14 minute read
ON THE ROAD
from N. 231
I muri del terzo millennio
di AlessAndro MusuMeci, direttore MArketing citroën itAliA
Advertisement
Ci vorrebbe un moderno Robin Hood.
cari lettori di Trasportare Oggi in Europa, ci avviciniamo alla conclusione di questo 2021, un anno molto complesso per tutto quello che ha riguardato la gestione del secondo anno di pandemia, il primo dopo l’introduzione del vaccino su larga scala (per lo meno tra i Paesi più ricchi, perché per gli altri invece ancora devono cominciare la vaccinazione!). Ecco questo introduce l’argomento principale del presente articolo, ovvero i confini e il perimetro delle nostre scelte e azioni. Partiamo quindi dal vaccino: non si fa che parlare di terza dose, addirittura in questi giorni alcuni giornali, per bocca del virologo di turno in cerca di attenzione, hanno azzardato anche una quarta. Tutto questo in Europa e in America, ovviamente. E nel resto del Mondo? Non ci interessa, si potrebbe dedurre da questa ostinata ricerca di immunizzazione interna. Salvo che poi arrivi una variante nuova proprio da questi Paesi e allora si ricomincia a considerare il problema come globale e senza confini. L’uomo, nonostante i numerosi congressi che iniziano con la lettera “G”, a volte più ristretti, in altri casi più estesi, non riesce a valutare le problematiche con una prospettiva olistica a livello di “specie umana”, bensì la scelta e l’opinione che si forma è sempre limitata al proprio recinto.
Gli inglesi hanno anche coniato un acronimo, ovvero NIMBY, per rappresentare un comportamento che tende a considerare positivamente alcune scelte, ad esempio la costruzione di impianti industriali o di grandi vie di comunicazione, a condizione che questi non vengano realizzati nel proprio ambiente o nelle proprie vicinanze. In pratica, si vada pure sui termovalorizzatori o sulle centrali elettriche o nucleari, ma fatele lontano dal mio recinto! Questo approccio ha vastissime applicazioni: si pensi al tema scottante dell’immigrazione, dove i Paesi coinvolti (noi italiani, ad esempio, nel caso degli immigrati provenienti via mare dall’Africa) vogliono trattare e risolvere la problematica a livello comunitario, mentre tutti gli altri non avvertono la questione come propria e quindi non se ne interessano, oppure la liquidano velocemente con qualche proclama teorico e vago senza alcuna volontà di una risoluzione pratica ed efficace. Un esempio orribile sta accadendo in questi giorni ai confini della Polonia, e quindi dell’Europa, dove migliaia di profughi dal Medioriente sono bloccati e, praticamente, imprigionati al freddo e al gelo. Tutti si sono affrettati a individuare e additare i colpevoli, ma nessuno si è voluto nel frattempo prendere carico del problema, perché a quel punto sarebbe rientrato nel nostro recinto. Per non parlare delle malattie mondiali a cui la ricerca non si dedica perché magari sono concentrate nei paesi poveri. E invece nel caso del vaccino per il covid, il mondo della scienza ha sfornato in tempi record una medicina efficace per l’interesse a sbloccare i paesi ricchi che erano fermi dopo lo scoppio della pandemia nei vari lockdown.
In conclusione, fino a che l’approccio NINBY prevarrà nella coscienza umana, avremo la presenza di più mondi che convivono sotto lo stesso tetto, che è il nostro meraviglioso pianeta, ma che fingono di non guardarsi per preservare la miope convinzione che davvero esista un muro tra di loro e che i problemi dell’altro non ci possano toccare.
RICERCA&SVILUPPO
Nasce Hydrogen Joint Research Platform, la piattaforma italiana per lo sviluppo delle tecnologie legate all’idrogeno
Creata dalla Fondazione Politecnico di Milano, insieme al Politecnico di Milano e a Edison S.p.A., Eni S.p.A e Snam S.p.A., la piattaforma ha l’obiettivo di promuovere studi e ricerche innovative su: produzione dell’idrogeno pulito, che comprende l’idrogeno verde e “low carbon”; soluzioni per il suo trasporto e relativi sistemi di accumulo avanzati; impieghi innovativi di tipo elettrochimico e termico in applicazioni residenziali, industriali e di trasporto; sviluppo di best practice per la progettazione e realizzazione delle infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno. L’intento è dare impulso alla creazione di una filiera idrogeno in Italia, per favorire la competitività delle aziende e la crescita di imprese high tech; Hydrogen JRP è aperto a tutte le imprese che vogliono sperimentare, con il supporto della prima università tecnica italiana e dei suoi laboratori, la ricerca e lo sviluppo di prodotti e servizi sull’idrogeno.
SOCCORSO STRADALE
ZF lancia ZF Rescue Connect
La nuova soluzione digitale ZF Rescue Connect collega in rete le squadre di soccorso durante le operazioni e fornisce loro, in tempo reale, tutte le informazioni importanti sullo stato dei veicoli e delle attrezzature impiegate. La soluzione digitale è progettata appositamente per i produttori di veicoli di emergenza, attrezzature di salvataggio e software specifici per le singole missioni. Le soluzioni, indipendenti dal costruttore, possono essere utili anche per le organizzazioni con compiti di sicurezza e per le autorità. ZF Rescue Connect supporta i servizi di emergenza e i responsabili delle decisioni nell’affrontare sia le attività quotidiane sia gli incidenti più gravi, riducendo il costo totale di esercizio, per una reazione accelerata e mirata.
ON THE ROAD ON THE ROAD
Guerra tra colossi
Un miliardo di dollari di profitti “evaporato” in poco più di un semestre con il titolo che, in un anno, ha perso un terzo del suo valore a Wall Street. Questa è oggi Fedex, colosso statunitense della logistica che dà da lavorare a 400mila persone e dispone della terza flotta aerea mondiale dopo Delta e American Airlines, affiancata da 180 mila tra camion e furgoni. Colosso si, ma che è stato abbandonato dal suo miglior cliente, quell’Amazon che ha divorziato per trasformarsi in concorrente, utilizzando una flotta di aerei, camion e furgoni propri. E soprattutto cancellando contratti per vari miliardi di dollari l’anno. Motivo che ha spinto il fondatore, Fred Smith, a tornare al comando di Fedex e a lanciare la “santa alleanza” con altri protagonisti del commercio, spiazzati dalla fulminea crescita di Amazon . Nell’alleanza anti-Amazon primi tra tutti i giganti come Walmart (12mila negozi in 28 Paesi) e Target (1.800 negozi solo negli Usa, 300 in Australia e 130 in Canada). Un’alleanza che non parte disarmata, perché a fronte dell’agonia dell’US Post Service, incapace di reggere il passo coi nuovi volumi di traffico merci, Fedex negli ultimi due anni, parallelamente al rinnovo della flotta aerea, ha creato la propria rete distributiva a terra, il Fedex Ground network. Che comprende, negli Stati Uniti, 70 nuovi centri di smistamento e ha aumentato la capacità dei magazzini di quasi 3,5 milioni di metri quadri. Infrastruttura perfetta, e al passo coi tempi, per permettere a Fedex e ai suoi clienti di fare concorrenza alle consegne “in meno di 24 ore” di Amazon. Mancano autisti, i giovani che vogliono salire a bordo di un camion sono sempre meno. E non né un problema solo italiano. Negli USA si è ovviato al problema aprendo le cabine dei camion al sesso femminile. Nell’ambito delle 711mila imprese di trasporto, con 3.5 milioni di addetti, sta aumentando sensibilmente la presenza femminile. Una lenta ma costante crescita: nel 2008 le donne nel settore erano il 4,9%, nel 2017 erano diventate più del 6,2%, per arrivare a quasi il 7% nel corso di quest’anno. Si tratta di 217mila autiste professionali impegnate sulle lunghe distanze. Secondo gli osservatori la crescita è stata determinata da alcuni fattori come, per esempio, le aziende che hanno lanciato campagne di reclutamento mirate al mondo femminile con interventi sui social e in televisione. Altro motivo è stato l’aumento delle misure di sicurezza (maggiore illuminazione e sorveglianza delle aree di sosta, call center dedicati e attivi 24 ore su 24) messe in atto grazie anche all’impegno delle Associazioni professionali. Va sottolineato che la donna-autista provoca meno incidenti, anche perché – spiegano gli esperti – rischia di meno dell’uomo, in quanto interpreta la strada in modo più sereno, senza considerare il veicolo come parte di se stesso. Confrontando i dati di un campione di autiste con quelli di un campione di colleghi maschi è emerso che le prime provocavano il 20% di incidenti in meno.
Route 66,
ritorno ai vecchi splendori?
Nata nel 1926 la 66 è la strada che collega Chicago, nell’Illinois, a Santa Monica, sulle coste del Pacifico, attraverso otto Stati per oltre duemila miglia, più di 3300 chilometri. Ma questa strada-mito, negli anni, è stata letteralmente massacrata dalle numerose autostrade costruite nel dopoguerra per collegare l’Est all’Ovest. Un declino che è diventato inesorabile a metà degli anni Settanta e la Route 66, spesso a due corsie, è stata ufficialmente cancellata nel 1985 dall’elenco delle Interstate, le autostrade federali. Adesso, una campagna per la conservazione delle facciate monumentali dei complessi costeggiati dalla 66 è stata coronata dal successo. E arrivano così i primi interventi. Anche perché, soprattutto nei tratti californiani, ci sono una serie di “monumenti” Art Deco, o degli anni Cinquanta, che rischiano di essere distrutti o di finire completamente abbandonati. Uno di questi, alle porte di Los Angeles, è l’Azusa Foothill Drive-In Theatre, l’ultimo cinema all’aperto dell’area, che ha chiuso i battenti una quindicina di anni fa. Altri “pezzi” interessati dal programma sono un albergo di
Monrovia, l’Aztec Hotel, in cemento armato, in stile Art Deco neo-atzeca, il ristorante Magic Lamp a Rancho Cucamonga, oltre al primo dei ristoranti McDonald, a San Bernardino, aperto nel 1948 e poi trasformato in museo.
Il pericolo è il mio MESTIERE
Certe volte fare l’autista può essere un mestiere molto redditizio . Chi guida un camion può arrivare a guadagnare fino a 80mila dollari netti all’anno, a seconda del tipo di carico, del chilometraggio, delle licenze e dell’esperienza. Il sito specializzato Trucking Wave ha realizzato uno studio per definire quali sono le tipologie di trasporto nelle quali si guadagna di più. Al primo posto c’è il trasporto sul ghiaccio dove gli autisti per tre mesi, i soli nei quali si può guidare sul ghiaccio, riescono a guadagnare fino a 40mila dollari. Tuttavia, questo salario impressionante ha naturalmente un costo visto che è un lavoro estremamente pericoloso e disagiato. L’autista deve percorrere strade ghiacciate nel nord del Canada per consegnare merci ai minatori in inverno. Le Compagnie hanno diversi parametri e chiedono differenti qualifiche per l’assunzione, ma la maggior parte dei camionisti che si candidano per queste posizioni non ottengono il lavoro. Un’altra tipologia di trasporto pericoloso ma redditizio è quello di materiali pericolosi come gas, liquidi infiammabili o sostanze corrosive. Carichi che richiedono un’attenzione particolarissima e una grande specializzazione ma che possono arrivare a pagare fino a 1500 dollari a settimana.
Le bisarche NASCAR sfilano a Las Vegas
Negli USA, si sa, tutto quanto fa spettacolo. Così ecco che le grandi e, per la verità piuttosto spettacolari, bisarche dei campionati automobilistici NASCAR (National Association for Stock Car Auto Racing ) una sorta di “federazione” che gestisce e organizza i popolarissimi campionati per vetture “stock”, hanno il loro momento di gloria. Si chiama Nascar Hauler Parade e si ripete, ogni anno, nella città più vicina all’autodromo del primo appuntamento stagionale. Quaranta coloratissimi trattori e semirimorchi delle scuderie che partecipano alle Monster Energy NASCAR Cup Series, hanno sfilato a Las Vegas con tanto di scorta dei motociclisti della polizia dal Las Vegas Boulevard alla centrale Fremont Street, per poi riprendere l’autostrada in direzione del Las Vegas Motor Speedway. Lungo il percorso della sfilata (biglietto dai 5 ai 50 dollari devoluti poi in beneficenza) gli spettatori hanno potuto anche applaudire i piloti e i manager delle varie scuderie che, come ha detto non senza una certa enfasi, lo speaker del Canale 13 KTNV di Las Vegas “di tanto in tanto sono scesi dei camion per far venire la pelle d’oca dalla felicità ai fans”.
Università gratis
per gli autisti e i loro familiari
La U.S. Xpress Enterprises, una delle più grandi aziende di trasporto degli USA, ha lanciato il programma: “Full Ride,” un programma scolastico e universitario per i suoi autisti dipendenti e per i loro familiari. Il programma offre la possibilità agli autisti, ma anche ai loro figli o familiari stretti (massimo due), di conseguire una laurea o un diploma universitario gratuitamente, presso la Ashford University, in una delle tante facoltà che quell’università offre on line. I partecipanti, che devono essere tra i 17 e i 27 anni, non pagheranno assolutamente nulla né dovranno anticipare nulla, parchè i costi della retta verranno pagati direttamente dall’azienda. I nuovi dipendenti potranno accedere al programma soltanto dopo aver terminato il loro periodo di apprendistato ed essere diventati “first seat driver” (letteralmente autisti da primo sedile).
per il tuo
TrailerCaddy è la nuova offerta di Bartoli per chi vuole movimentare semirimorchi in modo professionale, sicuro e CaddyUn agevole per il proprio piazzale rimorchio di Luca Barassi
Parlare di Bartoli significa parlare della storia del rimorchio e del semirimorchio in Italia. Un punto di riferimento nel centro Italia (la sua sede storica è ancora alle porte di Firenze, n.d.r.) per tutti coloro che necessitano di soluzioni per ciò che sta dietro al trattore stradale, ovvero per tutto il mondo del trainato. Sin dal 1952 la famiglia Bartoli, giunta oggi alla terza generazione con i fratelli Dirino e Bartolomeo, si è distinta per la competenza e la conoscenza del mercato offrendo in particolare un prodotto di altissimo prestigio e qualità, quale era il marchio Viberti. Dopo il fallimento dello storico marchio piemontese, Bartoli ha proseguito nel servire i propri clienti con prodotti selezionati e adatti alle specifiche esigenze fino ai primi anni 2000 quando Dirino ha avuto l’intuizione di proporre il noleggio dei semirimorchi. “È il mercato – afferma Dirino – che spesso ti dà l’imbeccata su cosa gli serve. Da un ventennio a questa parte la principale esigenza delle flotte, ma anche dei piccoli operatori logistici, è stata la flessibilità per gestire picchi di lavoro e la necessità di fonti di finanziamento. Così è nata l’idea di fornire un prodotto premium a noleggio”.
COS’È IL TRAILERCADDY La Bartoli in questi anni si è resa conto dunque che sarebbe stato utile munirsi e munire i propri clienti di uno strumento di lavoro per la movimentazione di rimorchi e semirimorchi. Lo scopo è quello di trovare un mezzo professionale che operasse in sicurezza e che risultasse facile da utilizzare, al fine di ottimizzare il lavoro del personale all’interno di aziende produttrici, officine e logistiche. Il mezzo si chiama, appunto, TrailerCaddy, uno strumento innovativo, facile e sicuro, che risponde a tutti i requisiti che le aziende si trovano a dover affrontare tutti i giorni. Con la vasta gamma di prodotti disponibili, TrailerCaddy offre la possibilità a chi lo utilizza, di poter movimentare mezzi pesanti che vanno dai 70 agli oltre 400 quintali. Si usa come un semplice transpallet ed ha delle caratteristiche davvero uniche: intanto è elettrico e pertanto assolutamente in linea con lo sviluppo di una mobilità commerciale ecosostenibile, richiesta dalla Unione Europea, così come dichiarato dagli stessi committenti. L’altro aspetto rilevante di questo prodotto è la sua semplicità d’uso che permette all’utente di operare senza alcuna patente o certificazione specifica o una particolare formazione. Il funzionamento, come detto, è alimentato a batteria, applicato al sollevamento idraulico e al freno statico, rendendo così il mezzo ecologico, pulito e semplice, anche nella manutenzione, la quale è garantita dal network di officine Bartoli in tutta Europa. Inoltre, diverse tipologie di potenza e di motorizzazione, lo adattano ad uno svariato campo di utilizzo. L’agilità, la praticità e la versatilità, anche grazie al meccanismo di sterzo a ruote wagon, lo rendono adatto ad applicazioni di diverso tipo ma in particolare in spazi ridotti. Pertanto officine, operatori logistici ma anche aziende di autotrasporto e costruttori hanno la possibilità di eseguire manovre uniche e precise di veicoli pesanti in ambienti ristretti o ben definiti anche in presenza di pavimentazioni sconnesse, pendenti o non del tutto pianeggianti.
TUTTO INTORNO AL TRAINATO Per qualunque professionista è importante sapere di poter contare su rapporti professionali stabili e competenti e che coprano tutte le proprie esigenze di lavoro. Questo è l’approccio che oggi Dirino e Bartolomeo vogliono dare alla propria
Alcuni dettagli del TraileCaddy che lo rendono uno strumento semplice, maneggevole ed ecologico. Dall’alto: il motore elettrico, il “timone” per manovrare, il manometro di controllo e le ruote gemellate per un facile controllo del mezzo.