Ultr'azzurro novembre 2013

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EDITORIALE

32 ROMA-NAPOLI

NELLA GALLERIA 6 HIGUAIN DEI GRANDI

CENTRAVANTI AZZURRI

PASSO 12 A UNDALLA STORIA

36 O. MARSIGLIA-NAPOLI 40 NAPOLI-TORINO

18 SUL TETTO D’EUROPA 44 FIORENTINA-NAPOLI 48 NAPOLI-CATANIA PERCHÉ 20 POSTIGLIONE: NON AMO DE LAURENTIIS 24 TRA I DUE LITIGANTI... 28 LA FOTO DEL MESE DEL MESE 30 IL CALCIATORE PEPE REINA

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T I F O S I N A P O L E TA N I

SULLA PELLE 52 LAA.MAGLIA CARANNANTE

54 JUVENTUS-NAPOLI STORY 56 LO SPAZIO DEI TIFOSI

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C

arissimi lettori, c’eravamo lasciati alla vigilia di Roma-Napoli con tutto l’entusiasmo che una gara di questo calibro comporta. Purtroppo il Napoli è uscito sconfitto dall’Olimpico. In compenso, però, sono arrivate le vittorie in Champions League con il Marsiglia, ed in campionato con Fiorentina e Catania che ci tengono ancorati alla vetta. I 28 punti conquistati dal Napoli sono un qualcosa di straordinario. Se c’è una squadra che si sta superando quella è la Roma, non di certo il Napoli o la Juventus. Dicembre è ormai alle porte e a breve avrà inizio il mercato di riparazione, che permetterà al Napoli di apportare qualche accorgimento alla rosa. Stavolta, però, non voglio dilungarmi troppo sul calcio. Preferisco dare priorità a un tema di forte risonanza sociale di cui ho già parlato, come ricarderete nel numero precedente, il razzismo negli stadi in modo particolare nei confronti dei napoletani. Stiamo assistendo ad un qualcosa di vergognoso. Gli ultras delle squadre del Nord, in modo particolare quelli di Juventus, Inter, Milan, Fiorentina e tante altre, si sono alleate contro di noi, ed ogni domenica inneggiano cori beceri nei confronti della nostra amata terra già tartassata dai mille problemi che l’affliggono. Non voglio però spendere troppe parole per questi emeriti imbecilli, perdonate l’onestà. Vorrei soltanto ricordare a queste persone, che se il Nord oggi versa in condizioni economiche decisamente migliori, soprattutto dal punto di vista industriale, è perché all’indomani dell’Unità d’Italia hanno letteralmente sfruttato le risorse e gli uomini del Sud importandole al Nord per far crescere la loro economia. Oltretutto, si sono macchiati di uno dei più atroci crimini che la storia dell’Italia degli ultimi anni abbia mai conosciuto, riassumibile nell’ormai nota locuzione ‘‘Terra dei fuochi’’. Hanno avvelenato un’intera popolazione. Si sono alleati con questi pseudo-criminali ed hanno lasciato che questi consumassero il loro crimine all’insaputa della popola-

zione, che un domani non molto lontano si troverà a pagarne le conseguenze. Lo sversamento illecito dei rifiuti tossici come l’amianto, e la diossina sprigionata dai roghi hanno avvelenato i nostri beni alimentari. Quel cibo è stato ignaramente consumato sulle nostre tavole. Vergognatevi. Ve la vedrete con nostro Signore. Ritornando al calcio, per concludere il discorso, se la nostra squadra del cuore riuscisse a superare il turno di Champions League entrerebbe di diritto nella storia. Però non dimentichiamoci che lo farebbe come seconda classificata, perché il record di ieri era stato raggiunto con la vittoria dello scudetto. Non ci dimentichiamo che avendo già giocato a Milano col Milan, a Firenze con la Fiorentina, all’Olimpico con la Roma e prossimamente a Torino con la Juventus, al ritorno saranno tutte affrontato al San Paolo. Il girone di ritorno sarà per tanto decisamente più facile. Vi auguro una buona lettura degli articoli che troverete in questo nuovo numero e vi rinnovo il consueto appuntamento televisivo tutti i giovedì, a partire dalle 20:45, in onda dagli studi di Tv Luna Napoli, canale 14 del digitale terrestre e canale 920 di Sky Napoli Mia Tv. La trasmissione più seguita dal tifo partenopeo, con un parterre ricco di illustri ospiti. Ad allietare le serate la partecipazione canora dei Cantori del 900. La trasmissione sarà visibile su tutti i canali del bouquet Tv Luna (LunaSport, LunaMovie, LunaSat) e in streaming live sul sito www.tifosinapoletani.it., e sul canale 680 per la regione Lazio. Come sempre, dal profondo del cuore Forza Napoli!



HIGUAIN NELLA GALLERIA DEI GRA

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onzalo Higuain, argentino nato a Brest, in Francia, dove suo padre giocava, entra in punta di piedi nella galleria dei centravanti azzurri. Personalità spiccata, ma non eclatante. Non ha gesti tecnici clamorosi, non è un bomber dirompente, non gioca con le acrobazie che strappano l’applauso. E’ un attaccante moderno che gioca su tutto il fronte dell’attacco, che si defila

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per ricevere palla e lanciare i compagni, che ha nei piedi la capacità di mettere il pallone dove vuole (gli splenidid assist a Callejon e Mertense nei due gol di Firenze) e una buona prestanza fisica da impegnare duramente i difensori nei contrasti. Maradona ha detto che Higuian è un misto fra Batistuta ed Hernan Crespo, non male come “somma” di due celebri cen-


ANDI CENTRAVANTI AZZURRI di

travanti argentini. Il Napoli lo prende dal Real Madrid, dove Gonzalo era chiuso da Benzema, per 40 milioni di euro, cifra che rispecchia il valore del giocatore e il suo principesco ruolino di attaccante. 136 gol prima di trasferirsi al Napoli, 15 reti in 41 partite col Rivera Plate, 121 col Real Madrid in 264 gare considerando tutte le competizioni. A Napoli è già andato in gol alla seconda partita di campionato, a Verona suk Chievo. Un gol anche all’Atalanta e uno al Milan nelle giornate successive, tre reti di seguito. Poi i due rigori impeccabili contro il Torino, violento il primo tiro sotto la traversa,a spiazzare il portiere nella seconda esecuzione. Più un gol in Champions contro il Borussia Dortmund. Afflitto da una cicatrice al flessore della gamba destra ha dovuto saltare due partite di campionato e una in Europa. Doveva far dimenticare Cavani. Ha un gioco diverso dall’uruguayano, è più disposto a servire i compagni, mentre il Matador viveva per il gol pretendendo d’essere sempre servito. Gonzalo Higuain non è venuto per far dimenticare nessuno. Professionista ineccepibile farà la sua parte e ha cominciato in maniera molto positiva pur non essendo ancora al top della forma fisica. Non ricorda nessuno dei centravanti del passato. Farà storia a sé. Non si sa dove possa arrivare nella classifica dei gol che vede questa graduatoria fra i grandi centravanti azzurri: Sallustro (103 reti), Careca

Mimmo Carratelli

(73), Altafini (71), Vinicio (69), Savoldi (55), Jeppson (52), Amadei (47), Di Giacomo (32), Fonseca (31), Astorri e Stellone (30), Clerici (29), Dionigi (27), Bellucci (24), Giordano (23). Attila Sallustro, che giocò dal 1926 al 1937, è stato il primo idolo del tifo napoletano. Cominciò a giocare a 17 anni. Fu definito “il veltro”. Un levriero. “Carè-Carè-Careca, tira la bomba” è stato l’incoraggiamento che risuonava al “San Paolo” negli anni del brasiliano a fianco di Maradona. Nel campionato 1988-89 segnò il maggior numero di gol, 19. Velocissimo e dal tiro secco, tramutava in gol gli assist del pibe. Un giorno Agnelli disse: “Maradona sarà pure l’anima del Napoli, ma per la mia Juve prenderei Careca”. Ha giocato nel Napoli sei campionati. segue a pagina seguente →

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Josè Altafini è stato il centravanti del Napoli del boom alla metà degli anni Sessanta. Venne con Sivori per un’accoppiata spettacolare. Memorabile il gol che segnò a Bologna nel ’67. Palla al centro, scambio con Juliano, fuga vertiginosa per quaranta metri, quattro avversari saltati in verticale e gol irresistibile in 35 secondi. Un gol rapidissimo, in appena 40 secondi, segnò Vinicio al suo debutto in maglia azzurra, al Vomero, contro il Torino. Aveva 23 anni ed era un brasiliano atipico: pochi ghirigori e colpi di tacco, ma azione asciutta e potente, e tiro micidiale. Fu per tutti ‘o lione. Giocò solo cinque campionati nel Napoli, dirottato a Bologna con la scusa che fosse anemico. I tifosi issarono uno striscione al “San Paolo” che diceva: “Vendetevi l’anima, ma non Vinicio”. Ma la società lo cedette ugualmente e Vinicio continuò a segnare gol prepotenti a Bologna e nel Vicenza. Se l’acquisto di Hasse Jeppson per 105 milioni fece scalpore nel 1952, quello di Savoldi per due miliardi nel 1975 stabilì un record. Mai nessun giocatore era stato pagato tanto. In realtà, per averlo dal Bologna, il Napoli pagò 1400 milioni più la cessione di Clerici e Rampanti. Beppe-gol, nei quattro anni nel Napoli, segnò con bella continuità: 14 reti il primo anno, poi 16 gol nel

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secondo e altrettanti nel terzo, 9 reti l’ultimo anno. Fu chiamato “’o marajà”. Amadei giunse a Napoli nel 1950 col titolo di “re di Roma”. Con la squadra giallorosa aveva vinto lo scudetto nel 1942. Era una fionda umana dal tiro micidiale. Giocò sei campionati nel Napoli prima di diventare allenatore della squadra azzurra. Beniamino Di Giacomo, marchigiano, detto “il bersagliere” per il suo modo di andare alla carica verso la porta, giocò quattro campionati nel Napoli, dal 1957 al 1960, proveniente dalla Spal. Nel 1992 arrivò Roger Rabbit. Coi due denti superiori da coniglio, questo era l’appellativo (non gradito) di Daniel Fonseca, uruguayano di bell’aspetto. Stava sempre a bocca aperta. Bel ciuffo valorizzato dal gel, mancato medico e avvocato, prediletto del nonno Rogelio, arrivò in Italia a 21 anni (al Cagliari) e venne al Napoli a ventitre. Ferlaino fece una pazzia per averlo, 16 miliardi. Lippi, quando arrivò sulla panchina azzurra, commentò: “In quel piede ha la musica”. Il piede era il sinistro dalla zampata fatale. Segnò 31 gol col Napoli, beniamino di Claudio Ranieri. Sognammo la sera di settembre a Valencia: 5-1 agli spagnoli in Coppa Uefa, i gol tutti di Fonseca che siglò anche l’1-0 al San Paolo. Mario Astori era piacentino. Venne nel Napoli nel 1949 dopo avere giocato nella Juventus e nell’Atalanta. Per le sue gambe arcuate fu definito “lo sceriffo”. Restò in maglia azzurra per quattro stagioni.


Sergio Clerici, il “gringo”, era il beniamino di Vinicio allenatore. Perché era un irrid u c i b i l e combattente. Giocava con lo stesso ritmo per novanta minuti, generosissimo. Battendosi fino all’ultimo minuto, spesso segnava al 90’. Un trascinatore oltre che un valente cannoniere. Giocò nel Napoli due sole stagioni. Aveva superato la trentina e fu ceduto per far posto a Savoldi. Bruno Giordano, dato per finito, ebbe la fiducia di Italo Allodi che lo portò a Napoli e, in maglia azzurra, vinse lo scudetto del 1987. Perfetta l’intesa con Maradona. Più spesso era Giordano a lanciare in gol il pibe. Ma tanti sono i nomi dei giocatori con la maglia numero 9 che vengono in mente. Prima della guerra, c’era stato Evaristo Barrera, 30 anni, preso dalla Lazio, fisico da sfondatore e tiro micidiale. Riza Lustha era albanese e aveva i piedi piccoli (calzava il 36). Venne dalla Juve e rimase solo un anno in azzurro. Dante Di Benedetti e lo slavo Ivan Suprina,

giunto al Napoli dallo Strasburgo, furono i condottieri dell’attacco azzurro nel dopoguerra. Suprina era un autentico maramaldo, rubacuori e centravanti acrobatico. Roberto La Paz, mulatto uruguayano, alto due metri, fu il primo giocatore di colore del campionato italiano. Arrivò al Napoli nel 1947, giocò tre stagioni in maglia azzurra e segnò solo sette gol. Ma era un gran personaggio, simpatico e intelligente. Questi sono stati i centravanti, con Postiglione, Tomeazzi, Fanello, il malinconico Ramon Diaz, Penzo lo spilungone e Ciccio Baiano, che hanno fatto la loro parte con la maglia numero 9 del Napoli. Poi, il declino della squadra azzurra ha richiamato al San Paolo centravanti che hanno lasciato orme vaghe se si eccettua Roberto Stellone che, in quattro stagioni, con 30 gol precede di una rete Clerici fra i centravanti azzurri, però giocando tre campionati in serie B. Massimo Agostini, 13 gol, è stato un “condor” che volò basso nel Napoli a metà degli anni Novanta. Nicolino Caccia di Castello di Cisterna, 7 gol, sembrava un bimbo sempre sul punto di piangere. Igor Protti fu il lieve sparviero di una stagione (4 gol). Il pugliese Nicola Amoruso venne in esilio dalla Juve, 10 gol nell’ultimo anno del Napoli in serie A. Più sostanzioso l’apporto di Claudio Bellucci, 24 reti, e Davide Dionigi, 27. Con molte speranze e grandi promesse arrivò Emanuele Calaiò, palermitano con moglie napoletana, 23 anni, che contribuì con le sue reti alla risalita del Napoli di De Laurentiis in serie A. E una citazione merita l’argentino Sosa per i suoi gol in “zona Sosa” e l’attaccamento alla maglia azzurra. Benché fosse più ala che centravanti, ma giocò con la maglia azzurra numero 9, Stefan Schwoch è fra i cannonieri del Napoli di maggior rilievo. Nel campionato di serie B 1999-2000 realizzò 22 reti eguagliando il record stagionale di gol di Sallustro (1928-29) e Vojak (1932-33).

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A UN PASSO DAL

O

rmai ci siamo. Nelle prossime tre gare di Champions League il Napoli può entrare nella storia affrontando l’Olympique Marsiglia, il Borussia Dortmund e l’Arsenal. Ormai tutte le emittenti radiofoniche e televisive regionali e nazionali dicono quello che io ormai affermo da mesi. Quando mancano i perni del Napoli la squadra va in difficoltà. Ho sempre aperto bocca con umiltà e nelle dichiarazioni che facevo e che tutt’oggi continuo a fare, mi sono sempre assunto la responsabilità di quanto affermavo. Anche quando il Napoli era al comando della classifica io ho tirato i remi in barca, convinto sempre di più del fatto che a questa squadra mancasse ancora qualcosa. Le belle favole piacciono a tutti, ma il calcio va raccontato per quello che è. È importante che venga fatta chiarezza sulla realtà delle cose e la verità è che il Napoli ha una rosa incompleta. Non voglio sparare sulla croce rossa, fa male anche a me, perché quella croce è pur sempre la mia fede calcistica. Per quel che mi riguarda non ho nessun interesse a remare contro alla mia squadra, come una piccola cerchia di gente insinua. Le persone forse non hanno capito, che oltre alla passione, più il Napoli va bene e meglio vanno il mio giornale ed anche la mia trasmissione. Ci sono i napolesi che vanno contro i napoletani, ed i napoletani che invece convengono con quanto io ormai affermo da tempo. Al Napoli servivano almeno altri tre giocatori, per l’esattezza un difensore, un centrocampista ed un attaccante, ma mi sono ripromesso ancora una volta di rinviare il discorso a dicembre. Volendo analizzare l’intera rosa reparto per reparto vi elenco subito i punti deboli del Napoli. Partiamo dal portiere. Qui non bisogna stravolgere nulla. È un ruolo più che completo. Sia Reina che Rafael sono due grandi portieri. Sono le vittorie che parlano a loro

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favore. Li ho anche visti all’opera e sinceramente sono rimasto entusiasmato. Passiamo alla difesa. Ancor mi chiedo come abbia fatto il Napoli a privarsi di Campagnaro e a tenersi Mesto. Questo è il primo enigma. Dopo l’infortunio di Zuniga, Mesto è stato preferito ad Armero. Sinceramente non condivido questa scelta. Armero pur non essendo un grande marcatore è sicuramente superiore a Mesto. Già sull’out destro non potrà mai sostituire Maggio, figuriamoci

a sinistra. Peccato per l’infortunio a Zuniga. Era uno dei giocatori più in forma del Napoli. Oltretutto il suo infortunio arriva dopo il rinnovo contrattuale. Attendiamo fiduciosi il suo ritorno in campo quasi fosse un nuovo acquisto. Poi c’è Christian Maggio. Dopo l’intervento al ginocchio che gli è costato un lungo e prolungato stop è ritornato a servizio dell’allenatore. Con il tempo recupererà la sua forma fisica ottimale. Seppur reduce da questo brutto infortunio Christian è una garanzia. I numeri parlano a suo favore. A completare il roster dei difensori c’è Paolo Cannavaro. Vorrei soltanto invitare i tifosi azzurri ad essere meno distruttivi con lui. Nella trasferta all’Olimpico contro la Roma è stato schierato per far fronte ad un’emergenza, l’infortunio di Britos. Chi mastica calcio da anni sa bene che chi gioca dal primo minuto di gioco ha sicuramente una concentrazione diversa rispetto a chi subentra a gara ormai inoltrata. Oltretutto Paolo non è stato impiegato nemmeno nelle gare di seconda fascia, figuriamoci in una partita di quella importanza, dove la posta in palio era alta. È entrato in campo a freddo, senza avere nemmeno il tempo di riscaldarsi. L’età per lui (calcisticamente parlando) avanza e quando un calciatore gioca poco, incide sulle prestazioni con ripercussioni anche sul piano fisico e morale. Cannavaro non è Albiol,


LLA STORIA di

Gennaro Montuori

non è nemmeno Baresi. È uno che ha sempre fatto la sua umile partita. Ha alzato la Coppa Italia, il primo trofeo dell’era De Laurentiis ed è stato tra i protagonisti della qualificazione in Champions League in campionato. Queste sono motivazioni importanti per la storia di un club. Su Albiol, invece, c’è poco da dire. Confidiamo nella bravura del medico De Nicola, esperto soprattutto nella cura della pubalgia. De Nicola è già riuscito a recuperare tantissimi calciatori, speriamo faccia altrettanto con Albiol ammesso che ne sia veramente affetto (auguriamoci di no) perché spesso le voci che circolano sono infondate e sappiamo tutti che c’è molta gente che vuole il male del Napoli. Albiol è il faro della difesa partenopea e quando manca lui la squadra va in difficoltà. Per l’altro posto da centrale ci sono Fernandez , Cannavaro e Britos. Quest’ultimo ha commesso molti errori. All’Olimpico si è fatto male addirittura da solo. È ovvio che partendo da titolare e venendo impiegato con continuità, ha avuto la possibilità più degli altri due di mettersi in mostra. segue a pagina seguente →

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Passiamo al centrocampo. Solitamente gli svizzeri non sono da primati, ma noi ne abbiamo due che costituiscono un’eccezione alla regola, Behrami ed Inler. Behrami è sicuramente tra i migliori incontristi della serie A, Inler con Benitez ha ritrovato quella continuità che non aveva con Mazzarri. C’è un terzo svizzero, ed è Dzemaili. Ha un bel tiro, gioca bene contro le squadre di seconda fascia e ogni

tanto anche contro qualche club forte. Non è il top, ma può comunque tornare utile all’occorrenza. Su Donadel, invece, è inutile dilungarsi. È innocua la sua presenza in rosa. A questo punto avrei preferito tenermi Gargano. Poi c’è Callejon. È sicuramente tra gli acquisti più importanti di quest’anno. Bravo come incontrista, ha tutte le qualità per diventare un grande campione, velocità, piedi buoni, e soprattutto è bravo sotto porta. È il mio idolo. Hamisk è un gioiellino. Non sono d’accordo con quanti lo criticano. Entrerà sicuramente nella storia delle bandiere del calcio italiano visto il suo legamene con la nostra città. È un

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calciatore completo. Goal e fantasia fanno di lui un campione. Passiamo a Mertens. Con il passare del tempo sta dimostrando di possedere buone qualità. Un giovane interessante. Belle le sue serpentine in aria e le sue giocate. Tecnicamente non è male, ma può migliorare ancora moltissimo. Sicuramente non è Insigne. Lorenzo non è una prima punta, ma un attaccante bravo nell’uno contro uno, nel pennellare assist e nei dribblig. È devastante uomo contro uomo, punta e salta l’avversario con facilità. Al momento opportuno è anche un finalizzatore. Ha anche un bel piedino. Somiglia tantissimo a Gianfranco Zola. Insomma, un napoletano da amare. Sull’attacco che dire. Quando manca Higuain emerge con chiarezza un dato importante, che a questo Napoli sarebbe servito un altro attaccante. Higuain è un campione, ma gli sono state addossate troppe re-

sponsabilità. Avevamo detto che ha le movenze di Careca ed è indiscutibilmente uno degli attaccanti più forti che attualmente esistono sul panorama mondiale. È anche vero che in queste ultime gare appare contratto, ha paura dell’infortuno. Pandev non è un finalizzatore, ma un calciatore bravo nel proteggere palla, nel far salire la squadra e quindi nel far partire l’azione degli azzurri. Ha commesso qualche piccolo errore sotto porta, ma ne ha anche segnati tanti decisivi, risolvendo tantissime gare. È un campione. Io rimango comunque del parere che una squadra che gioca a certi livelli non può permettersi di non avere un’altra soluzione in panchina. Ecco perché il Napoli avrebbe dovuto investire altri 50 milioni di euro. De Laurentiis, però, ha preferito non mettere mano al tesoretto. Così com’è attualmente, il Napoli può reggere fino a dicembre. A gennaio, però, bisogna ricorrere al mercato di riparazione, perché non può resistere fino alla fine senza ulteriori accorgimenti. Sono in attesa di vedere Radosevic e Zapata. Con tutto il rispetto per quest’ultimo, memori anche del bel goal realizzato con-


tro il Marsiglia, credo che sia ancora troppo poco. Nel calcio, però, si può sempre migliorare. Sono deluso, rammaricato ma non meravigliato. Conosco il calcio, ho vissuto gli spogliatoi ed è per questo che arrivo alle cose prima degli altri. Il calcio esiste da oltre 100 anni e ci sono sempre state squalifiche ed infortuni e nessuno potrà mai cambiarlo. È sempre stato così. Adesso, però, dobbiamo restare vicini alla squadra. Spero di aver espresso chiaramente il mio pensiero, che tuttavia ho più volte provveduto a rendere noto, ma c’è chi non vuole capirlo. Nell’attesa di nuovi arrivi nei prossimi mesi godiamoci questo momento del nostro amato Napoli. In queste prossime tre gare, Marsiglia, Borussia ed Arsenal, possiamo entrare nella storia. Ormai siamo ad un passo dal farlo. Auguriamoci che in queste gare il Napoli possa ritrovare un Higuain in piena forma, perché di un campione come lui non se ne può fare a meno. Per Benitez il compito sembra facile, ma invece è più arduo di quanto non possa sembrare. Lui è abituato a gestire delle grosse rose, ma stavolta non è così. Bisogna capire se è contento della rosa di cui dispone, se vuole altri giocatori, oppure se ha intenzione di migliorare i calciatori che già si ritrova. A De Laurentiis non voglio dire nulla. Gli ho già lanciato tanti messaggi, conosce bene il mio pensiero e quello dei napoletani, non dei napolesi. Avrebbe evitato il pareggio col Sassulo, la sconfitta con l’Arsenal e quella con la Roma. Tutto sommato, però, ce la stiamo cavando bene. Presidè, come le ho già detto una volta “Ca Maronna t’accumpagne” a te e pure a noi .

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SUL TETTO D L

a Champions League è senza dubbio una manifestazione affascinante così come lo era nella sua formulazione iniziale, la Coppa dei Campioni alla quale io stesso ho partecipato nell’87, l’anno del primo scudetto. La differenza sostanziale tra i due tornei risiede nella composizione. Oggi a queste competizioni partecipano più squadre a seconda del ranking UEFA. Alla Coppa dei campioni, invece, risultavano iscritte soltanto le prime qualificate dei rispettivi campionati europei. Oltretutto oggi contrariamente a quanto avveniva nella Coppa dei Campioni dove la

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formulazione era ad eliminazione diretta, il format è quello dei gironi eliminatori. Questa maggior apertura fa si che in ogni girone ci sia una squadra materasso. Quell’anno l’urna per noi fu sfortunata. Al primo turno, nonché prima storica partita del Napoli nella massima competizione europea, beccammo il Real Madrid, club più blasonato del vecchio continente. La gara di andata la disputammo in un Santiago Bernabeu desolatamente vuoto, in una partita a porte chiuse per via di una squalifica che i merengues si trovava a scontare. Ne perse sicuramente lo spettacolo. Fu un vero peccato. Decisamente più bello fu il ritorno al San Paolo dove assistemmo a mio avviso alla prima mezz’ora più bella della storia del Napoli per l’incredibile alchi-


D’EUROPA di

mia che venne a crearsi tra pubblico e squadra. Ci fu un’elettricità nell’aria inspiegabile, venne a crearsi un tutt’uno squadra-pubblico. Passammo in vantaggio dopo pochi minuti e sospinti dall’energia del San Paolo, avemmo tante ghiotte occasioni per raddoppiare, ma al 44’ la rete di Butragueno pose fine ai nostri sogni di gloria. Avendo perso la gara d’andata 2-0, per passare il turno avremmo dovuto vincere quella di ritorno almeno 3-0, ma l’1-1 valse il passaggio del turno agli spagnoli. Fu un’impresa sfiorata, un’emozione grandissima e senza dubbio il ricordo più bello che conservo. Tornando ad oggi la sfortuna di quest’anno è l’essere capitati in quello che non a caso è stato definito Il girone della morte con la temibile Arsenal, i vicecampioni d’Europa del Borussia Dortmund e l’Olympique Marsiglia, che l’anno scorso nella Ligue 1 è arrivata

Massimo Filardi

seconda dietro la corazzata Paris Saint Germain. Al di là di tutto il Napoli sta dimostrando, sia come squadra che come pubblico, di meritare questo livello di competizione. Benitez sta dando un respiro internazionale a questo gruppo e la squadra dimostra di trovarsi a proprio agio in questa competizione. Sa essere molto competitiva come ha dimostrato contro il Borussia Dortmund, dove, un San Paolo stracolmo ha dato la spinta. Contro il Marsiglia, il Napoli ha messo in scena gioco e personalità. Ha perso solo con l’Arsenal, avversario molto temibile per chiunque in casa propria. Oggi gli azzurri hanno la possibilità di giocarsi la qualificazione in casa nelle gare con Marsiglia ed Arsenal all’ultima giornata, scontro diretto che stabilirà poi chi sarà la seconda del girone. Per queste ovvie ragioni mi ritengo fiducioso.

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POSTIGLIONE: PERCHE’ NON 13 ANNI CON LA MAGLIA AZZURRA

S

e c’è una persona che proprio non ha peli sulla lingua, tanto da accattivarsi le antipatie e le simpatie dei telespettatori, quella persona è sicuramente Guido Postiglione. Per tredici anni è stato centravanti del Napoli. Nell’anno dell’esordio ha formato un tridente magico insieme all’argentino Pesaola e al brasiliano Vinicio, raccogliendo l’eredità del mitico Hans Jeppson, l’anno prima uno dei componenti dello stratosferico trio. Quell’anno in campionato il Napoli versava in condizioni critiche e rischiava di finire nel baratro della retrocessione, ma grazie ai suoi colpi di genio la formazione partenopea scongiurò lo spettro della serie B, impresa che però non riuscì l’anno seguente. Al termine di una stagione senza troppi sussulti del club, Postiglione passò al Verona. Dopo l’impresa sfiorata con i gialloblù della promozione in serie A, e due ottimi campionati disputati rispettivamente con la maglia del Bari e del Palermo fece ritorno al Napoli formando l’attacco micidiale Canè, Juliano, Altafini, Sivori e Postiglione, togliendo tra l’altro il posto al grande Bean e al grandissimo argentino Tacchi. Detiene il primato di essere tuttora l’unico napoletano ad aver siglato due reti storiche al San Paolo con la maglia della Nazionale di Lega, dove vi giocò insieme al mitico Boniperti, uno dei calciatori più forti della storia del calcio italiano. – Iniziamo la nostra amichevole chiacchierata con un excursus sulla sua carriera da calciatore. “Correva l’anno ’46, ed un bambino di appena sei anni in com-

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pagnia di suo zio si recava presso l’Orto Botanico, all’epoca teatro delle gesta partenopee, per assistere alle partite del Napoli. Ebbene, quel bambino ero io. È proprio a mio zio che devo tutta la mia carriera calcistica. È grazie a lui se è nata la mia passione per il calcio. Era il periodo post-bellico e per problemi di natura logistica la Federazione italiana ricorse ai gironi territoriali. Il Napoli, infatti, giocava nel campionato Centromeridionale. Dal ’50 al ’57 ho vissuto in collegio, istituzione da cui sono uscito all’età di 19 anni. Durante la mia permanenza disputai qualche partita coi pulcini. Nei pulcini del Napoli vi approdai grazie ai talent scout Lambiase e De Manes, poi giocai nel campionato delle riserve, nella De Martino (seconda squadra del Napoli) al vecchio campo del Vomero, l’impianto che sarà poi battezzato stadio Collana, e nel ’59 debuttai in prima squadra. Ho in-


N AMO DE LAURENTIIS di

Nastasia Spina

“Con Verona, Bari e Palermo segnai e feci segnare tanti gol. Con i siciliani realizzai anche due gol contro il Napoli. Da un lato ne fui felice, perché dimostrai di essere un calciatore all’altezza del Napoli, dall’altro, però, fu un colpo al cuore, perché avevo segnato una doppietta alla mia squadra del cuore, dove avevo praticamente vissuto tutta la mia vita”.

contrato nobili avversari come Charles, Sivori, Boniperti, Mazzola, Riva, Rivera e tanti altri. Insomma, i campioni dell’epoca”. – Ci racconti nello specifico come salvasti il Napoli dalla retrocessione? “Esordii a Bari. Fui impiegato nelle ultime sei gare da titolare. Eravamo a rischio retrocessione. Segnai e feci segnare gol importanti che ebbero poi un peso decisivo sulla classifica finale ed il Napoli alla fine ce la fece a scongiurare l’inferno. A Bari, nella gara d’esordio, partita che terminò col risultato di 1-1, ho servito l’assist a Di Giacomo. Col Bologna, invece, firmai il primo centro dell’incontro, al secondo ci pensò Di Giacomo. Ho segnato anche al Padova Di Rocco nel ‘59, gara che si concluse col risultato di 2-1 per noi. Il goal del sorpasso lo siglò Vinicio, io, invece, firmai la rete del pareggio. Nella vittoria di misura contro la Roma, gara terminata 1-0, mi procurai il calcio di rigore che decise l’incontro, perfettamente trasformato dal brasiliano Del Vecchio”. – Oltre ad aver percorso tutta la trafila con la maglia azzurra, ti sei fatto ammirare per le tue doti di stoccatore con la maglia del Verona, del Bari e del Palermo.

– Torniamo ai giorni nostri. Da cosa nasce il tuo astio per De Laurentiis? “Innanzitutto non ce l’ho assolutamente con Don Aurelio. A me personalmente non ha fatto nulla. Diciamo semplicemente che non mi sta simpatico. Sul piano umano lo trovo arrogante e presuntuoso. Ciò che più di ogni altra cosa mi urta è il modo in cui tratta le persone, nonché come si rivolge ai giornalisti. Potrei citare come esempio lo spiacevole episodio capitato a Titti Improta, dove ha mancato di rispetto in riflesso anche a Gianni Improta, che ha disputato quasi 300 partite con la maglia del Napoli. Non mi è piaciuto neanche il modo in cui ha trattato Edy Reia. Tutti ricorderete quando con fare arrogante disse all’ormai ex allenatore degli azzurri “Non ti metto le mani addosso perché sei un vecchio’’ dimenticandosi di avere anche lui qualche anno di troppo”. – Perché tutti ti chiamano il ragioniere? “Penso che De Laurentiis da Napoli e dal Napoli abbia avuto 100 e dato 10. Ha dato molto meno di quello che ha ricevuto. Oltretutto con una frase che mitigando i termini suonerebbe così «Cosa c… avete vinto finora?» ha rinnegato la storia del club. Per lui la storia del Napoli inizia dal 2004, l’anno del suo arrivo. Una volta addirittura confuse la data. Ricordiamoci che il Napoli nasce nel 1926. Quello che probabilmente non ha capito è che i presidenti passano, la maglia azzurra resta e sarà così anche dopo di lui. Potrei dilungarmi dicendo tantissime altre cose, ma non credo che sia il caso. Mi auguro soltanto che un giorno possa cambiare atteggiamento”.

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TRA I DUE LI

C

hi l’avrebbe mai detto che la Roma sarebbe lì in vetta alla classifica staccando il Napoli e la Juventus. A dire il vero, era nella lista dei comprimari di questo campionato. Considerando la sua campagna acquisti , con giocatori di indubbio talento certo! Ma le vere sorprese sono l’allenatore Francese Garcia che li fa giocare a l’Italiana, cambiando radicalmente la mentalità tattica a Trigoria. I senatori Totti e De Rossi dopo il rinnovo dei rispettivi contratti, e un cambio di posizione in campo sono diventati gli alfieri di una Roma Yankee, piacevole, tosta, veloce, insomma la sicura out-sider di questo torneo. I ben pensanti dicono che dopo la vittoria rocambolesca sul Napoli a Roma è diventata una seria candidata al poggio più alto. Naturalmente i più critici pensano che sia un fuoco di paglia. Comunque intanto e lì in alto con una media inglese considerevole. Non avendo poi delle partite infrasettimanali, e certamente da prendere sul serio. A proposito del Napoli, che dire? È l’immagine e assomiglianza del suo nuovo allenatore, sorniona, più propositiva dell’anno scorso furba e cinica come il suo presidente. Ha migliorato il suo assetto tecnico-tattico, crea tantissime occasioni da goal con un’attaccante della caratura di Higuain sta facendo un calcio più concreto che potrà destare maggior attenzione nella fase finale di questo cam-

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pionato. Dobbiamo comunque vedere che mercato farà a gennaio, il presidente ha dichiarato che comprerà un centrale in difesa, un’attaccante a supporto di Higuain e un centrocampista con maggior inventiva. Nonostante le partite di coppa sta dimostrando una tenuta atletica non indifferente, la soluzione più probabile è quella di amalgamare una rosa per alcuni striminzita ma per me con una maggiore qualità può tenere fino alla fine della stagione. Mi preme dire che nonostante tutto è un Napoli non solo bello da vedere con l’inserimento più costante di Insigne e di Callejon. Se l’infortunato Zuniga è stato rimpiazzato dal fratello Armero, Maggio è già rientrato nei ranghi, i veri fluidificanti sono loro che possono fare la differenza. C’è da notare che il Napoli alla dodicesima ha la madre di tutte le partite a Torino contro la Juventus. Quest’anno gli scontri diretti saranno determinanti e può darsi anche decisivi. Non dimentichiamo che la Roma per alcune partite sarà priva di Totti e di Gervinho il quale può essere un vantaggio sia per il Napoli che per la Juventus, si sa che nel calcio gli assenti hanno sempre torto. Alla nona giornata di questo campionato i giochi non sono ancora fatti, bisognerà attendere a Febbraio per poter intravedere un probabile vincitore. La stessa Juventus non sta navigando in buone


ITIGANTI... di

Idris

acque con l’assillo psicologico della Champions League sta perdendo punti sulla Roma. Le beghe interne, la ventilata uscita a maggio del suo allenatore e con ciò anche la presunzione o la supponenza con la quale scende in campo le domeniche sta creando dissapori nella tifoseria nonché un labile dissenso sull’operato della società. Il calcio è una materia non scientifica però ci sono dei connotati e dei dettagli sottili che possono cambiare nell’arco di un campionato il risultato finale. Come dico sempre in Italia il campionato è molto difficile, le squadre, anche le meno blasonate sono attrezzate per creare sorprese. Appena si abbassa la guardia la frittata è fatta, quindi sarà un lungo e arduo compito per tutte le squadre che sono in questo momento in testa di vincere la posta finale. La stessa Inter, il Milan, la Fiorentina e persino la rivelazione di questo campionato il Verona possono dare il filo da torcere a tutti. Quindi: “ne vedremo delle belle!”. Buon calcio a tutti e abbasso i cori razzisti e territoriali negli stadi.

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foto di RAFFAELE ESPOSITO

LA FOTO DEL MESE



IL CALCIATORE E P

erché Josè Manuel Pepe Reina è il calciatore del mese? Perché i suoi interventi prodigiosi sono sotto gli occhi di tutti. Ciò che di lui più sorprende non sono soltanto le parate spettacolari su siluri ad alto potenziale balistico, ne tantomeno i suoi voli galattici tra i pali. Di Reina colpisce, oltre al suo essere un insaziabile para-rigori, il carisma, la sua grinta e perché no anche la sua pazzia. Ardua impresa per gli avversari sfondare una saracinesca come lui. Portiere di livello internazionale, classe 82, da sempre un fedelissimo di Benitez, l’ex numero 1 dei Reds arriva alle falde del Vesuvio per vivere una stagione tutta da protagonista. Lui che del vulcano ha proprio tutto, dall’esplosività all’ imprevedibilità più assoluta. Lui, il madrileno che ha già incantato Napoli. L’abilità con i piedi, caratteristica inusuale per un portiere, è il suo marchio di fabbrica. I suoi chilometrici rilanci? Un’arma offensiva a tutti gli effetti. Estremo difensore di indubbio valore, Pepe Reina è uno degli indiscussi protagonisti della vittoria col Milan, quando le truppe di Benitez uscirono gloriose dopo 27 anni dall’arena del Meazza. L’uomo che fermò Balotelli dal dischetto, che si presentò al cospetto di Reina con una serie vincente di ventuno centri su ventuno rigori calciati da professionista. L’attaccante rossonero è solo uno dei tanti che si è visto strozzare in gola la gioia del goal su battuta dal dischetto. Il portiere iberico aveva infatti già ipnotizzato Geremi e Robben in Champions League nella semifinale contro il Chelsea nella stagione 2006-2007 e l’anno prima neutralizzato ben sette rigori su nove. Insomma, uno specialista nel settore. Nel 2006 vince ‘’I guanti d’oro’’ per aver tenuto inviolata per ben

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venti gare di fila la porta del Liverpool e la stagione successiva si aggiudica nuovamente il titolo. All’indomani del suo ingaggio nel club inglese Rafa Benitez lo definì il miglior portiere della Premier League, oggi si conferma tra i migliori numeri uno della serie A italiana. Ma Reina è anche uno di quelli che dopo aver parato un rigore al rigorista per eccellenza, si fa beffare, vuoi per errore suo che di Cannavaro, sul suo palo da Zazà. Contro la Roma, sulla perfetta esecuzione di Pijanic da calcio piazzato non può nulla, stesso discorso per la doppietta su penalty. Con il Marsiglia al di là del goal subito ha vissuto una serata da spettatore. Per il resto le sue caratteristiche sono sotto gli occhi di tutti. L’esplosività nelle gambe nel lanciarsi, voli in aria ad altezze siderali, giusta lettura delle situazioni di gioco, perfetta chiusura dello specchio della porta, giusta scelta dei tempi nelle uscite. Tutto questo, con l’aggiunta di una piccola dose di pazzia che ha dimostrato di possedere,


E DEL MESE di

Nastasia Spina

fanno di lui una garanzia in termini di tecnica ed esperienza, qualità che una squadra come il Napoli chiamata alla ribalta deve assolutamente possedere. Dopo 285 presenza con i Reds ha deciso di raccogliere la chiamata di Benitez. A Napoli ci arriva con un prestito secco, con un contratto che lo lega al Liverpool almeno fino al 2016 e con un ghiotto bottino di vittorie: una Supercoppa Uefa , due coppe Intertoto, e con i Reds una coppa d’Inghilterra, una coppa di Lega Inglese ed una Community Shield. Con la maglia della Nazionale si è invece laureato campione del mondo ed ha vinto due europei. Non c’è quindi da sorprendersi se è finito nel mirino del Barcellona. Il club blaugrana e la Catalogna (terra che ha consacrato la nascita sua carriera da portiere) costituiscono una fonte d’attrazione molto forte per tutti i calciatori del mondo. Per il momento Pepe Reina si dice orgoglioso di vestire la maglia azzurra e Napoli spera ed incrocia le dita.

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SERIE A 2013/2014

8a giornata - 18 Ottobre 2013

ROMA NAPOLI

2

De Sanctis Maicon Benatia Leandro Castan Dodò 45’, 70 rig. Pjanic De Rossi Strootman Florenzi (dall’81’ Marquinho) Totti (dal 32’ Borriello) Gervinho (dal 57’ Ljajic) A disp.: Lobont, Skorupski, Burdisso, Torosidis, Romagnoli, Bradley, Taddei, Caprari, Ricci. All.: Garcia

0

Reina Maggio Albiol Britos (dal 44’ Cannavaro) Mesto Inler (dall’82’ Dzemaili) Behrami Callejon Hamsik Insigne Pandev (dal 68’ Higuain) A disp.: Rafael, Colombo, Fernandez, Armero, Radosevic, Mertens, Zapata. All.: Benitez

arbitro: ORSATO (Schio) NOTE: 45.000 spettatori circa. Angoli: 5 a 2 per il Napoli - Recuperi: 3’ pt, 4’ st.

di Carmine Montuori

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Millenium Gold Hotel NESPEV S.r.l.

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CHAMPIONS LEAGUE 2013/2014

3a giornata - 22 Ottobre 2013

O. MARSIGLIA NAPOLI

1

Mandanda Fanni (dal 53’ Abdallah) N’Koulou Diawara Morel Romao Cheyrou Payet (dal 70’ Thauvin) Valbuena A. Ayew Gignac (dal 77’ J. Ayew) A disp.: Samba, Mendy, Imbula, Lemina. All.: Elie Baup

2

42’

86’

67’

Reina Maggio Fernandez Albiol Armero Behrami Inler Callejon Hamsik (dall’83’ Insigne) Mertens (dal 74’ Mesto) Higuain (dal 58’ Zapata) A disp.: Rafael, Cannavaro, Dzemaili, Pandev. All.: Benitez

arbitro: CAKIR (Turchia) NOTE: 30.000 spettatori circa. Angoli: 4 a 4 - Recuperi: 1’ pt, 3’ st.

di C. M.

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madrina

Valentina Stella

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aperto tutti i giorni dalle ore 7.30 alle 19.30 e il sabato dalle 19 alle 2

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SERIE A 2013/2014

9a giornata - 27 Ottobre 2013

NAPOLI TORINO

2

1906

Reina Maggio Albiol Fernandez Armero Inler Dzemaili Mertens (dal 75’ Pandev) Hamsik (dall’81’ Zapata) Insigne 14’ rig., 32’ rig. Higuain (dal 68’ Callejon) A disp.: Rafael, Colombo, Uvini, Mesto, Bariti, Behrami, Radosevic. All.: Benitez

0

Padelli Darmian Glik Moretti D’Ambrosio (dal 62’ Maksimovic) Gazzi (dal 46’ Basha) Vives Bellomo Masiello Cerci (dal 46’ Meggiorini) Barreto A disp.: Gomis, Berni, Scaglia, Masiello. All.: Ventura

arbitro: DE MARCO (Chiavari) NOTE: 42.209 spettatori. Angoli: 7 a 4 per il Napoli - Recuperi: 1’ pt, 2’ st.

di C. M.

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SERIE A 2013/2014

10a giornata - 30 Ottobre 2013

FIORENTINA NAPOLI

1

Neto Roncaglia Compper Savic Cuadrado Aquilani (dal 71’ Vecino) Pizarro Borja Valero Pasqual (dall’83’ Vargas) Joaquin (dal 76’ Matos) 28’ rig. Rossi A disp.: Munua, Tomovic, Bakic, Alonso, Rebic, Mati Fernandez, Wolski, Iakovenko. All.: Montella

2

Reina Maggio Albiol Fernandez Mesto Inler Behrami 12’ Callejon Pandev (dall’81’ Armero) 37’ Mertens (dal 66’ Insigne) Higuain (dal 62’ Hamsik) A disp.: Rafael, Colombo, Cannavaro, Uvini, Maggio, Bariti, Inler, Radosevic, Zapata. All.: Benitez

arbitro: CALVARESE (Teramo) NOTE: 35.000 spettatori circa. Angoli: 9 a 3 per la Fiorentina - Recuperi: 0’ pt, 4’ st.

di C. M.

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SERIE A 2013/2014

11a giornata - 2 Novembre 2013

NAPOLI CATANIA

2

Reina Mesto (dal 7’ Uvini) Fernandez Albiol Armero Behrami Dzemaili 14’ Callejon 19’ Hamsik Insigne (dal 90’ Mertens) Higuain (dal 79’ Duvan) A disp.: Rafael, Colombo, Cannavaro, Bariti, Inler, Radosevic, Pandev. All.: Benitez

1

24’

Andujar Alvarez (dall’83’ Rolin) Gyomber Legrottaglie Biraghi (dal 46’ Keko) Izco (dal 70’ Petkovic) Tachtsidis Almiron Capuano Maxi Lopez Castro A disp.: Frison, Ficara, Leto, Freire. All.: De Canio

arbitro: IRRATI (Pistoia) NOTE: 47.609 spettatori. Angoli: 13 a 0 per il Napoli - Recuperi: 1’ pt, 3’ st.

di C. M.

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LA MAGLIA SUL A n t o n i o CARANNANTE

A

ntonio Carannante nato a Pozzuoli (NA) il 23/06/1965, terzino fluidificante tutto sinistro. Ha indossato la maglia azzurra circa 150 volte, tra campionati, Coppe Italia e Coppe Europee, realizzando 5 gol. Ha giocato nelle trafile dei giovani del Napoli di tutte le categorie.

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LLA PELLE di

Gennaro Montuori

Anche se ha segnato pochi gol, con le sue incursioni sulla fascia sinistra e i suoi assist ha fatto realizzare tantissimi gol ai suoi compagni di squadra. Debutta nel Napoli a sedici anni in serie “A” con Marchesi. Nell’anno del debutto vince i campionati europei con la nazionale under 16; in quella squadra giocava anche Mancini, Vialli, Francini, Zenga Giannini e tanti altri campioni. Con le giovanili della nazionale riesce a giocare fino all’under 21 sempre da titolare ad alti livelli. Nei sette anni trascorsi a Napoli, gioca con campioni di grosso calibro, come: Rudi Krol, Dirceu, Diaz e la “MAGICA” di Maradona, dove conquista scudetto, Coppa Italia e Coppa Uefa. Nonostante le grandi vittorie ottenute con “re Diego”, Antonio sottolinea che il giorno più bello della sua carriera calcistica è l’esordio contro l’Avellino. La partita più bella della sua vita la disputa nel campionato 85/86 in occasione di Napoli – Juve, dove gli azzurri s’impongono per una rete a zero, con un gol “del pibe de oro”. Alla fine della gara Antonio risulta tra i migliori in campo.

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JUVENTUS - NAP

Q

uella contro la juventus per il napoli e i napoletani è la madre delle partite,una sfida infinita iniziata già negli anni 30. Battere i bianconeri è sempre stata un’impresa piuttosto ardua. Una delle partite più belle è stata quella della quarta coppa italia,in cui il napoli di Mazzarri strappò la coppa alla juve di Conte che mirava all’accoppiata campionato-coppa. Una vittoria fortemente voluta,firmata dai gol di Cavani e Hamsik per un risultato di 2-0 entusiasmante per la squadra partenopea e per i suoi tifosi che pieni di gioia diedero vita ad un grande spettacolo per le vie della città con canti e fuochi d’artificio. Con i bianconeri è una vera e propria battaglia e quanto fosse importante per i tifosi napoletani la vittoria lo capì Maradona come tutti i calciatori che hanno indossato e che indossano la maglia azzurra. Gli azzurri di ieri e di oggi spinti dalla voglia di prevalere dulla juve,sanno e lo hanno sempre sostenuto che una vittoria contro i bianconeri vale il doppio. L’eterna sfida tra le due squadre ebbe inizio ai tempi della juve che aveva già conquistato cinque scudetti. Nel campionato 1929,primo anno del girone unico di serie A ,si respirava aria di battaglia. Per il Napoli fu gioco duro,si ritrovò ad affrontare la partita con otto giocatori in campo e dopo una situazione di pareggio, fu sconfitto con il gol del 3-2 realizzato da Munerati a cinque minuti dalla fine della partita.

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Questa sconfitta pesò molto alla squadra partenopea e fu motivo di rivincita nei confronti dei bianconeri di cui non si poteva certo negare la grandezza. L’anno successivo il napoli ebbe subito l’opportunità di riscattarsi vincendo a Torino,2-1,con i gol di Vinicio e Buscaglia. Questa fu la prima delle sette vittorie contro la squadra torinese. Nel 1948 il secondo trionfo a Torino con il gol del 31 di Barbieri,ma nonostante la vittoria questa stagione fu decisamente disastrosa in quanto il napoli retrocesse. Nel 1956 la terza vittoria in casa juve e nel 1957-58 doppio trionfo per gli azzurri, 3-1 a Torino con le reti


POLI STORY di

di Vinicio,Novelli e di Di Giacome e 4-3 al Vomero. Partita memorabile quest’ultima, dove Concetto Lo Bello autorizzò i tifosi ad assistere l’incontro da bordo campo. Nel 1968 una bellissima vittoria al San Paolo con la doppietta di Montefusco,partita che si concluse però in malo modo,con una rissa che portò alla squalifica di Panzanato,il mitico Sivori e Salvadore. Nel 1975 in una sfida scudetto gli azzurri persero contro la juventus degli ex Zoff e Altafini. Gli anni migliori per il napoli furono quelli di Maradona,nei suoi sette anni al napoli si sono registrate 5 vittorie,4 pareggi e 4 sconfitte contro i bianconeri. Nel 1986 la squadra partenopea vinse la partita più bella della sua storia con i gol di Giordano,Ferrario e Volpecina. Alla fine del campionato il Napoli conquistò il primo scudetto con il titolo di campioni d’Italia. Nel 1989 gli azzurri vinsero 5-3 con i tre gol di Carnevale e i gol di Careca e Renica. Nel 2009-10 il napoli di Lavezzi prevalse a Torino con la rete di Datolo e la doppietta di Hamsik con risultato 3-1. Tante sono le partite memorabili contro la juventus,tra cui ricordiamo quella del 1990 nella super coppa italiana,gli azzurri vinsero 5-1 e la partita del 1989 ai quarti di finale della coppa uefa (3-0).

Jessica Salemme

Da non dimenticare anche lo scontro del 2007 dove Cannavaro segnò il gol del 3-3 portando il napoli ai calci di rigore con cui conquistarono il passaggio agli ottavi di coppa italia. Rispetto al Napoli di Maradona, gli azzurri degli ultimi anni sono in netto vantaggio con 5 vittorie 3 pareggi e 4 sconfitte e risultano imbattuti in casa dalla juventus. Nel passato ci sono stati molti momenti favorevoli per la squadra napoletana e siccome i tempi felici possono tornare, speriamo che il napoli di mister Benitez in questa stagione,rafforzata dagli ottimi acquisti tra cui l’argentino Higuain e gli spagnoli Reina e Calejon, possa essere il Napoli della rinascita e possa tornare alla vittoria contro il suo avversario storico,la juventus.

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LO SPAZIO DEI

Luigi Corcione con la maglia di Insigne insieme al nostro Direttore prima di Fiorentina Napoli finita 2 a 1 per il Napoli

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Ăˆ arrivato un nuovo tifoso napoletano. Christian

Antonio Coppola 5 anni anche per strada veste Napoli

La piccola Valentina una tifosa doc del Napoli


TIFOSI Lino Russo, nato a Frattaminore (Na) il 9 luglio del 1941, vive in sud-america dove ha portato con la sua voce la musica di Napoli nel mondo. Sposato con una venezuelana di nome Pilar Sancho, la quale gli ha regalato 3 splendidi figli, Alessandra , Giorgio e Giancarlo. Nella foto lo ritrae insieme al campione “Messi”.

Il piccolo Loffredo Luca tifosissimo del Napoli come papà Gennaro

La piccola Angelica sempre più tifosa del Napoli come il papà Salvatore

Per la gioia di Angela e Franco il piccolo Corcione si tinge d’azzurro Gli autisti dell’Autopark Medina sempre piu tifosi Della Napoli

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la trasmissione sportiva più seguita in Italia I Cantori del ’900

DIGITALE 14

920

Napoli Mia TV

per interagire in diretta:

G. Bruscolotti

B. Pesaola

P. Cusano

F. Andreotti

A. Fusco

N. Spina

A. Carannante

E. Tuccillo G. Postiglione

V. Pisacane

M. Filardi A. Pompameo

S. Schwoch

info@tifosinapoletani.it

Idris

G. Iezzo

LAZIO 680

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Giovedì alle ore 20,40 sui canali di: Rosario Miraggio

in diretta

F. Autiero

G e n n a ro M o n t u o r i lealtà • passione• competenza • esperienza • rispetto • trasparenza• amicizia

presenta

Parrucchiere:

Pasquale Apreda – Assistente di studio: Antonio Cicia – Foto in studio: Raffaele Esposito


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