Ultr'azzurro ottobre 2015

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Sommario 2

L’Editoriale

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di Gennaro Montuori

di Gennaro Montuori

L’oro di Napoli: Lorenzo Insigne

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Antonio Sibilia

il commendatore generoso

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di Mauro Guerrera

La sfida del mese: Napoli-Fiorentina

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di Mauro Guerrera

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LE ALTRE SFIDE DEL MESE di Mauro Guerrera

di Gennaro Montuori

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Io la vedo così:

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Volpecina e Ciccio Esposito di Amelia Amodio

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La maglia sulla pelle: Vincenzo Montefusco

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Legia Varsavia - Napoli Il film del mese

Napoli da scudetto: vi spiego perché

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I prossimi avversari di Europa League di Mauro Guerrera

Milan - Napoli Il film del mese

di Gennaro Montuori

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Napoli - Juventus Il film del mese

di Gennaro Montuori

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Gennaro Montuori, per tutti “Palummella”

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Le foto dei tifosi


Cari amici lettori e cari amici tifosi nello scorso numero ci siamo lasciati con il deludente pareggio di Carpi, arrivato dopo le due vittorie per 5-0 con il Club Brugge e la Lazio. Uno 0-0 che ci ha fatto pensare subito all’andamento di queste ultime stagioni: Napoli grande con le grandi e piccolo con le piccole. Però quest’anno sembra esserci un’aria diversa. Le vittorie in casa con la Juventus (2-1), in trasferta con Legia Varsavia (0-2) e Milan (0-4), hanno alimentato un giustificato entusiasmo. Bel gioco, squadra corta, il giusto equilibrio tra i reparti, come dimostrano gli otto gol segnati e il solo subìto. Ma al di là di quanto si è visto in campo sembra che con l’arrivo di Sarri, che troppi “napolesi” hanno avuto l’interesse di bocciare troppo presto, i giocatori abbiano ritrovato l’entusiasmo e il divertimento di giocare al calcio. Ovviamente come era presto bocciare il tecnico del Napoli, è anche presto per esaltarsi. Certo qualche obiettivo importante si potrebbe anche centrare, restando umili e con i piedi per terra senza alimentare il vento che sposta le banderuole dei “napolesi” verso il conveniente (per i loro interessi) eccesso di euforia. Chi ama davvero il Napoli, non può distaccarsi dalla realtà, di una rosa ancora incompleta e priva di almeno tre elementi fondamentali. Al napoli servirebbero un difensore centrale almeno alla pari di Albiol e Koulibaly; un centrocampista all’altezza di far rifiatare sia Allan che Hamsik; un ariete da area di rigore (in pratica uno con le caratteristiche di Duvan Zapata) che potrebbe essere utile per scardinare catenacci modello Carpi. Quindi, un possibile successo finale è legato a tre fattori fondamentali: i giocatori e il tecnico devono continuare ad essere umili, sereni e convinti nei propri mezzi; l’ambiente non deve lasciarsi andare a precoci depressione per un risultato negativo né, tantomeno, esaltarsi finchè non si conquista qualcosa di davvero importante; la società e De Laurentiis in primis, completino la rosa già dal 2 gennaio 2016. Conclusione dedicata a Insigne, la nostra arma vincente con Juventus e Milan. Caro Lorenzo, non farti distrarre da questo stucchevole dibattito “maglia n°10 si maglia n°10 no”. Chi non ha al cuore la tua carriera e la tua felicità vuole scaricare sulle tue spalle una pericolosa responsabilità che potrebbe farti solo del male. Resta con la n° 24. Magari un giorno questa maglia verrà ritirata perché appartenuta a Lorenzo Insigne, condottiero napoletano di tanti trofei vinti.

ANNO XXIV - N.8 - OTTOBRE 2015 Direttore:

Gennaro Montuori Vicedirettore:

Mauro Guerrera Hanno collaborato:

Amelia Amodio Idris

Foto di studio “Tifosi Napoletani”:

Pietro Mosca Foto a bordo campo gare del Napoli:

Pietro Mosca Progettazione grafica, copertina e impaginazione: Graficart di Luca Iodice - Bacoli (NA) Stampa:

Tuccillo Arti Grafiche - Afragola (NA) Plastificazione:

ASG srl - Casoria (NA)



L’ORO di napoli: lorenzo insigne

di Mauro Guerrera

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n talento cristallino, che il calcio italiano dovrebbe curare e sul quale programmare il futuro dell’attacco della Nazionale. Lorenzo Insigne, napoletano di Frattamaggiore, è nato a Napoli il 4 giugno del 1991. Un fisico minuto di appena 59 Kg distribuiti su 163 cm di altezza. La sua statura ricorda quella di Re Diego che, nella città protetta dal Vesuvio, portò due scudetti, una Coppa Uefa, Insigne all’esordio in Serie A il una Supercoppa Italiana e 20 gennaio 2010 una Coppa Italia. Insigne ha voluto anticiparsi il lavoro, iniziando con il vincere la Coppa Italia (segnando i due gol decisivi nella finale vinta 3-1 con la Fiorentina) e la Supercoppa del 2014 (che però fu costretto a guardare dalla tribuna a causa del grave infortunio). Ma ora vorrebbe continuare a vincere. Da napoletano desidera tanto voler “ricominciare da tre” e riportare a Napoli quel Insigne con la maglia della Cavese triangolino che manca dal 1990. Lui ha fatto la gavetta in Serie C con Cavese e Foggia e in Serie B con il Pescara per raggiungere questo obiettivo. Insigne oggi lavora per portare il Napoli il più in alto possibile. Le prime magìe con la maglia dell’Olimpia Sant’Arpino, attirarono l’attenzione degli osservatori del Napoli. Venne acquistato a soli 15 anni da De Laurentiis, per 1.500 euro. Nelle giovanili della squadra azzurra si rese protagonista di giocate spettacolari, al punto da incuriosire gli osservatori dei top club europei. Ma per il nuovo “scugnizzo” del calcio napoletano era ancora presto per fare il salto nel calcio dei grandi. Così dopo il debutto in Serie A del 24 gennaio Insigne con la maglia del Foggia 4

Insigne con Zeman al Pescara

2010, quando mister Mazzarri lo mandò in campo nei minuti finali di Livorno-Napoli (0-2) al posto di German Denis, Lorenzo venne mandato a farsi le ossa nelle categorie minori. Gli anni con Zeman sono stati fondamentali per la carriera di Insigne. Il tecnico boemo ha saputo valorizzare la sua agilità e la sua rapidità nel palleggio, il suo dribbling e la sua fenomenale visione di gioco. Schierato da attaccante Insigne con Mazzarri esterno nel modulo 4-3-3, Insigne nelle squadre di Zeman è andato spesso in gol e, soprattutto, ha fornito assist preziosi per i suoi compagni. Il ritorno a Napoli non è stato dei più semplici, anche perché Mazzarri non trovava la collocaziInsigne con Benitez one giusta per “lo


Insigne esulta dopo i due gol segnati nella finale di Coppa Italia 2014

scugnizzo” nel suo 3-5-2. L’arrivo di Benitez è stato un altro tassello importante nella crescita del talentuoso attaccante partenopeo. Con lo spagnolo Insigne ha imparato la fase difensiva ed è migliorato tantissimo tatticamente. Soprattutto è cresciuto mentalmente, internazionalizzando il suo modo di stare in campo.

campo contro la Roma all’Olimpico, ancora più forte nello spirito e nel carattere. Da quel giorno Insigne ha ripreso la sua scalata verso la categoria dei top-player, ritornando a incantare con le sue giocate, con i suoi assist, con le sue ser- Insigne con sarri pentine. Da quest’anno anche con tanti gol, sono già 5 in campionato. L’arrivo di Sarri sulla panchina del Napoli, ha portato gli azzurri a giocare con il 4-3-3, il modulo nel quale Insigne fece

Il gol Insigne nell’ultimo Napoli-Juventus Insigne ai mondiali 2014

Proprio sotto la gestione Benitez, Insigne si guadagna con una certa contnuità le convocazioni in Nazionale, partecipando anche ai Mondiali del 2014 in Brasile, giocando anche uno spezzone di partita contro il Costa Rica. Insigne, soprannominato “il magnifico”, ha visto frenare la sua crescita esponenziale il 9 novembre 2014. Quel giorno il Napoli era di scena a Firenze, contro la Fiorentina. Dopo uno dei suoi rapidi scatti, Insigne avvertì una fitta al ginocchio destro. La diagnosi medica fu impietosa: rottura del legamento crociato anteriore. Uno di quegli infortuni che avrebbero abbattuto chiunque, ma non Lorenzo. Anzi sostenuto dalla sua famiglia, dai suoi agenti e dalla professionalità dello staff medico del Napoli, Insigne il L’infortunio di Lorenzo Insigne 4 aprile 2015 tornò in

faville con Zeman. La doppietta con il Milan, la prima in maglia azzurra (ma sicuramente non l’ultima), lo ha definitivamente consacrato tra i gioielli calcistici del calcio internazionale. Con la maglia che ha sempre sognato di indossare, quella del Napoli, “Lorenzo il magnifico” ha giocato 131 partite (101 in Serie A) segnando 21 gol (15 in Serie A). La preoccupazione tra i tifosi del Napoli è forte. La paura è che prima o poi arriverà un’offerta irrinunciabile dal Real Madrid o dal Barcellona, piuttosto che dal Bayern Monaco o dal PSG o, perché no, da un top club inglese. Ma “Lorenzo il magnifico” ha il sangue azzurro e il suo sogno è diventare il capitano della sua squadra del cuore. Napoli lo ama, il popolo azzurro lo ama e lui non desidera che ripagare tanto amore, “ricominciando da tre”. Insigne sogna di vincere il terzo scudetto 5




La sfida del mese: Napoli-fiorentina

di Gennaro Montuori

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e sfide tra Napoli e Fiorentina sono state molto spesso spettacolari, tra due squadre che si sono sempre affrontate a viso aperto, senza fare troppi calcoli. La storia di questa sfida giocata in casa del Napoli, è iniziata nel lontano 28 ottobre 1928, quando Attila Sallustro con una tripletta trascinò gli azzurri nella clamorosa vittoria per 7-2. La seconda volta che queste due squadre si sono incontrate tra le mura amiche del Napoli, coincise con la prima vittoria della Fiorentina con il risultato di 0-2. Era l’8 novembre del 1931. Per vedere le due squadre pareggiare per la prima volta, fu necessario aspettare il 26 aprile 1934, la partita terminò 1-1. Da quel lontano 1928, Uno dei grandi ex di Napoli e Fiorentina - Sergio Clerici

Napoli-Fiorentina è stata giocata 76 volte tra Serie A e Coppa Italia. Il Napoli ha vinto 34 sfide (2 In Coppa Italia), pareggiate 25 (4 in Coppa Italia) e perse 17 (1 in Coppa Italia). Sul neutro di Roma,

nel 2014 il Napoli vinse contro la Fiorentina la sua quinta Coppa Italia, la seconda dell’era De Laurentiis. Il risultato finale fu scritto dalle reti di Vargas per la Fiorentina e la doppietta di Insigne e il gol di Mertens per il Napoli. Ma l’Olimpico di Roma è stato anche il teatro di una sonora sconfitta per gli azzurri. L’1 gennaio del 1956, la Fiorentina vinse per 2-4 una sfida di campionato che il Napoli fu costretto a giocare in campo neutro per la squalifica del campo di casa. Come dicevamo le sfide tra Napoli e Fiorentina hanno sempre garantito spettacolo e gol. Basti pensare al 4-0 del Napoli del 20 ottobre 1935 (giusto ottanta anni prima della sfida di oggi al San Paolo). Ma anche la Fiorentina può vantare due vittorie

Kurt Hamrin festeggia dopo un gol

Il portiere della Fiorentina Luigi Sepe

Il rimpianto Bruno Pesaola

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Andrea Carnevale festeggia lo scudetto dopo il gol segnato alla Fiorentina

Christian Maggio

per 0-4 sul campo del Napoli. Il 14 febbraio 1960 con Kurt Hamrin, che poi passerà al Napoli, autore di una tripletta e il 24 aprile 1966. Nell’anno dell’ultimo scudetto dalla Fiorentina, stagione 1968-69, per il Napoli fu un’altra sconfitta per 1-3 con doppietta di Rizzo e gol di Maraschi per i viola, gol di Canè per il Napoli. Sulla panchina gigliata c’era il mitico Bruno Pesaola uno dei più grandi ex delle due squadre. Proprio il rimpianto Pesaola, che ha allenato anche il Napoli, una volta manifestò il suo più grande rimpianto, dimostrando tutto il suo amore per Napoli: “L’unico rammarico della mia carriera è quello di non essere riuscito a portare uno scudetto

a Napoli. Io con la Fiorentina ho vissuto la gioia di vincere uno scudetto, ma l’amore che provo per la maglia azzurra è un qualcosa di indescrivibile. Io tiferò sempre Napoli, anche contro i Viola”. Ma sono stati tantissimi i calciatori che hanno indossato sia la maglia del Napoli che quella della Fiorentina. Ricordarli tutti è difficile, per questo abbiamo preferito ricordare quelli che hanno avuto un ruolo da protagonista con entrambe le casacche. Abbiamo già citato lo svedese Kurt Hamrin e l’argentino-napoletano Bruno Pesaola. Argentini erano anche Daniel Bertoni e Ramon Diaz. Poi ci sembra giusto ricordare i brasiliani Edmundo e Sormani, lo svizzero Behrami. Mentre tra gli italiani ricordiamo Giorgio Mariani, Claudio Pellegrini, Andrea Orlandini, Luciano Chiarugi e soprattutto Ciccio Esposito e il grande Giuseppe Volpecina, che in questo numero hanno commentato la partita

Maradona e Batistuta compagni di squadra con l’Argentina

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Pino Taglialatela

Ospite d’eccezione in tantissime puntate della trasmissione televisiva “Tifosi Napoletani”, ha sempre ricordato con piacere che: “Al Napoli sono arrivato proprio dalla Fiorentina e ogni volta che ho affrontato la squadra viola con il Napoli, ho sempre fatto gol. Quattro partite giocate e quattro gol. Porto ancora nel cuore l’ovazione che i tifosi napoletani mi hanno sempre riservato dopo ogni gol. Emozioni indimenticabili”. Negli ultimi anni Napoli-Fiorentina è diventata anche la sfida tra i presidenti delle due squadre:

Il gol di Ilicic nell’ultima vittoria della Fiorentina

in programma oggi. Poi ancora i portieri Claudio De Laurentiis e Della Valle, grandi amici e con Bandoni, Pietro Carmignani, Massimo Mattointeressi extra calcistici in comune. Da quando lini, Giovanni Galli, Pino Taglialatela. De Laurentiis è presidente del Napoli, questa Invece tra gli ex di sfida è stata giocata al questa stagione ci sono San Paolo otto volte, il portiere della Fiorenterminate per il Napoli tina ma napoletano Luigi con quattro vittorie, due Sepe, l’esterno del Napopareggi e due sconfitte. li Christian Maggio. Ma L’ultimo pareggio è dac’è un ex che forse più tato 24 settembre 2011 di tutti ha fatto la storia e la partita terminò 0-0. di questa sfida: Sergio L’ultima vittoria della Clerici. Nella Fiorentina Fiorentina è stata lo 0-1 dal 1971 al 1973 e nel (gol di Ilicic) del 23 marNapoli dal 1973 al 1975. Hamsik festeggia dopo il gol segnato alla Fiorentina zo 2014, mentre l’ultima 10


Mertens e Callejon festeggiano i gol segnati nell’ultima sfida vinta contro la Fiorentina

vittoria del Napoli è stata il 3-0 del 12 aprile 2015, con le reti di Hamsik, Mertens e Callejon. Entrambe le squadre quest’anno hanno due nuovi allenatori. Il portoghese Paulo Sousa ha preso il posto di Vincenzino Montella sulla panchina dei viola, mentre Maurizio Sarri ha avuto il coraggio di raccogliere l’eredità di Rafa Benitez su quella del Napoli. Ma a Napoli-Fiorentina è legato il ricordo più bello della storia del Calcio Napoli. 10 maggio 1987, penultima giornata del campionato di Serie A, il Napoli vinse il suo primo scudetto pareggiando 1-1 contro la Fiorentina grazie al gol di Carnevale e al pareggio viola di Roberto Baggio. Quella domenica fu importante anche per la squadra gigliata, perché conquistò matematicamente la salvezza. Quest’anno NapoliFiorentina è tornata ad essere una sfida di vertice, che sarà giocata dalle due squadre che in questo scorcio di campionato hanno praticato il calcio più bello. In passato due argentini, Maradona e Batistuta, sono stati i grandi mattatori di questa contesa. Chissà se questa volta un altro attaccante argentino, sarà determinante per l’esito finale di Napoli-Fiorentina. E la Fiorentina attaccanti argentini non ne ha.

Il nuovo tecnico della Fiorentina Paulo Sousa

Maurizio Sarri, allenatore del Napoli 11




io la vedo così: volpecina e ciccio esposito di Amelia Amodio

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alvatore “Ciccio” Esposito, ex centrocampista con più di cento presenze con la Fiorentina, è un vero e proprio simbolo degli anni dorati dei viola. Nato a Torre Annunziata, fu notato da giovanissimo dalla Fiorentina. Dopo il settore giovanile Ciccio si è cucito la maglia viola addosso per altre sei stagioni, inclusa quella dello scudetto del 1968/69, il secondo e ultimo della storia gigliata.

Esposito nella Fiorentina campione d’Italia 1968-69

Da diverso tempo ormai una sfida Napoli-Fiorentina non aveva il sapore che ha quest’anno: i viola sono in cima alla classifica e precedono gli azzurri di sei lunghezze. In pole position per lo scudetto, dunque, anche se il campionato è lungo e riserva sempre delle sorprese lungo il cammino. Per contro abbiamo il Napoli di Sarri, reduce dall’esaltante vittoria a Milano, un Napoli che sta facendo vedere forse il più bel gioco del campionato e che sta costruendo, silenziosamente, solide e ambiziose fondamenta. E chi meglio di Ciccio Esposito potrebbe presentare questa sfida, divenuta quest’anno un confronto acceso tra due protagoniste del campionato. L’ex bandiera viola esordisce raccontandoci brevemente della sua esperienza sia in maglia azzurra che in Esposito con la maglia del Napoli maglia gigliata: “I ricordi legati al Napoli sono splendidi, del resto sono napoletano di origine! Sono stati cinque anni molto belli, anni in cui abbiamo conquistato il secondo posto in classifica, una Coppa

Italia e una semifinale di Coppa Uefa. Inoltre ricordo uno stadio sempre pieno e lo paragono al San Paolo di oggi: questo pensiero mi riempie di malinconia. Il popolo azzurro è sempre stato caloroso e affezionato, vorCiccio Esposito, rimpatriata con la maglia viola rei che i tifosi si stringessero oggi più che mai attorno alla squadra. Per quanto riguarda gli anni passati alla Fiorentina, ricordo con nostalgia che ero molto giovane! Sono nato calcisticamente alla corte dei viola dove ho vinto un meritatissimo scudetto. Sono state tante le soddisfazioni, quelli sono stati gli anni più intensi della mia carriera”. Oggi il Napoli, dopo un inizio in sordina, sta dando prova di carattere, simbolo di un equilibrio che sembra essere finalmente ritrovato. Inaspettatamente, entra in scena dimostrandosi un avversario temibile e un gruppo coeso. D’altro canto la Fiorentina è prima in classifica e sovrasta gli azzurri di sei lunghezze. Ciccio Esposito esprime così il suo punto di vista sulle condizioni attuali delle due rivali: “Tempo fa già espressi le mie perplessità riguardo il reparto difensivo azzurro. Il Napoli dalla cintola in su è straordinario, ha un potenziale esplosivo, ma ciò che mi preoccupava era, appunto, la fase difensiva. Oggi sembra che le cose si stiano mettendo diversamente: vedo il Napoli più sicuro in ogni reparto, merito, senza alcun dubbio, oltre che della squadra, anche di mister Sarri che ha saputo gestire ed organizzare un gruppo arrivato abbastanza provato alla fine della scorsa stagione. Il nuovo tecnico ha saputo equilibrare bene la Volpecina tra Maradona e De Napoli

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tus. La sconfitta viola trascinò con sé un vespaio di linea difensiva polemiche: gli animi erano abbastanza tesi. Tuttavia, ed ha favorito è stata una splendida finale, tutta italiana. Approun gioco più dammo a quella finale dopo aver avuto la meglio su coperto: i censquadre come l’Atletico Madrid, la Dinamo Kievo, il trali non esWerder Brema. In campionato non eravamo continui cono più dalla a causa dell’impegno con la Coppa Uefa, dunque, non linea e anche riuscivamo ad emulare le stesse prestazioni”. L’ex gli esterni campione azzurro prosegue esprimendo il proprio fanno il loro punto di vista sull’attuale Fiorentina: “Attualmente la bel lavoro. Lo Fiorentina è una buona squadra, alla quale, al pari stesso Hamdel Napoli, manca qualcosa per fare il salto di qualsik, offuscato ità. Finora ha fatto vedere un buon calcio ma, si sa, dal gioco dello Volpecina protagonista al San Paolo il campionato è lungo e non so se riuscirà a reggere scorso anno, a lungo ritmi alti. L’allenatore è una persona seria ed ora è libero di umile, capace di garantire equilibrio alla squadra”. partire da lontano ed i risultati si vedono. La FiorenInfine, Volpecina dice la sua sul tanto atteso match tina oggi è una squadra che domina la classifica anche Napoli-Fiorentina: “Le due rivali sono le squadre più se favorita sicuramente anche da questioni di calenin forma del campionato, per dario. Certamente è una buona cui prevedo una bella sfida. squadra, corre parecchio e ci Entrambe giocano un bel calcio crede. Anche nel caso dei viola, e scendono in campo a viso apla difesa rappresenta il tallone erto. Il Napoli sarà leggermente di Achille: noto che vengono avvantaggiato sia per il fattore concesse troppe occasioni campo sia perché lo ritengo un agli avversari. Il punto forte è gradino più in alto dei viola: a sicuramente il centrocampo: mio avviso gli azzurri possono del resto, con un giocatore contare su individualità più talcome Borja Valero, non poteva entuose. I tifosi si esalteranno: essere altrimenti!” sarà un match seguitissimo. Il 18 ottobre si disputerà al Prevedo grande seguito tra San Paolo Napoli-Fiorentina. La gli spalti ma anche sulle reti sfida si preannuncia essere intelevisive. Sarà senz’altro un teressante e non c’è dubbio sul Volpecina con Baggio nella Fiorentina grande spettacolo che farà fare bella figura al calfatto che si vedrà del bel gioco in campo. L’ex viola a cio italiano regalandogli, finalmente, un po’ di sana tal proposito si esprime così: “Entrambe le squadre pubblicità: il mio augurio è che possa essere solo cavalcheranno l’onda dell’entusiasmo, il Napoli è il primo passo di un processo di riabilitazione dalle reduce dalla bella vittoria contro il Milan mentre la critiche che lo hanno investito negli ultimi tempi”. Fiorentina ha consolidato il primato in classifica. Per il Napoli sarà sicuramente un’occasione per accorciare le distanze, considerando che gioca anche tra le proprie mura, credo proprio che gli azzurri si daranno da fare. Prevedo una bella partita con grande partecipazione sugli spalti: mi riferisco al pubblico delle grandi occasioni, per intenderci”. Il match Napoli-Fiorentina, dunque, terrà sicuramente tutti i tifosi incollati allo schermo e, per l’occasione, abbiamo ascoltato il parere di un altro campione, ovvero quello di Giuseppe Volpecina, protagonista del primo Napoli tricolore e titolare nella storica finale di Coppa Uefa nel ’90 tra la Fiorentina, squadra alla quale era approdato nel 1989, e la Juventus. Volpecina, dunque, da doppio ex, ci parla subito della “sua” Fiorentina: “A Firenze, città bellissima, mi sono trovato subito bene. Ricordo con gran piacere l’esperienza legata alla finale dell’allora Coppa Uefa, finale che disputammo contro la JuvenIl Napoli vince lo scudetto - l’esultanza di Volpecina 15




MONTEFUSCO

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la maglia SULLA pelle: VINCENZO MONTEFUSCO

di Gennaro Montuori

L’avventura di Montefusco in maglia azzurra è stata vissuta a più riprese. La prima, la più lunga, dal 1961 al 1970, le altre nelle stagioni 1971-72, 1973-74 e dal 1975 al 1977. Con la maglia azzurra, la sua seconda pelle, ha vinto due Coppe Italia (1962 e 1975) e 1 Coppa delle Alpi (1966). Proprio nella vittoria della Coppa della Alpi del 1966, Montefusco fu uno dei trascinatori segnando le reti decisive in Basilea-Napoli 2-4 e Servette-Napoli 1-3. La carriera di Montefusco non ha reso giustizia alle sue enormi qualità tecniche e caratteriale. Montefusco in una formazione del Napoli con Canè e Juliano

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incenzo Montefusco è entrato di diritto nella storia del calcio Napoli. Di questa squadra è stato calciatore, allenatore e soprattutto è ancora un tifosissimo difensore dei colori azzurri. Nato a Napoli, nel quartiere Vasto, il 26 aprile del 1945, Montefusco, grazie all’infallibile talent scout Giovanni Lambiase, è cresciuto nelle giovanili del Napoli. Ha indossato la maglia azzurra 214 volte realizzando 13 gol, di cui 7 in serie A, 3 in coppa Italia e 3 nella Coppa delle Alpi. Esordì in Serie A non ancora diciottenne il 10 febbraio 1963 in Genoa-Napoli 3-2 e Montefusco realizzò anche una delle due reti degli azzurri. Sul suo debutto in Serie A c’è da raccontare un aneddoto che lui stesso ha ricordato più volte durante i suoi interventi radiotelevisivi: “La vigilia della partita l’allenatore Pesaola, disse che se fosse uscito il sole avrebbe giocato Canè, mentre in caso di pioggia avrei giocato io. Quel giorno usciì il sole, ma il Petisso aveva già deciso di far giocare me inventandosi quella storiella per non mettermi tensione”.

Un centrocampista talentuoso, con un gran fisico. Ancora oggi opinionisti di vecchia data, sostengono che era più forte anche di Juliano. L’indimenticabile Pesaola spesso lo utilizzò anche come tornante e nel 1968 fu incaricato di marcare Pelè nell’amichevole Napoli-Santos (2-3). Addirittura il mago degli allenatori, Helenio Herrera, fece di tutto per portarlo nella grande Inter degli anni ’60,

Montefusco nel Napoli 1965-66

Montefusco alla premiazione della Coppa delle Alpi vinta nel 1966

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Il napoli che vinse la Coppa delle Alpi 1966


Montefusco viene premiato come uno dei migliori calciatori

Il gol di Montefusco alla Juventus l’ 1 dicembre 1968

ma Franco Zaglio giocatore dell’Inter e della nazionale Dopo aver fatto esperienza in diversi club italiani, rifiutò il trasferimento in maglia azzurra e così Montenella stagione 1995-96 diventa allenatore della Prifusco continuò a fare lo scugnizzo in maglia azzurra. mavera del Napoli. Sulla panchina degli azzurrini vi Montefusco (Vicienz’ per i tifosi narimase fino al 1999, chiamato spesso in poletani), ha giocato nel Napoli di Altafini prima squadra per soccorrere una squade Sivori, di Juliano e Canè, di Zoff e Panra in difficoltà. Da allenatore della Primazanato, contribuendo a far stazionare la vera ha vinto la Coppa Italia 1996-97 e ha squadra sempre nelle prime posizioni, lanciato tantissimi napoletani tra i quali raggiungendo anche un secondo e un Paolo Cannavaro, Floro Flores, Stendardo, terzo posto. Coppola, Scarlato e Sbrizzo. Una delle sue partite memorabili è stata Da allenatore della prima squadra, nel quella contro la Juventus l’1 dicembre del 1996-97 subentrò all’esonerato Simoni 1968. In quella partita Montefusco segnò disputando la finale di Coppa Italia persa due reti che spinsero il Napoli alla vittocon il Vicenza. ria in una delle partite più burrascose mai Nella stagione successiva subentrò a disputate al S.Paolo. In quell’occasione, Galeone, con il compito di traghettare la il mitico Omar Sivori venne espulso in squadra già retrocessa fino a fine campiseguito ad una rissa che scoppiò in camonato, cercando di salvare il salvabile in posa al San Paolo con la po e disputò l’ultima partita con la maglia Montefusco una stagione disastrosa. maglia del Napoli azzurra. Purtroppo il calcio moderno non conPer Montefusco la Juventus offrì una osce il concetto di bandiera, in nome del cifra da capogiro per quell’epoca: 600 milioni di lire, business non è disposto a tesorizzare l’esperienza e la ma il presidente Ferlaino rifiutò perché mai avrebbe competenza di chi ha fatto la storia di un club. Vincenzo Montefusco, napoletano d.o.c., è sicuraceduto un talento calcistico alla Juventus. mente un pezzo di storia importante del calcio napoletano. Da calciatore Montefusco oltre la maglia azzurra, indossò anche quelle di Foggia, Lanerossi Vicenza e Taranto. Concluse la carriera nella stagione 1976-77, iniziando così quella da allenatore con la squadra del Nuovo Posillipo in Serie D.

Montefusco nel Napoli con Zoff, Altafini, Juliano e Bianchi

Montefusco in veste di allenatore

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Napoli da scudetto. Vi spiego perchè di Gennaro Montuori

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a scorsa stagione l’abbiamo chiusa su quel rigore sbagliato da Higuain contro la Lazio. Quell’errore dagli undici metri è costata al Napoli la qualificazione ai preliminari di Champions League, facendo bollare come deludente la gestione di Rafa Benitez. Quel rigore sbagliato ha fatto passare in secondo piano la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana vinte, la semifinale di una Il tecnico Sarri coppa europea raggiunta dopo 26 anni, l’eliminazione da un girone di Champions League malgrado il record di punti, gli oltre 100 gol segnati a stagione. Soprattutto ha fatto dimenticare ai tifosi che molti dei campioni di oggi, sono a Napoli grazie proprio al tecnico spagnolo. Parliamo di Reina, Albiol, Callejon, Mertens, Ghoulam, Koulibaly e soprattutto Higuain. Così come Benitez ha il grande merito di aver trasformato Insigne da talento acerbo a vero e proprio top-player. Chissà dove sarebbe arrivato lo spagnolo se già l’anno scorso De Laurentiis avesse confermato Reina in porta e rinforzato il centrocampo con Allan. Benitez è andato al Real Madrid, scusate se è poco, però ha lasciato a Napoli due misteri che ancora oggi sembrano irrisolti. Il primo riguarda Britos. Sarebbe bello sapere il perché, avendo in squadra Koulibaly scelto proprio da Benitez, il difensore uruguaiano oggi al Watford ha giocato così tanto. Il secondo riguarda Hamsik. Se da una parte il capitano ha fatto registrare il record di gol e assist in una stagione da quando gioca nel Napoli, dall’altra non abbiamo mai avuto una spiegazione sulle tante sostituzioni dello slovacco che ne hanno minato la convinzione nei propri mezzi. Dispetti a De Laurentiis per il deludente mercato?

Il leader, Pepe Reina 22

Ma ora Benitez rappresenta il passato. Il presente sulla panchina è il tifoso del Napoli Maurizio Sarri, nato a Napoli ma cresciuto in Toscana. Un tecnico preparato che ha fatto tanta gavetta nelle serie minori. Con grande umiltà ha fatto qualche passo indietro sul suo credo calcistico (il 4-3-1-2), passando al 4-3-3 più adatto ai calciatori che ha in rosa. Soprattutto è stato bravo, umile e intelligente a riconoscere sbagliate le scelte iniziali di Hysaj come esterno sinistro e di Chiriches preferito a Koulibaly nel ruolo di difensore centrale. Proprio la sua umiltà, la sua pignola dedizione al lavoro, il suo umano approcciarsi ai calciatori, ha fatto ritrovare ai calciatori l’entusiasmo e la gioia di giocare al calcio, la stessa che si provava nel Napoli di Maradona. Ma se il gioco del Napoli è bello da vedere, anche per chi non tifa per gli azzurri, il merito è anche delle caratteristiche tecniche dei calciatori a disposizione di Sarri.

Hysaj

Partiamo dal portiere. Pepe Reina è il vero leader dello spogliatoio, il riferimento di tutti i compagni. La sua assenza l’anno scorso è risultata determinante. Sicuro tra i pali e difensore aggiunto dal piede vellutato nei rilanci, un portiere top. In difesa il 21enne albanese Hysaj, arrivato dall’Empoli, ha ringiovanito la spinta sull’out destro dove l’ex pilastro della nazionale Christian Maggio, pur rimanendo un’alternativa valida, si trova a fare i conti con il tempo e i suoi 33 anni. Raul Albiol, da quando è stato “separato” da Britos, è tornato ad essere un difensore affidabile non perfetto, ma sicuramente. Koulibaly, dopo il primo anno di ambientamento, sta dimostrando di non avere solo tanta fisicità, ma anche ottime doti tecniche e una buona sicurezza difensiva. Accusa ancora qualche battuta a vuoto nella concentrazione, ma considerando che ha solo 24 anni, ha ancora ampi margini di miglioramento. Speriamo solo che De Laurentiis non cada in tentazioni ingiustificabili e la prossima stagione lo cede a qualche top club. Ghoulam


Il gol di Allan contro il Milan

sulla fascia sinistra alterna cose buone a delle amnesia che creano qualche apprensione. Dispiace dirlo, ma forse potrebbe essere una valida alternativa e non il titolare del ruolo. Allan invece può essere considerato il grande colpo del mercato azzurro. Personalmente mi ricorda Alemao, bravo a inserirsi, corre per due e recupera tanti palloni. Ha solo 24 anni e quindi può ancora migliorare tantissimo. Jorginho è l’orgoglio di Sarri. Finito nel dimenticatoio a causa del modulo di Benitez che prevedeva il centrocampo a due, tornato nel suo naturale ruolo di regista ha ripreso ad essere il faro della squadra come lo era nel Verona. Hamsik è la nostra bandiera, il capitano. Lo slovacco è sempre prezioso in fase di impostazione ed è sempre un porto dove mettere a sicuro il pallone quando i compagni sono in difficoltà. Il suo contributo in fase di rifinitura e di realizzazione è quello di un top-player. L’attacco è il fiore all’occhiello del Napoli, già da due anni a questa parte. È il reparto messo su da Benitez, con Callejon tatticamente prezioso ma che non disdegna di dispensare assist ai compagni e beffare il portiere avversario. Insigne è in rampa di lancio, verso un futuro roseo. Partita dopo partita, si sta trasformando da ottimo calciatore a vero top-player. Higuain è uno dei centravanti più forti del mondo. Qualunque parola sul suo conto è superflua, anche se quest’anno ha un’arma in più: il sorriso ritrovato da quando Sarri è diventato l’allenatore del Napoli. Se solo pensiamo che le alternative in attacco si chiamano Mertens e Gabbiadini, diventa difficile non considerare quello del Napoli uno degli attacchi più forti d’Europa. Senza dimenticare El Khaddouri. La scorsa stagione ha fatto molto bene con il Torino, sia in campionato che in Europa League. Il marocchino già in queste prime uscite ha dimostrato di avere una buona tecnica individuale e una buona visione di gioco. Guardando i calciatori che siedono in panchina a fianco di Sarri, nasce qualche perplessità. Detto di Maggio, Mertens e Gabbiadini, siamo tutti curiosi di scoprire le qualità di Chalobah e di conoscere il futuro di Strinic. Su Gabriel è presto per esprimere un giudizio attendibile, di sicuro per il momento non è all’altezza di Reina, ma difficile avere un secondo portiere forte quanto quello titolare. Rafael purtroppo è destinato alla cessione a gennaio, così come Henrique, finora mai utilizzato. Dries Mertens, il dodicesimo titolare

Higuain e Hamsik due top-player

Infatti la prima alternativa dei centrali è stato sempre Chiriches, discreto calciatore rumeno che sicuramente non può essere considerato un elemento di prima fascia. Così come una valida alternativa, ma anche lui non di prima fascia, è Mirko Valdifiori. L’ex centrocampista dell’Empoli, ha sofferto più del previsto il passaggio dalla provincia a un club metropolitano. Su David Lopez le mie perplessità personali sono tante. Ecco, se De Laurentiis si dovesse ravvedere e non commettere di nuovo lo stesso errore commesso negli anni precedenti, con il mercato di gennaio davvero questa squadra potrebbe diventare una seria candidata allo scudetto. Di sicuro servirà un difensore centrale almeno allo stesso livello di Albiol e Koulibaly, visto che è difficile trovarne di più forti. Così come è necessario acquistare un centrocampista di quantità e qualità come Allan. Considerando che de Guzman e Zuniga sono fuori rosa per motivi extra-calcistici, potrebbe nascere l’esigenza di trovare anche una valida alternativa sull’out sinistro, in attesa della definitiva esplosione di Ghoulam. La compattezza dello spogliatoio, l’entusiasmo ritrovato, la convinzione acquisita da tutti nei propri mezzi, l’umiltà e la competenza di Sarri, il bel gioco espresso finora dalla squadra, sono sicuramente delle basi solide sul quale costruire un sogno. Se poi De Laurentiis dovesse completare l’opera a gennaio e se i tifosi dovessero continuare ad essere il dodicesimo uomo in campo, nessun traguardo può essre precluso a questo Napoli, episodi permettendo. Il rigore contro la Lazio della scorsa stagione insegna. Lorenzo Insigne, il magnifico

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La foto del mese

Foto di Pietro Mosca


I prossimi avversari di Europa League: i danesi del Midtjylland

di Mauro Guerrera

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opo il match con la Fiorentina, il Napoli riprenderà anche il cammino in Europa League. Negli incontri delle prime due giornate del girone D, gli azzurri hanno sconfitto i belgi del Club Brugge al San Paolo per 5-0 (reti di Callejon Mertens, Mertens, Hamsik, callejon) e in trasferta i placchi del Legia Varsavia per 0-2 (le reti di Mertens

La rosa del Midtjylland

1999 il momento della fondazione del club

e Higuain). Sulla strada degli uomini di mister Sarri, ci sono i danesi del Midtjylland, che il Napoli affronterà in trasferta giovedì 22 ottobre alle ore 21:05 e al San Paolo giovedì 5 novembre alle ore 19:00. La differenza tecnica tra il Napoli e le altre squadre del girone, è tale da non mettere in discussione la qualificazione ai sedicesimi di finale della competizione europea. Tuttavia, fare bottino pieno con i danesi significherebbe passare il turno con largo anticipo e, di conseguenza, permettere ai giocatori più importanti del Napoli di riposare e mantenersi freschi per i match di campionato. Il Midtjlland non rappresenta certo un ostacolo difficile da superare. Fondato nel 1999 da Johnny Rune attuale presidente, un falegname e proprietario di un’azienda privata nel settore del legname e Steen La vittoria in campionato nel 2014-15

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Hessel, un rivenditore autorizzato Mercedes Benz., è uno dei club più giovani d’Europa. Al suo attivo ha già un campionato danese vinto proprio la scorsa stagione. La vittoria in campionato le ha dato il diritto di partecipare ai turni preliminari di Champions League. Nel primo turno ha superato il Lincoln, squadra di Gibilterra vincendo 1-0 in casa e 0-2 in trasferta. Nel secondo turno però è stato eliminato dai ciprioti dell’Apoel Nicosia, dopo una sconfitta in casa per 1-2 e una vittoria in terra cipriota per 0-1.

L’esultanza di Rasmussen Dunca dopo la vittoria sul Southampton

Il tecnico Thorup


La MCH Arena di Herning

Partecipa al massimo campionato danese, la Superligaen, dove al momento occupa la prima posizione con 21 punti tre in più del Copenaghen. Nel campionato in corso ha giocato 11 partite, vincendone 7, pareggiandone 3 e perdendone una sola. Solo tre i gol subìti contro i 14 segnati. Il cammino in Europa League è stato finora impeccabile, vincendo tre delle quattro partite giocate e pareggiandone una per 1-1, ma in trasferta sul campo del forte Southampton nel turno dei play-off. Al ritorno i danesi hanno superato in casa la squadra inglese per 1-0, qualificandosi così per i gironi eliminatori. Nel gruppo D, come il Napoli, anche il Midtjylland è a punteggio pieno, dopo le vittorie in casa con il Legia Varsavia per 1-0 e in casa del Club Brugge per 1-3.

Il capitano Sviatchenko

La divisa maggiormente utilizzata è completamente rossa, mentre la seconda divisa è completamente nera. Lo stadio di casa del Midtjlland è la MCH Arena, che può ospitare fino a 11.809 spettatori. Soprannominato “Zidan Arena”, in onore di un ex attaccante egiziano della squadra danese, l’impianto si trova a Herning, una località a circa 306 km dalla capitale Copenaghen. Il fiore all’occhiello del Midtjylland è lo scouting, organizzato con circa 100 società satellite sparse sul territorio e avviando una collaborazione anche con alcuni club egiziani e indiani. Tra i tanti giovani scoperti dallo scouting del Midtjylland, anche una vecchia conoscenza del calcio italiano, il difensore ex Palermo e Roma Kjaer, oggi al Fenerbache. L’allenatore danese Thorup, di solito fa giocare la sua squadra con il modulo 4-1-4-1. Non ci sono elementi di fama internazionale, ma il punto di forza è il collettivo tutto corsa e grinta. La formazione tipo ha uno zoccolo duro formato da calciatori danesi e prevede: lo svedese Dahlin tra i pali; Romer, Hansen, Sviatchenko e Lauridsen sulla linea difensiva; il finlandese Sparv a protezione della difesa; l’austriaco Royer, Poulsen, lo svedese Anderson e Sisto alle spalle della punta Rasmussen Duncan.

Il portiere svedese del Midtjylland Dahlin

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Antonio Sibilia il Commendatore generoso

di Gennaro Montuori

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l 29 ottobre del 2014 moriva dopo una lunga malattia nel suo paese natìo in provincia di Avellino, Mercogliano, Antonio Sibilia. Aveva 93 anni e anche se non ha fatto parte del Napoli, mi sento onorato di ricordarlo, perché una persona vera, orgogliosa di essere un campano dell’Irpinia.

In tribuna autorità allo stadio Partenio

Il commendatore Antonio Sibilia (Mercogliano 4 nov. 1920 - 29 ott. 2014)

Antonio Sibilia è la storia dell’Avellino, di quella squadra che salita in Serie A negli ’80 riusciva a tenere testa a squadroni come Juventus, Milan, Inter, sconfitte spesso al Partenio che luì contribuì a rendere un fortino quasi inespugnabile. Dell’Avellino è stato il presidente-padrone in tre diverse riprese. La prima volta fu nel 1970 quando prese il club da Annito Abate in Serie C, portandolo in Serie B nel 1973. Nel 1975, passò la mano ad Arcangelo Iapicca, noto esponente politico campano. Sibilia ritornò al timone della società dal 1982 al giugno 1983, e infine dal 1995 all’estate del 2000, quando lasciò definitivamente la proprietà della squadra alla coppia Aliberti-Pugliese, nel 1999, in seguito alle contestazioni per l’alta situazione debitoria ereditata e per la permanenza nel campionato di Serie C. Amato dai suoi tifosi, “Il commendatore di Mercogliano” è stato un grande scopritore di talenti. De

Napoli, campione d’Italia con il Napoli di Maradona e che arrivò a giocare i Mondiali in Messico, Vignola, Tacconi e Favero, sono solo alcuni nomi lanciati nel calcio che conta da Antonio Sibilia. Ma il vero fiore all’occhiello dell’ex patron avellinese è stato Juary. Il brasiliano diventato famoso per il balletto che faceva intorno alla bandiera dopo ogni segnatura realizzata, passò successivamente all’Inter prima di diventare campione d’Europa e del mondo con il Porto. Persona genuina, vera, sincera, non sopportava gli agenti dei calciatori e chi portava gli orecchini, i tatuaggi e finanche i capelloni, al punto da non ingaggiare l’argentino Leonardo Ricatti: “Prima vai dal barbiere, poi discutiamo di provini e ingaggi”. I più superficiali, quelli che probabilmente non hanno mai avuto l’onore e il piacere di avere un rapporto diretto, franco, da uomini veri, con Con il Direttore Sportivo Gigi Pavarese

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Antonio Sibilia lo Raffaele Cutolo, ha ricordano solo per mai intaccato la sua qualche sua uscita immagine in chi l’ha dialettica non proprio conosciuto di perda accademia della sona. Quel giorno, Crusca. con le telecamere Invece lui era presenti, fece condi una bontà e di segnare una medaun’umanità immenglia dell’Avellino al sa e che aveva un boss (supertifoso grande rispetto per dell’Avellino) proprio chi lo rispettava. Inda Juary. dimenticabile quella Se molte tifoserie volta quando invitò hanno voluto ricorda pranzo tutti i capi are Antonio Sibilia tifosi storici napole- Sul prato del Partenio mentre premia un suo calciatore quando ha ci lasciatani in segno di amito, avrà un significacizia e di quelrispetto che dovrebbe esserci tra buoni to molto più profondo di quanto possano immaginare vicini della stessa regione. Lo ricordo come se fosse chi lo ha sempre giudicato senza averlo conosciuto ieri, nell’albergo dove alloggiava la squadra prima di a fondo. un Avellino-Napoli. Io nel ringraziarlo per quella sua In occasione del primo anniversario della sua simpatica iniziativa, gli dissi che mi sarebbe dispiscomparsa, non poteva mancare il ricordo di chi, a aciuto per lui ma il Napoli quel pomeriggio avrebbe modo suo, è entrato di diritto nella storia del calcio. vinto. Lui mi rispose così, con quel suo tono di voce che faceva tremare i muri: “Palummè, ma che siete venuti a fa, tanto oggi perdete 3-0”. Lo disse con quel tono da competente come se avesse già saputo come sarebbe stato lo svolgimento della partita. Infatti il Napoli perse davvero 3-0 con le reti di Giovannelli e la doppietta del suo pupillo Juary. Neanche lo storico triplo bacio che nel 1980 diede sulla guancia al boss della camorra di quei tempi, Il saluto dello stadio Partenio

Il samba intorno alla bandierina di Juary

Il saluto dei tifosi napoletani 31




Gennaro Montuori, per tutti “Palummella”, l’archivio storico vivente, del Calcio Napoli di Mauro Guerrera

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apoli-Fiorentina è l’occasione giusta per parlare dello storico capo-tifoso della Curva B del San Paolo, Gennaro Montuori, soprannominato “Palummella” perchè per organizzare il tifo della curva zompettava e volava da una parte all’altra del settore dello stadio. Perchè parlarne in occasione di Napoli-Fiorentina? Semplice, perchè questa sfida il 10 maggio 1987 ha laureato per la prima volta nella sua storia il Napoli campione d’Italia, dopo sessant’anni senza vincere mai un campionato. Le lacrime di gioia e di commozione versate da “Palummella” quel giorno sono state la più grande dimostrazione di come Gennaro Montuori abbia attaccato sulla propria pelle la maglia azzurra e le bellezze di questa città: “La gioia più bella della mia vita dopo la nascita dei miei figli. Ora posso anche morire”. In tanti ne hanno parlato in passato, ma questa volta sono io, in qualità di orgoglioso vicediettore di questo mensile che voglio avere l’onore di tesserne le lodi. Gennaro Montuori è il simbolo del tifo vero, quello vissuto come motivo di aggregazione e di umanità. “Palummella” per trent’anni è stato sulla cresta dell’onda del mondo Ultrà (non aggiungete la S finale, a Gennaro non fa piacere essere chiamato ultras), come vero e proprio emblema del tifo, quello sano, pulito e coinvolgente, al punto da far diventare quella napoletana, la curva più bella d’Europa, premiata con diversi riconoscimenti: - premio “Supertifo 1985” per il gruppo del tifo organizzato più seguito d’Italia; - premio “Fair Play 1987” come pubblico più corretto d’Europa; - premio “La Curva più bella d’Italia 1988”, consegnatogli da Maria Teresa Ruta. Proprio nel 1988, “Palummella” e il suo gruppo ultrà scrissero una pagina indelebile di civiltà nella storia del calcio italiano. La vittoria al San Paolo del Milan di Berlusconi, permise ai rossoneri di vincere il campionato strappandolo al Napoli. Al termine di quella partita il sodalizio milanese venne salutato 34

sportivamente con scroscianti applausi da tutti i tifosi napoletani. Il mancato appoggio di una parte dell’ambiente partenopeo nella sua lotta contro ogni forma di violenza e l’invidia per la sua sempre crescente popolarità, hanno trasformato “Palummella” in un personaggio scomodo da sminuire in tutti modi, senza però mai riuscirci. Nel mese di luglio 2002, dopo trent’anni alla guida del suo gruppo “Ultrà”, “Palummella” decise di fare un passo indietro. Ma ispirato dalla purezza dei suoi sentimenti, Gennaro Montuori volle prima evitare che l’immagine pulita del tifo che combatteva la violenza e l’inciviltà, fosse sporcata da un qualcosa che non poteva e non voleva più controllare. Così “Palummella” decise di RITIRARE gli striscioni “Commando Ultrà”, “I Ragazzi della B”, “Ultras 72” e “Commando Ultrà Giorgio Ciccarelli” (il suo grande amico fraterno), che in ogni partita del Napoli in qualunque stadio del mondo, trasmettevano coraggio e conforto ai giocatori di una squadra che, proprio grazie a “Palummella” e al suo gruppo non è mai stata lasciata da sola ad affrontare anche l’impegno più lontano da Napoli. La storia di Gennaro Montuori ha ispirato anche una pellicola cinematografica dal titolo “Il ragazzo della Curva B”, film che lo ha visto anche protagonista come attore insieme ad alcuni calciatori del Napoli, nonché al fianco dell’attore protagonista Nino D’Angelo. L’intraprendenza di “Palummella”, gli ha permesso di cimentarsi anche in altre attività, sempre legate al mondo del calcio. Forte della sua competenza calcistica, Gennaro ha partecipato a numerosi programmi televisivi in onda sulle reti Rai, Mediaset e La7 (che prima si chiamava Telemontecarlo). Dal 1987 è l’ideatore e conduttore di un programma sportivo, che negli anni ha sempre adeguato il nome alle varie fasi storiche del calcio e della comunicazione. Il nome originario della trasmissione non poteva non essere “Un’ora in Curva B”, cambiato prima in “UltrAzzurro Stadio”, poi in “Tifosi”, fino ad arrivare


all’attuale “Tifosi Napoletani”. La popolarità e la grande competenza calcistica di “Palummella”, ha dato origine a una vera e propria concorrenza tra le varie emittenti televisive campane per assicurarsi l’esclusiva del famoso capo storico del tifo. Così Gennaro ha contribuito a innalzare l’audience di molte emittenti come Tele A, Napoli Canale 21, Telelibera e Telenapoli Canale 34, fino a collaborare con “Stream” dove ha condotto per un anno programmi su canali satellitari. La sua bravura e dedizione al lavoro, gli hanno permesso di conquistare tanti premi anche in ambito televisivo, dei quali ricordo: - nel 1994 vince l’ultima edizione del “Guerin d’Oro”, per la trasmissione sportiva più bella d’Italia; - nel 1998 al Teatro Bellini di Napoli, alla “Notte degli oscar” ritira il premio come migliore trasmissione campana; - l’anno successivo Salvatore Biazzo, a nome di Rai Tre, lo premia per aver colorato i servizi sportivi della rete nazionale; - nel 2000, Pino Giordano, responsabile dell’emittente “Italiamia”, premia Gennaro con un oscar per la trasmissione più bella e più seguita in Campania; - nello stesso anno Telelibera 63 lo omaggia così: “A Gennaro Montuori come esempio di coniugazione tra sport e sociale”. Ma l’amore che “Palummella” ha per la sua squadra è talmente forte che non poteva limitarsi all’organizzazione del tifo, alla collaborazione con reti televisive e con testate giornalistiche. Non era sufficiente neanche la conduzione del programma che lui stesso ha ideato. Bisognava coinvolgere i tifosi più giovani, che non hanno avuto la stessa fortuna di Gennaro di conoscere le leggende del calcio napoletano. Così in occasione del venticinquennale del gruppo Ultrà, “Palummella”

realizzò una serie di pubblicazioni tra libri e videocassette, dove si raccontano come i grandi campioni del Napoli hanno reso belli ed entusiasmanti le domeniche della mitica “Curva B”. Oggi Gennaro Montuori è l’ultradecennale direttore del mensile sportivo “Tifosi Napoletani - Ultrazzurro Stadio”, e conduttore televisivo dall’omonima trasmissione. Nelle puntate della sua trasmissione ospita numerosi artisti a livello nazionale, e tanti ex calciatori e dirigenti sportivi, instaurando con ognuno di loro, un rapporto d’amicizia e di profondo affetto reciproco. Nella redazione dove lavora Gennaro, si possono ammirare numerose targhe e trofei di riconoscimento e di ringraziamento. Al di là dei riconoscimenti ricevuti dal mondo dello sport e della Tv, Gennaro prova il maggiore orgoglio per quelli ricevuti dall’AIRC nel 1992 e nel 1994 per aver sostenuto in alcune occasioni chi tutti I giorni è impegnato nella lotta contro il cancro. Anche Papa Wojtyla nel 1995 ha voluto rendere omaggio a “Palummella” ricevendolo in udienza quale simbolo della non violenza negli stadi. “Palummella” ha lasciato la Curva B, ma non lo stadio. Adesso preferisce “rilassarsi” nei distinti con i suoi amici del club “Battito Azzurro”, rinunciando anche al posto in Tribuna Stampa per sentire il calore del pubblico confermando l’amore che nutre per la maglia azzurra. “Palummella” è storia, è inimitabile, e come disse in un’intervista l’ex presidente dei Napoli Club del Calcio, il Dott. Dino Alinei, il quale affermò: “Gennaro è come la “Settimana Enigmistica”, tutti cercano di imitarla ma nessuno ci riesce”. Calcio-tifo-TV: il trinomio perfetto di Palummella a sostegno della fede azzurra.

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le altre sfide del mese

Dopo la sosta, dopo la Fiorentina e Midtjylland

di Mauro Guerrera

Il Chievo, una favola dallo sgambetto facile

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na frazione di Verona abitata da circa 4.500 abitanti. Questa è Chievo, sede di una squadra che ha scritto una favola nel mondo del calcio. Dal 1929, anno della fondazione, a oggi la squadra clivense è l’unico club calcistico italiano ad aver giocato in tutte le categorie: dai campionati regionali fino alla Serie A e addirittura in Coppa Uefa. Il Chievo ha solo quattordici pre-

Gabbiadini, giustiziere del Chievo la scorsa stagione

edenti in casa del Chievo sono solo nove, sette in Serie A e due in Serie B, terminati con cinque vittorie del Napoli (tre in Serie A e due in Serie B) e quattro sconfitte (tutte in Serie A). Le ultime due sfide hanno visto il Napoli di Benitez trionfare per 2-4 (doppietta di Hamsik e gol di Callejon e Higuain) e per 1-2 (autorete di Cesar e gol vittoria di Gabbiadini). La squadra di Maran

Gigi Del Neri, l’allenatore della favola-Chievo

senze nel massimo campionato italiano, e la sua prima volta in Serie A è stata conquistata solo nella stagione 2000-2001, con Gigi Del Neri sulla panchina e l’ex napoletano Eugenio Corini in cabina di regìa con la fascia di capitano. Considerata la Cenerentola della Serie A 2001-2002, la prima stagione nella massima serie si conclude con un quinto posto e la conquista di un meritato posto in Coppa Uefa, dove però l’anno successivo esce al primo turno con la Stella Rossa di Belgrado. Il presidente Campedelli, padrone della Paluani, è un personaggio originale. Disegna personalmente delle maglie che fa utilizzare alla sua squadra solo in ricorrenze speciali. Inoltre si è dichiarato tifoso interista e grande ammiratore del calcio inglese e del Manchester United in particolare. Il CXhievo gioca nello stadio Bentegodi di Verona, dove il Napoli è stato spesso superato dai gialloblù allenati quest’anno da Maran. In totale i prec-

L’allenatore del Chievo Maran

ha iniziato la stagione con il 4-4-2, prima di passare al 4-3-1-2 delle ultime partite. La formazione base prevede Bizzarri tra i pali; la linea difensiva formata da Frey, Gamberini o Dainelli, Cesar e Gobbi; i tre utilizzati di solito in mediana sono Rigoni, Hetamj e Castro, mentre Birsa è il trequartista che agisce alle spalle delle punte pronto ad arretrare sulla linea dei centrocampisti; i due attaccanti utilizzati quasi sempre sono stati Meggiorini e Paloschi, anche se in panchina è sempre pronto a entrare M’Poku. L’esultanza dei giocatori del Chievo per la conquista di un posto in Coppa Uefa

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Ottobre del napoli

Il Napoli giocherà anche con Chievo e Palermo di Mauro Guerrera

Napoli-Palermo, la festa dei colori

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l derby del Regno delle due Sicilie, così potrebbe definirsi la sfida tra i siciliani e il Napoli. Il Palermo, per la precisione “Unione Sportiva

Napoli-Palermo 3-3. Duvan Zapata esulta dopo il gol segnato la scorsa stagione

Maurizio Zamparini, presidente del Palermo

Città di Palermo”, è stato fondato nel 1900, ma in due circostanze (1940-41 e 1986-87) è stato escluso dai campionati per inadempienze finanziarie e quindi costretto a ripartire da zero. Oggi, sotto la gestione Zamparini, il Palermo sembra vivere un periodo sereno dal punto di vista economico. Zamparini, imprenditore friulano D.O.C, ha rilevato il Palermo nella stagione 2002-2003 quando il club militava in Serie B. Promosso in Serie A nella stagione 2003-2004, è riuscito a rimanere nella massima serie per nove stagioni consecutive, prima di retrocedere nella stagione 2012-2013. Dopo un solo anno nel Purgatorio della serie cadetta, il Palermo è però risalito subito in Serie A. Sotto la gestione Zamparini, i rosanero hanno assaporato anche le

Beppe Iachini, allenatore del Palermo

emozioni del palcoscenico europeo per 3 anni consecutivi a partire dalla stagione 2005-2006. Il Palermo è stato ospite del Napoli per 33 volte tra campionato e Coppa Italia. Il bilancio vede il Napoli in netto vantaggio con 22 vittorie, 8 pareggi e 3 sconfitte. Il Palermo in campionato è stato solo una volta corsaro a Napoli, nella stagione 1951-50 quando i siciliani vinsero per 1-2. La scorsa stagione la sfida terminò con uno spettacolare 3-3 grazie alle reti di Koulibaly, Duvan e Callejon per il Napoli e doppietta di Belotti e gol di Vazquez per il Palermo. La squadra allenata da Iachini, di solito si schiera con un 3-5-2 che può trasformarsi in un 3-5-1-1. La formazione titolare prevede Sorrentino in porta e linea difensiva composta da Struna, Gonzalez ed El Kaoutari. In mediana Iachini preferisce schierare Rispoli, Rigoni, Jajalo, Chochev e Lazaar. Per fare gol il Palermo si affida a Vazquez schierato alle spalle di Gilardino o Quaison. Quella tra Napoli e Palermo, forse è la sfida più bella dal punto di vista dei colori. Alla maglia azzurra su calzoncini bianchi del Napoli, fa da contrasto perfetto la maglia rosa su calzoncini neri del Palermo. Se poi intorno consideriamo anche la cornice stupenda del San Paolo, NapoliPalermo può considerarsi l’immagine più allegra del calcio italiano. Napoli-Palermo, un meraviglioso contrasto di colori 39




Serie A 2015/2016 - 6a giornata di andata - 26 settembre 2015

Il film di...

VS NAPOLI

2-1

Dopo il deludente pareggio a Modena contro il Carpi, il Napoli torna alla vittoria, contro la rivale di sempre. E che vittoria. Grande prestazione di tutti gli azzurri, con Higuain nelle vesti del trascinatore, Reina in quelle di leader carismatico. Grandi partite di Callejon e Koulibaly. Positive le prestazioni di Hamsik, Hysaj e Allan. Jorginho ha confermato che difficilmente si può fare a meno di lui. Una lode particolare a Lorenzo Insigne, che nella sua 100° presenza in Serie A con la maglia del Napoli, ha segnato il gol che ha sbloccato la partita dopo un perfetto scambio con Higuain. Peccato che l’infortunio lo ha costretto ad uscire, perché lo scugnizzo di Frattamaggiore era stato devastante. Tanti meriti anche di mister Sarri. Il tecnico nato a Napoli e tifoso del Napoli, aveva già annunciato in conferenza stampa che sarebbe stata una partita soprattutto di cuore e

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JUVENTUS

anima e pochissimo di tattiche e moduli. Il cuore e l’anima degli azzurri è stato più vero e alla fine hanno avuto la meglio sui bianconeri. Il 40° gol di Higuain in Serie A è stato quello di un grande centravanti, pronto a sfruttare un errore in disimpegno della difesa avversaria. Hernanes sbaglia l’appoggio, Higuain ruba palla si invola verso la porta di Buffon. Appena entrato in area beffa Bonucci, e dalla sinistra incrocia sul secondo palo e supera Buffon. Una disattenzione difensiva permette alla Juventus di accorciare subito dopo, ma dopo il Napoli controlla bene la pressione dei bianconeri senza correre mai un pericolo serio. Il Napoli visto con la Juventus, così come contro Brugge e Lazio, è una squadra scudetto. Purtroppo c’è l’altra faccia della medaglia rappresentate dalle mancate vittorie in casa dell’Empoli e del Carpi.


IL TABELLINO: NAPOLI - JUVENTUS: 2-1 NAPOLI (4-3-3): 25 Reina; 2 Hysaj, 33 Albiol, 25 Koulibaly, 31 Ghoulam; 5 Allan, 8 Jorginho, 17 Hamsik (19 David Lopez, dal 80’); 24 Insigne (14 Mertens, dal 39’), 9 Higuain (23 Gabbiadini, dal 84’), 7 Callejon.

JUVENTUS (4-3-1-2): Buffon; 20 Padoin (12 Alex Sandro, dall’ 88’), 19 Bonucci, 3 Chiellini, 33 Evra; 37 Pereyra, 18 Lemina, 11 Hernanes (16 Cuadrado, dal 63’); 10 Pogba; 7 Zaza, 21 Dybala (9 Morata, dal 70’).

Non entrati: 1 Rafael, 22 Gabriel, 3 Strinic, 21 Chiriches, 4 Henrique, 11 Maggio, 94 Chalobah, 16 Valdifiori, 77 El Kaddouri. All. Sarri

Non entrati: 25 Neto, 38 Audero, 24 Rugani, 22 Asamoah, 15 Barzagli, 27 Sturaro. All. Allegri

RETI: Insigne (N) al 25’, Higuain (N) al 62’, Lemina (J) al 63’. NOTE: Arbitro: Daniele ORSATO di Schio. Ammoniti: Ghoulam (N) per gioco falloso, Bonucci (J) per proteste, Evra (J) per gioco falloso, Callejon (N) per gioco falloso, Padoin (J) per gioco falloso, Morata (J) per proteste. Espulsi: nessuno. Angoli: 4-3 per il Napoli. Minuti recupero: 3 nel primo e 3 nel secondo tempo. Spettatori: 40.311. Possesso palla: NAPOLI 54,0% - Juventus 46,0%

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Europa League - 2a giornata - 1° ottobre 2015

Il film di...

VS LEGIA VARSAVIA

0-2

Il Napoli vola in Europa. Dopo il 5-0 casalingo con il Brugge, gli azzurri espugnano anche Varsavia con il classico 0-2. Due partite sette gol fatti e 0 subìti, segnale di un equilibrio tra i reparti sempre più vicino da raggiungere per Sarri. Certo il banco di prova di questa sera non era proprio dei più complicati, però quando si va a giocare sui campi dell’est europeo, l’ambiente è sempre caldo. Senza poi contare che in passato, certe partite il Napoli le ha perse anche con avversarie più deboli. Se consideriamo la sconfitta della Roma in Bielorussia, questa vittoria del Napoli non è poi da sminuire come di solito si fa negli ambienti sportivi napoletani. Sarri ha adottato un ampio turn-over. Dei cosiddetti titolari del 4-3-3, nell’undici iniziale sono stati schierati solo Koulibaly, Ghoulam, callejon e Allan. Ovviamente elementi come Gabbiadini e Mertens non sono da considerare delle riserve, ma validi calciatori da alternare con gli altri attaccanti. A centrocampo e in difesa, i reparti forse meno attrezzati per essere competitivi in tre competizioni, hanno fatto la loro ottima figura Chiriches, David Lopez e

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NAPOLI

Valdifiori. Quest’ultimo è sembrato in crescita rispetto alle ultime deludenti prestazioni. Il Napoli ha controllato bene gli avversari, malgrado il tifo infernale di una tifoseria che ha sostenuto la propria squadra anche quando era sotto di due gol. Gabriel, che ha permesso a Reina di avere un turno di riposo, ha mantenuto la porta inviolata. In fase offensiva sono state diverse le occasioni gol per il Napoli, al punto che il risultato di 0-2, sembra addirittura bugiardo. I gol. Entrambi belli. Il primo perfetto lancio di Valdifiori per Callejon, cross di prima al volo e Mertens di testa anticipa tutti e insacca. Il secondo è stato una perla di Higuain, in campo da pochi minuti al posto di Callejon. Dopo uno spettacolare scmabio con El Kaddouri, al limite dell’area salta quattro avversari mentre si accentra da sinistra e dalla lunetta dell’area di rigore toglie le ragnatele dall’incrocio dei pali della porta polacca. Prestazione convincente, vittoria netta, vetta della classifica nel girone D di Europa League e qualificazione ai sedicesimi di finale già ipotecata.


IL TABELLINO: LEGIA VARSAVIA - NAPOLI: 0-2 LEGIA VARSAVIA (4-4-2): 12 Kuciak; 19 Bereszynski, 25 Rzezniczak, 4 Lewczuk, 17 Brzyski; 6 Guilherme, 2 Pazdan (48 Makowski, dall’88’), 3 Jodlowiec, 20 Trickovski (8 Duda, dal 62’); 99 Prijovic, 18 Kucharczyk (11 Nikolic, dal 62’).

NAPOLI (4-3-3): 22 Gabriel; 11 Maggio, 21 Chiriches, 26 Koulibaly, 31 Ghoulam; 19 David Lopez, 16 Valdifiori, 5 Allan (94 Chalobah, dall’85’); 7 Callejon (9 Higuain dal 77’), 23 Gabbiadini, 14 Mertens (77 El Kaddouri, dal 72’).

Non entrati: 1 Malarz, 28 Broz, 23 Vranjes, 9 Saganowski. All. Henning Berg

Non entrati: 1 Rafael, 33 Albiol, 3 Strinic, 8 Jorginho. All. Sarri

RETI: Mertens (N) al 52’, Higuain (N) all’83’. NOTE: Arbitro: Michael KOUKOULAKIS (Grecia). Ammoniti: Rzezniczak (L) per gioco falloso. Espulsi: nessuno. Angoli: 7-4 per il Napoli. Minuti recupero: 1 nel primo e 3 nel secondo tempo. Spettatori: 22.000 circa – Possesso palla: NAPOLI 61,7% - Legia Varsavia 38,3%

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Serie A 2015/2016 - 7a giornata di andata - 4 ottobre 2015

Il film di...

VS MILAN

0-4

Milan-Napoli nella storia. Per la prima volta il Napoli vince con quattro gol di scarto a San Siro e prima doppietta per Insigne con la maglia del Napoli. Proprio lo scugnizzo di Frattamaggiore è stato il protagonista del netto successo degli azzurri. Prima serva ad Allan un assist perfetto per il primo gol, poi segna il secondo dopo uno scambio da campioni autentici con Higuain, poi chiude la partita con una pennellata su punizione. Il quarto gol è un’autorete di Rodrigo Ely che, impaurito da Higuain, nell’anticiparlo mette nella propria porta un cross rasoterra di Ghoulam. Una partita perfetta, dove il Napoli ha subìto poco il gioco degli avversari e fatto divertire tutti gli ap-

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NAPOLI

passionati di calcio, con un gioco piacevole a tratti altamente spettacolare. Sarri ha trovato il giusto equilibrio con il 4-3-3, in grado di esaltare le giocate degli esterni e di coinvolgere nella manovra anche i centrali sia di difesa che di centrocampo. Al di là della serata brillante di Insigne, una lode particolare la merita Higuain, che anche con il Milan ha sciorinato giocate da fuoriclasse, soprattutto in occasione dell’assist fornito a Insigne nel secondo gol del Napoli. Dopo la sosta per le nazionali, ci sarà la sfida con la capolista Fiorentina, banco di prova definitivo per testare le ambizioni di classifica del Napoli.


IL TABELLINO: MILAN – NAPOLI: 0-4 MILAN (4-3-1-2): 1 Diego Lopez; 2 De Sciglio, 17 Zapata, 15 Ely, 31 Antonelli; 27 Kucka (16 Poli, dal 38° s.t.), 18 Montolivo, 91 Bertolacci (11 Cerci, dal 12° s.t.); 28 Bonaventura; 70 Bacca, 9 Luiz Adriano.

NAPOLI (4-3-3): 25 Reina; 2 Hysaj, 33 Albiol, 25 Koulibaly, 31 Ghoulam; 5 Allan, 8 Jorginho, 17 Hamsik (19 David Lopez, dal 28° s.t.); 7 Callejon, 9 Higuain (23 Gabbiadini, dal 35° s.t.), 24 Insigne (14 Mertens, dal 28° s.t.).

Non entrati: 32 Abbiati, 99 Donnarumma, 96 Calabria, 33 Alex, 4 Mauri, 34 De Jong, 23 Nocerino, 10 Honda, 8 Suso. All. Mihajlovic

Non entrati: 1 Rafael, 22 Gabriel, 3 Strinic, 21 Chiriches, 4 Henrique, 11 Maggio, 94 Chalobah, 16 Valdifiori, 77 El Kaddouri. All. Sarri

RETI: Allan al 12° p.t., Insigne al 2° s.t. e al 22° s.t., autogol di Ely (N) al 32° s.t.. NOTE: Arbitro: Nicola RIZZOLI di Bologna. Ammoniti: Allan (N) per gioco falloso, Bonaventura (M) per gioco falloso, Callejon (N) per gioco falloso, Antonelli (M) per simulazione, Ely (M) per gioco falloso, Jorginho (N) per gioco falloso. Espulsi: nessuno. Angoli: 5-1 per il Milan. Minuti recupero: 2 nel primo e 0 nel secondo tempo. Spettatori: 22.000 circa. Possesso palla: NAPOLI 60,7% - Milan: 39,3%

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“LE FOTO DEI TIFOSI�

casione della c o in zo n e c in V Il piccolo ntro la Juventus o c li o p a N l e d a vittori

Club Caivano Napoli - Juventus 2-1

Paoletta e il suo gruppo

o Tommino Capuan el cuore con la bandiera d

I distinti s Napoli - Juventu

Dieci Pasta e Ceci si festeggia Idris per la sconfitta della Juventu s


“LE FOTO DEI TIFOSI”

Napoli nel Cuore

Luca e Ivano, fans di Marek con l’amico Gennaro

i miei genitori a d e i n n o n i ie m Un bacio ai Alessia e Forza Napoli!!!

Riccardo Rinaldi 9 anni, di San Fili (Cosenza) tifa Napoli dai tempi dell’esordio di Cavani. Da allora molti calciatori ci hanno lasciato, ma Riccardo continua tra gioie e dol ori a tifare Napoli.

Biagio Izzo tanza con Isabella e Cos

Sempre nel cuore FORZA NAPO LI!!! Dal “Ciurillo”





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