RASSEGNA STAMPA DEL 17 GENNAIO 2020

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REGIONE

VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 MESSAGGERO VENETO

l’intervista

Tributi e Province Il piano di Fedriga «Serve fare squadra con le altre Speciali» L’obiettivo del presidente è riuscire a premere su Roma «Mettendoci assieme difenderemo meglio i nostri diritti» Mattia Pertoldi UDINE. L’incontro di mercole-

dì a Roma e la due giorni siciliana di inizio marzo rappresentano i primi passi di una specie di nuova alleanza che i governatori delle Regioni Speciali – con in prima linea Massimiliano Fedriga – vogliono stringere per andare in pressing su Roma e combattere quel neocentralismo che, da anni ormai, si muove strisciante incidendo su funzioni, e soprattutto bilanci, delle Autonome. Per Fedriga, infatti, quest’asse servirà a portare a casa risultati non soltanto come semplice difesa dello Statuto Speciale, ma anche come potenziamento degli spazi d’azione garantiti al Friuli Venezia Giulia. Presidente, qual è il senso di questa alleanza? «Vogliamo fare squadra per difendere le prerogative dei nostri rispettivi Statuti e, possibilmente, ampliarle. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un feroce assalto all’Autonomia e alle specificità delle Regioni. Basti pensare, ad esempio, a quello che è accaduto Sicilia». Cos’è successo? «Nello Musumeci mi ha spiegato come abbia intenzione di reintrodurre le Province e renderle elettive, ma non

ognuno, nel caso delle singole funzioni, tratterà per conto suo con il Governo». Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano sono Regioni virtuose. Sicilia e, per certi versi, Sardegna sicuramente no. Non pensa che finire tutti nello stesso calderone potrebbe essere, per noi, penalizzante? «Anche tra le ordinarie esistono differenze tra Regione e Regione, ma se si vogliono migliorare le singole amministrazioni ci si può riuscire senza depotenziare l’istituzione. È anche vero, inoltre, che gli attuali governatori di quelle Regioni stanno cercando di migliorare situazioni molto difficili, ma ereditate da poco tempo». Quali risultati auspica? «L’obiettivo principale è quello di arrivare a una nuova, consistente, riduzione di quanto versiamo a Roma dopo i primi, importanti, risultati ottenuti con il Patto siglato a febbraio. Un accordo grazie al quale tutto dovrà passare attraverso il regime pattizio,

«Non ci saranno più decisioni prese in maniera unilaterale dall’esecutivo»

Il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga

lo può fare a causa di una sentenza che si basa su una legge ordinaria, la Delrio. Perché, si sostiene, siccome ha valenza finanziaria continua a valere anche per le Speciali, nonostante la vittoria dei “no” al referendum costituzionale e al fatto che le Regioni come la nostra, e la Sicilia, abbiano competenza primaria sugli enti locali. È una follia, così come il continuo depaupera-

mento dei nostri bilanci collegato ai contributi che ci chiede lo Stato». È anche vero, però, che ci sono Speciali e Speciali... «Certo, ma infatti la nostra non deve essere una gara al ribasso, penalizzante per qualcuno. Dobbiamo cercare di potenziare chi è meno Speciale, come il Friuli Venezia Giulia, attraverso un patto tra governatori. Poi è ovvio che

mentre in precedenza il Governo poteva decidere, unilateralmente, quanto doveva versare il Friuli Venezia Giulia e noi non ci potevamo minimamente opporre». E per quanto riguarda il ritorno ai 9/10 di Iva? «Nel Patto siglato con l’ex ministro Giovanni Tria c’è scritto, nero su bianco, che va aperto un tavolo tecnico proprio con questo obiettivo e, personalmente, non ho certo intenzione di compiere alcuna marcia indietro». Cosa si aspetta dalla nuova Paritetica? «Spero che completi il percorso della regionalizzazione della scuola e mi attendo un forte impegno sul fatto che la Regione possa legiferare sull’elezione diretta degli enti di area vasta. Il presidente? Non entro nel merito». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giovanni Bellarosa spiega perché con l’accentramento non si arriverà alla coesione nazionale

Sull’autonomia delle Regioni Governo in ritardo con la riforma IL COMMENTO

GIOVANNI BELLAROSA

È

legittimo, anzi doveroso, che chi governa si ponga tra gli obiettivi quello della coesione nazionale, una meta ardua per molti paesi. La domanda è se essa si raggiunga con l’accentramento o con l’autonomia: è l’eterno dilemma tra Stato centralizzato, come di fatto è tuttora l’Italia e una Repubblica delle autonomie, come vorrebbe la Costituzione. Mentre le diversità geopolitiche rimangono intatte, i

partiti, i Governi e più in generale la politica, dal dopoguerra in poi, hanno adottato posizioni ondivaghe tra scelte centraliste, prevalenti, ed aperture ai territori, queste ultime sul piano amministrativo, ma hanno tenuto invece ben stretto il timone di un governo imposto dall’alto in modo uniforme, cosa ben diversa dalla tutela costituzionale dell’Unità. Ogni qual volta si sono affacciate le istanze di autogoverno da parte delle regioni più dinamiche, come avvenuto di recente, si è accesa la reazione con l’accusa della secessione dei ricchi. Le politiche di natura assistenziale te-

se a mantenere un facile consenso nel mezzogiorno si sono così affiancate al diniego verso le istanze portate con i referendum popolari al nord, che chiedevano l’applicazione della Costituzione: l’articolo 116, terzo comma. Si sarebbe potuto e dovuto discutere sul quantum della maggiore autonomia ma non riportare tutto alla casella di partenza, come sta facendo invece questo Governo in un inarrestabile gioco dell’oca che mortifica le Istituzioni regionali. Ad un certo punto non vale più la pena di ragionare in termini di solo diritto cioè di prerogative costituzionali e statutarie,

Giovanni Bellarosa

anche perché, per riconoscerle, sarebbe necessaria una rappresentanza nel Parlamento con un vero Senato delle Regioni ed inoltre un giudice ultimo della legittimità delle leggi espresso uni-

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commissione paritetica

L’obiettivo di Spitaleri «Equilibrare i rapporti con gli enti ordinari» UDINE. «Si tratta di un’occasione assolutamente rilevante, che deve avere come elemento qualificante un rapporto di dialogo e confronto con il Governo centrale, evitando la corsa a chi rivendica di più». È questa l’opinione di Salvatore Spitaleri, componente della Commissione Paritetica Stato-Regione, sulla convocazione dell’Assemblea plenaria delle Speciali, che è stato deciso si terrà a Palermo il 6 e il 7 marzo. Precisando che «la stabilizzazione dei meccanismi di compartecipazione alla finanza generale non può dipendere da rapporti politici o extra-istituzionali o contingenze, salvo concrete e limitatissime eccezioni», Spitaleri indica come «necessaria» anche da parte del Friuli Venezia Giulia, «una ricognizione del peso e degli oneri delle funzioni di specialità rispetto

Salvatore Spitaleri (Pd)

a quelle delle Regioni ordinarie e, su quelle basi, ristabilire un equilibrio che ora appare sbilanciato». Per Spitaleri «un altro elemento da porre al centro del confronto risiede nella valorizzazione delle funzioni delle Commissioni paritetiche, attraverso una loro più puntuale regolamentazione e individuando in esse un nuovo ruolo di camera di composizione dei conflitti». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

richiesta al premier conte

Problema dei dragaggi Confronto con lo Stato UDINE. «Al temine della Con-

ferenza Stato-Regioni ho chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di voler convocare prima possibile un tavolo al fine di affrontare il problema dei dragaggi in Friuli Venezia Giulia, nodo che pone a serio rischio il sistema produttivo regionale e che necessita pertanto di urgenti risposte da parte di tutti i soggetti interessati». Così Massimiliano Fedriga, a margine dell’assemblea

tariamente e paritariamente dallo Stato e dalle Regioni, istituti che invece mancano nel nostro Ordinamento. Alla fine, il discorso come le lamentele sono sempre le stesse e le scelte anche recentissime non cambiano. La conferma di quanto detto sta nell’ultimo provvedimento di sostanziale sanatoria del collasso finanziario della Regione siciliana, attuato a Natale dal Governo, che diluisce in un eccezionale arco di tempo il disavanzo di oltre un miliardo di euro accumulato. Ancora una volta non si è avuto il coraggio di affrontare di petto il malgoverno e punire i responsabili di quello che tecnicamente e politicamente è molto più di un “predissesto”; si è scelta invece la strada di aggiungere ulteriore possibilità di spesa corrente in deficit piuttosto che investire per realizzare le infrastrutture necessarie. In realtà è proprio questa la politica di privilegio assistenziale che non può non suonare come ingiustizia per le regioni dal bilancio sa-

tenutasi a palazzo Chigi. «Il tema dei dragaggi nei porti e nei canali navigabili – ha rilevato Fedriga – è centrale per l’economia del territorio, in quanto incide pesantemente sia sull’ambito della pesca che su quello della navigazione commerciale. La condivisione di un percorso comune che garantisca certezze nei tempi e nelle modalità di esecuzione degli interventi diventa imprescindibile». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

no e soggetto a regole ferree: il Friuli Venezia Giulia concorre in modo considerevole al mantenimento degli equilibri di finanza pubblica e regioni come Veneto e Lombardia producono un residuo fiscale senza il quale l’intero Paese rischierebbe di crollare. In questa situazione sentir parlare o peggio veder rinfocolare la contrapposizione tra ricchi e poveri, tra regioni del nord e mezzogiorno sembra oggettivamente fuori luogo. Tutto però porta a ritenere che la situazione non cambierà; il governo sembra impegnato a “diluire”, come per il deficit siciliano, la riforma dell’articolo 116 con una legge di cui è difficile comprendere l’utilità ed il significato e che se pur accettata, probabilmente obtorto collo, dalle regioni, non è arrivata neppure sul tavolo del Consiglio dei ministri, senza pensare a cosa poi avverrebbe in un Parlamento come l’attuale, se mai un giorno vi approdasse. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 LA NUOVA

REGIONE

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LA PRESIDENZA DELLA BIENNALE

Cinquestelle rigidi sul no a Baratta Zaia: «Biennale non è Società Autostrade» Scontro politico sulla conferma nell’incarico di presidente Il ministro Franceschini accelera la nomina del successore

Enrico Tantucci VENEZIA. È diventato ormai

uno scontro politico senza esclusione di colpi tra Lega (favorevole) e Movimento Cinque Stelle (contrario) la questione Biennale e la possibile, ulteriore riconferma del presidente Paolo Baratta - decaduto da lunedì scorso e in regime di “prorogatio” tecnica fino a 45 giorni con il Consiglio di amministrazione - possibile solo con un nuovo cambiamento in Parlamento dello statuto che regola la fondazione. Con una polemica diretta tra i senatori del Movimento Cinque Stelle in Commissione Cultura e il presidente della Regione Luca Zaia. Uno scontro che vede in grande imbarazzo il Pd e il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, grande estimatore di Baratta, che lo riconfermerebbe volentieri, ma che non può spaccare su questa nomina contestata la maggioranza di Govero. Ad accendere la miccia, l’emendamento al decreto Milleproroghe presentato qualche giorno fa dall’onorevole leghista Angela Colmellere - segretario della Commissione Cultura della Camera - che prevede appunto la possibilità di cambiare la legge della

Biennale, consentendo a Baratta un nuovo mandato. A questo si sono aggiunte poi le dichiarazioni dell’ex ministro dei Beni Culturali Paolo Bonisoli - indicato proprio dai Cinque Stelle - favorevole a una proroga per l’attuale presidente della Biennale. Una proroga alla quale del resto, da ministro, stava già lavorando prima della cauda del Governo gialloverde. Ma ieri è arrivato su questo la netta presa di posizione dei senatori Cinque Stelle della Com-

Il presidente della Regione attacca il Movimento che non vuole saperne missione Cultura. «Siamo contrari ad ogni ulteriore ipotesi di deroga o modifica allo Statuto della Biennale di Venezia - hanno dichiarato - che comporti una proroga del mandato dell'attuale presidente Paolo Baratta. Anche se già ribadito, appare utile ripeterlo oggi, dopo aver letto le incaute dichiarazioni dell'ex ministro della cultura Alberto Bonisoli, che non disdegnerebbe un "traghettamento" che veda Baratta (a sua volta ex ministro e

con molteplici incarichi istituzionali) ancora presidente. La presa di posizione di Bonisoli, in linea con quella di Brugnaro, Zaia e delle destre, è del tutto arbitraria e contraria alla linea già più volte espressa dal Movimento 5 Stelle. A Venezia come nel resto del paese l'arte contemporanea ha bisogno di apertura e di rinnovamento, esattamente il contrario di quanto accadrebbe con un ulteriore mandato di Baratta». Parole durissime, considerata anche la considerazione generale per l’operato di Baratta alla Biennale, al di là della possibile riconferma. E non si è tenuto allora il presidente della Regione Luca Zaia, grande sostenitore - con lo stesso sindaco di Venezia Luigi Brugnaro - della riconferma di Baratta alla Biennale. «È sorprendente la linea dei Cinque Stelle - ha dichiarato ieri Zaia - contrari ad ogni ipotesi di deroga alla conferma del presidente Baratta alla guida della Biennale di Venezia. Questa non è la Società Autostrade, non gode di concessione. Se una cosa funziona, e questa istituzione culturale certamente ci riesce, dobbiamo fare in modo che continui. Anche la presa di posizione dell’ex ministro Alberto Bonisoli, uomo

Paolo Baratta, presidente della Biennale

di punta del mondo della cultura, che afferma di vedere con favore una proroga al mandato di Baratta, è la prova che i pentastellati sono proprio fuori strada. Abbiamo una Biennale con i conti a posto, una Mostra del Cinema in grande spolvero, le esposizioni di Arte e Architettura con una visibilità mediatica internazionale unica e non si capisce per quale motivo non si debba continuare su questa strada. Considera-

Vertici decisivi in queste ore: Lorenzoni, Baban, Fracasso e Puppato tra i papabili

Il centrosinistra veneto nel limbo Calenda, asse con i renziani IL PUNTO

iorni di passione nel centrosinistra veneto alla ricerca di uno sfidante credibile nella sfida a Luca Zaia, grande favorito del voto regionale di primavera. La direzione del Pd, convocata in un primo tempo per venerdì 24 dal segretario Alessandro Bisato, slitta al 31, in attesa dell’esito elettorale in Emilia Romagna. Chi morde il freno, nel frattempo, è l’unico sfidante dichiarato sulla piazza, il vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni, esponente dell’alleanza civi-

G

ca-ambientalista “Veneto che vogliamo”: «La prossima settimana riuniremo il tavolo che comprende Pd, movimenti civici, socialisti e verdi», fa sapere «l’obiettivo è superare i veti incrociati perché il candidato condiviso dev’essere la persona che meglio riesce ad amalgamare questi mondi, creando entusiasmo intorno a un nuovo progetto che vada oltre l’immobilismo della Lega e sappia dialogare anche con 5 Stelle, +Europa e Italia in Comune». A riguardo, però, il principale scoglio affiora in casa dem dove si fronteggiano ormai due linee. Quella del

Matteo Renzi con l’imprenditore Alberto Baban

to che il problema non dovrebbe essere di matrice politica, se i Cinque Stelle conoscono situazioni di malfunzionamento o motivi per cui si renda necessario interrompere questa esperienza positiva, lo dicano subito e soprattutto lo facciano pubblicamente». La situazione dunque è divenuta esplosiva e non a caso la linea che starebbe prevalendo al Ministero è quella di accelerare il più possibile i

tempi di designazione del nuovo presidente della Biennale, allontanando ogni ipotesi di commissariamento per la fondazione, nonostante i tempi stretti. L’identikit è quello di una personalità culturale di rilevanza internazionale - e dunque non contestabile - che abbia competenze “trasversali” tra i settori e anche capacità di gestione di un’istituzione. Più facile a dirsi che a farsi. —

“sindaco ombra” padovano Massimo Bettin che giudica decisiva l’apertura della coalizione alle liste civiche e sostiene a spada tratta la candidatura di Lorenzoni. E le aspirazioni di esponenti rappresentativi quali Claudio Fracasso, Laura Puppato e lo stesso Bisato - che non disdegnerebbero il ruolo di front runner, convinti che il partito più votato del centrosinistra debba sì lavorare all’allargamento dell’alleanza ma senza rinunciare, almeno in partenza, ad esprimere una propria candidatura. A ciò si aggiunge una questione di metodo: a chi spetterà “incoronare” lo sfidante? «Non certo a Roma e nemmeno a un comitato ristretto di capicorrente», replicano in molti, suggerendo il ricorso alle primarie di coalizione, una consultazione di iscritti e simpatizzanti già caldeggiata dall’eurodeputata Alessandra Moretti e ora richiesta da gruppi di militanti (ultimo, in ordine di tempo, un circolo trevigiano) che qua e là avviano raccolte di firme.

Anche la ricerca di ulteriori partner rischia di rivelarsi problematica. «Con Calenda affronteremo le prossime regionali, in Veneto, Puglia, Toscana, Marche e Campania», dichiara il renziano Ettore Rosato, deputato di Italia Viva, convinto che «alla fine ci sarà anche Più Europa, con cui stiamo dialogando per lavorare insieme». Il portabandiera è già in rampa di lancio: Alberto Baban, già industriale di Tapi (tappi sintetici) e oggi presidente di VeNetWork, una società che riunisce decine di imprenditori; il pupillo calendiano, en passant, ha ricoperto per due mandati la presidenza della sezione pmi di Confindustria nazionale. Non bastasse, anche i grillini “pentiti” di Italia in Comune sembrano intraprendere una strada diversa: «Sono pronta ad aderire alla lista del Forum Ambiente che correrà da sola», fa sapere la coordinatrice del movimento, Patrizia Bartelle. — Filippo Tosatto

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VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

il processo alla camorra nel veneziano

«Un fenomeno mafioso forte e indipendente» Iniziata la requisitoria del pm: il boss Donadio aveva un ruolo visibile e consolidato. Parti offese assenti «per paura» Francesco Furlan MESTRE. Inizialmente legati ai Casalesi, ma poi capaci di costituire un «fenomeno mafioso autonomo», che ha conquistato il territorio di Eraclea e del litorale, a colpi di estorsioni. Diventando il principale interlocutore per le attività criminali. Che quello in corso all’aula bunker di Mestre sia un processo per mafia è evidente - per la procura - anche nell’assenza delle costituzioni di parte civile da parte delle persone offese. «Queste persone non ci sono perché hanno paura», ha detto il pm Federica Baccaglini che con il collega Roberto Terzo ha firmato l’inchiesta sulla mafia nel litorale. Nell’udienza preliminare di ieri - la seconda di un fitto calendario - i rappresentanti della procura hanno iniziato la loro requisitoria nei confronti dei 75 imputati, di cui 37 accusati di associazione mafiosa, mettendo l’accento sulla forza criminale del gruppo capeggiato da Luciano Donadio e sul fatto che le loro vittime - quasi 50 le persone fisiche individuate come parti offese - fossero terrorizzate anche dopo il blitz della squadra mobile della po-

Gli avvocati nell’aula bunker di Mestre che ospita l’udienza preliminare contro il clan Donadio

lizia. Anche con i vertici del gruppo in carcere, sentite dagli investigatori tendevano a ridimensionare le minacce ricevute. «Un evidente clima di omertà», per la procura. L’intervento del pm Terzo è stato di carattere generale, teso a dimostrare la sussistenza del reato di associazione mafiosa, ricordano il ruolo di Donadio e dei suoi nel territorio, un «ruo-

lo visibile e consolidato». E «riconoscibile». Con il boss Donadio punto di riferimento per il recupero credito, con la gente in coda per chiedere un aiuto a Zio Luciano. La pm Baccaglini ha invece cominciato a vagliare le singole posizioni, soffermandosi in particolare sul ruolo dell’avvocato Anna Maria Marin, l’ex presidente della Camera penale, legale di Dona-

lo scontro sulla biennale

dio, accusata di aver svelato ai membri del gruppo criminale atti coperti da indagine. La procura nei suoi confronti aveva chiesto la sospensione dell’attività ma il gip Marta Paccagnella aveva respinto la richiesta sostenendo che non ci fossero gravi indizi di colpevolezza. Indizi che invece per la procura sarebbero non solo evidenti ma anche confermati, negli ul-

timi mesi, dagli interrogatorio resi da Christian Sgnaolin, braccio destro di Donadio diventato collaboratore, e da Tatiana Battaiotto, moglie di Tommaso Napoletano. La requisitoria si concluderà oggi. L’udienza è servita per definire il quadro delle parti civili. Il giudice per le udienze preliminari (Gup), Andrea Battistuzzi, ha ammesso il ministero dell’Interno, la presidenza del Consiglio, l’associazione Libera e la Cgil provinciale e regionale, queste ultime due solo in parte, ovvero solo per i reati di associazione mafiosa e per quei capi di imputazione che fanno riferimento all’intermediazione di manodopera e interposizione negli appalti. Tra le parti civili, come persona fisica, ammesso Fabio Gaiatto, il trader di Portogruaro già condannato a 15 anni per truffa e, in questo processo, nei panni della vittima per estorsione. Reato che è stato anche al centro di un’eccezione sollevata in merito alla competenza territoriale - perché l’estorsione si sarebbe consumata nel Portogruarese su cui è competente la procura antimafia di Trieste - ma che è stata respinta dal giudice che ha ritenuto il reato connesso a

quelli di mafia, e quindi da incardinare al tribunale di Venezia. Respinta anche l’eccezione sollevata dai legali di Donadio, in carcere a Nuoro, sul sistema del processo in tele-conferenza. Nell’udienza di ieri si sono costituiti come parte offesa la Regione Veneto e la Cisl provinciale e regionale, che potranno quindi costituirsi parte civile solo in fase di dibattimento, dove comunque approderanno i nomi più importati. Nel frattempo potranno assistere alle udienze preliminari, ma non potranno accedere ai risarcimenti di quegli imputati che accetteranno di farsi giudicare con la formula del rito abbreviato. Undici lo faranno sicuramente, tra loro Sgnaolin (braccio destro di Donadio), il poliziotto Moreno Pasqual (accusato di aver passato informazioni riservate), Berardino Notarfrancesco, uno dei picchiatori. Un’altra dozzina sta valutando che fare: avrà tempo fino all’udienza del 5 febbraio. Due i patteggiamenti concordati: Tatiana Battaiotto (1 anno e 4 mesi per favoreggiamento) e Giorgio Minelle (2 anni per estorsione). E oggi alle 10 si torna in aula bunker. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

centrosinistra verso il voto veneto

Documento dei senatori M5S Circoli Pd, firme per primarie contro la conferma di Baratta Calenda-renziani: c’è l’intesa VENEZIA. È diventato ormai

uno scontro politico senza esclusione di colpi tra Lega (favorevole) e Movimento Cinque Stelle (contrario) la questione Biennale e la possibile, ulteriore riconferma del presidente Paolo Baratta – decaduto lunedì scorso e in regime di “prorogatio” tecnica fino a 45 giorni con il Consiglio di amministrazione – possibile solo con un nuovo cambiamento in Parlamento dello statuto che regola la fondazione. Con una polemica diretta tra i senatori del Movimento Cinque Stelle in Commissione Cultura e il presidente della Regione Luca Zaia. Uno scontro che vede in grande imbarazzo il Pd e il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini, grande estimatore di Baratta, che lo riconfermerebbe volentieri, ma che non può spaccare su questa nomina contestata la maggioranza di governo. Ad accendere la miccia, l’emendamento al decreto Milleproroghe presentato qualche giorno fa dall’onorevole leghista Angela Colmellere – segretario della commissione Cultura della Camera – che prevede appunto la possibilità di cambiare la legge della Biennale, consentendo a Baratta un nuovo mandato. A questo si sono aggiunte poi le dichiarazioni dell’ex ministro ai Beni culturali Paolo Bonisoli – indicato proprio dai Cinque Stelle – favorevole a una proroga per l’attuale presiden-

Paolo Baratta

te della Biennale. Una proroga alla quale del resto, da ministro, stava già lavorando prima della caduta del Governo gialloverde. Ma ieri è arrivato su questo la netta presa di posizione dei senatori Cinque Stelle della commissione Cultura. «Siamo contrari ad ogni ulteriore ipotesi di deroga o modifica allo Statuto della Biennale di Venezia» hanno dichiarato «che comporti una proroga del mandato dell’attuale presidente Paolo Baratta. Anche se già ribadito, appare utile ripeterlo oggi, dopo aver letto le incaute dichiarazioni dell’ex ministro della Cultura Alberto Bonisoli, che non disdegnerebbe un “traghettamento” che veda Baratta (a sua volta ex ministro e con molteplici incarichi istituzionali) ancora presidente. La

presa di posizione di Bonisoli, in linea con quella di Brugnaro, Zaia e delle destre, è del tutto arbitraria e contraria alla linea già più volte espressa dal Movimento 5 Stelle. A Venezia come nel resto del paese l’arte contemporanea ha bisogno di apertura e di rinnovamento, esattamente il contrario di quanto accadrebbe con un ulteriore mandato di Baratta». Parole durissime, considerata anche la considerazione generale per l’operato di Baratta alla Biennale, al di là della possibile riconferma. E non si è tenuto allora il presidente della Regione Luca Zaia, grande sostenitore – con lo stesso sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – della riconferma di Baratta alla Biennale. «È sorprendente la linea dei Cinque Stelle» ha dichiarato ieri Zaia «contrari ad ogni ipotesi di deroga alla conferma del presidente Baratta alla guida della Biennale di Venezia. Questa non è la Società Autostrade, non gode di concessione. Se una cosa funziona, e questa istituzione culturale certamente ci riesce, dobbiamo fare in modo che continui. Anche la presa di posizione dell’ex ministro Alberto Bonisoli, uomo di punta del mondo della cultura, che afferma di vedere con favore una proroga al mandato di Baratta, è la prova che i pentastellati sono proprio fuori strada». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA. Giorni di passione nel centrosinistra veneto alla ricerca di uno sfidante credibile nella sfida a Luca Zaia, grande favorito del voto regionale di primavera. La direzione del Pd, convocata in un primo tempo per venerdì 24 dal segretario Alessandro Bisato, slitta al 31, in attesa dell’esito elettorale in Emilia Romagna. Chi morde il freno, nel frattempo, è l’unico sfidante dichiarato sulla piazza, il vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni, esponente dell’alleanza civica-ambientalista “Veneto che vogliamo”: «La prossima settimana riuniremo il tavolo che comprende Pd, movimenti civici, socialisti e verdi», fa sapere «l’obiettivo è superare i veti incrociati perché il candidato condiviso dev’essere la persona che meglio riesce ad amalgamare questi mondi, creando entusiasmo intorno a un nuovo progetto che vada oltre l’immobilismo della Lega e sappia dialogare anche con 5 Stelle, +Europa e Italia in Comune». A riguardo, però, il principale scoglio affiora in casa dem dove si fronteggiano ormai due linee. Quella del “sindaco ombra” padovano Massimo Bettin che giudica decisiva l’apertura della coalizione alle liste civiche e sostiene a spada tratta la candidatura di Lorenzoni. E le aspirazioni di esponenti rappre-

Lorenzoni divide i dem e la direzione slitta Italia in Comune corre con il Forum Ambiente

Baban è il candidato di Calenda

sentativi quali Claudio Fracasso, Laura Puppato e lo stesso Bisato - che non disdegnerebbero il ruolo di front runner, convinti che il partito più votato del centrosinistra debba sì lavorare all’allargamento dell’alleanza ma senza rinunciare, almeno in partenza, ad esprimere una propria candidatura. A ciò si aggiunge una questione di metodo: a chi spetterà “incoronare” lo sfidante? «Non certo a Roma e nemmeno a un comitato ristretto di capicorrente», replicano in molti, suggerendo il ricorso alle primarie di coalizione, una consultazione di iscritti e simpatizzanti già caldeggiata dall’eurodeputata Alessandra Moretti e ora richiesta da gruppi di militanti (ultimo,

in ordine di tempo, un circolo trevigiano) che qua e là avviano raccolte di firme. Anche la ricerca di ulteriori partner rischia di rivelarsi problematica. «Con Calenda affronteremo le prossime regionali, in Veneto, Puglia, Toscana, Marche e Campania», dichiara il renziano Ettore Rosato, deputato di Italia Viva e vicepresidente della Camera, convinto che «alla fine ci sarà anche Più Europa, con cui stiamo dialogando per lavorare insieme». Il portabandiera è già in rampa di lancio: Alberto Baban, già industriale di Tapi (tappi sintetici) e oggi presidente di VeNetWork, una società che riunisce decine di imprenditori; il pupillo calendiano, en passant, ha ricoperto per due mandati la presidenza della sezione pmi di Confindustria nazionale. Non bastasse, anche i grillini “pentiti” di Italia in Comune sembrano intraprendere una strada diversa: «Sono pronta ad aderire alla lista del Forum Ambiente che correrà da sola», fa sapere la coordinatrice del movimento, Patrizia Bartelle. — Filippo Tosatto


TREVISO

VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 LA TRIBUNA

la Querelle sulla cultura

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le reazioni

Grandi mostre, la Lega è divisa Colonna Preti smentisce Goldin Michielon: «Scelta amministrativa». Ma c’e chi sta con Conte e chi ha “nostalgia” L’assessore: «Il sindaco è corretto, non c’era copertura. L’80%? Non mi risulta»

La mostra sulle nature morte in corso a S. Caterina, sotto l’assessore alla cultura Lavinia Colonna Preti

Il mancato approdo di Marco Goldin a Treviso domina l’agenda politica di questo inizio 2020. E la ricostruzione offerta ieri dal patron di Linea d’ombra sul nostro giornale, ieri, ha contribuito ad aumentare la pressione su Conte e la giunta. In casa Lega, il commissario provinciale Mauro Michielon parla di «scelta prettamente amministrativa». Non sarà un chiamarsi fuori, ma il Carroccio ritiene di non dover entrare nella querelle. Forse perché nel partito ’è di tutto e di più. Un big sbotta: «

Impressionisti? Basta, li abbiamo visti tante volte, sposo la scelta di Conte». Un consigliere sottolinea come su questa scelte (e su molte altre) sia «mancato il confronto interno, anche con l’assessore che non è nostro e risponde a Conte». Un veterano avverte: «Attenzione, la città ha registrato i minori flussi di visitatori con queste mostre». E chi, come già detto da Caner (e da Zaia?) invita a recuperare il dialogo con Goldin. Conte ieri non è tornato sulla questione, nonostante le puntualizzazioni stringenti –

e pungenti – di Goldin sulla “fine” della trattativa senza aver ricevuto alcuna comunicazione dall’ammisnirtrzione; sul fatto che poi i soldi siano stati trovati, e che avrebbero coperto anche il margine restante dopo il suo rilancio fino all’80% della copertura. Conte al sua giunta hanno scelto il progetto - anch’esso quadriennale – di Civita e Kunsthistorisches viennese, caro all’assessore alla cultura Lavinia Colonna Preti. E questo nonostante la lunga trattativa avviata da Conte e Zaia con Goldin nell’estate e dell’autunno 2018. E il fatto che il progett di Goldin sia finito a Padova ha creato sconcerto in operatori turistici, categorie, commercio . E RadioLega riferisce che a Ca’ Sugana il sindaco non abbia gradito alcune reazioni del mondo cittadino. Ma è lo stesso assessore Lavinia Colonna Preti a dire la sua e a fare quadrato con il primo cittadino: «Mi spiace per Goldin, cui voglio bene, ma quella che ha detto il sindaco è la pura verità: non c’erano le coperture finanziarie adeguiate, al momento di firmare, per chiudere l’accordo con Linea d’Ombra», esordisce in maniera molto esplicita, « e posso dirlo perché agli ultimi incontri ho partecipato anch’io. L’unica motivazione, come ha detto il sindaco, è stata di tipo finanziario, non c’è alcun altra ragione». E il rilancio di Goldin fino all’80% del rischio d’impresa? «A me questo non risulta, è andata davvero come ha detto il sindaco, non c’è davvero altro da dire: per la copertura richieste dal progetto di Linea d’Ombra non c’erano risorse. E così, basta. A quel punto, siamo andati avanti con altre proposte. E posso dire che ne avevamo ricevute davvero tante». Parole, quelle dell’assessore, destinate sin d’ora a rialimentare la querelle. —

Antonella Tocchetto (Pd) e Franco Rosi (Treviso Civica)

Tocchetto, Pd: «Mario apre solo al “giro Zaia”» Rosi: «La città esclusa» «Le proposte culturali di Goldin avrebbero fatto fare un vero salto di qualità a Treviso, facendola diventare un vero luogo dell’arte da Giorgione, al Cima, a Rossi a Monet . Un progetto ambizioso che il sindaco Conte non ha voluto. E i soldi non c’entrano nulla». Parte all’attacco Antonella Tocchetto, consigliere comunale Pd, prendendo spunto dalla lettera di Goldin alla città per chiedere conto a Conte delle sue scelte, che hanno preferito altro al ciclo di 12 mostre proposto dal critico. «Dillo pure caro sindaco» incalza la Tocchetto, «gli obbiettivi della tua amministrazione sono altri. Lavori sulla cultura, ma solo con soggetti fidelizzati alla tua parte politica, al giro di Zaia, a prescindere quindi dallo spessore internazionale della proposta Goldin e anche a prescindere dal bene comune della città». Poi la stoccata: «Gli stessi commercianti avrebbero avuto piacere di avere le grandi mostre soprattutto in un tempo difficile del commercio dove facilmente chiudono le attività e pochi hanno il coraggio di aprire nuovi negozi. Invece tuu pensi a una città viva 365 giorni l’anno che non hai nemmeno delineato». E ancora: «È una difesa debole quella di Conte che avrebbe dovuto solo dire: non accolgo proposte provenienti

da soggetti non legati alla lega e al centro destra». «Se non attirano in città visitatori e turisti, a cosa servono le “grandi mostre” di Conte?» domanda Luigi Calesso di Coalizione civica dando seguito al rendiconto di questi primi mesi di mostra fatto dai commercianti. E poi chiede: «Perché la città non ha saputo nulla (a novembre 2018 secondo la ricostruzione dello stesso Goldin) del “no” della giunta al ciclo di mostre proposto dal curatore trevigiano? Se la questione era di “risorse” o di “sponsor” (come sostiene il Sindaco) perché l’amministrazione non ha posto il problema alla città? Perché non è stato chiesto pubblicamente a tutti i possibili sponsor trevigiani un impegno finanziario a sostegno del progetto di Goldin?». Pungente anche Franco Rosi di Treviso Civica: «Su determinate decisioni come dire si o no ad un progetto di 12 mostre di alto profilo sarebbe bene che il Consiglio comunale fosse informato e aggiornato, e che non fosse gestito tutto in modo occulto e improduttivo come nel caso di Golddin». Rosi punta il dito: «Tutti potevano dare un apporto di idee, un contributo. Conte si assumerà in pieno con la sua maggioranza la responsabilità di questa brutta scelta». —

la polemica sulla “sanità privatizzata” la delegazione

Ieri a Roma l’incontro tra Marcon e Mattarella Ieri la delegazione dell’Unione province italiane ha incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la consegna dell’elenco dei comuni che hanno sottoscritto l’Ordine del giorno a sostegno delle Province.Tra i presidenti di provincia ieri a Roma anche Stefano Marcon, guida del Sant’Artemio.

Benazzi replica al Pd «Da loro dati scorretti» «Sul tema rapporto con i privati in sanità la sensazione è che non si voglia prendere atto dei dati. Lo abbiamo detto, e lo ripetiamo: le cifre che abbiamo fornito, assolutamente esaustive, forniscono la conferma inequivocabile che la sanità trevigiana e veneta, è pubblica; il privato è solo di supporto». A dirlo è il dg dell’Usl 2, Francesco Benazzi replicando così all’accusa di “privatizzazione” fatta dai democratici e ancor pri-

ma da un gruppo di civiche. E poi incalza: «È falso e offensivo nei confronti di tutto il personale affermare che non si sta facendo nulla per il problema delle liste d’attesa». Smentisce anche il dato sulle visite notturne dato dal Pd (0,002%): «Nel 2019 nell’Usl 2 sono state eseguite in orario notturno e festivo il 3% delle prestazioni in ambito radiologico e il 4,1% delle prestazioni in ambito ginecologico». —


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VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 LA NUOVA

PRIMO PIANO

Il maxi processo

«Gruppo mafioso forte e indipendente Donadio boss riconoscibile e visibile» In aula bunker la prima parte della dura requisitoria dei pm Baccaglini e Terzo. Le parti offese assenti «per paura» Zio Luciano. La pm Baccaglini ha invece cominciato a vagliare le singole posizioni, soffermandosi in particolare sul ruolo dell’avvocato Anna Maria Marin, l’ex presidente della Camera penale, legale di Donadio, accusata di aver svelato ai membri del gruppo criminale atti coperti da indagine. La procura nei suoi confronti aveva chiesto la sospensione dell’attività ma il gip Marta Paccagnella aveva respinto la richiesta sostenendo che non ci fossero gravi indizi di colpevolezza. Indizi che invece per la procura sarebbero non solo evidenti ma anche confermati, negli ultimi mesi, dagli interrogatorio resi da Christian Sgnaolin, braccio destro di Donadio diventato collaboratore, e da Ta-

Francesco Furlan MESTRE. Inizialmente legati ai Casalesi, ma poi capaci di costituire un «fenomeno mafioso autonomo», che ha conquistato il territorio di Eraclea e del litorale, a colpi di estorsioni. Diventando il principale interlocutore per le attività criminali. Che quello in corso all’aula bunker di Mestre sia un processo per mafia è evidente - per la procura - anche nell’assenza delle costituzioni di parte civile da parte delle persone offese. «Queste persone non ci sono perché hanno paura», ha detto il pubblico ministero Federica Baccaglini che con il collega Roberto Terzo ha firmato l’inchiesta sulla mafia nel litorale.

L’ex trader Gaiatto tra le parti civili 11 imputati confermano il rito abbreviato

LA REQUISITORIA

Nell’udienza preliminare di ieri - la seconda di un fitto calendario - i rappresentanti della procura hanno iniziato la loro requisitoria nei confronti dei 75 imputati, di cui 37 accusati di associazione mafiosa, mettendo l’accento sulla forza criminale del gruppo capeggiato da Luciano Donadio e sul fatto che le loro vittime - quasi 50 le persone fisiche individuate come parti offese - fossero terrorizzate anche dopo il blitz della squadra mobile della polizia. Anche con i vertici del gruppo in carcere, sentite dagli investigatori tendevano a ridimensionare le minacce ricevute. «Un evidente clima di omertà», per la procura. L’intervento del pm Terzo è stato di carattere generale, teso a dimostrare la sussistenza del reato di associazione mafiosa, ricordano il ruolo di Donadio e dei suoi nel territorio, un «ruolo visibile e consolidato». E «riconoscibile». Con il boss Donadio punto di riferimento per il recupero credito, con la gente in coda per chiedere un aiuto a

tiana Battaiotto, moglie di Tommaso Napoletano. La requisitoria si concluderà oggi. LE PARTI CIVILI

L’udienza è servita per definire il quadro delle parti civili. Il giudice per le udienze preliminari (Gup), Andrea Battistuzzi, ha ammesso il ministero dell’Interno, la presidenza del Consiglio, l’associazione Libera e la Cgil provinciale e regionale, queste ultime due solo in parte, relativamente cioè ai reati di associazione mafiosa e per quei capi di imputazione che fanno riferimento all’intermediazione di manodopera e interposizione negli appalti. IL CASO GAIATTO

In alto gli avvocati nell’aula bunker di Mestre, qui sopra il blitz a Eraclea nel febbraio 2019

’ndrangheta nel veronese

Udienza fiume per il clan Multari chieste condanne dai 4 ai 12 anni VENEZIA. Richieste di condan-

na dai 4 ai 12 anni di reclusione, per associazione di stampo mafioso, estorsione, minacce, violenze private. A tanto ammontano le pene chieste ieri dalla pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia, Paola Tonini, a carico dei membri della famiglia Multari, accusati di aver imposto la legge ’ndranghetista nella Bassa Veronese, dove - secondo i carabinieri del

Ros - la famiglia guidata da Domenico “Gheddafi” Multari, 59 anni, aveva messo su casa, distribuendo prestiti a imprenditori in difficoltà che poi si erano rivelate estorsioni da centinaia di migliaia di euro, con immobili e beni intestati: c’è chi era stato costretto a cedere casa e andare a vivere in roulotte, chi era stato minacciato di morte. Udienza-fiume durata l’intero giorno - ieri in Tribunale

a Venezia, davanti al giudice David Calabria - per il processo con rito abbreviato a carico del “clan Multari”, originario di Crotone, ma da tempo trasferito nella piccola veronese Zimella, poco più di 5 mila anime. Secondo la Procura Antimafia di Venezia, la famiglia è legata alla cosca di Nicolino Grande Aracri e ne avrebbe usato tutta a forza intimidatrice, così ieri la pubblico ministero Paola Tonini ha

chiesto condanne per 12 anni di reclusione a carico di Domenico Multari, 8 e 4 anni per i figli Antonio e Alberto, 7 anni di reclusione per il fratello Fortunato Multari. Sino a tarda ora si sono poi susseguite le arringhe dei difensori, che hanno dipinto un quadro tutto diverso, dove ogni acquisto o cessione di immobile sarebbero stati atti del tutto volontari da parte delle parti civili. Tant’è, l’udienza è stata rinviata ad oggi, per le repliche e - forse già la sentenza. A scorrere il lungo capo d’imputazione, si rincorrono episodi lontani nel tempo (2006) e altri che arrivano alla fine del 2018, quando poi scattarono i provvedimenti cautelari. Uno per tutti il caso

Tra le parti civili, come persona fisica, ammesso Fabio Gaiatto, il trader di Portogruaro già condannato a 15 anni per

di un imprenditore padovano in difficoltà economiche che si era rivolto a Domenico Multari per una serie di prestiti, ritrovandosi con un debito di 480 mila euro: «Completamente asservito», scrive la Procura, «precipitava in uno stato di indigenza tale da dover lasciare la sua abitazione che era venduta all’asta per andare a vivere in una roulotte». Sotto minaccia di morte secondo l’accusa - Domenico Multari aveva costretto l’uomo a cedere tre immobili per un valore di 230 mila euro, a sottoscrivere un mutuo bancario per 385 mila euro, al quale l’uomo non era riuscito a far fronte, finendo con la casa pignorata. I beni immobili di sua proprietà erano andati all’asta, comprati - è l’accusa -

truffa e, in questo processo, nei panni della vittima per estorsione. Un’ estorsione che è stata anche al centro di un’eccezione sollevata in merito alla competenza territoriale perché l’estorsione si sarebbe consumata nel Portogruarese su cui è competente la procura antimafia di Trieste - ma che è stata respinta dal giudice che ha ritenuto il reato connesso a quelli di mafia, e quindi da incardinare al tribunale di Venezia. Respinta anche l’eccezione sollevata dai legali di Donadio, in carcere a Nuoro, sul sistema del processo in tele-conferenza. LE PARTI OFFESE

Nell’udienza di ieri - assenti la scorsa settimana - si sono invece costituiti come parte offesa la Regione Veneto e la Cisl provinciale e regionale, che potranno quindi costituirsi parte civile solo in fase di dibattimento, dove comunque approderanno i nomi più importati. Nel frattempo potranno assistere alle udienze preliminari, ma non potranno accedere ai risarcimenti di quegli imputati che accetteranno di farsi giudicare con la formula del rito abbreviato. VERSO L’ABBREVIATO

Sono undici gli imputati che hanno confermato di voler avvalersi del rito abbreviato, e tra loro Sgnaolin (braccio destro di Donadio), il poliziotto Moreno Pasqual (accusato di aver passato informazioni riservate), Berardino Notarfrancesco, uno dei picchiatori. Un’altra dozzina sta valutando che fare: avrà tempo fino all’udienza del 5 febbraio. Due i patteggiamenti concordati: Tatiana Battaiotto (1 anno e 4 mesi per favoreggiamento) e Giorgio Minelle (2 anni per estorsione). E oggi alle 10 si torna in aula bunker. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

da una prestanome dei Multari, ora deceduta. Quando gli ufficiali giudiziari si erano presentati per far visionare i beni a possibili altri acquirenti, erano stati minacciati: «Chi sa se ho ucciso, se non ho ucciso...». Minacce e botte con l’esibizione anche di un’arma - al quale avrebbero partecipato anche fratello e figli. E si tratta solo di uno dei casi contestati. Da questa indagine è nata anche quella parallela a carico dell’imprenditore nautico di Quarto D’Altino, Stefano Crosera: si sarebbe rivolto ai Multari per commissionare loro l’incendio di uno yacht che aveva consegnato a un cliente, che gli contestava gravi difetti costruttivi. — Roberta De Rossi


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VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

BELLUNO

il riparto

Ai Comuni arrivano 3,6 milioni per lavori a edifici e scuole Le cifre più alte vanno a Belluno e Feltre con 130mila euro, chi ha meno di mille abitanti riceverà 50mila euro oltre ad una aggiunta di oltre 11mila BELLUNO. Tre milioni e sei-

centomila euro ai comuni bellunesi. È la quota del riparto fatto dal Viminale sui 500 milioni divisi in sette fasce a seconda della popolazione e destinati all’efficientamento energetico, allo sviluppo sostenibile, agli interventi per l’adeguamento e la messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale e all’abbattimento delle barriere architettoniche. Spiega il deputato bellunese Roger De Menech, sottolineando l’inversione di tendenza: «Gli investimenti vanno ad interessare tutti i comuni della nostra provincia; inoltre c’è un contributo specifico per i comuni più piccoli, per i quali abbiamo approvato un’apposita legge nella scorsa legislatura e che ora possono intervenire per mettere in sicurezza scuole, strade ed edifici pubblici oltre a poter programmare altre opere utili ai citta-

Al Comune di Belluno arriveranno 130mila euro

dini». Ai comuni bellunesi con popolazione inferiore a 5.000 abitanti arriveranno 50mila euro a testa nel 2020. In aggiunta, i 17 comuni bellunesi con popolazione fino a mille abitanti riceveranno un ulteriore contributo di 11.597 euro ciascu-

no. È inoltre previsto un contributo di 70.000 euro per i comuni fino a 10.000 abitanti, un contributo di 90.000 euro per quelli fino a 20.000 abitanti e un contributo di 130.000 euro per Belluno e Feltre che hanno una popolazione compresa tra i 20 e i 50.000.

incontro dell’anci a roma

«Si tratta di misure destinate a investimenti», conclude De Menech, «indipendenti dal contributo di solidarietà per il quale solo nel 2020 il governo ha stanziato altri 100 milioni di euro per tutta Italia che saranno ripartiti nelle prossime settimane». Comuni sotto i mille abi-

tanti. Per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale, per l’anno 2020 riceveranno 11. 597,90 euro: Borca di Cadore, Cibiana, Colle Santa Lucia, Danta, Gosaldo, Lorenzago, Ospitale, Perarolo, Rivamonte, San Nicolò, San Tomaso Agordino, Selva di Cadore, Soverzene, Vallada Agordina, Vodo di Cadore, Voltago Agordino, Zoppè di Cadore. Comuni fino a 5000 abitanti. Contributo per la realizzazione di investimenti destinati ad opere pubbliche, per l’anno 2020, la somma assegnata è di 50mila euro: Agordo, Alano di Piave, Alleghe, Arsiè, Auronzo di Cadore, Borca di Cadore, Calalzo, Canale d’Agordo, Cencenighe, Cesiomaggiore, Chies d’Alpago, Cibiana, Colle Santa Lucia, Comelico Superiore, Danta, Domegge, Falcade, Fonzaso, Gosaldo, La Valle Agordina, Lamon, Livinallongo, Lorenzago, Lozzo, Ospitale, Pedavena, Perarolo, Pieve di Cadore, Quero Vas, Rivamonte, Rocca Pietore, San Gregorio nelle Alpi, San Nicolò Comelico, San Pietro di Cadore, San Tomaso Agordino, San Vito di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Selva di Cadore, Seren del Grappa, Sospirolo, Soverzene, Sovramonte, Taibon, Tambre, Val di Zoldo, Vallada, Valle di Cadore, Vigo di Cadore, Vodo, Voltago, Zoppè di Cadore. Comuni da 5001 a 10.000 abitanti. Contributo per la realizzazione di in-

vestimenti destinati ad opere pubbliche, per l’anno 2020, di 70.000 euro: Alpago, Cortina, Limana, Longarone, Ponte nelle Alpi, Santa Giustina. Comuni fino a 20.000 abitanti. Misura del contributo assegnato 90.000 euro: Borgo Valbelluna, Sedico. Comuni fino a 50mila abitanti. Contributi assegnato di 130 mila euro a Belluno e Feltre. — lambioi

Gare in piscina cambiano gli orari del fine settimana Nel prossimo fine settimana cambiano gli orari di apertura della piscina di Belluno, comunicati dalla società Sportivamente Belluno. Nella giornata di domani la piscina ospita una gara del circuito Swimteen. Per questo motivo la vasca nuoto sarà chiusa dalle 16 alle 19. La vasca tuffi e vasca baby saranno regolarmente aperte. Domenica pomeriggio, la vasca nuoto aprirà alle 16. La mattina la struttura sarà aperta con il consueto orario (dalle 9 alle 12). La vasca tuffi e la vasca baby saranno regolarmente aperte. Per maggiori informazioni sulle chiusure e sulle modifiche di orario è possibile contattare la piscina al numero 0437 940488.

polemiche dopo la firma a roma

«Bene il Fondo di solidarietà Il passaggio delle strada a Anas Problema per le assunzioni» «certifica il fallimento veneto» BELLUNO. Buone notizie per il fondo di solidarietà, meno per le assunzioni, almeno per il Comune di Belluno. Sono gli aspetti principali emersi dal Consiglio Nazionale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani – Anci che si è tenuto oggi a Roma e che ha visto la partecipazione del Sindaco di Belluno, Jacopo Massaro. Il fondo di solidarietà. Sembra rientrare l’emergenza lanciata a inizio anno sul taglio al fondo di solidarietà, che sui comuni della provincia di Belluno avrebbe pesato per oltre un milione di euro, 200mila dei quali solo sul comune capoluogo: «Rimangono ancora delle incertezze, ma pare si vada verso un trasferimento straordinario da parte dello Stato di 100 milioni di euro, che dovrebbero consentire di azzerare o ridurre in maniera significativa i tagli ai comuni virtuosi» annuncia il sindaco Massaro. Cosa che era stata detta anche dall’Uncem. «La situazione dovrebbe quindi rientrare alla normalità, placando le nostre preoccupazioni e quelle di tanti colleghi sindaci della provincia, grazie all’impegno di Anci nazionale e di Anci Veneto». Nodo assunzioni. C’è

Jacopo Massaro

poi il paradosso, l’ennesimo, legato alle assunzioni: sbloccate le graduatorie, i comuni potranno procedere con nuovi ingressi in organico. Non il Comune di Belluno, però, che come altri paga la sua virtuosità: «È un altro dei criteri delle leggi nazionali che vanno rivisti perché vanno a colpire gli enti virtuosi e vicini ai cittadini. Noi infatti, con questo sistema di calcolo, non potremo assumere perché abbiamo tasse locali troppo basse». Il provvedimento preve-

de infatti che, a fronte di entrate da tassazione locale troppo esigue, la possibilità di assunzione venga limitata: un criterio valido per i piccoli comuni, con pochi residenti e quindi minori entrate, e che, però, colpisce anche quelle realtà che per una scelta politica mantengono bassa la pressione fiscale: «Il Comune di Belluno viene riconosciuto virtuoso perché in grado di erogare servizi con un ridotto numero di dipendenti, e avrebbe quindi bisogno di nuovo personale per rafforzare alcuni settori e sostituire dei pensionamenti, ma non lo può fare perché il criterio sulle entrate glielo impedisce. Chiaramente, noi non intendiamo in alcun modo aumentare le tasse ai cittadini per far fronte a una situazione assurda, ma con le altre realtà nazionali che si trovano nella stessa situazione siamo già al lavoro con Anci per modificare questa norma che, così come quella relativa al fondo di solidarietà e altre, non tiene conto della virtuosità dei comuni. Il primo confronto col Governo pare portare verso una risoluzione della situazione, e quindi speriamo di avere presto buone notizie su questo fronte». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il consigliere regionale del Pd: «Dopo quasi 20 anni le competenze tornano a Roma, visto che Anas avrà il 51% e comanderà Veneto Strade» BELLUNO. «Non c’è nessun carro su cui salire perché non ci sono vincitori. L’ufficialità della riclassificazione della rete stradale è importante e ci soddisfa, ma al tempo stesso certifica il fallimento della gestione regionale: dopo quasi 20 anni le competenze tornano a Roma, visto che Anas avrà il 51% di Veneto Strade e di fatto “comanderà”. E resta ancora da vedere se con la firma del decreto le opere diventeranno immediatamente appaltabili. Di questi investimenti se ne parla da ormai due anni, ma in realtà non c’è alcun automatismo, anche perché è tutta da definire la parte gestionale». Graziano Azzalin, consigliere regionale del Partito Democratico, tramite una nota, interviene «gettando un po’ d’acqua sul fuoco dell’entusiasmo per il decreto della Presidenza del consiglio sulla riclassificazione delle strade che riguarda, solo in Veneto, oltre 700 chilometri di viabilità. Sorprende che l’assessore De Berti e il governatore Zaia si intestino la vittoria dopo

Il consigliere regionale Graziano Azzalin

che un giorno sì e l’altro pure attaccano Roma. Proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno, per la Lega Roma non è più “ladrona”; è un altro tassello della retorica autonomista che viene meno, la propaganda continua a sgonfiarsi». «Oltretutto la firma del presidente Conte avviene con la Lega all’opposizione, in un anno e mezzo di governo con Salvini mattatore non era accaduto assolutamente niente. Che fosse anche lui contro il Veneto?» attacca Azzalin, che poi va ad aprire anche un altro fron-

te: «La Regione adesso solleciti Anas ad accelerare anche altri interventi, come ad esempio il ponte di Boara, che non fa parte del pacchetto presentato. Non è un’opera residuale, ma strategica per il collegamento tra due province. Purtroppo siamo ancora fermi a un impegno aleatorio sia per i tempi che per le modalità esecutive». Il passaggio ad Anas porta, in questo momento, a due interventi molto attesi nel Bellunese, sulla 50 in comune di a Lamon, e ad Auronzo sulla 48. —


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Attualità

IL PROCESSO VENEZIA È un semplice passaggio, due frasi, ma che pronunciate e ripetute dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini danno la cifra di cosa sia in gioco nel chiuso dell’aula bunker di Mestre, dove ieri è andata in scena la seconda udienza preliminare sulla rete di malavita tessuta a Eraclea e nel Veneto Orientale da Luciano Donadio e dai suoi. «Questo è un processo di mafia a tutti gli effetti - hanno detto i due magistrati della procura distrettuale Antimafia di Venezia - Guardate l’elenco delle parti offese, sono decine. Eppure in pochi si sono costituiti parti civili». Poi, ancora e più chiaro, se possibile, il ragionamento del pubblico ministero Terzo. Lineare nell’aprire la requisitoria che si chiuderà stamattina con la richiesta di rinvio a giudizio di 75 imputati, 37 dei quali accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso. «Durante le indagini c’era un clima omertoso da parte di quelle che poi si sono rivelate essere le vittime - ha detto Terzo all’inizio della propria requisitoria, nel pomeriggio di ieri - Con gli arresti qualcosa è cambiato, ma si è cercato di sminuire alcuni episodi. E non tutti si sono costituiti parte civile». Uno solo, su cinquanta. Omertà, paura, tentativi di ridurre l’entità di quanto vissuto o, meglio, subìto. Ingredienti di quel sillogismo che ha fatto dire ieri in aula che sì, quello a Luciano Donadio e compagni, «è un processo di mafia». Una cosca che, per il pm Terzo, era «un fenomeno mafioso autonomo», nato sì investendo in Veneto i soldi dei Casalesi, ma con il passare del tempo in grado di vive-

Venerdì 17 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Il Pm: «A Eraclea era mafia Hanno paura di schierarsi» Processo Donadio, sono 50 le parti offese `«Durante le indagini clima omertoso ma soltanto una si costituisce parte civile tra le vittime, che sminuivano i fatti» `

Verona ‘ndrangheta Famiglia Multari, chieste 4 condanne: fino a 12 anni

IN AULA Avvocati e magistrati prima dell’inizio del processo nell’aula bunker di Mestre

ALLA SECONDA UDIENZA NELL’AULA BUNKER DI MESTRE RESPINTE TUTTE LE ECCEZIONI DELLA DIFESA DEL BOSS

re e reggersi in piedi da solo, senza il continuo rimando alla casa madre.

L’UDIENZA Prima della requisitoria dell’accusa - oggi si continuerà con le parti civili mentre settimana prossima inizieranno le difese - il giudice dell’udienza preliminare Andrea Battistuzzi

ha respinto tutte le eccezioni presentate dalle difese ammettendo così come parti civili (oltre al Ministero degli Interni; la Presidenza del Consiglio dei Ministri; Fabio Gaiatto, il trader di Portrogruaro già condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione a Pordenone per una maxi truffa ai danni di decine di risparmiatori e vittima di una serie di

MESTRE Sono richieste pesanti quelle pronunciate di fronte al giudice David Calabria, dal pm della Dda di Venezia Paola Tonini, nei confronti dei componenti della famiglia calabrese Multari, tutti residenti a Zimella (Verona) accusati di estorsioni e atti di intimidazione di stampo mafioso. Dodici anni di carcere sono quelli proposti dalla procura nei confronti di Domenico Multari, 59 anni; 7 anni chiesti per il fratello Fortunato Multari, 52 anni; 8 anni chiesti per il figlio Antonio Multari, 25 anni; e 4 per l’altro figlio, Alberto Multari. L’inchiesta è quella che, nel febbraio 2019, aveva portato in carcere i componenti della famiglia Multari, e ai domiciliari un imprenditore di Meolo, Francesco Crosera, accusato di essersi rivolto al boss per far bruciare uno yacht realizzato dal suo cantiere nautico e dato alle fiamme in Sardegna. A breve anche per Crosera si aprirà il processo a Nuoro. (n.mun.)

estorsioni dal clan Donadio) anche l’associazione Libera di don Ciotti (per i reati di mafia o con l’aggravante mafiosa) e la Cgil (avvocato Azzarini) ma solo per i reati di associazione mafiosa nei quali c’è intermediazione della manodopera e interposizione negli appalti. Ammessi come convitati di pietra la Regione Veneto (avvocato Fabio Pinelli) e la Cisl (avvocato Elio Zaffalon) in attesa entrambi di costituirsi parte civile nella prima udienza dibattimentale. Respinta la richiesta della difesa del boss Luciano Donadio (avvocati Renato Alberini e Giovanni Gentilini) di assistere - almeno in questa fase - all’udienza in videoconferenza dal carcere di Nuoro. Com’è stata rimandata al mittente l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalla difesa di Claudio Casella per portare a Trieste le estorsioni ai danni del broker Gaiatto: trattandosi di reato connesso a quelli di mafia contestati a Venezia, il gup Battistuzzi l’ha tenuto a Venezia.

I RITI ALTERNATIVI L’udienza di ieri è servita anche per dare una prima indicazione sulla scelta dei riti alternativi. Due i patteggiamenti incardinati: 1 anno e 4 mesi per la sandonatese Tatiana Battaiotto (favoreggiamento, difesa dall’avvocato Mauro Serpico) e due anni per il padovano Giorgio Minelle (estorsione, avvocato Ferdinando Bonon). In undici hanno confermato l’intenzione di venire giudicati in abbreviato mentre una quindicina di imputati non hanno ancora scelto la strategia processuale. Unica posizione a non essere presente in aula, quella di Mirco Mestre, ex sindaco di Eraclea, arrestato (ora libero) per voto di scambio politico-mafioso con Donadio. Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Foggia, bomba dei clan A 80 anni affronta i ladri: contro un centro anziani «Fuori, andate a lavorare» L’ATTENTATO FOGGIA Non è passata nemmeno una settimana dalla mobilitazione di Libera con migliaia di persone in piazza, e la mafia foggiana è tornata a farsi sentire di nuovo squassando la città con una bomba. All’alba di ieri l’ennesima esplosione ha colpito un centro diurno per anziani, «Il Sorriso di Stefano», una struttura che fa parte del gruppo «Sanità Più» dei fratelli Luca e Cristian Vigilante, quest’ultimo già vittima di un attentato dinamitardo la sera del 3 gennaio. I fratelli, con il suocero di Luca, sono parti offese e testimoni in un processo contro 29 presunti esponenti della mafia foggiana. Avrebbero subito un tentativo di estorsione da parte di due degli imputati che avrebbero chiesto il pizzo e volevano imporre assunzioni diloro protetti. L’ennesimo attentato, il decimo dall’inizio dell’anno in tutta la provincia, ha indotto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a confermare «la volontà dello Stato di contrastare con la massima determinazione ogni forma di criminalità» e ad annunciare l’invio «di un contingente straordinario di forze di polizia nella provincia di Foggia» mentre dal 15 febbraio, sarà attiva l’annunciata sezione operativa della Direzioneinvestigativa antimafia. La bomba di ieri, piazzata da un uomo incappucciato che è stato ripresodalle telecamere disicurezza, ha provocato prevalentemente danni esterni all’edificio, alla saracinesca e all’insegna e a quattro auto parcheggiate per strada ma avrebbe potuto avereconseguenze molto più gravi perché quando è esplosa, all’interno del centro anziani era al lavoro un’addetta alla sanificazio-

ne. Fortunatamente la donna non ha riportato ferite, ma è stata soccorsa dal 118 e portata al pronto soccorso in stato di choc. Dall’inizio dell’anno c’è stata una escalation di

ESPLOSIONE I rilievi dei Carabinieri

NEL MIRINO IL MANAGER DELLA STRUTTURA CHE HA TESTIMONIATO CONTRO I GRUPPI CRIMINALI PUGLIESI

attentati esplosivi nel Foggiano, prevalentemente contro esercizi commerciali: dieci in due settimane, di cui cinque nel capoluogo e altrettanti in provincia, cui va aggiunto l’omicidio di Roberto D’Angelo il 2 gennaio scorso, avvenuto a Foggia poco distante dalla zona dell’attentato. Il premier foggiano Giuseppe Conte su Twitter ha invitato la popolazione a non abbassare la testa. «Gli inquirenti sonogià al lavoro - ha detto - e non daremo tregua a chi pensa, con la violenza, di esiliare legalità, libertà e giustizia». Sulla stessa linea anche il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano che sollecita una mobilitazione collettiva.«Non si può delegare solo alle forze di polizia e alla magistratura la lotta alla mafia. La politica e la società devono interrogarsi su quanto sta accadendo». E mentre dal mondo politico e istituzionale si moltiplicano gli appelli alla cittadinanza a non abbassare la testa di fronte alla criminalità, ai suoi attentatori Luca Vigilante, presidente del gruppo «Sanità Più» lancia un appello: «Basta, cambiate vita, così non si ottiene nulla. Lasciate stare queste situazioni, chi ve lo fafare». ©RIPRODUZIONERISERVATA

LA STORIA PADOVA «Fuori da casa mia, pelandroni! Andate a lavorare!». Giovanna, per gli amici Derna, ha 80 anni: ma non ha paura di affrontare i ladri. Nella sua casa di Vigonza si è trovata faccia a faccia con i malviventi che erano riusciti ad entrare nell’abitazione dove vive, ma grazie al suo sangue freddo e alla prontezza di riflessi, li fa messi in fuga. È stata davvero coraggiosa, pronta e determinata Giovanna Maretto, detta Derna, un corpo esile e fragile per via dei problemi di salute, che con una freddezza che nemmeno lei si sa spiegare, ha fatto scappare i due ladri che mercoledì sera verso le 20 le sono entrati in casa. In quel momento l’anziana era da sola in casa. «Avevo la televisione accesa per ascoltare il rosario delle 20 ed ero andata a scaldarmi qualcosa da mangiare nel cucinino, quando è scattato l’allarme – racconta Derna -. Allora sono venuta qui in soggiorno per capire come mai era scattato l’allarme e mi vedo di là della porta a vetro questo qua e gli ho urlato: “Cosa fai qua? Fuori da casa mia! Vai a lavorare pelandrone invece di rubare da me che non ho neanche i soldi per comprarmi da mangiare”. Lui era in piedi, fermo, che mi guardava». Il racconto di Derna è dettagliato, calmo nonostante la disavventura: «La camera dov’erano entrati era al buio, ma avevano aperto la porta che conduce al piano di sopra e avevano acceso la luce per poter vedere e ricordo solo la sua espressione di stupore perché credo non si

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aspettasse che in casa ci fosse qualcuno. Era a viso scoperto e portava in testa un berrettino di lana ed era tutto scuro. Non ricordo altro del suo volto perché

CORAGGIOSA Giovanna Maretto

LA DONNA SI È TROVATA IN CASA DUE BANDITI MA NON SI È PERSA D’ANIMO E LI HA AFFRONTATI FACENDOLI FUGGIRE

era tutto buio, avevo paura e ho in mente solo un’immagine sfuocata e confusa. Poi gli ho detto ancora: “Adesso chiamo i carabinieri! Vai via perché prendo una pistola e ti sparo!”». Derna si è appoggiata con la schiena alla porta a vetri e ha preso il telefono e ha chiamato il 112. «Venite subito! Ho i ladri in casa e sono da sola! – racconta ancora l’anziana -. Fate presto!” Poi ho urlato al ladro che era ancora in piedi, fermo, di là della porta: “tra due minuti arrivano i carabinieri”. Finché gli urlavo di andare via lui mi guardava ma poi si è girato a parlare con il complice che intanto stava rovistando in camera. Non hanno trovato nulla perché non ho né soldi né oro o gioielli. Hanno tolto anche la foto di mio nipote che è appesa al muro in camera, convinti che dietro ci fosse la cassaforte». Per entrare in casa i ladri hanno forzato l’infisso della controfinestra e poi sollevato la persiana, bloccandola con due mollette. Poi hanno spaccato il vetro della finestra ed è scattato l’allarme. Lorena Levorato © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Conegliano

LISA TOMMASELLA «La messa in sicurezza di questa arteria strategica porterà vantaggi a migliaia di cittadini» rileva il sindaco di Codognè

Venerdì 17 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

treviso@gazzettino.it

La fototrappola stavolta ha catturato una faina `Avvistata a Collalbrigo di cani sciolti che fecero strage

Toppan: «State attenti alle galline dei pollai» CONEGLIANO

SICUREZZA I primi cedimenti lungo la Cadore-Mare hanno cominciato a verificarsi un paio d’anni fa. Sopra il sindaco Lisa Tommasella

La Cadore-Mare all’Anas «Rischio crolli, ora i lavori» Sindaci soddisfatti per l’accordo con ` Cedimenti tra Codognè e Fontanelle la Regione: «Passo avanti importante» «Chiudere al traffico sarebbe disastroso» `

VIABILITÀ Il grido d’allarme i sindaci di Codognè e Fontanelle l’avevano lanciato ancora due anni fa: la strada Cadore-Mare sta crollando, è urgente intervenire. Un problema grave e non più rinviabile, rappresentato dapprima in Provincia a Treviso, quindi in Regione a Venezia. Adesso la risposta è arrivata: la Regione Veneto cede all’Anas l’importante arteria, nell’ambito di un ampio accordo finalizzato allo sviluppo della rete stradale prioritaria regionale. Lisa Tommasella ed Ezio Dan, primi cittadini di Codognè e Fontanelle, sono soddisfatti. «Ovvio – dice Dan – i lavori non sono immediati, ma quest’accordo è un significativo passo in avanti. Un paio d’anni fa hanno cominciato a verificarsi i primi importanti cedimenti della scarpata sul tratto di Cado-

re-Mare che va da Fontanelle Chiesa a Codognè, all’altezza delle cantine Maschio. Cedimenti pericolosi, da subito ci siamo confrontati con la provincia di Treviso, la quale peraltro era già ben consapevole del problema. Solo che, a seguito della riforma Del Rio, le province non dispongono più di risorse. Siamo allora andati più volte in Regione, trovando la massima disponibilità del presidente Zaia e dell’assessore De Berti».

LA PREOCCUPAZIONE

dei quali pesanti, che giocoforza si sarebbero riversati sulla nostra rete viaria comunale. Adesso con quest’accordo le cose si fanno più chiare ed operative. Ne beneficerà pure la mobilità lenta perché nell’ambito dei lavori è programmata la pista ciclabile». «La Cadore-Mare – aggiunge Lisa Tommasella, sindaco di Codognè – è strategica perché collega la statale Pontebbana con la regionale Postumia, l’autostrada A27-28 con l’A4. La scorsa primavera, quand’ero in cam-

Superfluo evidenziare l’importanza della Cadore-Mare per la viabilità della Sinistra Piave. «La nostra principale preoccupazione era di esserE costretti ad arrivare a disporre la chiusura al traffico dell’arteria se i cedimenti avessero continuato a manifestarsi continua Dan Non oso prefigurare lo scenario delle migliaia di veicoli, molti

PREVISTI INTERVENTI PER DIECI MILIONI «URGENTE REALIZZARE ANCHE LA PISTA CICLABILE ATTRAVERSO QUATTRO COMUNI»

pagna elettorale, l’assessore De Berti è venuta a trovarmi e le ho subito rappresentato il problema della Cadore-Mare».

I NODI «Oltre ai cedimenti davanti alle cantine Maschio, c’è l’urgente necessità di realizzare la pista ciclabile, l’obiettivo è incentivare la mobilità lenta. Adesso si apre lo scenario per una ciclabile che da Oderzo, arriva fino a San Vendemiano, attraversando 4 comuni, compreso Vazzola. Con interconnessioni con il percorso del GiraMonticano. Ringrazio la Regione, il presidente Zaia e l’assessore De Berti per essersi fatti carico dei problemi del nostro territorio. La messa in sicurezza di questa strada porterà vantaggi a migliaia di cittadini». Gli interventi previsti sono per 10 milioni di euro da realizzarsi attraverso l’Anas. Annalisa Fregonese

La fauna di Collalbrigo è più variegata che mai. L’occhio (elettronico) indiscreto di Giuseppe Zoppè, ideatore della pagina Facebook Fototrappolaggio Treviso che conta più di 3mila seguaci, ha immortalato poco dopo Natale una faina che si muove tra i prati della località collinare, dove già si aggirano con disinvoltura e una certa frequenza caprioli, cinghiali e altri animali. Zoppè sostiene che quella che compare in un video di 8 secondi che ha suscitato grande curiosità tra gli appassionati di fauna selvatica abbia il 90% di probabilità di essere una faina. E il vicesindaco Claudio Toppan, collalbrighese doc, commenta: «Dopo i caprioli, Bianchina (l’esemplare albino di capriolo ndr), tassi, cinghiali e volpe, quest’ultima filmata a San Silvestro, non poteva mancare la faina. Occhio alle galline!» è l’avvertimento dell’amministratore comunale, la cui famiglia anni fa subì un’invasione

nel pollaio di casa. «Le faine sono animali predatori di galline, e a Collalbrigo ci sono ancora parecchie famiglie che le tengono in cortile. Però il più delle volte, secondo quanto mi risulta, sono stati cani scappati a fare razzie nei pollai» afferma Toppan. A proposito di “cani sciolti”, domenica Zoppè ha pubblicato un video girato la notte del 4 gennaio scorso da una fototrappola posizionata in Cansiglio per riprendere il passaggio dei lupi. «E invece – spiega il curatore della pagina Facebook – l’obiettivo ha ripreso il passaggio di due cani sciolti che spaziavano tranquillamente per la foresta. Questi cani potrebbero combinare seri danni, soprattutto ad animali da allevamento». (l.a.)

ECCOLA La faina “catturata”

Biodoversità, pesticidi e cibo tre incontri alla Casa vivaio SUSEGANA Il gruppo “Mamme di Susegana” della Rete mamme stop pesticidi, in collaborazione con “Cinema e ambiente”, organizza tre incontri su ambiente, salute e alimentazione. Il primo, dal titolo “In che mondo viviamo. L’importanza della biodiversità”, è stasera alle 20.30 in Casa vivaio. Interverrà in videointervista Matteo Basso, dottore di ricerca in pianificazione territoriale e politiche pubbliche del territorio dello Iuav di Venezia. Il secondo il 24 gennaio, stessa ora e stesso posto, e verterà su “Inquinamento ambientale e uso dei pesticidi in agricoltura”. Interverranno

Gustavo Mazzi, presidente Isde sezione di Pordenone, e Ernesto Rorai, endocrinologo e membro Isde di Pordenone. Il terzo e ultimo incontro il 31 gennaio, sempre alle 20.30 in Casa vivaio, e tratterà di “Alternative alla produzione e al consumo degli alimenti agroindustriali. Come e dove scegliere i cibi sani?” con i produttori di Rete Contadina. Gli incontri hanno il patrocinio del Comitato marcia stop pesticidi. La Rete della mamme stop pesticidi è un gruppo di volontariato sociale che organizza corsi, serate informative, riguardanti il benessere dell’ambiente e delle persone, per la coltivazione ortofrutticola, vitivinicola casalinga e per le attività di vendita. (El.Gi.)

Mamma e figlia rincasano per cena: ladri in fuga dall’appartamento `Una finestra era aperta dell’animale le aveva insospetti- iare del cane che comunque,

e i cassetti vuotati a terra rubata una moneta d’oro CONEGLIANO Faccia a faccia coi ladri sfiorato mercoledì sera per una famiglia residente in una laterale di via Santa Canterina da Siena a Campolongo. Mamma e figlia quattordicenne sono rientrate verso le 18.30 e hanno sentito il cane abbaiare dall’interno dell’abitazione, cosa inusuale perché di solito riconosce il rumore della macchina. Quando sono salite nel loro appartamento al primo piano, in cucina e in sala non c’era nulla in disordine, ma il comportamento

te. Facendo il giro della casa ed entrando in bagno, la signora si è accorta che la finestra era aperta e ha chiesto alla figlia se l’avesse lasciata così lei, ma voltandosi ha visto anche la porta della sua camera chiusa, segno che qualcosa non andava. Quando l’ha aperta, ha trovato le cose in disordine e il cassetto del comodino a terra. La signora ha quindi chiamato il marito, un agente della polizia locale che in quel momento era in servizio, e i carabinieri. Secondo la ricostruzione, i ladri sono entrati dal retro forzando la finestra, dopo avere attraversato il giardino con il favore delle tenebre. Devono essere tuttavia stati interrotti proprio dall’arrivo dei proprietari, allertati dai rumori e dall’abba-

fortunatamente, ne è uscito illeso. Nell’altra camera da letto e nel resto della casa non c’erano segni del loro passaggio. «La paura è stata tanta, soprattutto per mia figlia che poco prima era passata per casa a recuperare un quaderno e avrebbe potuto incontrarli» racconta la donna. La refurtiva per i ladri invece è stata magra: soltanto una sterlina d’oro ricevuta in dono,

LA DONNA SPAVENTATA «HO AVUTO PAURA PER LA MIA RAGAZZA CHE POCO PRIMA ERA PASSATA A PRENDERE UN QUADERNO»

NEL MIRINO Via Santa Caterina Da Siena, zona colpita dai ladri

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che però per la famiglia aveva un grande valore affettivo. Non è la prima volta che la zona viene presa di mira e sembra che proprio la fascia preserale sia la preferita dai topi d’appartamento, contando sulle commissioni e le abitudini post-lavorative che portano a rincasare per cena. Quando capitano questi eventi i cittadini cercano di solidarizzare avvisandosi tra di loro e pubblicando sui social le brutte esperienze, mettendo in guardia chi abita vicino. Tuttavia, non sempre è facile evitare gli allarmismi e a volte si corre il rischio di scambiare per malintenzionate anche persone che nulla hanno a che vedere con la criminalità. Chiara Dall’Armellina


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VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PONTE NELLE ALPI - LONGARONE - ALPAGO - ZOLDO

ponte nelle alpi

«La privatizzazione della sanità va fermata» “Il Veneto che vogliamo” in assemblea, già diversi amministratori a sostegno del movimento civico di sinistra PONTE NELLE ALPI. La sinistra

bellunese si prepara alla sfida delle prossime elezioni regionali. Si è svolta infatti nei giorni scorsi l’assemblea provinciale del nuovo movimento civico “Il Veneto che vogliamo” che vuole proporre tra qualche mese l’alternativa a Zaia. Sono già una settantina gli aderenti all’appello in provincia, con una variegata rappresentanza territoriale e la presenza di diversi amministratori locali. I nomi più importanti sono quelli del sindaco di Feltre Paolo Perenzin con il suo assessore Adis Zatta, per Belluno ci sono i consiglieri comunali della lista In Movimento Nadia Sala, Francesco Masut e Pierenrico Le-

cis, per il Comelico il capogruppo di opposizione di Santo Stefano Roger De Bernardin e l’ex sindaco Alessandra Buzzo e l’ex assessore di Ponte, Monica Camuffo. Tra i portavoce c’è Alessia Cerentin, già candidata alle europee, mentre organigramma e basi programmatiche sono in definizione in vista dell’assemblea regionale della prossima settimana. Il gruppo vuole portare le istanze del territorio in particolare nei temi di sanità, spopolamento e servizi, ambiente e viabilità. «La sanità va verso una pericolosa tendenza alla privatizzazione», affermano, «come dimostra il caso di Auronzo. Si stanno

val di zoldo

La sala Rizzardini dove è convocato l’incontro di oggi

Un vademecum con le informazioni per le emergenze Il sindaco lo presenterà oggi punta a dare istruzioni chiare e precise alle persone sul piano di protezione civile adottato dal Comune VAL DI ZOLDO. Il sindaco pre-

senta oggi il vademecum di Protezione civile. Appuntamento alle 18.30 nella sala Almerindo Rizzardini, «Quando si verifica una emergenza, quasi sempre in modo imprevisto e improvviso», dice il sin-

daco, «potete trovarvi soli di fronte a situazioni difficili e pericolose, anche soltanto per il tempo necessario ai soccorritori per raggiungervi ed aiutarvi, tempo che può essere più o meno lungo a seconda delle dimensioni dell’emergenza e delle condizioni ambientali nelle quali vi trovate. È essenziale sapere cosa fare e come comportarsi in questi momenti. Ecco allora l’importanza del Vademecum che spiega come compor-

soverzene

L’Abm piange la morte di Giacomina Savi L’Associazione Bellunesi nel Mondo perde la sua colonna combattiva parigina. Nella mattinata di ieri, all’età di 85 anni, è morta Giacomina Savi per molti anni presidente della Famiglia Bellunese di Parigi. Era nata a Soverzene nel 1935 e dal 1961 viveva nella capitale francese. «Questa è una grave perdita per l’Associazione Bellunesi nel Mondo», dice il presidente Abm Oscar De Bona, «Giacomina era una vera SOVERZENE.

Giacomina Savi

pagando decenni di politiche liberiste della sanità regionale. In parallelo aumentano gli anziani, le fragilità, le disabilità ma non aumentano le risorse destinate al settore sociale. Zaia ha altre priorità come finanziamenti di eventi e sagre di paese. Voleva usare il prelievo fiscale per la Pedemontana quando invece la priorità è il sociale». «Crediamo molto nelle politiche di trasporto sostenibile», continuano, «alcune sono già nel piano regionale dei trasporti che punta su ferrovie ed elettrificazione della linea. Diciamo no al prolungamento dell’A27 in Cadore ma si allo svincolo di Longarone. Gli investimenti

sul ferro sono frutto anche delle politiche dell’ex ministro Delrio. L’obiettivo quindi è la metropolitana di superficie. Uno snodo importante su cui la Regione attualmente non punta è la Feltre Primolano che può essere la chiave per il trasporto alternativo». Altri temi sul piatto sono la necessità dei servizi come lotta allo spopolamento, il contrasto al proliferare di centri della grande distribuzione che uccidono le botteghe di paese e ripensare le politiche produttive regionali che non sono in grado di resistere al mutato scenario internazionale del lavoro. — Enrico De Col

tarsi in quei momenti. Il vademecum vuole aiutare ogni componente del nucleo familiare a svolgere al meglio il proprio ruolo di Protezione civile, perché la Protezione siamo noi. «La forza della Protezione Civile è il volontariato. Anche nel nostro comune», afferma il sindaco Camillo De Pellegrin, «beneficiamo di strutture basate sul volontariato, come i Vigili del Fuoco, il Soccorso alpino, la Croce verde, il Servizio Soccorso Ambulanza Forno. La Protezione civile, l’Ana e la struttura del Cai. Sono tutte associazioni pronte ad accorrere nell’emergenza a supporto delle forze istituzionali, in aiuto alle popolazioni, che non smetteremo mai di ringraziare per la generosità e professionalità. Questo vademecum», conclude il sindaco, «che vi invitiamo a leggere con attenzione, serve per ricordare che con la semplice conoscenza delle regole e delle procedure, ognuno diventa, automaticamente, un importante tassello della Protezione civile». Il piano e il vademecum sono scaricabili dal sito del comune di Val di Zoldo all’indirizzo: www.comune.valdizoldo.bl.it/home/servizi/piano-protezione-civile. — Mario Agostini

ponte nelle alpi

battagliera e non è mai mancata alle assemblee dell’associazione dove partecipava con mirati interventi, che andavano sempre per la tutela dell’emigrante bellunese e per la promozione del territorio della provincia». Giacomina Savi era un vero punto di riferimento per l’Abm. Molti i giovani bellunesi, e non solo, che potevano contare su di lei per periodi di studio e lavoro a Parigi. Nel 2004, a Santo Stefano di Cadore, ricevette il premio internazionale “Bellunesi che hanno onorato la provincia di Belluno in Italia e all’estero”. I funerali saranno celebrati a Parigi mercoledì 22, ma per volontà di Giacomina le sue ceneri saranno portate nel cimitero di Soverzene. —

alpago

La prima riunione di “Il Veneto che vogliamo” nel bellunese

La pista ciclabile di Cadola

La pista ciclabile che va a Cadola chiude fino al 24 La tratta che parte da viale Cadore è coinvolta nell’intervento di Rfi per l’elettrificazione della linea ferroviaria PONTE NELLE ALPI. Chiusura

temporanea della pista ciclabile per consentire alcuni lavori ferroviari. Fino al prossimo 24 gennaio infatti il tratto di pista ciclabile “Pontalpina” che va da viale Cadore fino a Cadola nel

centro abitato di Paiane sarà completamente chiuso ad ogni tipo di passaggio. Questa manovra si rende necessaria per via dei cantieri gestiti da Rfi che stanno interessando la vicina linea ferroviaria, che in questi mesi è soggetta a lavori di elettrificazione nel tratto che va da Ponte nelle Alpi alla stazione di Vittorio Veneto. Rfi intanto sta continuando anche i lavori di sistema-

Donna guida ubriaca denunciata dai carabinieri ALPAGO. Viaggiava a bordo della sua auto con un tasso alcolemico di quasi tre volte superiore a quello consentito dalla norma. Per questo una cinquantunenne alpagota è stata denunciata e le è stata ritirata anche la patente di guida. L’episodio è avvenuto nella serata di mercoledì. Durante dei normali controlli stradali per la sicurezza e la prevenzione degli in-

Un alcoltest

zione della stazione di Polpet con la prima fase del piano di riqualificazione dell’area ovvero quella che riguarda l’edificio vero e proprio e i marciapiedi esterni. I lavori in questo senso sono partiti da poche settimane. La prossima estate poi, dopo la riapertura della linea ferroviaria verso Vittorio Veneto oggi temporaneamente chiusa con i treni sostituiti dalle corriere, i lavori procederanno con la seconda fase del progetto. Sarà infatti creato un nuovo parcheggio scambiatore gomma rotaia nei pressi della stazione di Polpet con quattro posteggi ampi per le corriere e una quarantina di parcheggi per le auto. Questa operazione, in cui Rfi ha investito circa 2 milioni di euro, punta a far diventare Ponte nelle Alpi e la stazione di Polpet un punto di riferimento per la viabilità ferroviaria regionale, integrando anche il traffico veicolare e quello su due ruote sfruttando la vicina presenza delle ciclabili. A questo dovrebbe essere poi aggiunto il nuovo punto turistico nella biblioteca realizzato dall’amministrazione comunale, sempre in località Polpet. — E.D.C.

cidenti, i carabinieri hanno fermato una Ford Fiesta al volante della quale c’era la signora O.F. di 51 anni del posto. La donna è stata, quindi, sottoposta all’esame alcolemico che è risultato positivo. La signora aveva un tasso alcolico pari a 1.3 grammi per litro, cioè quasi tre volte il limite previsto dal Codice della strada. A questo punto, per la conducente dell’Alpago è scattata immediatamente la denuncia a piede libero per guida in stato di ebbrezza e conseguentemente i militari dell’Arma hanno provveduto al ritiro della sua patente. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENERDÌ 17 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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la crisi del gruppo dell’ occhiale

Patuanelli a Safilo «No ai licenziamenti troveremo le misure necessarie al rilancio» Il titolare del Mise al tavolo della vertenza sui 700 esuberi Il gruppo: «Senza il piano sono a rischio gli altri stabilimenti»

Riccardo Sandre ROMA. Il Mise chiede la sospen-

sione delle procedure di licenziamento per Safilo, un approfondimento del piano industriale e ha richiamato l’azienda alla propria responsabilità sociale. È stato lo stesso ministro Patuanelli a presiedere l’incontro di ieri al ministero dello Sviluppo economico, un incontro a cui non ha preso parte l’amministratore delegato della società Angelo Trocchia. L’assenza, sottolineata dai sindacati, sembra non essere stata gradita dal ministro, che nel suo intervento ha chiesto il tempo necessario per un approfondimento dell’intero piano industriale con particolare attenzione agli aspetti riguardanti il rilancio del Made in Italy. «Chiediamo all’azienda di non procedere ad azioni unilaterali nei confronti dei lavoratori e di avviare un confronto con le parti sociali per discutere i dettagli del piano industriale» dichiara il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli «Dopodiché sarà possibile individuare tutti gli strumenti a disposizione sia del Ministero che delle Regioni per supportare il rilancio produttivo del gruppo, puntando anche sugli investimen-

ti in campo tecnologico e digitale. L’obiettivo finale dovrà essere quello di un piano industriale che non si basi solo sulla razionalizzazione dei costi ma abbia una prospettiva di sviluppo in grado di salvaguardare i siti produttivi e i lavoratori». È stato un incontro a tratti teso quello tra i rappresentanti del Mise, i sindacati, l’azienda e gli amministratori locali coinvolti (nessun rappresentante della Regione Veneto era presente mentre c’era l’as-

Assenti all’incontro il ministro del lavoro l’ad Trocchia e la Regione Veneto sessore al Lavoro del Friuli Venezia Guilia). Sotto la sede del Ministero di via Molise a Roma nel frattempo erano accorsi un centinaio di dipendenti e delegati sindacali di Safilo, provenienti dal sito di Martignacco, la cui chiusura era prevista per il 10 gennaio, e dai tre stabilimenti veneti della società. «Solo nel corso del 2019» spiegano Michele Corso e Riccardo Coletti, rispettivamente segretario della Filctem Cgil del Veneto e funzionario della

categoria in Cgil nazionale «l’azienda ha perso 400 dipendenti. Un sacrificio enorme al quale segue ora un altro taglio annunciato, questa volta da 700 lavoratori. Una pretesa inammissibile tanto più a fronte di garanzie evanescenti sul tema del rilancio della produzione Made in Italy. Ci auguriamo che l’azienda non scelga di adottare azioni unilaterali alle quali siamo comunque pronti a rispondere in tutte le sedi opportune». Soddisfazione per l’esito del vertice al Mise la esprimono i segretari del sindacato di categoria bellunese Denise Casanova (Filctem Cgil), Nicola Brancher (Femca Cisl) e Rosario Martines (Uiltec Uil). «L’apertura del Ministero verso la ricerca di nuove soluzioni non può che incontrare il nostro apprezzamento» dichiara Casanova «Il fatto che il ministro abbia ribadito il suo no a decisioni unilaterali e abbia aperto alla ricerca di scelte alternative per noi è importantissimo. Vale la pena considerare se sia possibile portare nei nostri stabilimenti la produzione di marchi di prestigio, oppure sondare la possibilità di far rientrare la società di Longarone all’interno del decreto “Marchi storici” per ottenere delle risorse per il rilancio di questa azienda».

In alto un’immagine della manifestazione di ieri a Roma, sotto alcuni dei partecipanti all’incontro al Mise

Nessuna data è stata fissata per un nuovo incontro ma la volontà delle parti è quella di incontrarsi nuovamente a strettissimo giro. «Dobbiamo iniziare un vero confronto con l’azienda» spiega Stefano Zanon, segretario della Femca Cisl del Veneto «per ragionare dello sviluppo di un piano industriale che deve dare delle garanzie di continuità agli stabilimenti italiani del gruppo eventualmente anche riportando in Italia alcune produ-

il risiko delle multiutilities

Ascopiave vuole l’alleanza veneta Sul territorio piano da 40 milioni PIEVE DI SOLIGO. Ascopiave

non abbandona il disegno della grande utilities veneta. E anzi lo rilancia dopo le nozze con Hera. Ma il colosso di Pieve chiede esplicitamente alla veronese Agsm e alla vicentina Aim di abbandonare la trattativa diretta con i lombardi di A2m, per intraprendere la gara di evidenza pubblica, come del resto ha fatto la stessa quotata del gruppo Asco per la ricerca del partner industriale sfociata poi nel matrimonio con Hera. Nicola Cecconato, presidente della quotata pievigina, è stato esplicito, commentando ieri, a margine della presentazione del piano di investimenti, il possibile accor-

do diretto tra Agsm, Aim e A2a, per aggregazione. «Anche fosse una modalità legalmente perfetta, credo che per questioni di opportunità, trattandosi di patrimoni pubblici, chi li gestisce dovrebbe valutare le offerte nel mercato, e quanto meno attuare una procedura competitiva», ha commentato il numero uno di Ascopiave, «Poco è trapelato sulle modalità con cui si immagina di strutturare il processo, da quanto risulta sembra un Term Sheet con A2a in esclusiva. Ricordo che come Ascopiave avevamo presentato manifestazioni di interesse ad Agsm e ad Aim nel 2019, ma ad oggi non ci è arrivata risposta. Mi auguro ci possa essere un

Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave

zioni realizzate all’estero». Safilo ha risposto con una nota scritta nella quale si ribadisce che i tagli previsti dal piano industriale «sono purtroppo la diretta conseguenza di decisioni altrui indipendenti dalla propria volontà e che comportano l’inevitabile chiusura dello stabilimento di Martignacco, 400 esuberi nel sito di Longarone e 50 presso la sede di Padova. L’azienda chiederà un incontro urgente per la prossima settimana alle Se-

greterie delle rappresentanze sindacali nazionali, regionali e provinciali al fine di ulteriormente provare ad addivenire a una positiva definizione della trattativa, prima di procedere con l’apertura della procedura di mobilità». Inoltre l’azienda ha spiegato che se non procedesse con gli interventi delineati nel piano metterebbe a repentaglio anche il futuro degli stabilimenti di Longarone e Santa Maria di Sala—

ripensamento, e che sia possibile partecipare ad una gara». E Cecconato ha voluto rafforzare le sue parole. Da un lato evidenziando «il risultato straordinario raggiunto da Ascopiave con la sua gara di evidenza pubblica , sia sul piano economico, sia su quello della trasparenza»; dall’altro ha “venetizzato” la sposa Hera, a chi gli faceva osservare come il disegno di super utility veneta cara all’ex segretario nazionale Da Re (e non solo a lui) dovesse allargarsi all’Emilia Romagna, ora più che mai strategica . «Se il quartier generale di Hera è a Bologna, non dimentico che Hera ha 2000 dipendenti in Veneto, di fatto è un operatore veneto»-. E ha concluso ribadendo la validità di una super aggregazione delle ultilities venete: «L’operazione che noi abbiamo concluso con Hera traccia una strada che ci consente ora di poter ragionare, sul fronte della distribuzione, con l’obiettivo di accrescere la nostra forza», ha concluso,

«ma questo non significa rinunciare a contribuire alla creazione di una multiutility veneta con altri operatori già attivi nel territorio della regione, e questo lo dico anche rispetto ad altri che non hanno questa presenza storica». Allusione evidente ad A2a. Non sono passate inosservate nemmeno altri accenni alla strategie future del gruppo, che si «rafforzerà come ha sempre fatto con operazioni sul mercato per crescere come player di rilievo nazionale» Scelte che verosimilmente passeranno al nuovo cda - il rinnovo ad aprile – una volta che a marzo il cda proporrà la distribuzione dei dividendi all’assembla dei soci. Sul piano annunciato ieri da Cecconato sul piatto sono stati messi oltre 40 in programma nel 2020 (erano 31 l’anno scorso). Ed entro il 2021, un incremento della rete del gas di 120 chilometri nella sola provincia di Treviso, in 23 comuni (vedi tabella), per oltre 16 milioni. —

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VICENZA

Venerdì 17 Gennaio 2020 Corriere del Veneto

L’Ederle alloggerà anche 50 famiglie dei soldati

Cresce il progetto del maxi villaggio. Intanto il comando si sdoppia fra affari militari e civili

VICENZA Cantieri per l’«housing» americano aperti nel 2021: il maxi progetto da 365 milioni di dollari per l’edificazione a Vicenza di nuove case per i soldati americani comprenderà anche, per la prima volta, la costruzione di edifici per 50 famiglie dentro alla stessa Caserma Ederle. Se ne è parlato ieri nella base Usa, dove si è svolto il cambio al vertice del comando italiano: il colonnello Umberto D’Andria

verrà sostituito nella gestione del comando militare dal pari grado vicentino Michele Biasiutti. D’Andria rimane comunque al comando per gli affari civili e la supervisione delle stesse realizzazioni infrastrutturali. «Questa base potrà e dovrà essere ancora di più un soggetto facilitatore di incontri fra le comunità italiana e americana». D’Andria ha espresso l’auspicio ieri, nella cerimonia di passaggio di

Al vertice Il colonnello Biasiutti

consegne che lo vedrà, da adesso in poi, affiancare Biasiutti per gli affari civili. Intanto, in vista c’è proprio il primo dei grandi cantieri che a breve interesserà la base: a metà marzo, fanno sapere dalla Ederle, verrà posata nel Villaggio Americano la prima pietra della futura «high school», la scuola superiore il cui appalto da 52 milioni di euro è stato assegnato qualche settimana fa al gruppo

Icm (Impresa costruzioni Maltauro). Sono in fase di realizzazione, invece, i progetti esecutivi per il rinnovo dell’area «housing», la riqualificazione e ampliamento del Villaggio stesso. Le gare d’appalto si svolgeranno entro l’anno e si prevede che i cantieri apriranno nel 2021. Il restyling dell’area abitata dalle famiglie dei militari, presentato nei mesi scorsi dopo gli accordi con gli enti locali e il

Pfas, i medici accusano la Regione La replica: «Prese tutte le misure» Scontro sull’audizione di ieri alla Camera: «Studi e divieti insufficienti». «Falso» VICENZA La contaminazione da Pfas nel suolo e nelle falde in Veneto «è una delle emergenze sanitarie e ambientali più gravi che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare». I medici dell’associazione Isde l’hanno denunciato ieri in audizione alla Camera dei Deputati, a Roma, chiedendo una legge nazionale che obblighi a dosare i Pfas nei fanghi di deputazione prima che siano sparsi sui campi come fertilizzanti. Ed è battaglia con la Regione Veneto, critiche che l’ente rimanda al mittente. Il caso della contaminazione in falda fra Ovest Vicentino, Veronese e Padovano secondo l’associazione italiana medici per l’ambiente è un «problema di contaminazione globale» che richiede un bando totale. Così l’ha definito ieri Pietro Paris, ingegnere di Ispra e membro del comitato di valutazione del rischio dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche. Finora sono state identificate 4.700 sostanze che appartengono alla famiglia dei Pfas e «per questo a livello europeo l’obiettivo è arrivare al bando totale di queste sostanze - ha rilevato Paris - sono già stati banditi tutti i Pfas a catena di carbonio lunga, l’interesse ora si sposta su quelli a catena corta per i quali si è scoperta la stessa pericolosità». I medici per l’ambiente chiedono una serie di azioni immediate. In particolare una mappatura completa dei pozzi privati, una norma naziona-

L’Isde Si tratta di una emergenza fra le più gravi mai registrate La Giunta Abbiamo posto limiti e attuato il maggiore screening in Italia Le proteste Una delle manifestazioni contro la contaminazione delle falde

Le «mamme»: «Vogliamo ogni dettaglio sulle analisi» (a.al.) Le Mamme No Pfas del Veneto sollecitano una legge nazionale sul limite zero agli Pfas nelle acque. Il comitato dei genitori ha rivolto l’appello alle istituzioni regionali e nazionali all’incontro di Isde: «Vogliamo ha spiegato Mariangela Pacchin - che non solo in Veneto ma che in tutta Italia queste leggi vengano approvate e applicate». Pacchin osserva inoltre che «per ora c’è chi combatte come noi e chi invece per paura non vuole affrontare il problema».

VICENZA

Colpo nel pomeriggio a Vicenza

Ladri acrobati in azione Via 6 mila euro di preziosi dalla casa di un’anziana VICENZA Ancora topi d’appartamento in azione nel capoluogo. Mercoledì hanno svaligiato un’abitazione di via Todeschini portandosi via gioielli per un valore di almeno 6 mila euro. L’allarme alla questura è stato dato verso le 20: la proprietaria, una pensionata di 70 anni, rincasata, ha trovato le stanze a soqquadro. Spariti i suoi ori: orologi, catenine, bracciali, anelli, medagliette. Per avere accesso all’appartamento, i ladri hanno forzato la portafinestra della sala. A quanto pare si sono ar-

Il blitz I ladri sono saliti dal retro

La cittadina plaude al Position Paper, il piano di azioni presentato da Isde: «È suffragato da importanti ricerche a livello mondiale». Interviene anche Michela Piccoli, un’altra Mamma No Pfas che, specificando di riportare la propria posizione personale, incalza la Regione Veneto sugli esami sugli alimenti: «Non ci sono mai stati dati. Vogliamo la georeferenziazione e i dati su tutti i 12 tipi di Pfas analizzati sui prodotti alimentari». © RIPRODUZIONE RISERVATA

rampicati fino al balcone al primo piano sul retro, all’altezza di 5 metri, e una volta lì hanno danneggiato l’infisso per riuscire ad entrare e quindi a fuggire via indisturbati. Solo sabato scorso è stata derubata una coppia di anziani che si è presentata in questura per denunciare: sono usciti per andare a messa e da casa loro, in via Faccio, sono spariti oggetti di argenteria, da vassoi a vasi e caraffe, per un valore di circa 10 mila euro. Infine, sempre la polizia ha individuato e denunciato una delle tre autrici del furto di abbigliamento per 300 euro al negozio «Pull&Bear» del centro commerciale Palladio e risalente allo scorso 11 dicembre. Si tratta di una nomade 30enne residente nel campo di via Diaz in città, già nota per simili episodi. Benedetta Centin © RIPRODUZIONE RISERVATA

le che impedisca l’uso di fertilizzanti contaminati, un limite zero per legge nelle acque e «studi epidemiologici ben fatti». Quelli della Regione Veneto, secondo i medici, sono carenti. Anzitutto si critica l’ente perché «non prevede alcuna sanzione per coloro che non autodenunciano il possesso di pozzi privati». Inoltre, secondo il presidente di Isde Veneto Vincenzo Cordiano «le analisi degli alimenti della Regione sono state pubblicate senza indicare il punto in cui sono stati eseguiti i prelievi, creando confusione». E per Cordiano il piano regionale di controllo sanitario «non può essere considerato tale: partecipa solo il 60 per cento dei 70 mila invitati ed esclude i soggetti sotto i 10 e sopra i 65 anni, donne in gravidanza e neonati». La Giunta regionale replica ricordando che il Veneto, unica Regione in Italia «e in attesa che lo faccia il governo», ha fissato da ottobre 2017 il limite zero Pfas nelle acque potabili. Viene definita «destituita di ogni fondamento» l’accusa di non aver messo a disposizione dati scientifici: si cita la pubblicazione di «11 rapporti epidemiologici», di un’indagine del Registro tumori e la condivisione con l’Iss dei dati raccolti su «acqua, animali, ortaggi e persone. La Regione Veneto sta attuando il più grande screening locale mai effettuato in Italia». Andrea Alba © RIPRODUZIONE RISERVATA

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IN BREVE VICENZA

Cadono calcinacci dal palazzo Colpita e danneggiata un’auto VICENZA Calcinacci si staccano dal frontespizio del balcone di un condominio, attimi di paura ieri alle 16 all’angolo tra via Verdi e via Battaglione Monte Berico. I pezzi di malte hanno colpito l’auto di una coppia che si era fermata al bar al piano terra ma non i clienti a qualche metro di distanza. I vigili del fuoco sono intervenuti con l’autoscala, verificando tutti i rigonfiamenti delle malte, rimuovendo le parti più pericolose dalla palazzina di cinque piani. Tutta la zona sottostante l’edificio è stata transennata per la durata dei controlli. I vigili nel frattempo hanno deviato il traffico.

VICENZA

Scontri con i tifosi dell’Avellino Cinque ultrà ai lavori sociali VICENZA Il 20 febbraio del 2016 cercando il contatto con gli ultrà dell’Avellino avevano finito per scontrarsi con i poliziotti schierati fuori dallo stadio. Denunciati, cinque dei sei ultrà biancorossi hanno chiuso il procedimento penale svolgendo lavori di pubblica utilità e servizi di volontariato, ammessi dal giudice alla messa in prova. Si tratta di Alberto Baruffa, 27enne di Thiene, Paolo Pinton, 25enne di Gazzo, Simone Pellizzato, 30enne di Thiene, Alessandro Ceccato, 31enne di Rosà, Federico Pendin, 30enne di Sandrigo. Il sesto, Filippo Cagnin, 26enne di Montecchio Precalcino, è stato invece assolto.

ALTAVILLA VICENTINA

Mangiano, bevono e scappano Subito acciuffati dai carabinieri ALTAVILLA Mangiano e bevono ma quando è ora

di pagare il conto tagliano la corda senza pagare. Eppure non l’hanno fatta franca: i carabinieri di Altavilla Vicentina li hanno denunciati per insolvenza fraudolenta. Loro sono un 38enne di Zanè e un 24enne di nazionalità peruviana, residente ad Altavilla. I due a dicembre erano stati al locale «Classe Cafè», ordinando e consumando per 40 euro, ma al momento di pagare avevano detto che non avevano soldi e si erano dileguati prima dell’arrivo dei militari chiamati dal barista. Proprio in base alla descrizione fornita dal questi gli investigatori sono risaliti ai due.

L’uomo denunciato dai carabinieri

Si finge corriere espresso: «Devo ritirare materiale» Ma la ditta sventa la truffa BRENDOLA Il furgone preso a noleggio, la pellicola adesiva per modificare la targa e i capi di abbigliamento che doveva indossare per non farsi riconoscere nelle immagini registrate dalle telecamere dell’azienda. Il napoletano che, presentandosi come dipendente della Tnt Corriere Espresso, mirava a derubare un’azienda di materiale informatico di Brendola, aveva pensato a tutto. Anzi, non proprio tutto visto che non aveva calcolato l’intervento dei carabinieri che gli hanno

Comune, è un progetto che vedrà l’abbattimento delle attuali 249 villette, risalenti agli anni ‘50, per far posto a 478 nuove abitazioni anche su più piani, dotate di aree sportive e una piscina. È infine in scadenza, sabato 18 gennaio, il «daspo» deciso dai vertici militari americani per gli stessi soldati Usa, relativamente all’area di contra’ Pescherie in centro. Il tratto è stato oggetto di risse, e in caserma sono scattate sanzioni per militari che non hanno rispettato il divieto. Ora, fanno sapere dalla Ederle, è in discussione un’eventuale proroga della misura. A. Al.

mandato in fumo il colpo e lo hanno denunciato per una sfilza di reati. E che in più potrebbero scoprire che ha agito allo stesso modo ai danni di altre aziende della provincia. A finire nei guai è un quarantenne in trasferta da Napo-

Lo stratagemma Il 40enne aveva noleggiato un furgone e falsificato documenti e patente di guida

li. Si era conciato in modo tale da farsi passare per un fattorino, pronto per ritirare materiale informatico alla «Attiva Spa» di Brendola, azienda che commercializza soprattutto prodotti Apple. Ma evidentemente l’uomo non è stato così credibile, visto che i dipendenti della ditta hanno chiamato i carabinieri che sono intervenuti con una pattuglia. Identificato il quarantenne, i militari gli hanno perquisito il furgone, che si è così scoperto essere stato noleggiato. E hanno recuperato la sua patente di guida, rivelatasi falsa, oltre al materiale usato per alterare le lettere e i numeri della targa del mezzo e il vestiario per non farsi riconoscere. Per lui è scattata la denuncia per tentata truffa, sostituzione di persona, uso di targhe e patente contraffatte. B. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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