Ultr'azzurro aprile 2015

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Sommario 2

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L’Editoriale di Gennaro Montuori

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La nave dello scudetto

25 anni fa il secondo campionato vinto con Maradona

di Gennaro Montuori

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Lazio - Napoli Il film del mese

di Mimmo Carratelli

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Coppa Italia: Napoli-Lazio

Destinazione Roma. Obiettivo la “sesta”

Roma-Napoli

Il derby del sole tramontato

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Napoli - Dinamo Mosca Il film del mese

di Gennaro Montuori

20

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Napoli-Fiorentina

un presente tra passato e futuro

Franco Selvaggi

“la vedo così”

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Dinamo Mosca - Napoli Il film del mese

di Amelia Amodio

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Europa League: Wolfsburg, l’auto giusta per andare a Varsavia

di Mauro Guerrera

Verona - Napoli Il film del mese

di Amelia Amodio

21

Napoli - Inter Il film del mese

di Mauro Guerrera

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La maglia attaccata alla pelle

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Napoli - Atalanta Il film del mese


Carissimi amici lettori l’editoriale di questo mese ha un velo di tristezza per la scomparsa del grandissimo tifoso Pasquale D’Angelo. Un amico con il quale ho avuto l’onore di condividere tante gioie e anche tante amarezze in nome dell’amore per la maglia azzurra. Giovedì 19 marzo era anche a Mosca a sostenere come sempre il Napoli. Da così lontano è volato nell’immenso azzurro, come la maglia che ha sempre amato. Forse lui avrebbe desiderato lasciarci proprio così, seguendo la grande passione della sua vita. Immaginiamo che nulla potrà consolare il dolore dei propri cari, e per questo vogliamo stringerci a tutti loro in un ideale affettuoso abbraccio. Ciao Pasquale. The show must go on, come recita una nota canzone. Il commovente addio a Pasquale dell’intero stadio e di tutta la squadra, non ha però fermato il campionato del Napoli. Considerando i risultati del mese di marzo, forse sarebbe stato meglio il contrario. In trenta giorni il Napoli è scivolato da un possibile secondo posto a una mortificante e preoccupante quinta posizione in classifica. Adesso che la stagione inizia a prendere l’aspetto di una bella frittata, anche chi ha sempre difeso certe scelte imprenditoriali, inizia ad accodarsi al nostro coerente pensiero espresso in tempi non sospetti. Gli errori commessi a giugno iniziano a presentare il conto. Non aver innalzato il tasso tecnico delle seconde linee e il mancato arrivo di almeno un paio di top-player, sono scelte che iniziano ad avere il loro determinante peso. Vincere la Supercoppa Italiana e magari anche un’altra Coppa Italia, servirebbe solo a dare prestigio al club. Anche questo serve, è vero, ma senza la conquista di un posto nella prossima Champions League verrebbe tutto vanificato da un’inevitabile ridimensionamento. Il Napoli, non avendo stadio e altre strutture di proprietà, è un club che vive di merchandising, di diritti televisivi e dei lauti introiti della Champions. La partecipazione all’Europa League, non garantisce le stesse entrate economiche. Partecipare alla prossima Champions, per la gestione di De Laurentiis è di vitale importanza. Per arrivarci ci sarebbe anche un’altra strada: vincere l’Europa League. Un cammino non impossibile, ma certamente difficile perché è una competizione dove un episodio a sfavore può compromettere quanto fatto di buono in decine di partite. Soprattutto per vincerla, servirebbe il miglior Benitez. Onestà intellettuale impone di evidenziare anche le colpe del tecnico spagnolo. Un grande tecnico, e su questo non si discute, che va assolutamente confermato. Confermare Benitez e anche i migliori giocatori in rosa, per non dover far ripartire un’altra volta da zero, quel troppo sbandierato progetto Napoli che però non vede mai sbocciare un fiore tricolore. A Benitez, per la sua storia e la sua professionalità, qualche risultato negativo gli è stato perdonato, soprattutto considerando la qualità della rosa che gli è stata messa a disposizione. Però non può essere giustificato il suo personale stato confusionale di questo ultimo mese. Un nervosismo che non è intrinseco al suo carattere. Scelte di formazione che non sempre si sono rivelate giuste. Incomprensibili e tardivi cambi a partita in corso. Probabilmente è già con la testa sulla panchina di un’altra squadra e, forse, sta puntando tutto sulle coppe per lasciare anche a Napoli il ricordo di un allenatore vincente. Ma Benitez e soprattutto De Laurentiis, non hanno considerato il rispetto che merita la passione dei tifosi napoletani. L’immenso amore di questi tifosi, andrebbe premiato e non beffato come spesso accade con la politica dei prezzi dei biglietti, che varia con il cambiare del vento dei risultati. Nelle ultime tre trasferte perse a Palermo, Torino granata e Verona, non si è fatto nulla per evitare di mortificare i tanti sacrifici che fanno i napoletani per sostenere la loro squadra. Aprile è diventato un mese di “Capitale” importanza. Proprio dalla Capitale italiana passa il destino del Napoli. Contro la Roma gli azzurri si giocano l’ultima possibilità per arrivare terzi o secondi. Contro la Lazio invece, Higuain e compagni si giocano al San Paolo l’accesso a un’altra finale di Coppa Italia, dopo l’1-1 della andata all’Olimpico di Roma. Auguriamo ai tifosi e soprattutto a voi, affezionati lettori, una serena Pasqua. Ovviamente una serena Pasqua l’auguriamo anche alla squadra e alla società, perché il nostro sostegno alla maglia non mancherà mai, e come sempre FORZA NAPOLI

ANNO XXIV - N.4 - APRILE 2015

Graficart di Luca Iodice Bacoli (NA)



La nave dello scudetto

Venticinque anni fa il secondo campionato vinto con Maradona. La festa della squadra sul mare. La monetina di Bergamo e la giornata radiosa di Bologna, il Milan stremato. Gli slip rossi portafortuna di Marco Baroni che segnò il gol alla Lazio all’ultima giornata. di Mimmo Carratelli

La grinta vincente di Massimo Crippa.

Un tris d’assi dello scudetto del 1990: Careca-Carnevale-Renica.

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enticinque anni se li è portati il vento e la nostalgia. Il secondo scudetto con Maradona. Non bello come il primo e neanche bello come lo straordinario campionato perso nel 1988, il più bel Napoli di Diego caduto per stanchezza contro il Milan. 1989-90 foglietti sparsi di appunti. Bigon raccoglie l’eredità di Bianchi. Gli arrivi: Mauro, Zola, Baroni. Funziona il tridente con Maradona, Careca e Carnevale. Record di segnature per il pibe (16, sei rigori). Di Crippa tre reti decisive (due vittorie e un pareggio). Girone d’andata strepitoso (25 punti, ricordiamo era ancora il campionato con la vittoria che valeva 2 punti): la prima sconfitta arriva solo alla 17a giornata (Lazio-Napoli 3-0). Ritorno: 26 punti. Stranieri in ritardo: Careca arriva alla 4a giornata, Maradona alla 5a. Il Napoli conduce in testa sino alla 23a giornata. Poi il Milan lo raggiunge e lo stacca di due punti (il Napoli perde a San Siro sia col Milan 0-3 che con l’Inter 1-3). Le squadre tornano alla pari alla 31a giornata: il Napoli sfrutta il 2-0 a tavolino a Bergamo (0-0 sul campo) per la monetina che colpisce Alemao al 79’. Penultima giornata: il Milan, preda del nervosismo e dell’arbitraggio fiscale di Lo Bello, cade a Verona (1-2) mentre il Napoli galoppa sul campo del Bologna (4-2). Azzurri in testa con 2 punti di vantaggio. Ultima giornata: l’immediato gol di Baroni alla Lazio (1-0) tiene a distanza il Milan che batte il Bari (4-0). La festa del secondo scudetto cominciò a Bologna alla penultima giornata. Quanti napoletani da tutt’Italia si pigiarono nel vecchio Stadio Dall’Ara quel 22 aprile 1990?

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Al Bologna, contro il Milan, avevano “rubato” un gol e la vittoria sette giorni prima. Un tifoso emiliano aveva gridato a Berlusconi in tribuna: “Viva il Napoli. Quando verrà qui lo lasceremo vincere”. Occhi al Comunale di Bologna e orecchie alle radioline. Il Milan giocava a Verona. Napoli e Milan erano appaiati in testa alla classifica. Non fu una partita, fu una cavalcata azzurra e i bolognesi ci applaudivano e gridavano “campioni, campioni”. Il Milan crollò a Verona. Lo scudetto già sulle maglie azzurre, ma serviva l’ultimo colpo d’ago per cucirvelo definitivamente. L’ultima domenica di aprile, e ultima di campionato, il “San Paolo” fu un Vesuvio azzurro, un cuore grande e palpitante. Il traguardo in pugno e l’ansia di non lasciarselo scappare. Avversaria la Lazio, crudelmente attesCorrado Ferlaino, tata a farci soffrire, il presidente dei però bucata fuldue scudetti. mineamente da Marco Baroni, lo spilungone fiorentino che giocò con gli slip rossi portafortuna. Era il 29 aprile 1990. C’era Carlos Bilardo al “San Paolo” che stava


La Curva B prepara la festa scudetto.

preparando la nazionale argentina per il Mondiale di giugno-luglio in Italia. C’erano vip e vamp. Marisa Laurito, la nostra ciaciona, fece il giro del campo con la maglia azzurra e il numero 2 sulla schiena che tutti capimmo che cosa volesse dire. Voleva dire il secondo scudetto che stavamo aspettando. Fu festa prima che fosse festa vera, sicura, certificata dal fischio finale dell’arbitro Sguizzato. Dagli spalti della felicità scesero immensi fili di carta verdi, bianchi e rossi, i colori dello scudetto, e cascate di azzurro. Maradona entrò in campo con Claudia, con Dalmita che aveva tre anni, con Gianinna che ne aveva uno. Anche Alemao portò sul terreno di gioco la sua bambina. Corradini entrò col figlioletto in braccio. Crippa e Francini andarono verso i “distinti” a raccogliere un lancio di fiori. Diego venne verso la tribuna d’onore e lanciò un mazzetto di garofani a lady Ferlaino. Di nuovo in città si liberò la fantasia. Per le strade si vendettero “le lacrime di Berlusconi”, boccettine con un po’ d’acqua dentro, fantasiosa trovata del geniale psichiatra Claudio Ciaravolo che, nel 1980, aveva inventato anche il referendum per l’abrogazione della Juventus. Il primo striscione che vidi diceva: “Berlusconi, anche i ricchi piangono”. Trovai insuperabile lo striscione sul quale stava scritto: “Ha telefonato Berlusconi, piange pure il telefono”. Giunse notizia che un gruppo di tifosi napoletani aveva piantato in cima allo Stromboli una bandiera azzurra di 35

Il gol-scudetto di Marco Baroni.

metri. Fecero festa a New York, nei quartieri degli italiani. A Monaco di Baviera, dov’era nato un gemellaggio fra napoletani e tedeschi, gli uni e gli altri danzarono per le strade e naturalmente consumarono birra a fiumi. Giornali e televisioni di Buenos Aires annunciarono il grande evento del Napoli e di Maradona. I club Napoli spararono petardi ad Amsterdam, nella lontana Australia e in Canada. Il Calcio Napoli registrò un gesto elegante: ricevette un telegramma di congratulazioni dall’Atalanta. A Bergamo, il lancio della monetina che colpì Alemao valse il 2-0 del giudice sportivo per gli azzurri, la partita era finita 0-0. I milanisti finirono di specularci sopra. Anche col risultato colto sul campo il Napoli avrebbe vinto lo scudetto con un punto di vantaggio anziché due. I protagonisti del secondo tricolore furono: Giuliani, Ferrara, Francini, Crippa, Alemao, Baroni, Fusi, De Napoli, Careca, Maradona, Carnevale, Mauro, Corradini, Zola, Renica, Bigliardi, Maurizio Neri, Di Fusco il portiere che giocò due partite, Bucciarelli, Tarantino. Alemao fu il guerriero dei momenti difficili. Zolino stava rubando a Diego il segreto delle giocate d’incantesimo e diventò Marazola. I tre ra- L’esultanza di De Napoli dopo un gol. gazzi del cuore granata, Fran-

Bigon, Zola e la panchina azzurra aspettano il fischio finale. 5


La squadra del Napoli campione d’Italia 1989-90.

cini, Crippa, Corradini, assicurarono la grinta e la passione della loro origine Toro. Renica soffrì molto per un infortunio e anche Careca ebbe una stagione difficile. Ciro Ferrara aveva solo 23 anni, ma sembrava un veterano ed era già il più forte difensore italiano. Carnevale segnò gol importanti, due al Milan, due al Lecce, firmò due pareggi e il successo sull’Ascoli che furono punti pesanti. De Napoli, un po’ scontroso, mai si risparmiò in campo. Il piccolo Fusi svolse con diligenza il suo compito tattico. E Maradona più in alto di tutti: 16 gol, il suo record italiano. Per la squadra, quella sera stessa, ci fu una festa particolare. Una motonave partì poco dopo le 22 dal porto di Pozzuoli. Maradona si presentò a bordo in un incredibile abito viola, con Claudia. La motonave era l’”Angelina Lauro”.

Un momento della festa sulla nave. 6

Fu la nave dello scudetto. Vi salirono tutti i giocatori, le famiglie, pochi dirigenti. La motonave virò a sinistra, superò Nisida, doppiò Capo Posillipo ed entrò nel golfo di Napoli. Navigò lentamente sotto la luna. Dal ponte i giocatori potettero ammirare la città di fascino, le luci del lungomare, il presepe delle case illuminate sulle colline del Vomero e di Posillipo, i castelli della città. All’orizzonte videro la sagoma di Capri. Sulla nave Massimo Troisi, l’attore indimenticabile, l’ultima anima innocente di Napoli, animò una festa molto familiare. Cena fredda con penne al salmone e aragoste. Chi mai aveva festeggiato uno scudetto sul mare? Maradona chiese che l’orchestra suonasse un tango. Lo ballò con Claudia. Luciano Moggi volle cantare “Malafemmena”. Ad Andrea Carnevale fu concesso di cantare “Grazie Roma”. La nave si fermò al largo di Castel dell’Ovo. All’ora stabilita, dal Molosiglio, salirono nel cielo blu i fuochi d’artificio. Spararono razzi e bengala da altri punti della città. A Forcella sembrò la notte di capodanno. Per le strade, ragazzi e ragazze avevano la faccia dipinta d’azzurro, come la prima volta. Albertino Bigon raccontò la sua storia. “Quattro anni fa stavo per cambiare mestiere” disse a un cronista diligente. Si fece un solo vanto: “Le mie formazioni tengono fino alla fine venendo fuori nel momento decisivo”. Così era stato col Napoli. Non era stato un anno facile. La batosta di coppa col Werder a fine anno, le due sconfitte di Milano a febbraio,


Palummella festeggia lo scudetto 1990 con Ferlaino e Maradona.

l’appannamento, le trasferte a Lecce e sul campo della Samp raccogliendo un solo punto. Poi la mazzata alla Juve e la gran conclusione, la partitissima di Bologna. Il Milan era alla frutta, stressato dall’impegno nelle coppe filando verso la finale dei Campioni col Benefica, a Vienna, che vinse con un gol di Rijkaard. Disse un giorno il leale Franco Baresi: “Il Napoli ci soffiò lo scudetto con merito, altro che monetina di Bergamo”.

Una dedica speciale al presidente del Milan.

I tifosi del Napoli festeggiano il 2° scudetto in città e a Monaco di Baviera.

“Col recupero di Careca e la crescita di Maradona, l’attacco ha ritrovato nel finale la sua efficienza trascinando tutta la squadra” raccontò Albertino Bigon. “Credo nel calcio all’italiana che individua i punti deboli degli avversari e li colpisce dopo avere distrutto le fonti del loro gioco”. Maradona aveva patito molto per i dolori alla schiena e solo nell’ultimo mese tornò ad essere il numero uno. In vista del Mondiale, lo rimise in sesto il professor Dal Monte nel suo laboratorio di macchinari a Roma. Ferlaino distribuì alla squadra due miliardi e trecento milioni di premi-scudetto. Ai botteghini del Napoli affluirono 31 miliardi fra incassi di campionato, coppe e amichevoli. Il premio personale di Maradona fu di 500mila dollari. Da solo, aveva conquistato otto punti fissando quattro pareggi e bastonando la Roma e la Juve. In quei tempi della felicità, Diego cantava una dolce canzone, incisa su un disco che andò a ruba: “Sono venuto da lontano / questa è casa mia / già ti conoscevo Napoli / seconda mamma mia”.

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Coppa Italia: Napoli-Lazio

Destinazione Roma. Obiettivo la “sesta” di Mauro Guerrera

Il gol di Higuain che ha deciso il match di Coppa Italia napoli-Lazio dello scorso anno.

L

Il centravanti Caio e il tecnico Gigi Simoni, in Lazio-Napoli 1-1 della Coppa Italia 1996-97.

o scudetto anche quest’anno un sogno irrealizzabile. La distanza dalla Juventus è incolmabile per il Napoli. Il presidente Lotito, per il momento, ha il solo desiderio di riportare la Lazio in Europa. Dopo Reja e Petkovic, il patron laziale ha affidato al tecnico Stefano Pioli, il progetto di costruire un futuro non solo europeo per i romani biancocelesti. Alzare un trofeo e dare un senso alla stagione, è la motivazione che hanno queste due squadre per provare a vincere la Coppa Italia. Vincerla significherebbe garantirsi anche l’accesso diretto all’Europa League, in attesa di vedere come finirà la corsa Champions in campionato. Napoli e Lazio, con la Juventus, sono le uniche squadre italiane che in queste ultime tre stagioni hanno vinto almeno una coppa: la Lazio la Coppa Italia 2012-13, il Napoli la Coppa Italia 2011-12 e 2013-14, oltre la Supercoppa Italiana 2014 a Doha. In questa edizione della Coppa Italia, il Napoli ha costruito le proprie fortune al San Paolo, dove ha eliminato in gara unica prima l’Udinese (5-4 ai rigori) e poi l’Inter (1-0 con un gran gol di Gonzalo Higuain).

Molto più lungo il cammino dei biancocelesti: 7-0 interno al Bassano Virtus, 3-0 al Varese sempre a Roma, 1-3 in casa del Torino e 0-1 nella San Siro milanista. Sembra che il destino si diverta a far incrociare Napoli e Lazio in questa torneo. La prima sfida in partita unica, fu giocata nei sedicesimi di finale della stagione 1942-43. Il Napoli perse in casa 1-2 e venne eliminata dalla Lazio. L’ultima sfida a eliminazione diretta l’ha vinta il Napoli 1-0 al San Paolo, grazie a un gol di tacco di Higuain, nei quarti di finale della scorsa stagione. In tutto Napoli e Lazio hanno giocato in Coppa Italia 19 volte: 9 in casa del Napoli e 10 con la Lazio padrona di casa. Le qualificazioni in palio sono state 11 e il bilancio vede il Napoli in vantaggio per 6 a 5. Una di queste qualificazioni, è entrata nella storia del Napoli. Quarti di finale della Coppa Italia 1996-97. Partita di andata giocata a Napoli terminata 1-0 grazie a un gol di Aglietti. Il ritorno a Roma fu caratterizzato da tre espulsioni in casa Napoli: l’allenatore Simoni e i due calciatori Baldini e Aglietti.

L’esultanza degli azzurri dopo il gol di Higuain.

Il Napoli che ha vinto la Coppa Italia 1961-62.

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La maglia del double nazionale 1986-87. IL Napoli 2013-14 campione in carica della Coppa Italia.

In nove contro undici e con la Lazio in vantaggio, l’attaccante del Napoli Caio segnò il gol qualificazione, anche se il vero eroe della serata fu un super “Batman” Taglialatela, muro insuperabile per gli attaccanti laziali. Ancora una volta si ritrovano l’una contro l’altra per una semifinale che offre, a chi passa, la possibilità di giocarsi il trofeo contro la vincente della sfida tra Juventus e Fiorentina. Lo scorso 4 marzo all’Olimpico di Roma, le due squadre si sono affrontate nella gara di andata, partita finita poi 1-1. Lazio in vantaggio al 32° minuto con Klose, pareggio del Napoli con Gabbiadini al minuto 67. Il risultato di 1-1 lascia aperta la porta della finale ad entrambe le squadre, anche se il Napoli ha il piccolo doppio vantaggio del gol segnato in trasferta e di giocare la gara di ritorno in casa. Con lo 0-0 passa il Napoli, mentre l’1-1 manderebbe le squadre ai tempi supplementari. Dal 2-2 in poi ogni pareggio sorriderebbe alla Lazio. Chi vince va in finale. La squadra di Benitez è chiamata a onorare la Coppa Italia vinta l’anno scorso, quando nella finale di Roma superò 3-1 la Fiorentina di Montella. Gli azzurri hanno vinto cinque volte questa competizione, conquistando anche alcuni record che ancora oggi resistono e che difficilmente verranno cancellati nei prossimi anni. Il Napoli è l’unica squadra italiana ad aver vinto la Coppa Italia militando nel campionato di Serie B. E’ accaduto nella stagione 1961-62, anno in

Pino “Batman” Taglialatela, insuperabile muro all’Olimpico di Roma, con Ciccio Baldini.

cui la compagine partenopea vinse per la prima volta questa competizione conquistando anche la promozione in Serie A. Il Napoli detiene anche il record di 20 vittorie consecutive, ottenute nelle stagioni dal 1985-86 al 198788. Addirittura nel 1986-87, quando il Napoli di Maradona vinse il duoble nazionale (campionato e Coppa Italia), gli azzurri vinsero tutte e tredici le partite giocate in quell’edizione. Anche la Lazio ha vinto il double nazionale nel 1999-2000, e ha vinto una Coppa Italia più del Napoli, fermandosi per il momento a sei vittorie. Proprio la vittoria della sesta Coppa Italia è l’obiettivo del Napoli, anche se la Lazio ha tutta l’intenzione di vendere cara la pelle e provare a strappare agli azzurri la coccarda tricolore dalla maglia. Il Napoli che ha vinto il double nazionale 1986-87.

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Roma-Napoli,

il derby del sole tramontato di Gennaro Montuori

D

i solito nel calcio con il termine derby s’intendono le sfide tra due squadre appartenenti alla stessa città, alla stessa regione oppure, nel caso si sconfini in ambito europeo, alla stessa nazione. La storia del calcio italiano ha voluto fare un’eccezione per le partite tra Napoli e Roma. Nel ruolo di squadre non settentrionali in grado di conGianni Corelli, autore del gol vittoria in trastare lo strapotere Roma-Napoli 0-1 dell’1 maggio 1962 dei club del nord Italia, la sfida tra queste due squadre è stata classificata come “Derby del Sud”. Siccome sud è sinonimo di sole, è stato anche definita “Derby del Sole”. Il calcio italiano ha voluto confezionare un uovo di Pasqua con dentro una bella sorpresa: la sfida numero ottantadue tra Roma e Napoli con i giallorossi a fare gli onori di casa. Le precedenti ottantuno sfide sono terminate con 39 vittorie dei giallorossi, 31 pareggi e 11 trionfi degli azzurri. Sono tante le curiosità e gli aneddoti legati a questa storica contesa. La prima curiosità forse è più una coincidenza, visto che la prima volta RomaNapoli fu giocata l’8 aprile 1928, giusto ottantasette anni prima della sfida del sabato santo 2015. Quella è stata anche la prima sfida in assoluto tra le due principali squadre del centro-sud. Lo stadio romano era quello del “Mo- Giorgio Braglia, autore del gol vittoria in tovelodromo Appio”. Roma-Napoli 0-1 del 2 dicembre 1973 14

Per il Napoli fu una sonora sconfitta per 4-1, anche se l’azzurro Innocenti II si prese la soddisfazione di segnare il primo gol della lunga storia delle sfide Roma-Napoli. Negli anni venti, oltre la gara che ha aperto il libro dei ricordi, in territorio romano si giocarono solo altre due sfide, dove il Napoli rimediò solo un pareggio per 2-2 il 10 novembre 1929 grazie a una doppietta dell’attaccante Vojak. Non andò meg- 2 ottobre 1966, Roma-Napoli 0-2. SivoriBraca e il Napoli trionfa a Roma lio negli anni trenta, quando il sodalizio azzurro rimediò sette sconfitte e due pareggi. Però l’8 aprile 1934, il Napoli conquistò la prima vittoria con l’1-2 siglato dal vantaggio di Scopelli per la Roma e i gol di Vojak e Rosetti per il Napoli. Nel decennio degli anni quaranta, il bottino azzurro fu decisamente magro, frutto di quattro sconfitte e quattro pareggi. Negli anni cinquanta i risultati furono altalenanti. Da una parte il Napoli iniziò a saccheggiare la casa giallorossa con maggiore continuità: tre vittorie e tre pareggi. Di contro, in quel periodo quando il Napoli perdeva a Roma, spesso “beccava” delle sonore lezioni: 5-2 nel gennaio del 1953 e addirittura 8-0 il 29 marzo del 1959.

Giordano crossa e Maradona segna. Il Napoli vince all’olimpico nell’anno del primo scudetto


Negli anni sessanta, che videro l’Olimpico ospitare per la prima volta in Italia i Giochi Olimpici, il Napoli a fronte di quattro sconfitte riuscì a rimediare due pareggi e due importanti vittorie: 0-1 nel maggio del 1962 con gol di Corelli e 0-2 per i gol di Braca e Sivori nell’ottobre del 1966. Doppietta di Savoldi e gol di Sperotto. Il Le sfide degli Napoli di Vinicio trionfa 0-3 a Roma. anni settanta furono caratterizzate da ben cinque 0-0 di cui tre consecutivi a chiudere il decennio. In precedenza tre vittorie per i giallorossi e due per i partenopei. La prima, nel dicembre del 1973, c’erano Vinicio in panchina e, in campo, la bandiera Bruscolotti e il trio formato da Canè-Juliano-Clerici. Ma l’eroe azzurro fu Giorgio “guitar” Braglia che realizzò il gol vittoria. Più netta la vittoria del 2 maggio del 1976. Sperotto e una doppietta di Beppe Savoldi, firmarono lo 0-3 che umiliò i giallorossi in casa loro. Negli anni ottanta Roma-Napoli era una sfida di vertice tra due squadre che entrarono prepotentemente nella storia del calcio italiano. Quel decennio iniziò all’insegna dell’equilibrio con tre pareggi consecutivi. Equilibrio rotto dalle nette vittorie della Roma di Falcao che poi avrebbe vinto il suo secondo scudetto. Ma

Tre momenti storici di Roma-Napoli: il gemellaggio tra le due tifoserie; Conti-Maradona, l’abbraccio tra due campioni avversari ma due grandi amici; il gesto dell’ombrello di Bagni dopo Roma-Napoli del 25 ottobre 1987.

Roma-Napoli 4-4: Gargano tira e la palla si insacca.

gli anni ottanta furono anche gli anni di Maradona e della grande rivincita. Diego, su assist perfetto di Bruno Giordano, regalò ai tifosi napoletani una prodezza che permise al Napoli di vincere 1-0 e iniziare la caval-

Il gol di Francini in Roma-Napoli 1-1 del 25 ottobre 1987, con il Napoli in 9 contro 11.

Anni ‘70 l’Olimpico si dipinge di Azzurro, anche se la foto è in bianco e nero. 15


Gennaro Montuori “Palummella” e Nino D’Angelo cantano insieme l’inno storico dei tifosi napoletani.

vittoria per 3-2 grazie ai gol di Buso, Di Canio e Ciro Ferrara. Il nuovo millennio è iniziato sotto una cattiva stella: l’ultima sfida in casa giallorossa prima del fallimento della Società azzurra, fu giocata il 28 gennaio 2001 e per il Napoli fu un sonoro 3-0. Roma-Napoli tornerà a essere giocata solo cinque anni dopo, l’11 gennaio 2006 in Coppa Italia. Ancora una sconfitta con eliminazione dalla Coppa per il Napoli, che in quell’anno conquisterà successivamente la promozione dalla Serie C1 alla Serie B. Ma nella stagione del ritorno in Serie A degli azzurri, Roma-Napoli fu una sfida spettacolare ricca di gol, terminata con un emozionante 4-4. Lavezzi per il vantaggio del Napoli. Rimonta della Roma con Totti su rigore e Perrotta. Il giovane Hamsik di classe pareggiò. De Rossi riportò in vantaggio la Roma ma Gargano segnò un grande gol e pareggiò per gli azzurri. Il gol di Pizarro sembrava avesse indirizzato la partita a vantaggio dei giallorossi, ma il “panteron” Zalayeta mise il sigillo sul definitivo pareggio. Ma quasi tutte le recenti sfide tra Roma e Napoli sono state spettacolari. Come ad esempio

Una scena del Film “Quel ragazzo della Curva B”. Gennaro Montuori tra Biagio Izzo e Nino D’Angelo.

cata verso il primo scudetto della storia calcistica napoletana. Era il 26 ottobre 1986. Ma la stagione successiva, il Napoli fu protagonista di un’impresa storica in casa giallorossa. Roma in vantaggio per un gol di Pruzzo e Napoli in nove persone per le espulsioni di Careca e Renica. C’erano tutte le premesse per una clamorosa disfatta azzurra. Ma sulla maglia di Maradona e company, c’erano due tricolori da onorare: lo scudetto e la coccarda della Coppa Italia vinti la stagione precedente. Calcio d’angolo di Diego e colpo di testa di Francini. Fu il pareggio che chiuse la partita. Era il 25 ottobre 1987 e il gesto dell’ombrello indirizzato da Salvatore Bagni verso la curva sud romanista, ruppe definitivamente il già precario gemellaggio tra i tifosi napoletani e romanisti. Gli anni novanta coincisero anche con l’eclissi della stella partenopea e il Napoli a Roma rimediò cinque sconfitte e quattro pareggi, conquistando una sola 16

Roma-Napoli 4-4: Hamsik festeggia il gol del provvisorio pareggio.


Roma-Napoli 0-2. Il raddoppio di Cavani.

la vittoria conquistata dai partenopei il 12 febbraio 2011 grazie a una doppietta del “matador” Cavani. Quello è stato anche l’ultimo trionfo azzurro sul campo dei giallorossi. La scorsa stagione il Napoli ha fatto visita due volte alla Roma. In campionato la squadra di Benitez perse immeritatamente una partita dominata in lungo e in largo, per la doppietta di Pjianic su punizione e su rigore. L’altra sfida era valida quale semifinale di andata della Coppa Italia. La vittoria per 3-2 ai giallorossi non servì a evitare una cocente eliminazione maturata poi nella partita di ritorno al San Paolo. Una volta il derby del Sole rappresentava un giorno di festa, con migrazioni di 20-30 mila tifosi che seguivano la propria squadra in trasferta, in una città avversaria ma mai nemica. Le sfide Roma-Napoli rappresentavano un motivo per condividere la parte migliore del calcio. Addirittura Roma-Napoli è stata immortalata anche nel film con Nino D’Angelo “Quel Ragazzo della Curva B”. Nel film hanno recitato una parte anche Giordano, Bruscolotti, Carnevale, Pesaola e il nostro Direttore Gennaro Montuori “Palummella”. Con la rottura del gemellaggio tra le tifoserie, il “derby del sud” ha perso gran parte del suo fascino.

Oggi si è trasformata in una sfida spesso segnata dai toni aspri tra le due squadre e le rispettive tifoserie. Oggi riesce difficile chiamarlo ancora “derby del sole”. Il sole che illuminava Roma-Napoli è tramontato il 3 maggio 2014, ma bisogna impegnarsi per farlo risorgere e mandare via queste nuvole di violenza, che minacciano di rovinare una delle più belle pagine di storia del calcio italiano.

Roma-Napoli 0-2 del 12 febbraio 1987. Il gol su rigore del “matador” Cavani.

Roma-Napoli 4-4: Zalayeta firma Il definitivo pareggio. 17




Napoli-Fiorentina,

un presente tra passato e futuro di Amelia Amodio

La storia ha voluto una data: 10 maggio 1987”. È il giorno in cui il Napoli vinse il suo primo scudetto. In quella partita, sull’erba profumata di tricolore del San Paolo, l’avversario del Napoli era la Fiorentina. La squadra gigliata quella domenica conquistò la matematica salvezza e, in un certo senso, da quel giorno legò al Napoli tanti momenti della sua storia. In quella stessa partita Roberto Baggio segnò il suo primo gol in Serie A, proprio nel tempio del giocatore più forte di tutti i tempi: Diego Maradona. Baggio e Maradona. Maradona e Baggio. Più semplicemente l’essenza del calcio. Giuseppe Volpecina ha avuto la fortuna di giocare al fianco di queste due miniere di classe calcistica. Opinionista televisivo ogni giovedì nella trasmissione “Tifosi Napoletani”, abbiamo chiesto a Volpecina di fare un parallelo tra le sue esperienze con Napoli e Fiorentina. Volpecina, dallo scudetto con il Napoli al trionfo europeo sfiorato con la Fiorentina: “Quello con il Napoli fu un anno eccezionale quasi perfetto. Sembra un controsenso, ma la fortuna di quel Napoli fu l’eliminazione al primo turno della Coppa Uefa contro il Tolosa. Quella sconfitta ci liberò mentalmente e fisicamente da un gravoso impegno. Non è facile rendere al massimo contemporaneamente in due competizioni importantissime. Infatti con la Fiorentina facemmo un cammino trionfale in Coppa Uefa arrivando fino alla finale che poi perdemmo con la Juventus. Ma in quella stagione ci salvammo all’ultima giornata e appena per un punto di differenza sull’Udinese che poi retrocesse”. Lo scorsa stagione entrambe in finale di Coppa Italia vinta poi dal Napoli. Quest’anno sembra che siano le candidate a rigiocare l’atto finale di questa competizione. In campionato sono in lotta per un piazzamento Champions. Inoltre sono le uniche due italiane rimaste in Europa League, addirittura favorite per la vittoria finale a Varsavia. Volpecina, sta cambiando la geografia del calcio italiano? “Non credo che le due milanesi resteranno a guardare ancora a lungo. Quindi è presto per pensare a un cambio di gerarchie definitivo nel calcio italiano. Di certo Fiorentina e soprattutto il Napoli, in questi ultimi anni stanno facendo benissimo e hanno davanti a loro un futuro im-

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portante che necessita però di accorgimenti di qualità nelle rispettive rose”. Lei ha giocato al fianco prima di Maradona poi di Baggio. “Mi ritengo un fortunato per aver giocato al fianco di questi due grandissimi giocatori. Baggio è uno dei migliori talenti mai espressi dal calcio italiano, mentre Maradona per me rimane il più forte di tutti i tempi, che non può essere paragonato a nessuno”. Ma il legame tra Napoli e Fiorentina, riguarda anche i presidenti delle due società, De Laurentiis e Della Valle, che hanno un rapporto di affari privilegiato anche al di fuori del calcio. Sono stati diversi gli scambi di mercato tra questi due club e, oltre Giuseppe Volpecina, sono stati tanti anche i giocatori che hanno vestito la maglia di queste due squadre. Per citarli tutti ci vorrebbe un giornale intero, ricordiamo Hamrin, Sormani, Bertoni, Ramon Diaz, Taglialatela, Maggio e soprattutto Clerici e Bruno Pesaola. Il “Petisso” Pesaola ha sempre detto: “Io con la Fiorentina ho vissuto la gioia di vincere uno scudetto da allenatore, ma l’amore che provo per la maglia azzurra è un qualcosa di indescrivibile. Io tiferò sempre Napoli, anche contro i viola”. Sergio “gringo” Clerici invece ricorda sempre con gioia le sfide contro la Fiorentina che ha giocato con la maglia azzurra: “Al Napoli sono arrivato proprio dalla Fiorentina e ogni volta che ho affrontato la squadra viola con la magli azzurra ho sempre fatto gol. Quattro partite giocate e quattro gol e porto ancora nel cuore l’ovazione che i tifosi napoletani mi hanno riservato dopo ogni gol. Emozioni indimenticabili”. Napoli e Fiorentina, due società che seguono una storia parallela. Un passato uguale per scudetti vinti, un presente in lotta per raggiungere gli stessi obiettivi e un futuro che sembra sorridere alle squadre di due città bellissime come Napoli e Firenze.


CAGLIARI-NAPOLI, Franco Selvaggi: “la vedo così” di Amelia Amodio

Selvaggi festeggia la vittoria mondiale del 1982 con Antognoni, Paolo Rossi, Causio e Zoff.

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on l’Italia nel 1982 si è laureato campione del mondo. Franco Selvaggi nella sua carriera ha indossato anche la maglia del Cagliari dal 1979 al 1982 collezionando 85 presenze e 28 gol. Opinionista della nostra trasmissione televisiva “Tifosi Napoletani”, l’attaccante lucano analizza così la prossima sfida Cagliari-Napoli. Mister ha giocato in un club meridionale che nel suo piccolo ha scritto un pezzo di storia della serie A: come è stata la sua esperienze in terra sarda? “Al Cagliari ho vissuto tre anni meravigliosi. Quando torno in terra sarda tutti mi riconoscono e mi accolgono con affetto. Quello sardo è un popolo molto ospitale, orgoglioso, baciato dal sole ed allegro, simile a quello napoletano. In comune hanno la passione per il calcio e la gioia di vivere”. Mister Selvaggi, lei ha conosciuto di persona la leggenda del calcio mondiale Gigi Riva, colui che ancora oggi è il miglior marcatore della Nazionale Italiana di calcio, ce ne parli. “Gigi Riva è un grande mentore, nonché amico. L’attaccante in assoluto più forte di tutti i tempi. Dotato di potenza e di forza fisica, ancora oggi non ha eguali. Al giorno d’oggi attaccanti del suo calibro non esistono, Gigi Riva era semplicemente immenso”. Mister, esistono ancora calciatori come lui capaci di sacrificarsi e restare fedeli tutta la vita a un’unica bandiera? Selvaggi anticipa Bruscolotti e colpisce la traversa

“Gigi è stato un esempio di grande lealtà: oggi tutto ruota attorno al denaro ed è sempre più raro incontrare professionisti che restano attaccati ad un’unica maglia per tutta la vita”. Il Cagliari, sarà avversario del Napoli domenica 19 aprile allo stadio “Sant’Elia”. Mister, quest’anno il Cagliari sembra essere davvero una squadra in difficoltà. L’avvicendarsi di due tecnici differenti sulla panchina non ha sortito grandi effetti: cosa manca a questa squadra per trovare finalmente un equilibrio? “Trovo che la società abbia commesso un grande errore nell’esonerare Zeman per poi farlo tornare. Zeman è un tecnico a cui va dato tempo, i risultati del lavoro di Zeman si vedranno con il tempo. Con il Cagliari l’allenatore boemo ha vinto a Milano, collezionando vittorie inaspettate, bisognava dargli fiducia. Il cambio tecnico di certo ha destabilizzato l’ambiente, ora la squadra dovrà lavorare sodo per ricompattarsi”. Domenica 19 aprile al “Sant’Elia” si giocherà CagliariNapoli per la trentunesima giornata del campionato di Serie A. Due squadre del sud con obiettivi differenti ma che in comune hanno il calore del proprio pubblico che non conosce eguali. Che Franco Selvaggi con la storica maglia del confronto si aspetta? Cagliari. “Benitez e Zeman sono entrambi amanti del bel calcio. Entrambe le squadre prediligono il gioco offensivo, per cui mi aspetto una bella partita giocata a viso aperto, magari con tanti gol. Fare un pronostico è alquanto difficile, anche se il Napoli è ovviamente favorito, nonché superiore. Ma con Zeman le sorprese sono sempre dietro l’angolo, potrebbe essere tanto facile quanto difficile per il Napoli superare la squadra sarda. Zeman resta sempre un’incognita ed è difficile prevedere che tipo di Cagliari scenderà in campo”. Cagliari-Napoli: da un lato un club che lotta per la salvezza, dall’altro una squadra che ambisce a un posto al sole della prossima Champions. Quale delle due scenderà in campo con le motivazioni più forti? “Se il Napoli non vince a Cagliari, potrebbe dire addio ai suoi sogni di gloria. Tuttavia il Napoli è orgoglioso, scenderà in campo per vincere e lotterà fino alla fine. Dal canto suo, il Cagliari è affamato di punti preziosi e sogna la vittoria. Sarà una bella sfida, vissuta intensamente da entrambe le squadre: Cagliari e Napoli scenderanno in campo con il solo obiettivo di vincere”. 21


Europa League: Wolfsburg, l’auto giusta per andare a Varsavia di Mauro Guerrera

La Volkswagen Arena.

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opo ventisei anni il Napoli conquista la qualificazione ai quarti di finale di una competizione europea. L’ultima volta è successo nel lontano 1989, l’anno in cui il Napoli di Maradona vinse la Coppa Uefa, oggi Europa League. Ottavi di finale superati brillantemente vincendo 3-1 al San Paolo e pareggiando 0-0 a Mosca, con Higuain decisivo per il passaggio del turno. È la prima volta che il Napoli dell’era De Laurentiis, arriva così lontano in una coppa europea. Il detto popolare afferma che “l’appetito vien mangiando”, e per questo è impensabile che gli azzurri possano essere sazi dopo aver eliminato i russi della Dinamo Mosca. Non devono e non possono. L’urna svizzera di Nyon, ha suonato la fine della ricreazione. Ora si inizia a fare sul serio, perché il sorteggio ha riservato agli azzurri la squadra più forte da incontrare tra quelle qualificate ai quarti, i tedeschi del Wolfsburg. Niente male lo spot di presentazione dei prossimi rivali del Napoli: la vittoria in campionato per 4-1 sulla corazzata Bayern Monaco. Il Verein für Leibesübungen Wolfsburg, per tutti gli amanti del calcio semplicemente Wolfsburg, è il club della città omonima, Patria della nota casa automobilistica Volkswagen che sponsorizza anche la squadra. Lo stadio dove il Wolfsburg gioca le sue partite in casa, è un gioiellino con 30.000 posti a sedere. Porta proprio il

nome dello sponsor ed è conosciuto come il “Volkswagen Arena di Wolfsburg”, in passato anche teatro di concerti di noti cantanti come Elton John e Anastacia. Fondato nel 1945, il Wolfsburg ha una bacheca decisamente povera, dove è messa in bella mostra l’unico trofeo vinto: la Bundesliga 2008-2009. Quest’anno è saldamente al secondo posto in classifica, dietro solo al rullo compressore Bayern Monaco, quindi quasi certamente parteciperà alla prossima Champions League. I colori sociali sono il bianco e il verde ereditati dall’anno della fondazione del club, perché il padre del Wolfsburg, Bernd Elberskirch, aveva a sua disposizione solo casacche di colore verde per far giocare la squadra. La panchina del Wolfsburg è affidata al cinquantenne Dieter Hecking, allenatore che non ha mai vinto nulla di importante e che quest’anno sta raggiungendo il suo massimo risultato. Il tecnico tedesco ha però il merito di aver assemblato una rosa formata da un mix di giocatori esperti e di giovani di ottima qualità. Il modulo di solito adottato è lo stesso del Napoli di Benitez, il 4-2-3-1, che ha nel collettivo il punto di forza ma nella lentezza della difesa il tallone d’Achille. Il portiere titolare è il trentunenne italo-svizzero Diego Benaglio, compagno in nazionale di Inler. In difesa l’elemento di maggior caratura internazionale, è il nazionale ventisettenne brasiliano Naldo, forte di testa e abile

Il tecnico del Wolfsburg Hecking.

Il portiere Benaglio.

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negli inserimenti sui calci piazzati. Il centrocampo si basa sulla forza fisica di un altro ventisettenne nazionale brasiliano, l’ex Bayern Monaco Luiz Gustavo, e sulla forza fisica e atletI due brasiliani del Wolfsburg: Luiz Gustavo e ica dell’emergente Naldo. ventiquattrenne mediano della nazionale francese Josuha Guilavogui. Ma le individualità che possono fare la differenza, il Wolfsburg le ha soprattutto in attacco e nella linea dei trequartisti. In attacco la sorpresa Bas Dost, venticinquenne olandese, sta attraversando un periodo di forma eccezionale, andando in gol con notevole regolarità, sia in campionato che in coppa. La prima alternativa nel ruolo di punta è l’ex juventino Bendtner, nazionale danese molto fisico e forte nei colpi di testa. Sulla linea della trequarti, si alternano in maniera armoniosa, cinque calciatori di ottimo livello nessuno dei quali è titolare inamovibile. Il meno pericoloso è l’esterno Vierinha, ventinovenne nazionale portoghese che si alterna nel ruolo con Daniel Caligiuri ventisettenne tedesco che ha messo spesso in difficoltà la retroguardia interista negli ottavi di finale. Le due stelline della trequarti sono senza ombra di dubbio Schurrle, nazionale tedesco e De Bruyne, nazionale belga. Due ventiquattrenni che peccano in continuità, ma sono dotati di notevole velocità, tecnica individuale e buon senso del gol. Chiude la rosa dei trequartisti il ventisettenne nazionale croato Ivan Perisic, accostato spesso al Napoli durante le ultime sessioni di mercato.

De Bruyne, Schurrle e Dost: tre pericoli per il Napoli.

In questa edizione dell’Europa League, il Wolfsburg ha superato il girone eliminatorio a braccetto con gli inglesi dell’Everton eliminando i francesi del Lille e i russi del Krasnodar. Nei sedicesimi di finale hanno superato i portoghesi dello Sporting Lisbona, mentre negli ottavi hanno avuto la meglio sull’Inter (vittorie per 3-1 in Germania e per 2-1 a Milano). I pericoli maggiori per il Napoli, arrivano dalle palle inattive e dalla velocità degli esterni. La non impeccabile difesa tedesca invece, potrebbe rappresentare il grimaldello per aprire la porta delle semifinali. Il Wolfsburg di quest’anno è sicuramente un cliente difficile per chiunque e ci vorrà il miglior Napoli per superare questo ostacolo. Dai Napoli, sei nella patria delle automobili prendine una e vai avanti dritto in direzione Perisic, azzurro mancato. Varsavia.

La formazione del Wolfsburg che ha superato l’Inter.

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La foto del mese

In ricordo di Pasquale D’Angelo

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CANÈ

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LA MAGLIA ATTACCATA ALLA PELLE

ans Olof “Hasse” Jeppson, è nato a Kungsbacka in Svezia, il 10 maggio 1925 ed è morto a Roma il 21 febbraio 2013. Ha giocato dodici partite con la Svezia segnando nove gol. Proprio le brillanti prestazioni da capitano della sua Nazionale ai Mondiali del 1950, attirarono l’attenzione di molti club europei. Tra questi anche l’Atalanta che, per trenta milioni di lire, riuscì a portare l’asso svedese a Bergamo nella stagione 1951-52. Ventidue gol, dei quali uno anche al Napoli, e tante giocate sublimi, fecero impazzire l’allora presidente partenopeo il “Comandante” Achille Lauro. Nella stagione 1952-53, Lauro invogliato anche dall’allenatore azzurro Eraldo Monzeglio, decise di portare Jeppson all’ombra del Vesuvio. Per strapparlo all’Atalanta, e vincere la concorrenza dell’Inter, furono necessari 105 milioni di lire: 75 all’Atalanta e 30 a Jeppson. Per la prima volta la valutazione di un calciatore superava i 100 milioni di lire e il fatto che fu una squadra del sud a spendere una cifra così alta, scatenò l’invidia dei potenti club del nord. Addirittura ci fu un’interrogazione parlamentare su quello che venne ritenuto un vero e proprio scandalo economico.

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di Gennaro Montuori

Proprio in relazione alla cifra spesa per il suo acquisto, gli venne dato il soprannome “O Banco ‘e Napule”. Della storia del Calcio Napoli fa parte la frase «Gesù, è caduto il Banco di Napoli», che un tifoso napoletano disse quando all’esordio in maglia azzurra, Jeppson ruzzolò a terra per il brutale intervento di un avversario. Jeppson era un centravanti dal fisico possente, fortissimo nel gioco di testa e nei dribbling. Nella prima stagione con il Napoli, Lauro affiancò allo svedese la forte ala destra Vitali e l’oriundo argentino Bruno Pesaola. Il suo debutto in maglia azzurra avvenne il 14 settembre 1952 allo stadio del Vomero proprio contro l’Atalanta, la sua ex squadra. La partita terminò con la vittoria del Napoli per 2-0, ma Jeppson non segnò. Il primo gol di Jeppson in maglia azzurra, è datato 5 ottobre 1952, quando il Napoli perse 5-1 contro l’Inter a Milano. Malgrado i grandi acquisti, il Napoli quell’anno arrivò terz’ultimo salvandosi solo alla fine del campionato grazie a un gran gol di Jeppson in Napoli-Triestina 3-2. Alla fine della stagione, Jeppson diventò il marcatore principe del Napoli con 14 reti, alla pari del compagno di squadra Vitali. Lo svedese si confermò capocannoniere


degli azzurri anche nella stagione successiva con 20 gol e in quella 1954-55 con 10 gol. La seconda stagione con Jeppson in maglia azzurra, il Napoli raggiunse il quinto posto che diventò sesta posizione in quella ancora dopo nel 1954-55.. Il suo ultimo campionato con il Napoli venne condizionato da un incidente che ebbe il 15 settembre 1955 mentre tornava da Roma con la sua Alfa 1900, sulla fettuccia di Terracina (LT). Tornò in campo il 16 ottobre di quell’anno, segnando una doppietta nel trionfale 8-1 del Napoli sulla Pro Patria. In quella stagione Jeppson segnò appena otto gol. L’attacco degli azzurri era formato da tutti attaccanti: Vitali, Vinicio, Jeppson, Amadei e Pesaola (tre centravanti e due ali). Un attacco così formato non diede alla squadra il giusto equilibrio tattico e il Napoli ottenne solo un quint’ultimo posto. Al termine della stagione Jeppson lasciò il Napoli, dopo aver realizzato in maglia azzurra otto doppiette e una quaterna (proprio all’Atalanta). Jeppson è stato un vero idolo per i tutti i napoletani. Addirittura Casari, il portiere degli azzurri del primo anno dello svedese a Napoli, scrisse una canzone che dedicò ad Hasse Jeppson dal titolo: “M’ha fatto un gol”, che venne poi cantata da Pino Cuomo alla festa di Piedigrotta. Con la città di Napoli Jeppson aveva un feeling particolare. Durante il servizio militare, il forte attaccante azzurro addirittura cantava le canzoni napoletane insegnandole anche ai suoi commilitoni. Jeppson ha sempre portato i napoletani nel cuore, anche perché la moglie era napoletana. La conobbe al “Circolo Tennis”, sport che per lui era la passione da bambino e che ha lasciato solo per fare faville sui verdi campi di calcio. Lo svedese biondo del calcio italiano, a fine carriera continuò a tifare per la squadra azzurra anche se decise di lasciare la città di Napoli. Però tornava spesso nella “sua” Napoli per vedere le partite al San Paolo in mezzo agli altri tifosi. Quando ha soggiornato in cittài, non perdeva occasione per regalarmi la gioia di partecipare alle puntate della mia trasmissione televisiva, regalando ai telespettatori perle di saggezza calcistiche raccontate con l’entusiasmo e lo stile tipico di uno straniero innamorato di Napoli. L’attaccante svedese ha lasciato un ricordo indelebile in tutti i tifosi, che hanno avuto la fortuna di veder scrivere da Hans Olof “Hasse” Jeppson, “O Banco ‘e Napule”, pagine importanti della storia del calcio napoletano. 31




Semifinale di Coppa Italia - 4 marzo 2015

Il film di...

VS LAZIO

1-1

Partita intensa con molte emozioni, oltre i due gol segnati. Un legno per parte. Klose nel primo tempo di testa colpisce il palo alla destra di Andujar, David Lopez, sempre di testa, nel secondo tempo colpisce la traversa. Equilibrio anche nelle occasioni gol. Al salvataggio sulla linea di Britos ha risposto il portiere laziale Berisha che, miracolosamente, mette in angolo un tiro di Gabbiadini deviato da un difensore. Bravo Andujar a mettere in angolo un tiro da fuori area di Klose, dopo che un tiro di De Guzman a botta sicura è stato deviato da un difensore laziale che involontariamente si è trovato

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NAPOLI

sulla traiettoria del tiro. Primo tempo con superiorità della Lazio, ma nel secondo tempo il Napoli è progressivamente cresciuto costringendo la Lazio sulla difensiva e ottenendo il meritato pareggio. Per il Napoli ancora un gol subìto sulla ripartenza degli avversari, dopo un errore di impostazione dei centrocampisti. Per fortuna Gabbiadini ha avuto l’intuito di seguire l’azione personale di Higuain, che dopo aver aggirato il portiere, ha calciato un tiro cross che Gabbiadini ha solo dovuto accompagnare in gol. Esito della qualificazione alla finale che si deciderà nel ritorno al San Paolo.


IL TABELLINO: LAZIO - NAPOLI 1-1 (primo tempo 1-0) LAZIO (4-3-3): 1 Berisha; 8 Basta, 3 De Vrij, 33 Mauricio, 26 Radu; 32 Cataldi, 20 Biglia, 16 Parolo; 87 Candreva (14 Keita, dal 27° s.t.), 11 Klose (34 Perea, dal 36° s.t.), 7 Felipe Anderson. Non entrati: 22 Marchetti, 77 Strakosha, 39 Cavanda, 5 Braafheid, 85 Novaretti, 23 Onazi, 10 Ederson, 24 Ledesma, 70 Oikonomidis. All. Pioli

NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 16 Mesto, 33 Albiol, 5 Britos (26 Koulibaly, dal 30° s.t.), 31 Ghoulam; 88 Inler, 19 David Lopez; 14 Mertens, 6 De Guzman (17 Hamsik, dal 36° s.t.), 23 Gabbiadini (7 Callejon, dal 28° s.t.); 9 Higuain. Non entrati: 1 Rafael, 15 Colombo, 4 Henrique, 3 Strinic, 8 Jorginho, 91 Duvan. All. Benitez

MARCATORI: al 32’Klose (L), al 67’ Gabbiadini (N). NOTE: Ammoniti: Britos (N) al 20’, Basta (L) al 52’, Mesto (N) al 54’, Gabbiadini (N) al 59’, Albiol (N) al 64’, Klose (L) al 67’, Keita (L) dal 79’, Inler (N) al 82’. Espulsi: Nessuno. Angoli: 9 a 6 per la Lazio. Possesso palla: 52,5% Lazio, 47,5% Napoli. Recupero: 1’ nel primo tempo e 4’ nel secondo tempo. Arbitro: Antonio DAMATO di Barletta Spettatori: 26.247.

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Serie A 2014/2015 - 6a giornata - 8 marzo 2015

Il film di...

VS NAPOLI

2-2

Grande partita del Napoli, che ha dato una lezione di gioco all’Inter. Questo purtroppo solo fino al settantesimo minuto, quando poi il solito black-out ha fatto gettare al vento punti già conquistati dagli azzurri. Tante le occasioni gol create dal Napoli con ripartenze perfette, alcune fallite per errori clamorosi. Appena due quelle concesse ai nerazzurri, grazie a una fase difensiva impeccabile fino al gol di Palacio. Perfetto l’assist di Henrique per Hamsik, che di testa di precisione supera Handanovic. Tocco di Hamsik per Higuain che con una finta si beve la difesa avversaria e piazza un tiro da vero centravanti.

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INTER

Poi si spegne la luce. Santon inizia a fare il bello e il cattivo tempo sull’out sinistro, Shaqiri salta puntualmente l’avversario e l’Inter senza meritare trova il pareggio. Palacio approfitta di un batti e ribatti in area del Napoli, mentre Henrique commette un fallo evitabilissimo sempre su Palacio che però era defilato e già chiuso da Koulibaly. Seconda ammonizione per Henrique ed espulsione, rigore per l’Inter e gol di Icardi. Un pareggio che sta decisamente stretto al Napoli e che aumenta il rammarico dei tanti punti persi che oggi avrebbero proiettato il Napoli almeno al secondo posto.


IL TABELLINO: NAPOLI - INTER: 2-2 (primo tempo 0-0) NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 4 Henrique, 33 Albiol, 26 Koulibaly, 3 Strinic; 88 Inler, 19 David Lopez; 7 Callejon (16 Mesto, dal 87’), 17 Hamsik (23 Gabbiadini, dal 79’), 14 Mertens (6 De Guzman, dal 72’); 9 Higuain.

INTER (4-3-1-2): 1 Handanovic; 21 Santon, 23 Ranocchia, 5 Juan Jesus (28 Puscas, dal 84’), 33 D’Ambrosio; 13 Guarin, 18 Medel, 77 Brozovic (88 Hernanes, dal 64’); 91 Shaqiri; 8 Palacio, 9 Icardi.

Non entrati: 1 Rafael, 15 Colombo, 31 Ghoulam, 8 Jorginho, 18 Zuniga, 91 Duvan. All. Benitez

Non entrati: 30 Carrizo, 26 Felipe, 6 Andreolli, 14 Campagnaro, 15 Vidic, 22 Dodò, 20 Obi, 17 Kuzmanovic, 10 Kovacic, 11 Podolski. All. Mancini

MARCATORI: Hamsik (N) al 50’, Higuain (N) al 63’, Palacio (I) al 72’, Icardi (I) su rig. all’86’ NOTE: Ammoniti: Juan Jesus (I) al 1’, Mertens (N) al 15’, Brozovic (I) al 36’, Guarin (I) al 88’. Espulsi: Henrique all’85’. Angoli: 5 a 5. Possesso palla: 36,9% Napoli, 63,1Inter. Recupero: 1’ nel primo tempo e 3’ nel secondo tempo. Arbitro: Gianluca Rocchi di Firenze Spettatori: 36.646 per un incasso di E 754.631,44.

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Europa League - Andata ottavi di finale - 12 marzo 2015

Il film di...

VS NAPOLI

3-1

Dopo la bella prestazione contro l’Inter in campionato, il Napoli anche in Europa League gioca una grande partita contro i russi della Dinamo Mosca. Manovra fluida, molte occasioni per segnare e dimostrazione di grande superiorità agli avversari. Soprattutto è stata importante la reazione della squadra dopo il gol a freddo che ha portato in vantaggio la Dinamo Mosca dopo appena un minuto di gioco. Questa volta è stato il tedesco Kuranyi a sfruttare la solita amnesia difensiva sui calci piazzati. Ma il Napoli da grande squadra ha ripreso subito in mano la partita e trascinati da un Mertens in serata di grazia, sono andati a bersagli per ben tre volte. Mattatore della serata Gonzalo Higuain, che ha segnato una tripletta da grande centra-

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DINAMO MOSCA

vanti. Spizzata di testa su preciso cross di Ghoulam, di potenza su rigore guadagnato proprio da Mertens e con un tiro al volo dopo uno stop di petto su cross ancora di Mertens. Ottima anche la prova di Inler, che ha confermato il momento di crescita già visto contro i nerazzurri in campionato. Ora il Napoli è la favorita per il passaggio del turno, anche se andava sfruttata meglio la superiorità numerica che si è venuta a creare a inizio secondo tempo per l’espulsione del russo Zobnin. Il 3-1 è un ottimo risultato, ma i russi quando giocano in casa praticano un calcio aggressivo spinti dalla bolgia dei propri tifosi e aiutati dal clima freddo di Mosca.


IL TABELLINO: NAPOLI – DINAMO MOSCA: 3-1 (primo tempo 2-1) NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 4 Henrique, 26 Koulibaly (33 Albiol, dal 7’), 5 Britos, 31 Ghoulam; 88 Inler, 8 Jorginho; 7 Callejon (18 Zuniga, dall’ 83’), 6 De Guzman (17 Hamsik, dal 70’), 14 Mertens; 9 Higuain.

DINAMO MOSCA (4-3-1-2): 30 Gabulov; 25 Kozlov, 4 Samba, 15 Hubocan, 18 Zhirkov; 6 Vainqueur, 47 Zobnin; 14 Valbuena (11 Ionov, dal 27° s.t.), 9 Kokorin, 7 Dzsudzsak; 22 Kuranyi (3 Buttner, dal 16° s.t.).

Non entrati: 1 Rafael, 16 Mesto, 19 David Lopez, 91 Duvan. All. Benitez

Non entrati: 1 Shunin, 5 Douglas, 88 Tashaev, 28 Rotenberg, 77 Katrich. All. Cherchesov

MARCATORI: Kuranyi (D) al 1’, Higuain (N) al 24’, al 30° su rigore e al 54’. NOTE: Ammoniti: Ghoulam (N) al 28’, Valbuena (D) al 29’, Zobnin (D) al 31’, Dzsudzsak (D) al 40’, Hubocan (D) al 78’, Samba (D) al 79’. Espulsi: Zobnin (D) al 46’. Angoli: 3 a 3. Possesso palla: 65,6% Napoli e 34,4% Dinamo Mosca. Recupero: 1’ nel primo tempo e 3’ nel secondo tempo. Arbitro: Anastasios SIDIROPOULOS (Grecia). Spettatori: 17.727 per un incasso di E 375.681,00.

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Serie A 2014/2015 - 27a giornata - 15 marzo 2015

Il film di...

VS VERONA

2-0

Una sconfitta che fa male al morale e alla Classifica. Un Napoli deludente al di là del risultato. Prestazione senza determinazione, senza la fame necessaria per difendere il terzo posto e per raggiungere la Roma. Questa volta anche Benitez ci ha messo del suo. Con centrocampo e difesa rimaneggiati per infortuni e squalifiche, il tecnico spagnolo ha escludo dall’undici iniziale anche Callejon e soprattutto Higuain.

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NAPOLI

Gli azzurri hanno subìto la maggiore freschezza atletica e la più forte voglia di vincere dei veronesi. Vittoria meritata quella del Verona. Solo un tiro di Inler e un palo di Gabbiadini non potevano certo pareggiare la doppietta di Luca Toni, che sembra vivere una seconda giovinezza. Forse ha pesato oltremisura l’impegno degli azzurri in coppa del giovedì. Nulla è perduto per la qualificazione in Champions, ma adesso serve solo ricompattare il gruppo e ripartire.


IL TABELLINO: VERONA – NAPOLI: 2-0 (primo tempo 1-0) VERONA (4-3-3): 22 Benussi; 26 Sala, 2 Rodriguez, 18 Moras, 3 Pisano; 8 Obbadi (20 Christodoulopoulos, dal 26° s.t.), 77 Tachtsidis, 10 Hallfredsson; 21 Gomez (19 Greco, dal 21° s.t.), 9 Toni, 11 Jankovic (71 Martic, dal 40° s.t.). Non entrati: 1 Rafael, 5 Sorensen, 25 Marques, 28 Brivio, 30 Campanharo, 33 Agostini, 70 Fernandinho, 7 Saviola, 17 Lopez. All. Mandorlini.

NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 16 Mesto (9 Higuain, dal 22° s.t.), 33 Albiol, 5 Britos, 31 Ghoulam; 88 Inler, 19 David Lopez; 14 Mertens, 17 Hamsik (23 Gabbiadini, dal 37° s.t.), 6 De Guzman (7 Callejon, dal 16° s.t.); 91 Duvan. Non entrati: 1 Rafael, 15 Colombo, 11 Maggio, 18 Zuniga, 8 Jorginho, 96 Luperto, 24 Insigne. All. Benitez

MARCATORI: al 7’ e al 51’ Toni (V). NOTE: Ammoniti: Ghoulam (N) all’8’, Sala (V) al 26’, Gomez (V) al 43’, Mesto (N) all’53’, Albiol (N) al 56’, Obbadi (V) al 71’, Tachtsidis (V) al 72’, Christodoulopoulos (V) al 79’, Gabbiadini (N) all’ 88’, Britos (N) e Toni (V) al 93’.Espulsi: Sala (V) al 90’ per doppia ammonizione. Spettatori: 21.256. Angoli: 6 a 5 per il Napoli. Possesso palla: 69,9% Napoli, 30,1% Verona. Recupero: 2’ nel primo tempo e 5’ nel secondo tempo. Arbitro: Luca BANTI di Livorno

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Europa League - Ritorno ottavi di finale - 19 marzo 2015

Il film di...

VS DINAMO MOSCA

0-0

Al Napoli a Mosca è bastato il minimo sforzo per portarsi da Mosca lo 0-0 che gli permette di passare gli ottavi di finale contro i russi della Dinamo Mosca. Capitalizzata al massimo la netta vittoria conquistata al San Paolo (3-1) per superare il non proprio difficile ostacolo russo. Partenza sprint che ha portato il Napoli a sfiorare il gol in diverse occasioni. Le più clamorose il gol fallito da Maggio al 2° minuto di gioco e la traversa colpita da Mertens su perfetto tiro a giro. Secondo tempo con il Napoli impegnato a controllare le sfuriate degli avversari,

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NAPOLI

Higuain in contropiede fallisce il lob a porta vuota sfiorando il vantaggio. Nessun pericolo serio corso dal Napoli, con una difesa questa volta attenta e senza sbavature. Il sorteggio di Nyon ha accoppiato gli azzurri con i tedeschi del Wolfsburg. Nei quarti di finale, potrebbe non bastare giocare al minimo sindacale. Servirà molto di più. Per fortuna verranno recuperati completamente. Giocatori importanti come Gargano, Koulibaly e Zuniga. Anche Insigne tornerà a disposizione, ma potrebbe essere ancora troppo presto beneficiare al massimo delle giocate del nostro scugnizzo.


IL TABELLINO: DINAMO MOSCA – NAPOLI: 0-0 (primo tempo 0-0) DINAMO MOSCA (4-2-3-1): 30 Gabulov; 25 Kozlov, 4 Samba, 15 Hubocan, 3 Buttner (11 Ionov, dalL’ 85’); 6 Vainqueur, 7 Dzsudzsak; 14 Valbuena, 9 Kokorin, 18 Zhirkov; 22 Kuranyi. Non entrati: 1 Shunin, 5 Douglas, 28 Rotenberg, 81 Danilkin, 88 Tashaev, 8 Yusupov. All. Cherchesov

NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 11 Maggio, 33 Albiol, 5 Britos, 31 Ghoulam; 19 David Lopez, 8 Jorginho; 7 Callejon, 23 Gabbiadini (17 Hamsik, dal 26° s.t.), 14 Mertens (6 De Guzman, dal 18° s.t.); 9 Higuain (18 Zuniga, dal 36° s.t.). Non entrati: 1 Rafael, 4 Henrique, 88 Inler, 91 Duvan. All. Benitez

MARCATORI: NESSUNO NOTE: Ammoniti: Maggio (N) al 41’, Mertens (N) al 52’, Vainqueur (D) al 53’. Espulsi: nessuno. Spettatori: 18.853 Angoli: 6 a 5 per il Napoli. Possesso palla: 47,4% Napoli e 52,6% Dinamo Mosca. Recupero: 1’ nel primo tempo e 3’ nel secondo tempo. Arbitro: Hendrikus NIJHUIS (Olanda).

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Serie A 2014/2015 - 28a giornata - 22 marzo 2015

Il film di...

VS NAPOLI

1-1

Marzo povero di soddisfazioni per il Napoli. Nel mese di marzo solo due pareggi interni e due sconfitte in trasferta. Zero vittorie. Il Napoli chiude l’Atalanta nella propria metà Campo; un gol, un palo, due salvataggi sulla linea e un miracolo di Sportiello su Higuian, non sono bastati al Napoli per portare a casa i tre punti. All’Atalanta è stata concessa una sola palla gol a Gomez nel primo tempo. Il gol dei bergamaschi è nato invece da un netto fallo di Pinilla su Henrique che stava per disimpegnare comodamente sul portiere Andujar.

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ATALANTA

I cambi seppur tardivi di Benitez, hanno permesso agli azzurri di raggiungere il pareggio solo nel finale con il nuovo entrato Duvan Zapata. L’arbitraggio a dir poco scandaloso di Calvarese non deve rappresentare l’alibi per nascondere le cose sbagliate di questa squadra. I TIFOSI HANNO DEDICATO LA SERATA A PASQUALE D’ANGELO, LO STORICO CAPO TIFOSO DELLA CURVA B MORTO PER INFARTO DURANTE DINAMO MOSCANAPOLI.


IL TABELLINO: NAPOLI - ATALANTA: 1-1 (primo tempo 0-0) NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 11 Maggio, 4 Henrique, 26 Koulibaly, 5 Britos; 88 Inler, 19 David Lopez (91 Duvan, dal 34° s.t.); 7 Callejon (14 Mertens, dal 19° s.t.), 23 Gabbiadini (17 Hamsik, dal 25° s.t.), 6 De Guzman; 9 Higuain. Non entrati: 1 Rafael, 15 Colombo, 44 Uvini, 16 Mesto, 18 Zuniga, 8 Jorginho, 24 Insigne. All. Benitez

ATALANTA (4-3-1-2): 57 Sportiello; 6 Bellini, 2 Stendardo, 20 Biava, 93 Dramè; 22 Zappacosta (7 D’Alessandro dal 79’), 8 Migliaccio, 21 Cigarini; 11 Moralez (16 Baselli, dal 66’); 10 Gomez, 19 Denis (51 Pinilla, dal 70’). Non entrati: 1 Avramov, 13 Masiello, 78 Frezzolini, 5 Scaloni, 28 Emanuelson, 3 Del Grosso, 33 Cherubin, 99 Boakye, 9 Bianchi. All. Reja

MARCATORI: Pinilla al 72’ e Duvan all’ 88’. NOTE: Ammoniti: Britos (N) al 22’, Zappacosta (A) al 32’, Gomez (A) al 33’, Denis (A) al 57’, Higuain (N) al 78’, Maggio e Inler (N) al 93’, Sportiello (A) al 95’. Espulsi: Gomez (A) al 55’ per doppia ammonizione, Xavi Valero, allenatore portieri (N) al 72’, Benitez (N) al 95’. Angoli: 8 a 5 per il Napoli. Possesso palla: 69,2% Napoli, 30,8% Atalanta. Recupero: 1’ nel primo tempo e 5’ nel secondo tempo. Arbitro: Gianpaolo Calvarese di Teramo. Spettatori: 30.820 per un incasso di E377.011,44.

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“LE FOTO DEI TIFOSI” foto di Vittorio Cangiano

k ce attende Hamsi es P io ar M o ic am L’ rnale per donargli il gio

In ricordo di Sergio Carratù

Il piccolo Andrea Spirito tifosis simo del Napoli e grande collezionista della no stra rivista.

a AGRIGENTO Mattia Messina d NAPOLI TIFOSISSIMO DEL

agic Fans Peppe Argento M Caivano

Club Napoli

Francesca Strizzi mascotte por tafortuna del NAPOLI, CON LA BABY ARBITRO IN CAMPO A NAPOLI-GENOA, IL NAPOLI VINCE E CONVINCE

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La foto del mese

In ricordo di Pasquale D’Angelo

Pasquale D’Angelo

In una partita di beneficenza con Maradona e Palummella.

Milan-Napoli stagione 1985-86.

Un momento di Pasquale in curva B.

Lo striscione della Curva A.

Como-Napoli stagione 1985-86.

Lo striscione dei distinti.

Dinamo Mosca-Napoli 19 marzo 2015.

Un altro striscione dedicatogli dai Distinti.




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