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DADAISMO

le AVANGUARDIE del novecento

pillole d’arte

thomas capone

pillole d’arte

piccoli libri di storia dell’arte

Le pillole d’arte sono volumi da leggere e rileggere.

Realizzate per tutti coloro che vogliono approcciarsi alla storia dell’arte, in modo semplice ed efficace.

Una piccola raccolta di sapere da utilizzare anche in capo didattico da studenti e docenti, per la realizzazione di interventi didattici personalizzati.

Collana diretta da Thomas Capone
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Itinerari del Dadaismo

Proclamatasi territorio neutrale, la Svizzera non venne coinvolta nella Prima guerra mondiale e potette offrire un riparo a tante personalità di diversa estrazione. Zurigo divenne un centro cosmopolita dove circolava un’atmosfera assente nelle altre capitali europee. La distanza dalle trincee si traduceva in un senso di libertà che, però, non impediva di riflettere su quanto di assurdo accadeva a poche centinaia di chilometri. Si auspicava alla fiducia nel progresso tecnologico a vantaggio del suo opposto: l’irrazionale, la spontaneità e la provocazione. La sera del 5 febbraio 1916, al numero 1 di Spiegelgasse, fu inaugurato il Cabaret Voltaire, che sebbene la sua attività durò solo due anni, si distinse per il carattere dissacratorio delle

iniziative e per i linguaggi rivoluzionari sperimentati. Già la scelta del nome si rivelava già di per sé il desiderio di porsi controcorrente: invocava il filosofo che più di ogni altro aveva condannato la morale e i costumi dei contemporanei. Inoltre, appellarsi a Voltaire significava richiamare un barlume di ragione in un frangente storico che sembrava aver smarrito la propria. L’iniziativa nacque da alcuni trentenni giunti a Zurigo, tra cui Hugo Ball1 proveniente da Berlino dove aveva condiviso il clima espressionista berlinese e lo studioso Tristan Tzara, giunto dalla Romania per studiare filosofia. All’interno del cabaret si ospitavano conferenze di arte e letteratura, ma subito dopo la sala veniva sgombrata da tavoli e sedie per improvvisare danze su musiche assordanti. La sera del 23 luglio 1918 Tristan Tzara

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A Zurigo, lontano dalla guerra 1 Hugo Ball al Cabaret Voltaire, 3 giugno 1916. (pagina 6)

salì sul palco per declmare un testo scritto da lui e successivamente pubblicato su Dada, la rivista edita dal Cabaret Voltaire. Tristan Tzara2 si esprimeva in termini ambigui, ma nonostante ciò, riuscì a declamare il suo discorso che fu molto persuasivo al punto che i colleghi lo riconobbero come un vero e proprio documento fondativo di una nuova poetica, al punto che venne considerato il manifesto ufficiale di Dada. Ovviamente la parola Dada è difficile da spiegare in quanto non ha un vero e proprio significato. Studiosi ritengono che il termine sia ispirato ai fonemi di un neonato, chi lo riferisce al vezzeggiativo con cui in tedesco si designa il cavallo a dondolo, e chi lo connette alla doppia affermazione in lingua

russa. Tra numerosi dubbi, è certo che la parola Dada fu scelta per indicare un modo di vivere, prima ancora che di fare arte, in quanto rappresentò una condizione esistenziale e

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2 Tristan Tzara fotografata da Man Ray, 1921. (a destra)

filosofica. Inoltre, al contrario degli altri gruppi d’avanguardia, i suoi esponenti rifiutavano ogni programma estetico per esercitare un’azione critica rivolta a ogni ambito della società. Da ricordare che la loro ideologia rifiutava l’idea di famiglia, religione, gerarchie sociali e sessualità allora consentita. Il movimento Dada non si poneva scopi estetici unitari, infatti la prima fase dell’avanguardia non ha una fisionomia precisa: si va dalle sculture astratte di Arp ai dipinti espressionisti di Hans Richter fino ai rilievi con materiali più vari di Marcel Janco. Finita la Prima guerra mondiale, il ruolo di Zurigo e della pacifica Svizzera andò esaurendosi. Il Cabaret Voltaire fu chiuso e molti dei suoi frequentatori ritornarono ai loro luoghi di origini, mentre altri emigrarono negli Stati Uniti comportando una diffusione su scala più ampia del dirompente messaggio dadaista.

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Marcel Duchamp

Marcel Duchamp è stato la figura di spicco dell’esperienza dadaista, nonostante abbia avuto alle spalle un eccellente trascorso di pittore. Si era accreditato negli ambienti dell’avanguardia con uno stile in bilico tra Cubismo e Futurismo, il cosiddetto Cubofuturismo. Però ben presto l’artista avvertì l’insofferenza per la pittura e per ogni forma convenzionale di fare arte. Nel 1913 decise di deporre definitivamente colori e pennelli, continuando a fare arte in modo del tutto inedito. Ruota di bicicletta e Scolabottiglie, battezzati come ready-made: oggetti “già fatti” perché manufatti esistenti e prodotti su scala industriale. L’atto creativo di Duchamp risiedeva nella scelta e nella volontà di attribuirgli lo statuto di “opera d’arte”, così facendo poteva far diventare arte ogni cosa. Famoso il caso di Fountain3, quando nell’aprile 1917 Duchamp aderì alla rassegna promossa dalla Society for Independent Artists di NY, ma in fase d’ammissione la sua opera venne

bocciata. L’opera in questione non era ne un dipinto e ne una scultura, ma un orinatoio. L’opera sparì molto in fretta dalle scene, ma guadagnò fama immediata anche grazie alla gigantografia apparsa poche settimane dopo sulla rivista d’avanguardia The Blind Man. Poggiata su di una base, ruotata di novanta gradi e munita di etichetta con una firma. Tuttavia la firma non corrispondeva al nome di Duchamp, ma allo pseudonimo di R. Mutt, facendo riferimento alla nota ditta di sanitari Jordan L. Mott Iron Works, per l’assonanza dei nomi ma, anche per il fatto che nello slang americano, “Mutt” significa babbeo o cane bastardo. L’opera però venne accusata di volgarità, offesa al buon gusto e addirittura oltraggio alla morale. Da parte di Duchamp, imperturbabile rispose che comunque era un semplice oggetti di utilizzo quotidiano e visibile quotidianamente nelle vetrine degli idraulici e che quindi potevano figurare anche in una mostra. Ovviamente l’attenzione non doveva cadere sull’oggetto in sé, ma sui propositi di chi lo

3 Marchel Duchamp, FOUNTAIN, 1917, fotografia tratta da «The Blind Man», n.2, maggio 1917, p.4. New York, The Metropolitan Museum of Art.

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aveva scelto. Infatti, l’artista lo offrì allo sguardo cosicché il significato comune dell’orinatoio scomparisse e affiorasse un nuovo pensiero, quello

di diventare una fontana per la sua posizione rovesciata.

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Indice 1. A Zurigo lontano dalla guerra 2. Marcel Duchamp 7 10

«il DADAISMO

è la ricerca di un’arte elementare che sana l’uomo dalla follia dell’epoca e un nuovo ordine che ristabilisse l’equilibrio tra il cielo e l’inferno.»

le AVANGUARDIE del novecento pillole d’arte

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