Anno 74 - numero 1 Luglio 2021 - 2,00 €
cinema&fiction
10001
9 771827 195002
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SPECIALE
IN CONCORSO Da non perdere Flag Day di Sean Penn e The French Dispatch di Wes Anderson PREMIO ALLA CARRIERA Riconoscimento d’onore a Marco Bellocchio, fuori concorso con il nuovo film Marx può aspettare CINÉ 2021 A Riccione, dal 20 al 23 luglio, la decima edizione delle Giornate di cinema
Cannes 74 Provaci ancora
Nanni
Vent’anni fa ha vinto la Palma d’oro con La stanza del figlio. Ora il regista romano torna sulla Croisette con l’attesissimo Tre piani
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Festival di Cannes numero 74 Il cinema riparte dalla Croisette
N
el segno della ripartenza. È questo fa con Mia madre. Il film di Moretti è l’unico il messaggio più importante che ar- italiano presente nel Concorso, ma c’è un altro riva dalla 74. edizione del Festival nostro connazionale, anch’egli molto amato, di Cannes. Grandi film, nomi prestigiosi, come Nanni, in Francia. Parliamo di Marco glamour, impegno: sulla Croisette il cine- Bellocchio, insignito della Palma d’Oro d’Oma ha ripreso il suo cammino. Che non si è nore, riconoscimento consegnato a fine Festimai interrotto del tutto, in realtà. La scorsa val. Con l’occasione il regista di Bobbio porta edizione, che doveva andare in scena nel con sé Marx può aspettare, documentario che momento più caldo dell’emergenza pande- racconta la storia della sua famiglia, presenmica, dopo l’inevitabile annullamento, ha tato come evento speciale in anteprima moncomunque offerto il suo marchio alle pel- diale. Non mancano, nelle varie sezioni della licole della Selezione ufficiale, molte delle kermesse, altri italiani: da Jonas Carpignano quali hanno avuto una ribalta speciale in al- con A Chiara al trio di registi Alice Rohrwatre manifestazioni, non ultima la Festa del cher, Pietro Marcello e Francesco Munzi che Cinema di Roma dell’ottobre scorso. Qual- hanno diretto a sei mani il documentario Futuche titolo, poi, ha tenuto duro e ha atteso ra. Entrambi i titoli sono nella Quinzaine des la nuova edizione, slittata dal tradizionale realisateurs. Dopo Cannes, poi, i professionimese di maggio a quello di luglio, per ri- sti dell’industria audiovisiva si danno appunvelarsi. Due film su tutti hanno tamento a Riccione per la decima fatto questa scelta: Tre piani di edizione di Ciné. Ne parliamo, Nanni Moretti e The French Dicome sempre, in questo numero spatch di Wes Anderson speciale, nel quale vi raccontiamo Il tredicesimo, attesissimo anche cosa sono il Cinevox Cult lungometraggio del regista di Club e il Napule’s Power, marchi Ecce Bombo sbarca al Festival entrambi in cui c’è lo zampino del esattamente vent’anni dopo la nostro direttore Renato Marengo. Palma d’Oro conquistata dal ciCannes 74 In chiusura, Isabel Russinova ci Provaci ancora racconta la sua carriera, passata, neasta romano per lo struggente La stanza del figlio. L’ultima presente e futura. Luigi Aversa apparizione invece è di sei anni cinema&fiction
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SPECIALE
IN CONCORSO Da non perdere Flag Day di Sean Penn e The French Dispatch di Wes Anderson
Nanni
PREMIO ALLA CARRIERA Riconoscimento d’onore a Marco Bellocchio, fuori concorso con il nuovo film Marx può aspettare CINÉ 2021 A Riccione, dal 20 al 23 luglio, la decima edizione delle Giornate di cinema
Vent’anni fa ha vinto la Palma d’oro con La stanza del figlio. Ora il regista romano torna sulla Croisette con l’attesissimo Tre piani
sommario Cannes 74 Tre piani sulla Croisette di Luigi Aversa
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Ciné Riccione Le Giornate Professionali di Stefano Salvatori
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Napule’s Power Movimento Musicale Italiano di Luigi Aversa
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Cannes 74 Lucky Red per la qualità di L.A.
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Isabel Russinova L’arte al servizio del sapere di Luigi Aversa
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Cannes 74 Movies Inspired: gli indipendenti di Rodolfo Masi
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Cannes 74 Rendez vous con Bellocchio di Luigi Aversa
Cannes 74 I Wonder Pictures da Palma di Andrea Carli
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Cannes 74 Quinzaine italiana di Irene Sofi
Cult Club
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NEVO
Cinevox Cult Club Fra cinema e musica di Renato Marengo
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editoriale
CI
Rivista illustrata di cinema e fiction fondata da Alberto Crucillà nel 1948
Cult Club
CANNES 74 Tre piani sulla Croisette n n n di Luigi Aversa
Rai Cinema è al Festival con tre film in concorso: l’attesa nuova pellicola di Nanni Moretti, The Story of My Wife di Ildikó Enyedi (con Sergio Rubini) e France di Bruno Dumont
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annes 73 si sarebbe dovuto tenere dal 12 al 23 maggio 2020. A causa della pandemia, era stato annullato: prima edizione del Festival, dal 1950, a non avere luogo. I film della selezione ufficiale non competitiva, la prima senza concorso dal 1968, hanno comunque ricevuto il marchio del Festival. Tra questi, Da 5 Bloods - Come fratelli di Spike Lee, Un altro giro di Thomas Vinterberg, Estate ’85 di François Ozon, Ammonite - Sopra un’onda del mare di Francis Lee, Nadia, Butterfly di Pascal Plante, Gagarine di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, 9 jours à Raqqa di Xavier de Lauzanne, Soul di Pete Docter. Tutti titoli che hanno avuto una ribalta importante, soprattutto alla Festa del
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Cinema di Roma dello scorso anno, oppure sulle varie piattaforme streaming. Altre produzioni, invece, hanno scelto di aspettare la nuova edizione del Festival di Cannes, la numero 74, che eccezionalmente, dal tradizionale mese di maggio, è stata spostata a luglio, dal 6 al 17. Una di queste è The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun, o semplicemente The French Dispatch, in lista lo scorso anno e riproposta fortunatamente anche quest’anno. La pellicola, scritta e diretta da Wes Anderson, che la descrive come “una lettera d’amore nei confronti dei giornalisti, ambientata nella sede di una rivista statunitense in una città francese del XX secolo” è interpretata dal solito cast
Le giurie
Fate la cosa giusta, Spike e compagni...
In apertura: Tre piani, di e con Nanni Moretti. Più in basso: Sergio Rubini in The Story of My Wife. Qui sopra, dall’alto in senso orario: The French Dispatch, Benedetta, France
corale, come piace al regista texano, di cui fanno parte Benicio del Toro, Frances McDormand, Jeffrey Wright, Adrien Brody, Tilda Swinton, Timothée Chalamet, Saoirse Ronan, Léa Seydoux, Owen Wilson, Mathieu Amalric, Bill Murray, Elisabeth Moss, Willem Dafoe, Edward Norton, Christoph Waltz, Lyna Khoudri e Anjelica Huston. L’anno scorso, poi, sarebbe potuto essere sulla Croisette anche Tre piani, l’ultimo, attesissimo lavoro di Nanni Moretti, basato sul romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Unico film italiano selezionato per la competizione principale del Festival, la tredicesima fatica cinematografica del regista romano arriva a Cannes a vent’anni esatti dalla Palma d’Oro conquistata con La stanza del figlio. Rai Cinema, da sempre al fianco di Moretti nella produzione delle sue opere, anche stavolta ha il privilegio di partecipare al concorso assieme alla Sacher Film e a Fandango. Il film uscirà
C nelle sale cinematografiche italiane il 23 settembre, distribuito da 01 Distribution. Nella Selezione ufficiale, Rai Cinema annovera anche The Story of My Wife della regista ungherese Ildikó Enyedi, una coproduzione internazionale Ungheria-Germania-Italia-Francia. Il sesto lungometraggio della regista magiara – già vincitrice della Caméra d’Or a Cannes con My 20th Century e premiata alla Berlinale con l’Orso d’Oro per Corpo e anima, che le è valso anche una nomination agli Oscar – è interpretato da un cast internazioinale, composto, fra gli altri, da Léa Seydoux, Louis Garrel e dai nostri Sergio Rubini e Jasmine Trinca. Il film è un adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Milán Füst. Altra pellicola Rai Cinema in concorso è France di Bruno Dumont. Anche qui nel cast c’è Léa Seydoux, nei panni di una giornalista, divisa tra set televisivi e una frenetica vita familiare. n n n
ome accaduto per alcuni film, anche il presidente della giuria del Festival di Cannes 2021 è lo stesso che doveva presiedere la manifestazione un anno fa, nella mancata edizione 2020. Si tratta del regista Spike Lee. Il cineasta statunitense guida il gruppo di giurati della competizione principale, composto anche dalla regista franco-senegalese Mati Diop, dalla cantante Mylène Farmer, dall’attrice americana Maggie Gyllenhaal, dalla filmmaker austriaca Jessica Hausner, dall’attrice francese Mélanie Laurent e dal suo collega transalpino Tahar Rahim e da quello coreano Song Kang-ho, per finire con il critico brasiliano Kleber Mendonça Filho. Il gruppo di giurati della sezione Un certain regard è invece guidato dalla regista e sceneggiatrice inglese Andrea Arnold, presidente di giuria. Con lei ci sono Mounia Meddour, regista algerina; l’attrice francese Elsa Zylberstein; Daniel Burman, regista, sceneggiatore e produttore argentino; e il filmmaker e attore newyorkese Michael Covino.
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Marco Bellocchio «Genio cinematografico»
Il Festival di Cannes 2021 conferisce al regista, presente sulla Croisette col documentario autobiografico Marx può aspettare, la Palma d’Oro onoraria n n n di Luigi Aversa In apertura: Marco Bellocchio (photo Anna Camerlingo). Nel riquadro: il regista col gemello Camillo da piccoli e qui accanto in età più adulta
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a presenza di Rai Cinema a Cannes 2021 non è massiccia come in altre occasioni, ma molto significativa. Un altro italiano, che come Nanni Moretti fa felice con la sua presenza il competente pubblico della kermesse transalpina, è senz’altro Marco Bellocchio. Il regista de I pugni in tasca due anni fa era da queste parti con Il traditore e cinque anni fa con Fai bei sogni. Quest’anno presenta in anteprima mondiale il documentario Marx può aspettare e si fregia della Palma d’Oro onoraria, annunciata dal direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux. «A Marco Bellocchio vanno le nostre congratulazioni più sentite e condividiamo, insieme, la gioia e la soddisfazione di vede-
re riconosciuto e gratificato un talento fuori dal comune come il suo. Grazie Marco, a nome di tutta Rai Cinema, la tua opera è un dono prezioso per tutta la cultu-
ra italiana», ha detto Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, che ha aggiunto: «Bellocchio è uno degli autori italiani ai quali ci lega un lungo e
Cannes Classics
Da Oscar Micheaux al Cammino della speranza
Dall’alto, da sinistra in senso orario, gli altri quattro protagonisti dei “Rendezvous with...” assieme a Marco Bellocchio: Jodie Foster, Isabelle Huppert, Steve McQueen, Matt Damon
fecondo rapporto di stima e affetto. Amiamo e sosteniamo da sempre il suo cinema come una delle più significative espressioni del genio cinematografico italiano, in grado di innovare, sorprendere e rigenerarsi come pochi altri autori sono stati capaci di fare nel corso della carriera». Con queste parole, invece, Bellocchio presenta il suo film: “Il 16 dicembre 2016 Letizia, Pier Giorgio, Maria Luisa, Alberto ed io, Marco, le sorelle e i fratelli Bellocchio superstiti ci riunimmo, con mogli, figli e nipoti al Circolo dell’Unione a Piacenza per festeggiare vari compleanni. Io avevo organizzato il pranzo con l’idea di fare un film sulla mia famiglia, ma non avevo ancora le idee chiare. Non sapevo che cosa volevo esattamente fare. In realtà lo scopo era un altro… Fare un film su Camillo, l’angelo, il protagonista di questa storia. Marx può aspettare racconta della morte di Camillo, mio gemello, il 27 dicembre del 1968. Una storia to-
talmente autobiografica, ma che vuole essere “universale” per almeno due motivi: una riflessione sul dolore dei sopravvissuti, ma soprattutto sulla volontà di nascondere la verità a nostra madre, convinti che altrimenti non avrebbe sopportato la tragedia. Il secondo motivo è che la morte di Camillo cade in un anno “rivoluzionario”, il 1968. L’anno della contestazione, della libertà sessuale, del maggio francese, ma tutte queste rivoluzioni passarono accanto alla vita di Camillo, non lo interessarono. “Marx può aspettare” mi disse l’ultima volta che ci incontrammo...». Bellocchio è anche il protagonista di una masterclass, momento clou del Festival ribattezzato “Rendez-vous with…”. Gli altri incontri sono con Jodie Foster, Palma d’Oro alla carriera 2021; con l’icona del cinema francese Isabelle Huppert; con Matt Damon, fuori concorso con Stillwater; e col regista Steve McQueen, qui col film Lovers Rock. n n n
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i sono due italiani anche in Cannes Classics. Sono Francesco Zippel e... Pietro Germi. Il primo con Oscar Micheaux – The Superhero of Black Filmmaking; il secondo con la versione restaurata de Il cammino della speranza. Oscar Micheaux ricostruisce l’epopea di un uomo di cui si conservano appena quattro fotografie e una decina degli oltre quaranta film girati, ma di cui è arrivato il momento di riscoprire l’unicità. Per farlo, il film si avventura nei luoghi della sua vita, dall’Illinois rurale alla Chicago d’inizio ‘900, dalle pianure del South Dakota alla Harlem del jazz. A settant’anni dalla presentazione in concorso, nel 1951, Il cammino della speranza di Pietro Germi torna a Cannes. Tratto dal romanzo Cuori negli abissi di Nino De Maria, narra l’odissea di alcuni minatori siciliani che, dopo la chiusura della loro solfatara, intraprendono un drammatico viaggio attraverso l’Italia per cercare di emigrare clandestinamente in Francia.
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Lucky Red Distribuzione di film di qualità da 34 anni sui nostri schermi Cinque pellicole a Cannes per la società fondata da Andrea Occhipinti nel 1987: un paio in concorso, due fuori competizione e un’altra nella sezione Cannes Première n n n di L.A.
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istribuzione di film di qualità. È il ruolo che ormai da anni svolge Lucky Red nel panorama cinematografico nazionale e, con la True Colours, nata nel 2015, internazionale. Al Festival di Cannes la casa di distribuzione di Andrea Occhipinti fondata nel 1987 schiera diversi titoli. In concorso ci sono A Hero, il nuovo film del due volte premio Oscar Asghar Farhadi, e Flag Day, che segna il ritorno di Sean Penn nel doppio ruolo di re-
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gista e attore. In A Hero, Rahim, in prigione per un debito che non ha pagato, durante un congedo, cerca di convincere il creditore a ritirare la denuncia. Ma le cose non vanno come previsto. Il John Vogel protagonista di Flag Day è un padre straordinario, che insegna a sua figlia a vivere una vita di rischi. Crescendo, la realtà inizia a divorare l’immagine che la ragazza ha del suo eroe. Le storie inverosimili non tornano più, ma le conseguenze sconsiderate sì.
Fuori concorso c’è Where Is Anne Frank? di Ari Folman, film d’animazione del regista di Valzer con Bashir, che adatta il classico di Anna Frank. Aline dell’attrice-cineasta Valérie Lemercier è ispirato alla carriera di Céline Dion. Infine, in Cannes Première c’è Mothering Sunday di Eva Husson, adattamento del romanzo di successo di Graham Swift: destino, passione e amore, in un’intrigante storia al femminile. n n n
In apertura: Sean Penn in Flag Day. Qui sopra: Where is Anne Frank?. In basso, da sinistra: A Hero e Aline
Movies Inspired Il cinema indipendente si prende la scena e vince
Con Unclenching the Fists la società torinese porta a casa n n n di Rodolfo Masi il premio della sezione “Un certain regard”
C’
è anche il vincitore della sezione “Un certain regard” tra i film portati sulla Croisette da Movies Inspired, società torinese che dal 2007 distribuisce cinema indipendente. Parliamo di Unclenching the Fists di Kira Kovalenko. Ambientato in Ossezia, nel Caucaso del Nord, è la storia di Zaur, uomo e padre severo, che si è trasferito coi figli Ada, Akim e Dakko a Mizur, una remota cittadina mineraria. In bilico tra le indecisioni sul futuro dei figli e la rigidità dell’uomo, la vita scorre non senza difficoltà. Il ritorno del primogenito, precedentemente fuggito dal padre per lavorare a Rostov, riporterà alla luce i traumi irrisolti della famiglia. Movies Inspired a Cannes ha anche portato un film nella Selezione ufficiale, ma fuori concorso. Si tratta di Are You Lonesome Tonight?, pellicola cinese diretta da Wen Shipei e interpretata da Eddie Peng e Sylvia Chang, che prende il titolo da una canzone americana, resa celebre da Elvis Presley. Un thriller psicologico fra colpa, perdono e redenzione.
Qui accanto: Are You Lonesome Tonight?. Qua sotto: Louis Garrel e Laetitia Casta in La croisade. Più in basso: Unclenching the Fists
Terzo titolo presentato in anterpima mondiale in “Cinema for the climate”, è La croisade, di e con Louis Garrel, affiancato sullo schermo dalla compagna anche nella vita, Laetitia Casta. Due genitori, Abel e Marianne, scoprono con grande sorpresa che il loro figlio ha contrabbandato degli oggetti di valore. In realtà, il ragazzino lo ha fatto per finanziare un misterioso progetto con altri bambini per salvare il pianeta. n n n 9
Dieci i titoli nel cartellone di Cannes acquisiti dalla società di distribuzione bolognese. Tre di questi sono fra i premiati
I Wonder Pictures
Apertura chiusura e Palma d’Oro n n n di Andrea Carli
In apertura: Agente speciale 117 al servizio della Repubblica. Qui sotto, da sinistra in senso orario: Zero Fucks Given, Titane, Nitram e Annette
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ll’inizio erano sette, poi in corsa sono diventati dieci. E fra i titoli acquistati da I Wonder Pictures durante l’edizione numero 74 del Festival di Cannes ce ne sono anche due vincenti. Titane – diretto da Julia Ducournau, regista che già con il suo primo film, Raw, aveva stupito il pubblico della Semaine de la Critique del 2016 – è stato scelto dalla giuria presieduta da Spike
Lee per la Palma d’oro. Nitram – diretto da Justin Kurzman con Caleb Landry-Jones, Judy Davis e Anthony LaPaglia – si è aggiudicato il premio per il miglior attore a Caleb Landry-Jones. Racconta i fatti che portarono al massacro di Port Arthur del 1996, in cui furono uccise 35 persone. Annette – film d’apertura del festival già nel carnet della società
di distribuzione bolognese, opera musicale con la colonna sonora degli Spark Brothers e interpretato da Adam Driver e Marion Cotillard – ha vinto il premio per la migliore regia a Leos Carax. Titane, Nitram e Annette arriveranno nei prossimi mesi nei cinema italiani, con altri titoli della distribuzione bolognese presentati quest’anno sulla Croisette. Tra questi, il film di chiusura della kermesse, Agente speciale 117 al servizio della Repubblica - Allarme rosso in Africa nera, diretto da Nicolas Bedos. In concorso ufficiale c’era anche il russo Petrov’s Flu di Kirill Serebrennikov, una commedia psichedelica e violenta ambientata nella Russia postsovietica. Completano il cartellone I Wonder: Zero Fucks Given alla Semaine de la Critique, Europa alla Quinzaine, La Traviata, My Brother and I in Un Certain Regard, Love Song for Tough Guys e JFK Revisited: Through the Looking Glass, il documentario di Oliver Stone su Kennedy, nella sezione Cannes Premiere. n n n
A Chiara
vince la Quinzaine
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na presenza italiana di spessore nelle sezioni parallele del Festival di Cannes: la Quinzaine des Réalisateurs, che si svolge dal 1969, organizzata dalla Société des Réalisateurs de Films; e la Se-
In apertura: A Chiara. Più sotto: Piccolo corpo. Qui sopra, da sinistra: Francesco Munzi, Alice Rohrwacher e Pietro Marcello, i tre registi di Futura (nella foto qui accanto, una scena)
Il film di Jonas Carpignano si è aggiudicato l’Europa Cinemas Label come miglior film europeo. Successo anche per Futura n n n di Irene Sofi maine de la Critique, che si tiene dal 1962, organizzata dal sindacato francese della critica cinematografica e dedicata ai nuovi talenti, autori solo di opere prime e seconde. La Quinzaine ha visto il successo di A Chiara. Il lungo-
metraggio di Jonas Carpignano ha vinto l’Europa Cinemas Label come miglior film europeo. Alla Quinzaine Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher hanno portato Futura, progetto che mostra come ragazzi e ragazze dai 15 ai 20 anni immaginano il futuro. Un film-reportage con interviste girate durante un lungo viaggio attraverso l’Italia. Terzo titolo della Quinzaine, Europa, dell’italiano-iracheno Haider Rashid. Storia di Kamal e della sua fuga dall’Iraq, braccato da mercenari che organizzano una vera e propria caccia ai migranti. Infine, alla Semaine, Piccolo corpo di Laura Samani. Il bambino di Agata, nato morto, è condannato al limbo. C’è un posto dove potrebbe essere riportato in vita per essere battezzato. Agata allora intraprende il suo viaggio verso il miracolo. n n n 11
Fra cinema, musica, vinile e colonne sonore Una nuova rubrica dedicata ai cultori della comunione fra la “settima arte” e le “sette note” è nata su Cinecorriere. L’ha voluta Franco Bixio, presidente della Cinevox Record In apertura: il logo del Cinevox Cult Club.Nella pagina accanto, dall’alto in senso orario: Renato Marengo, Franco Bixio, la copertina di Giù la testa e quella di Profondo Rosso
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a qualche mese è nata Cinevox Cult Club, una rubrica dedicata a nuove edizioni di note colonne sonore. Cinevox Cult Club è partita su Cinecorriere, dedicata a un club di appassionati di musica per il cinema. L’ha voluta Franco Bixio, presidente della Cinevox Record, la prima casa discografica italiana interamente dedicata alle colonne sonore. La rubrica è dedicata a quei cultori del vinile, oggi sempre più numerosi, appas-
n n n di Renato Marengo sionati della grande musica per il cinema che ha caratterizzato soprattutto i nostri favolosi anni ’60/’80. Gli Lp non erano solo oggetti per ascoltare la musica ma anche per vedere immagini, disegni, fotografie, riproduzioni di manifesti, foto e immagini collegate ai film che avevano ispirato gli autori delle colonne sonore, a nomi ormai mitici di registi attori e musicisti. Grandi copertine, spesso veri e propri album, gli Lp, al centro dell’interesse di
questo Club, diventavano dunque spesso dei veri e propri oggetti artistici e le copertine erano realizzate da fotografi, grafici, disegnatori di manifesti, art director, autori prestigiosi che completavano con immagini stimolanti l’oggetto ellepì, che poteva essere portato nella propria casa con poca spesa. Cinevox Cult Club nasce anche per aggiornare gli appassionati del settore in merito alle ristampe riproposte dalla Cinevox di grandi successi con nuove copertine, ma anche cofanetti contenenti scritti, rarissime riproduzioni e gadget. Senza mai aver trascurato quindi la mia particolare attenzione che sin dalla fine degli anni ’60 mi ha stimolato a creare rubriche di recensioni specializzate sulle copertine di dischi “L’immagine
Il lato C dietro il vinile (I parte)
Il ragionier Fantozzi rivoluziona la comicità
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del Suono” su Popular Photography, Attuale e Billboard e poi “Disco-grafica” sul mitico settimanale Ciao 2001, la nascita di questo Club, che propone proprio il rilancio e la ristampa di dischi con grande attenzione anche per la parte visiva, mi ha visto subito particolarmente interessato e ho pensato di ospitare all’interno di Cinecorriere, nello spazio “Cinema da ascoltare” da me curato, questa rubrica che presentiamo ai nostri lettori e ai tanti che ci seguono anche sulle nostre pagine web. Sui contenuti della rubrica e sulle motivazioni della nascita del Cinevox Cult Club abbiamo intervistato proprio il suo ideatore, Franco Bixio, al quale mi lega un comune interesse per la musica e per le immagini in movimento oltre a una consolidatissima amicizia. Franco, cosa ti ha spinto a dar vita a Cinevox Cult Club? Mio padre, Cesare Andrea
Bixio. Oltre a essere un celebre autore di canzoni, è stato anche uno dei primi editori italiani di musica per il cinema e nel 1960 ha fondato la Cinevox Record, etichetta specializzata nella produzione di colonne sonore. Fu una bella intuizione che ci introdusse nell’industria del disco. Un pezzo di strada lo percorremmo assieme a un’altra casa discografica, la CAM. Ma dal 1980 siamo rimasti gli unici a presidiare il settore. Abbiamo fatto davvero la storia della colonna sonora del cinema italiano, soprattutto di quel cinema che sfornava colonne sonore bellissime tra fine anni Sessanta e metа anni Ottanta. Ho pensato quindi di rilanciare quei dischi a volte con nuove grafiche e anche con qualche novitа stimolante. Erano anni in cui se ne vendevano anche tanti di dischi. Sì, infatti mio padre aveva ideato questa azienda proprio per allargare e creare un mercato che
roprio eri (abito a Roma) percorrevo, in macchina con mia figlia e il cane, una delle strade più famose d’Italia: la Tangenziale Est. “E allora?”, direte voi. Il fatto che dopo una certa curva del sinuoso viadotto a tutti gli automobilisti compare, inesorabile, un’immagine: il ragionier Ugo Fantozzi, in mostruoso ritardo, che tenta la carta della disperazione e si cala dal terrazzino della sua modestissima casa, tragicamente adiacente alla via sopraelevata, per agganciare al volo l’autobus che lo porterà al lavoro. All’inizio degli anni Settanta, un piccolo varietà televisivo del pomeriggio, si chiamava “Quelli della domenica”, aveva a sua insaputa rinnovato per sempre i canoni della comicià italiana. Ai telespettatori era stata data infatti l’opportunità di vedere, confrontare e soppesare due tipi di sketch umoristico ben distinti: gli schemi classici di Ric e Gian, derivati direttamente dai fratelli De Rege, e la comicità nuovissima, stralunata, figlia del cabaret, di Cochi e Renato e del travolgente Paolo Villaggio. Il match si mantenne in equilibrio per qualche anno, poi il linguaggio dei nuovi comici prese il sopravvento e dopo cinquant’anni detta ancora legge. Villaggio inventò prima il dispotico presentatore Kranz e poi, intuizione geniale, il ragionier Fracchia, impiegato vessato dal capoufficio ridanciano e spietato, magistralmente interpretato da Gianni Agus. Fracchia continuò ad avere una sua vita autonoma, ma dalla sua maschera era già nato il personaggio immortale di Fantozzi, consegnato al mito dal libro omonimo, vera bibbia dell’impiegato-travet vittima dei crudeli e ripetitivi ingranaggi del lavoro d’ufficio. (continua nel box a pag. 15)
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Sopra: una carrellata di immagini di film e di copertine delle colonne sonore facenti parte del catalogo Cinevox Record
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desse un maggior risultato economico agli investimenti per la produzione delle colonne sonore. Non ci saremmo mai aspettati di fare delle vendite eccezionali, come nel caso di Profondo Rosso con le musiche dei Goblin, composte per il fortunatissimo film di Dario Argento che ha venduto all’epoca oltre un milione di copie restando in vetta alla Hit Parade per molte settimane, oppure come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto o Giù la testa, Metti una sera a cena e tanti altri. Ci sono anche molti episodi interessanti da raccontare a proposito di alcune di queste eccezionali colonne sonore. Non è così? Tu ti riferisci a quello che avvenne per Giù la testa e penso che a chi seguirа questo Club alcuni “dietro le quinte” o episodi “gustosi” come questo possano interessare. Dunque, durante un servizio della Domenica Sportiva, in occasione della vittoria di Gustav Thoeni nella gara di slalom parallelo ai mondiali, la Rai mandò in onda in slow motion, in ralenti, la spettacolare discesa musicata con il tema della bellissima colonna sonora di Ennio Morricone del film di Sergio Leone appena uscito, Giù la testa.
La discesa durò alcuni minuti e quella vittoria con quella musica riproposta in tv decretò il grandissimo e inatteso successo discografico della musica di Ennio Morricone. Il disco della Cinevox ebbe una tale spinta promozionale che gli fece vendere in pochissimo tempo più di un milione di copie. Mi piace ricordare, per i seguaci di questo Club, che questa Cinevox, nata come etichetta di nicchia, in alcune occasioni è diventata addirittura competitiva con le major, al punto da spingerci a sviluppare progetti discografici anche nella musica pop. Il cuore dell’etichetta rimane comunque legato alle colonne sonore che stiamo ristampando, con la collaborazione degli amici di AMS e BFT, per venire incontro al nuovo interesse che i giovani mostrano per il vinile. Proprio nei mesi scorsi tutti abbiamo letto che il vinile nel mondo ha superato la vendita dei Cd. Non più quindi solo un fatto di nicchia, ma un importante evento commerciale. Quindi avete deciso di ristampare con nuovi packaging i più celebri vinili della vostra etichetta? Non ti nascondo che era stato un po’ avvilente passare, dal vinile al Cd e soprattutto negli ul-
timi anni al digitale che aveva ridotto le copertine alla grandezza di un francobollo. Questo penalizzava certamente tutto un altro aspetto artistico, certamente non trascurabile del vinile, degli Lp: le copertine. Era per noi particolarmente paradossale che proprio i dischi di una musica nata per le immagini, la musica dei film, non potesse essere corredata adeguatamente dalle immagini in copertina. Era un vero peccato. Quindi questo ritorno in auge del vinile ci ha visti subito tirare un sospiro di sollievo ed è per questo che abbiamo deciso di lanciare questa nuova iniziativa, Cinevox Cult Club, proprio per raccogliere attorno a questo marchio storico tutto il mondo degli appassionati del vinile e dei collezionisti. E vogliamo rieditare, come giа stiamo facendo, le grandi colonne sonore del nostro vastissimo repertorio ma in confezioni molto curate e particolarissime, edizioni speciali grazie anche alla collaborazione con la AMS Music, specializzata nella creazione di super prodotti discografici in vinile. Oggi si realizzano dischi col vinile colorato, copertine esattamente come quelle originali o che si aprono alla ricerca di nuove grafiche, packaging con oggetti che ricordano particolarità del film. Confezioni
Il lato C dietro il vinile (II parte)
Bixio, Frizzi, Tempera Da Fantozzi a 7 note in nero
di pregio che hanno incontrato il grande gradimento del pubblico, anche se ovviamente, questi prodotti hanno un costo superiore al normale prezzo di un vinile, ma, oltre che belli, sono a tiratura limitata, quindi giusti proprio per un Club di Culto, come questo che abbiamo voluto creare. E quindi non saranno più, come spesso capitava, solo riproduzioni delle locandine dei film? Questa serie è frutto di una grande ricerca proprio della parte grafica, ovviamente con interventi per migliorare l’audio, nei cofanetti ci sono gadget e oggetti “cult” vicini ai film. Ma non possiamo dimenticare i grandi disegnatori dei manifesti che hanno “fatto” cinema. Sarà quindi un giusto mix di prodotti. E sarà un piacere far conoscere ai frequentatori del nostro Club tutti i temi, i brani famosi che abbiamo utilizzato per le colonne sonore di tanti celebri film scritte da altrettanto celebri musicisti. E anche noi di Cinecorriere siamo molto interessati a far conoscere ai nostri lettori anteprime, notizie, legate al Cinevox Cult Club. A pubblicare immagini, foto, aneddoti, legati ad alcuni grandi incontri, amicizie discussioni, tra registi e compositori. Facen-
doli raccontare ad alcuni nostri collaboratori, ma anche a far scrivere recensioni di questi dischi a esperti di cinema e di musica. Ma sarà piacevole anche mandare in onda delle immagini, dei filmati nei quali sarai spesso tu stesso a raccontare quali novità potranno trovare i frequentatori del Club e acquirenti di queste curatissime pubblicazioni. Certo, mi piacerà, nel corso di questi appuntamenti in video, aprire, davanti a una telecamera insieme a chi ci guarda, questi cofanetti, togliere il cellophane e scoprire cosa è nascosto all’interno di alcuni di essi. Ci piacerа quindi incontrare non solo gli appassionati di colonne sonore ma anche incontrare i rivenditori che hanno presidiato il mercato e che finalmente vedono rivivere il vinile, gli esperti di colonne sonore e gli amanti di musica in generale. L’appuntamento quindi è sulle pagine di Cinecorriere, sulle nostre pagine Facebook e su quelle della Cinevox Record, della Bixio e dei canali youtube dedicati al Cinevox Cult Club. Per chi volesse saperne di più su queste nuove serie e su dove è possibile acquistare i dischi di cui parliamo nel Club basta andare sul sito Cinevox. n n n
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er il Fantozzi bestseller letterario si cominciò presto a scomodare Gogol e la cultura “seria”, legioni di intellettuali citavano sempre più spesso le sue vicende caustiche e surreali e perfino la Treccani fu costretta a introdurre l’aggettivo “fantozziano” nell’enciclopedia. Così finalmente, nel 1974, il sodalizio Paolo Villaggio-Luciano Salce partorì il film ispirato alle avventure dell’impiegato più sfigato del mondo. Successo immediato, neologismi e modi di dire introdotti di prepotenza nel linguaggio comune: tutti a ripetere agghiacciante, tragicamente, mostruoso, vadi, venghi, megagalattico, fino al liberatorio per me è una boiata pazzesca, riservato agli intellettuali presuntuosi. Personaggi come il geometra Calboni, la signorina Silvani e il ragionier Filini diventano rapidamente archetipi, nuove maschere della commedia dell’arte al fianco del re, il capocomico Fantozzi Ugo. Villaggio aveva riscoperto la formula magica del consenso popolare: far ridere di se stessi, al cinema, lasciando al pubblico la convinzione illusoria di sfottere invece il vicino di sedia. La squadra vincente concesse subito il bis, poi diventò una saga in nove atti, non sempre felici e non sempre all’altezza del primo, di cui ricordiamo anche la colonna sonora di pregevolissima fattura di Franco Bixio, Fabio Frizzi e Vince Tempera. Autori anche della musica del film Sette note in nero (Lucio Fulci, 1977), che fu scelta da Tarantino per Kill Bill:Volume 1. Sono passati cinquant’anni da quel primo Fantozzi, e la Tangenziale Est è sempre lì, mostruosa e agghiacciante. Forse un giorno la demoliranno, ma il fantasma del ragioniere, librato in volo verso il beffardo, sfuggente autobus, sarà molto difficile cancellarlo dalla memoria collettiva. Perché diciamolo, in diverse circostanze della vita, Fantozzi siamo noi. (di Giorgio Cavagnaro) 15
Anteprime e ospiti allle Giornate di Riccione
n n n di Stefano Salvatori
Tutte le novità, italiane e internazionali, della prossima stagione cinematografica in rassegna alla decima edizione di Ciné In apertura: Diabolik. Qui accanto: Vincenzo Salemme (Con tutto il cuore); poi Volami via; The Duke. Nell’altra pagina: Come un gatto in tangenziale 2; La ragazza di Stillwater
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a decima edizione di Ciné Giornate di Cinema prende il via a Riccione il 20 luglio e va a avanti fino al 23. Il lato “festivaliero” della manifestazione prevede una serie di anteprime e momenti di incontro con numerosi ospiti del panorama cinematografico italiano. Il 21 luglio è la data scelta per il lancio del trailer di Diabolik, l’atteso film firmato Manetti bros., che ci porterà a scoprire il mondo del Re del Terrore in attesa dell’u-
scita nelle sale il 16 dicembre con 01 Distribution. Adattamento cinematografico delle avventure del personaggio creato da Angela e Luciana Giussani, è interpretato da Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea. Sono a Riccione anche il regista e il cast di Una famiglia mostruosa, commedia diretta da Volfango De Biasi con Massimo Ghini, Lucia Ocone, Lillo, Ilaria Spada e Paolo Calabresi. Arriverà in sala il 25 novembre con 01.
Humans save the sea
Il cinema unito in difesa dell’ambiente
R Sono molto attese anche le prime immagini di Come un gatto in tangenziale 2 – Ritorno a Coccia di Morto, secondo capitolo della commedia campione d’incassi del 2018, al cinema per Vision Distribution dal 26 agosto. A presentarla il regista Riccardo Milani e gli attori Paola Cortellesi e Antonio Albanese. Protagonisti della convention Medusa sono Diego Abatantuono e Frank Matano, inedita coppia della nuova commedia di Guido Chiesa, Una notte da Dottore, oltre a Vincenzo Salemme e Maurizio Casagrande, che presentano le prime immagini di Con tutto il cuore, tratto dall’opera teatrale di Salemme. Tante anche le anteprime: Chi è senza peccato – The Dry, thriller basato sul romanzo di Jane Harper, diretto da Robert Connolly e interpretato da Eric Bana, nelle sale in autunno per Notorious; La ragazza di Stillwater di Tom
McCarthy, distribuito da Universal, storia di un operaio (Matt Damon), che parte alla volta di Marsiglia per visitare la figlia, finita in carcere per un delitto che dice di non aver commesso. I Wonder Pictures presenta Volami via, commedia di Christophe Barratier, dal 19 agosto al cinema, storia dell’incontro tra due ragazzi diversissimi tra loro che sconvolgerà la vita di entrambi. Sono a Ciné anche le anteprime di The Duke di Roger Michell, con i premi Oscar Jim Broadbent e Helen Mirren, ritratto di Kempton Bunton, l’uomo che nel 1961 rubò dalla National Gallery di Londra il Ritratto del Duca di Wellington di Francisco Goya, a Natale al cinema con Bim, e di L’uomo che vendette la sua pelle di Kaouther Ben Hania, candidato all’Oscar 2021 come miglior film straniero, con un’inedita Monica Bellucci nel ruolo di una gallerista senza scrupoli. n n n
iprende da Riccione il cammino di “Humans Save the Sea”, il progetto ideato da Gianni Chimenti e da Paola Deiana per mobilitare anche il mondo del cinema sul tema della salvaguardia del mare e dell’ambiente, presentato nel 2019 alla Festa del Cinema di Roma. “Humans Save the Sea“ è una vera e propria mobilitazione culturale che vuole diffondere un diverso modello di consapevolezza sulla necessità di adottare comportamenti eco-sostenibili, attraverso il mezzo di comunicazione che più di tanti è in grado di generare emozioni e smuovere le coscienze: il cinema! Rispetto al 2019, in cui si prevedeva il rischio che, ogni anno, più di 7 miliardi di bottigliette di plastica potessero essere disperse nell’ambiente, oggi, proprio a causa della pandemia, lo stato di salute del nostro pianeta è decisamente peggiorato e rischia di avvicinarsi la data di raggiungimento del punto di non ritorno che alcuni scienziati prevedono addirittura per il 2030. Si stima, in assenza di drastici interventi, che il livello di plastica che si sta accumulando negli oceani triplicherà nei prossimi 20 anni e a questo va aggiunto il potenziale danno causato dai 65 miliardi di guanti monouso e 129 miliardi di mascherine usate che, se non correttamente smaltite, possono finire in fiumi e torrenti e da lì in mare, sminuzzandosi in microplastiche destinate a rimanere nell’ambiente per sempre, con gravi ripercussioni sulla fauna marina. Il cinema, per la sua capacità di raggiungere e coinvolgere soprattutto le giovani generazioni può contribuire in modo sostanziale allo sviluppo di una campagna di sensibilizzazione che faccia diventare ognuno protagonista del cambiamento che consentirà di arginare la crisi ambientale. 17
Napule’s Power
Il Movimento Musicale Italiano di Renato Marengo
n n n di Luigi Aversa
Alla scoperta del libro firmato dal nostro direttore che racconta la nascita e l’evoluzione di un fenomeno culturale che a partire dagli anni Settanta ha rinnovato la musica partenopea e italiana 18
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rima di dirigere Cinecorriere, magazine cartaceo e digitale di cinema e dintorni nato nel 1948 grazie a un’intuizione di Alberto Crucillà, il nostro direttore Renato Marengo è stato (e continua a essere) una delle colonne portanti del giornalismo musicale italiano. Che fosse un appassionato e fine conosci-
tore del mondo delle sette note è cosa risaputa, ma nella sua carriera professionale il suo approccio non si è mai limitato al mero esercizio critico, Renato è un operatore culturale a tutto campo, che ha tirato le fila di un movimento da lui battezzato “Napule’s Power”, la cui influenza, dopo aver valicato negli anni i confini prima regionali e poi nazionali, si è propagata fino ai nostri giorni. Il racconto di questa infaticabile attività divulgativa è possibile ritrovarlo su Napule’s Power -Movimento Musicale Italiano (Tempesta Editore), il volume che celebra più di mezzo secolo di lavoro di Renato e dei grandi musicisti protagonisti del movimento.
In apertura: Renato Marengo. Qui accanto: Marengo alla presentazione del libro con, da sinistra, Lello Savonardo, Maurizio Baiata e Paolo Zefferi. Qui sopra: Antonella Putignano
Curato dal giornalista Paolo Zefferi, con prefazione del musicologo Renzo Cresti, il libro raccoglie le testimonianze e i contributi di alcuni degli amici più vicini a Renato Marengo, “che lo hanno aiutato a mettere insieme la documentazione e i materiali per ricostruire la storia del movimento Napule’s Power, che tanto gli sta a cuore perché ne è stato il collante e gli ha dedicato gran parte della sua vita”, scrive lo storico della musica, editore e curatore di libri Francesco Coniglio nella presentazione, suggestivamente intitolata “La ricerca della bellezza”. “Questo è un libro importante, che rilascia alla storia della musica italiana un tassello mancante. Ma non è la sua autobiografia: considero questo volume una sorta di prova generale della sua autobiografia, che Renato deve assolutamente scrivere. Tutti noi ce la meritiamo”, conclude Coniglio. Napule’s Power racconta la nascita e lo sviluppo di un movimento musicale profondamente intrecciato con la vita politica e
culturale di Napoli. Lungo i decenni, e attraverso i molteplici generi che lo hanno animato, il Napule’s Power ha riportato la musica di Napoli in Italia e nel mondo, proprio mentre la città viveva una sua grande, profonda e definitiva rinascita. Tradizione, cultura, passione e grandi trasformazioni sociali sono i protagonisti di un libro che mette insieme le vicende musicali, i ricordi, gli aneddoti, le analisi del passato, del presente e del futuro di Napoli, della sua grande musica, della tradizione, delle nuove voci. Una storia di difficoltà e di successo, di riscatto e di crescita. Nel libro intervengono autori, musicisti, studiosi, giornalisti, fotografi e personaggi legati – ognuno a suo modo, ognuno per la propria parte – al grande racconto del “Napule’s Power”: da Renzo Arbore a Giovanni Minoli, da Ezio Zefferi a Giorgio Verdelli, da Lello Savonardo a Carmine Aymone, da Vince Tempera a Giulio Tedeschi, per citarne solo alcuni. «Il libro è dei musicisti», sot-
tolinea Renato Marengo, «io li ho aggregati, ho reso credibile il movimento alcuni di loro li ho anche prodotti». Protagonisti della storia sono quindi, tra gli altri, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone, Osanna, James Senese e Napoli Centrale, Alan Sorrenti, Edoardo Bennato, Tony Esposito, Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Enzo Gragnaniello, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Lina Sastri, Jenny Sorrenti e i Saint Just, Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò, Musicanova, Alberto Pizzo, Ciccio Merolla, 99 Posse, Almamegretta, Clementino, Rocco Hunt, Tony Cercola. «Il volume nasce da una sirena leggendaria, la sirena Partenopee, che ammaliava i marinai e ispirava i musicisti», rivela Marengo «e termina con una sirena virtuale che indica il futuro dell’immagine e dei suoni». Perché «il futuro continua a essere in evoluzione...». n n n
La copertina del volume edito da Tempesta Napule’s Power - Movimento Musicale Italiano. Più in alto: Renato Marengo e a sinistra Lino Vairetti degli Osanna. Nella pagina accanto, in basso: Marengo con alcuni ospiti della serata che si è tentuta alla libreria Eli di Roma, si riconosce, sopra di lui, Tony Esposito
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Isabel Russinova
L’arte al servizio della conoscenza
n n n di Luigi Aversa
L’attrice (e autrice) dall’1 luglio è al cinema con Boys di Davide Ferrario e il 20 luglio a teatro con Eva degli Iris In apertura: Isabel Russinova
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ome Boys, il nuovo film di Davide Ferrario, nelle sale dall’1 luglio, racconta la storia di quattro amici – Neri Marcorè, Marco Paolini, Giorgio Tirabassi, Giovanni Storti – che condividono la passione per la musica e che negli anni ’70 avevano una rock band di successo, “The Boys”, per l’appunto. Quando un giovane rapper chiede loro di tornare a suonare dal vivo, i quattro accettano ma all’appello manca Anita, la componente femminile del gruppo, di cui si sono perse le tracce. I Boys si rimettono allora sulla strada alla ricerca della vocalist, che nel frattempo ha avuto una figlia… A interpretare Anita è Isabel Russinova, attrice, drammaturga, produttrice, scrittrice e operatrice culturale. Isabel, nel film interpreti una
musicista che suonava negli anni Settanta, che ci dici di quel periodo? Che eravamo molto giovani, molto più giovani rispetto alla protagonista del film, quello scarto che basta per averli vissuti da tredicenne e non da diciottenne, che insomma fa la differenza. Però mi ricordo gli anni ’70 per un grande senso di libertà, anche se ero troppo giovane per essere una ribelle a tutto tondo, ma ero già una giovanissima potenziale e aspirante ribelle, come lo erano tutti i ragazzini di allora. Questa cosa mi ha accompagnato nel tempo, i miei figli mi chiamano “mamma hippy”. Noi siamo i ragazzi di quel tempo là. Certo era un periodo speciale, di grandi cambiamenti… Noi siamo figli di una generazione che ha conosciuto la guerra.
I miei genitori, i miei nonni, per origini, per nascita, per storia, anche geografica, vengono da quei Paesi che più hanno sofferto la guerra, la privazione di libertà. La Bulgaria (Isabel è nata a Sofia e cresciuta a Trieste, ndr), distrutta, è entrata in un’altra fase storica totalmente diversa. Trieste, poi, è il luogo dove più bruciano i grandi cambiamenti. Quindi questo senso di libertà prima di tutto, di ribellione, è stato una costante dei ragazzi di allora ed è la costante anche dei ragazzi cresciuti di oggi, i Boys. Come sei entrata nel progetto di Davide Ferrario? Quando Davide me ne ha parlato, io ho sposato subito il progetto. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Ho trovato molto interessante raccontare questo senso di libertà mai assopito, questi ragaz-
zi cresciuti che non vogliono abbandonare i propri sogni. Perché i sogni non vanno mai abbandonati… Gli eterni ragazzi nel film sono Paolini, Marcorè, Tirabassi e Giovanni (senza Aldo e Giacomo), tutti attori provenienti da esperienze diverse. Come ti sei trovata con loro? Siamo tutti persone molto curiose, abbiamo fatto esperienze dovunque. Anch’io mi muovo fra teatro e cinema, scrivo libri, testi per film e pièce teatrali. Siamo attivi nel cercare sempre nuovi progetti, nuovi percorsi, e quindi ci siamo trovati bene. C’era molta fratellanza fra di noi, grande voglia di approfondire e sperimentare. Sono persone molto interessanti. Avevi mai lavorato con qualcuno di loro? No, con nessuno. Neri è un ragazzo profondo, curioso, ironico e tutti i vari sinonimi di intelligenza… Tirabassi è una persona meravigliosa, e così Paolini.
Giovanni è un bon bon: simpatico, sensibile e qui è straordinario, porta una sua grande umanità e capacità di raccontare personaggi imbevuti di malinconia. È un attore straordinario. Sanno tutti suonare veramente uno strumento? Sono grandi professionisti, riescono a fare tutto. Per l’anteprima del film a Taormina c’è stato uno spettacolo dal vivo: è stato emozionante tornare su un palcoscenico al cospetto del pubblico? La star trainante era Mauro Pagani (polistrumentista che ha fatto parte della Premiata Forneria Marconi, ndr), lui ne ha di cose da raccontare... Ma tutti noi siamo pratici di palcoscenico. Io tra poco sarò in scena ai Solisti del Teatro a Roma con un mio spettacolo. Comunque, per rispondere alla tua domanda, sì, è stato bello e come sarà bello riprendere dopo due anni e ritrovare il pubblico, anche se ancora con il distanziamento e una capienza ridotta.
Quelli di Taormina sono stati giorni intensi, con un vulcano che si faceva sentire, sprigionando energia all’ennesima potenza. Non ci poteva essere debutto migliore. Il tuo spettacolo di Roma come s’intitola? Eva degli Iris. Va in scena in anteprima assoluta martedì 20 luglio per il Festival I Solisti del Teatro presso i Giardini della Filarmonica Romana. È un testo dedicato a Eva Mameli Calvino, che è stata una grande scienziata, un grande ambientalista, forse la prima ambientalista italiana. A lei si devono studi importantissimi di botanica. Lei è stata anche una grande divulgatrice scientifica, che ha guardato ai ragazzi, ha cercato di proteggere tutte le specie di uccelli, spiegando quanto è importante la difesa di ogni essere vivente per la tutela del nostro pianeta. Se Sanremo è oggi considerato il regno dei fiori, lo dobbiamo a lei. Prima dei suoi studi a Sanremo c’erano 40 rose, dopo
Qui sopra: Isabel Russinova con Marco Paolini. In alto: i due attori con gli altri Boys, da sinistra, Neri Marcorè, Giorgio Tirabassi e Giovanni Storti
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il suo lavoro possiamo contare un numero spropositato di specie di rose. Tra l’altro, è la mamma di Italo e Floriano Calvino. Due eccellenze del ’900. Il primo grande scrittore noto a tutti, Floriano, invece, era un grande geologo. A lui dobbiamo il cammino della verità sul disastro del Vajont. Noi siamo il risultato dei nostri genitori e questo risultato serve a delineare questo profilo. Io da anni cerco di valorizzare il femminile. Fra i tuoi testi teatrali infatti leggo titoli come Galla Placidia, Agatha, Safa e la sposa bambina… Alcuni sono frutto della mia collaborazione con Amnesty International. Io con il teatro e coi miei testi cerco di divulgare quelle tematiche attraverso la drammaturgia. Quello della sposa bambina l’ho fatto perché la linea guida di Amnesty in quell’anno erano le spose bambine. Grazie al tuo impegno sociale e civile, so che quest’anno sei stata anche insignita del Premio Internazionale “Semplicemente 22
Donna” e presto sarai in Sardegna per degli spettacoli sulle figure femminili della storia dell’isola. Sì, sono stata coinvolta in questo progetto che si chiama “Archeologica” dai Beni culturali della Regione Sardegna, che vuole valorizzare la cultura locale, soprattutto per quanto riguarda la protostoria, affidandola al racconto di alcuni testimonial, ognuno per la propria disciplina: ci sono Sgarbi, Giacobbo e Tozzi, poi ci sono io per quanto riguarda il teatro. Ho scritto un testo che racconta alcune delle figure femminili più significative della Sardegna, ce ne sono tantissime e io ho scelto queste: Eleonora d’Arborea, Atte, Adelasia di Torres e Violante Carros. Con Boys è stato detto che è il film che segna il tuo ritorno al cinema, ma in realtà non te ne sei mai allontanata… In questo momento c’è il mio corto al Milazzo Film Festival, Là dove continua il mare, da me scritto e diretto, che parla proprio
del profilo orientale. È visibile sulla piattaforma Indiecinema. Poi in giro da un po’ c’è Il Suggeritore - Nil difficile volenti, che non ho diretto ma in cui recito con Franco Nero, per la regia di Fabio D’Avino. Poi su Amazon Prime Video è presente la mia opera prima L’incredibile storia della signora del terzo piano, da me diretta con Rodolfo Martinelli. Non ho mai staccato, quindi, seguo quel che mi interessa realizzare, comunicare, divulgare. Non hai una preferenza tra cinema e teatro? M’interessa raccontare una storia, cerco di raccontarla con il linguaggio che meglio può rispondere alla sua narrazione e anche quello che posso fare in termini di budget. È ovvio che quando sono coinvolta come attrice mi fa sempre piacere: stimo Davide Ferrario, autore fra i più interessanti e originali del nostro cinema. I suoi documentari, le sue storie, i suoi racconti sono quelli un intellettuale che attraverso i suoi film racconta qualcosa. Un conto
è l’intrattenimento, un altro è un percorso culturale. Spesso si confondono la popolarità e la visibilità con un’altra cosa. Tu scegli di di utilizzare l’arte, la sensibilità per raccontare delle storie, perché per te è importante, non pensi alla visibilità, ma a qualcosa da poter offrire. Il cast del film Boys è un cast di persone che fanno le cose che vogliono fare. Questa secondo me è la differenza fra un artista che utilizza il proprio tempo per raccontare, che è la cosa più importante, perché il tempo dell’uomo che abbiamo a disposizione è quello che abbiamo per raccontare, attraverso il meraviglioso dono della vita, chi siamo. Un conto è invece pensare alla visibilità, al selfie, è un attimo, un’altra cosa, poi scivola via. Tu provieni da tre culture differenti: slava, mitteleuropea e mediterranea. C’è una confluenza delle tre in quello che fai oppure senti di appartenere di più a una di queste? Credo che noi siamo un prodotto shakerato di tutto quello che
c’è nel nostro dna. Lì troviamo parte di quello che è stato prima di noi. Anche senza saperlo, continuiamo a contenere pezzi di vita e di esperienza dei nostri avi. Siamo il risultato della vita, e così chi verrà dopo di noi, i nostri figli, continuerà a contenere qualcosa di noi. È un fatto bellissimo, magico. Ognuno di noi è tante cose, la vita è così breve, per questo credo che il tempo debba essere utilizzato al meglio, è un grande dono, la vita. Quando si è giovani si ha una concezione della giornata, del vivere, diversa. Io penso di essere una persona fortunata, perché ho attraversato tante stagioni della mia vita, però sono riuscita a continuare il mio percorso sottolineando e cercando soprattutto di utilizzare il tempo per valorizzare la conoscenza. Guardando la tua biografia, il tuo percorso in effetti è caratterizzato da un’evoluzione continua: sei partita dal cinema leggero, per approdare al teatro dei grandi classici fino a firmare testi come autrice.
Infatti, e li hanno rappresentati anche altre attrici, una cosa che mi piace molto. Attualmente curo anche una collana di teatro per Curcio Editore. Adesso è uscito il primo volume, Musica per lupi, di Dario Fertilio, uno scrittore di origine dalmata molto interessante. Vorrei valorizzare anche i giovani autori della drammaturgia. Il teatro viene considerato perennemente in crisi, ma resiste da sempre. Esatto. Se tu leggi i discorsi, le lamentele, le dissertazioni dei grandi drammaturghi dei secoli scorsi, sembrano scritti oggi. L’intrattenimento soddisfa temporaneamente la pancia delle persone, ma in un momento piccolo, poi lo si dimentica. È come un acquazzone che arriva all’improvviso, ti bagna, si asciuga subito e poi te ne sei dimenticato. Fa parte del ritmo del respiro dell’umanità: ci saranno sempre quelli che ricorreranno all’intrattenimento e quelli che, passo passo, con grandi difficoltà, vorranno invece dire qualcosa. n n n
Nella pagina accanto: Isabel Russinova fotografata da Federico Guberti. Più in alto e qui sopra: Russinova e i Boys. Con loro c’è anche Saba Anglana
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