ASTRATTISMO
le AVANGUARDIE del novecento
pillole d’arte
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piccoli libri di storia dell’arte
Le pillole d’arte sono volumi da leggere e rileggere.
Realizzate per tutti coloro che vogliono approcciarsi alla storia dell’arte, in modo semplice ed efficace.
Una piccola raccolta di sapere da utilizzare anche in capo didattico da studenti e docenti, per la realizzazione di interventi didattici personalizzati.
Collana diretta da Thomas Caponela nascita di un nuovo linguaggio a Monaco: l’Astrattismo
Nel gennaio 1909 fu fondata la Nuova associazione di artisti di Monaco, alla quale aderirono storici dell’arte, musicisti, intelletuali e letterati ma a spiccare fu soprattutto il russo Kandiskij. I suoi quadri si distinguevano per un gusto dichiaratamente fauve1, non tanto per la scelta dei soggetti quanto per l’enfasi che veniva assegnata al colore. Kandiskij sebbene avesse superato i quarant’anni era un artista in continua crescita e nel 1911 i suoi dipinti acquistarono un’aura di mistero, vista la presenza di soggetti identificabili solo dopo un’attenta lettura e purtroppo, a molti esponenti dell’associazione questo cambiamento stilistico parve
troppo ardito. I contrasti all’interno dell’associazione divennero insanabili, e il rifiuto di esporre l’opera
Composizione V2 sancì la rottura del gruppo a due anni dalla fondazione. L’artista tutt’altro che sconfortato, insieme al pittore Franz Marc, costituì il gruppo Der Blaue Reiter, “Il cavaliere azzurro”. Questo fu l’ultimo movimento dell’avanguardia affermatosi prima della Grande Guerra. Per una volta, il nome dell’avanguardia non terminava con “ismo” e né con il nome Astrattismo, che fu l’epiteto poco lusinghiero consegnatoci da un critico. Il nome fu frutto di una riflessione attenta, capace di riassumere il valore della nuova avanguardia monacense. Il cavaliere altro non è che l’immagine trasfigurata e romantica dell’arti-
sta: colui che si eleva sugli altri per esercitare una missione di salvezza.
L’azzurro, intenso in ogni sua possibile gradazione, dal blu al celeste, rappresentava invece la spiritualità.
L’arte dei due artisti era strabiliante, visionaria, dove il colore sgargiante e antinaturalistica veniva liberata in tutta la sua energia, dando vita a una nuova forma di realtà.
Kandiskij nella sua pittura cercava una combinazione tra forme e colori tale da suscitare la reazione emotiva dello spettatore. Marc si distingueva per l’assoluta devozione al mondo animale: nessuna presenza umana nelle sue tele. I due artisti nel maggio del 1911 pubblicarono l’Almanac-
co del Cavaliere azzurro3, 140 pagine di testi e immagini licenziato con il proposito di instaurare un parallelo tra pittura e musica: secondo i due autori, la prima doveva emulare la
seconda. La musica non possiede fini descrittivi e quindi è arte astratta per eccellenze così anche la pittura doveva attingere al patrimonio di immagini riposto nella profondità
dello spirito. Inoltre, come spiegava Kandiskij nel saggio Il problema delle forme che l’arte è un mezzo di elevazione spirituale: bisogna superare il mondo visibile per essere guidati solo da impulsi spirituali. Alla luce di questi e altri principi, l’artista iniziò a dipingere opere di stupefacente vitalità fino al 1913, in cui la realtà appariva trasfigurata sulla tela; l’anno seguente l’artista si liberò completamente, dipingendo tele sovraeccitate, piene e colme di colori. La pittura traduceva emozione e contemplazione, diventando una gioia per lo sguardo: l’occhio intendeva all’istante il fuoco e gli equilibri della composizione, ma non smetteva di rimbalzare da una forma all’altra.
Come negli Stati dell’Europa centrale, anche nella Russia di inizio Novecento avanzarono ricerche che rompevano con la tradizione artistica precedente. Inoltre, negli stessi anni i ricchi mercanti russi allestirono nei rispettivi palazzi una collezione di opere di importanti artisti impressionisti che erano state acquistate direttamente a Parigi. A fronte di tanti stimoli, le personalità più giovani e insofferenti dell’imperante pittura realistica-accademica iniziarono ad aprirsi ai linguaggi della modernità. Un aspetto però distingue il percorso dell’avanguardia russa da quelle francese, italiana e tedesca: il desiderio di non rompere i ponti con il pensiero, la religiosità e le tradizioni locali, per dar vita a forme ispirate a una forte tensione spirituale. Uno degli artisti russi più radicali fu Kazimir Malevič e i critici al cospetto dell’opera Quadrato nero4 parvero ammutoliti. Proprio come indica il titolo, il quadro è una sem-
plice figura geometrica, interamente campita di nero e galleggiante nel bianco. Un insieme tanto essenziale sul piano della forma quanto carico di riferimenti, in quanto è un quadro azzera la storia dell’arte e porta
lo spettatore a captare la vertigine del vuoto. Per la prima volta in assoluto gli elementi della pittura vengono isolati ed esibiti in quanto tali. Il quadro non ritrae il mondo di tutti i giorni, ma assume il valore di
oggetto autoreferenziale. L’artista dopo gli esordi postimpressionisti aveva messo a punto un personale linguaggio cubo futurista venato da inflessioni primitiviste. I temi erano di ispirazione sociale, non erano altro che figure dei dintorni di Mosca nel quale si era trasferito nel 1907 dalla originaria Ucraina. A queste prove, successivamente nel 1913-1914 ne seguiranno altre di più esplicita matrice cubo futurista: dipinti in cui le figure perdono identità trasformandosi in icone composte di elementi privi di relazione uno con l’altro. Finchè nel 1915 in collaborazione con il poeta Majakovskij, a San Pietroburgo, l’artista pubblicò il manifesto Dal Cubismo al Suprematismo. Il nuovo realismo pittorico. Questo condurrà l’artista ad un’operazione di sintesi per giungere a liberarsi da questo repertorio di immagini e dar vita alle opere suprematiste. Infatti, al contrario di quanto succede nelle ricerche astratte di De Stijl di Piet Mondrian, Kazimir Malevič realizza forme che ruotano liberamente in una spazialità ambigua, talvolta sovrapponendosi.5
Con Composizione A è una delle opere con cui Piet Mondrian metterà a punto il linguaggio artistico che caratterizzerà i successivi vent’anni del suo lavoro. Ordine, misura, controllo sono le parole idonee per definirlo e tanto rigore è raggiunto tramite una radicale selezione di forme e colori. Anche la scelta del formato è eloquente: un quadrato, la forma antinaturalistica per definizione. I colori sono piatti e, se si esclude il grigio, si limitano ai primari: giallo, rosso e blu. Così come l’asimmetria garantisce all’insieme un effetto di equilibrio dinamico. Questa ricerca artistica fu battezzata da Mondrian con il nome Neoplasticismo, i propositi erano quelli di affidarsi alla purezza geometrica per raggiungere stati di una sensibilità superiore e giungere infine a migliorare l’esistenza dell’umanità. Il movimento nacque nel 1917 a Leida, gruppo da Piet Mondrian stesso promosso e dotato di una rivista omonima. L’anno seguente apparve anche il primo manifesto del gruppo: si inneggiava alla tensione verso l’uni-
versale e si rifiutava l’individualismo dell’atto creativo. Merito di De Stijl fu soprattutto quello di favorire il passaggio dall’esperienza pittorica di Mondrian a quella architettonica e del design.
le AVANGUARDIE del novecento pillole d’arte
«ASTRATTISMO
è la scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori.»