Speciale Cinecorriere 2018 Festival di Cannes

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cinema&fiction

Speciale

Anno 71 - numero 2 maggio 2018 - 2,00 € 80002

9 771827 195002

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma

Cannes 71 8-19 maggio

UN CERTAIN REGARD C’è anche Valeria Golino con Euforia e due film alla Quinzaine, Troppa grazia e La strada dei Samouni 22° HONG KONG FILMART Tutto sul più grande mercato internazionale dell’audiovisivo, ponte fra Oriente e Occidente

Dogman di Matteo Garrone e Lazzaro felice di Alice Rohrwacher in concorso al 71° Festival di Cannes

L’Italcinema fra santità e periferie dell’anima


NUOVA EDIZIONE 2018 CON ALLEGATO CD ROM • € 50,00 Diffuso capillarmente nell’ambiente dello Spettacolo

Gli Statuti, le leggi e gli accordi di co-produzione

Le Aziende del Cinema, della TV, della Comunicazione

Migliaia di nomi che contano nel “Chi è” del Cinema e della TV

Tutte le e-mail ed i siti I film italiani dal 1930 Le sale e le multisale italiane

I premiati del Cinema Italiano: Oscar, David di Donatello, Medaglie d’Oro - Una Vita per il Cinema, Nastri d’Argento, Venezia

Editore: Centro Studi di Cultura, Promozione e Diffusione del Cinema Corso Francia, 211 • 00191 Roma • Tel. 06 3296519 • info@annuariodelcinema.it • www.annuariodelcinema.it Pubblicità: A.P.S. Advertising Via Tor de Schiavi, 355 • 00171 Roma • Tel. 06 89015166 • Fax 06 89015167 • info@apsadvertising.it • www.apsadvertising.it


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editoriale È di scena Cannes 2018 Con Garrone e Rohrwacher in gara

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nche quest’anno Cinecorriere si dicata alle migliori serie tv del mondo - dove presenta puntuale all’appuntamento ha trionfato Il Cacciatore, la serie di Raidue con Cannes e come sempre l’atten- sulla trattativa Stato/Mafia. Realizzata al di zione è rivolta ai giovani registi e produtto- fuori dei consueti schemi della fiction italiana, ri del nostro cinema e delle nostre serie tv. è stata giudicata da tutti finalmente competitiSulla Croisette c’è una nutrita pattuglia di va con le maggiori produzioni internazionali italiani: in concorso Matteo Garrone con e ha vinto il premio per il miglior attore proDogman e Alice Rohrwacher con Laz- tagonista a Francesco Montanari, oltre a eszaro felice. In Un certain regard c’è Va- sere stata acquistata da numerose tv straniere. leria Golino con Euforia, nella Quinzaine Nelle nostre pagine non manca il cinema Gianni Zanasi con Troppa grazia e Stefa- indipendente italiano, Le guerre horrende di no Savona con La strada dei Samouni. E Luca Immesi e Giulia Brazzale, e i prodotti c’è pure uno studente del Centro Sperimen- di qualità internazionali, come Wajib della patale, Pier Lorenzo Pisano, con lestinese Annemarie Jacir. il corto Così in terra. Arti, immagini, suoni, parole si In questo speciale abbiamo danno appuntamento nella Capitavoluto dedicare poi un ampio le a fine estate per il Roma Euroservizio al FilMart 2018, racpa Festival. Prima, però, riflettori contandone le linee guida e la puntati su L’Isola del Cinema, di folta presenza italiana. cui Cinecorriere è media partner. Tornando a Cannes, non si Infine, occhio a Netflix, fenosono ancora spenti gli echi di meno sempre più in espansione, L’Italcinema presente e futuro del cinema e delun grande successo tricolore a fra santità e periferie le serie televisive. Canneseries - la rassegna, condell’anima Renato Marengo clusa da qualche settimana, deSpeciale

cinema&fiction Anno 71 - numero 2 maggio 2018 - 2,00 € 80002

9 771827 195002

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Cannes 71 8-19 maggio

Dogman di Matteo Garrone e Lazzaro felice di Alice Rohrwacher in concorso al 71° Festival di Cannes

UN CERTAIN REGARD C’è anche Valeria Golino con Euforia e due film alla Quinzaine, Troppa grazia e La strada dei Samouni

22° HONG KONG FILMART Tutto sul più grande mercato internazionale dell’audiovisivo, ponte fra Oriente e Occidente

sommario Cannes 71 Italiani sulla Croisette di Luigi Aversa Cannes 71 La selezione ufficiale di Andrea Carli Cannes 71 Giurati da red carpet di Stefano Salvatori 22° FilMart Ponte fra Oriente e Occidente di Luigi Aversa 22° FilMart Hong Kong, Italia di Luigi Aversa

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Il cacciatore Montanari trionfa a Canneseries di Stefano Salvatori 16

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Fenomeno Netflix Visioni presenti e future di Irene Sofi

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Le guerre horrende Una favola pacifista di Luigi Aversa

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Wajib - Invito al matrimonio La Palestina fra tradizione e lotta di L.A. 19

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Romaeuropa Festival Arti, immagini, suoni, parole di L.A.

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22° FilMart Cinema indiano e impegno civile di L.A. 15

L’isola di Roma Cinema e cultura sul Tevere di A.C.

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Il cinema italiano

a Cannes è targato Rai Due titoli in concorso e uno nella sezione Un certain regard: Rai Cinema sbarca in forze sulla Croisette In apertura: un’immagine suggestiva del film Dogman di Matteo Garrone. Qui accanto: una scena di Lazzaro felice di Alice Rohrwacher

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n n n di Luigi Aversa

on è la prima volta che Rai Cinema sbarca in un festival internazionale con diversi film al seguito. Basti pensare all’ultima edizione della Mostra di Venezia, dove i titoli presentati - tra pellicole di finzione, documentari e cortometraggi - erano ben ventidue. Al Festival di Cannes numero 71, che si apre martedì 8 maggio e si concluderà sabato 19, le produzioni targate Rai Cinema sono sensibilmente di meno, ma le due scelte per il concorso principale - Dogman di Matteo Garrone e Lazzaro felice di Alice Rohrwacher - e quella presente nella sezione parallela alla selezione ufficiale, Un certain regard - Euforia di Vale-

ria Golino - sono opere di qualità e di grande appeal. Non solo le opere ma anche gli autori. Matteo Garrone, che porta sulla Croisette Dogman, è un regista molto apprezzato da queste parti. Le sue apparizioni a Cannes sono state quasi sempre premiate, oltre che dai consensi del pubblico e della critica, anche dai giurati. Sia nel 2008, quando presentò Gomorra, sia nel 2012, anno della partecipazione al Festival con Reality, il regista romano si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria, premio assegnato al film che mostra maggiore originalità o spirito di ricerca. Curiosamente, dopo di lui, lo stesso riconoscimento è andato


Quinzaine des Réalisateurs

Tra soprannaturale storia e animazione

Sopra: Valerio Mastandrea e Riccardo Scamarcio in Euforia, opera seconda di Valeria Golino (sotto, a sinistra) preentata nella sezione Un certain regard. Qui sotto, a destra: Matteo Garrone, regista di Dogman.

proprio ad Alice Rohrwacher nel 2014 per Le meraviglie. E prima di loro, per capire appieno il valore di questo premio, il secondo più importante della manifestazione dopo la Palma d’oro, ci piace ricordare che ottennero il Grand Prix giganti del cinema italiano come Elio Petri (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, 1970), Pier Paolo Pasolini (Il fiore delle Mille e una notte, 1974), Marco Ferreri (Ciao maschio, 1978), Paolo e Vittorio Taviani (La notte di San Lorenzo, 1982), Giuseppe Tornatore (Nuovo Cinema Paradiso, 1989), Gianni Amelio (Il ladro di bambini, 1992), Roberto Benigni (La vita è bella, 1998). Dogman, Lazzaro felice ed Euforia sono «tre film molto diversi, ognuno con uno stile assolutamente personale e definito – spiega Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema - firmati da tre autori che sono molto cari al Festival di Cannes. Di cui - e mi fa particolarmente

piacere sottolinearlo - due registe donne. Dogman è un film di una forza straordinaria. Il cinema di Matteo Garrone continua a essere una sorpresa, anche per noi che lo conosciamo e amiamo profondamente, la sua potenza visiva e narrativa si rinnova ogni volta e ogni volta acquista maggior vigore. Mentre lo sguardo di Alice Rohrwacher, insuperabile nel tratteggio delle emozioni e delle storie tra adolescenti e non solo, si rivolge ancora una volta al mondo rurale e alle sue relazioni segrete con una intensità sempre più matura. Così come Valeria Golino riesce ad andare in profondità nel racconto dei rapporti personali e a far vivere intensamente i suoi personaggi sempre al servizio di storie forti e ben scritte. Tre modi totalmente diversi di fare cinema, tre personalità forti, tre bellissimi film italiani in gara con i cineasti più grandi del mondo. A loro i nostri migliori complimenti». E anche i nostri, naturalmente. nnn

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ai Cinema accompagna anche le due produzioni che rappresentano l’Italia alla Quinzaine des Réalisateurs: Troppa grazia di Gianni Zanasi e La strada dei Samouni di Stefano Savona (con le animazioni di Simone Massi). Troppa grazia è «una commedia davvero folle», come ha dichiarato con un tweet il direttore artistico della Quinzaine Edouard Waintrop. Racconta la storia di Lucia (Alba Rohrwacher, foto sopra), una geometra alle prese con la realizzazione di una grande opera architettonica, che si trova al cospetto di un’apparizione celeste... La strada dei Samouni è il ritratto di un nucleo di contadini della periferia di Gaza, prima, durante e dopo i tragici avvenimenti del gennaio del 2009, quando, durante l’operazione “Piombo fuso”, vennero massacrati 29 membri della famiglia. Dice il regista: «Per render loro giustizia, i Samouni meritavano che ne raccontassi la storia. Attraverso l’animazione, ho potuto ricreare i momenti chiave: il cinema va oltre la cronaca e permette allo spettatore di avvicinarsi intimamente al vissuto dei protagonisti».

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Cannes 71

Fra varietà e qualità Grandi eventi (Solo: A Star Wars Story), ritorni importanti (Godard, von Trier), coppie glamour (Cruz-Bardem) e tanti titoli già pronti per la distribuzione italiana n n n di Andrea Carli In apertura: una scena di Solo: A Star Wars Story. Qui a destra: Penelope Cruz e Javier Bardem, coppia protagonista del film che apre il Festival di Cannes 2018, Todos los saben.

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e Rai Cinema porta a Cannes (8-19 maggio) vari film italiani fra Concorso, Certain regard, Quinzaine, che poi farà uscire su tutto il territorio nazionale con 01 Distribution, anche altri distributori di casa nostra, da Lucky Red a Bim, da Cinema a Movies Inspired, sono presenti sulla Croisette con importanti produzioni. Non è propriamente originaria del nostro Paese, ma la Walt Disney Company ha una sua divisione in Italia che il 23 maggio porterà nelle sale la nuova avventura firmata Lucasfilm, Solo: A Star Wars Story. Diretta da Ron Howard, la pellicola sul passato del giovane Han Solo, l’eroe più spericolato della galassia qui impersonato da Alden Ehrenreich,

è uno degli eventi fuori concorso del Festival. Che viene aperto quest’anno da un film Lucky Red, Todos los saben. Scritto e diretto da Asghar Farhadi, regista due volte premio Oscar con Una separazione e Il cliente, è il

primo film girato in Spagna dal cineasta iraniano. Al suo servizio una coppia d’eccezione del cinema iberico, legata anche nella vita, quella formata da Penelope Cruz e Javier Bardem. Todos los saben è una coproduzione


Qui sopra: Spike Lee, in concorso con Blackkklansman. A destra: il film d’animazione Another Day of Life di Raul De La Fuente e Damian Nenow. Sotto, da sinistra: Whitney e Adam Driver in The Man who Killed Don Quixote.

Qui sopra: Papa Francesco - Un uomo di parola di Wim Wenders. Accanto, da sinistra: Les filles du soleil e Ash Is Purest White. Qui sotto: Le grand bain di Gilles Lellouche.

Spagna/Francia/Italia che vede la partecipazione anche dell’onnipesente Rai Cinema, come conferma il presidente di questa Nicola Claudio: «Il nostro impegno produttivo e creativo guarda anche oltre i nostri confini e ci vede sempre più al fianco del miglior cinema europeo, come dimostra la partecipazione, accanto a Lucky Red, nella produzione del film che apre il Festival». Lucky Red ha anche un altro film in competizione, Cold War, regia del premio Oscar, per Ida, Pawel Pawlikowski.

Anche Cinema di Valerio De Paolis è in concorso con ben tre titoli: Three Faces di Jafar Panahi, Under the Silver Lake di David Robert Mitchell e Ash Is Purest White di Jia Zhangke. Il film Bim in concorso è Les filles du soleil di Eva Husson, mentre nella selezione ufficiale, spazio Midnight Screenings, c’è il documentario Whitney, del regista premio Oscar per One Day in September Kevin Macdonald, dedicato a Whitney Houston. Il film cinese Long Day’s Journeys Into Night di Gan Bi,

in gara a Un certain regard, è distribuito da Movies Inspired. Da segnalare, infine, il ritorno al Festival di Jean-Luc Godard, 87 anni, con Le livre d’image, e fuori concorso di Lars von Trier con The House That Jack Built. Sempre non in competizione ci sono poi il film di Wim Wenders Papa Francesco – Un uomo di parola e Le grand bain di Gilles Lellouche. Blackkklansman di Spike Lee è invece in concorso. The Man who Killed Don Quixote di Terry Gilliam è il film di chiusura del Festival. nnn 7


Presieduto dall’attrice australiana Cate Blanchett, il gruppo di giurati del Festival di Cannes 2018 è ricco di glamour come non mai. Léa Seydoux e Kristen Stewart, le altre stelle n n n di Stefano Salvatori

Una giuria

da tappeto rosso D Qui sopra: Cate Blanchett, presidente della giuria del 71° Festival di Cannes. Sotto, da sinistra, gli altri giurati: Léa Seydoux, Chang Chen, Denis Villeneuve, Andrey Zvyagintsev, Kristen Stewart, Robert Guédiguian.

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a qualche tempo il parterre di nomi che compone le giurie dei grandi festival internazionali è così ricco di stelle da far quasi sfigurare quelle che andranno poi a calcare i red carpet durante le varie manifestazioni. Non è da meno, anzi, è particolarmente provvisto di glamour anche il gruppo di giurati della 71esima edizione del Festival di Cannes. Presieduta dall’affascinante attrice australiana due volte premio Oscar (The Aviator, Blue Jasmine) Cate Blanchett, la giuria che rivelerà la sua lista dei premi sabato 19 maggio durante la ceri-

monia di chiusura della rassegna, vede la presenza al suo interno di altre stelle del cinema internazionale: Léa Seydoux, attrice e modella francese già Bond Girl nel film Spectre nonché vincitrice della Palma d’oro a Cannes 2013 per La vita di Adele; e Kristen Stewart, interprete statunitense nota per il ruolo di Bella Swan, protagonista della fortunata saga di Twilight. Oltre alle tre star, completano il quadro dei giurati altre due donne: la sceneggiatrice e regista americana Ava DuVernay (Selma – La strada per la libertà, Nelle pieghe del tempo) e la cantante del

Burundi Khadja Nin. Ci sono poi quattro uomini: i registi Denis Villeneuve (La donna che canta, Arrival, Blade Runner 2049) dal Canada, Andreï Zvyagintsev (Leviathan, Loveless) dalla Russia, Robert Guédiguian (La casa sul mare) dalla Francia, e l’attore cinese Chang Chen (Happy Together, The Assassin) In totale nove giurati di sette differenti nazionalità e provenienti da cinque continenti. Da segnalare per gli stessi motivi anche il nome del presidente della giuria di Un certain regard: l’attore americano nato a Portorico Benicio del Toro. nnn


22° Hong Kong FilMart

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Le nuove frontiere dell’audiovisivo

n n n di Luigi Aversa

Il futuro del mondo dell’intrattenimento attraverso le linee guida indicate dal FilMart 2018, il più grande mercato d’Oriente del cinema e della tv (Hong Kong, 19-22 marzo)

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nche la ventiduesima edizione del FilMart (Hong Kong, 19-22 marzo), il più grande mercato dell’audiovisivo d’Oriente, si è conclusa registrando numeri importanti. L’evento ha attirato oltre 8.700 compratori, per un incremento del 9% rispetto all’anno precedente. Ben 60 sono stati gli eventi, organizzati al fine di promuovere gli scambi di settore. Seminari professionali, lanci di film e attività di networking: il tutto per facilitare gli incontri di business. Le più grandi case di produzione hanno annunciato nuovi progetti. Tra queste: China 3D Digital Distribution Ltd, Emperor Motion Pictures, Mega-Vision Project Workshop, Mei Ah Entertainment, Sun Entertainment. 10

Silly onks, una società di intrattenimento digitale indiana, ha presentato la serie intitolata Chanakya, che ha attirato l’attenzione degli acquirenti di tutto il mondo. A metà mattinata del secondo giorno di FilMart, la compagnia si era già assicurata una transazione di 500.000 dollari Usa sui diritti Tv e Internet per il territorio cinese. I seminari tematici hanno ospitato importanti figure internazionali del settore cinematografico, dell’intrattenimento digitale, dell’animazione. I 14 seminari organizzati dall’Hktdc hanno attirato più di tremila visitatori. Nel gigantesco salone del Convention and Exhibition Center di Harbour Road erano presenti 850 espositori, provenienti da 37


Screenings

Trecento proiezioni e più di cento prime Nella pagina accanto: il pupazzo giapponese Kumamoto. Sotto, qui sopra e accanto: immagini dai seminari del mercato e un fotogramma dell’attesissimo thriller Limbo.

F differenti Paesi. Oltre alle grandi compagnie cinematografiche di Hong Kong, la manifestazione ha visto un incremento della presenza cinese, con molte province rappresentate, da Guangdong ad Hangzhou, da Beijing a Shanghai, fino a Hunan. A queste si sono aggiunte le regioni del Sichuan e di Chongqing, qui per la prima volta. Gli altri 360 espositori provenivano, tra gli altri, da Colombia, Russia, Thailandia, India, Ucraina, Kazakhistan, Polonia, Cambogia, Turchia e Vietnam. Fra presentazioni di film, come Limbo, un iconico thriller diretto da Soi Cheang, pupazzi in carne e stoffa (Kumamoto), uno dei temi al centro dei dibattiti in questa edizione è stato quello relativo al mondo del documentario. «Il film Detroit di Kathryn Bigelow», ha spiegato Daniel Braun, co-presidente di Submarine Entertainment, creatore dei documentari vincitori dell’Academy Award negli ultimi tre anni, «un mix di realismo, realtà vera

e finzione: ecco dove va il documentario oggi: tra tecnologia e social media». Televisione e nuovi media: Competitori? O complementari l’uno agli altri?: questo il titolo di un altro seminario. Ma all’interno dei padiglioni del mercato non mancavano le curiosità. na su tutte: Orient Snow, una compagnia leader nel settore degli effetti speciali legati alla neve e al ghiaccio, di casa in Malesia, ma presente anche a Hong Kong. Fra i tanti eventi in programma, il FilMart ha ospitato anche un panel di discussione intorno al tema dell’animazione, un mercato in crescita, stimato a 9 miliardi di dollari l’anno scorso, 17 quest’anno e 30 entro il 2025. Infine, si è esplorata la controversa e confusa area del live streaming. E soprattutto si è voluto rispondere alla domanda: Come monetizzarlo? Un tema che ha continuato a sollevare in realtà più domande che risposte. n n n

ra le oltre 300 proiezioni, tra cui più di 100 prime mondiali, internazionali o asiatiche e numerose produzioni premiate, la nostra attenzione si è focalizzata su un paio di titoli. Il primo, Party Hard, Die Young, è un inquietante thriller austriaco diretto da Dominik Hartl sulla vacanza da incubo in Croazia di un gruppo di giovani neodiplomati. Quello che per Julia e le sue amiche doveva essere il “party della vita” si trasforma in un viaggio dell’orrore, dal quale non tutti torneranno. Ordinary Days di Jordan Canning, Kris Booth & Renuka Jeyapalan, è invece un titolo targato Telefilm Canada. Racconta la misteriosa sparizione di una studentessa nel corso di cinque lunghi giorni di tensione. Cosa succede quando i giorni ordinari vengono interrotti da un evento straordinario? Il film ce lo mostra narrando la vicenda da tre prospettive: quella dei genitori della ragazza, quella del detective assegnato al caso e, infine, il punto di vista della stessa giovane scomparsa. Una pellicola dall’atmosfera sospesa che raggiunge la maggiore forza emotiva nel capitolo finale, nel quale ci ritroviamo soli con Cara, la protagonista, e con la sua tragica esperienza.

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Hong Kong FilMart 2018 12


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Ottimi affari per le società di vendita italiane presenti al più grande mercato del film d’Oriente. Il meglio del cinema di casa nostra nei cataloghi Rai Com, Intramovies, True Colours

n n n di Luigi Aversa

Hong Kong, Italia «U In apertura: A casa tutti bene. Sopra, da sinistra: Ammore e malavita e Napoli velata. Qui accanto: Come un gatto in tangenziale.

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n edizione proficua», hanno dichiarato tutti i manager italiani delle vendite presenti al 22° FilMart. Intorno agli stand sembrava ci fosse un numero inferiore di visitatori rispetto al passato, invece, come hanno confermato i numeri, ma soprattutto i nostri distributori, «chi c’era, stava lì per fare affari». La pattuglia italiana al mercato di Hong Kong era più nutrita del solito. Oltre alla consolidata presenza di Rai Com, Intramovies e Slingshot, quest’anno c’erano anche True Colours - società che vende, tra gli altri, film Lucky Red, Indigo e Wildside - e TVCO, compagnia che ha in catalogo sia prodotti italiani che

stranieri. Non mancava, naturalmente, L’Immagine ritrovata, azienda bolognese specializzata in restauro e conservazione, che ha una sede anche a Hong Kong. Rai Com portava al mercato, tra gli altri, Gatta Cenerentola e Ammore e malavita. Napoli velata, Sono tornato, Come un gatto in tangenziale erano i titoli targati True Colours. L’età imperfetta, Lovers e L’equilibrio alcuni di Intramovies. Altri film italiani, invece, come A casa tutti bene di Muccino o Figlia mia di Laura Bispuri, erano invece al FilMart con altre società internazionali. In questo caso, il primo con la francese Indie Sales Company, il secondo con la tedesca Match Factory. n n n


«La pace è l’unica strada da percorrere» T

ra le anteprime del FilMart, c’era una produzione incentrata sul tema del terrorismo, Isis - A New Found Base in Afghanistan di Yuvraj Kumar, prodotta dalla Atlantic Films, compagnia di Mumbai, India. Il film mostra il dietro le quinte dell’organizzazione terroristica, l’addestramento e l’indottrinamento. La peculiarità della pellicola sta anche nella commistione di generi. Partendo da un contesto realistico, all’interno del quale non mancano sprazzi di poesia, la vicenda approda al thriller e all’action, non trascurando la componente romantica. «L’amore va oltre qualsiasi ideologia e religione», dichiara il regista. Nel cast internazionale figurano Rahul Dev, Rasheed Naaz, n n n di L.A. Manon Faure, Harish Bhimani e lo stesso regista, produttore e sceneggiatore Yuvraj Kumar. «Tutti gli attori sono stati addestrati a parlare in Urdu. La maggior parte di loro parla bene l’Hindi. Le due lingue sono simili», spiega Kumar. Ma perché un film sul terrorismo? «Perché tutti i gruppi violenti hanno la stessa ideologia, anche se con nomi diversi. I crimini sono i medesimi». La pellicola lancia un messaggio pacifista. «Non c’è altra strada da percorrere che quella della pace», afferma Kumar. n n n

La Atlantic Films, società di produzione indiana, ha portato al mercato il film Isis A New Found Base in Afghanistan. Ne parliamo col regista Yuvraj Kumar

Alcune immagini del film del regista, sceneggiatore e produttore indiano Yuvraj Kumar. Qui accanto, a destra, sopra e in alto: lo stesso in alcune scene della pellicola.

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Canneseries Vince Il Cacciatore

Grande successo a Cannes per la serie Rai firmata da Stefano Lodovichi e Davide Marengo, dove ha vinto, con Francesco Montanari, il premio al migliore attore In apertura: Francesco Montanari ne Il Cacciatore. Qui accanto: l’attore romano, al centro, con i due registi dei dodici episodi della serie: Stefano Lodovichi, a sinistra, e Davide Marengo.

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n mese prima del 71° Festival di Cannes, sulla Croisette si è chiuso Canneseries, primo festival dedicato alle serie televisive. Sul palco è salito un italiano, Francesco Montanari, premiato come miglior attore per la sua interpretazione nella serie di Raidue Il Cacciatore. Prodotta da Cross Productions e Beta Film con Rai Fiction, Il Cacciatore era l’unica serie italiana selezionata e in competizio-

n n n di Stefano Salvatori

ne. Liberamente tratta dal libro Cacciatore di mafiosi del magistrato Alfonso Sabella, è ispirata alla vera storia di quest’ultimo. Racconta le sue vicende all’epoca in cui era sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo. Negli anni ‘90 riuscì a mandare in prigione decine di boss, fra i più temibili e crudeli di Cosa nostra, come Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Nino Mangano e Pasquale Cuntrera. Saverio Barone - questo il nome del magistrato nella finzione scatena la caccia ai mafiosi subito dopo le stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Al di là del semplice racconto delle dinamiche investigative che portarono agli arresti dei boss, la fiction traccia un ritratto a tutto tondo del personaggio Sabella, un uomo capace di sacrificare tutto - famiglia, amici, affetti - perché in testa aveva (e ha ancora) un solo obiettivo: la giustizia. nnn


Fenomeno Netflix Da La casa di carta 3 a Baby grandi novità in streaming

Durante l’evento romano See What’s Next la piattaforma online ha annunciato cento progetti in arrivo nel 2018. Storie originali provenienti da 16 Paesi in 16 lingue diverse n n n di Irene Sofi Qui sopra: il cast de La casa di carta 3. In basso, da sinistra: Marco Giallini e Claudio Santamaria nel film Rimetti a noi i nostri debiti, i ragazzi della serie danese The Rain, la troupe della serie italiana Baby.

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siste dal ‘97, ma è solo dieci anni dopo, con il servizio di streaming on demand, che Netflix ha iniziato ad affermarsi sul mercato. In Italia la piattaforma è arrivata nel 2015 e da allora ha avuto una crescita esponenziale. Merito soprattutto dei bassi costi del servizio e dell’appeal esercitato dalle produzioni originali dell’azienda californiana. Una su tutte: La casa di carta, serie spagnola che, visto lo straordinario successo registrato dalle stagioni 1 e 2 (le prime non in lingua inglese più seguite nel mondo), tornerà nel 2019 con gli episodi della terza.

La notizia è stata data qualche giorno fa nel See What’s Next, evento romano durante il quale sono state presentate novità e strategie della piattaforma. Sono oltre cento i progetti in arrivo nel 2018, provenienti da 16 Paesi e in 16 lingue diverse. Le storie locali originali in arrivo includono diverse forme di intrattenimento programmi tv, film, reality, documentari, film indipendenti, commedie e contenuti per bambini - che appartengono ai più svariati generi. Oltre a La casa di carta, a breve vedremo Luna Nera, che racconta di donne sospettate di stre-

goneria nel XVII secolo in Italia, ed è già in circuito il primo film originale Net i italiano, Rimetti a noi i nostri debiti di Antonio Morabito, con Claudio Santamaria e Marco Giallini. Sono iniziate, invece, da poco le riprese di Baby di Andrea De Sica e Anna Negri, serie sulle giovani squillo dei Parioli con Benedetta Porcaroli, Alice Pagani, Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi. Dal maggio, infine, è disponibile The Rain, prima serie originale danese in cui un virus letale portato dalla pioggia ha sterminato quasi completamente l’intera popolazione scandinava. n n n

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Le guerre horrende Una favola nera per raccontare

i conflitti “grandi e straordinari” Dagli autori di Ritual, Giulia Brazzale e Luca Immesi, una storia di amori, ricordi, lutti e battaglie, sullo sfondo di una radura fuori dal tempo che diventa luogo di dolore e catarsi n n n di Luigi Aversa Qui sopra: una scena de Le guerre horrende. In basso, da sinistra: il Capitano (Livio Pacella), il Generale (Cosimo Cinieri), il Soldato (Dario Leone), lo Scudiero (Désirée Giorgetti).

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n carrozzone da circo ai piedi di una collina e due stravaganti personaggi. Il Capitano, bizzarro reduce del primo e del secondo conflitto mondiale (o forse di tutte le guerre del mondo), e il suo Scudiero, una ragazza che non sa di essere tale, vivono in questa radura fuori dal tempo mettendo in scena una virtuale rappresentazione della guerra. Come pubblico hanno solo animali e insetti immaginari. Un giorno, mentre il Capitano e il suo fido aiutante, stanno raccontando l’ennesima improbabile battaglia tra mosche e formiche, piove dal cielo un giovane paracadutista

ferito e smemorato. Il Soldato si unisce alla strana coppia formando un triangolo che, tra sogno e memoria, tensioni e colpi di scena, ripercorre idealmente l’orrore di tutti i conflitti. Le guerre horrende, questo il titolo del film di Giulia Brazzale e Luca Immesi liberamente ispirato alla piéce teatrale di Pino Costalunga, è il secondo lungometraggio della coppia di registi veneti, dopo Ritual - Una storia psicomagica, in cui compariva anche lo scrittore e regista cileno Alejandro Jodorowsky. «Il titolo - spiegano i registi - prende spunto da una frase di

Niccolò Machiavelli riferita alle Grandi guerre d’Italia, ove “horrendo” va considerato in un senso etimologico più ampio. Per “horrende” il filosofo e scrittore fiorentino intendeva infatti grandi, straordinarie». Dopo un inizio teatrale e surreale, il film diventa man mano più crudo e realista, sfociando in un dramma sulla guerra. «L’idea fondante del nostro film - concludono Brazzale e Immesi - è che le guerre e la violenza, siano solo il frutto del personale conflitto che giace irrisolto nel microcosmo che è in ognuno di noi. No war within, no war without». n n n


Wajib: il dovere Un padre, un figlio e una terra

dove la speranza non muore mai

Dalla prima regista palestinese autrice di un lungometraggio, una storia on the road fra tradizione e attualità n n n di Luigi Aversa

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azareth, un padre e un figlio in auto. Il primo è uno stimato insegnante, il secondo lavora come architetto in Italia. I due attraversano in lungo e in largo la città per assolvere a un dovere sociale, che fa parte della tradizione della loro comunità, quello di consegnare a mano gli inviti al matrimonio di una figlia, da parte dei maschi della famiglia. «È una pratica non più tanto in uso fra i palestinesi della diaspora, molto seguita invece nella Palestina del Nord», spiega Annemarie Jacir, la regista di Wajib - Invito al matrimonio. Dopo Il sale di questo mare (2008) e Quando ti ho visto (2012) questo è il terzo film della prima regista donna palestinese ad aver diretto un lungometraggio. Miglior film a Dubai, dove i protagonisti Mohammed e Saleh Bakri, padre e figlio sullo schermo e nella vita, si sono aggiudicati anche il premio come Miglior attore ex aequo, Wajib è stato candidato all’Oscar come Miglior film straniero per la Palestina. Ambientato nella comunità cristiana, Wajib, in italiano “dovere”, mostra le difficoltà del vivere in una terra occupata e in peren-

ne conflitto, dove l’idealismo del figlio si scontra con le difficoltà della vita quotidiana di chi ha scelto (il padre), nonostante tutto, di resistere nella propria terra. «Amo entrambi i personaggi - dice la regista - e non penso che uno abbia ragione e l’altro sbagli, entrambi hanno le loro storie». La Palestina è in una situazione difficile da oltre cent’anni, ma il

film non appesantisce la narrazione con scontri, conflitti o sopraffazioni. Qua e là s’intravede solo qualche segnale di tensione. Il messaggio politico scorre lungo il film ma senza invadenza. «Come autrice non mi accosto al cinema con un messaggio», specifica Annemarie, «ma con l’intenzione di raccontare una storia nel modo più onesto possibile». nnn

Sopra (e anche in basso): Abu Shadi (Mohammed Bakri, a sinistra), il padre, con Shadi (Saleh Bakri), il figlio, e Amal (Maria Zreik), la figlia prossima alle nozze.

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Suoni e visioni

È il Romaeuropa Festival

Edizione 33 della kermesse che celebra la creatività internazionale con narrazioni e scenari di quattro continenti. In scena dal 19 settembre al 25 novembre n n n di Luigi Aversa Qui accanto: Sharon Eyal e Gai Behar. Sotto, da sinistra: Agrupación Señor Serrano e Oumou Sangaré.

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È

una festa di suoni, colori, arti, immagini, parole che si danno appuntamento nella Capitale a fine estate ormai da trentatré anni. Tante sono infatti le edizioni del Romaeuropa Festival, manifestazione di arte, performance, danza, teatro, musica e cinema nata nel 1986. Nel tempo l’evento ha portato nella Città Eterna il meglio della scena artistica internazionale, crescendo di anno in anno in qualità e quantità. Questi i numeri con cui si presenta il 33° Romaeuropa Festival, in programma dal 19 settembre al 25 novembre: 27 i luoghi, che ospiteranno 68 progetti per 168 repliche; circa 55.000 posti di spettacolo in vendita; 38 prime nazionali e 29 programmi inter-

nazionali, 10 coproduzioni; più di 60 le compagnie, di cui 40 per la prima volta al Festival, provenienti da 24 nazionalità differenti, oltre ai vari ensemble, per un totale di 311 artisti coinvolti. Ad aprire la trentatreesima edizione, il 19 Settembre, è Kirina, un viaggio tra Africa e Occidente all’insegna del movimento e della commistione d’immaginari firmato dal coreografo del Burkina Faso Sergè-Aime Coulibaly e dalla sua Faso Dance Théatre, con i testi dello scrittore e studioso Felwine Sarr, le musiche della cantante icona della world music Rokia Traorè e la presenza dal vivo della sua band. La musica attraversa tutta la programmazione e la chiusura sarà proprio un grande evento mu-


Nella pagina accanto, in apertura: Serge-Aimè Coulibaly, Rokia Traoré, Felwine Sarr e la Faso Danse Théâtre. Sopra: omaggio a Frank Zappa. Qui accanto: Caroline Guiela Nguyen. Sotto: Ivo Van Hove.

sicale: il 25 novembre l’appuntamento è all’Auditorium Parco della Musica per una “gran finale”, in coproduzione con Fondazione Musica per Roma, che coinvolgerà tutte le sue sale. Il REf18 si articola in tre percorsi, Storie, Visioni e Suoni, e nelle sezioni Digitalive, Anni luce, Dancing Days, REf Kids e Community. Debuttano al Festival quest’anno con le loro storie dal mondo il libanese Omar Rajeh con la sua compagnia Maqamat e il compositore e artista visivo Zad Moultaka, la francese di origini vietnamite Caroline Guiela Nguyen, la cinese Wen Hui, lo svizzero Milo Rau, le argentine Lola Arias e Cecilia Bengolea, quest’ultima in coppia con il francese François Chaignaud, le cantanti e musiciste Oumou Sangaré (Mali) e Angelique Kidjo (Benin), la Great Jones Repertory Company de La Mama di New York con la compagnia Motus, Mario Martone, Office for

a Human Theater con Filippo Andreatta, Mimmo Cuticchio con Virgilio Sieni, il duo francese Tsirihaka Harrivel & Vimala Pons e l’artista visivo e compositore giapponese Rioji Ikeda. Al loro fianco, oltre a Peter Brook, Hofesh Shechter e Ivo Van Hove, i protagonisti della creazione contemporanea ospitati nelle scorse edizioni, come Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, Luigi de Angelis e Fanny & Ale-

xander, Tim Etchells con Ant Hampton (in collaborazione con Short Theatre), gli israeliani Sharon Eyal, Gai Behar con la loro L-E-V e i catalani Agrupación Señor Serrano. Tanti altri artisti animeranno i tre mesi del REf, ma merita una segnalazione speciale il concerto di tutti gli ensemble e le orchestre riuniti per un omaggio a Frank Zappa nel 25° anniversario della sua scomparsa. nnn

Qui sopra: The Congo Tribunal di Milo Rau. Più in alto: Hofesh Shechter. A sinistra: The Prisoner di Peter Brook

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L’Isola di Roma Il cinema e la cultura

tutta l’estate sul Tevere

Giovedì 7 giugno debutta la consueta kermesse estiva romana per tre mesi di film, incontri, musica e... alta cucina n n n di A.C.

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oma è nata, come noto, attorno all’Isola Tiberina, lì dove era più facile attraversare il fiume e da dove partì la nave alla ricerca del dio Esculapio, che avrebbe curato l’impero dal male che lo affliggeva. L’Isola oggi è patrimonio dell’umanità e simbolo di appartenenza per il popolo di Roma. Proprio sullo sfondo di quelli che i romani chiamavano Insula Romae, che dal ‘95 ospita l’Isola del Cinema, nasce un nuovo progetto che è lo sviluppo naturale delle attività svolte nelle passate edizioni, che oltre al cinema, hanno accolto musica e letteratura. Tutti questi elementi contribuiscono a creare un nuovo progetto, che ha per titolo L’Isola di Roma: un’isola “che non si isola”, che 22

pur continuando a essere legata al cinema come “primo amore”, si apre ad altri momenti importanti di cultura e spettacolo. In questa sua nuova edizione, L’Isola del Cinema vuole essere una culla di eventi che spaziano

tra le arti, dalla letteratura al jazz, all’alta cucina. Sarà quindi una ribalta delle eccellenze, proponendo così un festival nella sua nuova veste di Isola di Roma: culla del cinema, della cultura, dell’arte e della creatività .nnn

Sopra: l’Isola Tiberina d’estate, durante la rassegna cinematografica. Sotto: il poster dell’evento 2018.




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