Avatar The Last Airbender. L'artbook della serie animata

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Avatar: The Last Airbender™

L’artbook della serie animata

I edizione: novembre 2024

Traduzione: Annalisa Zignani

Revisione traduzione: Martina Fermato

Impaginazione: VRMackenzie Design

Edizione originale

Nickelodeon Avatar: The Last Airbender™—The Art of the Animated Series Second Edition

© 2010, 2020, 2024 Viacom International, Inc. All rights reserved. Nickelodeon, Nickelodeon Avatar: The Last Airbender, and all related titles, logos, and characters are trademarks of Viacom International, Inc. All other material, unless otherwise specified, is © 2024 Dark Horse Comics LLC. Dark Horse Books® and the Dark Horse logo are trademarks of Dark Horse Comics LLC, registered in various categories and countries. All rights reserved. Dark Horse is part of Embracer Group. No portion of this publication may be reproduced or transmitted, in any form or by any means, without the express written permission of Dark Horse Comics LLC. Names, character, places, and incidents featured in this publication either are the product of the authors’ imaginations or are used fictitiously.Any resemblance to actual persons (living or dead), events, institutions, or locales, without satiric intent, is coincidental. T#1319734

Dark Horse Books

Publisher: Mike Richardson

Collection Editor: Rachel Roberts

Collection Assistant Editor: Jenny Blenk

Collection Designer: Sarah Terry

Digital Art Technician: Samantha Hummer

Martial Arts Consultant and Model: Todd Balthazor

Special thanks to Linda Lee, James Salerno, and Joan Hilty at Nickelodeon, to Dave Marshall at Dark Horse, and to Bryan Konietzko, Michael Dante DiMartino, and Tim Hedrick.

Per l’edizione italiana

Copyright © 2024 Tunué S.r.l.

Direzione editoriale: Massimiliano Clemente

Tunué

Via degli Ernici 30 – 04100 Latina – Italia tel. 0773 661760 info@tunue.com | www.tunue.com

Stampato in Turchia

INDICE

Prefazione di Gene Luen Yang 6

Introduzione di Bryan Konietzko e Michael Dante DiMartino 7

Capitolo 1 | Gli inizi 8

In primo piano | Gli studi di animazione della Corea del Sud 34

Capitolo 2 | Stagione uno: Acqua 38

In primo piano | Gli Animali ibridi 80

Capitolo 3 | Stagione due: Terra 84

In primo piano | La calligrafia di S. L. Lee 126

Capitolo 4 | Stagione tre: Fuoco 130

Capitolo 5 | Illustrazioni supplementari 172

Conclusione 192

Prefazione

Diversi anni fa, un mio amico mi ha prestato un cofanetto di DVD della prima stagione della serie Avatar – La leggenda di Aang. “Questa è la migliore serie animata mai creata in America”, mi ha detto.

La confezione aveva un bel design, ma ero scettico. Sono cresciuto negli anni ’80, L’epoca d’oro dei cartoni dopo scuola. Da quel che potevo vedere, in questa serie non c’erano né commando di ninja, né robot che si trasformavano. Come poteva essere bella?

Mi sono portato a casa i DVD e li ho guardati con mia moglie. Il primo episodio, Il ragazzo nell’iceberg, ci ha preso molto. Già dalla prima scena si percepivano il cuore, l’umorismo e la maestria nella costruzione di quel ricco universo. Dal terzo episodio, Il ciclo degli Avatar, non siamo più riusciti a staccarci.

Mia moglie non è una grande fan dei prodotti animati. Di solito, convincerla a guardare un cartone animato è un po’ come convincere Toph a indossare le scarpe. Avatar è stata un’eccezione. Più volte, dopo aver finito un episodio ben oltre la mezzanotte, mi picchiettava la gamba dicendo “Ancora uno!”.

Ma andiamo avanti di qualche anno. L’editor della Dark Horse, Samantha Robertson, mi ha mandato un’e-mail e mi ha proposto di scrivere il seguito a fumetti di Avatar – La leggenda di Aang. Non riuscivo a crederci! Quella notte sono andato a dormire sentendomi al settimo cielo, come in sella a un bisonte volante.

La Dark Horse mi ha messo in squadra con Chifuyu Sasaki e Naoko Kawano, una coppia di illustratori giapponesi conosciuta con il nome di Gurihiru. Insieme abbiamo creato quindici volumi a fumetti di Avatar – La leggenda di Aang. Dal punto di vista creativo, è stata una delle esperienze più soddisfacenti della mia carriera. La parte migliore? Ho lavorato a stretto contatto con Michael DiMartino e Bryan Konietzko, i creatori della serie originale. Mike e Bryan sono, senza ombra di dubbio, dei maestri narratori.

Ricordo che una volta ero al Comic-Con, in attesa di fare un firmacopie allo stand della Dark Horse. Guardavo i tanti i cosplayer di Avatar mettersi in coda, uno dietro l’altro: Toph, Sokka, Mei, Suki, persino Appa e Momo. Aang della prima stagione si è fatto un selfie con Aang della terza stagione. E ovviamente non potevano mancare i Mercanti di Cavoli. Tre di loro avevano parcheggiato i carretti in fila.

In quel momento ho realizzato che Avatar è molto più di una semplice serie, molto più che semplice intrattenimento. È un insegnamento di vita. È un insieme di storie condivise da cui attingiamo consigli, forza e speranza. Aang e i suoi amici esprimono qualcosa di fondamentale su come dovremmo affrontare vita. Ecco perché è popolare ancora oggi, dopo più di dieci anni dall’ultimo episodio.

Quindi, come hanno fatto Mike, Bryan e il loro team a raggiungere un risultato simile in sole tre stagioni?

Lo scrittore Ernest Hemingway aveva una teoria riguardo al processo di scrittura chiamata “il principio dell’iceberg”. Il significato più profondo di una storia deve essere al di sotto della superficie, custodito nelle parti che non stanno sulla pagina o sullo schermo. È ciò che è nascosto a rendere ciò che si vede vivo ed emozionante. Costruire le parti sottostanti non è semplice. Ci vogliono tempo, tenacia, lacrime e una dose massiccia di quell’ingrediente impalpabile che è l’ispirazione.

Ecco perché il libro che avete tra le mani è tanto speciale. Vi permetterà di andare in profondità, sotto la superficie. Vi mostrerà come un gruppo di semplici mortali sia riuscito a entrare in contatto con l’eternità. Studiate attentamente l’iceberg che hanno costruito con cura e vi prometto che riuscirete a scorgere le origini del ragazzo al suo interno, pronto a uscire e a salvare il mondo.

Gene Luen Yang

La domanda più frequente che le persone mi fanno su Avatar – La leggenda di Aang è “Come ti è venuta l’idea?”. La seconda domanda più frequente è “Come hai realizzato la serie?”. E la terza domanda più frequente è “Cos’è successo alla madre di Zuko?”. Il nostro obiettivo, con questo libro, è di fornire una risposta alle prime due domande. Scusate, ma l’ultima per il momento dovrà rimanere un mistero.*

Vogliamo accompagnarvi attraverso il processo creativo di Avatar, dal primissimo sketch di Aang fino agli ultimi, epici episodi. Perché per realizzare la serie ci sono voluti sei anni, centinaia di artisti e letteralmente centinaia di migliaia di disegni, e purtroppo un libro non basta per mostrarli tutti. I pezzi scelti per questo volume sono solo la punta dell’iceberg, ma abbiamo cercato di selezionare le opere migliori di ogni fase del processo creativo per fornirvi una panoramica di come la serie è stata creata e prodotta.

Siamo eternamente grati a tutti gli artisti che negli anni hanno lavorato con assoluta diligenza ad Avatar, sia negli Stati Uniti che in Corea del Sud, aiutandoci a realizzare la nostra idea e ad arricchirla con il loro immenso talento. E vorremmo ringraziare in particolar modo i nostri team di storyboard e di design per la loro dedizione e il loro impegno. Gli episodi sono il risultato concreto di tutto il lavoro di animazione fatto all’estero, ma questo libro ci offre finalmente anche la possibilità di mostrare la vasta gamma di opere realizzate dal nostro reparto di preproduzione di Burbank.

Bryan Konietzko e Michael Dante DiMartino

Al mio maestro e mentore Fritz Drury, e in ricordo di mio padre, Neil Konietzko, che mi ha sempre supportato.

Bryan Konietzko

Ai miei genitori, Alyce e Dante DiMartino, che hanno sempre sostenuto i miei sogni artistici.

Michael Dante DiMartino

*Nota dell’editore: Da allora, la risposta all’ultima domanda è arrivata! Il fumetto Avatar: The Last Airbender. La ricerca racconta la verità sulla madre di Zuko.

CAPITOLO UNO

GLI INIZI

La storia di Avatar inizia alcuni anni prima della sua creazione…

MIKE: Nel 1995 stavo iniziando l’ultimo anno alla Rhode Island School of Design e mi stavo laureando in film e animazione. A una festa di Halloween ho incontrato uno studente del secondo anno di illustrazione che indossava un elaborato costume da iguana-supereroe fatto in casa e impugnava una pistola giocattolo. Giustamente si faceva chiamare “Iguanaman”, ma ci ho messo poco a scoprire che il suo nome era Bryan Konietzko. Quell’anno, mentre cercavo di finire il mio fin troppo ambizioso film per la scuola, Bryan molto gentilmente ha trascurato i suoi compiti per aiutarmi a dipingere gli sfondi e i rodovetri.1 Ai tempi non sapevo che quello sarebbe stato l’inizio di una lunga amicizia, nonché la prima di molte collaborazioni artistiche.

Dopo la laurea, nel 1996 mi sono trasferito a Los Angeles, e Bryan mi ha raggiunto due anni dopo. Nel 2001 mi ero già fatto strada nel mondo dell’animazione, lavorando come direttore a I Griffin, King of the Hill e Mission Hill, spesso con Bryan come assistente alla direzione. Di giorno disegnavo Hank Hill, ma di notte lavoravo all’animazione del mio corto indipendente Atomic Love. L’ho trasformato in una serie TV e l’ho presentato a qualche studio, ma ai tempi c’erano già alcune serie sui robot in sviluppo, per cui nessuno si interessò.

BRYAN: Spronavo Mike a non arrendersi e gli ho suggerito che se noi due avessimo lavorato insieme su un’idea avremmo sicuramente ottenuto uno show. Dopo alcuni anni di collaborazione e di amicizia, ero ormai convinto che fossimo una squadra speciale. Io e Mike ci approcciamo all’arte e alla storia da due prospettive molto diverse, ma paradossalmente abbiamo sensibilità molto simili. Credo che sia proprio questo l’ingrediente segreto che ha mantenuto viva la nostra collaborazione in tutti questi anni.

MIKE: In quel periodo Bryan è diventato il direttore artistico di Invader Zim su Nickelodeon. Da tempo ci intrigava l’idea di proporre una storia di formazione ispirata alla nostra infanzia trascorsa a giocare nei boschi, ma

1 Fogli in acetato su cui l’animatore dipinge i singoli fotogrammi che comporranno la sequenza animata di un cartone animato.

eravamo talmente impegnati con i rispettivi lavori da non avere tempo di svilupparla. Poi, a gennaio del 2002, Bryan mi ha chiamato con alcune notizie sorprendenti che avrebbero cambiato le nostre carriere.

BRYAN: A gennaio 2002, Invader Zim è stata interrotta prima della fine della seconda stagione. Ho chiamato Mike per informarlo, e per dirgli che non avrei cercato un altro lavoro. Avrei cercato di andare avanti con i miei risparmi il più a lungo possibile per lavorare a tempo pieno sulla nostra idea finché non fossimo riusciti a realizzarla, o finché non fossi rimasto senza soldi. Ho chiamato i miei genitori e ho detto loro la stessa cosa. Mio padre mi ha risposto: “Non sei sposato, non hai figli, non hai proprietà. È il momento giusto per rischiare. Ti sosteniamo noi se ne hai bisogno”.

Ai tempi di Invader Zim avevo stretto un bel rapporto con Eric Coleman, allora responsabile dello sviluppo di Nickelodeon, e avevo saputo che era interessato ad assumermi per realizzare e proporre il mio show. L’ultimo giorno di Zim gli ho mandato un’e-mail dicendogli che mi sarebbe piaciuto incontrarlo e discutere con lui la possibilità di proporgli un’idea. Durante un lungo pranzo, io ed Eric non abbiamo parlato di idee specifiche per uno show, ma di come entrambi desiderassimo creare qualcosa con integrità e passione. Eravamo entrambi convinti che fosse possibile creare qualcosa che rispondesse alle esigenze commerciali del network mantenendo però questi valori. Gli ho raccontato anche dei miei piani di lavorare con Mike, che non aveva ancora conosciuto. Quell’incontro è andato così bene che abbiamo continuato a parlare anche una volta tornati a Nickelodeon. Eric non è mai stato il classico direttore esecutivo, e infatti mi ha detto di essere più interessato a trovare le persone giuste con cui lavorare piuttosto che un’idea da un milione di dollari. Stava cercando persone creative, alla mano e con la giusta esperienza per dirigere uno show. Era convinto che le idee sarebbero poi venute fuori naturalmente. Mi disse che la sua porta era aperta e che avrei dovuto continuare a proporre idee finché non fossimo riusciti a realizzare una serie. Non succede tutti i giorni di sentirsi dire certe cose da un responsabile dello sviluppo di Hollywood.

A quel punto mi sembrava tutto perfetto. Sapevo che Eric si sarebbe trovato bene con Mike ed ero sicuro che avrebbe amato l’idea sulla quale stavamo lavorando da mesi. Alla fine di quell’incontro, Eric ha sganciato la bomba e mi ha detto cosa non stava cercando il network: una storia di formazione con personaggi umani. Mi ha demolito! Era esattamente il tipo di storia che stavamo creando! Poi Eric ha proseguito elencando le cose che il network stava cercando. Tra queste c’erano: 1) azione e avventura (senza violenza) e 2) leggende e tradizioni. Il Signore degli Anelli e Harry Potter erano le due opere di maggior successo nel 2002 e Nickelodeon stava cercando di rispondere a quei franchise. Eric voleva un prodotto con avventura, azione e magia. Mi sono ripreso da quella notizia sorprendente e ho ritrovato un po’ di fiducia. Ho detto a Eric che io e Mike ci saremmo fatti vivi dopo un mese per proporgli qualcosa.

Così, io e Mike siamo tornati al punto di partenza. Abbiamo messo sul tavolo tutte le idee che avevamo e io ho ripescato tutti gli schizzi liberi che avevo fatto quando lavoravo a Zim . Ho trovato un disegno che ricordavo a malapena, un gruppo di tre personaggi:

[Pagina a fronte del titolo del capitolo: Katara e Sokka trovano Aang e Appa rinchiusi in un iceberg, nell’episodio pilota. Illustrazione di Bryan Konietzko. In alto a sinistra: Il disegno originale di Aang fatto da Bryan nel 2002, dopo due anni di lavoro su Invader Zim. Potete cogliere tracce dello stile particolare di Jhonen Vasquez nelle pose dei personaggi. Pagina a fronte: un primo sketch di Aang che guida alcuni bisonti volanti. Disegni di Bryan Konietzko.]

una scimmia-ciclope robot con una freccia sulla testa che impugnava un bastone, un uomo di quarant’anni, pelato e dall’aria tetra che indossava un costume futuristico e un ibrido bipede tra un orso polare e un cane. Credo che quel disegno di tre tizi strambi che viaggiavano nello spazio fosse una risposta un po’ raffazzonata a Cowboy Bebop , di cui ero diventato un grande fan. I disegni mi piacevano, ma durante il nostro incontro Eric mi aveva detto di assumere il punto di vista di un bambino come punto di partenza dello show, con protagonista un eroe bambino o con un personaggio non umano come SpongeBob. In sostanza, ci suggerì di non inserire come protagonista un avvocato fiscalista di mezz’età, perché non avrebbe funzionato per Nickelodeon.

Il tizio pelato dei disegni sembrava avere le stesse capacità di relazionarsi ai bambini di un avvocato fiscalista, ma c’era qualcosa nel suo aspetto che mi piaceva. L’ho ridisegnato, trasformando quell’uomo in un ragazzo, ma sempre pelato. Ho dato a lui il bastone della scimmia-robot, e ho messo una freccia anche sulla sua testa (e su quella dell’orso-cane). Era indubbiamente un’immagine fantascientifica e quel ragazzo vispo dallo sguardo curioso al centro mi sembrava un gran bel gancio per i bambini da cui partire. Ovviamente, a quel punto non avevo idea di quale storia ci fosse dietro a questi disegni, ma quello era il primo disegno del personaggio che sarebbe diventato Aang. Più tardi ho scoperto che probabilmente fu un personaggio disegnato dal mio compagno di college Chris Sickles, del Red Nose Studio, a darmi

l’ispirazione per il tatuaggio a forma di freccia. Chris è un ottimo illustratore 3D e io adoravo un suo personaggio, un piccolo robot coperto di frecce. Ti devo un favore, Chris!

Anche a Mike è piaciuto il disegno del ragazzo con la freccia tatuata, per cui lo abbiamo aggiunto alla nostra variegata lista di idee da proporre. Avendo lavorato per anni agli show di altre persone, per me era incredibilmente liberatorio come artista poter trascorrere le giornate a disegnare idee mie. Mi sono ritrovato, senza rendermene conto, a disegnare assurdi animali ibridi, proprio come facevo da piccolo. Io e Mike siamo grandi fan di Hayao Miyazaki e i miei disegni di allora erano fortemente influenzati dalla sua sensibilità. Ho iniziato a disegnare il ragazzo pelato con la freccia tatuata che pascolava nel cielo creature simili a bisonti-lamantini. Non sapevo esattamente come quelle creature senza ali riuscissero a volare, ma lasciavo che le idee venissero fuori e scorressero sulla carta. Ero affascinato da questo ragazzo dall’animo buono, una specie di Huckleberry Finn che viaggiava solitario per il mondo:

Un giovane contadino che guida una mandria di gigantesche bestie volanti simili a enormi lamantini (ma non per cibo o latte). Lavora tra il cielo e le nuvole. Molto dispettoso, una specie di emarginato tra gli abitanti della terra, strano. Magari vive tra le nuvole? È nomade? Con una freccia tatuata o dipinta sulla testa, in modo che la mandria si fidi di lui. appunti di Bryan del marzo 2002

MIKE: Bryan continuava a fare schizzi mentre pensavamo a potenziali idee per la storia. L’ispirazione per la Tribù dell’Acqua del Sud è arrivata dal mio interesse per la storia vera di Ernest Shackleton e i suoi uomini, la cui nave rimase incastrata in Antartide nel 1915. Fu una storia tremenda di sopravvivenza contro ogni probabilità in uno dei luoghi più impervi della Terra. Ho proposto a Bryan l’idea di una storia che parlasse di un gruppo di persone rimaste bloccate al Polo Sud, con il ghiaccio che si scioglie e si separa.

BRYAN: Due settimane dopo il mio incontro con Eric sono andato al mio solito corso di yoga. Durante la prima posizione, mi è venuta un’illuminazione improvvisa: e se il gruppo di persone rimaste bloccate di cui parlava Mike fosse un gruppo di ragazzini? E se ci fossero “persone del fuoco” che cercano di far sciogliere il Polo Sud? E se la persona in grado di salvarli fosse quel ragazzino nel cielo che avevo disegnato? Le idee si accavallavano nella mia testa ed ero così esaltato al pensiero di raccontarle a Mike che a malapena sono riuscito a resistere per i restanti novanta minuti.

Sono uscito da lezione alla sera e sono andato dritto a casa di Mike. Ai tempi non c’erano i cellulari, per cui sono piombato a casa sua fradicio di sudore senza preavviso: “Scusa se mi presento qui così. So che sembra assurdo, ma penso di avere delle idee molto buone e devo raccontartele!”. Ho proposto a Mike quello che avevo in mente e lui ha arricchito l’idea, in un botta e risposta continuo simile a una partita a ping-pong tipico del nostro rapporto lavorativo. “Il ragazzo con la freccia è un bambino dell’aria e i ragazzi del Polo Sud sono persone dell’acqua, i cattivi sono persone del fuoco, e ci sono anche persone della terra…”. A partire da quella fatidica notte, il mondo di Avatar ha preso forma molto velocemente. Abbiamo accantonato tutte le altre idee e abbiamo programmato un incontro con Eric due settimane dopo. In quei giorni ho lavorato freneticamente sugli sketch e su tre disegni completi a colori che avrebbero illustrato il mondo complesso che stavamo costruendo.

Anche se io e Mike eravamo grandi fan di Harry Potter e Il Signore degli Anelli, non eravamo interessati a creare un altro prodotto di stampo britannico a base di maghi. Al contrario, il nostro show e la sua mitologia hanno preso vita da tutto ciò che amavamo, dal nostro interesse per le culture e le filosofie orientali, le arti marziali tradizionali, lo yoga, gli anime e il cinema di Hong Kong.

MIKE: Appena due settimane dopo aver ideato il concept per la serie, l’abbiamo presentato a Eric Coleman. Gli abbiamo mostrato i primi sketch che Bryan aveva fatto di Aang, Katara e Sokka, insieme a tre illustrazioni a colori che mostravamo gli elementi principali dello show: avventura, azione e magia (nella forma del dominio). Abbiamo parlato per più di due ore, descrivendo le quattro nazioni, i personaggi, l’intero arco narrativo di tre stagioni. Giunta la fine, avevamo ignorato tutte le regole su come si dovrebbe presentare uno show e avevamo sovraccaricato Eric di informazioni, ma fortunatamente eravamo riusciti a conquistarlo. Avatar era ufficialmente pronto per essere sviluppato.

Aang, Momo-3 e il cane-orso polare senza nome. Sfortunatamente lui non è riuscito a entrare nella serie, ma ci è sempre piaciuto tanto e sapevamo che sarebbe spuntato fuori da qualche parte… Concept di Bryan Konietzko.

“Avventura, azione, magia”. Le indicazioni di Eric Coleman hanno condotto a queste tre immagini che abbiamo presentato nell’aprile del 2002. Gli occhi luminosi di Aang sono ispirati a Naota nell’episodio finale di FLCL, una delle nostre serie anime preferite. Disegni di Bryan Konietzko.

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MIKE: All’inizio facevamo riferimento ad Aang come “ragazzo del vento” e “ragazzo Buddha”. Poi abbiamo iniziato a chiamarlo “chiave di volta” perché avrebbe dovuto essere la chiave per ripristinare l’equilibrio nel mondo. Poi nelle nostre ricerche ci siamo imbattuti nella parola Hindu avatar, che significa “manifestazione di una divinità sotto forma di uomo, o fase o versione diversa di un’entità eterna”. Nella bibbia1 della serie abbiamo scritto che “l’Avatar è l’incarnazione dello Spirito del Pianeta sotto forma di uomo”, anche se poi nella serie abbiamo abbandonato l’idea.

Nello sviluppare Aang, ci interessava un eroe che provenisse da un periodo di pace e che si trovasse catapultato in un modo devastato dalla guerra. Inizialmente pensavamo che sarebbe potuto venire da un passato lontano mille anni, l’ultimo sopravvissuto di una civiltà dalla tecnologia avanzata. I primi sketch riflettevano proprio questa idea: il bastone di Aang e i suoi abiti erano futuristici, e Momo era il suo aiutante robot.

Tuttavia, una volta dato forma all’idea delle quattro nazioni, aveva molto più senso che Aang fosse un monaco della Nazione dell’Aria, una società pacifica ispirata alla cultura tibetana e buddista. In quel periodo abbiamo visto un DVD dello spettacolo Shaolin: Wheel of Life, in cui alcuni monaci Shaolin facevano kung fu. Tra questi c’era anche un adorabile ragazzino di undici o dodici anni che faceva delle acrobazie assurde. Ci siamo guardati e abbiamo detto: “Quello è Aang!”. Proseguendo con lo sviluppo, volevamo che Aang fosse un ragazzino carino e giocherellone ma anche un grande esperto di arti marziali. Qualcuno in grado di annientare chiunque sulla sua strada ma che, per via dell’educazione alla non violenza ricevuta dai monaci, era restio a combattere o fare del male agli altri.

1 Il termine è qui inteso come compendio completo di indicazioni essenziali su personaggi, ambientazioni e trama di una serie, utile per guidare il processo creativo e comunicarne la visione a tutti i membri del team.

L’aspetto di Aang
è sempre stato influenzato dallo stile personale dei diversi animatori e storyboard artist che l’hanno disegnato. Questi disegni, tratti dall’episodio “L’indovina”, mostrano una delle nostre interpretazioni preferite di Aang. Fotogrammi chiave di Myeong Ga Young.
Sketch di Aang dalla bibbia della serie. Disegni di Bryan Konietzko.
Primo tentativo del direttore dell’animazione del pilota, Yoon Young Ki, di creare una versione più pulita di Aang.

Katara

MIKE: Katara è il cuore della serie. Rappresenta la speranza, la passione e l’amore. Per noi era importante che ci fosse un personaggio femminile forte all’interno del gruppo. Siamo sempre stati convinti che, anche se Avatar era uno show di azione e avventura pensato per ragazzi, sarebbe piaciuto anche alle ragazze. E Katara è il motivo principale per cui metà dei fan della serie sono ragazze.

Katara e Sokka sono stati creati insieme. Volevamo inserire nella storia una rivalità tra fratelli, probabilmente perché entrambi abbiamo delle sorelle. Ci piaceva l’idea che la sorella fosse abile nel dominio, ma il fratello no. E al contrario di Aang, che era già un esperto del suo elemento naturale, Katara avrebbe avuto solo delle conoscenze basilari di dominio dell’acqua. Da lì è nata l’idea che non sapesse dominare l’acqua perché al Polo Sud non erano rimasti dominatori.

Nel pilota di undici minuti il suo nome era Kya, ma quando l’ufficio legale di Nickelodeon ha controllato il nome, hanno scoperto che esisteva già un personaggio di un videogioco con quel nome, quindi l’abbiamo dovuto cambiare. Per alcune settimane l’abbiamo chiamata Kanna, ma non eravamo del tutto convinti. Poi un giorno Bryan mi ha chiamato e mi ha detto: “Che ne pensi di Katara?”. Allora mi sembrava un nome molto esotico, ma oggi non riesco a immaginarne nessun altro. E alla fine abbiamo chiamato Kanna sua nonna e Kya sua madre.

A poche ore dalla presentazione, ci siamo resi conto che ci eravamo concentrati così tanto sull’aspetto di Aang da non avere neanche un primo piano di Katara e Sokka, così Bryan ha tirato fuori questi concept di Katara in tempi strettissimi.

Sviluppo

Esperimenti sui diversi stati d’animo di Katara, da ragazzina vulnerabile a figura genitoriale autoritaria. Sketch della bibbia della serie realizzati di Bryan Konietzko.

Le prime espressioni di Katara realizzate da Bryan per la prima stagione. Molte sono studi del fantastico lavoro restituitoci dalla JM Animation.
Bryan e Yoon Young Ki hanno lavorato insieme al design di Katara per il pilota.
SPACCO NEL VESTITO ANCHE SU QUESTO LATO

Sokka

MIKE: Nella serie, Sokka all’inizio era un simpatico ragazzo qualunque. La sua personalità era piuttosto semplice. Gli piaceva cacciare, mangiare e dare fastidio a sua sorella. Ma non appena abbiamo avuto l’idea che gli uomini della Tribù dell’Acqua del Sud erano partiti per combattere in guerra, Sokka è diventato molto più vero e interessante. Il suo personaggio adesso aveva uno scopo e una responsabilità: proteggere la sua tribù e sua sorella dalla Nazione del Fuoco. Ma, sebbene fosse un abile guerriero e cacciatore, non aveva mai dato prova di sé in battaglia. Ho adorato prendere parte alla realizzazione dell’evoluzione di Sokka, trasformandolo da ragazzino inesperto che non aveva mai lasciato casa a leader temprato dalla battaglia che viaggiava per il mondo.

I primi sketch di Sokka fatti da Bryan. Quando abbiamo presentato lo show, immaginavamo che Aang avesse dieci anni, Katara dodici e Sokka tredici. Su suggerimento di Eric Coleman, abbiamo aggiunto un paio di anni in fase di sviluppo.

IN CUOIO RESISTENTE PER MANEGGIARE IL BOOMERANG (SOLO SULLA MANO DESTRA)

Sviluppo
Sketch dello sviluppo di Sokka nella bibbia. Disegni di Bryan Konietzko.
GUANTO

L’interpretazione di Yoon Young Ki di Sokka ha immortalato la sua espressione impassibile alla perfezione.

Sotto: Dopo che la JM Animation ci ha mostrato alcune prove a matita per la prima stagione, siamo rimasti colpiti da come avessero dato vita ai personaggi. Ecco alcuni degli studi di Bryan sul loro lavoro, insieme ad alcune espressioni di Sokka realizzate da lui.

MAZZA DA BATTAGLIA DI SOKKA

RICAVATA DAL FEMORE DI UN ORSO POLARE

SFERA SOLIDA ALL’ESTREMITÀ

INCAVO PER AGGANCIARE L’ARMA DELL’AVVERSARIO

VISTA DI PROFILO

PUGNALE DENTATO DI SOKKA

PRINCIPALMENTE STRUMENTO PER LA CACCIA

VISTA A 3/4

VERNICE BLU SU ENTRAMBI I LATI

MANICO IN PELLE PER MAGGIORE PRESA

REALIZZATO AFFILANDO LA MASCELLA E I DENTI DI UN GROSSO LUPO ARTICO

QUESTO LATO È UN COLTELLO DA CACCIA PER SPELLARE

CIRCA 23 CM

SOKKA LO USA ANCHE PER RASARSI LATI E IL RETRO DELLA TESTA

QUESTO LATO È USATO COME SEGA

La mazza, il coltello e il caratteristico boomerang di Sokka. Questi oggetti della Tribù dell’Acqua, ricavati da ossa e pelli, sono ispirati alle armi dei nativi americani. Design di Bryan Konietzko.

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BRYAN: Ho sempre adorato i lamantini, con le loro guance morbide e le facce simpatiche, il modo in cui i loro corpi mastodontici, simili a quelli delle mucche, galleggiano con grazia nell’acqua. Un giorno mi sono ritrovato a disegnare una mandria di animali mastodontici, bisonti-lamantini a sei zampe che fluttuavano nel cielo, guidati da un ragazzo allegro.

Le sei zampe erano un omaggio alla sconfinata immaginazione del Gattobus di Hayao Miyazaki. Ho studiato l’anatomia dei veri bisonti e lamantini, cercando di semplificarla per l’animazione tradizionale. Ho anche avuto la possibilità di nuotare con i lamantini in natura alcuni giorni prima di presentare la serie a Nickelodeon. In una prima versione della storia, pensavo che Aang avrebbe guidato una mandria di venti bisonti. Ma poi Mike mi ha detto: “Dove le infiliamo tutte queste creature giganti in ogni episodio?”.

Aveva ragione, non era per niente pratico averne così tanti. Così ci siamo limitati a una mamma e un papà con pochi cuccioli. Quando li abbiamo sviluppati, ne abbiamo lasciato solo uno, che è diventato Appa, l’amico di Aang.

In questi sketch, Bryan ha iniziato a definire Appa come un ibrido tra un bisonte e un lamantino.

Sotto: Il primo disegno di Appa e il secondo di Aang. All’inizio, Bryan non sapeva né si era preoccupato di definire di che tipo di animale si trattasse.

Adoravamo le corna a spirale nel primo design di Appa, ma ci siamo resi conto che erano troppo difficili da animare in modo tradizionale, così le abbiamo semplificate. Design di Appa e della sua sella dall’episodio pilota, realizzati da Bryan Konietzko.

Il momento di serenità tra Aang e Appa in questo schizzo iniziale ha colto lo spirito epico a cui speravamo di dare forma. Sketch di Bryan

QUESTASUPERFICIE ÈRICURVA(COMEIL DORSODIAPPA)

LELINEETRATTEGGIATE SERVONOSOLOCOME PUNTODIRIFERIMENTO

NELLEINQUADRATURE RAVVICINATEC’ÈUN DETTAGLIOASPIRALE

Voglio un peluche così!”, sentivamo queste parole ogni volta che mostravamo alle persone il design di Appa per la prima volta. Ci è voluto del tempo per convincere il reparto dei prodotti di consumo a realizzare questo desiderio ma, una volta creati, i pupazzi di Appa sono andati alla grande. Design di

“Ooh!
Bryan Konietzko.
Konietzko.
IL PELO DI APPA È INTRECCIATO IN DEGLI ANELLI PER ASSICURARE LA SELLA SUL SUO DORSO

Se le avventure e le atmosfere della serie animata sulle gesta di Avatar Aang e del suo gruppo di amici vi hanno catturato; se siete amanti di tutto quello che riguarda il mondo di Avatar The Last Airbender ; se siete interessati ai segreti della creazione di un universo narrativo così ricco di personaggi e di dettagli; o anche se siete semplici curiosi che vogliono sfogliare un libro piluccando informazioni; in tutti i casi, questa è l’opera che fa per voi.

La parola definitiva sull’amatissima serie tv che a distanza di anni riesce ancora ad affascinare il pubblico di tutto il mondo.

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