Giornale scuola compressed

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NOI GIORNALISTI DEL FUTURO

TRIMESTRALE febbraio - maggio

Seconda edizione


Editoriale

Perché un giornale multimediale a scuola Prof.ssa Carmela Lucia Dopo la “Prima Fase” dominata dalla scrittura e la “Seconda”, caratterizzata dalla diffusione della stampa a caratteri mobili, quella che stiamo vivendo viene indicata come la “Terza Fase” della storia della conoscenza, nella tripartizione suggerita da Raffaele Simone (La Terza Fase. Forme di sapere che stiamo perdendo, Laterza, Bari, 2000). I moedia tradizionali con i new moedia, il web e in generale internet hanno provocato, a partire dagli ultimi due decenni del XX secolo, un passaggio inavvertito, ma radicale, che «ci ha portato da una modalità sensoriale all’altra, da una forma d’intelligenza all’altra, che ricorda per molti versi ciò che accadde all’epoca dell’invenzione della scrittura» (ibidem, p. 21). In particolare, l’uso di codici iconici basati sull’immagine avrebbe favorito lo sviluppo di quella che Simone definisce come “intelligenza simultanea”, un approccio cognitivo ai testi audiovisivi, in cui dominano la simultaneità degli stimoli e dell’elaborazione, fattore che andrebbe a svantaggio dell’ “intelligenza sequenziale”. Questa abilità, definita sequenziale perché si sviluppa con la lettura, un moedium pieno di tensioni e di fatica, presuppone un impegno cognitivo superiore a quello meramente passivo che si attiva con i mezzi audiovisivi. Per questi motivi, come afferma Popper (La télévision, un danger pour la démocratie, Anatolia, Paris,1995), il visivo e il vedere sono diventati «ladri di tempo» in una cultura contrassegnata da una dominanza della percezione dell’orecchio e dalla visione nonalfabetica. Soprattutto le giovani generazioni, che vengono definite “nativi digitali” con una locuzione molto diffusa, sono considerate come un’avanguardia di una “migrazione a ritroso”, o di una vera e propria regressione che starebbe portando a una fase precedente alla scrittura, a una cultura non-alfabetica. Addirittura Giovanni Sartori avrebbe preconizzato da tempo la nascita di un “homo videns”, per significare con questa originale allegoria l’impoverimento delle abilità cognitive e di quella capacità di “intelligere” nel senso etimologico del termine, che solo con uno strumento come il libro possono essere valorizzate (G. Sartori, Homo videns. Televisione e post-pensiero, Laterza, Roma-Bari 1998). Com’è noto, la lettura e in generale l’uso di codici alfabetici favoriscono la formazione e l’uso di un’intelligenza sequenziale, in cui si presuppone un maggior impegno cognitivo, un ritmo più lento, un minor coinvolgimento patemico (la multisensorialità di un moedium come il software con voci, rumori e musica ripete in modo ridondante il messaggio che l’immagine convoglia con l’occhio e perciò coinvolge più facilmente l’utente). Per queste motivazioni, che in questa sede sono solo accennate, il testo e il libro hanno cessato gradualmente di essere strumenti privilegiati di studio e soprattutto hanno iniziato a perdere prestigio e valore. Ora, rispetto a questa esplosione del software che è definita come la Grande Provocazione della società della conoscenza - e che pure ha apportato i suoi vantaggi come, per esempio, l’espansione dei contenuti (si pensi alle banche dati disponibili sul web) - sicuramente la scuola e in generale tutto il sistema formativo occupano una posizione delicata, per molti versi problematica. Ora, per fare un solo esempio, tra le ricadute che negli ultimi decenni ha avuto la mediazione del software nel mondo della formazione va evidenziata l’integrazione nella lezione tradizionale di strumenti di supporto come la LIM, che sul piano metodologico, ha consentito di fare entrare nell’aula contenuti nuovi. Contenuti che, solo se correttamente veicolati, possono contribuire a formare un ambiente di apprendimento più stimolante, grazie alla capacità di questi strumenti integrativi di movimentare le conoscenze nel loro fluire (per esempio la storia può essere raccontata per immagini, o semplificata con l’uso di mappe concettuali).


Così il giornale. Creare un giornale con l’ausilio del software consente di legare al fascino di un canale così pervasivo come il web uno strumento tradizionale come la scrittura e il libro, adattando in questo modo il nuovo con l’antico. Il nuovo che viene dal prestigio del moedium del computer, uno strumento che consente di presentare in formato digitale gli articoli, corredati peraltro da immagini e da segni iconografici di diverse tipologie. Ma soprattutto l’antico che al nuovo si deve ancorare e saldare: vale a dire la scrittura. Il web così - se saldato a pratiche tradizionali - non è più uno strumento che aliena e allontana dalla scrittura e dal testo, ma anzi funziona come supporto per acquisire dati, fare ricerche e soprattutto esercitarsi nella difficilissima arte di “scrivere e ri-scrivere”. In altre parole, per recuperare concetti tradizionali della paideia, della formazione dell’allievo nel senso classico del termine, la pianificazione e la stesura di un giornale si rivela funzionale ad acquisire esperienza, competenza e soprattutto a elaborare il complesso “processo” della scrittura. Proprio le parole-chiave, esperienza, elaborazione del pensiero, processo della scrittura, hanno guidato questo progetto a cui si è lavorato insieme agli alunni, per costruire insieme un percorso originale e sicuramente motivante. Tutti gli articoli, presentati in questo numero e nel precedente, nascono dunque da un’esperienza: pensiamo solo al viaggio d’istruzione, un’occasione per conoscere mondi, culture e punti di vista diversi dal quotidiano. Nella sezione dedicata al reportage dei viaggi d’istruzione ospitato nel giornale, troviamo in particolare un approfondimento sulla Badia di Pattano, per testimoniare che la scuola presta attenzione non solo alle discipline tradizionali, ma anche alla valorizzazione del patrimonio demoetnoantropologico e di quello storico-artistico del nostro territorio. Ancora, tra le attività formative che durante l’anno scolastico la scuola Torre-De Mattia ha proposto, sicuramente sono state molto apprezzate le lezioni e i seminari musicali. Perciò in particolare in questo numero, oltre ai tradizionali approfondimenti disciplinari che spaziano dalla storia all’attualità, abbiamo voluto documentare parte delle attività formative di tipo laboratoriale che la scuola si impegna a proporre sia nel campo della musica sia nel campo dell’arte. Dopo questa esperienza possiamo testimoniare che tutti i giovani redattori che hanno partecipato al progetto hanno imparato che solo scrivendo e riscrivendo si può costruire un testo, si può tessere, continuando la metafora di Quintiliano, quel difficile tessuto della scrittura, che deve essere dotato di chiarezza, precisione, coesione e coerenza (secondo le prime regole, le famose “cinque W”, della stampa angloamericana, ma prim’ancora dell’oratoria greca e latina). La competenza pragmatico-testuale, una competenza difficile da acquisire, appare legata anche all’area dei bisogni funzionali e sociali dei ragazzi, poiché sviluppa competenze necessarie per la vita e per la comunicazione quotidiana in diversi contesti sociali, diventando in questo modo una competenza che serve per stabilire rapporti conoscitivi di tipo euristico e critico con le nuove tecnologie e con la cultura di massa in cui sono immersi i ragazzi fuori dalla scuola. Costruire insieme un giornale in classe quindi non solo favorisce il rinsaldarsi di un clima collaborativo e di aiuto reciproco, ma attiva più competenze, da quelle meta-cognitive di self-monitoring su ciò che si è scritto, alle diverse capacità di pianificazione di un testo, all’attivazione delle diverse risorse linguistiche (realizzazione di funzioni e atti linguistici, sensi indiretti e impliciti, schemi di interazione sociale). Ringrazio tutti i miei alunni, che col loro entusiasmo e il loro grande impegno, hanno animato questo lavoro. Ringrazio il collaboratore Signor Pietro Sacco, tutti i colleghi che hanno collaborato alla realizzazione del giornale e in particolare la Dottoressa Lacramioara De Vita e la Professoressa Anna Di Sevo. Infine, ringrazio la Dirigente, Professoressa Maria Carmen Greco, che sin dall’inizio ha creduto fortemente in questa iniziativa e ha incoraggiato la pubblicazione di queste pagine.


Ricerca sulla denominazione della nostra scuola “Martiri - De Mattia”

Da quando mi sono iscritta alla scuola media “Torre – De Mattia” e ho scelto la sede della Martiri - De Mattia, mi sono sempre chiesta da dove derivasse quel nome, a quale famiglia appartenesse, se fosse di nobili origini o se si riferisse a valorosi condottieri… Per questo ho accolto con entusiasmo l’idea della nostra prof.ssa Di Sevo di fare una ricerca su quest’argomento, perché è interessante sapere quello che è avvenuto prima di noi e come la storia del nostro passato abbia influenzato il corso degli anni. Infatti, credo che un popolo senza conoscenza del suo passato sia un popolo senza speranza per il futuro. Già in occasione di un’intervista alla nostra Dirigente abbiamo avuto alcune informazioni in merito e poi le abbiamo approfondite. Cercando notizie su Andrea Torre (Torchiara, 5 aprile 1866 – Roma, 27 marzo 1940) ho scoperto che questi fu un giornalista e politico italiano, senatore del regno e ministro della pubblica istruzione nei governi Nitti I (14 marzo-22 maggio 1920) e Nitti II. Svolse una rapida carriera nel settore del giornalismo: all'età di 28 anni, nel 1894 fu nominato direttore della Riforma, giornale di Francesco Crispi. Dal 1901 al 1906 fu redattore politico del Giornale d'Italia. Successivamente, dal 1906 al 1916, fu capo dell'ufficio di corrispondenza di Roma del Corriere della Sera. Nel 1917 passò al Messaggero dove fu autorevole opinionista. Agli inizi del 1922 fondò, con Giovanni Amendola e Giovanni Ciraolo il quotidiano Il Mondo, di cui fu il primo direttore. Nel 1926 Torre fu chiamato alla direzione del quotidiano torinese La Stampa. Fu eletto, nel 1916, Presidente della Federazione italiana della stampa (il sindacato unitario dei giornalisti), carica in cui fu riconfermato nel 1917, 1918, 1919 e 1920. Andrea Torre aveva avuto un forte interesse per la scuola e la formazione culturale dei giovani, derivatagli anche dall’importante carica di ministro della pubblica istruzione. A lui pertanto l’altra sede della nostra scuola intitolò il suo edificio “Andrea Torre”, dando merito ad uomo di grande prestigio della nostra storia italiana. Io e la mia classe abbiamo desiderato cercare notizie che si riferissero al nome “M. De Mattia” dato alla sede della scuola che frequentiamo. Con la prof.ssa Di Sevo un pomeriggio siamo usciti per le vie della nostra città e lei ci ha indicato alcune lapidi che si trovano in vari punti di Vallo e che non avevamo mai letto con una certa attenzione. Io avevo spesso guardato la lapide posta sulla parete est della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Vallo dove leggevo questa frase: “PER LA LIBERTA’ DE LA PATRIA/DIEGO DE MATTIA PERI’ COMBATTENDO IN NAPOLI/ IL 13 GIUGNO 1799/ DE I SUOI NIPOTI/ DONATO MORI’ IN PRIGIONE. EMILIO SUL PATIBOLO/IL 4 APRILE 1829/ DIEGO SUBI’ L’ERGASTOLO E POI L’ESILIO/ QUESTA CITTADINANZA/ CON LEGITTIMO ORGOGLIO/ A PERPETUO RICORDO DI TANTO FULGORE DI GLORIA/ DELL’EROICA FAMIGLIA VALLESE/ POSE IL MCMXXIV”. Durante l’uscita extrascolastica ci sono state chiarite molte informazioni su questa famiglia De Mattia che partecipò alla rivolta del Cilento nel 1828, offrendo la propria vita per la libertà del nostro territorio, accanto ad altri eroici uomini che pagarono duramente il loro fervore patriottico. Poche famiglie possono vantare titoli di benemerenza per nobiltà e grandezza di sacrifici come la famiglia De Mattia di Vallo della Lucania. Le vicende di questa famiglia costituiscono una pagina illustre di patriottismo nella storia del Risorgimento italiano e che si estende per tutto il periodo della Repubblica partenopea dal 1799 alla rivoluzione del 1860. A conclusione di questa ricerca abbiamo avuto modo di conoscere i grandi interpreti della nostra storia passata che hanno gettato le fondamenta per giungere ad avere un paese finalmente libero ed indipendente!!!

Benedetta Pilerci I F


Studio: un logo per il giornalino (alunni I e II A– D– E)









Pagine dedicate agli eventi musicali “Viaggio Mediterraneo”: un originale progetto musicale degli

Artisti cilentani che ha al centro la storia millenaria del mare nostrum La scuola Torre-De Mattia è stata invitata al Teatro “La Provvidenza” per assistere ad uno spettacolo, organizzato, nell’ambito della rassegna Agorà Contemporanea, dalla compagnia degli Artisti cilentani, coordinata dal Professore e maestro di musica Mauro Navarra. Appena lo spettacolo è cominciato, ci siamo meravigliati perché pensavamo di vedere un film, invece si trattava di un musical! C’erano una band e una cantante bravissima Alina, che ha interpretato diversi brani musicali, accompagnata da maestri di musica davvero eccezionali! In realtà, come spiegava Alina tra una canzone e l’altra, alla base della scelta dei brani c’è stata una ricerca molto attenta da parte dei musicisti. Si tratta di La musica è un percorso nella musica del Mediterraneo, in cui sono state scelte canzo- l’armonia ni significative che parlano della nostra identità anche con parole del dialetto (calabrese, arabo, arbresch). dell’anima Abbiamo ascoltato “Rain” che significa opinione ed è (Alessandro La musica è una una canzone algerina, la “Malarazza” che parla della rivelazione, più Sicilia ed è ovviamente una canzone di origine italiana. Baricco, alta di qualsiasi Un altro brano, invece, era dedicato ai clandestini che Castelli di vengono qui da noi in Italia a cercare fortuna, affronsaggezza e di tando dei viaggi spesso disumani e trovando, a volte, rabbia, 1991) qualsiasi la morte nelle acque del mare, senza nemmeno ragfilosofia giungere la terra della “speranza”. In seguito Alina ci ha proposto un brano internazionale dedicato a noi giovani, con un messaggio ben preciso: fare la rivoluzione quando qualcosa non va bene!!! Alla fine dello spettacolo, c’è stato anche un momento didattico molto importante, perché un maestro ci ha illustrato le caratteristiche di uno strumento davvero strano, il buzzuki: si tratta dell’antenato del mandolino, solo che ha un suono più grave. Un altro strumento che ci ha presentato è il sitar elettronico di origine indiana; infine ci ha mostrato l’erud, l’antenato della chitarra. Abbiamo ascoltato poi “La Creuza de ma”, una canzone di Fabrizio De Andre’ e dopo siamo passati alle note della “Cudilissi”, una canzone d’amore siciliana, infine un pezzo dal titolo “il Monumento”, dedicata al lavoro. Sempre rimanendo sul tema delle lingue, la cantante dalla voce delicata e suadente che ballava al ritmo dei suoi canti orientali, ci ha anche spiegato che il Sabir, al tempo delle crociate, era il dialetto italiano conosciuto in tutta Europa. Verso la fine il maestro Vittorio Bruno con le sue strane percussioni ci ha fatto battere le mani e tenere il ritmo; inoltre ha fatto salire sul palco alcuni alunni che si sono cimentati a suonare dei curiosi strumenti. Tutto è stato fantastico e coinvolgente tanto che ci siamo scatenati in un ballo finale! Questo spettacolo è stato davvero interessante perché ci ha permesso di scoprire le canzoni tipiche di altri paesi e di riflettere sulla nostra comune origine “mediterranea”!!! È stata un’emozione davvero unica! Ludwig van Beethoven

Benedetta Pilerci I F


ALINA DI POLITO ALINA, all'anagrafe Pasqualina Di Polito, nasce a Vallo della Lucania (SA) l'8/7/1976, giovanissima ha coltivato la passione per la danza e il canto partecipando e vincendo numerosi concorsi canori regionali. Dal 1995 fa di una passione, un'occasione di lavoro formando con il tastierista Mauro Navarra, già collaboratore di Marcello Marrocchi e Giampiero Artegiani, un duo di Piano-Bar che la porterà ad esibirsi nei locali della costiera cilentana e della Campania riscuotendo ovunque ampi consensi di pubblico e di critica. Nel 1996 si afferma al Festival "Paestum in Note" con il brano inedito "Notte Fredda" aggiudicandosi una Borsa di Studi presso il C.E.T. diretto da Mogol; è finalista (unica non isolana) al Festival Città di Caltanissetta e al 38° Festival di Castrocaro Terme.

Inizia il suo impegno come cantautrice in un proprio progetto musicale tendente a fondere, sonorità pop-rock anglo-americane con dei testi italiani. Nella sua attività LIVE si esibisce con i Moreless gruppo pop-rock del circuito campano e al pianobar con il tastierista Mauro Navarra suo collaboratore artistico. Attualmente è laureanda in lingue, studia canto moderno e chitarra. Fonte: www.alina.8K.com

“ L’Associazione Artisti Cilentani Associati si forma nel luglio del 2002 a Pisciotta (Sa) con lo scopo di promuovere l’attività artistica del territorio cilentano nei campi della cultura, spettacolo, formazione ed aggregazione giovanile. Negli anni l’Associazione ha ampliato la sua esperienza nell’organizzazione degli eventi e nella realizzazione e produzione di opere inedite. Numerose sono le pubblicazioni discografiche e gli eventi prodotti, anche con tournèe internazionali. “ (prof.Mauro Navarra) Fonte:www.artisticilentani.com


Corso di body percussion a scuola: il corpo diventa uno strumento musicale

Con il termine body percussion si indica la produzione sonora attraverso la percussione del proprio corpo: così come gli strumenti a percussione producono dei suoni quando vengono percossi, sfregati o agitati, anche il corpo umano può essere utilizzato per questo fine. Perché utilizzare questa tecnica La body percussion può essere utilizzata in ambito didattico musicale: i bambini possono sperimentare direttamente sul loro corpo gli elementi musicali come la pulsazione, il ritmo, la metrica delle parole. Si va inoltre ad implementare la coordinazione motoria, l’attenzione nel riprodurre i gesti proposti, la conoscenza del proprio corpo.

CARVEL PAUL

“ La musica merita di essere la seconda lingua obbligatoria di tutte le scuole del mondo”

CICERONE

”Una vita senza musica è come un corpo senza anima”


Musica, musica, musica : Cannalonga, un workshop di musica popolare Venerdì 16 maggio, noi ragazzi della prima F siamo andati a Cannalonga. Arrivati in paese, ci siamo trattenuti nella Chiesa di Santa Maria dell’Assunta dove esperti di musica ci hanno parlato degli strumenti popolari. In particolare, ci hanno illustrato come funziona la “zampogna” (suonata da Tommaso Sollazzo) e la “ciaramella”, suonata da un “cannalonghese doc”, che ci ha raccontato di essere cresciuto in una famiglia dove la musica era la protagonista quotidiana, in quanto nonni e genitori suonavano tutti strumenti popolari. Un esperto antropologo ci ha quindi spiegato quanto il suono sia importante per noi e perché esso sia da sempre una fonte di comunicazione importante per gli esseri umani. Noi siamo circondati da diversi suoni e ognuno di essi ha un motivo particolare. Per esempio, anche in Chiesa la musica può essere un linguaggio per comunicare e per accompagnare i riti della liturgia. Dalla descrizione degli strumenti popolari abbiamo imparato quanto segue: il primo strumento che ci hanno presentato è la zampogna, uno strumento ad ancia doppia, costruito con il legno; una parte importante di esso è costituito da una grande sacca che serve per accumulare aria e suonare. Il secondo strumento è la ciaramella, che ha l’imboccatura sempre ad ancia doppia ed è costruita in legno. Se si usa un legno pregiato si ha un suono più gradevole. In effetti, il nome di Cannalonga sembra derivare da uno strumento a canne lunghe e questo particolare ci fa capire come nel paese la musica sia la colonna sonora della vita di ogni cittadino da tantissimi anni. Dopo una lezione di ordine teorico, i tre musicisti ci hanno entusiasmato con la loro ritmica e suggestiva musica, a cui si è legato lo spettacolo di un divertente cantastorie. All’uscita della Chiesa, nella piazza del paese abbiamo ballato facendo un girotondo con tutti i presenti, bambini delle scuole materne, elementari e medie. A conclusione di questa bella esperienza,con nostra grande gioia, abbiamo potuto gustare delle fumanti e squisite pizzette di vari gusti con bibite, gentilmente offerte dagli organizzatori dell’iniziativa. Salvatore Federico Pierpaolo Palladino I F


LA SCUOLA TORRE-DE MATTIA PROTAGONISTA AL FESTIVAL DI PRIMAVERA MONTECATINI 1° GIORNO Noi ragazzi del coro della “Torre - De Mattia” siamo partiti il giorno 3 aprile alle ore 4.30, diretti a Montecatini per partecipare al Festival di primavera a cui hanno aderito cori provenienti un po’ da tutta Italia. Nonostante l’orario, sul pullman eravamo tutti eccitatissimi perché l’occasione era davvero speciale ed importante. Siamo arrivati alle ore 13.00 e, dopo aver pranzato all’hotel Esplanade e aver sistemato le nostre valige nelle camere che intanto ci avevano assegnato, siamo andati al Palazzo dei Congressi per partecipare all’atelier e ad un’esperienza corale con altri ragazzi di altre scuole. Il nostro atelier è stato diretto dal maestro Dario Piumatti, molto bravo perché ha coinvolto tutti a cantare le canzoni insieme a lui. Successivamente c’è stato il saluto di benvenuto dove sono state presentate tutte le scuole facenti parte dei vari cori. 2° GIORNO Il secondo giorno è stato per noi ancora più impegnativo, perché abbiamo fatto le nostre prove all’atelier sia la mattina che il pomeriggio, sotto la direzione dello stesso maestro. La giornata si è conclusa con la partecipazione del nostro coro, diretto dalla professoressa Rosamaria De Magistris, ad uno spettacolo a cui hanno preso parte i ragazzi di tutti gli altri cori. È stato bello veder premiato il nostro impegno con molti applausi.

3° GIORNO In mattinata il nostro coro e i cori facenti parte del nostro atelier si sono esibiti cantando i pezzi studiati durante le prove. Lo spettacolo si è concluso con un nostro pezzo ritmico, in cui sono stati coinvolti anche i ragazzi degli altri atelier. Siamo rientrati in albergo stanchi, ma soddisfatti e, dopo aver pranzato e sistemato le nostre cose, siamo saliti sull’autobus per fare ritorno a Vallo della Lucania portando con noi un’esperienza davvero indimenticabile. Giulia Schiavo I F


La lettura è per la mente quel che l’esercizio è per il corpo (Joseph Addison) “Andiamo o non andiamo? Questa era la domanda che tutti noi ci facevamo quel fatidico giovedì!” È stato un giorno indimenticabile, pieno di emozioni e risate, ma anche di importanti spiegazioni. È stato proprio così: tutti noi, i ragazzi della IG e i ragazzi della IF ci siamo recati all’istituto “Santa Teresa” per visitare la biblioteca “Edith Stein “ e intervistare la Dott. sa Tina Bruno, Direttrice della biblioteca. Quest’ultima ci ha mostrato la biblioteca e ci ha spiegato le varie classificazioni dei libri e io ne ho approfittato per porle alcune domande: Quali studi bisogna fare per diventare una bibliotecaria? Bisogna intraprendere gli studi in una facoltà umanistica (filosofia, storia dell’arte, studi umanistici) e poi specializzarsi in biblioteconomia. In che cosa consiste il suo lavoro? Il bibliotecario è una figura proteiforme, cioè ha varie funzioni: deve conoscere le varie forme di comunicazione e deve districarsi tra i diritti d’ autore. Il bibliotecario è catalogatore quando si occupa della catalogazione dei libri. Questi ultimi si dividono in libri antichi o moderni e possono essere manoscritti, testi d’informatica, storia, storia dell’arte, latino o greco . . . . Inoltre il bibliotecario organizza gli spazi della biblioteca e decide la collocazione dei libri. Come è nata la sua passione per la lettura ? Grazie agli insegnati che sono stati molto stimolanti, ma sopratutto grazie all’ambiente familiare.

Martina Piccirillo I G


UNA GIORNATA IN BIBLIOTECA Un libro ti emoziona, ti informa, ti aiuta a spendere bene il tuo tempo arricchisce il nostro mondo interiore Le Prof.sse Lucia e Di Sevo, nel volerci insegnare a leggere attentamente ogni libro adatto alla nostra età, perché ciò possa influenzarci positivamente e migliori la nostra conoscenza e maturità, hanno deciso di organizzare una visita nella biblioteca dell’Istituto “Santa Teresa”. Il nome della biblioteca è Edith Stein in ricordo di quella donna ebrea morta nel campo di concentramento di Auschwitz. Questo il resoconto della nostra speciale visita. Appena arrivati, la biblioteca sembrava un po’ piccola, ma poi, esplorandola, ho potuto constatare quanto fosse spaziosa ed accogliente. C’era un pianoforte e dei cartelloni raffiguranti Santa Teresa a cui è dedicato l’istituto e si sentiva un odore di libri, alcuni freschi di stampa, altri consumati dal tempo. La direttrice si chiama Tina Bruno e ci ha detto che questa biblioteca è aperta a tutti. Ci ha spiegato la differenza nelle lettura con un tablet Kindle che viene utilizzato per leggere i libri in digitale e i libri antichi che, essendo scritti in latino e greco, risultano più difficili da leggere. Inoltre ci ha spiegato che per rendere una biblioteca ordinata e accessibile a tutti, bisogna catalogare i libri. C’erano più di cento libri di vario genere: scientifico, letterario, storico, religioso. Vi erano anche molti dizionari. Mi è piaciuta molto questa visita, perché non ero mai stata in una biblioteca vera e propria, ad eccezione di quella della scuola. È stato bello essere circondata da libri e pensare che leggere ti porta in mondi nuovi e diversi dal tuo. Io personalmente ho pensato di ritagliarmi del tempo dedicandolo a delle buone letture, anche ritornando nella stessa biblioteca per avere suggerimenti. Penso che i miei compagni possano usufruire in futuro di questa nuova realtà che è stata messa a disposizione nel nostro paese.

Benedetta Pilerci I F


VISITA ALLA BADIA DI PATTANO Oggi 26 maggio 2014, accompagnati dalle Prof.sse Emilia Sfara, Anna Di Sevo, Carmen Lucia e l’educatrice professionale Stella Attanasio siamo andati a visitare la Badia di Pattano. Siamo partiti verso le 9:30 da scuola e siamo stati accompagnati dal pullmino alla Badia. Appena arrivati sul sito la guida ci ha accompagnato davanti ad un antico frantoio, dove erano esposti dei disegni molto belli, tra cui anche i nostri. Ogni disegno rappresentava una determinata parte della giornata dei monaci, il momento della preghiera, del lavoro, dei riti quotidiani. La guida ci ha spiegato che ogni momento della giornata era importante per loro, che lavoravano la seta dall’allevamento dei bachi, creavano vasellame di creta e infine coltivavano erbe medicinali. Come seconda tappa, siamo stati accompagnati in una chiesetta con il pavimento trasparente, che consente di vedere i resti dei monaci rinvenuti sotto terra al momento del restauro. La guida ci ha spiegato che quella Chiesa un tempo era divisa in due parti dal muro, una parte era una casa e l’altra era la chiesa dove i monaci pregavano. Su un lato del muro c’è un affresco che rappresenta in alto Dio, di cui si vede solo la parte posteriore, sotto questa scena sono rappresentati gli angeli e per ultimi gli apostoli. In quella Chiesa c’è la tomba di San Filadelfo. Aveva, in origine, una decorazione molto complessa, ma oggi sono rimasti pochi affreschi; due anni fa ci fu il restauro dell’affresco più grande della Chiesa. Dopo la spiegazione della guid la Professoressa Sfara ha creato un laboratorio artistico, invitandoci a disegnare un dipinto che trovavamo nella Chiesa. Ognuno di noi ne ha scelto uno diverso e lo ha colorato come meglio credeva, facendo sfumature, effetti e ci siamo divertiti molto a dipingere e a disegnare tutti insieme. Alla fine siamo andati a visitare tutte le parti della Badia, abbiamo visto la Chiesa dei monaci ormai senza tetto e divisa dall’abside e da un muro in pietra. Al lato c’era una torre maestosa, visibile anche dalla superstrada. È stata davvero una bellissima giornata! Giovanna Previti Eliana Maria D’Amato IF


La badia di Pattano, un viaggio d’istruzione nella nostra Il 26 maggio ’14 la Prof.ssa Sfara, insieme ai rappresentanti del monastero dei monaci Benedettini, ha organizzato un’uscita didattica alla Badia di Pattano. Arrivati a Pattano, noi alunni di I F e I G siamo andati nella Chiesetta di San Filadelfo dove ci siamo seduti sul pavimento a vetro che lascia intravedere i resti di una villa romana e alcune ossa di persone sepolte. Lì la guida, la Dott.ssa Annarita Raso, ci ha parlato dell’importante affresco presente nella Chiesa e ci ha invitato a disegnare uno dei personaggi rappresentati sui muri. Potevamo rappresentare la Madonna, San Pietro, Sant’Andrea, l’ariete che ricorda il sacrificio di Isacco. Dopo un po’ di tempo siamo andati a visitare il monastero perché l’altra classe già lo aveva fatto e quindi dovevano rappresentare anche loro un disegno. Siamo andati nella Chiesa, che è senza tetto, dove un grande muro costruito successivamente separava la Chiesa dall’abside. L’edificio è grande e lungo e ha delle finestre rotonde e quadrate. La guida ci ha detto anche che all’interno c’erano delle fontane e quando i monaci furono cacciati, quell’edificio fu usato in parte come abitazione, in parte come stalla per gli animali ed anche come frantoio per macinare le olive. Il muro principale è caratterizzato da varie sfumature di rosso e da una finestrella in alto si può notare il disegno di uno stupendo giglio rosso che rappresentava il predominio degli angioini nell’Italia meridionale. In seguito siamo andati a visitare il campanile, un’opera monumentale dove in epoche passate, i monaci, al posto delle campane, suonavano degli strumenti di metallo o di legno per annunciare i vari momenti della giornata. Dopo abbiamo continuato il lavoro del disegno e poi il pullman ci è venuto a prendere. È stato bellissimo scoprire le opere realizzate da questi monaci italo-greci. Io non ero mai stata alla Badia, non avevo mai visto un monastero risalente all’anno Mille così ricco di storia! Spero di tornarci presto con la mia famiglia. Benedetta Pilerci I F


Viaggio d’istruzione a Pattano La Chiesa di Santa Maria

La chiesa di santa Maria oggi è priva di tetto e ha pochissime tracce di decorazioni. Vi sono per esempio delle cappelle laterali; delle quali solo una è in buono stato. A quest’ultima è stato aggiunto un muro,che ha il ruolo di muro portante. Su una parete si intravede il volto di Santa Chiara. La Torre Campanaria La torre campanaria di Pattano si configura tra le più antiche e suggestive dell’Italia Meridionale per l’alto medioevo. Se la torre di Pattano serviva a dimostrare l’importanza ed il potere raggiunto dal monastero nella zona, aveva probabilmente anche una funzione religiosa. È stato ipotizzato, infatti, che la stanzetta presente al livello basso della torre ospitasse il semantron, uno strumento di legno o bronzo che serviva a scandire le ore di preghiera e di lavoro dei monaci, quando ancora le campane non erano divenute di uso corrente. La Chiesa di San Filadelfo Il vero gioiello di Pattano è la cappella di San Filadelfo, sita a pochi passi dagli ambienti principali del complesso. Di fuori, la cappella sembra una masseria di campagna. All’esterno, un grosso albero di gelso dona ombra durante la calura estiva. Tutto attorno, i campi e i corsi d’acqua Badolato e Alento. Una volta entrati, non si può non rimanere colpiti dalla bellezza degli affreschi che decorano le pareti della cappella. La chiesa fu fondata dai monaci italo-greci sulle rovine di edifici di epoca romana imperiali. La struttura ha subito nel corso dei secoli rimaneggiamenti e purtroppo anche danni, soprattutto dopo che la proprietà fu ceduta in commenda e adibita ad uso agricolo dal XV secolo. I ricchi affreschi che si notano sui muri sia dell’abside sia del muro divisorio tra cappella e la zona della controfacciata, appartengono ad almeno tre fasi decorative distinte, la prima risalente al IX – X secolo, la seconda al XI secolo e la terza al XIV – XV secolo. Una tale continuità dimostra ancora una volta l’importanza raggiunta e mantenuta dal monastero attraverso i secoli e la continuità del culto del santo eponimo che, sebbene conosciuto in un ambito strettamente locale, ha reso tale cappella degna di una tale decorazione. Martina Piccirillo I G


Gita a Capo Palinuro e a Marina di Camerota In questo periodo stiamo studiando le grotte preistoriche con il professor Morra. La scuola, ha organizzato perciò una visita guidata a Capo Palinuro e a Marina di Camerota per visitare dei luoghi preistorici. Questo il diario del nostro viaggio… Ci siamo riuniti alla stazione dei pullman di Vallo e poi siamo partiti in mattinata. Arrivati a Palinuro, dopo aver fatto una lunga e bella camminata, abbiamo visto le piante e i fiori tra cui il rosmarino selvatico e un’orchidea lilla tra le sterpaglie. Poi dal promontorio di Capo Palinuro abbiamo ammirato il fantastico panorama. Siamo ritornati al pullman e siamo andati a Camerota. Una volta arrivati abbiamo fatto colazione e poi siamo andati a visitare le diverse grotte. Descrizione delle grotte: Questa è la grotta della Cala che è anche detta “il riparo del Poggio”. Qui sono stati scoperti nel 1954 i primi resti umani della zona: alcuni frammenti di ossa, numerose selci e conchiglie, che testimoniano come nella Preistoria questi luoghi fossero già abitati. Abbiamo osservato anche la grotta della Serratura, così chiamata perché l’ingresso ricorda quello della toppa di una serratura. Questa grotta è stata generata da un processo carsico (in pratica l’acqua meteorica è più acida delle rocce che sono fatte di calcare e le corrode creando delle faglie). La grotta del Noglio (questo termine in dialetto significa salame) nell’antichità era usata come magazzino del pescato dai marinai. Infine abbiamo osservato il porto naturale degli Infreschi che forma una baia; questa è un’insenatura naturale protetta dalla correnti, dove le acque sono di colore verde smeraldo e dove i fondali sono ricchi di “praterie di posidonia” (una pianta acquatica). Qui ci sono anche la chiesetta di San Lazzaro e l’omonima grotta degli Infreschi. In seguito siamo andati al MUVIP di Camerota (ecomuseo virtuale paleolitico); abbiamo visto un filmato che ci raccontava tutto su Camerota nel periodo paleolitico e sugli strumenti ritrovati nelle grotte e su come venivano utilizzati. Al termine la responsabile del museo ci ha regalato dei dépliant didattici. Conclusa la visita al museo siamo ritornati al pullman che ci ha riportato alla stazione di Vallo. Questa visita è stata molto istruttiva e mi ha fatto conoscere degli aspetti del nostro territorio che mi hanno piacevolmente sorpreso. È bello conoscere il nostro territorio, scoprire posti nuovi. Il Cilento è ricco di storia e natura. Benedetta Pilerci I F


RICERCHE DISCIPLINARI

LA CITTÀ MEDIEVALE Dopo aver finito questo capitolo di storia abbiamo costruito un plastico riferito alla città medievale. È un plastico fatto con del cartone, dei sas“Dopo secoli di guerra

solini, della stoffa, della tempera, una base di compensato e degli acqua-

le città si ripopolarono

relli. Abbiamo iniziato contornando la scatola di sassolini come se fosse un

e sorsero nuovi centri

muro in pietra. Dopo aver pitturato l’interno e aver fatto case, baracche,

urbani

po’

la chiesa, il campanile e gli alberi, abbiamo assemblato il tutto. Il giorno

dappertutto, le zone

dopo non è stato molto facile portarlo fino a scuola, ma alla fine c’è l’ab-

più popolate erano le

biamo fatta e alla professoressa è piaciuta. È stata portata, poi nel labo-

repubbliche

ratorio di arte ed è ancora lì ben conservato.

e

un

marinare

l’Italia

centro-

settentrionale. prime

città

producevano erano

Nelle si

cereali,

presenti

molti

artigiani, mercanti e il commercio si sviluppò velocemente. In ogni città c’era una chiesa ed ogni chiesa aveva il proprio campanile, che segnava

tutti

i

momenti dei cittadini: annunciavano assemblee

le cittadine,

le feste religiose,

i

matrimoni,

i

battesimi, i funerali. Con il tempo gli orologi dei

campanili

sostituiti

con

meccanici.”

furono orologi

Eliana Maria D’Amato Alba Lombardi IF


DAL CASTELLO AL CAMPANILE, la storia prende forma Nel nostro programma di storia abbiamo studiato i feudatari e abbiamo imparato che per difendersi usavano cavalieri, che erano posti sulle torri dei castelli per avvistare i nemici. Ma i feudatari, non sapendolo, avevano dato sicurezza ai cittadini che consideravano il castello come uno scudo per loro e la loro città. Con l’evoluzione e la trasformazione dalle piccole città alle grandi città, i cittadini si ribellarono ai feudatari che furono poi sconfitti; la città venne poi dominata dall’ imperatore e successivamente dal re e ancora dal Papa. Durante la dominazione imperiale i cittadini senza il castello non si sentivano sicuri e quindi iniziò una fase in cui i cittadini si ribellarono all’imperatore, perché volevano essere protetti. A Firenze, la grande città del Rinascimento, nacque un grande artista di nome Giotto, che edificò uno meraviglioso monumento che oggi noi conosciamo come il campanile, ma a quel tempo nessuno sapeva come si fosse potuta chiamare quella torre. Giotto aveva anche aggiunto un particolarità al monumento: al suo interno vi era una campana che suonava a tutte le ore del giorno, ma annunciava anche delle comunioni, battesimi, matrimoni, celebrazioni importanti. In realtà nel Medioevo i cittadini consideravano che tutto ciò che fosse grande, potente e possente e che superasse tutti gli altri palazzi avesse un valore simbolico, perché con quel monumento si dimostrava la forza su tutti. Il campanile diventava così il simbolo della città nascente, perché scandiva il tempo del lavoro e della festa, dando soprattutto una regola ai cittadini che iniziavano a vivere democraticamente. Col passare del tempo il campanile venne annesso alla Chiesa, acquistando così un nuovo valore, non solo rituale ma anche religioso. La nostra professoressa ci ha fatto realizzare questo splendido campanile in cartone, per “dare forma alla storia”…. Altri compagni hanno realizzato due plastici di castelli medievali, una città medioevale e addirittura la riproduzione di una giostra medioevale. La realizzazio-

ne non è stata facile, però con l’impegno ci siamo riusciti!!! Benedetta Agresta I G


Incontro con il Prof. Vincenzo Bruno Una lezione di storia speciale su Medioevo e Rinascimento Nell’auditorium della nostra scuola abbiamo potuto seguire la conferenza del Prof. Vincenzo Bruno, docente di Storia e Filosofia, nei Licei e all’Università, poeta e saggista, che ci ha parlato del Medioevo e dell’Umanesimo. Ha iniziato l’incontro illustrandoci le diverse tesi sull’origine e sulle principali caratteristiche del Medioevo. Medioevo vuol dire “medias etas”, si fa iniziare con Dante, Petrarca e con Federico II di Svevia e indicativamente finirebbe con la Scoperta dell’America nel 1492; ma secondo alcuni storici sarebbe finito nel 1453, con la caduta dell’Impero d’Oriente. Nell’arte si abbandona lo stile romano e si sviluppa lo stile gotico. Il Medioevo veniva anche chiamato periodo dell’oscurantismo. Si pensava che all’alba dell’anno Mille sarebbe venuta la fine del mondo; in molti praticavano l’ascesi e si ritiravano nei monasteri e nei conventi. Nel Medioevo si sviluppa il pensiero “teo-centrico”: Dio era al centro del mondo mentre gli uomini erano considerati come una res e non avevano molta libertà. Con il Rinascimento, invece, si afferma una tendenza definita dell’ “omo-centrismo”, secondo la quale l’uomo era al centro del mondo, perché capace anche di agire con la sua intelligenza e la sua audacia, sfidando il mare e scoprendo il Nuovo Mondo (Cristoforo Colombo) e inventando macchine straordinarie e avveniristiche (Leonardo da Vinci). In questo periodo nacquero molti artisti, come Brunelleschi o come Michelangelo, che dipinse la meravigliosa e stupenda Cappella Sistina. Ma ci ha ricordato anche le imprese di scienziati come Gallileo Galilei che rivoluzionò tutte le conoscenze sull’universo, affermando che terra a gira intorno al sole e non il sole intorno alla terra (come erroneamente si pensava nel Medioevo). Il Professore Bruno ci ha parlato poi dell’importanza dello studio della storia, una disciplina fondamentale perché è “magistra vitae”, maestra di vita. Bisogna studiare la storia anche per capire il periodo che stiamo vivendo chiamato “umanesimo tecnologico”. E’ stato molto interessante ed istruttivo ascoltare il Professore Bruno, perché ci ha fatto capire delle una lezione abbastanza difficile ma in maniera semplice.

Benedetta Pilerci I F


È GIUSTA L’IMPOSIZIONE DEL VELO ALLE DONNE DEL MEDIO ORIENTE? Da sempre le donne nel Medio Oriente indossano il velo che copre il loro capo. Nel mondo dell’estremismo islamico quest’antica tradizione è stata esasperata, imponendo l’uso del burka. Questa usanza ha fatto discutere e la società moderna dell’Occidente si è divisa sostenendo due posizioni contrastanti: una a favore e una contraria. La posizione contraria al burka sostiene che l’imposizione del velo sia una cosa ingiusta, perché una donna ha il diritto di mostrare la propria immagine al pari dell’uomo e di scegliere di indossarlo o meno. Il più delle volte indossare il burka è una scelta che non viene presa dalla donna, bensì dall’uomo che ne esercita una sorta di proprietà. Essa, infatti, subisce le imposizioni prima del padre e poi del marito. La condizione della donna in Medio Oriente è sconcertante, infatti, c’è una parte della società occidentale che condanna questa usanza. Ci sono, però, persone che sostengono come questa tradizione non possa essere giudicata. Il burka, a volte, viene adottato volontariamente dalle donne che credono profondamente nell’Islam. Alcune di esse non si sentivano limitate dal velo, infatti, hanno inventato il burkini, un costume da bagno che copre l’intero corpo, per non rinunciare al mare e alla religione. Non possiamo comunque giudicare queste donne, perché, come esse ai nostri occhi sembravano schiave della religione, anche noi, siamo schiave dell’immagine. Nei nostri paesi, infatti, se qualcuno non è bello naturalmente deve ricorrere alla chirurgia estetica. Inoltre, nella società occidentale tutti devono seguire una moda, altrimenti non si è “OK”. Come nel Medio Oriente le donne nascondono la loro bellezza esteriore coprendo il loro corpo, noi nell’occidente copriamo la nostra bellezza interiore e nascondiamo la nostra personalità, omologandoci agli altri non per imposizioni religiose o politiche, ma per scelta propria: seguire un modello che la società moderna ci propone. Io credo che il burka, se non è un’imposizione, ma una libera scelta, sia una valore da rispettare. Chi sceglie liberamente di indossare il burka, infatti, manifesta dei suoi convincimenti in materia religiosa che devono comunque essere rispettati. Al contrario vanno condannate quelle comunità islamiche che impongono il velo contro la volontà delle donne costrette, loro malgrado ad accettarlo. Elena De Luca III D


Non calpestate i nostri diritti La vostra voce conta e potete farla sentire! È un problema che si è posto con urgenza e grande dolore quando si ci è accorti della grave situazione in cui versavano milioni di bambini, vittime di violenza fisica e morale che per secoli si è esercitata nei loro confronti. Fatto ancora più grave perché esercitata nei loro confronti di una categoria di persone che, vuoi per l’età, vuoi per rispetto, non potevano reagire alla protervia degli adulti. Vessazioni e umiliazioni di ogni tipo: dalla violenza fisica-corporale a quella psichica, alla violazione della propria “innocenza” a quella della libertà, alla mutilazione del proprio corpo privato di un organo per essere venduto, alla costrizione di “elemosinanti”. Questi alcuni aspetti di una situazione che ha disonorato alcune persone e forse anche Stati, dimenticando la loro missione educatrice e formativa dei ragazzi. È necessaria però una precisazione: quando si trasferiscono nel bambino o nel ragazzo le noie e le tristezze dei grandi si opera una grande ingiustizia che alla fine si paga. Come la pianta deve crescere nel suo terreno conveniente e alla luce piena del sole, così il bambino ha diritto alla gioia della vita. L’essere padre o madre è una missione meravigliosa che non si deve mai dimenticare. I cartoni animati e le lunghe trasmissioni televisive non possono costituire l’unico divertimento di un bambino, a cui, per comodo dei genitori,viene ogni possibilità di movimento e di spazio. I bambini sono esseri umani e quando Gesù disse “lasciate che i bambini vengano a me” certamente non pronunciò queste parole per un trastullo dei bambini, ma per affermare un principio sacrosanto “la loro persona”, la loro indipendenza e la loro libertà. Che il bambino sia una persona, sulla scorta delle parole di Gesù, non è una bugia perciò come uomo si deve rispettare; possiede l’anima,l’istinto,la fantasia,l’intelligenza,il cuore e la volontà. Si deve amare perché è sincero e cerca sempre di ricambiare a suo modo il bene che riceve. Possiede tutti i diritti che posseggono gli adulti ma il più importante, è che tutti, i genitori,educatori ed entei preposti alla sua crescita devono capirlo, intuendo i suoi momenti di maturazione, non lo si può fermare nei suoi movimenti perché la dinamicità lo fa crescere, allontana la malinconia e la malattia. Ha il diritto di scherzare con gli amici,deve gustare la gioia della libertà. Se questi diritti gli vengono negati, non sarà mai maturo! Ecco perché tutte le nazioni del mondo si sono mosse e hanno indetto convegni per il riconoscimento dei diritti dei bambini e i risultati sono stati ratificati nella Convenzione del 20 novembre 1989. In questa convenzione sono stati stabiliti: diritti dei ragazzi e doveri degli adulti. I doveri degli adulti si fondano su due punti fondamentali: rispetto della persona e della dignità del bambino ! Concludo con il pensiero di una donna, la moglie del nostro Presidente della Repubblica, Clio Napolitano, che afferma “ Ragazzi la vostra voce conta e potete farla sentire”. Aggiungo: sempre che le Istruzioni mondiali facciano rispettare le norme!

Martina Piccirillo I G


LETTERA AL PAPA Vallo della Lucania, 10/04/2014 Santità, sono una ragazza della Scuola Secondaria di 1° grado “Torre- De Mattia”, di tredici anni. Ho scritto questa lettera perché ammiro molto il suo operato nella Chiesa. Come tutti i giovani anche io voglio cambiare il mondo ma la cosa più sorprendente è che lei si vuole unire a noi e ci vuole insegnare il modo più giusto per combattere le ingiustizie: la Parola. Lei, infatti, sta rivoluzionando il mondo utilizzando la Parola e predicando la Pace; spero che molte persone ne traggano esempio. In tv non sentiamo quasi mai parlare di eroi e di persone che della pace e dell’amore fanno il loro credo e questo mi ha fatto pensare. Ora capisco perché il mondo va alla malora, perché le persone svolgono una vita senza pace e amore e questo tipo di vita è come un arcobaleno in bianco e nero, non ha senso. Sempre più spesso, invece, si sente parlare di odio e di violenza. Ormai siamo abituati alle cattive notizie e questa indifferenza verso i problemi che affliggono il mondo e le persone mi fa rattristare. I problemi nel mondo sono tanti ma la cosa più sorprendente è che spesso si tende a non affrontarli perché si pensa che lo debbano fare gli altri: chi è del nord non si interessa dei problemi della delinquenza organizzata, chi è del centro non si interessa degli immigrati a Lampedusa e chi è del sud non si interessa del riscaldamento globale, dello scioglimento dei ghiacciai e dell’estinzione degli orsi polari ai poli. Ma è da stupidi continuare a comportarsi in questo modo perché questi problemi riguardano tutti, è come non avvisare i pompieri per far spegnere un incendio del giardino di un tuo vicino perché è un suo problema ma alla fine l’incendio si estenderà anche sulla tua casa e solo a quel punto, quando è troppo tardi, capisci che quel problema era anche tuo. Io spero tanto che il mondo si accorga che questo comportamento è sbagliato prima che sia troppo tardi. Io la esorto a continuare a parlare dei valori nel modo in cui ha sempre fatto: con semplicità; perché le sue parole servano da insegnamento a tutti, così prima o poi arriveranno nei cuori dei potenti. Distinti saluti Elena De Luca III D


Biografia di Anne Frank Anne è una ragazza ebrea di 13 anni. Nel suo diario racconta la storia negli anni in cui è in atto la Seconda Guerra mondiale, durante la quale i tedeschi sterminano l’intera razza ebrea deportandoli nei campi di concentramento. Anne all’inizio parla di questo dono speciale, il diario avuto in regalo nel giorno del suo tredicesimo compleanno. Poi racconta dei compagni di scuola, facendoci capire il loro carattere con una precisa e attenta descrizione di ognuno. In seguito, parla della sua famiglia e del suo difficile rapporto con la mamma. Ha molti spasimanti, ma il suo vero amore a quel tempo è Hello, sono molto in sintonia e trascorrono giorni felici insieme. Purtroppo giunge notizia che Hitler vuole uccidere tutti gli ebrei e perciò Anne e la sua famiglia si devono nascondere. A questo punto Anne inizia a parlare della strana vita trascorsa nell’alloggio segreto. Nel nascondiglio sono in otto: Anne, Margot, mamma e papà Frank, Peter, il signor e la signora Van Daan e il signor Dussel. Hanno degli amici che procurano loro il cibo. Miep è una ragazza che ogni sabato porta dei libri a Anne, Peter e Margot. Racconta anche che in famiglia ci sono molte discussioni, soprattutto politiche. Anne si è innamorata di Peter e ogni sera lo va a trovare in soffitta (il luogo in cui hanno trovato rifugio). Anne ancora non sa se sono solo amici o qualcosa in più. Da grande vuole fare la scrittrice o la giornalista, perché lei ama scrivere. Un giorno la famiglia Frank sente bussare alla porta, Anne va ad aprire. È un soldato che, con armi in pugno, dice loro di stare calmi. Il gendarme ispeziona la casa e insieme al sergente maggiore visiona cosa c’è dietro la libreria. Scoprono il nascondiglio e così li arrestano tutti. Le SS li deportano prima alla prigione dell’Euterpestraat, in seguito li trasferiscono al centro di detenzione di Weterengschans. Dopo tre giorni li inviano al campo di raccolta di Westerbook, per poi deportarli nei campi di sterminio. Il 3 settembre gli otto clandestini dell’alloggio segreto vengono deportati ad Auschwitz. Otto Frank si salva, mamma Frank muore di consunzione. Successivamente Anne e sua sorella vengono deportate nel campo di Bergen-Belsen; Margot muore di tifo due giorni prima di Anne, che muore di fame. Mi sarebbe piaciuto molto conoscere Anne Frank per chiederle tantissime cose sui campi di concentramento. Aveva quasi la mia stessa età quando è morta e non riesco proprio ad immaginare come sia riuscita a trascorrere i suoi giorni in quel campo di concentramento, circondata da morte, da orrori indescrivibili e da violenza inaudita. Non so se al suo posto sarei stata capace di sopportare quel dramma e soprattutto, non so se sarei stata capace di non morire di paura non conoscendo cosa mi aspetta.

Benedetta Pilerci I F


Historia magistra vitae, La storia insegna, ma solo a chi vuole imparare…. È importante non dimenticare l’Olocausto, infatti noi dobbiamo volgere uno sguardo al passato recente, per cercare di capire meglio che cosa ha significato nella nostra storia l’odio contro gli ebrei. Noi non siamo i migliori! Questo dovrebbero pensare le persone che discriminano le razze diverse dalle loro. Siamo esseri umani, tutti sbagliano, nessuno è perfetto….Nel 1939 in Germania salì al potere Adolf Hitler. Hitler era di origine austriaca e desiderava una razza perfetta. Voleva eliminare gli ebrei, i rom e le persone diversamente abili. Sull’Olocausto sono stati scritti molti libri e sono stati girati tantissimi film. Un testo che mi ha fatto molto riflettere è sicuramente “Una bambina e basta” di Lia Levi: in questo libro si narra la vicenda di una bambina ebrea che viene nascosta in un convento di suore cattoliche per sfuggire alla deportazione. In questo testo si parla poco di morte, ma è terribile proprio perché è una storia semplice nella quale è facile immedesimarsi. È la storia di una bambina qualsiasi che potrebbe facilmente ripetersi. Anch’io, nel mio piccolo, ho cercato informazioni riguardanti questa tragedia, per un lavoro di ricerca organizzato dalla professoressa di lettere per commemorare la Giornata della Memoria a scuola. Nell’intervista, che secondo la consegna avrei dovuto fare ai miei familiari, in particolare mio nonno paterno mi ha raccontato cosa succedeva a Caserta, la sua città natale. Lui non ama parlare di questo periodo, perché gli ha lasciato impresso dei ricordi sgradevoli. Mi ha raccontato che i tedeschi si nascondevano nella Chiesa della città, rastrellavano e imprigionavano tutti gali ebrei, tutti i rom e tutti gli slavi che passavano, se scappavano lanciavano pietre o li sparavano con i fucili. Mio nonno materno, invece, ha conosciuto la signora Eisa Springer ebrea, sopravvissuta ad Auschwitz. Mia madre, quando frequentava l’università, ha conosciuto un’ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento. Le raccontò che, quando furono emanate le leggi razziali, lei e la sua famiglia, grazie all’aiuto di famiglie amiche, riuscirono a nascondersi per un po’ di tempo, ma, qualche anno dopo, i tedeschi li scoprirono e li deportarono. Appena gli americani liberarono i campi di concentramento le regalarono al cioccolata, ma l’avvertirono di mangiare piano, perché l’intestino non era più abituato a sostenere il cibo, per il prolungato digiuno. Dopo aver ascoltato tutte queste testimonianze, ho riflettuto e ho capito che la conoscenza del passato è importante, ma non deve rimanre fine a se stessa, deve aiutare a costruire una società migliore. Ancora oggi, nonostante la Giornata della memoria, i libri, i documentari sulla Shoah, vengono perpetrati altri genocidi; basti e pensare all’Africa, che è dilaniata dalle guerre fratricide, in cui i bambini, strappati alle loro famiglie, vengono arruolati nell’esercito. Dopo tutti questi ricordi, queste memorie importanti, voglio riportare una frase tratta dal libro di Anna Frank, che noi allievi di I F e I G abbiamo letto insieme, per invitare tutti i lettori del nostro giornalino a riflettere: “Noi giovani facciamo doppia fatica a tenere saldi i nostri principi in un’epoca che distrugge tutti gli ideali in cui gli uomini mostrano il loro lato peggiore e si dubita della verità della giustizia e dell’esistenza di Dio. È davvero un miracolo che io non abbia perso tutte le speranze, perché sembrano assurde e irrealizzabili e pur le conservo, nonostante tutto, perché credo nell’intima bontà dell’uomo, non posso costruire tutto sulla morte, sulla miseria, sul caos”.

Martina Piccirillo I G


Il giorno nella memoria: lezione multimediale dei giovani allievi di I F e I G QUANDO L’ODIO SUPERA IL RISPETTO DELL’UOMO

In generale tendiamo un po’ tutti a discriminare sempre gli stranieri, i rom, dimostrando così di essere persone che purtroppo non capiscono quale sia l’importanza dell’uguaglianza e della fratellanza. L’eccidio degli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale è stato sempre per colpa dell’uomo che ha sempre messo al primo posto l’odio, noi siamo stati capaci di eliminare generazioni di ebrei; questa è l’azione più brutta che abbia potuto compiere l’uomo per colpa di quella cospirazione, di quell’odio che non ci permette ormai di conoscere il significato della parola uguaglianza. Io credo che la disuguaglianza, l’odio, la perfezione, ci hanno ormai oscurato la vista, non possiamo più tornare indietro, ormai è stato fatto e purtroppo quando ho cercato di capire cosa significasse la parola uguaglianza non ci sono riuscita, perché ormai era troppo tardi. Io credo che non si possa pensare di fare una cosa del genere. Ormai come diceva Anne Frank: “Noi giovani facciamo doppia fatica a tenere saldi i nostri principi in un’epoca che distrugge tutti i nostri ideali.” Ragionamento che nessuno di noi può fare, quando ho ascoltato le sue parole mi sono detta che doveva essere stato terribile, ma nello stesso momento mi sono vergognata di me stessa, perché ho capito che noi consideriamo questo eccidio come un ricordo passato, ma in realtà ancora sta accadendo; pensiamo alla guerra per esempio in altre parti del mondo, fatta solo per contendersi sciocchezze. Noi giovani, infatti, facciamo davvero molta fatica a credere in un mondo migliore, noi non possiamo immaginare quello che significa tornare a casa e trovare delle persone che non conosciamo e che ti puntano il fucile addosso. Come la poesia di Primo Levi, non possiamo immaginare cosa è successo nella Seconda Guerra Mondiale, perché noi tornando a casa troviamo il cibo caldo e visi amici. Quando abbiamo fatto le relazioni, una mia compagna Martina ha intervistato i propri nonni e mi è venuto da piangere; mi sono commossa perché non potevo immaginare cosa succedeva nei campi da concentramento. Non riuscivo a guardare le immagini, non capivo come l’uomo potesse aver fatto un’azione tanto squallida, orribile, contro i loro simili. Guardando le immagini mi sentivo e sempre più sempre più triste e mi chiedevo: “non ci posso credere, non posso dimenticare..” Io giuro che su tutto quello che ho di più caro non dimenticherò!!!

Benedetta Agresta I G



Concorso Consac: Amo l’acqua e ci faccio uno spot… Il giorno 28 maggio, la nostra classe insieme a tante altre provenienti da tutto il Cilento, si è recata presso il Cineteatro “La Provvidenza” di Vallo Della Lucania, per un concorso organizzato dall’associazione gestioni idriche Consac per sensibilizzare noi giovani ad un corretto uso dell’acqua, considerata ormai un bene prezioso. Una volta arrivati al teatro abbiamo preso posto, eravamo tantissimi, circa 500, tutti per conquistare il primo posto per il migliore spot. Erano presenti gli organizzatori della manifestazione, il Vescovo di Vallo, sua Eccellenza Ciro Miniero e diversi esponenti della politica locale. Sono stati proiettati tutti gli spot delle scuole partecipanti, sia della scuola secondaria di primo grado, sia della scuola primaria. Molti erano veramente fatti bene, in grado di conquistare un bel riconoscimento. Noi siamo stati premiati ed abbiamo conquistato un terzo premio che ci ha reso particolarmente felici! Siamo entrati nella rosa dei primi cinque premi, pur avendo per rivali ben quaranta spot! Siamo stati invitati a salire sul palco e lì ci hanno consegnato un attestato, in seguito arriverà a scuola una biblioteca di libri offerta per noi vincitori. Abbiamo festeggiato con le nostre Prof.sse Arena e Di Sevo che ci hanno guidato in questa bellissima esperienza. Alla fine della manifestazione c’è stato un ricco buffet offerto per tutti noi ragazzi. L’organizzazione Consac ha anche regalato a tutti noi degli astucci di legno, ripieni di colori con annesso un righello e bottiglie d’acqua a volontà che, naturalmente, dovremo saper ben usare perché: l’acqua è un ben comune e va rispettato come un bene proprio. Assunta De Vita, Eliana D’Amato, Francesca De Stefano, Benedetta Pilerci, Ilenia Marotta, Alba Lombardi I F


La scuola Martiri De Mattia trionfa al concorso “Dai luce alla pace” ideato dalle F.I.D.A.P.A.

Gli alunni dei corsi A, D ed E della nostra scuola hanno aderito al progetto “Dai luce alla pace” ideato dalle F.I.D.A.P.A. di Battipaglia e divulgato al livello Nazionale ed Internazionale. I nostri ragazzi hanno dato prova di grande serietà e interesse verso una tematica così importante, invogliati anche dal fatto che i loro lavori saranno inviati a Papa Francesco. Hanno aderito all’iniziativa scuole di Primo e Secondo grado della Campania, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, scuole della Cina e della Corea. Con orgoglio possiamo dire che tre alunne della nostra scuola si sono distinte per il loro lavoro, sia per il disegno, sia per l’elaborazione e la stesura del testo. Le alunne premiate sono: Oriana Pinto (II E), Melissa Santi-(III E), Emanuela Forte (II A). La cerimonia di consegna degli attestati di merito è avvenuta il 30 maggio 2014 nel Salone comunale del Comune di Battipaglia. L’insegnante referente del progetto è stata la Professoressa Liliana Guida; con lei ha collaborato la Presidente della FIDAPA sezione Cilento- Elea, Dott.ssa Diana Nese, responsabile della nostra zona.


I NOSTRI VIAGGI D’ISTRUZIONE Caro diario, sono appena le 9 di mattina e indovina dove sono?...Sono a scuola, non riesco a non pensare che solo una settimana fa ero sul pullman con tutti i miei amici. Guardo la prof e mi vengono in mente le strade affollate di Venezia, guardo fuori dalla finestra e vedo il Canal Grande. Il Ponte dei Sospiri e il Ponte di Rialto … “Il mondo è un libro non riesco proprio a non pensare a Venezia. Il viaggio d’istruzione tanto atteso, quei cinque giorni passati solo tra amici,a e chi non viaggia ne parlare, ridere e scherzare e sentirsi più responsabili, forse perché si è lontani da casa, forse perché la mattina si ci deve sveconosce solo una gliare da soli, insomma … perché non c’è mamma. Questo è stato l’ultimo viaggio passato con i miei amici delle medie, quel pagina” viaggio pieno di emozioni, cose nuove, divertenti senza persone troppo alle conseguenze. In viaggio d’istruzione non si pensa Sant’Agostino solo a divertirsi, ma si deve anche capire la grande valigia del sapere. Nella mia valigia, sono rimasti anche alcuni pezzi di Venezia, quelli che mi hanno colpita maggiormente: come il Guggenheim e il palazzo Macenigo. La collezione Peggy Guggenheim è uno dei più importanti musei in Italia. Il museo è situato a Venezia sul Canal Grande, in quella che fu l’abitazione di Peggy Guggenheim. Tra le tante opere ci sono capolavori del cubismo, del futurismo e dell’ espressionismo. Abbiamo visto opere di Mondrian e di Pablo Picasso. Tra i quadri visti quelli che mi hanno colpito di più sono l’Albero di Mondrian, Il mare ballerina di Mondrian. Il tutto si è concluso con la visita nel giardino della casa, dove è stata sepolta la signora Guggenheim e i suoi 14 cagnolini. È stato molto interessante, è stato come un viaggio passato, nei vestiti di quel tempo, dagli strettissimi e piccolissimi busti, per le donne alle lunghe e ingombranti gonne. Una delle cose che mi ha colpito di questo particolare del Palazzo “Ca’ Mocenigo” (la Casa di Goldoni) è stato vedere tutti questi vestiti e quegli oggetti, come il bastone di tartaruga, le scarpe delle donne, il ventaglio con ricami, le calze e il tricorno dell’uomo. Diario mio,questa sì che la possiamo definire gita … pensa che l’ultima sera la professoressa ci ha portato anche in discoteca, io sinceramente non mi sentivo a mio agio, ma i miei amici hanno fatto si che facessi parte di quel gruppo e anche la professoressa ha fatto fin troppo per me. Possiamo dire che tra lacrime di Annarita, scherzi di Maura, risate, parlate attraverso i muri e bravate le gita è andata a buon fine, noi ci siamo divertiti in un modo pazzesco e solo che penso che tra due mesi, forse, lascerò la mitica III H e le scuole medie, questo mondo fantastico, particolare, mi rattrista. Mi mancheranno i corridoi ben dipinti, gli abbracci tra amici, i loro sguardi durante la lezione, l’arrivo della preside in classe, le urla dei professori … mi mancheranno da morire. Adesso tra Penny Guggenheim, Murano, Palazzo Ducale, traghetti e ponti, ti lascio, la prof mi ha chiamata alla lavagna. A stasera. P.S. Mi mancheranno anche le professoresse.

Iolanda Sansone III H


GITA A VENEZIA, diario di viaggio di un’esperienza indimenticabile IL 25 marzo 2014, con la scuola, sono partito alla volta di Venezia per l’annuale viaggio d’istruzione. Venezia mi ha stupito davvero. È una città eterna, un po’ come Roma, dove i turisti non smetteranno mai di andare. È una città dove l’antichità dei negozi si mescola con la tecnologia e la modernità delle attrezzature fornite ai turisti (come le cuffie con la guida virtuale), una città dove è possibile rinvenire un cocktail di popolazioni: dai cinesi agli inglesi, passando per gli americani e gli spagnoli. Il primo giorno lo abbiamo trascorso per la maggior parte del tempo a Mu“I sentieri si rano, dove abbiamo visitato il “Museo del vetro” e la “ Scuola del vetro Abate Zanetti”, nella quale un esperto in materia ci ha mostrato come si realizzano costruiscono oggetti in vetro nelle fornaci. viaggiando” Questo mi è parso molto interessante perché, non sapendo minimamente come si producesse il vetro, sono rimasto stupefatto quando, con una sempliFranz Kafka ce sbarra metallica, il maestro ha prelevato dal forno una pallina simile a lava che alla fin fine era vetro, una cosa magnifica sia per la delicatezza che per la difficoltà. Un’altra cosa spettacolare però l’ho ammirata nella Basilica di San Marco: la “Pala d’oro”, un quadro contenente circa 2000 pietre preziose e realizzato completamente in oro; non immagino quanto possa essere pesante o quanto possa valere un oggetto di quel calibro. Possiede una lucentezza immensa. Un percorso molto interessante che abbiamo potuto svolgere tra le sale del Palazzo Ducale di Venezia è stato “Le stanze del Potere”. Con la giuda abbiamo visitato le aule del governo veneziano e le prigioni, poi siamo entrati nel Ponte dei Sospiri che dall’interno non rende assolutamente lo spettacolo che può essere ammirato dall’esterno da milioni di turisti. Il museo “Ca’ Mocenigo” ci ha offerto un importante ampliamento culturale per quanto riguarda la moda dal secolo settecentesco in poi, in più ci ha dato la possibilità di osservare direttamente i tessuti che venivano importati nel capoluogo veneto per le alte borghesie. Il museo che più mi ha colpito però è stato sicuramente il museo Peggy Guggenheim per la storia della sua fondatrice che con la tenacia, affrontando anche molte difficoltà economiche, è riuscita ad acquistare tele dei più grandi artisti europei come Magrit. Ha avuto in passato non pochi ostacoli da superare; all’inizio i suoi artisti non riuscivano a produrre tele vendibili su scala mondiale perciò, dopo aver dovuto chiudere una galleria d’arte a Londra, si trasferisce in America per evitare le incombenze della guerra e proprio in America acquisisce la fama necessaria a farla diventare popolare in ambito mondiale. La storia di questa ragazza che dal nulla è riuscita a collezionare alcune tra le più importanti opere al mondo mi ha emozionato. Il museo è oggi allestito nella casa originale di Peggy Guggenheim e anche il cortile è visitabile dai turisti. In conclusione posso dire che il viaggio a Venezia è stato molto interessante per quanto riguarda i musei ma, le risate con gli amici, le nottate in bianco, la discoteca aperta solo per noi sono cose che non riuscirò e non vorrò dimenticare tanto facilmente; sono esperienze che rimangono impresse nel nostro cuore, e a pensare che non potremo più viaggiare tutti insieme mi fa scendere una lacrima. Antonio Sansone III G


CONCERTO DI NATALE


Premiazioni dei PON, manifestazione di fine anno




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