, noi ce lo auguriamo e vi invitiamo, se l’annuncio sarà effettivo, a partecipare all’evento, perché sono cose come questa che risollevano il pop punk italiano, sono cose come questa di cui abbiamo bisogno costantemente sui

nostri calendari e, grazie ai ragazzi dell’Orange Room, è una realtà che si fa sempre un po’ più vicina. L'Orange Room, tra le molte, ha ospitato band come: Hope N' Liberty, Kromoterapia, Paper Wall, Capenorth e Well Planned Attack. Per tutti i musicisti che nutriranno un po’ di curiosità alla lettura di questo articolo voglio ricordare che le porte dell’Orange Room sono sempre aperte e l’organizzazione vi invita a contattarli direttamente tramite la loro pagina Facebook (facebook.com/orangeroom.conselve) ricordatevi che la loro parola d’ordine è disponibilità.




Grazie!



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