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09.2] Il Nibelungo
09.2 Il Nibelungo
- NIBELUNGHI. Si ritiene che i Niflungar, o Nibelunghi, dei due testi norreni noti come Edda, esprimano o simboleggino i morti, in particolare certi morti schiavizzati 6 -
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Il nome svedese del progetto è complesso, ai limiti dell’impronunciabile: Skogskyrkogården7. Letteralmente, in italiano sta per “Cimitero nel Bosco”, denominazione che già racconta gran parte dei commenti - perlopiù superflui, più che in molte altre architetture - che si possono fare a riguardo.
Opera della prima metà del Novecento di due fra i maggiori architetti di sempre del Nord-Europa, ossia Erik Gunnar Asplund (1885-1940) e Sigurd Lewerentz (1885-1975), il Cimitero di Stoccolma è, in prima istanza, un bosco - od al più, con occhi da architetto, un vastissimo giardino funebre8 .
L’occasione di progetto nasce agli albori del XX secolo, intorno al 1914, quando l’amministrazione pubblica - data la scarsità dello spazio residuo presso l’allora cimitero cittadino - indice un bando di concorso per la progettazione e la successiva costruzione del nuovo camposanto della capitale svedese. Ciò che di molto accorto, soprattutto con il senno del poi, fa il comitato cimiteriale in quell’occasione è prendere parziali distanze dall’uso tipico continentale in ambito funerario (basato, come si è visto, sulle soluzioni tardo-settecentesche ed ottocentesche), facendosi ben più vicino al sentire nord-europeo, molto legato all’ambito naturale, molto più “dentro al bosco”: viene così acquistata, da parte del comune di Stoccolma, un’estesissima area, a sud della città, di circa ottanta ettari, interamente ricoperta di conifere alternate a consistenti aree sabbiose e ghiaiose, che nel recente passato era stata una grande cava.
Dal concorso, che già prevedeva l’integrazione e convivenza massima tra futuro costruito e paesaggio circostante, escono vincitori, per l’appunto, Asplund e Lewerentz, con Tallum9 (termine svedese per definire l’albero di pino che, si è visto, è anch’esso albero associato al funebre ed alla morte,
6 Tratto da Cirlot J.E., op. cit., p. 318. 7 Al giorno d’oggi anche area protetta, classificata come sito UNESCO dal 1994. Si veda Skogskyrkogården, in Sitografia. 8 Si veda Capitolo 06. (Ef)fusione. Il cimitero come giardino. 9 Per un’introduzione “fotografica” all’opera si veda il capitolo Cimitero di Tallum in Franciosini L. (a cura di), Cimiteri, Mancosu, Roma, 2011, pp. 14-39; anche Covre F., Gunnar Asplund. Woodland Chapel - Skogskyrkogården, in Sitografia.
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al pari del cipresso), un progetto tutto incentrato - architettonicamente e letterariamente - sul mondo del bosco nordico. I lavori iniziano nel 1917: dapprima viene organizzata l’area delle future inumazioni a terra nel ventre del bosco di pini sul declivio [43], quindi costruita la Skogskapellet, cosiddetta “cappella nel bosco” (ultimata nel 1920), architettura disegnata da Asplund disposta rannicchiata tra le conifere ad alto fusto e dipinta bianca - come razionale opera dell’uomo, distinta ma racchiusa dal naturale -, luogo per le cerimonie funebri, spoglia di qualsiasi ornamentazione a meno della dorata statua - sul fronte esterno - di Carl Milles, il suo Angelo della morte. Di lì a pochi anni ne sarà costruita una seconda - per necessità aumentate -, stavolta da Lewerentz: la Uppståndelsekapellet, “cappella della resurrezione” (1925), opera forse meno interessante della precedente, dal gusto boriosamente “neoclassico” e storicista. È invece sempre figlia della mente di Asplund, e dal sapore stavolta molto più moderno e aggiornato, il crematorio (Skogskrematoriet), terminato di costruire nel 1940, l’anno della prematura dipartita dell’architetto, le cui spoglie trovano tutt’oggi riposo presso il suo “Cimitero nel Bosco”. Ma la vera qualità, ai fini del discorso, di questo progetto, il vero perché esso possa essere, a mio modo di vedere, considerato come exemplum progettuale per i cimiteri a venire, sta nella sua relazione con il paesaggio che lo accoglie, il suo essere paesaggio, caratteristica che si sposa alla perfezione alle aggiornate sensibilità ed istanze architettoniche del XXI secolo10, oltre che alle future - da me ipoteticamente previste, anche se in maniera volutamente vaga - condizioni del luogo urbano del cimitero futuro11 . Ecco che, a questo proposito, nello Skogskyrkogården di Asplund e Lewerentz fondamentali sono i percorsi - che iniziano sempre solenni, portano ai luoghi fulcro, come le cappelle, e si concludono verso panorami più allietanti e piacevoli -, che si potrebbe quasi affermare tramutino in spazio fisico la tipica cerimonia funebre; viali alberati accompagnano verso i luoghi delle sepolture a terra, dove lapidi tutte uguali, a sottolineare l’uguaglianza, per ognuno di noi, dell’umana morte, scandiscono uno spazio preciso, senza essere forzatamente, geometricamente e “ottocentescamente” quadrettato12 .
L’approccio al luogo è solenne: un lungo dromos stretto tra due quinte murarie - da dove improvviso appare un ninfeo che stilla acqua sorgiva - introduce a una vasta apertura: prati, boschi, radure si distendono; la natura prende il sopravvento. Solo l’immagine di una grande croce, che si staglia sulla sommità della collina, una
10 Ad esempio, quella relativa al bosco - ed alle sue varie accezioni e declinazioni - è tematica architettonica molto diffusa ai giorni correnti. 11 Si veda Capitolo 07. Prospettive. Sacro laico futuro. 12 Il riferimento è qui al moderno quadrillage analizzato in precedenza.
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