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pallida croce infissa che si leva dal verde dell’erba, quasi fosse parte del paesaggio naturale, introduce al tema rituale. [...] La foresta è santuario e asilo del sacro, essa è il luogo prescelto a contenere le sepolture a terra. Semplicemente contrassegnate da pietre tombali e da semplici croci infisse nel terreno, sotto le fronde che stillano luce, come fossero parti del paesaggio del sottobosco, diffondono un senso di serena e splendida solitudine.13
In ultimo luogo, poi, la magniloquente scalinata che, per mezzo di gradini via via più “leggeri” (la cui alzata si fa sempre meno impegnativa salendo), porta verso la cosiddetta Almhöjden, piccola collina, punto più in elevato della vasta area: è questo il ritiro ultimo del percorso, il luogo della meditazione da cui si riesce a traguardare il resto14, episodio che permette di abbracciare in un unico sguardo epifanico gran parte dell’intorno, così come il percorso compiuto per arrivarci.
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Punto dal quale abbracciare il “bosco nordico”.
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- MUSICO. Spesso simboleggia l’attrazione per la morte, personificata in Grecia da un adolescente. Il pifferaio di Hamelin, della nota fiaba, l’arpista o il citaredo del mito e del folclore alludono allo stesso simbolo. La musica costituisce una zona intermedia tra il differenziato (materiale) e l’indifferenziato (la “volontà pura” di Schopenhauer). Per questo è usata nei riti e nelle liturgie (come il fuoco e il fumo) 15 -
Anche la questione sonora - o meglio, musicale - è fondamentale nell’opera ora presentata: il complesso della Tomba Brion presso San Vito d’Altivole, in provincia di Treviso16, progettata da Carlo Scarpa (1906-1978) a
13 Tratto da Franciosini L. (a cura di), op. cit., pp. 16-17. 14 Sono molti, nel caso della collinetta Almhöjden, i punti di contatto con il Padiglione della meditazione all’interno del complesso di Tomba Brion di Carlo Scarpa, oggetto della successiva analisi.
15 Tratto da Cirlot J.E., op. cit., p. 313. 16 Per un’introduzione “fotografica” all’opera si veda il capitolo Tomba Brion in Franciosini L. (a
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partire dal 1969 e terminata di costruire - a meno di pochissime rifiniture - nell’anno della sua inaspettata morte.
Scarpa pone a fondamento del progetto un gesto, quello del ritaglio dello spazio sacro, e lo fa disegnando un recinto che è il primo atto di delimitazione del sacro.
Il progetto di Carlo Scarpa per la tomba della famiglia Brion si staglia nella campagna trevigiana, ritagliando un recinto tra i campi coltivati. I lunghi steli di mais nascondono il camposanto, mentre nelle stagioni dell’aratura il recinto si manifesta anche sulle lunghe distanze assumendo l’aspetto di un luogo murato. L’estensione dell’area sepolcrale permette a Scarpa di [...] lavorare su un sistema più articolato che vede i vuoti prevalere sui volumi.17
Ora, senza arrivare alla descrizione completa degli effetti sonori a cui Scarpa pensa e dà vita nel progetto, realizzati in maniera quantomai esemplare ed allo stesso tempo complessa - perché in questi ri-suonano, appunto, tutti gli altri elementi del progetto, soprattutto quelli luminosi e tattili; infatti, in tutte le realizzazioni scarpiane, i cinque nostri sensi giocano sempre assieme -, si può affermare che egli si ricordi della sacra musica, o della musica come (anche) sacra. La musica, ed in generale il “sonoro” al quale siamo abituati nelle nostre quotidianità, solo in tempi moderni sono diventati ciò che conosciamo, ovvero, principalmente, arte18 o intrattenimento (sottolineo che le due ambizioni non si escludono l’un l’altra: l’artistico può o meno intrattenere; l’intrattenimento può, talvolta, essere arte). Scarpa, al contrario, è come se sentisse - data la sua sensibilità fuori dall’ordinario - veramente propria la maniera arcaica di utilizzo della musica nello spazio sacro e per lo spazio sacro - quest’ultimo inteso come religioso il più delle volte nell’antichità, non per forza da intendersi come tale al giorno d’oggi. Ed il cimitero è un luogo sacro - ancor oggi, come abbiamo già sottolineato -, sacer. “I rumori di vario genere servono a richiamare l’attenzione della comunità su momenti particolari di un rituale”19 . Inoltre, come racconta Ellingson, all’interno della raccolta “ritologica” di Mircea Eliade, “la musica è spesso usata [nell’antichità] come linea di de-
cura di), op. cit., pp. 262-275; anche Famularo J., Carlo Scarpa. Tomba Brion through details, in Sitografia. 17 Tratto da Franciosini L. (a cura di), op. cit., p. 262. 18 “La concezione della musica come «arte», in effetti, comporta una esaltazione di certi aspetti che derivano da una ideologia, largamente diffusa in Europa, basata sulla sacralità dell’espressione in sé, su una forma di individualismo che ha le sue radici nella nozione ebraica e cristiana di «ego», di «sé» e di «anima». Per talune culture [quasi tutte quelle arcaiche, ad esempio], invece, la musica è del tutto antitetica rispetto alla nozione profonda di individuo, di personalità, di anima [ovvero ha ben poco di artistico]” (tratto da Eliade M. (a cura di), op. cit., p. 291). 19 Tratto da Eliade M. (a cura di), op. cit., p. 348.
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