Ultr'azzurro ottobre 2014

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Gli sponsor di questo numero:

Direttore

Gennaro Montuori

II EURONICS cop. GRUPPO TUFANO

Vice Direttore

Antonio Corrado Hanno collaborato:

Amelia Amodio Mimmo Carratelli Antonio Corrado Cristiano Corrado Mauro Guerrera Gennaro Montuori Isabella Perrone Foto di:

Vittorio Cangiano Progettazione grafica, e impaginazione:

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Gli articolisti forniscono la propria prestazione a titolo spontaneo, assumendosi la responsabilità di quanto scritto.

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4267/92 del 28/3/92.

4 EDITORIALE

MAGLIA SULLA PELLE 30 LA GIANNI IMPROTA

6 UNACONCHIACCHIERATA... GIANNI DI MARZIO

34 NAPOLI - SPARTA PRAGA

8 HIGUAIN & INSIGNE

36 UDINESE - NAPOLI

III CENTRO COMMERCIALE cop. AL CENTRO IV TRASMISSIONE cop. TIFOSI NAPOLETANI retro GRAND HOTEL post. IL SARACENO retro I LOVE post. YOU NAPOLI

5 EURONICS GRUPPO TUFANO 40 12 10 JAMBO1 E. LECLERC SASSUOLO - NAPOLI DARIO MARCOLIN: 44 14 LA VEDO COSÌ 11 MEKING 48 SLOVAN B. - NAPOLI 18 UNOPERSCEICCO 16 SECORTEX COLLEZIONI ARGENTO IL NAPOLI? INTRALOT NAPOLI - TORINO HO VISTO MARADONA 17 CAFE’ 52 22 DUO 20 ANTONELLI-BENEDIK 54 LE TIFOSINE 26 IL PUNTO 21 RISTORANTE NONNAMA 57 LE FOTO DEI TIFOSI 29 LA FOTO DEL MESE 24 MARCO ANTONELLI LA REGINA 25 PIZZERIA DEI TRIBUNALI 28 C A D 32 PIZZERIA ADD’ E GUAGLIUN 6 22 30 54 33 RISTORANTE IL FANTINO 38 RIVISTA TIFOSI NAPOLETANI 39 RISTORANTE-PIZZERIA PRINCIPE UMBERTO 42 RISTORANTE WHITE CHILL OUT PANINOTECA 43 PIZZERIA DREAM VIEW NAPOLETANI 46 TIFOSI CONSIGLIA NAPOLETANI 47 TIFOSI CONSIGLIA 50 HOTEL MILLENIUM 51 DIVAN LETTO YOU NAPOLI 56 IALLOVE CENTRO I TOP E I FLOP DEL MESE

NAPOLI - PALERMO


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arissimi lettori, ci eravamo lasciati con un Napoli in piena crisi ed oggi, le tre vittorie consecutive sembrano avere riportato un pizzico di serenità in tutto l’ambiente anche se gli avversari affrontati non erano certo irresistibili. Per capire se questo Napoli è veramente tornato ad essere quello dello scorso campionato dovremo aspettare ancora un po’ per vedere se la scia di risultati positivi si allungherà e se in Europa, Hamsik e compagni, riusciranno a centrare con un po’ di anticipo la qualificazione. Poi la palla passerà, inevitabilmente, nelle mani del Presidente che, a gennaio, dovrà far capire le sue reali intenzioni anche se, non è da escludere qualche clamorosa sorpresa anche alla luce delle tanti ed insistenti voci che danno per concreto l’interessamento dello sceicco del Qatar all’acquisto del Club azzurro. Da più parti si vocifera che un accordo di massima sia già stato raggiunto e che possa essere addirittura ufficializzato in occasione della finale di Supercoppa con la Juventus che si disputerà proprio in Qatar. Come avevo più volte detto in trasmissione, avrei evitato le cessioni di Reina, Behrami, Fernandez e Pandev acquistando solo Mascherano, saltato per un milione di euro di differenza, e Quagliarella, che si era offerto per 1,5 milioni all’anno. Per colmare il gap economico con Milan, Inter e soprattutto Juventus, De Laurentiis deve capire che occorre cominciare a vincere qualcosa di importante per attrarre

le simpatie di tanti sportivi del Sud affascinati dai bianconeri proprio perché vincenti. Sono tutti questi tifosi che, attraverso il marchandising e l’incidenza nella ripartizione degli introiti provenienti dalla cessione dei diritti televisivi, fanno lievitare il fatturato e crescere il Club. In questo numero tante novità a partire dalla veste grafica con piacevoli rubriche che vi lascerò scoprire da soli. Vi rinnovo il consueto appuntamento del giovedì sera con “Tifosi Napoletani” che ci vedrà sulle frequenze del digitale terrestre oltre che di Julie Italia (canale 19) e Telelibera ( Canale 72) anche su Tele A (canale 18) e Tele A+ (canale 79) oltre che sul canale satellitare numero 890. Con la speranza di potere celebrare nel prossimo numero altre vittorie del Napoli vi saluto con il consueto dal profondo del cuore forza Napoli e con un abbraccio ed un saluto affettuoso a tutto il mio ex esercito del “Commando ultrà Curva B”.



una chiacchierata con...

GIANNI DI MARZIO di Antonio Corrado

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iocatore, allenatore, dirigente, consulente di mercato, ricercato commentatore televisivo e chi più ne ha più ne metta. Questo è Gianni Di Marzio, superflua qualsiasi altra presentazione per un uomo di campo a tutto tondo, grande esperto di calcio internazionale e scopritore di giovani talenti negli angoli più disparati del globo, su tutti basti ricordare un certo Diego Armando Maradona scoperto quando era appena sedicenne e non era ancora assorto agli onori delle cronache calcistiche.

Difficile trovare un altro uomo di calcio più competente per iniziare questa rubrica che ogni mese ci porterà a fare una chiacchierata con i più grandi conoscitori di calcio. Allora Gianni, come lo hai visto questo mercato del Napoli, ci sono stati degli errori o cos’altro? “Direi semplicemente che il Napoli non ha fatto un mercato all’altezza delle aspettative.

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Non è riuscito a colmare il gap che lo divideva dalla Roma e dalla Juventus ed anzi, a mio parere, si è indebolito rispetto allo scorso anno e vi spiego perché: non è riuscito a trattenere Reina, portiere di personalità ed esperienza internazionale, per un paio di milioni di euro rischiando con un Rafael che veniva da un brutto infortunio e che ha denotato grande incertezza nelle uscite non dando mai l’impressione di potere essere un grande portiere; in difesa perso Fernandez, che era migliorato tantissimo, ci si è affidati a Koulibaly, giocatore forte fisicamente ma che non mi ha dato l’impressione di sapere mai affrontare il portatore di palla e di non avere la capacità di leggere le traiettorie del pallone mentre, invece, ha palesato grande tecnica e visione di gioco che, paradossalmente, me lo farebbe immaginare meglio davanti alla difesa”. Per continuare sulla difesa, adesso cerco di metterti in difficoltà: che ne pensi degli esterni difensivi azzurri? “Il Napoli non ha mai avuti grandi interpreti in quel ruolo. Maggio è un giocatore di forza e di gamba e quando viene meno fisicamente non da alcun contributo; Zuniga viene impiegato in maniera incostante così come Britos e Ghoulam


e questo lascia capire che Benitez non ha molta fiducia nelle loro potenzialità”. Hai detto che a tuo parere questo Napoli esce indebolito dal mercato, questo riguarda anche centrocampo ed attacco? “Il Napoli ha perso Bherami, grande recuperatore di palloni a centrocampo, e Dzemaili che, comunque, assicurava quei sei, sette gol a stagione. Quelli che sono arrivati, ossia Lopez e De Guzman non mi sembrano all’altezza degli svizzeri”. E Gargano? “Gargano si è gestito in maniera molto intelligente. Sapeva quale clima lo aspettava e si è limitato a svolgere il compitino senza strafare ma senza incidere. Del resto come si può immaginare di fargli coprire il ruolo di playmaker basso chiedendogli di cucire il gioco, Gargano è un giocatore di quantità non certo un architetto del centrocampo”. In attacco, invece? “Zapata è un bravo ragazzo, si impegna molto ma io prediligo, in quel ruolo, giocatori con caratteristiche differenti: non macchinosi e lenti ma rapidi e scattanti. Per Zapata sarebbe stato meglio andare a fare esperienza altrove per potere , poi, tornare maturo a Napoli. Non dimentichiamoci che in attacco manca anche la qualità di Pandev che, sia pur con qualche limite fisico, assicurava tanti assist e reti e che Michu

era una scommessa per il momento persa” Chiarito che questo Napoli non appare forte come l’anno scorso, secondo te dove potrà arrivare questa squadra, sia in campionato che nelle altre manifestazioni nelle quali è impegnata? “In campionato credo che parlare di scudetto, come ha fatto il Presidente a Dimaro, sia un’utopia. Questa squadra dovrà lottare fino alla fine con Inter, Milan, Fiorentina e Lazio per cercare di centrare quel terzo posto che potrebbe dare un sapore diverso alla stagione. In Coppa Italia può arrivare lontano e la Supercoppa se la giocherà in gara secca con la Juventus. In Europa, invece, non credo che il Napoli abbia le qualità per ben figurare. Dai sedicesimi scenderanno in campo anche le squadre eliminate dalla Champion e non credo che gli azzurri abbiano le carte in regola per poter competere “.

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la nostra copertina di Mimmo Carratelli

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i può dire che la vecchia maglia numero 9, la maglia del centravanti classico, del goleador, dello sfondatore di reti, prima che nascessero i centravanti arretrati (Hidegkuti), i “falsi nueve” e l’attaccante centrale di manovra, ha avuto nel Napoli, tra i giocatori stranieri che l’hanno indossata, un marchio prevalentemente brasiliano. Tra i maggiori: Vinicio (69 gol in cinque campionati), Altafini (97 gol

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Higuain Insigne fra campionati e coppe), Clerici (29 gol in campionato), Careca (95 gol fra campionati e coppe). Brasiliani, non proprio centravanti, ma attaccanti in confidenza col gol sono stati Canè (56 gol) e Pià (23). Non sono, invece, molti i centravanti argentini. Ma attaccante era Maradona (115 gol), attaccante è stato Omar Sivori (16 gol in azzurro), attaccante sgusciante è stato Lavezzi (48 reti) e così le ali Daniel Bertoni (18 gol), Bruno Pesaola (27) e Juan Carlos Tacchi (17). Il primo centravanti argentino è stato Evaristo Barrera, 30 anni, preso dalla Lazio, fisico da sfondatore e tiro micidiale, però solo 12 gol in due campionati (1940-1942). Ramon Diaz visse una stagione triste in maglia azzurra (1982-83, solo 8 gol). German Denis (2008-2010) aveva grande potenza (15 gol). Roberto Sosa il Pampa (28 gol in quattro campionati) è stato tra i primi giocatori a condividere la rinascita del Napoli dopo il fallimento. L’arrivo di Gonzalo Higuain, argentino nato a Brest, in Francia, dove suo padre giocava, ha elevato il tasso tecnico dei centravan ti argentini del Napoli. Personalità spic-

cata, ma non eclatante. Non ha gesti tecnici clamorosi, non è un bomber dirompente, non gioca con le acrobazie che strappano l’applauso. E’ un attaccante moderno che gioca su tutto il fronte dell’attacco, che si defila per ricevere palla e lanciare i compagni, che ha nei piedi la capacità di mettere il pallone dove vuole e una buona prestanza fisica. Maradona ha detto che Higuian è un misto fra Batistuta ed Hernan Crespo. Il Napoli l’ha preso dal Real Madrid, dove Gonzalo era chiuso da Benzema, per 40 milioni di euro. Doveva far dimenticare Cavani. Ha un gioco diverso dall’uruguayano, è più disposto a servire i compagni, mentre il Matador viveva per il gol pretendendo d’essere sempre servito. Gonzalo Higuain non ricorda nessuno dei centravanti del passato. Farà storia a sé. Ha una buona media realizzativa (27 gol in 57 partite in maglia azzurra). Da single più famoso del pianeta del pallone, dove fioriscono i latin-lover, gli oggetti del desiderio e i collezionisti di figurine femminili, si sottrae alle perfidie del gossip. Esce dal barbiere senza capelli-fantasia. Non ha il toupet di Balzaretti, il codino di Baggio, le creste di Hamsik e Balo-


telli. E forse non ha neanche un tatuaggio sulla pelle. Ha capelli normali e un viso normale. Buca i portieri, ma non buca il video. E’ un centravanti fra antico e moderno, concreto e affidabile. E non gioca al golf, come i pallonari più snob, né guida auto veloci, come i pallonari più esagerati, e non va neanche al night, ma ama giocare a ping-pong che è uno sport domestico, semplice, tranquillo. Gonzalo Higuain è un perfetto sagittario (nasce il 10 dicembre 1987, avevamo vinto il primo scudetto), cioè un ragazzo s ereno, allegro, schietto, ottimista e, come tutti i sagittari, non ha bisogno di sfoggiare particolari tecniche di se-

duzione perché la sua semplicità è la seduzione massima. Colore più indicato dei sagittari è l’azzurro che Gonzalo ha trovato a Napoli, il colore del suo destino. Il suo scudiero nel Napoli è lo spagnolo Callejon. Più egoista il belga Mertens che guarda solo alla porta. E, allora, il vero partner di Higuain è questo ragazzo di Frattamaggiore, Lorenzo Insigne, 23 anni, tre centimetri più basso di Maradona che toccava l’1,66 nel concentrato più spettacolare e inimitabile del football. Insigne cerca Gonzalo più di quanto Gonzalo cerchi Insigne. Allievo prediletto di Zeman che ne fece un goleador (46 reti tra Foggia e Pescara), Lorenzo deve anche battersi contro lo sciocco pregiudizio secondo cui nessuno è profeta in patria. Napoletano, più di tutti gli altri deve mostrare sempre qualcosa in più. Intanto, entrando e uscendo di squadra, ha messo all’attivo 14 gol in 102 partite col Napoli. Non è ancora la sua media-gol, ma gli si chiede anche di arretrare, coprire, contrastare, accorrere in difesa sul fluidificante avversario. Forse, il limite è la ricerca continua di quel suo colpo ad effetto, rientrare da sinistra per piazzare il tiro a giro, la sua specialità. I difensori l’hanno imparato e sono più difficili da superare. Forse, dovrebbe giocare più verso il centro,

meno defilato. Intanto, è l’attaccante azzurro che ha segnato in tutte le competizioni e che, con una “doppietta”, ha assicurato la conquista dell’ultima Coppa Italia contro la Fiorentina nella finale di Roma. E’ tornato a segnare in campionato contro il Torino. U na sua prodezza ha lasciato il segno in Europa, quel gol su punizione al Borussia. Nel suo palmares figura anche il gol segnato in nazionale all’Argentina. Abbiamo voluto dedicare la copertina a Higuain e Insigne in omaggio al campione argentino e per incoraggiamento al ragazzo di casa nostra che soffre più di tutti quando le cose non vanno. Ma, finalmente, contro il Torino, il gol e l’assist del raddoppio servito a Callejon, ha pianto solo lacrime di gioia. Intanto, Gonzalo è in ritardo. Si aspetta il suo primo gol in campionato. L’anno scorso, nelle prime sei partite, andò a segno tre volte. La prima rete arrivò dopo 160 minuti sul campo del Chievo, poi segnò all’Atalanta e a San Siro contro il Milan. Rimase all’asciutto contro il Bologna, il Sassuolo e a Marassi contro il Genoa.

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i TOP e i FLOP del mese

di Antonio Corrado

Compito difficile quello di andare ad individuare i “Top” considerato il momento poco felice che sta attraversando la squadra di Benitez. Tra tante ombre, però, vogliamo premiare due piccoletti terribili: Josè Maria Callejon e Lorenzo Insigne, entrambi accumunati dallo stesso destino con le rispettive Nazionale che, per il momento, li hanno messi in ghiacciaia.

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o spagnolo, dopo le allettanti richieste pervenute dall’Atletico Madrid, che lo avevano fatto vacillare non poco, e dopo l’amarezza dell’eliminazione dalla champion, aveva avuto un avvio di stagione balbettante che lo aveva fatto apparire soltanto lontano parente della freccia che, lo scorso anno, perforava le difese avversarie . Come d’incanto, però, il numero sette azzurro ha ripreso a correre, dribblare e segnare ed oggi, con quattro reti ed un assist in sei incontri giocati, è il giocatore al quale tutto il Napoli si è aggrappato.

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iscorso differente, invece, per Lorenzo Insigne. Dopo il deludente mondiale, le polemiche con i tifosi a Dimaro, qualche malumore mal gestito, i fischi del San Paolo e qualche twitter avventato, Insigne è finito sistematicamente sotto gli occhi dei riflettori: a lui nessun errore mai perdonato, in campo sempre sotto esame. Un macigno sulle spalle del giovane fantasista azzurro che, però, ha reagito con grande personalità e si è ripreso il Napoli e le simpatie dei tifosi: il gol e le lacrime dopo il gol contro il Torino specchio fedele del brutto momento vissuto dal giocatore e che adesso, appare, ormai, alle spalle.

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Da questo numero parte una nuova e dissacrante rubrica legata a quelli che si sono maggiormente distinti nel corso del mese sia in senso positivo che negativo. A finire sotto esame non solo giocatori ma anche quanti vivono nel mondo del calcio a Napoli

Molto più facile trovare i flop. Anzi, forse occorrerebbe qualche pagina in più per non dimenticarne nessuno.

Su tutti Rafa Benitez che, con una gestione alquanto discutibile della rosa tra utilizzi e lunghi periodi di riposo, è riuscito a spostare parte delle critiche dalla Società alla panchina. Passi l’utilizzo di un giocatore al posto di un altro, passino cambi tardivi ed incomprensibili, ma l’assentarsi cinque giorni di fila alla vigilia della partita persa in casa con il Chievo e ripetere la stessa cosa prima della trasferta del Meazza con l’Inter pare esercizio piuttosto avventato. Tra i flop registrati sul terreno da gioco, invece, accomunati per ruolo, tutti gli esterni difensivi: Maggio, Mesto, Ghoulam, Zuniga e Britos protagonisti, quasi sempre, di prestazioni a dir poco disastrose. Maggio appare ormai prossimo al pensionamento. Mesto, che non è stato mai un fulmine di guerra, chissà quando e se potrà ritornare

ad essere un giocatore di calcio dopo il brutto infortunio dello scorso anno. Zuniga è tornato più ballerino e fumoso di prima. Ghoulam si dimostra più adatto all’atletica leggera che non al calcio. Britos, invece, alterna prestazioni scandalose a qualche buona gara. Per trovare altri flop potremmo passare tra centrocampo ed attacco da De Guzman, che ancora non si è capito a cosa serve, al mediocre Gargano, operaio che si crede ingegnere, alla scommessa Michu che al momento è lontano dal potere sembrare un giocatore di calcio. Per il momento ci fermiamo qua per non essere tacciati di eccessiva cattiveria ma in questa speciale classifica, da qui a fine stagione, ne siamo convinti, passeranno non solo giocatori ma anche molti altri addetti ai lavori, è questa non è una minaccia ma una promessa!

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Dario Marcolin:

di Amelia Amodio

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“la vedo così”

a ex calciatore azzurro ad apprezzato opinionista Sky, Dario Marcolin prova ad inquadrare tatticamente questo primo scorcio della stagione della squadra di Benitez: “dopo un inizio difficoltoso il Napoli si sta rendendo protagonista di una lenta ma costante ripresa. Ricompattare il gruppo dopo i Mondiali non è stato facile per Benitez perché molti calciatori si sono ritrovati a dover fare i conti con condizioni fisiche differenti quindi c’è chi ha fatto più fatica degli altri a

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recuperare. C’è un detto nell’ambiente calcistico, ovvero, calcio ad agosto non ti conosco, nel senso che il momento dell’assemblaggio di una squadra è sempre un momento critico”. Un Napoli che comunque sembra stia recuperando, almeno in termini di autostima e risultati: “Sicuramente stiamo andando verso il vero Napoli - riprende Marcolin - contro il Torino ho visto una squadra compatta che è riuscita a coprire bene il campo e che ha saputo reagire dopo il gol. Seguo spesso il Napoli ed è una squadra che mi piace da sempre. Lo vivo da vicino. Mi piace molto la filosofia di gioco che caratterizza gli azzurri, ovvero la filosofia di un gioco palla a terra: gli stessi movimenti, che possono sembrare scontati riescono comunque a sorprendere l’avversario. Non guardo alle qualità dei singoli, guardo più al gioco di squadra che si è visto nel corso delle ultime partite. Finalmente si è vista anche una forma fisica differente: il Napoli che è sceso in campo contro il Torino ha vinto anche sotto il profilo atletico, segno che anche la condizione fisica sta crescendo”. Ma di questo Napoli, caro Marcolin, ci analizza anche il momento di qualche uomo cardine? “Albiol è sicuramente decisivo. E’ psicologicamente forte e, pur essendo il meno veloce della linea difensiva, è quello che ha più esperienza e più capacità di lettura dello sviluppo del gioco. Albiol è il giocatore più di personalità e di tempismo ed è indubbiamente un punto di riferimento per i suoi.


Poi c’è il discorso Higuain. Gli attaccanti vivono per il gol, il gol è da sempre la medicina migliore che possa esistere anche se la ricerca spasmodica della finalizzazione non sempre porta a dei risultati: è il caso di Higuain. In questo momento l’argentino è alla ricerca del primo gol in campionato, per cui c’è da considerare anche un aspetto mentale. Sono convinto che debba solo sbloccarsi psicologicamente anche perché contro il Torino si è reso protagonista di un’ottima gara, ci ha messo cuore ed anima. Purtroppo, capitano anche annate storte: a volte il pallone viene a cercarti da solo, altre volte ti passa a due metri e non riesci a concludere. Per quanto riguarda Callejon, tra i protagonisti assoluti di queste ultime giornate, posso dire che è un ottimo elemento: attacca e difende e per un allenatore questo è il massimo. Quando si trova un calciatore così, che rende nella fase offensiva ma che sa rendersi utile anche quando l’azione è terminata, si può dire che quel giocatore ha delle qualità fantastiche, è molto bravo nei tempi d’inserimento ed in pratica rappresenta il calciatore che ogni allenatore vorrebbe avere nel proprio organico”.

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Uno sceicco per il Napoli?

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li interrogativi ed i dubbi che hanno accompagnato l’indecifrabile e discutibile mercato operato da De Laurentiis e Bigon, si sono accompagnati alle più svariate chiavi di lettura. Difficile, infatti, dare una spiegazione al colpevole immobilismo sul mercato di una Società, che come dichiarato dallo stesso de Laurentiis, avrebbe lottato con lo scudetto. Difficile potere pretendere una cosa del genere da un organico che, così com’è oggi, al massimo può puntare al terzo posto ma soprattutto la cosa che fa riflettere è che solo un incompetente potrebbe pensare che questa rosa può essere competitiva per la corsa al titolo. E allora, perché De Laurentiis non ha rinforzato la squadra invece di indebolirla? E’ l’interrogativo che un po’ tutti si sono posti alla chiusura del calcio mercato. Un interrogativo che ancora oggi non trova risposte nemmeno per bocca del Presidente, ormai chiuso in un silenzio assordante.

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di Antonio Corrado


Ma cosa può avere determinato questa chiusura agli investimenti dopo i proclami bellicosi? Confermare un bilancio economico e finanziario solido che vantaggi potrebbe avere? Potrebbero essere questi gli interrogativi giusti per potere trovare le giuste risposte. Certo vendere una Società con un bilancio in attivo, senza eccessive esposizioni finanziarie, con un tetto ingaggi bilanciato potrebbe consentire di realizzare sicuramente di più rispetto al vendere una Società indebitata e con gravose esposizioni finanziarie. E quindi, potrebbero avere qualche fondamento le voci che parlano di un interessamento arabo al Club azzurro con tanto di proposta già formulata nelle mani di De Laurentiis. Fantacalcio? Chissà… Sta di fatto che da più parti si parla dell’interessamento dello sceicco Hamad Bin Khalifa Bin Ahmad Al Thani, emiro del Qatar nonché Presidente della Football Association of Qatar. Si vocifera, addirittura, che sia stato già raggiunto un accordo di massima e che si attenderebbe la finale di Supercoppa con la Juventus, che si disputerà proprio in Qatar, per ufficializzare il passaggio di mano.

Certamente non possiamo correre dietro a tutte le voci che vengono fuori ma perdurando il silenzio di De Laurentiis ogni pista può essere quella giusta. Nel frattempo, forse ad avvalorare tale ipotesi, dobbiamo registrare il mancato rinnovo contrattuale con Benitez e la partenza, che ormai appare certa, di Bigon. Certo l’ingresso di uno degli uomini più ricchi del pianeta non potrebbe che far felici tutti i tifosi azzurri i quali, finalmente, potrebbero tornare a cullare sogni di gloria. Oggi, invece, con i Maggio, i Ghoulam, i Britos, gli Zuniga, i Lopez, i Gargano, i De Guzman, gli Inler, i Muchu e gli Zapata è difficile se non impossibile addirittura dormire, figuriamoci fare sogni di gloria…

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DINO CELENTANO:

“Sai perché mi batte il corazon? di Mauro Guerrera

Ho visto Maradona”

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renta giugno 1984. Era il giorno dell’annuncio che Diego Armando Maradona era ufficialmente un giocatore del Napoli. Caroselli di auto imbandierate, festeggiamenti in ogni angolo di ogni vicolo di Napoli. La festa poi continuò pochi giorni dopo, il 5 quando allo Stadio San Paolo 71.000 spettatori, pagando un contributo di 1000 lire, si assicurarono la possibilità di vedere il primo palleggio napoletano del “pibe de oro”. Soprattutto erano tra i pochi fortunati a ricevere il primo memorabile saluto di Maradona ai napoletani. Quel “Buonasera napolitani” pronunciato al microfono, conquistò il cuore di tutta Napoli. Da quel momento sono stati cancellati tutti i vecchi soprannomi, perché per i napoletani, lui era semplicemente ”DIEGO”. Così lo invocavano allo stadio mentre, prima di ogni partita, baciava sulla fronte l’amico Carmando, mitico massaggiatore del Napoli. Sette stagioni di magie fatte di dribbling memorabili e di gol da cineteca. La tripletta alla Lazio, il tiro che quasi da centrocampo beffò il Verona sorprendendo il portiere Giu-

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liani e gli stessi tifosi assiepati sugli spalti del San Paolo, la punizione “impossibile” alla Juventus, sono solo alcuni dei tanti ricordi indelebili nella mente di chi ha avuto la fortuna di vivere quei sette anni che hanno segnato la storia della Napoli calcistica. Tanti momenti magici culminati con la festa-scudetto più bella che la storia del ricordi. Quella di un sogno inseguito per ben 60 anni che, grazie soprattutto a lui, divenne realtà. Ma chi rese possibile l’arrivo del

giocatore più forte di tutti i tempi al Napoli? Il “capriccio” Maradona, nacque in seguito ad una trattativa per un amichevole da disputare al San Paolo con il Barcellona e saltata perché Diego non poteva essere della partita. Ci fu la felice intuizione di Juliano che Maradona e il Barcellona non erano in buoni rapporti e così, quasi per scherzo e con un quel pizzico di follia che non guasta mai, i dirigenti napoletani si imbarcarono in una missione che aveva dell’impossibile: portare alle falde del Vesuvio il più forte calciatore del mondo. Una volta intavolata la trattativa, lunga ed estenuante, per riuscire a chiuderla ci fu tutta la furbizia, tipicamente napoletana, dell’Ingegnere Ferlaino che, dopo aver coinvolto il Banco di Napoli nell’operazione evitò di far saltare tutto sopperendo con una “furbata” al mancato arrivo nei tempi previsti del contratto debitamente sottoscritto: in federazione, come svelato anni dopo dallo stesso Ferlaino, fu depositata una busta vuota, nella quale, successivamente, nel cuore della notte con il mercato


ormai chiuso, fu inserito il contratto firmato da Maradona. Ma prima di quella “furbata” c’è una storia interessante da raccontare. Quella che portò a “quell’autografo” che significava una svolta decisiva alla storia calcistica di Napoli. I principali attori furono i dirigenti Antonio Juliano e Dino Celentano, artefici di una trattativa difficile, ostacolata dalla diffidenza dei dirigenti del Barcellona che non credevano che il Napoli potesse avere i circa 13 miliardi di lire (7 milioni di dollari) richiesti per l’acquisto dell’asso argentino. I due dirigenti invece, avevano sempre creduto nel buon esito della trattativa al punto di trasferirsi per due settimane nella città catalana. Il 7 ottobre del 1984 Diego segnò con il Napoli il suo primo gol su azione in una gara ufficiale. Dopo giusto 30 anni abbiamo chiesto a Dino Celentano, allora consigliere del Calcio Napoli nonché figura di primo piano nell’intera operazione, di raccontarci alcuni particolari di quella estenuante trattativa. “Ovviamente il primo passo fu la firma dei 15 consiglieri per le fidejussioni bancarie a garanzia del pagamento. La fase successiva fu avviare la trattativa con Maradona e il Barcellona. L’approccio con Maradona lo feci proprio io, ospitando il suo manager Jorge Cyzsterpiller, in un albergo ad Ischia. Ricordo l’espressione incantata sul volto di Cyzsterpiller nel vedere la bellezza di Napoli. Iniziarono così continue telefonate per convincere Diego che Napoli sarebbe stata la sua città ideale. Restava da convincere il Barcellona a cedere un giocatore così importante. Ricordo che il dirigente Tagliamonte era scettico e riteneva inutile recarsi a Barcellona. Un po’ aveva ragione. Mi torna in mente, come fosse ieri, il primo incontro con i dirigenti catalani: «Cosa siete venuti a fare» ci chiesero e noi rispondemmo che eravamo lì per trattare Maradona. La risposta fu ancora più gelida dell’accoglienza: «Allora potete anche tornare da dove siete venuti». Fu una trattativa difficile, e ci volle tanta tenacia e anche un bel pò di

fortuna per raggiungere l’obiettivo. Ricordo che misi alle strette i dirigenti del Barcellona sbattendo i pugni sul tavolo e invitandoli a mettermi alla porta se fossero convinti che non ero in grado di trattare uno come Maradona. Avrei anche potuto saltargli addosso, per Diego ero pronto a farlo. Juliano fu importante per quella trattativa. Da persona seria rifiutò una certa cifra che il Barcellona gli offrì per non trattare Maradona. Ma Antonio volle continuare la trattativa con estrema determinazione. Parecchie volte fummo costretti ad alzare il tono della voce, usare parole decise. Spesso ci incontrammo con i dirigenti catalani e altrettante volte ci lasciammo in malo modo. Poi alla fine, grazie a una conferenza stampa in cui Diego manifestò la volontà di andare via dal Barcellona e alla contemporanea voce che voleva Ferlaino prossimo ad acquistare il centravanti Hugo

Sanchez, i dirigenti catalani si convinsero a chiudere la trattativa. Il presidente del Barcellona, Gaspart ci invitò nella sua prestigiosa villa parecchio fuori Barcellona. La moglie ci accolse con la preghiera di acquistare Maradona. Noi gli rispondemmo che era il marito a non volerlo cedere. Sembrava che la trattativa fosse prossima alla chiusura. Invece il presidente Gaspart tentò un ultimo colpo di coda chiedendo un miliardo in più per chiudere la trattativa. Noi invece restammo fermi sulla cifra pattuita di 7 milioni di dollari, anche perché era quella coperta dalle fidejussioni bancarie. Quando lo comunicammo a Ferlaino, si precipitò con un aereo privato a Barcellona e firmò il contratto con il Barcellona in aeroporto. Finalmente potevamo incontrare Diego. Lui era in attesa di positivi sviluppi nell’ufficio di Gaspart. Quando lo vedemmo fu una miscela di commozione ed emozione. Trovarsi davanti un fuoriclasse immenso come lui fu una sensazione talmente bella che ancora oggi mi viene la pelle d’oca al solo ricordo. A quel punto restava da firmare il contratto con il giocatore. Ritenemmo opportuno di cambiare “paesaggio” e così a bordo di uno yacht, avvolti dalla bellezza del golfo di Napoli, mettemmo le firme su quello che forse è stato il contratto più importante nella storia del Calcio Napoli. La penna sui fogli non era stabile, un pò perché la mano tremava dall’emozione un pò perché le onde del mare iniziavano a cullare i nostri sogni di gloria. E gloria fu. Grazie a Maradona, infatti, fu possibile sovvertire le gerarchie calcistiche italiane. Fu data la possibilità ai “perdenti” napoletani di prendersi una bella rivincita sui “vincenti” del nord”. A sentire questa storia si capisce perché i napoletani amarono subito Maradona e ancora oggi lo considerano un’icona da venerare. Come San Gennaro. Così come la canzone classica napoletana e il dialetto oggi sono patrimonio dell’Unesco, allo stesso modo Diego Armando Maradona resterà per sempre patrimonio della storia del calcio mondiale e soprattutto napoletano.

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Il punto di Cristiano Corrado

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e due vittorie in campionato, con Sassuolo e Torino, intervallate dal successo in Europa League a Bratislava con lo Slovan, non sono riuscite a far tornare il sorriso sul volto di Benitez e dei tifosi azzurri. Un Napoli apparso ancora convalescente ed irriconoscibile in alcuni suoi elementi di maggiore prestigio. Certamente questo non è un organico che può aspirare ad infastidire Juventus e Roma ma di sicuro non è una squadra costruita per soffrire contro avversari quali il Chievo, l’Udinese ed il Palermo, tanto per fare dei nomi. In tal senso il settimo posto in classifica suona quasi come una “bestemmia” e di sicuro non rispecchia il reale valore della rosa a disposizione dì Rafa Benitez. Un Napoli che adesso dovrà concentrare il massimo sforzo per recuperare il terreno perduto in campionato anche se, obiettivamente, il terzo posto appare traguardo tutt’altro che irraggiungibile. Un Napoli che potrebbe, in questa stagione, diventare “Re di coppe”. Sia in Europa League, che in Coppa Italia, senza dimenticare l’impegno nella finale di Supercoppa Italiana del 22 dicembre in Quatar contro la Juventus gli azzuri sembrano avere tutte le carte in regola per poter dire

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la loro fino in fondo. Tre obiettivi alla portata del Napoli che potrebbero far passare, in caso di vittoria finale, in secondo piano le delusioni patite per la mancata partecipazione alla

Champion e per l’ingiustificabile assenza dalla corsa al tricolore. In Europa il cammino degli azzurri è stato fin qui abbastanza agevole e tutto lascia presagire un tranquillo passaggio ai sedicesimi di finale dove, oltre alle due qualificate per girone arriveranno anche le otto terze classificate nei gironi di Champion. Nel Girone A gli spagnoli del Villareal ed i tedeschi del Borussia Monchengladbach sono le più probabili candidate al passaggio del

turno; nel girone B le tre papabili sono Torino, Copenaghen e Brugge, avversari non certo irresistibili; contendenti pericolose, almeno sulla carta, nel girone C, quello di Tottenham e Besiktas che, tuttavia, in classifica inseguono i greci dell’Asteras Tripolis; Celtic e Salisburgo comandano nel girone D; nel gruppo E, invece, i russi della Dinamo Mosca sono i favoriti a punteggio pieno e la seconda piazza dovrebbe essere un discorso tra i portoghesi dell’Estoril e gli olandesi del PSV; girone F dominato dall’Inter con Saint Etienne e Dnipro a contendersi il secondo posto; Everton e Lille dovrebbero spuntarla nel raggruppamento H; nel girone J Dinamo Kiev e Steaua Bucarest sembrano le favorite; nel gruppo K domina la Fiorentina davanti ai greci del Paok ed ai francesi del Guingamp; Legia Varsavia e Trabzonospor sembrano poterla spuntare nell’ultimo girone, quello L, su Lokeren e Metalist. Come si vede avversari tutti alla portata del Napoli con le italiane Inter e Fiorentina a rappresentare le insidie maggiori. Gli avversari più temibili, invece, sono quelli che potrebbero scendere dalla fase a gironi di Champion: ad oggi le terze più probabili sembrano essere gli svizzeri del Basilea, una tra il Bayer Leverkusen ed il Benfica, il Galatasa-


che assume i contorni di una rivincita dopo lo scandaloso furto avvenuto sempre in supercoppa, a Pechino, quando la cinquina arbitrale capitanata da Mazzoleni decise la partita a favore dei bianconeri in maniera fin troppo esplicita e senza alcun pudore. Da solo questo trofeo, proprio perché conquistato contro la Juventus, potrebbe salvare l’intera stagione e ridare il sorriso ai tifosi azzuri che, a dire il vero, meritano ben altre soddifazioni. ray, l’Ajax ma soprattutto i campioni in carica della Premier League del Manchester City che si giocheranno con la Roma il secondo posto alle spalle del Bayern Monaco. Proprio Napoli-Manchester potrebbe essere i degni protagonisti della finale di Varsavia in una partita perfetta per gli amanti del buon calcio. Anche in Coppa Italia il cammino dei partenopei non appare particolarmente difficoltoso con il primo impegno negli ottavi di finale a gara unica da disputarsi al San Paolo contro la vincente di Udinese-Cesena. Nei quarti di finale, sempre a gara unica da disputarsi sempre al San Paolo, contro la vincente dell’altro ottavo di finale che l’Inter disputerà, presumibilmente, contro la Sampdoria. Nell’eventuale semifinale, questa volta con gare di andata e ritorno gli azzurri, in caso di passaggio del turno, si troverebbero ad affrontare nella peggiore delle ipotesi una tra Milan e Torino. Come si vede anche in questa manifestazione gli azzurri potrebbero fare molta strada. Discorso differente merita, invece, la finale di Supercoppa Italiana che gli azzurri disputeranno a Doha contro la Juventus il 22 dicembre. Una gara, quella contro i bianconeri, che riveste sempre un sapore particolare anche senza nulla in palio e

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LA FOTO DEL MESE


La maglia sulla pelle

di Gennaro Montuori

Gianni Improta

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ianni Improta, napoletano verace di Posillipo dove nacque il 22 gennaio del 1948 da qui il soprannome di “Baronetto di Posillipo “ per la sua educazione e per l’eleganza con la quale si muoveva in campo. Regista dai piedi vellutati, infallibile dal dischetto, ha indossato la casacca azzurra 179 volte totalizzando 21 gol. E’ stato nel giro della nazionale fino all’under 23. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Posillipo viene portato nel vivaio del Napoli dove percorre la trafila prima di arrivare in prima squadra. Nella stagione 1967/68, entra a gravitare in pianta stabile nella formazione maggiore ma, sfortunatamente per lui, nel

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suo ruolo gioca un certo Omar Sivori e questo non gli permette di esordire. Per questo motivo, la Società azzurra nella stagione seguente preferisce darlo in prestito alla Spal da dove ritorna nel 1969/70 facendo, finalmente, il suo esordio il 14 settembre ’69 in occasione della partita L.R. Vicenza - Napoli persa dagli azzurri per 3-2. Tre gol e tanti assist nella sua prima stagione, lo fanno finire nel mirino di molte squadra che lo richiedono in sede di calcio mercato ma Ferlaino rifiuta tutte le offerte, accostando Improta a Sivori e dimostrando di avere una grande fiducia nei suoi mezzi tecnici. Improta dimostra la sua umiltà, ringraziandolo per l’accostamento ma sottolineando che gli sarebbe bastato essere solo il 30% di Omar Sivori e che per lui era già un grande onore potere vestire la maglia del mitico numero “10” argentino. I fatti danno ragione al presidente azzurro, infatti, nel campionato 1970/71, Improta totalizza 30 presenze e, anche se segna un solo gol, mette in condizione i suoi compagni di squadra di segnare moltissimi con preziosi as-


sist in una stagione che vede il Napoli sfiorare lo scudetto. Il 1971/72 è la stagione più bella di Improta in maglia azzurra, incorniciata da una partita sontuosa disputata dal “baronetto di Posillipo”, al San Paolo contro la Fiorentina, il 5 novembre del 72, e finita 3-0 grazie ad una tripletta che deliziò gli 80.000 del San Paolo. Nello stesso anno il fantasista azzurro risulta decisivo regalando con i suoi gol vittorie memorabili, tra le quali ricordiamo il 2 a 1 contro il Verona, l’ 1 a 0 sul Bari ed il 2 a 1 a Firenze contro i viola. Al termine del campionato Ferlaino cedette i pezzi migliori: Zoff, Altafini e Sormani, ed Improta, rimasto da solo con un nucleo di giovani, si improvvisò “chioccia” ed aiutò i giovani azzurri in un’annata mediocre.In quest’ultima stagione totalizza 28 presenze con 2 reti all’attivo oltre alla solita abbondante razione di assist.Lascia il Napoli perché ceduto alla Sampdoria, tantissimo malumore nella tifoseria partenopea per la cessione del baronetto,ma la sua storia nel Napoli non finisce qui, Gianni ritorna ad indossare la maglia azzurra a trentuno anni,voluto da Vinicio e Ferla ino come capitano della squadra,ventuno presenze tre goal e tanti assist che permetteranno al Napoli di salvarsi. Tra i suoi grandi rimpianti nella sua permanenza in maglia azzurra ci sono le

due finali di coppa Italia perse immeritatamente e che hanno negato al “Baronetto di Posillipo” di potere alzare un trofeo con la sua squadra del cuore.

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EUROPA LEAGUE - PRIMA GIORNATA

Giovedì 18 settembre 2014

NAPOLI SPARTA PRAGA

3

Rafael Henrique Koulibaly Albiol Britos Inler Gargano Mertens Hamsik (dall’82’ Zuniga) Callejon (dall’83’ David Lopez) Higuain (dal 69’ Michu) A disp.: Andujar, Maggio, Insigne, Duvan. All.: Benitez

1

51’ - 81’

13’

23’

Bicik Brabec Kovac Kaderabek Nhamoinesu Matejovsky Dockal (dal 75’ Konatè) Marecek Husbauer (dal 78’ Bednar) Krejci Lafata (dall’86’ Schick) A disp.: Stech, Svejdík, Vacek, Breznanik. All.: Lavicka

arbitro: KEVIN BLOM (Olanda) NOTE: 14.933 spettatori Angoli: 7 a 4 per il Napoli - Recuperi: 0’ pt, 4’ st

di Isabella Perrone

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SERIE A 2014/2015

3a giornata - 21 settembre 2014

UDINESE NAPOLI

1

Karnezis Widmer Heurtaux Danilo Piris Badu Guilherme Allan Kone Fernandes (dal 69’ Thereau) Di Natale (dall’81’ Muriel)

0

70’

A disp.: Meret, Brkic, Coda, Belmonte, Pasquale, Bubnjic, Pinzi, Hallberg, Geijo. All.: Stramaccioni

Rafael Maggio Koulibaly Albiol Britos Gargano David Lopez Zuniga (dal 18’ Callejon) Michu (dal 62’ Mertens) Insigne Higuain A disp.: Andujar, Colombo, Henrique, Ghoulam, Inler, De Guzman, Mertens, Hamsik, Zapata. All.: Benitez

arbitro: TAGLIAVENTO (Terni) NOTE: 8.833 spettatori Angoli: 9 a 0 per il Napoli - Recuperi: 0’ pt, 5’ st

di I.P.

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SERIE A 2014/2015

4a giornata - 24 settembre 2014

NAPOLI PALERMO

3

Rafael Henrique Albiol 1’ Koulibaly Ghoulam Inler Gargano 45’ Callejon Hamsik (dal 66’ De Guzman) Mertens (dall’86’ Insigne) 10’ Zapata (dal 70’ Higuain) A disp.: Andujar, Colombo, Britos, Maggio, Mesto, Zuniga, Lopez, Michu. All.: Benitez

3

Sorrentino Andelkovic Terzi Bamba Morganella (dall’83’ Emerson) Rigoni Barreto (dal 33’ Bolzoni) Daprelà 24’ Vazquez 17’ - 61’ Belotti Dybala (dal 62’ Joao Silva) A disp.: Ujkani, Vitiello, Pisano, Lazaar, Makienok, Ngoyi, Chochev, Quaison, Feddal. All.: Iachini

arbitro: DOVERI (Roma) NOTE: 15.000 spettatori circa Angoli: 6 a 4 per il Napoli - Recuperi: 1’ pt, 6’ st

di I.P.

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SERIE A 2014/2015

5a giornata - 28 settembre 2014

SASSUOLO NAPOLI

0

Consigli Gazzola (dal 75′ Vrsaljko) Acerbi Cannavaro Peluso Brighi (dal 56′ Missiroli) Magnanelli Taider Sansone Zaza Floccari (dal 72′ Pavoletti) A disp.: Antei, Ariaudo, Biondini, Chibsah, Gilozzi, Longhi, Polito, Pomini, Terranova. All.: Di Francesco

1

Rafael Zuniga Albiol Koulibaly Britos Gargano (dal 77′ Jorginho) David Lopez Insigne Hamsik (dal 61′ De Guzman) 28’ Callejon Higuain (dal 70′ Duvan) A disp.: Andujar, Colombo, Ghoulam, Henrique, Inler, Maggio, Mertens, Mesto, Michu. All.: Benitez

arbitro: PERUZZO (Schio) NOTE: 13.935 spettatori Angoli: 6 a 6 - Recuperi: 1’ pt, 3’ st

di I.P.

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EUROPA LEAGUE - SECONDA GIORNATA

Giovedì 2 ottobre 2014

SLOVAN B. NAPOLI

0

Pernis Cikos Ninaj Gorosito Jablonsky Grendel (dal 46’ Milinkovic) Lasik (dall’84’ Kolkak) Peltier Kubik (dal 72’ Zofkak) Halenar Soumah A disp.: Polacek, Hudak, Stefanik, Fort. All.: Straka

2

Rafael Maggio Koulibaly Britos Ghoulam Inler Lopez Mertens 35’ Hamsik (dal 79’ Mesto) De Guzman (dal 63’ Callejon) Zapata 74’ (dal 73’ Higuain) A disp.: Andujar, Henrique, Gargano, Insigne All.: Benitez

arbitro: STRAHONJA (Croazia) NOTE: 10.738 spettatori Angoli: 3 a 3 - Recuperi: 0’ pt, 2’ st.

di I.P.

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SERIE A 2014/2015

6a giornata - 5 Ottobre 2014

NAPOLI TORINO

2

1

1906

Rafael Maggio Albiol Koulibaly Zuniga Inler Gargano (dal 67’ David Lòpez) 72’ Callejon Michu (dal 70’ Mertens) 55’ Insigne Higuain (dall’85’ Mesto) A disp.: Colombo, Andujar, Henrique, De Guzman, Radosevic, Goulham, Zapata. All.: Benitez

14’

Gillet Maksimovic Glik, Moretti Darmian Benassi (dal 57’ Gazzi) Vives (dal 78’ Sanchez Mino) Bruno Peres (dal 64’ Molinaro) El Kaddouri Larrondo Quagliarella

arbitro: MASSA (Imperia) NOTE: 23.586 spettatori Angoli: 9 a 2 per il Napoli - Recuperi: 1’ pt, 4’ st.

di I.P.

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L E

T I F

la bionda

MARTINA NICOTRA v Da questo mese abbiamo voluto rendere più stimolante e divertente quest’angolo particolare riservato alle bellezze “azzurre”. In ogni numero vi proporremo due ragazze che si sfideranno in un singolar tenzone. A

C

urve mozzafiato, capelli biondi, occhi verdi e sguardo ammaliatrice questo il biglietto da visita di Martina Nicotra. Studentessa 19enne napoletana del quartiere Chiaia ha un sogno nel cassetto quello di diventare un grande avvocato ma tra un libro di diritto e l’altro non disdegnerebbe di fare esperienza nel mondo della tv. Il suo tempo libero lo dedica a coltivare le sue passioni, i balli caraibici, l’equitazione e la recitazione. Quando gioca il Napoli, però, entra in campo la sua più grande passione come lei stessa

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ci spiega: “Ricordo che fin da bambino supplicavo mio padre, anche lui tifosissimo, di portarmi allo stadio ed ho ancora vivo nella mente la mia prima volta al San Paolo, il calore dei tifosi, la visuale del campo di gioco, i cori e le coreografie, fu un mix di sensazioni che mi procurò i brividi e mi fece capire che il Napoli non era solo un semplice passatempo ma passione pura”.


F O S I N E la bruna

s MARTINA TAMMARO decretare la vittoria sarete voi votando sul sito www.tifosinapoletani.it nell’apposito spazio “vota la tifosina”. In questa prima sfida due Martina a confronto e come si suol dire vinca la migliore o la più bella.

G

iovane, bella ed intelligente, tre qualità che Martina Tammaro, napoletana doc, incarna alla perfezione. Studentessa 21enne ha tra i suoi hobby il ballo ed il canto. Dopo avere partecipato a vari concorsi di bellezza tra cui “ragazza we can dance”, Martina sta cercando di intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo, uno dei suoi sogni più grandi secondo solo al conseguimento della laurea. Nel grande carrozzone del mondo

dello spettacolo, Martina vorrebbe diventare una showgirl anche grazie alla sua bravura nel ballo e nel canto. Ciò che la gente apprezza di lei è la sua solarità, la sua spontaneità e la sua caparbietà nell’inseguire i suoi sogni. Nella sua vita il Napoli riveste una grande importanza: tifosa sfegatata, Martina si è avvicinata al calcio fin da bambina trasportata dalla passione che lo zio ha nei confronti della squadra azzurra. Una passione contagiosa come lei stessa ci racconta: “Il Napoli è più di una passione, è qualcosa difficile da descrivere, una cosa che mi fa piangere e sognare. In un mondo che non ci vuole più canterò di più, canterò di più....!

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OTTICA

Di Mella

Ottici dal 1962

ESAME DELLA VISTA COMPUTERIZZATO



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