Sommario 2
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L’Editoriale di Gennaro Montuori
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Le coppie-gol del Napoli
Il film del mese
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Da Vojak-Sallustro, a Callejon-Higuain
Palermo - Napoli
di Mimmo Carratelli
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Il film del mese
Napoli, attacco stellare
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Otto cecchini che fanno tremare le difese avversari
di Mauro Guerrera
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Le sfide contro l’Inter
Napoli - Sassuolo
di Gennaro Montuori
Il film del mese
Giuseppe Volpecina
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“la vedo così
di Amelia Amodio
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Europa League, il Napoli torna a Mosca Higuain, una rivincita per Diego
La maglia attaccata alla pelle di Gennaro Montuori
Napoli - Trabzonspor Il film del mese
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Torino - Napoli
di Mauro Guerrera
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Trabzonspor - Napoli Il film del mese
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Il Napoli contro la sua “madrina di battesimo”
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Napoli - Udinese
Il film del mese
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Le foto dei Tifosi Foto di Vittorio Cangiano
Carissimi lettori. Amici tifosi. Il Napoli ha vinto la Supercoppa Italiana nella storica serata di Doha. Si è qualificato agli ottavi di finale dell’Europa League, con ottime possibilità di superare il turno. Senza dimenticare che gli azzurri hanno raggiunto anche la semifinale di Coppa Italia dopo aver superato l’Inter. È ancora in lotta per arrivare almeno al secondo posto, in un campionato che la Juventus ha già chiuso nel mese di dicembre lasciando spazio solo all’illusione di essere avvicinata. Nei decenni passati una stagione così, noi tifosi l’avremmo ricordata positivamente per anni. Invece le sconfitte esterne con il Palermo e il Torino, hanno dimostrato che la nostra squadra del cuore non è ancora matura, non è ancora in grado di fare il salto di qualità. Per chi vuole davvero bene al Napoli, quella di quest’anno sembra essere un’altra stagione fatta di rimpianti e di occasioni perse. L’ennesima sotto la gestione di De Laurentiis. Nel mese di agosto dissi apertamente che questa squadra era solo competitiva ma difficilmente vincente perché incompleta. Questo purtroppo è un difetto che la Società si trascina dietro da almeno quattro anni. Al Napoli di Mazzarri, con o senza di lui in panchina, bastavano due o tre innesti di grande livello, per puntare davvero allo scudetto. Lo stesso è successo all’inizio di questo campionato. Il mancato acquisto di due centrocampisti di caratura mondiale (come Mascherano per intenderci), e di almeno un grandissimo difensore già pronto (come ad esempio Thiago Silva, oltre l’inesperto Koulibaly), hanno pregiudicato al Napoli il cammino in Champions League e ora rischiano di compromettere il resto della stagione. Una squadra è grande quando la sua spina dorsale (portiere-difensore centrale-centrocampista-attaccante) sono di grande livello. Il Napoli lo è solo nel terminale offensivo Higuian. Gli altri sono tutti ottimi comprimari, validi sostegni per quello che dovrebbe essere il quartetto trascinatore. Invece a questi ottimi comprimari, è affidato un compito troppo più grande di loro, quello dei trascinatori. Non voglio neanche ritornare su come la partenza di Reina abbia inciso negativamente sulla stagione del Napoli e, soprattutto, sulla crescita del giovane Rafael, oggi ingiustamente messo alla gogna per colpe non solo sue. Oggi più che domani De Laurentiis è chiamato a completare il suo progetto, abbinando al suo ottimo lavoro imprenditoriale risultati sportivi importanti. L’unico è lo scudetto, visto che vincere la Champions è un sogno destinato a durare anni se non addirittura irrealizzabile. Nessuna cessione importante e acquisto di quei quattro giocatori che davvero sono in grado di garantire il salto di qualità a questa Società. Questa è la strada che dovrebbe percorrere un uomo vincente come lei stesso dichiara di essere. Caro Presidente, al di là del fatto che mister Benitez resti o meno l’allenatore del Napoli, non è più credibile un suo eventuale rilancio del progetto che le farebbe solo guadagnare un altro triennio di credito e di fiducia da parte dei tifosi. Ora è arrivato il momento di dimostrare che davvero vuole vincere. Il tempo dei palloni e delle divise che non c’erano è passato, da parecchio anche.
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ANNO XXIV - N.3 - MARZO 2015
Graficart di Luca Iodice Bacoli (NA)
Le coppie-gol del Napoli
Da Vojak-Sallustro, a Callejon-Higuain
di Mimmo Carratelli
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ia col gol nella storia azzurra. Svettano cannonieri celebri. Trionfo di Maradona (115 gol, 81 in serie A), Sallustro 108, Cavani 104, Vojak 102 fra i goleador centenari. Maradona è anche il capocannoniere azzurro di Coppa Italia: 29 reti. Cavani è il goleador delle coppe europee: 19 gol. Spulciamo, tra le cifre azzurre, le coppie-gol che hanno lasciato il segno.
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Col vantaggio di avere giocato più campionati (sette) di altri, non ha paragoni il tandem Vojak-Sallustro in campo dal 1929 al 1935 portando in dote 167 reti. Ma è notevole la somma dei gol della coppia Cavani-Hamsik, tre campionati giocati insieme, 109 gol con 78 reti del Matador e 31 di Marek. Le altre coppie più prolifiche sono state: Maradona-Careca 98 gol (quattro campionati), Canè-Altafini 77 (quattro), Vinicio-Pesaola 68
(quattro), Jeppson-Amadei 67 (tre campionati), CarecaZola 54 (tre), Hamsik-Lavezzi 53 (tre), Clerici-Braglia 49 (due campionati), Higuain-Callejon 32 (nel campionato scorso). Antonio Vojak e Attila Sallustro segnavano a raffica nel Napoli di William Garbutt degli anni Trenta, Vojak andando maggiormente a segno di Attila, vicini in un solo campionato (1932-33) quando Vojak, nato a Pola, di famiglia croata, che giocò nella Lazio e nella Juventus prima di vestire la maglia azzurra, siglò 22 reti e Sallustro lo avvicinò con 19 centri. Lo strepitoso share di Cavani (26, 23, 29 gol in successione nei tre campionati in azzurro dal 2010 al 2013) trascinò Marek Hamsik fra le coppie-gol più prolifiche della storia del Napoli. Negli stessi anni, lo slovacco segnò 11, 9, 11 gol. Nella seconda metà degli anni Sessanta, Canè ala destra e Altafini centravanti formarono la più allegra coppia di goleador in un Napoli che conquistò il primo miglior piazzamento della sua storia, secondo nel campionato 1967-68 con la panchina di Bruno Pesaola cosparsa di mille cicche di sigarette. Maradona ebbe due compagni sul sentiero dei gol, prima Bruno Giordano, poi Careca. Il tandem col primo realizzò 36 reti in due campionati. Furono 97 i gol in coppia con Careca in quattro campionati. Se Giordano rivaleggiava in tecnica con Diego, e per Maradona fu il compagno preferito perché con lui scambiava la palla divertendosi, il centravanti brasiliano era la freccia finale che il pibe faceva scoccare con i suoi
lanci “sul piede” o nello spazio dove Careca arrivava col vento nelle caviglie. Il tandem Vinicio-Jepsson durò un solo campionato (1955-56) tradendo le attese di un duo atomico e del doppio centravanti. I due erano incompatibili, entrambi finalizzatori ed autentici egoisti del gol. Insieme segnarono 24 reti (Vinicio 16 e Jeppson 8). Esplosero una sola volta in coppia, contro la Pro Patria (8-1), tre gol di Vinicio, due di Jeppson. Furono i centravanti della collina, quando il Napoli giocava al Vomero. Jeppson costò la cifra record di 105 milioni: 75 all’Atalanta, il club al quale il Napoli lo prelevò, e 35 di ingaggio al giocatore che pretese il versamento della cifra sul suo conto svizzero. Tre anni dopo lo svedese arrivò Vinicio che il Napoli pagò 50 milioni al Botafogo, il club brasiliano in cui giocava. Hasse, negli ultimi anni, aveva voglia di andare all’Inter. Per questo Lauro lo prese in antipatia e non andò al suo matrimonio con Emma Di Martino di prestigiosa famiglia napoletana, mentre fece da compare di anello alle nozze di Vinicio. Ai due scodellava cross invitanti Bruno Pesaola correndo all’ala sinistra. Sia il brasiliano che lo svedese giocavano soprattutto di forza. I duelli di Jeppson con il centromediano Nay del Torino si concludevano con le caviglie insanguinate dei due. Vinicio ebbe un debutto fulminante in maglia azzurra contro il Torino al Vomero andando in gol sulla palla al
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centro. Il brasiliano toccò il pallone ad Amadei che la passò indietro a Castelli, immediato il lancio del mediano a Vinicio che travolse Grosso e Bearzot fulminando il portiere Rigamonti. Il tutto in 40 secondi. Vinicio e Pesaola, un brasiliano e un argentino, però “napoletano nato per caso a Buenos Aires”, divennero ben presto amici (un po’ meno da allenatori). Il petisso fu la guida del brasiliano quando Vinicio arrivò a Napoli. Bruno gli fu amico in campo e fuori, oggi amicissimi. Nei gol che il “leone” ha messo a segno in maglia azzurra molti li realizzava sui cross del petisso. Insieme misero a segno 68 gol in quattro campionati, dal 1956 al 1960 (Vinicio 53 reti, Pesaola 15). Nel Napoli furente di Vinicio, diventato allenatore, Sergio Clerici e Giorgio Braglia, un modenese di Bomporto, lo stesso paese dei cinque fratelli Sentimenti (il secondo giocò tutta la sua carriera di portiere nel Napoli), furono la coppia d’attacco con Canè ala destra nel primo anno (1973-74) e Peppiniello Massa nel secondo. Nelle due stagioni giocate insieme nel Napoli, Clerici e Braglia misero a segno 49 gol (29 il “gringo”, 20 il modenese). In quei due anni, Clerici e Braglia furono decisivi in sette partite segnando spesso nei minuti finali. Giorgio Braglia, detto Giorgio Guitar, siglò l’1-0 alla
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Sampdoria all’84, l’1-0 sul campo della Roma, l’1-0 al Cagliari all’89’ e la “doppietta” del 2-1 a Marassi contro il Genoa. Clerici firmò l’1-1 a Firenze all’89’, il 2-1 al Vicenza all’86’ e la “doppietta” contro il Bologna (2-0) con un rigore e un gol. Giorgio Braglia fece poi coppia con Savoldi nel campionato 1975-76: insieme 18 reti, 14 di Beppe-gol e 4 di Giorgio Guitar. Nei tempi “moderni”, era De Laurentiis, la prima coppia-gol è stata Hamsik-Lavezzi, 53 centri in tre campionati dal 2007 al 2010. Trenta gol di Marek e 23 del Pocho. Furono i giocatori che Pierpaolo Marino portò in azzurro nel primo anno in serie A di De Laurentiis. Marino prese Hamsik dal Brescia per 5,5 milioni di euro, Lavezzi dal San Lorenzo, un club argentino, per 6 milioni. Curiosa la storia del Pocho che era giunto in Italia già nel 2005 acquistato dal Genoa per un milione di euro pagato al San Lorenzo dove giocava. Accoglienza trionfale a Marassi con ventimila tifosi, preparazione estiva con la maglia rossoblu (col Genoa scelse il numero 77), tre amichevoli giocate, poi per l’illecito che condannò la squadra ligure alla retrocessione in serie C, il Genoa lo rivendette al San Lorenzo per un milione e 200mila euro. Marino lo prese due anni dopo. A Napoli scelse la maglia
numero 7 che cedette a Cavani, quando il Matador arrivò in azzurro, riprendendosi il 77 di Genova. Marek Hamsik ha indossato per la prima volta la fascia di capitano del Napoli il 13 marzo 2010 nella partita contro la Fiorentina, diventando a 22 anni e 229 giorni il
più giovane capitano della storia azzurra, capocannoniere del Napoli in tre stagioni. Cinquanta gol segnarono Calaiò e Pià (38 l’italiano, 12 il brasiliano), il tandem dei goleador in serie C (200405 e 2005-06) e in serie B (2006-07).
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Napoli, attacco stellare:
Otto cecchini che fanno tremare le difese avversari di Mauro Guerrera
L’attaccante che fa gol, facendo esplodere il terrificante boato del San Paolo, è forse il ruolo della squadra più amato e rispettato dai tifosi napoletani. Una volta, quando le maglie dei titolari andavano dal numero uno al numero undici, il mitico nove era sinonimo di goleador. Nel calcio moderno, quello fatto di merchandising, con le maglie che arrivano fino al numero novantanove, si è perso il fascino del numero di maglia legato al ruolo e ogni giocatore viene identificato solo con il nome stampato sulla maglia. Il Napoli ha una tradizione di attaccanti che ha fatto la storia del calcio italiano. Da Sallustro a Jeppson, da Vinicio a Clerici, da Savoldi a Schwoch, senza dimenticare Cavani. Il top forse è stato raggiungo con le due “Ma.Gi.Ca”: Maradona-Giordano-Carnevale e Maradona-GiordanoCareca. Da quando Benitez è diventato allenatore del Napoli, ha sempre preteso di non avere un goleador principe dal quale far dipendere le fortune del Napoli. La sua mentalità europea e il suo modulo di gioco offensivo, non possono prescindere di disporre di più attaccanti capaci di andare in gol in ogni partita. Non a caso, la scorsa stagione il Napoli ha battuto il suo record di gol segnati con 104 reti: 77 in campionato, 12 in Coppa Italia, 10 in Champions League, 5 in Europa League. Anche quest’anno il parco attaccanti del Napoli è di quelli che non fanno dormire sonni tranquilli agli allenatori delle squadre avversarie. In casa o in trasferta non fa differenza per gli otto cecchini azzurri, capaci di andare in gol con continuità, permettendo alla squadra di raggiungere ottimi risultati sia in campionato che nelle coppe. Infatti il Napoli è saldamente terzo in classifica in campionato, con buone speranze di agguantare addirittura il secondo posto della Roma, dovrà giocare la semifinale di Coppa Italia contro la Lazio e si è qualificata per gli ottavi di finale di Europa League. Soprattutto il Napoli ha già vinto la Supercoppa Italiana a Doha. Si parlava di otto cecchini azzurri, perché tra loro va inserito anche il ventisettenne olandese De Guzman. Arrivato a Napoli per giocare nei due di centrocampo, si è ritagliato uno spazio importante nella linea dei trequartisti alle spalle della prima punta. Un suo gol ha permesso al Napoli di espugnare Marassi contro il Genoa e altre due sue reti hanno evitato le sconfitte con Empoli e Cagliari al San Paolo. De Guzman si è messo in evidenza anche in Europa League con la tripletta segnata agli svizzeri dello Young Boys. 10
Manolo Gabbiadini è arrivato alla corte di Rafa Benitez la prima settimana di gennaio, dopo aver segnato sette gol in campionato con la maglia della Sampdoria. Con il Napoli ha già realizzato gol importanti, come quello della vittoria contro il Chievo nella non amata Verona e il gol al suo esordio personale nelle coppe europee contro i turchi del Trabzonspor. Il ventiquattrenne bergamasco ha incantato i tifosi con il suo grande senso del gol e con quel sinistro preciso e potente. Dirigenti e allenatori di Serie A, considerano Gabbiadini il giovane italiano con le più rosee prospettive di carriera. Dries Mertens, dopo la splendida stagione vissuta lo scorso anno, quest’anno ha pagato più degli altri le ruggini del mondiale giocato in Brasile la scorsa estate. Forse il ventottenne folletto belga ha sofferto anche il grande exploit di Lorenzo Insigne, ma le sue qualità tecniche lo hanno fatto apprezzare dai napoletani. I tifosi gli vogliono un gran bene, perché con la sua compagna, non perde mai occasione di dichiarare il suo amore per la città partenopea. Josè Callejon è passato in diciotto mesi dalla panchina con il Real Madrid alla prima convocazione con la nazionale spagnola. Il merito è soprattutto di Rafa Benitez che ha trasformato Callejon in un implacabile goleador. Lo scorso anno ha segnato gol a raffica, raggiungendo quota venti. Quest’anno è un po’ in ritardo nella statistica dei gol segnati, malgrado sia andato a segno per cinque partite consecutive. I suoi gol sono stati tutti di pregevole fattura e quasi sempre decisivi, come ad esempio la doppietta che ha permesso al Napoli di pareggiare a Milano con l’Inter, i gol vittoria con Sassuolo e Torino, per non parlare dell’enorme contributo che da alla squadra anche in fase difensiva. C’è chi pensa che Callejon sia distratto dalle voci di mercato. Infatti club importanti come Chelsea e Atletico Madrid farebbero carte false per
assicurarsi le giocate e i gol dell’attaccante che ha conquistato anche il CT spagnolo Del Bosque e il tecnico pluridecorato Mourinho. Arrivato la scorsa stagione tra lo scetticismo generale, Duvan Zapata grazie alla sua elevata media realizzativa in campionato (1 gol ogni 89 minuti), è diventato l’oggetto del desiderio di tantissimi club internazionali. Ha appena ventiquattro anni, ma la fisicità del colombiano è unica nel campionato italiano, un autentico panzer dell’area di rigore. La cura Benitez lo ha fatto migliorare tantissimo tecnicamente e tatticamente. Secondo qualche osservatore ha enormi margini di miglioramento, ma non è ancora pronto per guidare l’attacco di una squadra che punta a traguardi prestigiosi. Di sicuro Duvan Zapata sta dimostrando di poter essere una variante tattica importante per sbloccare determinate partite. Capitan Hamsik è la bandiera di questa squadra. Arrivato a Napoli quando aveva appena vent’anni, è all’ottava stagione con la maglia azzurra. Nato in Slovacchia, Marek è un napoletano adottivo che si sta godendo questa città e il popolo napoletano a 360 gradi. A soli ventotto anni già guida la classifica dei giocatori del Napoli con più presenze nelle coppe europee, ma molto presto salirà sul podio dei giocatori con più presenze in assoluto con la maglia azzurra. Malgrado tanti club europei gli abbiano fatto una corte spietata, lui non ha voluto mai lasciare Napoli, con la speranza di poter ereditare lo scudetto vinto da Maradona. La cessione di Cavani aveva lasciato un vuoto nel cuore dei tifosi napoletani. Un’eredità difficile da raccogliere per un giocatore normale. Solo un top player aveva qualche speranza di offuscare “il matador” uruguagio all’ombra del Vesuvio. Il Napoli ha trovato l’uomo giusto in Gonzalo Higuain, centravanti argentino nato in Francia ventisette anni fa. Un vero trascinatore della squadra, un riferimento importante per i compagni, anche se diventa irascibile quando non va in gol con regolarità. La scorsa stagione con il Napoli ha segnato in totale venticinque gol, e quest’anno sembra sulla strada giusta per superare questa cifra. Come Mertens a inizio stagione ha avuto qualche difficoltà a tornare in forma dopo i mondiali. Più degli altri ha accu-
sato psicologicamente il duro colpo dell’eliminazione dalla Champions League. Però il suo carattere, la sua classe, il suo enorme senso del gol e la sua grande voglia di vincere, gli hanno permesso di tornare il bomber di razza apprezzato la scorsa stagione. Il pubblico napoletano lo adora, perché con Higuain i tifosi hanno potuto riassaporare il fascino del numero nove. Lorenzo Insigne è un “figlio di Napoli”, uno scugnizzo d.o.c. Quest’anno ha subìto un grave infortunio al ginocchio, che lo sta tenendo lontano dai campi di gioco dallo scorso mese di novembre. Prima dell’infortunio, “il magnifico” è stato protagonista di giocate sublimi, fatte di dribbling ubriacanti, assist che hanno permesso ai compagni di andare in gol. Partite fatte di sacrificio per dare una mano alla difesa. Insomma Insigne sotto la guida di Benitez si è completato trasformandosi da promessa a top player. I napoletani lo aspettano con ansia. Forza Lorenzo torna presto. De Guzaman, Gabbiadini, Mertens, Callajon, Duvan Zapata, Hamsik, Higuain Insigne: un attacco stellare che tutta Europa ci invidia e con il quale si potrebbe puntare molto in alto. Da soli non possono bastare per vincere un campionato, ma andrebbero supportarli da compagni di squadra all’altezza della loro bravura. Ma questa è un’altra storia. 11
Le sfide contro l’Inter
IL Napoli contro la sua “madrina di battesimo” di Gennaro Montuori
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u fondata nel 1908 con il nome “F.C. Internazionale”, perché i fondatori che lasciarono il Milan per creare un nuovo club, si ritenevano “fratelli del mondo”. Per il Napoli l’Inter non è una squadra qualunque. In un certo senso può considerarsi la “madrina di battesimo” della squadra azzurra. Infatti, l’esordio del Napoli in Serie A è avvenuto proprio contro i nerazzurri il 3 ottobre 1926, allo stadio militare dell’Arenaccia. La sconfitta per 0-3 dell’esordiente Napoli, era inevitabile contro una squadra che già due volte si era cucito il tricolore sulle maglie. Era il Napoli di Sallustro e l’Inter di Fulvio Bernardini, autore anche del primo gol interista. Per Sallustro la sconfitta all’esordio del “suo” Napoli, gridava vendetta. Così la volta successiva che il Napoli giocò in casa contro l’Inter di Giuseppe Meazza, il bomber azzurro, con una splendida doppietta, trascinò il Napoli alla vittoria per 4-1. Era il 9 giugno 1929, e ai nerazzurri il regime fascista impose il nome di Ambrosiana Inter. 14
Dalla prima sfida del 1926 all’ultima giocata in Coppa Italia lo scorso 4 febbraio, il Napoli ha ospitato l’Inter per ben 77 volte: 71 volte in campionato e 6 volte in Coppa Italia. IL Napoli ha vinto 37 partite contro le 19 dei milanesi. I Pareggi sono stati 21. Napoli-Inter è una di quelle sfide che spesso è stata scritta a caratteri cubitali negli almanacchi del calcio. Impossibile non ricordare la vittoria del Napoli nella stagione 1965-66. Sulla panchina del Napoli c’era il “petisso” Pesaola accompagnato dalla sua inseparabile sigaretta, mentre su quella dell’Inter c’era un certo Herrera. Il Napoli era appena tornato in Serie A e l’allora presidente Fiore acquistò tanti grandi giocatori, tra i quali Sivori e Altafini. Ma l’Inter campione d’Italia non era da meno, visto che schierava Facchetti, Mazzola, Suarez, Jair, Domenghini, Corso, Picchi, Peirò, Burgnich. L’Inter segnò solo grazie a uno sfortunato autogol di Panzanato, mentre per il Napoli segnarono uno scatenato Altafini (una doppietta) e il giovane Ju-
liano che con preciso un pallonetto, sorprese fuori dai pali Sarti, portiere dell’Inter. Nella stagione 1967-68, il Napoli per la prima volta nella sua storia giocò con la maglia rossa e onorò quella novità con una vittoria per 2-1 grazie alle reti di Bianchi e ancora di Altafini. I tifosi del Napoli, magari quelli più attempati, portano nel cuore la sfida al San Paolo della stagione 1973-74. In quella partita segnò il suo primo gol in Serie A, e primo con la maglia del Napoli, la bandiera “Beppe” Bruscolotti. Il 2-1 finale, fu siglato da Clerici, Mazzola e dal gol della vittoria dello storico terzino azzurro. Emozionante anche il 3-2 con il quale il Napoli regolò l’Inter nella stagione 1974-75. Napoli in vantaggio grazie alla doppietta di Clerici, Inter che accorcia le distanze con l’ex Mariani. Napoli ancora in gol con Giorgio Braglia prima del gol finale di Boninsegna. Nell’anno del primo scudetto napoletano, la sfida al San paolo tra Napoli e Inter terminò con un noioso 0-0. Maradona ha castigato spesso i nerazzurri, anche a San Siro. Proprio grazie a Diego, il Napoli al San Paolo superò due volte per 1-0 l’Inter. Nella stagione 1985-86 su rigore, proprio il giorno in cui i napoletani festeggiavano il trionfo mondiale del pugile Patrizio Oliva. Nella stagione 1987-88, Re Diego pennellò una punizione nell’angolino che
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un rassegnato Zenga, portiere dell’Inter e grande amico di Maradona, non riuscì neanche a sfiorare. Nella stagione del secondo scudetto 1989-90, Maradona e Careca solo nell’ultimo quarto d’ora riuscirono a piegare la resistenza di un’ostica Inter con il più classico dei punteggi: 2-0. La storia recente, quella del Napoli di De Laurentiis per intenderci, racconta di dieci sfide al San paolo tra Napoli e Inter. In Serie A il Napoli ha vinto 5 volte e pareggiato 2. In Coppa Italia il Napoli ha pareggiato 1 volta (partita persa poi ai rigori per 4-5) e vinto 2 volte, l’ultima proprio lo scorso 4 febbraio, con un gran gol di Gonzalo Higuain. L’ultima sfida in campionato è stata giocata il 15 dicembre 2013. Era la partita del ritorno al San
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Paolo di Walter Mazzarri dopo aver lasciato il Napoli in maniera non proprio sincera. Era anche la prima volta di Benitez da ex contro l’Inter, club che anche lui lasciò con qualche rancore. Il Napoli si impose per 4-2, grazie alle reti di Cambiasso e Nagatomo per l’Inter, di Higuain, Mertens, Dzemaili e Callejon per gli azzurri. Marzo porta fortuna al Napoli visto che, quando in precedenza ha affrontato l’Inter durante questo mese, sono state 5 le vittorie e 3 i pareggia a fronte dell’unica sconfitta del marzo 1941. L’Inter in campionato non vince al San Paolo dal 18 ottobre 1997. Magari questi ultimi due dati statistici avranno stimolato la reazione di chi è scaramantico. Giusto che sia
così, tutto è lecito pur di vedere il Napoli vincere, soprattutto contro l’Inter. La prossima sfida al San Paolo è prevista per l’8 marzo 2015, giorno della festa della donna. Il Napoli deve fare di tutto per vincere. Bisogna consolidare la
posizione in classifica che garantisce la qualificazione in Champions. Poi, solo dopo una bella vittoria, da vero galantuomo il “ciucciariello” offrirà le mimose alla “Beneamata” d’Italia.
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Giuseppe Volpecina: “la vedo così”
di Amelia Amodio
Il campionato di Serie A 1986-87 è parte integrante della storia della città di Napoli. Dopo sessanta anni la squadra di calcio vinse per la prima volta lo scudetto. Forse non fu un caso che il primo tricolore napoletano arrivò nell’anno in cui dodici calciatori campani , affiancarono Maradona, il giocatore più forte di tutti i tempi, nato per caso in Argentina ma scugnizzo napoletano d.o.c. Tra quei dodici valorosi campani, uno è stato più eroe degli altri. Lui fece gol alla Juventus, costringendo l’avvocato Agnelli a inchinarsi dinanzi alla quella sfrenata corsa ricca di gioia, che portava il Napoli in vetta al calcio italiano. Giuseppe Volpecina è cresciuto nelle giovanili della Casertana, la squadra della sua città. Passato alle giovanili del Napoli, ha giocato con la prima squadra nelle stagioni 1979-80 e 1986-87, collezionando in totale 28 presenze in Serie A segnando anche 2 gol. È l’unico calciatore del Napoli, che sia riuscito a vincere lo scudetto sia con la selezione Primavera (1978-79) che con la prima squadra (1986-87). Terzino sinistro. Così in quegli anni si chiamava l’attuale esterno basso sinistro. Corsa, dribbling, grande personalità, cross, resistenza, fecero di Volpecina un giocatore completo. Con tanti fuoriclasse che nobilitavano la Serie A in quel periodo, bisognava per forza essere forti, ancor di più per giocare a fianco del grande Diego.
In merito ai ricordi legati al Napoli dello scudetto, Volpecina si esprime così: 20
“È stato un anno eccezionale, perfetto sotto tutti i punti di vista. Giocavo in squadra con Maradona, il più grande di tutti i tempi. Vincere uno scudetto e una Coppa Italia a Napoli ha tutto un altro sapore e, ancora oggi, stento a credere di essere stato tra i protagonisti di quell’impresa perché vincere uno scudetto a Napoli equivale a vincerne dieci altrove e non lo baratterei con nessun altro trofeo al mondo. Poi, per me che sono campano, assume un valore doppio: ricordo ancora come fosse ieri quel mio gol del 3-1 contro la Juventus, motivo di tanta gioia per me e per i miei compagni”. Il calcio dai tempi di Maradona, ha subito dei cambiamenti e l’ex terzino casertano ci dice la sua sulle differenze del calcio di allora da quello attuale: “Il calcio di oggi è più fisico, allora era più tecnico. Ai miei tempi, c’erano campioni del calibro di Zico, Van Basten, Platini, Baggio, per non parlare ovviamente di Maradona: oggi è sempre più raro vedere in campo giocatori così”. Abbiamo chiesto a Volpecina, cosa pensa dei continui alti e bassi che stanno caratterizzato il cammino del Napoli in Serie A nella stagione in corso:
“Il Napoli deve ancora trovare continuità, ultimamente ci aveva sorpreso in positivo, ma la sonora sconfitta contro il Palermo ci ha smentiti. È un Napoli che, pur avendo un buon organico, viene meno nei momenti importanti, dove occorre fare il fatidico salto di qualità. A questa squadra mancano almeno un paio di giocatori importanti in difesa e a centrocampo manca un regista. Non so se si poteva fare qualcosa di più per trattenere Reina, che era un portiere determinante e che avrebbe sicuramente dato il suo contributo anche quest’anno. La Roma, invece, diretta concorrente, ha fatto dei buoni acquisti, mi viene in mente il difensore Manolas. Rispetto alla Roma, dunque, il Napoli ha qualcosa in meno per cui il terzo posto è l’obiettivo a cui può ambire il club azzurro, salvo clamorose distrazioni da parte della squadra di Garcia”. Volpecina, oltre quella del Napoli, ha indossato anche la maglia del Verona, prossimo avversario dei partenopei in campionato. Quella con il Verona per i napoletani non è mai stata una sfida solo sportiva. Il Veneto è stata sempre una regione che ha visto i napoletani come la parte negativa dell’Italia, un lato della nazione di cui vergognarsi. Troppo spesso dimenticano quanto Napoli abbia dato all’Italia dal punto di vista storico, culturale e sociale. Quanto la canzone napoletana, la commedia di Eduardo
e la vena comica di Totò e Troisi abbiano reso celebre l’Italia nel mondo. Non a caso all’estero c’è chi considera “O sole mio” il vero Inno Nazionale italiano. I veronesi più degli altri, hanno sempre avuto un atteggiamento più vicino al becero razzismo piuttosto che alla discriminazione campanilistica. Dal punto di vista calcistico, VeronaNapoli negli anni ottanta è stata una sfida di vertice. Partite che hanno visto duelli emozionanti come Bruscolotti contro Paolo Rossi, Maradona contro Caniggia. Nella stagione attuale il divario tra le due squadre è notevole. Il Napoli è lanciato verso la conquista di una posizione utile per accedere alla prossima Champions League. I gialloblù invece, devono fare i conti con una classifica deficitaria, che la vede vicina alla zona retrocessione. Nel ruolo di doppio ex, Giuseppe Volpecina analizza così il confronto al
“Bentegodi” tra la squadra di Mandorlini e quella di Benitez, non tralasciando un commento in merito alla sua esperienza professionale nella città che ispirò Shakespeare: “La mia esperienza legata alla città di Verona è senza alcun dubbio positiva. La piazza non è calorosa come quella napoletana, ma sono stato sempre rispettato e apprezzato: la mia serietà e il mio impegno non sono passati inosservati. Verona è una bella città, molto vivibile, dunque ho bei ricordi. Rispetto al Verona dello scorso anno, la squadra di quest’anno si è indebolita e non gode di grande continuità, dopo un buon inizio di campionato vive di fasi alterne. L’anno scorso il Verona poteva contare su Iturbe e su Jorginho, che quest’anno veste la casacca azzurra. Il Jorginho dell’anno scorso era determinante: gestiva ed ordinava il gioco anche se quest’anno al Napoli non sta brillando. Prevedo una partita ostica, considerando il fatto che il Verona è bisognosa di punti e che la tifoseria gialloblù metterà pressione perché vorrà a tutti i costi la vittoria sui partenopei. Le due tifoserie sono da sempre rivali per cui credo che assisteremo ad un match teso: gli azzurri troveranno un ambiente non facile anche se il Napoli ha tutte le carte in regola per vincere ma deve scendere in campo con grinta, determinazione e cattiveria agonistica. Fattori e qualità che non sempre il Napoli impiega quando si trova ad affrontare squadre medio-piccole”. Volpecina ha vissuto importanti esperienze anche come direttore sportivo della Mariano Keller e della Boys Caserta. Interessante il suo punto di vista in merito all’importanza che i giovani di belle speranze rivestono oggi per il calcio di domani:
“I giovani sono il nostro futuro e il Napoli dovrebbe fare qualcosa in più per trattenere e valorizzare qualche ragazzo promettente. Un esempio è quello del giovanissimo Rolando Mandragora, che ha esordito con me e che ora gioca tra le fila del Genoa: certi talenti non bisognerebbe farseli sfuggire”.
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EUROPA LEAGUE, IL NAPOLI TORNA A MOSCA
Higuain, una rivincita per Diego
di Mauro Guerrera
Nei sedicesimi di finale di Europa League, il Napoli ha mortificato i turchi del Trabzonspor vincendo 4-0 in Turchia e 1-0 al San Paolo. Dall’urna svizzera di Nyon, sono stati sorteggiati i russi della Dinamo Mosca, quali avversari degli azzurri negli ottavi di finale dell’Europa League. Partita di andata al San Paolo alle ore 21:05 di giovedì 12 marzo, match di ritorno a Mosca alle ore 18:00 di giovedì 19 marzo. Il destino ha voluto riportare la compagine partenopea a Mosca, proprio là dove il grande Napoli di Re Diego scrisse la parola fine di un ciclo vincente. Era il 6 novembre 1990 e il Napoli venne eliminato ai rigori dallo Spartak Mosca, proprio negli ottavi di finale ma dell’allora Coppa dei Campioni. La vigilia di quella partita fu caratterizzata dal rifiuto di Diego Maradona di partire, per la fredda capitale russa, con il resto della squadra. Raggiunse i compagni nelle ore successive con un volo privato. Luciano Moggi, Direttore Generale di quel Napoli e l’allenatore Albertino Bigon, padre dell’attuale direttore sportivo azzurro Riccardo, fecero giocare Maradona solo nell’ultima mezz’ora della partita. Quella fu l’ultima partecipazione di Maradona in una competizione europea per club. “Quella vigilia fu turbata da mille polemiche” – ricorda Gennaro Montuori “Palummella” – “Appena si diffuse la notizia che Diego non sarebbe partito con la squadra, Biscardi durante la sua trasmissione televisiva il Processo del lunedì, simulò una diretta telefonica con me che in realtà non avvenne mai. Dopo le mie minacce di querela, lo stesso Biscardi e la Rai furono costretti a smentire quella telefonata. Prima della partita mi trovai faccia a faccia con Moggi, Bigon, Carlo Iuliano e Fernando Signorini che discutevano se schierare Diego almeno in panchina. Li invitai a riflettere bene, perché in caso di eliminazione senza Maradona
Carlo Iuliano addetto stampa e Fernando Signorini preparatore di Maradona nella brutta serata di Mosca 22
in campo, sarebbe stato difficile gestire poi la reazione del pubblico e degli addetti ai lavori. Ricordo come fosse ieri, che dopo quella partita capii che il ciclo del Napoli più forte di sempre era al capolinea. La tristezza che provavo nel mio cuore mi fece addormentare sugli spalti al freddo a una temperatura diversi gradi sotto lo zero. Per fortuna, il fotografo beneventano Arturo Russo, mi vide ricoperto di ghiaccio e mi venne a svegliare evitandomi irreparabili conseguenze da congelamento”. Ma i precedenti del Napoli con le squadre russe non si riducono solo al doppio 0-0 con lo Spartak Mosca, che poi si qualificò ai rigori. Trentaduesimi di finale della Coppa Uefa 197576. Avversario del Napoli sempre una squadra di Mosca, la Torpedo. In Russia cocente sconfitta per 4-1, con Savoldi che salvò l’onore degli azzurri. Il gol di Braglia nell’1-1 del ritorno è servito solo per le statistiche. Ci sono anche due precedenti che in realtà oggi non si possono considerare tali. Quando i vari territori sovietici erano uniti sotto la sigla URSS, il Napoli affrontò la Dinamo Tbilisi, oggi squadra della capitale della Georgia, ma all’epoca sotto la bandiera della Russia. Nella Coppa Uefa 1978-79, ancora un’eliminazione per il Napoli: 2-0 a Tbilisi e 1-1 con gol di Savoldi su rigore al San Paolo. Sempre in Coppa Uefa, nella stagione 19821983 andò meglio per gli azzurri: sconfitta per 2-1 a Tbilisi con gol di Ramon Diaz e vittoria-qualificazione per 1-0 al San Paolo con gol di Paolo Dal Fiume.
Ma chi sono i prossimi avversari del Napoli in Europa League? Come giocano?
La Dinamo Mosca partecipa alla Premjer Liga, il principale campionato di calcio della Russia. Attualmente occupa il terzo posto in classifica lontano dal primo posto dello Zenit San Pietroburgo, ma ha la possibilità di soffiare la seconda posizione al CSKA Mosca. In pratica si trova nella stessa situazione del Napoli con Juventus e Roma. In un certo senso rappresenta la squadra della Polizia di Mosca, perché nel 1971 venne posta sotto il controllo del Ministero degli Interni Sovietico. Proprio per queste intromissioni politiche, la Dinamo è una squadra non molto amata dai Russi. Nella sua bacheca, la maggior parte dei trofei risalgono all’epoca della ex Unione Sovietica: 11 campionati sovietici (l’ultimo vinto nel 1976), 6 Coppe dell’Urss (ultima vinta nel 1984), 1 Supercoppa dell’Urss (vinta nel 1977) e 1 Coppa di Russia (vinta nel 1995). In campo internazionale il risultato più prestigioso è la finale della Coppa delle Coppe del 1971-72 persa 3-2 contro gli scozzesi dei Rangers Glasgow. Nell’edizione attuale dell’Europa League, la Dinamo Mosca è ancora imbattuta. Ha giocato 12 partite conquistando 9 vittorie e 3 pareggi, frutto di 19 gol segnati e di 9 gol subìti. Queste le partite giocate quest’anno in Europa League dalla Dinamo Mosca (il primo risultato è quello ottenuto in casa, il secondo quello ottenuto in trasferta): Terzo turno qualificazione: Dinamo Mosca-Hapoel Shrona (Israele): 1-1/ 2-1 Spareggio: Dinamo Mosca-Omonia Nicosia (Cipro): 2-2/2-1 Girone Eliminatorio: Dinamo Mosca-Panathinaikos (Grecia): 2-1/2-1 Dinamo Mosca-PSV Eindhoven (Olanda): 1-0/1-0 Dinamo Mosca-Estoril (Portogallo): 1-0/2-1 Sedicesimi di finale: Dinamo Mosca-Anderlecht (Belgio): 3-1/0-0 Gli avversari del Napoli negli ottavi di finale di Europa League, rappresentano un ostacolo impegnativo ma decisamente alla portata di Higuain e compagni. Il 51enne allenatore Stanislav Cherchesov, di solito utilizza il modulo 4-5-1. Il terminale offensivo è il ventiquattrenne attaccante russo Kokorin. Alternativa al russo l’esperto attaccante tedesco Kuranyi ex di Stoccarda e Shalke 04.
Il reparto difensivo non è proprio di quelli insuperabili. Davanti al trentunenne portiere Gabulov, giocano l’olandesebrasiliano Douglas e il franco-congolese Samba. Sull’out sinistro si fa notare per le sue scorribande l’esterno Zhirkov ex Chelsea, mentre a destra gioca il nazionale russo Ionov. La fitta rete di centrocampisti è guidata dal nazionale francese ex Marsiglia Valbuena, che è anche l’elemento di maggior classe della squadra russa. Al suo fianco il mediano Denisov è in grado di rendersi utile in entrambe le fasi, senza però eccellere in nessuna delle due. Sono 10 i nazionali che giocano nella Dinamo Mosca: Zhirkov (esterno sinistro basso), Denisov (mediano), Kozlov (terzino destro), Granat (difensore centrale), Ionov (esterno destro basso) e Kokorin (attaccante) nella nazionale russa; il portiere Berezovskiy in quella armena. Con l’Ungheria gioca l’esterno sinistro alto Dzsudzsak, mentre il difensore centrale slovacco Hubocan, è compagno di nazionale di Hamsik. Chiude l’elenco il centrocampista della nazionale francese Valbuena. La Dinamo Mosca ha legato la propria fama al nome di una leggenda del calcio mondiale, LEV YASHIN, soprannominato il “Ragno nero”, che ha difeso la porta del club dal 1949 al 1970. Il destino spesso restituisce ciò che toglie e non lascia mai nulla al caso. Mosca 1990 ottavi di finale, la fine del ciclo del Napoli di Maradona l’argentino. Mosca 2015 ottavi di finale, l’inizio di un ciclo del Napoli di Higuain l’argentino?
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La foto del mese
di Pietro Mosca
Sosteniamolo
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CANÈ
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J
LA MAGLIA ATTACCATA ALLA PELLE
arbas Faustinho Canè (diminutivo di caneca che in brasiliano significa tazza di latte). Brasiliano purosangue di Rio de Janeiro, dove è nato il 21 settembre 1939. La sua avventura con la maglia azzurra ha vissuto due fasi diverse. La prima dal 1962 al 1969, quando arrivò all’ombra del Vesuvio direttamente dalla squadra brasiliana dell’Olaria. La seconda dal 1972 al 1975, quando tornò a vestire la maglia azzurra dopo una parentesi di tre stagioni con il Bari. La leggenda vuole che Lauro, presidente del Napoli dell’epoca, acquistò Canè nel 1962 sfogliando un pacco di fotografie di calciatori che gli erano stati consigliati. Quando vide Canè Lauro esclamò: “Pigliate chisto, è ‘o chhiù brutto e ‘o cchiù niro, farà paura ai terzini”. La prima volta che si affacciò sul golfo di Napoli, la città era in festa. La squadra era appena tornata in Serie A e aveva vinto la Coppa Italia 1961-62. Il debutto di Canè non è stato dei più felici. Il 6 settembre 1962, il Napoli perse in casa della Roma per 3-0. In quella partita il nuovo brasiliano del Napoli, con un solo tiro colpì un doppio leg-
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di Gennaro Montuori
no, mandando il pallone prima sul palo di destra e poi di rimbalzo su quello di sinistra, dopo aver danzato beffardo sulla linea di porta. A onor del vero, la prima volta che Canè indossò la maglia azzurra, fu durante un’amichevole durante il ritiro ad Agerola, sui Monti Lattari. Il Napoli organizzò quel ritiro in regime di ristrettezza economica e il campo non era proprio il massimo per un brasiliano. Addirittura qualche cronista dell’epoca, definì il campetto di gioco un vero e proprio “campo di galline”, anche per la presenza a bordo campo dei volatili di un contadino. Nella prima stagione, Canè collezionò appena 7 presenze, troppo poche per dare un concreto contributo alla causa partenopea. Il Napoli si classificò al terzultimo posto, e tornò mestamente in Serie B. Questa inaspettata retrocessione, creò intorno al brasiliano un clima di scetticismo ma, col passare del tempo e con i suoi primi gol (molti dei quali in tandem con Bean), diventò un idolo dei tifosi napoletani. Proprio grazie alla coppia Canè - Bean che il 26 maggio 1965 a Parma, il Napoli ritornò in serie A, con
due gol del brasiliano e uno di Bean. L’entusiasmo dei tifosi fu travolgente. Quel giorno, per evitare l’assalto della folla al suo ritorno a Napoli, Jarbas restò addirittura quattro ore nel vagone letto del treno. Per i tifosi azzurri oramai era all’altezza dei più grandi calciatori brasiliani dell’epoca. I tifosi più esaltati, lo ritenevano superiore addirittura al grande Pelè. Uno striscione che i tifosi napoletani dedicarono a Canè, è passato alla storia del calcio italiano. Il paragone tra Canè e i tre brasiliani più forti del momento Didì, Vavà e Pelè, fu talmente forte e simpatico che fece il giro del mondo. Dotato di un tiro potentissimo tiro, a ogni calcio di punizione che calciava Canè, i fotografi scappavano da dietro la porta avversaria, per paura di essere colpiti da una cannonata del brasiliano. La stagione successiva, quella del 1965-66, a Canè vennero affiancati due stelle del calcio italiano: Sivori e Altafini. Tra campioni l’intesa nasce spontanea, e così il Napoli in quel periodo ebbe un tridente d’attacco molto forte. Memorabili le vittorie azzurre firmate dai tre stranieri, che portarono il Napoli ad un passo dallo scudetto. Alla fine fu solo 3° posto con 45 punti, contro i 46 del Bologna e i 50 dell’Inter (campione d’Italia). Anche nelle stagioni successive, malgrado i tanti campioni in squadra, per il Napoli lo scudetto rimase solo un sogno. Canè venne ceduto al Bari, ma il suo legame con Napoli era troppo profondo. Al contrario degli altri brasiliani, Canè non sentiva la “saudade” della sua Patria, ma una grande nostalgia di Napoli e dei napoletani. Secondo lui un giocatore brasiliano è un “sudista”, quindi giocare in una città come Napoli, fosse in un certo senso come stare a casa. Proprio questa sua sensazione creò una simbiosi perfetta tra giocatore e pubblico, accomunati dallo stesso desiderio di battere la Juventus, il Milan o l’Inter, semplicemente perché del nord. Canè, dopo aver sposato una bellissima donna napoletana, nella stagione 1972-73 ritornò a giocare nel Napoli, dove poi concluse la sua carriera calcistica nel 1975. In quell’anno con Mister Vinicio in panchina, il Napoli sfiorò nuovamente lo scudetto. Canè concluse la sua avventura napoletana vincendo solo la Coppa della Alpi del 1966. Ma Jarbas Faustinho Canè di Rio de Janeiro, ha sposato Napoli e la sua bellezza, i napoletani e la loro passione per il calcio. Ancora oggi per Canè la sua casa è Napoli. 31
Serie A 2014/2015 - 22a giornata - 8 febbraio 2015
Il film di...
VS NAPOLI
3-1
Quarta vittoria consecutiva in campionato e il Napoli consolida il terzo posto. Ventisei minuti da grande squadra, che permettono al Napoli di portarsi sul doppio vantaggio grazie a Mertens e Gabbiadini, con belle azioni manovrate. Dopo una bella parata di Rafael che devia sulla traversa un bel tiro di Allan, arriva il gol di Thereau, favorito da un’uscita avventata del portiere azzurro. Il Napoli rivede i fantasmi delle rimonte subìte con Palermo e Cagliari.
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UDINESE
Di contro l’Udinese trova coraggio ed entusiasmo e mette sotto il Napoli fino alla fine del primo tempo. Ripresa con un Napoli più determinato che riprende in mano il controllo della partita, che chiude al 60° grazie all’autogol proprio di Thereau. Ritorno al gol su azione per Merten e ancora un gol di Gabbiadini. Hamsik e Maggio hanno confermato di attraversare un bel momento di forma, ma è tutta la squadra che sembra godere di una condizione atletica ottimale.
IL TABELLINO: NAPOLI - UDINESE 3-1 (primo tempo 2-1) NAPOLI (4-2-3-1): 1 Rafael; 11 Maggio, 33 Albiol, 5 Britos, 31 Ghoulam; 77 Gargano (8 Jorginho, dall’81’), 88 Inler; 14 Mertens (6 De Guzman, dal 66’), 17 Hamsik, 23 Gabbiadini (7 Callejon, dal 55’); 9 Higuain.
UDINESE (3-5-1-1): 31 Karnezis; 75 Heurtaux, 5 Danilo, 89 Piris; 27 Widmer, 5 Allan, 19 Guilherme, 21 Hallberg (94 Aguirre, dal 63’), 26 Pasquale; 8 Bruno Fernandes (9 Perica, dal 78’); 77 Thereau (34 Gabriel Silva, dal 87’).
Non entrati: 45 Andujar, 15 Colombo, 4 Henrique, 26 Koulibaly, 3 Strinic, 19 David Lopez, 91 Duvan. All. Benitez
Non entrati: 97 Meret, 22 Scuffet, 18 Bubnjic, 2 Molla Wague, 44 Jankto. All. Stramaccioni
MARCATORI: al 7’ Mertens (N), al 21’ Gabbiadini (N), al 27’ Thereau (U), al 60’ autogol Thereau (U). NOTE: Ammoniti: Hallberg (U) al 1’, Allan (U) al 10’, Mertens (N) al 38’, Pasquale (U) al 68’, Higuain (N) al 81’, Heurtaux (U) al 85’ Angoli: 7 a 1 per l’Udinese. Possesso palla: 60,5% Napoli, 39,5% Udinese. Recupero: 2’ nel primo tempo e 3’ nel secondo tempo. Arbitro: Marco DIBELLO di Brindisi. Spettatori: 28.773. Incasso: 434.587,44
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Serie A 2014/2015 - 23a giornata - 14 febbraio 2015
Il film di...
VS PALERMO
3-1
Il Napoli regala un triste San Valentino ai propri tifosi, facendo tre scherzi di carnevale ai napoletani. Il Palermo imposta la partita preoccupandosi solo di arginare gli attacchi degli azzurri per lanciarsi poi negli spazi. Tattica perfetta che permette al Palermo di passare in vantaggio, grazie a un intervento goffo del portiere del Napoli Rafael, che non riesce a trattenere un tiro da quasi quaranta metri di Lazaar. Lo svantaggio evitabile ha annebbiato le idee dei calciatori azzurri, che oltre un tentativo isolato del solito Higuain, non sono mai pericolosi. Napoli allo sbando e il Palermo ne approfitta, portandosi sul 2-0 con Vazquez. IL primo tempo si chiude sul 2-0 per i rosanero.
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NAPOLI
Nel secondo tempo la musica non cambia, malgrado le sostituzioni decise da Benitez. Anzi è il Palermo a trovare ancora la via del gol con Rigoni dopo una splendida azione di contropiede. Il terzo gol consecutivo con la maglia azzurra di Gabbiadini, innesca la reazione tardiva del Napoli, che negli ultimi dieci minuti è riuscito a essere pericoloso, senza però concretizzare in gol. Qualche recriminazione per un fallo di mani in area che avrebbe potuto riaprire la partita, ma non deve essere questo un alibi per una prestazione incolore della squadra napoletana. Una sconfitta che frena la rincorsa del Napoli al secondo posto. Reagire subito è un obbligo per Benitez, torna l’Europa League e il Napoli non può fallire.
IL TABELLINO: PALERMO – NAPOLI: 3-1 (primo tempo 2-0) PALERMO (4-3-2-1): 70 Sorrentino; 3 Rispoli, 4 Andelkovic, 19 Terzi, 7 Lazaar; 15 Bolzoni, 27 Rigoni, 8 Barreto (28 Jajalo, dal 85’); 21 Quaison (18 Chochev, dal 69’), 20 Vazquez (99 Belotti, dal 78’); 9 Dybala.
NAPOLI (4-2-3-1): 1 Rafael; 11 Maggio, 33 Albiol, 5 Britos, 3 Strinic; 8 Jorginho, 19 David Lopez (77 Gargano, dal 69’); 7 Callejon, 17 Hamsik (23 Gabbiadini, dal 53’), 6 De Guzman; 9 Higuain (91 Duvan, dal 73’).
Non entrati: 1 Ujkani, 5 Milanovic, 33 Daprelà, 89 Morganella, 22 Ortiz, 13 Emerson, 14 Della Rocca, 10 Joao Silva, 94 Bentivegna. All. Iachini
Non entrati: 45 Andujar, 15 Colombo, 4 Henrique, 26 Koulibaly, 31 Ghoulam, 88 Inler. All. Benitez
MARCATORI: al 14’ Lazaar (P), al 35’ Vazquez (P), al 65’’Rigoni (P), al 82’ Gabbiadini (N). NOTE: Ammoniti: Jorginho (N) al 6’, Higuain (N) al 41’, Rispoli (P) al 52’, Rigoni (P) al 58’, Bolzoni (P) all’81’. Espulsi: Nessuno. Angoli: 7 a 1 per il Napoli. Possesso palla: 63,6% Napoli, 36,4% Palermo. Recupero: 0’ nel primo tempo e 4’ nel secondo tempo. Arbitro: Paolo Silvio MAZZOLENI di Bergamo. Spettatori: 11.247.
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Europa League - 16esimi partita di andata - 19 febbraio 2015
Il film di...
VS Trabzonspor
0-4
Il Napoli vola in Turchia per una passeggiata sul campo del Trabzonspor. Quattro gol e qualificazione ipotecata già nella partita di andata. Netto il divario tra due squadre in campo. Bravi gli azzurri a domare subito il caloroso pubblico turco, evitando che trasmettesse una grande carica agonistica agli avversari degli azzurri. Sono bastati cinque minuti ad Henrique per sbloccare il risultato e portare il Napoli in vantaggio. I successivi tre gol di Higuain, Gabbiadini e Duvan, hanno solo messo il sigillo su una partita che per gli azzurri è stata più agevole di quanto previsto alla vigilia. Bella l’intesa tra Gabbiadini e Higuain, mentre Duvan ha messo in mostra i progressi ottenuti sotto la sapiente guida di Benitez, sia dal punto tecnico che dal punto di vista tattico. L’unica nota stonata è stata il rigore fallito da Mertens, che però non ha inciso sull’esito finale del match.
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NAPOLI
Intelligente la rotazione dei giocatori (così la chiama il tecnico spagnolo) adottata da Rafa Benitez. Quattro titolarissimi (David Lopez, Hamsik, Callejon e Maggio) hanno lasciato il posto rispettivamente a Inler, De Guzaman, Gabbiadini e Henrique. Bravo Benitez anche a pensare alla staffetta tra Gargano e David Lopez, in modo da avere due centrocampisti freschi per la successiva sfida contro il Sassuolo in campionato. Tra i pali ha giocato Andujar in sostituzione di Rafael, sostituzione non tecnica ma già concordata prima che il portiere brasiliano commettesse gli errori che ha fatto contro Chievo, Udinese e Palermo. Il netto 4-0, in attesa di giocare la partita di ritorno al San Paolo, permette al tecnico spagnolo del Napoli di iniziare a studiare i possibili prossimi avversari.
IL TABELLINO: TRABZONSPOR – NAPOLI: 0-4 (primo tempo 0-3) TRABZONSPOR (4-3-3): 12 Arıkan; 3 Bosingwa, 4 Demir, 6 Medjani, 68 Dogan; 10 Hurmaci (77 Nizam, dal 92’), 66 Atik (38 Dursun, dal 92’), 99 Zengin; 9 Sefa Yilmaz, 7 Oscar Cardozo, 8 Aydoğdu (61 Yavru, dall’ 84’).
NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 4 Henrique, 26 Koulibaly, 33 Albiol, 31 Ghoulam; 77 Gargano (19 David Lopez, dal 1° s.t.), 88 Inler; 23 Gabbiadini, 6 De Guzman (7 Callejon, dal 25° s.t.), 14 Mertens; 9 Higuain (91 Duvan, dal 34° s.t.).
Non entrati: 13 Demir. All. Yanal
Non entrati: 1 Rafael, 5 Britos, 11 Maggio, 17 Hamsik. All. Benitez
MARCATORI: Henrique (N) al 5’, Higuain (N) al 19’, Gabbiadini (N) al 26’, Duvan (N) al 91’. NOTE: Ammoniti: Atik (T) al 35’, Demir (T) al 40’, Inler (N) al 63’. Espulsi: Nessuno. Angoli: 7 a 6 per il Napoli. Possesso palla: 51,3% Napoli, 48,7% Trabzonspor. Recupero: 0’ nel primo tempo e 2’ nel secondo tempo. Arbitro: Vladislav BEZBORODOV (Russia). Spettatori: 24.247.
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Serie A 2014/2015 - 24a giornata - 23 febbraio 2015
Il film di...
VS NAPOLI
2-0
Il Napoli supera il Sassuiolo e si porta a -3 dal secondo posto della Roma. Partita non bellissima con un primo tempo con poche emozioni. Solo Hamsik per il Napoli e Berardi per il Sassuolo tentano la via della rete senza successo. Secondo tempo più vivace. Prima Berardi mette i brividi ad Andujar con un tiro a giro che esce di un soffio, poi Duvan Zapata con una caparbia azione personale sblocca il risultato. Il boato del San Paolo non fa in tempo a spegnersi che esplode ancora più forte per un gran gol di Hamsik su assist di un incontenibile Duvan Zapata.
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SASSUOLO
Magnaneli prova a riaprire la partita con un gran tiro all’incrocio dei pali, ma Andujar si fa trovare pronto e con un balzo felino devia la palla in calcio d’angolo. Entra Mertens al posto di Gabbiadini, ma la sua partita dura solo sette minuti. L’attaccante belga commette un inutile fallo sulla trequarti e il rosso diretto lo manda anzitempo negli spogliatoi. Napoli in dieci, ma la mentalità europea che gli ha saputo trasmettere Benitez, consente al Napoli controllare bene le azioni degli avversari e di proporsi pericolosamente in contropiede. Vittoria meritata che proietta il Napoli verso traguardi insperati.
IL TABELLINO: NAPOLI - SASSUOLO: 2-0 (primo tempo 0-0) NAPOLI (4-2-3-1): 45 Andujar; 11 Maggio, 33 Albiol, 26 Koulibaly, 31 Ghoulam; 77 Gargano, 19 David Lopez; 23 Gabbiadini (14 Mertens, dal 75’), 17 Hamsik (6 De Guzman,dall’82’), 7 Callejon (16 Mesto, dall’89’); 91 Duvan.
SASSUOLO (4-3-3): 47 Consigli; 23 Gazzola, 28 Cannavaro (20 Bianco, dal 22’), 15 Acerbi, 5 Antei (8 Antei, dall’11’); 19 Taider (30 Lazarevic, dal 87’), 4 Magnanelli, 7 Missiroli; 25 Berardi, 10 Zaza, 83 Floro Flores.
Non entrati: 1 Rafael, 15 Colombo, 4 Henrique, 5 Britos, 3 Strinic, 8 Jorginho, 88 Inler. All. Benitez
Non entrati: 16 Polito, 86 Celeste, 14 Donis, 6 Chibsah, 33 Brighi, 99 Floccari, 17 Sansone. All. Di Francesco
MARCATORI: al 60’ Duvan (N), al 69’ Hamsik (N) NOTE: Ammoniti: Maggio (N) al 34’, Bianco (S) al 38’, Magnanelli (S) al 49’, Gargano (N) al 55’, Duvan (N) al 65’. Espulsi: Mertens (N) al 72’. Angoli: 7 a 2 per il Napoli. Possesso palla: 54,4% Napoli, 45,6% Sassuolo Recupero: 2’ nel primo tempo e 3’ nel secondo tempo. Arbitro: Davide MASSA di Imperia Spettatori: 46.925, per un Incasso di € 483.383,44
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Europa League - 16esimi partita di andata - 19 febbraio 2015
Il film di...
VS NAPOLI
1-0
Archiviata la pratica qualificazione con la vittoria esterna per 4-0, il Napoli ha superato i turchi del Trabzonspor anche allo stadio San Paolo per 1-0 grazie al gol di De Guzman al 18° minuto del primo tempo. Per gli azzurri un allenamento un po’ più impegnativo del normale. Partita sempre controllata dalla squadra di Benitez, che ha visto in Callejon l’attaccante cercare la via del gol con maggiore insistenza. Proprio da un suo tiro respinto dal portiere turco è arrivato il gol Vittoria per gli azzurri.
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Trabzonspor
Terza vittoria consecutiva del Napoli in Europa League. In Europa, quinto risultato utile consecutivo e quinta partita consecutiva senza subire gol. Questo è il biglietto da visita che il Napoli presenterà alla avversaria che l’urna di Nyon ha abbinato agli azzurri per gli ottavi di finale di questa competizione. Nella partita di andata che si giocherà a giovedì 12 marzo alle ore il Napoli se la vedrà con del ritorno allo stadio giovedì 19 marzo alle ore
IL TABELLINO: NAPOLI – TRABZONSPOR (Turchia) 1-0 (primo tempo 1-0) NAPOLI (4-2-3-1): 1 Rafael; 16 Mesto, 4 Henrique, 5 Britos, 31 Ghoulam; 8 Jorginho, 88 Inler; 7 Callejon (17 Hamsik, dal 78’), 6 De Guzman (23 Gabbiadini, dal 79’), 14 Mertens; 9 Higuain (91 Duvan, dal 63’). Non entrati: 45 Andujar, 26 Koulibaly, 19 David Lopez, 77 Gargano. All. Benitez
TRABZONSPOR (4-3-3): 12 Arıkan; 38 Dursun (61 Yavru, dall’ 88’), 3 Bosingwa, 4 Demir, 68 Dogan; 5 Mehmet Ekici, 66 Atik (8 Aydogdu, dal 78’), 6 Medjani;10 Hurmaci, 7 Oscar Cardozo, 99 Zengin (9 Sefa Yilmaz, dall’ 84’). Non entrati: 13 Demir, 77 Nizam, 11 Constant. All. Yanal
MARCATORI: al 18’ De Guzman (N). NOTE: Ammoniti: Ekici (T) al 41’, Arikan (T) al 58’, Hurmaci (T) all’ 82’. Espulsi: nessuno. Angoli: 3 a 3. Possesso palla: 55,7% Napoli, 44,3% Trabzonspor. Recupero: 1’ nel primo tempo e 3’ nel secondo tempo. Arbitro: Ivan BEBEK (Croazia). Spettatori: 14.410 Incasso: 173.878,00
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Serie A 2014/2015 - 25a giornata - 1° marzo 2015
Il film di...
VS TORINO
1-0
Il Napoli perde a Torino dimostrando di non essere ancora una squadra matura. Nel rispetto della tradizione storica che accompagna il Napoli da sempre, gli azzurri falliscono ancora una volta la partita-svolta di un campionato. Primo tempo di attesa, senza il piglio della squadra che vuole a tutti i costi arrivare almeno secondo in un campionato già dichiarato perso nel mese di dicembre. Poche le azioni-gol da ricordare e tutte nel secondo tempo. Due volte Higuain prova a insaccare la porta granata, ma prima Padelli si fa trovare pronto alla parata, poi spara decisamente alto dopo avere giocato d’anticipo
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NAPOLI
sull’avversario. L’ingresso di Gabbiadini ha dato maggiore pericolosità all’attacco del Napoli fino a quel momento evanescente. Per Manolo un tiro fuori di poco e un palo su punizione. Anche il Torino è stato pericoloso solo in un paio di occasioni. Nei primissimi minuti della partita quando Martines ha sparato alto da posizione ravvicinata e con Bovo su punizione parata ottimamente da Andujar. La differenza è tutta su un calcio d’angolo regalato al Torino per un clamoroso errore su retropassaggio da centrocampo di Koulibaly. Sul cross al centro area Glik anticipa tutti e regala la vittoria ai granata.
IL TABELLINO: TORINO – NAPOLI: 1-0 (primo tempo 0-0) TORINO (3-5-2): 30 Padelli; 5 Bovo, 25 Glik, 24 Moretti; 33 Bruno Peres, 7 El Kaddouri (4 Basha, dal 93’), 14 Gazzi, 8 Farnerud, 36 Darmian; 27 Quagliarella (22 Amauri, dal 94’), 17 Martinez (11 Maxi Lopez, dal 59’).
NAPOLI (4-2-3-1): 5 Andujar; 11 Maggio (91 Duvan, dalL’83’), 33 Albiol, 26 Koulibaly, 3 Strinic; 77 Gargano (88 Inler, dalL’82’ ), 19 David Lopez; 7 Callejon, 17 Hamsik (23 Gabbiadini, dal 62’), 6 De Guzman; 9 Higuain.
Non entrati: 13 Castellazzi, 1 Ichazo, 19 Maksimovic, 21 Gaston Silva, 3 Molinaro, 18 Jansson. All. Ventura
Non entrati: 1 Rafael, 15 Colombo, 4 Henrique, 5 Britos, 31 Ghoulam, 16 Mesto, 8 Jorginho. All. Benitez
MARCATORI: al 67’ Glik(T). NOTE: Ammoniti: El Kaddouri (T) al 29’, Gargano (N) al 34’, Koulibaly (N) al 70’, Quagliarella (T) al 71’, Maggio (N) all’81’. Espulsi: Nessuno. Angoli: 5 a 2 per il Napoli. Possesso palla: 56,8% Napoli, 43,2% Torino. Recupero: 1’ nel primo tempo e 5’ nel secondo tempo. Arbitro: Massimiliano IRRATI di Pistoria. Spettatori: 11.247.
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