Anno 3, numero 1
9 gennaio 2009
Cambiare e Vivere Labico News
Convocazioni, sconvocazioni, riconvocazioni La prima riunione della neocostituita commissione urbanistica si era tenuta in un sereno clima prefestivo. Si era deciso di darle una veste informale, vista la necessità di procedere alla rapida approvazione del regolamento delle commissioni consiliari e si era colta l’occasione per trasformare l’appuntamento in una rilassante chiacchierata sulle questioni che l’amministrazione avrebbe dovuto affrontare nei mesi a venire. Si era detto che l’ultima seduta del consiglio sarebbe stata quella del 19 dicembre e il Sindaco si era impegnato – presenti il vicesindaco e l’assessore all’urbanistica – a non convocare il consiglio fino a dopo le festività natalizie. Nonostante in passato il Sindaco si fosse rivelato non troppo rispettoso dei propri impegni abbiamo pensato che non ci fossero ragioni per non fidarsi. Pochi giorni dopo veniva sconvocato il consiglio del 19 dicembre (“per motivi istituzionali” recitava il telegramma di avviso) ed eravamo tutti convinti che venisse tutto rinviato a dopo il 6 gennaio. Fino al 23 dicembre, giorno in cui arriva la convocazione di un consiglio per il 29 dicembre. Troviamo la procedura di dubbia correttezza, personale prima ancora che istituzionale, e chiediamo conto al Sindaco di questa imprevista convocazione. Sembra che il primo punto debba essere trattato con la massima urgenza. Rimane qualche dubbio. Possibile che l’urgenza sia emersa solo negli ultimi giorni? Perché non avvisare telefonicamente di questo proble-
di Tullio Berlenghi
ma? Come mai sono stati inseriti altri punti per i quali non vi era alcuna urgenza? In attesa degli opportuni chiarimenti attendiamo il primo (ed unico) giorno utile prima del consiglio per recarci negli uffici comunali ad esaminare diligentemente gli atti per i quali è stata decisa questa convocazione. Gli uffici sono desolatamente chiusi. Nessuna traccia di un solo dipendente comunale. Chiediamo al vigile e ci conferma che è tutto chiuso. Il consigliere Giovannoli non si dà per vinto e inizia a telefonare a diversi membri della giunta, dal Sindaco in poi. Niente da fare. Gli atti sono chiusi in una stanza di cui nessuno ha le chiavi. Il giorno del consiglio siamo tutti lì, tranne Spezzano che aveva contato sulla buona fede del Sindaco per assistere l’anziana madre in Calabria, pronti a chiedere di sospendere la seduta il tempo necessario per esaminare le carte e poi procedere all’approvazione del famigerato “atto urgente”. Della maggioranza però arrivano solo in tre. Qualcuno parla di problemi di salute degli altri consiglieri di maggioranza (un’epidemia a quanto sembra). Il Sindaco prova a dire che dipende dal fatto che non abbiamo potuto esaminare gli atti - ma Giovannoli lo invita a non prendersi gioco dei presenti – e in ogni caso si dice pronto a rinviare la seduta a gennaio. Ma come – rispondiamo – e l’urgenza? E poi c’è una questione di correttezza formale. Siamo in prima convocazione. Bisogna prendere atto della mancanza del numero legale e passare alla seconda convocazione. Va bene. Chiediamo solo al Sindaco di garantire che l’indomani venga esaminato esclusivamente l’atto “urgente”. Tutto il resto, comprese due nostre mozioni, rinviato a gennaio. Il Sindaco dà la propria parola. La seduta si chiude così. La mattina dopo siamo di nuovo puntuali all’appuntamento. La massiccia presenza dei consiglieri di maggioranza, prontamente guariti dai malanni del giorno precedente, fa nascere qualche sospetto. La seduta, tanto per cambiare, inizia con 45 minuti di ritardo. Chiedo subito al Sindaco di confermare l’impegno assunto il giorno prima. Il Sindaco non risponde e prova ad andare avanti. Fino a cinque, sei anni mi sembra un atteggiamento naturale. Entro l’adolescenza direi che questo silenzio si possa ancora giustificare. Dai quattordici anni non rispondere alle domande mi sembra un segno di maleducazione. Se poi l’interessato è un adulto e
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finanche presidente di un’assemblea elettiva e naturale destinatario delle domande dei membri della stessa assemblea il suo silenzio credo sia davvero imperdonabile. Abituato a gestire esponenti della prima categoria di reticenti insisto con la domanda. Il Sindaco, con soverchio sprezzo del ridicolo, prova ad aggirarla facendo riferimento a presunti accordi telefonici con me e Spezzano. Interviene anche Di Stefano, che chiede di rispettare l’ordine del giorno della convocazione. Alla fine il Sindaco afferma di avere un impegno alle dieci e quindi si farà solo il primo punto. Non perché sia di parola quindi, ma perché ha altro da fare. Prendiamo atto e andiamo avanti. Si passa al punto in questione. Gli atti messi a nostra disposizione erano davvero inadeguati a farsi un’idea del contenuto della delibera. Il Sindaco giustificava l’urgenza con la necessità di aggiornare un contratto di collaborazione. Peccato che non veniva portato il contratto né veniva spiegata in modo chiaro la situazione. In ogni caso ci siamo visti con attenzione la normativa di riferimento e abbiamo cercato di valutare la situazione. In pratica la delibera definiva il programma per l’affidamento degli incarichi esterni, la cui approvazione era stata resa obbligatoria dalla finanziaria del 2008. Non mi dilungo sulle questioni tecniche. Posso solo dire che, dall’esame della normativa e della scarna documentazione, emergeva chiaramente che la tanto sbandierata urgenza non c’era. Lo diciamo a chiare lettere e chiediamo spiegazioni. Chiediamo anche spiegazioni di come mai nessuno abbia risposto ad una nostra richiesta del regolamento sul funzionamento degli uffici fatta il 15 settembre scorso. E chiediamo anche come mai non sia stato rispettato il regolamento che prevede la comunicazione semestrale al consiglio di un rapporto sulle collaborazioni e sui contratti esterni. Il Sindaco ci guarda stupefatto. Questa fisima di rispettare le regole proprio fa fatica a capirla. Tra l’altro viene del tutto elusa la ratio della norma, finalizzata ad avere maggiore trasparenza su come la pubblica amministrazione gestisce i contratti. In pratica non si sa nulla e a noi viene il dubbio che uno dei due contratti di collaborazione esterna sia di fatto un rapporto di dipendenza e chiediamo che venga disciplinato come tale, evitando di dare vita a fenomeni di precarizzazione del personale. In ogni caso si vota il programma. La maggioranza vota a favore mentre noi ci asteniamo, visto che risponde esclusivamente all’esigenza di adempimento normativo, ma non contiene alcun elemento utile a farsi un’idea sulle esigenze e sul funzionamento degli uffici. Su questo invitiamo l’amministrazione a dare un quadro esauriente nel più breve tempo possibile. I bookmakers danno 1 a 100 la risposta dell’amministrazione entro la fine di gennaio, ma dubito che troveranno qualcuno disposto a scommettere. 2
Borse di studio, rinnoviamole! di Benedetto Paris Il 19 dicembre è stata presentata la mozione consiliare per rinnovare nell’anno 2009 le Borse di studio per gli studenti meritevoli. Infatti, quest’anno 11 ragazzi e ragazze del nostro Comune sono stati/e premiati/e per i loro meriti scolastici e universitari, ovvero per aver ottenuto il massimo dei voti nella licenza media, nel diploma o nella laurea. Le borse di studio di quest’anno sono state il frutto di una proficua collaborazione tra opposizione e maggioranza: abbiamo proposto questo intervento con un emendamento al bilancio comunale lo scorso maggio, che sostituiva 2000 euro di spese per un gemellaggio; la maggioranza ha proposto l’aumento a 3000 euro di questa somma e così è stato approvato all’unanimità. Nei mesi successivi insieme sono stati definite le modalità e accordate, almeno così pensavamo, le ripartizioni dei fondi. Infatti, tra quanto accordato e quanto disposto ci sono stati importanti scostamenti: noi volevamo dare la priorità ai diplomati, che quest’anno hanno affrontato l’iscrizione all’università, con i suoi costi e le sue difficoltà. Premiare maggiormente i diplomati significa riconoscere uno sforzo durato 5 duri e intensi anni e allo stesso modo incentivare il passaggio allo studio universitario, oltre che dare le necessarie sicurezze economiche per affrontare il primo anno di Università. Per questo avevamo proposto, ed era stato accordato, di destinare 800 euro ai premi per le licenze medie, 1200 ai diplomi e 1000 alle lauree. Così non è stato, visto che la ripartizione effettiva è stata rispettivamente di 600, 1000 e 1200 euro. Inoltre nulla è stato fatto e si sta facendo per la cerimonia di premiazione, che non vuole essere una farsa retorica, ma un momento pubblico con cui alla cittadinanza e ai ragazzi si manda un messaggio chiaro: la collettività e le istituzioni premiano chi si impegna nello studio, chi investe su se stesso, sulle proprie capacità attraverso lo studio e ti aiuta ad andare avanti! C’è il rammarico e l’incomprensione per la scelta dell’Amministrazione di mutare quanto accordato, ma certo è stata grande la soddisfazione per veder premiati, per la prima volta, dei ragazzi e delle ragazze di Labico per i loro meriti scolastici. Per questo motivo abbiamo presentato una mozione consiliare per impegnare l’Amministrazione a svolgere la cerimonia di premiazione per quest’anno, a confermare, magari aumentare, le risorse per le borse nel prossimo bilancio e allo stesso tempo abbiamo avanzato delle proposte tecniche sul bando: innanzitutto la ripartizione dei fondi (50% per diplomi, 30% per lauree, 20% per licenze medie); poi per la pubblicazione del bando tra luglio e il primo settembre, in modo che chi dovrà iscriversi alle superiori o all’università sappia entro fine settembre di poter contare sulla borsa; infine per svolgere una giornata della scuola, con cui festeggiare l’apertura dell’anno scolastico e premiare i vincitori del bando. Come tante altre volte abbiamo fatto la nostra parte, come opposizione responsabile, che propone idee, progetti e servizi. All’Amministrazione l’onere di considerarli, esprimersi e realizzarli….si spera rispettando gli accordi!
Anno 3, numero 1
L’arte della maldicenza La politica è fatta di molte cose. Una di queste è la comunicazione. Ossia l’informazione sulla propria attività, istituzionale e non. E la comunicazione può essere fatta in diversi modi e, soprattutto, può essere fatta correttamente oppure no. Alcune modalità si prestano in modo più evidente ad un uso scorretto. Tra queste il cosiddetto “passa parola”, l’informazione porta a porta, che può essere modificata di volta in volta a seconda dell’interlocutore. Al quale si possono dare solo le informazioni che rendono ai suoi occhi più meritevole l’operato di chi amministra. O, addirittura, si possono dire delle falsità. Puntando sulla meno probabile attività di riscontro da parte dell’interessato. Può succedere, ad esempio, che nel comune di Tramezzate di Sopra venga adottato un provvedimento penalizzante nei confronti di Tizio. Un esponente dell’amministrazione (o un imprenditore “amico” o un solerte galoppino) va da Tizio e dice qualcosa del tipo: “Guarda, ci dispiace moltissimo, ma questa cosa l’abbiamo dovuta fare perché ce l’hanno imposta quelli dell’opposizione”. Oppu-
Sindaco mantieni gli impegni! Quasi un anno fa, era il 28 febbraio, il Comune di Labico per la prima volta prendeva impegni seri con i giovani di questo Comune: con una delibera consiliare e una mozione, entrambe proposte dal gruppo Cambiare e Vivere Labico, si istituiva il Consiglio dei Giovani come organo di partecipazione e rappresentanza dei giovani dai 15 ai 25 anni del nostro paese e si decideva di realizzare l’Ufficio Informagiovani, un servizio pubblico di informazione e orientamento dei ragazzi e delle ragazze di Labico circa le opportunità nei campi lavorativo, formativo, educativo e ricreativo. Salutammo con grande soddisfazione quella decisione all’unanimità del Consiglio Comunale, non tanto per l’approvazione di nostre proposte, ma perché finalmente si dava spazio e rilevanza politica ad una fascia di cittadini/elettori troppo spesso dimenticata, finalmente ci si impegnava per chi non necessariamente poteva ripagarti della solita moneta (il voto), ma venivano date risposte e strumenti per sostenere la partecipazione e la crescita dei giovani in modo autonomo. Questo il 28 febbraio. I mesi successivi, invece, dimostrarono che da parte della maggioranza poco era cambiato e questa rilevanza era per lo più appartenente al nostro gruppo. Infatti, il Comune di Labico ha perso i fondi regionali per le elezioni e la gestione del Consiglio dei Giovani, per errori tecnico-procedurali afferenti al nostro ente e, come se non bastasse, ha dimenticato di attuare una delibera. Infatti, la perdita dei fondi regiona-
re ci si può inventare di sana pianta una qualche forma di ostilità da parte dell’avversario politico nei confronti del Tizio in questione (“Quelli vogliono impedire che la tua pratica vada avanti, ma per fortuna ci siamo noi a garantirti…”). Questo genere di “comunicazione” è quanto di più pernicioso e sleale si possa immaginare. Perché non si mette la controparte nella condizione di chiarire la propria posizione e perché è difficile smentire qualcosa che non è mai stato detto in maniera “ufficiale”. Chi fa comunicazione attraverso forme scritte (giornali, articoli, manifesti) è sempre soggetto ad un controllo e risponde anche penalmente delle proprie affermazioni. Chi invece usa lo strumento infido del pettegolezzo può sempre negare. Sta all’intelligenza e al senso critico del cittadino valutare la serietà di chi fa comunicazione politica attraverso questi ignobili mezzucci, magari tenendo conto che la maggioranza ha i numeri per prendere qualunque decisione ed appare improbabile che possa fare qualcosa che non condivide perché “costretta” dall’opposizione e, soprattutto, diffidando di chi non ha il coraggio di mettere nero su bianco le proprie affermazioni. Leo Vitro
di Benedetto Paris li, non significa il venir meno dell’obbligo di rispettare la delibera approvata e quindi di dar vita al Consiglio dei Giovani, facendo svolgere le elezioni e insediare l’organo. Al Sindaco va, quindi, l’appello a far eseguire quanto prima queste elezioni, dando finalmente ai giovani di Labico spazi e luoghi di partecipazione alle scelte pubbliche, per farli sentire a tutti gli effetti dei cittadini, per avvicinarli alle istituzioni, strumento tra i migliori per far crescere e sviluppare cittadini responsabili e consapevoli di diritti e doveri. A questa inerzia si è aggiunta quella relativa all’Informagiovani. Con la mozione si formò una Commissione costituita da me, dal Sindaco e da chi in quel momento era delegato alle politiche giovanili, ovvero il consigliere De Martino. La Commissione si è riunita, dopo una mia lettera, solamente una volta a Giugno….che dire: quale è l’interesse per i giovani nella nostra Amministrazione? Sembra veramente pari a zero, visto che l’unico impegno, mal mantenuto, è quello del campeggio estivo peraltro rivelatosi semplicemente fallimentare l’anno passato. Ora sono state istituite le Commissioni Consiliari Permanenti, tra cui quella afferente le politiche giovanili. Con una lettera ho chiesto al Sindaco di convocarla quanto prima mettendo all’ordine del giorno la realizzazione di questo importante servizio. Dopo due settimane ancora nulla di fatto…noi aspettiamo, ma chi ci perde sono i giovani, il futuro di questo paese. 3
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Parola è parola
di Maurizio Spezzano
Una buona amministrazione si riconosce anche dal rispetto per la parola data, cosa che non è avvenuta con il Consiglio Comunale del 29 dicembre, poi spostato al 30 per mancanza di numero legale. Si dà il caso che prima delle festività natalizie avevamo concordato con il Sindaco, presenti anche il vice sindaco Galli, l’assessore all’Urbanistica Di Stefano, Luciano Galli, l’arch. Taccheri e Tullio Berlenghi, che i lavori consiliari sarebbero ripresi a gennaio, così come è costume fare in tutto il mondo, considerato anche che avevo fatto presente che mi sarei assentato per motivi personali e poco festivi, chiedendo la parola che non avrei avuto sorprese sgradite. Qualche giorno dopo la partenza sono stato raggiunto da una telefonata che mi comunicava la convocazione per il Consiglio Comunale del 29 dicembre. Sono rimasto di sasso. Tutto mi sarei aspettato ma non il disonore di non tenere fede alla parola data. Mi sono balenate in testa le peggio cose, aggravate ancora di più dal fatto che i punti all’ordine del giorno non erano né determinanti per la corretta amministrazione, né scadenze impellenti per giustificare la convocazione. Ho chiamato il Sindaco e gli assessori Galli e Di Stefano presenti il giorno della decisione, per manifestare tutto il mio rammarico e il mio risentimento verso un atto che trovavo proditorio e ingiustificato. Gli assessori mi hanno detto che loro non ne sapevano nulla, attribuendo la responsabilità al solo Sindaco che aveva convocato il Consiglio senza consultarsi con nessuno; il Sindaco mi ha detto, invece, che la convocazione era necessaria perché bisognava rinnovare una convenzione. Ho fatto presente che la convenzione poteva benissimo essere fatta anche a gennaio, visto che era un contratto di collaborazione che non implicava nessuna penalità al Comune e gli altri punti, le osservazioni al PRG, potevamo essere tranquillamente rimandate in altra data. Secondo me, invece, la verità è stata un’altra: la pubblicazione del nostro periodico. Nel numero prenatalizio
facevamo delle considerazioni talmente vere da aver nuociuto a qualcuno, il quale si è voluto vendicare con quell’atto di forza, che sarebbe più opportuno chiamare atto di prepotenza. In quel numero abbiamo sollevato più di un dubbio sulla consistenza della loro coalizione, abbiamo fatto un bilancio dell’anno di governo e di opposizione, abbiamo sollevato la questione morale, abbiamo sollevato lo stato di abbandono del centro storico. Questa è la verità. Se con la convocazione del Consiglio Comunale alla vigilia di Capodanno volevano mostrarci di essere forti hanno sbagliato, perché la forza si mostra con la ragione degli argomenti e non con l’arroganza; se invece era un gesto dimostrativo di menefreghismo per la parola data, si sono sbagliati il doppio, perché le persone d’onore mantengono sempre ciò che promettono, anche se in contrapposizione ideologica. E per me che sono cocciuto meridionale, calabrese e arbereshe, la parola data è una e irrevocabile, capitasse ciò che vuole capitare. Davanti alla stretta di mano non si torna indietro. Da questa vicenda ho imparato che bisogna essere sospettosi dei sorrisi a mezza faccia, delle false strette di mano, dell’adulazione, delle promesse obbligatorie, ecc. L’avversario, se è leale, va rispettato, anche quando non si condividono comportamenti ed idee, dimostrando che se c’è stima alla persona, al di là delle posizioni politiche, c’è rispetto anche per la sua intelligenza. Evidentemente loro pensano che noi siamo stupidi, io in particolare. Secondo me si sbagliano ed anche di grosso, dimostrandogli il contrario con la nostra opposizione intelligente, intransigente, non emendativa né corporativa. La nostra opposizione va nella difesa degli interessi della comunità labicana con la quale ci siamo scambiati una stretta di mano. E a noi basta questo. PS: Evidentemente il Consiglio Comunale del 29 dicembre non era poi così importante se tranne i componenti del nostro gruppo non c’era quasi nessuno della maggioranza, riconvocando lo stesso Consiglio, per mancanza del numero legale, il giorno dopo…
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Anno 3, numero 2
16 gennaio 2009
Cambiare e Vivere Labico News
E il Sindaco si ritrovò in minoranza... Neanche il tempo di digerire il panettone e si ricomincia l’attività consiliare. Bisogna ancora terminare l’esame delle osservazioni alla variante al PRG. Ne mancano otto in tutto. Nell’ordine del giorno ne vengono inserite sette. Dell’ottava avremo modo di parlare a breve. Come al solito la puntualità non è tra le qualità della maggioranza: consiglio convocato alle 8 e 30, inizio dei lavori alle 9 e 30. All’apertura della seduta il consigliere Paris invita il Sindaco al rispetto del regolamento e a rispondere alle interrogazioni presentate (faccio presente che ci sono interrogazioni senza risposta datate 2007). Il sindaco dichiara che cercherà di risolvere la questione nel più breve tempo possibile. Vedremo. Si passa alle osservazioni. La prima riguarda la zona di Colle Alto, l’unica parte dei cosiddetti “lotti” che non è stata classificata come zona O, di recupero urbanistico. Qualche maligno pensava che la scelta non derivasse da qualche logica urbanistica, ma che fosse semplicemente una misura punitiva nei confronti di un’area dove la maggioranza registra uno scarso consenso. Interveniamo tutti a spiegare quanto siano irrazionali le prese di posizione
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di Tullio Berlenghi
dell’amministrazione e Spezzano chiede semplicemente la corretta applicazione della legge. L’assessore Di Stefano si inventa una teoria del tipo che non dobbiamo preoccuparci troppo di fare le cose per bene, tanto ci penserà la Regione a correggere eventuali errori. Giudico superficiale e deresponsabilizzante questa impostazione. In ogni caso la soluzione salomonica è quella di non inserire l’area in zona O, ma di considerarla zona satura o saturabile. Applicando le norme tecniche è praticamente la stessa cosa, ma formalmente l’obiettivo è quello di penalizzare chi abita in quella zona. Nello Tulli definisce la soluzione adottata un aborto giuridico. L’osservazione successiva, che batte tutti i record di ritiro in commissione, riguarda la variazione della viabilità di piano di una zona del paese. La commissione aveva individuato un tracciato sul quale il Sindaco non era troppo convinto. In consiglio sono arrivate quindi tre proposte, l’ultima delle quali formulata dall’ufficio tecnico nei giorni precedenti. La discussione è lunga e approfondita e si cerca di individuare il tracciato più razionale, che crei meno disagio alle persone e di minore impatto ambientale. Si rende necessaria una sospensione. I gruppi consiliari si riuniscono. Noi, dopo una attenta valutazione ed in considerazione della necessità di realizzare la strada, optiamo per la scelta già formulata in commissione. La maggioranza torna in consiglio completamente spaccata. Il Sindaco non è d’accordo sulla scelta, con lui altri quattro consiglieri. Il Vicesindaco (e quattro consiglieri) la considerano la migliore. Il Sindaco fa una solenne dichiarazione di voto in dissenso dal suo gruppo, provando a disquisire su questioni relative alla tutela dell’ambiente e sulla necessità di salvaguardare il nostro territorio. Avete capito bene. Il pulpito è lo stesso che ha fortemente voluto un’opera in-
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frastrutturale che distruggerà la zona dei casali, lo stesso che ha pensato bene di mettere una bella zona industriale appiccicata al quartiere di Colle Spina, lo stesso che ha disegnato un piano regolatore che spalmerà di cemento la quasi totalità del territorio labicano. Al voto si registrano 9 favorevoli (4 della minoranza), 4 astenuti e 1 contrario. Nello Tulli esce al momento della votazione. Si passa poi a due osservazioni dove si applicano criteri opposti a quelli utilizzati per Colle Alto. In questo caso infatti la maggioranza opta per l’accoglimento parziale di una richiesta di inserimento in zona O. In questo caso i terreni sono privi di immobili e non confinano con lotti inseriti in zona O. Però si decide di inserirli. Per poi, all’osservazione successiva, cambiare di nuovo il criterio: un terreno confinante con la zona e con un immobile sanato non viene inserito nella zona di recupero, come chiedeva l’osservante. Che insegnamento si trae da questo episodio? La prima cosa è che la legge da noi non vale. Labico è zona franca. Non siamo tenuti ad applicare la legge come vorrebbe quell’ingenuo di Spezzano. Casomai, insegna l’assessore Di Stefano, ci penserà la Regione a correggere eventuali strafalcioni. Però, aggiungo io, magari i tecnici regionali non se ne accorgono e tutto fila liscio. La seconda cosa è che non esiste un criterio di carattere generale che si applica a tutti (la cosiddetta imparzialità della pubblica amministrazione). A seconda delle circostanze si applicano criteri diversi. E quali potrebbero essere allora le circostanze, se non il nome del proprietario del terreno? Ci sarebbero, nell’ordine del giorno, altre tre osservazioni e le nostre due importanti mozioni sulle borse di studio e sulle associazioni. Il Sindaco ha da fare e vuole chiudere il consiglio. Chiediamo un’inversione dei punti per poter esaminare velocemente le mozioni. Niente da fare. Chiediamo allora di proseguire il consiglio fino all’esaurimento dei punti. Ancora niente da fare. Si mette in votazione la sospensione del consiglio. Noi vorremmo proseguire i lavori e votiamo contro. La seduta viene sciolta. Poi magari qualcuno andrà in giro a dire che non si approvano i provvedimenti “per colpa dell’opposizione”. 2
… Omertà. Tramezzate di Sopra è un paesino come tanti. Attraversato da una strada come tante. Con una piazza come tante. Dove succedono episodi come tanti. Può capitare, ad esempio, che qualcuno parcheggi in divieto di sosta. Può capitare che un’agente della polizia municipale si accinga a predisporre il verbale per sanzionare il comportamento scorretto. Fin qui tutto normale. Se non che a Tramezzate di Sopra c’è una categoria di “intoccabili” per i quali non si applicano le leggi terrene. Appartengono alla casta, oltre al podestà (ops, sindaco) e relativa maggioranza, anche i “poteri forti” locali, i galoppini, nonché i relativi ascendenti e discendenti in linea retta. Può quindi capitare che l’agente di polizia municipale si trovi a multare proprio uno di questi. E può capitare che il soggetto in questione non brilli per senso civico e che magari la sua indole sia venata da una qualche striatura di alterigia e che forse in qualche occasione gli sfugga il senso dell’opportunità. Può capitare insomma che il simpatico membro (…della casta, si intende) decida di apostrofare con sgradevoli insulti il vigile urbano colpevole di svolgere il proprio dovere. E può anche capitare che decine di persone si girino dall’altra parte e neghino di aver visto o sentito nulla, salvo poi usare l’episodio come argomento di conversazione per i giorni a seguire. Può capitare di poter descrivere tutto questo con un’unica inquietante parola: omertà. Anche a Tramezzate di Sopra.
Leo Vitro
Anno 3, numero 2
A domanda risponda… non a Labico! Nel mese di dicembre abbiamo presentato 5 interrogazioni consiliari per conoscere meglio alcuni problemi di Labico e come l’Amministrazione stia agendo per risolverli, il tutto nell’esecuzione della funzione di controllo che aspetta al Consiglio Comunale. Il nostro Statuto prevede che alle interrogazioni il Sindaco risponda in Consiglio Comunale entro 30 giorni e al primo Consiglio Comunale utile. Ma così non è: ancora nessuna risposta ci è pervenuta, tantomeno l’iscrizione all’o.d.g. del Consiglio Comunale prossimo. Questa certo non è una eccezione: l’anno passato abbiamo ricevuto la risposta a più di venti interrogazioni (di cui molte presentate nel luglio e settembre 2007) solo a giugno 2008 e per forma scritta: nessuna discussione in Consiglio Comunale, nessuna possibilità di fare altre domande, di verificare in presa diretta se il Sindaco evitava di rispondere ad alcune domande, così con quattro righe scritte ha potuto dire di aver risposto e “ben-vi-stà”. Speriamo che le cose vadano in modo diverso questa volta. A dicembre abbiamo presentato le interrogazioni su questi temi: Le piogge di metà dicembre sono state tra le più abbondanti dell’anno passato e hanno comportato danni sia a privati sia ad alcune strutture pubbliche, come il depuratore a causa della “piena” del fosso che ha raccolto e trasportato una grande quantità di rifiuti e rami (nel depuratore ha galleggiato per giorni un frigorifero!). Inoltre la Casilina allagata, torrente in piena anch’essa, non è più una eccezione ma una normalità in ogni temporale, estivo o autunnale che sia. Abbiamo chiesto quindi quale sia stato l’impatto sul territorio di quelle piogge, quale sia lo stato delle fogne, quale sia l’attività di pulizia del Fosso di Cento Gocce, visto che tutti noi paghiamo con la T.A.R.S.U. una quota per il Consorzio che dovrebbe pulirlo. ∗
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Metà dello spazio pubblico de I Cerchi è reso inagibile per il mal funzionamento di una condotta di acque chiare del Comune, che, ostruita, provoca l’allagamento di uno dei due cerchi e il trasporto di numerosi detriti che hanno otturato a loro volta gli scarichi vicini e rendono inagibile lo spazio dedicato ai giovani. Questo l’inverno. L’estate invece il problema è l’odore dell’acqua stantia che si propaga per il cerchio e nelle case di chi abita sul costone di tufo. E’ da luglio che segnaliamo la cosa e, dopo un primo intervento, il problema persiste.
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di Benedetto Paris
cuperare quegli spazi? Il progetto per cui sono stati già spesi 400.000 euro per recuperare quell’area che fine ha fatto? Quale è stato l’esito della richiesta di finanziamento fatta al Ministero? Queste le domande fatte nell’interesse dei cittadini e delle strutture pubbliche del nostro paese. ∗
Il nostro Comune nella passata primavera ha stipulato una convenzione con una società per progetti di rivalutazione dei nostri beni archeologici e ha annunciato, nella risposta ad una nostra precedente interrogazione, la redazione della Carta Archeologica. Di tutto questo però non vediamo effetti né i lavori in corso. Che fine hanno fatto? ∗
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Da un anno in pompa magna l’Amministrazione ha comunicato il servizio navetta da Colle Spina. Sinceramente non l’ho mai visto in funzione, ma certo sarebbe un buon servizio. A questo si aggiunge il Consorzio T.P.L., un progetto partito dai comuni della nostra zona e dalla Provincia di Roma. Ad oggi è stata fatta richiesta alla Regione di finanziamento per i Silometri richiesti dal Comune e dal Consorzio: per Labico si tratta di corse da Colle Spina a Labico passando per tutte le zone del paese, dal centro alla stazione di Zagarolo e dal centro all’Outlet di Valmontone. Da sempre, fin dalla sua progettazione in sede politica e ancora non amministrativa, ho sostenuto questo progetto che terrà uniti 21 comuni della nostra area, ma a Labico viene vissuto con una grande disattenzione, tanto che per inserire in bilancio la quota dovuta dal nostro comune (5000 euro) sono dovuti passare 9 mesi e tre miei specifici interventi in Consiglio Comunale. Con queste premesse abbiamo chiesto conto all’Amministrazione del servizio navetta di Colle Spina, di quanto sia stato utilizzato, di come sia prevista la partenza del nuovo servizio da parte del Consorzio T.P.L. e di come questo sia messo in relazione con la navetta per Colle Spina. ∗
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Per ultima, presentata questa settimana, l’interrogazione sul taglio di alberi avvenuto in un’area di Via L. Da Vinci. Vari castagni e alberi da frutto sono stati tagliati, modificando in modo radicale il paesaggio. L’area nel nuovo Piano Regolatore adottato è prevista come parcheggio, per cui non sono possibili interventi edificatori, benché sia stata approvata una osservazione che torna a dare come destinazione d’uso l’area residenziale, osservazione che comunque, come tutte le altre, non ha effetti fino alla approvazione finale di tutto il nuovo Piano Regolatore, data ancora molto lontana. Pertanto ci siamo chiesti se ci fossero tutte le autorizzazioni per quel taglio degli alberi, effettuato senza precauzioni o misure di sicurezza nei confronti di chi si fosse trovato a passare in quel momento in Via L. Da Vinci. ∗
L’area di Via della Fontana è da tempo oggetto di interventi di recupero, ma ad oggi continua ad essere abbandonata. Quello che doveva essere un parcheggio è occupato dai detriti della frana sulla ferrovia di qualche anno fa, mentre l’ex mattatoio e il fontanile sono nuovamente in uno stato di degrado a causa dell’incuria e degli atti di vandalismo realizzati da bande di ragazzini/e che riempiono gettando pietre il loro tempo, che Non ci resta che aspettare… o piangere davanti al mancato hanno sostituito i cerchi o altri parcheggi del comune con un’a- rispetto dei termini di Statuto e leggi nazionali perpetrato dal rea vicina alla campagna, quindi un po’ più divertente dell’a- Sindaco nei nostri confronti. sfalto e del cemento. Chi controlla? Cosa si vuole fare per re3 ∗
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La cultura della legalità
Il testo dell’interrogazione di Via L. Da Vinci
di Maurizio Spezzano
Al Sindaco di Labico SEDE OGGETTO: INTERROGAZIONE CONSILIARE Il sottoscritto Consigliere Comunale Visto il taglio di alberi di castagno e da frutta in alcuni terreni di Via L. Da Vinci tra le due sedi della scuola elementare; Richiamate numerose segnalazioni circa l’assenza di misure di sicurezza per lavoratori e per i passanti durante il taglio, anche di alberi su strada e a confine tra la strada e la proprietà privata; Richiamata la normativa sul taglio degli alberi INTERROGA LA S.V. per conoscere e sapere
• Se l’Amministrazione fosse al corrente del taglio degli alberi; • Se fosse stata rilasciata autorizzazione al taglio degli alberi da parte del Comune e delle Polizia Forestale; • Se l’Amministrazione abbia intrapreso iniziative nei confronti degli autori del taglio o di chi questo lo aveva commissionato; Se vi siano altri atti o autorizzazioni di altro tipo relativi all’area in cui è stato realizzato il taglio degli alberi, area ad oggi agricola e per la quale grava ad oggi il divieto di interventi, vista la previsione della realizzazione di un parcheggio nella Variante generale al Piano Regolatore adottato. Si sottolinea l’urgenza della presente interrogazione e si chiede risposta al primo Consiglio Comunale utile con la contestuale iscrizione del punto all’odg. Labico , gennaio 2009 I Consiglieri comunali di Cambiare e Vivere Labico 4
Che cosa si intende per cultura della legalità? Grande domanda! Peccato che le risposte non sempre sono all’altezza. Non credo di essere in grado io di spiegare compiutamente in cosa consiste esattamente. Sono certo, però, di interpretare il sentimento di centinaia di abitanti di Labico che si stanno ponendo questa domanda da molto tempo. Umilmente, io, cittadino di provincia, provo a cimentarmi nell’argomento, anche se mi viene difficile iniziare questo percorso chiarificatore, chiedendo scusa sin da subito per la lunghezza dell’articolo e per le argomentazioni apparentemente distanti, ma tutte finalizzate ad un unico obiettivo. Intanto, credo che cultura della legalità significa il rispetto delle regole esistenti e la denuncia di atteggiamenti ostili verso le regole del vivere sociale, che sono alla base dei rapporti tra i cittadini. A volte si può anche essere contro le regole, ma è giusto rispettarle perché frutto della volontà generale. Ogni società, di qualsiasi latitudine, ha deciso di darsi le regole, altrimenti tutto diventa merce di scambio, dando la possibilità al furbo di turno di arrogarsi il diritto di interpretarle a proprio piacimento, oppure piegarle al proprio interesse, magari cambiandole quando queste guardano a principi di maggiore uguaglianza. Oppure, ancora, diventare strumento di prepotenza ad opera di gente senza scrupoli che impone con la forza il proprio comando. Il rispetto per le regole è anche il principio primo della democrazia, in cui ognuno concorre alla formazione del potere indipendentemente dalla propria condizione sociale. La storia ci insegna che la Democrazia, cioè la rappresentazione del potere e le regole del vivere sociale, ha trovato primo e pieno compimento nell’antica Grecia, all’epoca di Pericle, quando tutti i cittadini di Atene, indipendentemente dalla propria condizione sociale, concorrevano al buon Governo della città. Nell’epoca più vicina a noi è stata l’opera del filosofo Jean-Jacques Rousseau che si è posto il problema della rappresentanza democratica. Rousseau partiva da un presupposto: affinché ci possa essere civile convivenza tra gli uomini, questi devono contrarre un patto, cioè creare uno Stato che sia strumento della salvaguardia della persona umana. Per fare questo bisogna stabilire un Contratto Sociale, cioè ognuno rinuncia a un po’ di libertà individuale e lo cede a un organismo più grande, lo Stato, il quale crea regole uguali per tutti e alla quale tutti sono sottoposti. In questo caso la sovranità è nel popolo e non può essere alienata, cioè ceduta. La rinuncia alla libertà naturale ha come fine la conquista della più sicura libertà civile, la
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quale è nello stesso tempo limitata e salvaguardata dalla volontà generale, cioè dalla legge voluta da tutti. Perché mi si è reso necessario partire da così lontano e con argomenti per niente facili per parlare di Labico? Perché a Labico è costume, da parte di alcuni, non rispettare le regole date, cosa che ho denunciato nell’ultimo Consiglio Comunale, allontanando col tempo la cultura della legalità. Forse è il caso che spieghi meglio. L’attività politicoamministrativa del Consiglio Comunale, dell’ultimo anno, è stata quasi interamente assorbita dalle osservazioni al PRG, cioè dalle obiezioni sollevate dai cittadini circa le destinazioni d’uso del territorio labicano. Tutte lecite e tutte degne di nota, ma alcune presentavano vizi legislativi molto forti, che forse una sana amministrazione, attenta al bene collettivo e non al consenso clientelare/elettorale, non avrebbe neanche avuto bisogno di discutere, tanto erano formalmente improponibili. Invece è successo che oltre ad aver sbagliato metodo di analisi, cosa che ho denunciato fino all’ultimo Consiglio, si è ricorso ai “pacchi dono”: la nostra maggioranza ha deciso di fare un bel regalo a quasi tutti. Ma chi sono questi quasi tutti? Sono gli amici, coloro a cui non si poteva dire di no, anche se la richiesta non era legittima e si scontrava con la legge, cioè con quelle regole che dicevo in premessa. Faccio un esempio. Molte osservazioni riguardavano l’inserimento nella zona O, cioè nella zona di recupero urbanistico. Ora le leggi dello stato regolano con norme certe l’intera materia, senza dare adito ad errori o equivoci, supportate anche da una Legge Regionale molto chiara che non permette interpretazioni faziose. Queste leggi stabiliscono con chiarezza e senza infingimenti cosa può essere recuperato e cosa non può esserlo. Ad esempio, affinché possano essere inserite nelle zone O di recupero parti di territorio, devono ricorrere le seguenti condizioni: ∗ la rilevanza socio-economica dei singoli insediamenti, soprattutto con riferimento alla loro utilizzazione per usi di residenza stabile o per usi produttivi; ∗ la possibilità di un razionale inserimento dei singoli insediamenti nel territorio e nell’organismo urbano. Le leggi, naturalmente, prevedono anche altri casi, che in questo momento non citiamo. Sta di fatto, invece, che in barba a queste norme sono state inserite zone del tutto prive di edifici da sanare, la cui finalità è stata quella di fare cubatura, mentre sono state lasciate fuori, cioè non inserite, intere zone in cui gli edifici c’erano e andavano sanati perché abitati stabilmente da nostri concittadini e collocati in zone più centrali e già collegati ai servizi. Su questo abbiamo condotto un’aspra battaglia accusan-
do la maggioranza di aver diviso i labicani in amici e nemici, concedendo quanto non è dovuto agli amici, negando invece il diritto ad avere, pur avendone i requisiti, ai nemici. Ciò che ci piacerebbe conoscere sono i requisiti per entrare nelle due categorie di cui sopra. E’ chiaro che una siffatta discrezionalità non potrà passare sotto silenzio. Ho ribadito, a nome del gruppo di Cambiare e Vivere Labico, che a tempo debito faremo nomi e cognomi, indicheremo le proprietà riconducibili agli amministratori, ai loro amici, ai loro parenti, segnalando tutte le ingiustizie e le forzature. Il PRG è materia sensibile e non merce di scambio e non permetteremo che su di esso si possa fare mercimonio a vantaggio dei soliti noti, percependo il territorio di Labico alla stregua di una prostituta di cui tutti si possono approfittare. Ecco la cultura della legalità. Il rispetto della legge, ad iniziare da quella urbanistica, la cui leggerezza interpretativa ha generato un mostro che grida vendetta, che ha portato alla realizzazioni di interi quartieri in cui le condizioni minime di vivibilità vengono meno, che ha portato alla realizzazioni di scempi urbanistici che meritano maggiori controlli da parte degli organi competenti, avvallate da varianti in corso d’opera, in qualche caso anche più d’una sullo stesso fabbricato, in barba a tutte le leggi urbanistiche, ricorrendo a trucchetti subdoli, come il pagamento di multe irrisorie, lucrando invece su realizzazioni di appartamenti che non potevano essere realizzati: pagare 10.000,00 Euro di multa, per incassarne 160.000,00/180.000,00 Euro al netto di ogni rischio. Ecco la cultura della legalità. Essere da esempio per i cittadini, soprattutto se si ricoprono cariche politiche importanti, non potendo non esserlo se si è chiamati ad applicare le regole del vivere civile. Rigettare la cultura del sospetto ad ogni costo e identificare come nemici l’avversario politico, ricorrendo nel bisogno alla menzogna. Come si può pretendere dai cittadini il rispetto per la legge se la complicità dei piani alti compromette il Contratto Sociale? Sono convinto che la nostra maggioranza si troverebbe a suo agio nell’epoca di Luigi XIV, re di Francia, quando dall’alto del suo nascente assolutismo sosteneva “L’État c’est moi! (Lo Stato sono io)”, il quale sottraendosi al controllo delle leggi, decideva in base all’utilità del caso. Ecco la cultura della legalità. Dare soddisfazione alle legittime attese dei cittadini, rispondere ai loro bisogni, intervenire per riparare a casi di ingiustizie, ergersi a difensore del diritto condannando il favore. Tutto questo da noi non è possibile se si continuano a tollerare usurpazioni al diritto basilare. Perché le lottizzazioni non terminate, ma scadute, non vengono concluse nella parte delle ope-
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re di urbanizzazione? Che bisogno c’è di ergere presunte regole capestro quando le convenzioni firmate in comune riportavano ben altri intendimenti? Perché permettere ai soliti costruttori di interpretare le leggi urbanistiche a loro favore facendo venire meno i diritti degli acquirenti? Perché continuare a non vedere le zone di disagio presenti nel nostro territorio? Perché permettere agli amici ciò che ai semplici cittadini non è permesso? Ecco la cultura della legalità. Non ergersi al di sopra d’essa, né sentirsi immune da essa. I piccoli privilegi, i piccoli favori, il continuo chiudere gli occhi o girarsi dall’altra parte, il senso diffuso di omertà che abbandona chi, facendo il proprio lavoro, viene investito di improperi da chi, pur avendo torto, continua ad inveire contro la malcapitata, nell’indifferenza di una piazza silenziosa e distratta. Ecco la cultura della legalità. Porre termine ai privilegi e ricostruire una società dalle fondamenta. Anche da chi procede indisturbato al taglio di alberi secolari nell’indifferenza di un’amministrazione comunale, sempre distratta, sempre intenta ad altro, ma attenta al controllo del consenso e ad ingraziarsi gli amici che manovrano il cemento, pronti a distruggere il territorio con miraggi occupazionali che non potranno mai esserci. Questo è l’obiettivo che ci siamo posti quando abbiamo intrapreso questo fantastico viaggio politico, con un gruppo di persone coraggiose e mai dome, che viaggiano all’unisono e non hanno paura di denunciare le malefatte di questa maggioranza. Siamo sicuri di realizzare questo obiettivo anche dall’opposizione, perché siamo fermi nei nostri principi e perché crediamo che la cultura della legalità sia la priorità assoluta nel nostro comune, dopo decenni di favoritismi e di intrallazzi.
Ad integrazione dell’articolo sulla cultura della legalità, nella pagina che segue, pubblichiamo questo fantastico documento di circa 2500 anni fa, quando ad Atene, guidata da Pericle, i cittadini erano chiamati a partecipare alla vita politica della città, che premiava i meritevoli, indipendentemente dalla loro ricchezza. I cittadini erano portatori di istanze progressiste e rendere servigio alla propria comunità era motivo di vanto e di onore, ma non di ricchezze materiali. Erano gli interessi collettivi la stella cometa che guidava l’azione politica degli ateniesi. Leggere questi documenti fa bene allo spirito, ma soprattutto alla memoria, ultimo baluardo prima della catastrofe opportunistica. Buona lettura MS
Il Discorso di Pericle Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell' eccellenza; quando un cittadino si distingue allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo stato, ma non come atto di privilegio, bensì, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana noi non siamo sospettosi uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo, se al nostro prossimo piace vivere a modo suo noi siamo liberi! liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Ma in nessun caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e c'è stato insegnato anche di rispettare le leggi, e di non dimenticare mai coloro che ricevono offesa e ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile e benché in pochi siano in grado di dar vita a una politica, beh, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione un ostacolo sulla via della democrazia, noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma io proclamo Atene scuola dell' Ellade e che ogni ateniese cresca prosperando in se una felice versatilità la fiducia in se stesso e la prontezza ad affrontare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta ed è per questo che noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così.
[scritto nel 451 a.C.]
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30 gennaio 2009
Cambiare e Vivere Labico News Il Re è nudo Prima gli affari, poi la fuga Neanche a dirlo il consiglio comunale inizia con quasi un’ora di ritardo. Noi prendiamo subito la parola per chiedere ai consiglieri di prendere posizione in merito alla grave aggressione di cui era stata vittima la vigilessa nei giorni precedenti. Pubblichiamo il testo dell’ordine del giorno in modo da rendere più chiaro possibile quello che era il nostro proposito: esprimere solidarietà alla persona interessata, censurare l’episodio e chiedere all’amministrazione di dare un sostegno a chi aveva subito gravi offese solamente per aver svolto il proprio lavoro nell’interesse della collettività. Pensavamo di cavarcela in pochi minuti con la lettura dell’atto e il voto unanime del consiglio. Invece non è andata così. L’assessore Di Stefano ha cominciato ad argomentare la sua non condivisione dell’ordine del giorno. Solidali sì, ma solo fino ad un certo punto. Alfredo Galli ha giudicato “strumentale” l’iniziativa. Il consigliere Giuliani ha preannunciato la sua non partecipazione al voto per una forma di correttezza istituzionale (sembra per legami familiari) salvo poi insinuare dubbi su come siano andate effettivamente le cose. Il meglio di sé l’ha dato la capogruppo Ricci che, pur esprimendo solidarietà nei confronti della vigilessa, ha pensato bene di rivolgersi a noi dicendo “fate schifo!”, in riferimento alla nostra ultima pubblicazione. Evidentemente il problema non è la gravità dei fatti, ma parlarne. Al secondo punto c’è l’esame di un po’ di verbali delle sedute precedenti. Noi evidenziamo che uno dei verbali non riporta in modo corretto lo svolgimento della discussione e le affermazioni del vicesindaco cambiano di significato. Il segretario si inalbera e si sente attaccato personalmente. Cerchiamo di spiegare che non è così ed è lo stesso vicesindaco ad ammettere che in effetti aveva detto qualcosa di sostanzialmente diverso. Il segretario minaccia di lasciare la seduta. Il sindaco chiede la sospensione. Si svolge una riunione di maggioranza alla quale viene chiamato anche il segretario (soggetto super partes del consiglio, sic). Al rientro si propone di ritirare il verbale e di farlo correggere da Spezzano, Alfredo Galli e il segretario. In un altro
di Tullio Berlenghi verbale chiedo un’integrazione delle mie dichiarazioni (su cui tutta la maggioranza si astiene). Si passa alle osservazioni. La prima riguarda una richiesta di revisione della viabilità di piano in zona circonvallazione Falcone. La preoccupazione dei cittadini che l’hanno presentata è più che fondata e l’impatto della viabilità prevista rischia di essere piuttosto pesante. Il problema, spieghiamo noi, è a monte. Una mancanza di programmazione e pianificazione urbanistica comporta conseguenze di questo tipo. Se non si ha la capacità di realizzare la rete stradale (e tutte le opere di urbanizzazione primaria) “prima” di costruire le case il rischio è che “dopo” non ci si riesca più. A Labico abbiamo il record mondiale di vicoli ciechi, di strade chiuse, Abbiamo quartieri di nuova edificazione con viabilità e parcheggi del tutto insufficienti. E tutto perché si è sempre fatta programmazione urbanistica guardando solo gli interessi dei costruttori e non la qualità della vita di chi sarebbe andato a vivere nelle nuove case. Parole al vento. L’osservazione viene accolta e noi ci asteniamo. Sulla seconda osservazione lascio il testimone a Maurizio. Si passa quindi all’osservazione n. 103, elaborata dall’ufficio tecnico e finalizzata a trasformare circa 84mila metri quadrati di territorio da verde pubblico attrezzato in zona commerciale, per ospitare la cosiddetta “Città dell’Arte”, e dove verrebbe collocata la struttura metallica che qualcuno è convinto sia opera di Gustave Eiffel. In pratica si potrà costruire con un indice di 1,5 mc/mq su otto ettari di terreno che fino a due anni fa era agricolo. Rinviando ad altro articolo un tentativo di ricostruzione di tutta la vicenda, mi limito a rievocare alcuni degli episodi più salienti di un dibattito durato circa tre ore. L’illustrazione del sindaco è stata piuttosto sintetica ed è stato necessario integrarla con una nostra relazione che ha messo anche i consiglieri di maggioranza nella condizione di conoscere nel dettaglio tutta la vicenda. Da parte nostra ci si soffermava soprattutto sull’esigenza di agire, in quali-
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tà di amministratori, nell’interesse pubblico e dell’ente locale, mentre tutta l’operazione aveva l’aria di essere finalizzata ad una speculazione che avrebbe compromesso pesantemente gli equilibri territoriali del paese. Gli elementi di perplessità riguardavano sia le procedure – spesso di dubbia legittimità – sia i contenuti, visto che gli atti approvati sono a nostro avviso troppo penalizzanti nei confronti dell’amministrazione comunale e di una genericità tale per cui non si sa con esattezza a cosa si andrà incontro. In più denunciamo che ci hanno tenuto nascosti molti degli atti relativi alla vicenda e consideriamo molto grave questo atteggiamento dell’amministrazione. Chi governa onestamente e rispettando le regole non ha certo il timore di rendere pubblica la propria azione politica e, anzi, è ben lieto di utilizzare tutte le forme possibili di comunicazione per dare a tutti i cittadini la possibilità di conoscere il proprio operato. Da noi questo non succede (a fatica stiamo riuscendo a far mettere in internet qualche atto) e vige la regola contraria: meno cose si fanno sapere meglio è. Quasi come se avessero qualcosa da nascondere. Per fortuna, attraverso una ricerca sul protocollo informatico del Comune, veniamo a conoscenza di alcuni atti che – casualmente? – erano stati esclusi dal fascicolo “Eiffel”. Molti sono i punti oscuri ed è del tutto fuori da ogni regola l’arrivo – durante il consiglio - di una lettera del rappresentante legale della società Arte & Sponsor ad integrazione della convenzione stipulata nel 2005. Assolutamente inammissibile. A parte la modesta valenza giuridica dell’atto. A parte il fatto che il regolamento comunale (e, con tempi più ampi, il testo unico sugli enti locali) dichiarano in modo esplicito che la documentazione deve essere messa nella disponibilità dei consiglieri almeno 48 ore prima dell’inizio della seduta. La cosa più scandalosa è che ne circolano due versioni, una protocollata e l’altra no, con contenuto differente. Ma sembra che la seconda sia quella “giusta”. In una confusione vergognosa in cui un segretario comunale corretto ed imparziale avrebbe dovuto dichiarare irricevibili simili atti. In linea teorica il voto dei consiglieri avrebbe potuto essere influenzato dalla lettura di un documento diverso da quello poi inserito ad integrare l’atto posto in votazione (e di conseguenza giuridicamente vincolante). Esprimiamo una grande preoccupazione per la superficialità con cui si è proceduto e si sta procedendo. La famosa opera di Eiffel sembra una bufala, ma anche qualora fosse davvero attribuibile al celebre architetto avrebbe un valore decisamente modesto. Eppure le stime dello studio di fattibilità parlano di ottomila visitatori al giorno, con punte di ventimila. Facciamo presente – dati dell’Ufficio Statistica del Ministero dei beni culturali alla mano – che opere di ineguagliabile valore storico-artistico-architettonico come il Tempio di Paestum, gli scavi di Ercolano, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova e il complesso museale di Piazza San Marco a Venezia si attestano attorno ai mille visitatori al giorno: la metà della metà della metà di quanto dovrebbe attirare il capannone industriale accatastato nella tenuta del sindaco. Cifre più alte si ottengono solo attraverso altre “proposte”. E allora, affermiamo, si dica chiaramente se si vuole fare un centro commerciale! Ricordandoci però che anche quel tipo di offerta è ormai vicina alla saturazione, visto che qualcuno sta cominciando a licenziare e a chiudere. Proviamo anche a fornire qualche dato sulle variazioni di valore fondiario che il “pacchetto Eiffel” comporta. Ad esempio i terreni di proprietà del rappresentante legale di Arte & Sponsor, piazzati nel bel mezzo della zona degli impianti sportivi (per non toccare i quali hanno preferito espropriarne altri molto meno adatti), aumentano il proprio valore di circa un milione di euro. Il terreno destinato alla “Città dell’Arte” aumenta di 20 milioni di euro il proprio valore. Anche un 2 consigliere comunale vede aumentare il valore dei terreni di
qualche familiare per qualcosa che supera il milione di euro. Dopo una lunga discussione, che ci auguriamo abbia fatto sorgere qualche dubbio a qualche consigliere di maggioranza, si decide di passare al voto. Al termine di una brevissima pausa di riflessione si torna in aula. Spezzano pronuncia la dichiarazione di voto a nome del gruppo. Durante l’intervento formula una domanda (retorica) del tipo “cosa stiamo votando?”. Il sindaco, con nonchalance, tira fuori un foglietto scritto a penna dicendo “stiamo votando questo”. Siamo sconcertati. In pratica avevano deciso – non sappiamo dove, non sappiamo quando – di integrare l’osservazione n. 103 con una sorta di norma aggiuntiva di cui però non si erano premurati di informarci. La nostra indignazione è assoluta. Denunciamo l’assoluta illegittimità della procedura. Chiediamo ancora una volta al segretario di esprimersi. Niente da fare. Forse bisognerebbe uscire dall’aula e andare a denunciare tutta la vicenda. Ci appelliamo al nostro senso di responsabilità. Chiediamo la lettura dell’integrazione e la doppia votazione (prima la modifica, poi l’atto modificato). Intervengo per la dichiarazione di voto sulla proposta di integrazione (un nonsenso giuridico). Si vota l’integrazione, che viene accolta. Poi Spezzano fa la dichiarazione di voto contrario a nome del gruppo sull’osservazione come modificata. Nello Tulli ne fa una per spiegare la sua astensione. A favore dello scempio Eiffel ci sono nove consiglieri (sui 17 eletti), compreso il consigliere con i legami familiari beneficiati dal “pacchetto”. Probabilmente la correttezza istituzionale viene fornita in misura limitata ed era stata utilizzata tutta per essere super partes in altre vicende. Il sindaco aveva preso il solenne impegno di concludere tutti i punti all’ordine del giorno. Peccato che, incassata l’osservazione, si ricorda di avere altri impegni. Appena terminata la votazione sulla 103 dice “Metto in votazione la sospensione della seduta”. Qualcuno (della maggioranza) alza la mano. Io intervengo dicendo che, visto che c’è una proposta di modifica dell’ordine dei lavori, voglio intervenire per dichiarazione di voto. Nel frattempo qualcuno se ne va, ma il Sindaco non ci fa caso. Mi concede svogliatamente la parola. Esprimo tutto il mio rammarico per la mancanza di correttezza del sindaco e per la sua incapacità di mantenere gli impegni presi. Ci sono questioni importanti da affrontare e l’accordo era di esaminare tutto nella seduta odierna. Mi lascia parlare e poi indice la votazione. Io, per correttezza, lo avverto che in caso di mancanza del numero legale la seduta si rinvia al giorno successivo, come da regolamento. Si guarda intorno. Si accorge che della maggioranza ci sono solo sette persone. Cambia idea. “La votazione l’avevamo già fatta” e inizia ad andarsene. Una scena vergognosa. Chiedo al segretario. Ma non si può mettere contro “i potenti”. E sostiene “a me hanno detto che la votazione era stata fatta” (perché dov’era?). Io chiedo “chi?”. “Gli scrutatori”. Ma forse non ha sentito lo scrutatore della minoranza, Benedetto Paris, che infatti interviene criticando l’atteggiamento del segretario. Noi cominciamo ad accusare i “fuggiaschi” di mancanza di rispetto verso le istituzioni e di preoccuparsi solo degli affari. Il sindaco sa che sta facendo una pessima figura. Per fortuna c’è anche un po’ di pubblico e questo forse lo fa esitare. Qualcuno più pratico (della maggioranza) pensa bene di recuperare i due consiglieri che si erano dileguati anzitempo. Nel giro di qualche minuto sono di nuovo nove. Il sindaco torna indietro si rimette al suo posto e – senza vergogna – con aria gongolante e tronfia si rivolge a noi e dice “allora volete proprio votare?”. La stessa espressione immagino ce l’avesse il celebre imperatore che si pavoneggiava nel suo bel vestito nuovo. Peccato che, tra il pubblico, non ci fosse il disincantato bambino a sottolinearne la nudità.
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Prg, Eiffel e tutto il resto… Sull’osservazione 103, preparata dall’Ufficio Tecnico e che riguarda Eiffel, sapete quasi tutto. Però è necessario puntualizzare qualche cosa emersa durante il Consiglio Comunale. Abbiamo dibattuto per più di tre ore sulla trasformazione di una zona agricola, prevista nel PRG adottato a Verde Pubblico Attrezzato, ma da far diventare zona commerciale. Cioè, a dire che più di otto ettari di terreno, oggi agricoli, diventeranno commerciali, con un extraguadagno, per chi ha comprato, di svariati milioni di Euro. Sgomberiamo subito il campo dalla grande bugia: non si è trattato di un errore del tecnico, come stanno dicendo in giro i grandi bugiardi, né bisogna adeguarla alla convenzione. Nel primo caso, la zona Città dell’Arte era prevista nelle Norme Tecniche al PRG ed inserita nella zona a VPA, che poteva avere un suo senso e una sua funzione; nel secondo caso, la convenzione è una ciofeca, perché superata dagli atti stessi, incompleta, approssimativa, che induce all’errore e tutta sbilanciata a favore del privato. La Relazione Tecnica, che è atto propedeutico a tutta la variante, non menziona la zona in questione, quindi c’è un vuoto normativo che la maggioranza ha tentato di colmare con un colpa di mano di dubbia validità, dando mandato al tecnico comunale di introdurre la norma mancante, quando questa è di competenza del Consiglio Comunale, ma su redazione del tecnico che ha redatto tutto il Piano. La convenzione menziona atti vincolanti, come quello della preventiva compravendita del terreno, che in realtà non c’è, se non, a loro dire, un compromesso di acquisto, di cui non abbiamo avuto modo di prenderne visione, malgrado avessimo chiesto per tempo tutti gli atti, anche perché sarebbe interessante scoprire la cifra dell’acquisto, in modo da fare i conti e scoprire la somma intera di extraguadagno. La pubblica amministrazione esce con le ossa rotte, perché non si riesce a capire come sarà possibile entrare in possesso dei due ettari di terreno destinati alla scuola, se tra la nostra Amministrazione e i privati che dovranno cedere gratuitamente il terreno ufficialmente non ci sono rapporti,né atti firmati. Abbiamo chiesto anche questo, ma agli atti non c’è. Non si capisce la natura di quell’ettaro da destinarsi al parco Pubblico, in quanto nella convenzione non c’è scritto che verrà ceduto al Comune, ma genericamente si parla di parco pubblico. Chi lo realizzerà, il privato o il Comune? Chi lo gestirà? Chi sarà responsabile della manutenzione? Negli atti non sono chiariti questi dubbi. Quando potrà usare il Comune l’eventuale struttura Eiffel, visto che la convenzione rimanda ad altri atti che sarebbero già dovuti essere firmati, non da oggi, ma da parecchi anni or sono? La convenzione prevedeva un’estensione di sedici ettari, oggi ridotti a otto, per cui la parte più importante di tutta l’operazione è venuta meno, vanificando la realizzazione stessa dell’opera, tranne se non si voglia alzare ancora di più l’indice di fabbricabilità. Verranno scomputati per intero gli oneri di urbanizzazione, penalizzando ancora di più la pubblica amministrazione, che si vedrà venire meno, da una zona commerciale e non residenziale, introiti da utilizzare per l’intero territorio comunale e non ad esclusivo vantaggio della zona commerciale. L’autenticità della ferraglia non importa a nessuno, a loro serve solo per farsi i c…i propri e arricchirsi con la scusa del lavoro, del progresso, del benessere, della ricchezza. Evidentemente parlano di loro e per loro, non certo per i labicani. Il concorso internazionale per l’utilizzazione e sfruttamento dell’eventuale opera di Eiffel, così come si è sostenuto in tutti questi anni, è andata a farsi benedire, perché abbiamo già visionato un’unica tavola del progetto, malgrado in più riprese ci è stato detto che non c’erano
di Maurizio Spezzano tavole da visiona, e guarda caso il progetto è firmato da quello stesso Arch. Pasanisi, l’unico ad aver avvallato l’autenticità dell’opera, e da un “tecnico parente” che ha collaborato ai rilievi topografici. Ci hanno tenuto segrete la carte fino all’ultimo minuto, quando in Consiglio Comunale, è spuntata una carta senza protocollo, che sostituiva un’altra protocollata che aveva il Sindaco, diversa in una parte del contenuto, nel silenzio più assoluto da parte di chi doveva controllare e avvallare la regolarità della documentazione e che non ha fatto, mostrandosi complice dell’irregolarità. La trasformazione urbanistica comporterà una rivalutazione di quel terreno almeno venti volte il valore attuale, che non sarà un beneficio per il venditore, ma per il compratore e per gli eventuali soci o intermediari occulti. Prima di procedere alla trasformazione dell’osservazione abbiamo chiesto il ritiro dell’osservazione e l’adeguamento della convenzione. Realizzatesi queste condizioni, avremmo potuto discutere serenamente di tutto. Oggi, non è possibile. Noi non possiamo avvallare atti di dubbia legittimità. Come al solito, se allo sciocco si indica la luna, questi guarda al dito. Hanno interpretato tutto come la solita strumentalizzazione. Tutte queste considerazioni ci fanno capire molte/troppe cose: che qualcuno gioca sporco; che di Eiffel non frega una cippa a nessuno; che l’intenzione è solo fare cassa; che fossero anche quattro ferri di Ciucciu u porcaru, andavano bene ugualmente a far trasformare la zona da agricola in commerciale; che della legalità delle procedure ci puliscono il culo; che le carte le aggiustano come vogliono; che sono affari loro e che non intendono spartire il bottino con nessuno; che prima vengono gli affari e poi, se avanza qualcosa, il resto che piace a loro. Mi fermo qui, non faccio morali e non voglio fare parole. Ciò che avevo da dire l’ho detto in Consiglio Comunale. Noi non siamo gente che può tacere davanti a queste cose, se poi le illegalità sono così manifeste va ancora peggio. Ogni cosa ha il suo tempo, ma il tempo non tradisce mai. Nota a margine: ho chiesto ai consiglieri di maggioranza, uno ad uno, se avevano letto gli atti relativi alla trasformazione che saremo stati chiamati a fare. Nessuno aveva letto nulla, qualcuno ha ammiccato di essersi informato un po’. Questi sono i rappresentanti dei cittadini di Labico? Questi signori dovrebbero tutelare i nostri interessi? Ricordatevi la prossima volta che si andrà a votare. Noi speriamo a breve, tanto la variante al PRG è stata votata e Giordani non serve più: la foglia di fico può anche appassire. Ulteriore nota a margine: il capogruppo di maggioranza ci ha gridato che facciamo schifo con applauso liberatorio del consigliere Giuliani, che fino a un minuto prima aveva detto che sarebbe uscito dall’aula, e nel compiacimento di tutta la maggioranza. Io sono orgogliosamente fiero della mia schifezza, perché parlo sempre, scrivo a sproposito, mi arrabbio, mi avveleno, mi appassiono, mi indigno, mi incazzo, mi infervoro, mi turbo, mi entusiasmo, mi commuovo, mi scaldo, mi inferocisco, mi infiammo, mi eccito, mi accaloro, mi ergo a difensore degli umili, scalpito, ma non ho mai detto ai consiglieri di maggioranza che fanno schifo, anche se ne avrei avuto più di un motivo, né mai l’hanno fatto Tullio, Nello, Danilo o Benedetto. Li abbiamo accusati in più di un’occasione delle peggio cose, ma abbiamo sempre accusato il politico, ma mai l’uomo. Dire che facciamo schifo è sotterrare in un colpo solo il rispetto che si deve all’uomo, anche se avversario. Evidentemente, quando il capogruppo ci ha apostrofati in quel modo aveva l’intelligenza staccata dall’impianto generale. Se la manfrina che si annuncia è questa, da domani cambieremo anche il lessico.
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E IL VALORE DEI TERRENI VA ALLE STELLE Il “pacchetto Eiffel” comporta un discreto vantaggio economico per i proprietari dei terreni interessati alle trattative private gestite dai nostri amministratori. Ecco un breve quadro riassuntivo. Figura 1 (Le Foche) PRIMA PROPRIETA’ (figura 1) Nuovo valore
Vecchio valore
Rivalutazione
ZONA Gc (6000 mq)
2.068.000
103.800
1.964.200
ZONA RS2b (20000 mq)
2.880.000
200.000
2.660.000
VALORE ES
000.000 *
213.000
- 213.000
Totale terreni
4.948.000
316.800
4.411.200
- solo se venisse confermata la cessione a titolo gratuito del terreno da destinare ad edilizia scolastica
TERRENO “EIFFEL” (figura 1) Trasformazione da VPA a zona G (82.000 mq)
Nuovo valore
Vecchio valore
Rivalutazione
21.525.000
820.000
20.705.000
Figura 2 (Impianti sportivi) SECONDA PROPRIETA’ (figura 1) Nuovo valore
Vecchio valore
Rivalutazione
ZONA RS2c (mq 4.480)
627.200
44.800
582.400
ZONA RS2d (mq 5.400)
756.000
54.000
702.000
TOTALE
1.383.200
98.800
1.284.400
ZONA RESIDENZIALE ALL’INTERNO DEGLI IMPIANTI SPORTIVI (figura 2) ZONA RS1c (mq 8.330)
Nuovo valore
Vecchio valore
Rivalutazione
999.600
83.300
916.300
“Forse non tutti sanno che”: la vicenda Eiffel, i retroscena e i documenti scomparsi di Tullio Berlenghi Si è molto parlato della vicenda “Eiffel”. I toni tripudianti di alcuni amministratori farebbero pensare ad un’opportunità irripetibile per il nostro piccolo comune. D’altra parte però si registrano molte perplessità. Prima di entrare nell’ambito delle opinioni (la struttura è veramente di Eiffel? Davvero verranno migliaia di persone ogni giorno a vederla? C’è il rischio di speculazioni?) appare opportuno dare un quadro chiaro della situazione in modo che ognuno possa farsi un’idea sulla base dei “fatti”. Procediamo quindi con ordine. Tutto ha inizio nel 2003, quando il sig. Aldo Romano, recatosi a Lima per motivi di lavoro, decide di acquistare la struttura dismessa di un vecchio mercato della città e di portarla in Italia. Dichiara di aver sostenuto 300mila euro di spese per l’operazione. Non è dato sapere per quale ragione proprio il comune di Labico diventi il referente privilegiato del sig. Romano. Qual è il legame tra il sig. Romano e il co4
mune di Labico? Sembra che sia il collega di lavoro di uno dei personaggi più vicini all’amministrazione comunale e questo, evidentemente, è motivo sufficiente di garanzia. Fatto sta che il 3 dicembre 2003 la struttura viene depositata in un magazzino di proprietà dell’allora vicesindaco, Andrea Giordani. A questo punto ha inizio una campagna di stampa a sostegno dell’operazione. In molti giornali si parla dell’ “Eiffel ritrovata” e sembrerebbe che in molti siano interessati alla struttura. Il comune di Labico ritiene che l’occasione sia irrinunciabile e decide, con un atto di indirizzo approvato il 23 dicembre 2004, di procedere all’acquisto della struttura, dando mandato al sindaco di reperire i fondi necessari. Negli atti e negli interventi in consiglio non si parla di una “proposta di partenariato” formulata da Arte & Sponsor appena due giorni prima (prot. n. 7823 del 21 dicembre 2004), che, per la sua rilevanza, avrebbe dovu-
Anno 3, numero 3
to essere posta all’esame dei consiglieri comunali. Questa è la prima anomalia. L’unico a certificare per iscritto l’autenticità dell’opera è, al momento, proprio il sig. Romano, parte in causa della compravendita e la cui competenza in materia è ignota ai più. Un intervento qualificato in favore dell’autenticità dell’opera è svolto dall’arch. Pasanisi, chiamato ad esprimersi durante la seduta del consiglio comunale. A gennaio 2005 il comune dà mandato ad alcuni professionisti per avviare un’indagine sull’autenticità dell’opera. Indagine per la quale si chiedono tempi molto stretti. In tutto vi sono tre relazioni: quella del sunnominato arch. Pasanisi che attribuisce senza ombra di dubbio l’opera a Gustave Eiffel, quella della soprintendenza ai beni architettonici e per il paesaggio del Ministero dei beni culturali, che non prende posizione e si limita ad attribuire al manufatto una “valenza storico-artistica”, “in attesa di ulteriori indagini”, e quella della società archeologica “Il Betilo” - voluta dall’allora assessore alla cultura, Nello Tulli - svolta in modo molto rigoroso, che esprime una forte perplessità, anche in virtù del fatto che l’opera non è citata nell’unica banca dati ufficiale delle opere di Eiffel, curata dall’omonima fondazione (www.gustaveeiffel.com). Nonostante un quadro di profonda incertezza l’amministrazione decide di procedere e di approvare, con una deliberazione di giunta, un contratto preliminare per l’acquisto della struttura (delibera n. 7 del 28 gennaio 2005). La delibera prevede inoltre la costituzione di una società mista pubblico-privata (di cui non vi sarà più traccia negli atti successivi) . Il 28 aprile 2005 l’amministrazione porta in consiglio due atti: l’accettazione di una liberalità da parte di un soggetto privato per l’acquisto del manufatto Eiffel e la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra il privato e il comune per la realizzazione di un “Polo Artistico Integrato” (Città dell’Arte). Il 29 aprile 2005 il protocollo d’intesa viene sottoscritto dal rappresentante legale del Comune e dal rappresentante legale della società Arte & Sponsor. Il Consiglio comunale non ha quindi ratificato il contratto tra le due controparti, ma si è limitato a dare un impulso politico a favore della stipula della convenzione. Questa lettura dell’atto, che perde quindi molta della sua rilevanza giuridica, è confermata dalla mancanza sia del parere tecnico, che del parere contabile, al cui posto si legge la dicitura “atto di indirizzo”. Salta quindi la società mista e si avvia un protocollo tra il comune e la società “Arte & Sponsor” di Alberico Costantini. Quali sono i punti salienti di questo protocollo? Quali sono gli impegni dei due contraenti? Vediamoli con attenzione: Obiettivi: a) realizzazione di un polo di commercializzazione di oggetti d’arte (3 ettari); b) realizzazione di un polo dedicato al commercio e allo svago (6 ettari); c) realizzazione di un polo fieristico congressuale ricettivo (3 ettari). Impegni dei contraenti Comune di Labico: scomputo degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria; concessione d’uso e sfruttamento del padiglione Eiffel per 77 anni; attuazione di quanto necessario per l’edificazione secondo il progetto presentato (probabilmente si intende la variante urbanistica); sollecito rilascio di tutti i permessi necessari. In caso di inottemperanza, trascorsi cinque anni, la società potrà recedere e chiedere il rimborso delle spese sostenute. Arte & Sponsor: acquisizione della proprietà e/o disponibilità delle aree preventivamente rispetto all’approvazione dello strumento urbanistico necessario per la realizzazione dell’iniziativa. Realizzazione dello studio di fattibilità e del progetto definitivo. Promozione, sviluppo, realizzazione e gestione del Polo artistico
integrato. Destinazione di circa un ettaro della zona a parco pubblico con modalità da definire. Inoltre entrambi i contraenti avrebbero dovuto: concordare e stipulare gli accordi attuativi entro 30 giorni; nei successivi 30 giorni la società avrebbe dovuto presentare un piano urbanistico di insieme delle tre iniziative (a, b, c). Il 16 maggio 2005 si fa riferimento ad una parcella per una consulenza di Nicola Buonfiglio. Agli atti non risulta. Il 15 luglio 2005 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra Arte & Sponsor, il Comune e la sovrintendenza per i beni architettonici e del paesaggio del Lazio per lo sviluppo del progetto. L’accordo avrebbe dovuto essere ratificato dagli organi deliberanti entro 60 giorni e nei 60 giorni successivi bisognava stipulare gli accordi convenzionali. Di tutto questo non c’è traccia. Tra gli atti del comune c’è uno studio di fattibilità (privo di data) redatto dalla società Arte & Sponsor, che il rappresentante legale della società, Alberico Costantini, ha dichiarato “superato” durante l’audizione del 12 gennaio 2009. L'8 aprile 2006 c'è una comunicazione del prof. Carlo Pascasio dell'associazione per il disegno industriale (prot. n. 2643). Neanche questa comunicazione è stata inserita tra gli atti. La variante al piano regolatore fa un sintetico riferimento al progetto al punto 7 dell’articolo 26 delle norme tecniche, in cui si dichiara che il verde pubblico attrezzato individuato in località “Le Foche” è destinato alla realizzazione del parco denominato “Città dell’arte”. Le dimensioni dell’area sono però molto minori di quanto stabilito nella convenzione. La variante è stata adottata il 31 gennaio 2007. Per molti mesi nessuno si è preoccupato della questione, nonostante alcuni amministratori siano andati alla fiera del turismo a presentare un progetto in proposito. Progetto di cui però nulla è stato messo agli atti del Comune. Dal registro dei protocolli però risulta che Il 13 marzo 2008 veniva presentato il preventivo delle stampe da Studioiurato (prot. n. 1573). Non è dato conoscerne il costo. Solo nell’estate del 2008 cominciano a circolare voci sulla necessità di una modifica al piano. La zona “verde pubblico attrezzato” non va bene per il progetto. E’ necessario trasformare l’area in zona commerciale. Vi provvede l’ufficio tecnico con una propria “osservazione” (la n. 103), protocollata ad aprile 2007, ma formulata materialmente nel 2008. L’avvenuta costituzione delle commissioni permanenti rende necessario l’esame dell’osservazione da parte della commissione urbanistica. L’opposizione chiede maggiori chiarimenti sulla vicenda. Si scopre che l’individuazione di due ettari da destinare alle strutture scolastiche fanno parte di un accordo verbale tra l’amministrazione e i proprietari del terreno destinato alla Città dell’Arte. L’anomalia della procedura spinge l’opposizione a chiedere l’audizione dei soggetti interessati . Nella seduta del 12 gennaio 2009 vengono sentiti separatamente i proprietari del terreno e il rappresentante legale di Arte & Sponsor. I proprietari affermano di essere stati contattati dagli amministratori per la realizzazione del progetto Eiffel. Confermano l’esistenza di un accordo verbale che prevede la cessione gratuita del terreno destinato alle infrastrutture scolastiche in cambio dell’inserimento di altri lotti in zone RS e G nella variante al prg. Durante l’audizione viene chiesto agli interessati se sono disposti a formalizzare l’accordo in forma legale. La risposta è stata che devono prima consultarsi con gli altri proprietari e con i propri consulenti. Hanno affermato di non avere ancora venduto l’area destinata al progetto Eiffel, ma di avere solamente sottoscritto un “compromesso”. Il rappresentante legale di Arte & Sponsor, Alberico Costantini, ha affermato che il progetto agli atti del comune è ormai superato e che il nuovo progetto è stato presentato alla BIT di Milano insieme al Sinda5
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co (non si ha traccia di questo) e lascia copia del CD e del depliant di presentazione del progetto, ha illustrato un progetto di riorganizzazione dell’area (predisposto dall’arch. Pasanisi, di cui non ha lasciato copia), ha affermato di essere in possesso di un accordo non rescindibile per l’acquisto del terreno (di cui non ha lasciato copia), ha dichiarato che intende avvalersi della possibilità di chiedere il risarcimento danni in caso di inadempimento da parte del comune. I consiglieri di minoranza chiedono se vi sia altra documentazione in merito al progetto Eiffel, senza ottenere alcuna risposta . Nella seduta del 19 gennaio 2009 il sindaco e il vicesindaco fanno una breve relazione sull’incontro con il consulente legale del Comune. Stanno predisponendo un accordo scritto per la cessione gratuita del terreno destinato alle strutture scolastiche. Galli afferma che la convenzione si può rivedere in alcuni punti, mentre Giordani sostiene che la convenzione non può essere modificata. Il legale ha formulato le proprie valutazioni senza leggere la convenzione (non l’avevano portata), ma Giordani si affretta a chiarire che l’avvocato conosce benissimo la convenzione. Ovviamente non c’è una dichiarazione scritta dell’insigne avvocato riguardo alla convenzione. Gli esponenti della minoranza rilevano i numerosi impegni previsti dalla convenzione non mantenuti e sottolineano che vi sono tali e tanti inadempimenti da poter chiedere la risoluzione unilaterale del contratto . In pratica sui punti emersi durante la seduta del 12 gennaio non viene fatto alcun chiarimento e rimangono molti aspetti incerti e fumosi. La discussione si protrae a lungo e i due esponenti della minoranza affer-
mano che, a loro avviso, non si possa procedere all’esame dell’osservazione in consiglio fino a quando non si potrà avere un quadro più chiaro della situazione. Gli atti messi a disposizione dei consiglieri non consentono di dare un’adeguata valutazione e chiedono se non vi siano altri documenti in merito. Il rischio è che si faccia un’operazione che danneggi fortemente gli interessi pubblici. Il presidente ritiene comunque che non vi siano ragioni per attendere ancora e conferma il proposito di portare l’osservazione n. 103 in Consiglio comunale, senza però chiedere la commissione si pronunci in tal senso. Nulla di quanto era stato chiesto dall’opposizione nella seduta precedente viene portato a termine. In dettaglio non viene sottoscritto alcun accordo di cessione della zona delle strutture scolastiche, rinviando la redazione dell’atto ad un momento successivo e confidando su nuovi colloqui intercorsi tra alcuni esponenti della maggioranza e i proprietari. Non viene in alcun modo presa in considerazione l’ipotesi di rivedere la convenzione, neppure per quanto concerne la cessione gratuita dell’ettaro da destinare a verde pubblico, la cui formulazione attuale non appare sufficientemente chiara per gli esponenti della minoranza. Va segnalato che agli atti manca tutta la documentazione relativa ad una richiesta di prestito formulata in data 14 febbraio 2005 e che risulta essere stata concessa ed utilizzata in difformità per altri interventi.
Privilegi Ingiusti e Ingiuste esclusioni
di Benedetto Paris
Neanche quando non deve fare nessuno sforzo l’Amministrazione Comunale riesce a fare le cose per bene! Eh si, perché capita che escano bandi, che vengano consegnati agli uffici manifesti, ma che questi non vengano affissi e tanto peggio per chi poteva trarne beneficio. Di che parlo? Parlo del bando de I Castelli della Sapienza per un premio di 1.000 euro per un ragazzo/a di ogni comune del Consorzio, pubblicato a metà dicembre e scaduto il 31 gennaio. Il bando è facile: abiti in un comune del Consorzio (Labico lo è!)? Ti sei diplomato con 100? Ti sei iscritto all’università? Allora, se hai l’Isee più basso tra tutti quelli del tuo stesso comune che hanno questi requisiti, vieni premiato con ben 1.000 euro! Serve altro? Si, venirne a conoscenza! A fine dicembre avevo saputo del bando con una chiacchierata totalmente informale con il Presidente del Consorzio e aspettavo trepidante la pubblicazione perché lo ritenevo molto importante, ma a Labico non vedevo niente. Poi, una sera tra amici, mentre mi aggiravo nei vicoli di Paliano, ecco la rivelazione: un manifesto bianco, grande, che con perfetta chiarezza illustrava il bando, poi leggo la data di pubblicazione, ovvero il 15 dicembre! Cavolo, esclamo, come mai a Labico non c’è? Allora mi informo presso la struttura del Consorzio e scopro che, deo gratia, il bando è pubblicato sul sito del nostro Comune, sito noto per essere raramente aggiornato e quindi ancora più raramente controllato per vedere se ci sono novità. Inoltre, non mi è mai arrivata notizia tramite la mailing list a cui sono
iscritto…evabbè, disattenzione. Ma non finisce qua: come tutti i bandi deve essere pubblicato all’albo pretorio e invece, da buon consigliere (si fa per dire buono) in tutte le volte che avevo controllato l’albo non l’avevo mai visto e infatti non c’è! Infine, vengo a sapere che i manifesti addirittura dal 20 dicembre erano stati depositati presso gli uffici comunali competenti e qualcuno aveva anche promesso la rapida affissione: chi l’ha visto? Nessuno, perché non è mai stato affisso! Io ho fatto il mio: ho avvisato tutti i miei contatti dell’esistenza del bando chiedendogli di informare chi conoscessero e così ci sono ragazzi/e che stanno facendo domanda. Lo stesso sono stato costretto a fare per il bando per le borse di studio istituite dal Comune su nostra proposta: avevamo chiesto un manifesto e ce l’hanno fatto, ma in tutta Labico ne ho visto uno solo! Ciò che è grave non è se i manifesti siano stati o meno affissi, ciò che è grave è che ci sono ragazzi/e e cittadini/e che hanno perso una opportunità per l’inefficienza dell’amministrazione, mentre in altre occasioni, caso strano, ci sono cittadini/e che hanno occasioni perché qualcuno li chiama e gli propone partecipazioni ad attività comunali di cui nessuno è a conoscenza, perché non vengono pubblicizzate nel modo dovuto. La trasparenza, lo sappiamo bene noi consiglieri comunali, non è proprio una qualità di questa Giunta e questa produce privilegi ingiusti e ingiuste esclusioni. Questo è ancora più grave quando ne fanno le spese ragazzi/e che si meritano un premio per il grande impegno profuso nello studio.
Cambiare e Vivere Labico si unisce alle celebrazioni per la
Giornata della Memoria 27 gennaio 2008 Ricordare, riflettere e non dimenticare... 6
Anno 3, numero 3
All’ ombra de’ cipressi
di Maurizio Spezzano
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urna confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro? Questo si chiedeva il poeta 200 anni fa ponendosi il problema della tomba partendo dai cipressi. A Labico, scansando l’urna e guardando a “I Cipressi”, molto più materialisticamente i nostri si chiedono: “all’ombra de’ cipressi ma senza urne, confortate dal molto denaro sonante che è facile ricavare è possibile edificare anche se è C3”? (edilizia economica e popolare). Sì è la risposta. Con questa banda che sta al comune tutto è possibile, anche prevedere di realizzare una lottizzazione privata in una zona classificata nel PRG vigente come edilizia pubblica, cioè quella regolata dalla Legge 167/62. Venerdì è stata portata all’attenzione del Consiglio Comunale una osservazione, che chiedeva l’inserimento di una particella in zona RS1 della variante al PRG adottato, cioè di espansione residenziale, dall’originaria zona C3, edilizia residenziale pubblica. La richiesta, seppur legittima, è stata respinta. Ma dove sta l’inghippo? Nelle motivazioni adottate dalla maggioranza. E’ stata respinta non perché l’intenzione fosse quella di tutelare parti di territorio da destinare alla 167, edilizia pubblica, come logica vorrebbe, ma perché in un intricato sotterfugio, i furbetti del mattoncino, si sono inventati una equiparazione urbanistica che ad oggi non avevo ancora sentito; più o meno il loro ragionamento è stato il seguente: considerato che la zona C del vecchio PRG è definita zona da destinarsi alla residenzialità, si dà il caso che essendo questa zona C possiamo costruirci case a piacimento senza troppe remore, quindi l’osservazione è inutile e l’estensore stia tranquillo che nulla è cambiato. Noi abbiamo eccepito che la motivazione adottata era come minimo subdola, perché è vero che la zona C è di residenzialità, ma si dà il caso che l’estensore del PRG previdente ha classificato la zona C in tre gruppi, C1, C2, C3, in cui ognuna di esse ha una classificazione distinta. Mentre le prime due sono da destinarsi all’espansione residenziale privata, la terza, cioè la C3 appunto, era da destinarsi alla residenzialità pubblica, cioè una classificazione urbanistica in cui l’edilizia è agevolata, proprio per venire incontro alle esigenze delle giovani coppie o dei ceti meno abbienti. Diciamo che è una porzione di territorio in cui la pubblica amministrazione pone dei vincoli precisi, in virtù del fatto di voler evitare speculazioni. Noi abbiamo chiesto che la motivazione del rifiuto fosse la seguente: respingere sì l’osservazione perché la classificazione C3 è ancora valida e l’amministrazione comunale si riserva il diritto di procedere nella realizzazione di edilizia pubblica, avendo previsto di rafforzare tale tipologia con l’individuazione in altre parti del territorio con la classificazione medesima. Questa osservazione, prima del suo arrivo in Consiglio Comunale, ci aveva insospettiti parecchio, perchè nel mese di luglio la Giunta Comunale aveva deliberato su una richiesta di lottizzazione d’ufficio, denominata “I Cipressi”. Ho effettuato i controlli del caso ed è emerso che la richiesta era partita da un gruppo di persone i cui interessi immobiliari sono noti in paese, almeno per la maggioranza di essi. Cercando ancora, ho scoperto che esiste anche il progetto, con tanto di planimetrie, che mi sono preoccupato di mostrare ai consiglieri di maggioranza, che come al solito sono al digiuno di tutto. Quindi si dà il caso che, ancora prima che il Consiglio Comunale si pronunciasse in merito alla questione, c’erano già pronte le carte, avendo dato per scontato che la lottizzazione si sarebbe fatta. Ergo, il Consiglio Comunale non conta
una cippa, perché le decisioni che contano vengono prese altrove, soprattutto quelle relative al cemento sonante. Alla luce di tutte le considerazioni di prima, la furba equiparazione indicata dalla maggioranza è una forzatura speculare ai loro interessi, perché non solo interpretano le norme a vantaggio del mattoncino, ma piegano i bisogni dei cittadini ai loro affari, con la beffa atroce per tutti noi che ci vediamo sottrarre, con gentile omaggio della pubblica maggioranza, zone adibite ad edilizia pubblica, per farci speculazione privata, premiando chi “in tempi non sospetti” avrà avuto l’intuito di comprare per un tozzo di pane particelle interessanti, il cui valore nel tempo e con l’ausilio della maggioranza è cresciuto a dismisura. Mi preme sottolineare che nel PRG adottato è stata individuata un’altra zona da destinare all’edilizia pubblica, a Colle Spina, sottolineando in tal modo la volontà dell’Amministrazione a voler procedere con l’edilizia agevolata, motivo sufficiente affinché i vincoli urbanistici previsti in C3 non sono decaduti. Se la volontà dell’Amministrazione fosse stata diversa, nel Piano adottato avrebbe dovuto prevedere una destinazione diversa, cosa che è già accaduta in altre situazioni. Evidentemente, nella fretta di adottare la variante qualcosa è sfuggita, e con lei anche qualche affare di famiglia. Cosa intollerabile! Che diamine! Si provveda al giusto indennizzo! Per la miseria! Et voilà. Per rimediare all’errore o alla dimenticanza, ecco spuntare dal cilindro di questi maghi, grigi come il cemento che perorano, la bizzaria illusionistica dell’equiparazione, o come dice l’amico Nello, l’aborto normativo. Spero che quanto andiamo predicando da tempo trovi ricovero negli animi sensibili dei nostri compaesani: che aprano gli occhi sull’agire della banda di maggioranza, che fa finta di dare per poi prendere tutto lei, utilizzandolo a proprio uso e consumo. Non sono giustizialista, ma spero che un giorno qualche magistrato abbia il coraggio di affacciarsi dalle parti di Labico con l’intenzione di capirci qualcosa. Forse là dove fallisce la politica ci può arrivare la giustizia, che si spera imparziale. La quale giustizia può essere di due tipi, quella divina, con cui tutti dovremo fare i conti a tempo debito, e quella umana, voluta dagli uomini per evitare le ingiustizie. La prima è un fatto di coscienza e interessa sfere più alte di noi; la seconda è morale, a cui tutti possono concorrere per migliorarla e applicarla. Non tocca a noi giudicare, ci limitiamo ad indicare un percorso. Ora se non si vuole essere complici di questo sistema è giusto lottare per liberare il paese da questa prigionia morale, che veste in doppio petto, ma il cuore ha coperto di stracci. Credo che sarebbe opportuno applicare un codice etico di moralità, ma mi rendo conto che non si può chiedere questo a chi non sa neanche cosa sia la moralità. A furia di scrivere e scrivere e fare il moralista, forse mi sono dimenticato di dirvi chi è uno degli interessati alla lottizzazione “I Cipressi”. Su da bravi, non è difficile indovinare, non c’è neanche bisogno di sforzarsi più di tanto. Guadate ai parenti, no!
Visita il nostro sito web: www.cambiareeviverelabico.it
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La Democrazia di Maurizio Spezzano Ogni volta che in Consiglio Comunale sosteniamo una posizione diversa da quella della maggioranza, oppure mettiamo a nudo la loro pochezza politica ed amministrativa, ci sentiamo dire che noi facciamo strumentalizzazione, confondendo servilismo con libertà di espressione, cortigianeria con diritto ad avere una dignità, piaggeria con autonomia, adulazione con diritto di critica. E’ chiaro che questa è la posizione di chi non ha argomenti sufficienti per contrastare le idee altrui, che magari possono essere migliori o semplicemente più appropriate. Chi non accetta questo principio è carente in Democrazia. Ma che cosa è la Democrazia? Non so spiegare, è un concetto astratto di cui però non possiamo fare a meno. So che è un termine di origine greca, composto da dêmos “popolo” e krátos “potere” e che ha permesso lo sviluppo dei rapporti umani, l’ampliamento dei diritti dell’uomo, in cui tutti gli essere umani vengono posti sullo stesso piano e le idee hanno tutte pari dignità. La Democrazia è il bisogno di confronto del genere umano. Chi non ne è avvezzo non può comprendere la portata rivoluzionaria di questo concetto. Forse questo piccolo brano di Umberto Eco, può spiegare meglio di tanti trattati il significato di Democrazia. Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare. Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce alta ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia. (Umberto Eco)
Ici e affitti più bassi per i giovani al centro storico Il 20 gennaio è stata presentata dal gruppo “Cambiare e Vivere Labico” la proposta di delibera consiliare “VARIAZIONE ALIQUOTA ICI LOCALI DEL CENTRO STORICO AD USO COMMERCIALE O LOCATI PER USO COMMERCIALE/ABITATIVO IN FAVORE DEI GIOVANI”. Questa proposta ha lo stesso spirito di quella per le borse di studio, ovvero sostenere e incentivare i giovani nell’investire su se stessi, nell’uscire dall’apatia e dalla noia, dal “è tutto uguale”, impegnandosi nello studio, oppure nell’aprire proprie attività commerciali o produttive, fino all’andare a vivere da soli. Inoltre abbiamo voluto unire l’esigenza di sostenere i giovani con quella di recuperare il centro storico, di riportare la vita nel centro storico e, come pensiamo da sempre, il modo migliore è quello di incentivare il ritorno dei giovani a vivere nel centro storico e lo sviluppo di attività commerciali. Per fare questo non proponiamo l’uso di chissà quante risorse, ma pochi e ben congeniati ritocchi all’aliquota I.c.I. e uno strumento introdotto dalla Legge Veltroni del 1998 per gli affitti agevolati. In sintesi con la nostra proposta di delibera chiediamo: la riduzione dell’I.c.I. dal 7 al 5.45 per mille sugli immobili nel centro storico adibiti ad uso commerciale di proprietà di giovani con meno di 35 anni o di società di persone fisiche con almeno il 50% dei soci minore di 35 anni; la definizione di un “canone concordato”, ovvero di un affitto fis-
di Benedetto Paris
so, definito dalla pubblica amministrazione secondo le tipologie e le dimensioni delle abitazioni e dei locali, più basso dei valori del mercato, che può essere stipulato tra proprietari degli immobili e giovani under 35 se per uso commerciale o minori di 30 anni se per uso residenziale; la riduzione dell’I.c.I. dal 7 al 5.45 per mille sugli immobili affittati utilizzando il canone concordato. Le misure sono semplici e poco costose, considerando le dimensioni medie dei locali del centro di Labico e la limitazione ai giovani di questi incentivi. Il risultato però sarebbe importante, perché incentiverebbe l’emersione dal nero di tanti affitti, ridurrebbe i costi fissi per i giovani che vogliono iniziare una attività privata e aiuterebbe quelli che vogliono rendersi indipendenti rispetto alle proprie famiglie o che vogliono costituire una propria famiglia, e allo stesso tempo un centro storico nuovamente ripopolato sarà più vivo e più curatoViene da dire…basta poco che ce vò… ma non è così! Ci vuole un’Amministrazione attenta, che sappia cogliere le proposte della minoranza, che sappia aprirsi a idee e strumenti nuovi. Noi siamo disponibili e non ci rifugiamo solo nell’azione di opposizione e controllo, ma con le nostre proposte vogliamo contribuire a rendere migliore il nostro Comune. Ora alla maggioranza la prova dei fatti.
Ordine del giorno “vigilessa” Il Consiglio comunale, premesso che: nei giorni scorsi si è verificato a Labico un inqualificabile episodio di violenza verbale ai danni di un’agente di polizia municipale di Labico; in particolare risulta che la vigilessa che stava svolgendo il proprio lavoro nell’interesse della pubblica amministrazione e dell’intera collettività sia stata oggetto di un’aggressione volgare e sgradevole; il comportamento di cui è stata vittima la vigilessa oltre ad offendere la dignità di una persona e di una donna mina anche la credibilità dell’ente pubblico in nome del quale la persona offesa stava svolgendo il proprio lavoro e che consiglio comunale, giunta e sindaco sono chiamati a rappresentare; esprime la propria solidarietà, soprattutto umana, nei confronti della vittima di quanto avvenuto; censura in modo netto la vile e inqualificabile condotta dell’aggressore; impegna la giunta ed il sindaco a valutare l’eventualità di agire in sede legale, facendo costituire l’amministrazione comunale parte civile nel processo penale che verrà avviato a seguito della denuncia dell’offesa; impegna altresì la giunta ed il sindaco a sostenere le eventuali spese legali a cui dovesse andare incontro la vigilessa.
Anno 3, numero 4
20 febbraio 2009
Cambiare e Vivere Labico News Strada pubblica o privato interesse? Dopo la deplorevole gestione del precedente consiglio comunale, terminato con la poco onorevole fuga del Sindaco e della maggioranza, il consiglio successivo (6 febbraio u.s.) sembrava dover tornare alla normalità. Il lunedì arriva regolarmente al domicilio dei consiglieri l’ordine del giorno, recante solo i punti rimasti in sospeso la volta precedente, ai quali si aggiungeva l’approvazione di alcuni verbali. Tutto abbastanza regolare quindi (fatta salva la mancanza dell’indicazione delle sedute a cui i verbali facevano riferimento). Attendiamo serenamente il giorno del consiglio, senza preoccuparci troppo degli argomenti in discussione, ormai noti. Peccato che nel pomeriggio di mercoledì ci giungono ben due punti integrativi all’ordine del giorno. La procedura è ammessa dalla legge solo in situazioni di urgenza. E, comunque, correttezza vorrebbe che si avvisasse la minoranza delle questioni intervenute. Chiamo immediatamente il Sindaco per chiedere chiarimenti, sia sul merito, sia sull’urgenza e scopro che uno dei due punti non è affatto urgente. Sembra che lo sia però un atto di ratifica di una per-
di Tullio Berlenghi muta tra comune e società IRICAV (quella che ha realizzato l’alta velocità) di alcuni terreni. Il Sindaco mi spiega che l’urgenza deriva da una diffida inviata dalla società e che si tratta di una sorta di atto dovuto. Nulla di cui preoccuparsi quindi. Io sostengo però di aver bisogno degli atti. “Te li vai a vedere domani mattina” replica il Sindaco. “Volentieri – ribatto prontamente – peccato che devo andare a lavorare”. Dice che me li manderà subito a casa. Inutile dire che torno a casa e non trovo nulla. La mattina successiva, mi fiondo in comune alle otto e trenta e chiedo di poter visionare gli atti. Mancano sia i verbali che gli atti dei provvedimenti “urgenti”. Faccio protocollare una mia dichiarazione in cui affermo di non aver potuto prendere visione degli atti, come prescrive la legge. Basta questo ad invalidare eventuali determinazioni. Ad adiuvandum mando un’ulteriore nota con la quale diffido Sindaco e segretario (non si sa mai) dal porre all’esame del consiglio gli atti viziati. Nel frattempo mi vengono inviati gli atti (incompleti peraltro) del punto sulla permuta dei terreni. Inutile dire che c’è il tempo di esaminarli solo nella tarda serata di giovedì. La mattina successiva si va in consiglio. Il Sindaco cerca di risolvere la querelle nata nei giorni precedenti e si appella al nostro senso di responsabilità. Raccogliamo l’appello, ma chiediamo maggiore rispetto del nostro ruolo. Decidiamo di approvare i verbali, nonostante non sia stato possibile rivederne il contenuto. Lasciamo in sospeso la questione “permuta”. Attendiamo l’illustrazione del Sindaco per valutare l’urgenza. Nel frattempo esaminiamo l’ultima osservazione alla variante. Riguarda la reiterazione di uno standard urbanistico. La maggioranza sostiene che si debba mantenere il vincolo nell’interesse della collettività. Sul principio siamo d’accordo. Peccato che in molte altre circostanze siano state fatte valutazioni completamente diverse e si siano fatti decadere moltissimi standard urbanistici privando la collettività di verde, parcheggi, piazze, magari perché insistevano su terreni di proprietà di qualcuno che sedeva (o siede) proprio in consiglio comunale. In ogni caso ci troviamo d’accordo e si vota all’unanimità. Cogliamo però l’occasione per fare qualche valutazione sulla prosecuzione dell’iter della variante. Intanto rinnoviamo per l’ennesima volta la richiesta all’assessore all’urbanistica di darci qualche cifra sui cambiamenti apportati al piano dall’esame delle osservazioni. Adesso non ha più alibi. Non che ci dia la risposta, per carità. Però si dichiara pronto a farci un quadro completo. Ha incaricato il progettista di fare il punto della situazione. Attendiamo fiduciosi. Ci teniamo però a ribadire
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che il piano contiene importanti vizi e che è stata utilizzata una procedura illegittima per apportare alcune modifiche, ossia quella della presentazione delle osservazioni da parte dell’ufficio tecnico durante l’esame delle osservazioni. Citiamo una sentenza del TAR in tal senso, tanto per chiarire che non ci stiamo inventando niente. Chiediamo anche, come stabilito dalla normativa urbanistica, la ripubblicazione del piano, obbligatoria quando – come nel nostro caso – le modificazioni apportate siano di tale portata da innovare completamente la struttura del piano. L’assessore si dichiara contrario, nonostante il nostro riferimento ad una sentenza del Consiglio di Stato. Quisquilie, avrebbe detto Totò. I due punti successivi riguardano due importanti mozioni proposte da noi in materia di borse di studio e per il rilancio dell’associazionismo locale. Sono state accolte entrambe all’unanimità (fatta salva l’astensione di Spezzano su quella relativa alle associazioni per sottolineare l’inadeguatezza finanziaria). Lascio a Benedetto il commento in proposito. Si procede spediti verso l’ultimo punto. Chiediamo al Sindaco di spiegarci il contenuto della delibera e di chiarire le ragioni dell’urgenza. La spiegazione non è particolarmente approfondita e abbiamo la sensazione che ci sia qualche omissione di troppo. Per fortuna qualcosa eravamo riusciti a leggere e abbiamo provato a dare un quadro della situazione. Intanto le ragioni di urgenza non c’erano. E per due motivi. Il primo è che la famosa diffida era la quarta di una serie di lettere inviate dal consorzio IRICAV a partire da giugno del 2008. Giudicare urgente qualcosa risalente a otto mesi prima equivarrebbe ad un’ammissione di incapacità amministrativa. Il secondo è il contenuto della lettera-diffida: l’IRICAV concede 30 giorni di tempo per adempiere agli accordi intercorsi.
Ovviamente lo facciamo presente, ma esprimiamo comunque le nostre perplessità sull’eccesso di sintesi dell’illustrazione del Sindaco e proviamo a fornire noi – e questo è davvero un ricorrente paradosso – qualche elemento aggiuntivo a beneficio anche dei consiglieri di maggioranza che, a quanto sembra dalle espressioni attente, non avevano piena cognizione della questione. Per farla breve la società che ha costruito l’Alta Velocità si impegna a cedere al comune di Labico le infrastrutture viarie realizzate in occasione dei lavori, chiedendo in cambio la cessione di una particella di 242 metri quadrati. Un bel vantaggio ci aveva spiegato il Sindaco (circa 5mila metri quadrati di strade a fronte di 242 metri quadrati). Una formalità aveva sottolineato sempre il Sindaco nella sua breve e fumosa illustrazione. Qualcosa però non torna. Perché – chiediamo – non ci ha detto che la zona di cui stiamo parlando è all’interno della “sua” (del Sindaco) proprietà? Perché non si tiene minimamente conto di una strada intercomunale di collegamento tra Carchitti e Labico, da molto tempo sottratta in modo arbitrario all’uso pubblico? Il Sindaco all’inizio reagisce in modo scomposto. Poi si rende conto – coadiuvato in questo dalle nostre argomentazioni - dell’imbarazzante corto circuito del suo doppio ruolo di tutore del pubblico interesse e di portatore di un potenziale tornaconto privato. Nega però che vi sia o che vi sia mai stata una strada. Non lo aiuta il vicesindaco che si affretta a dire di ricordare che c’era una strada vicinale. In ogni caso si decide di rinviare il punto, dando modo alla commissione urbanistica di effettuare un sopralluogo alla ricerca di una maggiore chiarezza che però non arriva. Il giallo della strada scomparsa è ancora tutto da risolvere.
Borse di studio e associazioni: approvate le nostre mozioni consiliari Quello di venerdì è stato un consiglio comunale breve ma importante ed ironico allo stesso tempo. I due principali punti all'ordine del giorno sono state le mozioni consiliari presentate da me, a nome del gruppo, a dicembre e, con estremo e grave ritardo, finalmente poste in discussione. La prima mozione riguarda le Borse di Studio per gli studenti meritevoli, quelle del 2008 e quelle del 2009. Infatti, grazie al nostro emendamento al bilancio 2008 sono state assegnate 11 borse di studio per gli studenti promossi con il massimo dei voti in terza media, al diploma, alla laurea, dividendo tra loro 3000 euro. Questo però lo sappiamo solo noi consiglieri che siamo andati a chiedere le carte e l'Amministrazione stessa. Il senso della nostra proposta è però quello di dare rilevanza pubblica alla premiazione di questi ragazzi/e, per dare un forte messaggio ai giovani, per dirgli che chi si impegna nello studio viene premiato, così da incoraggiare chi sta affrontando ora gli studi. Se non c'è il momento pubblico della premiazione questo messaggio non viene mandato e rimane una rapporto quasi duale tra Amministrazione e premiato, vanificando il senso della nostra proposta. Per questo abbiamo chiesto che si faccia una premiazione pubblica degli undici ragazzi vincitori del 2008.
di Benedetto Paris
Abbiamo quindi chiesto che anche nel bilancio 2009 venga finanziato e emanato il bando, magari aumentando le risorse da dividere tra i ragazzi/e; abbiamo chiesto che il bando esca ai primi di settembre, in modo da poter organizzare entro il mese di settembre la premiazione, coincidendo con l'apertura dell'anno scolastico, istituendo una vera e propria giornata per la scuola e l'istruzione. La mozione è stata approvata all'unanimità, rimandando gli aspetti più tecnici alla discussione in commissione consiliare. La seconda mozione riguarda invece i finanziamenti alle associazioni. Dal 2004 esiste a Labico un regolamento per finanziare le associazioni, prevedendo la presentazione entro ogni 31 ottobre delle richieste di finanziamento per l'anno successivo, la presentazione di linee guida da parte dell'Amministrazione e una commissione speciale che valuti e assegni i finanziamenti. Con la mozione si è impegnata l'Amministrazione ad applicare il regolamento, inapplicato dal 2006, e a passare alla commissione competente (la quarta) la valutazione dei progetti. Inoltre, visto il tempo passato, si è fissata per il 15 marzo la scadenza dei termini per presentare le domande per chi non l'avesse fatto precedentemente. Anche questa è stata votata all'unanimità.
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Questioni Aperte Avrei voluto scrivere più di un articolo ma ciò non è stato possibile, vista l’esiguità di pagine del nostro giornalino e le lacrime per le nostre casse vuote. Cercherò di condensare quanto ho da dire in un unico articolo, diviso per argomento. Hanno tutti la stessa dignità e lo stesso valore, perché parlano del nostro paese e della nostra azione politico-amministrativa in seno al Consiglio Comunale. FANTASYLANDIA Ne abbiamo parlato tanto, ne abbiamo scoperte ancora di più. E’ di questi giorni la visita della Guardia di Finanza in Comune per chiedere lumi su quella delibera tanto contestata. Sembra che alla fine della visita si siano portati dietro un po’ materiale da studiare e sembra che siano ritornati anche il giorno dopo perché, evidentemente, non tutto tornava. Sembra che qualche rilievo sia stato mosso anche al centro per l’infanzia Fantasylandia. E’ chiaro che nei due anni in cui sono stati erogati illegittimamente i buoni pasto dal comune, sia stato commesso qualche reato che la magistratura dovrà accertare. Fino a qui i fatti sono incontestabili. Pur in presenza di avvenimenti di questa gravità, si sta tentando di delegittimare la nostra azione politica con le solite bugie: sta circolando in questi giorni la voce secondo cui noi vorremmo far chiudere il centro per l’infanzia Fantasylandia. Niente di più falso. Non è mai stata nostra intenzione, né mai lo sarà. Noi da amministratori abbiamo constatato che c’era qualcosa di poco chiaro, che la delibera proposta era una forzatura scandalosa e che la delibera successiva l’abbiamo contestata nella forma e nella sostanza. Abbiamo appurato il danno alla collettività e ci siamo mossi di conseguenza. Questo rientra nella prassi della politica e riguarda i doveri dei buoni consiglieri. Di tutta la faccenda, ciò che ci fa inorridire è il balletto delle responsabilità. Di chi la colpa? Del politico o dell’amministrativo? Perché scaricare le responsabilità su chi ha dovuto eseguire solo ordini, lavandosene invece le mani chi ha preteso che ciò si verificasse? Chi doveva controllare che i conti fossero a posto? Chi avrebbe dovuto vigilare sulla regolarità contabile di tutta la vicenda? Perché ci si sveglia solo ora che la magistratura si è interessata al caso? Come mai oggi tutti si tirano fuori continuando a fare finta di non sapere? Chi pagherà il danno erariale arrecato alla collettività? Controllato e controllore erano a conoscenza di quest’allegra donazione? Alla luce dei fatti emersi e dei risvolti che avrà l’affare Fantasylandia, qualcuno dovrebbe chiederci scusa pubblicamente, soprattutto gli estensori del manifesto e del volantino e tutti quelli che hanno tentato di coprirci di fango. Sia chiaro che noi continueremo a svolgere la nostra azione di controllo su tutti gli atti del Comune, perché i cittadini hanno voluto così e del nostro operato risponderemo solo alle nostre coscienze e al mandato che abbiamo avuto. Naturalmente non staremo con le mani in mano, e appena riusciremo ad individuare il responsabile delle calunnie nei
di Maurizio Spezzano nostri confronti procederemo con una denuncia-querela per difendere la nostra onorabilità di uomini e di amministratori, perché non possiamo permettere che i valori vengano ribaltati: gli onesti infangati e i disonesti sugli altari. SCUOLA Della scuola abbiamo detto molte cose in questi quasi due anni di opposizione. Abbiamo invocato a gran voce l’autonomia scolastica per il nostro comune ed ora che è arrivata vigileremo affinché non si arrivi in ritardo all’avvio del nuovo anno scolastico. Infatti siamo preoccupati, perché se la celerità si misura con l’ampliamento di quelle tre classi delle scuola del primo ciclo siamo cotti. Ufficialmente, da quel che mi risulta, i lavori non sono ancora conclusi, perché la data di consegna, fissata al 6 ottobre, è passata da tanto, troppo tempo e le classi continuano a giacere vuote e umide. Ho già avuto modo di dire in Consiglio Comunale, in Commissione e negli uffici preposti, che pretenderemo il pagamento della penale, quantificata in 100,00 Euro per ogni giorno di ritardo. L’ultimo conteggio che ho fatto era di quasi settemila Euro. I giorni hanno continuato a sommarsi, quindi la somma sarà cresciuta parimenti. Benché si sia proceduto ad ampliare, i problemi sono sempre gli stessi e sono di natura funzionale: termosifoni che alternano al caldo il freddo, le luci comandate da una cellula fotoelettrica che si spegne e si accende in base al movimento dei bimbi, insufficienza degli spazi comuni e delle aule, bagni sempre in emergenza, ecc. Questi problemi li abbiamo segnalati già da molto tempo e malgrado questo non si è provveduto a dare soddisfazione alle richieste. Ricordo che insieme a Tullio e a nome di tutto il gruppo, preparammo un ordine del giorno, votato all’unanimità, che impegnava il Sindaco a individuare il criterio per il recupero dei giorni scolastici persi all’inizio dell’anno. Ad oggi nessuna risposta. Segnalo che quest’anno tra le offerte formative della scuola c’è il flauto, in collaborazione con la Fondazione Pierluigi, e il basket. Se non ricordo male, la scuola aveva comunicato ai genitori, che per il corso di flauto bisognava pagare una piccola somma, ma che se il comune avesse collaborato con un piccolo finanziamento, quantificato in un paio di centinaia di Euro, avremmo avuto una riduzione della retta. Il Comune di Labico, da par suo, non ha erogato nessun finanziamento, adducendo motivi di cassa, cosa che reputo gravissima, se si considera che i finanziamenti per gli amici si trovano sempre, soprattutto se gli amici hanno in dote pacchetti di voti da offrire. Sarebbe bastato un euro a bambino, non di più. Intanto le strisce antiscivolo le ho comprate io, come promesso, e le regalerò al Dirigente Scolastico con la preghiera di applicarle dove servono. Credo che non sia il caso di aggiungere altro sulla scuola, così come non parlerò della mensa, del trasporto, della fatiscenza delle strutture ed altro ancora. Invito, però, i genitori a vigilare e segnalare tutte le disfunzioni del caso, perché è nostra intenzione batterci per migliorare il sistema scolastico labicano, che non può essere relegata a coprire il ruolo di Cenerentola di turno. 3
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EIFFEL Su Eiffel abbiamo pubblicato un numero monotematico. Ma alcune cose non sono state comprese per intero. Intanto non si stava discutendo dell’opera, ma della trasformazione di alcune particelle da agricole a commerciale. Né era nostro intento caricare di responsabilità i proprietari del terreno agricolo. La nostra azione politica era indirizzata a fare luce sulla poca chiarezza dell’intera operazione, la cui matassa è ancora tutta da sbrogliare. Noi abbiamo sostenuto che se l’operazione avesse visto protagonista la pubblica amministrazione ne avremmo guadagnato come collettività e il tutto alla luce del sole, con benefici reali e non ipotetici. Ad esempio, a venire in possesso dell’intera zona sarebbe stata la pubblica amministrazione, che non avrebbe sborsato neanche un centesimo, in quanto applicando il principio della compensazione sarebbe entrata in possesso bonariamente dei due ettari da destinare alla scuola, dell’ettaro di parco di proprietà pubblica, per poi arrivare, eventualmente, a trattare con un privato o più privati con il coltello dalla parte del manico. Si è scelto invece il metodo peggiore: si è fatto un regalo a un singolo e la pubblica amministrazione, garante di tutta l’operazione, ufficialmente ne è uscita con le ossa rotte, senza avere la certezza della cessione del terreno da adibire a scuola, né il parco di proprietà, con il rischio, invece, di trovarci sotto casa l’ennesimo centro commerciale, le solite unità abitative, il traffico inquinante e la viabilità paralizzata. Così com’è concepita oggi, con questo atto di dubbia valenza giuridica, i benefici sono solo a vantaggio del privato che ha fiutato l’affare, trovandosi il capitale rivalutato una ventina di volte a fronte del prezzo irrisorio sborsato e con lo strumento urbanistico pronto per l’uso, ancor prima di firmare una vera convenzione con il comune. Faccio un esempio: se il privato ci ripensa che cosa succederà? La pubblica amministrazione non può certamente obbligarlo a costruire la Città dell’Arte, trovandosi di fatto tra le mani una vera miniera d’oro. Pensate che questo sia un buon metodo amministrativo? Chi amministra la cosa pubblica deve accantonare gli interessi di parte e pensare al bene collettivo. Questo è il compito di un vero amministratore. Ma questi sono veri amministratori? AGIBILITA’ Abbiamo presentato un’interrogazione per avere chiarimenti sullo stato dell’agibilità degli immobili di nuova costruzione e per avere risposte sulle lottizzazioni. Da anni andiamo denunciando questo scandalo labicano, forse unico in Italia. Intere lottizzazioni scadute e non terminate, interi quartieri mancanti del certificato di agibilità, lottizzazioni realizzate in barba alle convenzioni, con trucchetti e sotterfugi scandalosi. Prima delle elezioni ci siamo battuti per un paese più ospitale e vivibile, durante le elezioni abbiamo sostenuto le stesse battaglie e oggi che abbiamo la possibilità di far sentire direttamente la nostra voce, lo stiamo facendo in tutte le sedi. Noi non vogliamo rassegnarci a questo stato di cose. Pretendiamo che il Comune, garante dei diritti dei cittadini, nuovi e vecchi, faccia rispettare le convenzioni firmate dai costruttori. E’4 inaccettabile che interi quartieri siano edificati, abitati
ma fantasmi. In molti casi le opere primarie continuano a mancare. La lottizzazione Vignole 2, per esempio, continua a versare in condizioni scandalose, senza strade, senza fogne adeguate, senza marciapiedi, senza una vera illuminazione. Eppure in più di un’occasione era stato promesso loro, io presente, che si sarebbe posto rimedio a questi disagi. Ad oggi e malgrado le pressioni, rimangiandosi la parola data e calpestando i diritti dei proprietari di questi immobili, non si riesce a venirne fuori, adducendo motivazioni assurde e facendo carta straccia delle norme previste dalle convenzioni sottoscritte. Non si può accettare questo stato di cose. Se i costruttori hanno fatto i furbi la colpa è dell’amministrazione comunale che avrebbe dovuto controllare e non l’ha fatto. Davanti a questa palese illegalità avrebbe dovuto bloccare tutti i cantieri facente capo ai responsabili di questa situazione, fino a quando non si fosse rimediato a questa truffa. Relativamente al certificato di agibilità, da un punto di vista normativo non ci può essere compravendita se l’immobile ne è sprovvisto. Allora ci si chiede: come sia stato possibile che lo stesso immobile abbia cambiato due o tre proprietari? Com’è possibile che gli immobili vengano venduti e abitati con i lavori ancora in corso? Come fa la pubblica amministrazione a garantire la sicurezza nei cantieri? Chi vigila per il rispetto delle norme? Chi permette due o tre variazioni in corso d’opera? Com’è possibile non rispettare le distanze previste dalle norme tecniche? Perché si perseguono i privati, responsabili di abusi venali, e non i costruttori che speculano anche sui sottotetto? Com’è possibile che una villa bifamigliare diventi magicamente un quadrifamigliare? Anche qui, è il caso che si metta ordine, perché siamo intenzionati a fare piena luce e a non lasciare impuniti i soliti noti. Noi non vogliamo un ammasso di case uguali e amorfe, costruite velocemente e con materiali a buon mercato, vogliamo che la dignità delle persone si misuri anche dal posto in cui vive, ed oggi a Labico la dignità non conta nulla se si continua a tollerare questo stato di fatto. PRG Il Prg è alla fine. Dopo un estenuante anno e mezzo abbiamo finito di deliberare sulle osservazioni, C’è ancora la necessità di qualche passaggio tecnico, ma è poca cosa. Tutti sapete quello che noi pensiamo di questa variante: è fatta male, a vantaggio di pochi, senza spazi di aggregazione, punitiva per il privato, carente viabilità di piano per giunta stravolta nel corso dei lavori consiliari, crescita quantitativa del paese ma non qualitativa, vivibilità in serio pericolo, aumento dei disagi, insufficienti standard urbanistici. Inoltre, con tutte le modifiche apportate per via delle osservazioni, tutti questi limiti appena accennati si sono moltiplicati. Non abbiamo ancora a disposizione la nuova cartografia, ma siamo certi che verrà fuori una nuova variante, totalmente diversa da quella precedente, per via dei troppi appetiti che hanno dovuto accontentare a seguito delle promesse fatte prima delle elezioni. Ci siamo detti disponibili a discutere di questa variante dal primo all’ultimo consiglio utile. Hanno sempre fatto orecchio da mercante, perché hanno pensato di essere autosufficienti. Noi, invece, siamo
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partiti dal presupposto che se è pur vero che una variante è espressione della volontà politica, bisogna tenere conto dei suggerimenti che vengono dall’altra parte, perché il paese è di tutti e non della maggioranza che in quel momento amministra. A lavoro concluso è difficile pensare di confrontarsi sulle questioni urbanistiche, perché la possibilità di trattativa è minima, rischiando di non migliorare la variante, ma solo apportare qualche piccolo aggiustamento senza peso, che non incide sull’assetto complessivo della variante stessa. Così come abbiamo fatto in Consiglio Comunale, apriremo un contenzioso anche sul futuro iter di questa variante, perché è inammissibile pensare di ampliare un paese con questi presupposti merceologici. Ho già detto e ridetto che a tempo utile faremo nomi e cognomi di chi ci guadagna, che ci specula, chi ha interessi specifici, chi si è fatto i propri comodi alle spalle dei cittadini. Per ora siamo in attesa dell’approvazione dei verbali non ancora discussi e mai portati all’attenzione del Consiglio, malgrado le nostre insistenze. Già questo fatto, da solo, dovrebbe far riflettere più di qualcuno, perché siamo intenzionati a fare luce sui lati oscuri della variante. METANO Questo è un capitolo nuovo. Più di qualcuno si è lamentato con noi del fatto di non avere l’allaccio alla rete pubblica del gas, provvedendo a scaldare la propria casa con altri metodi. Sinceramente mi è sembrata una notizia incredibile. Dopo le opportune verifiche posso ammettere che in realtà è così. Ci sono intere zone completamente scoperte dal servizio, alcune in prossimità delle zone centrali. Ad esempio, non si comprende come mai in via Fioramonti non tutti siano raggiunti dal servizio; lo stesso dicasi di alcune zone dei Lotti, ed altre zone ancora. Alcuni cittadini mi hanno riferito di essersi recati al comune e di aver ricevuto risposte evasive e giustificazioni assurde. Sarebbe opportuno che l’amministrazione comunale si facesse carico di questa problematica presso i gestori del servizio, obbligandoli al lavoro di copertura della rete e all’allaccio delle utenze sprovviste, evitando la penalizzazione di una parte della popolazione, soprattutto se hanno manifestato la volontà, in più di un’occasione, di aver allacciarsi alla rete.
STRADA Da qualche settimana, via Ficoroni, in prossimità della Casilina, è sventrata per buona parte. Lo stato dell’asfalto denota che sono stati eseguiti dei lavori e che questi siano oramai terminati, però non si capisce il motivo per cui non si è provveduto ad asfaltarla. E’ un vero pericolo percorrere quel pezzetto, perché oltre alle buche di una certa dimensione, il bitume usato provvisoriamente, è in avanzato stato di decomposizione, sbriciolandosi ogni giorno di più, creando disagio e pericolo per chi è costretto a percorrerla. Vista la viabilità labicana, quell’uscita è obbligatoria per i genitori che accompagnano i propri figli a scuola e per gli scuolabus. Sarebbe buona e giusta cosa che si provvedesse il prima possibile, prima che qualcuno possa farsi male o che qualche macchina si trovi in mezzo alla Casilina, malgrado l’utilizzo del freno. A chi tocca vigilare sullo stato delle strade? A chi tocca vigilare affinché i lavori vengano eseguiti a regola d’arte? Chi è il responsabile del provvedimento? Le solite domande che attendono le solite risposte inevase. … E TANTO ALTRO ANCORA Spesso ci fermano i cittadini per strada chiedendoci lumi sulle più svariate questioni. In alcuni casi in modo un po’ timoroso. Ci tengo a precisare che i consiglieri comunali sono a disposizione dei cittadini, a cui devono rispondere del proprio operato politico. E’ chiaro che a noi, almeno a noi della lista di Cambiare e Vivere Labico, fa piacere essere investiti delle problematiche locali. In molti casi ignoriamo le problematiche di quartiere, che possono essere un abuso, un’ingiustizia, un torto o altro ancora. Se siamo messi nelle condizioni di sapere, ci impegneremo per far avere le risposte che si cercano. E’ un diritto dei cittadini parlarne ed è dovere dei consiglieri impegnarsi per risolvere le questioni. Anche questo è un modo per avvicinare la politica al cittadino, a patto che sotto non ci sia, come è uso da queste parti, un tornaconto elettorale. Ci tengo a precisare che una volta eletti i consiglieri rappresentano tutti i cittadini, indipendentemente dal proprio credo politico o dal voto espresso nel seggio elettorale.
Viabilità labicana: assenza di parcheggi e poca sicurezza stradale Nel Consiglio comunale del 23 gennaio si è affrontato uno dei temi più al centro della quotidianità labicana, ovvero il problema della viabilità. Tutti noi consiglieri del gruppo Cambiare e Vivere Labico abbiamo preso la parola e messo al centro della discussione il problema delle strade, dei parcheggi, della sicurezza stradale. Lo avevamo già fatto tante volte con singole interrogazioni o con segnalazioni più o meno formali e vogliamo continuare a farlo, perché tocca tutti i cittadini, di tutti i quartieri e di tutte le età. Cinque sono le sfaccettature di questo grande tema: le nuove aree urbane, il centro storico, la Casilina, l’assetto viario e lo sviluppo programmato e in fase di programmazione e le strade vicinali e private. La fase di urbanizzazione delle nuove aree di Labico (Circ. Falcone e S. Maria) è ormai sviluppata e, salvo pochi gravi e seri casi (vedesi la lottizzazione in fondo a Via Puccini), strade fogne e illuminazione sono una realtà consolidata, ma rimane il problema della piena
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realizzazione degli standard, quello della sicurezza stradale e dell’assetto viario. Innanzitutto si è creato il problema dei parcheggi, assurdo in aree di recente realizzazione, ma non a Labico, dove garage sono stati trasformati e venduti come rustici e così la macchina viene parcheggiata in strada. Inoltre, la mancata realizzazione dei parcheggi, inclusi tra gli standard, ha portato all’assenza di ulteriori spazi per seconde macchine e ospiti. E’ così che sia le strade di lottizzazione, sia quelle principali, di prg, vengono occupate lungo i lati dalle macchine, creando difficoltà alla circolazione. Ma il problema principale, a mio vedere, nelle nuove zone è quello della sicurezza stradale. Entrambe le vie principali, Circ. Falcone e Via S. Maria, sono senza marciapiede e transitate in ambo i sensi, mettendo a rischio così la sicurezza dei pedoni. Problema, questo, acuito se si pensa a quanti, genitori e bambini, si spostano da Circ. 5 Falcone al parco pubblico, magari con carrozzina al seguito.
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Serve un chiaro e serio intervento da parte dell’Amministrazione su queste due strade: la realizzazione di un marciapiede, la trasformazione a senso unico e la realizzazione di dossi artificiali affinché non si trasformino in piste da corsa. Solo questo triplice intervento, combinato, può dare sicurezza ai pedoni delle due nuove aree. Più volte abbiamo chiesto i dossi a Via dello Sport, Via Verdi, Via Puccini e Vic. del Cipresso…ma niente! Nel centro storico, invece, il problema principale è quello dei parcheggi: ancora una volta chiediamo, dopo due interrogazioni consiliari, quando verranno ultimati i parcheggi di Via Ficoroni e Corso Garibaldi e quando verrà reso effettivamente fruibile quest’ultimo? E’ assurdo che nessuno dei due parcheggi del centro storico sia stato ultimato con la pavimentazione, quando i soldi ricevuti per i lavori, naturalmente comprendevano anche questo. Continuiamo a chiedere: che fine hanno fatto? Quando verranno completati? Lo stesso vale per il Plateatico, oggi buio, senza luci, ma soprattutto senza la famosa scalinata che doveva collegarlo con Via Fioramonti. Lo sviluppo del paese lungo l’asse viario principale, la Casilina, in particolare con l’apertura di nuove attività commerciali e della sede delle Poste, sta creando nuovi problemi: il parcheggio, la visibilità agli incroci, i marciapiedi. Questi ultimi sono stati realizzati, ma troppo piccolo è il tratto di Casilina interessato e certo non basta intervenire solo su un lato. A questo si aggiunga un problema sempre più serio: la stabilità del terreno e delle case di Via Roma, ad ogni camion i muri tremano, con ingenti danni per chi vive lungo l’asse viario principale del paese. Al Comune chiediamo, e abbiamo chiesto già, di intervenire pres-
Quattro mura per il centro giovanile Lo scorso martedì sono andato alla prima assemblea del Centro Sociale Giovani, convocata per spiegare scopi, regolamento e attività. Il Centro Sociale Giovani è nato attraverso una richiesta firmata da 48 ragazzi/e presentata a maggio, a cui solo i primi di gennaio l'Amministrazione ha dato risposta..una risposta assai singolare. Infatti, con una procedura alquanto bizzarra, ha messo locali pubblici a disposizione dei firmatari della richiesta, che sono tutti e 48 responsabili dei comportamenti e di tutto quello che accadrà per 60 giorni, entro i quali il Consiglio Comunale dovrà approvare un regolamento. Gli spazi individuati sono quelli del terzo piano di Villa Giuliani, un appartamento ristrutturato e acquistato con il finanziamento de I Castelli della Sapienza, a cui nessun disabile potrà mai arrivare, e posti sopra e vicino a case di civile abitazione...tutti possono immaginare i problemi di questa ubicazione. I ragazzi che però hanno firmato la richiesta questo non lo sanno e non gli viene detto, anzi, con una serie di incontri con l'Ass. Di Stefano dà indicazioni ai ragazzi, che, ispirati da buona volontà e solo voglia di fare per avere uno spazio al chiuso, mettono su una sorta di direttivo e si muovono come unici responsabili dello spazio, contrariamente da quanto previsto dalla delibera. E' così che si arriva all'assemblea di martedì, dove mi sono ritrovato unico consigliere comunale presente (nessuno della maggioranza!), convocata per spiegare le attivi6
so l’Astral, ma nessuna novità è in vista e i cittadini continuano a subirne i disagi. In questo quadro il futuro è un’incognita: prima l’amministrazione accoglie un suggerimento della minoranza e fa propria l’idea di una tangenziale, legata alla ValmontoneCisterna, che permetta di deviare il traffico pesante dalla Casilina, per mettere in sicurezza il centro storico e ridurre il traffico e lo smog, poi però propone di realizzare proprio al centro del territorio comunale, sulla Casilina, la Città dell’Arte, il progetto Eiffel, che, da piano di fattibilità agli atti, prevede una frequenza di visitatori tra gli 8.000 e i 20.000 al giorno, che naturalmente passeranno tutti per la Casilina. A questo punto non si comprende più quale sarà il futuro della Casilina, non solo per il tratto urbano, ma anche per quello dei Lotti, dell’Agrolatino, interessato anche da un’importante opera di recupero, che però rischia di trovarsi al centro di un imbuto automobilistico. Infine, come affrontato in Consiglio Comunale, il tema delle strade vicinali, troppe volte chiuse deliberatamente dai proprietari dei terreni che attraversano, e delle strade private, con il Consorzio Strade che non riesce a sopportare la necessità delle spese per mantenere le strade e cittadini che si ritrovano isolati ad ogni prima pioggia autunnale. Il tema è ampio e complesso. Proprio per questo motivo alla maggioranza chiediamo risposte concrete su questi punti e un organico piano sulla viabilità. L’ha promesso un anno fa, ma ancora non se ne vede traccia, né una discussione seria in Consiglio Comunale. Noi possiamo anche aspettare, ma intanto i cittadini pagano le conseguenze dell’immobilismo di Sindaco, Vice e Assessori.
di Benedetto Paris tà del Centro Sociale Giovani. I ragazzi presenti, in primis i tre membri del "direttivo", hanno spiegato le finalità. le modalità di tesseramento (10 euro), cosa implica avere la tessera, le responsabilità interne, hanno presentato gli spazi. Insomma hanno tanta voglia di fare e per questo si meritano il massimo del sostegno, concreto e politico, ma c'è un però: tutto quello di cui hanno parlato deve ancora essere approvato dal Consiglio comunale, unico organo che può fare e approvare un regolamento del centro, ma soprattutto mancano soldi e attrezzature. Infatti l'Amministrazione come unico impegno si è preso quello di dare ai ragazzi le quattro mura!!! Mancano ancora le luci, non si riesce ad accendere la caldaia, i ragazzi hanno dovuto trovare e rimediare tv, dvd e tutto il resto, addirittura i tavoli li presta il centro anziani, le mensole le compreranno con i soldi del tesseramento. Sinceramente tutto ciò mi lascia basito: in qualsiasi centro giovanile è il comune, o chi per lui gestisce lo spazio, che mette i soldi, che mette le attrezzature, insomma che mette i ragazzi/e nella condizione di fare, di sperimentare. Sta qui la differenza tra un club e un centro giovanile, tra uno spazio privato di un’associazione, ed uno spazio pubblico che deve essere uno spazio per tutti i ragazzi e le ragazze di Labico. Questi ragazzi hanno una grande volontà, il comune un po’ meno, già soddisfatto e contento di essersi messo una spilletta addosso e senza l'attenzione e la voglia di dare un servizio vero ai giovani del nostro paese.
Anno 3, numero 4
Botta e risposta... 17 dicembre 2008 Egregio Signor Maurizio Spezzano, chi Le scrive è il Presidente dell’Associazione “Pro Colle Spina O.N.L.U.S.” in seguito all’articolo pubblicato su “Cambiare e vivere Labico News” del 6 Dicembre 2008 dal titolo “Scuola cadente”. E’ la prima volta che mi ritrovo a leggere un Suo articolo in quanto chiamato in causa da una Sua esternazione. Leggendo “Scuola cadente” mi sono chiesto se Lei è un giornalista amatoriale o titolato. E’ prassi che il giornalista, anche alle prime armi, debba, prima di scrivere un qualsivoglia articolo, attenersi ai fatti che compongono la cronaca, perché altrimenti si ha o si vuol far apparire una visione distorta della realtà. Mi chiedo come si sia inventato di sana pianta, senza essere al corrente dei fatti, che il Comune di Labico destini dei fondi nell’organizzare, così come le definisce: “FESTICCIOLE PER POCHI INTIMI A COLLE SPINA”. Le premetto che, tutte le manifestazioni svoltesi nel territorio di Colle Spina, sono state interamente finanziate dall’ Associazione “Pro Colle Spina O.N.L.U.S.”, grazie ai contributi dei suoi 150 Soci e dei numerosi Sponsor che hanno creduto e credono in questa Associazione (tutto documentato e provato dalle scritture contabili). Tengo a precisare, inoltre, che il termine da Lei usato, in maniera molto dispregiativa ed offensiva, nel definire “FESTICCIOLE” importanti momenti di aggregazione, socializzazione e scambi culturali, non fa onore al giornalismo, ma soprattutto a tutte quelle persone che con il loro contributo ed impegno hanno fatto sì che tali eventi potessero trasformarsi e divenire dei grandi successi. L’uso improprio della carta stampata come mezzo subdolo per strumentalizzare, in modo a dir poco scorretto, le “FESTICCIOLE” dell’Associazione “Pro Colle Spina O.N.L.U.S.”, inserendole in un contesto problematico e grave come quello della scuola, attaccando l’attuale Amministrazione Comunale, contrasta con l’ideale di Società Civile e Democratica. D’altro canto se i “NOSTRI AMMINISTRATORI COMUNALI” hanno ritenuto doveroso ed opportuno patrocinare una nobile iniziativa come “La Giornata Ecologica” (tutt’altro che una “FESTICCIOLA” da come si può intuire) del 23 novembre ultimo scorso, grande successo di persone, di attività e di raggiungimento degli obiettivi preposti, sta a significare che Colle Spina non è ai “confini del mondo” ma è parte integrante ed importante del Comune di Labico e forse converrebbe a molti prendere coscienza di tale realtà, o dovremmo pensare noi Collespiniani che “Cambiare e Vivere Labico” debba prescindere da Colle Spina? Detto questo credo che Le farebbe molto onore tralasciare le “FESTICCIOLE” che si svolgono a Colle Spina ed interessarsi vivamente ed attivamente a problemi sociali ben più importanti, non solo con denuncie o segnalazioni ma proponendo i rimedi e trovando le soluzioni più idonee, così come auspicava alla fine del suo articolo. Concludo salutandoLa e augurandoLe di trovare al più presto il falegname auspicato. Dott. Giovanni Olivo
Gent.mo dott. Olivo, vorremmo rispondere alla sua lettera, anche se con un po’ di ritardo, per il quale spero voglia scusarci. Chiariamo subito che il nostro non è un vero e proprio giornale. E’ un organo di informazione sulle vicende politiche labicane. Dichiaratamente di parte. Ma che cerca di svolgere una doppia funzione: quella di raccontare i fatti per come sono e di darne un giudizio, una valutazione politica. Sui “fatti” riteniamo di non poter essere smentiti. Cerchiamo di fare quello che dovrebbe fare la pubblica amministrazione: informazione. Mentre, purtroppo, chi amministra il nostro piccolo comune ne fa poca e malvolentieri. Noi svolgiamo un compito molto importante, a spese nostre e nell’interesse di tutti i cittadini. Non siamo giornalisti e non abbiamo la presunzione di fare un giornale. Però abbiamo la convinzione di fare informazione e la facciamo sicuramente meglio di chi invece trae vantaggio dal non far trapelare nulla su ciò che avviene all’interno dell’amministrazione. Ovviamente non sempre è facile venire a conoscenza delle questioni e talvolta i nostri giudizi rischiano di essere affrettati. Ma se Lei conoscesse a fondo le vicende labicane non avrebbe difficoltà a comprendere i nostri “timori”. Non abbiamo pregiudizi negativi nei confronti della associazione da Lei presieduta e, anzi, siamo ben lieti che realtà associative nascano nel territorio. Anche in quel territorio che l’attuale amministrazione ha deciso di penalizzare con la variante al piano regolatore adottata nel 2007, che prevede, al confine con Colle Spina, la realizzazione della zona industriale e di una zona di edilizia economica e popolare, con le immaginabili conseguenze per la qualità della vita dei residenti. Per quanto riguarda il motivo delle sue doglianze, ovvero aver definito “festicciole” gli eventi organizzati dall’associazione Pro Colle Spina, comprendo il Suo stato d’animo, ma la critica non era certo rivolta all’associazione, ma al modus operandi della maggioranza che gestisce le risorse pubbliche in modo autoreferenziale e del tutto privo di trasparenza. Certo il fatto che l’associazione da Lei presieduta abbia deciso – in contrasto con la connotazione “apolitica” da Lei attribuita all’associazione nella pagina di presentazione – di scegliere come unico interlocutore una precisa parte politica rende indubbiamente ancora più comprensibile qualche preoccupazione sulla concreta autonomia dell’associazione. Siamo comunque disponibili al dialogo, al confronto ed alla collaborazione, perché ci sentiamo davvero portatori del bel messaggio racchiuso nella frase che avete scelto come slogan dell’associazione “Libertà è partecipazione”. Ed il nostro obiettivo è proprio quello di consentire a tutti i cittadini di essere consapevolmente partecipi delle scelte effettuate dall’amministrazione. Se anche Lei non avrà pregiudizi potremo riuscirci, nell’interesse dell’intera collettività. La ringraziamo per l’attenzione e Le inviamo, a nome del gruppo “Cambiare e Vivere Labico”, i nostri più cordiali saluti. Tullio Berlenghi e Maurizio Spezzano 7
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L’abbiamo trovato per le strade del paese… e abbiamo deciso di pubblicarlo! FEBBRAIO…CHE GODURIA MA CHEIFFEL DICI !! E’ vera , non vera, serve, non serve, è utile o no.. ma proprio a noi sta bufala doveva capità ? Dovete sapere che gli architetti e/o ingegneri famosi non stanno solo a Parigi….ma pure a Labico ! E purtroppo ancora ce lo teniamo , per quanto tempo non lo so, certo è che buon fine non farà. Sembra che l’hanno chiamato , in quanto è uno specialista, per restaurare le case circondariali …..ma dall’interno : lui è uno dai larghi orizzonti. Venite gente….noi ricicliamo di tutto e di più di quello che gli altri non vogliono. E ora udite udite , vi racconto quello che ho visto. Sono arrivati i primi visitatori…(e qui ci vuole alla svelta un ufficio informazioni, qui ci vogliono altre vigilesse, perché qui fra una cosa e l’altra , fra parcheggi e divieti, fra una rissa e una verifica, fra carnevale pasqua e pasquetta le ferie di agosto so belle che arrivate , natale è vicino e un altro anno è passato). Giorni fa mi sono imbattuto con due persone, sicuramente straniere, forse cinesi, con tanto di macchina fotografica in mano. Girovagano per lungo e per largo, di qua e di la per i lotti, qualche cosa stavano a cercà. Son cinesi mandarini, piccoli piccoli e carini Con il ditino alzato alla E.T. Sembra proprio che cercano lì. Quando è notte e buio fa, non sano più dove andà. Lo scienziato labicano Di turno al bar sta E subito s’appresta a domandar -chi cerchete?siete de qua?dove dovete andà’? Risposer gli asiatici tutti felici e contenti: -noi a Labico venuti a vedere l’eiffel. Ecco che arriva il genio, che subito la risposta da: genio - Cercate la torre eiffel? Cinesi - Si si , torre eiffel ! genio - La torre eiffel a Parigi sta, che non lo sapevate ? E se ne va! Seduto , lo scienziato, rimane davanti al bar, e pensa e pensa se davvero a Parigi stà…ma allora a Labico che ci sta ? A Labico ce stanno i furbi, le birbe, gli scaltri e i paraculi che a forza di cazzate anche i muri fanno muovere; muovi oggi, muovi domani e il bel muro a terra và…e lì un bel palazzo si farà! RIFLESSIONE Possibile, che, se devo seguire la politica labicana, es-
sere a conoscenza dell’attività del comune debbo leggere il giornale il giorno dopo perché non posso seguire il consiglio comunale. Possibile che si debba fare solo di venerdì, possibile che questa amministrazione del cazzo fa sempre e comunque come gli pare ? Ai consiglieri e/o agli assessori comunali , dico, che gli interessi non sono propri ma della collettività, se loro stanno lì , ci stanno per noi e non per farsi i propri interessi. E non dite che non è vero! Speculazioni a non finire, mazze e mazzette , cofane e cucchiare , geometri e costruttori , architetti e responsabili , tutti con macchine nuove in giro se ne vanno e tutti felici stanno. Cantine diventate casa, concessioni a non finire, modifiche e varianti , cambi d’uso… Ma quando scenderà quella sera e al sipario la tela calerà, quando la punta del cipresso , ondeggiando di qua e di la.. ti comincia a chiamar…so cazzi tui, la devi andar! Dirai che cosa hai fatto e certo non sarà messo a voti dei consiglieri che indaffarati sfogliano il giornale e con il telefonino in mano zuzzerellando sullo scanno stanno. Certo erano belli i tempi che strafottendo tutti, a capo alzato e la dentiera sempre aperta (ridi ridi mo’ te cascano le ficora in bocca!) a questi Labicani gli avete fatto credere di tutto. Per non parlare di qualche consigliere donna del comune……..giusto, non ne parlo !(fate schifo!) A macao (o con il macao….a piacimento!) vi dovrebbero a tutti mandà. 2009/2
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Anno 3, numero 5
7 marzo 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Continua (e si infittisce) il mistero della strada scomparsa di Tullio Berlenghi Cinque punti all’ordine del giorno. Ancora in approvazione i verbali relativi alle sedute di luglio 2008 (sic!). L’accordo era che li avremmo esaminati prima di portarli in votazione per evitare di bloccare il consiglio su una questione puramente procedurale. Va sottolineato che questa situazione è imputabile alla scarsa propensione della maggioranza a rendere noto quello che succede in consiglio. Altrimenti avremmo da tempo – come suggeriamo dall’inizio della consiliatura – la registrazione delle sedute e la trascrizione puntuale degli interventi. Nel frattempo si va avanti con verbali necessariamente sintetici e non sempre in grado di riprodurre fedelmente i termini del dibattito. In ogni caso quei verbali non erano stati ancora esaminati dalla minoranza e il Sindaco decide di ritirarli per ripresentarli la settimana successiva. Il Sindaco chiede poi una modifica dell’ordine dei lavori perché, a quanto pare, è stato convocato in Regione per discutere proprio uno dei punti all’esame del consiglio. La lettera di questa convocazione è arrivata lunedì, ma ovviamente si sono guardati bene dall’avvisare la minoranza. Tutto nella norma. Lascio a Maurizio le considerazioni in merito. Il punto successivo è la nomina del revisore dei conti del Comune. Ancora una volta la questione viene gestita in modo autoritario e nel più totale disprezzo della minoranza e delle sue prerogative. Il revisore dei conti è uno dei ruoli di garanzia previsti dall’ordinamento degli enti locali e correttezza e buonsenso vorrebbero che la scelta di una persona che deve svolgere un compito in modo imparziale debba essere condivisa tra maggioranza e opposizione. Serve l’individuazione di qualcuno che goda della piena fiducia di tutti. Non bisogna stupirsi che, invece, si sia preferito imporre un proprio nome e senza neppure farci conoscere la persona designata. Abbiamo già avuto modo di verificare la prassi “casareccia” di gestire i soldi pubblici. Quindi meglio evitare di dover rendere conto a troppa gente di quanto avviene negli uffici del comune. Contestiamo quindi il metodo, ma non abbiamo elementi di giudizio sulla persona interessata e quindi ci asteniamo. Si passa al punto successivo: permuta di terreni tra T.A.V. S.p.A. e Comune di Labico. Credo sia utile un breve riassunto della “puntata precedente”. Il Sindaco aveva portato, con procedura d’urgenza, una delibera per uno scambio di terreni tra T.A.V. S.p.A. e il Comune. Circa 5000 metri quadrati di strade da T.A.V. S.p.A. al Comune. E circa 240 metri quadrati dal Comune a T.A.V. S.p.A.. L’illustrazione del Sindaco era stata piuttosto vaga e confusa. Si parlava di un non meglio precisato atto dovuto, ma non se ne spiegava bene il contenuto. Noi, pur
avendo ricevuto con grande ritardo gli atti, abbiamo visto che c’era qualcosa di poco chiaro e le omissioni del Sindaco non aiutavano la comprensione della questione. Perché, ad esempio, il terreno si trovava nel bel mezzo della proprietà del Sindaco? Perché IRICAV (la società che ha realizzato l’alta velocità) non aveva espropriato direttamente anche quel pezzettino, così come aveva fatto per il resto del tracciato ferroviario? Forse perché ci passava una strada pubblica? Il Sindaco sosteneva che non c’era nessuna strada. Il vicesindaco ricordava di sì. Idee poche e confuse nella maggioranza. A fronte dei dubbi sollevati e della irregolarità procedurale seguita il Sindaco decideva di ritirare il punto. Due settimane dopo eccoci di nuovo ad affrontare l’argomento in consiglio. In assenza del Sindaco presiede il vicesindaco. Anche questa volta chiedo di illustrare la proposta di delibera. Anche questa volta l’illustrazione non è particolarmente approfondita, ma emerge finalmente che la strada c’era. Lo dice il vicesindaco, lo conferma convintamente l’assessore Scaccia. L’unico a non averne la più pallida idea è l’assessore alla viabilità. Del tutto insoddisfatti della relazione introduttiva proviamo noi ad esporre quanto siamo riusciti a capire, pur nella difficoltà ad avere tutta la documentazione (inutile dire che due settimane prima avevamo fatto protocollare una richiesta di tutti gli atti relativi alla questione, a cui non abbiamo avuto risposta…). E proviamo anche a chiedere ai consiglieri di maggioranza quanto sappiano sulla vicenda. La risposta è sempre quella: praticamente niente. Non hanno la minima idea di cosa andranno ad approvare. Eppure basta leggere la delibera per accorgersi di questioni di grande rilievo. La prima è che il terreno oggetto della permuta è in tutta evidenza un tratto di strada “comunale ad uso pubblico” e che tale strada risulta “dismessa e sottratta alla sua originaria destinazione”. Perché – chiediamo ai nostri solerti amministratori – non viene inserito nella documentazione l’atto di dismissione di questa strada? Chi ha la responsabilità politica di aver sottratto alla collettività un bene pubblico? Quando è successo? Nessuno ci sa rispondere. Qualche buontempone della maggioranza prova a farfugliare la parola “usucapione”. Probabilmente è una battuta – siamo sempre sotto carnevale – ma ci preme sottolineare che gli articoli 822 e seguenti del Codice Civile, che regolano i beni pubblici, escludono in modo categorico che un qualunque privato (compresi i sindaci) possa appropriarsi di una proprietà demaniale. Inoltre l’atto di permuta allegato alla delibera parla di una presunta “viabilità alternativa” che sarebbe stata realizzata, consegnata
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ed aperta al traffico per garantire la “continuità di passaggio”. Balle. Non c’è nessuna viabilità che va a sostituire la strada di Centogocce che congiungeva Carchitti a Labico. In pratica con la delibera il Consiglio Comunale avrebbe “regalato” di fatto circa un chilometro di strada pubblica al proprietario del terreno attraversato, che, guarda la combinazione, è anche il Sindaco. Ammirevole l’intervento del cosiddetto assessore alla viabilità. Mi chiede come faccio ad essere sicuro che lì ci fosse una strada e che quello sia un terreno pubblico. Lui non ha elementi per fare una simile affermazione e quindi, suppongo io, giudica un po’ troppo affrettate le mie affermazioni. Sottolineo, con malcelata ironia, che sarebbe stato più logico invertire le parti: il consigliere di minoranza che chiede lumi all’assessore alla viabiltà. Tra l’altro la risposta è davvero semplice. Bastava fare una visura catastale (e l’ufficio tecnico del Comune è abilitato in tal senso) e verificare che la particella di terreno chiesta dall’IRICAV è di proprietà pubblica. Per completezza di informazione chiedo di allegare agli atti copia della visura. A questo punto nella maggioranza sono in molti a so-
stenere la necessità di ripristinare la viabilità, eventualmente realizzando cavalcavia o sottopassi. E’ lecito chiedersi se, in assenza del nostro approfondimento, avrebbero votato a favore della delibera. In ogni caso adesso le idee sono più chiare e qualcuno vede nella TAV S.p.A. il principale responsabile della situazione. Noi ci teniamo a precisare che la T.A.V. S.p.A. – che è soggetto privato – ha tutto l’interesse a ridurre al minimo le proprie incombenze e che c’è invece un’enorme responsabilità – e non solo politica – di chi ha gestito la vicenda in nome e per conto del Comune, che è soggetto pubblico, e che come tale ha come “ragione sociale” la tutela degli interessi della collettività. Alla fine siamo tutti d’accordo sulla necessità di rivedere l’atto di permuta in modo da garantire che la vecchia viabilità venga ripristinata in qualche modo e che è necessario predisporre un incontro tra la commissione urbanistica e l’IRICAV per studiare la revisione dell’intesa. E così l’atto “urgente” e “dovuto” viene rinviato nuovamente. Chissà che il Sindaco si sia pentito di aver lasciato la “sua” maggioranza a gestire la vicenda. Il giallo della strada scomparsa continua.
LA NOSTRA INTERROGAZIONE SULL’AGIBILITA’…
...E LA RISPOSTA DEL SINDACO!
Al Sindaco di Labico, con preghiera di risposta al primo Consiglio Comunale utile e contestuale iscrizione del punto all’odg
Signori consiglieri, in merito alla vostra interrogazione di cui in oggetto, costituita da tre punti, rispondiamo alle domande formulate come segue: si trovano nella anomala situazione: tutti i fabbricati realizzati all’interno dei piani di lottizzazione che alla data odierna devono ancora essere collaudate tutti i fabbricati per i quali è stata presentata istanza ma che per gli stessi devono completare la presentazione della documentazione richiesta a corredo della pratica come previsto dal DPR n°380 questa amministrazione tramite l’ufficio tecnico e più precisamente tramite il III dipartimento, ha impartito giuste direttive ai fini del rilascio dei certificati di agibilità a tuttìoggi sospesi, dispondendo la consegna da parte dei richiedenti delle documentazioni integrative necessarie al rilascio stesso e controllo da parte del III dipartimento di tutte le nuove richieste pervenute tramitre sopralluoghi puntuali e precisi che possano mettere in evidenza le eventuali anomalie e discrepanze tra il permesso a cotruire rilasciato e la realtà dei luoghi. A tal proposito l’assessore all’urbanistica, tramite la giunta, ha redatto una delibera intesa a svolgere ogni settimana, compatibilmente con gli impegni d’ufficio, un controllo del territorio atto ad appurare eventuali illeciti, verificando di seguito le eventuali documentazioni depositate presso gli uffici competenti, applicando altresì le sanzioni previste dalla legislazione vigente, il III dipartimento sta completando le determinazioni per gli affidamenti degli incarichi ai professionisti di fiducia di questa amministrazione, al fine di poter definire il collaudo delle lottizzazioni ancora sprovviste. questa amministrazione unitamente al III dipartimento sta già lavorando con l’auspicio di completare i collaudi entro il corrente anno.
Per sapere, premesso che: il Decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 prevede che per attestare la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti in essi istallati, debba essere rilasciato il certificato di agibilità; in caso di vendita di immobili destinati ad abitazione il certificato di agibilità costituisce requisito giuridico essenziale del bene oggetto di alienazione, in quanto elemento di garanzia del legittimo godimento e ulteriore commerciabilità dello stesso; a Labico risulta che vi sia una diffusa tendenza da parte dei costruttori a vendere gli immobili senza prima aver ottemperato agli obblighi di legge in materia di agibilità, lasciando sostanzialmente a chi compra, che costituisce la parte debole del rapporto contrattuale, il “problema” della mancanza di un documento che asseveri l’abitabilità dell’immobile; a quanto risulta agli scriventi vi sarebbero interi quartieri di recente edificazione in questa situazione e molte case risultano essere abitate da svariati anni in una situazione di sostanziale illegalità imputabile sia a chi ha realizzato le edificazioni ed aveva l’obbligo di chiedere il certificato di agibilità sia dell’amministrazione comunale, a cui spetta il controllo del territorio; quante abitazioni risultino trovarsi in questa anomala situazione, con evidente pregiudizio dei diritti dei cittadini che hanno acquistato un immobile nel comune di Labico; quali provvedimenti intenda adottare l’amministrazione per porre fine ad una situazione di diffusa illegalità e se non ritenga di dover promuovere azioni nei confronti di chi si è reso responsabile di questa inaccettabile situazione.
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Questioni Aperte 2 Le questioni aperte non si sono ancora esaurite. Diamo seguito a un’altra serie di problematiche che meritano rispetto e attenzione da parte dei cittadini, affinché sappiano, e degli amministratori, affinché risolvano inadempienze a loro imputabili. Sono messe in rigido ordine alfabetico, in quanto il grado di priorità è uguale per tutte le questioni. Buona lettura. ATTREZZATURE “PARCO MORALITA’” Non so perché ma tutte le volte che penso al nome di questo parco mi viene da ridere: moralità sulla bocca di costoro equivale a sobrietà lessicale sulla bocca di Sgarbi. Dopo le innumerevoli inaugurazioni e le non meno innumerevoli promesse, soprattutto nel periodo precedente le elezioni, siamo punto e a capo. Intanto, vi comunico che quelle tre piantine “spampinate” (senza pampini, cioè spogliate, N.d.R.) e relativa siepe di contorno, ci sono costate la bellezza di 31.455,00 Euro elettorali, provenienti, indovinate da dove? Se ve lo dico ora vi viene da ridere, per questo ve lo dico dopo. Questo parco, la cui nascita è stata molto travagliata, nelle parole dell’allora sindaco e vicesindaco, attuali vicesindaco e sindaco, sarebbe dovuto essere il più bello in assoluto, qualcosa di paragonabile ai giardini di Versailles, doveva, tra le altre e più banali cose, essere dotato anche di giochi per bambini, scivoli, altalene, ponti, ed altro. A distanza di quasi due anni dalla prima inaugurazione i giochi restano invisibili ai più. Forse stanno aspettando le elezioni prossime, quando, a corto di promesse, apparirà all’orizzonte un altro Robin Hood che magnanimamente donerà al quartiere i giochi della moralità oggi mancanti, all’inaugurazione dei quali parteciperanno, accompagnati dalla banda musicale, l’attuale sindaco e vicesindaco, che mireranno a diventare vicesindaco e sindaco. Che dire poi dell’intero quartiere, che qualche avventuriero politico soprannominò “Piccola Svizzera”? Anziché ciurlare nel manico, provvedessero a rendere vivibile l’intera zona, mancante ancora oggi di opere primarie in varie lottizzazioni, come ad esempio Vignole 2, o provvedessero a rilasciare i certificati di agibilità, visto che sono più di dieci anni che i cittadini spettano. La risposta sui 31.455,00 Euro? Guardate i PS in fondo a questo articolo. BIBLIOTECA L’amico Nello Tulli fece una battuta memorabile quando, in pompa magna, ci fu annunciata l’apertura della biblioteca, che se non erro doveva avvenire nei primi di dicembre, chiedendo se quell’aprire da loro pronunciato era riferito alle sole finestre. Non sbagliava. Siamo a marzo e della biblioteca non si sa più nulla, evidentemente tornerà utile anch’essa in altro periodo, possibilmente in quello elettorale. Ricordo anche che noi partecipammo attivamente a scrivere il regolamento della biblioteca, con nostri emendamenti e suggerimenti, votati tutti all’unanimità, perché credevamo, così come crediamo, alla funzione educativa, culturale e sociale della biblioteca. Ricordo ancora che contestammo duramente le poche risorse destinate alla cultura in generale e alla biblioteca in particolare, perché
di Maurizio Spezzano non sarebbero stati sufficienti neanche per abbonarsi a qualche rivista. Chiedo scusa io ai cittadini, e con me il gruppo di Cambiare e Vivere Labico, in sostituzione dei consiglieri di maggioranza, tanto non lo farebbero mai, per l’ennesima promessa trasformata in menzogna. Noi abbiamo collaborato alla stesura del regolamento perché abbiamo pensato, ingenuamente, che l’apertura sarebbe stata prossima e che forse le insistenze del nostro gruppo avevano sortito qualche effetto nel cuore, arido di amore verso i libri, di questa maggioranza. Non ricordo chi scrisse che la biblioteca è come un granaio che si usa nei momenti di carestia. La carestia culturale incombe e loro danno fuoco ai granai. CAMPO DI CALCETTO Si dà il caso che la squadra di calcetto del nostro comune ha vinto il campionato scorso. Si dà ancora il caso, che la stessa squadra non si è potuta iscrivere al campionato perché gli spogliatoi non erano a norma. Si dà il caso, che Danilo, il nostro consigliere Danilo, fece una dura reprimenda alla maggioranza su questo fatto, accusandola di non essere sensibile verso un’efficace politica sportiva. Ricordo che si scaldarono in parecchi quel giorno, accusandoci di “strumentalizzazione”, come sempre fanno quando non sanno cosa dire, quindi sempre. Credo di ricordare la promessa che in poco tempo avrebbero provveduto a ristrutturare gli spogliatoi, dando la possibilità alla squadra di disputare il campionato. Ecco marzo e con esso la prossimità della fine del campionato stesso. Degli spogliatoi resta il cantiere e i lavori da finire chissà quando, penalizzando anche gli introiti previsti in bilancio dall’utilizzo del campo di calcetto. Mi chiedo: ma se non sono sicuri di riuscire a fare una cosa, perché azzardare promesse che non possono essere mantenute, frustrando le attese di tanti giovani che speravano di disputare il campionato tra le mura domestiche e invece hanno dovuto affittare un campo a Carchitti sia per gli allenamenti che per le partite in casa? Note a margine: come mai alcuni lavori pubblici in questo comune vengono affidati sempre alle stesse ditte? Hanno per caso sottoscritto qualche forma particolare di abbonamento? ETERNIT Tullio, il nostro capogruppo, o come dice Nello, il nostro Pontefice Massimo, segnalò in Consiglio Comunale nel mese di ottobre, allegando relative foto, la presenza in località Fontana Marchetta, nello stradone di Centogocce, a ridosso della ferrovia, un deposito di lastroni di ETERNIT abbandonati da qualche irresponsabile, chiedendo che fossero rimossi al più presto, considerata la pericolosità del materiale e la delicatezza dello smaltimento. Il sindaco promise che, in men che non si dica, avrebbe provveduto alla rimozione del pericoloso materiale e alla caccia dell’irresponsabile responsabile. La cosa sembrava risolta. Tullio, che com’è noto è un infaticabile “camminatore” oltre che ecologista, si è trovato per puro caso da quelle parti in questi giorni, constatando che i lastroni di ETERNIT giacciono ancora lì, a cui è stato 3
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aggiunto un cartello, appoggiato sul pericoloso materiale, che invita a non buttare immondizia in quella che è diventata una discarica. Sembra un racconto paradossale, invece è storia vera. Che cosa dovremmo fare in questo caso, dovremmo forse denunciare il sindaco per omessa rimozione di ETERNIT? Possibile che in tutti questi mesi, malgrado la segnalazione nessuno si è fatto carico di smaltire quei lastroni? Queste piccole storie servono a far capire ai cittadini che, al di là del grigio cemento, gli interessi di questa Giunta sono pari a zero. Mi sarebbe piaciuto sapere cosa sarebbe successo se gli stessi lastroni qualcuno li avesse scaricati davanti alla casa del sindaco o degli altri esponenti di giunta. Visti i tempi biblici che occorrono per prendere una decisione sulle nostre denuncie, segnalo che in via Leonardo da Vinci, da più di un mese, ho le foto come prova, là dove hanno tagliato i castagni e si accingono a sbancare, per farci non sappiamo cosa, sono appoggiati sulle pareti di quel casolare delle lastre di ETERNIT, che vanno rimosse al più presto, perché nel giro di cinquanta metri sono ubicate ben due scuole e una serie di strutture adibite a civile abitazione. Ricordo ancora, che la competenza della tutela della salute pubblica è del SINDACO, che provvede a rimuovere le situazioni di pericolo atte a compromettere l’incolumità dei cittadini. Ci vorrà molto per la bonifica delle due aree? LAVORATORI GEA L’anno scorso verso aprile, discutendo di bilancio, conducemmo un’aspra battaglia affinché le sette unità lavorative, in forza alla società GEA, per conto del comune, potessero avere dignità vera, facendoci portatori di un emendamento che, seppur di poco, alzava la retribuzione. Per alcuni di essi si trattava di porre termine a ingiustizie che duravano da tempo, se non a sfruttamento vero e proprio a discapito di famiglie disagiate. Ricordo di aver sollevato, insieme a tutto il gruppo, una serie di questioni, fra cui quella di avere il contratto, di conoscere l’ammontare delle ritenute, di sapere se i versamenti a carico della società GEA fossero a norma, ed altro ancora. Mi risulta, a un anno di distanza, che molti di questi lavoratori, che percepiscono l’ammontare della loro retribuzione dal comune, girata attraverso la società GEA, non hanno mai visto una busta paga, ignorando la loro posizione contrattuale e contributiva. Se ciò corrispondesse al vero, ci troveremmo davanti a un reato grave, che mina i rapporti lavorativi e la trasparenza legale, costringendoci a coinvolgere l’ispettorato del lavoro per fare chiarezza su questa questione scandalosa. Noi ci auguriamo che nel più breve tempo possibile si ponga fine a questa omissione e che i lavoratori possano essere messi in grado di avere tutte le informazioni utili al loro rapporto di lavoro. PIAZZALE DEL CIMITERO Se non ricordo male, nel mese di gennaio, in Consiglio Comunale, ho segnalato la pericolosità del tratto stradale prospiciente il cimitero, per la grande chiazza d’acqua che si accumulava a bordo strada e che la rigidità invernale trasformava quotidianamente in ghiaccio. Mi sono sorpreso, dopo qualche 4 giorno, per la celerità con cui erano iniziati i lavori. Quasi
quasi non ci volevo credere. Non riuscivo a capire, però, a cosa servisse quel solco che stavano scavando. L’ho capito dopo. Invece di mettere a pari la strada, cosa che avrebbe comportato lavori di modesto sbancamento, più costoso ma molto più efficace, che avrebbe messo fine al problema, rendendo la strada sicura, si è pensato di fare un solco, collocare un tubo da dieci, credo, qualche grata per incanalare l’acqua, lasciando però la pendenza innaturale immutata e con essa la pericolosità del tratto in curva. Ancora più sorpreso per i lavori di asfaltatura. Che modi di asfaltare sono quelli realizzati in quel tratto di strada? Quando mai si è visto che si asfalta solo il buco scavato, anche male, senza continuità o salvaguardia dell’asfalto del resto della strada? Cosa prevede in merito il regolamento dei lavori pubblici? Quali sono i parametri di riferimento? E mai possibile che Labico sia il paese delle toppe? Mai una volta che un lavoro iniziato possa essere fatto decentemente, c’è sempre qualcuno che si crede furbo. Così continuando prevarrà la cultura dell’esteticamente brutto, della toppa, del precario, del provvisorio, del temporaneo. Possibile che non si riesce a cambiare questa mentalità raccogliticcia? VIABILITA’ E STRADE VICINALI Nell’ultimo numero del giornale mi ero occupato di via Ficoroni, lamentando la pericolosità e l’indecenza di quel tratto stradale. Ho chiesto lumi al responsabile dell’ufficio tecnico che mi ha detto che il tratto si deve rifare tutto e che non si è potuto provvedere a causa del maltempo. Si dà il caso che l’ultima settimana è stata splendida, giornate primaverili che avrebbero permesso di fare un bel lavoro. Evidentemente c’è qualcuno che, garantito dai piani alti, pensa di non dover rendere conto né ai cittadini, né ai consiglieri di minoranza, né alla decenza. Il decoro nel nostro paese è un optional e chi garantisce queste pratiche di menefreghismo è responsabile più di chi è colpevole per i lavori non eseguiti. Anche qui le stesse domande: che cosa prevede il regolamento? E i parametri di riferimento? E la decenza? Sempre in merito alla viabilità, abbiamo sollevato il problema delle strade vicinali. Sembra che uno degli sport preferiti sia quello di impadronirsi abusivamente di queste strade, patrimonio di tutti. Il primo che si sveglia recinta, urlando a tutti: Questo è mio! Abbiamo chiesto di avere una mappa delle strade vicinali per avere un’idea dello stato in cui si trovano e l’uso che se ne fa; abbiamo chiesto lumi sul consorzio strade vicinali, appurando che non funziona, che costa al Comune 16.000,00 Euro all’anno e che i ruoli sono fermi al 2006. Abbiamo segnalato più di una strada che non è usufruibile a causa di indebita appropriazione da parte di privati cittadini, impegnando sindaco e giunta, in Consiglio Comunale con un nostro ordine del giorno, a far rimuovere le recinzioni che impediscono il transito a tutti. Ad oggi ancora niente. Evidentemente aspettano la provvidenziale foglia di fico a cui attribuire la responsabilità dell’inadempienza. VIA LEONARDO DA VINCI Vi ricordate l’attivismo in lavori pubblici prima delle elezioni? Cantieri in ogni dove, soprattutto nelle zone più visibili, quelle
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che portano voti perché fanno immagine. Uno dei cantieri più prestigiosi è stato senza dubbio via Leonardo da Vinci, sede delle scuole, ma soprattutto del seggio elettorale. Hanno atteso gli ultimi fuochi della campagna elettorale prima dell’asfaltatura. Da allora sono passati due anni e ad oggi i lavori languono, non è stati mai portati a termine. Ne sono testimonianza quei buchi visibili sul lato destro della strada, che in realtà non sono dei cestini della spazzatura, come qualcuno può essere indotto a pensare, vista l’immondizia che c’è dentro, ma servono per l’installazione dei pali dell’illuminazione, ad oggi ancora non predisposti. In virtù del fatto che nulla è previsto per quella strada e che nessuno la menziona, sono convinto che si siano dimenticati di portarla al termine. Forse sarà sfuggito qualcosa, forse sarà perché nessuno la reclama, forse perché le elezioni si pensa siano lontane, ma quella strada aspetta ancora di vedere la luce. … E MOLTO ALTRO ANCORA Ribadisco quanto ho detto l’altra volta: noi siamo a disposizione dei cittadini, metteteci al corrente delle disfunzioni e noi cercheremo di renderle pubbliche. Il compito di ogni consigliere è quello di farsi carico dei disagi dei cittadini. Il nostro compito non si esaurisce una volta eletti, ma continua con la tutela degli interessi di tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica. Una parte di queste questioni aperte ci sono state segnalate da voi e noi stiamo cercando di dare voce a chi non ha la possibilità di rendere pubblici i disagi quotidiani. PS: Parco della Moralità. Soluzione I 31.455,00 provengono dai 200.000,00 Euro erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti destinati all’acquisto della struttura Eiffel, che anziché tornarli indietro per evitare di pagare gli interessi, vista la “magnanima” partecipazione del privato, sono stati diversamente utilizzati e utili per farli fruttare in campagna elettorale. Il resto della cifra ha avuto analoga sorte, ma sempre per lo stesso fine. Furbi, vero? PS2: Per ridere. Vi ricordate della lottizzazione I Cipressi, su cui c’è una diatriba circa la destinazione urbanistica delle particelle? Ho scoperto, chiedendo un po’ di atti, che ha cambiato nome. Ora si chiama Usignolo. Vi giuro che non è uno scherzo. Infatti, mi sono sorpreso anch’io nell’apprenderlo. Ho pensato che chi vuole realizzarla è superstizioso, perché se, ancor prima di porre la prima pietra, le cose rischiano di precipitare, si sarà convinto che il nome scelto, Cipressi, porti sfiga, pensando di esorcizzare il tutto con un bel Usignolo, che fa colore e primavera e non il cipresso che rimanda a pensieri cupi e tristi! Io non sono superstizioso, per me una lottizzazione che si chiami Cipresso o Usignolo non fa differenza, la battaglia la condurrò ugualmente nell’esclusivo interesse dei diritti della collettività. PS3: Ulteriori informazioni Dell’affare Fantasylandia se ne sta occupando anche la Corte dei Conti, il cui compito è vigilare sull’utilizzo dei soldi pubblici, che ha inviato una richiesta di atti al Comune, a cui, credo, qualcuno abbia già risposto. Però, è strano come tutto stia
passando sotto silenzio, quasi non se ne sa nulla. Per fortuna che ci siamo noi a fare informazione, altrimenti sarebbe un autentico pattume informativo.
Un lettera per chi vive sulla Casilina di Benedetto Paris
Da tempo, tanto tempo, vivere e lavorare lungo il tratto urbano della Casilina è diventato impossibile: il traffico, i rumori dei camion, i vetri che tremano, i bicchieri nelle credenze che sbattono, i muri che si crepano. Non è un terremoto, ma la normale vita lungo la Casilina nel momento in cui passa uno delle decine di mezzi pesanti (camion, betoniere, trasporti speciali) che la percorrono. Tutto questo non è normale, ma ha delle cause e degli effetti: il primo fra tutti il dissesto del manto stradale. E’ questo che provoca quel rumore assordante dei camion e dei loro rimorchi, è questo che provoca il tremore delle case e i danni a chi ci vive, anche a 20/30 metri di distanza, specie se si trova al secondo o terzo piano. Davanti a questi problemi tante volte siamo andati a chiedere lumi al Comune, all’Amministrazione, ma da lì solo una risposta “scarica barile”: è competenza dell’ASTRAL. Vero, è l’ASTRAL, agenzia della Regione Lazio, a gestire le strade regionali, prima statali come la Casilina...e quindi? Chi fa qualcosa affinché l’ASTRAL intervenga? Qualcuno ha mobilitato i cittadini per sensibilizzare l’ASTRAL? Davanti al loro assordante silenzio, noi abbiamo chiesto, ci siamo informati, abbiamo fatto i nostri passi e così abbiamo mandato giovedì una lettera per informare del grave stato delle cose, per il problema sicurezza lungo la Casilina, per chiedere controlli accurati e un intervento serio, definitivo, non la sistemazione dell’asfalto (non è quella il problema!), ma un intervento in profondità che ridia stabilità al manto stradale, perché non è la buca che fa tremare la Casilina, ma qualcosa che c’è sotto, magari dovuto a lavori passati (la metanizzazione?) e interventi precedenti. Noi abbiamo fatto la nostra parte e continueremo a farla, continueremo a sensibilizzare le istituzioni provinciali e regionali davanti all’inerzia dell’Amministrazione, come nel caso dell’autobus per i ragazzi di Palestrina: la Provincia, secondo l’Amministrazione, era sorda e non dava una corsa in più per i ragazzi che vanno a scuola a Palestrina. Invece, semplicemente, nessuno aveva coinvolto direttamente gli uffici dell’Assessorato ai Trasporti e alla Mobilità e così, dopo un nostro diretto interessamento con una lettera indirizzata all’Ass. Colaceci, prima sono venuti gli ispettori e poi la corsa in più al mattino per gli studenti e le studentesse delle scuole prenestine. Nessuno può assicurarci che lo stesso avvenga stavolta, ma noi, ancora una volta, abbiamo fatto la nostra parte, dato il nostro contributo all’interesse collettivo dei cittadini e del paese davanti all’assenza del Comune. Speriamo, e lavoreremo ancora per questo, che anche in questo caso un serio problema si risolva.
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Il chiodo fisso e l’inferiorità Nell’ultimo Consiglio Comunale abbiamo discusso di un’Intesa intercomunale di programmazione per i finanziamenti e la realizzazione di opere infrastrutturali. Il titolo lascia presagire chissà che cosa, in realtà abbiamo votato un mandato al Sindaco per partecipare a un tavolo interistituzionale. Tranquilli, niente di preoccupante. Il Sindaco ha avuto il mandato dalla maggioranza, ma non da parte nostra, perché come al solito, malgrado il titolo roboante, sono arrivati in Consiglio impreparati e con il solito chiodo fisso: strade, strade e ancora strade. Mi spiego meglio. Tra il comune di Colleferro e Valmontone viene firmato un protocollo d’intesa, il 17 febbraio del 2004, con l’intento di costituire un tavolo di confronto per individuare iniziative comuni sull’asse degli interessi propri dei due comuni. Valmontone e Colleferro, insomma, si sono preparati un bel programmino egoistico per le loro attività, ruotante sull’Outlet di Valmontone e sul reinserimento al lavoro degli operai espulsi dalle fabbriche di Colleferro. Solo il 2 dicembre 2008 vengono inclusi anche Artena e Labico, il primo come propaggine naturale di Colleferro, mentre Labico, come codazzo degli interessi di Valmontone. E’ chiaro che gli ultimi arrivati servono a fare colore, non avendo nulla da proporre. Le nostre obiezioni hanno due direttrici: le insignificanti e irrealizzabili proposte della maggioranza e la sussidiarietà agli altri, in modo particolare a Valmontone. Nel primo caso, le proposte, di mero valore indicativo, del nostro comune vanno nella direttrice che ruota intorno alla viabilità della Valmontone-Cisterna e del casello autostradale, a non meglio precisati servizi di livello intercomunale, allo sviluppo di attività e di funzioni strategiche per l’area (sic), a collegamenti all’appena accennata Città dell’Arte, a una serie incredibile di rotonde e di quadrate intorno alla viabilità connessa sempre con la bretella di Cisterna. Poi si fa un accenno all’ampliamento della casilina, ma non del tratto urbano, in quanto non realizzabile, e, aggiungo io, neanche per il resto della tratta, perché la variante di piano adottata di recente prevede case a gogò sull’intero asse della casilina stessa. Nel secondo caso, abbiamo marcato la nostra distanza da una politica di piccolo “accattonaggio”, dicendo basta alla dipendenza da altri, basta alla sussidiarietà. Mai una volta che il comune di Labico fosse promotore di iniziative su cui far accodare gli altri, fosse un comune capofila di qualcosa. Sempre noi accodati. A questa maggioranza manca l’orgoglio dell’appartenenza, manca l’orgoglio di mettersi
di Maurizio Spezzano alla pari, se non in competizione reale con gli altri, sempre ad inseguire, ad accodarsi al pari di un cagnolino, facendo risaltare la mediocrità sulla capacità. Il nostro territorio è stato già forzatamente svilito da una politica dissennata di depauperazione della sua ricchezza naturale: l’ambiente. Se poi aggiungiamo alla casilina, alla vicina prenestina, alla tratta ferroviaria regionale, alla TAV, all’autostrada, altre matrici viarie non indispensabili, vuol dire che stanno preparando il de profundis a quel po’ di territorio che è rimasto, negando alle generazioni future la possibilità di godere del territorio comunale. Noi abbiamo fatto la nostra proposta: lavoriamo d’intesa con gli altri comuni affinché la tratta ferroviaria Roma-Cassino diventi una metropolitana in superficie, come la Fara Sabina-Fiumicino, raggiungendo in tal modo due obiettivi: primo, salvaguardia del territorio e dell’ambiente, potenziando il sistema di trasporto su ferro; secondo, essere noi i promotori di questo progetto. Non ci riusciremo? Vuol dire che ci proveremo ancora, ma così facendo potenzieremo nei cittadini il rispetto che si deve al nostro territorio e tireremo fuori l’orgoglio d’appartenenza a una comunità che non sa solo chinarsi, come è stato fatto in tutti questi anni, ma certi di stare a schiena dritta, fieri della nostra capacità di saper guardare dove altri non sanno. Naturalmente, tutto questo è stato catalogato come la solita strumentalizzazione dell’opposizione, che non sa proporre e che fa politica (ho citato a memoria ciò che ci è stato detto in Consiglio Comunale). Ogni volta che facciamo una proposta seria e qualificante ci sentiamo ripetere questa cantilena. La maggioranza è convinta che solo le loro proposte siano valide, tutte le altre sono da mandare al macero perché vengono dall’opposizione. Noi crediamo che non sia questo il metodo giusto di governare una comunità. Se chi governa non sa far sviluppare il senso di comunità, l’orgoglio dell’appartenenza, l’entusiasmo della partecipazione, la certezza del giusto e della giustizia, potrà anche far costruire case all’infinito ed approvare varianti al PRG per gli amici, ma resterà sempre un insieme di mediocri. Noi siamo sognatori, utopisti, un po’ illusi; ci piace credere che la società giusta si ha se tutti concorrono a realizzarla. Mi fermo qui, ma sono convinto che i sognatori, proprio perché lo sono, sanno realizzare grandi cose, perché hanno la capacità di scorgere bellezze quando altri guardano altrove, distratti dall’effimero e dal superfluo.
Perché dovremmo dar credito a questa opposizione? Queste riflessioni scritte sono rivolte ai liberi pensatori di Labico. Chi crede solo nel dio denaro, chi vive dei propri interessi particolari, chi se ne frega altamente di chi gli abita vicino può serenamente accenderci il fuoco. La vita non è certo una questione di facile approccio. Perfino chi è baciato da particolari fortune (salute, ricchezza, talento, superbia etc.), diversamente dalla gran parte degli esseri umani, è chiamato ad affrontare i complessi meccanismi della propria vita nel privato, nel lavoro, nella società. Tale complessità ed i pessimi comportamenti di chi dovrebbe essere di esempio per il ruolo istituzionale che riveste, ci abituano quasi ad 6 affrontare qualsivoglia questione in maniera contorta e
di Stefano Simonelli
diffidente. Nulla è semplice, lineare, esplicito. Con gli anni si matura la convinzione che dietro ogni fatto o argomento vi sia qualcosa di nascosto, di occulto, una trappola o un tranello. ”A pensar male si fa peccato, ma difficilmente si sbaglia” disse l’on. G. Andreotti. Questo criterio e l’umana rassegnazione creano però una condizione di disfattismo che frena il percorso dell’uomo verso la propria civilizzazione, verso la pace, la tolleranza, l’equità. Forse sto andando troppo in là, ma questa premessa è propedeutica alla questione in oggetto. Perché dovremmo dar credito a questa opposizione? Dietro il loro impegno non si nasconde la solita voglia di potere, di denaro e quant’altro? Ed anche, seppure così non fosse,
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quale garanzia potrà mai darci di saper governare questo piccolo territorio nell’interesse di tutti? Ebbene, se vorrete concedermi un po’ di attenzione, proverò a darvi alcuni elementi di valutazione, prima però è necessario un breve excursus storico per ricordare quell’insieme di concause che diede vita alla formazione del gruppo C&VL. Il nostro paese, il cui territorio, ricordiamolo, è di soli 11kmq, vedeva un incremento demografico dall’andamento esponenziale, il più alto d’Italia. Un vero via-vai di betoniere. Qualche mese prima, nel gennaio 2007, il consiglio comunale col supporto dell’opposizione del tempo, approvò una variante del piano regolatore che prevedeva un ulteriore raddoppio della popolazione con la creazione di interi quartieri ad alta densità abitativa ed un numero di altre simpatiche iniziative tese a fare del territorio una specie di torta da spartire tra pochi potenti locali. Nel frattempo molte strade e quartieri anche di recente costruzione soffrivano (e spesso tuttora soffrono) di scarsa se non totale manutenzione, non un marciapiede, una pista ciclabile, un’illuminazione adeguata quando presente, un parco giochi etc. etc. La totale assenza di iniziative sociali e culturali degne di un qualche interesse era (ed è) un carattere distintivo di quella e questa amministrazione. (Festa di S. Rocco e sagra della “salsiccia” a parte). E poi la scuola, il verde, i rifiuti, l’acqua etc.etc. C’erano insomma talmente tanti motivi di evidente gravità che molti labicani vecchi e nuovi sentirono il bisogno di fare qualcosa per non annichilire del tutto il nostro amato e bistrattato paesotto. Così, semplicemente, spontaneamente e anche confusamente, nacquero due gruppi composti da comuni cittadini della più ampia estrazione politica e sociale che in breve si fusero a formare l’attuale C&VL. Un solo intento: una migliore qualità della vita per tutta la comunità. Non vi tedierò con i ricordi dell’entusiasmo, la partecipazione e l’apporto di ognuno per la causa comune. Ciascuno contribuì con la propria disponibilità, le proprie competenze ed i propri soldini a trasformare tanta passione in una lista civica che per la prima volta nella storia recente di Labico ha ottenuto il 43% dei consensi. Obiettivamente, a meno di condizioni particolarmente favorevoli, non si poteva pretendere di più. Un branco di emeriti sconosciuti, in larga parte privi di particolari esperienze politiche, autofinanziati, che non fa alcuna promessa elettorale, che non va a bussare in tutte le case col sorriso da elezioni imminenti, che dice e scrive solo cose dimostrabili, che aborra la bieca propaganda che invece ha subìto, oggettivamente non poteva aspirare a risultati migliori. Ma adesso sono trascorsi quasi due anni da quelle elezioni. Parlino i fatti. Quel gruppo spontaneo e caotico, che qualcuno in spregio (ma anche invidia) ha voluto chiamare “armata Brancaleone”, si è risolto in cinque consiglieri di minoranza che forti solo della loro preparazione e determinazione stanno sbriciolando, mattone per mattone (…), quel castello di carte (spesso introvabili) che caratterizza l’attuale e le precedenti amministrazioni. Essi hanno dimostrato totale affidabilità e competenza.
Si presentano, puntuali e preparati, a tutti i numerosissimi consigli comunali. (Consigli convocati sempre il venerdì mattina, altro primato labicano, così da creare qualche difficoltà accessoria ai nostri che non essendo politici professionisti devono perdere giorni di lavoro). Ho scritto “puntuali” non a caso, ma per sottolineare che spesso devono anche subire il frequente ritardo della maggioranza e “preparati” perché ogni incontro ufficiale è preceduto da un pre-consiglio aperto al contributo di tutto il gruppo per chiarire e dibattere l’ordine del giorno e la documentazione relativa. Proprio a proposito dell’archivio comunale la questione si complica. Sono talmente tante le lacune, gli allegati mancanti, le date incerte, le cartelle incomplete o introvabili, che si è spesso costretti, in consiglio, a dibattere sulle questioni procedurali piuttosto che del merito dei provvedimenti. Questo fatto può essere facilmente oggetto di strumentalizzazione, si può dire che sia una forma di ostruzionismo, che nasconda l’assenza di argomentazioni, ma chi ha potuto assistere a qualche consiglio comunale ha potuto verificare che gli argomenti c’erano ed erano pure assai concreti. Purtroppo ci è stato impedito di registrare, in qualsiasi forma, le sedute consiliari. Sapete com’è… carta canta dice il saggio. In ogni caso, all’enorme fatica che richiede la lettura e spesso la decriptazione dei documenti, si aggiunge quella di dover scrivere i resoconti dei consigli sull’organo di informazione di cui il nostro gruppo si è voluto dotare. Sono relazioni il più possibile obiettive, ma chi ha dei pregiudizi può considerarle di parte, per questo insisteremo affinché si possano registrare e pubblicare in rete tutte le sedute consiliari. Ci sono voluti 22 mesi di insistenze, ma finalmente l’amministrazione ha cominciato ad usare l’informatica. Il nostro sito contiene tutti i documenti in nostro possesso da sempre, quello comunale, a spesa pubblica, si sta attrezzando… Grazie ai nostri consiglieri. Ho insistito sulla questione della documentazione perché la conoscenza degli atti (pubblici) è l'unico strumento di cui dispongono. Le ore e le notti spese in lettura ed approfondimento, per poter approvare o respingere con cognizione di causa la delibera o la determina del prossimo consiglio sono una fatica colossale e logorante. Una fatica che paga però, perché spezza quel meccanismo odioso che vede votare i consiglieri di maggioranza sulla fiducia, quando non per ossequio o per ordine della giunta, costringendoli ad informarsi su ciò che voteranno per il bene loro e della comunità tutta. Tutto questo (e molto altro) ha l’enorme merito di portare ad una maggiore legalità e trasparenza nella massima istituzione del paese. La democrazia ringrazia. Come avrete notato non ho fatto riferimenti a questioni precise, minuziosamente riportate nei vari numeri di C&VL news e sempre consultabili sul nostro sito, ho voluto piuttosto evidenziare la serietà, l’impegno costante e la competenza dei nostri consiglieri. Nella campagna elettorale di due anni fa chiedevamo un voto sul programma e sulla fiducia, ma ora possiamo chiedere ai fatti concreti di attestare la bontà delle intenzioni e le capacità dei nostri rappresentanti. 7 Non è sempre vero che a pensar male si indovini.
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Il codice della strada… A Tramezzate di Sopra il Codice della Strada non è una legge dello Stato. E’ un atto di indirizzo, una dichiarazione di principi, un elenco di suggerimenti, una lista di consigli. Questo non significa che non abbia alcun valore o che non venga applicato. Tutt’altro. Più di qualche automobilista si è visto infliggere sanzioni che proprio da quel testo traevano la propria legittimazione. E’ che il Codice è soggetto ad una discrezionalità indubbiamente singolare. Proviamo a riassumerne per sommi capi alcune note distintive: 1.Sono ammesse le seguenti tipologie di parcheggio: in doppia fila, sul marciapiede, salvo che il soggetto autore della violazione sia un conclamato simpatizzante della minoranza. 2. La sosta a tempo deve essere rispettata, fatta eccezione per i membri della maggioranza, i loro familiari, gli amici e gli amici degli amici, con particolare riguardo per gli eser-
centi attività commerciali legati, a vario titolo, alla casta. 3. Le strisce pedonali svolgono una funzione puramente Nella foto: il classico SUV parchegestetica e servono giato impunemente sul marciapiede ad ingentilire una striscia d’asfalto altrimenti grigia e cupa. I pedoni che decidano di servirsene per attraversare la sede stradale lo fanno a proprio rischio e pericolo. 4. La domenica il Codice della Strada non si applica e l’eventuale agente di polizia municipale in servizio è esonerato dallo svolgimento di qualsivoglia intervento. Leo Vitro
Questo è quello che ci meritiamo? Consiglio Comunale del 23 gennaio 2009 ore 13,30, fuori dall’ordine del giorno chiedo al Sindaco se posso avere l’attenzione del Consiglio in merito ad una segnalazione di particolare interesse e di particolare sensibilità. Porto a conoscenza il Sindaco e i colleghi consiglieri che in prossimità dell’ufficio postale non vi è un posto auto riservato ai diversamente abili e spiego che ho assistito ad una scena in cui una donna, diversamente abile appunto, parcheggiando sulla Casilina, in prossimità delle scalette che portano alla scuola, ha dovuto con una difficoltà incredibile raggiungere l’ufficio postale attraversando la strada statale in quanto il viale era completamente occupato da altre autovetture. Il Sindaco mi ringrazia per la segnalazione dicendomi testualmente “farò subito fare un parcheggio per diversamente abili, e ti ringrazio per la segnalazione”. Martedì 2 Febbraio vado in Comune per la convocazione della commissione, precisamente la III, non ho letto l’e-mail della mattina che diceva che era stata rinviata, ma mentre vado via incontro il Sindaco, ci salutiamo e gli rinnovo la richiesta del parcheggio, lui mi risponde: “perché ancora non è stato fatto? Non è possibile, ho dato mandato al funzionario di predisporre l’intervento!”. Ci rechiamo insieme all’ufficio preposto e lui rinnova la richiesta al funzionario e mi dice “stai tranquillo ritienilo fatto”.
di Danilo Giovannoli Oggi, 27 febbraio 2009, giorno in cui sto scrivendo quest’articolo, del parcheggio non vi è ancora traccia, e sono passati 35 giorni. Adesso quando il Sindaco leggerà queste righe, dirà che sto speculando su una problematica sociale e che lo stronzo (scusate il termine, ma non ne trovo uno migliore) sono io, come al solito. Compito di un consigliere comunale di opposizione è di vigilare sull’operato della maggioranza e garantire i cittadini affinché i propri diritti vengano assicurati, quello di cui sopra è un sacrosanto diritto che per negligenza fino ad oggi è stato negato visto che l’ufficio postale di Labico è ubicato nell’attuale sito da almeno tre anni. La domanda che mi pongo spesso è, se veramente meritiamo tutto questo, se meritiamo che questa maggioranza troppo spesso si dimentichi di prestare attenzione ad elementi imprescindibili del vivere quotidiano , ma non dimentichi mai di prestare attenzione a quegli elementi che non sono imprescindibili , ma funzionali ad interessi diversi. Spero con sincerità, caro Sindaco, che invece di rispondermi che faccio demagogia provveda immediatamente a dare seguito alla mia richiesta anche perché il problema dei parcheggi per Lei e i suoi Assessori non c’è visto che ve li siete riservati!
Per conoscere la nostra attività e per partecipare visita il nostro sito web: www.cambiareeviverelabico.it Per inviarci le tue segnalazioni, mandarci delle foto o scriverci delle lettere da pubblicare mail. cambiareevivere@libero.it cell. 3208597261 ‐ 3283789894
Anno 3, numero 6
27 marzo 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Anticipi di Bilancio Ecco qualche assaggio di quello che arriverà al prossimo consiglio: la cassa è in affanno! di Tullio Berlenghi
Essendo passato più di un mese dall’ultimo consiglio comunale abbiamo deciso di “uscire” con il nostro giornale per darvi qualche aggiornamento e per aprire qualche spazio di riflessione. Intanto assistiamo alla più lunga “pausa” da un anno a questa parte. Quella precedente – che detiene il record assoluto – era (casualmente?) coincisa con la campagna elettorale del vicesindaco per le elezioni provinciali. Anche questa volta si è trattato di un’interruzione “strana”, visto che un po’ di cosette da sistemare ancora ci sarebbero e forse si sarebbe potuto approfittare di queste ultime settimane. Non dico per rispondere alle nostre interrogazioni, considerate le cenerentole dell’attività istituzionale, sia per lo scarso rispetto del ruolo dell’opposizione, sia per la scabrosità di alcuni argomenti che non poco imbarazzo creano alla maggioranza. Si pensi all’interrogazione sulla diffusa assenza dei certificati di agibilità e sul mancato completamento delle lottizzazioni, da cui si capisce che l’attenzione degli amministratori è massima quando si tratta di rendere edificabili i terreni, permettere la costruzione e agevolare la vendita delle case, per poi scomparire quando in quelle case ci vanno ad abitare delle persone. Però su altre questioni era stata pale-
sata una certa urgenza. Penso all’atto di permuta sulla particella inserita nella proprietà del Sindaco, inserita con procedura d’urgenza per il consiglio del 6 febbraio, rinviata al 20 febbraio, ulteriormente rinviata con l’impegno di approfondire la questione con la commissione urbanistica (nonché di predisporre una mappatura di tutte le strade pubbliche che attraversano il territorio) e della quale invece non si è più avuto neppure un accenno. Approfittiamo dunque di questo intervallo per dare una prima spulciata al bilancio del Comune. Il primo elemento che salta agli occhi è che è un bilancio “in affanno”. E’ un bilancio che gli uffici hanno faticato non poco a far quadrare nel rispetto dei principi contabili. Un bilancio che quindi mette in evidenza una “sofferenza” economica della nostra piccola comunità. Da dove nasce questa situazione? In primo luogo c’è il mancato introito ICI sulla prima casa deciso dal Governo Berlusconi. Un segno meno sulle previsioni dell’entrata solo parzialmente compensato da altri trasferimenti statali. Il saldo finale rimane comunque negativo, pur con un considerevole aumento dell’imposizione ICI legato al cambiamento di destinazione di molte aree previsto dalla variante adottata a gennaio 2007. Un aumento che, tra
In questo numero:
FINALMENTE I PARCHEGGI PER I DIVERSAMENTE ABILI ALLE POSTE!!! Dopo la segnalazione del consigliere Giovannoli al Sindaco e l’articolo apparso sullo scorso numero di Cambiare e Vivere Labico News, sono stati finalmente disegnati i parcheggi riservati ai diversamente abili presso l’ufficio postale di Labico.
Una piccola vittoria per tutti i cittadini labicani...
Costruire una casa a Labico? Ecco quello che c’è da sapere.. Discariche abusive: un problema labicano Trasparenza: gli atti pubblici a Labico sono la cosa più privata che c’è! Censura: ecco il comunicato che abbiamo inviato a Cinque! Platone e la
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l’altro, potrebbe portare anche qualche brutta sorpresa qualora la Regione decidesse di rinviare al mittente il piano (pieno di incongruenze, errori ed irregolarità procedurali, da noi vanamente segnalate). Per compensare la riduzione delle entrate l’amministrazione ha deciso di perseguire due strade. La prima è quella dell’aumento delle previsioni di entrata del comparto sanzionatorio: da un lato per le violazioni del Codice della Strada e dall’altro per irregolarità nell’attività edilizia. Da un lato quindi si fa una finta campagna di sicurezza posizionando qualche autovelox al solo fine di “fare cassa” (ché la sicurezza stradale è ben altra cosa) e dall’altro si darà il via a tanti microcondoni (magari già concordati) per sanare una pletora di piccoli e grandi abusi. La seconda sarà quella dell’aumento delle tariffe a domanda individuale. Aumenterà tutto l’aumentabile. Dalla TARSU (rifiuti) alla tariffa sull’acqua. Dallo scuolabus ai buoni pasto. Dall’assistenza domiciliare agli impianti sportivi ed ai soggiorni estivi. Non perché vi sia stato un aumento dei costi (a
parte i rifiuti su cui però bisognerebbe aprire un capitolo a parte, vista la sconcertante situazione in cui versa GAIA), ma perché c’era bisogno di compensare la riduzione del gettito operata dal Governo. E chi pagava magari cento euro all’anno di ICI per la prima casa rischierà di pagarne molti di più per l’aumento delle tariffe locali. Pensate ad una famiglia che ha due bambini che frequentano il tempo pieno. Con il rincaro dei pasti da 2,5 a 3 euro (20% netto di aumento) andrà a spendere circa 170 euro in più solo per la mensa scolastica. Senza parlare di tutto il resto. Ovviamente con quei soldi bisognerà finanziare anche il sostanzioso aumento di stipendio che si sono dati gli amministratori, per mantenere i quali la collettività spende circa 90mila euro l’anno. Sono solo alcune anticipazioni della situazione contabile del Comune. Di queste cose si parlerà nel consiglio comunale del 31 marzo prossimo in cui proveremo ad avanzare qualche proposta per una più razionale allocazione delle – modeste, purtroppo – risorse economiche.
Il comunicato censurato:
La Labico del futuro? Là dove c’era l’erba ora c’è… Dopo lo scandaloso articolo apparso su Cinque, in cui si descrive il centro storico di Labico come se fosse via Montenapoleone a Milano, pubblichiamo la nostra replica che la redazione di Cinque ha pensato bene di stravolgere con il chiaro obiettivo di mettere in cattiva luce l’opposizione. Sarà un caso che il caporedattore fosse a libro paga dell’amministrazione fino a poco tempo fa? Davvero interessante l’articolo apparso qualche giorno fa su questo quotidiano (14 marzo) che si riferisce alla viabilità labicana. Belle parole, non c’è che dire. Peccato che ad un’analisi attenta gran parte di quanto scritto non corrisponde al vero, o forse è un vero che noi non riusciamo a vedere. Sì, i lavori ai marciapiedi lungo la Casilina sono stati completati (almeno in parte), e di questo siamo davvero soddisfatti. Non certo e non solo per coloro che passeggeranno tra i negozi e le vetrine del centro storico (!!!) quanto per la sicurezza di quanti la Casilina l’attraversano ogni giorno per le più diverse ragioni. E spesso si tratta di persone anziane o di famiglie che decidono di farsi una passeggiata con i propri bambini senza essere costrette ad utilizzare per forza la macchina. Certo però, descrivere il centro storico labicano come un insieme di negozi, vetrine, banche e altri numerosi servizi e centri di assistenza ci sembra una vera forzatura. Non perché non sarebbe bello (sarebbe bellissimo!) ma perché la realtà dei fatti è diversa. E non sarà certo un marciapiede nuovo a ridare vita al centro storico di Labico e a quegli (ormai pochissimi) esercizi commerciali che vivono in grande difficoltà. E’ un diverso tipo di politica che andrebbe applicato. Un tipo di politica che la nostra amministrazione non conosce e non ha mai dimostrato di voler conoscere. Basta, infatti, leggere soltanto qualche riga più giù. Nello stesso articolo a cui ci riferiamo, si parla della (straordinaria) opera della Cisterna – Valmontone. Dipingendola come il gigante
buono che risolverà i mali del paese e come opera in grado di, testuali parole, salvaguardare sia lo sviluppo residenziale e produttivo, che le caratteristiche ambientali (…) di uno dei territori più integri del comprensorio. Beh… l’unico sentimento di fronte a certe affermazioni è un sorriso amaro. La CisternaValmontone è un’opera che, in un caso o nell’altro, trancerà di netto la (unica) zona verde del paese e avrà come conseguenza, tra le tante, un sicuro aumento dell’inquinamento di Labico. Non certo la difesa del territorio. Ma il vero clou viene nelle ultimissime righe del pezzo. Lì dove sorge l’attuale area industriale sorgerà una nuova zona commerciale. Ma come? Non vantavamo un centro storico con vetrine, negozi, banche e servizi? A cosa serve in un paese piccolo come Labico una nuovissima zona commerciale a ridosso del centro se non a far morire i pochi esercizi commerciali ancora presenti nel lembo della piazza centrale? Tante domande e sempre poche, pochissime risposte. Evidentemente l’intenzione dell’amministrazione è dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Facciamo i marciapiedi per aiutare i commercianti del centro storico, ma anche una nuova zona commerciale un po’ più in là. Salvaguardiamo uno dei pochi territori integri del comprensorio, ma costruiamoci sopra anche una bretella. Cambiare e Vivere Labico
Anno 3, numero 6
Discariche abusive Alcune immagini di depositi illegali di rifiuti che imbrattano le nostre campagne Rifiuti a cielo aperto (Casali) Eternit abbandonato sul ciglio di Via di Centogocce
Eternit al centro della carreggiata che, tra le altre cose, impedisce il passaggio di Via della Forma (strada che collega Labico e Valmontone dai Casali)
Il sogno di tutti noi Vuoi costruire una casa tutta tua??? Dedicato a tutti quelli che vogliono costruirsi una casa a Labico. di Ruggero Mariani
Vuoi costruirti una casa tutta tua? Hai pronto un bel progetto? L’hai promesso alla tua famiglia? Il tuo terreno rientra in zone edificabili del nuovo Piano Regolatore? Hai acquistato un terreno edificabile previsto nel P.R.G. del Comune di Labico? A questo punto viene il bello!
Ma non è finita qui. Nei casi in cui il Comune si sostituisca ai proprietari nella formazione dello strumento urbanistico attuativo, e non consegua, previa diffida nei termini di legge, la condizione di cui sopra, il Comune stesso può procedere all’espropriazione delle aree di intervento. Le aree espropriate saranno ZONE RS1 – RS2 – RS3 DEL NUOVO PIANO REGOLATORE cedute ai richiedenti attraverso i procedimenti ad evidenza pubSe possiedi o vuoi acquistare un terreno che ricade in una zo- blica previsti dalle vigenti normative. na RS1, RS2, o RS3 (zone residenziali), l’edificazione deve ZONE “O” DI RECUPERO URBANISTICO DEL NUOVO P.R.G. avvenire previa approvazione di un piano attuativo di iniziativa Se invece possiedi, o hai acquistato un terreno ricadente in pubblica o privata. Ciò vuol dire che, in base all’articolo 7 del- zona denominata “O” (zona di recupero urbanistico), il recupero le norme tecniche di attuazione del P.R.G., si è costretti a urbanistico di dette zone dovrà avvenire previo piano particolapresentare un piano di lottizzazione, la cui superficie minima reggiato o piano di lottizzazione convenzionata, esteso all’intero deve raggiungere i 10.000 mq. nucleo. Ciò vuol dire che in base all’articolo 15 delle norme Quindi chi possiede o ha comprato un terreno con superficie tecniche di attuazione, la redazione dei progetti dei piani partiinferiore, è costretto ad aderire a lottizzazioni pubbliche o pri- colareggiati può essere affidata da parte del comune a consorzi vate, (che verranno gestite dai soliti noti), dove se tutto va be- fra proprietari delle aree interne alle perimetrazioni individuate ne si ritroveranno una casa del tutto diversa da quella che han- nel presente piano che ne facciano richiesta. Siamo alle conno sognato per una vita. Non solo: nel caso di consorzi tra dizioni di cui sopra. Non solo, ma a differenza di ciò che reciproprietari per lottizzazioni private (sempre dei soliti noti di tano le norme tecniche di attuazione all’art. 15 comma 5, nelle cui sopra), in cui non riescano a raggiungere i 10.000 mq ne- zone “O” di recupero urbanistico in base alla legge 28 del 1980 cessari, ma raggiungano il 75 % della superficie necessaria è previsto solamente il recupero degli edifici esistenti e non alla lottizzazione (quindi 7.500 mq), previa diffida per i pro- certo la possibilità di aumentare la cubatura fino a 0.4 mc/mq, prietari non aderenti, il Consorzio acquisisce la disponibilità come viene fatto intendere dalle stesse norme. In pratica si di tutte le aree promovendo la procedura espropriativa, a tratta di indici illegittimi. Per poterli realizzare i proprietari saranproprio favore, della superficie edificabile dei terreni dei no costretti a svendere i propri terreni senza alcuna garanzia proprietari non aderenti, e provvede all’attuazione dello stru- sull’immobile da edificare. mento urbanistico attuativo. Meditate gente, meditate!!!
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La trasparenza labicana Cosa farebbe una persona onesta se venisse accusata di aver destinato, a pochi mesi dalle elezioni, soldi pubblici ad una struttura privata? Indubbiamente cercherebbe di fare la massima chiarezza possibile sulla situazione. Cercherebbe di dimostrare che l’illecita sottrazione di risorse non è mai avvenuta o quantomeno che non ci fosse nulla di irregolare (un po’ difficile da immaginare, ma non escludiamo nulla). Se, pertanto, a seguito di un’indagine avviata dalla Corte dei Conti, il Sindaco ha scritto una lettera di spiegazioni alla magistratura contabile, dovrebbe essere il Sindaco stesso a rivelarne il contenuto. Perché sarebbe un modo per fugare ogni dubbio sulla correttezza della propria azione amministrativa. A meno che le “magagne” siano di tale portata da rendere più consigliabile mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda. Magari trincerandosi dietro una oggettiva for-
zatura di una sentenza del Consiglio di Stato per “secretare” la propria versione dei fatti. E dire che quando è l’opposizione a citare le leggi e le sentenze fanno sempre finta di niente. In sintesi la situazione è questa: 1. La Corte dei Conti sta indagando su un illecito commesso ai danni della collettività; 2. Gli amministratori non si degnano di dare alcuna spiegazione ai cittadini sul loro comportamento e, anzi, nascondono maldestramente un po’ di carte; I cittadini, oltre al danno della sottrazione indebita di risorse, si troveranno a dover pagare le spese legali per difendere gli amministratori sotto accusa. Oltre al danno, la beffa. Qualcun altro al posto loro proverebbe un certo imbarazzo nel farsi vedere in giro… Leo Vitro
LA FELICITA’ DELLO STATO NON SOLO DI ADIMANTO SOCRATE ALCUNI INDIVIDUI
Ebbene … aggiungiamoli pure! Tu domandi come ci giustificheremo? ADIMANTO Sì. SOCRATE Secondo me, … troveremo la risposta cammin facendo. Diremo che non ci sarebbe affatto da meravigliarsi che anche così costoro fossero molto felici. Pure, noi fondiamo il nostro stato perché una sola classe tra quelle da noi create goda di una speciale felicità, ma perché l’intero stato goda della massima felicità possibile. Abbiamo creduto di poter trovare meglio di tutto la giustizia in uno stato come il nostro, e, viceversa, l’ingiustizia in quello peggio amministrato; e di poter discernere, attentamente osservando, ciò che da un pezzo cerchiamo. Ora, noi crediamo di plasmare lo stato felice non rendendo felici nello stato alcuni pochi individui separatamente presi, ma l’insieme dello stato. […] Si deve dunque esaminare se dobbiamo istituire i guardiani per far loro godere la massima felicità possibile; o se, guardando allo stato nel suo complesso, si deve farla godere a questo; e costringere e convincere questi ausiliari e guardiani e così pure tutti gli altri a seguire meglio che possono l’opera loro propria; e se, in questa generale prosperità e buona amministrazione statale, si deve lasciare che ogni classe partecipi della felicità nella misura che la natura le concede.
Maurizio Spezzano Dopo il Discorso di Pericle e le considerazioni di Umberto Eco sulla Democrazia, trovo doveroso pubblicare questo passo tratto da la Repubblica di Platone, in cui partendo dal concetto di felicità, la si estende nel suo rapporto con la pólis. Platone sostiene che lo stato viene fondato non affinché una sola classe goda della felicità, ma affinché l’intero stato goda della massima felicità possibile. Credo che più chiaro di così non ci sia molto altro. Ora guardiamoci intorno e pensiamo a Labico. ADIMANTO Come ti giustificherai, Socrate, se uno obietta che non fai per niente felici questi uomini (i guardiani dello stato n.d.r.)? E ne sono loro stessi la causa, perché sono loro i veri padroni dello stato, ma non ne ricavano alcun profitto; altri, per esempio, posseggono campagne, si costruiscono case belle e spaziose adeguatamente ammobiliate, offrono privatamente sacrifici agli dei e sono ospitali e possiedono proprio quello che or ora dicevi, oro e argento, e tutti i beni di cui di solito dispone chi vuol essere beato. E invece i tuoi uomini, si potrebbe obiettare, sembrano starsene lì nello stato, come ausiliari, come ausiliari a mercede, senza fare altro che presidiare. SOCRATE Sì, ammisi, e inoltre lavorare solo per il vitto e, a parte gli alimenti, non guadagnare una paga come gli altri, Per conoscere la nostra attività visita il nostro sito www.cambiareeviverelabico.it tanto che, se verrà loro voglia di andare all’estero a proprie spese, non potranno; né fare i generosi con etere né permet- Per inviarci le tue segnalazioni, mandarci delle foto tersi ogni altra spesa che vogliano, come spendono invece o scriverci delle lettere da pubblicare coloro che passano per felici. Questi gravi capi d’accusa, e mail. cambiareevivere@libero.it molti altri consimili, tu li lasci da parte.
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Anno 3, numero 7
10 aprile 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
*Buona Pasqua*
Con l’acqua alla gola
La politica economica del Governo penalizza i comuni: tagli al bilancio e aumenti delle tariffe. di Tullio Berlenghi Il 31 marzo abbiamo approvato il nostro secondo bilancio co- finanche dalla relazione dell’assessore - con aumenti di altre
munale. Una seduta “fiume” dedicata interamente al documento di programmazione economica del nostro piccolo paese. Una seduta però che è stata caratterizzata dal dibattito e dal confronto politico. Certo è stata un’assise impegnativa, ma la complessità e la vastità del tema meritavano indubbiamente che i consiglieri comunali vi dedicassero un’intera giornata. Qualcuno magari ha dedicato ancora più tempo all’esame dei documenti contabili. E chi ha avuto modo di assistere al consiglio ha avuto anche modo di notare che, tra i banchi della maggioranza, erano in molti ad avere idee piuttosto vaghe dell’esatto contenuto della corposa documentazione messa a disposizione dagli uffici. Noi di Cambiare e Vivere Labico abbiamo voluto esaminare con attenzione il bilancio. Come sempre metteremo a disposizione sul nostro sito gli atti ufficiali per chi desidera approfondire, ma riteniamo utile fare anche qualche considerazione di carattere generale sulle scelte contabili dell’amministrazione. Il bilancio preventivo per il 2009 si caratterizza per alcuni aspetti importanti. Intanto bisogna segnalare un aumento del 5 per cento del titolo I – entrate tributarie – che consiste praticamente in un significativo aumento della pressione fiscale. Dopo l’entrata a regime delle misure del Governo Berlusconi si evidenzia in modo chiaro che la tanto sbandierata cancellazione dell’ICI sulla prima casa è stata compensata - come era prevedibile e come sottolineato dagli stessi documenti contabili e
imposte. Con una piccola considerazione aggiuntiva: ad essere beneficiati sono soprattutto i proprietari di immobili di pregio, per i quali l’ICI poteva raggiungere somme ragguardevoli, mentre i proprietari di piccoli immobili si ritroveranno a dover pagare molto di più di aumento di tasse e tariffe di quanto possano aver risparmiato sull’ICI. Molto interessante poi è l’andamento del gettito ICI. Nel 2007 sono state accertate entrate per 725mila euro, poi ridotte a 394mila nel 2008 per l’abolizione dell’imposta sulla prima casa. Il gettito sale a 420mila euro nelle previsioni 2009 (di cui 100mila per le seconde case e 175mila per fabbricati produttivi). Le minori entrate per il Comune ammontano quindi a 305mila euro. Solo in parte compensate con trasferimenti statali (237mila euro). Da notare che la relazione previsionale e programmatica stima che “a consuntivo la perdita del gettito ICI risulterà di sicuro superiore al trasferimento attribuito”. Inoltre non è chiaro per quale ragione la stima del gettito ICI sia così “prudenziale” rispetto alla variante adottata al PRG. Facendo un rapido calcolo sulla base delle aliquote attuali e senza tener conto delle numerose modifiche intervenute in sede di esame delle osservazioni si può stimare un introito ICI aggiuntivo pari a 247mila euro. Dieci volte di più dell’aumento del gettito previsto dal bilancio in esame. Sempre sul fronte delle entrate un aumento rilevante in termini percentuali è quello relativo alle multe e ammende. Si parla in questo caso di sanzioni pecuniarie per violazioni del Codice della Strada o delle norme in materia edilizia. L’aumento è pari al 30 per cento. Difficile immaginare che l’obiettivo sia quello di aumentare la sicurezza stradale o il rispetto della disciplina edilizia ed urbanistica. Bisogna fare “cassa” e si usano tutti gli strumenti a disposizione. Aumentano le entrate derivanti da accensione di prestiti e questo significa che aumenta l’esposizione debitoria del Comune, che dovrà ovviamente sobbarcarsi gli oneri delle rate dei mutui. Mentre è drammatica la riduzione delle entrate per trasferimenti. Il taglio in questo caso è del 53 per cento.
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Dagli enti sovraterritoriali e dallo Stato arriveranno molti meno soldi che in passato. Il saldo finale di tutto ciò sarà un taglio netto di 3 milioni di euro al bilancio, al netto degli aumenti delle tasse e delle tariffe. L’importo complessivo passa da 11,7 a 8,6 milioni di euro. L’articolo 162 del TUEL stabilisce la necessità che si raggiunga un equilibrio tra i primi tre titoli delle entrate e le spese correnti e la quota capitale dei mutui da rimborsare nell’esercizio in corso. L’equilibrio è garantito solo dalla presenza delle entrate per multe e ammende, un’entrata che è per definizione aleatoria e che potrebbe anche non verificarsi. Per quanto riguarda le imposte giova ricordare che è dello scorso anno l’ultimo aumento dell’addizionale comunale che, nell’arco di due anni, è raddoppiata, passando dallo 0,4 allo 0,8%. Non è dato sapere per quale ragione, a fronte di un assestamento di 443mila euro per il 2008, la previsione per il 2009 si attesti su un valore di 391mila euro, con uno scostamento pari a 52 mila euro. Piuttosto anomale appaiono le stime rispetto al gettito dei numerosi aumenti previsti. Ad esempio l’aumento delle tariffe sull’acquedotto comporta una previsione del nuovo gettito in linea con la nuova tariffa, facendo presumere 40mila euro di maggiori entrate. Lo stesso criterio però non viene applicato per i buoni pasto, che aumentano del 20%, mentre il nuovo gettito viene incrementato di appena il 10%. Tra l’altro bisognerebbe capire come mai le spese per le mense scolastiche siano aumentate di 33mila euro dal 2007 al 2008. Ancora più prudente il calcolo per il trasporto scolastico. A fronte di un aumento di circa il 10% della tariffa il gettito previsto viene addirittura decurtato di 500 euro. Un’entrata del tutto priva di ogni possibile elemento di valutazione è l’imposta sulla pubblicità, di cui si ha esclusivamente il dato finale delle entrate, pari a 7.500 euro per il 2009, identico al consuntivo 2008. Anche la figura del responsabile del tributo è assente e si rimanda ad una società a responsabilità limitata. Si entra probabilmente in quella “zona grigia” della gestione amministrativa che si preferisce non pubblicizzare troppo. In ogni caso si registra una forte contrazione dell’autonomia finanziaria, dovuta soprattutto alla riduzione del prelievo tributario procapite (taglio dell’ICI), e solo parzialmente compensata dall’aumento dell’indice di autonomia tariffaria. Per quanto riguarda la spesa va segnalato un aumento della rigidità delle spese correnti, dovute alla forte incidenza delle spese sul personale e sugli interessi. Anche la copertura delle spese del campo di calcetto appare inadeguata. A fronte delle tariffe indicate e con una valida gestione si potrebbe tranquillamente ambire ad introiti di gran lunga più elevati e comunque non inferiori a 15mila euro l’anno. E comunque è paradossale che un bene che potremmo definire voluttuario veda una bassissima copertura percentuale da parte del beneficiario (6,1%), mentre per i buoni pasto le famiglie si trovano a coprire il 42 per cento della spesa. I trasferimenti statali sono diminuiti inoltre per il cosiddetto “taglio dei costi della politica” e per il fatto di aver superato 2 la soglia dei 5000 abitanti. In pratica per favorire i costrut-
tori non si è solo consumato e devastato il territorio, ma si è anche dovuto rinunciare alle agevolazioni ed alle opportunità previste per i piccoli comuni. Su questo la replica dell’assessore al bilancio e all’urbanistica è stata che noi saremmo contro al “progresso”. Nella sua visione (e della maggioranza) evidentemente progresso è sinonimo di speculazione edilizia. Noi per progresso intendiamo altro e siamo pronti a parlarne. Per completare il quadro sulle entrate appare opportuno fare una breve valutazione su quanto sia aumentato negli ultimi anni il gettito relativo alla categoria 01 (proventi dei servizi pubblici) del Titolo III (entrate extratributarie). In pratica dai 586mila euro del 2007 si è passati a 814mila euro nel 2008 per arrivare a 1.091mila euro nel 2009. Con un aumento in percentuale del 34% in un solo anno e dell’86% dal 2007 ad oggi. Anche correggendo il dato con gli incrementi demografici, si ottiene comunque un aumento del carico per i cittadini piuttosto consistente. Sul lato delle spese inutile sottolineare la preoccupante situazione del comparto istruzione e cultura, con un taglio di 44mila euro al comparto scuola e un taglio di 12mila euro alla cultura, 10mila dei quali sottratti alla biblioteca, che aveva già subito un taglio analogo nell’esercizio 2008. A conti fatti alla cultura l’amministrazione destina un ben misero 1,35% del bilancio comunale di parte corrente, mentre in conto capitale non viene destinato un solo centesimo al settore. Interessante osservare che, secondo la relazione previsionale e programmatica, il settore cultura sarebbe stato oggetto “in questi ultimi anni di un forte sviluppo rispetto agli esigui investimenti del passato, nell'intento di promuovere iniziative volte da una parte alla valorizzazione della nostra cittadina nel comprensorio provinciale e nazionale, dall'altra favorire lo sviluppo culturale della nostra popolazione”. Inoltre, sempre secondo la relazione, sarebbe “intenzione di questa amministrazione continuare il proprio impegno nelle manifestazioni culturali, del natale, dell'estate labicana ed altre iniziative, nonché favorire e valorizzare le associazioni presenti sul territorio”. Belle parole, ma ben lontane dall’attuazione pratica. La parte del leone la fa, come è naturale, la macchina amministrativa con 1,2 milioni di euro di budget (anche in questo caso con un lieve decremento). Il costo del personale incide sensibilmente sul totale, tenuto conto che il costo medio dei dipendenti comunali ammonta a 46mila euro, mentre nel 2007 era di 34mila euro. Interessante sapere che la variante al P.R.G., della quale gli amministratori hanno denunciato la diffusa presenza di errori e di inesattezze, è costata ben 62mila euro. Le spese correnti procapite sono diminuite, passando da 611 a 601 euro all’anno. Una riduzione ben più consistente riguarda le spese capitali procapite che sono praticamente dimezzate, passando da 1.162 a 611 euro all’anno.
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Anno 3, numero 7
Povera Italia e povero Labico, ma non tutto è perduto di Stefano Simonelli Dietro alla scandalosa condizione del nostro Paese c’è una politica cieca, fatta di interessi personali, scarsezza di idee e disinteresse per la comunità che si riassumono nei seguenti concetti: il consumo del suolo, la monetizzazione del territorio, il conflitto di interessi, la concorrenza sleale. Il consumo del suolo è la tendenza a sfruttare ogni angolo del suolo comunale senza alcuna considerazione relativa alla produzione di agricoltura e allevamento per il fabbisogno della comunità residente. In molte zone italiane abbiamo già perso l’autosufficienza alimentare. E’ un rischio gravissimo. Un capello oggi uno domani e ci si ritrova completamente pelati quando è troppo tardi. La monetizzazione del territorio è quel fenomeno secondo il quale le amministrazioni locali vendono territorio per fare cassa a supporto delle scarse risorse (e idee) di cui queste, obiettivamente, dispongono. Il conflitto di interessi si palesa quando un amministratore che persegue le due procedure appena viste ha legami stretti con costruttori, tecnici, geometri etc. La concorrenza sleale si concretizza quando un costruttore, avendo santi in paradiso, può acquistare dei terreni a prezzo “agricolo”, sapendo che presto subiranno il cambio di destinazione d’uso che li renderà edificabili moltiplicandone il valore per 10 o per 20. Peccato per gli altri costruttori, quelli
de-santificati. A tutto ciò si assomma quel tremendo malcostume (ed alto costo per la comunità tutta) per cui l’amministrazione comunale non si accerta in tempo utile dell’avvenuta realizzazione delle opere primarie spettanti alle ditte costruttrici. Per capirci meglio dirò che quasi sempre in cambio delle concessioni edilizie i comuni impegnano i costruttori a realizzare entro tot anni strade, fogne, illuminazione etc. secondo determinati standard. Quando però sindaci e costruttori sono, per così dire, intercambiabili, succede che controllore e controllato combacino. Questo porta spesso a lottizzazioni prive di quei servizi primari prima elencati o di qualità infima, i tempi sono scaduti e toccherà alla comunità pagare per quelle strade o quelle fogne che dovevano invece essere a carico dell’impresa costruttrice. C’è un’ulteriore beffa in questo pozzo senza fine: magari quelle opere saranno appaltate e daranno ulteriore reddito proprio a quelle imprese che avrebbero dovuto realizzarle a spese proprie! Il mondo è piccolo. Purtroppo non finisce qui, ma per ora accontentiamoci, nelle prossime occasioni vedremo come reagire a questo circolo vizioso e quali alternative un’amministrazione sana può percorrere. Nel frattempo meditate gente, meditate.
Botta e risposta Ecco il volantino diffuso da alcuni commercianti del centro storico: In riferimento all'articolo "La Labico del futuro? La dove c'era l'erba ora c'è... " apparso sul foglio Cambiare e Vivere Labico News e firmato da tutto il gruppo politico, alcuni commercianti del centro storico rispondono su quanto scritto in relazione al completamento dei lavori dei marciapiedi e sugli esercizi commerciali del centro storico. Leggiamo: " ... E non sarà certo un marciapiede nuovo a ridare vita al centro storico di Labico e a quegli (ormai pochissimi) esercizi commerciali che vivono in grande difficoltà. E' un diverso tipo di politica che andrebbe applicato...". A questa affermazione del gruppo di Cambiare e Vivere Labico rispondiamo che: Se fosse per la loro politica sociale e di spesa, gli esercizi commerciali del centro storico di Labico avrebbero già chiuso i battenti. Vi vediamo infatti passare per il centro storico con i vostri monovolume (producendo inquinamento ambientale) e non soffermarvi mai a fare acquisti. Meglio un marciapiede oggi che. .. E la nostra replica: Strana la vita. Noi muoviamo una circostanziata critica all’amministrazione comunale, anche nell’interesse di una categoria che riteniamo penalizzata dalla politica della maggioranza, e, a difesa dell’amministrazione, si mobilita un sedicente e anonimo gruppo di esponenti della categoria interessata. Vediamo dun-
que la lettera che gli anonimi estensori ci hanno inviato. Intanto si fa un riferimento critico alla nostra politica commerciale, come se noi avessimo una qualche voce in capitolo in merito. Di solito si giudicano le azioni, non le intenzioni. In ogni caso pare di capire che costoro – di cui si ignora il livello di rappresentanza della categoria – approvino incondizionatamente le scelte dell’amministrazione, compresa quella di prevedere un centro commerciale a 300 metri dal centro storico. Ne prendiamo atto. Il secondo elemento interessante riguarda la propensione al consumo nei negozi del centro da parte degli amministratori (sia di maggioranza che di minoranza). Sarebbe interessante stilare una classifica e credo ne vedremo delle belle. La cosa più divertente però è l’accusa di “inquinamento ambientale” circoscritta ai possessori di monovolume. Bisognerebbe capire se gli anonimi e coraggiosi estensori della missiva posseggono dei dati tecnici dai quali emerge che sia il tipo di carrozzeria a determinare le emissioni inquinanti e non – che so – il tipo di motorizzazione, la potenza, il carburante, ecc. Se poi il problema dell’inquinamento è così sentito immagino che gli anonimi autori evitino accuratamente di utilizzare l’automobile nel centro storico e che, anzi, ne vorrebbero la pedonalizzazione. Una bellissima proposta. Potrebbero sempre avanzarla agli amministratori da loro così strenuamente difesi. L’unico problema potrebbe sorgere all’ufficio protocollo, che avrebbe qualche legittima difficoltà a compilare la casella del mittente con la dicitura “anonimo commerciante”. 3
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La Giunta aumenta Acqua TARSU e Mensa...ma non diminuisce le sue indennità! di Benedetto Paris Il Bilancio per il 2009 è un bilancio stretto, ridotto dai minori fondi del governo, dal taglio dell'I.cI. e dal blocco dell'attività edilizia, per questo alla prima analisi abbiamo deciso di fare pochi ma sensati e razionali emendamenti e così abbiamo fatto, come è possibile leggere nel mio "post" dedicato. Poi però abbiamo visto le delibere sulle tariffe per il 2009 dei servizi principali del nostro comune TARSU (Rifiuti), Servizio Idrico, Mensa, Scuolabus, servizi sociali e così via....un disastro, anzi, in una crisi economica e sociale come quella che viviamo oggi, è una vera mattanza: TARSU +10% ACQUA +20% per tutti, utenze domestiche e economiche, tariffe base e eccedenze tutto uguale; FOGNE +10% TICKET MENSA: da 2.50 a 3 euro a pasto! Aumentano i costi dei servizi domiciliari, dell'autobus, i ragazzi che andranno al campus (ma ci andranno?) pagheranno il 75% del viaggio invece che il 60, aumenta anche la quota da pagare per gli anziani. L'aumento delle tariffe può essere motivato se aumentano i costi del servizio, come infatti prevede la legge, ma accade nel nostro bilancio? I costi aumentano quanto aumentano le tariffe? In questo bilancio i costi dell'acquedotto aumentano di 11.000 euro, con le nuove tariffe, l'aumento di entrate sarà di 40.000 euro! Tutto il costo del servizio idrico integrato aumenterà di 33.000 euro, mentre con le nuove tariffe entreranno 55.000 euro in più! Perché l'Amministrazione ci fa pagare di più di quanto serve per coprire l'aumento dei costi? La scelta è chiara. Abbiamo meno soldi, facciamo pagare di più i cittadini così noi risparmiamo e finanziamo altre cose con quei soldi. Lecito, legittimo, ma è opportuno e giusto? Aumentare così tanto le tariffe tocca la vita quotidiana della gente, specie se pensiamo all'aumento della mensa, oppure all'utilizzo di beni base come l'acqua ( un diritto, non un bisogno!). E poi come si aumentano le tariffe? Infatti, la prima cosa venuta in mente, è stata l'ingiustizia di tariffe che aumentano nello stesso tempo indiscriminatamente per tutte le utenze. Questo accade per acqua e TARSU. Invece io penso che ci sia differenza: se devo aumentare di una determinata percentuale le entrate per il servizio dell'acqua posso distribuire l'aumento tenendo conto delle esigenze sociali e dell'impatto sulla vita quotidiana. Per esempio: posso aumentare del 20% le utenze eccedenti il canone, ma magari la tariffa base la lascio uguale o l'aumento solo del 10%, spingendo così i cittadini a risparmiare e non appsantendo il bilancio familiare di tutte le famiglie. Nella proposta della Giunta anche le TARIFFE AGEVOLATE AUMENTANO DEL 20% COME QUELLE INDUSTRIALI! Dove sta l'agevolazione? In due anni sono arrivate a quella che prima era la tariffa base e ora non vengono tutelate nella nuova ripartizione dei costi! Però anche queste scelte possono essere capite, i soldi servono per finanziare tutti i servizi e se il cittadino paga di più e il comune risparmia su quanto ci 4 mette di suo per l'acqua magari i soldi li mette da un'altra
parte, ci dà un altro servizio. Però questo discorso dovrebbe valere per tutti, anche per la Giunta. Perché la Giunta? Perché la domanda che mi faccio è questa: prima di chiedere ai cittadini sacrifici maggiori al necessario, non è' il caso di vedere se quei 20.000 euro li possiamo risparmiare da altre parti? Possibile che non ci sono altre spese che possono essere ridotte? Una c'è ed è quella delle indennità per la Giunta: l'anno scorso la Giunta ha deciso di aumentare le proprie indennità, come la legge gli permetteva (NON OBBLIGAVA!), e così in un anno siamo passati a spendere per pagare Sindaco e Assessori dai 70.000 euro del 2007 ai 90.000 euro del 2008, 30.000 euro in più. Allora mi chiedo: prima di chiedere a 5705 cittadini di fare sacrifici, forse non è il caso che sia la Giunta la prima a fare sacrifici e ridursi le indennità tornando a quanto prendevano nel 2007? Su questo abbiamo fatto gli ultimi emendamenti: - eliminare e ridurre gli aumenti delle tariffe dell'acqua (nella nostra proposta aumenta solo del 10% la tariffa per le eccedenze per tutti gli usi e rimane l'aumento del 20% delle tariffe per le attività non economiche e non domestiche, mentre la tariffe per le fogne e la depurazione aumenta del 15% per tutti), pagando la differenza (i famosi 20.000 euro) con la riduzione degli stipendi di Sindaco e Giunta. In questo modo i cittadini pagano solo l'aumento del costo.; - eliminare l'aumento del ticket mensa coprendo l'aumento di entrate prima previsto (9.000 euro) con la restante parte del risparmio della riduzione degli stipendi della Giunta e del Sindaco. Chiaro, fattibile, giusto. La maggioranza però non ha avuto il coraggio di fare queste scelte, ovvero di fare per prima dei sacrifici invece che farli fare solo agli altri 5795 cittadini. Li faremo noi per loro.
Quando il dialogo si chiede con un monologo di T.B. Durante la seduta dedicata al bilancio il vicesindaco ha improvvisato un interessante monologo sui rapporti tra maggioranza e opposizione e sulla correttezza degli strumenti che possono venire utilizzati nella disputa politica. Non entro nel merito delle affermazioni del vicesindaco per due ordini di ragioni. La prima è di carattere procedimentale. Il vicesindaco - che in passato, in più circostanze, aveva tolto (o cercato di togliere) la parola ai consiglieri dell’opposizione per una più che rigorosa interpretazione del regolamento consiliare, per presunta estraneità all’ordine del giorno - si è permesso il lusso, approfittando del ruolo di presidente dell’assemblea, di una digressione priva di ogni attinenza con le questioni in esame, senza che si potesse dare vita ad un contraddittorio. La seconda è che abbiamo chiesto al vicesindaco di impegnarsi per inserire all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale proprio la questione sollevata in modo da poter avviare un sereno confronto e dare la possibilità anche all’opposizione di esprimere la propria posizione. In quella sede – se la maggioranza vorrà garantire una dialettica democratica – diremo le nostre ragioni.
Anno 3, numero 7
Bilancio? A senso unico di Danilo Giovannoli
E venne anche il giorno dell’approvazione del bilancio, l’atto più importante in assoluto dell’attività politica di un amministrazione comunale, l’atto che stabilisce ciò che si vuole investire per le sorti di un paese, l’atto che mette in evidenza ciò che è a cuore della maggioranza e ciò che non lo è. La relazione dell’Assessore al Bilancio ha messo in evidenza che l’esiguità del bilancio risponde alle responsabilità del Governo centrale, vale a dire del Cavaliere, che togliendo l’ICI ha tolto ossigeno ai comuni. Quindi nell’ultimo consiglio mi sono sentito in dovere di aprire una discussione prettamente politica per mettere in evidenza come in questa maggioranza vi siano componenti che appartengono, almeno così dicono, a partiti di centro sinistra e che non solo votano tranquillamente a favore, ma che non si degnano nemmeno di fare una dichiarazione che metta quantomeno in discussione la scelta del Governo centrale di centro destra. Detto ciò ho comunque fatto i miei interventi legati soprattutto ad un aspetto che già in passato avevo portato all’attenzione del consiglio comunale, vale a dire di definire un cambiamento importante su deleghe per noi forti come cultura, ambiente, pubblica istruzione e servizi sociali proprio attraverso il bilan-
cio e cioè attraverso un significativo investimento, invece accade l’opposto, i capitoli su cui la maggioranza taglia sono proprio questi (sempre seguendo l’esempio del Governo centrale???). E’ da qui che nasce la nostra diversità di vedute che io a questo punto considero sostanziale e che mette quindi il cittadino nelle chiare condizioni di conoscere i due schieramenti locali, da una parte coloro che considerano l’urbanistica come elemento imprescindibile da tutto e dall’altra coloro che all’urbanistica intendono dare la stessa valenza delle altre deleghe perché sono convinti che la vivibilità di un paese come il nostro sia strettamente legata alla cultura , all’ambiente ad adeguati servizi scolastici ed ad una giusta erogazione di servizi assistenziali. Il Consiglio comunale comunque approva con un solo voto contrario l’odg presentato da noi che impegna la maggioranza a concordare tempi e punti all’ordine del giorno con la minoranza per i prossimi consigli, una ventata di rispetto e democrazia che comunque va apprezzata, e che, si spera, sia l’inizio di un confronto leale ad esclusivo vantaggio della collettività. Assente per motivi familiari in questo consiglio è stato il Sindaco al quale vanno i mie più sinceri Auguri di Buona Pasqua.
Il parco giochi di Via dello Sport
Tra lavori in corso (ma quando finiranno?), erba alta e giochi rotti… questo è il parco per i giochi dei piccoli labicani!!
Presentata dal gruppo un’interrogazione per chiedere al Sindaco se è a conoscenza dello stato di abbandono del parco e dell’immobilità dei lavori di ristrutturazione, e soprattutto quali provvedimenti prendere ora che la primavera è iniziata e i bambini vorrebbero un parco in cui giocare liberamente e senza pericoli di ogni genere
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Cambiare e Vivere Labico News
Grazie a noi. Le nostre proposte approvate: giovani e centro storico di Benedetto Paris Alcune notizie positive dalla discussione in bilancio sono emerse. Su tutte spicca l’approvazione della nostra proposta di delibera consiliare, rivista in commissione consiliare, per il sostegno ai giovani che gestiscono attività commerciali. La proposta nasce come forma di sostegno per quei ragazzi e quelle ragazze che scommettono su se stessi investendo nelle loro idee, come le attività commerciali. La proposta è quella di ridurre le spese fisse su cui può intervenire il Comune per chi è proprietario e agevolare in vari modi chi affitta i locali ai giovani riducendo però l’affitto, istituendo e applicando anche a Labico il canone concordato. Purtroppo l’Amministrazione è ancora troppo poco coraggiosa per entrare nella logica del canone concordato (oggi sostenuto economicamente dalla Regione Lazio e prima forma di sostegno alla casa a Roma e nel Lazio) e così della nostra proposta (che riguardava anche i giovani che vanno a vivere da soli) è stata approvata solo la parte riguardante quei giovani (fino a 35 anni) che a titolo personale o in società sono proprietari dei locali e titolari della licenza dell’attività commerciale e ora pagheranno invece che il 7 per mille il 5.65 per mille. Rimane però l’impegno assunto dal Consiglio comunale ad approfondire e discutere in I e III commissione
consiliare permanente strumenti e misure da parte dell’Amministrazione per sostenere i giovani commercianti in affitto e il commercio labicano in genere, che sta soffrendo drasticamente la crisi economica. L’unico dei nostri emendamenti approvato è quello per l’Informagiovani…quando aprirà avrà a disposizione 3.000 euro. Purtroppo è stato invece bocciato l’emendamento per il centro giovanile, che adesso avrà solo 1000 euro per le sue attività…ovvero i ragazzi del centro dovranno continuare a spendere i loro soldi per acquistare materiale e organizzare attività del centro, che è un servizio pubblico e quindi dovrebbe essere gestito con soldi pubblici…ma per la Giunta e l’Ass. Di Stefano sono più che sufficienti 1000 euro. Infine, grazie al nostro operato di controllo abbiamo segnalato lo scivolamento al 2010 della previsione del rifacimento di fogne e pavimentazione di Via della Fontana, chiesto e ottenuto l'anno scorso da noi per il 2009. La maggioranza ha spiegato che si è trattato di un mero errore tecnico. Può essere e forse lo è, l'importante è che GRAZIE A NOI si sia tornati a quanto chiesto e ottenuto da noi nel dicembre 2009 e così subito si potranno richiedere fondi per realizzare quanto prima i lavori a Via della Fontana.
I nostri emendamenti per rimediare ai tagli a scuola e biblioteca Le nostre proposte per rimediare ai tagli ai fondi per la scuola (da 66.000 a 22.000 euro) e per la biblioteca: • intervento nelle spese "a supporto degli organi istituzionali", ovvero tagliare soprattutto i famosi "costi della politica", che a Labico sono rappresentati dalle convocazioni dei consigli comunali in orari di ufficio. Da questo capitolo proponiamo di eliminare l'aumento di costi di 7.000 euro previsto dalla Giunta e di ridurre di 3.000 euro le spese rispetto allo scorso anno, prevedendo, per raggiungere questo obiettivo, non solo la convocazione di consigli e commissioni consiliari in orari non lavorativi, ma anche l'eliminazione dei gettoni di presenza delle commissioni consiliari. • tenere stabili le spese per la realizzazione delle attività degli uffici, facendo economie di spesa per eventuali nuove spese • acquisto materiale e attrezzature per il centro giovanile per 1000 euro (non previsti nel bilancio); • attività del centro giovanile per 3.000 euro, arrivando così a 4.000 euro per tutto il 2009; • acquisto libri e pubblicazioni biblioteca per 2.000 euro (non
di B.P.
previsti dalla Giunta); • finanziamenti delle attività della biblioteca per 3000 euro, arrivando così a 8.000 per tutto il 2009; • maggiori finanziamenti per la Protezione Civile, ma questa gode di crediti dalla Amministrazione per 15.000 euro, per cui abbiamo proposto la destinazione di 1000 euro al fondo per il finanziamento di attività delle associazioni, fondo che è stato tagliato di 2.000 euro; • attività per 1.500 dell'Ufficio Informagiovani, approvato su mia mozione il 28 febbraio 2008, ma ancora non realizzato dal Comune; • aumento di 5.000 euro delle risorse destinate alla prevenzione stradale, acquistando materiale per la messa in sicurezza delle strade e per la segnaletica, risorse tagliate di 10.000 euro dalla Giunta. Purtroppo di questi solo l’emendamento per l’Informagiovani è stato approvato e sono così rimasti intatti i tagli per la biblioteca e all’acquisto di materiale per la prevenzione per la sicurezza stradale.
- EMERGENZA ABRUZZO -
Cambiare e Vivere Labico si unisce al dolore della popolazione colpita dal terribile sisma del 6 aprile e invita i labicani ad aderire alla raccolta di fondi e beni materiali da
giovedì 9 a sabato 11 aprile, dalle 18 alle 22 e sabato anche dalle 10 alle 13 Piazza della Chiesa, 16 Info. 3283088370
Anno 3, numero 8
16 maggio 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Maggioranza in bilico?
Analisi della vita politica labicana nelle ultime settimane a cura del gruppo consiliare di Cambiare e Vivere Labico. La situazione della maggioranza è piuttosto strana. Proprio nel momento in cui la credibilità della coalizione aveva raggiunto il minimo storico succede qualcosa di paradossale. Il Sindaco – a cui vanno i nostri sinceri auguri – è costretto da problemi familiari a lasciare il campo. A qualcuno sta facendo comodo la sua assenza, in modo da poter continuare agevolmente a gestire la macchina amministrativa. I più maliziosi potrebbero sostenere che non cambi molto, ma in realtà cambia moltissimo. Si può discutere a lungo su quanto davvero Giordani potesse decidere la linea politica dell’amministrazione, soprattutto nella materia in cui il suo alter ego, Galli, ha sempre dimostrato una certa “sensibilità”, ossia l’urbanistica, ma il ruolo politico di Giordani era chiaro e soprattutto veniva esercitato in particolar modo coordinando i lavori delle sedute consiliari. Sarà un caso, ma la nomina del presidente del consiglio comunale è avvenuta dopo oltre un anno e mezzo dalla sua istituzione. Qualcuno ricorderà la gran fretta con cui venne approvata la modifica dello Statuto, per poi lasciarla inattuata. Qualcosa nel Palazzo evidentemente era cambiato. In questo anno e mezzo abbiamo assistito ad un progressivo logoramento della compagine di
governo locale e ad una continua perdita di credibilità. Li abbiamo incalzati su tutti gli argomenti e spesso e volentieri abbiamo messo in luce le tante contraddizioni di chi confonde la pubblica amministrazione con l’esercizio del potere. Diversi esponenti della maggioranza – spesso ignari quanto noi delle decisioni che venivano assunte dai maggiorenti e a cui si dovevano remissivamente allineare – hanno in più circostanze manifestato il proprio disagio per questa situazione, faticando non poco a vestire il ruolo di corresponsabili di scelte che passavano sopra le proprie teste. Le tante incongruenze di una variante al piano regolatore ritagliata su esigenze ben distanti dal benessere della collettività non aiutavano certo a mantenere la coesione di una maggioranza sempre più sfilacciata. In una situazione così ci si aspetta che i problemi personali del Sindaco finiscano con il danneggiare la stabilità dell’intera coalizione. Invece, ed è questo il paradosso, l’uscita di scena di Giordani – seppur temporanea – sembra produrre l’effetto opposto. In pratica Galli ripropone in modo meno ambiguo il proprio ruolo di tessitore e sia i portatori di più alte ambizioni sia i “maldipancisti” si sono dovuti rapidamente rimettere in riga. Per l’opposizione non cambia molto. La nostra battaglia continuiamo a farla con grande chiarezza e trasparenza. Speriamo solo che l’assenza del Sindaco – abilmente strumentalizzata da alcuni esponenti della maggioranza - non diventi un ulteriore alibi per tutte le magagne dell’amministrazione, a cominciare dalle interrogazioni, per le quali lo Statuto prevede una risposta in consiglio comunale e che invece non siamo quasi mai riusciti ad avere. Così come sarà facile cercare di attribuire al Sindaco la responsabilità di questi due anni di mediocre amministrazione. Invece è successa una cosa molto semplice: con un grande lavoro, con un grande impegno, fatto con passione e competenza, un’opposizione compatta e tenace è riuscita in un’operazione che fino a poco tempo fa sembrava impossibile: scardinare il “sistema”. E, si sa, quando si rompe un meccanismo i primi a saltare sono gli anelli deboli.
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Finiti i lavori a Vicolo del Carbonaro, ora Via della Fontana di Benedetto Paris Con grande soddisfazione, qualche giorno fa sono andato a verificare il completamento dei lavori a Vicolo del Carbonaro ed ho potuto constatare quanto immaginato: Vicolo del Carbonaro è uno degli angoli più caratteristici e belli del nostro piccolo paese, che merita di essere arricchito e curato, di essere vissuto. Il rifacimento della pavimentazione selciata (coperta negli anni ’80 col cemento) è solo il primo passo, insieme all’intervento sulle fogne, ad un adeguato decoro dei suoi vicoli e al recupero degli edifici decadenti. Il rifacimento della pavimentazione e delle fogne di Vicolo del Carbonaro e di Via della Fontana è stata una delle prime cose che abbiamo chiesto e seguito, seppur dall’opposizione, ed oggi continuiamo a farlo. Infatti, il 6 settembre 2007, due mesi dopo l’insediamento, abbiamo presentato un’interrogazione consiliare, la n. 14/2007 (la trovate ancora sul nostro sito e sul mio blog), con la quale ricordavamo l’importanza dell’area di Vicolo del Carbonaro e di Via della Fontana, le precarie condizioni e l’abbandono, i problemi della rete fognaria, l’assenza nella programmazione comunale di questo intervento; pertanto, chiedevamo l’introduzione nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2008 – 2010 della previsione di rifacimento della pavimentazione e della rete fognaria. Per Vicolo del Carbonaro andò subito bene mentre Via della Fontana fu inserita solo dopo un’ulteriore richiesta datata 27 dicembre 2007. Un anno dopo la nostra interrogazione, i lavori sono iniziati e oggi praticamente conclusi, riconsegnando alla cittadinanza una scalinata sicura e una pavimentazione degna di un centro storico della nostra area. Per Via della Fontana invece il percorso continua ad essere tortuoso e solo grazie ad un nostro intervento in discussione del bilancio i lavori di Via della Fontana, finiti per distrazione o altri motivi al 2010, sono tornati nella programmazione per l’anno 2009, presupposto fondamentale per la richiesta di fondi e l’avvio del cantiere. Ma certo non finiscono qui né i nostri impegni sul centro storico né i problemi di quest’ultimo. In due anni cosa è stato fatto? Il progetto di rifacimento di Piazza della Chiesa è ancora bloccato e riguarda solamente i locali che si affacciano sulla piazza, tralasciando i vicoli retrostanti, mentre sempre a Piazza della Chiesa il Palazzo ex Eca giace semi diroccato nella stessa piazza e non si capisce cosa stia facendo il Vice Sindaco Galli per sbloccare o meno quel progetto…fatto sta che né in atti di Giunta né di Consiglio ci sia minimamente notizia. Lo stesso vale per il recupero e la valorizzazione della passeggiata retrostante la Rupe che conduce da I Cerchi a via della Fontana, oppure del recupero della Rupe che dà su Via della Fontana: l’abbandono intanto è totale e prolificano solo erbacce e degrado. Oppure per le fonti e il fontanile che, invece che essere risorsa da tutelare e usare, sono lasciate al degrado e ai danni di qualche baby vandalo. Era l’11 novembre 2006 quando la Giunta Galli approvò il Piano di Recupero del Centro Storico, ben fatto ma senza risorse alcune che indicassero soste2
gni economici ai cittadini che volessero ristrutturare o abbellire le proprie case, contribuendo così al rispetto, al recupero e alla valorizzazione dell’area più antica del nostro paese. In questi due anni noi abbiamo fatto più volte osservazioni e proposte ma ancora aspettiamo la discussione delle Osservazioni e il confronto sulle nostre proposte, necessari prima di passare il Piano in Regione e farlo divenire attuabile. Intanto i lavori nel centro storico prolificano, così come tanti interventi, piccoli e medi, che continuano a deturparlo e allontanarlo a qualsiasi visitatore per caso cadutoci dentro. Sì, cadutoci dentro per caso, perché salvo la festa di San Lorenzo e qualche processione non c’è nessun’altra occasione per far conoscere il nostro centro storico, che pure di motivi per essere conosciuto, vissuto, frequentato ne ha molti. Ci perdono i commercianti che ancora si ostinano a stringere i denti e tenere aperte le poche attività, ci perdiamo noi tutti perché un Comune non vive e non è né unito né sicuro se non è anche una comunità. E per fare una comunità c’è bisogno di luoghi fisici e sociali, di una storia che sia comune, quantomeno perché conosciuta. Se questa non c’è, non ci può essere interesse, curiosità, sentimento di condivisione di un percorso, di un territorio, di una realtà, non solo geografica, ma anche sociale. Il Centro storico è soprattutto questo.
Scritto? Fatto! È rimasto lì per settimane. Impedendo una buona visuale in uscita da Via Ficoroni. Compromettendo la sicurezza stradale. Creando difficoltà ai pedoni. Ed ecco che qualche ora dopo la presentazione della nostra interrogazione l’ingombro sparisce. Magia? No, soltanto buonsenso. Quello che muove anche questa maggioranza… solo su precisa sollecitazione. Ci auguriamo che anche le nostre altre interrogazioni ricevano una risposta, con le parole e con i fatti.
Anno 3, numero 8
Presidente del consiglio comunale: un’occasione mancata! di Danilo Giovannoli L’ultimo Consiglio comunale ha istituito per la prima volta nella storia del nostro paese la figura del Presidente del Consiglio, figura non obbligatoria visto che lo è per i paesi superiori a 15.000 abitanti, ma certamente condivisa dal nostro gruppo che l’aveva inserita nel proprio programma elettorale. Perché un’occasione mancata? Semplice. Avremmo voluto che la maggioranza aprisse un dialogo con noi per l’elezione del Presidente visto che lo stesso ricopre una carica super partes, che nell’ambito del consiglio comunale va ad assolvere un compito di garanzia per tutti, maggioranza ed opposizione! E invece no, si è venuti in consiglio comunale e si è indicato il nome da votare. La nostra responsabilità e il nostro rispetto per la persona indicata ci ha portati ad astenerci , ma è chiaro che con un incontro prima del consiglio si poteva anche votare a favore, visto che Luciano Galli è una persona stimata e assolutamente rispettosa dell’istituzione. A Luciano vanno comunque i miei migliori auguri affinché riesca ad assolvere questo compito con senso di rispetto e di imparzialità, anche se, devo essere sincero, questa elezione avviene proprio in un momento piuttosto delicato per questa maggioranza orfana - sembra momentaneamente - del capitano della nave che non per sua scelta ma per motivi assoluta-
mente giustificati ha lasciato il timone. Non voglio insinuarmi su percorsi tortuosi, ma la fiducia che il 43% degli elettori labicani ha riposto in noi 2 anni fa ci impone di fare chiarezza, di capire se questo immobilismo della maggioranza ha una scadenza precisa, o se si tratta invece di un momento passeggero. Non ci nascondiamo dietro un dito e soprattutto non ci fingiamo buonisti, è questo quello che mi sento di dire alla maggioranza, se qualcuno aspetta da noi un atteggiamento da sciacalli della politica, ha sbagliato indirizzo, la maggioranza ha l’obbligo morale di prendere coscienza di una situazione di anormalità. Spero di cuore che quanto scritto non venga travisato come al solito, la mia non è altro che la rappresentazione di uno stato di palese sofferenza che si sta tentando di gestire con sorrisi e pacche sulle spalle al fine di uscirne fuori illesi da specifiche colpe. Non sono un profeta e quindi me ne guarderei dall’affermare che tutto ciò corrisponda al vero, ma il tempo non inganna e quindi basta aspettare. Una cosa però è certa e su questo mi ci sento profeta: l’opposizione è serena, unita e consapevole che in questi 2 anni ha fatto in pieno il suo dovere.
Rete wi-fi e innovazione a Labico: si può fare! di Benedetto Paris Potersi collegare o meno alla Rete internet oggi non è più una questione di divertimento o sfizio, ma sempre più un diritto fondamentale, perché connettersi permette di accedere ad opportunità, servizi della pubblica amministrazione o di privati, permette di accostarsi più facilmente al mondo della cultura e dell’informazione e di usufruire di risorse formative non indifferenti, per non parlare di quanto sia importante nel campo dell’istruzione (oggi il 90% dei processi di prenotazione ad esami o richieste di informazione per programmi universitari avviene tramite il web) e del lavoro. Benché oggi sembri che Internet sia a portata di mano per tutti, in realtà non è così e l’accesso alle tecnologie informatiche e alla Rete è ancora un problema a livello europeo e nazionale, tanto da avere uno specifico nome: “Digital Divide” o “apartheid digitale”, una nuova frontiera della battaglia per dare a tutti gli strumenti utili o necessari per vivere pienamente le opportunità che la nostra società offre, per creare la propria personalità ed il proprio futuro. Per questo la Provincia di Roma ha messo in campo il Piano Innovazione, ovvero la realizzazione di aree con collegamento internet gratuito attraverso la rete Wi Fi, permettendo a chiunque, una volta registrato nel sistema provinciale, di collegarsi un’ora al giorno gratuitamente in un’area di un raggio di 100 metri. Sta ai comuni mettere a disposizione il collegamento internet e individuare le aree, mentre sarà la Provincia a installare tutto il resto. Per questo ho presentato, per conto del gruppo consiliare Cambiare e Vivere Labico, la mozione
consiliare per avere anche a Labico questa grande opportunità. Il nostro Comune ha tutto quello che serve: a Palazzo Giuliani è già presente e in grado di funzionare una sala computer comunale (per la quale abbiamo già tante volte chiesto l’attivazione e la possibilità di fruizione per tutti i cittadini), collegata a internet e alla quale può attaccarsi l’hot spot (il sistema wireless provinciale), permettendo il collegamento a internet gratuito attraverso la rete Wi Fi. Questo significa che gli utenti della (futura o futuribile?) biblioteca, i ragazzi del centro giovanile, i partecipanti a convegni e altre attività nella sala di Palazzo Giuliani, i cittadini che si troveranno nell’area di Piazza Mazzini lato Palazzo Giuliani oppure dietro nel parco del Palazzo potranno collegarsi un’ora al giorno in modo gratuito alla Rete. Questa è la nostra proposta e permetterebbe di rendere questi spazi sempre più luoghi culturali e sociali, facendo vivere veramente Palazzo Giuliani e riscoprendo, con l’occasione, il suo parco. Adesso sta solo alla maggioranza discuterne in Consiglio Comunale, votare la mozione insieme a noi e far adempiere tutti gli atti necessari. Noi ci impegniamo per innovazione e servizi ai cittadini…aspettiamo che lo faccia anche qualcun altro! 3
Cambiare e Vivere Labico News
Aspettando il Piano regolatore… paghiamo l’Ici! di Benedetto Paris
Sono passati due anni dalla conclusione della campagna elettorale e due anni fa il tema al centro della discussione era il Piano Regolatore. I tanti cittadini che pensavano di aver acquisito un diritto a poter fare sul proprio terreno, ancora agricolo, la casa per il proprio figlio/a, si sono ritrovati con un’aspirazione più che legittima ma già ben “smontata”, come si evince da un articolo passato di Ruggero Mariani: nessuno nel nostro Comune potrà avere la “propria” casa sul proprio terreno, ma dovrà unirsi (vendere) ad altri per costituire una lottizzazione (minimo 10.000 m2) e decidere se avere solo soldi (magari a condizioni capestro) oppure rinunciare a un po’ di soldi e avere uno degli appartamenti costruiti…quindi altro che la casetta sognata per gli eredi. Ma poi c’era una questione in più: lo strapotere della maggioranza allora presupposta faceva pensare ad un piano che sarebbe stato approvato in due anni, una cosa veloce insomma, e i pochi che provavano a far ragionare i cittadini erano i “soliti” rompiscatole che miravano solo a screditare i potenti locali. Sono passati due anni e mezzo e ancora oggi non riusciamo ad avere il piano in versione definitiva, manca ancora il passaggio in Regione, che non mancherà di sorprese, e l’approvazione definitiva da parte del nostro Consiglio Comunale. Questa fase è stata importante. Ci ha permesso, a noi opposizione, di capire meglio questo piano, di difendere i diritti di alcuni cittadini, di comprendere quali erano gli interessi in gioco. Ma non solo. In questo periodo di analisi forzata delle osservazioni (un consiglio comunale a settimana per un anno intero) la maggioranza ha continuato a modificare la proposta di variante estendendo le aree edificabili, inserendo in aree di recupero terreni senza nessuna edificazione, mentre altri osservanti rimasti fuori dalla zona O con edifici condonati sono rimasti fuori dalle aree di recupero, oppure si è estesa l’area di recupero e sportiva illogicamente senza accesso diretto alla Casilina e attorno ad una area di espansione edilizia di 8.000 mq di un unico proprietario; o si può ricordare come una area di 8 ettari sia diventata con una sola votazione da verde pubblico attrezzato a zona commerciale con edificabilità 1.5 e aumentando di valore di 20 milioni di euro. Mentre i cittadini legittimamente aspirano a realizzare i propri desideri, altri interessi si sono messi in moto, continuando a creare disparità tra i cittadini e ora tutto questo dovrà arrivare in Regione e solamente quel passaggio ci darà l’idea di quale sarà la Labico che verrà. Nel frattempo però che si saprà veramente dove e come si potrà edificare, e quindi i valori effettivi dei terreni. Il nostro Comune già chiede ai cittadini proprietari dei terreni in zona O di pagare il valore definito nell’adozione del piano. La legge impone di adeguare l’I.c.I. ai nuovi valori, ma oggi, con questa applicazione ci saranno cittadini che al momento dell’adozione erano e sono proprietari di terreni in zona O e che ora sono chiamati a pagare l’I.c.I. dal 2007 e altri che ora proprietari di terreni in zona O, ma al momento dell’adozione i loro terreni erano ancora zona 4
agricola. Ma soprattutto rischiamo che i valori per cui oggi gli viene richiesto di pagare non saranno quelli poi effettivi, perché magari successivi passaggi ridurranno l’edificabilità o elimineranno le aree (sia chiaro, intendo per pura teoria). Chi sanerà queste disparità? Il Comune, che nel caso le carte dovessero cambiare sarà chiamato a risarcire, trovandosi in una situazione di difficoltà economica. Proprio per questo alcuni Comuni hanno fatto scelte diverse: il Comune di Zagarolo, ad esempio ha imposto l’aumento dell’I.c.I. solo successivamente all’intervento della Regione, quindi con una certa sicurezza sui valori che effettivamente avranno quei terreni. A Labico no.
Chiedi e ti sarà dato… ma solo da puledro rosso! A Tramezzate di Sopra viene soprannominato “puledro rosso”. Non è dato sapere perché. Però lo conoscono tutti e tutti lo chiamano per nome. Anche perché tutto deve passare da lui. Soprattutto le questioni amministrative. Se vuoi aprire un esercizio commerciale la prima cosa che ti dicono è “parlane con puledro rosso”. Anche se hai bisogno di un permesso di costruire o un finanziamento per un’associazione o, persino, di un posticino di lavoro. La risposta è sempre quella: “chiedi a puledro rosso”. Ma come - si stupisce ogni tanto qualcuno – non devo rivolgermi all’ufficio comunale competente? Non ci sono delle regole, una procedura, dei meccanismi di trasparenza? Normalmente sì, ma non a Tramezzate di Sopra, dove l’unica possibilità è quella di mettersi in fila, con il cappello in mano, davanti alla porta di puledro rosso e affidarsi alla sua benevolenza. Leo Vitro
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Anno 3, numero 9
24 maggio 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
edizione straordinaria
La Giunta perde i pezzi Una maggioranza allo sbando A quanto pare le nostre sensazioni sullo stato di salute compagine di governo. Qualcuno sostiene che siano in della maggioranza erano più che fondate. Le divisioni atto anche dei tentativi di ricomporre la frattura prima aninterne sembrano ormai avere preso il sopravvento e al- cora che la cosa diventi ufficialmente di dominio pubblico. l’interno del palazzo comunale si respira un’aria pesante. Noi ci auguriamo che non succeda, perché denoterebbe Il primo a farne le spese è stato Remo Di Stefano, asses- una intollerabile mancanza di serietà politica ed istituziosore “multidelega” (bilancio e urbanistica) che sbatte la nale da parte della maggioranza. Le dimissioni di un asporta e se ne va proprio mentre le materie di sua compe- sessore non possono essere gestite come il capriccio di tenza attraversano un momento cruciale: l’urbanistica con un bimbo che non vuole partecipare più al gioco con gli l’invio di una contestatissima variante al piano regolatore amichetti. Con un bimbo si parla e lo si convince a tornare generale in Regione e il bilancio quando il consiglio co- sui suoi passi. Per un amministratore pubblico sarebbe a munale deve approvare il rendiconto dell’anno 2008. Nel- dir poco imbarazzante seguire una strada simile. Se c’è la discutibile prassi della politica labicana nulla si sarebbe stato un grave elemento di disaccordo (al punto da rinunvoluto far trapelare rispetto ad un fatto molto grave per la ciare all’incarico) tra l’assessore dimissionario e l’indirizzo politico della giunta è giusto che il consiglio comunale e la cittadinanza ne vengano informati. Nei consessi regolati dai principi della democrazia le crisi di chi governa vanno portate nell’assemblea elettiva di riferimento. E le ragioni della crisi di una giunta comunale an-
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drebbero illustrate in consiglio comunale, che è la sede istituzionale e pubblica dove ha – o almeno dovrebbe avere - luogo il dibattito politico a livello locale.
La ragione è piuttosto evidente: una maggioranza litigiosa e allo sbando, pressata dalle nostre continue richieste di chiarimento e di confronto, rischia di fare uscire allo sco-
Noi possiamo solo cominciare ad avanzare delle ipotesi e a fare alcune considerazioni. Intanto si registra un sostanziale indebolimento di Alfredo Galli, da molti considerato l’indiscusso leader della coalizione, il quale ha fatto di tutto per sottolineare il mantenimento del proprio ruolo a costo di mettere in discussione
perto tutte le sue contraddizioni, con effetti devastanti sulla stabilità della coalizione. E a quanto pare ormai l’unico collante della maggioranza non è tanto tra i singoli elementi che la compongono ma tra le loro terga e le poltrone che occupano, in alcuni casi da tempo immemore. Ed è questo l’elemento patologico di questa amministra-
quello di chi attualmente ricopre la carica di Sindaco. Un Sindaco, Andrea Giordani, che in questi due anni ha visibilmente pagato il prezzo di una carriera politica vissuta all’ombra dell’ingombrante personalità del suo predecessore, ma che adesso non sembra più troppo disposto a svolgere il ruolo di comprimario. Se la politica si limitasse
zione, i cui esponenti sono ormai talmente ammaliati dal ruolo istituzionale da essere intimamente convinti che sia quello l’obiettivo, quando invece l’obiettivo – in una politica sana e irreprensibile – è quello della buona amministrazione a beneficio dei cittadini. Il livello di confusione di questa maggioranza è tale da
a questi scontri di potere ce ne staremmo volentieri alla finestra a guardare quello che succede, ma, per fortuna, il fine ultimo della politica è un altro: la gestione della cosa pubblica nell’interesse della collettività. Di questo noi siamo da sempre consapevoli ed è su questo che abbiamo costruito un buon lavoro come gruppo di opposizione. Un
aver scambiato il fine (la buona amministrazione) con il mezzo (la “poltrona” di amministratore). E se il mezzo diventa il fine, tutti i mezzi rischiano di diventare leciti. In una perversa e machiavellica spirale di degrado amministrativo e istituzionale le cui deleterie conseguenze gravano sull’intera comunità labicana. Il primo – e al momento
lavoro ripagato dall’apprezzamento dei tanti cittadini che ci ringraziano per il nostro continuo impegno in nome della trasparenza e della legalità. Peccato che così non sia per l’attuale maggioranza, talmente presa dalla propria resa dei conti interna, dall’aver dimenticato completamente la macchina amministrativa e l’attività consiliare. E’ passato ormai più di un mese dall’ultimo consiglio comunale e non è dato sapere quando si terrà il prossimo.
l’unico – atto di vera responsabilità nei confronti del paese che potrebbe compiere l’attuale giunta comunale è quello di lasciare il campo. Di danni ci sembra ne abbia fatti abbastanza.
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Gruppo Consiliare Cambiare e Vivere Labico
Anno 3, numero 10
13 giugno 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Giordani: un sindaco “usa e getta”? di Tullio Berlenghi Alle modalità della pratica politica labicana bisogna abituarsi. Non intendo, in questa sede, dare un giudizio su come viene interpretato il ruolo di pubblico amministratore da parte degli esponenti della maggioranza, ma provo ad adeguarmi. Bisogna liberarsi della convinzione che tra i valori della politica ci siano requisiti come chiarezza, trasparenza e informazione. Per chi amministra questo paese tali elementi non sono solo eventuali, ma anche perniciosi per chi controlla il potere. E così a Labico si può assistere ad una “crisi di governo” di cui non si parla minimamente, né la si porta nella sua sede naturale – ossia il consiglio comunale – come abbiamo chiesto noi dell’opposizione. Si attribuiscono le motivazioni delle dimissioni di un assessore a problemi di salute, quando il diretto interessato sembra aver detto cose ben diverse. Dunque, per provare a capire qualcosa delle vicende politiche labicane, non bisogna affidarsi agli strumenti interpretativi tradizionali, ma è necessario cogliere i “segnali”, che in qualche modo vengono lanciati dai protagonisti. La situazione di crisi della maggioranza è ormai fuori discussione e - al di là dell’ammirevole abnegazione di qualche esponente della stessa, disposto a negare anche l’evidenza nel tentativo di sottrarsi all’imbarazzo – non si cerca neanche più di sostenere la linea del “tutto va bene madama la marchesa”, ma si applica la strategia del silenzio o della minimizzazione. In attesa che i nostri amici riescano a ricomporre i frammenti di quella che era considerata una solidissima coalizione, si assiste ad un altro passaggio importante. Il ruolo di Giordani - formalmente sindaco del nostro piccolo comune, ma la cui reale leadership all’interno della compagine di governo non ha mai goduto di particolare considerazione - si sta via via ridimensionando. Stiamo assistendo ad una progressiva esautorazione, con l’evidente scopo di riportare in auge colui il quale non hai mai digerito il fatto di dover cedere la poltrona al suo vice: Alfredo Galli. Il quale, ricordiamolo, aveva subito chiarito i rapporti di forza spiegando in un’intervista che Giordani faceva il sindaco solo perché lui (Galli) non poteva ricandidarsi. A quanto pare però ormai il ruolo di “vice” sembra vada un po’ stretto a quello che qualcuno più o meno scherzosamente aveva definito il “vero sindaco” e la sensazione è che stia iniziando a riprendersi quello che considera un suo diritto naturale. In molte occasioni pubbliche delle ultime settimane è stato sempre lui a rappresentare l’amministrazione comunale, dalle festività della Madonna del Rovo alla cena organizzata dalla società di pallavolo. Per non parlare degli articoli pubblicati nei giornali locali, nei quali – inspiegabilmente – si trovano pressoché esclusivamente i virgolettati
del vicesindaco. Non sono in molti a pensare che la maggioranza voglia dare un’altra chance a Giordani, la cui unica funzione sembra essere stata quella di occupare una casella preclusa al vicesindaco (la legge vieta di svolgere più di due mandati consecutivi), ma viene il dubbio che questa improvvisa accelerazione sia finalizzata a cambiare il capitano prima della fine del tempo regolamentare. Una semplice lettura di queste vicende ci permette però di intuire a quali maestri del pensiero politico e filosofico si sia ispirato il nostro intramontabile sommo amministratore: Machiavelli e Bentham. Certo il “fine” di Machiavelli forse era un po’ più alto e nobile di quello di Galli e indubbiamente l’utilitarismo pensato da Bentham non si poteva così disinvoltamente tradurre in una concezione “usa e getta” dei rapporti politici e personali, ma forse sarebbe un po’ eccessivo pretendere qualcosa di più. E poi questo consumismo della politica causa dei dubbi laceranti. Ci fa pensare che qualcuno che è servito venga poi messo alla porta così come se nulla fosse. Ci fa riflettere il fatto che una persona abbia ormai svolto la sua funzione e quindi venga buttata via come un paio di vecchie scarpe. Tutto questo provoca in noi un profondo senso di disagio e ci fa ronzare in testa un drammatico enigma: ma dove si butta un vecchio sindaco in un paese in cui non è ancora partita la raccolta differenziata porta a porta?
Stampa imbavagliata? Oltre alla rigorosa “discrezione” mantenuta all’interno del paese ed in consiglio comunale, la nostra maggioranza sembra adoperarsi molto affinché neanche la stampa locale comunichi ai cittadini ciò che avviene veramente all’interno del palazzo. Non è dato sapere infatti come, pur essendo presenti alcuni redattori di giornali locali, l’articolo di cronaca relativo all’ultimo consiglio comunale non abbia trattato minimamente le tematiche messe in campo nell’assise, ne tanto meno i problemi emersi, ma si sia limitato ad una intervista - non meglio motivata - al vicesindaco Galli, il quale, anziché chiarire il contenuto ed evidenziare le criticità delle delibere in discussione ha puntato tutto sul comportamento di una minoranza che ha sempre rallentato i lavori dell’assise. Non una parola sulle anomalie del bilancio, non una parola sulla pesante incompletezza di alcuni verbali, non una parola sulle dimissioni dell’assessore a bilancio ed urbanistica. L’unica cosa vera dell’articolo era la foto (scattata proprio durante i lavori consiliari)… ad essere sinceri, non troppo chiara nemmeno quella!
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Bilancio 2008: uffici e cittadini stringono la cinghia… la Giunta, no! di Benedetto Paris L’analisi politica del Rendiconto si basa soprattutto sugli scostamenti tra quanto previsto e quanto effettivamente abbiamo preso/pagato e prenderemo/pagheremo e su come sono state modificate le spese. L’unico risultato positivo è l’avanzo di bilancio, che per il 2008 è di 315.800 euro. Questo formerà per il 2009 il fondo cassa a cui attingere in caso di “guai”. C’è da tenere bene a mente un fatto: questo “guadagno” l’Amministrazione l’ha ottenuto con una buona gestione dei residui, ovvero una buona lotta all’evasione e al recupero dei crediti da riscuotere e stringendo la cinghia degli uffici negli ultimi due mesi. Infatti, l’avanzo di bilancio è scomponibile in 221.521 euro (dalla gestione dei residui) e 94.279 euro (dalla gestione delle entrate e delle uscite del 2008). Questo significa che tra i residui (ovvero le somme non riscosse e non pagate del 2007 ma riscosse e pagate nel 2008) l’Amministrazione ha incassato di più di quello che ha pagato, con una differenza di 221.521 euro. Per quanto riguarda l’avanzo di 94.000 euro della gestione del bilancio del 2008 c’è da sottolineare che durante l’anno il Comune ha beneficiato di due aumenti in entrata non previsti molto importanti: +100.000 euro da sanzioni amministrative (sanatorie di abusi edilizi) e +80.000 euro di entrate dall’Addizionale IRPEF. Senza queste, specie le prime, che sono aleatorie, ovvero non ripetibili e legate a fatti occasionali, non ci sarebbe l’avanzo di bilancio, anzi ci sarebbero state parecchie difficoltà.
bre, di cui invece non risulta neanche un centesimo. Il motivo è semplice: il Comune non li ha chiesti e così molti lavori sono fermi come gli spogliatoi del campo di calcetto. Il taglio dell’I.c.I. è stato forte, ovvero - 310.000 euro sui circa 700.000 mila previsti prima del decreto del Governo Berlusconi. Lo Stato ha rimborsato il Comune, ma sui 310.000 euro di taglio ne sono stati ridati solo 261.000, quindi il Comune ha avuto 50.000 euro di entrate in meno che nessuno ci ridarà, coperti grazie alle multe per sanzioni amministrative inaspettate (+100.000 euro di sanatorie mansarde, lavatoi, ecc) e alla sorpresa dell’aumento delle entrate dell’addizionale IRPEF (+80.000 euro). Sorpresa anche il forte aumento delle entrate dalla Regione (+ 100.000 euro per spese correnti in un anno e + 60.000 rispetto alle previsioni), che risponde invece al taglio netto dei fondi del Governo.
T.A.R.S.U. e acquedotto sono in linea ma qui c’è da sottolineare la politica di bilancio dell’Amministrazione. Infatti, le tasse e le tariffe pagate dai cittadini non coprono totalmente i costi di questi due servizi (la legge impone almeno l’80%) e la pubblica amministrazione, per tenere basse le tasse ai cittadini, copre con le entrate di i.c.i. e altri tributi la parte che rimane scoperta. L’Amministrazione in questi anni ha deciso di far pagare sempre di più le tasse ai cittadini per spostare i soldi da qui ad altre parti (in particolar modo i costi di Giunta e Consiglio Comunale). Per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti la copertura comunale Rispetto alle entrate è importante mettere a fuoco alcuni dati è passata dai 40.000 euro del 2006 ai 12.000 euro del 2008 e la importanti. differenza l’abbiamo messa noi di tasse con l’aumento della Si può dire che il vero fallimento dell’Amministrazione sono le T.A.R.S.U.! entrate per le spese in conto capitale, ovvero quanto il comune prende da stato regione provincia e altri enti per investi- La politica della copertura dei costi dell’acquedotto e delle fomenti e opere pubbliche. Infatti il comune da anni iscrive som- gnature: se l’acquedotto era fonte di gravi perdite da coprire con me per opere strabilianti nel bilancio di previsione...ma non si i soldi della collettività oggi produce un surplus da girare sul serimpegna abbastanza per seguire le richieste e così perdiamo vizio fognario (questo si in deficit!). Ma attenzione...non ci sono fondi o questi arrivano in modo fortemente inferiore rispetto a stati risparmi...siamo noi che paghiamo molto di più! quanto annunciato nel Bilancio di previsione. Dei 5 milioni Infatti, l’aumento della tariffa dell’acqua ha comportato l’aumento previsti ne arriveranno solo 2 milioni e mezzo! Buona parte dei della copertura dei costi con i soldi della bolletta dell’acqua (i finanziamenti provengono dalla Regione Lazio che solo l’anno nostri soldi) dal 60% al 105%. Ovvero se le spese per l’acquepassato ha finanziato opere del Comune di Labico per circa 1 dotto sono 100, i cittadini con le loro tariffe pagano 105. Questo milione e mezzo, di cui buona parte per scuola media e scuola surplus è speso per coprire i costi della depurazione: quindi anelementare. che chi ha la fossa biologica paga il depuratore e lo fa due Il forte ridimensionamento dei finanziamenti per investimenti volte sia con la tassa per la depurazione, sia con la bolletta ha portato le entrate, previste a maggio 2008 a 10 milioni e dell’acqua! aumentate (a questo punto ci chiediamo su quale base) a Per il 2009, per esempio, i costi del servizio acquedotto aumennovembre a 11 milioni di euro, a soli 7 milioni di euro. tano di 11.000, ma le entrate dalle nostre tasche, attraverso l’aumento della tariffa del 20%, crescono di 40.000 euro! Per il Insieme ai trasferimenti per investimenti è il capitolo prestiti e depuratore i costi aumentano di 22.000 e le entrate, con l’aumutui l’altra sorpresa negativa: mancano all’appello i 59- mento della tariffa del 10%, crescono di 15.000 euro. Tutto il 0.000 euro previsti, gonfiati fino a 845.000 a novem- servizio, quindi, aumenta i costi di 33.000 euro, ma le entrate 2
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dalle tariffe (dalle nostre tasche) crescono di 55.000, con una differenza di 22.000 euro, soldi che noi paghiamo di più di quanto serva e che il Comune userà per altre spese. Inoltre questi aumenti sono stati indiscriminati: uguali sia per il canone che per l’eccesso, sia per le utenze domestiche che per quelle industriali, senza differenza tra i cittadini rispetto alle loro condizioni economiche. Su questo per il 2009 ci siamo battuti, ma la maggioranza è andata dritta dritta respingendo il nostro emendamento. Per il resto rimane l’attenzione sulla spesa e sui tagli verificatesi in corso d’opera: se alla polizia locale arrivano 15.000 euro in più, 30.000 euro vengono tolti alle scuole, mentre pochi spiccioli vengono messi su sport e cultura; la funzione territorio ambiente e parchi viene fortemente tagliata (- 70.000 euro), mentre aumentano di 35.000 euro le spese sul sociale, a signi-
ficare la grande domanda di servizi sociali derivata dalla crescita demografica di Labico, visto che le spese per i servizi come le visite culturali, centro anziani e giovani si riducono a causa della bassa partecipazione. Ultimo ma non meno importante: sapete a quanto ammontano i costi per consiglieri, consiglio comunale e stipendio della Giunta? 130.000 euro! Nel 2006 erano 71.000 e nel 2007, 94.000.......ecco dove prendere i soldi per scuola, servizi e tanto altro e per evitare l’aumento delle tasse/tariffe maggiore al necessario! L’avanzo di bilancio di 315.000 è stato ottenuto, ma facendo stringere la cinghia agli uffici e a noi cittadini con meno spese interne, meno servizi e più tasse, quando invece altri (la Giunta in primis) potevano stringere le loro di cinghie...ma non l’ha fatto!
La bufala degli spogliatoi di Benedetto Paris Si era solo una bufala, una promessa da poco, una presa in giro. Questo, purtroppo, si è rivelata la promessa di realizzare entro l’anno agonistico 2008/2009 i nuovi spogliatoi del campo polivalente presso l’ex campo sportivo di via dello Sport. La promessa era stata fatta ai ragazzi dell’A.S. Labico Calcio a 5 e a noi in Consiglio Comunale, quando è stato risposto alla nostra interrogazione consiliare sullo stato fatiscente degli spogliatoi, sulla presenza di amianto, sulla necessità di riqualificare quei servizi per dare un vero campo di gioco ad una vera squadra di Calcio a 5 che da due anni vince il campionato amatoriale e che voleva fare il salto nel campionato ufficiale. A Novembre del 2007 la società per prima e successivamente noi del gruppo consiliare con una interrogazione, abbiamo posto il problema del campo di calcio, del rifacimento del tappeto, delle panchine, ma soprattutto della sua gestione (le entrate sono passate dai 4.000 euro del 2006 ai 1.500 del 2008) e degli spogliatoi. Dopo tanti piccoli interventi (la porta, lo scaldabagno), avevamo riportato alla luce un finanziamento provinciale di 35.000 euro che da 4 anni era a disposizione del Comune e che mai era stato utilizzato. Purtroppo però era troppo tardi per richiedere i fondi alla Regione (a causa della totale disattenzione dell’Amministrazione) e così questi fondi sarebbero stati persi (al quarto anno di disponibilità infatti tornano alla Provincia). Fu così allora che il Sindaco e tutta la maggioranza tranquillizzarono noi e la squadra annunciando l’accensione di un mutuo di 60.000 euro e la realizzazione dei nuovi spogliatoi. Per l’anno 2008/2009 la società è andata in campi di gioco privati con il sostegno economico dell’Amministrazione, ottenuto dopo vari solleciti anche in Consiglio Comunale da parte nostra, ma, così era stato assicurato, da settembre di questo anno sarebbe stato tutto pronto. E invece i lavori sono stati fatti, ma solo l’aper-
tura del cantiere, l’abbattimento della struttura precedente e la realizzazione della struttura di quelli nuovi per il resto, così viene detto a chi chiede lumi, sono finiti i soldi. Obiettivamente anche noi della minoranza, anche se con dubbi e interrogativi vari, ci accontentiamo di questa risposta, poi però arriva il rendiconto di bilancio e qui veniamo illuminati: IL COMUNE DI LABICO NON HA MAI RICHIESTO IL MUTUO!!! Adesso naturalmente, dopo aver portato la questione in Consiglio Comunale, c’è stato assicurato che si sta richiedendo e che ci sarà dato. Non sappiamo se è così e aspettiamo nuove dagli uffici, ma quello che è certo è che neanche per il 2009/2010 avremo un campo di calcetto disponibile per i ragazzi di Labico e per l’A.S. Calcio a 5 Labico!
In alto: gli spogliatoi a settembre 2008 A sinistra: gli spogliatoi ad aprile 2009
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Abbiamo un Presidente del Consiglio Comunale, ma nulla è cambiato Riportiamo la lettera di Tullio Berlenghi a Sindaco e Presidente del Consiglio a seguito dell’ennesima convocazione, non concordata, del consiglio comunale. Roma, 10 giugno 2009 Al Presidente del Consiglio comunale Al Sindaco di Labico Oggetto: convocazione consiglio comunale Invio questa missiva essenzialmente per esprimere il mio rammarico di fronte alla protervia, all’arroganza e alla mancanza di correttezza - personale, politica ed istituzionale – che avete dimostrato nelle ultime ore. Ieri pomeriggio, alle ore 18 e 32, ho ricevuto la telefonata di Luciano Galli, in qualità di Presidente del Consiglio comunale, che, in ottemperanza ad un impegno assunto in sede consiliare, mi proponeva di concordare la data della prossima convocazione e suggeriva la data di martedì 16 giugno. Ho spiegato, per l’ennesima volta, che la mattina dei giorni feriali è sempre un problema per chi lavora organizzarsi e in particolare nei tre giorni centrali. Ho proposto di spostarla al venerdì, come consuetudine; ho proposto anche di spostarla al sabato, come sarebbe opportuno anche per consentire
una maggiore partecipazione della cittadinanza. Abbiamo chiuso la conversazione con l’accordo che ci saremmo risentiti a breve. Pochi minuti dopo mi ha chiamato Andrea Giordani che ribadiva la necessità di convocare il consiglio per l’approvazione di un atto entro un certo termine. Ho chiesto di verificare se il termine fosse ordinatorio o perentorio e, oltre alle alternative già formulate a Luciano Galli, ho anche proposto di svolgere il consiglio nel tardo pomeriggio di martedì, come avviene in tutti i comuni dove si ha a cuore la partecipazione popolare alla vita istituzionale. Il Sindaco mi ha detto che avrebbe valutato le varie ipotesi e mi avrebbe chiamato in mattinata per concordare definitivamente la data. Si può agevolmente immaginare il mio stupore nell’apprendere dell’avvenuta convocazione del consiglio comunale per martedì 16 giugno alle ore 9, senza nessuna ulteriore interlocuzione con il sottoscritto. Con questa mia missiva chiedo formalmente lo spostamento della convocazione alle ore 18 di martedì 16 giugno e il contestuale inserimento all’ordine del giorno delle interrogazioni consiliari, come previsto dallo Statuto comunale. In attesa di un sollecito riscontro porgo i miei saluti. Tullio Berlenghi
In chiusura abbiamo piacere (o forse no… dipende dai punti di vista!) di riproporre una vignetta datata novembre 2007. Vignetta che all’epoca ha suscitato non pochi malumori in maggioranza, ma che oggi, alla luce della situazione politica locale, è quanto mai attuale. L’abbiamo ri - intitolata “Evergreen”, ma potevamo anche provare con “Sempre la stessa musica”, “La storia si ripete”, “Minestra riscaldata”… in ogni caso, il senso, indubbiamente, non cambia.
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27 giugno 2009 Anno 3, numero 11
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Sulla strada della democrazia Una delle maggiori difficoltà che incontriamo come opposizione è quella di convincere la maggioranza – o almeno la parte di essa che conta e che decide – della necessità di rispettare alcuni principi democratici. A volte si ha la sensazione che la loro non sia sempre, o che non sia solo, una visione padronale della gestione della cosa pubblica. Talvolta la sensazione è che proprio non abbiano idea di cosa significhi “pubblica amministrazione” e tantomeno siano a conoscenza dei requisiti fondamentali ed irrinunciabili che ad essa si ricollegano. Principi per il cui rispetto è necessario che l’attività amministrativa si svolga tenendo conto di alcuni diritti dell’opposizione. Il problema è ancora una volta di tipo “culturale”. E’ proprio la parola “diritto” che non trova agevolmente cittadinanza nel “sistema” che si è affermato nella politica labicana. Molti cittadini che hanno avuto a che fare con l’amministrazione locale lo hanno imparato sulla propria pelle. Di fronte ad una qualunque richiesta è raro avere delle risposte precise. Spesso è necessario passare il filtro di qualche amministratore, quando nella stragrande maggioranza dei casi dovrebbero essere gli uffici – sulla base dell’applicazione di un criterio imparziale e di agevole conoscibilità – a stabilire se la richiesta sia oppure no meritevole di accoglimento. Risposte scritte non vengono date facilmente, mentre invece dovrebbe essere la norma. Insomma quello che normalmente è (o dovrebbe essere) una semplice e chiara applicazione di norme e regolamenti diventa una melma appiccicosa in cui il cittadino non riesce a districarsi e finisce col doversi raccomandare al potente di turno. Ed è lì che il diritto diventa concessione. E’ lì che un atto dovuto si tra-
di Tullio Berlenghi sforma in favore. E’ lì che si cerca di trasformare il rapporto cittadino-pubblica amministrazione in rapporto suddito – sovrano, alla cui benevolenza è necessario affidarsi. Tale e tanta è la convinzione di essere nel giusto che si applica il “metodo” anche al rapporto con l’opposizione, alla quale si è disposti a concedere alcuni “favori”, in cambio di una sorta di acquiescenza rispetto alle scelte del manovratore. Credo sia superfluo dire che non siamo mai stati disponibili a simili compromessi, che avrebbero come unico risultato quello di farci perdere quella credibilità politica che siamo riusciti a guadagnare con due anni di opposizione ferma e intransigente, ma al contempo costruttiva e propositiva. E così, lentamente, stiamo riuscendo ad incidere sui meccanismi e sulle dinamiche istituzionali, imponendo il rispetto di regole comuni e condivise. La nomina del Presidente del consiglio comunale sarebbe dovuta andare in questa direzione e sono state necessarie le prime due convocazioni e la nostra ferma protesta di fronte all’iniziale inosservanza degli accordi stabiliti per trovare un punto di equilibrio. E’ così che abbiamo avuto la prima riunione dei capigruppo per concordare un programma di massima dei prossimi consigli comunali, sulla base di un principio elementare di democrazia: regole e organizzazione dei lavori vengono stabiliti insieme, ci sarà modo e tempo di dividersi sul merito e sui contenuti. Finalmente poi avremo risposte in consiglio comunale alle nostre interrogazioni e questo permetterà di dare vita ad un confronto pubblico su questioni di grande rilievo per la collettività. Io non sono ancora sicuro che avranno il coraggio di rispondere a tutte, ma proverò ad essere ottimista.
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Quando è troppo, è troppo di Maurizio Spezzano C’è sempre un limite alla sopportazione e la maggioranza l’ha oramai abbondantemente superato. All’arroganza che contraddistingue la loro azione amministrativa va posto un freno e noi siamo intenzionati a porlo, perché non possiamo più consentire a costoro di piegare le regole democratiche alla loro fame di assolutismo, umiliando rispetto e confronto. Di questo leggerete sul giornalino e della nostra protesta civile e non violenta di abbandonare l’aula consiliare dopo l’ennesimo strappo istituzionale da loro perpetrato, non tanto nei nostri confronti, quanto per le regole che sovrintendono i lavori consiliari. Hanno dimostrato ancora una volta che la loro è una visione proprietaria della politica e della vita amministrativa, a cui tutto deve essere demandato senza che altri - in questo caso noi - possano avere niente da dire. Lo strano concetto di democrazia (io sono la maggioranza e faccio ciò che voglio) con noi non attacca. Noi siamo l’opposizione a cui è demandato il controllo degli atti e la regolarità dei comportamenti e siamo intenzionati a far rispettare questo principio, attraverso qualunque strada ci sarà possibile percorrere. In più di un’occasione ci siamo dimostrati disponibili al confronto e alla collaborazione, ne sono testimoni i lavori in commissione - fino a che hanno lavorato - le proposte di delibere da noi presentate, le interrogazioni mai pretestuose ma mirate a migliorare un servizio o a colmare una lacuna, lo studio dei documenti deliberativi, le proposte di emendamenti, ed altro ancora. Il nostro agire politico ha seguito la strada dell’interesse generale, mai di quello personale. Abbiamo collaborato, quando ne abbiamo avuto la possibilità al solo scopo che a trarne beneficio fossero i nostri concittadini. Ma ci è parso di capire che dall’altra parte c’erano dei miopi che tutto avevano in testa, fuorché la visione generale di miglioramento effettivo della vita dei labicani. Sempre a cercare il favore, il consenso clientelare, i meriti immeritati, le colpe da attribuire ad altri, ma mai una assunzione di responsabilità diretta su ciò che non funzionava. Ora basta. La misura è colma. Dopo l’ennesimo strappo e la grave decisione di abbandonare la seduta consiliare da parte del nostro gruppo, siamo intenzionati a seguire strade diverse. Non permetteremo più monologhi di esponenti della giunta che si piangono addosso per giustificare le proprie azioni o il mancato rispetto delle regole che sono alla base del confronto politico. Né permetteremo più, a chiunque, di tentare di spaccare la nostra solida opposizione con inviti “alla parte moderata dell’opposizione” per tentare operazioni che con noi non attaccano. Il gruppo di Cambiare e Vivere Labico non ha parti moderate o parti estremiste, è un unico blocco che ha un progetto diverso di amministrare Labico. Si sbagliano di grosso. Noi abbiamo promesso pulizia e un modo nuovo di amministrare. Garante di tutto questo siamo noi, non i soli eletti, ma tutti coloro che si riconoscono nel progetto che abbiamo costruito e che siamo intenzionati a 2
portare avanti. La questione morale che noi solleviamo per essere affrontata ha bisogno di un prezzo alto e noi siamo intenzionati ad andare fino in fondo, fino al punto di far emergere le complicità e gli interessi, fosse anche con il ricorso alla magistratura. Questa maggioranza esige da noi la supina accettazione del loro operato, il monopolio della gestione del potere per il potere, non vogliono uomini, ma sudditi sempre pronti ad inchinarsi al loro volere, ci vogliono spettatori dei loro affari. Se così è dovranno cercare altrove, perché noi siamo intenzionati a fare sentire la nostra voce ogni volta che serve e c’è bisogno, soprattutto quando vengono calpestati i diritti dei cittadini e i doveri degli amministratori ad essere trasparenti e onesti. Abbiamo posto problemi politici a cui non è stato mai risposto. La Politica da noi intesa è la capacità di risolvere i problemi e non di aggravarli. La maggioranza, invece, intende la politica come trampolino di lancio per i propri affari, per quello dei propri famigliari e per i propri amici, l’esatto opposto di ciò che noi pensiamo. Ho già avuto modo di scriverlo altre volte e non mi stancherò mai di farlo: Labico ha bisogno di fare chiarezza morale dell’operato di questi amministratori, ha bisogno di far funzionare lealmente la macchina amministrativa, ha bisogno di dare risposte alle richieste dei cittadini. Noi ci siamo posti l’obiettivo di applicare le regole della trasparenza, della partecipazione, dell’ascolto.
Pensieri caldi A Tramezzate di Sopra l’aspettano con viva trepidazione. I preparativi fervono per mesi. L’impegno profuso è straordinario. Gli abitanti dei paesi vicini - meno fortunati -- non fanno che chiedere, informarsi, cercare delle anticipazioni. Si organizzano in gruppi per spostarsi e poterci essere anche loro. E Lei (con la L maiuscola) quando arriva, fa sempre un bell’effetto. Non delude mai. Ogni volta ti sorprende e ti lascia senza fiato. Vorresti che non se ne andasse più. Invece, come tutte le cose belle, ad un certo punto, con discrezione, si dilegua. E lascia tutti a crogiolarsi nel piacere del ricordo e nell’impaziente attesa del suo ritorno. E’ proprio Lei: l’estate tramezzatese, chi non la conosce proprio non può capire cosa si perde… Leo Vitro
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Qualche mese fa, a Labico… di Maurizio Picchio Già da bambino, quando giocavo sotto casa in via Cap. Aversa, quel nome mi metteva curiosità. Molti anni dopo ho saputo che il capitano dei carabinieri Raffaele Aversa, fu uno dei militari più attivi nella resistenza. Il 23 gennaio 1944 fu arrestato dai tedeschi e torturato. Due mesi dopo pagò il suo silenzio con la morte alle Fosse Ardeatine. Ho provato ammirazione per l’uomo a cui era stata intitolata la strada dove ho vissuto. Quando in una delle prime edizioni di questo giornale ho appreso da un articolo di Leonardo Saracini che Aversa è nato proprio qui a Labico ho avuto due emozioni: fierezza di essere un suo concittadino ma soprattutto molta rabbia perché quest’uomo che ha donato la propria vita per la libertà d’Italia, qui dove è nato, non è assolutamente commemorato. Quest’anno in coincidenza del 25 Aprile, io e Leonardo Saracini in primis, ci siamo mossi per mettere una targa commemorativa del capitano
Aversa ma quando siamo andati a richiedere l’autorizzazione all’amministrazione ci siamo sentiti rispondere dal vicesindaco Alfredo Galli “ma siamo sicuri che è nato a Labico? Se è vero gli intitoliamo una piazza” e da Luciano Galli “sono ormai anni che chiedo fondi del bilancio per commemorare il capitano Aversa, per farlo conoscere, soprattutto alle generazioni più giovani”. Dopo un colloquio, tutti abbiamo appurato il dovere morale di commemorare l’eroe con le più alte onorificenze e per far questo abbiamo rimandato l’evento di un anno per dar modo ad una commissione di organizzare il tutto. Un anno. Poiché crediamo che la data più giusta sia quella in cui si è realizzato l’ideale per il quale è morto: il 25 Aprile, la libertà d’Italia. Con spudorata polemica voglio augurarmi che l’attuale l’amministrazione comunale non guardi all’evento come ad una spilletta per dire “questo l’ho fatto io” ma spero che in quella data possano iniziare a commemorare anche loro una festa di tutta l’Italia, visto che sono 12 anni e più che la statua del milite ignoto non vede corone “ufficiali”.
Labico, oltre al Volley c’è di più…ma è lasciato solo! di Benedetto Paris Ormai da qualche anno a Labico c’è un’eccellenza sportiva: la Pallavolo, l’A.S. Volley Labico, che a 20 anni dalla sua costituzione ha raggiunto e sta raggiungendo traguardi importantissimi e impensabili. Non solo la serie B2 e la permanenza in questo difficile campionato, ma addirittura l’essere la prima squadra della Provincia di Roma e la seconda del Lazio. Ma oltre alla serie B2 il volley labicano, con i suoi dirigenti, sta compiendo scelte intelligenti e lungimiranti, puntando sulle giovanili, sul suo “vivaio”. E’ così che la società riveste sempre più un ruolo sociale e culturale, perché dà spazi e occasioni di aggregazione, educa allo stare insieme, all’unirsi per un obiettivo comune, ma allo stesso tempo porta i nostri colori, il nostro nome in Umbria, Lazio e Sardegna (chiedo venia in caso di dimenticanze). E’ per questo che la società merita tutto il sostegno possibile dai privati del nostro comune e innanzitutto dalla nostra amministrazione che, anche se con difficoltà, ha saputo dare le risposte necessarie, così come forte è stato il sostegno delle altre istituzioni, come Regione e Provincia di Roma. Ma non c’è solo la Pallavolo a Labico. Negli ultimi anni sono nate e si sono stabilizzate anche altre società di altri sport, altre vantano atleti europei che non trovano spazi: il basket, il Calcio a 5, le arti marziali, la Scuola Calcio. Alle loro esigenze però l’Amministrazione non ha dato le risposte necessarie, tanto che, per esempio, quest’anno il basket ha cessato l’attività nel nostro comune, mentre chi vanta titoli europei nelle arti marziali non mai ha trovato spazi nel nostro territorio. Altri stentano o hanno grandi difficoltà e a loro l’Amministrazione deve dare risposte. L’A.S. Calcio a 5 Labico per due anni ha vinto il campionato amatoriale, ma, dopo un anno passato a risistemare autonomamente gli spogliatoi, ha giocato il 2008/2009 in campi privati, in attesa che il campo di calcetto pubblico (uno dei pochissimi nella nostra zona) abbia finalmente degli spogliatoi agibili e un campo nuovamente in grado di ospitare partite ufficiali sen-
za rischiare che chi scivoli a terra si ritrovi con escoriazioni su tutte le gambe! Come sono andate le cose sugli spogliatoi l’ho raccontato nel numero passato del giornale: dopo 5 mesi di richieste della società e del nostro gruppo consiliare l’Amministrazione si è ricordata di un finanziamento provinciale vecchio di 4 anni e in scadenza e così ha iniziato i lavori promettendo la loro realizzazione completa grazie ad un mutuo “spacciato” come già acceso nelle primavera del 2008…invece non lo aveva mai richiesto e così ancora è tutto fermo, con le mura in piedi e niente dentro….e i ragazzi della squadra aspettano! La scuola calcio di Labico è un’altra pagina positiva della nostra comunità: nel silenzio ha 54 iscritti, il prossimo anno giocherà in 4 categorie diverse, ma dove gioca? Su al Campo Sportivo di Via Fioramonti, omologato per i prossimi tre anni, che però versa in condizioni spaventose. I problemi del campo sono tanti: gli spogliatoi sono in uno stato di vero degrado, il campo ha bisogno di una risistemazione del terreno, le attrezzature (porte e panchine) sono fatiscenti, per non parlare dei numerosi atti vandalici che spogliatoi e attrezzature subiscono frequentemente. E’ per questo che con un’interrogazione consiliare abbiamo lanciato un grido d’allarme per richiamare l’Amministrazione ad agire per risistemare gli spazi, investire per il rinnovo delle attrezzature e per garantire la sicurezza della struttura. La Scuola Calcio in questi anni ha fatto un grande lavoro anche in termini di qualità, “sfornando” tanti ragazzi oggi protagonisti in squadre di categoria superiore dei dintorni. Senza attrezzature adeguate e un vero sostegno da parte delle istituzioni certo non potrà continuare a dare un servizio alla nostra comunità e a perderne saremmo tutti noi. A chi la gestisce va un ringraziamento enorme per tutti i sacrifici compiuti, per i lavori “volontari” realizzati, unici fatti che ad oggi hanno permesso a tanti ragazzi di Labico di giocare e divertirsi attraverso lo sport, che è salute, educazione e socialità. Adesso è ora che sia l’Amministrazione a fare qualcosa di concreto. 3
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Questioni sollevate… ma rimaste aperte! di Maurizio Spezzano Sono due Consigli comunali che continuo a ribadire che bisogna dare una risposta alle istanze dei cittadini e per due volte, tranne generiche parole di circostanza, non ho visto ancora nulla. Ho deciso allora di fare un elenco delle numerose richieste che ho inoltrato in Consiglio Comunale e che ho fatto mettere a verbale. Molti di questi punti ci sono stati segnalati dai cittadini e noi li abbiamo portati in seno all’organo preposto alla loro risoluzione. Naturalmente non finisce qui. Con il prossimo articolo la seconda parte delle questioni segnalate ed ancora aperte.
cessario il blocco del traffico pesante su questa arteria, perché non si può mettere a repentaglio l’incolumità dei residenti. Abbiamo anche segnalato un tombino posato male che causa vibrazioni continue alle abitazioni vicine. Ad oggi non abbiamo avuto risposte. Aggiungo che anche i cittadini hanno segnalato agli uffici le stesse problematiche. Registrazione delle sedute del Consiglio Comunale: C’era l’impegno da parte della Giunta di registrare le sedute consiliari onde evitare continue lamentele per la parzialità con cui vengono trascritte le nostre dichiarazioni nei Consigli Comunali. Ad una iniziale adesione, si è poi passati al dimenticatoio, fino a quando non abbiamo rifatto la voce grossa in Consiglio Comunale, rimandando indietro alcuni verbali e correggendone altri durante la seduta. E’ chiaro che così non si può andare avanti, anche perché se facciamo delle dichiarazioni, anche forti, queste devono essere trascritte, cosa che il Segretario molte volte non può fare. Ne va della validità delle sedute. Ci hanno chiesto di far fare a noi un preventivo, ma è chiaro che questa è una richiesta strana. E’ la maggioranza che provvede ad attivare il servizio e non i consiglieri di minoranza. Stiamo ancora aspettando.
Dimissioni dell’Assessore Di Stefano: Il luogo deputato per discutere delle dimissioni dell’Assessore Di Stefano è il Consiglio Comunale. E’ più di un mese che si è dimesso dall’incarico e noi non sappiamo ancora i motivi della decisione né l’intenzione del Sindaco. Abbiamo anche chiesto una discussione in merito. Noi pensiamo che deleghe di tale importanza non possono restare vacanti oltre il tempo trascorso. L’Urbanistica e il Bilancio sono materie sensibili che necessitano nel più breve tempo possibile di una soluzione. Il Sindaco ha ribadito nell’ultimo consiglio che nell’arco della settimana avrebbe preso una decisione. La settimana è passata e noi siamo all’oscuro della soluzione. Forse gli equilibri interni sono troppo Spazi per l’opposizione: Si dà il caso che noi vogliamo fare i fragili per arrivarci? Meglio è se si convince l’Assessore dimisconsiglieri e vogliamo farlo possibilmente bene. Ad oggi non è sionario a tornare sui suoi passi. così. Tutte le volte che chiediamo gli atti o vogliamo solo consulDimissioni del Presidente del Consiglio Comunale: Ho tarli non c’è la possibilità di poterlo fare con calma o senza invachiesto, a nome del gruppo, che il Presidente della Consiglio dere lo spazio altrui. Noi come minoranza abbiamo bisogno di Comunale si dimetta dagli incarichi in seno alla Commissione uno spazio nostro dove poter decidere delle varie questioni, Urbanistica e da delegato per i problemi ambientali. La moti- riunirci, incontrare i cittadini, senza dover di volta in volta invadevazione è semplice: essendo la presidenza del Consiglio co- re gli spazi delle nostre famiglie. Ovunque la minoranza ha uno munale organo super partes è giusto che chi ne riveste il ruolo spazio, a Labico ciò ci è precluso dalla solita arroganza di chi non abbia incarichi che ne mettano a repentaglio la neutralità. intende l’amministrazione roba sua: la famosa visione proprietaCi ha risposto che lo farà nel più breve tempo possibile. Ci sia ria della politica. consentito consigliare al Presidente che sarebbe opportuno Convocazione Commissioni consiliari: Abbiamo puntato i che si uniformasse a tutte le grandi cariche, astenendosi dal piedi per un anno e mezzo per avere le Commissioni Consiliari, votare i punti all’ordine del giorno. Ciò gli darebbe maggiore ed oggi che sono nella pienezza delle funzioni non funzionano onorabilità e neutralità. per colpa dei rispettivi presidenti che non le convocano. Chi soInterrogazioni: La spina nel fianco. Sono mesi e mesi che no i Presidenti? Gli stessi assessori, cosa che può succedere abbiamo presentato interrogazioni importanti a cui non è stato solo a Labico. Questo atteggiamento fa sempre parte di quella mai risposto. Una su tutte è quella relativa alla ricognizione che si chiama visione proprietaria della politica. In questo a Labidegli edifici pubblici, in modo particolare le strutture scolasti- co sono maestri. Ricordo che tutti gli atti consiliari devono preveche, da affidare a specialisti del settore, che ne certifichino la dere almeno un passaggio in Commissione, che è il luogo della staticità e la sicurezza. Non hanno mai risposto, se non con discussione e degli emendamenti migliorativi. Il Consiglio, invegeneriche promesse e impegni da mantenere nel prossimo ce, dibatte per l’approvazione avendo tutti gli atti pronti per esseConsiglio Comunale. Ce ne sono altre relative al problema re deliberati. Abbiamo chiesto in più di un’occasione il funzionadell’agibilità, della zona industriale, di alcune lottizzazioni, del- mento di questo strumento, ma come al solito avevano le orecl’ASPER, via Casilina, e molte altre ancora. chie piene di cerume e non hanno sentito. Sapete perché non funzionano le Commissioni? Perchè non si fidano di alcuni asMessa in sicurezza di via Casilina: Sarà stato il terremoto o sessori ed essendo notoriamente accentratori non possono tolsaranno i mezzi pesanti che attraversano la Casilina, sta di lerare che qualcuno possa fare loro ombra prendendo decisioni fatto che molte case, soprattutto quelle di vicolo del Cia loro insaputa. 4 presso, presentano lesioni evidenti e documentate alle strutture. Abbiamo chiesto un intervento rapido e se ne- Raccolta porta a porta: Malgrado gli strilli sui giornali locali e le
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pompose dichiarazioni, della raccolta porta a porta se ne è persa traccia. Eppure è stata l’ennesima bufala per far aumentare la TARSU per il secondo anno di fila, aumenti che gridano ancora vendetta, se paragonati alla qualità del servizio. Ho fatto presente, prove alla mano, che i mezzi che dovrebbero spazzare le strade almeno una volta la settimana non rispettano le scadenze, soprattutto nei quartieri più nascosti, ad esempio Santa Maria. Anche qui ci è stato risposto che ci sono stati dei problemi e che nel più breve tempo possibile verrà dato avvio alla raccolta porta a porta. Mi sorge un dubbio: è possibile iniziare questo servizio senza prima aver anticipato il tutto casa per casa con relative istruzioni del caso? Spogliatoi e Parco Tulli: E’ trascorso un anno dall’inizio dei lavori degli spogliatoi e ancora siamo in mare aperto. Sembra il segreto di Fatima: si può sapere cosa è successo o dobbiamo rivolgerci all’esorcista? Ma le penali sono state applicate o questi costruttori sono liberi di prenderci per i fondelli ogni volta che vogliono? Lo stesso dicasi del parco Tulli. Sembra abbandonato, nessuna cura. Addirittura i genitori ci hanno segnalato alcune siringhe. Non dico di metterci un custode 24 ore su 24, ma almeno bonificare l’ambiente all’occorrenza. Appalto e regolamento mensa: Altro argomento spinoso. L’appalto della mensa è in scadenza ed è giusto che se ne dibatta nella commissione competente, per valutare le singole parti, per sentire il parere di esperti, inclusi i genitori, ed eventualmente migliorarne alcuni aspetti. La carboneria nostrana, invece, nasconde tutto e malgrado le nostre insistenze non trapela nulla. Questo ci preoccupa non poco, perché la qualità del servizio mensa ci sta particolarmente a cuore e certamente battaglieremo non poco prima della sua approvazione. La stessa cosa per il regolamento mensa. Io stesso ho fornito copia dell’oggetto in discussione, ma ad oggi ancora niente. E’ chiaro che anche in questo caso i lavori devono prima iniziare in Commissione e poi arrivare in Consiglio. E’ un atto dovuto ai genitori che vogliono certezze su ciò che mangiano i propri figli, avendo la possibilità, con appositi controlli, di valutare la qualità e quantità di ciò che mangiano i bimbi. Malgrado le nostre insistenze non se ne fa voce. Sistemazione della scuola in vista dell’autonomia: Sulla scuola c’è tanto da dire. Intanto sulla sicurezza. Ad oggi non c’è uno straccio di documento che ne attesti l’idoneità dei locali, si va avanti per proroghe e atti provvisori. Ma a loro questo non interessa. A noi sì. Ho fatto presente che nei locali scolastici oltre ai nostri figli ci sono anche le maestre, i collaboratori scolastici, il personale delle pulizie, ecc. L’ampliamento del plesso Filippo Pastore non solo non è terminato, ma non si sa più nulla. Però hanno già provveduto ad accatastare materiale nelle aule. Ma la penale per la mancata consegna è stata già riscossa? A quanto ammonta? Dove verranno destinati gli eventuali fondi riscossi? Aspettiamo una risposta a queste domande. Intanto con l’autonomia bisogna arredare, organizzare, predisporre. E’ stato fatto tutto? La aule sono sufficienti o magari è previsto che una prima, delle tre formate, vada collocata nel sottoscala, così come ci è stato comunicato? Se così fosse siamo nuovamente in piena emergenza. La continua, perpetua
emergenza scolastica labicana. Questa frase ha oramai fatto storia. Ci risulta che a causa della carenza di aule, il Dirigente è stato costretto a non chiedere un’ulteriore classe, cosa che avrebbe potuto fare tranquillamente, penalizzando in tal modo anche il personale scolastico, oltre che la qualità dell’istruzione, visto il numero di alunni per classe. Sicurezza nei quartieri e furti: Abbiamo posto questo problema perché se ne parla poco, ma purtroppo si vede aumentare il numero dei reati e dei furti nelle case con i proprietari dentro. E’ successo a Santa Maria, per due sere consecutive, è successo altrove. Lungi da noi chiedere ronde padane o baresi, abbiamo invece cercato di investire il Consiglio Comunale di questa problematica. Abbiamo chiesto che si predisponga una delibera in cui si chiede al Comando dell’arma dei carabinieri di aumentare il contingente previsto per Labico, che ha le stesse unità di forze dell’ordine di quando contava 2000 abitanti. Non è più possibile fare finta di niente. Il problema esiste e va affrontato, non con i palliativi di ronde o squadrette pittoresche e meschine, ma con i deputati al controllo del territorio. La caserma di Labico apre alle 09.00, come gli uffici, chiude all’ora di pranzo, per riaprire alle 15.00 e chiudere definitivamente alle 18.00. Sarebbe il caso di avere sempre una pattuglia per i dovuti controlli. Stiamo ancora aspettando. O la sicurezza va bene solo quando la invocano loro per il proprio tornaconto? Viabilità via Donizzetti: Questo è l’ennesimo scandalo delle lottizzazioni fasulle e delle solite bugie di chi non vuole fare le opere di urbanizzazione. La lottizzazione è terminata da un pezzo, ma la viabilità è scandalosa. Se i residenti non sono ancora scesi in piazza con i randelli in mano è un miracolo. Pozzanghere d’inverno e polvere d’estate e così per anni. Malgrado ciò qualcuno continua a costruire come se nulla fosse, ma nessuno si preoccupa delle strade. L’assurdo lo si raggiunge alla vista di un collettore della fogna alto mezzo metro sul livello stradale (se così si può chiamare), che è un pericolo costante e incombente, in cui in più di un’occasione qualcuno ne ha fatto le spese. Ma i danni chi li paga? Sapete la risposta? E’ privato! La soluzione pilatesca: a fregare il prossimo è pubblico, ma le opere sono private. C’è solo da vergognarsi! E l’illuminazione, è privata anche quella? Lottizzazione Vignole: Come sopra: hanno preso i soldi dei residenti, ma delle strade non si sa nulla, malgrado l’impegno me presente sia da cittadino che da consigliere comunale - di, nell’ordine: l’allora sindaco Galli, l’assessore Giordani, il vicesindaco Galli, il sindaco Giordani, l’assessore Di Stefano, che aveva garantito l’impegno al responsabile dell’ufficio tecnico, Taccheri. La convenzione parla chiaro e la fideiussione, garanzia della pubblica amministrazione e dei cittadini, obbligatoria per legge, agli atti non esiste. Di questo dobbiamo dire grazie all’allora sindaco Galli e vicesindaco Giordani e al vicesindaco Galli e sindaco Giordani, oltre che al tecnico che fa orecchie da mercante. Certo è bello fare finta di niente quando i costruttori sono più che noti! Sarà per questo che le opere non si fanno, ma le case perché continuano ad essere vendute anche se “il 5 costruttore è scappato” come raccontano i bugiardi?
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Quale futuro per i Casali? di Benedetto Paris In questi giorni gli organi di informazione locale sono stati inondati dall’avvio della “campagna elettorale” di Alfredo Galli a suon di progetti infrastrutturali all’interno dell’importante accordo di programma stilato dalla Regione Lazio con i Comuni di Labico, Colleferro, Valmontone e Artena. Il Vice Sindaco ha parlato di numerosi interventi, tra cui spiccano collegamenti con Artena sostanzialmente paralleli alla Valmontone Cisterna, nodi di scambio e parcheggi, buona parte dei quali interessano la zona dei Casali e comunque dell’area rurale al di là della ferrovia. Partiamo dal presupposto che buona parte di questi interventi esistono solo nella mente del nostro Vice Sindaco e in nessuna carta dell’accordi di programma, quantomeno in progetti regionali. Comunque è il caso di fare un’analisi di quanto millantato in questi giorni, prendendolo per idee concrete e realizzabili. Bisogna dire che i nodi di scambio all’interno del centro storico sono già nel nuovo prg grazie alle osservazioni approvate in Consiglio Comunale (non dai progetti dell’Amministrazione). Infatti, all’unanimità sono state approvate osservazioni (o parti di) che hanno previsto nell’area tra la stazione e i Cerchi e dietro la stazione due grandi parcheggi proprio per permettere, senza attraversare la Casilina, di accedere sia alla stazione, sia al centro storico. L’accordo di programma della Regione prevede di investire sulla nostra stazione e sugli spazi a parcheggio nel nostro territorio come nodi di scambio, essendo la nostra stazione “illesa” dal traffico di pendolari e visitatori che andranno al Parco e all’outlet di Valmontone e dalle attività commerciali che interesseranno lo Slim (grande centro di smistamento merci) di Colleferro. A questi addirittura, con le osservazioni approvate, si aggiungerebbero delle aree a parcheggio lungo la scarpata che porta dalla Casilina a Via Fioramonti e via S.Maria. Su queste aree a parcheggio già in Consiglio ho espresso i miei dubbi, sia sull’utilità, sia sulla sicurezza (sono in curva e dall’altra parte della Casilina). Se si considerano quindi le nuove aree a parcheggio e quello esistente, è ben chiaro che a Labico di parcheggi per il nodo di scambio non mancheranno, ma il problema sarà invece far arrivare in sicurezza i cittadini non solo alla stazione, ma anche al centro storico: sarebbe quindi il caso che il Vice Sindaco ci parli dei marciapiede sulla Casilina per raggiungere Piazza del Mercato. Il Vice Sindaco invece ci parla dell’ascensore/scala mobile per raggiungere Piazza della Chiesa. Su questo progetto sono potenzialmente in accordo con l’Ass. Galli, a patto che sia accompagnato da una vera riqualificazione di tutta l’area di Piazza della Chiesa e della passeggiata pedonale dai Cerchi a Via della Fontana. Qua finisce il dato positivo. Infatti a questi progetti l’Amministrazione aggiunge opere che vanno ad impattare fortemente sull’area dei Casali, addirittura prevedendo due nuovi assi viari e un parcheggio a Colle della Forma che, non si sa come, dovrebbe raggiungere il Centro Storico, da cui è separato dalla Ferrovia…sarà come con il ponte sulla Casilina per unire la piazza??? Tolta l’ironia rimane un interrogativo serio che non può coinvolgere, nella sua elaborazione, tutta la comunità labicana: quale futuro
vogliamo dare all’area dei Casali e in particolare all’area che va da Valle Fredda alla Stazione? L’Amministrazione ha scelto a giugno dell’anno passato di stravolgere parte di quell’area: a causa del posizionamento del casello della Valmontone (Labico) – Cisterna l’area di Valle Fredda verrà sconvolta, con una grande curva che porterà dal casello alla “tangenziale. Su questa uan dovuta precisazione: la tangenziale di Labico è un’ottima cosa, alleggerirà il traffico del centro storico e correrà tutta nell’area di rispetto dell’Autostrada, ma certo la sua paternità non è né di Galli né di Giordani, ma di alcuni consiglieri, su tutti Nello Tulli che per primo la propose nell’incontro organizzato dalla nostra lista nel gennaio 2008. Ora a questo intervento, che teoricamente lascia intatta l’area restante della campagna, Galli pensa di aggiungerne altri, tutti di collegamenti stradali su gomma, più aree di sosta e parcheggio, eliminando quindi la destinazione agricola del territorio per affidarne una tutta commerciale e industriale, per forza di cose conseguente. A questa prospettiva penso sia doveroso opporsi. Non per salvare sterilmente la campagna per come è. Oggi, specie l’area da Valle Fredda alla Stazione, è abbandonata a se stessa o a pochi appezzamenti di terra. Da tempo ritengo che se non si attuano politiche attive sarà campo per abusivismo e degrado. Quella zona ha invece bisogno di un rilancio, di una serie di politiche che incentivino una attività agricola di qualità, ma soprattutto un’attività ricettiva di basso impatto ambientale, come gli agriturismi. Se pensiamo al flusso di turismo che invaderà Valmontone e i paesi circostanti, ai collegamenti viarii e ferroviari che il nostro comune ha, Labico può avere tutte le carte in regola per offrire servizi ricettivi di qualità, conservando però il nostro ambiente, evitando di far sommergere anche quella parte di territorio labicano da colate di cemento e asfalto. Attività di questo tipo ricadono poi su tutta la comunità, portando turismo, domanda di prodotti locali, di manodopera, insomma può essere un piccolo pezzo di economia, che, a differenza dei grandi capannoni industriali e di rimessa delle merci, salvaguarda l’identità e la qualità del nostro territorio. Non è un tema secondario questo, anzi può essere uno dei tanti piccoli fronti per una Labico diversa che non punti solo sull’edilizia.
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Anno 3, numero 12
18 luglio 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Il grande sonno labicano Uno degli elementi fondanti del “sistema” adottato dagli amministratori labicani è la politica del silenzio. Non si deve sapere nulla, non si deve parlare di nulla. Bisogna ridurre al minimo (purtroppo per loro la legge qualche obbligo lo prevede) l’informazione sull’attività amministrativa. Bisogna addormentare il dibattito politico. E i consigli comunali? Quelli sono un bel problema. Sono un’occasione di confronto con l’opposizione e – nonostante la calcolata scelta di collocarne lo svolgimento in giorni e orari in cui la gente normale lavora – qualche malcapitato cittadino potrebbe finanche assistervi, potendo così toccare con mano l’insipienza di coloro ai quali è stata affidata la gestione della cosa pubblica. L’unica soluzione è non farli. Teoricamente però il Sindaco sarebbe tenuto a rispondere alle interrogazioni presentate dai consiglieri. Invece quella che – agli occhi ingenui di persone abituate al rispetto delle regole e delle istituzioni – potrebbe sembrare una buona ragione per convocare il consiglio diventa un’ottima ragione per non convocarlo affatto. Le interrogazioni infatti contengono quesiti imbarazzanti ai quali al massimo sono in grado di rispondere per iscritto con poche righe in cui non si dice assolutamente nulla, ma è certo da evitare l’idea di presentarsi in una seduta pubblica a cercare maldestramente di sostenere le ragioni di quel nulla. Poi, magari, qualcuno proverà a raccontare la favoletta dell’impossibilità di rispondere alle interrogazioni perché “non c’è tempo” o per colpa dell’ “ostruzionismo dell’opposizione”. Sciocchezze. L’ordine del giorno dell’ultimo consiglio comunale conteneva appena tre punti e da un mese siamo completamente fermi, nonostante l’accordo
di Tullio Berlenghi
preso nella riunione dei capigruppo di convocare il consiglio il 3 luglio. Da allora nessuna notizia da parte degli amministratori. Eppure le questioni da affrontare sarebbero molte e importanti. Ad esempio dopo oltre un anno di consigli comunali convocati con una frequenza inusuale (praticamente una media di due consigli al mese, nonostante una pausa “forzata” di due mesi e mezzo per consentire il più ampio dispiegamento possibile di forze a beneficio della candidatura del vicesindaco alle provinciali) per esaminare le 161 osservazioni alla variante al P.R.G. ecco cadere un improvviso silenzio. Noi abbiamo chiesto di darci numeri, dati, cartografia, aggiornamento delle norme tecniche. Nulla. Non si sa nulla. Eppure ci dovrebbe essere un nuovo passaggio in consiglio prima di inviare tutto alla Regione. Niente. Vuoto pneumatico e nessuna risposta. Dell’appalto mensa neppure parlarne. Proprio non è nelle loro corde l’ipotesi di muoversi in modo trasparente e di portare i documenti in commissione per una valutazione più approfondita. Noi, ad esempio, avremmo proposto di coinvolgere quei genitori che – per competenza ed esperienza – erano stati individuati per vigilare sulla qualità del servizio. Avremmo voluto un’amministrazione che collaborasse con la cittadinanza e la informasse delle proprie scelte. Invece hanno preferito chiudersi nelle loro stanze e gestire un appalto pubblico come se fosse qualcosa di personale. Poi, a fronte della mia pubblica censura di questo comportamento, arriva la risposta “piccata” del vicesindaco (ormai autopromosso titolare della sovranità locale a tutti gli effetti) che si mette a dare lezioni di diritto amministrativo. C’è sempre da imparare e prometto che non perderò neppure uno dei suoi seminari. Sempre a proposito del vicesindaco abbiamo scoperto una palese irregolarità nel permesso di costruire, che quando era sindaco, aveva dato a sé stesso in piena violazione della normativa regionale vigente. Ovviamente prima di dare un giudizio definitivo sulla vicenda avremmo piacere di avere qualche spiegazione e per questo abbiamo presentato un’interrogazione al Sindaco (formale), che attualmente ha l’interim sull’urbanistica e che all’epoca dei fatti era assessore all’urbanistica. I bookmaker non prendono neppure in considerazione la possibilità che qualcuno si prenda la briga di risponderci. La vicenda non è l’unica ovviamente e molte altre sono le questioni su cui gradiremmo avere qualche spiegazione da parte di chi amministra. Sempre il vicesindaco si è preso la libertà – ancora una volta nelle vesti di primo cittadino – di aggirare sfacciatamente la normativa sugli appalti per realizzare opere di manutenzione stradale che mai si era sognato di considerare durante il mandato e che, guarda caso, a poche settimane dalle elezioni diventavano improvvisamente urgenti ed indifferibili. O ancora, nuovamente con il placet del principe del diritto amministrativo, si affidavano i lavori di restauro del campanile della chiesa in violazione della normativa sugli appalti. Ci piacerebbe anche sapere
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che fine ha fatto la strada che attraversa la proprietà del Sindaco nonché l’atto di permuta che era stato portato con urgenza in consiglio comunale il 6 febbraio e di cui – a cinque mesi di distanza – non si è più avuto notizia. Per non parlare della farsa delle dimissioni dell’assessore, che ha lasciato l’incarico il 19 maggio, ma il cui nome compare ancora nella composizione della giunta. Un’irregolarità amministrativa? Niente affatto replica convintamente il segretario comunale, ormai assuefatto all’idea che Labico sia una zona franca dell’ordinamento giuridico italiano, le dimissioni dell’assessore godono di una disciplina ad hoc e quindi – aggiungo io - l’assessore rimane in carica (e si becca lo stipendio) anche se passa l’estate da dimissionario alle Maldive. Del resto bisogna capirlo: che ci si rimane a fare a Labico se il consiglio non si riunisce e il programma dell’estate labicana è quello che è?
Emergenza Casilina: il nostro impegno per i cittadini di Benedetto Paris La vivibilità dell’area lungo la Via Casilina è da tempo ridotta ai minimi: chi abita su Via Roma - ma anche molti cittadini di Via Ficoroni e Vicolo del Cipresso - è costretto a convivere con i rumori dei mezzi pesanti, con i loro tremori, ma soprattutto con le vibrazioni dei tavoli, delle credenze delle proprie case, fino a vere e proprie crepe sui muri delle proprie abitazioni! Ci siamo occupati di questo problema da Gennaio 2009 attivando tutti i contatti politici e istituzionali a nostra disposizione, cercando di capire quale fosse il problema, quali le competenze e quali gli strumenti per intervenire, e per non essere presi in giro dalle continue indeterminate risposte di sufficienza dell’Amministrazione. E’ così che a fine febbraio abbiamo scritto all’A.S.T.R.A.L., la società della Regione Lazio competente per la gestione e la manutenzione straordinaria delle strade del Lazio, tra cui quindi la Casilina e, dopo un incontro con un tecnico competente e la struttura della Presidenza, siamo riusciti a chiedere con forza un intervento strutturale per tutto il Km 38 della Casilina, rifacendo in profondità il manto stradale, per risolvere un problema e non certo per tamponare qualche buca. Dopo poche settimane un tratto della Casilina - quello per cui alcuni cittadini già avevano scritto e denunciato problemi - è stato oggetto del rifacimento del manto stradale con nostra grande soddisfazione. E’ rimasto però il grande problema di chi abita nel tratto finale del Km 38, quello dal Km 38,3 al 39. Lì la situazione è drammatica, con le case affacciate e costruite a ridosso della vecchia via consolare, dove i problemi da quelli della vivibilità sono diventati quelli della sicurezza e stabilità degli edifici. Per questo siamo tornati a contattare i soggetti competenti, cercando anche di capire da dove debbano arrivare i finanziamenti e chi debba realizzare gli interventi. Al termine di questi colloqui abbiamo inviato una lettera all’Ass. Provinciale alla Viabilità Marco Vincenzi, a quello Regionale ai Lavori Pubblici Bruno Astorre (competente per il finanziamento) e al Presidente dell’A.S.T.R.A.L. per richiedere un intervento strutturale, un rifacimento profondo del manto stradale, che non duri due settimane (come quello operato dal Comune), ma che elimini almeno per qualche anno i tremori e le vibrazioni dovuti al passaggio dei mezzi pesanti. Ora aspettiamo che alle parole seguano i fatti. Noi abbiamo provato a fare la nostra parte davanti all’assenza della Giunta troppo presa dai suoi guai interni e poco dai problemi dei cittadini. Ci auguriamo che quanto prima Regione e A.S.T.R.A.L. intervengano per rendere Labico più vivibile e migliorare il suo rapporto con l’asse casilino, gioia e dolore del nostro paese
L’arroganza del potere e la speranza, disattesa, di un Sindaco diverso di Danilo Giovannoli Amministrare una città non equivale a comandarla, quest’ultimo termine si utilizzava in periodi della storia che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle. Il rispetto delle opposizioni è un elemento di grande valore per le istituzioni. Quell’urlo di Maurizio Spezzano nell’ultimo consiglio comunale “questo paese va liberato” potrebbe apparire agli occhi della gente come un atteggiamento estremista, ma poi quando si va ad analizzare il comportamento di certi personaggi, ci si rende conto in maniera palese che Labico è prigioniero di un sistema nel quale tutto è controllato e tutto funziona allo stesso modo. Sembra quasi di trovarsi di fronte ad una macchina con sincronismi perfetti, collaudati nel tempo che non mutano di una virgola. La speranza che tutto questo potesse cambiare era rappresentata da un Sindaco nuovo, giovane imprenditore, capace nel suo ambito lavorativo di creare un paradiso straordinario come è il “Parco agricolo di Fontana Chiusa”. E invece? Tutto come prima. Stesso film, stessi attori e stessa regia. A dir la verità qualche attore ogni tanto ha la forza (o il coraggio, o l’esasperazione, o l’onestà) di mettere qualcosa in discussione e quindi mi domando quanto ancora potrà resistere. Nello Tulli nella passata consiliatura ne è stata una testimonianza. Non ti allinei? Vai a casa! Fare certe scelte e combattere certi sistemi come abbiamo scelto di fare io ed i miei colleghi è sicuramente dispendioso, ma credetemi ti dà un senso di assoluta libertà di agire, di fare, di pensare e soprattutto, ti fa sentire fuori da un labirinto la cui uscita per alcuni consiglieri della maggioranza e per lo stesso Sindaco sembra ormai diventata un miraggio. Quello che ho detto non significa però che questo sistema non possa essere demolito, ma è necessario che le persone che non si riconoscono in tutto ciò - e vi assicuro sono tante - escano dall’anonimato e ci sostengano pienamente e liberamente in questa battaglia. La moderazione di cui ha parlato il Presidente del Consiglio Comunale sta a noi come l’arroganza del potere sta ad alcuni membri della maggioranza, ed è di questa strana equazione che Luciano dovrebbe occuparsi per cercare di trovare una giusta soluzione. C’è qualcuno che dice “meno male che Silvio c’è”, io dico che a Labico “meno male che l’opposizione c’è”!
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24 agosto 2009
Anno 3, numero 13
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
W San Rocco Il Silenzio degli insipienti
di Tullio Berlenghi
Non una parola sulle dimissioni di Di Stefano. Silenzio tombale sulla gestione dell’appalto della mensa. Scomposta fuga per non rispondere alle interrogazioni. Una nuova imbarazzante figuraccia della maggioranza. Dopo un mese e mezzo alla fine sono riusciti a convocare il consiglio comunale. C’erano un paio di delibere di bilancio che non potevano aspettare e quindi “hanno” deciso di svolgere il consiglio l’ultimo venerdì del mese di luglio, con quattro settimane di ritardo rispetto alla data concordata. Le sedute consiliari rappresentano l’unica opportunità di un confronto pubblico con i nostri amministratori e sono le occasioni che noi utilizziamo per cercare di affrontare importanti questioni. Con fatica, certo, perché gli esponenti della maggioranza cercano in tutti i modi di “tapparci la bocca” quando solleviamo problemi che riguardano il paese o che mettono in luce alcune “stravaganze” del loro modo di gestire la pubblica amministrazione. In particolare il vicesindaco comincia ad agitarsi sulla propria sedia e cerca di costringere chi conduce l’assemblea a toglierci la parola. La sua argomentazione è sempre la stessa “non è all’ordine del giorno”. Nulla che possa apparire una critica al loro modo di agire dovrebbe mai essere all’ordine del giorno. Nella loro personale visione della “politica” i consigli comunali dovrebbero servire semplicemente a ratificare le decisioni prese nel “Palazzo”, senza confronto, senza contraddittorio, senza informazione. Un passaggio burocratico per dare una parvenza formale di correttezza procedurale. Nulla di più. Parliamone ora, dunque, delle questioni che vorremmo affrontare in un contraddittorio pubblico e cerchiamo di capire come mai ogni volta replicano col silenzio o con la fuga. La prima questione che abbiamo posto è stata quella delle dimissioni dell’assessore Remo Di Stefano. Dimissioni che
hanno cercato di tenere nascoste e sulle quali hanno sempre cercato di evitare di esprimere una qualsivoglia considerazione di carattere politico. Per avere copia della lettera di dimissioni abbiamo dovuto fare una richiesta scritta al Sindaco e farla protocollare in Comune. Sono trascorse alcune settimane prima di poterla vedere. Quando finalmente ne siamo entrati in possesso abbiamo scoperto che Remo Di Stefano, correttamente, aveva inviato la lettera a tutti i consiglieri comunali. Peccato che nessuno si sia preso la briga di recapitarla ai destinatari. Chi è responsabile di questa – grave – mancanza? Giriamo nuovamente la domanda agli interessati (in consiglio non hanno risposto, come da copione). In una situazione normale si chiama “omissione di atti d’ufficio” ed è un comportamento ingiustificabile. Questo episodio fa nascere il sospetto che altre missive non ci siano mai state consegnate. E se qualche cittadino ha pensato di scriverci attraverso il Comune potrebbe essere rimasto deluso dal nostro silenzio. Ebbene, si sappia, “qualcuno” ha deciso che ai consiglieri di minoranza non debba neppure essere consegnata la posta. Magari anche in questa circostanza si scaricherà la colpa “agli uffici”. Torniamo alle dimissioni e proviamo a ricostruire la vicenda. Remo Di Stefano ha rassegnato le proprie dimissioni da assessore il 19 maggio scorso. Dimissioni che, secondo la legge e la giurisprudenza, dovrebbero ormai essere efficaci. Non per il Segretario che interpretando a piacimento le norme ha deciso che le dimissioni non valgono fino a quando non vengono ratificate dal Sindaco, inventandosi di sana pianta una disciplina “ad hoc” per la situazione labicana. Abbiamo chiesto lumi anche sull’indennità di carica che, a quanto pare, l’ex assessore sta continuando a percepire. Dall’amministrazione un muro di gomma. Anzi, hanno cercato di fermare il dibattito forzando in modo vergognoso il regolamento comunale. A questo punto abbiamo presentato un ordine del giorno con cui abbiamo chiesto di chiarire pubblicamente la vicenda. E qui la maggioranza è riuscita in qualcosa che va al di là di ogni pudore. Hanno votato tutti contro (a parte Di Stefano che si è astenuto, in quanto parte in causa). Dunque per i consiglieri di maggioranza bisogna tenere nascoste questioni importanti come il sapere chi e a che titolo ha la responsabilità su materie come urbanistica e bilancio, bisogna occultare il fatto che c’è qualcuno che percepisce uno stipendio senza fare nulla e via dicendo. E il fatto che abbiano votato contro la nostra richiesta di trasparenza dà la misura di come gestiscono la pubblica amministrazione: nell’ombra e senza nulla far sapere ai cittadini. A conferma di questo c’è la seconda questione che abbiamo provato a sollevare: ossia la gestione “carbonara” di una delle questioni più importanti e più delicate che l’ente locale è chiamato ad affrontare: l’appalto per la mensa scolastica. Come abbiamo
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già avuto modo di dire avremmo voluto che il capitolato venisse gestito in modo trasparente e cercando il contributo di tutti, anche e soprattutto delle persone che, per impegno e competenza, seguono da anni il problema. Nulla da fare. Si sono guardati bene dal portare la questione in commissione (e tantomeno in consiglio) e il Segretario ha risposto alla mia richiesta con una lettera molto dura. In pratica il Segretario – il cui comportamento lo rende sempre meno garante della legalità e sempre più organico alla maggioranza – ha sostenuto una tesi veramente singolare, ossia che un appalto come quello della mensa scolastica è completamente sottratto all’indirizzo dell’amministrazione politica, ma è del tutto affidato al responsabile del servizio. Tesi avvalorata dall’autorevole esperto di diritto amministrativo, il nostro vicesindaco, che mi ha dato una pubblica lezione con un’intervista su un quotidiano locale. Peccato che non sia stato capace di reggere il contraddittorio pubblico a cui l’ho invitato in consiglio comunale. Peccato che né lui né il Segretario (non mi è chiaro se suo o del Comune) siano stati in grado di argomentare leggi, dottrina e giurisprudenza alla mano una sì audace tesi giuridica. Io, nel mio piccolo, mi ero attrezzato con la normativa vigente, sentenze amministrative, analisi dottrinarie, prassi applicativa. L’unica cosa di cui sono stati capaci è di mettermi a tacere. Non una risposta sul merito, non una replica sui contenuti. Solo l’arroganza del potere di levarmi la parola. Chiunque abbia assistito al consiglio si è potuto rendere conto dell’incapacità di chi amministra di argomentare le proprie tesi. E quando Spezzano ha ironicamente definito “monarchia” il modello di governo adottato dalla maggioranza è stata pronta la replica della capogruppo Ricci che ha detto “la monarchia di chi ha più voti”. Come se prendere più voti giustificasse ogni cosa, anche il mancato rispetto delle regole democratiche. Altre questioni avremmo voluto sollevare, ma non c’è stato nulla da fare. Siamo passati agli atti di bilancio, sul primo dei quali ancora una volta il vicesindaco faceva pressioni sul Presidente asserendo che non dovevo intervenire (è letteralmente terrorizzato all’idea) ed è stato veramente imbarazzante vedere che nessuno della maggioranza sapeva di cosa si parlava. Non c’era nessuno che avesse voglia di illustrare i provvedimenti. E, solo dopo le nostre insistenze, il Sindaco ha di malavoglia farfugliato qualcosa nel maldestro tentativo di spiegarne il contenuto. Verso le 14 si è capito che non avremmo fatto in tempo ad esaminare gli atti relativi alla variante al P.R.G. e abbiamo chiesto di passare alle interrogazioni. Ero stato fin troppo facile profeta nel pronosticare che non avrebbero mai avuto il coraggio di rispondere. Il Sindaco – un vero acrobata del buonsenso – ha detto che avrebbe dato risposta scritta alle interrogazioni. Per l’ennesima volta smentendo sé stesso, che in diverse occasioni aveva preso il solenne impegno di rispondere in aula a tutte le interrogazioni, se l’è svignata. A rendere ancora più imbarazzante la fuga è stata la motivazione: “motivi istituzionali”. Quali? Abbiamo chiesto. Al momento non gli è venuto in mente nulla. Poi un lampo: “mi devo vedere col Sindaco di Valmontone”. E perché? Insistiamo. Qui la risposta non è intellegibile. L’imbarazzo è evidente e la sensazione che sia una bugia è piuttosto netta. Ma quando Spezzano dice “adesso telefoniamo al Sindaco di Valmontone” l’irata replica (“telefona a chi c…o ti pare”) cancella ogni residuo dubbio…
La paura del confronto sul PRG Dichiarazione di Nello Tulli depositata all’inizio dell’ultimo consiglio comunale Per nessuna ragione avrei disertato un appuntamento come quello odierno (mi riferisco al PRG) ma nell’impossibilità di presenziare affido queste poche righe alla parola del mio capogruppo Tullio Berlenghi, non senza far notare che la convocazione del consiglio comunale su un argomento di questo genere il 31 luglio ha, per me, il sapore di un’imboscata. Il mancato confronto su un argomento di strategica importanza per le sorti della nostra città, è un’occasione, purtroppo, irrimediabilmente persa. Tutto questo per una visione personalistica dell’amministrazione pubblica da parte di chi nell’ultimo quarto (e oltre) di secolo ha fatto il bello ed il cattivo tempo in questo paese. Lo stratega degli scempi del precedente PRG, che più volte ho avuto occasione di rimarcare, che ha provocato danni irreparabili all’identità della nostra comunità e che ora si appresta a proporne un’altra ancora più devastante visione - la sua - secondo la quale gli interessi dei cittadini di Labico dipendono dal suo umore e non dalle oggettive esigenze di un sano sviluppo della nostra città. Lo dimostra il fatto che, pur condividendo la necessità di fare una riflessione unanime sulla variante in oggetto (lo ha più volte dichiarato pubblicamente in consiglio comunale), egli ritiene di chiudere ogni confronto perché “viene continuamente attaccato dall’opposizione”. È un peccato perché avremmo potuto, insieme e per il bene del paese, porre rimedio ai grandi problemi creati dal vecchio piano (vedi per esempio la viabilità) ma soprattutto avremmo potuto dare una soluzione in termini di uno sviluppo armonico finalizzato ai reali interessi e bisogni dei cittadini di Labico. Tutto questo non è stato possibile e ce ne rammarichiamo. Vorrà dire che trasferiremo il confronto in altre sedi dove non potremmo fare a meno di evidenziare le logiche subdole, le soluzioni ad personam, le più che discutibili procedure usate, in una parola lo scempio contenuto nel piano che andiamo a presentare alla Regione insieme alle responsabilità dei consiglieri comunali che hanno dato il loro avallo alle singole osservazioni e al piano stesso.
Famolo strano
di Tullio Berlenghi
In più di una circostanza autorevoli esponenti della maggioranza hanno reagito in modo risentito alla pubblicazione del nostro giornale. Ci hanno accusato di avere “un modo strano di fare politica” (testuali parole). Sostanzialmente il fatto di rendere pubbliche faccende da loro considerate private sembra indisporli oltremodo. Peccato che l’amministrazione di un Comune sia questione di pubblico interesse e una sua impropria gestione in forma privatistica non ne legittima la privatizzazione. Ed è in questa anomalia che trova spiegazione la loro scomposta reazione. Proprio non riescono a digerire il fatto che qualcuno cerchi di spiegare ai cittadini cosa succede, proprio non si capacitano delle richieste di correttezza e di trasparenza, proprio non riescono a farsi una ragione dei richiami alla legalità ed al rispetto delle regole. Tutto questo per loro costituisce un modo strano di fare politica. Ma se davvero trasparenza, correttezza, pubblicità, legalità sono delle stravaganze, se un approccio alla politica che si basa su questi principi viene giudicato “strano”, allora non avremo alcuna esitazione nel dire: “Famolo strano”.
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Anno 3, numero 14
29 agosto 2009
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W San Rocco - parte seconda
Il Silenzio degli insipienti continua Il blitz estivo è riuscito. La convocazione del consiglio comunale, indetta il giorno della vigilia di San Rocco con l’unico obiettivo di poter trasmettere in regione una scandalosa variante al piano regolatore generale, ha prodotto il risultato atteso. Sin dall’inizio era chiaro l’ordine di scuderia impartito ai consiglieri comunali: alzare la mano al segnale convenuto. Altro non era concesso. Vietato prestare attenzione alle argomentazioni dell’opposizione. Inutile leggere gli atti su cui si era chiamati a votare. Sconsigliato intervenire durante la discussione. E l’andamento della seduta del consiglio ha confermato l’impressione iniziale. Partiamo dall’inizio. Oggetto dell’approvazione era l’aggiornamento della relazione tecnica alla variante del P.R.G. “a seguito delle osservazioni approvate”. In teoria ci saremmo dovuti trovare di fronte ad una nuova versione della relazione tecnica, con i nuovi dati sulle cubature, sulle estensioni delle zone e sull’individuazione degli standard urbanistici (dalle scuole ai parcheggi). Ovviamente l’aggiornamento avrebbe dovuto riguardare anche tutta la cartografia, in assenza della
quale è impossibile individuare la localizzazione di quegli spazi necessari alla collettività. La cartografia però non c’era. E la relazione tecnica era stata modificata in modo del tutto arbitrario, con l’inserimento di elementi mai discussi in consiglio comunale e con l’eliminazione di quelle parti che avrebbero potuto rendere più evidenti i macroscopici errori in essa contenuti. Del tutto inutile è stato il nostro rilievo sulla grave carenza della documentazione e si è deciso di procedere comunque all’esame dell’atto. Ora è necessario ricordare che negli ultimi due anni il consiglio comunale ha attentamente esaminato le 161 osservazioni presentate e quelle accolte (anche solo parzialmente) comportavano quasi sempre aumenti di cubatura, trasformazione dell’area in zone che aumentassero il valore immobiliare, riduzione degli standard urbanistici. La conseguenza è che la variante risultante da queste modifiche (e che nessuno si è mai preoccupato di quantificare in modo esatto) farà aumentare notevolmente la crescita demografica del paese e, di conseguenza, si sarebbero dovuti individuare ulteriori spazi da destinare ai servizi per la collettività. E tutto questo i nostri amministratori lo avrebbero dovuto mettere nero su bianco in tutti i documenti che costituiscono lo strumento urbanistico, a cominciare dalla cartografia. Il problema è che quegli spazi “loro” non li hanno individuati e, nella variante che – senza vergogna alcuna – si accingono ad inviare alla Regione Lazio, quegli spazi non ci saranno. E i cittadini di Labico non avranno i servizi minimi stabiliti dalla legge nemmeno sulla carta. Ma, del resto, cosa ci si poteva aspettare dagli stessi amministratori che, per aumentare il profitto dei costruttori, negli ultimi quindici anni si sono resi responsabili della cancellazione di quasi tutti gli standard previsti dalla precedente pianificazione urbanistica? Cosa ci si poteva aspettare da
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un’amministrazione che ha fatto costruire interi nuovi quartieri senza marciapiedi, con le strade troppo strette, con parcheggi pressoché inesistenti? Cosa ci si poteva aspettare da un’amministrazione che, per non dispiacere gli speculatori, non si è mai preoccupata di far rispettare le convenzioni di lottizzazione, che non ha mai assicurato la realizzazione delle opere di urbanizzazione, che obbliga centinaia di cittadini a vivere in case prive del certificato di agibilità? Deve essere chiaro che l’obiettivo di questa amministrazione non è l’interesse della collettività, ma garantire il profitto degli immobiliaristi e, in quest’ottica, si spiegano bene le scelte di chi ha deciso di creare ben due centri commerciali in prossimità del centro storico (uno dei quali spacciato per “Città dell’arte”), senza neppure avere il coraggio di indicare nella relazione tecnica (forse per pudore) l’esatta estensione della nuova zona commerciale. E a nulla è servito indicare in consiglio comunale l’evidente errore del dato numerico (135.981 anziché 182.360). L’ordine di scuderia era di non ascoltare e di votare. Se su quella relazione avessero scritto che il presidente della Repubblica si chiama Paolino Paperino l’avrebbero votata ugualmente. Anche se i soliti pedanti esponenti dell’opposizione avessero fatto loro notare che non è esattamente così. Abbiamo calcolato l’estensione dei parcheggi necessaria per rendere un po’ più sostenibile (almeno sul piano della viabilità) l’imminente cementificazione; un calcolo basato sui valori che proprio in quella relazione sono contenuti e che fanno riferimento ad un preciso obbligo di legge. Ebbene a fronte di 28.280 metri quadrati dichiarati (ma non individuati) di nuovi parcheggi ne servirebbero – secondo le “loro” norme tecniche - in realtà non meno di 200.000, quasi dieci volte tanto, e questo significa che corriamo il rischio di vivere in una città con traffico e congestione a livelli romani. Per non parlare del verde pubblico, vera ossessione negativa dei nostri amministratori, che proprio non si capacitano della presenza di tutti quegli spazi “improduttivi”. E così il poco che avevano individuato nella prima redazione del piano, lo hanno man mano cancellato con l’accoglimento delle osservazioni (il resto lo cancelleranno semplicemente non realizzandolo, come hanno
fatto fino ad ora), senza però aggiornare il dato numerico sulla relazione tecnica. A nulla è valso ricordare che la speculazione edilizia in programma sul campo sportivo porterà qualcosa come 70 famiglie e 140 automobili in una zona già congestionata per la miope capacità programmatoria di questa particolare categoria di amministratori. A nulla è valso citare precisi riferimenti normativi e sentenze del Consiglio di Stato che impongono la ripubblicazione del piano a seguito dell’accoglimento “delle osservazioni formulate dai privati comportanti una profonda deviazione dei criteri posti a base del piano adottato”. A nulla è valso ricordare che le osservazioni dell’Ufficio tecnico (e che hanno contribuito allo stravolgimento del piano) erano state frutto di una procedura del tutto illegittima. A nulla è valso chiedere un contraddittorio agli esponenti della maggioranza. Nessuno dei quali è stato capace di confutare le nostre affermazioni. I pochi interventi che hanno fatto erano o su questioni del tutto marginali o completamente fuori luogo (come chi ha paventato il rischio dello scioglimento del comune in caso di mancata approvazione della variante…). Il vero problema è che quella relazione probabilmente nessuno l’ha letta, come ha candidamente ammesso l’ex assessore all’urbanistica ma ufficialmente ancora in carica (ché a Labico le leggi dello Stato non valgono…), perché per votare quella relazione piena di errori e di omissioni bisogna essere o piuttosto sciocchi o molto in malafede. Siamo stati diverse ore a spiegare e ad argomentare le nostre perplessità e le nostre critiche sia sul procedimento adottato per la trasmissione della variante alla Regione (la legge stabilisce una procedura ben definita che non è stata rispettata) sia sul contenuto della relazione. Abbiamo trovato davanti a noi un ostinato muro di gomma. Impassibili anche di fronte all’evidenza, tutti i consiglieri di maggioranza (almeno quelli che hanno ascoltato le nostre parole) hanno preferito fare la pessima figura di votare un atto completamente fasullo piuttosto che sottrarsi alle direttive impartite dall’alto. E la figura apicale a Labico non è quella del Sindaco, anch’egli allineato e coperto alle altrui indicazioni.
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Anno 3, numero 15
12 settembre 2009
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La sagra dell’ipocrisia Quando abbiamo saputo che l’amministrazione intendeva organizzare una sagra delle nocciole la nostra reazione è stata decisamente positiva. Da tempo sosteniamo che sviluppo e benessere non debbano essere legati alla speculazione edilizia ed al consumo del territorio, ma che si possano tranquillamente coniugare le esigenze economiche e di crescita con una corretta ed equilibrata gestione delle risorse, attraverso la riscoperta e la valorizzazione dell’agricoltura. Dando naturalmente la priorità alle colture tradizionali, come la nocciola. E questa sagra avrebbe potuto essere il primo passo nella direzione giusta. Non ci siamo stupiti per non essere stati coinvolti nell’organizzazione della conferenza e nemmeno di non essere stati neppure invitati (questione di stile), ma abbiamo comunque voluto essere presenti. In effetti ne è valsa la pena. La stragrande maggioranza degli oratori intervenuti sposava in pieno le nostre tesi. Dai rappresentanti degli agricoltori (coldiretti e confagricoltori) ai docenti universitari (La Tuscia e Perugia) agli esperti a vario titolo dei problemi dell’agricoltura, tutti hanno sottolineato l’importanza di adottare una politica di gestione del territorio di tutela e valorizzazione dei terreni agricoli, qualcuno ha evidenziato il rischio di un modello produttivo e di consumo che aumenti la distanza e i costi (economici, sociali e ambientali) dei prodotti trasportati, qualcun altro ha sottolineato l’importanza di una produzione agricola rispettosa del ciclo biologico e che sia il più possibile protetta dai fattori inquinanti. Si è
di Tullio Berlenghi e Maurizio Spezzano
parlato di energie rinnovabili, di biomasse, di filiera corta, di prodotti a chilometri zero, di tutela delle produzioni locali. Gli unici che sembrava non avessero la più pallida idea di cosa si stesse dicendo erano il sindaco ed il vicesindaco, che però gongolavano placidamente come se la cosa non li riguardasse. Purtroppo, invece, la sfarzosa – e piuttosto costosa a quanto pare: si parla di diverse migliaia di euro, di soldi pubblici – iniziativa era fine a sé stessa e non c’è, a quanto ci risulta, la benché minima intenzione, da parte dell’amministrazione, di promuovere davvero la produzione agricola. Proviamo a spiegare perché. Intanto compendiamo che la loro visione padronale della cosa pubblica impedisca loro di coinvolgere tutti i consiglieri comunali nelle iniziative, ma non è chiaro perché, ad un’iniziativa che riguarda la coltivazione delle nocciole, non si invitino gli interessati, ossia i piccoli e medi produttori che faticosamente cercano di mantenere viva una piccola economia locale. L’unico produttore presente era – guarda caso – proprio il Sindaco, che ha pensato bene di allestire stand e palco con la pubblicità della propria attività commerciale. L’iniziativa – pagata con i soldi pubblici – è diventata così un mega spot a favore del ristorante – agriturismo – azienda agricola Fontana Chiusa. Questione di stile, si diceva. Ovviamente i piccoli produttori non sono potuti neppure intervenire dal pubblico, perché la conferenza era “blindata” e non c’era spazio per dare contributi. L’altro aspetto che nessuno si è preoccupato di spiegare agli
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illustri ospiti che hanno partecipato al dibattito riguarda la stridente contraddizione tra quanto affermato da tutti – anche sindaco e vicesindaco che annuivano come i pupazzetti che impreziosiscono i lunotti delle auto – e la “vera” politica territoriale del nostro paese. Una politica che punta alla totale cancellazione dell’agricoltura dal Comune. Basta guardare la disinvolta crescita dell’abusivismo nelle zone agricole (spesso sotto lo sguardo compiacente di chi avrebbe dovuto controllare). Basta guardare il modo scomposto e disordinato con cui è stato redatto il vecchio piano regolatore. Basta guardare il modo rozzo, scomposto e disordinato con cui è stata redatta l’attuale variante al piano regolatore. Con una spaventosa erosione delle zone agricole e la creazione di nuovi insediamenti abitativi a stretto contatto con le poche zone agricole rimaste e i prevedibili conflitti che potranno sorgere. Basta guardare gli effetti devastanti che avrà la realizzazione del casello e della viabilità di collegamento, che rovineranno quel poco che ancora resta delle zone denominate agricole, ma che non è difficile immaginare subiranno ben presto – anche abusivamente – trasformazioni più “consone” al nuovo tessuto territoriale (un ibrido tra borgata e zona industriale). Ancora una volta il Sindaco ha citato i luoghi della Toscana come esempio da seguire. Ha spiegato che la bravura di chi vive in quei posti è stata quella di preservare il territorio anche quando i terreni agricoli valevano davvero poco e si potevano comprare a buon mercato. Questa voglia di mantenere la propria identità, questo desiderio di tutelare l’integrità del territorio ha portato i suoi frutti. Adesso in zone come la Val d’Orcia o le colline senesi il valore dei terreni (sempre agricoli) è alle stelle. Ha fatto bene a spiegarcelo. E’ importante per noi sapere che garantire al territorio un’economia rinnovabile come quella ba-
sata sull’agricoltura darà in prospettiva maggiore ricchezza, maggiore benessere e maggiore qualità della vita della mera speculazione fondiaria (dove a guadagnare poi non sono i proprietari ma i costruttori senza scrupoli). Ha fatto davvero bene a darci queste illuminanti informazioni. Anzi, per una volta, siamo completamente d’accordo con lui. Ora si tratterà solo di trovare qualcuno che queste cose le spieghi a lui e, soprattutto, al suo vicesindaco.
Permessi A Tramezzate di sopra, come un po’ dappertutto, all’esterno dei cantieri è esposto – in bella vista – un cartello contenente gli estremi relativi al permesso di costruire, il nome del titolare, il progettista, il direttore dei lavori e altre amenità burocratiche. A Tramezzate qualche volta qualche nome si ripete. A dire il vero molto spesso si ripetono più o meno gli stessi nomi. Oddio, in realtà, a Tramezzate c’è un nome che non manca praticamente mai. Uno zelante funzionario di Tramezzate aveva persino proposto di stampigliare quel nome direttamente sui cartelli. Non era una cattiva idea. Però, chissà perché, alla fine non si è fatto. Forse, in fondo in fondo, anche a Tramezzate si cerca di salvare le apparenze. E quella scritta col pennarello sembra dare una sensazione confortante di temporaneità. Di qualcosa di non definitivo. Ti fa sperare che, sempre in fondo in fondo, le cose potrebbero cambiare anche a Tramezzate. Leo Vitro
Il sogno di un’estate labicana Forse perché sono labicano purosangue, nato nel centro storico, in quel Vicolo degli Archi, che questa estate è stato uno splendido teatro - per merito del comitato S.Lorenzo e dell’associazione Villaggio Locale - di momenti di tradizione locale in grado di regalare ai labicani una serata dai colori speciali (in fondo basta un panino, un piatto di pasta cucinato in loco e un buon bicchiere di vino) che ho voglia di far riflettere gli amministratori di maggioranza di questo paese. Beh, il centro storico di un paese si rivaluta anche con queste attrazioni, con questi momenti di folklore che ai nostri comandanti interessano poco e niente. Avete lasciato, cari comandanti, un paese dormire, come sempre, durante il periodo più bello dell’anno, l’estate. Avete fatto manifestazioni addirittura dimenticandovi di fare le ordinanze di chiusura delle strade, lasciando un povero artista fare il suo spettacolo tra le macchine parcheggiate e fra quelle che gli passavano davanti. Siete stati in grado anche di disattendere quel misero programma che avete redatto (“ WES CHI L’HA VISTO IL 17 AGOSTO?”). Guardatevi intorno, cliccate qualsiasi sito di un comune e vedrete i vari programmi estivi, magari un qualche buon esempio non guasterebbe. Solo per citarne alcuni, basta pensare a Gavignano, Carpineto, Zagarolo, Palestrina, Artena e mi fermo,
di Danilo Giovannoli
anche se potrei andare avanti. Ma è possibile che solo Labico non ha un Assessore con delega piena alla cultura? Che può discutere il suo budget con il Sindaco, che può imporre una sua linea? Sono sincero, mi dispiace per Mariolina che deve rappezzare le mancanze di una Giunta e di un Sindaco fantasma che si preoccupano esclusivamente di convocare il Consiglio Comunale per il 28 agosto indovinate perché? per ratificare lo scempio del futuro urbanistico labicano Amo il mio paese ed è per questo che ho il coraggio e la forza di colpire chi vuole fare e sta facendo di Labico un paese dormitorio. Sui festeggiamenti di S. Rocco non mi esprimo, avendone fatti diversi negli anni 90 posso solo dire che è dura, quindi grazie a chi li fa, ma non possiamo continuare in un anno ad aspettare S. Rocco per vedere il nostro paese in festa, i nostri amministratori si debbono svegliare, debbono creare, debbono mettersi al servizio dei cittadini anche per regalare loro un’ estate diversa e momenti di allegria durante tutto l’anno.. Concludendo voglio augurarmi di cuore ancora una volta che tutto questo non venga strumentalizzato, ma che sia per i miei colleghi della maggioranza motivo di riflessione per l’estate 2010 e non rimanga un sogno come ormai lo è da diversi anni.
Anno 3, numero 15
Labico e l’ambiente dimenticato di Benedetto Paris Non manca solo l’assessore al Bilancio e all’Urbanistica a Labico. No...da qualche mese, esattamente da quando Luciano Galli è diventato Presidente del Consiglio Comunale, manca ormai un vero delegato all’ambiente. Sia chiaro non se vuole fare una colpa personale, anzi si potrebbe dire che da quando Galli è diventato Presidente del Consiglio Comunale non ci sia più nessun membro della maggioranza sensibile ai temi del’ambiente. E gli effetti sono ben chiari. Due su tutti: la differenziata tanto annunciata, con orgogliose interviste, ancora non si vede, mentre invece discariche abusive sorgono di qua e di là nel paese, anche vicino alle aree abitate. La differenziata. Noi di Cambiare e Vivere Labico abbiamo sempre creduto in questo strumento: differenziare i rifiuti, per riciclarli, per fare del bene alla nostra beneamata Terra e alle tasche del nostro Comune. Infatti con la differenziata si conferiscono meno rifiuti in discarica, pagando molto meno, visto che buona parte dei costi della raccolta differenziata sono sostenuti da Gaia e soprattutto dalla Provincia di Roma. La Gaia fa un ottimo servizio nei comuni del nostro hinterland, da Frascati a San Vito, speriamo quanto prima anche a Labico. Speriamo soprattutto che l’Amministrazione stimoli e finanzi la scuola di Labico, specie ora che abbiamo l’autonomia scolastica, per programmi di educazione all’ambiente, perché senza cultura della differenziata e del rispetto dell’ambiente la raccolta differenziata non decollerà mai, specie considerato l’alto numero di anziani e di immigrati residenti nel centro storico. Intanto noi aspettiamo, da quella famosa metà di maggio per cui era stato annunciato l’avvio. Non c’è solo la differenziata però. Infatti, numerose volte ci troviamo come consiglieri comunali a segnalare discariche abusive, spesso di materiale edile, nel nostro territorio, nella campagna in particolare, oppure il rilascio di vecchi mobili, divani e materassi vicino ai cassonetti del nostro centro storico o delle aree di nuovo insediamento. Ultimi casi: c’è stato il versamento di liquidi e altro materiale nel fosso di cento gocce, mentre a fine agosto abbiamo segnalato l’ammasso di materia-
le edile, frigoriferi e forni da cucina dietro i secchioni di Via S. Maria all’altezza del cimitero. Speriamo qualcuno intervenga. Ma il nostro compito, quello di consiglieri, non è quello di fare i vigili, di segnalare, ma di cercare di dare risposte. E allora dobbiamo chiederci come mai sia così diffusa questa pratica. Abbozzo una risposta: da più di un anno ormai l’isola ecologica di Labico è chiusa. Al momento della chiusura furono affissi manifesti per indicare il numero di telefono della Gaia che viene a casa (si proprio a casa nostra!) a ritirare il materiale, i famosi rifiuti ingombranti, come divani e materassi, oppure tavole. Dopo quel passaggio di manifesti niente più informazione però ed oggi (ho provato prima di scrivere queste righe) è sopravvissuto solo un manifesto, affisso all’entrata dell’ufficio tecnico nel lato accessibile solo negli orari di apertura. Pensate neanche sul giornalino di San Rocco l’hanno messo, per quanto sia poco conosciuto ed utilizzato. Come risolvere la situazione? Sinceramente quello dei rifiuti e del rispetto del territorio, specie le aree boschive e naturali, è un problema centrale, per nulla secondario, pertanto è opportuno spenderci qualche liretta se necessario. Da quando è stata chiusa l’area ecologica del “Pantano” non si è più pensato di aprirne un’altra. Questa si, invece, che sarebbe una soluzione: non un numero di telefono, ma un’area fissa, riconoscibile e riconosciuta, dove tutti possono andare a buttare tutti i rifiuti che non possono essere conferiti in discarica, da quelli edili ai materassi, fino alle strutture dei passeggini che spesso imbruttiscono i nostri vicoli. Le aree non mancano, manca la volontà....e un delegato a tempo pieno.
L’Astral ascolta il nostro appello: Casilina asfaltata Un primo importante passo per la sicurezza stradale e delle abitazioni che costeggiano la Casilina è stato fatto questa estate. Le nostre lettere di segnalazione e sollecito non sono rimaste in un cassetto ed oggi possiamo dire di aver compiuto questa prima tappa che di sicuro porterà Labico ad essere un paese più vivibile e sicuro! 3
Cambiare e Vivere Labico News
WIFI: l’amministrazione non applica la mozione di Benedetto Paris Il 4 maggio di quest’anno abbiamo presentato una mozione consiliare per realizzare anche a Labico un’area con internet wireless gratuito, grazie alla rete WI FI realizzata e promossa dalla Provincia di Roma: un’ora gratuita al giorno in un’area di 100 metri. Nella mozione indicavamo anche dove e perché realizzare l’area WI FI: a Palazzo Giuliani abbiamo già un’ottima sala computer attrezzata (inutilizzata ed inutilizzabile per volere dell’Amministrazione) con connessione ad internet e da lì la Provincia di Roma a sue spese realizzerebbe il punto di diffusione del segnale che coprirebbe la Biblioteca, gli uffici dei servizi Socio culturali, il Centro Giovanile, parte di Piazza Mazzini e probabilmente anche del parco retrostante il palazzo. Finalmente il 16 giugno, con interventi tutti positivi del Sindaco e dei consiglieri Francesconi e De Martino, la mozione viene approvata. Tutti felici e soddisfatti. Dopo di ché il nulla. Infatti ad oggi in Provincia nessun atto, tantomeno la delibera, il cui verbale è stato approvato a luglio, sono stati inviati all’ufficio competente della Provincia di Roma rischiando così di veder saltare i tempi prospettati, ovvero l’inaugurazione del servizio per fine ottobre...ormai un miraggio. Per questo in questi giorni ho inviato io per conto del gruppo consiliare Cambiare e Vivere Labico la copia della mozione e della delibera (la trovate sul nostro sito www.cambiareeviverelabico.it) informando l’autorità provinciale della decisione presa dal Consiglio Comunale. Speriamo che questo svegli la nostra amministrazione: il sonno di Sindaco Vice e Assessori danneggia i cittadini. P.S.= mentre loro dormono, spero non generando mostri, Capranica Prenestina ci ha anticipati.....
Buoni pasto e buoni vantaggi per tutti
di Maurizio Spezzano
I lavori della IV Commissione permanente Quando le istituzioni funzionano e collaborano i frutti si vedono. Forse è un po’ banale come considerazione, ma è quanto è successo mercoledì 9 settembre alla riunione della Commissione IV, che si occupa di cultura e servizi sociali. In discussione c’era il regolamento mensa. Grazie al lavoro di tutti e al buon senso di tutti è passato un buon regolamento che andrà a disciplinare i controlli da parte dei genitori, e non solo, del servizio e dell’erogazione dei pasti. Abbiamo fatto un buon lavoro e senza colpo ferire è passato tutto all’unanimità. Approfittando di questo, io e Nello abbiamo presentato un ordine del giorno sul costo dei buoni pasto, in considerazione del fatto che la ditta vincitrice dell’appalto mensa ha stimato il costo a pasto in Euro 3,86 contro i 4, 89 del precedente appalto. Considerato inoltre che l’euro in più pagato fino ad oggi copriva i costi di ammortamento dei lavori al centro cottura, già ammortizzati, abbiamo avanzato la proposta di ridurre dello stesso importo il costo dei buoni. La commissione all’unanimità ha colto l’importanza di quanto abbiamo proposto e ha condiviso con piacere la proposta, chiedendoci di ritirare la nostra proposta e di presentarne una nuova, a nome di tutti, che prevedeva l’abbassamento del costo di 50 centesimi, giustificando il tutto con i problemi di bilancio. Noi abbiamo acconsentito a patto che i benefici della riduzione si avessero a partire dal primo ottobre, giorno in cui andrà a pieno regime il centro cottura. Condiviso anche questo punto, abbiamo presentato l’ordine del giorno che potete leggere in basso a firma di tutti i componenti la commissione, senza distinguo. E’ un piccolo passo avanti, dimostrando per la seconda volta, dopo i finanziamenti alle associazioni, avvenuti anche quelli all’unanimità, che questa commissione sa lavorare e sa lavorare bene, in quanto
riusciamo a parlarci e ad addivenire sempre ad un accordo che tuteli i cittadini. Forse altri dovrebbero imparare da quello che riusciamo a fare in questa commissione, in cui i ragionamenti prevalgono sugli interessi e sulle logiche spartitorie. E chi vuol capire capisca. Noi come gruppo siamo ben felici di dimostrare, ciò che abbiamo sempre fatto, ma che evidentemente ad alcuni non piace, la volontà collaborativa che anima la nostra azione politica indirizzata a favorire il bene collettivo. Ordine del giorno In considerazione del fatto che la ditta BIORISTORO di Roma, si è giudicato l’appalto mensa, con una proposta al ribasso rispetto alla passata gestione di ben € 1,03 a buono pasto, passando da € 4,89 a € 3,86, e in virtù del fatto che i costi di ammortamento legati alla realizzazione del centro cottura risultano abbattuti, i consiglieri della IV Commissione permanente, all’unanimità, chiedono di vincolare l’amministrazione comunale a ribassare, a partire dal corrente anno scolastico 2009/2010, il costo del buono pasto di 0,50 centesimi, passando in tal modo dagli attuali 3,00 euro a 2,50 euro per buono pasto, in modo da venire incontro alle esigenze degli utenti, che hanno visto crescere il costo dei suddetti buoni in misura esponenziale negli ultimi anni, risultando tale costo oneroso per le famiglie. Labico 9 settembre 2009 I componenti della IV Commissione
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Anno 3, numero 16
3 ottobre 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Un’occasione mancata La presenza a Labico del primo cittadino di Betlemme, città simbolo della pace e della tolleranza, poteva essere una straordinaria occasione di partecipazione e di condivisione con l’intera cittadinanza di un evento molto coinvolgente e suggestivo. I nostri vertici stavano lavorando in gran segreto da settimane sull’iniziativa. Noi consiglieri comunali (perlomeno quelli di opposizione) l’abbiamo appreso solo la settimana precedente, mentre alla cittadinanza la notizia è arrivata (si fa per dire) pochi giorni prima con l’affissione di qualche manifesto sibillino. Nessuno sapeva nulla. Nessuno si è degnato di farci una telefonata per definire l’organizzazione dell’iniziativa. A dirla tutta il presidente del consiglio aveva fatto un tentativo di organizzare il giorno prima un incontro con il nostro capogruppo ma il Sindaco non ha dato la propria disponibilità. Fatto sta che, in barba ad una fasulla delibera di giunta che prevedeva la costituzione di un comitato di accoglienza, tutta l’organizzazione è stata gestita nel ben noto modo padronale e privatistico che caratterizza l’intera gestione della cosa pubblica labicana.
Per accogliere il Sindaco di Betlemme si è creata una sorta di “zona rossa” che comprendeva piazza Mazzini, piazza del Mercato, via Matteotti fino al piazzale della Chiesa. La sensazione che probabilmente hanno avuto i cittadini è stata quella di una sorta di “cerimonia privata”, a cui si poteva assistere da lontano (meno di dieci i labicani che hanno assistito al consiglio comunale straordinario allestito per l’occasione nella bella cornice del cortile di Palazzo Giuliani) e anche la breve passeggiata all’interno del paese per raggiungere la Chiesa è stata un’occasione mancata di coinvolgimento della cittadinanza. Pensiamo a quanto sarebbe stato bello promuovere la partecipazione dei nostri bambini, che imparano a scuola la storia di Gesù, leggono sui libri la parola Betlemme, ma non sanno collocarla nello spazio e nel tempo. Niente da fare la partecipazione della cittadinanza era a malapena tollerata. Sul consiglio comunale non c’è molto da dire. E’ durato circa un’ora e ha visto gli interventi di Luciano Galli, come presidente del consiglio comunale, del sindaco Andrea Giordani, del capogruppo dell’opposizione, Tullio Berlenghi, del presidente dell’associazione Vita e Pace, Angelo Miele. L’ultimo intervento è stato fatto daVictor Batarseh, sindaco di Betlemme, che ha ringraziato per l’ospitalità, ha sottolineato la drammatica situazione di chi abita in Terra Santa ed ha auspicato un efficace intervento da parte della Comunità Internazionale per restituire a quei luoghi pace e serenità. Al termine del consiglio comunale la delegazione, i consiglieri, e le autorità invitate si sono recate in chiesa per il saluto del vescovo e del parroco. Anche di questo si sapeva molto poco (noi l’abbiamo scoperto in quel momento) e crediamo che molti fedeli (e non) avrebbero avuto piacere ad unirsi al benvenuto al primo cittadino di Betlemme celebrato in parrocchia. Dopo un aperitivo offerto nella piazza antistante alla Chiesa tutti i partecipanti sono andati nel ristorante di proprietà del Sindaco per la “cena di gala” organizzata per l’occasione. Alla cena hanno partecipato molte più persone di quante ve ne fossero in consiglio e ci è sfuggito, a quel punto, il criterio stabilito dal protocollo per la selezione dei presenti. La sensazione di totale distacco dal Paese e dalla sua gente era però palpabile. Immersi nel sontuoso scenario del ristorante del Sindaco abbiamo provato un certo disagio, quasi come se stessimo al di qua di un muro invisibile che ci separava dai nostri cittadini. E, all’interno di quel muro, tanti bei discorsi su quanto siano tristi e ingiusti i muri degli altri.
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L’intervento del Gruppo in Consiglio Comunale Tullio Berlenghi, Danilo Giovannoli, Benedetto Paris, Maurizio Spezzano, Nello Tulli E’ con grande piacere che intervengo, a nome del gruppo Cambiare e Vivere Labico, per esprimere un caloroso e sincero benvenuto a Victor Batarseh, sindaco di Betlemme. Intanto ci vogliamo congratulare con il nostro gradito ospite, del quale abbiamo appreso che si è impegnato molto, come amministratore, per combattere la corruzione, per dare trasparenza al proprio governo, per migliorare la vita dei cittadini. Abbiamo letto che, tra le tante innovazioni introdotte da quando si è insediato, ha vietato l’uso delle auto comunali per motivi privati; ha chiuso gli esercizi commerciali privi di autorizzazione; ha fissato nuove regole d’appalto dei lavori pubblici mirate ad eliminare gli sprechi, ha licenziato i dipendenti comunali che erano sulla lista paga e non svolgevano alcun lavoro. Uno dei suoi impegni è stato quindi quello di ripristinare correttezza e legalità nella città da lui amministrata. Impegno difficile ovunque e, a maggior ragione, in un posto dove ci sono problemi ancora più gravi. Il suo è sicuramente un esempio da seguire. Victor Batarseh viene da Betlemme, un nome che tutti noi abbiamo imparato fin da bambini e che svolge in ognuno di noi un ruolo evocativo. Betlemme, infatti, è indicata nelle sacre scritture come il luogo di nascita di Gesù Cristo e rappresenta il luogo simbolo della cristianità. Betlemme diventa inevitabilmente sinonimo di fratellanza, solidarietà, pace. Purtroppo però la pace a Betlemme non c’è. La pace, quella pace che in molti dichiarano di voler costruire, non c’è né a Betlemme, né a Gerusalemme, né in Palestina, né in Israele. Così come è assente in decine di luoghi del pianeta martoriati dalla guerra. Non è questa la sede, né il momento per analizzare le cause di uno stato permanente di tensione e di paura. I molti errori commessi, da una parte e dall’altra, che hanno portato talvolta a commetterne di più gravi. La storia dei popoli e delle loro nazioni è costellata da immense ingiustizie. Il diritto internazionale è spesso costretto a prendere atto delle situazioni di fatto, talvolta palesemente inique, ma difficilmente reversibili. E non avrebbe certo senso, adesso, ripercorrere l’ultimo secolo della storia di quelle terre, con la spartizione dell’impero
ottomano al termine della prima guerra mondiale, a seguito della dichiarazione di Balfour. Da allora molti avvenimenti si sono succeduti e la nascita dello Stato di Israele, sancita dalla risoluzione 181 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ha rappresentato, nei fatti, l’elemento chiave di un percorso difficile e tormentato. Da allora la convivenza dei popoli è stata irta di ostacoli e segnata dal sovrapporsi di torti e ingiustizie, in una spirale distruttiva di cui hanno pagato il prezzo soprattutto le popolazioni civili, in particolare i bambini. Sono decine le risoluzioni dell’ONU che condannano l’insediamento di colonie nei territori occupati, causando ulteriori tensioni e conflitti. Ancora la risoluzione ONU 1860 del 12 gennaio 2009 ha condanna-
to gravi violazioni dei diritti umani nei territori palestinesi. Noi pensiamo che non sia con la violazione dei diritti umani che si possano risolvere i problemi. In Palestina, in Israele, come nel resto del mondo. Sarebbe ipocrita condannare gli attacchi alla popolazione civile in Terra Santa e giustificarla altrove. La pace e la tutela dei diritti umani non hanno e non possono avere confini. Spesso per raggiungere un obiettivo giusto si intraprendono le scelte sbagliate, con il risultato di allontanarsi ulteriormente dagli obiettivi che si dichiara di voler raggiungere. Penso alla presenza di un muro di otto metri di altezza che limita fortemente la circolazione e quindi la vita degli abitanti di Betlemme, trasformata così – e sono le parole del nostro ospite – in “una grande prigione circondata dalla polizia israeliana”.
Anno 3, numero 16
Sempre il sindaco di Betlemme ha raccontato di “bambini che vivono a ridosso del muro e che scrivono di volere il miracolo di poter vedere il tramonto”. I muri non servono a proteggere, i muri servono ad alimentare la diffidenza e i conflitti. “Non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti. Senza riconciliazione degli animi, non ci può essere pace”. Queste parole sono state pronunciate più volte da papa Giovanni Paolo II. Sappiamo quanto sia difficile restituire pace e serenità a chi abita in quei luoghi, ma siamo anche consapevoli della necessità di dare ad ogni popolo il proprio stato, in modo da riconoscere a tutti l’imprescindibile dignità. Bisognerà trovare il modo di farlo anche attraverso una più elastica interpretazione del principio della “triade” (popologoverno-territorio) stabilito dal diritto internazionale e che appare di così difficile applicazione in una zona dove la frammentazione del territorio è tale da rendere impensabile ricorrere ad una tradizionale demarcazione dei confi-
ni. L’obiettivo dovrà essere quello: riconoscere ai due popoli il diritto ad avere ognuno un proprio Stato. Due popoli e due Stati che possano convivere nei valori della fratellanza, della solidarietà e della pace. E allora vogliamo formulare il nostro convinto augurio che quei valori di fratellanza, di solidarietà e di pace riescano finalmente a trovare la doverosa e duratura accoglienza in Terra Santa. Nell’enciclica “Caritas in veritate” Papa Benedetto XVI afferma che per costruire la pace non è sufficiente il pur fondamentale impegno a livello di governi ed organizzazioni sovranazionali, ma è necessario “sentire la voce e guardare alla situazione delle popolazioni interessate per interpretarne adeguatamente le attese”. E a Betlemme ci sono dei bambini che attendono di poter vedere il tramonto. Noi crediamo che quei bambini a quel tramonto abbiano diritto.
L’abbandono del Pilo Pilaro Il “Pilo Pilaro”, il tratto di Via Ficoroni che porta a Piazza Mazzini (più precisamente le scalette), è tenuto sempre più in una condizione di degrado e qualsiasi cittadino che lo affronti per tornare più velocemente verso casa o per andare alla scuola materna non può non rendersene conto: sporcizia, pozze d’acqua appena cadono due gocce, ma soprattutto un fetore continuo, specie nel buio tratto delle scalette. E’ una situazione sotto gli occhi di tutti, eppure le feci di un cane (grossa taglia viste le dimensioni), sono rimaste per una intera settimana ad inorridire passanti e abitanti, senza nessun intervento di pulizia. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ovvero quel classico eccesso che ha fatto tornare sotto le nostre lenti l’intera condizione di abbandono di questo tratto di via Ficoroni. Infatti, il problema non è solamente la scarsa pulizia: la poca illuminazione, il selciato sconnesso, la penetrazione dell’acqua piovana in case e scantinati sottostanti sono questioni aperte da tanto tempo, troppo. Per risolvere questi problemi e metterli al centro dell’azione amministrativa per conto del gruppo consiliare “Cambiare e Vivere Labico” ho presentato una sollecitazione al Sindaco e agli uffici competenti affinché si programmi un intervento a 360 gradi per recuperare tutta l’area. Non si tratta solo di pulizia, ma abbiamo chiesto anche il rifacimento dell’illuminazione, la posa a terra dei cavi di luce e telefono (come prescritto
di Benedetto Paris
dall’adottato e abbandonato piano di recupero del centro storico), la nuova impermeabilizzazione del fondo del selciato in modo che i cittadini via Matteotti non abbiano più la casa o la cantina allagata ad ogni pioggia. Non è solo un problema, è anche un’opportunità. E’ attraverso il Pilo Pilaro che si può raggiungere più agevolmente e velocemente sia la scuola materna sia il parcheggio di Via Ficoroni (abbandonato anche questo col suo cemento e senza il suo intonaco), il suo recupero quindi può servire tutta la comunità, non solo chi ci abita.
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Cambiare e Vivere Labico News
Pubblichiamo la lettera che Maurizio Spezzano ha scritto al Capogruppo di maggioranza Nadia Ricci, a seguito dello scambio verbale tra i due sul blog Cambiare Labico relativamente al provvedimento sui buoni pasto approvato dalla Commissione qualche settimana fa. Cara Nadia, Al di là della posizione sulle mezze verità mi fa piacere che tu abbia fatto una visita a questo blog e ancor maggiore è il piacere per la firma. Ma i fatti. Se leggi bene non è una mezza verità, perchè io do atto a tutta la Commissione di saper lavorare e saperlo fare bene, a differenza di altri organi deliberativi dove paglia non si muove se qualcuno non decide. Ci siamo presi il merito che ci spetta: l'ordine del giorno l'abbiamo presentato noi. Se non l'avessimo fatto, tutto si sarebbe concluso e nessuno avrebbe posto la questione. L’argomento l'abbiamo posto noi alla conclusione dei lavori sul regolamento mensa, e voi avete condiviso con noi la proposta e insieme abbiamo stralciato il nostro ordine del giorno per scriverne uno nuovo, insieme. Questa è la verità, sì o no? Nell'articolo mi ero limitato a scrivere questo, vuol dire che aggiungo anche l'altro, ma senza polemica. In realtà, noi avevamo chiesto di abbassare il costo del buono pasto di 1 Euro e non di 50 centesimi, riduzione pari all'importo dei costi di ammortamento. Vero o non vero? Quando da parte vostra c'è stata condivisione, noi, per non mettervi in imbarazzo, abbiamo ritirato l'O.d.G. e lo abbiamo sostituito con quello comune. Vero o non vero? Quindi agli atti c'è un solo ordine del giorno, cioè quello comune, perché avevamo inteso che l'apertura da parte vostra andasse premiata in qualche modo. E' vero anche questo oppure no? L'ho scritto, ma senza polemica, soprattutto perché non mi va di farla. Però ti ricordo ancora una cosa: nell'O.d.G. abbiamo scritto che i benefici dovevano partire dal 1° ottobre, giorno di apertura della mensa scolastica, visto che anche voi ci tenevate così tanto a ridurre il costo del buono pasto, come mai la Giunta non ha ancora provveduto ad abbassare la tariffa, malgrado siano passati svariati giorni dalla delibera della Commissione? Come mai non è stato convocato il Consiglio Comunale che doveva deliberare sulla variazione di bilancio, visto che il punto per essere esecutivo deve essere discusso in Consiglio? Perchè l'impegno di fissarlo per il 25 settembre, se non prima, è saltato? Così stando le cose, i benefici, se ci saranno, slitteranno ancora.Noi sappiamo perché. Perché al vostro interno decidono quelli che in Commissione non c’erano e che sono intenti ad altro - fregandosene dei bambini, della scuola e del servizio mensa. Loro hanno altri interessi: perché la volontà della vostra maggioranza è diversa da quella della Commissione. Essendo coscienti anche voi di tutto questo, avete votato insieme a noi e forse mai avreste avuto il coraggio di bocciare un ordine del giorno che andava in questa direzione, sarebbe stato veramente una vergogna colossale. Comunque, mettendo da parte le manfrine di alcuni, sta di fatto che i cittadini non vedranno abbassato il costo del buono pasto di 50 centesimi il 1° ottobre per colpa della vostra maggioranza e per l’incapacità di saper gestire l’ordinario. Questo dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, di come sia facile per voi “distrarsi” quando ci sono in ballo gli interessi di tutti. Se fosse vero ciò che tu dici, il giorno dopo la Commissione, si sarebbe
dovuta riunire la Giunta e deliberare sulle tariffe. Subito dopo convocare il Consiglio Comunale e far partire i benefici per le famiglie degli alunni. Questa sarebbe stata la prassi. Ma così non è stato. Ti ricordi, invece, per la variante al PRG? Avete convocato un Consiglio la settimana per tre mesi, approfittando del fatto che fossi impegnato con la scuola e non potevo partecipare alle sedute perché impegnato con gli scrutini e gli Esami di Stato. Avete convocato il Consiglio il 31 luglio e volevate riconvocarlo il 7 agosto al solo scopo di licenziare il PRG, approfittando anche del fatto che nessun consigliere di opposizione fosse in sede. Avete convocato il Consiglio il venerdì di San Rocco con un solo punto all’ordine del giorno e, assente il Segretario comunale titolare, ne avete preso uno in affitto. Ti ricordi cos’era? Il PRG. Avete, però, sospeso le convocazioni per tre mesi quando il vicesindaco è stato impegnato in campagna elettorale; sospendete ogni anno quando lo stesso va in vacanza in Sardegna, o gli altri consiglieri di maggioranza non garantiscono la loro presenza. Intanto i problemi si accumulano, e pretendete anche di imporci il silenzio in Consiglio Comunale, quando le cose da dire sono tante e importanti; alle interrogazioni non rispondete perché non volete parlarne e vi fa paura il confronto; ai cittadini non risolvete i problemi perché siete distanti da loro, talmente distanti che qualcuno si è perfino riservato il parcheggio sotto il comune per non confondersi con il popolo; le Commissioni pur potendo lavorare non vengono convocate, perché, unico caso al mondo, i presidenti sono gli assessori stessi; non c’è un assessore all’istruzione; non c’è un assessore alla cultura e allo sport; è dimissionario l’assessore all’urbanistica e al bilancio dal 19 maggio e non è stato mai sostituito; avete cambiato un assessorato in corsa perché dovevate controllare tutte le Commissioni per paura che qualcosa sfuggisse al grande orecchio. E tante altre ancora. E’ questa la corretta amministrazione? E’ questo il modo migliore di lavorare per la collettività. Su questo, mi dispiace, ma siamo lontani anni luce. Comunque avremo modo di chiarirci in Consiglio, se vuoi. Ho voluto chiarire questo, perchè sarebbe stato più bello se tu, ma anche gli altri della Commissione, aveste scritto un commento per congratularci insieme dell'ottimo lavoro fatto. Cosa che io ho fatto e rimarcato più volte, dando anche a voi i meriti che vi spettano. Questa vicenda dovrebbe insegnare a qualcuno che quando non ci sono interessi personali, come nel caso della nostra Commissione, si lavora bene e da questa parte ci sono consiglieri pronti al confronto e al lavoro comune. Avrete un muro sempre e a prescindere quando altri, pochi, decidono per tutti voi in barba ai diritti e agli interessi della collettività, solo perchè devono tutelare i loro interessi e quelli dei loro famigliari, dei loro amici e del cemento che dà loro un alone di invincibilità e di potenza. Un caro saluto Maurizio Spezzano
Anno 3, numero 17
24 ottobre 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Con una scarpa e una ciavatta
di Tullio Berlenghi
Delibere illegittime, assessori dimissionari, diffide del prefetto, equilibri di bilancio saltati, una figuraccia dietro l’altra, eppure la maggioranza – priva di ogni senso del ridicolo – continua ad andare avanti come se nulla fosse. Cinque mesi dopo le dimissioni di Di Stefano sono arrivate quelle di Prestipino. Dal punto di vista politico i due episodi vanno citati in tandem, visto il rilievo che rivestono in termini di equilibri interni della maggioranza, ma l’accostamento tra i due protagonisti non può che finire qui. Delle dimissioni di Di Stefano infatti, rassegnate a maggio, non si riesce ancora a capire nulla. Abbiamo fatto fatica addirittura a venirne a conoscenza. Le motivazioni sono “personali” nello scarno testo della missiva. Si dice per ragioni di salute, ma non vorremmo che si usasse un comodo paravento per nascondere altre questioni. Se una persona non è in condizioni di salute tali da consentirle di svolgere al meglio il suo incarico istituzionale è giusto ed apprezzabile che decida di dimettersi. E questo significa dimostrare senso di responsabilità. Se davvero è così però non si spiega il senso di congelare le dimissioni per mesi e mesi, in violazione della legge e con grave danno per l’attività amministrativa, in attesa che succeda qualcosa. Perché questa attesa giustifica l’interpretazione che viene data dai rumors che provengono dalla maggioranza, secondo i quali le
dimissioni sarebbero funzionali a trattative di potere interno. Del resto l’assessorato di Di Stefano era pesante solo sulla carta, perché la delega all’urbanistica è virtuale - visto che l’urbanistica a Labico viene decisa da altri - mentre il bilancio ha margini di manovra piuttosto modesti. Qualcuno ipotizza che l’obiettivo potrebbe essere la delega agli affari sociali, ma questo comporterebbe non pochi problemi di riassetto complessivo e si spiegherebbe così l’infinito stand-by in cui ci troviamo. Di ben altro spessore le dimissioni di Vincenzo Prestipino. Invece delle tre righe vergate a mano e consegnate nel chiuso del palazzo al segretario comunale l’(ex) assessore di Colle Spina all’inizio della seduta ha chiesto la parola, si è alzato in piedi e, con grande coraggio, ha cominciato a leggere una lunga e appassionata lettera. L’aula – talvolta non proprio rispettosa – si è ammutolita. Man mano che le parole di Prestipino si diffondevano le espressioni mutavano e l’iniziale curiosità lasciava spazio, a seconda dei casi, ad incredulità, ammirazione, preoccupazione, indignazione. Con grande lucidità, in pratica, Prestipino ha denunciato che l’amministrazione labicana è governata da un “sistema” e che il potere a Labico è nelle mani di una sola persona, il vicesindaco Galli, mentre il sindaco non è capace di svolgere il suo ruolo. E il potere di Galli è talmente assoluto da impedire che gli altri assessori abbiano la benché minima autonomia nello svolgimento del proprio mandato. Prestipino insomma avrebbe voluto impegnarsi molto per Colle Spina, ma non gli è stato permesso. E Prestipino, anziché rimanersene bravo bravo ad intascare uno stipendio e a godere di qualche privilegio che la posizione assessorile gli conferiva, ha scelto di privilegiare la propria dignità e di rassegnare le dimissioni. E un’ulteriore prova di coerenza è stata il fatto che non è uscito dalla maggioranza, ma ha semplicemente detto che non ci sono le condizioni per stare in giunta. La sua richiesta è stata chiarissima: o Giordani decide di fare davvero il sindaco e si ristabiliscono metodi trasparenti e democratici di organizzazione interna, oppure lui non è disponibile a fare il passacarte. E un segnale lo lancia anche agli altri membri della maggioranza, in cui, a quanto pare, serpeggia un certo scontento: tirate fuori l’orgoglio se non volete perdere del
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tutto la vostra credibilità. Un discorso impeccabile, nel quale – a tratti – si possono trovare le stesse critiche che in più di una circostanza noi stessi abbiamo rivolto alla maggioranza. Ma se le nostre erano “sensazioni” quelle di Prestipino sono “testimonianze” e questo ne rafforza il valore. Sconcertante la reazione di Giordani. Attaccato in prima persona non è stato capace di fare altro se non confermare implicitamente le accuse di Prestipino. Incapace infatti di una qualunque replica ha farfugliato qualcosa come “ne parleremo dopo”, come se dovesse prima attendere istruzioni sul da farsi. Il “dibattito” sulle dimissioni di Prestipino è stato a senso unico. Solo l’opposizione ha preso la parola per chiedere chiarimenti sulla situazione della maggioranza e per denunciare che, proprio a causa dei loro problemi interni, la macchina amministrativa è praticamente ferma e le cose che funzionano si devono all’impegno dei dipendenti. Ormai praticamente tutti i cittadini di Labico hanno capito che l’amministrazione comunale è completamente allo sbando. Gli unici che sembrano non essersi accorti di nulla sono i consiglieri di maggioranza. L’altra questione di grande rilievo affrontata in consiglio era l’approvazione degli equilibri di bilancio. Una cosetta da nulla, la cui mancata approvazione nei tempi stabiliti dalla legge, determina lo scioglimento del consiglio comunale. Il termine di legge era fissato al 30 settembre. Il nostro però è un comune dove si convocano i consigli in occasione della festa di San Rocco se è funzionale alle esigenze degli speculatori locali, ma per gli equilibri di bilancio il tempo non si trova. Così ci scrive il prefetto per intimarci l’approvazione dell’atto contabile se non si vuole lo scioglimento. Un figurone insomma. Prima degli equilibri bisogna approvare la ratifica di una variazione di bilancio. Anche in questo caso ci sono delle regole da seguire (la parola “regole” da sola è in grado provocare malessere nei nostri amministratori) e la ratifica va fatta entro 60 giorni. Peccato che dal 7 luglio (giorno di approvazione della variazione) il tempo non si era mai trovato. Nei successivi 30 giorni si sarebbe potuta sanare la situazione. Ma non si è trovato tempo neppure per quello. Insomma l’atto era privo di ogni valore giuridico ed era necessario ritirarlo e adottarne un altro. A questo punto sono saltati anche gli equilibri di bilancio, che dovranno essere approvati in fretta e furia la prossima settimana. Un capolavoro di incapacità, a meno che il vero obiettivo sia quello di far saltare Giordani senza farglielo capire e rimettere in sella il “vero sindaco”, ossia Alfredo Galli. In tal caso complimenti per la strategia. Venerdì lo sapremo. Il consiglio ha poi approvato l’acquisizione di un terreno per realizzare una viabilità alternativa in zona Prato Capitano, dove la viabilità prevista dal precedente piano regolatore era scomparsa. Visto che si trattava di una zona abitata da esponenti politici locali, nessuno si era preso la briga di far rispettare le direttive del piano. Alla fine siamo riusciti ad approvare il comodato d’uso per consentire al nostro parroco di creare una struttura a finalità sociale nei locali del “cantinone”. Noi siamo stati ben lieti di poter dare il nostro assenso anche come segnale di stima per quanto sta facendo don Antonio per la nostra piccola comunità. Siamo
poi passati al regolamento della commissione mensa, concordato in commissione e sul quale, per una svista, erano stati messi quattro rappresentanti dei genitori, invece di sei (in modo da poter coprire tutti i plessi). Per un inconcepibile irrigidimento della consigliera delegata alla pubblica istruzione l’emendamento - suggerito proprio dalle persone che gratuitamente mettono a disposizione il proprio tempo per assicurarsi che ai nostri bambini venga dato cibo di adeguata qualità – è stato respinto. Nella commissione, in compenso, ha preteso di esserci lei. Fuori i genitori dentro i politici. Va bene, così, probabilmente di brutte figure pensavano di non averne fatte ancora abbastanza. Gli impegni della maggioranza non hanno consentito di rispondere alle nostre interrogazioni né di discutere le nostre mozioni. Sarà un caso. Abbiamo accettato il rinvio con la promessa che nel prossimo consiglio si concluderà tutto. L’unico problema è che la promessa l’ha fatta il sindaco, non il vicesindaco…
Gente senza dignità Regolamento mensa e buoni pasto di Maurizio Spezzano Che cos’è la dignità? E chi può essere persona degna? Queste due domande si stanno arrovellando nella mia mente da giorni. Cerco di essere chiaro con l’ausilio del vocabolario. Il Devoto-Oli dice di dignità: Rispetto che l’uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve avere nei confronti di se stesso ed imporre agli altri mediante un comportamento ed un contegno adeguati. Il Nuovo Zingarelli dice invece di degno: Che, per qualità intrinseche (proprie), si rende meritevole di rispetto, stima e onore. E’ da venerdì che si è rafforzata in me la convinzione che le persone degne non albergano nel nostro comune. Parlo di politica, naturalmente, non degli amministrativi, a cui va tutta la mia solidarietà perché pur essendo senza guida continuano indefessi a fare il proprio dovere con dignità e competenza. Come possiamo noi rispettare gente che ha due facce da usare secondo circostanza? E’ possibile stimare chi dice una cosa facendone un’altra? Si è meritevoli di onore se i patti stipulati vengono rovesciati per viltà ed egoismo? Questo è quello che provo dopo il voltafaccia avvenuto nell’ultimo consiglio comunale. Questione1: Regolamento mensa. Nei lavori della Commissione IV avevamo votato all’unanimità sia il regolamento mensa che la riduzione del prezzo del buono pasto di 50 centesimi. Bene, in consiglio comunale le stesse persone si sono rimangiate tutto, spalleggiate da gente che non ha neanche letto il regolamento, che ignora ogni cosa della scuola e dei bisogni delle famiglie. Lo hanno fatto per egoismo e per paura. La paura, così come hanno candidamente ammesso, di vedere un organo consultivo gestito da gente nostra, non potendosi permettere uno smacco di questo
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tipo. E’ incredibile, le loro parole sono state queste. Nella fifa che li contraddistingue, loro sono convinti che noi controlliamo le mamme, pensando che siano tutte sceme o incapaci di decidere autonomamente. Ecco, questa è l’opinione che hanno di chi si batte per un servizio mensa migliore: gente al servizio di Spezzano o magari di tutta la lista. Questo sta alla base della pretesa e dell’insistenza della signora Ricci, spalleggiata con determinazione dall’ex, o forse no, già assessore, o forse no, Di Stefano, che ha presentato un emendamento al regolamento che depenna un incaricato del comune, a vantaggio della delegata alla scuola. Come dire, che il controllato è controllore di se stesso. Aggiungo solo, che in commissione avevamo già discusso di questa ipotesi, ma era stata accantonata, proprio per mettere da parte la politica e far gestire la commissione mensa alle mamme che sono direttamente interessate. Aggiungo ancora che, per permettere a più mamme di essere presenti, e su loro esplicita richiesta, avevamo chiesto di emendare il regolamento prevedendo due rappresentanti per plesso, in modo che tutti i plessi fossero rappresentati. Per noi si trattava di allargare il principio democratico di partecipazione e controllo, per loro solo una stupida ingerenza negli affari politici. La discussione è stata alquanto vivace e non vi nascondo la rabbia che ho provato quando ho constatato che si sproloquiava su questioni non note; soprattutto ho notato che nessuno aveva letto il regolamento, ignorandone persino le finalità. A loro interessava essere per forza presenti perché ciò equivale all’ennesima occupazione di spazi di rappresentanza, mal tollerati se non da respingere. Eppure il regolamento prevede una serie di pesi e misure che fanno di questo organo un istituto serio. Questo non sarà più possibile a causa del rovesciamento delle finalità: sarà la commissione ad essere controllata dalla signora Ricci e non la qualità del pasto ai bambini. Questo è quello che è successo. Questa è la considerazione che hanno della democrazia e della dignità delle persone. Sono convinti che tutto deve essere guidato e per poterlo fare devono controllare e gestire ogni cosa. Allora io mi rivolgo alle mamme: non permettete a nessuno, soprattutto alla malapolitica, ora che il regolamento è stato conquistato grazie alla vostra caparbietà, di farvi mettere i piedi in faccia da questa gente senza scrupoli e senza dignità, perché hanno di voi una considerazione miserevole. Non permettete a chi non ha titolo di controllarvi, di farvi trattare alla stregua di servi di qualcuno: voi che di dignità siete piene fatevi valere e fate valere le ragioni di chi non ha padrone e non vuole averne. La rabbia maggiore l’ho avuta dai componenti di maggioranza della commissione, a partire dal presidente Scaccia, e dai componenti Ricci e Saviano, che pur annuendo in parte davanti alle nostre argomentazioni, hanno votato a favore, non trovando neanche il coraggio e il buon gusto di astenersi. Ecco, questi sono i nostri amministratori, gente che si smentisce da sola. La lezione è chiara, queste commissioni sono una farsa, vista la scarsa autonomia di cui dispone chi ne fa parte. Evidentemente loro non contano una cippalippa, a iniziare dal presidente di commissione, Scaccia, che non ha trovato il coraggio di difendere neanche la sua posizione, o ancora peggio la signora Ricci che ha preteso di essere inserita in Commissione, dopo che si era spesa, insieme a noi, per eliminare la politica da quest’organo. I capi sono altri e questi gestiscono
ogni cosa sotto protettorato delle bande di potere che li giostrano a piacimento. Per la cronaca, malgrado ci siamo spesi, e non poco, per avere questo regolamento, alla votazione finale ci siamo astenuti, per non vergognarci di noi stessi ed essere complici della banda. Questa è la dignità, e noi ne siamo pieni. Questione2: Riduzione buoni pasto. A margine del Regolamento, abbiamo sollevato il problema della riduzione del buono pasto, altro documento da noi presentato in Commissione e votato all’unanimità. Anche qui si è sfiorato il ridicolo. Naturalmente anche loro, la banda, d’accordo con il nostro ordine del giorno, con la piccola differenza che il buono pasto non avrà nessuna riduzione, malgrado l’impegno fosse di ridurlo a partire dal primo ottobre. Il motivo non ci è chiaro, non certo per ragioni di bilancio, neanche di opportunità. Secondo me, perché qualcuno ha deciso che chi ha deciso non doveva decidere, quindi decidendo non ha deciso perché le decisioni si decidono dove si decide. Spero di essere stato chiaro. Senza vergogne e senza dignità. La riduzione ha costo zero per le casse del comune, non vincola somme e soprattutto era cosa risaputa che il costo del buono pasto sarebbe diminuito, visto che il capitolato d’appalto prevedeva una cifra inferiore. Evidentemente si vuole fare cassa alle spalle dei cittadini e utilizzare le somme a piacimento. Però quando si è trattato di aumentare le loro indennità lo hanno fatto subito, alla faccia della crisi, della vergogna e del buonsenso! Ancora una volta si ha la convinzione della pochezza di questa gente: se si fosse trattato di villette bi-tri-quadri-pentaesafamiliari sarebbe stata cosa fatta. La riduzione avrebbe giovato alle famiglie in questo periodo di crisi, anche se poco, e sarebbe stato un segnale positivo alla popolazione. Invece niente. Ancora una volta i cittadini sono stati presi in giro, sfottuti e calpestati nella dignità, piegando il bisogno al capriccio. Ecco i nostri amministratori di maggioranza, attenti ad occupare posti e a tutelare se stessi, ma distratti quando si tratta di restituire. Ora sapete da che parte stanno, non certo dalla nostra, compresi i tre di maggioranza che hanno condiviso e poi votato l’ordine del giorno presentato in commissione da me e Nello. Strano come la signora Ricci non abbia preteso con forza questa volta, al pari di prima, spalleggiata magari dall’ex, o forse no, già assessore, o forse no, Di Stefano, di far diminuire il costo del buono pasto! E come è suonato strano il silenzio del Presidente Scaccia, che a chiacchiere non si fa superare da nessuno, che non ha proferito parola per difendere la dignità della Commissione che aveva lavorato sulla riduzione. Se questi sono coloro che decidono per tutti noi siamo messi proprio bene: un sindaco fantasma, un vicesindaco despota, un assessore assente-presente (a intermittenza, come le lampadine di Natale), l’altro in carica dalla parlantina facile ma dalla decisione nulla, i consiglieri a capo chino e i cittadini che davanti a tutto questo restano in balia degli umori della banda.
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Le dimissioni di Vincenzo Prestipino (la lettera) Nel rispetto dell’istituzione di cui faccio parte, ho ritenuto giusto e doveroso scegliere questa sede per rendere nota una scelta politica, frutto di una riflessione lunga e travagliata e le cui motivazioni credo sia giusto portare alla conoscenza di questo Consiglio. Ho iniziato questa appassionante esperienza amministrativa con l’entusiasmo e l’impegno che si dedicano ai progetti ambiziosi. Vivere a Colle Spina, una zona di Labico in cui si sommano i disagi di una cittadina che sta subendo la crisi di un radicale mutamento e quelli di un quartiere di incerta qualificazione urbanistica, mi ha fatto capire quanto fosse importante – se non necessario – attivarsi in prima persona per migliorare la qualità e la vivibilità di un posto lontano dal paese e dalla considerazione degli amministratori. Questa insopprimibile esigenza di mettermi al servizio della mia piccola comunità è stata la molla che mi ha spinto a fare un passo così importante: candidarmi alle elezioni amministrative e contribuire alla redazione di un programma e di un progetto politico che prevedessero come azione prioritaria la restituzione della dignità a Colle Spina e ai suoi abitanti. Le mie proposte, che vertevano principalmente sulle delicate problematiche di Colle Spina, erano state accolte positivamente dalla lista Rinnovare per Labico e il loro inserimento nel programma per le elezioni amministrative ha sancito un accordo di alto profilo, basato sui contenuti e su un progetto di ampio respiro. Purtroppo, però, nonostante i miei reiterati solleciti, gli impegni assunti per il territorio di Colle Spina sono rimasti solo sulla carta (penso con rammarico, ad esempio, all’istituzione di una sede comunale e alla realizzazione di un sistema di collegamento con il centro di Labico). In questi due anni ho sempre svolto il mio incarico istituzionale, di consigliere e di assessore, con dedizione, disponibilità a collaborare e spirito di squadra. Ho sempre cercato di condividere le mie proposte con gli altri esponenti della maggioranza ed ho sempre cercato di dare il mio contributo all’elaborazione e all’esame degli atti da proporre. Purtroppo, però, ho dovuto fare i conti con una gestione amministrativa del tutto estranea alla mia persona, alla mia sensibilità ed alla mia visione della politica. Il mio approccio collaborativo è stato visto come una sorta di indebita ingerenza su questioni di stretta competenza di poche persone e ben presto mi sono state chiare dinamiche e gerarchie della coalizione che amministra il potere. Il ruolo formale del Sindaco è stato, infatti, attribuito ad una persona, da me apprezzata sotto il profilo umano, ma che non ha avuto la forza di reagire al condizionamento di chi l’aveva proposto come candidato sindaco; quindi il timone della macchina amministrativa labicana è rimasto ben saldo nelle mani del suo predecessore, che ha proseguito, imperturbabile, una gestione accentratrice e personalistica della cosa pubblica. Non è un caso che la suddivisione delle competenze tra gli assessorati sia avvenuta in modo apparentemente irrazionale, ma il cui vero obiettivo era quello di poter esercitare uno stretto controllo sulle principali attività amministrative, sottraendo – di fatto – a chi rivestiva un ruolo “nominale” la possibilità di svolgere in autonomia la propria funzione politica e amministrativa. Anche l’organizzazione dei lavori della giunta si basava su questo tipo di impostazione e in più di una circostanza sono state convocate riunioni di giunta senza che il sottoscritto venisse avvisato. Sorge il dubbio che si volesse evitare il rischio di una richiesta di approfondimento o, addirittura, di un voto contrario? Ho sopportato a lungo una situazione ed una pressione psicologica che speravo potessero essere modificate. Mi sono illuso – per troppo tempo forse – che vi fosse la possibilità di ripristinare un metodo di cooperazione basato sui principi della democrazia interna e della condivisione del lavoro e delle informazioni. Ho chiesto in più occasioni al Sindaco di interpretare correttamente il proprio ruolo e di farsi
garante di un’elaborazione collegiale, nell’interesse dei cittadini e nel rispetto di ogni singolo membro della giunta e della coalizione di maggioranza. Le mie prerogative si sono andate via via assottigliando e le mie competenze non sono mai state effettivamente riconosciute, mentre nei fatti il potere decisionale è sempre rimasto in capo ad altri, a cominciare dalla delega alla viabilità “assorbita” sostanzialmente dall’assessorato ai lavori pubblici, con l’imbarazzo di dover talvolta rispondere di scelte fatte da altri. Anche le mie proposte sono cadute spesso nel vuoto, anche e soprattutto quando avevano come obiettivo quello di garantire maggiore efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione. Penso, ad esempio, al suggerimento che feci in maniera del tutto ingenua per ridurre l’indennità per sindaco e assessori al fine di realizzare la registrazione delle sedute consiliari. Tale innocente proposta provocò, di fatto, una reazione di scherno e derisione nei miei confronti. Solo il mio senso di responsabilità e la speranza di poter migliorare “da dentro” il sistema mi hanno fatto attendere così a lungo prima di prendere, mio malgrado, una difficile decisione. In questo momento però la sensazione è che non ci siano più margini, che non ci sia più la volontà, se non la possibilità di “cambiare rotta”. Ormai la misura è colma e nel rispetto di me stesso, della mia dignità e, soprattutto, dei cittadini che mi hanno dato fiducia e nei cui confronti ho un debito che non mi viene consentito di onorare, credo sia giunto il momento di dire “basta”. Troppe volte la dissimulazione del mio malessere è stata ignorata. Proseguire oltre mi farebbe sentire complice di un sistema e di un metodo che non mi appartengono. Da uomo libero, privo di condizionamenti e cosciente delle proprie scelte, sono pronto a rivedere le mie posizioni nel caso in cui mi accorgessi che il sistema dovesse cambiare e - soprattutto – il sindaco diventasse il vero sindaco di tutti i cittadini di Labico e non un uomo che sembra trovare difficoltà ad affrancarsi dal “sistema”. Ho apprezzato la decisione del consigliere Di Stefano che per primo ha saputo manifestare la sua insoddisfazione, dimettendosi da assessore. Spero che continui a confermare le proprie ragioni e che per il futuro non si lasci condizionare da false promesse. Ho ragione di pensare che le mie considerazioni e le mie perplessità siano condivise da altri esponenti di questa maggioranza. Vorrei invitarli, pertanto, a valutare con attenzione l’opportunità di rendere noto apertamente il proprio imbarazzo, prendendo coscienza della reale situazione in cui si trova oggi l’amministrazione comunale di Labico. Mi permetto anche di suggerire loro di abbandonare futili tatticismi e ipocrite ambiguità. A volte, in politica come nella vita, bisogna avere il coraggio delle proprie idee e dimostrare con i fatti la propria dignità e la propria personalità. Chi non avrà questo coraggio, chi non vorrà fare chiarezza adesso, non avrà più titolo in futuro per contestare la propria omologazione a questo sistema di potere. Alla luce di queste motivazioni e con l’immensa amarezza che questo passo comporta, rassegno formalmente le mie dimissioni da assessore. Vorrei comunque precisare che è mio grande desiderio vedere per il futuro questa maggioranza più unita e coesa, che possa governare con saggezza, restituendo a tutti i suoi componenti dignità e prestigio e che possa ritenere la collaborazione del sottoscritto utile per l’esperienza e la competenza acquisita in tanti anni di attività lavorativa.
www.cambiareeviverelabico.it mail. cambiareevivere@libero.it cell. 3208597261 - 3283789894
Anno 3, numero 18
31 ottobre 2009
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Famo a mezzi
(la nuova politica assessorile labicana) di Tullio Berlenghi
La maggioranza continua a navigare a vista. Dopo l’ultima straordinaria prova di inadeguatezza e pressapochismo - culminata col rinvio in zona cesarini degli equilibri di bilancio, il consiglio viene nuovamente convocato per rimediare ai pasticci combinati. Si affronta subito il problema della variazione di bilancio non ratificata. Cogliamo l’occasione per sottolineare che già quel primo atto era illegittimo. Mancavano, infatti, i requisiti di urgenza che ne consentivano la – temporanea – attribuzione alla giunta, essendo il bilancio materia di competenza consiliare. Addirittura la variazione di bilancio faceva riferimento a spese previste da una delibera di due mesi prima (e quindi teoricamente già programmate) e a spese che si sarebbero potute tranquillamente valutare in sede di consiglio. Ma, si sa, il confronto democratico è considerato una noiosa perdita di tempo e si preferisce la via breve della variazione in giunta e la successiva ratifica in consiglio (a ricordarsene, però…). Peccato che non siano neppure capaci di programmare i tempi e che siano decorsi vanamente prima i 60 giorni per la ratifica e poi i successivi 30 entro i quali il consiglio avrebbe potuto comunque sanare gli obblighi giuridici eventualmente sorti. L’atto elaborato per correggere il doppio pastrocchio presentava ulteriori perplessità, a cominciare dal modo improprio di utilizzare il riconoscimento di debiti fuori bilancio, dall’uso di una delibera
“omnibus” che aveva il medesimo valore giuridico del “tana libera tutti” e altre piacevolezze che abbiamo puntigliosamente rilevato. I nostri lettori rimarranno sorpresi, ma alle nostre circostanziate osservazioni non sono stati in grado di replicare in alcun modo. Dagli sguardi fissi nel vuoto, dalle espressioni assenti, dal tamburellare nervoso delle mani qualcuno poteva – ingiustamente, sia chiaro - sospettare che non avessero la più pallida idea di cosa si stesse parlando o che addirittura non avessero letto gli atti in esame. Niente di tutto questo. Avevano sicuramente le idee chiare e robuste argomentazioni da contrapporre. Hanno solo preferito non farlo per non metterci in difficoltà. A costo di fare la figura dei perfetti idioti (politicamente parlando, si intende). Per non parlare della ormai grottesca vicenda degli assessori dimissionari sulla quale abbiamo fatto al Sindaco una domandina semplice semplice: da chi è composta la giunta? Insomma una domanda così la si usa per salvare la promozione al più sfaticato degli alunni. E’ il classico espediente che usa il docente pietoso per evitare di trovarsi l’imbarazzante silenzio dell’esaminando. Come dire: qual è la capitale d’Italia? Niente da fare. Il Sindaco non sapeva la risposta. Ma neanche il segretario la sapeva. Forse lo sapeva il vicesindaco, ma ritenendo che siano affari suoi si guarda bene dal condividere con altri informazioni che attengono alla sua sfera personale. La considera una intollerabile violazione della propria privacy. Alla seconda domanda, su chi abbia la responsabilità politica del bilancio, il sindaco prova a farfugliare una risposta. Il responsabile sarebbe lui (in effetti in passato aveva dichiarato di prendere l’interim di bilancio e urbanistica fino alla soluzione della questione Di Stefano), ma il referente è Scaccia o qualcosa del genere. Qualcuno meno preparato dei nostri sapienti politici potrebbe pensare che il diritto amministrativo non preveda una simile – quanto ambigua – fattispecie. Invece, a quanto pare, il caso, benché raro, è previsto: si chiama tecnicamente “famo a mezzi” e ad esso si può ricorrere nelle amministrazioni caratterizzate da una spiccata convivialità. Inutile dire che alla fine sono state approvate sia la delibera “correttiva”, sia gli equilibri di bilancio. C’è stato anche tempo per rispondere – svogliatamente - a tre interrogazioni. Chiamarle risposte è forse eccessivo, ma di ‘sti tempi conviene accontentarsi. Rinviate infine le mozioni, con il personale impegno del presidente Luciano Galli di metterle ai primi punti del prossimo consiglio comunale. Sempre che – nel frattempo – la maggioranza non perda qualche altro pezzo.
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Incapaci di governare, buoni solo a parlare di Maurizio Spezzano Ciarlieri, questo credo che sia il termine più appropriato per questa squadretta senza moralità che è la maggioranza. Chiacchieroni esagerati, ma totalmente incapaci di mandare avanti la macchina amministrativa se non per i loro interessi. Infatti, l’unico atto che si ricordi è il PRG, perché fatto su misura per se stessi. Anzi diciamo la verità per intero, non gli interessi di tutti, ma del club dei decisionisti, quelli imparentati, legati da amicizia, esaltatori della speculazione, affossatori dell’ambiente, limitatori degli spazi di socialità, lottizzatori dell’interesse comune. Insomma, un gruppetto niente male, che fa il bello e il cattivo tempo, con un sindaco incapace di reagire e inappropriato al ruolo, succube del vice sindaco e gran signore del paese, che decide ogni cosa e chicchessia. L’altro assessore, quello rimasto, inviso a tutti gli altri della stessa maggioranza, asservito agli interessi della combriccola, gran parlatore e gran trasformista, che resta al suo posto solo perché funzionale al sistema di potere attuale. Un capogruppo di maggioranza che non decide perché non deve decidere, che prende impegni e non mantiene, che ignora i problemi che dovrebbe affrontare, ma che accusa e usa un lessico inappropriato e del tutto sconosciuto nelle sue accezioni. Gli altri stanno lì e non reagiscono, non si accorgono di quello che sta succedendo. Sicuramente qualcuno sarà in buona fede, forse pensa veramente di comandare per il semplice fatto di essere maggioranza, senza accorgersi che i giochi si fanno altrove e che il loro voto non serve al paese ma agli interessi di chi li cura. Almeno Di Stefano e Prestipino, anche se con motivazioni diverse, hanno avuto il coraggio di lasciare; il primo per motivi personali; il secondo per l’impossibilità di essere un vero assessore e di non sottostare agli ordini del vicesindaco (questo ha dichiarato in Consiglio Comunale). Per noi tutto questo non è una novità. Sono due anni e mezzo che denunciamo i limiti del sindaco, lo strapotere del vicesindaco, l’accondiscendenza degli altri consiglieri. E’ da tempo che non hanno neanche la capacità di rispondere alle nostre domande, anche le più semplici; hanno paura del confronto, non vogliono affrontare le discussioni che vogliamo aprire, che non sono pretesti per allungare i tempi, ma la capacità di affrontare le problematiche che poniamo. Eppure ad affrontarli singolarmente sono tutti d’accordo con noi, ma al momento cruciale, le sedute consiliari, tutti hanno cambiato idea. Come ebbe a dire Nello, “sono ottimi solisti ma pessimo coro”. Di chi è la responsabilità di questa perniciosa situazione? Chi è l’artefice di questo disegno politico che affossa la democrazia, il confronto, la discussione? Chi sono coloro che mettono gli interessi personali al di sopra di quelli collettivi? Queste domande più che una risposta meritano una soluzione. Per noi non è difficile proporne una: bisogna cambiare registro. Labico ha bisogno di cambiare classe politica ed amministrativa. La stagnazione che ha prodotto questa classe giurassica è sotto gli occhi di tutti, Sta lì dai tempi dei dinosauri, pronta a perpetuare se stessa, attenta solo alla salvaguardia del 2 gruppo, piuttosto che della specie, cioè attenta a se
stessa che non a tutti gli altri. Questa è la situazione labicana. Ora bisogna scegliere: in questo nostro paese abbiamo bisogno di aria nuova, di una nuova amministrazione in grado di pensare al futuro, di programmare l’avvenire dei nostri figli, di rendere l’ambiente migliore, ma soprattutto in grado di accogliere chi viene da noi. Tutto questo non è stato fatto. Labico è diventato un agglomerato di case senza anima, senza spirito, senza amore. La socialità che rivendichiamo è fatta di incontri e di aperture, non di limitazione dei pochi spazi oggi esistenti. L’egoismo e il sospetto tarpano le ali della creatività, frustrano i bisogni dei ragazzi bisognosi di confronto per crescere. Noi abbiamo un’idea diversa del concetto di amministrazione: ci interessano gli uomini e non gli affari; ci interessano le intelligenze e non l’oscurantismo; vogliamo i progetti e non i raggiri. Abbiamo dimostrato di essere un’ottima opposizione, che si informa e sa informare e vi dimostreremo di essere un’eccellente maggioranza, che sa amministrare e gestire la cosa pubblica nell’interesse della cittadinanza, perché sappiamo come programmare il futuro.
Borse di studio: chi le ha viste? di Benedetto Paris Dall'anno scorso, grazie ad un nostro emendamento al bilancio approvato, a Labico sono state istituite delle borse di studio per gli studenti che ottengono il massimo dei voti alla licenza media, alla maturità, alla laurea. Crediamo in questo strumento, perché, se agli organi regionali è demandata la competenza di garantire a tutti la possibilità di studiare e permettersi gli studi alle superiori e all'università, può essere compito delle amministrazioni locali premiare come riconoscimento dell'impegno e gratificazione quei ragazzi che hanno sacrificato ore e tempo allo studio e hanno ottenuto i risultati migliori. Spesso rimangono fuori tanti altri ragazzi allo stesso modo meritevoli, è vero, ma quello che abbiamo proposto ed è stato realizzato vuole essere un segnale, un incoraggiamento ai ragazzi: studiate, impegnatevi, e sarà riconosciuto il vostro merito. Troppo spesso questo non avviene, troppo spesso, specie dopo l'università, sembra tutto tempo sprecato e questa è la fine della nostra società, dell’idea di sviluppo. Per reagire si può ripartire anche dalle piccole cose, come una borsa di studio comunale. Dopo la positiva esperienza dell'anno passato (11 ragazzi premiati) a nome di tutto il gruppo consiliare ho presentato il passato dicembre una mozione consiliare, che è stata approvata, con la quale tutto il consiglio si è impegnato a riproporre quest'anno le borse e in bilancio sono stati messi 3.000 euro. Del bando però non vediamo traccia, per tanto con Tullio Berlenghi abbiamo presentato una lettera per svegliare l'Amministrazione e togliere alibi alla maggioranza. Speriamo serva a qualcosa, quantomeno a dare quanto è di diritto ai ragazzi… sarebbe già una buona cosa. Fino ad oggi però ancora non si è mosso nulla, né è stata convocata la Commissione su questo punto: come al solito le loro sono solo parole gettate al vento...i fatti li aspettiamo ancora!
Anno 3, numero 18
Tre questioni... Insolute! di Maurizio Spezzano Senza dilungarmi oltre il consentito, porto a conoscenza dei cittadini tre problemi, due noti e una new entry, che abbiamo posto ma che non trovano soluzione. Queste vertenze le abbiamo poste nella sede propria, il Consiglio Comunale, ma ad oggi nessuna soluzione. A voi il diritto di giudicare il nostro/loro operato.
Colle Spina Abbiamo chiesto che si apra una discussione franca su Colle Spina, in virtù del fatto che resta un territorio fuori da ogni ordine urbanistico. Non si sa chi ha la responsabilità della gestione territoriale né di quella amministrativa, chi gestisce i servizi né in nome di chi. La travagliata sorte del consorzio è nota a tutti, compresi i giochi che si sono scatenati alle spalle dei consorziati. Sappiamo solo che le case continuano ad aumentare senza limitazioni, malgrado il Piano di Recupero avessero previsto già un limitato numero massimo di lotti, che gli standard sono ancora in alto mare, che la progettazione degli immobili è nelle mani quasi esclusive di un unico tecnico. Abbiamo chiesto in Consiglio di lavorare sull’inserimento di Colle Spina nel tessuto urbano labicano, ma evidentemente qualcuno ha interesse a lasciare le cose come stanno, in modo da far proliferare le case e poi ancora altre case, una sorta di domino di cui non si conosce la fine. Abbiamo chiesto di porre un freno allo sviluppo irrazionale del quartiere e di sentire le esigenze dei residenti, non pensando di appesantire una situazione di per sé già problematica. Vuol dire che porremo la questione fino alla nausea, perché per noi Colle Spina ha la stessa dignità che ha il centro storico, perché non possiamo più trascurare le sorti di questo quartiere, con il rischio di creare un ghetto.
Limitazione degli spazi pubblici Con una delibera apparsa luminosamente all’orizzonte come il sole a mezzanotte, è stata regolamentata da parte della sola Giunta l’attribuzione degli spazi per le pubbliche manifestazioni. Questi magnifici cervelloni hanno ben pensato di limitare la possibilità di usare piazza Mazzini, come da sempre nella storia di Labico si è fatto, alle associazioni, ai partiti politici, si presume agli stessi commercianti della strada che non potranno più esporre i loro prodotti, al solo scopo di mortificare le decine di giovani che hanno animato l’estate labicana, fino alla sagra del marrone di sabato scorso. Senza rendersi conto della gravità della scelta selettiva e un po’ cretina di non concedere più la piazza si è posto un limite alla libertà di manifestazione che la nostra Costituzione garantisce. Regolamentare gli spazi in un paese dove gli spazi non ci sono è tipico dei dittatorelli poverelli, che per nascondere l’incapacità di essere loro promotori di iniziative culturali e politiche, limitano quelle degli altri. Decidere di prevedere come unica sede delle manifestazioni culturali o associative piazza del Mercato significa mettere a repentaglio l’incolumità dei bambini e il sistema nervoso dei genitori, vista la maggiore vicinanza alla Casilina e la mancanza di barriere tra questa e la piazza. Se poi vogliamo essere pignoli, segnalo che manca un punto acqua, un punto di scarico, una pavimentazione idonea; soprattutto si priva il paese dell’unica e sola zona di sosta, discriminando coloro che arrivano dai quartieri
periferici e anche coloro che già pagano un canone annuo per la sosta. Da che mondo è mondo la piazza è punto di ritrovo, di incontro, di manifestazioni, di discussione. L’antica civiltà greca, madre di tutte le culture, nasce intorno all’Agorà, il posto deputato delle decisioni, che era il cuore pulsate degli affari e della politica. D’altronde che cosa ci si aspettare da gente che ancora oggi pensa che la politica sia solo un affare? Quella politica che i nostri astuti componenti di giunta vogliono relegare al Parco Tulli, l’unico attrezzato, si fa per dire, in paese e punto di ritrovo di mamme e bambini. La Politica vera fa paura e lo ne sono terrorizzati; loro della politica hanno fatto un mezzo per vivere, noi per cambiare le sorti degli uomini. La delibera è stata votata all’unanimità dai componenti della giunta, ma mi piacerebbe sapere quale mente superiore ha realizzato per primo, imponendole a tutti gli altri, queste splendidi decisioni. Sicuramente una mente sopraffine, altezzosa, larga più di quattro dita. Peccato che oltre la fronte ci sia niente altro, soprattutto dentro: vuoto a perdere.
Scuola E’ diventato un tarlo. Non c’è consiglio Comunale in cui non se ne parli. Questi pensano che inaugurare una presidenza significhi aver risolto tutti i problemi. Se poi gli spazi per tutto il resto sono insufficienti, beh, questo non è un loro problema. Scuola media: 1) non c’è una sala professori (quella che c’è non è una sala, ma un ripostiglio). Infatti, dicasi sala qualsiasi ambiente di un edificio che si distingua per una particolare ampiezza o che sia destinato a scopi di rappresentanza o di riunione. (Devoto-Oli). La particolarità della sala in questione è l’esiguità della stessa. Ampia per i lillipuziani, irrisoria per i docenti. 2) La scuola è fatta anche di organi collegiali, uno di questo è il Collegio docenti. Non c’è una sala che possa ospitare tutti gli insegnati messi insieme e il povero Dirigente Scolastico ha dovuto provvedere con una sistemazione di fortuna: il corridoio della scuola. 3) Non c’è una sala dove ricevere i genitori, tutto si fa in piedi e tutto rigorosamente in corridoio, alla facciaccia brutta della privacy e del rispetto verso i genitori. 4) Il DSGA non ha uno spazio suo, ma lo condivide con la segreteria didattica che si occupa di altre cose, alla faccia di chi deve far quadrare i conti e gestire i pochi soldi che ha. 5) Chiamare Presidenza quel raccogliticcio sgabuzzino destinato al povero Dirigente Scolastico mi fa tenerezza, giusta sede di rappresentanza per una scuola che non lo è. 6) Mancanza totale di laboratori, luoghi cioè dove si fa didattica con l’ausilio di altri mezzi necessari alla crescita pratica dei discenti. 7) Una sola linea telefonica che funziona anche da fax . 8) Collegamento internet a singhiozzo. 9) Il timore dell’influenza di tipo A ha comportato l’installazione degli asciugamani elettrici. Un solo particolare: sono stati montati da giorni ma ancora non hanno sputato fuori neanche un soffio di aria calda. Non si comprende il motivo. 10) Porte dei bagni inguardabili: qualche vandalo ha provveduto a sfasciarle, ma non si è provveduto a cambiarle o almeno a ripararle. Anche qui, privacy garantita. 3 Mi fermo. Il seguito nella prossima puntata.
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera che Prestipino ha inviato a Cinque Ho letto su Cinque del 27 ottobre u.s. la “risposta” del gruppo Rinnovare per Labico alle mie dimissioni da assessore e mi trovo costretto a rispondere nella stessa (impropria) sede. La lettera di dimissioni a cui si fa riferimento era stata letta in consiglio comunale ed era quella – a mio avviso – la sede idonea per confrontarsi. La maggioranza ha scelto – per viltà o per mancanza di argomenti – di utilizzare una strada più tortuosa e che rende meno agevole il contraddittorio, ma non per questo intendo sottrarmi al mio diritto-dovere di replica inviando questa lettera a Cinque e non al sindaco, anzi – perdonate l’equivoco – al vicesindaco. Le mie dimissioni erano un accorato invito, trasmesso con inquietudine e imbarazzo, nella speranza di un improvviso risveglio del Sindaco dal coma profondo in cui sembra vegetare da quando è stato eletto. La mia lettera voleva essere costruttiva, pur se critica, e cercare un modo per dare maggiore equilibrio alla coalizione di maggioranza, mentre invece la regola è quella di ignorare i problemi, anziché affrontarli, e non è un caso che Di Stefano si sia dimesso a maggio e non sia ancora stato sostituito. A quanto sembra è bastata l’estromissione di Prestipino per risolvere tutti i problemi e permettere alla maggioranza di fare quadrato attorno al sindaco, dimenticando probabilmente una “v.” prima di Sindaco. Ma questo non ha importanza, tutti i cortigiani sono stati chiamati all’ordine, e la pace è fatta. Peccato che Giordani non abbia ancora capito la dinamica comunicativa messa in atto. I labicani devono avere l’impressione che le (poche) cose buone che si fanno siano merito del suo vice, mentre quando qualcosa non va la colpa va attribuita a Giordani. Questo è il messaggio che Galli trasmette abilmente ai cittadini. Un Sindaco con la “S” maiuscola non si sarebbe fatto umiliare ripetutamente dal proprio vice. Cito, ad esempio, la campagna elettorale delle ultime provinciali, dove Galli era candidato e nei comizi spesso soleva dire che lui non era Sindaco perché una legge ignobile non gliel’aveva permesso, come per dire tra virgolette il vero sindaco sono io ma chi porta la fascia è un altro; quell’altro, che in tale occasione avrebbe dovuto dimostrare di avere carattere, ha continuato per tutta la campagna elettorale a fargli da autista e a battergli le mani. Per ricompattare la maggioranza, della quale fino ad oggi ritenevo di far parte, serviva una poltrona di potere, ossia il posto di quel Prestipino, l’intruso nel palazzo, a cui il potere effettivo non era stato mai concesso; io, consapevole della necessità di liberare quella poltrona, ho servito loro le mie dimissioni in un piatto d’argento. Per screditarmi e togliere valore alle mie dimissioni il gruppo “Rinnovare per Labico” ha pensato bene di usare misere falsità. Non è vero, infatti, che io abbia abbandonato il consorzio Colle Spina: è vero invece che il vice sindaco ha inviato a Colle Spina il suo emissario (il figlio Alessandro), il quale ha conquistato il potere del consorzio, violandone i principi statutari. Tutto questo per controllare un importante “serbatoio” di voti e per insabbiare le inadempienze del comune attribuibili alla gestione Galli e sulle quali Prestipino stava cercando di fare chiarezza. Stavo diventando “scomodo” e non è un caso che non venissi invitato alle riunioni nonostante la mia delega assessorile riguardasse proprio Colle Spina. Prendo atto, con grande rammarico, che ormai non faccio più parte del gruppo di maggioranza Rinnovare per Labico; pertanto mi riterrò libero delle mie scelte politiche e sociali, senza sentire l’obbligo di sottostare, come mio malgrado ho sempre fatto, a ordini che spesso non condividevo. Vincenzo Prestipino
Il Marchese del Grillo labicano di Tullio Berlenghi
Lo scombinato furore censorio dei nostri amministratori talvolta può dare vita ad incredibili pasticci. Pensiamo alla delibera di giunta varata in fretta e furia, senza un minimo di approfondimento, senza un minimo di riflessione, per regolamentare l’uso degli spazi pubblici. Nella scarna motivazione si parla di continue richieste da parte delle associazioni e gruppi politici, quasi come se fossero una calamità naturale. In realtà, al momento dell’approvazione dell’atto, giaceva sul tavolo del sindaco una sola richiesta: quella per la sagra del marrone labicano. Ci sarebbe stato tutto il tempo – con l’inverno alle porte – di valutare, se davvero necessario, l’esigenza di regolamentare l’utilizzo degli spazi pubblici. Il vero problema è che chi comanda a Labico vede le iniziative di carattere socio-culturale (figuriamoci quelle politiche) come un pericolo per il proprio potere. La gente che si incontra, che si parla, che scambia idee e opinioni è sempre stata giudicata in modo negativo dai regimi. In particolar modo da quelli in difficoltà. E così si è fatto un vero e proprio colpo di mano per stroncare questo genere di perniciose attività. E bisognava cominciare subito. Quindi immediata riunione di giunta e immediata esecutività dell’atto. Poi, visto che per fortuna la loro incapacità è direttamente proporzionale alla loro arroganza, non hanno pubblicato correttamente la delibera e si sono dimenticati di fare l’ordinanza per sgombrare la piazza in cui volevano “ghettizzare” la manifestazione. E così la sagra del marrone labicano sì è fatta come previsto ed è andata anche molto bene. Un successo di cui una normale amministrazione sarebbe dovuta essere ben lieta, visto che a trarne vantaggio era tutto il paese. Peccato che per loro non sia così. Adesso – passata la festa (e gabbato …) – bisognerà aprire una riflessione su una delibera che, salvo improbabili ripensamenti, dovreb-
be diventare efficace e operativa. Il succo è molto semplice: le iniziative politiche non si devono fare e, se proprio si insiste, vanno segregate in aree periferiche; le iniziative socio-culturali si possono fare solo ed esclusivamente nella Piazza del Mercato. Ad applicare alla lettera questa sciocca delibera si dovranno cancellare (o ridimensionare) molti eventi tradizionali di Labico. A rigor di logica non avranno più cittadinanza l’Ottobrata labicana, la Festa dei nonni, la stessa festa di S. Lorenzo (la vogliamo fare in un altro quartiere?), i concerti e il teatro all’aperto nelle belle piazzette e vicoli di Labico. E finanche le iniziative dell’estate labicana non sarebbero ammissibili, perché la delibera non prevede una deroga esplicita per le associazioni contigue al potere. Per non parlare di Palazzo Giuliani - la cui gestione competeva al sindaco quando era sindaco Galli e adesso compete all’assessore con delega al patrimonio (adesso mi sfugge il nome…) la cui riqualificazione doveva essere finalizzata esattamente ad un uso sociale e culturale e che invece diventerà solo istituzionale. Ma che significa “istituzionale”? E’ forse istituzionale la concessione della sala consiliare per una riunione privata organizzata da qualche amico? E’ forse istituzionale una blindatissima cena di gala a cui sono stati ammessi solo amici e fiancheggiatori della maggioranza? Regolamentare gli spazi pubblici comporta l’adozione di criteri chiari e trasparenti, cosa a cui i nostri amministratori non sono affatto abituati e sarà divertente vedere come si arrampicheranno sugli specchi per “interpretare” a loro piacimento una norma scritta per cancellare ogni fermento sociale che non possano controllare direttamente. Per onestà intellettuale l’ideatore della delibera avrebbe fatto meglio a stilare un precetto di questo tenore: “Gli spazi li assegniamo noi, a chi ci pare a noi, come ci pare a noi e quando ci pare a noi”. Ma, qualche anima bella potrebbe obiettare, gli atti amministrativi vanno motivati. Ah, già, la motivazione: perché io so’ io e voi nun siete un cazzo!
Anno 3, numero 19
1 dicembre 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
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Non smetteranno mai di stupirci Il principale problema a parlare delle vicende politiche labicane è che lo stato di insabbiamento della maggioranza è ad un punto tale che si è costretti a ripetere da mesi le stesse cose. Prendiamo, ad esempio, la ben nota vicenda delle dimissioni di due assessori. Il primo dei quali ha restituito la delega al sindaco oltre sei mesi fa. In un paese normale la vicenda avrebbe trovato una soluzione nel giro di qualche giorno o, al più, di qualche settimana. E, comunque, si sarebbero avute delle certezze. In un paese normale si saprebbe – almeno - da quante persone è composta la giunta. A Labico, no. A Labico talvolta il sindaco dice che Di Stefano ha continuato a ricoprire la carica di assessore (e a confermarlo ci sono i verbali di giunta che lo indicano come assente). A Labico altre volte il sindaco afferma Di Stefano non è più assessore, ma non sa dire da quando ha cessato di esserlo. A Labico qualcuno si inventa una nuova figura giuridica, una via di mezzo tra assessore e consigliere, che viene definita “assessore congelato” e che si può trovare nel reparto surgelati dei migliori supermercati, tra i merluzzi e le spinacine. Sotto il profilo amministrativo c’è un serrato dibattito tra i più autorevoli studiosi per cercare di capire in cosa consista questo nuovo “status”, quali siano i poteri e quali le prerogative. Però sarebbe ingeneroso dire che non è cambiato nulla negli ultimi sei mesi e dobbiamo ringraziare proprio l’ex assessore per avere finalmente ammesso qualcosa che a Labico era nota ormai anche ai blocchetti di porfido utilizzati per la realizzazione del lastricato stradale: c’è un problema politico all’interno della maggioranza. Un problema di portata tale da rendere sempre più imbarazzanti le – sempre più rare – situazioni in cui sono co-
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stretti a confrontarsi con l’opposizione. Come nell’ultimo consiglio comunale in cui si è visto ancora una volta l’ammirevole - vuoi per il coraggio, vuoi per l’incoscienza - Scaccia illustrare le delibere di bilancio (una variazione e l’assestamento, per la cronaca) con la stessa autorevole incompetenza con la quale io potrei relazionare sul decadimento delle proteine ubiquitarie ad un convegno di chimici. Il vero guaio è che loro si preoccupano (e si occupano) esclusivamente di questo tipo di difficoltà (sistemare gli equilibri interni, evitare i confronti con l’opposizione, ridurre al minimo le figuracce, ecc.). I problemi veri - quelli di cui sono la principale causa, ossia i problemi dei cittadini – li lasciano sostanzialmente indifferenti. E l’assestamento di bilancio ha confermato esattamente tutte le nostre preoccupazioni: le pesanti conseguenze dei tagli del Governo Berlusconi per i bilanci comunali; il corposo aumento di tasse e tariffe disposto con il bilancio di quest’anno (e in queste settimane stanno arrivando i bollettini di pagamento); l’assoluta mancanza di politiche culturali e sociali, con ulteriori tagli alle risorse per la scuola, la biblioteca (della quale il sindaco aveva trionfalmente annunciato l’imminente apertura un anno esatto fa) e il fallimento della gestione delle strutture comunali. La via scelta per fare cassa è quella dell’autovelox e della tolleranza zero sulle soste irregolari, magari mantenendo i due pesi e le due misure che hanno sempre caratterizzato questa amministrazione. Se l’obiettivo è quello della sicurezza stradale e del rispetto degli altri siamo tutti d’accordo. Ma passare dall’anarchia all’inflessibilità assoluta ha l’aria di essere semplicemente una piccola furberia per rimpinguare le casse comunali. La sicurezza stradale passa soprattutto per forme di sensibilizzazione e di educazione, che magari non portano benefici economici, ma aumentano il livello complessivo di sicurezza, che deve essere il vero obiettivo di un’amministrazione responsabile. Stesse considerazioni vanno fatte per la raccolta porta a porta, un apprezzabile primo passo per una riduzione dei rifiuti prodotti e che, a medio termine, potrebbe comportare anche significativi risparmi per i cittadini (meno rifiuti si mandano in discarica, minore è il costo di smaltimento), ma anziché continuare con la politica degli annunci avrebbero fatto meglio a cominciare una campagna informativa sui vantaggi della raccolta differenziata. Invece, se mantengono l’ultimo impegno, si rischia di far partire la raccolta domiciliare con i cittadini completamente impreparati. Ancora una volta non siamo riusciti ad affrontare le numerose mozioni che abbiamo presentato per chiedere chiarezza ed assunzione di responsabilità su importanti questioni che riguardano il nostro paese. Siamo riusciti ad esaminare solo la prima (che è stata approvata all’unanimità) con la quale si chiede di fare luce sulle non sempre limpide vicende relative alle lottizzazioni. Per le altre bisognerà ancora aspettare. L’impegno del presidente del consiglio e del sindaco è di esaminarle tutte il 15 dicembre, giorno in cui dovrebbero portare in consiglio la nuova giunta, della quale al momento si danno per certi solo sindaco e vicesindaco e non necessariamente in quest’ordine.
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Scuola a Labico. L’autonomia e gli edifici che non bastano più Intervista a Maurizio Spezzano Raggiunta l’autonomia tanto inseguita adesso la scuola di Labico si trova a fare i conti con i – pur prevedibili - problemi di spazi. La popolazione cresce ma gli edifici scolastici – a parte il nuovo plesso della scuola primaria inaugurato un paio d’anni fa – sono sempre gli stessi. Da qui nascono esigenze di trovare soluzioni adeguate per garantire a tutta la popolazione scolastica il diritto allo studio. In questi giorni, ad esempio, si parla di un bando per la ristrutturazione e l’ampliamento della scuola media. Un bando di cui ancora non si conoscono i dettagli, né i vincitori, ma che prevede la realizzazione di sei nuove aule e di un ascensore. Basterà, almeno come primo passo? Lo abbiamo chiesto ad un rappresentate dell’opposizione, Maurizio Spezzano. Cosa pensa della situazione degli edifici scolastici? Ho avuto modo di ribadirlo in più occasioni: un disastro autentico, anzi un fallimento. Abbandonare la scuola significa abbandonare il nostro paese a un destino incerto. I vari plessi scolastici si trovano in una situazione imbarazzante che è sotto gli occhi di tutti: vecchi, fatiscenti e privi di manutenzione, sinonimo di noncuranza e menefreghismo. Oltre alla cronica mancanza di spazi c’è la mancanza di cultura scolastica. Aver raggiunto l’autonomia non può essere il traguardo finale. La maggioranza sembra invece pensare questo non rendendosi conto che gli spazi sono del tutto insufficienti. Se ne è reso conto anche il nuovo Preside… lo leggevo in un’intervista di qualche settimana fa. Ma non crede che attraverso il nuovo bando molti problemi verranno risolti? Del bando non vorrei parlare, mi riservo di parlarne a tempo debito. Dico solo che noi lo abbiamo saputo solamente attraverso la “pubblicità” sui giornali. Usando una metafora dico che la toppa sui pantaloni nasconde il buco, ma non risolve il problema del vestito. La stessa cosa con l’ampliamento: si camuffa il problema scolastico, ma non lo si risolve. Ad esempio, nei giorni passati è capitato di dover spostare alcune classi del plesso Maestra Iole perché la pioggia cadeva dentro le aule copiosamente, confermato in Consiglio dalla delegata all’istruzione su mia espressa domanda. Ecco, l’ampliamento risolve il problema aule nelle medie, ma lascia immutato il problema nel primo ciclo. E’ il cane che si morde la coda. Crede che la situazione possa migliorare? Questa è una situazione incancrenita. L’amministrazione interviene per tamponare senza rendersi conto che la scuola è altra. Un esempio: la scuola dell’infanzia, a fronte delle migliaia e migliaia di euro previsti per l’ampliamento, non aveva una fotocopiatrice, costringendo gli educatori ad affidarsi a qualche benefattore per le copie fotostatiche che servono alla bisogna, problema tamponato con una macchina fotocopiatrice usata, ma solo dopo che la notizia l’avevamo diffusa attraverso il giornalino. La scala antincendio della stessa scuola, da utilizzare in caso di necessità, è stata realizzata senza logica, perché dà su un muro senza possibilità di fuga, vanificandone la realizzazione. Non ci credete? Provate a 2 recarvi sul posto e controllate di persona. In tutti i plessi
l’erba era vergognosamente alta, tagliata solo perché l’abbiamo denunciato noi. La realizzazione della mensa nella scuola elementare, parliamo dell’ampliamento realizzato, non ha un lavandino o un lavello facendo ricorso, eventualmente, ai bagni dei bambini, così come non ha aperture idonee che possano far aerare la sala. L’assurdo è che non si è previsto neanche un bagno per le insegnanti. Parlo sempre dell’ampliamento nuovo. Potrei andare avanti all’infinito, però, se leggiamo i giornali di questi giorni sembra di vivere in una sorta di paradiso terrestre. Quindi? Ho già detto: le soluzioni tampone non risolvono nulla. Questo dovrebbe far riflettere i nostri amministratori. Ampliare la scuola media con sei nuove aule non risolve il problema. Anzi, toglie pure quel poco di spazio verde rimasto intorno all’istituto, intervenendo, inoltre, su un terreno che qualche anno fa è stato consolidato. Un dato: la popolazione labicana e triplicata negli ultimi 15 anni ma i servizi scolastici sono rimasti immutati, se si esclude l’ampliamento della scuola primaria. Questo significa che qualcuno si è ingrassato alle spalle dei cittadini senza pensare che il paese si stava trasformando. Una vera classe politica avrebbe dovuto per tempo adeguare tutte le strutture, prima fra tutte la scuola, indispensabile servizio per tutta la comunità labicana. Quale soluzione proponi per rendere la questione risolta? C’è un solo modo: impegnarsi per costruire una nuova scuola. Un plesso scolastico nuovo in cui accorpare tutti gli ordini scolastici esistenti. Due i vantaggi: la possibilità di prevedere programmazioni verticali per tutte le classi e la liberazione del centro storico dal traffico bestiale che si crea in tutti gli orari scolastici. Un nuovo plesso significa programmare la scuola del futuro, con aule idonee, spazi sufficienti, palestra, aule speciali, parcheggi, verde, ma soprattutto la possibilità per il corpo docente di lavorare in armonia e la possibilità per l’alunno di identificare nella scuola un luogo di crescita e non di precarietà. Nel PRG è stata individuata una zona. Cosa ha che non va? Intanto prima che l’iter dell’eventuale approvazione termini passeranno degli anni, rendendo ancora irrisolto il problema, perché se i ritmi di crescita restano quelli attuali fra due anni siamo punto e a capo. Secondo, c’è incertezza nella eventuale donazione del lotto previsto, in quanto legata a tutta una serie di affari che qualcuno trama alle spalle dei cittadini; terzo, attiguo alla zona individuata per la scuola è prevista la realizzazione di una struttura ricettiva, di cui non si conosce ancora oggi il destino, che renderà la zona particolarmente trafficata e caotica; quarto, ubicare una scuola in un territorio agricolo significa far esorbitare i costi per la realizzazione di tutti i servizi oggi mancanti; quinto, la lontananza dal centro abitato comporta costi sociali non indifferenti, rischiando di far divenire la scuola un luogo di emarginazione sociale, insomma una cattedrale nel deserto, costringendo i bambini che oggi raggiungono scuola a piedi a dotarsi di mezzi di trasporto. Considerate che ad oggi una buona percentuale di alunni, soprattutto delle media, sceglie di andare a scuola a piedi, che non è un male, anzi li fa crescere e responsabilizzare più velocemente. La realizzazione del plesso scolastico in quella zona rende la scuola un corpo estraneo all’intera comunità, soprattutto se paragonata
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ai nuovi indirizzi che arrivano dagli enti superiori, cioè quella di aprire la scuola anche ad altre realtà sociali e territoriali. Come opposizione avete provato a dare la vostra collaborazione? In tutte le occasioni in cui si è parlato di scuola abbiamo sempre dato la massima disponibilità. Mai una volta che avessero accolto una nostra proposta. Il solo fatto che possa essere proposto da noi una qualsivoglia miglioria per loro è fuoco da spegnere a tutti i costi, o mettendo la sordina o dilatando i tempi in modo biblico. Per far capire meglio cosa intendo dire: quando in Abruzzo c’è stato il terremoto abbiamo chiesto di verificare la staticità degli edifici pubblici, primi fra tutti le strutture scolastiche. Bene, abbiamo avuto risposta alla nostra interrogazione il 31 luglio, se non erro, solo dopo che in Consiglio Comunale avevamo fatto la voce grossa. Se l’attenzione per la scuola di questi politici è pari alla celerità con cui rispondono alle nostre richieste di messa in sicurezza, allora stiamo freschi. L’ho detto e continuerò a ripeterlo all’infinito: questi stanno lì non perché hanno a cuore i bisogni dei cittadini, ma solo perché devono tutelare affari su affari. L’esempio più concreto è la crisi che si trascina da mesi sulla composizione della Giunta e che non vede ancora soluzione. In un paese normale avrebbero già dovuto fare le valigie e vergognarsi di questo balletto. Da noi, invece, stanno ancora lì, beati e felici che tutto vada in malora. Di una classe politica di questa fattura se ne può fare facilmente e felicemente a meno. Ma sui buoni pasto com’è finita? Ci sarà la riduzione oppure si continuerà a pagare la cifra attuale? Qui si sfiora il ridicolo. Come tutti sanno, noi abbiamo proposto in Commissione un ordine del giorno per la riduzione di 50 centesimi, che avrebbe dovuto avere effetto dal 1 ottobre, votato all’unanimità. Naturalmente da buoni pinocchi quali sono si sono rimangiato tutto, fino ad arrivare all’assurdo del presidente di Commissione, l’assessore Scaccia, che in un incontro successivo ha dichiarato di non ricordarsi di averlo mai votato, confondendo date (settembre con ottobre) e circostanze (consiglio con commissione). La stessa cosa in occasione dell’ultimo Consiglio Comunale quando abbiamo accusato la maggioranza di aver perso l’ultima occasione per ridurre il costo, cioè l’assestamento di bilancio, che era all’ordine del giorno. A sentire loro, naturalmente, tutti d’accordo sulla riduzione, ma all’atto pratico sono stati in grado di fare un’unica cosa: sbugiardarsi da soli, perché incalzati pesantemente su questa grave inadempienza, il sindaco aveva preso l’impegno di portare la delibera della riduzione nel Consiglio del 26 novembre. Naturalmente le bugie, così come la capacità amministrativa, hanno le gambe corte e il naso lungo: della delibera neanche l’ombra, se non giustificazioni pietose e ridicole che avrebbero potuto benissimo risparmiarci. Mi chiedo: se si fosse trattato di affari loro si sarebbero comportati allo stesso modo? Ne dubito. Sono sinceramente dispiaciuto per questa situazione menzognera, perché i genitori ci avevano sperato, e in tempo di crisi poteva essere una goccia di sollievo. Invece per quest’anno nulla. Speriamo nel prossimo. Noi li incalzeremo, perché la loro fame di soldi non può ricadere sui cittadini: aumenti di buoni pasto, scuolabus, TARSU, acqua e servizi a richiesta individuale. E’ chiaro che questa non è una buona amministrazione, ma una sciagura abbattuta su tutta la popolazione, sia di maggioranza che di opposizione.
Buco di Bilancio: su scuola, ambiente e cultura.. ci mettono una pezza! di Benedetto Paris Una maggioranza in crisi non è mai un problema solo della maggioranza. Una maggioranza in crisi blocca la sua attività e con essa si ferma il paese. Lo vediamo tutti, anche i sassi, anche quelli sconnessi del nostro centro storico. E non si tratta solo di poche attività, si tratta anche di mancanza di lucidità e tempistica nel fare le scelte…e noi ne paghiamo le conseguenze come cittadini. Questa maggioranza in crisi, questa giunta dei tre sindaci (galli – giordani – scaccia), ha prodotto l’ennesimo danno: un bel buco di 122.000 euro nel bilancio. Da tempo, anzi da sempre, sin dal 27 marzo, quando abbiamo approvato il bilancio, abbiamo denunciato la debolezza politica del bilancio, gli aumenti delle tariffe, i tagli a servizi cruciali, il mantenimento, mentre tagliavano e aumentavano le tasse, delle loro indennità, ma soprattutto abbiamo denunciato che questo bilancio copriva buona parte delle spese per servizi ai cittadini con cifre esagerate di entrate da multe, autovelox e sanzioni amministrative: ben 466.000 euro se contate assieme, di cui il 25% andava a finanziare il suo costo e il resto rimaneva a disposizione dell’Amministrazione. Qualcosa è andato storto e così i numeri sono cambiati: dalle sanzioni amministrative (sanatorie edilizie) sono entrati 210.000 euro invece dei 300.000 previsti, mentre, se le entrate da multe e autovelox sono aumentate di 55.000 (lo stiamo sentendo tutti nelle nostre tasche!), i costi per autovelox e multe sono raddoppiati arrivando a 84.000. Così quel 25% di costi è diventato un bel 48% riducendo di molto le risorse a disposizione per il bilancio. Ricapitolando, da multe, autovelox e sanatorie edilizie sono arrivati 90.000 euro in meno. A questi bisogna aggiungere 20.000 euro in meno di rimborso I.c.I. da parte del Governo, che, sommati a altre piccole minori entrate, costituiscono il bel buco di 120.000 euro. Così la principale attività dell'Amministrazione è stato racimolare dove poteva. Dove sono state prese le risorse mancanti? I tagli effettivi sono stati 83.000 euro e di questi colpiscono i tagli ai 5.000 euro per l’attività ordinaria della biblioteca (mai aperta), per l'adeguamento dello stipendio dei dipendenti (- 18.750 euro), quelli per i contributi per asilo nido (5.600 euro), quelli previsti per il piano commerciale (- 5.000 euro). Ma non finisce qui. La riduzione forte l'hanno fatta sulle spese di manutenzione straordinaria e per gli investimenti, 119.195 euro in tutto. Di queste: - 8.000 euro erano per spazi degli uffici, - 10.000 per la manutenzione di altri beni del patrimonio (villa giuliani e altri spazi non assegnati a uffici), - 3.000 per la scuola materna, - 5.000 per acquisti attrezzature scuola materna, - 4.000 euro per lavori scuola media, - 20.000 per tutela ambientale, - 66.000 per i parchi. Eppure tutto questo non è bastato, così hanno dovuto prendere 50.000 euro dall'avanzo di bilancio del 2008 per riuscire a tappare il buco. I conti tornano, ma non i servizi ai cittadini, su tutti scuola, ambiente e cultura.
Ch’avrà voluto di’? “E’ mai possibile che ognuno di noi al momento opportuno tira fuori la barzelletta del secolo o le opportunità del caso per fare mancare alcuni elementi che non sono affatto di questa amministrazione… io mi auguro che questa cosa, perché effettivamente non è possibile andare avanti di questo passo, il modo di intromettersi il modo di fare politica in queste maniere non fa altro che intralciare l’amministrazione in tutti i sensi perché è inutile mandare delle chiacchiere in giro a destra e a sinistra dicendo e approfittando di determinate situazioni per far vedere che comunque è la minoranza che abbia fatto questo o è la minoranza che abbia fatto quell’altro: la minoranza fa solo quello che dice la maggioranza!” Giorgio Scaccia, consiglio comunale del 23 ottobre 2009.
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I REGALI NATALIZI DELLA GIUNTA GALLI-GIORDANI :
AUMENTI INDISCRIMINATI DI BUONO PASTO, SCUOLABUS, TARSU, ACQUA E SERVIZI A RICHIESTA INDIVIDUALE
6 MESI DI CRISI POLITICA 120.000 € DI BUCO IN BILANCIO TAGLI A SCUOLA, CULTURA, AMBIENTE, BIBLIOTECA
IL PAESE VA A ROTOLI E LORO CONTINUANO CON I GIOCHINI. MEGLIO LE DIMISSIONI
Acqua e TARSU: in due anni boom delle bollette! In questi giorni moltissimi sono stati i cittadini che ci hanno fermato per strada o contattato per lamentarsi degli aumenti delle bollette di acqua e T.A.R.S.U. (immondizia), facendoci giustamente notare l’assurdità dei costi per una famiglia normale, o per chi si ritrova a pagare tantissimo qualcosa che usa in maniera fortemente ridotta. Per tutti la risposta è stata semplice: “lo sappiamo e lo denunciamo da marzo, abbiamo cercato di farlo capire e di cambiare le cose con i nostri emendamenti in consiglio, ma li hanno bocciati”. Ma perché questi aumenti? Provo a spiegarlo. Le tasse e le tariffe pagate dai cittadini per i servizi di acquedotto, fognature e smaltimento rifiuti non coprono totalmente i costi di questi due servizi (la legge impone almeno l’80%) e la pubblica amministrazione, per non far pagare troppe tasse ai cittadini, copre con le entrate di i.c.i. (ora tolta dal governo e rimborsata solo per il 70% ai comuni) e altri tributi la parte che rimane scoperta. L’Amministrazione in questi anni ha deciso di far pagare sempre di più le tasse ai cittadini per spostare i soldi da qui ad altri capitoli di spesa (in particolar modo i costi di Giunta e Consiglio Comunale). Per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti la copertura comunale è passata dai 40.000 euro del 2006 ai 12.000 euro del 2008 e la differenza, 38.000 euro, l’abbiamo messa noi di maggiori tasse! Solo per l’anno 2009 l’aumento, per ogni tipo di tariffa, è stato del 10%. La politica della copertura dei costi dell’acquedotto e delle fognature: l’acquedotto è passato da essere fonte di gravi perdite da coprire con i soldi della collettività a produrre un surplus da girare sul servizio fognario (questo si in deficit!). Ma attenzione...non ci sono stati risparmi...siamo noi che paghiamo molto di più! Infatti, la tariffa dell’acqua è passata da una copertura con i soldi della bolletta dell’acqua dal 60% al 105%, e con questo surplus vengono coperti i costi della depurazione: anche quindi chi ha la fossa biologica paga il depuratore e lo fa due volte sia con la tassa per la depurazione, sia con la bolletta dell’acqua! Inoltre questi aumenti sono stati indiscriminati: uguali sia per il canone che per l’eccesso, sia per le utenze domestiche che per quelle industriali, senza differenza tra i cittadini rispetto alle loro condizioni economiche. Su questo per il 2009 ci siamo battuti, ma la maggioranza è andata dritta dritta respingendo il nostro emendamento. In questo bilancio i costi dell'acquedotto aumentano di 11.000 euro, con le nuove tariffe, l'aumento di entrate sarà di 40.000 euro! Tutto il costo del servizio idrico integrato aumenterà di 33.000 euro, mentre con le nuove tariffe entreranno 55.000 euro in più! Perché l'Amministrazione ci fa pagare di più di quanto serve per coprire l'aumento dei costi? La scelta
di Benedetto Paris
è chiara. Hanno meno soldi, fanno pagare di più i cittadini così risparmiano e finanziano altre cose con quei soldi. Lecito, legittimo, ma è opportuno e giusto? Aumentare così tanto le tariffe tocca la vita quotidiana della gente, specie se pensiamo all'aumento della mensa, oppure all'utilizzo di beni base come l'acqua (un diritto, non un bisogno!). E poi come si aumentano le tariffe? Infatti, la cosa che più abbiamo criticato è stata l'ingiustizia di tariffe che aumentano nello stesso tempo indiscriminatamente per tutte le utenze. Questo accade per acqua e TARSU. Invece crediamo che ci sia differenza: se devo aumentare di una determinata percentuale le entrate per il servizio dell'acqua posso distribuire l'aumento tenendo conto delle esigenze sociali e dell'impatto sulla vita quotidiana. Per esempio: posso aumentare del 20% le utenze eccedenti il canone, ma magari la tariffa base la lascio uguale o l'aumento solo del 10%, spingendo così i cittadini a risparmiare e non appesantendo il bilancio familiare di tutte le famiglie. Le TARIFFE AGEVOLATE SONO AUMENTATE DEL 20% COME QUELLE INDUSTRIALI! Dove sta l'agevolazione? In due anni sono arrivate a quella che prima era la tariffa base e ora non vengono tutelate nella nuova ripartizione dei costi! Tutto questo considerando che per adesso è arrivato solo il canone, i veri problemi arriveranno per chi consuma molta acqua per motivi familiari o produttivi (ristoranti e altre attività simili) con la bolletta prossima per pagare le eccedenze. Si poteva fare in modo diverso, distribuendo diversamente gli aumenti o riducendo altre spese e tenendo ferme le tariffe dell’acqua… e invece no, a marzo hanno bocciato i nostri emendamenti e ora tutti ne paghiamo le conseguenze.
Ridiamoci sopra “Sarà la pista più lunga della Provincia di Roma”. Questa frase si legge nel comunicato dell’amministrazione comunale sulla imminente realizzazione di una ciclabile lungo la Casilina. Un vero record. Si parla di qualcosa come – reggetevi forte – tre chilometri. Una lunghezza inimmaginabile e che neppure i ciclisti più allenati potranno percorrere interamente. Gli organizzatori del Giro d’Italia hanno rinunciato all’ipotesi di utilizzarla per una tappa: decisamente proibitiva la distanza. Già pronto il gemellaggio con la ciclabile del Danubio, l’unica che possa competere per fascino ed estensione.
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23 dicembre 2009
Cambiare e Vivere Labico News Bollettino autonomamente stampato e diffuso dal Gruppo Cambiare e Vivere Labico
Il risvolto “positivo” di un’amministrazione inerte… di Tullio Berlenghi “Vergogna”. La scritta ricorreva in bella evidenza all’interno di un manifesto (e di un volantino) in cui si ricostruiva in modo del tutto falso una vicenda che aveva portato allo “scontro” maggioranza ed opposizione. Del merito abbiamo parlato sin troppo in passato. Adesso è sufficiente ricordare che nel 2006 l’allora sindaco, in vista delle elezioni amministrative, decideva di far portare dalla ditta che gestiva il servizio mensa scolastica 5 pasti ad una struttura privata, senza uno straccio di atto amministrativo, senza un accordo che mettesse nero su bianco l’e-
ventuale valenza “sociale” della liberalità, addebitandone il costo – pari a svariate migliaia di euro annue – alla casse comunali. Noi abbiamo scoperto, quasi per caso, l’inghippo e abbiamo rilevato l’illegittimità della procedura. La risposta è stata di una protervia senza pari e il vicesindaco si è guardato bene dall’ammettere di aver commesso un illecito, ma ha rivendicato con orgoglio il suo operato, avvalendosi di un principio piuttosto singolare: chi vince comanda e non deve rendere conto a nessuno di quello che fa, tantomeno all’opposizione. La sua sicumera era tale da sfidarci anche a presentare una denuncia. Sono convinto che con un pizzico di umiltà e l’ammissione delle proprie responsabilità la vicenda si sarebbe potuta chiudere facilmente. Per noi sarebbe stata comunque una vittoria politica. Invece gli strateghi della maggioranza hanno optato per la linea dura, fino al gratuito attacco del volantino, secondo il quale a vergognarsi saremmo addirittura dovuti essere noi. Era davvero troppo e abbiamo deciso di affidare alla magistratura la valutazione dei fatti. Il primo responso è stato di una chiarezza illuminante: secondo il pubblico ministero Alfredo Galli, del quale è stato chiesto il rinvio a giudizio, ha abusato del suo potere per portare un beneficio economico ad un privato a danno della collettività. La cosa che preoccupa, nel leggere le dichiarazioni di Galli sulla vicenda, è che la linea difensiva sembra quella di voler affermare di aver gestito la questione con una certa “leggerezza”, non per cattiveria, per carità, ma per una certa superficialità. In pratica si ha la sensazione che uno che governa questo paese da tempo immemore dichiari di essere un incompetente. Questa dell’incompetenza potrebbe essere una buona strategia, in effetti. Perché è vero che politicamente uno che sostiene tranquillamente di essere inadatto ad amministrare un paese rischia di perdere un po’ di credibilità, ma dal punto di vista della responsabilità penale potrebbe ottenere l’ottimo risultato di “scaricare” tutto sul funzionario comunale, il quale farebbe certo più fatica a spiegare di non conoscere la legge. Certo qualcuno potrebbe considerarla una vigliaccata, ma di fronte al rischio di perdere la poltrona uno non è che può mettersi a fare tanto il galantuomo. Altre questioni. Come qualcuno ricorderà il presidente del Consiglio e il Sindaco avevano preso l’impegno di convocare il consiglio comunale per il 15 dicembre. Per discutere le nostre
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mozioni (che erano saltate perché il sindaco aveva la febbre) e per presentare la nuova composizione della giunta. Stavolta, devo confessare, ci avevo creduto. Non perché l’avesse promesso il sindaco, alle cui bugie ormai siamo desolatamente abituati, ma perché contavamo sulla serietà di Luciano Galli che, fino ad ora, aveva sempre cercato di interpretare il proprio ruolo con una certa imparzialtà. Niente da fare. Nonostante la data fosse stata scelta proprio dopo l’avvio della raccolta porta a porta, la “scusa” (ops, volevo dire “motivazione”) era perché la maggioranza era tutta impegnata per l’inizio della raccolta. Tutti i cittadini del centro storico avranno notato infatti l’operosità del sindaco nel distribuire i nuovi contenitori, l’impegno del vicesindaco nel selezionare i rifiuti, l’attenzione degli assessori (di ruolo, precari e supplenti) nell’individuare i contenitori da svuotare, lo scrupolo dei consiglieri di maggioranza nell’organizzare il percorso dei mezzi della Gaia. Ovvio che proprio non ce la facessero a partecipare anche ad un consiglio comunale. Andrea Giordani ricorda sempre di più il John Belushi dei Blues Brothers nella scena in cui deve trovare una giustificazione plausibile alla sua ex fidanzata. Tira fuori una balla dietro l’altra in uno spassosissimo crescendo. Per pareggiare i conti con l’originale al nostro Jake Blues labicano ormai mancano solo l’inondazione e le cavallette. In tutto questo rimane irrisolto il grande giallo labicano: quanti sono i componenti della giunta? Un vero mistero. Una maggioranza traballante e litigiosa non riesce a trovare il bandolo della matassa e continua a mantenere una situazione di palese illegalità. Poi, magari, diranno che l’hanno fatto in buona fede e che loro mica l’hanno capito che se lo statuto dice che la giunta è composta da quattro assessori, poi questi assessori qualcuno deve nominarli. E neanche hanno capito che se uno dà le dimissioni da assessore a un certo punto smette di esserlo (cose dell’altro mondo). Sono concetti complessi e non si può far loro una colpa se fanno fatica ad assimilarli. In fondo alcuni di loro non sono neppure trent’anni che siedono in consiglio comunale. Neanche il tempo di ambientarsi, santa pazienza. L’altro impegno “solenne” riguardava la riduzione del costo dei buoni pasto. Prima l’hanno approvata – su nostra proposta – in commissione a settembre, poi hanno cominciato a prendere tempo, fino ad inventarsi la scemenza che non si potevano modificare in corso d’anno (come se l’ultimo aumento non fosse stato fatto a marzo). E adesso si andrà a finire all’anno prossimo. Ovviamente bisogna capire che non hanno troppa voglia di ridurre le entrate, visto lo stato del bilancio. A quanto pare risulta una riduzione di circa 90mila euro delle entrate preventivate dalle multe, mentre è aumentato di 20mila euro il compenso per la ditta che gestisce l’autovelox. Se poi aggiungiamo che sono state stanziate diverse migliaia di euro per la comunicazione istituzionale, è facile immaginare che da qualche parte si dovrà abbattere la scure dei tagli. E su cosa vanno a tagliare i nostri impareggiabili amministratori? Ma è 2 ovvio: sulla scuola, sulla biblioteca, sul verde pubblico,
sull’ufficio informagiovani, insomma sulle questioni che loro considerano marginali. E così ci troviamo all’inquietante paradosso per il quale – almeno sotto l’aspetto contabile – dovremmo rallegrarci per la loro inerzia e per la loro incapacità. Si prega di esultare con moderazione.
Notizie dal Comune Purtroppo sono eventi rari. Ed è questo a renderli più preziosi e renderne ancor più trepidante l’attesa. Sono le uscite dei notiziari di (dis)informazione del Comune. Ne abbiamo avuto uno al termine del 2005 e uno – preelettorale – al termine del 2006. Il prossimo sarà, presumibilmente, al termine del 2009 o, al più tardi, all’inizio del 2010. Proviamo ad indovinare la differenza con il nostro giornalino. La parzialità? No, sono entrambi di parte. La frequenza? Sì, certo. Noi usciamo mediamente 20 volte in un anno, loro una in due anni. Fuochino. Ma non è quello. E allora? Pensiamoci, bene. Ecco, bravi, ci siamo arrivati. Chi paga? La nostra comunicazione ce la paghiamo noi. La loro la pagano i cittadini labicani. Oltre 3000 euro per un solo numero. A questo punto meno male che non sia l’unica differenza, altrimenti chissà quanto ci costerebbe essere informati.
E’ partita la raccolta porta a porta Ogni tanto una buona notizia. L’avvio della raccolta porta a porta è indubbiamente il primo passo per riuscire a ridurre l’impatto ambientale ed i costi dei rifiuti che produciamo. Siamo convinti che ci fosse bisogno di un po’ più di informazione e di una previa campagna di sensibilizzazione, ma adesso crediamo che sia importante che l’iniziativa riesca e che ognuno di noi collabori in questo senso. Non vogliamo fare facili speculazioni sul passo falso della partenza, con il centro invaso dai rifiuti a causa, sembra, dello sciopero dei lavoratori del Gaia. Anzi ci auguriamo che nel giro di poco tempo si risolvano i problemi che, naturalmente, sorgono quando ci sono dei cambiamenti importanti delle abitudini di tutti noi. Ricordiamoci che riuscire a produrre meno rifiuti significa avere meno discariche, meno inceneritori e bollette più leggere. Ovviamente c’è bisogno dell’aiuto di tutti.
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Esiste ancora una maggioranza? di Danilo Giovannoli
Aspettavamo impazienti le decisioni della maggioranza relative alla nomina dei nuovi assessori, e invece come se nulla fosse si continua a gestire la cosa pubblica come un litigio in seno ad una famiglia con l’unica differenza che questa famiglia è composta da circa 6.000 anime che 2 anni e mezzo fa si sono recate alle urne e democraticamente hanno eletto una maggioranza che di fatto oggi non esiste più. Si può sostenere che esiste una maggioranza, quando da 8 mesi un assessore, Di Stefano per l’esattezza, si è dimesso ed ad oggi non lo si è ancora sostituito? Si può sostenere che esiste una maggioranza, quando un assessore, Prestipino per l’esattezza,si dimette e accusa senza mezzi termini lo strapotere del Vice Sindaco Galli in seno a questa amministrazione? E ad oggi non lo si è ancora sostituito? Si può sostenere che esiste una maggioranza, quando si convoca una commissione consiliare, che fra l’altro nel suo Odg trattava argomenti importanti come quello del commercio labicano, e il Sindaco e due consiglieri di maggioranza non si presentano? Si può sostenere che esiste una maggioranza, quando il nostro Sindaco non è capace di prendere decisioni e che quindi per lui le prendono altri? Si può sostenere che esiste una maggioranza, quando in due anni e mezzo si è assistito ad un immobilismo che nella storia di questo paese non ha precedenti? Si può sostenere che esiste una maggioranza, quando sono gli stessi membri della maggioranza a non credere più che quest’avventura possa continuare e che a più riprese sostengono, detto alla labicana, che è una “baraonda”? Potrei continuare all’infinito ad elencare motivazioni per le quali questa maggioranza non ha più motivo di esistere, ma mi fermo e concludendo ribadisco quanto detto nell’ultimo consiglio comunale, indirizzando questo mio pensiero a chi la politica a Labico la fa di mestiere: “nella vita politica si pensa sempre di avere ragione e difficilmente si riconoscono gli errori, è una costante che si ripete, ma quando tutto ciò si nega anche di fronte ad un’evidenza chiara mi viene da pensare e da pensare male, a questo punto ogni cittadino è padrone di farsi la sua idea”. Colgo l’occasione per fare gli auguri di buon lavoro alla neonata Associazione dei Commercianti che può rappresentare nell’ambito del nostro paese un elemento di grande prospettiva e gli auguri di Buon Natale e Felice anno nuovo a tutti i cittadini labicani.
Flash Sostegno attività commerciali e sport: la maggioranza diserta la Commissione Si è svolta venerdì 11 dicembre la riunione della IV commissione consiliare labicana; all’ordine del giorno la discussione di alcune misure a sostegno delle attività commerciali del paese – come richiesto dal gruppo di minoranza lo scorso settembre - e l’idea di una convenzione tra comunale per gli impianti sportivi. Argomenti evidentemente non troppo interessanti per l’amministrazione, che ha pensato bene di non presentarsi (assenti sia il Sindaco che i consiglieri De Martino e Delle Cese) alla riunione e mancare così un’occasione importante di collaborazione e lavoro per il paese. “L’assenza dei componenti di maggioranza è un atto pretestuoso - dichiara Danilo Giovannoli, consigliere d’opposizione – e di sicuro poco responsabile nei confronti dei temi all’ordine del giorno che riguardano il benessere di Labico e dei nostri giovani. Possibile che la gestione degli impianti sportivi non interessi a nessuno dei nostri amministratori?”. Il consigliere Vincenzo Prestipino, ex assessore e presidente della commissione, ha deciso comunque di convocare a gennaio la seduta e di convocare per quella data un’audizione con il direttivo della neonata Associazione di commercianti del paese. “Le nostre proposte meritano maggiore ascolto da parte dell’amministrazione – aggiunge Benedetto Paris, componente di minoranza – perché la volontà di rivalutare il centro storico labicano (che vive la momento un grossa crisi) deve partire necessariamente da una valorizzazione e da un incentivo alle attività commerciali che sul centro storico insistono. Per esempio bisognerebbe rivedere il numero e la gestione dei parcheggi ed aiutare e sostenere i commercianti che investono sulla qualità dei loro prodotti. Di tutto questo – conclude Paris – avremmo potuto discutere positivamente, ma ancora una volta dalla maggioranza labicana solo silenzio.” Cambiare e Vivere Labico
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Cambiare e Vivere Labico News
A tutti quelli che si impegnano per una Labico migliore di Tullio Berlenghi
A fare da contraltare all’indolenza della nostra amministrazione c’è un fermento e un dinamismo in molti altri settori. Pensiamo all’impegno che c’è dietro al funzionamento del centro sociale anziani, del quale, scherzosamente, ho proposto di mutare la denominazione in centro sociale “diversamente giovani”, in ossequio allo straordinario impegno di chi, volontariamente, ne permette il funzionamento. Pensiamo alla nascita della nuova associazione commercianti – a cui va il nostro sincero augurio di buon lavoro – che sta cercando di dare nuova linfa e più efficace impulso alla vita del centro storico. Pensiamo alle società sportive che, faticosamente, cercano di dare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi la possibilità di praticare qualche attività sportiva, con conseguenze positive sia per la loro salute sia dal punto di vista dell’aggregazione sociale. Pensiamo all’impegno del nostro parroco e delle persone che collaborano con lui per infondere i valori della pace e della solidarietà e per mantenere viva e unita la nostra comunità. E pensiamo anche all’enorme lavoro che viene svolto da tutto il personale scolastico che - nonostante la penuria di risorse (12mila euro di tagli alle scuole labicane solo nell’ultimo atto della giunta) - continua a svolgere con passione e competenza un ruolo di vitale importanza per lo sviluppo e la crescita dei nostri figli. Un’importanza di cui spesso anche noi genitori non ci rendiamo conto a sufficienza. Basterebbe, però, andare a vedere le recite di fine anno per capire quanto sia grande il valore aggiunto che ogni insegnante cerca di dare al proprio lavoro e per comprendere che non si accontentano di fornire ai propri allievi qualche arida nozione, ma provano a trasmettere loro anche valori e ideali. In una parola fanno “Cultura”, con la “c” maiuscola. Termine pressoché desueto, soprattutto per qualche amministratore. A tutti loro, insieme agli auguri di buon Natale, ci sembra doveroso aggiungere un piccolo, quanto sentito e sincero, “grazie”.
Tantissimi auguri di Buon Natale e Felice 2010 Cambiare e Vivere Labico www.cambiareeviverelabico.it mail. cambiareevivere@libero.it cell. 3208597261 - 3283789894