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08.3] Scacciare gli avvoltoi ad Eusonia

Anche da queste derive, a mio modo di vedere forse poco eleganti nei confronti del defunto - a meno di tragici casi - ma, evidentemente, mediamente apprezzate, si può capire quanto già accennato riguardo al nostro rapporto con la morte: fatichiamo molto ad accettarla, in una maniera talmente forte che, quasi, pretendiamo di avere ancora per qualche giorno di fronte a noi la persona che non c’è più28. Pare che,

la cosa essenziale è che la persona morta dovrebbe essere presente, riconoscibile per i suoi familiari (in una certa misura, un cadavere sfigurato equivale a un assente). La certezza della sua morte può essere sopportata più facilmente dell’incertezza che circonda la sua assenza e il suo silenzio. [...] Quando ci sono parenti in lutto [...], l’esposizione del morto facilita l’espressione sincera e organizzata delle emozioni attraverso l’elogio del defunto [...].29

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Alla fine dei conti, l’uso ed il trattamento attuali della salma in vista del funerale altro non sono che l’estrema evoluzione di quell’imago - maschera funeraria - romana30 che avrebbe funzionato da effigie per il perpetuo ricordo, anche visivo, del defunto.

08.3 Scacciare gli avvoltoi ad Eusonia

- CREMAZIONE. La morte sul rogo, la consumazione del sacrificio mediante il fuoco e, dal punto di vista mistico, ogni genere di cremazione sono simboli di sublimazione, ovvero di distruzione dell’inferiore per consentire l’avvento del superiore, la salvezza dello spirito per mezzo dello spirito. L’immolarsi di Ercole ha questo significato 31 -

A ben vedere, quindi, il motivo primo e fondamentale dell’essere sepolti a

Milano, 2021, p. 131. 28 Si badi: va detto che tali tecniche, soprattutto della chirurgica tanato-estetica, risultano essere molto utili, appropriate e molto “umane” nei casi in cui il volto del defunto risulti sfigurato in seguito delle stesse, talvolta orribili, cause di morte. 29 Tratto da Eliade M. (a cura di), op. cit., p. 403. 30 Si veda Capitolo 03.3 Fondazioni. 31 Tratto da Cirlot J.E., op. cit., p. 167.

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La morte e i suoi luoghi. Cronache da Eusonia

terra all’interno di una bara32, è la nostra comune - quasi in tutti gli angoli del mondo - volontà di evitare, od al più ritardare, il fatto di diventare cibo per altri esseri viventi (cosa, di fatto, impossibile stando all’interno dell’atmosfera di Gaia): non ci piace l’idea di essere mangiati, più precisamente non la accettiamo minimamente33, non fa parte delle regole del gioco all’interno della nostra comune casa - in fin dei conti ci piace l'idea di mangiare ma non quella di essere mangiati.

Così, nella sepoltura in una solida bara, possiamo vedere il bisogno di impedire al corpo umano [...] di diventare cibo per le altre specie. [...] La morte diventa così il pretesto per sottrarre [o quantomeno provarci, solamente, sapendo di fallire] il nostro corpo al ciclo di reciprocità che presuppone qualsiasi esistenza terrestre. Come se, fino alla morte, pretendessimo che la nostra umanità ci esentasse dall’essere una metamorfosi della carne e della vita degli altri esseri viventi, necessariamente costretti a metamorfizzarsi in altre forme di vita. Esiste una diffusa volontà di proteggerci gelosamente e di trarci in disparte, di rifiutare concettualmente di considerarci come esseri commestibili e di resistere a dare qualcosa in cambio, anche solo ai vermi e alla Terra che ci hanno nutriti.34

Ed allo stesso modo della sepoltura in terra, anche la cremazione è una strategia praticata, al fondo della questione - e più spudoratamente che in altre -, per sottrarci dall’essere potenziale cibo per le altre specie:

Persino la cremazione sembra darci l’illusione che il nostro corpo resterà intoccabile, mentre, anche in questo caso, sarà cibo per altri - in primo luogo degli alberi che cattureranno il carbonio che si sprigionerà dal nostro corpo [tutto è metamorfosi]. [...] La vita di ciascuno di noi non è perfettamente adeguata al corpo che abita: aspetta solo il momento di trasformarsi in un altro corpo. Questo antico respiro, onnivoro e ibrido, si sta già preparando a migrare altrove. Più in generale, la mortalità è la dimostrazione che al cuore di ogni vita c’è una materia minerale, quella di Gaia [...]. La metamorfosi non è un destino di immortalità. 35

Perché a diventare Altro siamo destinati - volenti o meno.

Ora, la pratica crematoria, se osservata dal punto di vista meramente utilitaristico, offre oggettivi vantaggi - spaziali - rispetto alla gran parte delle altre pratiche, che già furono esposti ad inizio XX secolo dall’allora

32 Se fino alla fine dell’Ottocento si tende ad utilizzare quasi esclusivamente la bara in legno, con il XX secolo si aggiungono con frequenza i colombari e, soprattutto, le casse metalliche. 33 Sull’argomento si veda Plumwood V., The eye of the crocodile, 2012. Ne parla Venturi R. in In preda al coccodrillo, in Sitografia. 34 Tratto da Coccia E., op. cit., p. 102. 35 Tratto da Coccia E., op. cit., pp. 102, 131, 132.

08 - Metamorfosi, o della putrefazione 259

segretario della Federazione Italiana della Cremazione in merito alla vicenda, ancora viva dopo un trentennio, della voluta - nel suo stesso testamento - ma non realizzata cremazione del corpo di Giuseppe Garibaldi36, morto a La Maddalena (Isola di Caprera) il 2 giugno del 1882, e che dopo alterne vicende lì fu imbalsamato e sepolto.

Se l’esumazione dopo un decennio condannava le ossa dei poveri all’anonimato dell’ossario, i cremazionisti avrebbero dovuto proporsi [...] di ottenere dai municipi un’urna per tutti e dunque un riparo alla memoria anche dei semplici. [...] [Sarebbero poi stati risparmiati] i terreni [...] per le case popolari, [ottenuto] il rispetto delle salme sottratte alle falde acquitrinose e alla verminazione.37

Argomenti - soprattutto il primo, ovvero il pretendere la democrazia assoluta nell’unico “campo” dove è realizzabile, cioè il camposanto - che, senza dubbio, possiedono rilevanza ancora tutt’oggi.

Ma ora, allo stato attuale delle cose, quanti sono e che caratteristiche possiedono tutti i vari metodi conosciuti ed utilizzati per il nostro “addio al cadavere”?

In che modi “scacciamo gli avvoltoi” nell'odierna nostra Eusonia?

Proprio in merito a tale questione - ed in generale a quella affine, più vasta, della “morte e i suoi luoghi” - uno dei lavori attuali più interessanti e completi è quello portato avanti presso la newyorkese Columbia University nella sua sezione del DeathLAB (abbreviazione di Death Laboratories)38 , dove da qualche anno si portano avanti gli ambiti dei cosiddetti Death Studies (DeSt) e della Death Education (DeEd) - soprattutto per quanto concerne la città di New York e la East Coast americana -, ai quali in questa sede abbiamo già in parte accennato per mezzo delle “interruzioni” testuali della Testoni39 . Per questa breve digressione mi appoggerò in maniera abbastanza fedele

36 Oltre il danno, la beffa. Garibaldi nel suo testamento scrisse: “Siccome negli ultimi momenti della creatura umana [...] il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo, e della confusione che sovente vi succede, s’inoltra e, mettendo in opera ogni turpe stratagemma, propaga coll’impostura in cui è maestro, che il defunto compì, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di cattolico. In conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare in nessun tempo, il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d’un prete” (tratto da Sacerdote G., La vita di Giuseppe Garibaldi, Rizzoli, Milano, 1933, p. 943, citazione in Mengozzi D., La morte e l’immortale. La morte laica da Garibaldi a Costa, Piero Lacaita, Manduria-Bari-Roma, 2000, p. 131). Queste sue ultime parole furono vane. 37 Tratto da Mengozzi D., op. cit., p. 118. 38 Si veda DeathLAB - Changing How We Live With Death in the City, in Sitografia. 39 Si veda Capitolo 03.12 Inibizioni. Algofobia è tanatofobia.

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ora, quindi, agli esiti delle ricerche del DeathLAB newyorkese40 .

Ecco, ritorniamo alla carne. Ritorniamo al fatto che, tutti noi, occupiamo uno spazio: siamo fatti di carne e, da ciò, occupiamo una certa quantità spazio.

Il 99% della massa corporea umana è costituita di soli sei elementi: ossigeno (65%), carbonio (19%), idrogeno (10%), azoto, calcio e fosforo [39]. Il corpo umano ha essenzialmente le stesse basi chimiche della terra - e perciò della Terra, Gaia - stessa, il che lo rende, in atto ed in potenza, idoneo a contribuire all'ecologia naturale. La narrazione della Cura di Gaio Giulio Igino, ripresa anche da Heidegger41 , non è alla fine poi così lontana dal vero.

Siamo umani perché fatti d'humus - metamorfosi di terra.

Si diceva, poi: noi moriamo, la nostra carne no. Questa, più propriamente, inizia a decomporsi. Cerca di tornare alla terra, dato che di terra è costituita. Tale decomposizione - che è inizio di metamorfosi - trasforma le nostre carni in altre e diverse sostanze. Caro-decadimento.

Nell'odierna nostra Eusonia gli “avvoltoi” li temiamo, non esponiamo le carni dei nostri defunti: gli “avvoltoi” li teniamo a bada per mezzo di diverse pratiche funerarie. Ognuna di queste ha a che fare con diverse sostanze, che produce o che sfrutta per permettere il corretto decadimento del corpo. Molte di queste pratiche si rifanno - aggiornandole - alle tecniche tradizionali osservate al primo punto di questo capitolo; altre, invece, sono spudoratamente attuali, ed hanno a che fare con la più avanzata nostra ricerca tecnologica.

I. Sepoltura in terra, o inumazione. L'inumazione, come detto poco fa, fa parte del macro-gruppo delle putrefazioni accettate ma nascoste.

Attualmente, per fornire un'ultima immagine desiderabile del defunto - secondo quanto detto per mezzo delle parole di Philippe Ariès -, il cadavere viene disinfettato e gli occhi e la bocca vengono fissati, cuciti o sigillati. Per fare in modo che si conservi per il tempo del funerale e delle esequie, vengono iniettati dagli otto ai dodici litri di sostanze chimiche arteriose, mentre il sangue viene drenato. I gas e i fluidi corporei rimanenti vengono

40 In particolar modo ai testi di Rothstein K.M., The New Civic-Sacred: Designing for Life and Death in the Modern Metropolis, articolo in DesignIssues n. 34, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, 2018, e di Rothstein K.M. e Staudt C., The Future of the Corpse. Changing Ecologies of Death and Disposition, Praeger, Santa Barbara (California), 2021. 41 Si veda Capitolo 08.1 Attirare o scacciare gli avvoltoi?

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aspirati od essiccati dagli organi interni: quest'ultimi vengono quindi anche iniettati e confezionati con fluidi per l'imbalsamazione, inclusi formaldeide, fenolo ed altre sostanze chimiche per “disinfettare”, oltre che ritardare la decomposizione. In seguito a questi meccanismi di conservazione - che includono coloranti per ripristinare la colorazione “naturale” ed umettanti per imitare l'idratazione “viva” -, il cadavere è sistemato, oltre che vestito, in una posizione di riposo in modo da presentarlo come stesse dormendo42 .

Secondo le stime proposte dal DeathLAB, ogni inumazione sfrutta all'incirca 300 kWh ed immette nell'atmosfera terrestre qualcosa come 160 kg di anidride carbonica (impatto medio).

II. Cremazione La cremazione fa parte del macro-gruppo delle cosiddette putrefazioni impedite.

In vista di tale pratica, il corpo viene preparato rimuovendo eventuali isotopi radioattivi (usati per il trattamento del cancro), protesi, protesi al silicone e dispositivi medici, che possono esplodere ad alte temperature. Un unico corpo all'interno di un contenitore infiammabile viene quindi immesso in una camera di pre-cremazione, simile nella costruzione ad un forno in mattoni. Una volta che l'inceneritore ha raggiunto i 1500 gradi Fahrenheit, le porte meccanizzate vengono aperte, consentendo al contenitore di legno o cartone di entrare nella camera di cremazione principale. Il corpo viene quindi bruciato dal busto verso l'esterno da una colonna di fuoco simile a un motore a reazione. Il corpo inizia a seccarsi, screpolarsi, carbonizzare e vaporizzare. L'osso si calcifica e si sbriciola, diventando cenere bianca. A seconda della massa corporea e della struttura scheletrica del defunto, il processo richiede dalle due alle tre ore e si traduce all'incirca in due/tre chili di cenere ossea43 .

Secondo le stime del DeathLAB, ogni cremazione sfrutta all'incirca 600 kWh ed immette nell'atmosfera terrestre 230 kg circa di anidride carbonica (impatto medio-alto).

III. Idrolisi alcalina L'idrolisi alcalina - anche conosciuta con il nome di “cremazione chimica” - è una tecnica contemporanea che, ritengo, si può ricondurre al macro-gruppo delle putrefazioni impedite.

Tale pratica comporta un processo accelerato di idrolisi, ottenuta ad alte temperature e pressioni per ridurre un cadavere, in estrema sintesi, allo stato liquido, assieme con una piccola quantità di residuo osseo secco

42 Si veda DeathLAB - Existing funerary practises: earthen burial, in Sitografia. 43 Si veda DeathLAB - Existing funerary practises: cremation, in Sitografia.

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o cenere minerale. Il corpo viene posto in un sacco di seta e caricato in un risomatore, che viene riempito con una soluzione di idrossido di potassio, una base forte che scompone il cadavere nei suoi costituenti fondamentali. La soluzione viene riscaldata a una temperatura elevata (+160ºC / 350ºF) e ad alta pressione, che impedisce l'ebollizione. In circa tre ore, il cadavere viene dissolto nei suoi componenti chimici e frammenti ossei. Il risultato è una piccola quantità di liquido marrone-verdastro contenente amminoacidi, peptidi, zuccheri e sali, nonché resti di ossa. Il liquido effluente viene trattato e quindi rilasciato. Dei magneti vengono utilizzati per estrarre qualsiasi metallo dalla cenere ossea, dopodiché la polvere di colore bianco rimanente può essere sparsa o collocata in un deposito (del tutto similmente alla cremazione tradizionale)44 .

Secondo le stime del DeathLAB, ogni “cremazione chimica” sfrutta all'incirca 90 kWh ed immette nell'atmosfera 10 kg circa di anidride carbonica (impatto molto basso).

IV. “Promession”, o cristallizzazione In America chiamata “promession”, la cosiddetta cristallizzazione è una tecnica contemporanea che, allo stesso modo dell'aggiornata idrolisi alcalina, penso si possa ricondurre al macro-gruppo delle putrefazioni impedite.

Il defunto viene precongelato a zero gradi Fahrenheit (-18ºC). Questo processo richiede tra le ventiquattro e le quarantott'ore. Il corpo congelato viene quindi posto in un promotore sigillato dove si verifica la metamorfosi. Immerso in circa ottanta litri di azoto liquido (calibrato in base alle dimensioni corporee), il cadavere viene ulteriormente congelato a -321 gradi Fahrenheit (-196ºC) e si cristallizza. Dopo due ore l'azoto liquido evapora nell'atmosfera come gas azoto innocuo, che da solo costituisce il 78% dell'atmosfera terrestre. Sessanta secondi di vibrazione ultrasonica riducono i resti in polvere. Questi vengono quindi fatti passare attraverso una camera a vuoto, dove l'acqua congelata sublima e viene rilasciata sotto forma di vapore. Rimane una polvere secca e inodore, circa il 30% del peso corporeo originale. I metalli o qualsiasi altra sostanza estranea vengono separati selettivamente per mezzo di un magnete. Il compostaggio aerobico può ridurre ulteriormente la massa di un terzo in più rispetto all'originale. I residui organici possono essere collocati in un contenitore biodegradabile (in mais o fecola di patate) per essere poi interrati in terreno poco profondo o sparpagliati per la biodegradazione e il riassorbimento nell'ecosistema. La piccola dimensione delle particelle consente all'ossigeno e ai microrganismi nel terriccio di accelerare la decomposizione organica, che per un cadavere adulto sarà completa nel giro di sei/diciotto mesi45 .

44 Si veda DeathLAB - Existing funerary practises: alkaline hydrolisis, in Sitografia. 45 Si veda DeathLAB - Existing funerary practises: promession, in Sitografia.

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Secondo le stime del DeathLAB, ogni “promession”, o cristallizzazione, sfrutta all'incirca 130 kWh ed immette nell'atmosfera 15 kg di anidride carbonica (impatto basso).

V. Bio-metanizzazione Ancora in fase di studio per quanto riguarda il suo utilizzo sulle salme umane, la cosiddetta bio-metanizzazione è una tecnica aggiornata - la più aggiornata di tutte - che da un lato sicuramente potrebbe essere inclusa nel macro-gruppo delle putrefazioni addomesticate o accelerate; allo stesso tempo però, questa potrebbe battezzare una nuova famiglia oltre alle quattro tradizionali, descritte in precedenza. Difatti, questa pratica permette, in linea teorica, di trasformare, in maniera del tutto controllata, i residui del naturale caro-decadimento (bio-gas, metano) della salma per ottenere energia, questa poi da utilizzarsi nei più diversi modi. Un nuovo (futuro) macro-gruppo di maniere di “gestione della putrefazione” potrebbe essere caratterizzato da un impatto zero - se non addirittura a rendimento positivo (sempre secondo le stime descritte dal DeathLAB) - a livello ecologico. [40] La produzione di bio-gas, o metanogenesi, è il naturale risultato finale di un processo a tre stadi di decadimento e decomposizione della biomassa, preceduto da idrolisi-liquefazione ed acidogenesi. Per trasformare i rifiuti animali in metano attraverso la digestione anaerobica, un processo privo di ossigeno scompone la materia organica e la converte in metano, anidride carbonica e un effluente ricco di sostanze nutritive. Questo processo può essere utilizzato come mezzo per smaltire le carcasse intere di animali ed è tipicamente impiegato nei casi di bestiame infetto, a causa del contenimento e della controllabilità del digestore. Simile alla produzione di bio-gas dai resti animali, anche i resti umani possono essere rapidamente decomposti dalla digestione anaerobica. La metanogenesi è il metodo dominante per abbattere la materia organica nello smaltimento in discarica ed è allo studio in dettaglio come mezzo per ridurre economicamente ed ecologicamente molte forme di rifiuti solidi urbani. Se accoppiato con un bioreattore a membrana anaerobico, può anche essere un'alternativa a basso consumo energetico al trattamento delle acque reflue urbane, consentendo alla “materia” del corpo di avere un impatto positivo. Assumendo una maggiore efficienza tecnologica di questo trasferimento di energia, l'energia prodotta dal cadavere, alla fine, potrebbe compensare parte dell'impronta di carbonio creata dalla persona durante la vita46 .

Perché la vita non è che costante metamorfosi - ed allora, cos'altro potrà mai seguire alla morte?

46 Si veda DeathLAB - Existing funerary practises: bio-methanization, in Sitografia.

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