Ultr'Azzurro Ottobre 2012

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Direttore Editoriale

Gennaro Montuori Hanno collaborato:

M. Carratelli M. Cucco M. Filardi M. Fruscio Idris C. Montuori A. Pompameo N. Spina

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EDITORIALE

6 CAVANI COME MARADONA?

In redazione:

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ALLA JUVE E 8 CHAMPIONS SCUDETTO AL NAPOLI 38 NAPOLI-LAZIO SANCTIS: 12 DE“QUANDO UNA PARATA 42 SAMPDORIA-NAPOLI VALE TRE PUNTI”

TITOLARISSIMO 46 PSV-NAPOLI 16 INSIGNE: A TUTTI GLI EFFETTI

20 LA FOTO DEL MESE 22 DISCRIMINAZIONI CALCISTICHE

50 NAPOLI-UDINESE IL MIGLIOR 52 NAPOLI, ATTACCO E’ LA DIFESA

54 LA CARRIERA DEGLI EX GIOCATORE DEL MESE 24 IL MAREK HAMSIK SPAZIO 56 LODEI TIFOSI 28 NAPOLI-PARMA

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34 CATANIA-NAPOLI

Stampa di:

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arissimi lettori, il Napoli ci sta regalando tante gioie e grandi soddisfazioni con questo primato in classifica che ci fa sognare ad occhi aperti. Gli azzurri giocano un bel calcio, divertono il pubblico e conquistano vittorie pesanti che lasciano ben sperare per il futuro. Un futuro che vede all’orizzonte la grande sfida con la rivale più odiata di sempre: la Juventus. A Torino gli uomini di Mazzarri vorranno regalarci qualcosa di veramente speciale e noi tutti confidiamo nella loro fame agonistica e nella loro sete di rivincita per i fatti accaduti nel match di Supercoppa a Pechino. È inutile nascondersi: quest’anno il Napoli ha l’undici giusto per poter lottare per il tricolore. Non disponiamo di una rosa di alto livello così come ce l’hanno i bianconeri, ma nei tredici/quattordici calciatori possiamo dire la nostra. A meno che non ci si mettano di traverso situazioni imponderabili come arbitraggi scandalosi e comportamenti anti-sportivi. Non ultima la vergognosa telefonata di Conte a Prandelli per far risparmiare qualche suo calciatore in Nazionale in vista del big-match col Napoli. Una vicenda che ha del ridicolo. Ad ogni modo, per far nostro il titolo, dovremo essere più forti di tutto, anche di questo. A proposito di Juve-Napoli, in questo numero lo juventino Idris analizzerà per noi tutte le sfaccettature di questa grande sfida. In primo piano c’è sempre il nostro Matador, capocannoniere del campionato e sempre più protagonista della squadra azzurra. Proprio di Cavani ci parlerà il grande Mimmo Carratelli, argomentando l’ascesa, in termini realizzativi, del bomber uruguayano nella classifica dei marcatori di tutti i tempi della storia del Napoli. Edi ha un solo grande obiettivo: raggiungere Diego Armando Maradona in cima a questa speciale graduatoria con 115 reti e noi ci auguriamo che possa davvero farcela perché significherebbe allora che il Napoli abbia raggiunto grandi traguardi. Per il resto Mauro Cucco evidenzierà le brillanti prestazioni fornite da Marek Hamsik mentre Nastasia Spina ci parlerà di De Sanctis e delle sue parate che, molto spesso, valgono un gol o finanche una vittoria. Vi rinnovo il consueto appuntamento televisivo con “Tifosi Napoletani” tutti i giovedì, a partire dalle 20:45, in onda dagli studi di Tv Luna Napoli, canale 14 del digitale terrestre e canale 888 di Sky. La trasmissione più seguita dal tifo partenopeo, con un parterre ricco di illustri ospiti e con la partecipazione canora del “Giardino dei Semplici”, sarà visibile su tutti i canali del bouquet Tv Luna (LunaSport, LunaMovie, LunaSat etc…). La trasmissione sarà visibile anche in streaming live sul sito www.lunaset.it. Durante la diretta potrete anche interagire con noi scrivendoci all’indirizzo di posta elettronica info@tifosinapoletani.it. Inoltre non dimenticate di visitare il nostro sito www.tifosinapoletani.it per godere di una sezione riservata alle News sempre ricca, aggiornata e per di più impreziosita da una nuova veste grafica. Un abbraccio a tutti voi e come sempre, dal profondo del cuore, Forza Napoli!



CAVANI COME M E

dinson Roberto Gomez Cavani, atleta di Cristo e goleador, è nato (14 febbraio 1987) nell’anno del primo scudetto del Napoli quando Maradona aveva 27 anni. Era un sabato e il campionato italiano era fermo perché la nazionale di Vicini giocava a Lisbona (vinse 1-0, gol di Altobelli). Noi eravamo pazzi di Diego che l’anno prima aveva vinto il Mondiale in Messico, tutti avevamo tifato per l’Argentina, e ora stava trascinando il Napoli a vincere il campionato. Era il nostro scugnizzo e mai ne avevamo avuto uno così straordinario. Ci rendeva felici, ecco. I riccioli neri, gli occhi neri, l’impudenza, la sincerità, le origini povere, la sua sfida ai più forti, la sua stessa statura da scugnizzo (1,65) ne fecero uno di noi e un paladino di Napoli, città spesso infelice sempre alla ricerca di un riscatto. Dal campo trasmetteva la gioia di un gioco ricco di incantesimi. Non ci sarebbe stato più uno come Diego, a Napoli e nel mondo. Che fosse “meglio ‘e Pelè” l’avevano sancito un appassionato ritornello napoletano e un referendum mondiale della Fifa. Maradona arrivò 24 anni dopo

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Vinicio che era stato il nostro idolo al Vomero, nello stadio sulla collina. Quando Diego smise di giocare nel Napoli, e molti contribuirono alla fine dei suoi sette anni in azzurro, lasciò un vuoto. Chi mai ne avrebbe eguagliato le prodezze e il gioco gioioso? Il più grande di sempre, non avrebbe avuto né eredi né imitatori. Campione e scugnizzo di fascino unico, irripetibile. 259 partite giocate nel Napoli, 115 gol (81 in campionato, 5 nelle coppe europee, 29 in Coppa Italia), terzo azzurro di sempre dopo Sallustro e Vojak per gol segnati in campionato, unico ad avere vinto la classifica dei cannonieri (campionato 1987-88), due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia, una Supercoppa nazionale. Uno “score” difficilmente eguagliabile. Ed ecco Cavani, il nuovo trascinatore, il cavallo alato del gol. Punta a uno dei troni di Maradona, il titolo di capocannoniere del campionato, possibile quest’anno, e, col tempo, andare all’assalto degli altri record di Diego (81 gol in campionato in sette anni, Cavani è a 55 ma gioca in maglia azzurra da due stagioni). Cavani è il nuovo idolo del San Paolo, centravanti moderno, a tutto campo, difensore quando occorre, a centrocampo per rafforzare la zona vitale delle partite. Impossibile un paragone. Tempi diversi, calcio diverso, personalità diverse, ruoli diversi. Ma in un ruolo Cavani potrebbe avvicinare Dieguito, nell’essere cioè l’uomo essenziale per le vittorie, il nuovo paladino di un Napoli vincente. Per quanto Diego era piccolo e sempre in piedi sulle entrate dei difensori, dribblatore sopraffino, Cavani, 79 centimetri più alto (1,84), ha il fisico slanciato, la corsa degli attaccanti d’assalto, nei piedi la fionda del gol. Profondamente diversi, ma di Maradona Cavani ha la stessa generosità in campo, la disponibilità ad aiutare la squadra, l’essenzialità di esserne una pedina fondamentale, la lealtà. Diego inventava i suoi gol, che spesso erano prodezze irripetibili. Cavani va dritto a segno, ha meno inventiva, ma colpisce ripetutamente. I traguardi raggiunti da Diego nel Napoli sono altissimi, 115 gol segnati in 259 partite, fra campionato e coppe. Cavani è a metà strada, ma va forte: 73 gol complessivi in 104 gare. Però, rimanendo in maglia azzurra sette anni, come capitò a Maradona, può puntare a rivaleggiare col Magnifico. Almeno


ARADONA?

Mimmo Carratelli

nelle cifre. Al Matador mancano 26 reti per eguagliare il primato di segnature di Diego in campionato (81 centri). Cavani può riuscirci. Può andare anche oltre. Ha già battuto un record storico della storia azzurra con i 26 gol segnati nella sua prima stagione col Napoli (2010-2011), primato annuale di reti superando i 22 gol di Vojak nel torneo 1932-33. Atleta di Cristo il Matador, sublime peccatore Dieguito. In questo sono diversissimi. Figlio di un onesto lavoratore Diego, figlio e fratello di calciatori Edinson. Il padre Luis giocava ed era soprannominato El Gringo. Al calcio giocavano anche i fratelli Christian e Walter. Dieguito ha avuto un fratello calciatore, Hugo, detto “il turco”, che giocò nell’Ascoli e poi in giro per il mondo. Maradona veniva da una fanciullezza di stenti e di miseria. Cavani da una famiglia più agiata laggiù a Salto, centomila abitanti, nel nord dell’Uruguay sulla riva orientale del fiume omonimo, il fiume degli uccelli colorati che è la traduzione dal guaranì del nome Uruguay. Maradona ha giocato 588 partite in Argentina, a Napoli, in Spagna, mettendo a segno 312 gol, una lunga carriera di luci sfolgoranti. Cavani è all’inizio di una carriera strepitosa. A 25 anni, l’età di Cavani oggi, Maradona era già lanciatissimo con 300 partite giocate (Argentinos Juniors, Boca, Barcellona, il primo anno nel Napoli) e 199 gol. Cavani è a 251 partite e 122 gol (Danubio, Palermo, Napoli). Da goleador fila come un autentico asso. Ma Diego i gol li faceva e li faceva fare. Un sublime solista con la bacchetta di direttore d’orchestra. La differenza fondamentale è poi un’altra. Maradona argentino è la fantasia al potere. Cavani uruguayano è di un calcio meno impreziosito di tocchi e magie. Maradona, nel 1984, costà 13 miliardi di lire. Cavani è costato 17 milioni di euro, diciamo 35 miliardi di una volta. Ma quanto costerebbe oggi Diego Armando Maradona? Il pibe cominciò a giocare a 17 anni e per 17 anni ha giocato. Cavani ha debuttato a 18 anni nella formazione uruguayana del Danubio. Ha ancora tanta strada da fare. Cavani è nato sotto il segno dell’Acquario che è anche il segno di Eusebio, Gabriel Batistuta e Roberto Baggio. Era uno scricciolo di ragazzo soprannominato “el botija”, il ragazzino, per il fisico esile e la faccia da bambino. Maradona, soprannominato “el pelusa” per la capigliatura nera subito folta, è nato sotto il segno dello Scorpione che è il segno di Pelè, Del Piero, Marco Van Basten, ma anche di Picasso e Bill Gates. Mara-

dona è un mito. Cavani dovrà diventarlo. Lascerà un segno supremo nella storia azzurra se saprà trascinare la squadra verso il terzo scudetto, un sogno quest’anno più concreto nella difficile sfida con la Juventus. Un sogno che se si realizzasse con i gol del Matador farebbe di Cavani il secondo mito azzurro. In ogni caso, Dieguito l’impareggiabile resta unico nella storia del Napoli e in quella del calcio. Maradona è fuori classifica, al di sopra dei più celebri campioni del football. Non ha paragoni. Cavani potrà diventare uno dei più forti centravanti della storia azzurra nella vetrina degli assi del Napoli che comprende Sallustro, Vinicio, Altafini, Careca. Potrà diventare anche uno dei più forti centravanti del mondo. Maradona oggi è la nostalgia, il Matador è il futuro azzurro ricco di promesse.

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“CHAMPIONS ALLA JUVE E S

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uando l’editore mi ha chiesto un pezzo sul Big Match tra la Juventus e il Napoli del 20 di ottobre a Torino ho nicchiato un po’ perché volevo farlo a ridosso dell’anti vigilia. Bene, ho fatto, perché le due squadre sono a pari punti. Credo che questa volta la sosta gioverà più alla Juve che nelle ultime due gare disputate è stato un po’ bianca un po’ nera, nel vero senso della parola. Qualche collega l’ha definita “La madre di tutte le partite”. Ma io non voglio dare un taglio epico a questo mio articolo. È dalla nascita del calcio Napoli nel 1926 che non corre buon sangue tra le due società tra le due società e le due rispettive tifoseria, e credo che questa atavica rivalità risalga nei tempi delle guerre di casate tra i Savoia e i Borboni. Ora parliamo di calcio giocato facendo un’analisi comparativa

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delle due squadre dopo sette gare. Due allenatori giovani e di grande carisma. Conte e Mazzari curano ogni dettaglio nei loro allenamenti una diversa lettura comunque durante la gara puntigliosi come sono, hanno uno staff tecnico e sanitario di primo ordine. Lo staff medico è addirittura tra le prime in Europa secondo le statistiche nel settore in quanto hanno meno giocatori infortunati durante la stagione. Il modulo tattico è pressoché similare basato sulla corsa e sul giro palla modello Barca. Mazzarri si ritiene il profeta del 3-5-2 dimenticando che il suo predecessore Eddy Reja applicava lo stessa tattica. Conte, quando è arrivato alla Juventus ha dichiarato hai quattro venti che voleva giocare il 4-2-4 se non che cambiando modulo in corso in base alla qualità dei giocatori che la società gli ha


CUDETTO AL NAPOLI” Idris

messo in disposizione 4-3-3 per infine decidersi di scimmiottare il 3-5-2 in linea con Mazzari. Mentre quest’ultimo predilige il contropiede partendo dai tre quarti, Conte preferisce un gioco corale avendo un interno creativo come Pirlo e un’ incontrista devastante chiamato Vidal una circolazione della palla per arrivare agli attaccanti che nonostante una valanga di passaggi filtranti spesse volte non riescono a finalizzarli in goal Mazzari invece ha dalla sua parte in chiave tattica esterni velocissimi i cross millimetrici le ripartenze dei suoi centrocampisti bassi coadiuvati da quello alto nella persona di Hamsik con un’ immenso giocatore come prima punta Cavani il migliore in Europa assistito da un solido Pandev che con tutto il rispetto degli altri giocatori del Napoli penso che Edison Cavani è la punta di diamante che può far vin-

cere lo scudetto al Napoli se consideriamo che le due squadre hanno le difese meno perforate penso che a Torino assisteremo ad una partita spettacolare e spero in un arbitraggio imparziale per evitare discussioni futili il mio editore che è anche il conduttore della trasmissione televisiva su “Tele Luna” il giovedì è convinto che con qualche sborso economico a gennaio il Napoli potrà vincere il tricolore quest’ anno. La Cabala non gli dà torto, è successo ancora che Juve Napoli a pari punti a questo punto del campionato una delle due l’ha vinto. A me la Champions e a Gennaro lo scudetto potrebbe essere un buon baratto. Infine un’appello ai tifosi di entrambe le parti BASTA VIOLENZA! PACE, PACE, PACE E BUONA PARTITA A TUTTI.

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DE SANCTIS: “QUANDO UNA PA T

essere le lodi di un’attaccante è un’arte tutto sommato di facile produzione: basta basarsi su dati empirici quantitativi, per l’appunto numeri, che con forte riduzionismo riassumono l’operato di un’attaccante, come ad esempio il conteggio dei gol e quello degli assist. Troppo spesso gli elogi alle grandi squadre si riducono al reparto offensivo come espressione del potenziale tecnico di una squadra e l’ombra finisce inevitabilmente per raggiungere gli altri reparti del campo seppur con gradazioni differenti. Eppure un detto calcistico dice che ‘’il miglior attacco è la difesa’’ e Morgan De Sanctis, estremo difensore del reparto difensivo del Napoli, rientra a pieno titolo nell’allusione. De Sanctis, però, è stato ingiusta-

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mente bersaglio di numerose critiche, ricettacolo di affermazioni che hanno messo ingiustamente in dubbio la sua indiscussa bravura e professionalità calcistica. Gli sono state imputate alcune uscite sbagliate, i troppi gol sulle palle inattive e le incomprensioni con i compagni di retroguardia. E’ inutile precisare che le critiche non rappresentano il punto di vista generale. D’altronde De Sanctis dal suo approdo al Napoli (2009) si è subito guadagnato la fama di portiere affidabile regalando nel 2010 un nuovo record d’imbattibilità casalinga alla memoria collettiva partenopea pari a 799’ minuti, superando cosi quello di Luciano Castellini siglato nel lontano torneo del 19811982 e pari a 763’ minuti. Due campionati fa si regala un nuovo re-

cord, quello delle presenze consecutive in serie A. Questi primati consacrano la sua rilevanza. Ma De Sanctis non è solo numeri e record, ma è soprattutto ‘’carattere’’ nell’ accezione forte del termine. Corredo inestimabile della sua personalità è, infatti, la foga, il carisma con il quale riesce a trascinare la squadra in seguito a blackout difensivi e soprattutto il suo attaccamento alla maglia azzurra reso esplicito quando corre a protestare su alcuni episodi di gara non visti o giudicati irrilevanti dai direttori di gara. De Sanctis si distingue anche per la voglia di non arrendersi mai, che culmina spesso nella sua partecipazione alle mischie nelle aree avversarie durante le palle inattive, quando c’è in ballo una possibile vittoria o l’aggancio di un pareggio. La


A RATA VALE TRE PUNTI” mente di un tifoso azzurro, che è sempre pronta a conferire onore a chi lo merita, non farà fatica a ricordare l’episodio avvenuto a Monaco durante la gara di Champions League contro il Bayern, quando Morgan abbandonò la porta per partecipare ad una punizione allo scadere per gli azzurri e nonostante il mancato pareggio il pubblico di fede napoletana esultò come ad un gol quando De Sanctis riuscì ad evitare il poker a Gomez che approfittò dell’assenza del portiere per calciare verso porta. Carisma a parte, le doti del nostro portiere sono soprattutto tecniche ne sono un esempio le parate spettacolari tra i pali, nonché il coraggio sulle parate basse e la giusta lettura delle situazioni per le uscite. Sulle palle inattive sistema sempre corret-

tamente la barriera e partecipa all’offensiva rilanciando verso le punte. Tra i pali è probabilmente uno dei portieri più forti della serie A, preceduto unicamente dal numero uno dei portieri italiani Gianluigi Buffon. Non si può muovere critica a chi di rado sbaglia perché un giudizio non va espresso sulla singola partita. D’altronde anche Buffon l’anno scorso con una papera stava compromettendo un’intera stagione della Juventus, nella penultima gara di campionato. Non possiamo dimenticare che nella massima competizione europea,Morgan si è contraddistinto per la sua abilità e per il suo coraggio come lo testimonia la bella parata su Balotelli al San Paolo e soprattutto il rigore parato a

Nastasia Spina Gomez nel match casalingo contro il Bayern. Altrettanto favolosa fu la parata su Gonzalo Rodriguez contro il Villareal allo stadio El Madrigal, gara decisiva per il prosieguo della Champions. Quest’anno il Napoli all’ottava di campionato è la miglior difesa con appena tre reti subite. Il trionfo difensivo porta anche la firma del nostro portiere, che grazie ad una prodezza nella gara del Massimino contro il Catania è riuscito a salvare il risultato. L’arma in più del nostro Napoli è griffata con il suo elegante nome che significa ‘’Cerchio del Mare ’’ e si addice al mantello marino della nostra città.

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Via Arena alla Sanità 7/bis Tel. 081.290037 - cell. 392.49.44.300

STORIA DEL LOCALE:

La Pizzeria Friggitoria Oliva da Concettina ai 3 Santi è nata nel 1951 nella splendida città di Napoli. La Pizzeria deve il nome proprio alla conosciutissima pizzaiola Cettina famosa in tutto il quartiere Sanità per le sue ottime pizze. Successivamente la pizzeria è passata nelle mani di Mario e Ciro Oliva anche loro ottimi pizzaioli che con le loro pizze hanno saputo incantare i palati di tutte le persone del quartiere e non. La tradizione continua ancora oggi attraverso Antonio, Salvatore e Luigi Oliva che cercano di tramandare la loro abilità di pizzaioli ed imprenditori a Ciro Oliva, figlio di Antonio. Lunga tradizione continuerà quindi a tramandarsi di padre in figlio costituendo il vero punto di forza del locale.


INSIGNE: TITOLARISSIMO A U

no dei compiti affidati dagli addetti ai lavori alla tifoseria napoletana quest’anno è quello di “star vicino” a Lorenzo Insigne. Come se la “torcida napoletana” avesse bisogno di esser consigliata da tecnici e media su come comportarsi per veder giocar bene questo calciatore. Si sente e si legge, in tv e sui giornali, che Insigne deve crescere tranquillo, senza responsabilità, che insomma non gli si debba chiedere tanto, che il giocatore patrimonio indiscusso della società azzurra debba essere tutelato: chiacchiere, parole date al vento, per me inutili e dannose. Poco ci manca infatti che i tifosi debbano “svezzarlo”, come si fa con un lattante. Lorenzo Insigne è indubbiamente un giocatore

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di valore, che in prospettiva potrà sicuramente affermarsi a livello nazionale ed internazionale, ma non per questo, a mio avviso, deve essere “trattato” differentemente dal resto dei compagni. Insigne, a pieno titolo è un calciatore del Napoli, è sistematicamente in campo la domenica anche se talvolta per uno spezzone di partita. Convocato nella nazionale maggiore, impiegato a pieno regime nella nazionale Under 21, Lorenzo sta dimostrando giorno dopo giorno il suo immenso valore. A mio avviso nel Napoli dio Mazzarri andrebbe utilizzato di più, molto di più. La sua crescita, il suo adattamento alla serie A, passa anche per le responsabilità che deve certamente prendersi. E non è applaudendolo

a scena aperta quando entra in campo o quando esce dal terreno di gioco, o dopo un gol o un assist che lo si aiuta a crescere. Quando contro l’Udinese ha preferito l’azione personale all’assist a Cavani, sono scoppiate le polemiche. Insigne è contro Cavani hanno scritto falsamente al nord, Lorenzo è un egoista nato hanno commentato falsi tifosi, ma così non è. C’è chi gli ha dato un cartellino giallo, chi gli ha pubblicamente “tirato le orecchie”, chi come me invece ne ha difeso l’operato. Ed è qui che se lo si vuol aiutare lo si aiuta veramente, cari tifosi; e proprio al termine di quell’azione che lo si può far crescere, che si può aiutare il suo processo di maturazione. E se avesse


TUTTI GLI EFFETTI

Angelo Pompameo

segnato, cosa avremmo detto? Grande Insigne ! Ma poiché il portiere compie un miracolo sulla sua conclusione, siamo qui a giudicarlo, a vederlo egoista o addirittura geloso di Cavani stesso, ma si può?. Nelle precedenti gare Insigne è stato finanche troppo altruista in zona gol, tanto che molti tifosi arrivavano finanche a rimproverargli di essere poco egoista, come invece un attaccante di razza deve anche saper essere. E quando il ragazzo dopo uno stop magistrale, semina il suo diretto avversario presentandosi davanti al portiere tutto solo, ma facendosi parare il tiro, a molti non sta bene, perché avrebbe dovuto dare la palla a Cavani: e ripeto, se avesse fatto gol, cosa avremmo detto sulla carta stampata ed in tv? Tifosi ed addetti ai lavori si arrogano il merito di “gestire” la crescita di

Insigne, quando al contrario, a mio modesto avviso, ne condizionano forse anche inconsapevolmente il suo rendimento. Come si comporterà Insigne la prossima volta trovandosi tutto solo davanti ad un portiere avversario? Prima di tirare in porta, cercherà un compagno più smarcato o andrà diritto verso l’estremo difensore avversario? Domande che al momento non trovano risposte, ma che stanno a significare come i tifosi che dovrebbero stare vicino ad un giovane promettente in maniera incondizionata, giustificandone finanche qualche errore, ne finiscano anche involontariamente per condizionarne la prestazione. Ad Insigne va un incoraggiamento più che un consiglio, Quello di rimanere sempre Insigne, quello che a Foggia ha entusiasmato una città, quello che a Pescara ha contribuito

sensibilmente alla promozione del sodalizio abruzzese in serie A, e quello che ha Napoli, per alcune movenze ed azione di gioco ci ha fatto ricordare “il grandissimo”... Ai tifosi il compito di accompagnare la sua crescita senza condizionarne il rendimento, aspettando la sua vera maturazione che a questo ritmo non tarderà ad arrivare. A Lorenzo Insigne vanno affidate piccole ma importanti responsabilità come ad esempio tirare qualche punizione, addirittura qualche rigore. Vanno dati segnali di stima e di consenso, anche da parte dei vertici societari, attenti più di tutti alla crescita del ragazzo. Ai suoi Procuratori il compito di dargli i consigli giusti, ricordandoci tutti che è pur sempre un ragazzo giovane che ora inizia a giocare al calcio sul serio e, tra l’altro in uno dei club più importanti al mondo.

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LA FOTO DEL MESE

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foto di Raffaele Esposito



DISCRIMINAZIONI

L’

ingiustizia è padrona d’Italia non solo in politica. Il mondo del calcio è immerso alla grande in questo calderone. Basti pensare alle prime pagine dei giornali nordisti. C’è un eclatante esaltazione delle squadre del nord a discapito delle altre che risultano passare in secondo piano, accomodate nelle pagine piu lontane. I titoli daltronde parlano chiaro: caratteri cubitali per Milan, Inter, Juve e caratteri ridotti per le altre. È una discriminazione insopportabile ed indigesta soprattutto per i migliaia di tifosi meridionali. Mi riferisco in particolar modo al Napoli . Declassare una squadra come quella partenopea significa mettersi contro un sistema giornalistico importante e attirarsi le antipatie di una tifoseria unica al mondo. Basta pensare al derby della madonnina.... tale sfida ha spopolato su tutte le prime pagine dei quotidiani a carattere calcistico. Un esagerazione se pensiamo che stiamo parlando di due squadre, Milan ed Inter, che in questo campionato non stanno brillando, ricoprono posizioni basse rispetto alla classifica generale e non danno risonanza neanche a livello europeo. Lo stesso giorno il Napoli ha affrontato l’Udinese al S. Paolo , partita importante per riagganciare la Juve al vertice, quasi 50 mila tifosi sugli spalti... ma l’importanza dell’evento non ha conquistato il cartaceo in maniera eclatante.

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C’è motivo di lamentarsi, è un diritto del tifoso e non solo. La tifoseria partenopea ed i fans club azzurri sono presenti in tutta Italia, anche al nord. È corretto che anche al settentrione parlino e tengano in considerazione altre realtà calcistiche.Questa discriminazione ha coinvolto anche la tv; i programmi sportivi al nord escludono a priori la presenza di degni rappresentanti del calcio Napoli. Quindi grandi sfide, che vedono protagonisti gli uomini di Mazzarri, vengono commentate in maniera unilaterale, esaltando il club antagonista. Non c’è possibilità di dibattito e tutto verte a favore delle predilette made in nord. Se posso aggiungere un parere personale... noto anche un certo sarcasmo pungente degli opinionisti settentrionali... Tali personaggi sembrano quasi declassare il Napoli, considerandolo una squadra di livello inferiore. Ma come si permettono??? Nella città campana la realtà cambia... Qui i giornalisti del nord trovano l’habitat ideale per i loro dibattiti. Alcuni di loro non sono neanche di fede azzurra ma portano nei vari studi televisivi campani la loro opinione, i loro commenti ed il loro punto di vista viene ascoltato con interesse della tifoseria napoletana. Aggiungo che in molti hanno addirittura trovato fortuna all’interno di questa accomodante realtà, arrivando a condurre programmi, diventando personaggi di successo ed hanno ricavato lauti guadagni. È facile conqui-


CALCISTICHE

Marika Fruscio

stare una città che vive per il calcio... ed i furboni in Italia son parecchi... Quello che mi chiedo è come fa un personaggio, che non sente il Napoli nelle vene, a parlare di questa grande squadra??? Come fa a mettere il cuore nelle parole??? Siamo troppo buoni ed altruisti, accogliamo tutti con grande umanità e cerchiamo di accomodare anche il peggior nemico. Siamo una società onesta e critica, quando serve, anche con noi stessi. Ci piace il confronto con gli avversari e siamo capaci di ammettere i nostri sbagli e le nostre debolezze in campo. Amiamo il calcio, la competizione esperiamo sempre che quest ultima sia sempre sana e corretta .Noi siamo il Napoli... non lo scordate mai!!!

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IL GIOCATORE P

erché Marek Hamsik è il “Giocatore del mese”? Beh, perché è sotto gli occhi di tutti lo straordinario inizio di stagione del fuoriclasse slovacco. Un calciatore ben diverso rispetto a quello ammirato nei primi cinque anni in maglia azzurra in cui, tuttavia, non ha fatto mai male. Anzi. Le sue qualità tecniche e le sue doti carismatiche sono cresciute all’inverosimile ed oggi sembra un Hamsik tutto nuovo rispetto alle annate precedenti: un calciatore con più personalità, più carattere, più incisività. Un vero leader, un venticinquenne che ha finalmente deciso di caricarsi quelle responsabilità che più di qualcuno, in passato, gli aveva consigliato di fare. Marekiaro è diventato un calciatore indispensabile per gli schemi tattici di Mazzarri sia in fase di non possesso che in fase di sviluppo della manovra. Per i suoi piedi stanno passando tutte, ma proprio tutte, le azioni d’attacco del Napoli del dopo-Lavezzi. E non è un caso che questo netto miglioramento, anche dal punto di vista della continuità delle prestazioni, del centrocampista slovacco sia coinciso con la partenza del Pocho. Ma prima di andare a sciorinare quelli che possono essere le varie concause di questo definitivo salto di qualità di uno dei calciatori più forti del calcio europeo, è utile procedere alla lettura dei numeri del suo ottimo inizio di stagione. In queste prime settimane Hamsik ha totalizzato tre reti comprendendo anche quell’autorete di Borja Valero della Fiorentina che lui considera (vigorosamente) gol suo. Con questi tre sigilli è arrivato a quota 53 gol in Serie A con la maglia del Napoli, 62 comprendendo anche le coppe. Ma Marekiaro ha inciso in tutte le gare degli azzurri: oltre alle marcature contro Palermo, Fiorentina e Udinese ha fornito anche diversi assist come quello a Maggio al Barbera e quello a Pandev per il raddoppio col Parma. Inoltre ha messo lo zampino anche in uno dei tre gol di Cavani alla Lazio ed è riuscito a procurarsi il rigore

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grazie al quale el Matador ha piegato la Sampdoria a Genova. L’unica partita in cui lo slovacco ha steccato è stata a Catania ma lì è avvenuto un black-out generale in cui nessuno, tranne De Sanctis, ha brillato. Dunque, Hamsik ha dimostrato in queste prime dieci partite stagionali di poter essere ascritto alla ristretta cerchia dei centrocampisti di alto livello, uomini che sanno attaccare e difendere, aggredire gli avversari e servire i compagni. Uomini generosi dalla classe sopraffina. Hamsik come Fabregas, o Gerrard, o Lampard. Calciatori a tutto campo che chiamarli semplicemente centrocampisti diventa finanche riduttivo. Oltre alla giornata storta del Massimino ci sarebbe anche da segnalare la macchia di Pechino, match di Supercoppa perso contro la Juve, e l’espulsione rimediata al San Paolo contro l’Aik Solna per il debutto in Europa League. Un fallo di reazione non degno della sua fama ma anche in quello scorcio di gara (subentrò al 1’ del secondo tempo) Hamsik riuscì a rendersi protagonista fornendo il passaggio vincente per il terzo gol di Edu Vargas. Non c’è competizione che tenga, non c’è avversario che lo possa tenere a freno: Marekiaro non butta via niente e non perdona nessuno. Lo slovacco sta finalmente prendendo per mano i suoi compagni trascinandoli verso la vittoria finale. Come gli si chiedeva da tempo immemore. Probabilmente l’indisciplina tattica di Lavezzi ha consentito al talento di Banska Bystrica di scatenare tutto il suo estro e di esibirsi in maniera più ordinata ed equilibrata così come esige Walter Mazzarri. Quindi la presenza in campo di Lavezzi ostacolava la personalità di Hamsik? Nessuno lo potrà mai confermare, perché il calcio non è una scienza esatta. Fatto sta che a Marek Hamsik non basta la Coppa Italia vinta lo scorso maggio: il “cannibale” ha fame e vuole ancora vincere. Per sé, per la sua famiglia, per i tifosi azzurri. Almeno questo è sicuro.


DEL MESE Mauro Cucco

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3a Giornata - 16 settembre 2012

3

Gervasoni di Mantova

De Sanctis Campagnaro Cannavaro Aronica (dal 46’ Gamberini) Maggio Dzemaili Inler (dal 64’ Behrami) Zuniga Hamsik Pandev 39’ Cavani 3’ rig. (dal 76’ Insigne) 79’ A disp.: Rosati, Colombo, Grava, Fernandez, Mesto, Dossena, Donadel, El Kaddouri, Vargas. All.: Mazzarri

1

Mirante Zaccardo Paletta Lucarelli Rosi (dal 79’ Palladino) 43’ Parolo (dal 67’ Acquah) Valdes Galloppa Gobbi Ninis (dal 57’ Pabon) Belfodil A disp.: Pavarini, Bajza, Benalouane, Fideleff, Morrone, Musacci, Acquah, Arteaga. All.: Donadoni

NOTE: 35.000 spettatori circa. Angoli: 6 a 1 per il Parma. Recuperi: 1’ pt, 4’ st.

di Carmine Montuori

29




32


1a Giornata - 20 settembre 2012

4

Turpin (Francia)

Rosati Gamberini Fernandez Aronica Mesto Behrami Donadel (dal 56’ Dzemaili) 90’ Dossena El Kaddouri (dal 46’ Hamsik) Insigne 46’ 70’ Vargas 5’ (dall’80’ Zuniga) A disp.: De Sanctis, Cannavaro, Uvini, Pandev. All.: Frustalupi

0

Turina Lorentzon Karlsson Majstorovic Johansson Lalawele Borges Danielsson (dall’82’ Lundberg) Kayongo-Mutumba (dal 70’ Quaison) Karikari (dal 75’ Goitom) Bangura A disp.: Stamatopoulos, Backman, Ibrahim, Gustavsson. All.: Alm

NOTE: 20.000 spettatori circa. Angoli: 6 a 5 per l’Aik. Recuperi: 0’ pt, 3’ st.

di C.M.

33


34


4a Giornata - 22 settembre 2012

0

Bergonzi di Genova

Andujar Alvarez Legrottaglie Spolli Marchese Biaganti (dal 46’ Izco) Lodi Almiron (dal 73’ Castro) Barrientos (dal 22’ Bellusci) Bergessio Gomez A disp.: Frison, Salifu, Sciacca, Rolin, Capuano, Morimoto, Ricchiuti, Doukara, Messina. All.: Maran

0

De Sanctis Campagnaro Cannavaro Aronica (dal 67’ Vargas) Maggio (dal 83’ Dossena) Inler (dal 46’ Insigne) Dzemaili Hamsik Zuniga Pandev Cavani A disp.: Rosati, Colombo, Fernandez, Grava, Gamberini, Donadel, Behrami, Mesto. All.: Mazzarri

NOTE: 15.000 spettatori circa. Angoli: 14 a 3 per il Napoli. Recuperi: 2’ pt, 2’ st.

di C. M.

35


MILLENNIUM GOLD HOTEL **** Viale U. Maddalena, 192 - Napoli Tel. 081.5955406 - Fax 081.7519199 – e-mail: info@millenniumgoldhotel.it – – www.millenniumgoldhotel.it –



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5a Giornata - 26 settembre 2012

3

Banti di Livorno

De Sanctis Gamberini (dal 76’ Aronica) Cannavaro Campagnaro Maggio Behrami Inler Zuniga Hamsik (dal 82’ Vargas) Pandev (dal 69’ Insigne) 31’ 64’ Cavani 19’ A disp.: Rosati, Fernandez, Grava, Dzemaili, Dossena, Uvini, Mesto, El Kaddouri, Donadel. All.: Mazzarri

0

Marchetti Konko Ciani Dias Cavanda (dal 57’ Floccari) Ledesma (dal 76’ Cana) Candreva Hernanes Mauri (dal 57’ Ederson) Lulic Klose A disp.: Bizzarri, Carrizo, Biava, Scaloni, Stankevicius, Onazi, Rocchi, Kozak, Rozzi, Zarate. All.: Petkovic

NOTE: 40.000 spettatori circa. Angoli: 8 a 7 per la Lazio. Recuperi: 2’ pt, 3’ st.

di C. M.

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di Accetto Vincenzo & Francesco

Progettazione

Installazione

Realizzazione

Via Nazionale delle Puglie, 70 S. Vitaliano (Na)


42


6a Giornata - 30 settembre 2012

0

Tagliavento di Terni

Romero; Berardi (dall’87’ Poulsen) Gastaldello Rossini Costa Obiang Munari (dal 70’ De Silvestri) Kristicic Eder Soriano (dall’82’ Icardi) Estigarribia A disp.: Berni, Falcone, Mustafi, Castellini, Renan, Austoni. All.: Ferrara

1

De Sanctis Campagnaro Cannavaro Gamberini Maggio (dal 90’ Mesto) Inler Behrami Zuniga Hamsik (dall’84’ Dzemaili) Pandev (dal 65’ Insigne) 67’ rig. Cavani A disp.: Rosati, Grava, Uvini, Aronica, Fernandez, Donadel, Dossena, El Kaddouri, Vargas. All.: Mazzarri

NOTE: 30.000 spettatori circa. Angoli: 6 a 5 per la Sampdoria. Recuperi: 1’ pt, 4’ st.

di C. M.

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46


2a Giornata - 4 ottobre 2012

3 Watermann Derijck Hutchinson Marcelo 51’ Bouma Strootman Van Bommel Toivonen Narsingh Lens 18’ Mertens 40’ A disp.: Tyton, Depay, Manolev, Ritzmaier, Winjaldum, Van Ooijen, Locadia. All.: Advocaat

Tudor (Romania)

0

Rosati Cannavaro Fernandez Aronica Mesto, Donadel Dzemaili El Kaddouri (dal 46’ Cavani) Dossena (dal 75’ Zuniga) Insigne (dal 62’ Pandev) Vargas A disp.: De Sanctis, Campagnaro, Behrami, Inler. All.: Mazzarri

NOTE: 30.000 spettatori circa. Angoli: 8 a 2 per il PSV Eindhoven. Recuperi: 0’ pt, 2’ st.

di C. M.

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7a Giornata - 7 ottobre 2012

2 De Sanctis Campagnaro Fernandez Gamberini Maggio Behrami Inler Zuniga 27’ Hamsik (dall’87’ Dzemaili) Pandev 45’ (dal 55’ Insigne) Cavani A disp.: Rosati, Colombo, Grava, Aronica, Uvini, Dossena, Mesto, Donadel, El Kaddouri, Vargas. All.: Mazzarri

Doveri di Roma

1

Brkic Benatia Danilo Domizzi Pereyra (dall’85’ Faraoni) Allan 43’ Pinzi (dal 65’ Ranegie) Lazzari Pasquale Maicosuel Di Natale (dal 77’ Barreto) A disp.: Padelli, Angella, Coda, Armero, Gabriel Silva, Favaro, Heurteaux, Willians, Fabbrini. All.: Guidolin

NOTE: 45.000 spettatori circa. Angoli: 4 a 1 per l’Udinese. Recuperi: 1’ pt, 5’ st.

di C. M.

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NAPOLI, IL MIGLIOR ATT

N

on si è primi in classifica per puro caso. Anzi, solitamente le squadre che veleggiano nelle prime posizioni sono quelle che riescono a subire meno gol di tutte. Ed il Napoli, in questo inizio di stagione, sta dimostrando di meritare la leadership del campionato italiano anche e soprattutto per la grande solidità difensiva che sta mostrando di avere. Vanno bene i gol del capocannoniere della A Edinson Cavani, vanno benissimo gli schemi offensivi azionati da Hamsik, Pandev ed Insigne che fanno dell’imprevedibilità il loro segno distintivo, ma è in difesa che il Napoli sta riscontrando ampi consensi, soprattutto in relazione alle tante reti subite nello scorso torneo. A mio avviso, quello sui gol incassati, ovvero solo 3 e per giunta tutte e tre in casa, è il dato più significativo di questo inizio di stagione. Ed è un dato piuttosto strano se si pensa che, più o meno, quella di quest’anno è la stessa squadra dell’anno scorso. Dunque, ci si chiede spontaneamente: come hanno fatto a migliorare così tanto pur non cambiando uomini? Quali sono gli accorgimenti adottati da Walter Mazzarri? Ci sono varie considerazioni da fare affinchè si possa fornire una spiegazione chiara ed accorata. Innanzitutto va detto che la posizione di Hamsik, molto più centrocampista che attaccante quest’anno, risulta essere decisiva a tal proposito perché più dedita alla copertura che alla fase offensiva. Tutto ciò a beneficio degli uomini della difesa che godono cos di un filtro in più a centrocampo. Inoltre è sotto gli occhi di tutti la crescita esponenziale di Inler che, davanti al terzetto di difesa, sta diventando un vero e proprio baluardo. In più i ripiegamenti difensivi di Cavani, quest’anno sempre più frequenti rispetto

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al passato, sono sempre fondamentali perché danno respiro e sicurezza all’intero reparto arretrato. Ed infine sto notando una certa solidità sulle palle inattive da parte di Cannavaro e compagni. L’anno scorso i gol subiti sui calci piazzati rappresentavano il vero tallone d’Achille di questo Napoli, ora invece è improvvisamente scomparso. Eppure, a mio avviso, credo che al Napoli, come quest’anno così negli anni scorsi, continui a mancare un uomo efficace in tal senso. Anche perché Fernandez non ha ancora dimostrato di sapersi districare in tali situazioni. Ma com’è stato possibile correggere un difetto che era così evidente un anno fa? Io credo che la motivazione sia molto semplice: credo che aver adottato questa scelta di impiegare le cosiddette seconde linee in Europa League e risparmiare i titolarissimi per il campionato sia una mossa azzeccata. Mi spiego: l’anno scorso la Champions toglieva energie fisiche ma soprattutto nervose ai calciatori azzurri ed essendo la concentrazione una dote fondamentale per un difensore per poter fronteggiare, era complicato dover restare concentrati per tre partite nell’arco di una settimana. Ora, invece, dovendo dedicarsi soltanto al campionato ecco che i titolarissimi sono molto più tranquilli e dimostrano di saperci fare anche sui calci da fermo. Visti i risultati ottenuti penso che Mazzarri debba continuare su questa strada, non badando alle critiche piovute nei suoi confronti dopo il 3-0 di Eindhoven. Al di là del fatto se si rischia di snobbare o meno la coppa credo però che il mister faccia bene a preservare i titolarissimi per il campionato perché penso proprio che quest’anno sia quello giusto per poter attingere a qualcosa di veramente importante.


ACCO E’ LA DIFESA

Massimo Filardi

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LA CARRIERA Quest’anno ”Tifosi Napoletani” dispone di un parterre ricco, competente e professionale che, ogni giovedì, vi tiene in compagnia analizzando tutto, ma proprio tutto, ciò che riguarda il nostro amato Napoli. Sul nostro palco si siedono calciatori che hanno fatto la storia del club azzurro a partire dal bomber Beppe Savoldi, mister 2 miliardi e 77 gol in maglia azzurra, per finire a Giovanni Francini e Massimo Filardi, due ex-terzini campioni d’Italia (nel ’90 il primo, nell’86 il secondo) con l’ex fluidificante mancino goleador in Coppa dei Campioni nella storica sfida col Real Madrid. Senza dimenticare poi lo sgusciante “Sivorino” Sandro Abbondanza (allenatore delle giovanili azzurre per quasi 15 anni), l’ex dribblomane Antonio Capone, partner d’attacco di Savoldi, e l’ex centravanti Guido Postiglione. Questi sono gli ex-azzurri che hanno contribuito e stanno tutt’ora contribuendo a rendere importante e piacevole il nostro programma televisivo in cui, molto spesso, dai nostri dibattiti vengon fuori critiche sempre costruttive e mai distruttive come invece avviene altrove. Per tutto quest’ordine di ragioni ho ritenuto doveroso approfondire in questo numero la carriera di ognuno di questi grandi ex-campioni del passato.

BEPPE SAVOLDI

ANTONIO CAPONE

Ha esordito in Serie A nel 1965 con la maglia dell’Atalanta. Dal 1968 al 1975 ha militato nel Bologna, vincendo nel 1972/73 la classifica cannonieri della Serie A con 17 reti a pari merito con Gianni Rivera e Paolo Pulici, prima di passare al Napoli per l’allora stratosferica cifra di due miliardi di lire. In azzurro mise assieme 77 gol tra campionato e coppe e fu per tre volte capocannoniere in Coppa Italia, un trofeo vinto tre volte nella sua carriera (2 col Bologna ed una col Napoli nel 197576). Medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo in Tunisia nel 1967, nel suo palmarès vanno annoverate anche due coppe di lega italo-inglese nel 1970 (Bologna) e ’76 (Napoli). Coi partenopei piacevole fu il ricordo di un poker inflitto alla Juve nella semifinale della Coppa Italia del ’78. Dopo quattro stagioni in maglia azzurra, nel 1979 torna al Bologna per poi concludere la sua carriera tornando nella sua Bergamo nel 1982-83. In Serie A ha collezionato 405 presenze segnando 168 reti, ma nonostante ciò non ha avuto molta fortuna in Nazionale, con la quale vanta solo quattro presenze ed un gol (su rigore, contro la Grecia). Durante la sua permanenza a Napoli si cimentò anche nelle vesti di cantante incidendo, nel 1978, il singolo La Favola del gol che ebbe un discreto risultato sia di vendite che di critica. In giovane età aveva praticato anche il basket. Per diversi anni è stato commentatore tecnico per Stream e Sky Sport.

Cresciuto calcisticamente nelle giovanili della Salernitana, fa il suo esordio in prima squadra in Serie C nel 1971. Seconda punta leggera e veloce, Capone diventa titolare inamovibile dei granata e disputa quattro buone stagioni che nel 1975 gli valgono la chiamata dalla Serie B del Brindisi. L’esperienza fra i cadetti però non è delle migliori, e durante il mercato invernale torna clamorosamente alla Salernitana. Va meglio l’anno dopo, sempre in B, con l’Avellino siglando 9 gol in 31 partite. Grazie all’amicizia tra la società azzurra ed lo storico patron degli irpini Antonio Sibilia, Capone firma per il Napoli (estate 1977) in cui, complici i guai fisici di Chiarugi, si perfeziona l’intesa con bomber Savoldi. Sgusciante nello stretto quanto funambolico nell’uno contro uno, il “brasiliano della Campania” si fa notare per la sua generosità in quanto ad assist vincenti e per il suo dribbling facile nel saltare l’avversario di turno. Da incorniciare una sua tripletta al Taranto in un turno di Coppa Italia del 1978. Il Napoli acquista l’altra metà dall’Avellino salvo poi mandarlo in prestito per un anno alla Pistoiese a causa di un rapporto non idilliaco con l’allenatore Rino Marchesi. Per lui in Toscana la bellezza di 10 reti in 28 partite che gli valgono il ritorno a Napoli ma, complice l’arrivo di Ramon Diaz, non ottenne lo spazio sperato e decide così di trasferirsi a Lecce collezionando 16 presenze e 3 gol. Dal Salento al Modena (in C) e poi alla Spal dove annuncia il ritiro a soli 32 anni. Ma nell’autunno del 1985 la Fermana, allora militante nel campionato interregionale, gli propone un contratto annuale che Capone accetta finendo per essere decisivo per la salvezza dei marchigiani ed anche l’anno dopo, restando a Fermo, dove centrò 13 reti ed il quarto posto finale.

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DEGLI EX GUIDO POSTIGLIONE La carriera di Guido Postiglione (napoletano doc ma nato in Toscana, a Firenze) è caratterizzata da sole quattro squadre: il Napoli, società in cui cresce e fa il suo esordio in A nel 1959, poi il Verona, il Bari ed infine il Palermo. Centravanti vecchia maniera, Postiglione milita nel Napoli di Annibale Frossi con gente del calibro di Schiavon, il portiere Bugatti, o lione Vinicio, Bruno Pesaola e l’indimenticato Gennaro Rambone. Quella squadra, però, ebbe poca fortuna: racimolò quattro sconfitte di fila ed il presidente di allora, Cuomo, esonerò Frossi per richiamare Amedeo Amadei. Con il ritorno di Amadei andò meglio ma gli azzurri chiusero il campionato al 13esimo posto e Postiglione andò due volte a bersaglio. L’anno dopo andò peggio: retrocessione in B e per lui un solo gol (alla Juve). A quel punto si trasferì a Verona dove segnò 13 reti in 36 partite. In Veneto ci resta un solo anno per poi passare al Bari (sempre in Serie B). Nel 1963 passa al Palermo nell’ambito dell’operazione che sancisce il trasferimento del bomber Fernando ai pugliesi. In rosanero 7 gol in 47 gare in due anni, poi il ritorno nella sua città, a Napoli, nel 1966.

SANDRO ABBONDANZA Nasce, vive, cresce e gioca con la maglia della sua città: il Napoli. Dopo una breve esperienza in Serie B con la maglia del Monza, esordisce in azzurro nel Novembre del ‘68. Nella stagione successiva gioca nel Pisa, appena retrocesso in Serie B, segnando il suo primo gol da professionista. Torna a vestire la maglia del Napoli nella stagione 1970-1971. Durante la sua permanenza a Napoli, riesce a siglare in campionato, gli unici due gol della carriera con la maglia della sua città. Nel novembre del ‘71 approda alla Lazio, appena retrocessa, e con le sue 25 presenze e 7 gol, contribuisce alla promozione della squadra capitolina, che tornerà in Serie A nella Stagione 1972-73. Conclusa l’avventura laziale, Abbondanza torna a Napoli, a giocare nella massima serie, ma durante quelli che saranno i suoi ultimi due anni in maglia azzurra, registra solamente 16 presenze e nessun gol. Poi, a partire dal 1973 un lungo girovagare tra Brindisi, Salernitana, Crotone, Paganese, e Sorrento, squadra nella quale ha registrato la maggiore prolificità, 33 presenze e 9 gol. Nel 1979 gioca anche in Canada (per poco tempo) nel Toronto Blizzard. Conclusa la carriera da calciatore, inizia la sua avventura in panchina dapprima con i giovani del Calcio Napoli per quasi 15 anni portando alla ribalta calciatori arrivati poi in serie A, tra cui Taglialatela, De Rosa, Baiano, Ferrante, Ametrano e Floro Flores. Il suo percorso da allenatore prosegue e si chiude con Ischia, Avellino (Primavera), Sorrento (vice) e Juve Stabia (giovanili). Dal 1996 è presidente della scuola di calcio per bambini, da lui stesso fondata, ASD Soccer Vomero Vip Club.

MASSIMO FILARDI

GIANNI FRANCINI

Cresciuto calcisticamente nel Varese, fa il suo esordio in prima squadra nella stagione 1984-1985, in Serie B. L’esperienza successiva la vive al Napoli, in Serie A. Con la maglia azzurra, al fianco di compagni come Diego Armando Maradona, Daniel Bertoni, Salvatore Bagni e Bruno Giordano, fa il suo esordio in massima serie (con la maglia numero 3 sulle spalle) l’8 settembre del 1985 nella vittoriosa gara casalinga per 2-1 contro il Como. Il mister Ottavio Bianchi lo fa giocare titolare per l’intero campionato, formando con Ciro Ferrara la coppia di terzini più giovane di tutto il campionato (38 anni in due). Per la stagione successiva, in cui il Napoli vince scudetto e la Coppa Italia, un infortunio lo tiene fuori dal campo per l’intera annata. Il calciatore ritorna a calcare il rettangolo verde nell’estate del 1987, riuscendo a ritagliarsi buoni spazi fra campionato e Coppa Italia per due stagioni consecutive, e tornando anche ad indossare la maglia della Nazionale Under-21. Nell’estate del 1989, a 22 anni, pur di giocare titolare accetta di scendere in Serie B, passando in prestito prima all’Avellino e poi un anno dopo al Taranto. Dopo i due anni in prestito, nella stagione 1991-1992 torna in maglia azzurra, con cui scende in campo 5 volte. Scaduto il contratto con il Napoli, decide a 25 anni di ritirarsi dal calcio giocato, ma ritratta la decisione due anni dopo, quando accetta di tornare a giocare in Serie C2 nel Benevento, dove chiuderà definitivamente la carriera alla fine della stagione 1994-1995. Appesi gli scarpini al chiodo, diventa procuratore sportivo ed talent-scout.

Toscano, classe ’63 di Massa-Carrara, era l’uomo che era solito farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, abile corridore della corsia mancina come pochi se ne vedevano in giro all’epoca. Gianni Francini è un calciatore che è rimasto nel cuore dei tifosi del Napoli, squadra in cui approda nell’estate del 1987, dove vi rimase fino al 1994 vincendo la Coppa Uefa del 1989, il secondo Scudetto della storia del club azzurro e la Supercoppa italiana del 1° Settembre 1990 (5-1 alla Juventus). In totale collezionò la bellezza di 184 presenze (relative soltanto al campionato) e 10 reti più 3 sigilli in ambito europeo. Il Napoli del presidente Ferlaino lo acquistò dal Torino, la squadra in cui crebbe dopo aver iniziato nelle giovanili del Molicciara Massa. In maglia granata, con la quale esordì in Serie A nel 1980, oltre un centinaio di presenze ed 8 gol con nel mezzo una parentesi in B nelle file della Reggiana. Nonostante fosse un difensore di fascia, Francini si ritrovava spesso e volentieri nei tabellini dei marcatori e ciò avvenne anche in partite piuttosto importanti, una su tutte quel “maledetto” ritorno del primo turno della Coppa Campioni del 1987- 88 contro il Real Madrid. Francini si rese poi protagonista anche nell’edizione 1988-89 della Coppa Uefa, quella che poi portò al trionfo nella magica notte di Stoccarda. Il terzino toscano eliminò praticamente da solo i tedeschi della Lokomotiv Lipsia nei 16esimi di finale segnando un gol all’andata in Germania (risultato finale 1-1) e poi mettendo la sua firma anche nella sfida di ritorno realizzando il primo dei due gol dei partenopei. Di lui si ricordano anche dei gol rifilati alla Roma (all’Olimpico), all’Avellino ed al Genoa. Da ricordare anche 8 presenze nella Nazionale del ct Vicini e la partecipazione alla sfortunata edizione degli Europei del 1988.

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LO SPAZIO DEI . Baia a d ! la rdel Napoli a S l re, i naro Gen ico Amo Un

Il pi cco lo A ng sfid elo tifo a il pap ssisim o à ju ven del Na tino pol i, !!!

L' entusiamo cresce anche in Tribuna Posillipo

Vincenzo, Valerio, Marinella e Imma pronti per assistere ad un’altra vittoria del Napoli

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Il simpaticissimo Emanuele Esposito supertifoso del Napoli


TIFOSI Gennaro Montuori con Simone e Luigi figli dell’amico fraterno Isaia Della Ragione

Antonio, Ester, Marika, Emily e Simone Pezzuto

La piccola Martina Capasso che ad ogni gol del Napoli grida "Cavani!!!" per la gioia del nonno Ciro De Curtis

urri si azz o f i t r pe a di su i p p o na c nna u a i r a M rdo e Berna

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G e n n a ro M o n t u o r i presenta

Il Giardino dei Semplici

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repliche Venerdì alle ore 23,00 e Sabato alle ore 11,00

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