Ultr'azzurro aprile 2016

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Sommario 2

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L’Editoriale di Gennaro Montuori

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Ex difensore del Napoli e Inter: Ciccio Colonnese

di Genny Silver

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Napoli - Genoa

di Amelia Amodio

Il film del mese

Ex attacante del Napoli e Bologna: Sergio Clerici

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di Amelia Amodio

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Nord e sud, 50 anni dopo si ripete la stessa storia

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Napoli - Verona Il film del mese

Higuain: il centravanti dei record

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Le foto dei tifosi

Cruijff: esempio in campo e fuori di Maurizio Stabile

di Luciano Boccarusso

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Udinese - Napoli Il film del mese

di Gennaro Montuori

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La sfida del mese: Inter - Napoli

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Cesare Maldini: grande uomo e atleta esemplare di Maurizio Stabile


Cari lettori Apro quest’editoriale ricordando con affetto due grandi campioni della storia del calcio scomparsi nell’ultimo periodo, mi riferisco, ovviamente a Cesare Maldini e Johan Cruijff due grandi protagonisti del calcio del passato fatto d’amore, passione e vecchi valori. Ed è con grande rammarico che parlo di queste perdite, due grandi bandiere del calcio ci hanno salutato, entrambi resteranno vivi nella nostra memoria ad esempio di ciò che era il vero calcio fatto solo di tanta dedizione. Ma veniamo al nostro Napoli. Purtroppo le ultime vicende hanno confermato ciò che ho sempre detto e pensato ovvero che i problemi di questa squadra sarebbero stati legati ad eventuali squalifiche ed infortuni, a cali fisici e psicologici ma soprattutto alla rosa corta. Tutto torna ma oltre a questo c’è molto di più. Per non parlare della squalifica che ha interessato il nostro top player Gonzalo Higuain: si tratta di una dinamica programmata a tavolino come lo è stata la stessa trasferta di Udine. Nonostante ciò abbiamo dimostrato di poter tenere testa alla Rubentus e, mio malgrado, prendo atto di quanto la mia voce sia inascoltata dal potere, dai piani alti, mi consolo con il fatto che la gente mi segue e mi vuole bene. L’ho sempre detto: “stiamo attenti al Palazzo” ma purtroppo il Napoli ne è stato ancora una volta vittima, certe cose vanno organizzate preventivamente a tavolino, è tutto un marketing. Ci sono tante cose che noi tifosi potremmo fare per protesta: fermare Premium e Sky che non dovrebbero più portare guadagno a certe persone, non giocare più le bollette, le quali rappresentano sempre un business e tante altre iniziative che non sto qui ad elencare. Non dobbiamo fare altro che attendere, il calcio è questo: il Nord comanda, basti notare come più del 95% degli scudetti si vinca al Nord con Juve, Milan ed Inter sempre presenti. Noi, in qualità di pubblico e di tifosi, dovremmo essere più compatti: nella Juventus dall’ultimo dei tifosi al primo della Federazione sono compatti e decisi votati unicamente ai propri affari e all’ignoranza poichè la gran parte di loro è pagnottista e fallito nella vita. L’ultima è che volevano squalificare il campo, ma così non è stato, è tutta una provocazione e sono sicuro che, di fronte a questi ostacoli, noi napoletani ci compatteremo. R estiamo tutti uniti in questo momento così delicato e stringiamoci attorno alla nostra squadra con la speranza che si rialzi e che torni a lottare con la stessa grinta di qualche tempo fa. Lasciandovi con questo mio editoriale faccio i complimenti alla Fiat (Juventus) che contribuisce alla causa degli arbitri permettendo loro di fischiare la domenica e di mettersi la divisa addosso e al caro nostro presidente dico che poteva anche evitare in un momento così difficile per la storia del Napoli di andare a divertirsi poiché il popolo napoletano è nel caos per quanto sta accadendo. Per quanto riguarda la corsa scudetto sembrerebbe già fatta anche se nella vita mai dire mai, magari la Juventus perderà presto qualche punto per la strada! Che a Maronn ci accompagni! Un saluto affettuoso

ANNO XXV - N. 4 - APRILE 2016

Direttore:

Gennaro Montuori Vice Direttore:

Amelia Amodio Hanno collaborato:

Maurizio Stabile Avv. Luciano Boccarusso Foto di studio “Tifosi Napoletani”:

Pietro Mosca

Foto a bordo campo gare del Napoli:

Pietro Mosca

Progettazione grafica, copertina e impaginazione: Graficart di Luca Iodice - Bacoli (NA) Stampa:

Tuccillo Arti Grafiche - Afragola (NA) Plastificazione:

Olivieri Gennaro - Napoli Legatoria:

Legokart - Casavatore (NA)

Cell. 346.52.89.574



Ex difensore del napoli e dell’inter:

CICCIO COLONNESE di Amelia Amodio

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rancesco Colonnese, terzino classe 1971 dotato di grinta e carattere, esordisce in serie A nella stagione 1994-1995 con la Roma alla corte di Carlo Mazzone. Nella stagione 1995-1996 viene acquistato dal Napoli allora allenato da Vujadin Boskov. Dopo poche partite si guadagna stabilmente la maglia da titolare e nella stagione successiva, con mister Gigi Simoni in panchina, sfiora la conquista della Coppa Italia, persa solo dopo i tempi supplementari contro il Vicenza. A partire dalla stagione 1997-1998, indossa la maglia dell’Inter con cui vin-

ce la Coppa Uefa e sfiora la convocazione in Nazionale per la spedizione ai Mondiali di calcio di Francia ‘98. Nella stagione successiva viene ceduto alla Lazio dove vince una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Dal 2004 al 2006 milita nel Siena dove, tra i protagonisti della salvezza, è autore del gol decisivo del 2-3 all’Olimpico contro la Roma. Con la Nazional Under 21 vanta la vittoria dell’Europeo di categoria del 1994 sotto la guida di Ce-

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sare Maldini. In qualità di assistente di campo siede sulla panchina del Padova in Serie B, il 25 novembre 2015 diventa il nuovo vice allenatore del Livorno. Ciccio Colonnese è stato molto amato dai tifosi azzurri per via del suo spirito battagliero e per la sua caparbietà tanto da guadagnarsi il soprannome di Cheyenne, salvo poi decidere, nell’estate del 1997 di seguire l’allenatore Gigi Simoni a Milano per giocare nell’ Inter del neoacquisto Ronaldo dove vive un’annata dalle forti emozioni insieme ai compagni di reparto Bergomi, Fresi e West. Il 16 aprile il Meazza ospiterà gli azzurri per il big match Inter-Napoli. L’Inter, dopo un buon avvio di campionato, ha perso terreno rispetto alle prime della classe, scivolando in zona Europa League. Il Napoli mantiene le primissime posizioni forte del suo undici titolare, cercando di non perdere di vista la rivale Juventus che procede spedita. Lo scontro tra azzurri e nerazzurri conserva sempre il suo fascino e richiama da sempre allo stadio tanti appassionati. Quest’anno il match è più che mai avvincente e Colonnese, doppio ex di Napoli ed Inter, comincia l’intervista raccontandoci della sua avventura all’ombra del Vesuvio: “Sono arrivato al Napoli dopo una stagione non proprio esaltante vissuta a Roma. A Napoli ho subito fatto amicizia con un pubblico caloroso che mi aveva


dato l’appellativo di Cheyenne per via della folta capigliatura che mi faceva assomigliare ad un indiano. Per me fare parte del Napoli è stato da sempre un motivo di orgoglio visto che mio padre è stato sempre tifosissimo della squadra azzurra innamorato del Napoli di Maradona. Posso dire che il Napoli mi ha portato fortuna visto che dopo sono approdato all’Inter dove ho vissuto una stagione entusiasmante al fianco di grandi campioni come Ronaldo. Sfiorammo anche lo scudetto peccato per quel rigore non concesso da Ceccherini nella sfida al vertice Juventus-Inter, sfida che poi perdemmo. Quel rigore avrebbe potuto cambiare le sorti del campionato. Napoli ed Inter sono le squadre che custodisco nel cuore, posso dire con tranquillità di fare il tifo per entrambe!”. Colonnese, in merito all’attuale condizione delle sfidanti Napoli ed Inter, si esprime così: “Il Napoli è protagonista di una stagione notevole, peccato per la sconfitta ad Udine dove l’atteggiamento della squadra ha deluso: indubbiamente è stata una brutta battuta d’arresto. Tuttavia il Napoli gioca il più bel calcio d’Italia e merita di con-

cludere il campionato nel migliore dei modi. E’ una grande squadra ma ciò che la differenzia da una grandissima squadra è la cattiveria agonistica e la concentrazione ma queste sono doti che si acquisiscono con il tempo a suon di vittorie. Penso proprio che l’anno prossimo il Napoli sarà pronto per lo scudetto. Sarri ha dato a questa squadra un volto nuovo e una grande qualità di gioco. Per quanto riguarda l’Inter in questo momento c’è tanta confusione è una squadra in evidente difficoltà. Insieme al Milan è la grande delusa del campionato”. Mister, come si immagina il match Inter-Napoli?

“Immagino un match combattuto, spettacolare. Per l’Inter potrebbe essere l’ultimo treno per non perdere l’Europa League mentre il Napoli deve assolutamente stare attento alla Roma. Entrambe vorranno vincere, entrambe le squadre giocheranno a viso aperto”. Infine, un suo consiglio da tecnico: come preparerebbe questo Napoli in vista di una sfida così sentita? “Continuerei il discorso di Sarri lavorando molto sull’aspetto mentale. Inoltre, preparerei i ragazzi alle ripartenze dell’Inter, che sono micidiali, dicendo loro di stare attenti ai contropiedi, asso nella manica dei nerazzurri. Sarà un match importante per entrambe e auguro al Napoli di concludere il campionato nel migliore dei modi conquistando un obiettivo importante”. 5




EX ATTACCANTE DEL NAPOLI E BOLOGNA:

IL GRINGO SERGIO CLERICI di Amelia Amodio

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uesto mese ho avuto il piacere di intervistare uno dei più grandi centravanti della storia del del calcio azzurro: parlo di Sergio Clerici, colui che ogni due ogni due partite segnava almeno un gol. Grande assistman, El Gringo, come era soprannominato,

è indubbiamente uno dei giocatori che più è rimasto nei cuori dei tifosi azzurri. E’ dunque un’emozione parlare al telefono con questo grande campione del passato eccezionale nelle finte e funambolico nel dribbling. Inconfondibile la sua voce con il suo italiano corretto e la tipica cadenza sudamericana. Attaccante di gran classe, durante il corso della sua carriera ha cambiato casacca per ben 7 volte: Lecco, Bologna, Atalanta, Verona Fiorentina, Napoli, di nuovo Bologna e infine Lazio. L’armatore Achille Lauro, che aveva boicottato prima Fiore e poi Ferlaino, fu responsabile del mancato arrivo di Clerici a Napoli in età più giovane tant’è che El Gringo arrivò a Napoli a 32 anni, la sua classe non fu mai messa in discussione anche se una parte del popolo napoletano dubitava per la sua età, ma, come tutti sappiamo, il suo straordinario talento presto conquistò l’intero popolo partenopeo. Pensate un po’ di cosa sarebbe stata capace se fosse arrivato qualche

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anno prima! Comincio l’intervista parlando con El Gringo degli anni in cui era l’idolo della tifoseria azzurra: “Sono stati anni entusiasmanti: due anni passati all’ombra del Vesuvio sono stati intensi poiché abbiamo lottato in entrambi i campionati per lo scudetto. Per le strade di Napoli era sempre una festa, avrò scattato forse qualche decina di migliaia di foto, anche nei negozi mi era sempre riservato un trattamento di favore. A onor del vero, devo dire che quel Napoli somiglia molto al Napoli di oggi. Rivedo molto me stesso in Higuain non tanto come calciatore ma sotto il punto di vista della grinta, del fiuto del gol e della propensione agli assist, del resto è sudamericano come me. Anche lui, come fui io ai miei tempi, è un trascinatore e un motivatore, uno che prende la squadra e la mette sulle proprie spalle. Certo quello di oggi è un calcio differente: oggi i due centrali giocano in linea, allora giocavano staccati, inoltre anche il mediano spesso dava una mano alla difesa tant’è che molte squadre si trovavano il mediano tra i due centrali. Oggi si gioca il doppio delle partite e infatti rispetto ad Higuain segnavo di meno ma è anche vero che mi rifacevo con gli assist,


specialità che appartiene allo stesso Pipita. Un’altra analogia che trovo tra il Napoli di oggi e quello dei miei tempi è il fatto che entrambe le squadre si basavano su un collettivo con un centravanti che svariava su tutti i fronti come facevo io e fa Higuain e, nemmeno a dirlo, anche l’annata era la stessa. Inoltre Sarri ha una somiglianza con Vinicio: anche Vinicio, infatti, prima del Napoli aveva allenato una provinciale. Anche noi perdemmo a Torino contro la Juve con un gol di Altafini subentrato nel finale di gara, quasi allo stesso minuto del giustiziere di quest’anno, in questa stagione, invece, gli azzurri hanno perso a causa di un gol di Zaza subentrato anch’esso nel finale di gara. Il Napoli perse lo scudetto a causa di quella partita e non vorrei mai che quest’annata fosse come quella di allora. Al San Paolo con la Juve noi perdemmo nonostante segnai due gol

sbagliando anche un calcio di rigore mentre gli azzurri di quest’anno al San Paolo hanno vinto: potrebbe essere proprio questo l’auspicio a favore del Napoli per la corsa scudetto. Io ci spero e me lo auguro con tutto il cuore, tornerei a Napoli per festeggiare con tutto il popolo napoletano”. Per quanto riguarda il match che vede confrontarsi Napoli e Bologna, due casacche indossate nel corso della carriera da Clerici, El Gringo si esprime così: “Il Bologna è stata una delle poche squadre in grado di battere il Napoli. Sono legato anche alla maglia rossoblù ma porto Napoli nel cuore. Il Bologna non è una cattiva squadra, l’arrivo di Donadoni ha cambiato il volto alla squadra ma tutto ciò non basta il Napoli è di un altro pianeta anche se nel calcio mai dare nulla per scontato e mai sottovalutare l’avversario. Ancora oggi, in Brasile, seguo le partite e le vicende della squadra azzurra, oltre alla passione che mi spinge verso questa squadra, oggettivamente devo dire che il Napoli si rende protagonista del calcio più bello in Italia. Potrebbe essere dunque questo l’anno giusto per il terzo tricolore poiché il Napoli con gli undici titolari è la squadra più forte peccato per la rosa incompleta. Io ci credo e dal Brasile grido Forza azzurri e ai napoletani dico che voglio loro sempre un mondo di bene”.

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NORD E SUD, 50 aNNI DOPO SI RIPETE LA STESSA STORIA di Gennaro Montuori

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oberto Fiore, indimenticabile presidente azzurro, nato a Portici, frazione Bellavista, già nella sua prima squadra, il Vasto, aveva dimostrato un particolare talento da dirigente sportivo. Quando poi il cognato Giuseppe Muscariello, parlò di lui al presidente dell’AC Napoli nonché grande armatore Achille Lauro, quest’ultimo volle conoscerlo di persona. Il comandante, che aveva un particolare talento per queste cose, riconobbe subito in Fiore una notevole competenza calcistica e prese l’abitudine di chiedergli consigli tecnici. Nella stagione 1961-62 il Napoli era in serie B e le cose non andavano tanto bene. Fiore suggerì a Lauro di esonerare l’allenatore Fioravante

tuto) di essere stata l’unica squadra di serie B nella storia del calcio italiano a vincere quel trofeo. Al termine della stagione successiva 1962-63, però, il Napoli retrocesse di nuovo in serie B. A quel punto il co-

La folla acclama il presidente Fiore

Baldi e di ingaggiare Bruno Pesaola. Il consiglio si rivelò valido e così ebbe inizio un lungo idillio tra Fiore ed il Napoli. Il Napoli, con Pesaola in panchina, riuscì a tornare in serie A, e addirittura a vincere il primo trofeo della sua storia, la Coppa Italia, con il singolare record (tuttora imbat-

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Fiore e De Laurentiis, il presidente di 50 anni fa e quello attuale

mandante Lauro si dimise da presidente e cercò di vendere la società. Fiore, che era altresì divenuto un importante industriale nel settore dei collanti chimici, prese in mano le redini della società riportando il Napoli in serie A. Fiore fu eletto presidente ma non riuscì ad estromettere dalla nuova società il comandante in quanto quest’ultimo vantava un rilevante credito di ben 480milioni di lire dell’epoca. Non potendo saldare questo debito, Fiore dovette riconoscere a Lauro azioni della nuova società per quell’importo e la carica di presidente onorario. Con Pesaola di nuovo in panchina, il Napoli riuscì a tornare subito in serie A Sivori brucia il Milan


Troppa acqua...il presidente si copre con il tavolo che espone la Coppa Italia

al termine della stagione 1964-65 e Fiore ebbe la geniale idea di fondare la prima società per azioni del calcio italiano, la SSC Napoli. Nell’estate del 1965 Fiore fu protagonista di grandi colpi di mercato: parliamo di Josè Altafini e di Omar Sivori, prelevati rispettivamente da Milan e Juventus. La stagione 1965-66, non a caso, fu entusiasmante sotto tutti

Lauro e Fiore

i punti di vista. Il Napoli si classificò secondo in campionato alle spalle della grande Inter di Moratti. Il presidente Fiore racconta che quello scudetto fu perso a causa di un incidente capitato al figlio di Omar Sivori il quale perse una gamba mentre il Napoli si preparava per giocare a Brescia contro le “rondinelle”. Pesaola chiese a Sivori di partire e andare da suo figlio mettendogli a disposizione un aereo privato ma Sivori volle restare per partecipare al match che con la vittoria avrebbe confermato il Napoli al comando della classifica per poi partire per l’Argentina e volare da suo figlio: voleva vincere lo scudetto a tutti i costi con la maglia del Napoli dimostrando al nemico allenatore della Juve Heriberto Herrera che poteva vincere anche a Napoli visto che in maglia bianconera aveva già ottenuto 3 scudetti e conquistato anche un Pallone

Juliano contro l’inter con Mario Corso 13




Si brinda alla vittoria della coppa italia

d’oro. Purtroppo la partita di Sivori, a causa di quel tragico incidente fu compromessa e il Napoli fu sconfitto per 1-0 perdendo anche il primato in classifica. Ancora, ricorda Fiore, in uno dei match di quell’annata con la Juve, Sivori ad un certo punto verso la panchina bianconera fece un gesto con la mano come per dire ladri: era palese il nervosismo di Sivori nei confronti dell’ex tecnico che lo aveva costretto ad andare via. Fiore chiese a Josè Altafini di regalargli un gol conoscendo il suo carattere e Sivori, quando venne a conoscenza di ciò fece lo stesso regalo a Josè Altafini punendo il Milan con un gol straordinario ricambiando il favore all’amico. A dimostrazione che quel Napoli era in grado di battere le più grandi squadre soprattutto tra le mura amiche, come dimenticare la grande Inter di Moratti divenuta poi campione d’Italia che al San Paolo prese tre gol di cui un gol straordinario del giovanotto Antonio Juliano che rimase sempre nella memoria dei 100mila presenti quel giorno sugli spalti. La partita più bella di quell’anno fu quella disputata all’Olimpico contro la Roma dove il Napoli si impose 2-0 con gol di Sivori e del campano Paolo Braga dinanzi a 40mila napoletani al seguito dei propri beniamini. Alla fine il Napoli perse lo scudetto per pura sfortuna: “quello era un Napoli che faceva tremare l’Italia”, racconta emozionato Roberto Fiore. Inoltre, a quel tempo in Nazionale militavano 8 calciatori dell’Inter, 3 del Napoli riuscirono a conquistare un posto: parliamo di Antonio Iuliano, Stelio Nardin che disputò una partita contro il Portogallo di Eusepio, Ottavio Bianchi che guarda caso 10 anni dopo sarebbe tornato a Napoli in veste di allenatore per vincere lo scudetto. Proprio in quell’anno Bianchi riferì a Fiore l’intenzione di andare via ma Fiore gli consigliò di non andarsene a dimostrazione della sua competenza calcistica convinto che il Napoli avrebbe vinto finalmente il primo scudetto della storia. Anche durante il corso della stagione 66-67 il Napoli diede filo da torcere alle avversarie lottando fino alla fine per lo scudetto: in quel Napoli oltre a Juliano c’erano Montefusco, Postiglione e Mistone, 4 napoletani del vivaio azzurro.

Ottavio Bianchi e Sivori

Nell’estate 1966 il Napoli vinse poi il suo primo trofeo internazionale, la Coppa delle Alpi. Fiore inoltre ebbe un’altra geniale idea, ovvero quella di vendere gli abbonamenti a rate per favorire i napoletani e nel corso di quella grandiosa stagione, forte di 52.308 abbonati, ottenne il record italiano di presenze al San Paolo. Per la stagione successiva 1966-67 gli abbonati furono addirittura 69.344, record battuto solo nell’estate del 1975 grazie all’acquisto di Savoldi. Al termine di quella stagione il Napoli fece ancora una volta un campionato ad alti livelli. Tuttavia, i grandi riconoscimenti tributati a Fiore per la gestione economica e sportiva provocarono la gelosia di Lauro tant’è che Fiore si dimise dalla carica di presidente alla vigilia di Natale 1966. Tuttavia, Lauro, più tardi, parlando di lui, lo definì “il suo angelo”, a testimonianza della stima che nutriva per lui come competente sportivo e amministratore. Fu sostituito alla presidenza dal figlio di Lauro, Gioacchino. Forte di un cospicuo

Roberto Fiore con Altafini Orlando e Nardin 16


Con i due argentini, Sivori e Pesaola

pacchetto di azioni Fiore rimase in attesa del momento giusto per tornare alle redini della società. Gioacchino Lauro, dopo solo un anno di presidenza morì a causa di un brutto male e la stessa sorte toccò al suo successore Antonio Corcione. Fiore, scosso da queste disgrazie, ebbe un momento di indecisione. Nel dicembre 1968 Fiore si accordò con un giovane imprenditore edile, l’ing. Corrado Ferlaino, per rilevare le azioni dalla vedova Corcione che gli avrebbero consentito l’acquisizione della maggioranza della società. Ma Ferlaino venne meno nei confronti dell’accordo preso con Fiore tenendo per sé le azioni acquistate dalla vedova Corcione. Ferlaino, con il beneplacito di Lauro fu eletto presidente del Napoli il 18 gennaio 1969. Per smaltire almeno in parte questa grande delusione, Fiore cedette le sue azioni a Ferlaino nel marzo 1969, così realizzando la sua vendetta nei confronti di Lauro, che a quel punto perdeva il controllo della società per non essere più il socio di maggioranza. Chiuso il rapporto con il Napoli calcio, Fiore si cimentò in altri ambienti sportivi come quelli di Ischia e Juve Stabia, dimostrandosi ancora una volta dirigente capacissimo e competente. Rimarrà sempre nel cuore dei napoletani e tanti come Nino Musella, Roberto Amodio, Marco de Simone e Costanzo Celestino e tanti altri sono stati portati a giocare da lui stesso per la Juve Stabia coltivando un rapporto di stima ed affetto reciproco. Inoltre, nel 2004, quando il Napoli fallì, Fiore fu tra coloro che invitarono Aurelio De Laurentiis a rilevare la società fallita. Si erano conosciuti nel 1999, quando De Laurentiis provò, senza successo, a rilevare il Napoli da Corrado Ferlaino. Nel 2012 pubblicò un libro autobiografico dal titolo “Chi sono stato?”.

Un omaggio dei tifosi

letano Insigne, augurandogli di emulare le gesta di un altro napoletano, il grande Antonio Juliano. I miei dubbi sono i tuoi, purtroppo la rosa la trovo incompleta anche se negli 11 siamo la squadra più forte. Dico tutto ciò con la speranza di aver fatto innamorare De Laurentiis dei napoletani, all’epoca mio amico adesso, purtroppo, ex amico. Cominciai a dubitare di lui quando mi chiese se fosse un affare o meno rilevare il Napoli”. Si conclude così il lungo racconto di questo straordinario uomo di calcio, amatissimo tuttora dal popolo azzurro. Ospitato a casa sua e felice per aver ascoltato tanti racconti, non posso fare a meno di ringraziarlo: “Presidente grazie della cena e complimenti per i suoi 90 anni portati alla grande. A nome della storia del Napoli le dico ancora grazie per le 2 promozioni in serie A, grazie per la vittoria in serie B di Coppa Italia e per la Coppa delle Alpi soffiata alla Juventus. Lei è sempre un grande tifoso innamorato ma con il rammarico di non aver gioito di uno scudetto che avremmo potuto conquistare giusto 50 anni a causa dell’incidente capitato a Omar Sivori il più grande dribblomane della storia del calcio mondiale. A nome di tutti i napoletani: grazie Fiore!!”

Roberto Fiore ci racconta così di parte dei suoi successi a Napoli: “Sono stato orgoglioso di aver portato Pesaola al Napoli in qualità di allenatore: quella tra Napoli e gli argentini è una grande storia, sfiorai lo scudetto con Omar Sivori anche lui argentino, divenni grande amico di Maradona e mi auguro che quest’altro grande argentino, Higuain, possa far vincere lo scudetto al Napoli con il supporto dei preziosi assist del napo-

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HIGUAIN: IL CENTRAVANTI DEI RECORD dell’Avv. Luciano Boccarusso

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apoli, per tradizione è stata sempre terra fertile per i giocatori argentini, da Bruno Pesaola (divenuto napoletano doc) ad Omar Sivori (El cabezon idolo alla fine degli anni 60), e tanti tanti altri fino ad arrivare al Pibe de oro – inarrivabile, irragiungibile, immenso il più grande in assoluto, poi il Pocho Lavezzi ed ora c’è lui “Il Pipita”, Napoli e gli argentini un binomio inossidabile, il carattere degli argentini si avvicina molto al modo di vivere di noi napoletani, la loro filosofia di vita è simile alla nostra per cui si sentono a casa loro. Gonzalo Higuain è stato, forse l’unico campione che può essere accostato al mito di Maradona, tutto il tifo lo ama, lo venera, le sue doti di cannoniere, già si conoscevano negli anni passati. Ma la sua dote di uomo squadra, di grande

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motivatore ed anche di uomo assist solo quest’anno è venuta fuori. Gonzalo adesso è più concentrato, cinico e non lascia più nulla al caso, lotta su ogni palla. Grandi meriti sono da attribuire a Sarri Vincere la classifica dei cannonieri? Sarebbe bello, ma ciò che è ancora più importante è che il Napoli lotti per lo scudetto. Poi, se Higuain dovesse vincere la classifica cannonieri e lo scudetto col Napoli, ancora meglio. Un’ottima annata il Napoli è molto concentrato la squadra ha trovato una buona intensità e si può pensare di vivere una grande annata. Si nota molto l’ottima condizione fisica del-

la squadra che adesso è compatta e cattiva. Giocando così, credo si può lottare per lo scudetto. Sarri gli ha dato una fiducia incredibile e il nuovo modulo credo sia stata la vera svolta. Il Napoli è diverso rispetto agli altri anni, l’allenatore ha trasmesso il suo pensiero ai giocatori e credo che la squadra stia mettendo in pratica il sistema di gioco di Sarri alla perfezione. Il rapporto tra Sarri e Gonzalo? Grazie a lui, Higuain sta rendendo al massimo, credo che il mister abbia capito il livello del calciatore che sta allenando, è una persona troppo intelligente e lo sprona a fare sempre meglio ed Higuain lo segue. L’argomento che da qualche tempo mette d’accordo addetti ai lavori e appassionati di ogni ordine, grado e fede calcistica si chiama Gonzalo Higuain, uno dei più forti a spasso per il pianeta, a giudicare dagli applausi che arrivano da ogni dove. L’ex fenomeno del Real Madrid piace perché segna, certo, ma pure perché è capace di risolvere da solo partite bloccate da un equilibrio stagnante. Nelle tre stagioni fin qui disputate al servizio del Napoli ha realizzato soltanto in campionato la bellezza di 47 reti. Ma il numero è inevitabilmente destinato a salire da qui ai prossimi mesi. Tutto ciò fino a Domenica 03.04.2016, quando in quel di Udine è successo quello che non doveva succedere, una partita maledetta giocata, tra l’altro alle 12.30, un Udinese agguerritissima, come è giusto che sia, in cerca di punti salvezza un Napoli sotto tono ed un arbitraggio strano, e mi limito a dire strano…un fallo fischiato ad Higuain, una seconda ammonizione e la conseguente espulsione, Higuain a quel punto diventa irascibile, chede spiegazioni all’arbitro e questi lo espelle, la crisi di nervi che prende il Pipita è certamente al di fuori di ogni logica, ma la pressione in campo è enorme e il Napoli si sta giocando lo scudetto !!!!!!!!!! In quei pochi minuti il sogno scudetto sembra infrangersi e, quindi, anche se Gonzalo ha sicuramente sbagliato ritengo che lo si possa comprendere. La sanzione al centravanti del Napoli, è arrivata puntuale, è stata inflitta dal giudice sportivo della Lega di serie A, Tosel, per l’espulsione in UdineseNapoli con successiva reazione nervosa del giocatore nei confronti dell’arbitro Irrati. Nella motivazione si parla di

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“gesto irriguardoso” da parte di Higuain verso il direttore di gara. Mano pesante dunque del giudice sportivo di Serie A Gianpaolo Tosel, sempre lui…, 4 giornate di squalifica oltre ad una pena pecuniaria. L›argentino salterà così oltre alla partite con Hellas Verona e Bologna anche i big match contro Inter e Roma. Il «Pipita» dovrebbe tornare a disposizione il prossimo 2 maggio, nella 36esima giornata di campionato, in occasione della sfida con l›Atalanta. Si spera nel ricorso alla Corte di Appello federale, che possa ridurre la pesante sanzione comminata al campione argentino. Oltre al danno anche la beffa. E la RUBENTIS, come sempre, continua a rubare …E tutto sommato non ne avrebbe bisogno, perché la Juve è forte, anzi fortissima. Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”. L’umore di Napoli, dopo la squalifica di 4 giornate inflitta a Gonzalo Higuain per l’espulsione rimediata a Udine e la conseguente reazione, si riassume con le parole dei tifosi Higuain è diventato in breve un hashtag di tendenza dopo l’ufficialità del lungo stop deciso dal giudice sportivo: più che contestare la sentenza in sé, i tifosi azzurri si lamentano per la presunta

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disparità di trattamento rispetto al caso Bonucci. E per questo urlano allo scandalo. Sentenza scritta da giorni. Vergognatevi. Tosel dimettiti”. Il tono dei tweet è più o meno questo, così come quello dei post su Facebook: “Il campionato italiano ha dimostrato ancora una volta di essere deciso a tavolino da lobby di potere. Calciopoli non è finita”. Riprendendo un vecchio striscione esposto al San Paolo c’è chi parla di “Federazione Italiana Gioco Combinato”. E poi, come detto, c’è il confronto con la Juve. “L’atteggiamento arrogante e maleducato di Bonucci, Chiellini &Co. ogni santa domenica vale molto di più di due mani sul petto”. Il riferimento va alla mancata


espulsione di Bonucci contro il Torino, quando il difensore bianconero protestò veemente contro Rizzoli. Ma i tifosi del Napoli non ci stanno: “Higuain, mi dispiace ma non sei Bonucci qui le regole valgono solo per alcuni. Una stangata esagerata che potrebbe persino spingere Higuain all’addio con esclusivo vantaggio di chi pensa già di vincere lo scudetto del 2017. Nell’attesa, c’è qualcosa di più alto che insinuare sospetti sulla regolarità di un campionato che lo stesso Napoli si è 4 volte rifiutato di vincere. Quando chiuse il mercato estivo con squadra incompleta. Quando ha evitato acquisti a gennaio “per non rompere gli equilibri” di una formazione senza sufficienti ricambi per gli esterni e Hamsik. Quando in Lega ha trattato solo le quote tv senza elevare alleanze e peso politico. La strategia consigliava di sostenere la Juve contro il designatore di arbitri Collina in Europa, di riflesso accreditarsi nell’isterico calcio italiano, dove Agnelli mette alle corde Lotito e Galiani, svincolando così Tavecchio. Quarto errore: è stato lasciato solo Sarri nel protestare. Come se alle sue spalle non vi fosse una società. Ma parliamo di Higuain. Inutile scadere nel vittimismo invocando clemenza solo perché l’arbitro Rizzoli e il giudice sportivo furono tolleranti con Bonucci. Chi passa non il rosso davanti ad un vigile cieco o debole, è graziato. Se un altro scatta prima che scatti il verde, può accettare la contravvenzione. Rizzoli passa, la regola rimane. Higuain ha diritto ad una sanzione mitigata dai motivi che l’hanno prodotta: si ribellava alle nequizie non punite di Felipe, chiedeva protezione, era un suo diritto essere tutelato, aveva ansia di giustizia e non si è più controllato. 23





La foto del mese

Foto di Pietro Mosca


“LE FOTO DEI TIFOSI�

on Terracciano c lcio l Ca i Campioni de

Nel ricordo di Salvatore, coccolato da Re Diego in casa Montuori

Matteo e Lorenzo, mini fans de

l Napoli

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con tanti amici ro a n n e G i D lo e g An istinti del settore dei D

Un brindisi tra amici veri in onore del Napoli






“LE FOTO DEI TIFOSI�

io

Il piccolo Febbra

Antonio e il figlio Matteo sempre a seguito del Napoli

Mario Salvin e o n a lz a S io n to An poli nel cuore sempre con il Na

e sempre In tutte le trasfert apoli con il magico N

Pensa sempre al Napoli e al pallone Roy Guardasole

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LA SFIDA DEL MESE: INTER - NAPOLI

di Genny Silver

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opo le polemiche di questi giorni e la sconfitta di Udine che è costata la squalifica a Higuain, il Napoli, si affaccia alla Scala del calcio con un margine notevole sulla squadra meneghina e ad una manciata di punti dalla Vecchia Signora, nella speranza di poter coltivare ancora il sogno tricolore.

Callejon, uno dei giocatori più in forma del Napoli

in apertura di ripresa: finì 2-1. Il 26 Aprile 2014 si registra uno scialbo 0-0 . Inter-Napoli è da sempre sinonimo di spettacolo. Osservando i numeri, infatti, le due squadre hanno realizzato

Manolo Gabbiadini quasi sicuramente guiderà l’attacco azzurro

Le sfide tra i nerazzurri di Milano e i Partenopei sono sempre state gare di cartello ed hanno sempre regalato molti gol. Le sfide a Milano sono 71 e parlano di 48 Vittorie dell’Inter, 8 Vittorie azzurre e di ben 15 pareggi. L’ultimo precedente terminò 2-2 con doppietta di Callejon e reti, per l’Inter, di Guarin e Hernanes. Il primo confronto sul suolo lombardo tra le due compagini risale al 19 dicembre 1926. Il match terminò 9-2 a favore dei nerazzurri guidati dal tecnico con le reti azzurre di Kreutzer e di Sallustro. La prima affermazione corsara del Napoli risale invece al 26 Giugno 1933: gli azzurri si imposero con il risultato di 3-5 e la vittoria fu firmata dalle reti di Firmato Vojak, autore di una doppietta, di Sallustro, Gravisi e Ferraris .I Partenopei non vincono al Meazza dalla Stagione 2011/2012, uno 0-3 carico di emozioni azzurre e di polemiche da parte dei padroni di casa nei confronti dell’arbitro Rocchi reo, a loro parere, di aver concesso un rigore generoso al Napoli, parato poi da Handanovic ad Hamsik e realizzato poi da Campagnaro sulla ribattuta. Le altre reti furono realizzate dallo stesso Hamsik e da Maggio. L’ultima affermazione dell’Inter in casa risale al 9 Dicembre 2012 quando le reti di Guarin e Milito nel primo tempo decisero l’incontro nonostante il gol di Cavani 32

In mancanza di Higuaìn, il popolo spera nelle magie di Insigne

Un’esultanza dei calciatori interisti

un totale di 224 Gol in serie A: 151 di questi hanno permesso alla squadra meneghina di esultare , i restanti 71 invece portano il sigillo azzurro.


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Serie A 2015/2016 - 11a giornata di ritorno - 20 marzo 2016

Il film di...

VS NAPOLI

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3-1

GENOA


IL TABELLINO: NAPOLI – GENOA: 3-1 NAPOLI (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho, Hamsik, Callejon (dal 14’ s.t. Mertens), Higuain (dal 43’ s.t. El Kaddouri), Insigne (dal 29’ s.t. Gabbiadini). (Gabriel, Rafael, Strinic, Chiriches, Maggio, Regini, Chalobah, David Lopez, Valdifiori). All. Sarri.

GENOA (3-4-3): Perin; Izzo, Burdisso (dal 16’ p.t. Fiamozzi), De Maio; Rincon, Rigoni (dal 20’ s.t. Tachtsidis), Dzemaili, Gabriel Silva; Pandev, Pavoletti (dal 13’ s.t. Cerci), Laxalt. (Lamanna, Donnarumma, Ntcham, Lazovic, Capel, Suso, Matavz). All. Gasperini.

MARCATORI: Rincon (G) al 10’ p.t.; Higuain (N) al 6’ e al 36’, El Kaddouri (N) al 46’ s.t. NOTE: Arbitro: Gervasoni di Mantova. Ammoniti: Koulibaly (N), Jorginho (N), Fiamozzi (G), Dzemaili (G) per gioco scorretto; Insigne (N) per comportamento non regolamentare.

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Serie A 2015/2016 - 12a giornata di ritorno - 3 aprile 2016

Il film di...

VS UDINESE

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3-1

NAPOLI


IL TABELLINO: UDINESE - NAPOLI: 3-1 UDINESE Karnezis; Hertaux, Danilo, Felipe; Widmer, Kuzmanovic, Badu, Armero (dal 30’ s.t. Piris); Bruno Fernandes; Thereau (dal 39’ s.t. Perica), Zapata (dal 19’ s.t. Matos). In panchina: Meret, Wague, Edenilson, Pasquale, Ali Adnan, Hallfredsson, Lodi, Iniguez, Balic. All.: De Canio.

NAPOLI (4-3-3): Gabriel; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Allan, Jorginho (daò 29’ s.t. El Kaddouri), Hamsik; Callejon (dal 14’ s.t. Mertens), Higuain, Insigne (dal 27’ s.t. Gabbiadini). In panchina: Rafael, Reina, Strinic, Maggio, Regini, Chiriches, Valdifiori, David Lopez, Chalobah. All.: Sarri.

MARCATORI: Bruno Fernandes (U) al 14’ (rig.) e al 46’, Higuain (N) al 24’ p.t., Thereau (U) al 13’ s.t. NOTE: Arbitro: Irrati di Pistoia. Espulsi: Sarri al 28’ p.t. per proteste, Higuain al 30’ s.t. per doppia ammonizione. Ammoniti: Herteaux, Ghoulam, Koulibaly, Kuzmanovic, Jorginho, Fernandez, Widmer per gioco scorretto; Mertens per comportamento non regolamentare.

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Serie A 2015/2016 - 13a giornata di ritorno - 10 aprile 2016

Il film di...

VS NAPOLI

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3-0

HELLAS VERONA


IL TABELLINO: NAPOLI – HELLAS VERONA: 3-0 NAPOLI (4-3-3): Reina; Hysaj, Chiriches, Albiol, Ghoulam (dal 42’ s.t. Strinic); David Lopez, Jorginho, Hamsik (dal 34’ s.t. Chalobah); Callejon, Gabbiadini (dal 23’ s.t. El Kaddouri), Insigne. (Gabriel, Rafael, Grassi, Regini, Maggio, Chalobah, Valdifiori, Allan, Luperto). All. Sarri (squalificato, in panchina Calzona)

HELLAS VERONA (4-2-3-1): Gollini; Pisano, Samir, Bianchetti, Souprayen; Viviani (dal 7’ s.t. Greco), Ionita; Rebic (dal 27’ s.t. Marrone), Emanuelson, Wszolek (dal 7’ s.t. Pazzini); Juanito Gomez. (Coppola, Moras, Marcone, Siligardi, Gilberto, Jankovic). All. Delneri

MARCATORI: Gabbiadini al 33’, Insigne su rigore al 47’ p.t.; Callejon al 25’ s.t. NOTE: Arbitro: Celi di Bari. Espulso: Souprayen (V) al 45’ p.t. per gioco scorretto. Ammoniti: Samir (V), Albiol (N), Bianchetti (V), Chiriches (N).

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Cruijff: esempiO in campo e fuori

di Maurizio Stabile

decimo compleanno e quattordicenne, Johan vinse il suo primo campionato, nella categoria Allievi. Due anni dopo firmò il primo cartellino con il club ajacide. Pur non essendo un attaccante puro, Cruijff segnava con regolarità arrivando a realizzare 33 gol in 30 partite nel torneo del 1966-1967. Nel 1971 la società olandese ottenne la prima vittoria della sua storia in Coppa dei Campioni, battendo in finale per 2-0 il Panathinaikos e alla fine di quell’anno divenne Pallone d’Oro. Nella stagione 1971-1972 la squadra raggiunse il cosiddetto treble, ovvero la vittoria in campo nazionale, europeo e mondiale. In particolare, gli ajacidi arrivarono nuovamente in finale di Coppa dei Campioni, stavolta contro l’Inter di Sandro Mazzola. Anche la stagione successiva fu ricca di prestigiosi successi. I lancieri vinsero ancora il campionato e, per la terza volta consecutiva, la Coppa dei Campioni, battendo in questo ultimo caso, nella finale di Belgrado, la Juventus.

E

ra un giocatore perfettamente ambidestro, potente e allo stesso tempo elegante. Cruijff divenne ben presto sinonimo di calcio totale, un sistema di gioco in cui un calciatore che si sposta dalla propria iniziale posizione è sostituito prontamente da un compagno, consentendo in tal modo alla squadra di mantenere una disposizione di gioco compatta ed efficace. In questo sistema fluido, nessun calciatore ha un ruolo fisso. Lo stile, propugnato dall’allenatore dell’Ajax Rinus Michels, vedeva in Cruijff il “direttore” sul campo. Fondamentali per l’applicazione di questo credo tattico erano i concetti di spazio e creazione dello spazio; il difensore dei lancieri Barry Hulshoff, che giocò al fianco di Johan, spiegò così la filosofia del totaalvoetbal, che portò la squadra olandese alla vittoria della Coppa dei Campioni per tre anni consecutivi (1971, 1972 e 1973). La carriera Entrò a far parte del settore giovanile dell’Ajax nel giorno del suo 48

Il passaggio al Barcellona Nell’estate del 1973 la Spagna riaprì le frontiere ai calciatori stranieri; Real Madrid e Ajax si accordarono segretamente per il trasferimento di Crujiff, ma Johan era restio ad accettare il passaggio alle “merengues”: voleva infatti accasarsi al Barcellona. Il 16 febbraio 1974 gli azulgrana batterono nel clásico il Real Madrid al Bernabéu con un netto 5-0: la stagione 1973-1974 si chiuse per i catalani con la vittoria della Liga e con 16 reti per l’olandese (suo


cosiddetto totaalvoetbal. Il girone di qualificazione venne facilmente superato dagli oranje con le vittorie su Uruguay e Bulgaria ed il pari contro la Svezia. Nella seconda fase, i paesi Bassi superarono la Germania dell’Est, l’Argentina ed il Brasile. Il 7 luglio si giocò la finale all’Olympiastadion München contro la Germania Ovest con i tedeschi ad alzare la Coppa del Mondo.

Allenatore Ajax Il 6 giugno 1985 Cruijff venne richiamato dall’Ajax e sulla panchina dei lancieri vinse due Coppe d’Olanda consecutive, nel 1986 e nel 1987, nonché la Coppa delle Coppe conquistata ad Atene il 13 maggio 1987, contro i tedeschi orientali della Lokomotive Lipsia, grazie a un 1-0 firmato da Marco van Basten: erano quattordici anni che la squadra ajacide non raggiungeva il trionfo in una competizione europea. Il 4 gennaio 1988 lasciò l’incarico. record personale di marcature in un’edizione del torneo spagnolo). Per Cruijff c’era ancora l’impegno estivo in Nazionale al campionato del mondo 1974, che lo vide nuovamente protagonista: la sua “arancia meccanica”, guidata come il Barcellona dal maestro Michels, raggiunse la finale ma perse contro i padroni di casa della Germania Ovest. Questa fu senz’altro la miglior annata per Cruijff, tanto da ricevere nel 1974 il suo terzo Pallone d’Oro; in questa stagione, considerando tutte le competizioni, disputò 52 partite segnando 32 reti. Il Mondiale dell’Arancia Meccanica Il campionato del mondo 1974 in Germania Ovest vide i Paesi Bassi segnalarsi per l’applicazione del

Barcellona Cruijff lasciò l’Ajax per sedere dal 5 maggio 1988 sulla panchina del Barcellona. Sotto gli anni della sua gestione i catalani ottennero risultati mai raggiunti nel corso della loro storia, vincendo per quattro volte consecutive la Liga e mettendo in bacheca anche una Coppa del Re, una Coppa delle Coppe e arrivando alla conquista della loro prima Coppa dei Campioni, battendo per 1-0 a Wembley la Sampdoria di Gianluca Vialli e Roberto Mancini. Ad Atene, il 18 maggio 1994, Cruijff perse invece contro ogni pronostico la finale di Champions League, subendo un pesante 0-4 dal Milan di Fabio Capello.

L’ultimo saluto di un gruppo di tifosi al grande Johan Cruijff

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CESARE MALDINI: GRANDE UOMO, ATLETA ESEMPLARE, CON VALORI D’ALTRI TEMPI di Maurizio Stabile

ebbe modo di conoscere per la prima volta Nereo Rocco, destinato a diventare una figura ricorrente della carriera e ancor più della vita di Maldini. Milan Messosi definitivamente in luce nell’annata 1953-1954, Maldini passò al Milan dove militò per dodici stagioni. Il 1961 fu un anno importante dal punto di vista professionale e umano, in quanto da una parte ottenne la fascia di capitano del sodalizio rossonero, e dall’altra ritrovò come allenatore il suo «padre putativo», Nereo Rocco. Negli anni a Milano il difensore mise in bacheca quattro scudetti, una Coppa Latina e, soprattutto, la Coppa dei Campioni alzata il 22 maggio 1963 a Wembley, dopo aver battuto in finale il Benfica di Eusébio: si trattò di un successo storico, il primo dei rossoneri – nonché di un club italiano – nella manifestazione, che ruppe la fin lì egemonia iberica nell’albo d’oro della coppa. Lasciò il Milan dopo aver disputato nelle sue file 347 partite e segnato 3 gol, sicché nella sua ultima stagione

C

esare Maldini salì alla ribalta come terzino, impiegato indifferentemente sia sulla fascia sinistra sia su quella destra, per poi andare a ricoprire stabilmente negli anni conclusivi il ruolo di libero. Calciatore che aveva nella duttilità uno dei suoi punti di forza, ben si disimpegnò anche quando impiegato da centromediano (in un sistema di gioco metodista) o stopper, occupando in tal caso una posizione che lo vedeva penultimo baluardo della squadra davanti al solo portiere. Considerato uno dei migliori difensori italiani della sua generazione, i giornali dell’epoca lo descrissero come un atleta dall’ottimo fisico, abile di testa, con un buon tocco di palla nonché abile a leggere i tempi dell’azione. La carriera Inizi e Triestina Iniziò a giocare a calcio da bambino nel ricreatorio del rione Servola. Nei primi anni 1950, diciassettenne, 52


Paolo Maldini, anch’egli atleta esemplare, con alle spalle papà Cesare

agonistica, 1966-1967, andò a difendere i colori del Torino, ancora agli ordini di Rocco. Nazionale Disputò 14 partite nella Nazionale italiana, con cui esordì il 6 gennaio 1960 nella sfida di Coppa Internazionale contro la Svizzera (3-0). Prese poi parte al campionato del mondo 1962 in Cile, scendendo in campo in due occasioni. Fu inoltre capitano della rappresentativa italiana nel biennio 1962-1963, non ottenendo tuttavia risultati di rilievo in maglia azzurra anche per via dello scadimento tecnico del calcio italiano che perdurò dal secondo dopoguerra fino ai primi anni 1960.

Allenatore Inizi e Milan Al termine dell’attività agonistica, inizialmente Maldini rimase in seno al Milan lavorando dal 1967 come assistente di Nereo Rocco. Nella stagione 1972-1973 conquistò un double continentale vincendo Coppa Italia e Coppa delle Coppe superando in finale, rispettivamente, Juventus e Leeds Utd, ma incappò suo malgrado anche nella Fatal Verona, ovvero l’inaspettata sconfitta sul campo degli scaligeri che, all’ultimo turno, costò al Milan il possibile scudetto della stella: un passo falso rimasto nella storia del calcio italiano. Nazionale Intrapresa la carriera federale, nel 1980 venne scelto dal presidente della

Federcalcio Federico Sordillo come allenatore in seconda del commissario tecnico dell’Italia, Enzo Bearzot, prendendo il posto del concittadino Memo Trevisan; mantenne tale incarico fino al 19 giugno 1986, partecipando in questa veste alla vittoria azzurra nel campionato del mondo 1982 in Spagna. Per il successivo decennio assunse quindi l’incarico di CT dell’Italia Under-21, con cui negli anni 1990 si laureò per tre edizioni consecutive campione europeo. Nel dicembre del 1996 venne promosso alla guida della rappresentativa maggiore in vista del campionato del mondo 1998, ritrovandosi nella più unica che rara situazione di allenare una Nazionale capitanata dal figlio Paolo; lasciò l’incarico dopo l’eliminazione subìta in tale manifestazione ai quarti di finale, ai tiri di rigore, a opera della Francia padrona di casa e futura campione del mondo. Il 2 febbraio 1999 assunse il ruolo di capo e coordinatore degli osservatori del Milan. Il 14 marzo 2001 andò a sedere temporaneamente sulla panchina della prima squadra rossonera come direttore tecnico, affiancando l’allenatore Mauro Tassotti in sostituzione dell’esonerato Alberto Zaccheroni: durante i soli tre mesi della loro gestione, di rilevanza, fu la storica vittoria 6-0 nel derby di Milano dell’11 maggio. Il 17 giugno, alla fine di un campionato concluso al sesto posto, ritornò inizialmente al suo ruolo dirigenziale, sostituito da Fatih Terim; tuttavia il 19 giugno gli venne assegnato l’incarico di consigliere tecnico dell’allenatore turco. Il 27 dicembre diventò commissario tecnico del Paraguay in vista del campionato del mondo 2002 in Corea del Sud e Giappone. Riuscì a qualificare la Nazionale sudamericana per la fase finale della rassegna iridata, divenendo il più vecchio allenatore del torneo all’età di settanta anni (record poi battuto di un anno, nel 2010, da Otto Rehhagel): si dimise il 15 giugno 2002, dopo l’eliminazione agli ottavi di finale contro i futuri finalisti della Germania. 53


www.cantinemediterranee.it - INFO: 081.752.36.43






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