ultrazzurro marzo 2013

Page 1



Direttore

Gennaro Montuori Vice Direttore

Nastasia Spina

4

Hanno collaborato:

M. Carratelli Idris C. Montuori I. Perrone M. Pesce E. Tuccillo

In redazione:

Cinzia Montuori I servizi fotografici sono di:

Raffaele Esposito

EDITORIALE

30 LA FOTO DEL MESE

PARTITA 6 LA DELLA SVOLTA

32 NAPOLI - VIKTORIA PLZEN

CA’ 8 PRESIDE’ NISCIUN ‘E FESSO

36 NAPOLI - SAMPDORIA

12 I MAGNIFICI NUMERI DIECI

40 VIKTORIA PLZEN - NAPOLI

16 INTERVISTA A FERLAINO 44 UDINESE - NAPOLI

Progettazione grafica, copertina, poster e impaginazione di:

Gennaro Uccello gennaro.uccello@libero.it 328.3359262

Per la pubblicità su questo mensile rivolgersi alla redazione di:

Tifosi Napoletani MUGNANO (NA) Via Cesare Pavese, III trav. 2/A tel/fax 081 745 14 33 Gli articolisti forniscono la propria prestazione a titolo spontaneo, gratuito e assumendosi la responsabilità.

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

20 ALL’ATTACCO

48 IL RITORNO DELL’ARCIERE

22 NAPOLETANI, STO ARRIVANDO

52 CIAOHANSMITICO JEPPSON

A 54 INTERVISTA TRA 26 NAPOLI-JUVE: GIANNI RIVERA PRONOSTICI E RICORDI SPAZIO 28 IL CALCIATORE DEL MESE 56 LODEI TIFOSI MAREK HAMSIK

6

22

Per la tua pubblicità su:

T I F O S I N A P O L E TA N I scrivi un’email a: info@tifosinapoletani.it e sarai contattato per un preventivo gratuito

TIFOSI NAPOLETANI è la rivista letta da più di 50.000 persone

48

52


C

arissimi lettori, c’eravamo lasciati con il Napoli a meno cinque dalla vetta. Il ritardo dalla capolista avrebbe potuto essere meno corposo se solo gli azzurri non avessero pareggiato con la Sampdoria al San Paolo e al Friuli contro l’Udinese. È un periodo negativo per il Napoli, che dopo essere stato eliminato dalla coppa Italia è uscito anche dalla competizione europea. Il tracollo degli azzurri contro la squadra ceca è stata l’ennesima umiliazione subita in Europa. Se proprio devo essere sincero la cosa non mi stupisce. Come avevo difatti asserito in tempi non sospetti la rosa del Napoli, dato il cattivo operato di De Laurentiis e Bigon, non avrebbe potuto reggere in tutte le competizioni, anche se avrei preferito essere smentito. Ho sempre sostenuto che una rosa per essere competitiva su più fronti deve essere composta da 20 calciatori. Questo non lo scopro di certo io, ma è la legge del calcio ad insegnarlo. Il Napoli nei 13/14 calciatori al massimo della forma può giocarsela tranquillamente con la Juventus, che purtroppo ci sovrasta per numero e qualità della panchina. Noi abbiamo dei top player in rosa come Cavani, che è molto amato dalla tifoseria, anche se gira voce che il presidente lo abbia già ceduto al Manchester City o al Real Madrid. Abbiamo Hamsik ed il giovane Insigne che potrebbe essere un futuro campione. Queste notizie di mercato hanno destabilizzato l’ambiente come le stesse voci che girano sul conto di Mazzarri. Il presidente, che è un uomo di comunicazione, non avrebbe dovuto permettere di far circolare queste voci che hanno minato la tranquillità del nostro ambiente. A questo punto non ci resta che sostenere la squadra e farle sentire la nostra passione che encomiabile. Tra poche ore ci sarà il Big Match al San Paolo contro la Juventus e noi tifosi abbiamo il dovere di fischiare fino al novantesimo minuto i bianconeri quando attaccano e spingere il Napoli a vincere la gara per portarsi a tre punti e sperare ancora. Nello scorso numero avevo dedicato un articolo a Carmelo Imbriani. Purtroppo non ha fatto goal al destino Carmelo, ma adesso è tra le braccia degli angeli che lo accompagneranno lì dove non esiste sofferenza. Il mondo del calcio piange anche la scomparsa di Hans Jeppson, l’asso svedese, nonché mio grande amico, spesso ospite al mio programma, che negli anni ’50 con la maglia del Napoli ha regalato grandi gioie ai nostri tifosi, ed a cui ho dedicato un articolo. Dell’arrivo di Maradona a Napoli ho preferito non raccontare

nulla, ma pubblicare la sua lettera scritta direttamente da Dubai. Diego rimane sempre il mio idolo anche se sono rimasto molto deluso, perché mi sarei aspettato la sua presenza al San Paolo contro la Juventus, a dimostrazione del reale affetto per la nostra tifoseria. Tornando a noi è con grande piacere che vi annuncio la promozione di Nastasia Spina come nuovo vicedirettore di questo mensile. In questo numero troverete la mia intervista al presidente Corrado Ferlaino ed anche le mie valutazioni in termini numerici a tutti coloro che operano in qualche ambito della Società Sportiva Calcio Napoli; Nel mio editoriale ho ospitato anche l’articolo dell’avv. Enrico Tuccillo sulla caduta di stile del popolo bianconero. Il grande Mimmo Carratelli ci parlerà dei numeri dieci della storia del Napoli ed anche delle sfide decisive tra Napoli e Juventus. In questo numero troverete anche l’articolo di Isabella Perrone sul ritorno dell’Arciere, mentre Nastasia Spina argomenterà per voi le brillanti prestazioni del calciatore del mese Marek Hamsik. Idris ci parlerà della madre di tutte le partite, Napoli-Juventus. Nel numero troverete anche l’intervista realizzata da Nastasia Spina a tutti gli ex azzurri del nostro parterre e quella di Mario Pesce a Gianni Rivera. Vi rinnovo il consueto appuntamento televisivo con “Tifosi Napoletani’’ tutti i giovedì, a partire dalle 20.45, in onda dagli studi di Tv Luna Napoli, canale 14 del digitale terrestre e canale 888 di Sky. La trasmissione più seguita dal tifo partenopeo, con un parterre ricco di illustri ospiti e con la partecipazione canora del “Giardino dei Semplici’’, sarà visibile su tutti i canali del bouquet Tv Luna (LunaSport, LunaMovie, LunaSat etc…). La trasmissione sarà visibile anche in streaming live sul sito www.lunaset.it. Durante la diretta potrete anche interagire con noi scrivendoci all’indirizzo di posta elettronica info@tifosinapoletani.it. Inoltre non dimenticate di visitare il nostro sito www.tifosinapoletani.it per poter godere di una sezione riservata alla News sempre aggiornata e per di più impreziosita da una nuova veste grafica. Un abbraccio a tutti voi e come sempre, dal profondo del cuore, forza Napoli!

Che brutta immagine quella di Conte che brancola nel campo, iroso, urlante. Dov’è finito il fair play vanto della cultura iuventina? E che dire di Marotta? La classe, lo stile, tutto finito nel nulla per un pareggio? E gli altri? Non ancora contento, il malvagio riferimento di Marotta al luogo natale dell’arbitro rivela l’origine razzista di quelle condotte insieme all’ignoranza del suo autore, che evidentemente non sa di citare uno dei più importanti luoghi della civiltà. Insomma un disastro! Una caduta di stile. Un triste esempio d’inciviltà causato dalla frustrazione per non aver ottenuto quello che i juventini hanno quasi sempre ottenuto dagli arbitri: il favor iuventinae, che ha generato nel tempo una sorta di abitudine pretenziosa al favoritismo arbitrale! Mi auguro che l’evidenza mediatica di quanto accaduto faccia comprendere ai torinesi i tristi contorni di una cultura che già’ nella storia ha avvelenato la loro etnia Indirizzandola contro altri fratelli italiani. Non è più lecito oggi rimanere interiormente separati per soddisfare interessi sicuramente non italiani. Troppo dolore è stato inferto, troppo sangue è stato versato. Oggi il calcio è come una cartina di tornasole che rivela i guasti, le inutili separazioni, ciò che distrugge anche il nostro potenziale economico. E noi italiani, cui certamente non manca l’intelligenza, dobbiamo capire cosa ci aspetta nel futuro e quali comportamenti dobbiamo assumere per favorire la crescita civile, per dare la giusta testimonianza alle generazioni future e costruire la pace, sicuro nutrimento di tutti i valori umani! Perciò cominciamo sul campo verde. Ricordiamoci che lo sport ha come primo esempio organizzato le antiche Olimpiadi in cui si cimentavano forza fisica, volontà, destrezza. Ma la più bella memoria che esse ci hanno tramandato è rappresentata dalla generosità, dall’amore, dalla lealtà, dalla bonomia, dal sapere riconoscere il valore degli altri atleti per tripudiare insieme e gioire della vittoria altrui. ENRICO TUCCILLO



LA PARTITA DE

I

n questi sette anni dell’era De Laurentiis, il Napoli ha ribaltato a suo favore i confronti casalinghi con la Juve (22 vittorie, 21 sconfitte, 27 pareggi) battendo quattro volte i bianconeri al San Paolo e pareggiando due volte. Le sfide con la Juventus, dopo gli anni bui del Napoli, sono riprese nel 2006-07 con le due partite in serie B (1-1 al San Paolo, 0-2 a Torino). Nei 13 confronti dal 2006, vantaggio azzurro con 5 vittorie, 3 pareggi, 5 sconfitte. Hamsik cinque volte a segno, Cavani tre. Del Piero tre gol, Chiellini e Matri due reti a testa. Una partita che vale un campionato. Questa era l’etichetta che toccava, fra altri pochi match, al confronto con la Juventus, specie nelle stagioni in cui il Napoli non brillava e affidava alla sfida con la Juve l’esibizione-clou che doveva riscattare tutto un campionato. La rivalità con la Juventus è nata all’alba della serie A. Il calendario del primo girone unico riservò al Napoli il debutto proprio sul campo della Juventus (6 ottobre 1929) contro la squadra di Combi, Rosetta, Caligaris (difesa leggendaria), più Mumo Orsi all’ala sinistra, oriundo argentino dal dribbling ubriacante, soprannominato “Gazzella”, vita notturna, sempre pronto allo scherzo, e a mezz’ala sinistra il più matto dei Cevenini, Luigi, terzo di cinque fratelli calciatori, figli di un lattaio milanese. Lo chiamavano Zizì perché per i difensori era fastidioso come una zanzara, gli ronzava attorno velocissimo e pungeva in gol. Quella prima partita nella serie A a girone unico anticipò il calore, il colore, l’animosità e la tensione delle sfide fra le due squadre. Finì 3-2 per la Juventus e fu una battaglia. Match drammatico e prova meravigliosa degli azzurri, così scrissero i giornali napoletani. Il Napoli finì la partita in otto uomini. Orsi, controllato dallo stabiese Roberto De Martino con una ossessiva marcatura a uomo, entrò duramente sull’azzurro alla fine del primo tempo. De Martino, azzoppato, si defilò all’ala destra. Poi, fu colpito duramente Roggia, un altro zoppo in campo. Più duramente ancora Zoccola che abbandonò il campo. La furia fisica della Juventus

6

non risparmiò Vincenzi e Mihalich. Nella battaglia a tutto campo, la Juve acciuffò la vittoria a cinque minuti dalla fine con Munerati. Fu una partita esemplare dello strapotere fisico, caratteriale e padronale della Juventus. Nacque così un forte spirito di rivalsa, acceso ancora di più dal predominio dei bianconeri che, negli anni Trenta, vinsero cinque scudetti di fila. La Juve divenne la squadra da battere. Il Napoli degli anni Trenta, in nove confronti, mise a segno 4 vittorie casalinghe contro la Juventus con lo squillante 4-1 del campionato 193839. Era il Napoli di Sentimenti II, Romagnoli, Castello, Pretto, Piccini, Prato, Mian, Biagi, Gerbi, Rocco, Venditto. Lauro aveva preso Nereo Rocco dalla Triestina per 160mila lire. Nel dopoguerra, il Napoli affrontò la Juventus 15 volte al Vomero all’insegna del segno “x” (3 successi azzurri, 9 pareggi, 3 vittorie bianconere). Quel Napoli bissò il 4-1 di prima della guerra. Andarono a segno Barrera, Venditto e due volte Busani. Umberto Busani, pisano, è stato una delle ali più veloci del Napoli, un piccoletto dal cross irresistibile e buon goleador. L’argentino Barrera era giunto dalla Lazio, centravanti statico ma dal tiro molto potente. Giovanni Venditto era di Marigliano, definito “l’Espresso di Marigliano”, ala sinistra che in 175 partite in maglia azzurra mise a segno 27 gol. Due vittorie sono rimaste leggendarie al Vomero. Il 3-2 del campionato 1952-53 col gol decisivo di Amadei al 90’ e il 4-3 del torneo 1957-58 con la rete della vittoria di Bertucco allo scadere del match.

Nel Napoli del 3-2, allenato da Monzeglio, giocarono Casari, Comaschi, Vinyei, Castelli, Gramaglia, Granata, Vitali, Formentin, Jeppson, Amadei, Pesaola. Indimenticabile l’immagine di Carlo Parola, acrobatico centromediano bianconero, famoso per le rovesciate volanti, che al gol di Amadei abbracciò un palo della sua porta quasi in lacrime. La Juve era in vantaggio di 2-0 con le reti di John Hansen e Praest, favorite dalle papere di Casari. Poi il portierone bergamasco impedì a Praest di segnare ancora. Evitò il terzo gol juventino sedendosi letteralmente sul pallone. Quindi, la rimonta azzurra con le reti in sequenza di Pesaola, Jeppson e Amadei. Quel Napoli si piazzò quarto. Nella domenica vomerese del 4-3, lo stadio della collina era pieno come un uovo. La folla straripò a bordo-campo. Il siracusano Concetto Lo Bello, uno dei migliori arbitri italiani, dopo avere avuto lo sportivissimo assenso di Boniperti, capitano della Juventus, autorizzò la disputa della partita minacciando di interrom-


LLA SVOLTA

Mimmo Carratelli

perla al primo segno di intemperanza dei tifosi seduti attorno al rettangolo di gioco. Fu un match epico. Gol di Vinicio, autorete di Greco che deviò in porta un colpo di testa di Charles, nuovo vantaggio azzurro con Brugola. Nella ripresa pareggiò ancora Stacchini, ma segnò nuovamente Vinicio. Quella partita non finiva mai. La Juve pareggiò ancora con Montico. Il pallone picchiò su un ginocchio di Pesaola e finì in rete. Ma fu poi il petisso a pennellare dalla bandierina il cross vincente cercando la testa di Vinicio. Un difensore bianconero respinse corto e Bertucco, appostato in area, scaraventò il pallone alle spalle di Mattrel prima che Lo Bello fischiasse la fine. Di quella partita Lauro conservò a lungo nel suo studio alla Flotta una gigantografia e dette a ciascun azzurro un premio straordinario di centomila lire. Il Napoli giocò con Bugatti, Greco, Posio, Morin, Franchini, Beltrandi, Di Giacomo, Bertucco, Vinicio, Pesaola, Brugola. L’allenava Amadei. Gli azzurri centrarono un altro quarto posto. Con la Juventus era stato inaugurato ufficialmente lo stadio “Ascarelli” il 23 febbraio 1930 (2-2, “doppietta” di Busca-

glia). Con la Juventus, il 6 dicembre 1959, si giocò la prima partita al “San Paolo”, vittoria azzurra per 2-1 (gol di Vitali e Vinicio, per la Juve Cervato su rigore). Dagli anni Sessanta fino agli anni che precedettero l’arrivo di Maradona, in 22 partite al San Paolo la Juventus fu battuta solo cinque volte (7 i successi bianconeri, 10 i pareggi). Le vittorie sui bianconeri furono quelle del 1965-66 (10 gol di Altafini), del 1968-69 (2-1 doppietta di Montefusco), del 1969-70 (1-0 ancora Altafini), del 1970-71 (1-0, Pogliana), del 1973-74 (2-0 a segno Canè e Clerici). Passarono undici anni prima che il Napoli superasse la Juventus al San Paolo. Il tabù fu rotto dalla indimenticabile punizione con cui Maradona fece rimanere di sasso Tacconi (1-0 nel 1985-86). Nei sette anni del pibe, 4 vittorie del Napoli, 2 della Juve e un pareggio.

Il dopo-Maradona portò la Juve a spadroneggiare al “San Paolo”. Otto anni di imbattibilità (6 vittorie, 2 pareggi). Il bilancio delle partite casalinghe del Napoli contro la squadra bianconera cominciò a pendere tutto a favore della Juventus. Ma ci ha pensato il nuovo Napoli a ribaltare lo score casalingo degli azzurri. Dopo l’1-1 in serie B, il 3-1 del primo anno del ritorno del Napoli in serie A fece imbestialire gli juventini per i due rigori messi a segno da Domizzi dopo la rete di Gargano che pareggiava il gol di Del Piero. L’anno dopo, un altro sorpasso azzurro: Hamsik e Lavezzi “cancellarono” il vantaggio bianconero di Amauri. L’anno successivo ancora disco rosso alla Juve: 3-1 replicando lo spettacolare 3-2 dell’andata a Torino. Sempre in vantaggio la Juve e sempre rimontata. A Torino i due gol di Hamsik e la rete di Datolo a capovolgere il 2-0 per la Juve. A Napoli, illusorio vantaggio di Chiellini e rimonta con Hamsik, Quagliarella e Lavezzi. Tre gol di Cavani fulminarono la Juventus al San Paolo (3-0) nel campionato 2010-11. L’anno scorso, polemiche e 3-3 finale con questa sequenza di gol: Hamsik, Pandev, Matri, ancora Pandev, Estigarribia e Pepe.

7


PRESIDE’ CA’ NISC I

Squadra e pubblico 10 e lode e rosa incompleta Questa volta anziché dettare i dieci comandamenti calcistici, ho deciso di attribuire una valutazione numerica su una scala da zero a dieci e lode a tutti coloro che operano nell’ambito calcistico partenopeo. Agli estremi ho frapposto la nostra tifoseria azzurra, a cui ho dato un dieci e lode per la passione che è encomiabile e lo zero ai tifosi dell’Hellas Verona che sono la vergogna del mondo del calcio. Dopo aver offeso la memoria di Morosini hanno fatto altrettanto con Carmelo Imbriani, un grandissimo esempio di umanità e professionalità, come la curva B e la A inneggiavano.

10 E LODE

AL PUBBLICO PARTENOPEO  che è sempre pronto ad arricchire le casse del

presidente Aurelio De Laurentiis in tutti i modi, attraverso abbonamenti, biglietti, pay tv , marketing etc. La nostra tifoseria con il suo sostegno e l’affluenza dovrà tentare di colmare la lacuna della rosa incompleta, creata da De Laurentiis e Bigon.

10 AI TITOLARISSIMI  Non possiamo che dirgli grazie. Hanno messo sempre gambe e cuore in ogni partita, anche se qualche volta purtroppo è capitato che negli undici titolari sia stata inserita qualche riserva che ha dimostrato di non essere all’altezza.

8


IUNO ‘E FESSO

Gennaro Montuori

9 ALLA TRASMISSIONE TIFOSI NAPOLETANI  che nel corso degli ultimi anni ha fornito,

con le sue argomentazioni, dei grossi contributi calcistici. Purtroppo Aurelio De Laurentiis li ha ignorati. Un parterre di questo calibro non può non essere considerato.

8 A MAZZARRI,FRUSTALUPI ED AL RESTO DELLO STAFF  che sono sempre

riusciti ad ottenere il massimo dai non titolari facendoli ben figurare, anche se qualche volta il mister ha commesso qualche errore. Ma nel calcio chi è che non ha mai sbagliato? E’ capitato anche ai più grandi allenatori della storia del calcio di toppare e per questo ritengo che Mazzarri sia un bravissimo allenatore. Si potrebbe bocciare solo qualora avesse a diposizione 18/20 titolarissimi e non riuscisse ad ottenere grandi risultati.

7 A QUEI GIORNALISTI  che hanno sempre avuto il coraggio di dire la verità, di mettere in evidenza le cose ne-

gative senza mai agire per interesse.

6 AGLI AZZURRINI DEL TORNEO DI VIAREGGIO  Meriterebbero qualcosa in più, ma quando si esce da una competizione è sempre un dato negativo.

5 A RICCARDO BIGON 

Nulla da dire sul piano umano, ma come dirigente ha dimostrato di non essere all’altezza. Due sono le lune: o ha seguito le direttive di De Laurentiis ed ha per questo acquisto calciatori mediocri oppure lo ha fatto da solo. In entrambi i casi ha comunque sbagliato. Ovviamente la critica è mossa nel rispetto di un uomo che è comunque il figlio di colui che ci ha regalato la gioia del secondo scudetto, Albertino Bigon.

4 AL PRESIDENTE AURELIO DE LAURENTIIS 

per la mediocre campagna acquisti. Si poteva fare di meglio. E’ da qualche anno che non ci permette di fare il salto di qualità. Come imprenditore è il numero uno, ma come presidente sta dimostrando di non amare la nostra squadra del cuore. Al cospetto dell’anno scorso ha raddoppiato il prezzo dei biglietti di Napoli-Juventus: tribuna Onore 250 euro, la Posillipo 170 euro, la Nisida 110 euro, i distinti 90 euro e le curve 30 euro. Inoltre potrebbe evitare di far uscire notizie che vorrebbero Cavani al centro dei desideri di mercato di club come il Real Madrid e la Juventus. E’ destabilizzante per il calciatore. Anche se fosse vero potrebbe tenerselo per sé. Oltretutto è inutile, perché come diceva Totò ‘’Ca nisciuno è fesso’’.

3 A QUEI PERSONAGGI  che conducono o che fanno gli opinionisti nelle emittenti radiofoniche e televisive regio-

nali, che tifano per altre squadre e vengono ad incassare denaro nella nostra città. Che vergogna! Per le persone intelligenti non ha alcun valore il loro giudizio sulla nostra squadra e sul nostro popolo. Non conoscono ne i calciatore e ne la nostra città, con tutto il rispetto per le loro squadre: Juventus, Torino, Roma, Lazio e Milan. Come sono caduti in basso gli editori napoletani.

2 AI GIORNALISTI PARTENOPEI E AI FALSI NAPOLETANI  che io definisco

‘’napolesi’’, che hanno coperto la campagna acquisti di De Laurentiis e Bigon, facendo del male alla squadra del nostro cuore. Cosi facendo, hanno contribuito a fare uscire il Napoli dalla coppa Italia e dall’Europa League. Nonostante tutto il Napoli con questa squadra può ancora vincere lo scudetto. Ovviamente con una campagna acquisti migliore avremmo avuto una percentuale di vittoria molto più alta vista la mediocrità del campionato italiano di quest’anno.

1 A CHI HA RAPINATO HAMSIK  Dovremmo mettergli zero, ma c’è chi ha fatto di peggio come i tifosi

dell’ Hellas Verona. Mi riferisco a quelli che hanno rubato l’orologio ad Hamsik, e che cosi facendo ci hanno riportati su tutte le prime pagine dei giornali nazionali. E’ esattamente quello che tante persone si aspettavano per destabilizzare l’ambiente.

0 A TIFOSI DEL HELLAS VERONA 

che si sono permessi di fischiare Carmelo Imbriani, esempio nello sport e grande professionista. Meritate la sere C. Mi auguro che la Federazione Italina tenga presente del comportamento incivile di questa tifoseria, che non merita di partecipare a competizioni importanti e che con il suo comportamento vergognoso sporca l’immagine della nostra nazione.

9



unico distributore: INGROSSO PROFUMI

PIGALLE di Pasquale Festa

Via Cesare Rosaroll, 81-83 - Napoli Tel. 081.296371


I MAGNIFICI NU

P

rima della rivoluzione numerica sulle maglie dei giocatori, sanzionata nel 1995, c’erano, nel calcio che prevedeva le maglie dall’1 all’11, numeri molto speciali che contraddistinguevano i ruoli più affascinanti. Il numero 1 del portiere e il numero 9 del centravanti, cioè l’ultimo uomo che doveva evitare il gol e l’uomo che doveva farli più di ogni altro, erano molto speciali che protagonisti assoluti esaltavano con le loro gesta. Per circa quarant’anni s’era giocato senza numeri sulle maglie. I numeri apparvero nel 1939. Il numero 10 nel calcio, che divenne il numero dei fantasisti e dei fuoriclasse, specie se mancini, l’ha reso famoso per la prima volta Pelè. In Italia, un fantastico numero

10 era stato Valentino Mazzola, la classe, il cuore, il capitano del Grande Torino. Dopo Pelè, il numero 10 ha avuto interpreti sublimi che lo hanno imposto all’attenzione e agli applausi dei tifosi. Con Maradona è diventato un numero magico. Il 10 è stato il numero di maglia delle mezzali sinistre, un ruolo che acquistò nel tempo una incisiva importanza tattica perché era il numero del giocatore che ispirava il gioco della squadra, un condottiero che, man mano, contese la scena al centravanti. Rivera ha avuto il numero 10. Le mezzali sinistre di valore nella storia del Napoli sono state numerose, a cominciare da Marcello Mihalic, il fiu-

12

mano che completava il formidabile trio d’attacco azzurro degli anni Trenta con Vojak mezzala destra e Sallustro centravanti. Nei tre campionati di Mihalic nel Napoli di Garbutt, il fiumano mise a segno un buon bottino di gol (36). Fu sostituito, nel 1933, da Gino Rosetti (che per un errore anagrafico divenne Rossetti, con due “esse”), il quale segnò 27 reti col Napoli. Era stato un autentico fromboliere nel micidiale tridente del Torino a fianco di Baloncieri e Libonatti. A cavallo dell’ultima guerra mondiale e subito dopo, il 10 azzurro fu di Verrina, proveniente dal Genoa, un interno sinistro di pochi gol (18 in cinque campionati), ma inesauribile giocatore di spola come si richiedeva al ruolo. Un estroso numero 10 fu Antonio Bacchetti, friulano misterioso, con una storia di sangue alle spalle e una fine al-

trettanto drammatica. Giocò nel Napoli tre stagioni, segnò 13 gol, ma spesso scompariva dalla circolazione. Nelle giornate propizie era capace di numeri d’alta scuola, una mezzala non nel senso tradizionale, piuttosto un individualista, un giocoliere matto. Bruno Pesaola, nato ala sinistra, si trasformò in mezzala e indossò il numero 10 quando, per le caratteristiche degli altri attaccanti azzurri (Vinicio, Giancarlo Vitali, Brugola, Novelli) si rese necessario il suo “sacrificio” a uomo di raccordo. Tutti andavano avanti e il “petisso” dovette badare a sostenere il centrocampo e a lanciare contemporaneamente gli attaccanti che non tornavano mai indietro a difendere. Già da ala sinistra, Pesaola s’era assunto questo compito correndo avanti e indietro, generoso com’era e provvisto di un gran fiato per l’eccezionale capacità polmonare.


MERI DIECI

Mimmo Carratelli

Un fuoriclasse col numero 10 era Manuel Del Vecchio, brasiliano che arrivò nel 1957 in Italia al Verona, prima d’essere ceduto al Napoli. Giocava nel Santos e la sua riserva era il giovanissimo Pelè che sarebbe esploso ai Mondiali del 1958 in Svezia. Di carattere introverso, irascibile, Del Vecchio non dimostrò appieno tutte le sue qualità. Rivalità e incompatibilità con Vinicio, astio dichiarato per Amadei, allenatore, con cui venne anche alle mani. Pure, in tre campionati, segnò 27 gol. Era un centravanti e gradì poco la maglia numero 10 (Vinicio non volle rinunciare al numero 9). Il numero di maglia aumentò lo scontento di Del Vecchio che poche volte giocò con la maglia del centravanti (Vinicio indossò il numero 10) e qualche volta dovette portare la maglia numero 11. Achille Fraschini, milanese di Casalpusterlengo, ambidestro, fu un numero 10 laborioso, di media altezza, motorino instancabile all’inizio degli anni Sessanta in un buon attacco azzurro che comprendeva Mariani, Ronzon, Fanello e Tacchi, poi anche Rosa e Canè. Nel Napoli del “boom” della presidenza di Roberto Fiore, Omar Sivori fu lo straordinario numero 10 a metà degli anni Sessanta. In maglia azzurra segnò pochi gol (17), ma entusiasmò per le sue celebri giocate, il “tunnel” prima di tutto, che era una sua specialità spesso irridente, non comune a quell’epoca. Accolto da diecimila persone alla stazione di Mer-

gellina, dopo avere lasciato la Juve per l’ostracismo di Heriberto Herrera che non amava gli “artisti” e pretendeva dai suoi giocatori la corsa e l’agonismo più totali (il famoso “movimiento”), Sivori divenne l’idolo del “San Paolo”. Aveva ormai trent’anni e gli si era accentuata la poca voglia di allenarsi. Geloso della popolarità di Altafini, l’altro asso della squadra di Fiore allenata da Pesaola, gli passava raramente la palla. Voleva tutta la scena per sé. E, nelle giornate di grazia, sapeva prendersela da irresistibile fuoriclasse qual era. Prodigiosa fu la sua prima annata nel Napoli. L’infortunio a un menisco durante una tournée in Sudamerica e il faticoso recupero ne spensero l’estro fin

quando la scazzottata con gli juventini nella partita dell’1 dicembre 1968 (sei giornate di squalifica) ne segnò l’addio al calcio. Vincenzo Montefusco ne prese la maglia numero 10 proprio nella partita della rissa con la Juventus quando Pesaola, per stuzzicare Omar, aveva dato a Sivori la maglia numero 11. Quando Sivori faceva i capricci, il petisso lo minacciava proprio così: “Guarda che do la maglia numero 10 a Montefusco”. Era un Napoli allegro che conquistò un terzo, un quarto e un secondo posto. Da mezzala, Montefusco segnò quattro dei suoi otto gol. E proprio nella partita degli incidenti con la Juve mise a segno una doppietta, un gol di testa e uno di piede, assicurando la vittoria al Napoli (21). La particolarità fu che Montefusco battè due portieri juventini: nel primo tempo Anzolin e poi Giuliano Sarti subentrato ad Anzolin infortunatosi. Un erede di Omar fu Sandrino Abbondanza soprannominato il piccolo Sivorino. Un numero 10 elegante è stato Gianni Improta con un bottino di 21 gol. Il “baronetto” di Posillipo cominciò a giocare con la maglia numero 11 per diventare poi mezzala sinistra in un attacco con Altafini, Juliano, Sormani e Ghio. La sua freddezza nel battere i calci di rigore era straordinaria.

13



G e n n a ro M o n t u o r i

in diretta

Giovedì su

alle ore

presenta

20,45

DIGITALE 14 SKY 888

repliche Venerdì alle ore 23,00 e Sabato alle ore 11,00

lealtà • passione• competenza • esperienza rispetto • trasparenza• amicizia Foto in studio:

Raffaele Esposito •

Assistente di studio:

Parrucchiere:

Pasquale Apreda

Antonio Cicia

A n n a D i C h i a ra

presenta

Aspettando Tifosi Napoletani Lunedì alle ore 22,30 su

Martedì alle ore 17 e 0,30 su

Mercoledì alle ore 12,30 su


INTERVISTA A F

M

anca ormai poco allo scontro diretto tra Napoli e Juventus che si disputerà al San Paolo venerdì 1 marzo. In attesa del Big Match vi proponiamo l’intervista al grande presidente Corrado Ferlaino che ha vinto con il Napoli due scudetti, due coppe Italia, una supercoppa italiana ed una coppa Uefa. Il primo marzo ci sarà lo scontro diretto tra Napoli e Juventus. In vista di questa sfida quali emozioni sta provando e soprattutto quali ricordi le riaffiorano alla mente? “Tutte le partite sono entusiasmanti. Il Napoli con le grandi squadre ha sempre espresso un buon calcio. A distanza di anni questa sfida torna a rivestire un ruolo chiave nella lotta al tricolore. Successe altrettanto in occasione del primo scudetto, quando battemmo per 3-1 i bianconeri a Torino. Anche se ormai non sono più il presidente del Napoli, resto comunque un grandissimo tifoso degli azzurri. Non sa quanto vorrei festeggiare il terzo scudetto della storia del Napoli da tifoso. Sarebbe una grande soddisfazione per me se gli azzurri riuscissero a battere la Juventus”. In veste di ex presidente del Napoli può esprimere una sua considerazione sull’operato di De Laurentiis? “Quando ero a capo della dirigenza della Società partenopea ero infastidito dalle critiche che il mio predecessore Roberto Fiore spesso mi rivolgeva. Auguro invece al presidente Aurelio De Laurentiis tanti trionfi. Bisogna lasciarlo lavorare in pace, senza esercitare troppe pressioni e restare vicini alla squadra, perché uno dei fattori determinanti per vincere lo scudetto è la tranquillità dell’ambiente”.

Fu difficile trattenere Maradona a Napoli? “Diego l’ultimo anno della sua permanenza a Napoli l’ho trattenuto quasi con la forza. Era intenzionato a lasciare la piazza azzurra. Non avrebbe pero’ cambiato Napoli con nessun’ altra piazza italiana. In quel periodo subiva troppo la pressione della gente, tant’e’ che non poteva nemmeno uscire di casa. Era questa la sola ed unica motivazione per la quale avrebbe lasciato la città. Sapeva bene, però, che la gente di Napoli lo amava, come del resto lo ama tutt’oggi. E feci bene ad impormi. Se fosse andato via il Napoli non avrebbe vinto il secondo scudetto e la super coppa italiana”. Lei che ha un trascorso di più di trent’anni nel Napoli, qual è secondo lei la differenza principale tra il calcio moderno e quello passato? “Il calcio è cambiato, si è evoluto incommensurabilmente. Basta pensare che prima le rose erano formate da circa quindici calciatori e gli infortuni capitavano di rado. Adesso una rosa è composta da più di 25 giocatori. Oltretutto è un calcio più atletico, più forte. Poi ci sono delle consistenti differenze economiche. All’epoca, infatti, non c’erano le televisioni, non c’era il marketing. Il Napoli incassava in media 20/25 miliardi, ma ne spendeva 35 solo per gli ingaggi. Pensate che lo scudetto del Napoli è costato ben 8 miliardi, quasi l’incasso totale di quell’anno. Vincere è bello, ma costa. Oggi è

16


FERLAINO

Gennaro Montuori

più semplice far fronte alle spese perché oltre alla pay tv ed al marketing, ci sono anche gli sponsor sulle maglie dei calciatori che costituiscono una fonte di guadagno importante. Noi, invece, dovevamo per forza inventarci qualcosa per arrotondare. Ricorderete senz’altro l’A.T.C.N., per citarne qualcuna”. Purtroppo le polemiche sugli arbitraggi finiscono per diventare le vere protagoniste dei grandi incontri, cosa si sente di dire a riguardo? “Reclamare non serve. Gli arbitri sono una casta chiusa. Se ne attacchi uno, la partita dopo te li ritrovi tutti contro. Io diventai Consigliere Federale, in modo da poter interagire direttamente con i designatori arbitrali”. A distanza di anni, come risponde all’accusa che tempo addietro le si rivolgeva, ossia quella di essersi venduto uno scudetto? “Non ho mai lontanamente pensato di vendermi uno

scudetto, anzi. Le dico che semmai lo avrei comprato! Ricordo che l’anno seguente il Napoli era a meno sei dal Milan. Facemmo una grande campagna mediatica supportati dalla Rai e dal suo direttore Biagio Agnes. Il Milan, invece, era sostenuto da Mediaset. I servizi lanciati indispettirono talmente i calciatori del Milan, che la loro rabbia finì per comportare la sconfitta contro il Verona, gara contestatissima per la direzione arbitrale di Lo Bello. Non avrei mai negato la gioia di uno scudetto al popolo partenopeo. Se lo avessi fatto avrei ferito anche me stesso, perché io di Napoli sono innamorato. Guardi io ho due grandi amori nella mia vita, che sono il Napoli e la sua gente. Volevo altresì aggiungere un pensiero che parte dal profondo del mio cuore e che e’ rivolto a due persone a me molto care che purtroppo sono scomparse. Mi riferisco a Carlo Juliano, grande amico fraterno e storico addetto stampa del Napoli e a Carmelo Imbriani, ragazzo perbene e professionista serio”.

17


Tra tante stelle brilla il Pocho



A L L’ A T T I

n attesa della madre di tutte le partite che si giocherà il 1° marzo allo stadio San Paolo, il Napoli e la Juventus affronteranno rispettivamente l'Udinese fuori casa, e il Siena in casa. La situazione attuale a livello numerico dice che la Juventus dopo 25 partite ha 55 punti. Ne ha vinte 17, pareggiate 4, perse 4, con 17 goal subiti e una media inglese di 50. Mentre il Napoli con i suoi 51 punti, ne ha vinte 15, pareggiate 6, perse 4, 21 reti subite, con 46 all'attivo. Come avete notato una classifica alquanto interessante e avvincente. È importante sottolineare che nel Napoli c'è solo un uomo al comando, segna sempre lui, è fenomenale, il classico bravo ragazzo "casa-chiesa-campo" non per niente, è un'atleta di Dio, si chiama Edinson Cavani. Da solo ha segnato 18 reti di cui 4 su rigore, il capocannoniere indiscusso del campionato. La Juventus ha impiegato la sua cooperativa del goal per contrastare Cavani, hanno segnato quasi tutti tranne Buffon. Con un gioco corale fatto di passaggi "tic e tac" con improvvise verticalizzazioni, tutti i giocatori sono soggetti al goal. Gli annali del football raccontano che queste due squadre storiche e atavicamente rivali hanno sempre dato una importanza particolare all'attacco dalla cintola in su basta leggere i nomi che vi cito: Baggio, Del Piero, Platini, Liam Brady, Zidane, Capello, John Hansen, Giovanni Ferrari, Haller, Boniperti,

20


ACCO

Idris

John Charles con il suo altro ego Omar Sivori che tra l'altro è un doppio ex. Nella Napoli di Maradona ci furono Bruno Giordano, Careca. Non dimentichiamo Beppe Savoldi e altri nomi che non ricordo perché in quel periodo io mungevo le zebre. È evidente che il calcio è cambiato ma la propensione delle due squadre di giocare all'attacco non è cambiata. Ma veniamo ai giorni nostri. Che partita prevediamo al San Paolo? Per me si giocherà prevalentemente a centrocampo (un mucchio). Le due squadre adottano lo stesso modulo con una tattica diversa. La Juventus ha un centrocampo più creativo, il Napoli ha uomini più da interdizione. Trovo che il Napoli è più incisivo in fase d'attacco della Juventus la quale cercherà come al solito il maggior possesso palla. Bisognerà vedere in quali condizioni atletiche e psicologiche scenderanno in campo il 1° marzo. È chiaro che l'approccio alla partita sarà anche un fattore determinante, nonché il fattore campo. Quanti punti le separeranno da qui al fatidico venerdì bestiale? Il popolo napoletano aspetta e spera, quello juventino comincia a sentire le farfalle volare nel loro stomaco. Comunque sia, ci sarà una bolgia sugli spalti e speriamo ad una festa del calcio, senza incidenti ne cori beceri. Attenti al Milan e viva il calcio. Così parlò Zarathustra Idris.

21


NAPOLETANI, STO “AL FISCO NON DEVO NIENTE” “AMO LA TIFOSERIA PARTENOPEA” “STIMO GIORDANO E BRUSCOLOTTI”

S

igg.ri Autorità e Cari amici Napoletani, volevo tornare nella mia Napoli in questi giorni per continuare assieme al mio avvocato e amico Angelo Pisani, che è solo il mio avvocato e che dice l’unica verità quella che altri hanno coperto e che ha fatto bene a denunciare chi per colpirci pubblicizzava che fosse una strumentalizzazione ,visto che la causa dura ancora da 25 anni pure se non esiste il reato , la mia battaglia contro un fisco italiano disumano e senza rispetto per la verità, un Fisco che mi ha perseguitato ingiustamente da anni solo perché mi chiamo Maradona anche se la supposta violazione risulta nulla perché inesistente . Avevo programmato di venire in settimana a Napoli ma proprio il mio avvocato Angelo Pisani, per evitare strumentalizzazioni dei soliti nemici e confusione in campagna elettorale , però mi ha detto che era meglio se resto ancora a Dubai per venire a Napoli solo subito dopo le elezioni e non farmi usare da nessuno, perché tutti parlano di Maradona senza sapere nulla e quello che ho passato . Spero di ritornare al più presto a Napoli, arriverò a Milano da Dubai, magari forse in occasione di Napoli Juventus per poter rivedere la mia amata Napoli ed i miei indimenticabili tifosi napoletani. Ho accettato questo consiglio di Angelo Pisani, nel periodo elettorale anche per evitare che la mia visita possa essere strumentalizzata o criticata da qualcuno che tifa contro Angelo o contro il Napoli che invece penso quest’anno potrebbe vincere lo scudetto grazie ai suoi tifosi. Io ho letto bene le sentenze che si estendono anche alla mia sventura e sono oramai libero dall’ incubo di Equitalia e combatto con Angelo perché tutti i cittadini onesti siano, Liberi Da equitalia, perché in Italia la gente non può essere perseguitata dal Fisco e non può essere costretta a pagare tante tasse e spesso anche tasse ingiuste o tasse che non esistono… Io ho piena fiducia sul lavoro che sta facendo il mio avvocato Angelo Pisani. In tutti questi anni nessuno ha mai provveduto ad interessarsi di Maradona e del suo caso ma solo lui mettendosi contro tutti e gratuitamente, invece purtroppo persone che portano il nome di Salvatore Bagni ed il suo avvocato Gasperoni ed anche avvocati come Vincenzo Siniscalchi non si sono mai battuti e interessati della mia persecuzione ed ingiustizia. Oggi è facile, per tanti commercialisti o avvocati anche del nord, salire tutti quanti sul carro dei vincitori e prendersi gli applausi oppure dire come si può risolvere questo scandalo internazionale che solo Pisani ha avuto il coraggio di riaprire e mettere in discussione. Ma io so molto bene che Pisani ci ha sempre creduto scoprendo verità e sentenze nascoste e ci ha lavorato da solo in quest’ultimi 2 anni portando al termine un lavoro positivo per il mio giudizio finale e prima lasciato nel dimenticatoio da parte di tutti che invece sapevano che l’accertamento fiscale era nullo e che c’era anche il condono della societa del Napoli ma non parlavano e nessuno voleva chiarire e risolvere la situazione. È stato il mio avvocato Angelo Pisani e non i vari signori Bagni e company a creare questa mia salvezza , anzi se ben ricordo l’avvocato indicatomi da Bagni nemmeno un anno fa decise di lasciare l’incarico proprio ad Angelo dicendo che non aveva intenzione di proseguire perché, non solo a Diego non interessava la causa ma questi non aveva intenzione di tirar fuori un solo euro neanche per le eventuali marche ed altro che serviva per il ricorso in sua difesa, ne voleva rischiare problemi o condanne . Rivolgo poi ringraziamenti in particolare a Beppe Bruscolotti e Bruno Giordano persone umili ed amiche che come tanti tifosi mi sono sempre stati amici e sinceri”.

“BAGNI MI HA DELUSO”

Diego Armando Maradona

22

Questo detto da Diego Armando Maradona direttamente da Dubai, sua nuova residenza dove in questi giorni è in compagnia del suo amico storico e fidato Stefano Ceci che ha precisato di avere in comune con Pisani amicizia e la voglia di difesa della verità e della giustizia sostanziale , anche se a sottolineato Diego che a parer suo alla fine il vincitore per queste votazioni in Italia sarà il Cavaliere Silvio Berlusconi .


ARRIVANDO L

ancio un appello alle autorità italiane affinché Diego possa tornare a Napoli da uomo libero. Anche Careca ed Alemao furono accusati di

frode, poi successivamente vennero assolti. Non spetta a lui pagare quella somma ingente di denaro. Sono i soldi dei diritti d’immagine che solitamente versavano le Società. Oltretutto a Diego (non trovandosi a Napoli) non è stata

Gennaro Montuori

recapita alcuna lettera. Invito il popolo partenopeo a mobilitarsi, mandando un email all’ Equitalia chiedendole di smetterla con questo accanimento. Abbiate rispetto della nostra città e soprattutto di quel campione che per sette anni ci ha fatto vincere e ci ha amati. Maradona merita di tornare a camminare per le strade della nostra città da uomo libero. Non è giusta questa persecuzione nei suoi confronti, poiché Diego oltre ad aver reso grande la storia del Napoli ha dato spettacolo nel mondo. Con l’Argentina ha vinto da solo un mondiale. Ha dato incantato anche in campo europeo quando con il Napoli vinse la coppa Uefa. Non si capisce perché il popolo di Napoli, uno dei popoli più sofferenti della nostra nazione, debba sempre essere maltrattato. Diego è una persona che merita rispetto. Sono passati oltre venticinque anni e assistiamo ancora una volta ad un accanimento contro quest’ uomo, che giocava tra le file del Napoli con la maglia azzurra. Voglio ricordare anche che in suo onore, sotto mia proposta e quella

dei presidenti Corrado Ferlaino, Giorgio Corbelli e del giornalista de “Il Mattino” Toni Iavarone, fu ritirata la mitica maglia numero dieci. Infine, pubblico la lettera di Maradona all’ Avvocato Angelo Pisani, che Diego ha mandato a tutti i giornalisti.

23




NAPOLI-JUVE: TRA PRO

M

anca davvero poco a quella che è stata definita la Madre di tutte le partite, quella che ha per protagoniste due storiche rivali, Napoli e Juventus. L’atavica rivalità tra le due tifoserie affonda le radici nella storia e la supera. Tra Napoli e Juventus è una sfida infinita, un incontro senza tempo. Potremmo ricordare i cambiamenti di fronte di Omar Sivori e José Altafini, che restarono indigesti ad entrambe le tifoserie, fino ad arrivare al più recente trasferimento di Quagliarella in bianconero per rendere l’idea. Insomma, quella tra le due pretendenti al titolo di quest’anno, è una rivalità che travalica i tempi, tant’è che quando c’è stata la possibilità di gioire per una vittoria contro i bianconeri, Napoli lo ha sempre fatto con fervore e ne ha conservato caro il ricordo. Se Napoli non ha mai dimenticato, come potrebbero farlo gli ex azzurri. Faremo un tuffo nel passato attraverso i ricordi di Massimo Filardi, Sandro Abbondanza, Hugo Maradona, ricorderemo “la quaterna” di Beppe Savoldi del ’78, la gloriose vittorie di Giovanni Francini, e le prodezze di Antonio Capone e Guido Postiglione. Il countdown di Napoli-Juventus è ufficialmente iniziato. Rilegando la mente al tuo passato, in particolare agli anni in cui indossavi la maglia azzurra, puoi dirci qual è il ricordo più bello che conservi su questo incontro e che tipo di gara ti aspetti dal quella in programma per il primo marzo?

MASSIMO FILARDI: “Più che un ricordo mi porto una soddisfazione, quella di aver ricevuto i complimenti a fine gara negli spogliatoi da Platini. Fui difatti designato alla sua marcatura. Ritengo che Napoli-Juventus sia la partita più importante della stagione e gli azzurri devono cercare di vincerla a tutti i costi. Solo in questo modo possiamo avere qualche speranza di vincere lo scudetto. La squadra in questo momento ha bisogno del sostegno della tifoseria”.

SANDRO ABBONDANZA: “Ricordo un mezzo tempo giocato contro i bianconeri, ma nulla di eclatante ed il piedino di mia moglie alla vigilia dell’ incontro. Per quanto riguarda il Big Match di venerdì alla luce degli ultimi risultati e delle ultime prestazioni del Napoli, credo che possiamo vincere, ma sudando le fatidiche sette camice”.

BEPPE SAVOLDI: “Di reti alla Juventus ne ho segnate poche. Il 14 maggio del 78’ rifilai ben quattro goal ai bianconeri in una sola serata. Battemmo infatti la Juventus al San Paolo con un roboante 5-0 e quattro di quei gol portano la mia firma. Un altro lo realizzai su calcio di rigore a Torino. Per quanto riguarda la sfida del primo marzo ritengo che sia aperta a qualsiasi risultato. Il Napoli ci ha abituati a grandi cose. Non di rado è capitato che abbia messo sotto le grandi, per questo ritengo che si possa vincere”.

26


NOSTICI E RICORDI

Nastasia Spina

GIOVANNI FRANCINI: “È indelebile il ricordo di quel 5-1 nella finale di Supercoppa italiana, ma anche il 3-1 al San Paolo in campionato ed il 3-0 in Coppa Uefa nella sfida di ritorno a Napoli, dopo la sconfitta dell’andata a Torino. In coppa Uefa segnò Renica al 119’ minuto e l’esplosione di gioia del San Paolo fu tale che la terra sotto i nostri piedi tremò. A Fuorigrotta la gente spaventata chiamò addirittura i vigili convinta che si fosse verificato un terremoto. Per me è un Derby, essendo cresciuto nel Torino ed avendo indossato la maglia del Napoli per sette anni. Per voi napoletani è peggio di un Derby. Ritengo che il Napoli possa battere la Juventus quest’anno soprattutto grazie al sostegno del pubblico. Amo questa maglia e questa città”.

ANTONIO CAPONE: “Sono due i miei ricordi più belli in maglia azzurra contro la Juventus e sono il 5-0 di Coppa Italia nel ’78, in cui ho fornito quattro assist a Beppe ed una gara a Torino in cui misi in crisi da solo l’intera retroguardia bianconera. Montezemolo espresse delle parole molto carine sul mio conto. Il giorno dopo su tutti i giornali comparve la notizia che la Juventus voleva acquistarmi. Fui anche convocato per la prima lista dei mondiali nei 40. Spero che il Napoli contro la Juventus scenda in campo carico e determinato. Vincendo questa gara crescerebbe la possibilità di conquistare il tricolore”.

GUIDO POSTIGLIONE: “Il mio ricordo più bello è una partita a Torino finita 2-2. Era la Juventus dei grandi Sivori, Charles e Boniperti. Segnai un gol e servii un assist. Mi beccai un bacio dal massaggiatore Beato. Tornando ai giorni nostri la partita contro i bianconeri in programma per il 1° marzo è una partita da vincere, anche se ritengo che non si tratti di una sfida decisiva. Il campionato è ancora lungo”.

HUGO MARADONA: “L’emozione della vittoria nell’anno dello scudetto l’ho vissuta al San Paolo in mezzo al campo. A casa con mio fratello si parlava spesso della Juventus. I napoletani hanno sempre guardato con occhio particolare le gare contro i bianconeri. Bisogna scendere in campo con la giusta determinazione aggredendo l’avversario a tutto campo, senza mai mollare un secondo. Il 1° marzo sarò sugli spalti a tifare per il Napoli. Questa squadra mi ha sempre fatto vivere forti emozioni.”.

27


IL CALCIATORE E

C

on il numero 17 sulle spalle, a dimostrazione che anche la cabala può sbagliare, Marek Hamsik è il calciatore del mese. Simbolo di una Napoli vogliosa di riscatto che lo ha accolto a braccia aperte sin dal suo primo giorno in maglia azzurra, con la consapevolezza che quel ragazzo era il punto esclamativo alla parola rinascita. È stato battezzato “Marekiaro” come l’azzurro mare di Posillipo, culla dei sogni partenopei, amata cartolina della città che tutto il mondo ci invidia. Hamsik patrimonio di Napoli, oggetto del desidero di molti club. Dal punto di vista puramente calcistico Marek è uno di quelli che se schierato dietro le linee diventa devastante negli inserimenti.Sa districarsi sia in fase di non possesso che in fase di sviluppo della manovra. Sa prendere le redini della squadra in mano traghettandola verso la vittoria. Quello che stiamo ammirando quest’anno è un Marek più maturo, un leader, l’interprete principe degli schemi tecnico tattici di Mazzarri. Quando tocca palla si capisce subito il perché lo si ritiene alla stregua dei grandi centrocampisti del panorama mondiale. Vo-

28

lendo sciorinare i numeri di questo mese partiamo dal gol contro il Catania, che ha regalato una notte da prima in classifica al Napoli. Hamsik firma la prima rete dell’incontro e qualche istante dopo pennella un cross per la testa di Cannavaro che mette i sigilli al risultato. È stato l’uomo match dell’incontro, il protagonista della gloriosa serata azzurra. Nella triste disfatta europea contro il Viktoria Plzen, invece, la prestazione dello slovacco è immune da colpe. Inserito difatti nel secondo tempo, il nostro colosso cambia letteralmente volto alla partita, creando almeno quattro palle gol pulite, nonostante le ben note sorti di quel pesante tonfo europeo. Attacca, difende, aggredisce gli avversari e serve i compagni con giocate di classe. Ma Hamsik è anche una delle colonne portanti della nazionale slovacca, dove primeggia per fantasia e cinismo. Lo possiamo considerare l’eroe dei due mondi, a cui regala reti di rara bellezza e giocate di sublime levatura. Lirica del centrocampo partenopeo, dai suoi piedi passano la maggior parte delle azioni d’attacco degli azzurri. Nella stagione corrente, ha già siglato 9


E DEL MESE

Nastasia Spina

reti a cui si aggiungono una sfilza di assist elargiti a tutto campo ai compagni. Celebrarlo diventa doveroso da parte nostra, se non addirittura d’obbligo, data la palese rilevanza che riveste all’interno della squadra. E’ sotto gli occhi di tutti anche la maturità che sta dimostrando quest’anno, il suo essere incisivo nelle gare importanti, dove gli azzurri si giocano il loro destino. Il talento di Banska Bystrica non delude mai le aspettative. Adesso firma anche i gol decisivi e non appare più in ombra nelle gare fondamentali. Si batte con tenacia e carisma ed in ogni azione da rete si intravede la sua ineffabile cresta. Marek è sinonimo di ordine ed equilibrio in mezzo al campo e quando parte dalle retrovie innesca occasioni da rete aprendo corridoi sulle corsie esterne. Nel recente triste pomeriggio contro la Sampdoria l’intervento di Romero e poi il palo gli mozzano la gioia del gol. Peccato! Rispetto alle annate precedenti ha più personalità e risulta molto più incisivo. Che possa centrare qualcosa con questo cambio di marcia la partenza del Pocho è pressoché impossibile da valutare come tesi, ma fatto sta che Marekiaro oggi è un calciatore diverso. È l’icona della napoletanità, lui che nonostante sia nato a migliaia di chilometri di distanza dal golfo si ritiene partenopeo, tant’è che non perde occasione per ribadirlo nelle dichiarazioni che rilascia ed il suo amore è completamente ricambiato.

29


foto di Raffaele Esposito

LA FOTO DEL MESE

30



32


Andata 16i di finale - 14 Febbraio 2013

0

Van Boekel (Olanda)

De Sanctis Gamberini (dal 46’ Hamsik) Rolando Britos Maggio Dzemaili Donadel (dal 62’ Inler) El Kaddouri (dal 59’ Calaiò) Zuniga Pandev Cavani A disp.: Rosati, Cannavaro, Campagnaro, Mesto. All.: Mazzarri

3

Kozacik Reznik Cisovsky Prochazka Limbersky 28’ Darida Horvath 79’ Rajtoral (dall’86’ Fillo) Kolar (dal 46’ Hejda) Kovarik Bakos 90’ (dal 60’ Tecl) A disp.: Pavlik, Zeman, Stipek, Adamov. All.: Vrba

NOTE: 13.606 spettatori. Angoli: 6 a 5 per il Viktoria Plzen. Recuperi: 0’ pt, 4’ st.

di Carmine Montuori

33




36


25a Giornata - 17 Febbraio 2013

0

Doveri (Roma)

De Sanctis Campagnaro Cannavaro Britos (dal 60’ Pandev) Mesto, Behrami Inler (dal 76’ Dzemaili) Armero (dal 60’ Zuniga) Hamsik Insigne Cavani A disp.: Rosati, Rolando, Gamberini, Maggio, Donadel, Zuniga, Dzemaili, El Kaddouri, Pandev, Calaiò. All.: Mazzarri

0

Romero Rossini Gastaldello Costa De Silvestri (dal 90’ Mustafi) Obiang Krsticic Poli Estigarribia Sansone (dal 66’ Eder) Icardi (dall’85’ Maxi Lopez) A disp.: Da Costa, Berni, Berardi, Castellini, Poulsen, Mustafi, Maresca, Munari, Soriano, Eder. All.: Limone.

NOTE: 50.000 spettatori circa. Angoli: 6 a 2 per il Napoli. Recuperi: 1’ pt, 5’ st.

di C.M.

37



o

o

om

ag

gi

gi ag om

prossima apertura nei pressi del Santuario

L’ARTE, IL CULTO E IL POPOLO DELLA CARTIERA SONO UN VANTAGGIO PER NON SOLO POMPEA TEMPIO DELL’INTIMO E DELLE FIRME IN GRADO DI SODDISFARE ANCHE GLI SFIZI E I VIZI DEI DIVI E DEI VIP

NON SOLO POMPEA campioni d’italia dell’intimo

VIA LEPANTO 205 - POMPEI (NA)- TEL. 081.0482550 FACEBOOK: NonSoloPompea Alfredo No Stress


40


Ritorno 16i di finale - 21 Febbraio 2013

2

Kassai (Ungheria)

Kozacik Reznik Cisovsky Prochazka Limbersky Horvath Darida Rajtoral (dall’82’ Fillo) Kolar (dall’89’ Stipek) Kovarik 49’ Bakos (dal 57’ Tecl) 72’ A disp.: Pavlik, Hejda, Zeman, Duris. All.: Vrba

0

De Sanctis Maggio Gamberini (dal 65’ Cannavaro) Rolando Zuniga Dzemaili Donadel (dal 46’ Inler) Berhami (dal 46’ Cavani) Pandev Calaiò Insigne A disp.: Rosati, Campagnaro, El Kaddouri, Mesto. All.: Mazzarri

NOTE: 12.000 spettatori circa. Angoli: 5 a 3 per il Viktoria Plzen. Recuperi: 0’ pt, 2’ st.

di C.M.

41



di Accetto Vincenzo & Francesco

Progettazione

Installazione

Realizzazione

Via Nazionale delle Puglie, 70 S. Vitaliano (Na)


44


26a Giornata - 25 Febbraio 2013

0

Damato (Barletta)

Padelli Benatia (dal 28’ Heurtaux) Danilo Domizzi Basta Pereyra Allan Badu Pasquale Muriel Di Natale (dal 78’ Maicosuel) A disp.: Campos Toro, Scuffet, Faraoni, Gabriel Silva, Rodriguez, Merkel, Zielinski Ranegie, Pawlowski. All.: Guidolin

0

De Sanctis Campagnaro (dall’85’ Dzemaili) Cannavaro Britos Mesto (dall’89’ Zuniga) Inler (dal 62’ Pandev) Behrami Armero Hamsik Insigne Cavani A disp.: Rosati, Crispino, Grava, Rolando, Maggio, Donadel, El Kaddouri, Calaiò. All.: Mazzarri

NOTE: 23.000 spettatori circa. Angoli: 4 a 4 per l’Udinese. Recuperi: 1’ pt, 3’ st.

di C.M.

45




IL RITORNO DE

T

orna con la formula del prestito con diritto di riscatto a vestire la maglia del Napoli dopo un’assenza di oltre quattro anni dalla piazza partenopea, l’arciere azzurro Emanuele Calaiò. Ha vestito la maglia azzurra in serie C e serie B,maglia che gli ha consentito di partecipare alla vittoria di entrambi i campionati. Il ritorno di Emanuele, nonostante non abbia soddisfatto le aspettative di molti tifosi che si aspettavano l’arrivo di un top player, è stato comunque benevolmente accolto dalla piazza partenopea. Un ritorno di fiamma questo, che nonostante spesso non accordi molta fiducia, è quello di un ragazzo che ha regalato tante soddisfazioni ai tifosi,e allora lasciamo che questa fiamma arda ancora. Parliamo ovviamente di quell’Arciere che dopo le sue reti, 40 in complessivo quelle con la maglia azzurra, inclinava l’arco e scoccava frecce d’amore alla folla. Le

i n d i scusse doti tec-

48

niche del calciatore hanno abituato noi tifosi ad ammirare giocate spettacolari e tocchi di palla da vero campione. Sin dal suo primo approdo all’ambizioso Napoli di DE Laurentis, avvenuto il 10 gennaio 2005 con dispiacere del Pescara che non riuscì a trattenerlo,momento importante per la carriera del bomber palermitano che prende la piega giusta , Emanuele abitua da subito la piazza a giocate di tutto rispetto, mostrando il suo impeccabile fiuto per il gol. In serie C1, nella stagione 2005-2006 chiude l’annata con 18 reti, e l’anno seguente per poco non lo eguaglia in serie B, realizzando 14 reti. Ma riesce comunque ad aggiudicarsi un primato, quello di capocannoniere di entrambe le stagioni dei partenopei.Le serie inferiori alla A non sono di certo la massima aspirazione per un calciatore ma se serve a prendere le redini di una squadra ed a trascinarla in alto,allora ben venga,ed Emanuele fece proprio questo, di certo non possiamo dimenticarlo.I tifosi saranno per sempre riconoscenti a Calaiò per tutto questo e si spera che stavolta si guadagni la gloria anche nella massima serie, perché se lo merita e perché continui a sorprenderci con le straordinarie cose a cui ci aveva abituati. Gli ultimi due gol in azzurro di Calaiò risalgono alla doppietta di testa messa a segno a Livorno nel febbraio del 2008, quella che poi permise al Napoli di vincere la gara e di salvare Reja, e nonostante tutto il mister lo scaricò. Il 1 luglio del 2008, Emanuele saluta Napoli per trasferirsi al Siena, squadra in cui resterà fino al ritorno in azzurro. Ma adesso l’Arciere


LL’ARCIERE

Isabella Perrone

ritorna nel suo Napoli, che intanto è cresciuto e lotta per la vetta, ma anche lui al contempo è cambiato, è più maturo e soprattutto desideroso di mettersi in mostra in una squadra che lotta per le posizioni prestigiose della classifica di serie A, lui che finora ha dovuto accontentarsi di palcoscenici meno ambiziosi. Oltretutto il nostro Arciere è sposato con una ragazza napoletana, colei che probabilmente giocò un ruolo decisivo nel far

propendere, tempo addietro, la decisione di scendere di categoria per vestire la maglia del Napoli. Il grande Bruno Giordano tempo fa disse che Emanuele poteva essere il suo erede, mentre Beppe Savoldi elogiò la sua abilità nei colpi di testa dove ravvisava una certa somiglianza con se stesso. Il mio augurio è che Emanuele possa farsi valere anche in questo Napoli e siamo convinti che alla fine ci riuscirà.

49




CIAO MITICO HA

S

i è spento a Roma all’età di 87 anni a causa di una serie di complicazioni cardiache, lo storico bomber svedese del Napoli Hans Jeppson. L’asso del reparto offensivo del Napoli degli anni 50’ che con le sue prodezze ha saputo incantare e divertire, resterà nei nostri ricordi per sempre. Hans Jeppson nacque a Kungsbacka (Svezia) il 10/05/1925. Era un centravanti dal fisico possente, fortissimo nel gioco di testa e nei dribbling. Era soprannominato Banco ‘e Napule. Fu acquistato dalla società azzurra nel 1952-53. Il comandante Achille Lauro, presidente del Napoli, lo soffiò alla grande Internazionale per la cifra di 105 milioni, di cui 75 all’Atalanta e 30 al calciatore. La cifra dei 100 milioni fu superata per la prima volta nel calcio italiano. I grandi club gridarono allo scandalo, come se i soldi li avessero spesi loro, dimostrarono l’invidia per l’armatore napoletano, Don Achille, che insieme a Jeppson acquistò anche l’oriundo argentino Bruno Pesaola e la forte ala destra Giancarlo Vitali. Debuttò al Vomero contro la sua ex squadra, il 14/09/1952 in occasione di Napoli-Atalanta(2-0). Il primo anno lo svedese realizzò 14 gol, gli azzurri finirono il campionato nei primi posti. Si poteva anche vincere lo scudetto se i partenopei non avessero buttato punti all’ inizio e alla fine del campionato. Alla quarta, quinta e settima del girone di andata in trasferta contro Internazionale, Lazio e Fiorentina, Hans realizzò i suoi primi tre gol, che non servirono granché poiché il Napoli ne uscì sempre sconfitto. Ma alla nona giornata del 16 novembre, Hans Jeppson fece andare in delirio i tifosi partenopei, il Napoli vinse contro il Milan 4-2 con la

52

sua prima doppietta e soprattutto una splendida prestazione. Vinse lo scontro contro i suoi connazionali Nordahl e Liedholm. L’anno successivo le grandi tremarono ancora. Quinto posto degli azzurri e 20 gol per Jeppson (suo record personale), tutti su azione. Alla terza giornata contro l’Atalanta, dove gli azzurri si impongono per 6 reti a 3, Hans realizza 4 gol, sfiorando il primato di Attila Sallustro di 5 gol. Aveva una delle medie più alte dei marcatori azzurri: ben 0,46 gol a partita. Alla sesta giornata un’altra grande impresa, gli azzurri vincono per 4-0 contro la Roma. Un’altra grande gara fu Napoli –Novara alla terzultima di campionato dove realizzò un’altra grande doppietta.Si conclude il campionato con una sconfitta contro la Juve 32, non bastano ne i due gol e ne la grandissima prestazione.


ANS JEPPSON

Gennaro Montuori

Sono la Juventus e la Lazio a subire più gol da Jeppson. Era il 1° gennaio del 1955, il Napoli batte la Lazio 2-0 con ancora una sua doppietta. Questa volta 10 gol ma in 24 gare, Napoli sesto. L’ultimo anno è un po’ tribolato per lo svedese, il campionato inizia alla grande per gli azzurri addirittura alla quinta giornata 8-1 contro la Propatria, 2 gol di Jeppson e 3 di Vinicio. Per vedere gli azzurri sconfitti bisognò aspettare nove giornate, infatti accadde a Genova contro la Sampdoria. L’attacco degli azzurri era formato da tutti attaccanti. Vitali, Vinicio, Jeppson Amadei e Pesaola (tre centravanti e due ali). Il girone di ritorno fu un mezzo disastro. Ma il bomber azzurro qualche soddisfazione se la tolse ancora, il 15 aprile del 1956 dando ancora una volta un dispiacere alla vecchia signora realizzando il gol della vittoria a Torino. Alla trentunesima di campionato, penultima giornata in casa, in un Napoli- Triestina 3-2 gli azzurri giocano in campo neutro, per squalifica di campo per intemperanza di un suo dirigente, Hans realizza ancora una doppietta, assicurando la salvezza agli azzurri che finiscono il campionato quintultimi. Lo svedese biondo,nonostante sposo di una bellissima napoletana, decide di lasciare il Napoli e la città, rimanendo un grande ricordo nei tifosi. 52 gol in 112 gare, uno solo su rigore. Grazie Hans per tutte le tue reti, hanno fatto sognare la nostra città. Napoli non ti dimenticherà mai, ed io nemmeno.

53


INTERVISTA A GI G

Il calcio italiano deve investire nei settori giovanili

ianni Rivera, capitano del Milan di tanti successi nazionali e internazionali, il ricordo più bello di noi italiani che abbiamo di Gianni Rivera in nazionale è quando a Città del Messico, mondiali del 1970, in quella notte magica allo stadio Azteca, con la rete del 4 a 3 di Gianni Rivera superammo in semifinale la Germania. La Serie A non punta sui propri vivai, abbiamo intervistato Gianni Rivera, uno dei più grandi nella storia del pallone italiano, Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il Golden Boy ha ancora oggi un primato di gioventù: è il marcatore più giovane nella storia del Milan in Coppa dei Campioni. È inoltre il secondo più giovane marcatore della storia della Serie A (dopo Amedeo Amadei). Chi meglio dell’ex Pallone d’Oro e bandiera rossonera può aiutarci a capire questo momento difficile dei vivai? Era il 4 agosto del 2010 quando è diventato Presidente. Sono passati circa due anni e mezzo, cosa pensa del momento attuale dei nostri settori giovanili? «Il problema esiste ed è molto serio. La verità è che le nostre società preferiscono girare il mondo e cercare altrove un calciatore già pronto piuttosto che investire in casa propria».

54

Come Settore Giovanile cosa potete fare per aiutare queste società? «Noi, come Federazione, spingiamo perché le cose cambino, ma di fatto possiamo fare bene poco, il vero potere è in mano alle squadre». Pensi che il calo sia generale o c’è chi punta di più sui giovani? Pensiamo a squadre come l’Atalanta. «Ecco, mi dispiace ma purtroppo anche chi un tempo sfornava tanti talenti, proprio come l’Atalanta, ora ne ha pochi in campo. Magari hanno fatto carriera ma ora hanno una trentina d’anni e giocano altrove». Tra queste squadre si può citare anche il “tuo” Milan? «Sì, il Milan ha sempre avuto una storia di alto livello nel settore giovanile. Già ai miei tempi e poi ancora negli anni ’80, poi evidentemente è stata fatta una scelta diversa, andando in giro per il mondo invece di pensare a costruire calciatori in casa, e purtroppo i risultati si vedono…». Che ne pensi degli esempi esteri, come la Germania piena di giovani? «Noi italiani dovremmo prendere esempio proprio da loro. Guardando la Germania, non si pensi che il recente boom del loro calcio sia improvvisato. Da anni investono pesantemente sui settori giovanili, non come noi. E il successo è evidente». Ma come italiano non credi che non ci rimettano solo le società, ma anche la Nazionale? «Certo che ci ha rimesso la Nazionale, anche ora con Prandelli è dura. Se gli azzurri hanno qualche difficoltà è anche a causa della crisi dei vivai. Speriamo che le cose migliorino, perché il momento è oggettivamente negativo». Come Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Qual è la sfida che oggi il mondo dello sport deve raccogliere nella formazione dei giovani? «Quella di puntare sul rispetto delle regole, di se stessi, dei rapporti con i propri compagni e soprattutto degli avversari. È un momento in cui bisogna tornare anche alla qualità più che alla quantità. Lo sport è bello se fatto bene, se c’è entusiasmo in modo che poi si possa trasmettere la stessa cosa a chi partecipa da spettatore; bisogna ripuntare alla qualità». Sei stato un grandissimo campione del nostro calcio. Sembra che oggi alcuni dei valori educativi dello sport stiano venendo meno, dal rispetto per l’avversario alla cultura della sconfitta. E i grandi atleti non sempre danno esempi positivi. Come stimolare i giovani all’emulazione di comportamenti virtuosi?


ANNI RIVERA

Mario Pesce

«Credo non sia complicato; i bambini quando nascono nascono sani, non hanno sovrastrutture che li cambiano, che li modificano, sono naturali per cui basta saper trovare dirigenti e tecnici in grado di percorre una strada di corretto comportamento, far capire ai giovani che i valori sportivi, il rispetto delle regole sono fondamentali anche per quello che saranno poi nella vita. Le regole non sono utili soltanto per chi pratica sport, ma anche per quelli che fanno qualsiasi altra attività». Un domanda è di obbligo per un grande campione come Te “un parere” sul campionato in corsa di serie A. «Questo campionato 2012-2013 in generale è molto equilibrato, con la primavera alle porte, è stato sempre così, il campionato si delinea definitivamente sia in vetta che in coda della classifica, con molta probabilità vincerà lo scudetto la squadra che combattendo su i due fronti campionato ed in coppa europea avrà più freschezza atletica e nervi saldi, in questo momento la classifica è ben delineata, credo che non ci saranno grandi mutamenti sia al vertice che in coda, sarà un campionato interessante che si deciderà fino all’ultima giornata». Un saluto e un augurio alla squadra del Napoli

per questo finale di campionato avvincente e a tutti i suoi tifosi a cui sono legato per affetto ed amicizie. Napoli è una città meravigliosa dove io vengo sempre con grande piacere che ho nel cuore, per l’accoglienza e il calore ricevuto da calciatore e ancora oggi di più dalle Società campane del Settore Giovanile e Scolastico della Figc che mi onoro di Presiedere. Ad maiora !!!!

55


LO SPAZIO DEI

Il gruppo “Respiro Azzurro” di Diamante (Cs)

Gli amici di Francesca Ariello festeggiano il trionfo del Napoli e hanno intenzione di rifarlo anche quest'anno.

Il super tifoso azzurro Gennaro Costagliola

56

Cirella è azzurra, un solo grido si alza da qui: FORZA NAPOLI!!!! un forte abbraccio al nostro amico Palummella da Luca, Carmelo e la piccola Roberta


TIFOSI Carmine Cavaliere con la bellissima Marika Fruscio a “Tifosi Napoletani�

Il piccolo Durante Gennaro

Guarracino Raffaele negli spogliatoi del Napoli

Antonio Capasso e il figlioletto Francesco tifosissimi del nostro  Napoli ma soprattutto tifosi del matador Cavani

Christian Catapane tifosissimo come il padre Marco e la mamma Anna

57









Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.