CUBISMO
le AVANGUARDIE del novecento
pillole d’arte
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pillole d’arte
piccoli libri di storia dell’arte
Le pillole d’arte sono volumi da leggere e rileggere.
Realizzate per tutti coloro che vogliono approcciarsi alla storia dell’arte, in modo semplice ed efficace.
Una piccola raccolta di sapere da utilizzare anche in capo didattico da studenti e docenti, per la realizzazione di interventi didattici personalizzati.
Collana diretta da Thomas CaponeItinerari del Cubismo
Un’arte geometrica: il cubismo
Al volgere del 1908, il critico Louis Vauxcelles scrisse una recensione destinata a ispirare il nome della seconda avanguardia di inizio secolo: il Cubismo. L’occasione giunse con la visione delle tele di Georges Braque, un giovane ventiseienne ancora poco noto al pubblico. Le forme apparivano semplificate secondo i principi della geometria, mentre i colori distribuiti con pennellate regolari si limitavano alle gamme dei verdi e dell’ocra. Il giovane artista condivideva gli esiti di questo genere pittorico con Pablo Picasso, collega con il quale già lavorava da alcuni mesi. Il loro sodalizio si rivelò come uno dei più fertili della storia dell’arte, arrivando al punto che oggi come allora, dai quadri di entrambi gli artisti emerge un’unità di ideali, forme e tecniche tale da rendere pressoché indistinguibile una mano dall’altra.
Picasso e Braque rappresentano i principali esponenti del Cubismo e fatto importantissimo, al centro del loro interesse ci fu sempre la pratica, mai la teorizzazione. Per questo non esiste né un manifesto o un programma del movimento, così come i due non parteciparono mai ai grandi confronti pubblici parigini. Il contratto in esclusiva con il mercante Daniel-Henry Kahnweiler proibì loro di esibire i quadri fuori dalla sua galleria, ad esempio ai Salon. Nel 1913, quando il fenomeno dell’avanguardia cubista poteva dirsi in via di esaurimento, il poeta Guillaume Apollinaire pubblicò il saggio Les peintres cubistes, caratterizzato da pagine illuminanti per l’avanguardia e insieme ad altri studiosi, identificarono che lo stile cubista dal suo inizio nel 1907 fino al 1913 non rimase mai uguale a se stesso, furono identificate tre grandi fasi dell’arte cubista: il Protocubismo (1907-1909)
un’arte che si combina alle influenze dell’arte primitiva; il Cubismo analitico (1909-1911), in cui predomina la scomposizione dell’immagine; il Cubismo sintetico (1912-1913), in cui l’oggetto è ricomposto secondo nuove leggi formali, il collage e il papier collé.
Se per alcuni anni Picasso e Braque rivelarono una comunione stilistica è pur vero che le loro personalità furono molto diverse, così come la loro formazione e i percorsi precedenti. Picasso nacque in Spagna nel 1881 da padre pittore e insegnante di disegno all’Accademia di Belle Arti, che gli garantì i rudimenti del mestiere, riuscendo a scorgere nel figlio i segni del prodigio. Ancor prima di iscriversi nel 1897 alla Real Academia de San Fernando a Madrid, l’artista studiò da autodidatta i maestri della tradizione spagnola. La vita dell’artista fu caratterizzata da varie vicende personali che influenzarono fortemente lo stile pittorico di quest’ultimo. A Barcellona, l’artista frequentò l’ambiente vitale della città e il ritrovo per intellettuali, artisti e musicisti, Els Quatre Gats. Dopo
vari soggiorni nella capitale francese, nell’autunno del 1900, vi si trasferì stabilmente nel 1904. In questo periodo le sue opere ripropongono nei temi espressioni dolenti di tragiche condizioni umane e sociali, caratterizzate da un disegno stilizzato e pungente e da un’intonazione monocroma blu, da qui il cosiddetto Periodo blu1. Successivamente, fino al 1906 toccò al Periodo rosa, dove le opere dell’artista si popolano di acrobati, suonatori ambulanti
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tuito da una tonalità grigio-rosa2. Braque più giovane di un anno rispetto al collega, nacque nei dintorni di Parigi. Giunse nella capitale solo
e Derain, compiendo piccoli dipinti di paesaggi dai colori abbaglianti, stesi con pennellate veloci e corsive. Ad imprimere una svolta al la-
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nel 1900, in cui dovette attendere ancora qualche anno prima di individuare la propria strada. Fu fortemente ispirato dai dipinti di Matisse
voro dei due artisti del Cubismo fu, oltre la scoperta dell’arte primitiva, l’incontro con la pittura di Paul Cézanne: diventando il loro modello da
seguire. In primis, se ne ammirava la sintesi unita alla forza plastica, ma l’aspetto più importante fu la critica delle secolari convenzioni spaziali. I suoi soggetti erano rappresentanti secondo punti di vista simultanei, oggetti vicini e lontani sembravano convivere sul medesimo piano. Un allontanamento dalla consueta idea di riproduzione della natura, trasformandolo in una proiezione mentale.
Verso il cubismo
Dopo una lunga e tormentata gestazione, nella primavera del 1907 Picasso licenziò il dipinto Les demoiselles d’Avignon3. Un dipinto tenuto nascosto almeno fino al 1920 fin quando il suo valore emblematico è stato tale da identificarlo come manifesto delle novità cubiste che irruppero sulla scena artistica di inizio secolo. Cinque grandi nudi femminile si stagliano contro un panneggio dai riflessi bianchi e celesti. Abitano uno spazio compresso, in cui le anatomie hanno un andamento rigido, caratterizzate da profili aguzzi: un erotismo per nulla rassicurante. Le modelle fissano l’osservatore con uno sguardo sbarrato,
mentre i volti sulla destra assumono deformità spaventose: indossano maschere africane, come quelle usate nei riti tribali. All’interno del dipinto però, oltre all’arte africana sono presenti diversi riferimenti. I koùroi greci nella figura femminile sulla sinistra che a passi pesanti entra nella scena, con i muscoli in tensione, il pugno chiuso e il braccio disteso lungo il fianco. Invece nella figura all’estremità destra, riconosciamo un tratto distintivo dell’arte egiziana, la rappresentazione dell’occhio frontalmente. Secondo le ricerche si è documentato che il dipinto avesse un’altra partenza e che Picasso volesse inscenare un tema denso di significato, un’allegoria della vita e della morta cariche di allusioni autobiografiche, però un episodio mutò i programmi. All’inizio del 1907 Picasso visitò il Museo etnografica del Trocadéro, rimanendo colpito dalle sculture primitive. L’artista ne attenuò il carattere simbolico, limitando la carica drammaticamente esistenziale ai soli nudi sulla destra.
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Il Cubismo analitico
Dal 1909 al 1911 Picasso e Braque vissero la fase più radicale della loro esperienza, in cui maggiormente si allontanarono dalla resa mimetica della realtà. Nei dipinti di questo periodo gli oggetti e lo spazio circostante sono scomposti, indagati, descritti isolandone singoli brani; vengono analizzati. Il soggetto smarrisce la propria unità formale, mentre la molteplicità dei punti di vista genere la continua interruzione dei profili. Le pennellate rimangono distinguibili, non si fondo reciprocamente, ma si allineano in tanti tasselli ordinati, così come i colori calano di tono, diventando grigi e terrosi e tendendo al monocromo per non interferire con il già complesso assemblaggio delle forme. Inoltre i quadri cubisti possono arricchirsi anche di presenze decisamente stranianti, come: lettere e numeri dipinti a mano o con le mascherine tipiche dei pittori di insegne. Lo scopo principale era sicuramente quello di esaltare la bidimensionalità della superficie pittorica, rimanendo però estranee alla scena raffigurata. Infine, le scritte tipografiche sono già di per sé immagini, possedendo una precisa bellezza estetica4.
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Il Cubismo sintetico
Attorno al 1912, Braque e Picasso imboccarono vie stilistiche sensibilmente diverse dalle precedenti. In primo luogo agì la coscienza di quanto fosse arduo proseguire sulla strada della scomposizione formale, in quanto entrambi gli artisti avevano toccato il limite della rappresentazione: andare oltre significava liberarsi degli ultimi residui della realtà sconfinando nell’astrazione. Un’opzione che non li seduceva affatto, anzi sembrava decisamente respingerli, così come affermò Picasso che secondo lui, «L’arte astratta non esiste. Bisogna sempre partire da qualcosa». Quindi per una ragione o per l’altra, la fase analitica poteva dirsi conclusa. Ora il problema era comprendere come riallacciare i ponti con la realtà senza tornare indietro. E infatti le mosse successive furono all’insegna dell’evoluzione coerente e meditata. Le caratteristiche compositive principali risiedono nella scelta di giustapporre o sovrapporre parti distinte di una rappresentazione, avvalendosi di nuove tecniche quali il collage e il papier collé. Infatti nell’opera Natura morta con sedia di paglia5, fu il primo collage mai rea-
lizzato. Una composizione ellittica in cui Picasso, invece di dipingere il vimini della sedia, ha incollato un frammento di tela cerata con impresso a stampa un fitto motivo a intrecci, così come al posto della solita cornice, ha cinto l’intera tela con una corda vera. Un quadro che diventa esso stesso un oggetto. Ora l’oggetto non veniva più riprodotto, ma sottratto dal proprio contesto di origine e collocato nel quadro.
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«Il CUBISMO non è un seme o un feto, ma un’arte che si occupa essenzialmente di forme, e quando una forma è realizzata, è là a vivere la sua propria vita.»
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