cinema&fiction
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Anno 71 - numero 3 settembre 2018 - 2,00 â‚Ź
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Speciale
ITALIANI IN MOSTRA Tra film in concorso, eventi speciali e sezioni parallele il nostro cinema invade la Laguna A.N.I.M.A. Una commedia sulle conseguenze della politica firmata da Pino Ammendola e Rosario Montesanti FUCILATELI Il documentario sulla Grande guerra di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon
Al Lido sbarcano le grandi produzioni in odore di statuetta Da A Star Is Born con Lady Gaga e Bradley Cooper a First Man con Ryan Gosling
Venezia
Anteprima degli Oscar
IL CRIMINE PERFETTO È IL CRIMINE CHE NON ESISTE BIBI FILM E RAI CINEMA PRESENTANO
UN FILM DI
ROBERTO ANDÒ MICAELA RAMAZZOTTI
RENATO CARPENTIERI LAURA MORANTE CON LA PARTECIPAZIONE DI
DESIGN
ALESSANDRO GASSMANN
CON MICAELA RAMAZZOTTI RENATO CARPENTIERI LAURA MORANTE JERZY SKOLIMOWSKI ANTONIO CATANIA GAETANO BRUNO MARCO FOSCHI MARTINA PENSA RENATO SCARPA SILVIA CALDERONI CON LA PARTECIPAZIONE DI ALESSANDRO GASSMANN SOGGETTO E SCENEGGIATURA ROBERTO ANDÒ E ANGELO PASQUINI CON LA COLLABORAZIONE DI GIACOMO BENDOTTI FOTOGRAFIA MAURIZIO CALVESI AIC MONTAGGIO ESMERALDA CALABRIA SCENOGRAFIA GIANNI CARLUCCIO SCENOGRAFO ARREDATORE GIADA ESPOSITO COSTUMI LINA NERLI TAVIANI MUSICA MARCO BETTA EDIZIONI MUSICALI NEW EMERGENCY MUSIC AIUTO REGISTA GIANLUCA MAZZELLA CASTING ANTONIO ROTUNDI SUONO IN PRESA DIRETTA FULGENZIO CECCON PRODUTTORE ESECUTIVO GIANFRANCO BARBAGALLO UNA COPRODUZIONE BIBI FILM-ROMA AGAT FILM & CIE-PARIGI CON RAI CINEMA PRODOTTO DA ANGELO BARBAGALLO COPRODOTTO DA PATRICK SOBELMAN REGIA DI ROBERTO ANDÒ FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE CON IL SOSTEGNO ECONOMICO DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO - DIREZIONE GENERALE CINEMA OPERA REALIZZATA CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE LAZIO AVVISO PUBBLICO ATTRAZIONE PRODUZIONI CINEMATOGRAFICHE (POR FESR LAZIO 2014-2020) E FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L’AUDIOVISIVO PROGETTO COFINANZIATO DALL’UNIONE EUROPEA
DAL 20 SETTEMBRE AL CINEMA
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editoriale Venezia 75: anteprima delle nomination agli Oscar
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razie alla passione del nostro di- sulla Luna, non confermino questo trend. Il rettore editoriale, Andrea Splen- panorama di novità veneziane si fa ogni anno dore, al grande legame che il mio più ampio e qui vi presentiamo un programvicedirettore Luigi Aversa e l’art director ma variegato che ne sottolinea l’impegno creStefano Salvatori hanno con Cinecorrie- scente. Ma come di consueto cerchiamo di re, anche in occasione di questa edizione riservare il maggior spazio possibile al cinen. 75 della Mostra del Cinema di Venezia ma giovane, emergente e alle novità, sempre presentiamo al pubblico il numero cartaceo più coraggiose, come le numerose produzioni della nostra storica rivista cinematografica, Netflix presenti in Laguna. Ma vorrei sofferfondata nel 1948 da Alberto Crucillà. Co- marmi su alcune scelte in linea con drammame i nostri lettori sanno, oltre a essere quo- tici temi di bruciante attualità, come Iuventa, tidianamente presenti online sul sito e sui film sulla nave Ong sequestrata nei mesi scorsocial, ogni mese realizziamo un numero si. Miserie e drammi biblici dove l’umanità, la “sfogliabile gratuitamente” in rete, ma, ov- pietà vengono brutalmente messe in disparte viamente, realizzarlo anche cartaceo è, in per far spazio a speculative ambizioni di potempi sempre più difficili per l’edicola, una litici pronti a cavalcare la feroce tigre delle “tangibile” soddisfazione. Quattro, cinque proprie convenienze elettorali. A proposito volte l’anno, anche grazie alla collabora- della “coscienza” di tanti rampanti della pozione con la Rai, riusciamo, litica, ho voluto presentare sulin concomitanza con i grandi le pagine di questo mensile, che festival, a farlo. Per questa coverrà distribuito al pubblico della pertina abbiamo scelto A Star Mostra, un’intervista a Rosario Is Born, perché Venezia negli M. Montesanti e Pino Ammenultimi anni fa rima con Oscar dola, registi del film A.N.I.M.A., (Il caso Spotlight, La La Land, una commedia “all’italiana” sulLa forma dell’acqua). E chissà le drammatiche conseguenze di che quest’anno il remake di È azioni e decisioni sempre più dinata una stella, o First Man, il di gran parte del mondo Venezia sinvolte film su Neil Armstrong, il pripolitico dell’Italia di oggi. Anteprima degli Oscar Renato Marengo mo uomo che ha messo piede cinema&fiction Anno 71 - numero 3 settembre 2018 - 2,00 €
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Rivista illustrata di cinema e fiction fondata da Alberto Crucillà nel 1948
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80003
Speciale
ITALIANI IN MOSTRA Tra film in concorso, eventi speciali e sezioni parallele il nostro cinema invade la Laguna
A.N.I.M.A. Una commedia sulle conseguenze della politica firmata da Pino Ammendola e Rosario Montesanti
Al Lido sbarcano le grandi produzioni in odore di statuetta Da A Star Is Born con Lady Gaga e Bradley Cooper a First Man con Ryan Gosling
FUCILATELI Il documentario sulla Grande guerra di Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon
sommario
Venezia 75 Il cinema italiano riparte dal Lido di Luigi Aversa 4
XV Giornate degli Autori Una realtà vivace, feconda e coraggiosa di Stefano Salvatori
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Venezia 75 La selezione ufficiale nel segno di Hollywood. Ma non solo di Luigi Aversa
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Venezia 75 Orizzonti possibili di Irene Sofi
A.N.I.M.A. Le tragicomiche conseguenze della politica di Renato Marengo
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Fucilateli Inchiesta sulla Grande guerra: Caporetto 1918-19 di Barbara Bianchi
Venezia 75 Senza Sconfini di Andrea Carli
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Venezia 75 Classici: la storia della Settima arte di I.S. 11 33. Settimana della Critica Un osservatorio sul mondo di Stefano Salvatori
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Iuventa Il film sulla nave che ha salvato la vita a migliaia di persone di Luigi Aversa 20 NovoTono a Consonno Poesia e suggestioni per musica e immagini dalla città fantasma di B.B. 22
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I nostri sulla Laguna Le produzioni italiane a Venezia
Tre film in concorso, sei fuori concorso, cinque in Orizzonti, quattro in Sconfini e tanti altri titoli in tutte le altre sezioni della Mostra. Il Lido è una festa di pellicole tricolori n n n di Luigi Aversa Qui accanto: Michele Riondino, “madrino” della 75. Mostra. Sotto, da sinistra: I villeggianti e Sulla mia pelle
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er il secondo anno consecutivo, alla Mostra di Venezia non c’è una madrina, ma un “madrino” (o padrino, per chi preferisce). Dopo Alessandro Borghi, padrone di casa della passata edizione, quest’anno ad aprire le danze della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica sarà Michele Riondino. Il giovane attore pugliese, interprete di cinema e fiction, noto al grande pubblico soprattutto per la sua interpretazione de Il giovane Montalbano nell’omonima serie tv, sarà sul palco della Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido nella serata di mercoledì 29 agosto per la cerimonia di inaugurazione e presenterà l’evento di chiusura di sabato 8 settembre, in occasione del quale saranno re-
si noti i Leoni 2018 e gli altri premi ufficiali della 75. Mostra. Il collega che l’ha preceduto in questo ruolo, Alessandro Borghi, è presente anche quest’anno in laguna, ma in veste di interprete. L’attore romano, che sta finendo di girare la seconda stagione di Suburra - la serie per Netflix, torna al Lido come protagonista dell’attesissimo Sulla mia pelle, titolo targato Netflix che racconta gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi. Il film apre la rassegna Orizzonti, nella quale nei giorni successivi si vedranno Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio; La profezia dell’armadillo di Emanuele Scaringi, che porta sullo schermo il bestseller a fumetti di Zerocalcare, e i cortometraggi Ninfe di Isabella
In apertura, nella pagina a sinistra: Capri-Revolution. Sopra: L’amica geniale. Qui accanto: Suspiria. Sotto, da sinistra: Una storia senza nome e La profezia dell’armadillo
Torre e Blu di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Anche nella competizione principale e fra gli eventi speciali fuori concorso ci sono tanti titoli battenti bandiera tricolore. I tre film in Concorso quest’anno sono Suspiria, libero rifacimento del film di Dario Argento diretto da Luca Guadagnino; Capri-Revolution, un ritratto ad opera di Mario Martone della singolare comunità di artisti e pensatori nordeuropei che popolava la splendida isola campana nel 1914, alla vigilia dei grandi sommovimenti mondiali; e infine What You Gonna Do When the World’s on Fire? (Che fare quando il mondo è in fiamme?), riflessione sul razzismo in America di Roberto Minervini, già regista dell’interessante docufiction Louisiana, presentata a Cannes tre anni fa. Una storia senza nome di Roberto Andò, con Micaela Ramazzotti, è un film sul cinema e sull’arte presentato nella Selezio-
ne ufficiale ma Fuori concorso. Così come sono fuori dalla competizione I villeggianti (Les estivants), coproduzione italofrancese diretta da Valeria Bruni Tedeschi; le proiezioni speciali de L’amica geniale di Saverio Costanzo, audace trasposizione cinematografica del romanzo della misteriosa Elena Ferrante; Il diario di Angela - Noi due cineasti, commosso ricordo dell’outsider del nostro cinema Angela
Ricci Lucchi da parte del compagno e amico Yervant Gianikian, architetto e regista meranese di origine armena; e i documentari Isis, Tomorrow. The Lost Souls of Mosul di Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi; e 1938 diversi di Giorgio Treves. Ma non finisce qui. Tra Sconfini, Venice Virtual Reality e Biennale College il movimento cinematografico italiano prova ancora a dire la sua. nnn
Qui sopra: What You Gonna Do When the World’s on Fire? (Che fare quando il mondo è in fiamme?)
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Venezia 75
Sulla strada degli Oscar Negli ultimi anni i film selezionati da Alberto Barbera per la Mostra hanno fatto incetta di statuette. Il direttore artistico ci riprova con A Star Is Born e First Man n n n di Luigi Aversa In apertura: Bradley Cooper e Lady Gaga in una scena di A Star Is Born. Qui a destra: Ryan Gosling in First Man
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hissà se anche quest’anno i titoli della Selezione ufficiale presenti alla 75ª Mostra di Venezia li leggeremo fra i candidati agli Oscar. Sì, perché negli ultimi anni, diversi film sfilati al Lido hanno poi fatto incetta di statuette. Solo nelle ultime tre edizioni altrettante pellicole presentate in anteprima sulla Laguna hanno poi avuto la loro notte di gloria sul palcoscenico del Dolby Theatre di Los Angeles. Nel 2016, Il caso Spotlight, presentato fuori concorso alla 72ª edizione della Mostra, è stato premiato come miglior film e miglior sceneggiatura originale. L’anno dopo, La La Land, apertura in anteprima della 73ª Mostra, dove Emma Stone ha vinto la Coppa Volpi per la migliore in-
terpretazione femminile, ha ricevuto ben 14 candidature ai Premi Oscar 2017, eguagliando il record di film come Eva contro Eva e Titanic, aggiudicandosi poi 6 statuette (Miglior regista a Damien Chazelle, Miglior attrice protago-
nista, Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliore colonna sonora e Migliore canzone originale a City Of Stars). Quest’anno, infine, La forma dell’acqua - The Shape of Water di Guillermo del Toro - regista che torna a Venezia
Qui sopra: The Nightingale di Jennifer Kent. A destra: il direttore artistico Alberto Barbera. Sotto, da sinistra: Roma di Alfonso Cuarón, Joaquin Phoenix in The Sisters Brothers di Jacques Audiard, Shadow di Zhang Yimou
Qui accanto, da sinistra: Fréres ennemis di David Oelhoffen, Doubles vies di Olivier Assayas. Qui sotto: Vanessa Redgrave, Leone d’Oro alla Carriera 2018
in qualità di Presidente della giuria dopo aver vinto il Leone d’oro al miglior film nel 2017 - si è aggiudicato quattro Premi Oscar su tredici candidature ricevute, vincendo il premio per il miglior film, il miglior regista, la migliore scenografia e la migliore colonna sonora. Sarà un caso, ma sicuramente va dato merito ad Alberto Barbera di aver avuto fiuto nel selezionare i titoli del Festival. Del resto, il Direttore Artistico ormai dal 2011 della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia è un intellettuale attento a tutto ciò che gli succede intorno, nel passato, nel presente e nel futuro. Come spiega lui stesso nella presentazione di questa nuova edizione della manifestazione facendo sue le parole del fisico teorico Carlo Rovelli e adattandole allo specifico cinemtografico: “Si può pensare il mondo (il cinema) come costituito di cose. Di sostanza. Di enti. Di qualcosa che è. Che permane. Oppure pensare che il mondo (il cinema) sia costituito di eventi. Di accadimenti. Di processi. Di
qualcosa che succede. Che non dura, che è continuo trasformarsi”. Per arrivare alla conclusione, non certo definitiva ma adatta alla suggestione del momento, che il cinema è “un insieme di eventi, di processi, è il modo che ci permette di meglio coglierlo, comprenderlo, descriverlo”. Alla luce di questa lunga premessa, è anche quest’anno un titolo hollywoodiano in odore di statuetta ad aprire, questa volta in concorso, la 75ª edizione della Mostra. Si tratta di First Man di Damien Chazelle, il regista di La 7
Qui sopra: Sunset di Laszlo Nemes. A destra: Peterloo di Mike Leigh. Sotto, da sinistra: Opera senza autore di Florian Henckel Von Donnersmarck; David Cronenberg, altro Leone d’Oro alla Carriera 2018; Acusada di Gonzalo Tobal
Qui accanto, da sinistra: Emma Stone in The Favourite di Yorgos Lanthimos, The Ballad of Buster Scruggs di Ethan e Joel Coen. Qui sotto: un’altra immagine di Alberto Barbera
La Land, film dedicato al primo uomo ad aver messo piede sulla Luna, ovvero Neil Armstrong, interpretato da quel Ryan Gosling che già aveva lavorato con Chazelle proprio in La La Land. A completare il trio magico di quella fortunata pellicola, ma come protagonista di un altro film, è Emma Stone, interprete princpale di The Favourite, diretto dal sempre più interessante Yorgos Lanthimos. Il regista greco è uno dei tanti nomi di spicco che leggiamo scorrendo la lista dei film. Già noti al pubblico, amati dalla 8
critica e pluripremiati nel mondo, fra gli autori in concorso ci sono i francesi Olivier Assayas con Doubles vie e Jacques Audiard con The Sisters Brothers, gli statunitensi Ethan e Joel Coen con The Ballad of Buster Scruggs, il messicano Alfonso Cuarón con Roma, i britannici Paul Greengrass con 22 July e Mike Leigh con Peterloo, l’ungherese Laszlo Nemes con Sunset, il tedesco Florian Henckel Von Donnersmarck con Opera senza autore e l’americano Julian Schnabel con At Eternity’s Gate.
Fuori concorso, invece, l’attesa è tutta per A Star Is Born, terzo remake, diretto da Bradley Cooper, di È nata una stella, film del 1937 di William A. Wellman. Accanto allo stesso Cooper, nel ruolo già stato di Janet Gaynor, Judy Garland e Barbra Streeisand c’è la stella del pop Lady Gaga. Da non perdere anche i due film di Amos Gitai, A Tramway in Jerusalem e A Letter to a Friend in Gaza, e il ritratto dell’ex presidente uruguaiano Mujica, El Pepe, una vida suprema, firmato da Emir Kusturica. nnn
Orizzonti possibili Il nuovo cinema emergente
di Asia, Europa e Americhe Le diciannove pellicole presentate in prima mondiale spaziano in quattro continenti. Interessanti novità da cinematografie remote come Kazakistan, Siria, Qatar e Indonesia n n n di Irene Sofi Qui sopra: Jinpa di Pema Tseden. In basso, da sinistra: Memories of My Body di Garin Nugroho, Manta Ray di Phuttiphong Aroonpheng, Amanda di Mikhael Hers
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perta dal nostro Sulla mia pelle, come già scritto nell’articolo a. pagg. 4/5, Orizzonti - “sezione riservata a film proposti in prima mondiale e dedicata a pellicole rappresentative di nuove tendenze, con particolare riguardo per esordi, emergenti, cinematografie minori, ma anche opere con intenti di originalità creativa” - propone un variegato panorama di titoli che spaziano in quattro continenti. Oltre all’Europa con La Noche de 12 Años di Alvaro Brechner (Spagna), Amanda di Mikhael Hers (Francia), L’enkas di Sarah Marx (Francia), The Man who
Surprised Everyone di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov (Russia), Anons di Mahmut Fazil Coskun (Turchia), c’è l’America con Charlie Says di Mary Harron (Usa), il Sudamerica con Deslembro di Flavia Castro (Brasile) e soprattutto tanta Asia. Manta Ray di Phuttiphong Aroonpheng è una coproduzione thailandese-cinese. Mentre è solo cinese Jinpa di Pema Tseden. Soni di Ivan Ayr è un film indiano. Yom adaatou zouli di Soudade Kaadan è stato finanziato da Libano, Siria e Qatar (con una quota francese). As I Lay Dying di Mostafa
Sayyari batte bandiera iraniana, Memories of My Body di Garin Nugroho, indonesiana. Israele ha due film in concorso: Erom di Yaron Shani, coprodotto con la Germania, e Tel Aviv on Fire di Sameh Zoabi, con partecipazione di Francia, Belgio e Lussemburgo. E c’è anche il Kazakistan (e Polonia e Norvegia) con The River di Emir Baigazin, per un totale di 19 film (ci sono anche Un giorno all’improvviso e La profezia dell’armadillo). Nella giuria Orizzonti, presieduta dalla cineasta greca Athina Tsangari, figura Andrea Pallaoro, il regista di Hannah. n n n
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Nella nuova sezione non competitiva di Venezia figurano quattro titoli italiani e quattro stranieri. Tra questi la versione lunga del capolavoro di Terrence Malick The Tree of Life
n n n di Andrea Carli
Senza Sconfini L In apertura: The Tree of Life (Extended Cut). Sopra: L’heure de la sortie. Qui accanto: Magic Lantern
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a novità di quest’anno a Venezia è la sezione non competitiva Sconfini, una “selezione di opere senza vincoli di genere, durata e destinazione (...) sperimentali e d’artista, serie tv e crossover”, come recita la dicitura del sito della Biennale. Otto i titoli in rassegna, la metà dei quali di produzione italiana. Il più atteso è il già visto The Tree of Life di Terrence Malick, di cui vedremo l’Extended Cut di 189 minuti. Da una durata fluviale a un corto: a Sconfini l’americano di origine iraniana Ramin Bahrani porta Blood Kin (26 minuti). Amir Naderi, iraniano trapiantato a New York, è qui con Magic Lantern.
Il francese Sébastien Marnier con L’heure de la sortie chiude il quartetto di stranieri. I restanti quattro sono italiani. Il banchiere anarchico di Giulio Base è l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo di Fernando Pessoa. Il ragazzo più felice del mondo, secondo film del fumettista Gipi, racconta i dubbi di un illustratore. Arrivederci Saigon di Wilma Labate è la storia delle Stars, band italiana che dalla provincia toscana viene spedita in Vietnam, a suonare nella base Usa. Infine Franceco Patierno porta al Lido Camorra, suggestivo ritratto di Napoli e della criminalità organizzata che l’affligge. n n n
Venezia Classici
La storia della Settima arte
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nche i Classici a Venezia hanno la loro competizione con relativi premi. Questi verranno assegnati per la sesta volta da una Giuria di studenti di cinema. A presiederla è il regista italiano Salvatore Mereu. I film selezionati quest’anno vanno dall’epoca del muto (Il Golem di Paul Wegener, 1920) agli anni Ottanta (Essi vivono di John Carpenter, 1988). In mezzo tante pellicole in bianco e nero e tra queste alcune che hanno fatto la storia del genere noir: I gangsters (1946) di Robert Siodmak, La città nuda (1948) di Jules Dassin, Contratto per uccidere (1964) di Don Siegel. Non mancano alcuni titoli del cinema di casa nostra. A cominciare da La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani, che vuole essere anche un omaggio al compianto Vittorio, scomparso nell’aprile di quest’anno. Così come Il posto di Ermanno Olmi ci ricorda un’altra figura di grande regista italiano, che come il collega se ne è andato quest’anno, nel mese di maggio. Rivedremo poi Morte a Venezia di Luchino Visconti e Il portiere di notte di Liliana Cavani, due autentici capolavori del cinema italiano e mondiale degli anni Settanta. nnn
Dai noir I gangsters e Contratto per uccidere al capolavoro dei fratelli Taviani La notte di San Lorenzo, al Lido si rivede il cinema che non morirà mai n n n di I.S.
Dall’alto, da sinistra: Contratto per uccidere, I gangsters, La notte di San Lorenzo, Essi vivono
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Settimana della Critica Un osservatorio sul mondo
Horror tunisini, commedie sudanesi, fantasy indiani, documentari siriani: la SIC 33 estende il suo sguardo su universi e cinematografie non ancora toccati n n n di Stefano Salvatori In apertura: una scena di Adam & Evelyn. Qui a destra: Barbora Bobulova e Massimiliano Gallo in Saremo giovani e bellissimi di Letizia Lamartire
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all’India alla Tunisia, dal Montenegro al Sudan alla Siria passando per Italia, Francia, Finlandia e Germania. È un rapido giro del mondo cinematografico quello che ci propone la Settimana Internazionale della Critica, sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani nell’ambito della 75. Mostra di Venezia. “Il mondo e il cinema. Il nodo è sempre quello”, scrive il Delegato generale della SIC Giona A. Nazzaro nel presentare la selezione di questa trentatreesima edizione. “Non una banale relazione nella quale il cinema diventa un riflesso sociologico del mondo, ma una dialettica aperta. E quindi tenere alto il livello del-
la proposta cinematografica, evitando le scorciatoie del già noto, per incrementare il piacere della scoperta, dello smarrimento, della sensualità, del rischio, dello sconosciuto e dell’ignoto”. E aggiunge: “Dall’osservatorio
che è la Settimana della Critica, il cinema appare dunque come una fucina in piena attività. Abbiamo allargato ancora di più l’orizzonte, tentando così di raggiungere mondi e sguardi che non avevamo ancora lambito”.
Qui sopra: M della popstar finlandese Anna Eriksson. A destra: la commedia sudanese A Kasha. Sotto, da sinistra: il francese Bêtes blondes e il film montenegrino You Have the Night
Qui sopra: il documentario siriano Still Recording. Accanto, da sinistra: il fantasy indiano Tummbad e l’horror tunisino Dachra
Così ad aprire la rassegna c’è il fantasy indiano Tumbbad di Rahi Anil Barve e Adesh Prasad, una parabola sull’avidità ricca di invenzioni visive. Sempre dall’Asia, ma quella a noi più vicina, proviene il documentario siriano di Saaed Al Batal e Ghiath Ayoub Still Recording. Uno sguardo inedito e doloroso dal cuore della guerra. Sempre da territori insanguinanti dai conflitti, l’Africa subsahariana, proviene A Kasha di Hajooj Kuka, una curiosa commedia coprodotta da Sudan, Su-
dafrica, Qatar e Germania. Restiamo in Africa, ma nella parte più settentrionale con Dachra di Abdelhamid Bouchnak, horror tunisino sospeso fra tradizione e modernità, evento speciale di chiusura della rassegna. Naturalmente, alla SIC c’è anche tanta Europa, con le sue cinematografie in costante fermento. A cominciare dall’Italia, presente con Saremo giovani e bellissimi, esordio nel lungometraggio di Letizia Lamartire, autrice rivelata dalla SIC@SIC con il corto Piccole italiane.
Il cinema francese si presenta con la commedia surreale Bêtes blondes di Alexia Walther e Maxime Matray. Il tedesco Adam & Evelyn di Andreas Goldstein è un romanzo di formazione all’ombra della caduta del muro di Berlino. Il Montenegro fa il suo esordio alla SIC con You Have the Night di Ivan Salatic, poema sulla scomparsa di un intero mondo. Infine, M, segna l’esordio alla regia della popstar finlandese Anna Eriksson, con un misterioso horror sperimentale. n n n 13
Una realtà vivace feconda e coraggiosa
n n n di Stefano Salvatori
Undici film in concorso per una quindicina di nazioni rappresentate, con una massiccia presenza femminile in cabina di regia: queste in sintesi le XV Giornate degli Autori
L
e Giornate degli Autori, che si svolgono nel quadro della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dal 29 agosto all’8 settembre, quest’anno tagliano il traguardo della quindicesima edizione. Una sezione giovane rispetto alle settantacinque primavere (estati forse sarebbe più corretto) del festival principale, ma comunque “una realtà vivace e feconda che porta con sé il coraggio della creatività, le voci di autori da tutto il mondo, un modello indipendente e diverso di interpretare l’idea stessa del Festival”, come recita il comunicato di presentazione della rassegna di quest’anno. Il programma prevede la proiezione degli undici film in con-
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corso; una serie di eventi speciali tra cui un omaggio al Leone d’oro Alexander Kluge, Happy Lamento in prima mondiale; il premio Siae per un autore italiano (Mario Martone); il premio del pubblico assegnato dagli spettatori; il premio delle Giornate realizzato con il sostegno del Parlamento Europeo con la giovanissima giuria presieduta quest’anno da un regista italiano, Jonas Carpignano; e un riconoscimento al cinema al femminile. A questo proposito, le Giornate degli Autori numero 15 sono caratterizzate da una massiccia presenza di donne: la metà dei film, sei su dodici, è firmata da autrici e in tutti i film i personaggi femminili giocano un ruolo fondamentale.
Eventi speciali
Fra paesi fantasma e bracci della morte
E Pagina accanto, in apertura: Ricordi? Più in basso: il poster delle XV Giornate degli Autori. Qui sopra, dall’alto in senso orario: Continuer, Three Adventures of Brooke, Domingo
Anche il numero delle nazioni rappresentate, che supera le quindici unità, è corposo e conferma che le Giornate sono in grado di spaziare nelle cinematografie di tutto il pianeta. Il cinema italiano è presente con un film in concorso, Ricordi? di Valerio Mieli, una lunga storia d’amore raccontata attraverso i ricordi, interpretata da Luca Marinelli e Stella Caridi, e un evento speciale, Il bene mio di Pippo Mezzapesa (di cui parliamo più diffusamente nel box qui accanto). Solo due titoli tricolori, pochi rispetto alla folta rappresentanza della passata edizione, ma ci sono molte altre finestre italiane aperte sul programma, di formati diversi - per la prima volta c’è più di un cortometraggio - e con un’attenzione particolare al documentario. Per il resto, la selezione di quest’anno è piena di vitalità e qualità, ed è stata operata fra le mille pellicole visionate giunte quest’anno a Venezia. L’annata è
anche ricca di talenti, sia affermati che giovani o esordienti. L’apertura delle Giornate degli Autori XV è stata affidata a un grande maestro, a un cineasta importante del calibro del cambogiano Rithy Panh, che ha fatto della memoria e del pensiero sul passato la chiave per leggere il presente. Il suo film s’intitola Les tombeaux sans noms. Per la chiusura, invece, è stata scelta una commedia belga-canadese in prima mondiale, Emma Peeters di Nicole Palo, rispettando così la tradizione delle Giornate che hanno sempre aperto le loro porte ai generi, all’intrattenimento intelligente e provocatorio. Le opere prime non mancano nel programma e ancor più numerose sono le opere seconde, ma la ricerca non ha privilegiato soltanto questo aspetto bensì il coraggio e il rinnovamento, come dimostra il bellissimo, nuovo film di Joachim Lafosse, un moderno western al femminile, significativo fin dal titolo, Continuer. n n n
lia è l’ultimo abitante di Provvidenza, un paese raso al suolo da un terremoto. Elia non vuole allinearsi al resto della comunità che, trasferendosi a “Nuova Provvidenza”, ha preferito dimenticare. Per Elia, invece, il suo paese vive ancora. Quando il sindaco gli intima di abbandonarlo, Elia non se ne va e inizia ad avvertire una presenza. Ad aggirarsi tra le macerie è Noor, una giovane donna in fuga. Sarà questo incontro a mettere Elia di fronte a una scelta. È la trama de Il bene mio, il film di Pippo Mezzapesa interpretato da Sergio Rubini (foto sopra) presente fra gli Eventi speciali delle Giornate degli Autori 2018. Un altro degli eventi da non perdere in questa sezione è il film statunitense In collaborazione con il Tribeca Film Festival Dead Women Walking di Hagar Ben-Asher. In prima visione internazionale, si concentra su nove storie per raccontare le fasi che portano al momento dell’esecuzione di altrettante detenute nel braccio della morte. Il film mostra in modo toccante ed efficace come la violenza, la povertà, le tensioni razziali e l’ingiustizia siano determinanti nel segnare il destino di queste donne.
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A.N.I.M.A.
Le conseguenze della politica A tu per tu con Pino Ammendola e Rosario Montesanti, autori di una pellicola surreale che s’inserisce nel solco della grande tradizione della commedia all’italiana n n n di Renato Marengo In apertura: Pino Ammendola, regista e protagonista di A.N.I.M.A. Sotto: una scena del film
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on è mistero, sia per i miei lettori che per chi mi segue, la mia doppia anima di esperto di musica e di cinema. Non parrà quindi stravagante che sia tornato a occuparmi di quel magico territorio che è l’immagine del suono. Ho accettato quindi con gioia di affiancare gli amici Rosario Montesanti e Pino Am-
mendola nella scelta delle musiche del loro film. Per la colonna sonora originale ho voluto dar voce alla nuova creatività di un personaggio articolato come Alberto Pizzo, virtuoso del pianoforte e straordinario compositore. Mentre per le musiche non originali mi sono rivolto agli amici della PFM, che hanno aderito con passione. Ma facciamo un passo indietro, così sarà più chiaro ai lettori di queste pagine il perché. A.N.I.M.A.: questo è il film di Ammendola e Montesanti, che già dal titolo è tutto un programma. Sì, perché A.N.I.M.A. è l’acronimo di Atassia Neuro Ipofisaria Monolaterale Acuta, ovvero quello che capita ad Anio Modòr, stereotipo del politico senza scrupoli di ieri, di oggi e di doma-
ni, il quale un giorno cade in un coma profondo. Una commedia drammatica, insomma, nello stile della grande tradizione “all’italiana”. Nel cast, oltre allo stesso Ammendola nei panni di Modòr, ci sono, tra gli altri, Adolfo Margiotta, Massimo Olcese, Andrea Roncato, Franco Oppini, Maria Letizia Gorga e Mino Caprio. Il soggetto è firmato da Montesanti ed Emilia Bianchi. Tra le musiche di questo lavoro distopico e surreale c’è anche Impressioni di settembre, un celebre brano della PFM che firma anche, con La lezione, la title track finale. Come nasce l’idea del film? RM: «Da una domanda: se i politici si chiedessero se un inferno di qualsiasi tipo fosse realtà concreta farebbero le stesse scelte?».
Sopra: Giorgio Gobbi. Qui accanto: Ammendola con Adolfo Margiotta e Massimo Olcese. Sotto, da sinistra: l’autore del soggetto e coregista Rosario M. Montesanti, Maria Letizia Gorga, Annalisa Favetti
Pino, perché hai deciso di girare questa pellicola? PA: «Quando l’amico e compagno di lavoro Montesanti mi ha proposto questo soggetto, mi sono sentito subito coinvolto in un’idea di cinema “utile” come lo definiva Scola, un cinema popolare e allo stesso tempo etico. Così ci siamo lanciati in un lungo e faticoso lavoro di sceneggiatura». Rosario, secondo te cosa c’è di diverso nel vostro film che lo distingue dal panorama attuale? RM: «Che parte, come diceva Pino, dalla necessità di tornare a un cinema che, sia pure in chiave di commedia, faccia pensare e discutere. Un cinema che ha le sue origini in Zavattini, che alla commedia associava non solo contenuti importanti e tante verità, ma anche atmosfere surreali e fiabesche. Basti ricordare Il giudizio universale di De Sica». Montesanti ha detto che il film è nato da una domanda. Tu Pino hai trovato una risposta? PA: «Il protagonista è un politi-
co convinto di essere una persona eticamente ineccepibile, ma non ha messo in conto le conseguenze delle proprie azioni e sarà costretto a pentirsene amaramente. Per interpretare un personaggio così, più che cercare risposte, ho dovuto trovare ulteriori domande». Quali sono state le difficoltà della realizzazione del film? RM: «Esprimere il racconto su più livelli: la realtà, il surreale e la coscienza interiore. Dover creare ambientazioni, movimenti di macchina e soluzioni fotografiche per poter esprimere il tutto al meglio, tornando con la memoria allo stile di lavoro di illustri autori del passato». Pino, com’è fare la regia in
due senza essere fratelli? PA: «Bisogna essere amici fraterni e credere nel dialogo. La cosa bella è che con Rosario abbiamo spesso opinioni differenti, ma obiettivi comuni. In questo lavoro siamo riusciti a unire e mettere a frutto le nostre competenze. Mentre Rosario curava l’organizzazione del set e la tecnica di ripresa, io preparavo gli attori dal punto di vista recitativo. Ed è stato un lavoro esaltante che ha coinvolto più di quaranta straordinari professionisti che hanno creduto fortemente nel progetto». Quale è stato il peso della musica nel vostro film? PA e RM: «Dino Risi diceva che in un film la musica non deve essere né bella né brutta, ma giusta. Nel nostro film la musica è sempre giusta nel momento giusto. Abbiamo avuto il privilegio di poter utilizzare un brano storico della PFM a cui siamo affezionati e le musiche originali di Alberto Pizzo sono state fondamentali nella recitazione». nnn
Qui sopra: Andrea Roncato. A sinistra: Augusto Zucchi
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Fucilateli Inchiesta sulla Grande guerra G
iorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon tornano a far luce sul dramma della Grande guerra firmando Fucilateli - Commissione d’Inchiesta su Caporetto 1918-19. La formula è quella del documentario. Prodotto, come il precedente Cieli rossi, Bassano in guerra, da Sole e Luna Production, si avvale della certificazione scientifica dell’Università di Padova con il patrocinio del Ministero della Difesa. Il tema è quello crudo e spietato delle numerose fucilazioni sommarie durante il conflitto che furono, peraltro, oggetto di indagine della Commissione di Inchiesta promossa dall’allora Presidente del Consiglio Orlando. «Un lavoro che è andato a scovare documenti inediti che riletti con occhio moderno din n n di Barbara Bianchi ventano di difficile comprensione per la società civile», così i due registi spiegano il loro approccio al racconto di quegli anni. «Sono proprio questi studi, uniti a una consapevolezza più profonda, che hanno permesso agli eserciti l’evoluzione di oggi». Il tema viene affrontato anche sotto il profilo psicologico cercando di capire le condizioni estreme del fronte. Le immagini, arricchite da interviste e dal racconto del giornalista Stefano Amadio, sono corredate da filmati d’archivio e da riprese in esterna di forte impatto cinematografico. «Le moderne macchine da presa permettono di avere le profondità del cinema con la velocità delle tecniche del giornalismo d’inchiesta», spiegano ancora i registi. Che concludono: «Fucilateli è un’inchiesta, una ricerca di documenti rimasti nascosti e volutamente taciuti all’epoca, dove il ruolo della politica assunse responsabilità mai raccontate». nnn
Dopo Cieli rossi, Bassano in guerra, la coppia di registi formata da Giorgia Lorenzato e Manuel Zarpellon firma un nuovo film sul Primo conflitto mondiale Sopra e sotto: due immagini della tragedia della Grande guerra raccontata in Fucilateli. A sinistra: la targa dedicata ai fanti caduti il 16 luglio 1917. A destra: il Piave oggi
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IUVENTA
La nave della speranza n n n di Luigi Aversa
Un documentario di grande attualità diretto da Michele Cinque: la storia dell’imbarcazione tedesca che ha salvato la vita a migliaia di persone 20
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iciotti, Aquarius, Iuventa, navi civili e militari, volontari e professionisti: dall’inizio dell’estate questi nomi e situazioni costituiscono il pane quotidiano di giornali e Tg. La questione migranti è un’urgenza di fronte alla quale non si può girare la testa dall’altra parte. Invece, le esigenze della politica fanno spesso a pugni coil senso di umanità che in questi casi dovrebbe essere anteposto a qualsiasi altra
considerazione. C’è comunque chi di fronte a tutto ciò non se ne è stato con le mani in mano. Sono i ragazzi della Ong tedesca Jugend Rettet che un paio d’anni fa hanno attivato un crowdfunding per comprare un vecchio peschereccio, poi rinominato Iuventa, con il quale hanno tratto in salvo oltre quindicimila esseri umani. Il 2 agosto 2017, però, la loro missione è stata bloccata col sequestro della nave a Lampedusa. Seque-
stro poi confermato da una sentenza della Cassazione. La storia della Iuventa è raccontata nell’omonimo film di Michele Cinque, che ha seguito per oltre un anno l’avventura dei giovani della Jugend Rettet. «Sono stato colpito da questa storia percependo subito la sua importanza sia da un punto di vista simbolico che reale», racconta il regista, «erano già presenti tutti gli elementi chiave: la giovane età dei protagonisti, lo
slancio utopico che li aveva spinti a lanciarsi in questa impresa, il desiderio di cambiare il mondo e una grande forza di volontà che, come era prevedibile, li avrebbe portati a un certo punto a scontrarsi con la durezza della realtà». Iuventa è stato presentato a giugno al Biografilm Festival. Ma il suo viaggio cinematografico, in attesa di riprendere quello marittimo sulle rotte della speranza, continua... nnn 21
NovoTono Concerto nella città fantasma
Poesia e suggestioni di graffiti e di jazz. I fratelli Ferrari rianimano con le loro note un luogo magico e senza tempo n n n di B.B.
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dalberto e Andrea Ferrari, sassofoni e clarinetti bassi, meglio noti come i NovoTono hanno deciso di dedicare alla città fantasma di Consonno il proprio teaser di presentazione di Overlays, l’album in uscita il 14 settembre per ParmaFrontiere. Per raccontare in pillole questo disco, Cristina Crippa, regista e fotografa, ha scelto di fare un viaggio fra i colori del cemento di Consonno. Protagonisti i fratelli Ferrari con il loro fraseggiare negli angoli di un luogo magico e senza tempo. Perché Consonno, frazione di Olginate in provincia di Lecco, è proprio questo: un non luogo, fatto di scheletri sospesi nello spazio e nel tempo. Questa la vicenda: negli anni 22
‘60 il Conte Bagno tentò di costruire una Las Vegas nostrana, stravolgendo territorio e orografia, fino all’inevitabile frana del 1976 che ha devastato tutto condannando questa città dei balocchi all’abbandono e all’oblio. Il video è un omaggio alla street art: musica e arte diventano complici di un tentativo visionario di trasformare in arte il degrado, in poesia il sognante abbandono di questi luoghi. Un modo per raccontare in pochi ma icastici frammenti Overlays, il disco in cui i lombardi NovoTono danno voce, corpo e suono a quel magico gioco fra interno ed esterno, fra interiorità e dialogo, fra scrittura e improvvisazione che dipinge l’identità del musicista jazz. Compagni di viaggio di questo
album i loro strumenti: clarinetti e sassofoni con i quali i due fratelli disegnano le loro inevitabili somiglianze e le loro caratteriali differenze. In un dialogo fra loro e col pubblico dolce e sospeso, dinamico e incisivo. nnn
Sopra e qui sotto: Adalberto e Andrea Ferrari suonano sullo sfondo della città fantasma di Consonno
CREDITI NON CONTRATTUALI
Indigo Film e Rai Cinema presentano
CAPRI-REVOLUTION un film di Mario Martone