Ultr'Azzurro_Maggio_2013

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Direttore

Gennaro Montuori Vice Direttore

Nastasia Spina Hanno collaborato:

M. Carratelli M. Fruscio Idris C. Montuori I. Perrone A. Pompameo G. Savoldi

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EDITORIALE

30 IL GIOCATORE DEL MESE

BLERIM DZEMAILI

6 I PRESIDENTI DEL NAPOLI 32 NAPOLI - GENOA

In redazione:

Cinzia Montuori I servizi fotografici sono di:

Raffaele Esposito

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Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

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12 INTERVISTA A BRUSCOLOTTI

36 MILAN - NAPOLI

40 NAPOLI - CAGLIARI DA RECORD... 16 AZZURRINI MA NON BASTA 44 PESCARA - NAPOLI 20 L’OSCAR DEL PRESIDENTE 48 PANDEV-INSIGNE... UNA FINTA RIVALITA’ “BAND” MITICA 22 UNAE INOSSIDABILE 52 NAPOLI-INTER STORY VOLTA!!! 26 UNAC’ERANO PER GIANLUCA 54 POSTA LE BANDIERE E NAPOLI

28 LA FOTO DEL MESE

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SPAZIO 56 LODEI TIFOSI

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C

arissimi lettori, c’eravamo lasciati alla vigilia di Milan Napoli con gli azzurri costretti a guardarsi le spalle dai rossoneri. Ebbene, ad un mese di distanza, possiamo affermare che il Napoli ha ormai ipotecato la seconda posizione in classifica. Il gol all’ultimo respiro di Lorenzo Insigne con il Cagliari e la contemporanea sconfitta del Milan a Torino con la Juventus, come avevo previsto, ha calato il sipario sulla corsa al secondo posto. Abbiamo un vantaggio cospicuo sui rossoneri, che ci permette di affrontare questo rusch finale con maggiore tranquillità. Ovviamente, non bisogna abbassare la guardia. La Juventus si prepara a festeggiare il 31esimo tricolore della sua storia e devo anche sportivamente ammettere meritatamente, anche se non ritengo i bianconeri una squadra stellare. Il Napoli è secondo con altrettanto merito, ma dietro di noi c’è il vuoto. La mediocrità del campionato fa crescere il mio rammarico oltre a convincermi sempre di più che se a gennaio il presidente avesse acquistato tre calciatori, a quest’ora il Napoli sarebbe campione d’Italia. Ultimamente Cavani è al centro delle voci di mercato. Auguriamoci non venga ceduto. El Matador è un elemento imprescindibile. Impazzano le offerte per lui. In questi tre anni di permanenza in azzurro Cavani ha battuto tutti i ricordi. Nessuno nella storia dei miglior cannonieri azzurri di tutti i tempi ha mai fatto meglio di lui, neanche il grande Diego. L’unica differenza tra i due la fa il ruolo. Dopo il pibe de oro c’è lui. Conoscendo la città, non credo che perdonerebbe mai al presidente un tale sgarro. Se il Napoli senza Cavani l’anno prossimo perdesse tre partite di fila, quella piccola parte della tifoseria che attualmente lo sostiene gli volterebbe le spalle. De Laurentiis in questi anni ha realizzato il suo film più bello ‘‘Canta Napoli, canta Aurelio’’, pellicola da Oscar, come ho scritto in uno degli articoli che troverete in questo numero. Ormai non è più un produttore, ma il primo attore, come testimonia anche la sua ultima trovata di lanciare frecciatine poco eleganti dalla piattaforma sociale di Twitter. Il presidente che vive il calcio unicamente come business, tratta noi tifosi da clienti, ma

deve ricordarsi che anche i clienti vanno rispettati. A campionato ormai quasi ultimato dobbiamo dire grazie a Mazzarri, alla squadra inclusi i non titolarissimi, che quando sono stati chiamati in causa, nonostante i loro limiti tecnici hanno sudato la maglia e messo il cuore in ogni partita; e infine un ringraziamento particolare va al pubblico di Napoli che ha contribuito con la sua passione a sospingere la squadra verso questo importante traguardo. Auguriamoci che per l’anno prossimo venga allestita una rosa adeguata che possa far fronte al doppio impegno in modo da poter ben figurare anche in Champions e che Cavani non venga ceduto. Vi auguro una buona lettura degli articoli che troverete in questo nuovo numero e come sempre vi rinnovo il consueto appuntamento televisivo con “Tifosi Napoletani” tutti i giovedì, a partire dalle 20:45, in onda dagli studi di Tv Luna Napoli, canale 14 del digitale terrestre e canale 888 di Sky. La trasmissione più seguita dal tifo partenopeo, con un parterre ricco di illustri ospiti e con la partecipazione canora del “Giardino dei Semplici”, sarà visibile su tutti i canali del bouquet Tv Luna (LunaSport, LunaMovie, LunaSat). La trasmissione sarà visibile anche in streaming live sul sito www.lunaset.it. e su Rete3 Digiesse Praia a Mare per la Calabria canale 191, 648 per la regione Lazio. Durante la diretta potrete anche interagire con noi scrivendoci all’indirizzo di posta elettronica info@tifosinapoletani.it Inoltre non dimenticate di visitare il nostro sito www.tifosinapoletani.it per poter godere di una sezione riservata alla News sempre aggiornata e per di più impreziosita da una nuova veste grafica. Un abbraccio a tutti voi e come sempre, dal profondo del cuore, forza Napoli!

“Gemellaggio” tra Ristorante ‘A Ninfea e lo staff di Tifosi Napoletani



I PRESIDENTI D Sono stati 24 i presidenti del Napoli. Cinque quelli che hanno segnato la storia della società azzurra. Achille Lauro è stato presidente in due fasi, dal 1936 al 1940, poi dal 1952 al 1954 presidente effettivo. In realtà ha governato il Na-

GIORGIO ASCARELLI (1926-1930) Il Napoli l’ha fondato Giorgio Ascarelli, il primo grande presidente azzurro, quando, l’1 agosto 1926, dette alla squadra il nome della città cancellando la definizione di Internaples. Ascarelli, ventisei anni, era un brillante operatore economico del ramo tessile, nato nel quartiere Pendino e appartenente alla ristretta colonia ebraica napoletana. Nel 1929 gettò le basi di una grande squadra (quinto posto). L’ingaggio dell’allenatore inglese William Garbutt, famoso per la sua collezione di pipe, fu la prima mossa. La seconda fu quella di una dispendiosa campagna-acquisti per mezzo milione di lire. Fece costruire uno stadio all’Arenaccia, periferia orientale di Napoli, realizzato in sette mesi. Fu chiamato “Vesuvio” e poi “Ascarelli” dopo la sua morte, improvvisa, il 12 marzo 1930, una fine fulminante per peritonite. Il Napoli di Ascarelli era la squadra di Cavanna, Buscaglia, Sallustro, Vojak e di Pippone Innocenti che rivaleggiò per sette anni con gli squadroni del tempo. Fu l’inizio di una storia esaltante e di una grande passione popolare.

ACHILLE LAURO (1936-1940 e 1952-1963) Razziando le navi Liberty degli americani e incassando cospicui risarcimenti di guerra, Lauro creò negli anni Cinquanta la più grande flotta d’Europa con un giro d’affari di 50 miliardi. Aveva 63 anni quando si buttò in politica e si rituffò nel calcio. Eletto sindaco di Napoli nel 1952 con 117mila voti, che divennero 300mila quattro anni dopo, coniò lo slogan: “Per una grande Napoli e per un grande Napoli”. Nel Napoli Lauro c’era già stato a metà degli anni Trenta, invitato dal federale di Napoli Nicola Sansanelli a salvare dai debiti la società azzurra. La sua prima gestione non produsse molta gloria. Fu un’altra storia il suo ritorno negli anni Cinquanta. Stupì il mondo del pallone comprando l’attaccante svedese Hasse Jeppson per 105 milioni (30 sul conto svizzero del giocatore, 75 all’Atalanta). In cambio dei lavori di ristrutturazione di Piazza Municipio si fece dare il centravanti brasiliano Vinicio dal conte Vaselli, impresario edile romano e dirigente della Lazio che aveva opzionato il calciatore per la squadra capitolina. Ingaggiò, vedendolo in fotografia, il brasiliano Canè. Declinando le sue fortune politiche, declinò anche il Napoli (miglior piazzamento un quarto posto). Lauro aveva 76 anni quando affidò il club a Roberto Fiore. Si chiuse un’epoca azzurra. Rimase presidente onorario e padrone della società. Litigò con Fiore e affidò il Napoli a Corrado Ferlaino. Prima di lasciare definitivamente, subì la beffa del secondo posto, dove lui non era mai arrivato, conquistato dal figlio Gioacchino, presidente di passaggio del Napoli, “uno da interdire” come diceva il padre. Con Lauro sorse lo stadio di Fuorigrotta inaugurato il 6 dicembre 1959.

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EL NAPOLI di

Mimmo Carratelli

poli sino al 1963 (Cuomo presidente). Anche durante la presidenza di Ferlaino, rimanendo l’Ingegnere il proprietario del Napoli, si sono avute le presidenze occasionali di Ellenio Gallo (1993-1995) e di Corbelli (2000-2002).

ROBERTO FIORE (1964-1967) Fu un gran periodo di gloria e baldoria con Roberto Fiore alla presidenza del Napoli nel 1964, sotto l’ala gelosa del Comandante. Con gli acquisti di Sivori e Altafini costruì il Napoli del boom che fece registrare il primo record degli abbonamenti con 69.344 tessere nella stagione 1966-67 conquistando un terzo posto nel campionato 1965-66. L’idea originale fu la vendita a rate degli abbonamenti. Fiore creò la prima società per azioni nel mondo del calcio, capitale 120 milioni. Allo stadio echeggiava, appassionato e prorompente, l’inno azzurro dei “centomila cuori”. Fu l’illusione di un grande rilancio, affidato alla guida appassionata di Bruno Pesaola. Lauro pilotava a suo capriccio il Consiglio di amministrazione della società. Fiore divenne troppo popolare perché il Comandante lo sopportasse. Lauro l’aveva definito “un angelo”, lo tradì per affidare il Napoli a Ferlaino. L’insostenibile connubio si ruppe alla vigilia del Natale 1966. Fiore stava per comprare Meroni e invece si dimise.

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CORRADO FERLAINO (1969-2002) Nessuno, come l’Ingegnere, è durato tanto a lungo alla presidenza del Napoli. Nessuno ha vinto quanto ha vinto lui. Il suo regno durò 32 anni, 9 mesi e 6 giorni con lievi intervalli e finte dimissioni. Nel suo lungo periodo assunse e licenziò 26 allenatori e 14 direttori sportivi comprando 286 giocatori dall’indefinibile Frappampina al divino Maradona, da Palanca a Careca, da Canzi a Carmignani barattandolo con Zoff, da Krol a Policano, da Speggiorin a Fonseca fino al declino senza ritegno con Rincon, Crasson, Calderon e Prunier. Le cifre del suo successo sono schiaccianti: 34 campionati, 1050 partite, 1251 punti, 1221 gol, 230 partite di Coppa Italia, 80 partite internazionali, 1.300.000 abbonati, 10 milioni di spettatori, 2 scudetti, 1 Coppa Uefa, 2 Coppe Italia, 2 retrocessioni, 1 promozione e mezza, una Supercoppa italiana, una Coppa di Lega italo-inglese. La casistica dell’Ingegnere si arricchisce di altre cifre e dettagli memorabili: 370 miliardi di incassi in 32 stagioni, le finte dimissioni del ’71 e dell’83, il momentaneo abbandono del ’93, le quattro bombe incendiarie sotto casa, le cinque squalifiche per 16 mesi e 14 giorni complessivi. Cominciò con Chiappella e chiuse con De Canio. Ebbe da Vinicio il primo Napoli che si avvicinò allo scudetto. Anche con Chiappella e Marchesi lottò per il vertice. Chiamò di corsa Pesaola per salvare la squadra dalla retrocessione e da Giacomini. Ballò da azionista di riferimento il valzer dei quattro allenatori della stagione ’97-’98. Si fece scudo tre volte di Juliano per risolvere situazioni imbarazzanti, assumendolo e divorziandone. Quando, nel 1975, acquistò Savoldi per due miliardi (in realtà, un miliardo e 400 milioni più due giocatori) ebbe l’avversione dei moralisti di carriera e d’occasione. A Napoli, da quattro giorni c’ero lo sciopero degli spazzini. Giornali italiani ed europei accusarono la città di

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sperperare soldi nel pallone anziché pulire le strade. L’ispettore dei netturbini Ferdinando Musto rincarò la dose: “Bastava la metà dei soldi di Savoldi per pagare tutti i nostri stipendi”. L’onorevole Sanza presentò una interrogazione in Parlamento. Diventò presidente il 18 gennaio 1969. Aveva 38 anni. Con uno stratagemma che ingannò Fiore e sorprese Lauro acquistò il pacchetto di maggioranza del club. Il 2002 fu l’anno dell’addio. Lasciò la presidenza del Napoli il 12 febbraio. Aveva 71 anni. L’acquisto di Maradona e i due scudetti sono stati i suoi fiori all’occhiello. Era entrato nel Napoli acquistando per 75 milioni le azioni del presidente Corcione e per 185 milioni quelle di Roberto Fiore, liberandosi di Lauro cui saldò un credito di 300 milioni. Se ne uscì intascando una sessantina di miliardi lasciando Corbelli e Naldi col cerino del Napoli in mano: ormai squadra e società andavano verso il fallimento. L’acquisto di Fonseca (16 miliardi nel 1992, più di Maradona), fu l’ultimo tentativo di riportare il Napoli a battersi per lo scudetto, ma fu un fallimento. Il Napoli finì in serie B nel 1998. Con i conti in rosso, l’Ingegnere compì l’ultima prodezza. Entrando il Napoli in coma profondo, nel 1995, col rischio di non essere iscritto al campionato, l’Ingegnere corse a Roma, abbronzato e scamiciato. Salì di mattino presto le scale del palazzo della Figc in via Allegri raggiungendo i capi del pallone riuniti. Passeggiò avanti e indietro in attesa della sentenza. Era l’ultimo giorno di luglio. Alle tre e mezzo del pomeriggio, pallido e provato l’Ingegnere apparve ai giornalisti in strada. Farfugliò, singhiozzò, disse: “E’ salvo, il Napoli è salvo”. Scosso, stravolto, commosso, col pianto in gola. Quel salvataggio fu il terzo scudetto dell’Ingegnere. Indicò in Ellenio Gallo il suo successore: “Sono stanco, rimarrò nel Napoli da semplice consigliere”. Tornò da presidente dopo due anni per evitare il peggio, il Napoli in balia di pesanti marosi. Il finale della storia gli tolse il sorriso con due retrocessioni e un club che non si raddrizzava più, le folli campagne-acquisti con le casse vuote, le promesse, le illusioni e l’addio ormai necessario.


AURELIO DE LAURENTIIS (2004)

Nessuno potrà dimenticare l’estate del 2004 quando la fonte delle nostre passioni domenicali, e degli altri giorni della settimana, il Napoli, divenne un fantasma, un storia che sfumava nei tribunali e una squadra che non c’era più. Mentre eravamo al cimitero delle promesse e delle speranze, alle 9 del mattino del 24 agosto, un martedì, si materializzò, giungendo da Los Angeles e acquartierandosi all’Hotel Quisisana di Capri, il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis che al Tribunale di Napoli, sezione fallimenti, offrì sull’unghia 25 milioni di euro per avere il club azzurro in serie C e 47 milioni nella superiore ipotesi di schierarlo in serie B, ipotesi cancellata seduta stante dal califfo federale Franco Carraro. Il 6 settembre, un lunedì, a una settimana dall’inizio dei campionati, la Fallimentare consegnò il Napoli al nuovo imperatore dei cuori azzurri Marco Aurelio De Laurentiis per una sessantina di miliardi di lire. L’uomo si buttò nella pazza avventura con Pier Paolo Marino e Gianpiero Ventura, poi con Edy Reja. Nei primi due anni, conclusi con la conquista della serie B, impegnò 50 milioni di euro fra l’acquisto del titolo sportivo dalla Fallimentare, l’assunzione di due allenatori, l’ingaggio di 34 giocatori e il versamento di 250mila euro di multe al ragioniere Macalli, presidente della Lega di serie C, per gli storici striscioni contro Carraro, il nostro miglior nemico. De Laurentiis disse che Marino era il suo Maradona e Reja era il suo

Clint Eastwood. Per l’anno in serie B, acquistò otto giocatori. Al quarto anno riportò il Napoli in serie A comprando 27 giocatori e cambiando la guida tecnica, da Reja a Donadoni, da Donadoni a Mazzarri. Cavani e Hamsik sono stati i “gioielli” delle sue campagne-acquisti. Ha riportato il Napoli in Europa,due volte in Europa League, una volta in Champions supremo traguardo fino ad arrivare a sfidare il Chelsea che poi avrebbe vinto il trofeo. Escludendo il campionato in corso, le partite da presidente di De Laurentiis sono state 300 con 135 vittorie, 89 pareggi e 76 sconfitte (413 i gol). Due anni in serie C, uno in B, sei in A compreso la stagione in corso. In serie A il “ruolino” di De Laurentiis, sempre escludendo il torneo in corso, è di 190 partite, 78 vittorie, 52 pareggi e 60 sconfitte (268 i gol).

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A Scalea con Ciriaco Russo che leggero come una Rondinella dispensa tesori gastronomici di una Calabria bella

La Rondinella è un'azienda agricola nata molti anni fa. In pochissimo tempo ha acquistato notevole importanza nel panorama della produzione alimentare calabrese grazie ai suoi prodotti genuini, ancora oggi creati seguendo le tradizioni contadine con metodi naturali per mantenere inalterati i “sapori di una volta”: forti e decisi, ricchi d’intensi profumi e vivaci colori, caratteristiche peculiari della cucina mediterranea. La cucina è apprezzata oltre che in Italia, nel ristorante di Scalea curato da Ciriaco e Anna Russo , anche all'estero nel ristorante di Francoforte curato da Mario Russo. Numerose sono le visite in azienda di stranieri (sapientemente intrattenuti dal figlio del proprietario Andrea, depositario della tradizione familiare) . A renderci ulteriormente orgogliosi sono i numerosi riconoscimenti come gli articoli pubblicati su prestigiosi giornali come il New York Times. Grazie ai nostri prodotti è ancora possibile gustare le prelibatezze della vecchia tradizione dell’alto Tirreno calabrese, ricca d’aromi ma allo stesso tempo semplice e naturale: si spazia dalle verdure ai salumi, dal cacioricotta (raro e pregiato formaggio), al peperoncino che regna sovrano nella cucina calabrese; dai dolci, ai canditi, alle confetture come quella di cedro, agrume presente solo in una fascia ristretta di territorio della Calabria: la Riviera dei Cedri. Una particolare attenzione va posta ai nostri generosi vigneti capaci di offrire vini robusti e delicati quali il Rosso, il Novello, il Lacrima di Lapillo Rosato, il Bianco e l'Ambrato di Collestanio. Particolarmente interessanti sono anche le specialità di liquori al cedro ed al limone. L'azienda agricola “La Rondinella” è anche turismo rurale. Qui è possibile soggiornare nei casolari tipici dell'architettura campestre, in un ambiente familiare e gradevole partecipando attivamente alla vita contadina: una reale riscoperta di ciò che erano e sono le abitudini e la vita stessa del contadino del luogo per una vacanza a diretto contatto con la natura. Tra tanti premi si evince “La Chiocciola d’oro” ricevuto al salone internazionale del gusto a Torino nel 2000.



INTERVISTA A B

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uesto mese Giuseppe Bruscolotti si apre a miei microfoni. Peppe, capitano indimenticabile della storia partenopea, è diventato di nuovo uno dei miei opinionisti cardine della trasmissione Tifosi napoletani. “Il Napoli più bello è stato senza dubbio quello di Vinicio che, pur non avendo vinto nulla, praticò per primo in Italia il calcio totale” Sono le parole di Peppe Bruscolotti, – giocatore con più presenze nella storia del Napoli (511), protagonista, dal 1972 al 1988, di tante battaglie al fianco di fior di campioni, sfiorando più volte la vittoria dello scudetto, prima di conquistarlo nel 1987 – nel corso di una lunga intervista concessa al nostro mensile. Un atleta e un professionista esemplare, sia in campo che fuori. Solitamente si dice che dietro un grande uomo ci sia una grande donna. Ed è vero anche nel caso di Peppe che aveva e ha nella moglie Mary un grande punto di riferimento e una preziosa consigliera nelle scelte più importanti da fare. “Con Clerici e Braglia a guidare l’attacco realizzammo 50 gol. Gringo, brasiliano di gran classe, dotato di forza e tenacia, segnava e faceva segnare. Arrivammo a un passo dallo scudetto. Quel 6 aprile 1975 perdemmo a Torino ma eravamo i più forti. Furono proprio gli ex azzurri Zoff e Altafini, appena passati alla Juve, a metterci i bastoni tra le ruote. Il nostro capitano era Totonno

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Vinicio. Prima ancora, con Chiappella in panchina. I fiori all’occhiello di quella formazione erano Clerici e Juliano, ma tutti gli altri non erano da meno”.

Juliano, centrocampista di classe, napoletano doc, vice-campione a Messico70. Poi Orlandini, Esposito, a destra Massa e Rampanti e Tarcisio Burgnich. Quella squadra avrebbe meritato di mettere qualche trofeo in bacheca. Ricordo che all’epoca, quando andavamo in ritiro al Ciocco, un certo Arrigo Sacchi, allora un perfetto sconosciuto, veniva a seguire i nostri allenamenti”. Altri ricordi? “Ho giocato e legato con tutti quelli che hanno vestito la maglia del Napoli. Dal punto di vista umano nessuna differenza, ma da quello tecnico devo dire che sono rimasto legato a 4 squadre in particolare, la prima appunto quella di

Come non credergli. Prego, Bruscolotti. Proseguiamo con il racconto. La “mascella di Sassano” cita nel dettaglio alcuni episodi e da lì ricostruisce tutta la storia. “Ho vinto lo scudetto con la prima “Magica” (Maradona, Giordano e Carnevale), ma era tutta la squadra ad essere forte. Quello era il gruppo dei tanti campani che a vario titolo diedero il loro contributo, sia in campionato che in Coppa Italia, dove Muro e Caffarelli, giusto per citarne due, furono decisivi nella conquista del trofeo”. L’anno seguente furono però furono ceduti ingiustamente. E nel 1988 cosa accadde? “L’anno dopo, con una squadra più forte, che aveva dominato il torneo, perdemmo il titolo a poche giornate dalla fine. Il Napoli, con la seconda doppia “Magica” , con l’ingresso di Careca, era una perfetta macchina da gol, una formazione scintillante, ma nonostante tutto perdemmo lo scudetto, per vari motivi, perché probabilmente non c’era una panchina lunga in grado di assicurare i ricambi per i troppi infortuni, perché furono venduti ingiustamente Caffarelli, Muro e Volpecina.”


RUSCOLOTTI di

Capitano di lungo corso, ma a due giocatori cedette volentieri la fascia. “Sì, me la tolsi per darla a Krol, al suo arrivo nel 1980, perché era un grande campione. Tutti sgomitavano per averla, ma l’olandese era l’unico in grado di poterla indossare. Anche quel Napoli fece bene, sfiorò lo scudetto che svanì a poche giornate dal termine. Con il giaguaro Castellini in porta, avevamo una difesa insuperabile, magistralmente guidata da Krol, accanto al quale c’eravamo io, Ferrario e Marangon, il quale con le sue sgroppate faceva entusiasmare i tifosi. Qualche volta giocava anche Raimondo Marino. Il centrocampo, con Vinazzani, Nicolini e Guidetti. La squadra non era di grossa

Gennaro Montuori

qualità, ma di grande cuore e grinta. In attacco Damiani, Pellegrini e Capone mettevano paura a chiunque, forti del fatto di poter anche sfruttare i lanci di 40 metri di Krol. Poi c’era Nino Musella che in molte occasioni ci regalò gioie e gol di classe. La seconda volta che mi tolsi la fascia fu per donarla definitivamente a Diego Armando Maradona: gliela diedi in cambio di una promessa: lui mantenne la parola e ci condusse alla vittoria dello scudetto.” Quali altri Napoli ti sono rimasti nel cuore? “Quello del giovane Di Marzio e della nostra linea verde, che nel 1977 perse la coppa Italia, in finale contro l’Inter, negli ultimi minuti, e centrò un inaspettato piazzamento Uefa. Tra i tanti giovani come non ricordarsi di un Antonio Capone, temuto da tutte le difese avversarie. E poi il Napoli di Savoldi e Vinicio che vinse la seconda coppa Italia con Rivellino e Del Frati in panchina, subentrati al tecnico di Belo Horizonte”.

stava per regalare la finale al Napoli. Tutto fu vanificato nella gara di ritorno: un arbitraggio a senso unico ci eliminò dalla manifestazione”. All’epoca, un amareggiato Pesaola disse: “E’ stato il più grande scippo calcistico della mia carriera”. Grazie, grande Palefierro. Ora, dopo una vita passata a dirigere la difesa azzurra, guidi con la stessa precisione e puntualità la cucina del tuo rinomato locale, a Coroglio, “10 Maggio 87”. L’intervista non finisce qui, perché nel prossimo mensile approfondiremo a riguardo di tutti coloro che hanno portato la fascia da capitano e che Peppe ha incontrato sul campo durante la sua esperienze nel Napoli.

In conclusione, andando a rileggere il taccuino forse non abbiamo parlato di una cosa. “Quale?” Il gol all’Anderlecht in semifinale di coppa delle Coppe. “Un’altra pagina importante della mia carriera che

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AZZURRINI DA RECORD J

uventus Napoli, una sfida infinita anche a livello giovanile. Le due compagini, rispettivamente prima e seconda nel massimo campionato di serie A, si sono sfidate anche nella finale di Coppa Italia Primavera in due gare particolarmente combattute. Quest’anno, per precise indicazioni societarie, è stata allestita una formazione giovanile altamente competitiva, in grado di competere con le migliori formazioni giovanili italiane. La conquista della finale di Coppa Italia ne è stato un chiaro esempio. Uno ad uno nella gara di andata allo Juventus Stadium e uno a tre, dopo due tempi supplementari, in quella di ritorno, disputatasi alo stadio San Paolo di Napoli con i bianconeri ad alzare la Coppa. Dopo il vantaggio siglato da Padovan, la Juventus si chiude un po’ troppo e becca il gol del pareggio a pochi minuti dalla fine, siglato da Novothny, ma la reazione del Napoli dura poco e nei supplementari Mattiello, con un bel goal in diagonale, consegna la Coppa alla Juventus. FORMAZIONI - Il Napoli di Saurini va in campo con il suo classico 43-3. Il tridente offensivo è formato da Novothny, Insigne e Tutino. In mezzo al campo c’è Palmiero insieme a Fornito e al croato Radosevic. Tutto confermato anche in difesa con Allegra e Nicolao sugli esterni e Lasicki e Celiento come centrali. La Juventus di Baroni, invece, si schiera con il 3-5-2. La coppia d’attacco è formata dalla stellina Beltrame e da Padovan. In mezzo al campo ritorna Schiavone in cabina di regia, con Kabashi e Garcia Tena ai suoi lati. Il trio difensivo è composto da Untersee, Magnusson e Rugani. PRIMO TEMPO - La Juventus, come all’andata, parte più forte del Napoli e nei primi minuti crea subito un paio di occasioni pericolose con Schiavone e Untersee. I bianconeri cercano di fare la partita, mentre il Napoli, forte anche del pareggio dell’andata a Torino, tiene dei ritmi più bassi e compassati. Il gioco è abbastanza spezzettato, a causa delle molte palle perse a centrocampo da entrambe le squadre. La Juventus di Baroni riesce a fare girare di più il pallone, ma non crea azioni davvero significative. Il Napoli, dal canto suo, cerca di difendersi con ordine e di trovare poi qualche ripartenza sugli esterni. Al 20’ la Juventus si fa vedere dalle parti di Crispino con una gran botta dalla distanza di Kabashi ma il portiere partenopeo manda in angolo. Qualche minuto dopo Beltrame scappa via alla difesa del Napoli, in area c’è un contatto tra l’attaccante bian-

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conero e Lasicki ma l’arbitro lascia proseguire. Beltrame è sicuramente l’uomo più pericoloso in campo, il ragazzo di Biella salta l’uomo con grande facilità e crea sempre qualche grattacapo alla retroguardia del Napoli. L’arbitro inizia a mostrare anche qualche cartellino, nel Napoli viene ammonito Fornito per una trattenuta su Padovan, nella Juventus il giallo viene mostrato a Kabashi per un brutto intervento in ritardo su Lasicki. Nel finale del primo tempo non ci sono grandi occasioni e dopo un minuto di recupero l’arbitro manda le squadre negli spogliatoi. SECONDO TEMPO - Anche nella ripresa la Juventus parte bene, creando subito una buona occasione con Padovan che, però, viene murato dalla difesa del Napoli. Gli azzurri rispondono con una bella incursione di Tutino, l’esterno napoletano, però, tiene troppo il pallone e serve tardi Insigne che calcia a lato da posizione defilata. Baroni decide di operare il primo cambio della gara, con l’ingresso di Gerbaudo al posto di Slivka. Al 55’ arriva la svolta della partita, Beltrame entra in area e viene toccato da Celiento, l’arbitro decreta il calcio di rigore e ammonisce il difensore del Napoli. Dal dischetto Padovan è freddo e non sbaglia, 0-1 per i bianconeri che ribaltano la situazione del doppio confronto. Il Napoli prova subito a reagire e Insigne si rende pericoloso direttamente da calcio d’angolo ma Branescu non si fa sorprendere. La partita inizia ad innervosirsi, con le due squadre che iniziano a protestare ad ogni singola decisione dell’arbitro, arrivano le ammonizioni di Untersee e di Allegra. Saurini decide di provare il tutto per tutto ed inserisce Scielzo, un altro attaccante, al posto di Palmiero. Nella Juventus, invece, c’è un cambio difensivo con l’ingresso di Cavion, un centrocampista, al posto di Padovan, autore della rete del vantaggio bianconero. Il Napoli cerca di spingere di più ma è la Juventus a sprecare un paio di situazioni in contropiede molto allettanti. I ritmi in campo calano, a causa della stanchezza delle due squadre, la Juventus sembra in grado di gestire il vantaggio ma il Napoli non vuole mollare. Per gli azzurri Radosevic ci prova dalla distanza ma calcia alto, e successivamente Tutino non riesce a chiudere in modo adeguato una sua bella incursione. Nel finale di partita altro cambio per la Juventus con l’ingresso in campo di Sakor al posto di Schiavone, molto stanco. Quando la Juventus sembra, ormai, avere le mani sulla Coppa Italia, all’89’ ar-


D... MA NON BASTA di

Angelo Pompameo

riva il gol del pareggio del Napoli: Insigne mette un bel pallone teso in mezzo all’area, Novothny si fa trovare pronto e spinge di testa in porta per il gol dell’1-1. Tutto di nuovo riaperto con il Napoli che trova il gol utile per portare la gara ai supplementari. Nei minuti di recupero la Juventus sfiora il gol del 1-2 con una gran conclusione di Sakor che si stampa sulla traversa della porta del Napoli a Crispino battuto. La gara si conclude sull’1-1, le due squadre vanno ai tempi supplementari. PRIMO TEMPO SUPPLEMENTARE - Le due squadre, nonostante la stanchezza, provano a trovare le energie extra per piazzare il gol decisivo nel supplementare. La Juventus si rende subito pericolosa con Beltrame ma Crispino si fa trovare pronto e sventa la minaccia. In campo si corre tanto ma con poco ordine, nelle due squadre sembra mancare la lucidità necessaria per affrontare con ordine questi supplementari. I bianconeri cercano di fare la partita, il Napoli, invece, gioca soprattutto di rimessa, sfruttando in particolar modo la velocità di Insigne e Tutino. Al 103’ buona iniziativa da parte di Mattiello, con l’esterno della Juventus che si inserisce bene in area ma poi calcia debolmente, non impensierendo più di tanto Crispino. Intervallo nei supplementari, risultato sempre sull’1-1. SECONDO TEMPO SUPPLEMENTARE - La Juventus parte fortissima e trova subito il goal del 1-2, grazie ad una splendida incursione di Mattiello. L’esterno bianconero si inserisce alla grande dentro l’area e trova un diagonale molto preciso che batte Crispino. Goal fondamentale per i bianconeri. Durante i festeggiamenti, però, l’arbitro espelle Gerbaudo per i gesti nei confronti del pubblico napoletano, gesti in-

fami che saranno poi puniti dalla disciplinare con tre turni di squalifica. La Juventus rimane in 10 uomini. Clamorosa dunque leggerezza del ragazzo dellla Juventus, che lascia in compagni in inferiorità numerica. Il Napoli si sbilancia in avanti e la Juventus, nonostante l’inferiorità numerica, sfiora il gol dell’1-3 con Mattiello che, in contropiede, calcia addosso a Crispino che si salva in angolo. Al 116’ Barone, neo entrato nel Napoli, si libera bene al limite dell’area ma calcia alto, dopo una bella serpentina tra i centrocampisti della Juventus. I partenopei cercano disperatamente di buttarsi all’attacco, Insigne è in assoluto l’uomo più pericoloso del Napoli e crea diverse minacce alla retroguardia della Juventus. Nei secondi finali arriva l’espulsione di Mattiello, con la Juventus che rimane in 9 uomini. Ma non c’è più tempo per il Napoli, la gara finisce 1-2 per la Juventus Primavera che si aggiudica la Coppa Italia. Per gli azzurri resta il rammarico, ma anche la certezza di avere giovani validissimi per il futuro.

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di ENZO CACIALLI



L’OSCAR DEL P

“C

anta Napoli, Canta Aurelio’’ è il film più bello della vita del presidente del Napoli. Questo film è da Oscar. Stavolta Don Aurelio non è né il produttore, né il regista, né lo scenografo, né il soggettatore, né l’autore, ma il primo attore. Il contorno è formato da piccoli personaggi: il pubblichetto partenopeo che non ha mai vinto nulla, Mazzarri che è un allenatore poco rinomato e che gli ha solo fatto incassare una bella cifra di denaro rilanciando giocatori mediocri, lo sconosciuto Cavani, quel ragazzo di nome Hamsik, quel Campagnaro che arriva dalle montagne, quel giovanotto che gioca in Nazionale e che ha il nome del mese della Madonna Maggio, e Insigne quel piccoletto che è cresciuto nelle giovanili e che è andato a farsi un giretto a Cava, Foggia e a Pescara. Tutto il resto vi lascio immaginare che cos’è.. E poi ci sono tutti gli uomini del presidente, dal nome di un vecchio film che aveva per protagonista il grande attore Robert Redford. Con tutto il rispetto per quest’ultimo, è piccola roba al cospetto del nostro presidente. Iniziamo dal giovanotto

Riccardo Bigon, che gira con le valige piene di soldi gestendo il patrimonio del presidente, il grandissimo addetto stampa Guido Baldari prossimo addetto stampa di Blatter. Poi ci sono alcune delle magiche penne, giornalisti radiofonici dal microfono magico, alcuni radiocronisti e telecronisti che quando la palla è al centro del campo sembra che raccontino di un gol già

poli lancia due cori a dimostrazione che vogliono vincere lo scudetto: Aurelio, Aurelio, Aurelio Napoli siamo noi, Napoli siamo noi, Napoli siamo noi, siamo noi, siamo noi .. ed un altro che dice… De Laurentiis, De Laurentiis, De Laurentiis, noi siamo partenopei abbiamo un sogno nel cuore vincere il tricolore, vincere il tricolore, vincere il tricolore.. Più di sessant’anni fa, una Nazione si impossessò della nostra città. In soli quattro giorni un piccolo gruppetto di scugnizzi si radunò e mandò via tutti i soldati di questa Nazione, restituendo dignità alla nostra bella Napoli. Per carità, solo per titolo di cronaca noi vogliamo ricordarlo al nostro caro presidente, che ci ha presi dalla serie C senza palloni come dicono tutti e con trenta milioni di euro si è comprato la nostra storia. E’ il caso di ricordare, anche se sono passati quasi dieci anni e probabilmente qualcuno se ne sarà dimenticato, che quei trenta milioni sono stati pagati dal nostro straordinario pubblico. Si, proprio loro, i tifosi, quelli che non hanno mai vinto niente, o meglio per usare le parole del nostro caro presidente ‘‘Che c….. avete

Presidè preferisco L’Oro di Napoli tra Anche i ricchi piangono e Miseria e Nobiltà

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fatto, e poi ci sono i conduttori, di cui molti di essi tifano per altre squadre. E’ ovvio che vengono a Napoli ‘‘A città e Pullecenella’’ a prendersi i soldi, perché i nostri soldi non devono mai essere dati ai napoletani, ma portati fuori dalla nostra città. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Questi pochi soldi che sono rimasti vediamo un po’ a chi devono andare.. Menomale che tra tutto questo c’è anche del positivo. Partiamo dalla curva A che durante le partite del Na-


RESIDENTE di

mai vinto?’’ Non dimentichiamoci che in questi anni il pubblichetto partenopeo ha versato intorno a 1 milione di euro attraverso gli abbonamenti, il marketing, la televisione a cui si aggiungono i vari sponsor dello stadio, della televisione e delle maglie. Per non parlare di tutti i diritti d’immagine dei calciatori. Caro presidente, tu vuò fa l’Americano? Fallo pure, ma non dimenticarti che i napoletani sono buoni, ma non sono fessi, come diceva il grande Totò. Probabilmente si ricorderà di Totò, attore famoso napoletano di Santa Maria Antesaecula, che guarda caso la fortuna ha voluto che io nascessi proprio difronte a lui. Ci sono tanti tifosi che si accontentano del secondo posto, ma sono molti di più quelli che la pensano come me. La nostra squadra con un piccolo sacrificio del presidente quest’anno avrebbe potuto vincere il tricolore. Intanto la storia ci insegna che arrivare primi è sempre meglio che essere secondi, domandatelo alla Juventus, al Milan e all’Inter, e che non basta partecipare ma bisogna vincere. Vi ricordate la canzone ‘‘Scurdammoce ‘o passato simmo ‘e Napule paisà’’? Se il futuro è roseo dimen-

Gennaro Montuori

tichiamolo anche, però presidente è arrivato il momento di far capite a tutti che lei non è Pozzo e che Napoli non è Udine. Si immagini per un attimo che la fortuna dovesse girarle le spalle ed il Napoli senza Cavani perdesse tre partite consecutive, crede che quella parte del pubblico continuerà a volerle bene? Da tifoso napoletano, mi permetto di dare un consiglio ad uno dei più grandi imprenditori che abbia mai avuto la nostra città: Investa una parte di quella grossa cifra che ha a disposizione oggi (e non sono pochi) e vedrà che il Napoli diventerà grande, e gli introiti saranno ancora di più, per renderla ancora più famoso economicamente e come personaggio. Poi presidente, si sforzi di parlare un po’ in napoletano e non in romano, ricordandosi di avere avuto origini partenopee ed un grande zio che nel cinema ha messo in fila tantissimi produttori. Poi ha una fortuna che non è da tutti, ha una grande moglie, la Signora Jacqueline grandissima cattolica, nonché donna esemplare. Spero che questi miei consigli da napoletano del popolo un giorno potrebbero tornarle utili, perché sono con-

vinto che sforzandosi e sacrificando un po’ le tasche lei potrebbe diventare anche un grande presidente ed un grande tifoso. Ci sono tre titoli di tre film che lei, essendo produttore cinematografico, conoscerà bene: Anche i ricchi piangono, Miseria e nobiltà del Principe Antonio De Curtis e L’oro di Napoli di Sophia Loren, li prenda in considerazione presidente, perché attraverso questi titoli potremmo anche tornare grandi. Mi auguro che nel prossimo mensile potrò parlare di Don Aurelio che non cede Cavani ed acquista qualche top player. Quella musica della Champions deve essere una musica che entra dentro per la passione e non per il business. Molti tifosi partenopei hanno impresso nella mente quella frase che comparve al cimitero di Napoli all’indomani dello scudetto e che diceva ‘‘ E che ve site perz’’, ed i vivi dovettero inventarsi una risposta ‘‘E a vuje chi ve l’ha ditt.’’Presidente non si dimentichi di queste frasi, ci faccia morire un po’ più contenti. La vita è diventata uno stress e per molti tifosi napoletani il Napoli calcio è la vita.

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UNA “BAND” MITICA

“S

Il Giardino dei Semplici in concerto al Teatro Cilea l’11 maggio 2013

ulla spiaggia si allungavano le ombre, guardando l’uva mi dicesti è già settembre..” Sono le note iniziali del primo 45 giri dello storico gruppo de Il Giardino dei Semplici, una della band più longeve del panorama della musica nazionale, che non ha mai perso il suo fedelissimo pubblico di ammiratori. Il mare, gli abbracci delle onde, il ricordo di un amore ormai giunto al capolinea... come l’estate che settembre porta via. La cornice perfetta di una storia che ad occhi chiusi sembra prendere corpo. Ma se l’estate del testo di M’innamorai è prossima al tramonto, quella del 1974 inaugura la nascita del gruppo. Quell’anno il batterista Gianni Averardi recluta Andrea Arcella, Gianfranco Caliendo e Luciano Liguori. Il quartetto inizialmente si esibisce con un nome temporaneo, che all’indomani del contratto con la CBS e sotto proposta di Bigazzi verrà poi ribattezzato con il nome dello storico Museo Naturale di Firenze, perlappunto “Il Giardino dei semplici”. I grandi successi del gruppo sono stati scritti dai produttori G. Bigazzi e Totò Savio. Il primo 45 giri dei GDS, come dicevamo in apertura, è M’innamorai/Una storia. Correva l’anno 1975 e il brano partecipò al Festivalbar riscuotendo un gran successo, arrivando finanche a vendere 1 milione di copie. A novembre il gruppo propone un rifacimento pop-rock del brano Tu, can un chiagne confermandosi sempre di più nel panorama nazionale. Il 45 giri si piazza al terzo posto della classifica e nei mesi a seguire si configura disco

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d’oro. La band inciderà poi un nuovo singolo Vai/tamburino che parteciperà al Festivalbar del ’76. Nel ’77 il GDS partecipa al Festival di Sanremo con l’inedito Miele. Il successo fu a dir poco incredibile. La bellezza del brano contribuisce alla vittoria del Telegatto di Tv Sorrisi e Canzoni nella categoria Complessi a pari merito con i Matia Bazar. Sul lato B è incisa Angela altra opera d’arte della musica italiana. Ancora una volta 1 milione di copie vendute. Segue l’album Le favole del Giardino. Il gruppo partecipa all’edizione del Festivalbar ’78 con il brano Concerto in La Minore (dedicato a lei). Nel ’79 nasce l’album B/N (Bianco e Nero). Il disco affronta tematiche di attualità legate alla città di Napoli. Negli anni Ottanta la conformazione morfologica del gruppo cambia. Il mese di settembre di quell’anno è difatti segnato dall’ingresso nel gruppo di Tommy Esposito, che subentra a Gianni Averardi. Compagno d’infanzia di Luciano Liguori, Tommy non è solo un batterista, ma anche un compositore. Nello stesso mese viene lanciato il brano musicale Carnevale da buttare che riscuote una grande risonanza radiofonica. Nel 1982 nasce l’ album ... E amiamoci, nel 1983 il quinto 33 giri Giallo. Il GDS divulga nell’ 1983 una raccolta dei classici della musica napoletana Ed è subito Napoli, album che verrà successivamente ristampato con diverse copertine e nuovi nomi. Nel 1987 viene lanciato il singolo Un’altra canzone per Napoli ed al coro partecipano ‘‘la brigata di Palummella’’ e molti calciatori di fama mondiale


E INOSSIDABILE di

come Fabio Cannavaro, Benny Carbone e Pino Taglialatela. Diego Maradona invita il gruppo ad una festa privata ed in cambio il GDS gli regala il disco d’oro. Il 1989 è l’anno del primo video-clip del gruppo con il brano Lo sai che il mondo è blu? tratto dall’album Zingari. Anche gli anni Novanta sono ricchi di successi per il gruppo. È del 1992 l’album Voglia di tenerezza che si configura come una raccolta di successi riarrangiati in chiave elettronica. Se-

Nastasia Spina

guono nel ’93 Otto Quarantotto & Ventisette e nel ’97 Settelune, con una nuova registrazione di vecchi successi ornata da tre nuovi inediti Sette lune, Male d’amore e Mani. Nel 2000 il gruppo pubblica il nuovo disco interamente inedito Canta e cammina .Nel 2005 viene lanciata la nuova raccolta di classiche napoletane in chiave acustica dal titolo Napoli unplugged .Il GDS festeggia i trent’anni di carriera con l’album Trenta contenente sette inediti. Nella trak-liste c’è T’innamorerai . Il 14 febbraio 2012 Gianfranco Caliendo saluta il gruppo e Savio Arato diventa il nuovo chitarrista del GDS. Nello stesso anno il gruppo registra il primo live della sua carriera Semplicemente live. Nell’agosto del 2012 nasce il nuovo singolo Grande, grande sigla che apre e chiude la trasmissione Tifosi Napoletani. È il terzo brano che il gruppo scrive per la squadra partenopea, dopo Napoli, Napoli, e Un’altra canzone per Napoli stavolta descrivendo le emozioni provate dal tifoso in occasione dei gol. Eh già. Dell’amore per la squadra azzurra il gruppo non ne ha mai fatto mistero, anzi i bellissimi omaggi musicali oltre ad essere esemplificativi del forte connubio per la città di Napoli e la sua squadra, sono l’ennesimo capolavoro canoro della loro storia. Il gruppo ha frequentato la curva B per anni e sono stati tante volte a contatto con i giocatori, soprattutto con il Napoli di Clerici e Vinicio, quelli capitanati da Juliano e Bruscolotti. Lo slogan dell’attacco partenopei era “ClericiBraglia Napoli mitraglia”. Vinicio invitò il gruppo e Luciano Liguori, il più grosso della band, indossò la tuta di Pietro Carmignani, detto Gedeone. Ad ormai 38 anni dall’esistenza del gruppo, il GDS ritorna in maniera trionfale con il nuovo disco Argento Vivo. In vendita nei migliori negozi di dischi e nelle migliori piattaforme digitali musicali, il nuovo disco contiene 14 brani inediti che spazzano tra i più svariati temi, dall’amore ed il romanticismo, l’amicizia e la voglia di far musica insieme, la spiritualità, l’affetto per la propria città. L’11 maggio 2013 al Teatro Cilea di Napoli alle ore 21, in occasione dell’uscita del nuovo CD, il GDS festeggerà con un concerto. Chi comprerà il biglietto riceverà in omaggio il nuovo disco.

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UNA VOLTA!!! C’ERA

C’

è un presidente chiamato Napolitano, napoletano di nascita, tifoso del Napoli calcio che giura fedeltà alla Nazione Italiana. D’altro canto ci sono giocatori che abbracciano i colori di una società, giurando la loro appartenenza vita natural durante per l’amore del vil demonio denaro. Baciano le maglie dopo un goal dimostrando il loro attaccamento a queste uniformi. Si sa che nel calcio tutto cambia velocemente, il mercato e la televisione dettano legge. Una volta sulle maglie c’erano i numeri dall’1 all’11, ora ci sono i nomi a caratteri cubitali. Mi ricordo giocatori che hanno

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sempre prestato le loro gesta dall’inizio alla fine della loro carriera ad una sola squadra. Il colosso buono, Giuseppe Bruscolotti, che giocò più di 500 partite quasi come Antonio Juliano, altro nome importante che rifiutò ogni compromesso con il Napoli Calcio. Gli almanacchi del calcio parlano: Ferrario Moreno, terzino stopper del Napoli, Sallustro Attila (1908 -1983) che debuttò in A nel 1929 e segnò 107 goal, uno dei piu prolissi attaccanti del Napoli paragonabile a Cavani e Maradona. A proposito di Cavani, io credo nella volontà del giocatore di voler rimanere nel Napoli.

Come ci sono giocatori mercenari, ci sono anche presidenti mercenari. Come nel caso di Zlatan Ibrahimovic che ha girovagato l’Europa senza badare all’affetto delle sue tifoserie. Ha iniziato dalla Juventus dove lo precedettero giocatori come Boniperti, Cabrini, Bettega, Claudio Gentile, Del Piero, Cuccureddu, Silvio Longobucco terzino sinistro, un amico mio, Parola Carlo, centrosostegno, Scirea, giocatori che hanno onorato la loro casacca. Vorrei qui citare altri nomi che hanno onorato la loro maglia: Gigi Riva, classe 1944 ala sinistra e bandiera del Cagliari. Un uomo, un mito,


NO LE BANDIERE di

Gianni Rivera del Milan, interno ambi destro e, udite... udite… Nereo Rocco dalla Triestina al Milan. C sono giocatori che hanno abbracciato per gratitudine la loro societa di appartenenza. L’esempio piu eclatante è Giacinto Facchetti, classe 1942, da terzino sinistro a libero, modello di uomo sia in campo che fuori. Riassumendo mi piacerebbe citare alcuni giocatori che hanno sposato la causa della loro città e della loro squadra: un esempio è Di Bartolomei Agostino centrocampista della Roma,

Conti, De Rossi, Totti, tutti giocatori che sono diventati quasi Re di Roma. Andando nella sponda ligure ci sono giocatori che nonostante abbiano cambiato casacca rimangono sempre dei miti come Vialli, Mancini e Marcello Lippi. Nell’altra sponda genoana chi non si ricorda del portiere Giovanni De Prà. Tornando nella capitale vorrei ricordare immensi giocatori tifosi come Chinaglia Giorgio, classe 1947, centroavanti che ne fu anche il presidente. Paolo Di Canio ala destra,

Idris

classe 1968, addirittura ultra tifoso laziale, senza dimenticare Vincenzo D’Amico. Mi vengono in mente tanti nomi tipo Furino e Buffon della Juve, Mazzola, Zenga (detto l’uomo ragno), Zanetti e, Bergomi dell’Inter. Parlando di Mazzola vorrei commemorare quella mitica squadra del Torino capitanata da suo padre che perì sui Colli di Superga. Ci sono uomini che muoiono anche con la maglia adosso. Continua...!!! continua...!!! viva il calcio…

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foto di Raffaele Esposito

LA FOTO DEL MESE

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IL CALCIATORE E D

opo la notte stellare dell’Olimpico di Torino, che lo ha reso ‘‘eroe per un giorno’’ e la replica meno cospicua al San Poalo contro il Genoa, un tributo a Blerim Dzemaili ci sembra più che doveroso.. Certo sulla continuità ci sarebbe un po’ da ridire, soprattutto dopo la meno convincente prestazione nello scontro Champions del Meazza, dove i più critici hanno storto il naso, ma tutto sommato questo ritaglio nel nostro mensile se lo è proprio guadagnato. Sembra un calciatore rispolverato lo Dzemaili di questo finale di stagione, pronto a trascinare la sua squadra verso il rush

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finale. Puntuale all’appuntamento con il gol, il pathos agonistico è stato l’elemento fondante della sfida contro i granata, quello che ha guidato le gesta eroiche di Blerim nella rocambolesca vittoria nell’arena torinese. Tripletta stellare, con sassate e bolidi dalla distanza rifilati proprio alla sua ex squadra. Fatale il corner che Insigne ha preferito battere corto appoggiando indietro, dove Dzemaili, da fuori area ha insaccato Gillet. Il secondo gol? Replay su azione! Sterzata di Hamsik che spiazza la difesa amaranto, assist per lui e palla nell’angolino basso. Un Dzemaili in giornata di grazia


E DEL MESE di

completa la rimonta azzurra, prima della rete del definitivo sorpasso, con un siluro da fuori area colpito di esterno destro che si schianta all’incrocio dei pali. Rete favolosa. Serata da incorniciare per lui e la bella tripletta mette d’accordo i pagellisti. Ma non è finita qui! La settimana seguente continua il magic moment e alla mezz’ora della ripresa, imbuca anche la porta genoana. Lo svizzero, sempre più con licenza di far gol, con un incursione riprende il discorso interrotto a Torino e chiude le marcature. Una settimana da Dio. Segna 4 gol in due partite e conferma la sua straordinaria capacità di tiro, condita da potenza e precisione. Il nuovo assetto tattico della squadra- con Behrami avanti alla difesa ed Hamsik e Dzemaili a suoi lati, con lo slovacco spesso al centro del gioco - valorizza lo svizzero, che può andare più facilmente al tiro contando sull’apporto difensivo del play maker basso di casa azzurra. Il centrocampista partenopeo raggiunge quota 6 nella classifica dei marcatori. Rispetto ad Inler, che dall’exploit del connazionale sembra ormai relegato al ruolo di comprimario, fornisce più dinamicità alla manovra. Peccato che nelle partite con squadre di prima fascia, dove primeggia l’alto tasso tecnico-tattico, non riesca a fare altrettanto. Si esalta nei duelli, trova sempre la zolla giusta per l’interdizione, fa ripartire la manovra con lucidità, insomma, quello delle ultime settimane sembra un giocatore rigenerato. Le tre guardie svizzere del centrocampo

Nastasia Spina

partenopeo (Behrami-Inler-Dzemaili) sono in lizza anche nella Nazionale rossocrociata, dove concorrono per due posti, proprio come nel Napoli, unico club italiano a disporre dell’ intero reparto di centrocampo di una Nazionale. La riconferma per l’anno venturo? E’ il rebus di turno di questo finale di stagione.

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31a Giornata - 7 Aprile 2013

2

Banti (Livorno)

De Sanctis Campagnaro Cannavaro Gamberini Maggio Behrami (dal 76’ Inler) Dzemaili 29’ Zuniga Hamsik (dall’88’ El Kaddouri) Pandev 18’ (dal 78’ Insigne) Cavani A disp.: Rosati, Grava, Rolando, Britos, Mesto, Donadel, Armero, Calaiò. All.: Mazzarri

0

Frey Granqvist Portanova Antonelli Moretti Matuzalem Kucka (dal 68’ Jorquera) Rigoni Jankovic (dal 58’ Olivera) Bertolacci (dal 52’ Vargas) Immobile A disp.: Tzorvas, Donnarumma, Borriello, Cassani, Tozser, Nadarevic, Floro Flores, Pisano. All.: Ballardini

NOTE: 34.376 spettatori circa. Angoli: 7 a 5 per il Napoli. Recuperi: 0’ pt, 3’ st.

di Carmine Montuori

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32a Giornata - 14 Aprile 2013

1

Rocchi (Firenze)

Abbiati Abate (dall’86’ De Sciglio) Zapata Mexes Constant Flamini 30’ Montolivo Muntari Boateng (dal 36’ Niang) Pazzini Robinho (dal 74’ El Shaarawy) A disp.: Amelia, Gabriel, Antonini, Bonera, Salamon, Yepes, Zaccardo, Nocerino. All.: Allegri

1

De Sanctis Campagnaro Cannavaro Britos Maggio (dall’82’ Calaiò) Behrami Dzemaili Zuniga Hamsik (dal 69’ Armero) 33’ Pandev (dal 67’ Insigne) Cavani A disp.: Rosati, Colombo, Grava, Rolando, Gamberini, Mesto, Donadel, Inler, El Kaddouri. All.: Mazzarri

NOTE: 72.024 spettatori. Angoli: 6 a 4 per il Napoli. Recuperi: 1’ pt, 4’ st.

di C.M.

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33a Giornata - 21 Aprile 2013

3

2

De Marco (Chiavari)

Rosati Gamberini (dal 54' Armero) Cannavaro Britos Maggio Behrami Dzemaili (dal 78' Insigne) 93’ Zuniga (dall’87' Calaiò) Hamsik Pandev 64’ Cavani A disp.: Colombo, Crispino, Grava, Rolando, Mesto, Inler, Donadel, Armero, El Kaddouri. All.: Mazzarri

71’

Agazzi Perico Rossettini (dal 46' Ariaudo) 48’ aut. Astori Murru Dessena Nainggolan, Ekdal Nené (dal 57' Cabrera) 18’ Ibarbo Thiago Ribeiro (dal 69' Sau) A disp.: Avramov, Avelar, Eriksson, Casarini. All.: Pulga

NOTE: 40.000 spettatori circa. Angoli: 10 a 2 per il Napoli. Recuperi: 1’ pt, 4’ st.

di C.M.

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Progettazione

Installazione

Realizzazione

Via Nazionale delle Puglie, 70 S. Vitaliano (Na)


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34a Giornata - 27 Aprile 2013

0

Romeo (Verona)

Pelizzoli (dal 63’ Perin) Zanon Cosic Capuano Balzano Rizzo Togni Di Francesco Caprari (dal 61’ Celik) Sculli (dal 70’ Cascione) Sforzini A disp.: Zauri, Bocchetti, Bianchi Arce, Bjarnason, Blasi, Modesto, Caraglio. All.: Bucchi

3

De Sanctis Campagnaro Cannavaro Britos Maggio (dal 73’ Mesto) 46’ Inler 81’ Dzemaili Zuniga (dal 62’ Armero) Hamsik 58’ Pandev (dal 79’ Calaiò) A disp.: Rosati, Colombo, Grava, Rolando, Gamberini, Donadel, El Kaddouri. All.: Mazzarri

NOTE: 17.000 spettatori circa. Angoli: 6 a 4 per il Napoli. Recuperi: 0’ pt, 3’ st.

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PANDEV-INSIGNE... UN

È

difficile stabilire chi sia, tra i due, il giocatore cardine, indispensabile per il Napoli. È meglio affidarci all’esperienza di Pandev o alla freschezza di Insigne? Indubbiamente al Napoli servono entrambi. I due fuoriclasse hanno due stili di gioco e caratteristiche differenti, entrambe utili ai fini del risultato. Tra Pandev ed Insigne non c’è rivalità, sono due scelte alternative che Mazzarri utilizza a seconda della partita e degli avversari. Pandev è un giocatore di esperienza, affidabile ed ha una grande duttilità tattica. È un valido consigliere; serve alla perfezione il Matador e riesce a costruire ottime dinamiche di gioco. Spesso arriva a finalizzare l’azione, grazie ad una tecnica raffinata. A centrocampo e sulla linea d’attacco riesce a dare consistenza ed equilibrio, avvalendosi di un buon possesso palla. È un giocatore che è entrato a pieno titolo nell’organico partenopeo anche perché, dopo appena due stagioni in maglia azzurra, si può definire tranquillamente il pretoriano

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di Mazzarri; guerriero astuto che riesce a far la differenza in campo. È stato lo stesso Mazzarri a volerlo al Napoli, affascinato dalle sue qualità tecniche. Il c.t toscano, specialmente nei primi tempi delle partite, preferisce affidarsi proprio all’ esperienza del macedone che a sua volta garantisce un gioco ragionato e pieno controllo di gambe e testa. Da non tralasciare la perfetta sintonia con Cavani; i due sembrano capirsi al volo, dialogando perfettamente sul piano agonistico. Cavani ha trovato in Pandev la giusta spalla, colui che riesce ad aprire giusti varchi per l’inserimento. Mazzarri, di conseguenza, cerca di sfruttare sin dai primi minuti questo binomio consolidato. Tra le tante caratteristiche positive di Pandev, troviamo però anche aspetti che vanno rivalutati. Un esempio? La velocità. Pandev non è un giocatore particolarmente veloce e ciò può rallentare o addirittura bloccare le azioni ed il procedere della manovra stessa. Tante opportunità in campo devono essere colte al volo, rapidamente. Non c’è tempo di ragionare. Il carpe diem nel calcio è fondamentale! Un altro aspetto è la continuità. Pandev in tante partite è rimasto in ombra ed ha fatto molta fatica


A FINTA RIVALITA’ di

ad entrare in partita. In una squadra come il Napoli, dove la rosa non è ben fornita, ogni giocatore non può permettersi i momenti no. Deve dare 100-100 in ogni partita e le sue caratteristiche non devono mai mancare in campo. Nel momento in cui Pandev non riesce a garantire alti ritmi e la partita necessita di sprint e velocità, Mazzarri inserisce Insigne. Il giovane di Frattamaggiore, molto più istintivo e fresco, è un giocatore ottimo per destabilizzare la difesa avversaria. Attento, furbo, iperattivo, Insigne punta molto sui guizzi improvvisi e sui cambi di gioco. Non da punti di riferimento e riesce a sorprendere con sfuggenti ripartenze. Tali caratteristiche, che ci fanno vagamente ricordare con malinconia Lavezzi, son utili specialmente a metà partita quando l’avversario si è ormai abituato ad un gioco prevedibile. Mazzarri sa bene che inserendo Insigne nella ripresa riesce ad ottenere buoni risultati,

Marika Fruscio

approfittando anche della stanchezza psico-fisica dell’ avversario. Lorenzo riesce a creare anche discreti suggerimenti (deve ancora perfezionarsi) per i compagni e riesce tante volte a risolvere la partita con astuti ingegni che sorprendono la difesa avversaria. È un buon giocatore che indubbiamente deve ancora crescere e perfezionarsi anche perché comunque ha diversi limiti. Fatica molto a durare per tutta la partita: gioca bene per x minuti ma poi si spegne. La sua stazza non gli permette di essere utile al gioco aereo e tante volte pecca in precisione e tecnica in occasione di azioni importanti. La sua istintività è tutto sommato vincente ma alle volte risulta negativa. L’impulsività non gli permette di monitorare la situazione e lo rende cieco di fronte ad eventuali situazioni propizie da sfruttare. Un altro aspetto che vorrei sottolineare è lo scarso feeling che si è creato con Cavani. Tra i due non si è instaurata la giusta intesa e ciò potrebbe creare delle dissonanze soprattutto nei 30 metri. Le potenzialità son ottime, ma il frutto deve ancora maturare...

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NAPOLI-INTE

N

apoli-Inter! Non sarà per quest’anno scontro tra grandi. I neroazzurri di Stramaccioni hanno un netto ritardo rispetto agli azzurri di Mazzarri, che invece onorevolmente difendono la seconda posizione in classifica, conquistata con non pochi sacrifici. La gara, però, conserva il suo fascino anche se le due squadre non sono avversarie dirette visto che gli obbiettivi sono diversi, con sportività devo dire, che appena tre anni fa, l’Inter di Mourinho entrò nella storia del calcio italiano vincendo tre competizioni (champions, scudetto e coppa italia) e nessuno mai aveva raggiunto questo traguardo. La tifoseria partenopea si affiderà sicuramente al capocannoniere indiscusso Cavani, gli occhi saranno rivolti particolarmente su di lui con la speranza che il presidente non lo ceda. Volgendo lo sguardo alla storia il primo incontro casalingo tra Napoli e Inter con il nome di Ambrosiana avviene nella stagione 1926-27, ma l’esordio non fu dei più felici. Il Napoli perse 0 a 3. Nella stagione

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1928-29 le due squadre si ritrovano contro, ma stavolta è il Napoli a battere l’ Ambrosiana per 4-1 con la doppietta del mitico Sallustro. Nella stagione 1929-30 ancora una vittoria per gli azzurri che si impongono sull’Ambrosiana per 3-1 ancora il protagonista è il grande Attila Sallustro. Nella stagione 1930-31 il giudice sportivo infligge al Napoli la sconfitta a tavolino che costa lo 0-2 agli azzurri. Nella stagione 1931-32 il Napoli batte l’Ambrosiana per 10 con il solito Sallustro che ancora una volta segna ai neroazzurri. Nella stagione 1932-33, netta vittoria partenopea, gli azzurri che travolgono l’ Ambrosiana per 3-0 trascinati dalle reti di Ranelli e dalla doppietta Vojakc. L’anno seguente, 1933-34, è ancora Vojak a siglare la doppietta e gli azzurri battono l’Ambrosiana per 2-1, Ma la scia positiva si interrompe l’anno seguente e nella stagione 1934-35 l’Ambrosiana batte il Napoli per 0-1 con rete di Meazza. Nella stagione 1935-36 NapoliAmbrosiana termina 3-2 , gol di Rossetti, Sallustro e Buscaglia. Nel

1936-37 ancora una vittoria partenopea contro l’Ambrosiana per 2-1. Nel 1937-38 il primo pari a Napoli con l’Ambrosiana per 1-1 firmato Meazza per i neroazzurri e Buscaglia su rigore per gli azzurri. Nella stagione 1938-39 il Napoli con gol di Venditto batte l’Ambrosiana 1-0. Il Napoli torna a vincere nella stagione 1946-47, gli azzurri tornano alla vittoria e battono l’Inter per 10 con rete di Rosi. Nel 1947-48 è ancora il Napoli a vincere e stavolta per 3-0 con gol firmati da Krieziu, La Paz e Ganelli. Nel 1951-52 NapoliInter termina 1-0 con rete di Granata. Nel 1953-54 gli azzurri vincono per 2-1 con doppietta di Ciccarelli. Per rivedere il Napoli vincere dobbiamo aspettare La stagione 195758 dove batte l’Inter 1-0 grazie alla rete di Betello. Nel 1958-59 il match gol è di Del Vecchio e NapoliInter termina 1-0. Ma la sonante e mai dimenticata sconfitta arriva nella stagione 1962-63 con l’Inter che passa al San Paolo per 1-5. Nel 1965-66 il Napoli torna a giocare in serie A, Il presidente Roberto Fiore


ER STORY di

riporta l’entusiasmo all’ombra del Vesuvio, tanto è vero che i tifosi risponono agli acquisti di Sivori ed Altafini con circa settantamila abbonamenti, alla gara il Napoli si presenta con un’inedita maglia

Isabella Perrone

rossa e conseguentemente NapoliInter finisce 3-1, doppietta del grande Altafini, rete di Juliano ed autogol di Panzanato. Due anni dopo il Napoli batte l’Inter per 2-1 con gol di Altafini e Bianchi. Nel

1968-69 è ancora il Napoli a vincere e stavolta per 3-1 con doppietta di Canè e gol di Montefusco. Gli anni Settanta iniziano con una vittoria per il Napoli, che si impone sull’Inter per 2-1 con reti di Boninsegna attaccante neroazzurro della nazionale italianae reti di Pogliana, e Ghio per il Napoli. Nella stagione 1972-73 il Napoli, con reti di Esposito e Fontana, batte l’Inter per 2-0. Napoli-Inter della stagione 197374 termina 2-1 e stavolta sul tabellino dei marcatori ci vanno il brasiliano Clerici, Sandrino Mazcontinua

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zola per l’Inter e il mitico ‘’Pal e Fier’’ Giuseppe Bruscolotti. Nel 197475 è ancora il Napoli a vincere per 32, siglano le reti dell’incontro il gringo Clerici, che mette a segno una doppietta e Braglia. Nella stagione seguente, 1975-76, è ancora il Napoli a battere l’Inter per 3-1 con firme di Pogliana, Savoldi su rigore, autogol Esposito e Massa. L’incontro della stagione 197980 fu ricco di reti, ma alla fine fu l’Inter a spuntarla imponendosi per 3-4 con gol di Muraro, autogol di Pasinato, reti di Muraro, Improta, Altobelli, Baresi e Guidetti. Nel 1980-81 il Napoli lotta per lo scudetto e Napoli-Inter termina 1-0 con rete di Guidetti, mentre nel 1981-82 finisce 2-0 con reti di Musella, Pellegrini. Nella stagione 1984-85, gli azzurri battono l’Inter per 3-1 con doppietta di Bertoni, gol di Dal Fiume. Nel 1985-86 l’ 1-0 del San Paolo porta la firma di Diego Armando Maradona su penalty. Nel 1987-88 ancora un gol di Maradona decide l’incontro e il Napoli batte l’Inter per 1-0. La stagione 1989-90 un gol di Careca ed uno di Maradona regalano il 2-0 al San Paolo. Nel 1995-96 al San Paolo termina 2-1 con gol di Imbriani (scomparso prematuramente ma rimasto nel cuore di tutti i napoletani)

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Fontolan e Buso. Nella stagione 2000-01 NapoliInter termina 1-0 con gol di Matuzalem. Dopo questa vittoria il Napoli finisce nel baratro e per rivederlo ancora vincente bisogna attendere la stagione 2007-08, il Napoli ferma la capolista Inter per 1-0 con rete realizzata da Zalayeta. È

risale allo scorsoanno, nella stagione 2011-12, per 1-0 con rete del Pocho Lavezzi. 

sempre il Panteron nel 2008-09 a firmare l’ 1-0 al San Paolo. Nel 2010-11 Napoli-Inter finisce 1-1 con gol di Eto’o e Zuniga. Il pari regala ai partenopei l’accesso alla Champions. L’ultima vittoria partenopea al San Paolo

POSTA PER GIANLUCA E NAPOLI V di

orrei condividere la mia gioia ed esternare i miei sentimenti più profondi, più vivi, per questa Terra, per questo popolo che mi ha dato emozioni grandissime. Può capire solo chi ha messo piede sul terreno del San Paolo, chi si è avventurato nel sottosuolo della città, chi ha percorso i sotterranei, visto le cisterne d’acqua, le catacombe di San Gennaro, l’antica Cavea del Teatro Greco-Romano. La cultura di Napoli è nascosta sottoterra, tra i muri, il selciato: radici profonde; bisogna scavare, guardare ed... ascoltare. Paradossalmente mio figlio Gianluca, nonostante le disavventure calcistiche (sia fisiche che societarie), non si è dimenticato di Napoli. Sì, proprio Napoli. Le tante contraddizioni, le mille sfaccettature non ha frenato il suo desiderio.Se non fosse così non potrebbe essere Napoli. Sì, Napoli

Giuseppe Savoldi

è così: riso e pianto, amore e odio, per questo l’ami. Gianluca ha scelto questa città per unirsi in matrimonio con Valentina, dopo essere stati testimoni al matrimonio dell’amico Manolo. Una chiesina del centro del XVII secolo progettata, combinazione, da un architetto bergamasco, lì hanno deciso di dirsi “Sì”. Gianluca e Valentina hanno scelto per gli amici un convivio, un punto più alto in modo si potesse abbracciare il Glfo ed ammirare le marche dell’AmericanCup agli ormeggi. Loro sanno che da doman le vele si spiegheranno al vento per affrontare il mare della vita. Siate pronti. Buon viaggio Gianluca e Valentina. Ormai è alle porte NapoliInter, ed io che sono “lombardo doc”, tiferò senza ombra di dubbio Napoli e sono sicuro che gli azzurri vinceranno 2 a 0 augurandomi che segnino Cavani ed Hamsik che sono i migliori del “nostro” Napoli.

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LO SPAZIO DEI 2 ex ragazze della curva B Lisa e Tina Il piccolo Simone, tifosissimo del Napoli il piccolo Pasquale di Gregorio tifosissimo come nonno Antonio

I fratellini Kekko Alessio e Luigi Russo supertifosissimi del Napoli

Riccardo 7 anni, spontaneamente tifa Napoli da quando aveva 4 anni, in un paese San Fili (Cosenza) dove esistono solo tifosi della Juve, Inter e Milan

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Fabio e Luigi  "senza limiti" sempre al San Paolo per tifare Napoli


TIFOSI Roberto nipote di Salvatore Lubrano

Zaira e Domenico due bambini ma giĂ grandi tifosi del Napoli

Emanuela Martina e Giada tutte e 3 tifosissime del Napoli

Samuele e Vittoria Gravina

il super tifoso Samuele Esposito insieme al suo amore Antonella allo stadio S. Paolo Martina, innamorata di Diego Maradona con il nostro Direttore

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