Ultr'azzurro gennaio 2014

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Direttore

Gennaro Montuori Vice Direttore

Nastasia Spina

II EURONICS cop. GRUPPO TUFANO

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III TRASMISSIONE cop. TIFOSI NAPOLETANI

M. Carratelli A. Corrado Idris J. Salemme In redazione:

Cinzia Montuori I servizi fotografici sono di:

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Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

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EDITORIALE

6 DA VINICIO A BENITEZ 10 NAPOLI-ARGENTINA FEELING INDISSOLUBILE 16

44 VERONA-NAPOLI

NEL CALCIO SOLO 18 ANCHE I RICCHI RIDONO?

48 NAPOLI-ATALANTA

MAGLIA SULLA PELLE 22 LAGIUSEPPE BRUSCOLOTTI

52 BOLOGNA-NAPOLI

24 LA FOTO DEL MESE CALCIATORE DEL MESE: 26 IL VALON BEHRAMI

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TIFOSI NAPOLETANI è la rivista letta da più di 50.000 persone

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retro FIERA DEL MOBILE post. RIARDO

CAGLIARI-NAPOLI

40 NAPOLI-SAMPDORIA

LA GRANDE GUERRA

30 NAPOLI-ARSENAL

32 NAPOLI-INTER

IV I LOVE YOU NAPOLI cop. “AL CENTRO”

ULTIME DUE 54 LEDETENTRICI A CONFRONTO

57 LO SPAZIO DEI TIFOSI

40 stampa:

54 Sede Legale:

V.le A. Gramsci, 21 NAPOLI info: labuonastampasrl@gmail.com pec: labuonastampa@legalmail.it

retro EURONICS post. GRUPPO TUFANO

5 SECORTEX COLLEZIONI ARGENTO 8 JAMBO1 E. LECLERC 9 MINA SPORT AMORE 14 PIZZA E... CENTRO COMMERCIALE 15 ALCENTRO STORE 20 3POMIGLIANO HOTEL 21 GRAND IL SARACENO 25 C A D - RISTORANTE 28 HOTEL IL SANTUARIO LOVE YOU 29 INAPOLI 34 SARTORIA PORFIDIA 35 DIVAN LETTO 38 RISTORANTE WHITE CHILL OUT 39 PIZZERIA ADD’ E GUAGLIUN E 42 PIZZA PANUOZZO 43 RISTORANTE 10 MAGGIO 87 46 HOTEL MILLENIUM E 47 CARBOIL LA VIA EN ROSE VIAGGI 50 PIZZERIA DREAM VIEW CAMPI 51 ...AI FLEGREI 56 ABBIGLIAMENTO MAZZARELLA BABY


C

arissimi lettori, c’eravamo lasciati a dicembre, preambolo della sessione di mercato di gennaio, in attesa dei nuovi rincalzi. Da allora le cose non sono poi così cambiate. Tante trattative fantasma, e ad eccezione del giovane Jorginho, nessuna fumata bianca. Siamo in attesa di altri acquisti, con la speranza che vengano ingaggiati top player affermati, soprattutto alla luce degli ultimi risvolti della classifica. Il Napoli dopo aver trattato a lungo calciatori come Nainggolan e Bastos ha lasciato che una diretta concorrente al secondo posto, che è appunto la Roma, si aggiudicasse l’asta. Il manager dell’esterno brasiliano ha giustificato la scelta del suo assistito facendo riferimento alla rigida politica dei diritti d’immagine che vige nel club di De Laurentiis. Poco o nulla si sa, invece, sulla trattativa sfumata per Gonalons. Le dichiarazione di Benitez degli ultimi giorni lasciano un po’ perplesso me e gran parte del popolo napoletano. Per quanto io sia un dichiarato estimatore del mister, temo che stia perseguendo strade filo-aziendaliste, come a fatto presagire una sua dichiarazione in cui ha parlato di problemi aziendali. Auguriamoci che non sia così, e che tenga a cuore il sogno di tutti noi veri napoletani. Jorginho sarà il sostituto naturale di Valon Behrami, il nostro guerriero ferito, scelto come calciatore del mese in questo magazine. Dopo la vittoria sull’ Inter ed il pareggio del Sant’Elia contro il Cagliari, il 2014 si è aperto con le vittorie contro la Sampdoria al San Paolo, il tris esaltante rifilato agli scaligeri dell’Hellas Verona, e la vittoria in coppa Italia contro l’Atalanta. Purtroppo, il pareggio incassato allo scadere al Dall’Ara ha nuovamente allungato il gap dalla Roma a quattro punti, e reso la Juventus irraggiungibile a più dodici. La Fiorentina, intanto, avanza minacciosa, dopodiché c’è il vuoto. Con molta onestà devo ammettere che questa situazione non mi meraviglia. In tempi non sospetti, quanto i fautori del pensiero unico, sono saliti sul carro dei vincitori all’indomani della partenza scoppiettante degli azzurri, io ho sempre detto che la rosa era incompleta. Alla fine il tempo mi ha dato ragione e adesso sono in tanti a convenire con la mia stessa linea di pensiero. Il Napoli, al completo di tutti gli effettivi è una grande squadra, ma nel calcio esistono squalifiche e infortuni, e con i ritmi frenetici che ha assunto negli ultimi anni, è impensabile pensare di poter vivere una stagione da protagonisti senza una rosa adeguata. Non bisogna nascondersi, ma essere schietti e trasparenti, questo è amare il Napoli. Non bisogna mettere gli interessi davanti alla fede calcistica, ma schierarsi dalla parte della tifoseria, che è stufa di recitare la parte

della comparsa e vuole vincere. A breve affronteremo la Lazio al San Paolo in coppa Italia, partita a cui noi napoletani teniamo particolarmente. A proposito di questa sfida all’interno di questa rivista troverete un articolo che vi farà rivivere i successi della squadra partenopea sui capitolini. Infine, volevo toccare un tema di forte attualità, il razzismo negli stadi, in modo particolare contro i napoletani, che negli ultimi tempi ha assunto connotati molto violenti, scene a cui purtroppo siamo costretti ad assistere in molti stadi d’Italia. Auguriamoci che ci sia un messaggio di pace da parte di tutte le tifoserie, perché è davvero assurdo dover pensare che nel 2014 esistano ancora tanti imbecilli. Mi auguro che quando le pagine di questo mensile saranno in stampa, il presidente avrà già acquistato dei top player per far grande il Napoli, i napoletani e se stesso, anche se so bene che a gennaio è difficile. Speriamo che non sia un film che appartiene soltanto alla Filmauro. Presidente, ci smentisca con l’acquisto di campioni. Il Napoli va sostenuto e amato, ma anche completato. Fra i tanti nomi che vengono accostati al club, speriamo che arrivi davvero qualcuno. Vi auguro una buona lettura degli articoli che troverete in questo numero e vi rinnovo il consueto appuntamento televisivo tutti i giovedì, a partire dalle 20:45, in onda dagli studi di Tv Luna Napoli, canale 14 del digitale terrestre e canale SKY 920 Napoli Mia TV. La trasmissione più seguita dal tifo partenopeo, con un parterre ricco di illustri ospiti. Ad allietare le serate la partecipazione canora dei Cantori del 900. La trasmissione sarà visibile su tutti i canali del bouquet Tv Luna (LunaSport, LunaMovie, LunaSat) e in streaming live sul sito www.tifosinapoletani.it. , e sul canale 680 per la regione Lazio. Tanti auguri a tutti e come sempre, dal profondo del cuore Forza Napoli!



DA VINICIO A Gli innovatori sulla panchina del Napoli

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n grande di Spagna, come s’usava ne venissero al tempo del Regno delle Due Sicilie, un hidalgo di Madrid sbarca a Napoli col nome di Rafaél Benitez Maudes, detto brevemente Rafa, di corporatura vicereale e guance al viño tinto, e in men che non si dica rivoluziona il calcio azzurro, secondo rivoluzionario nella storia del Napoli dopo Luis Vinicio, sottraendolo alle antiche angosce e proiettandolo verso orizzonti di gloria. Egli inculca quella mentalità vincente, rara alle latitudine meridionali, vittimistiche e rassegnate, dando coraggio al gioco e agli uomini del gioco, sin prisa pero sin pausa, ma soprattutto mas veloce, mas que nada, e mas sta per “memento audere semper” di Gabriellino D’Annunzio. Osare e via col gol. Giramondo di successo con quasi 900 partite in panchina, vincendone la metà, e glorie europee a Valencia, Liverpool e Londra versante Chelsea, campionati vinti in Spagna (due), una Coppa in Inghilterra, il Mundialito per club e una Supercoppa italiana con l’Inter, Rafa Benitez è il professore

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del calcio, due volte allenatore dell’anno per l’Uefa. Alla splendida età di 54 anni, coetaneo di Maradona, di soli sei mesi più avanti del pibe, ha lasciato la piovosa Inghilterra per il sole di Napoli e di Aurelio De Laurentiis sposando un progetto che sembrava un’utopia, ma il professor Rafa cattura in azzurro Higuain, Reina, Callejon, Albiol, grazie alle sue infinite conoscenze spagnole, e ci aggiunge Mertens, piccolo guerriero belga, e dall’utopia si passa al sogno e dal sogno ai primi risultati positivi. Il Napoli gioca il calcio che piace, non più rintanato in difesa e assediato dalla paura, ma spavaldo e offensivo, secondo la giusta natura del football. Benitez cancella rimpianti e remore rilanciando una squadra che ha rinunciato in due colpi a Lavezzi e Cavani e la internazionalizza per un progetto che va oltre i confini italiani, una forte ambizione sostenuta da una eccezionale calma professionale che dà ad Insigne quello che è di Insigne, cioè un programmato sostegno e non avventure allo sbaraglio, e lavora per un equilibrio tattico del suo 4-2-3-1 (che era anche il marchio di fabbrica del primo Reja con Fontana e Gatti davanti alla difesa) aspettando senza strapparsi i pochi capelli che arrivino i puntelli giusti per le fondamenta di un Napoli che ha un attico bellissimo e spettacolare, ma deve rinsaldarsi alla base. Se Mazzarri era il martello pneumatico che pressava ed esaltava una squadra di prodi e comparse, tenendola sotto continuo stress sino ad esaurirne le energie dopo quattro anni di impegni allo spasimo, raggiungendo coi gol di Cavani un terzo e un secondo posto, due volte approdando in Cham-

pions, Rafa Benitez propone un Napoli meno stressato, più sicuro e padrone del gioco. Non siamo da Trony e non si fanno paragoni, ma, insomma, due allenatori diversi, ognuno con la sua mentalità e i suoi successi. Con Mazzarri abbiamo sofferto e vinto, con Benitez si va in campo in completa serenità. Era stato Luis Vinicio, a metà degli anni Settanta, con pochi assi (Clerici, Juliano), molte “scartine” e fedelissimi disposti al sacrificio massimo, le “bombe” di Canè, i tric-trac di Peppiniello Massa, la bazza guerriera di Bruscolotti, la grazia di Orlandini e Ciccio Esposito, a portare il vento nuovo della “zona mista”, un sistema di gioco deplorato negli anni della difesa e contropiede che cedette solo alla sfortunata partita di Torino contro la Juventus di Josè core ‘ngrato quando il Napoli per la prima vera volta nella sua storia si avvicinò al sole dello scudetto. Ecco, dunque gli innovatori sulla panchina azzurra. Ieri Vinicio, oggi Benitez. Un brasiliano e uno spagnolo delle terre in cui il calcio è piacere del gioco e il gol una meta costante e incancellabile, brivido unico del pallone. Ma, poi, in quanto a coraggio, dedizione e cuore azzurro, nella galleria degli allenatori del Napoli, un posto di grande rilievo spetta sempre al petisso Pesaola, il napoletano nato casualmente a Buenos Aires, ala sinistra di cosce grosse e fiato infinito, poi tecnico di astuzia e ironia, 306 volte in panchina fumando il suo milione di sigarette e spacciando per portafortuna un cappotto di cammello. 237 partite di campionato: 97 vittorie, 82 pareggi e 58 sconfitte. In Coppa Italia 34 partite, 19 vittorie, 4 pareggi, 11 sconfitte. Nelle Coppe europee 35 partite, 21 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte, conquistando una Coppa delle Alpi, facendo fuori la Juventus, primo trofeo internazionale nelle bacheche azzurre. Nella stagione ‘61-62, a metà campionato, col Napoli quartultimo in serie B, al-


A BENITEZ di lenato da Fioravante Baldi, lo chiamò Lauro. Il petisso riportò la squadra in serie A e conquistò la prima Coppa Italia della storia del Napoli. Fu l’inizio di un amore sviscerato fra alterne fortune e in un ambiente sempre agitato. Due promozioni dalla serie B e tre indimenticabili campionati in serie A: terzo, quarto e secondo posto storico con Sivori e Altafini, Juliano e Montefusco, Panzanato e Bianchi, Bandoni e poi Zoff in porta. Senza dimenticare l’anno della salvezza col Napoli di Giacomini in deliquio e Ferlaino costretto a ricorrere a Bruno Pesaola. Era la stagione 1982-83. C’erano Castellini in porta, un triste Diaz all’attacco e Krol che faceva il libero sganciandosi e scoprendo la difesa. Pesaola arrivò e ordinò: tutti indietro. Rambone dette una mano nella preparazione atletica. Decisivi 4 rigori di Ferrario, 4 vittorie (in panchina, Pesaola si copriva gli occhi per non vederlo tirare i penalty). Il petisso salvò il Napoli per due punti. Si commuove ancora a ricordare quella impresa. Onore poi al primo grande allenatore della storia azzurra, l’allenatore con la pipa, Willy Garbutt: due terzi posti in sei anni, nel ’33 e nel ’34, con Sallustro, Vojak e Mihalic tridente d’attacco, Cavanna in porta, Vincenzi e Innocenti terzini, Buscaglia e Colombari mediani dinamici e potenti. Il presidente Ascarelli lo chiamò nel 1929. Inglese di Stockport, William Garbutt aveva 46 anni e un precedente luminoso nel Genoa (tre scudetti in sette anni). Tra i gentiluomini della panchina azzurra c’è il piemontese Eraldo Monzeglio. Arrivò nel 1949-50 col Napoli in serie B. Era stato terzino campione del mondo nel ’34 e ’38 con la nazionale di Pozzo. Il presidente Musollino lo scovò che allenava la Pro Sesto. Al Napoli si legò per sette anni, uno dei tecnici di più lunga durata sulla panchina azzurra. E va ricordato Peppone Chiappella, venuto a mancare cinque anni fa. Il brontolone di Rogoredo si avventurò a Napoli

Mimmo Carratelli

nel 1968 nei tempi più confusi della società azzurra. Si sciolse pian piano al sole di Napoli e divenne uno di noi per cinque anni, la moglie Teresa stregata dal golfo guardandolo dall’abitazione in via Petrarca. Il 1970-71 fu l’annata migliore di Chiappella con Zoff; Ripari, Pogliana; Zurlini, Panzanato, Bianchi; Altafini, Juliano, Sormani, Improta, Ghio. A marzo il Napoli era terzo, a tre punti dalla vetta (Milan) e dietro l’Inter. A San Siro, contro i nerazzurri, gol di Altafini ed espulsione di Burgnich, Inter in dieci, lo scudetto sembrò vicinissimo. Ma Gonella, dopo il pareggio di Boninsegna, considerò da rigore un intervento di Panzanato su Bonimba e spianò la strada al 2-1 dell’Inter (Boninsegna al raddoppio dal dischetto). Terzo posto, miglior risultato di Chiappella. Un gentiluomo è stato Rino Marchesi, il primo allenatore di Maradona. Milanese di San Giuliano, arrivò a Napoli nel 1980. C’erano Castellini, Bruscolotti, Ferrario, Vinazzani, Pellegrini, Damiani, Speggiorin. Ebbe da Juliano, direttore generale, un rinforzo carismatico: Rudy Krol. Poi, Marangon e Nicolini. Si fermò al terzo posto per la sciagurata sconfitta casalinga col Perugia che interruppe il volo-scudetto. Tornò per salvare il Napoli che era stato affidato incautamente a Pietro Santin e rischiava la retrocessione. Fu confermato per il 1984-85 quando arrivò Maradona e Rino si battè per avere Bagni (l’aveva avuto all’Inter l’anno prima). Orso e Martello era Ottavio Bianchi, bresciano con elegante domicilio a Bergamo. Allenatore di ghiaccio. Tecnico del primo scudetto, di una Coppa Italia e della Coppa Uefa, il massimo trofeo internazionale del Napoli. Nessuno, a Napoli, ha vinto quanto Bianchi. Fuori dal campo, era una persona deliziosa, ricca di humour. Albertino Bigon ne raccolse l’eredità per vincere con Mara-

dona il secondo scudetto. Padovano, rimase due stagioni: scudetto e Supercoppa italiana. Sulla panchina azzurra altri passaggi da ricordare: Marcello Lippi (sesto posto riproponendo il Napoli in Coppa Uefa) e Walter Novellino, irpino di Montemarano, che riportò il Napoli in serie A nell’anno dei 22 gol di Schwoch. E’ stato l’allenatore più amato da Ferlaino. A chiudere il panorama dei tecnici più legati al Napoli, ecco Clitn Eastwood come De Laurentiis chiamava Edy Reja. Goriziano, fu chiamato a dare una spina dorsale al Napoli di Ventura in serie C nel primo anno dopo il fallimento. Organizzò una squadra solida che, nonostante i bei nomi, soffriva la serie C, l’aggressività degli avversari e i campi piccoli. Gestì l’insofferenza di Calaiò, sostituito con Sosa nei finali di partita, si affidò a Fontana per il ruolo di regista, protesse meglio la difesa. Due promozioni fondamentali nella storia del nuovo Napoli. Edy portò la squadra dalla C alla B, alla A. E cominciò un’altra storia.

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NAPOLI-ARGENTINA FEELL

N

apoli e l’Argentina, due terre distanti, ma due realtà al contempo molto simili. “Calienti” e passionali, napoletani ed argentini separati geograficamente dall’ oceano Atlantico non sono poi così lontani. Papa Francesco, vicario di nostro Signore sulla terra, socio e tifoso del San Lorenzo è simpatizzante del Napoli a dimostrazione del fatto che tra la nostra terra e l’Argentina c’è un feeling indissolubile. Parlando di soprannaturale e di argentini il richiamo a Diego Amando Maradona è d’obbligo. Per Napoli El Pibe de oro è il calcio fatto persona, una leggenda destinata a vivere in eterno. Grazie alle gesta di Diego Armando Maradona il Napoli e la città di Napoli acquisirono notorietà a livello mondiale. Le vittorie degli azzurri valsero come rivalsa sociale. Trascinato dal suo grande condottiero il club di Ferlaino vinse due scudetti, una coppa Uefa, una coppa Italia e una Supercoppa italiana. La storia degli argentini che legarono in un certo qual senso il loro nome alla nostra città ha radici lontane. Qualcuno ha lasciato il suo segno, altri invece nessun sussulto particolare. Possiamo farne risalire la data al lontano 1931. Il capostirpe fu Carlo Volante. Dal 1940-42 arrivò, invece, dalla Lazio Evaristo Barrea, imperioso centravanti dal tiro chirurgico che siglò 12 reti in 47 incontri. Il 1952 segnò l’approdo di uno dei più importanti calciatori storia del Napoli. All’età di 27 anni fece il suo ingresso sul palcosce-

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L’esultanza di Sivori dopo una vittoria del Napoli

nico partenopeo il Petisso Bruno Pesaola. Tra le fila azzurre disputò ben otto campionati registrando 240 presenze tra Vomero e San Paolo. Ha legato il suo nome alla città di Partenope, del quale è stato calciatore e poi allenatore. Nel 1960 fu la volta di Juan Carlos Tacchi, calciatore dagli slalom ubriacanti, letale dal tiro dalla bandierina. 115 in totale le partite disputate col Napoli e 16 le reti siglate. Ho nutrito per questo calciatore una grande simpatia anche se all’epoca ero soltanto un bambino. Nell’estete del ‘65 arrivò El Cabezon, Omar Sivori sotto esplicita richiesta di Bruno Pesaola. Fu il mio primo idolo, nonché quello di centinaia di migliaia di napoletani sparsi nel mondo. Fece sognare Napoli, e il Napoli finalmente lottò per la prima volta nella storia per la conquista del titolo. Abile nei tunnel, nei dribbling e micidiale sotto porta, in coppia col brasiliano Altafini rese grande il club di Roberto Fiore per quattro stagioni di seguito. In totale disputò 63 partite, dove mise a segno 12 gol, tanti assist e tanto spettacolo. Nel 1982 direttamente dal River Plate giunse al Napoli per la modica cifra di tre miliardi delle vecchie lire Ramon Diaz, ma la sua permanenza all’ombra del Vesuvio durò appena un anno, dove vi collezionò in


LING INDISSOLUBILE di

Bruno Pesaola

tutto 25 presenze e 3 gol. Nel 1984 fu la volta di Daniel Bertoni, talento di Bahia Blanca dal tiro potente e preciso. 54 per lui le presenze in azzurro, 14 i centri. Sempre nell’ ’84 insieme a Bertoni giunse a Napoli l’uomo che cambiò la storia del nostro amato club, Diego Armando Maradona. Ci piace sempre ricordare le sue 115 realizzazioni farcite da un’ infinità di assist. Dopo Maradona arrivarono tanti argentini mediocri. Roberto Fabian Ayala, Josè Luis Calderon, Gabriel Miguel Bordi, Martin Luciano Galletti, Hector Mauricio Pineda, Javier Esteban Lopez D’Asero, Facundo Quiroga, Claudio Daniel Husain. Per rivedere un grande argentino bisogna attendere il 2004, anno in cui fu ingaggiato Roberto Carlos Sosa. Divenne il simbolo della rinascita del Napoli dopo il fallimento. Da tutti conosciuto come El Pampa, abile nel gioco aereo, specialista nei gol nei minuti finali, Sosa in azzurro vi giocò ben 89 partite siglando in totale 23 gol. Nel 2007 fu la volta di Ezequeil Ivan Lavezzi, mezzapunta devastante su tutto il fronte dell’at-

Gennaro Montuori

tacco, bravo nell’uno contro uno, che con la sua incredibile velocità riusciva a creare sempre la superiorità numerica in campo. Costringeva gli avversari al fallo accendendo l’entusiasmo dei tifosi dagli spalti, ma anche il rammarico per la sua indisciplina tattica e per la poca lucidità sotto porta. Acquistato all’irrisoria cifra di 6 milioni fu ceduto al Paris Saint Germain per la modica cifra di 30 milioni di euro. Così il Pocho lasciò Napoli, con 25 gol e 84 presenze, una partenza che provocò un grande dispiacere alla “torcida” partenopea alla quale, il Pocho, aveva ridestato l’entusiasmo di un tempo. Un altro argentino, la cui cessione ha fatto discutere non poco, è stato Hugo Armando Campagnaro, arrivato alla corte di De Laurentiis dalla Sampdoria per volontà di Walter Mazzarri. continua a pagina seguente →

Il mitico Diego Armando Maradona

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Roberto Carlos Sosa detto “El pampa”

Leader del terzetto difensivo dal 2009 al 2013, dotato del gran senso dell’anticipo e da una buona capacità costruttiva, Campagnaro è stato uno dei migliori difensori del Napoli dell’era De Laurentiis. Nel 2008 arrivò a Napoli il tanque, German Denis… e che carrarmato! Acquistato dall’Independiente per 8 milioni, siglò 13 reti in 63 presenze, per poi essere ceduto nel 2010 all’Udinese. Dal Boca Juniors nel 2009 arrivò un’altra delu-

Il “pocho” Lavezzi mai dimenticato dai tifosi partenopei

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sione argentina, Jesus Datolo. Presentato in grande stile dal presidente De Laurentiis con tanto di giro del campo a mano a mano col patrono azzurro, Datolo si rivelò l’ennesimo pacco della storia, ma non fu l’ultimo. Nell’era De Laurentiis si ripetono, infatti, i flop argentini: El Principito Josè Ernesto Sosa, che tutto era fuorché un principe in campo, soprannominato dal comico Peppe Iodice Wallaritos; Ignacio Fideleff per i tifosi philadelfia, Christian Chavez soprannominato dai napoletani Scevez; Mario Santana un bel nome ma solo per i napoletani appassionati di musica; Nicolas Navarro, che si fece apprezzare molto di più per i suoi balli in discoteca che tra i pali. Passiamo poi al Napoli di oggi. Argentino ma dalle origini avellinesi è il ventiquattrenne Federico Fernandez, acquistato nel 2011 dall’Estudiantes per tre milioni di euro. Dopo la staffetta


con Britos è titolare del reparto difensivo in coppia centrale con Albiol. In attesa di una consacrazione che non è ancora venuta, ricordiamo anche che Fernandez è un nazionale. A completare la colonia argentina c’è Gonzalo Higuain, attaccante devastante sotto porta, delizioso assist man, le cui movenze ricordano quelle di Antonio Careca. Arriva a Napoli nella stagione corrente direttamente dal Real Madrid per la modica cifra di 40 milioni di euro con un bottino di 107 gol in 190 partite con i merengues, 3 campionati spagnoli vinti, due Supercoppe iberiche, e una Coppa di Spagna. Ex compagno di squadra di Cristiano Ronaldo e Karim Benzema, El Pipita ha già messo in scena i suoi grandi numeri di alta scuola appresi all’università del calcio di Madrid. Nel Napoli è andato a segno con continuità in campionato e nella massima competizione europea dove ha rifilato 4 reti a Borus-

sia Dortmund e Olympique Marsiglia. E’ diventato un elemento imprescindibile del pregiato mosaico d’attacco di Rafa Benitez. Fu anche titolare fisso della nazionale argentina guidata da Diego Armando Maradona. Arrivato a Napoli con la sua benedizione, el Pibe de oro lo ha definito un centravanti completo, un incrocio tra Crespo e Batistuta. Fatto sta che i suoi numeri hanno già incantato Napoli. Papa Francesco è molto interessato alle gesta dei calciatori argentini che militano nel campionato italiano, e al Vaticano sono in tanti a confermare la simpatia del Pontefice per l’attaccante del Napoli. Nella copertina di questo mensile ho scelto di raffigurare, insieme al Pipita, il Papa e Maradona, il primo perché è una bellissima persona ed in più è uno sportivo, il secondo perché da tutti i napoletani è ritenuto re indiscusso della storia del calcio partenopeo.

Il presente e il passato dei fuoriclassi argentini del Napoli Higuain e Maradona

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L A I

G R A N D E

l panorama televisivo “nostrano”, vede un proliferare di trasmissioni sportive aventi ad oggetto il calcio Napoli. Format collaudati e fidelizzati, accanto ad altri improvvisati e di scarso appeal, si danno battaglia per conquistarsi gli ascolti dei tifosi senza esclusione di colpi. In questo scenario diventa difficile per i telespettatori orientarsi, anche se marchi collaudati, entrati ormai di diritto nella tradizione sportiva televisiva campana, continuano a farla da padrona forti di un consenso guadagnato nel corso degli anni. Tra queste, due si distinguono per una longevità ultra trentennale che le hanno fatto diventare di casa nei salotti dei tifosi: “Number Two” e “Tifosi Napoletani”. Due programmi di grandi ascolti anche se impostati in maniera diametralmente opposta. Lo storico Number Two, da sempre salotto di caratura nazionale, con i maggiori esponenti del giornalismo italico ad alternarsi nel talk per antonomasia del lunedì sera: da Marino Bartoletti a Giorgio Tosatti a Massimo Caputi fino a Massimo De Luca. Storica la sua scheda, così come le partecipazioni, quasi in pianta stabile, di Diego Armando Maradona e di un altro grande argentino come Omar Sivori, il tutto contorniato da splendide presenze femminili come quelle di Alessia Mertz, Laura Freddi, Elisabetta Gregoraci, Serena Autieri, Raffaella Del Rosario, ex moglie del compianto portiere azzurro Giuliani, della pro-

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rompente Maria Mazza, dell’intrigante Barbara Chiappini, della bella e raffinata Laura Lauro, fino all’ultima arrivata in casa “Canale 34”, la stupenda Anna Falchi. L’edizione di quest’anno di Number Two, se vogliamo, è una delle più riuscite grazie anche alle presenze, quasi fisse, di ospiti del calibro di Mario Sconcerti e Stefano De Grandis direttamente da Sky unitamente al Pampa Sosa, dell’ex campione del mondo in Spagna nel 1982 nonché opinionista della “Domenica Sportiva”, Fulvio Collovati, delle grandi firme napoletane Antonio Corbo, Tony Iavarone e Ciccio Marolda, del vulcanico uomo di calcio Gianni Di Marzio, del competente ex calciatore ed allenatore azzurro Enzo

Montefusco e di tanti altri che infiammano le serate televisive del lunedì. Sulla scia di Number Two, il lunedì televisivo ha visto il proliferare di altre trasmissioni come “Il bello del calcio”, su Canale 21, format che vede protagonisti proprio molti dei personaggi passati per Canale 34, come il conduttore Ivan Zazzaroni e la sua spalla, l’ex valletta di Number Two, Claudia Mercurio, con loro l’opinionista della domenica sportiva, Bacconi, e tanti giornalisti napoletani. Sempre il lunedì, sulle frequenze di Canale 9, Valter De Maggio, affiancato dalla bella Jolanda De Rienzo, continua la sua avventura, direttamente dal Teatro Sannazzaro, con “Goal Show” insieme ai suoi fedelissimi Mimmo Malfitano, Ciccio Graziani, Carmine Martino e Monica Scozzafava. Molto gradita, come testimoniano gli ascolti, anche un’altra storica trasmissione, quella dello ex capo ultras “Palummella”, al secolo Gennaro Montuori. Il suo programma, da sempre la casa dei tifosi


G U E R R A di

e degli ex calciatori azzurri, ha ormai superato la considerevole cifra di oltre 1400 puntate e continua a riscuotere grandi consensi sotto l’aspetto dell’audience. Un appuntamento fisso per i tanti tifosi non solo della Campania ma di tutta Europa grazie anche al satellite di “Napoli Mia”, sul canale 920 piattaforma Sky, che consente ai tanti supporters azzurri, lontani da Napoli, di vivere la loro squadra del cuore attraverso i ricordi dei molti ex calciatori partenopei e di noti opinionisti. Una trasmissione che nel corso di questi 30 anni ha visto la partecipazione di grandi assi della squadra azzurra da Amadei, a Jeppson a Pesaola e Vinicio, agli argentini più illustri della storia come Sivori e Maradona, ed i napoletani Di Costanzo, il primo grande giocatore partenopeo, Juliano, Esposito, Montefusco, Abbondanza ed Improta, gli indimenticabili Gennaro Rambone, Nino Musella e Carmelo Imbriani, il gringo Sergio Clerici e, arrivando ai

Antonio Corrado

giorni nostri, i fratelli Fabio e Paolo Cannavaro, Ciro Ferrara e la mitica MaGiCa dei “campionissimi” Maradona, Giordano e Careca. Indimenticabile la serata andata in onda nel maggio del 2006 quando “Palummella” mise insieme tutta la storia del Napoli in un’unica serata, festeggiando gli 80 anni del Napoli con un grande evento, colmando, così, un’imperdonabile dimenticanza della società diretta da Pierpaolo Marino. Una manifestazione che vide la partecipazione dei più grandi campioni della storia calcistica partenopea e dove, tra l’altro, si fecero sancire paci storiche, come quella tra Ferlaino e Fiore e tra lo stesso ingegnere e Moggi e che vide un’altra sto-

rica stretta di mano, quella tra Juliano e Di Marzio. Unico assente Maradona che, però, venne a ritirare il suo “Pallone d’oro” in un secondo momento. Non solo campioni del passato ospiti di Montuori ma anche molti personaggi del mondo dello spettacolo e della musica: nella trasmissione di “Palummella” hanno iniziato a muovere i primi passi personaggi del calibro di Gigi D’Alessio, Biagio Izzo e Gigi Finizio e sono stati ospiti, tanto per fare dei nomi, illustri personaggi come Claudio Baglioni, Peppino di Capri, Gianni Morandi, Paolo Belli, Valentina Stella e gli indimenticabili Mia Martini e Mario Merola. Anche quest’edizione di “Tifosi Napoletani”, in onda sugli schermi di Tele Luna, vede in campo la squadra, ormai collaudata, degli ultimi anni con tanti ex azzurri, il tecnico e pacato Massimo Filardi, l’eclettico Antonio Capone, il “verace” Antonio Carannante, il “peperino” Stefan Schwoch, il mitico “Pal’ e fierr” Peppe Bruscolotti, il portierone Gennaro Iezzo ed il pirotecnico Guido Postiglione. Ad impreziosire il parterre, l’inventore della figura di giornalista-tifoso Idris ed il fratello, quasi gemello, di Diego Armando Maradona, Hugo e la “voce di Napoli” l’avv. Tuccillo, il tutto diretto da Gennaro Montuori contornato delle belle e tecniche Anna Fusco, Fortuna Autiero e Nastasia Spina.

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ANCHE NEL CALCIO SOL

S

econda parte del campionato più difficile del mondo. Mancano pochi giorni alla fine di tutte trattative del mercato di gennaio. Come dicono da questi parti “chi dato ha dato, chi avuto, ha avuto”. Nella mia veste di giornalista, l’editore di questo mensile, bontà sua mi ha invitato di dare il mio parere su ciò che è avvenuto e siccome ho l’oracolo in mano di prevedere come andrà a finire il campionato. Alcuni sapientoni della palla rotonda, dicono che la Juventus e netta fuga, ammettiamo che sia così perché i numeri li danno ragione. Ma vorrei analizzare i fatti che favoriscono la Juventus (qualche maligno potrebbe pensare “a parte gli arbitri”). A differenza delle dirette inseguitrice, ossia la Roma a 8 punti, il Napoli a 12, ha una rosa più folta, un organigramma societaria molto più esperta, una organizzazione di gioco più rodato con una difesa alta che riesce ad imbrigliare gli inserimenti degli attaccanti avversari, segno di grande fiducia nei propri moduli di gioco. I giocatori presi a giugno si sono rivelati di grande spessore tecnico, a dimostrare che la vera campagna acquisti si fa in estate. Quando il signor Marotta dice che la Juventus “non ha bisogno di riparazioni in questo pe-

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riodo” i fatti gli danno ragione. Non avendo soldi per comperare, però ha elementi che fanno gola ad altre squadre come pedine di scambio. Tutto sommato, la Juventus sta facendo una marcia trionfale verso il terzo scudetto di fila ed e in corsa per la coppa Italia, la coppa Uefa la cui finale si giocherà proprio a Torino. Dopo la sculacciata di Firenze, per troppa spregiudicatezza, la squadra ha ritrovato morale e sicurezza, vincendo 10 partite consecutive, un record. Cosa c’è alla base di questi numeri ? questa la mia riflessione: un allenatore moderno col piglio tosto,un direttore sportivo che conosce il calcio mondiale, un amministratore delegato molto capace col fiuto giusto e che sa trattare i giocatori al buon momento, un presidente Andrea Agnelli un nome che e sinonimo di calcio, da quando ha preso le redini della società ha rifondato il management vincendo due tricolore, e giovane ma molto coraggioso. La Roma e partita a razzo, e seconda, gioca un buon calcio dopo le partenze di Luis Enrique, Zeman e arrivato un allenatore Francese Garcia che non fa un calcio “champagne” ma spumeggiante gode della fiducia di Walter Sabatini grande operatore di mercato.


O I RICCHI RIDONO? di

Ha preso giovani talenti un po’ dappertutto che il coach fa giocare con i così detti anziani Totti e Rossi, credetemi un mix esplosivo. Con i pieni poteri che gli hanno dato i proprietari Americani Sabatini ha miracolato la Roma, rimangono sempre deficitari di esperienza se ne parlerà forse l’anno prossimo per un eventuale scudetto. La mia sfera a cristallo mi dice che arriverà terza dietro il Napoli. A proposito del Napoli quest’anno ha cambiato allenatore che sicuramente ne sa di calcio, io presumo che il duo De Laurentis-Bigon non ha ancora esperienza giusta per fare un calcio che meritano i Napoletani. Con tutta la stima che ho per il presidente penso che dovrebbe dare più spazio al suo allenatore trasformandolo uomo mercato con l’aiuto di Bigon che non ha mai giocato a calcio, ha un nome molto pesante, suo padre è stato un grande giocatore nonché allenatore. Dovrà operare per molti anni prima di emulare i grandi operatori di mercato. Un uomo solo al comando talvolta va in confusione il buon presidente ha una piazza così interessante e penso chiunque al suo posto con i danari che

Idris

ha accumulato ed è l’ unico che dispone di un tesoretto per fare arrivare buoni giocatori, però penso che sia un po’ troppo tardi, perché chi ha bravi giocatori, certo, non li venderà a Gennaio, come ho detto il Napoli non deve riparare la sua campagna acquisti a Gennaio, deve partire in estate come ha fatto quest’anno, prendendo degli elementi molto bravi, facendo del Napoli una squadra che ora anche in Europa si fa rispettare. Se dovesse rinvigorire la sua difesa penso che avrà molto da dire già dall’ anno prossimo. Mentre scrivo questo pezzo mi dicono Jorghino centrocampista del Verona farà la coppia con Inler. In arrivo Capoue o M’vla. vedremo! Quest’anno sarà sicuramente secondo le mie previsioni secondo, garantendosi per il terzo anno la Champions League entrando dalla grande porta, e chi lo sa,magari potrebbe anche, con una buona campagna acquisti vincere la coppa delle grandi orecchie. Non sto tirando i piedi, è una costatazione mia, perché la palla è rotonda e che delle volte bisogna spendere per vincere. Buon calcio a tutti !

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LA MAGLIA SUL Giuseppe

BRUSCOLOTTI P

eppe Bruscolotti, indimenticabile capitano della storia partenopea, è tornato ad essere uno degli opinionisti cardine della trasmissione Tifosi napoletani. Riaverlo accanto mi ha fatto pensare a quanto Peppe sia stato attaccato alla maglia azzurra tanto da farla diventare quasi una seconda pelle e, proprio quest’immagine, mi ha spinto a realizzare questa nuova rubrica che vedrà protagonisti quei giocatori che, più di altri, hanno avuto un particolare feeling con la casacca azzurra. “Il Napoli più bello è stato senza dubbio quello di Vinicio che, pur non avendo vinto nulla, praticò, per primo in Italia, il calcio totale” dice Bruscolotti, il giocatore con più presenze nella storia del Napoli (511) tra il 1972 ed il 1988, protagonista di tante battaglie coronate con la vittoria dello scudetto nel 1987. Un atleta e un professionista esemplare, sia in campo che fuori, che ha avuto la fortuna di avere al suo fianco la moglie Mary, un grande punto di riferimento e una preziosa consigliera nelle decisioni più importanti. Solitamente si dice che dietro un grande uomo ci sia una grande donna e mai come in questo caso il detto ci appare appropriato. “Con Clerici e Braglia a guidare l’attacco realizzammo 50 gol – racconta il mitico “pal’ e fierr” - Gringo, brasiliano di gran classe, dotato di forza e tenacia, segnava e faceva segnare. Arrivammo a un passo dallo scudetto. Quel 6 aprile 1975 perdemmo a Torino ma eravamo i più forti. Furono proprio i nostri ex compagni Zoff e Altafini, appena passati alla Juve, a metterci i bastoni tra le ruote. Il nostro capitano era Totonno Juliano, centrocampista di classe, napoletano doc, vice-campione a Messico70. Poi avevamo grandi giocatori come Orlandini ed Esposito, a destra Massa e Rampanti ed in difesa Tarcisio Burgnich. Quella squadra avrebbe meritato di mettere qualche trofeo in bacheca. Ricordo che all’epoca, quando andavamo in ritiro al Ciocco, un certo Arrigo Sacchi, allora un perfetto sconosciuto, veniva a seguire i nostri allenamenti”.

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LLA PELLE di

Gennaro Montuori

Tanti anni con il Napoli chissà quanti ricordi? “Ho giocato e legato con tutti quelli che hanno vestito la maglia del Napoli. Dal punto di vista umano nessuna differenza ma da quello tecnico devo dire che sono rimasto legato a quattro squadre in particolare, la prima appunto quella di Vinicio. Prima ancora, con Chiappella in panchina in una formazione che aveva come fiori all’occhiello Clerici e Juliano, anche gli altri non erano da meno”. Come non credergli. Prego, Bruscolotti, continuiamo questo viaggio tra i ricordi: “Ho vinto lo scudetto con la prima “Magica” (Maradona, Giordano e Carnevale) ma era tutta la squadra ad essere forte. Quello era il gruppo dei tanti campani che a vario titolo diedero il loro contributo, sia in campionato che in Coppa Italia, dove Muro e Caffarelli, giusto per citarne due, furono decisivi nella conquista del trofeo”. L’anno seguente furono però furono ceduti ingiustamente”. E nel 1988 cosa accadde? “Nonostante avessimo una squadra più forte, che aveva dominato il torneo, perdemmo il titolo a poche giornate dalla fine. Il Napoli, con la seconda doppia “Magica” , con l’ingresso di Careca, era una perfetta macchina da gol, una formazione scintillante ma, nonostante tutto, lo scudetto ci sfuggì. Vari furono i motivi ma, probabilmente, ad incidere in maniera decisiva fu l’assenza di una panchina lunga in grado di assicurare i ricambi per i troppi infortuni e con il rammarico di avere venduto erroneamente Caffarelli, Muro e Volpecina.” Capitano di lungo corso, ma a due giocatori cedette volentieri la fascia. “Sì, me la tolsi per darla a Krol, al suo arrivo nel 1980, perché era un grande campione. Tutti sgomitavano per averla, ma l’olandese era l’unico in grado di poterla indossare. Anche quel Napoli fece bene, sfiorò lo scudetto che svanì a poche giornate dal termine. Con il giaguaro Castellini in porta, avevamo una difesa insuperabile, magistralmente guidata da Krol, accanto al quale c’eravamo io, Ferrario e Marangon, il quale con le sue sgroppate faceva entusiasmare i tifosi. Qualche volta giocava anche Raimondo Marino. Il centrocampo, con Vinazzani, Nicolini e Guidetti. La squadra non era di grossa qualità, ma di grande cuore e grinta. In attacco Damiani, Pellegrini e Capone mettevano paura a chiunque, forti del fatto di poter anche sfruttare i lanci di 40 metri di Krol. Poi c’era Nino Musella che in molte occasioni ci regalò gioie e gol di classe. La seconda volta che mi tolsi la fascia fu per donarla definitivamente a Diego Armando Maradona: gliela diedi in cambio di una promessa: lui mantenne la parola e ci condusse alla vittoria dello scudetto.” Quali altre squadre ti sono rimaste nel cuore? “Quella del giovane Di Marzio e della nostra linea verde, che nel 1977 perse la coppa Italia negli ultimi minuti, in finale contro l’Inter, e centrò un inaspettato piazzamento Uefa. Tra i tanti giovani come non ricordarsi di un Antonio Capone, temuto da tutte le difese avversarie. E poi il Napoli di Savoldi e Vinicio che vinse la seconda coppa Italia con Rivellino e Del Frati in panchina, subentrati al tecnico di Belo Horizonte”. In conclusione, andando a rileggere il taccuino forse non abbiamo parlato di una cosa. “Quale?” Il gol all’Anderlecht in semifinale di coppa delle Coppe. “Un’altra pagina importante della mia carriera che stava per regalare la finale al Napoli. Tutto fu vanificato nella gara di ritorno: un arbitraggio a senso unico ci eliminò dalla manifestazione”. All’epoca, un amareggiato Pesaola disse: “E’ stato il più grande scippo calcistico della mia carriera”. Grazie, grande “Pal e fierr”. Ora, dopo una vita passata a dirigere la difesa azzurra, guidi con la stessa precisione e puntualità la cucina del tuo rinomato locale, a Coroglio, “10 Maggio 87”.

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foto di RAFFAELE ESPOSITO

LA FOTO DEL MESE



IL CALCIATORE

M

Il guerriero ferito

uscoli e personalità, una mediana che per novanta minuti si trasforma nella vera trincea di battaglia, il vero polmone della squadra, parliamo ovviamente di Valon Behrami. Il suo ritaglio nella sessione del calciatore del mese è un omaggio ad un ragazzo che in mezzo al campo non si è mai risparmiato ed ha sempre combattuto col coltello tra i denti. Lo abbiamo visto sdoppiarsi, recuperare palloni, contrastare, stringere i denti, ed oggi patire le pene di un serio infortunio all’arto inferiore sinistro, frutto anche di un dispendio eccessivo di energie, della sua generosità nel colmare un organico poco allestito, in accordo con quanto sostenuto dal nostro direttore editoriale. Con un breve passato d’esterno, oggi Valon è probabilmente il miglior calciatore nella fase d’interdizione che esista nel panorama mondiale, una muraglia per gli avversari, un tassa da pagare. Il granitico mediano sin dalle prime gare di campionato si è messo subito in luce ritagliandosi con personalità un ruolo importantissimo nello scacchiere napoletano. Nel Napoli di Mazzarri ha giocato spesso da play maker davanti alla difesa come vertice basso, ma anche nel centrodestra del campo come mediano di rottura. Nella nazionale svizzera ha anche occupato la ‘‘cabina di regia’’, con Benitez gioca nel punto nevralgico del campo alternativamente con uno dei suoi connazionali. Muscoli e cervello classe 85’, Valon nasce in Jugoslavia. Svizzero di adozione, arriva alla corte di De Laurentiis nel 2012. La sua carriera inizia nel Lugano in B. In Italia ha indossato la maglia del Genoa (B), poi quella degli scaligeri dell’Hellas Verona (B) e tre campionati nella Lazio. Poi la parentesi inglese con il West Ham nella Premier League, infine una nuova sfida italiana nella compagine viola di Della Valle. La carriera di Valon è stata tutt’altro che semplice. Un brutto infortunio patito quanto militava nel West Ham (2009) gli costò un lungo stop e tanta paura. La torsione innaturale del ginocchio e della caviglia, l’uscita dal campo in barella con l’ausilio della maschera d’ossigeno, la paventata ipotesi della fine di una carriera finora vissuta da protagonista, un momento buio. Ma un gladiatore come lui, che l’arte del combattere ce l’ha nel sangue, incassa il colpo, recupera e ritorna ad

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impugnare spada e scudo. È il 2011, quando il roccioso mediano dalle origini kosovare torna ad irrorare i campi di calcio con il proprio sudore, stavolta con la maglia della Fiorentina nel campionato italiano. L’anno dopo l’approdo all’ombra del Vesuvio, un campionato ad alti livelli, con prestazioni mai al di sotto delle aspettative anche nella selezione elvetica. Da allora i napoletani non sanno più quale appellativo attribuirgli. Sul serio infortunio degli ultimi giorni tanti gli echi e i bisbigli, il rumoroso caos mediatico, ma non è nostra intenzione entrare nel merito del discorso. La nostra redazione intende invece elogiare un calciatore unico nel suo ruolo e che Napoli ama incondizionatamente.


DEL MESE di

Nastasia Spina

in collaborazione con www.iloveyounapoli.it

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CHAMPIONS LEAGUE 2013/2014

6a giornata - 11 Dicembre 2013

NAPOLI ARSENAL

2

Rafael Maggio Fernandez Albiol Armero Dzemaili Behrami Callejón Pandev (dal 57’ Insigne) Mertens Higuain

A disp.: Colombo, Britos, Cannavaro, Uvini, Inler, Duvan. All.: Benitez

0

93’

73’

Szczesny Jenkinson Mertesacker Koscielny Gibbs Flamini Arteta Cazorla (dal 67’ Ramsey) Ozil Rosicky (dal 76’ Monreal) Giroud A disp.: Fabiaski, Vermaelen, Walcott, Wilshere, Bendtner. All.: Wenger

arbitro: VIKTOR KASSAI (Ungheria) NOTE: 40.000 spettatori circa. Angoli: 1 a 0 per il Napoli - Recuperi: 0’ pt, 3’ st.

di Nastasia Spina

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SERIE A 2013/2014

16a giornata - 15 Dicembre 2013

NAPOLI INTER

4

Rafael Maggio Fernandez Albiol Reveillere (dal 91’ Pandev) Inler 41’ Dzemaili Insigne 81’ Callejón 38’ Mertens (dall’85’ Armero) 9’ Higuain (dal 77’ Behrami) A disp.: Colombo, Reina, Uvini, Britos, Bariti, Radosevic, Cannavaro, Zapata. All.: Benitez

2

35’

47’

Handanovic Campagnaro (dall’83’ Icardi) Ranocchia Rolando Jonathan Taider (dal 61’ Kovacic) Cambiasso Alvarez Nagatomo Guarin Palacio

A disp.: Castellazzi, Carrizo, Zanetti, Juan Jesus, Andreolli, Belfodil, Mudingayi, Kuzmanovic, Wallace, Pereira. All.: Mazzarri

arbitro: TAGLIAVENTO (Terni) NOTE: 42.555 spettatori. Angoli: 6 a 5 per l’Inter - Recuperi: 2’ pt, 5’ st.

di N. S.

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SERIE A 2013/2014

17a giornata - 21 Dicembre 2013

CAGLIARI NAPOLI

1

Avramov Pisano Del Fabro Astori Avelar (dal 46’ Ekdal) Dessena Conti Nainggolan Cossu (dall’85 Ibraimi) 9’ Nenè (dal 14’ Pinilla) Sau A disp.: Adan, Oikonomou, Perico, Murru, Eriksson, Cabrera. All.: Diego Lopez

1

Reina (dal 45’ Rafael) Maggio Fernandez Albiol Reveillere Behrami Dzemaili Callejon Pandev (dall’81 Duvàn) Insigne (dal 61’ Mertens) 19’ rig. Higuain A disp.: Colombo, Britos, Armero, Bariti, Radosevic, Inler. All.: Benitez

arbitro: VALERI (Roma) NOTE: 8.000 spettatori circa. Angoli: 6 a 4 per il Napoli - Recuperi: 3’ pt, 2’ st.

di N. S.

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SERIE A 2013/2014

18a giornata - 6 Gennaio 2014

NAPOLI SAMPDORIA

2

Rafael Maggio Fernandez Albiol Reveillere (dal 49’ Armero) Inler Dzemaili 53’ - 62’ Mertens Callejon (dall’83’ Radosevic) Insigne Higuain (dal 76’ Zapata) A disp.: Colombo, Contini, Uvini, Bariti, Pandev. All.: Benitez

0

Da Costa Mustafi Gastaldello De Silvestri Regini (dal 72’ Costa) Palombo Obiang Soriano (dal 65’ Sansone) Krsticic (dal 77’ Pozzi) Eder Gabbiadini A disp.: Fiorillo, Renan, Rodriguez, Wszolek, Bjarnason, Maresca, Eramo, Poulsen, Fornasier. All.: Mihajlovic

arbitro: BANTI (Livorno) NOTE: 56.225 spettatori. Angoli: 7 a 1 per il Napoli - Recuperi: 0’ pt, 4’ st.

di N. S.

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La tradizione del Panuozzo è arrivata anche a Napoli... Lo trovi da...



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SERIE A 2013/2014

19a giornata - 12 Gennaio 2014

VERONA NAPOLI

0

Rafael Cacciatore Maietta Moras Agostini Hallfredsson (dal 66’ Martinho) Jorginho Romulo Iturbe (dall’81’ Donadel) Toni Gomez (dal 78’ Cacia) A disp.: Nicolas, Borra, Albertazzi, Laner, Donati, Cacia, Jankovic, Cirigliano, Gonzalez, Marques. All.: Mandorlini

3

76’

72’ 27’

Rafael Maggio Fernandez Albiol Armero Inler (dall’82’ Radosevic) Dzemaili Callejon Pandev (dal 66’ Insigne) Mertens Higuain (dal 79’ Britos) A disp.: Contini, Colombo, Reveillere, Uvini, Bariti, Hamsik, Zapata. All.: Benitez

arbitro: DOVERI (Roma) NOTE: 20.000 spettatori circa. Angoli: 4 a 3 per il Verona - Recuperi: 0’ pt, 1’ st.

di N. S.

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COPPA ITALIA 2013/2014

Ottavi - 15 Gennaio 2014

NAPOLI ATALANTA

3

Rafael Reveillere Albiol Britos Maggio Inler Radosevic 15’ - 80’ Callejon (dall’85’ Bariti) Pandev (dal 60’ Hamsik) 72’ Insigne Zapata (dal 71’ Higuain) A disp.: Colombo, Contini, Fernandez, Uvini, Armero, Dzemaili, Mertens. All.: Benitez

1

Polito Nica Benalouane Yepes Del Grosso Giorgi (dall’84’ Cigarini) Baselli (dal 76’ Stendardo) Cazzola Kone 14’ De Luca (dal 62’ Marilungo) Livaja A disp.: Frezzolini, Lucchini, Migliaccio, Bonaventura, Moralez, Brienza, Brivio. All.: Colantuono

arbitro: DE MARCO (Chiavari) NOTE: 35.000 spettatori circa. Angoli: 3 a 2 per il Napoli - Recuperi: 2’ pt, 2’ st.

di N. S.

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SERIE A 2013/2014

20a giornata - 19 Gennaio 2014

BOLOGNA NAPOLI

2

Curci Antonsson Cherubin (dal 72’ Mantovani) Natale Garics Perez (dal 78’ Christod.) Pazienza Morleo (dall’82’ Acquafresca) Kone Diamanti 37’ - 90 Bianchi A disp.: Stojanovic, Krhin, Della Rocca, Agliardi, Cristaldo, Sorensen, Crespo, Laxalt, Moscardelli. All.: Ballardini

2

80’

61’ rig.

Rafael Maggio Albiol Fernandez Reveillere Dzemaili Inler Callejon Mertens (dal 79’ Insigne) Pandev (dal 57’ Hamsik) Higuain

A disp.: Colombo, Contini, Cannavaro Britos, Zapata, Armero, Radosevic. All.: Benitez

arbitro: DAMATO (Barletta) NOTE: 21.000 spettatori circa. Angoli: 5 a 5 - Recuperi: 1’ pt, 3’ st.

di N. S.

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LE ULTIME DUE DETENTR Quarti di finale di Coppa Italia

N

apoli-Lazio è una delle classiche sfide del calcio italiano. Ricca di episodi la lunga storia delle partite con i biacocelesti che, tra qualche giorno, saranno avversari degli azzurri in un una gara che vale l’accesso alla semifinale di Coppa Italia. Nella storia degli scontri tra le due squadre,una delle partite più incredibili fu quella del 4 Marzo del 1962, quando, all’Olimpico, partenopei e capitolini si affrontarono per una partita che rivestiva una grande importanza per la classifica con le due squadre impegnate nella lotta per la promozione in serie A. Un strano episodio determinò il risultato finale che risultò, poi, decisivo sull’economia del campionato: un forte tiro del laziale Seghedoni, dopo avere superato il portiere azzurro, uscì dalla rete bucata. Incredibilmente l’arbitro non si accorse che la palla era entrata e fece riprendere il gioco con una rimessa dal fondo tra le furibonde proteste di giocatori e pubblico laziale. L’incontro terminò 0-0 ed a fine stagione quel punto perso costrinse la Lazio alla permanenza in serie B mentre gli azzurri guadagnarono la promozione nella massima categoria. Il giorno seguente la RAI trasmise le immagini del portiere del Napoli che metteva le mani nei capelli per il gol subito e immediatamente annullato. La rivalità tra le due tifoserie si accese ulteriormente nell’estate del ‘66, quando l’Internaples, seconda squadra partenopea militante in serie C, non volle cedere al Napoli Wilson ,Massa e Chinaglia, ceduti, poi, proprio alla Lazio. Altra gara che ha incrinato il rapporto tra le due tifoserie fu quella disputata allo stadio San Paolo nell’ultima giornata del torneo 72-73: a Fuorigrotta scendeva la Lazio

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di Chinaglia e Cordova, in piena corsa per lo scudetto, contro un Napoli che ormai non aveva più niente da chiedere al campionato. La gara d’andata all’Olimpico aveva lasciato, però, degli strascichi dovuti allo scontro che Giorgio Chinaglia aveva avuto con Vavassori e Rimbano, parole pesanti che precedettero schiaffi e pugni con i napoletani che promisero vendetta, nella gara di ritorno al San Paolo. E’ fu una vendetta tremenda: il Napoli giocò con un ardore e con una cattiveria che sorprese la Lazio che, al termine di una vera e propria battaglia, dovette arrendersi ad una rete di Damiani perdendo partita e scudetto. La cocente delusione unitamente agli sfottò dei tifosi azzurri fecero perdere la testa a Chinaglia che, all’uscita dal campo salutò il pubblico del San Paolo facendo il gesto delle “corna”. Il forte attaccante biancoceleste fece poi il “mea culpa” tornando a Napoli per chiedere scusa ai partenopei presso la redazione di Sport Sud. Nel 1973-74, ci fu una delle partite più belle disputate al San Paolo e terminata 3-3, con la doppietta di Clerici e la rete del capitano Juliano per il Napoli e la tripletta di Chinaglia per la Lazio che al termine della stagione


RICI A CONFRONTO di

vinse il suo primo scudetto mentre la squadra azzurra chiuse al terzo posto. Nel 1974-75, doppia sfida d’alta classifica. Allo stadio Olimpico di Roma finì 0-0 con un calcio di rigore fallito da Clerici. Al termine del campionato gli azzurri conquistarono il secondo posto in classifica a soli due punti dalla Juventus capolista mentre la Lazio chiuse al quarto posto. Nel 75-76, all’ Olimpico, la squadra partenopea , vinse 1-0 con il gol di Boccolini ed i 40.000 tifosi al seguito per la prima volta cantarono “O’ SURDATO ‘NNAMMURATO”. Un’altra bellissima partita nel 77-78, il Napoli batté la squadra biancoceleste 4-3, con la doppietta di Capone, ed i gol di Savoldi e del capitano Juliano. Partite sempre accese anche sugli spalti così come nella stagione 78-79: all’epoca l’ingresso delle squadre avveniva da un’entrata posta sotto al settore distinti, all’uscita dal sottopassaggio le squadre furono salutate dal solito sparo di mortaretti. Uno di questi esplose vicino alla rete di protezione del sottopasso che dava al campo e tra i tanti giocatori che stavano transitando in quel momento, solo i laziali Pighin e Manfredonia accusarono un

2012

Jessica Salemme

malore facendo rientro negli spogliatoi. La gara si disputò ugualmente e terminò sull’1-1 ma, il mercoledì successivo, il giudice sportivo decretò la vittoria a tavolino per la Lazio con il classico 0-2. Proprio contro la Lazio, nell’aprile del 1990, gli azzurri festeggiarono la conquista del loro secondo scudetto. Al San Paolo, contro i biancocelesti, agli azzurri serviva la vittoria per assicurarsi la matematica certezza dello scudetto, e vittoria fu con un’incornata di Marco Baroni dopo appena sette minuti. Per arrivare ai giorni nostri, come non ricordare l’esaltante rimonta guidata da Cavani due stagioni fa: gli azzurri, lanciati verso la qualificazione in Champion, in un San Paolo stracolmo riuscirono a ribaltare il risultato dal 2-3 al 4-3 mandando in delirio i tifosi partenopei tanto che a fine partita il laziale Floccari commentò così: “Adesso capisco che significa giocare al San Paolo, al quarto gol mi tremava il terreno sotto ai piedi…” Le partite di Coppa Italia invece non sono state tante ; Ricordiamo quella del 1958 che si giocò al Vomero,fu una partita molto deludente per i partenopei che persero l’incontro 4-0. Nel 1972 allo stadio San Paolo il Napoli di Zoff vinse 5-1 grazie alle reti di Sormani, Juliano, Macchi ed alla doppietta di Montefusco. Nel 1997 gli azzurri vinsero 3-0 e nel 2009-2010 subirono una sconfitta all’ Olimpico 2-1. Inutile sottolineare l’importanza di questa gara nell’economia di una stagione che vede gli azzurri fuori dalla corsa al titolo, a meno di clamorosi colpi di scena, e che, gioco forza, ha nella Coppa Italia e nella Europa League i suoi unici obiettivi. Da non sottovalutare la Lazio che con Reja sembra avere ripreso gioco e motivazioni forte di un organico di tutto rispetto con giocatori del calibro di Klose, Hernanes, Marchetti e Candreva. Dalla sua gli azzurri avranno il vantaggio del San Paolo e la sua macchina da gol capeggiata da Gonzalo Higuain.

2013

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LO SPAZIO DEI TIFOSI

La rubrica è gentilmente offerta da

www.iloveyounapoli.it

Carmine e Raffaele Papa due grandi tifosi azzurri

Carmine super tifoso del Napoli come il papà Giovanni

Eleonora Piscopo piccola grande tifosa del Napoli come il suo papà Rosario

La piccola Angela già super Tifosa come suo papà Simone de Luca

Lino e Salvatore Ferraro tifosissimi del Napoli per la gioia di papà Antonio e Mamma Angela

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LO SPAZIO DEI TIFOSI

La rubrica è gentilmente offerta da

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I titolari del Bar “Forti Emozioni” tifosissimi del Napoli

Anche lontana da Napoli Francesca Iorio veste e tifa Napoli

Salvatore Grieco con il figlio Luca sempre allo stadio a tifare Napoli

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Il piccolo Ciro Iorio tifoso del Napoli come papà Ernesto

Jordan Caccavale figlio di Maurizio e Sonia da Terni super tifoso azzurro


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Foto in studio: per interagire in diretta:

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info@tifosinapoletani.it







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