Cinecorriere 2016 n4 venezia

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cinema&fiction Anno 69 - numero 4 settembre 2016 - 2,00

SPECIALE

ITALIANI IN MOSTRA Anche Spira Mirabilis e Piuma in gara CONCORSO Apertura da Oscar col musical La La Land EVENTI Da The Young Pope a I magnifici sette

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NUOVI SPAZI Muccino e Santoro nel Giardino del Lido

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma

Il nuovo film di Giuseppe Piccioni

QUESTI GIORNI

a VENEZIA



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editoriale

Il Lido delle nuove proposte

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a presenza italiana alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia quest’anno, tra competizione, fuori concorso e sezioni collaterali è sembrata più significativa del solito. Magari i numeri, seppur massicci, non necessariamente sono stati da record, anche se i trenta titoli circa che hanno affollato la rassegna non sono poca cosa. Il dato più rilevante, spulciando fra i nomi degli autori presenti, è quello anagrafico, cinematograficamente parlando. Tante sono state infatti le opere prime, seconde, o al massimo terze, in rassegna. Anche il veterano presente fra i tre titoli in concorso nella competizione principale, il Giuseppe Piccioni di Questi giorni, a 63 anni riesce a mantenere uno “sguardo giovane” sulla realtà con un toccante racconto di formazione, tra l’altro virato al femminile. Uno sguardo che è stato decisivo anche nella scelta da parte

di Verdiana Bixio di produrre la pellicola con la sua Publispei, insieme con la 11 Marzo Film di Matteo Levi e Rai Cinema. Lo ha spiegato lei stessa nell’intervista rilasciata a Cinecorriere: «Quando Matteo Levi mi ha proposto di co-produrre Questi giorni mi sono tuffata con entusiasmo in questa fantastica avventura e Piccioni era già nel progetto. Questo ha inciso sulla mia scelta di aderire all’invito. Ho subito amato il suo punto di vista del mondo femminile. Le quattro ragazze, cinema&fiction

Anno 69 - numero 4 settembre 2016 - 2,00

SPECIALE

ITALIANI IN MOSTRA Anche Spira Mirabilis e Piuma in gara CONCORSO Apertura da Oscar col musical La La Land EVENTI Da The Young Pope a I magnifici sette NUOVI SPAZI Muccino e Santoro nel Giardino del Lido

04

Rivista illustrata di Cinema e Fiction fondata da Alberto Crucillà nel 1948

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma

Il nuovo film di Giuseppe Piccion i

QUESTI GIORNI

a VENEZIA

altra generazione, raccontate con uno sguardo ancora inedito. Non quattro giovani secondo un uomo adulto, ma un autore che ci mostra il mondo che esse portano, fatto di momenti di risate senza un vero perché, cameratismo, disaccordo nelle scelte, verità nascoste e poi scoperte. Le ragazze che tutte le donne sono state». In questo numero speciale di Cinecorriere ripercorriamo la rassegna veneziana, sezione per sezione, soffermandoci, attraverso rapidi flash su alcuni momenti, titoli e nomi che hanno saputo regalare suggestioni particolari. Tra questi, meritano una menzione speciale Liberami di Federica Di Giacomo (che ha vinto il primo premio) e Il più grande sogno di Michele Vannucci in Orizzonti, Le ultime cose di Irene Dionisio alla Settimana della Critica, Indivisibili di Edoardo De Angelis e La ragazza del mondo di Marco Danieli ai Venice Days. Renato Marengo

sommario Speciale Venezia 2016 Tutto sulla 73. edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Luigi Aversa

Classici Preapertura con Tutti a casa di Luigi Comencini. Restauri e rimasterizzazioni

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Questi giorni Verdiana Bixio parla del film prodotto da Publispei in gara al Lido 4

Orizzonti vicini Uomini in cerca di futuro Italiani sugli scudi

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Gli altri italiani In competizione anche Piuma e Spira Mirabilis

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Biennale College Quarta edizione del laboratorio aperto ai giovani filmmakers

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Cinema nel giardino La Mostra abbraccia il grande pubblico

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Concorso Apertura da Oscar con La La Land di Damien Chazelle

Fuori concorso Grandi eventi in laguna, da The Young Pope a I magnifici sette 8

Settimana Internazionale della Critica Il piacere degli occhi incontra lo stupore 15

Vecchi Leoni Premi a Belmondo e Skolimowski Omaggi a Cimino e Kiarostami

Giornate degli Autori - Venice Days Qualità, innovazione, ricerca, originalità e indipendenza 16

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Questi giorni a Venezia Ce li racconta Verdiana Bixio Riflessioni sul futuro del cinema e della tv con la presidente Publispei, che produce il film di Giuseppe Piccioni assieme a Matteo Levi e Rai Cinema di Luigi Aversa

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Qui sopra: Verdiana Bixio. In alto: le protagoniste di Questi giorni. Da sinistra: Caterina Le Caselle, Marta Gastini, Laura Adriani, Maria Roveran. A centro pagina: ancora il quartetto di attrici

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ettembre è un mese di importanti debutti per la Publispei. Dopo il ritorno su Raiuno - da mercoledì 7 - di Un medico in famiglia, serie di punta della celebre società di produzione televisiva giunta alla sua decima stagione, a Venezia è stato presentato in concorso - giovedì 8 - Questi giorni. Il lungometraggio di Giuseppe Piccioni - interpretato da un quartetto di interessanti giovani attrici (Maria Roveran, Marta Gastini, Laura Adriani, Caterina Le Caselle) - è nelle sale da giovedì 15 settembre. Con Verdiana Bixio, presidente Publispei, che produce il film con 11 Marzo Film di Matteo Levi e Rai Cinema parliamo dell’esperienza veneziana della pellicola.

Verdiana, è una bella soddisfazione la partecipazione alla Mostra. Come è nata questa avventura? L’obiettivo è sempre stato quello di fare un buon film e l’invito a Venezia è stato un grande privilegio. Nel film, un racconto di formazione, ci sono tutte attrici emergenti. La Publispei continua quindi a puntare sui giovani? Assolutamente sì! Le nostre quattro protagoniste sono portatrici sane di bellezza, freschezza, allegria, ma anche di dubbi, preoccupazioni. Questo significa grande verità! Giuseppe Piccioni ha scelto quattro tipi molto differenti di ragazza, che però, magicamente, convergono in un’unica donna complessa e sfaccettata. n.4 - settembre 2016


Gli altri italiani

Spira Mirabilis e Piuma in gara Qui sopra: Giuseppe Piccioni, il regista di Questi giorni. In basso: Margherita Buy con Maria Roveran in una scena del film

Giuseppe Piccioni è un cineasta esperto che sa mantenere ancora uno sguardo giovane sulla realtà. Quando Matteo Levi mi ha proposto di co-produrlo con la sua società e Rai Cinema mi sono tuffata con entusiasmo in questa fantastica avventura e Piccioni era già nel progetto. Questo ha inciso sulla mia scelta di aderire all’invito. Ho subito amato il suo punto di vista del mondo femminile. Ho amato il tipo di madre descritta e fantasticamente interpretata da Margherita Buy, che ha saputo dare ad Adria forza e fragilità, frivolezza e verità. E ancora le quattro ragazze, altra generazione e un punto di vista ancora inedito. Non quattro giovani secondo un uomo adulto, ma un autore che ci mostra il mondo che esse portano, fatto di momenti di risate senza un vero perché, cameratismo, disaccordo nelle scelte, verità nascoste e poi scoperte. Le ragazze che tutte le donne sono state. Lei ha più volte parlato di “sperimentazione di nuovi generi e

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formati (factual, life style, ecc.)”. Come procede questa ricerca? Con la costruzione di progetti più transmediali. Abbiamo prodotto con la Rai due webseries che abbiamo collegato narrativamente alla serie “madre” È arrivata la felicità. Il pubblico si frammenta e cerca contenuti in altri spazi? Ecco, noi pensiamo che, raccontando attraverso canali e linguaggi differenti storie che aggiungono contenuto al racconto principale, riusciamo a offrire una nuova esperienza, dando una sensazione di completezza al progetto stesso. Siamo quindi al punto di concepire i progetti in maniera transmediale fin dall’inizio. Un lavoro stimolante per me, per il nostro reparto creativo ed editoriale ma anche per gli sceneggiatori e i registi. Intanto è partita Un medico in famiglia, una delle fiction più longeve della Tv italiana (18 anni). Contenta di aver portato avanti con successo una delle grandi intuizioni di suo padre Carlo? Orgogliosa, soprattutto, perché, a dispetto di quanto si possa immaginare, Un medico in famiglia è una delle serie più difficili da scrivere. La semplicità che la caratterizza è la nostra croce e delizia. A Taormina, lei ha annunciato House Husbands, serie “dramedy” per Mediaset. A che punto è la lavorazione, quando andrà in onda? Siamo in post-produzione, il titolo italiano sarà Amore pensaci tu. Andrà in onda nel 2017. Altri progetti in cantiere? Stiamo vagliando sceneggiature e soggetti cinematografici. Per la tv stiamo procedendo con la scrittura di una serie in sei puntate dal titolo Tutto un altro mondo. Magari ci risentiremo per parlarne più in là? !!!

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l pari di Questi giorni, anche gli altri due film italiani in concorso a Venezia 73, Spira Mirabilis e Piuma, hanno avuto un’accoglienza un po’ fredda. Quest’ultimo, si è comunque consolato con il premio “Civitas Vitae - Rendere la longevità risorsa di coesione sociale”. Giunto alla sua quinta edizione, il riconoscimento è andato a Roan Johnson (foto in basso) autore della pellicola interpretata dai giovanissimi Blu Yoshimi e Luigi Fedele. La Giuria del “Civitas Vitae” 2016 - composta dalla scrittrice Antonia Arslan (presidente), dal sociologo e presidente del Censis Giuseppe De Rita, dall’ex direttore generale di Rai e Sole24Ore Gianni Locatelli, dall’attore Alberto Terrani, dal musicista e direttore dei Solisti Veneti Claudio Scimone, dal critico Federico Pontiggia, con il supporto dei precedenti vincitori Costanza Quatriglio e Ivan Gergolet - ha assegnato il premio con la seguente motivazione: “Talentuoso regista e sapido sceneggiatore, Johnson racconta una (stra)ordinaria storia di coesione sociale, illuminando con profonda leggerezza il passo a due di Ferro e Cate, giovanissima coppia alle prese con una gravidanza inaspettata”. Dal canto suo, il documentario Spira Mirabilis di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (insieme nella foto) è arrivato al Lido già forte del premio conquistato all’Atelier del Milano Film Network. Dal fondo di sostegno alla postproduzione di lungometraggi italiani, in Laguna sono sbarcati anche Liberami di Federica Di Giacomo (vincitore di Orizzonti) e Atlante 1783 di Maria Giovanna Cicciari (SIC). 5


Venezia 73

Dieci giorni da Leoni di Luigi Aversa

La Mostra d’Arte Cinematografica chiude i battenti con un bilancio positivo: aumento di pubblico e addetti ai lavori, immancabile dose di glamour e soprattutto un livello artistico sopra la media 6

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In apertura: Emma Stone e Ryan Gosling in La La Land. In basso: Sonia Bergamasco. Qui sopra: Jake Gyllenhaal in Nocturnal Animals

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on una cerimonia di chiusura contrassegnata dalla classe di Sonia Bergamasco, attrice e musicista (si è diplomata in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano) di spessore che aveva condotto con garbo ed eleganza anche la cerimonia d’inaugurazione, la 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è conclusa con un bilancio nel complesso positivo: aumento di spettatori e addetti ai lavori, una consistente dose di divismo e un livello qualitativo delle pellicole in rassegna medio-alto. Alla fine, dopo le ipotesi di un trionfo americano con La La Land di Damien Chazelle, che si è accontentato della Coppa Volpi a Emma Stone come migliore attrice, Arrival di Denis Villeneuve e Jackie (premio per la miglior sceneggiatura a Noah Oppenheim) di Pablo Larrain, tutti film che quasi sicuramente correranno agli Oscar in diverse categorie, il Leone d’Oro è andato al filippino Lav Diaz con il fluviale The Woman Who Left, un bianco e nero d’autore n.4 - settembre 2016

lungo quasi quattro ore. Diaz è un cineasta non nuovo al Lido. Qui si era già fatto notare qualche anno fa nella sezione Orizzonti, ottenendo per due anni consecutivi una menzione speciale della giuria con Death in the Land of Encantos e poi il primo premio, nel 2008, con Melancholia. Oggi, dopo un Pardo d’Oro conquistato a Locarno nel 2014 con From What Is Before, è arrivato l’ambito Leone. «Un verdetto tra i più equilibrati degli ultimi anni - ha dichiarato il direttore della Mostra Alberto Barbera - è stato premiato sia il grande cinema d’autore, sia film di grande qualità che guardano a un pubblico più ampio possibile». E come accade spesso in queste manifestazioni, la giuria ha infatti optato per un’equa distribuzione dei premi. Così il Leone d’Argento per la miglior regia è andato ex aequo al messicano Amat Escalante (La region salvaje) e al veterano Andrei Konchalovsky (Paradise). Il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria,

invece, è stato assegnato a Nocturnal Animals di Tom Ford, mentre la Coppa Volpi per il migliore attore se l’è aggiudicata l’argentino Oscar Martínez per El Ciudadano Ilustre. Paula Beer ha vinto il Premio Marcello Mastroianni al migliore attore emergente per Frantz. Infine, anche il fischiatissimo The Bad Batch di Ana Lily Amirpour non è tornato a casa a mani vuote. Ha ricevuto infatti il Premio Speciale della Giuria. !!!

Sopra, dall’alto in senso orario: Lav Diaz, regista del film Leone d’Oro 2016 The Woman Who Left; Oscar Martinez in El ciudadano ilustre, la coppia (anche nella vita) Michael Fassbender e Alicia Vikander in The Light Between the Oceans e Natalie Portman in Jackie. Qui accanto: Amy Adams in Arrival

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Eventi da Oscar

La fiction secondo Paolo Sorrentino porta a Venezia in prima mondiale la sua serie tv The Young Pope. Chiusura di manifestazione in compagnia de I magnifici 7 di Antoine Fuqua (e Denzel Washington)

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alla serie tv d’autore di Paolo Sorrentino al western rivisitato di Antoine Fuqua, dal ritorno alla regia di Mel Gibson all’opera seconda di Kim Rossi Stuart, passando per il documentario sugli anni ‘70 di Francesco Munzi: anche quest’anno al Lido i grandi eventi non sono mancati. Con il suo papa sopra le righe di The Young Pope, Sorrentino ha regalato al pubblico veneziano un assaggio dell’abbraccio fra cinema e piccolo schermo. «È un onore per me tornare a Venezia. Ci sono stato con il mio primo film e ci torno ora con la mia prima serie tv. Oggi, come allora, la Mostra si prende il rischio di scegliere. Quindici anni fa, lo fece selezionando l’opera prima di un giovane regista, quest’anno ribadendo 8

la sua apertura verso la televisione riconoscendo alle serie il giusto ruolo nell’evoluzione del linguaggio visivo», ha spiegato così la sua presenza alla Mostra il regista premio Oscar. Parole alle quali hanno fatto eco quelle di Alberto Barbera: «È un grande piacere, oltre che un privilegio, poter presentare le prime due puntate dell’attesissima serie di Sorrentino. Un autore che ha il coraggio di rischiare, affrontando senza timori e con spirito creativo e innovativo il linguaggio della serialità che rappresenta la nuova frontiera espressiva». Le prime due puntate di The Young Pope - serie interpretata, tra gli altri, da Jude Law, Diane Keaton, Silvio Orlando, Cécile de France e Ludivine Sagnier - sono state proiettate in prima mondiale. La serie, una pron.4 - settembre 2016


Pagina accanto, in apertura: I magnifici 7. In basso: Paolo Sorrentino. Qui sopra: Kim Rossi Stuart. A destra: Naomi Watts e Liev Schreiber in The Bleeder

duzione originale Sky, Hbo e Canal+, andrà in onda a ottobre su Sky Atlantic. Il film che ha chiuso la 73. Mostra di Venezia è stato invece un omaggio al grande western. The Magnificent Seven è infatti il remake del classico diretto da John Sturges nel 1960, a sua volta rifacimento de I sette samurai di Kurosawa. Antoine Fuqua, il regista di Training Day, ha riscritto la storia aggiornandola in una versione multirazziale - con l’afroamericano Denzel Washington alla guida del team di sette pistoleri, fra i quali anche un orientale (Lee Byung-hun) e un indiano pellerossa (Martin Sensmeier) - e dando più spazio alle figure femminili (Haley Bennett). Mel Gibson con il suo Hacksaw Ridge - interpretato da Andrew Garfield, Vince Vaughn, Teresa Palmer, Sam Worthington e Luke Bracey - ha voluto raccontare invece un episodio storico poco conosciuto: la storia di Desmond T. Doss, obiettore di coscienza dell’esercito Usa che salvò la vita a 75 soldati durante n.4 - settembre 2016

la battaglia di Okinawa nella Seconda guerra mondiale senza mai usare un’arma. Doss è stato insignito della Medaglia d’Onore. Anche Tommaso, l’opera seconda di Kim Rossi Stuart, che aveva esordito dietro alla macchina da presa dieci anni fa con Anche libero va bene, ha avuto la sua vetrina fuori concorso. Seguito ideale della pellicola del 2006, il film è una riflessione sull’incapacità di amare di un attore in crisi esistenziale e sentimentale. Nel cast, tra le altre, Jasmine Trinca, Cristiana Capotondi, Camilla Diana e Dagmar Lassander. Infine, il pluripremato Francesco Munzi, per il suo Anime nere, è tornato a Venezia con un interessante documentario, Assalto al cielo, una full immersion, costruita esclusivamente con materiale documentario di archivio, nelle lotte politiche extraparlamentari negli anni compresi tra il 1967 e il 1977 e che tra slanci e sogni, ma anche violenze e delitti, inseguirono l’idea della rivoluzione, tentando l’“Assalto al Cielo”. !!!

Sopra, da sinistra: Monte di Amir Naderi, Francesco Munzi, Sam Worthington in Hacksaw Ridge. Qui accanto: Our War di Bruno Chiaravalloti, Claudio Jampaglia e Benedetta Argentieri. Sotto: Jude Law in The Young Pope

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Il ruggito dei vecchi Leoni

Venezia premia le carriere

e ricorda i grandi Maestri

Quattro nomi che hanno attraversato la storia del cinema degli ultimi sessant’anni: Jean-Paul Belmondo, Michael Cimino, Abbas Kiarostami e Jerzy Skolimowski. La Mostra li omaggia

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edicata a due grandi autori scomparsi di recente come Abbas Kiarostami e Michael Cimino - dei quali sono stati proposti rispettivamente This Is my Film: 76 Minutes and 15 Seconds with Kiarostami, un film di montaggio di Seifollah Samadian, e L’anno del dragone, uno dei film più belli del regista de Il cacciatore - la Mostra di Venezia ha anche attribuito i Leoni alla carriera a due giganti della cinematografia mondiale: l’attore francese Jean-Paul Belmondo e il regista polacco Jerzy Skolimowski. A partire da quest’anno, infatti, il Cda della Mostra ha deciso l’attribuzione di due Leoni d’Oro alla carriera in ciascuna delle edizioni future, il primo asse-

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gnato a registi o appartenenti al mondo della realizzazione; il secondo a un attore o un’attrice ovvero a personaggi del mondo dell’interpretazione. Belmondo ha saputo interpretare la modernità della Nouvelle Vague attraverso gli straniati personaggi di A doppia mandata di Claude Chabrol, Fino all’ultimo respiro e Il bandito delle 11, entrambi di Jean-Luc Godard, o La mia droga si chiama Julie di François Truffaut. «Skolimowski – ha dichiarato Alberto Barbera nella motivazione – è tra i cineasti più rappresentativi di quel cinema moderno nato in seno alle nouvelles vague degli anni ‘60 e, insieme con Roman Polanski, il regista che ha maggiormente contribuito al

Dall’alto, in senso orario: Michael Cimino con Robert De Niro sul set de Il cacciatore, Abbas Kiarostami, Jean-Paul Belmondo, Jerzy Skolimowski

rinnovamento del cinema polacco del periodo». La ragazza del bagno pubblico, L’australiano e Moonlighting sono tra i suoi film più rappresentativi, esempi di un cinema moderno, anti!!! conformista e audace. n.4 - settembre 2016


Venezia Classici

I capolavori del grande schermo rivivono al Lido Per la quarta volta i riconoscimenti al miglior film restaurato e al miglior documentario sul cinema sono stati assegnati dagli studenti. Premiati Break Up e Le concours

In apertura. Alberto Sordi in Tutti a casa. Sotto, a sinistra e al centro: Marcello Mastroianni rispettivamente in Break Up L’uomo dei cinque palloni e in Oci Ciornie. A destra: un’immagine tratta da Bozzetto non troppo

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rande protagonista anche di questa edizione numero 73 di Venezia è stato uno degli interpreti immortali del cinema italiano e internazionale. Parliamo di Marcello Mastroianni che - oltre al premio a lui intitolato per il miglior attore emergente, quest’anno andato a Paula Beer per Frantz di François Ozon - era presente sia in Break Up - L’uomo dei cinque palloni (1965) di Marco Ferreri, Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato, sia in Oci Ciornie (1987) di Nikita Michalkov, altra pellicola presentata, fra i diversi capolavori restaurati, nella sezione Venezia Classici. A presiedere la giuria composta da 26 studenti, indicati dai docenti, dell’ultimo anno dei corsi di ci-

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nema delle università italiane, dei Dams e della veneziana Ca’ Foscari, che per la quarta volta ha assegnato i riconoscimenti c’era Roberto Andò, regista del recente Le confessioni. L’altro premio, quello per il miglior documentario sul cinema è andato a Le concours di Claire Simon. Venezia Classici è la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra in anteprima mondiale i migliori restauri realizzati nel corso dell’ultimo anno da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Curata dallo stesso direttore del festival, Alberto Barbera, con la collaborazione di Stefano Francia di Celle, ha proposto anche una selezione di documentari sul cinema e i suoi autori. Tra gli altri, Bozzetto

non troppo di Marco Bonfanti e Acqua e Zucchero - Carlo Di Palma, I Colori della Vita di Fariborz Kamkari. Tra i film restaurati, oltre a quelli già citati, La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo, Manhattan (1979) di Woody Allen, Zombi (1978) di George A. Romero. Anche per la pre-apertura di martedì 30 agosto quest’anno la scelta è caduta su un classico. È stato proiettato, infatti, il capolavoro di Luigi Comencini Tutti a casa (1960) con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Carla Gravina ed Eduardo De Filippo, prodotto da Dino De Laurentiis, in un restauro digitale a cura di Filmauro e Csc - Cineteca Nazionale presentato in prima mondiale. !!!

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Orizzonti vicini

Uomini in cerca di futuro Presieduta dal regista francese Robert Guediguian la sezione parallela alla competizione principale della Mostra ha premiato l’Italia, presente in questo spazio con ben sei titoli. Tra cui Il più grande sogno, potente storia di un marginale, ex carcerato, che aspira a un’esistenza diversa, per sé e per la sua gente

Qui sopra: Robert Guediguian, presidente della giuria di Orizzonti

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trentacinque titoli fra concorso, fuori concorso, proiezioni speciali e cortometraggi, provenienti da ogni angolo del pianeta: Israele, Giappone, Nepal, Iran, Argentina, Australia, Cina, Senegal, Indonesia, Slovenia, Nuova Zelanda, per citare solo alcuni Paesi, e naturalmente tanta Italia. Gli Orizzonti lontani del cinema ma anche quelli a noi più vicini. Erano sei gli italiani in Laguna e una di questi, Federica Di Giacomo, ha vinto il premio Orizzonti per il miglior film con il documentario Liberami, una pellicola sul ritorno dell’esorcismo nel mondo contemporaneo.

In concorso c’era anche Il più grande sogno di Michele Vannucci che ha suscitato molta curiosità e apprezzamento. «Ci sono incontri che cambiano la percezione della nostra vita - ha raccontato il regista - nell’agosto 2012 ho provinato decine d’attori per il mio cortometraggio di diploma in regia al Centro Sperimentale. Un giorno, è entrato Mirko (Frezza, ndr) e qualcosa mi ha portato nella sua vita. Mirko ha quarant’anni e una vita di strada alle spalle, una moglie, tre figli, una madre, un padre e un’intera borgata da sfamare. Mi ha raccontato che l’avevano eletto presidente di quar-

tiere e che aveva aperto un centro sociale, ho capito che davanti ai miei occhi si stava scrivendo una storia che mi riguardava. Ho capito che cio! che cercava lui era ciò che cercavo anch’io da anni: un’altra vita. La storia di Mirko è il racconto di un uomo fragile in cerca di futuro». Uscito dal carcere a 39 anni Mirko decide di sognare un’esistenza diversa. Il suo più grande sogno però è difficile da mettere in pratica. Il film racconta di un “bandito” che si inventa custode di una felicità che neanche lui sa bene come raggiungere. È la storia di un sogno fragile e irrazionale, capace di regalare un futuro a chi non credeva n.4 - settembre 2016


Biennale College - Cinema

Filmmaker in erba

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In apertura: Mirko Frezza (in primo piano) e Alessandro Borghi ne Il più grande sogno. Sopra: Tarde para la ira (The Fury of a Patient Man) di Raul Arevalo. Sotto: Liberami (a sinistra) e Stanza 52

di meritarsi neanche un presente. Con Mirko Frezza nel cast del film di Vannucci ci sono Alessandro Borghi (Non essere cattivo, Suburra), Vittorio Viviani, Milena Mancini, Ivana Lotito e Ginevra De Carolis. Tutti cortometraggi quelli degli altri giovani registi italiani, quattro in totale, di cui tre in concorso e uno fuori competizione, la prova registica dell’attrice Chiara Caselli intitolata Molly Bloom. Stanza 52, Colombi e Good News i titoli degli altri tre corti, diretti rispettivamente da Maurizio Braucci, Luca Ferri e Giovanni Fumu, quest’ultimo in coproduzione con la Corea del Sud. n.4 - settembre 2016

lla 73. Mostra di Venezia sono stati proiettati anche i quattro lungometraggi selezionati, sviluppati e prodotti nell’ambito della quarta edizione di Biennale College - Cinema, laboratorio di alta formazione aperto a giovani filmmakers di tutto il mondo per la produzione di film a basso costo, lanciato dalla Biennale alla Mostra del Cinema 2012. I quattro film sono: Orecchie del nostro Alessandro Aronadio (foto sopra), Hotel Salvation (India) di Shubhashish Bhutiani, Una hermana (Argentina) di Sofia Brokenshire e Verena Kuri, La soledad (Venezuela) di Jorge Thielen-Armand (foto sotto). Gli otto progetti che non sono riusciti ad andare avanti nella seconda fase di sviluppo, avranno comunque un supporto online e godranno di varie opportunità per trovare co-produttori in collaborazione con Ifp, TorinoFilmLab e altri. Biennale College si avvale, infatti, per il quarto anno consecutivo della collaborazione accademica con Ifp di New York e del TorinoFilmLab e continua la collaborazione con il Busan International Film Festival. A luglio scorso si è chiuso il bando per la quinta edizione (2016-2017). Le adesioni sono ancora una volta arrivate da tutto il mondo. In queste settimane si sta tenendo la selezione dei prossimi dodici progetti e team che verranno invitati al primo workshop in ottobre, tappa iniziale di un percorso che si concluderà alla Mostra 2017.

Gli altri premi della sezione sono andati a Fien Troch per la miglior regia di Home (Belgio); a Big Big World (Turchia) di Reha Erdem il premio speciale della giuria presieduta dal regista Robert Guédiguian. Le altre assegnazioni sono state il premio speciale per il migliore attore a Nuno Lopes per São Jorge (Portogallo) di Marco Martins, quello per la migliore attrice a Ruth Díaz per The Fury of a Patient Man (Spagna) di Raul Arevalo, per la miglior sceneggiatura invece è stato insignito Bitter Money (Cina) di Wang Bing, miglior corto, infine, è risultato La Voz Perdida (Paraguay) di Marcelo Martinessi. !!! 13


La nuova sezione di Venezia 73 si apre a una più vasta platea di spettatori. In rassegna, tra gli altri, il nuovo film di Gabriele Muccino, L’estate addosso, e l’esordio alla regia di Michele Santoro, il documentario Robinù

Cinema

nel Giardino

La Mostra per il grande pubblico Dall’alto: L’estate addosso, James Franco nel film da lui diretto In Dubious Battle, The Secret Life of Pets e i ragazzi di Robinù

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U

na nuova sezione è nata quest’anno all’interno del variegato programma di Venezia 73. Si tratta di Cinema nel Giardino che, come ha spiegato il direttore della Mostra Alberto Barbera, «mantiene il nome dell’esperimento effettuato con successo l’anno scorso, ma è cresciuto in dimensioni. Favorito in ciò dalla nuova sala che la copertura dello scavo (che ha deturpato per anni l’area prospiciente l’edificio del Casinò) ha portato in dono con sé, arricchendo il ventaglio

delle strutture a disposizione. Una nuova sezione indirizzata a quel pubblico che la Mostra non ha mai tenuto fuori dai propri ambiti». Nelle serate del Cinema nel Giardino, infatti, gratuite e aperte a tutti, è stato programmato un ventaglio di film eterogenei, con in comune l’intenzione di rivolgersi a un pubblico il più vasto possibile. Tra i film in rassegna, anche produzioni italiane molto diverse tra loro, come il racconto di formazione L’estate addosso, diretto da Gabriele

Muccino, o Robinù, documentario del giornalista Michele Santoro, al debutto dietro la macchina da presa, girato fra le baby gang della “camorra diffusa” napoletana. Oppure Franca: Chaos and Creation, che il giovane regista Francesco Carrozzini ha dedicato a sua madre, la direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani. Tra i film stranieri, In Dubious Battle, quinta regia di James Franco, e The Secret Life of Pets, film d’animazione diretto da Chris Renaud e !!! Yarrow Cheney. n.4 - settembre 2016


Nove titoli per una Settimana Internazionale della Critica all’insegna del piacere filmico. Da Prevenge della britannica Alice Lowe ad Are We Not Cats dell’americano xander Robin passando per Le ultime cose della nostra Irene Dionisio

Gli ultimi giorni di Pier Paolo Pasolini

«Il cinema è là fuori

basta vederlo» L

In alto: una immagine de Le ultime cose. Qui sopra: Bradley Liew, regista di Singing in Graveyards. A destra: Los nadie. Qui sotto: una scena di Are We Not Cats

a Settimana Internazionale della Critica, che quest’anno è giunta alla trentunesima edizione, è il luogo, come ha ricordato il Delegato Generale Giona A. Nazzaro nella cartella di presentazione della rassegna, «dove sono stati scoperti autori quali Olivier Assayas, Mike Leigh, Harmony Korine, Kevin Reynolds, Pedro Costa e Antonio Capuano», confermandosi quindi come interlocutrice privilegiata del rinnovamento in atto. «Il cinema, quello per cui vale la pena scendere in campo, si continua a fare. Sta là fuori, basta vederlo», ha sentenziato Nazzaro. Ecco quindi che i titoli di quest’anno sono tutti all’insegna del

piacere filmico. A partire dal film di apertura, evento speciale fuori concorso, Prevenge della britannica Alice Lowe, passando per Le ultime cose di Irene Dionisio, poetica rivisitazione del neorealismo ad opera della giovane cineasta italiana, al suo primo lungomeraggio non documentario. L’iraniano Keywan Karimi con Drum, ci regala un noir metafisico, mentre Ala Eddine Slim, videoartista tunisino, con The Last of Us rilancia un cinema sperimentale e astratto. Los nadie di Juan Sebastian Mesa, girato in sette giorni nella Medellin più oscura, e Prank del canadese Vincent Biron, apologo nichilista, sono due delle migliori espressioni dei fermenti cinematografici giovanili in atto e ravvisabili in giro per il mondo. Jours de France di Jérô me Reybaud è un sensuale viaggio sentimentale. Pepe Smith, leggenda del rock filippino, è la presenza più sorprendente in questo gruppo di film. Protagonista di Singing in Graveyards di Bradley Liew assieme a Lav Diaz, il trionfatore di questa Mostra 73, si offre

come immagine e specchio del complesso rapporto con la modernita!e la democrazia del suo Paese. Infine, Are We Not Cats di Xander Robin è un melodramma horror scandito dalla musica dei Funkadelic, Yvonne Fair, Lightning Bolt e Albert Ayler. Una sorpresa, fuori competizione, proveniente dagli Stati Uniti che si ricollega alla new wave dei !!! primissimi anni Ottanta. 15


Venice Days

Giornate degli Autori

Mondi sommersi

La tredicesima edizione della sezione autonoma della Mostra ha raccolto numerose opere interessanti provenienti da ogni dove. Una menzione speciale, però, va al cinema made in Italy In apertura: Elio Germano in No Borders. Sotto, a sinistra: Angela e Marianna Fontana, le gemelle di Indivisibili. A destra: Michele Riondino e Sara Serraiocco in La ragazza del mondo

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anta Italia quest’anno alle 13. Giornate degli Autori, sezione autonoma e parallela della Mostra. Due i titoli della selezione ufficiale che hanno ottenuto riconoscimenti: Indivisibili e La ragazza del mondo. Indivisibili di Edoardo De Angelis è la storia di Viola e Dasy, gemelle siamesi che mantengono la famiglia esibendosi come fenomeni da baraccone ai matrimoni e alle feste. Per le due ragazze il futuro si ferma al giorno successivo, ma un giorno l’incontro

casuale con un chirurgo fa scoprire loro che in realtà non sono inseparabili e con un’operazione potrebbero anche dividersi... Il terzo lungometraggio del regista di Mozzarella Stories e Perez. ha ottenuto il Premio Pasinetti per il miglior film e la menzione speciale per le due protagoniste, le straordinarie Angela e Marianna Fontana. L’altro film insignito del Pasinetti, ai due attori Sara Serraiocco e Michele Riondino, è La ragazza del mondo. Opera prima di Marco Danieli, ci

porta fra i Testimoni di Geova, confessione alla quale appartiene la giovane Giulia. L’incontro con Libero la porterà fuori dal suo mondo chiuso. Infine, da segnalare No Borders di Haider Rashid. Il film breve con Elio Germano apre le porte a un possibile futuro del cinema, nel quale il regista, il protagonista e lo spettatore dell’immagine possono diventare la stessa persona. Il “punto di vista” diviene esperienza globale, realtà virtuale ma !!! anche immagine reale.

n.4 - settembre 2016




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