NEIL GAIMAN
Ci sono storie affinate dalla riscrittura, semplificate dalle persone che le hanno registrate e trasmesse, vecchie storie con i bordi arrotondati, come i ciottoli su una spiaggia, ogni racconto della dimensione e del peso perfetti per fargli sfiorare il pelo dell’acqua o da usare per colpire un nemico.
I racconti popolari sono come le barzellette: se hanno avuto un inizio, non lo conosciamo. Vagano dentro e fuori le mode, dentro e fuori la storia, mentre vengono raccontate nei pub e nelle camere da letto, nei campi e intorno ai fuochi dei bivacchi. I fratelli Grimm hanno raccolto fiabe e storie popolari. Le registravano, le riscrivevano, le rielaboravano di tanto in tanto, le epuravano e non seppero mai che il lavoro di una vita, l’opera con cui sarebbero stati ricordati, non sarebbero stati i grossi volumi di grammatica e filologia germanica che amavano, ma le storie raccolte per loro da amici e familiari, raccontate da operai e nonne, che avrebbero pubblicato per gli adulti e che sarebbero state merce di scambio con i bambini. I racconti assemblati dai Grimm non erano più quelli veri, così come una barzelletta in un libro di barzellette non è la stessa battuta che verrebbe raccontata, con divagazioni, dettagli e interiezioni, da un narratore a un pubblico ben disposto in una taverna cittadina. Sono piani, schemi, promemoria.
Le persone hanno bisogno delle storie. È una delle cose che ci rende ciò che siamo. Le desideriamo ardentemente perché accrescono quello che noi siamo, ci forniscono una via di fuga e la conoscenza. Ci divertono e ci cambiano, così come ci hanno cambiato e divertito per migliaia di anni. Le storie dei Grimm sono state illustrate in precedenza (ovviamente, le versioni non illustrate sono rare), ma mai in questo modo. Sono fotografie di sculture e ognuna di esse raccoglie, o forse evoca, una storia specifica tratta dal canone dei fratelli Grimm. Sono state realizzate da un artista e scrittore di nome Shaun Tan.
Ho incontrato Shaun per la prima volta circa vent’anni fa a una convention di fantascienza a Perth, ma ricordo a malapena quel momento. È silenzioso e timido. Ogni volta che mi sono recato in Australia l’ho conosciuto un po’ meglio, e Shaun si è abituato al fatto che mi presentassi. Mi faceva notare sempre che in realtà ci eravamo già conosciuti. È un artista, uno scrittore e un regista, una persona con una visione particolare e singolare. Crea storie, a volte senza parole, sempre raccontate con parsimonia, che riescono a essere allo stesso tempo stranianti e accoglienti. In qualche modo, ti fanno sentire un estraneo ma anche che hai trovato la tua collocazione, che appartieni a qualcosa.
Shaun Tan vive a Melbourne. Sorride facilmente quando si rilassa. Non sembra che gli importi che scriva correttamente il suo nome solo la metà delle volte.
Mio figlio ha tre mesi. Guarda con grandi occhi azzurri, ma sperimenta il mondo attraverso la bocca così come con qualsiasi altra cosa: la bocca sono i suoi occhi e quello che può mettere in bocca viene visto tanto quanto assaggiato. Me l’ero dimenticato, ma avere bambini piccoli intorno mi riporta alla mente com’era scoprire l’universo con la bocca: la sensazione salata di un sassolino sulla spiaggia o la durezza ossea o di plastica di un bottone.
C’è una qualità tattile nelle sculture di Shaun Tan. Sembrano primordiali, come se fossero state realizzate in un’epoca lontana del mondo, quando le storie presero forma per la prima volta, e forse le sculture arrivarono prima.
In queste immagini troveremo ingegno e immaginazione. Osserveremo lo straordinario modo in cui Shaun usa, e non usa, il colore. Ma soprattutto c’è la sensibilità tattile. Voglio tenere in mano queste sculture, raccoglierle. Voglio stringermele tra le mani mentre cammino al buio, mettermele in tasca e sentirle lì, a rassicurarmi.
Gli eroi, i cattivi, le eroine, gli animali, i bambini creati dai Grimm non sono individui. Sono a malapena persone. Non esistono prima che la storia abbia inizio e non hanno vita dopo. Sono modelli: disegnati con semplicità, solo con i dettagli necessari a far funzionare la narrazione: questo è coraggioso, quella è meravigliosa, questo è troppo sciocco per conoscere la paura, quello ha ucciso le sue mogli precedenti, questa raccoglierà ortiche in un cimitero a mezzanotte per salvare i fratelli dalla maledizione.
Il che significa, in un modo strano, che ogni loro rappresentazione specifica deve essere sbagliata. Il disegno di una principessa più bella dell’alba non ci mostrerà la principessa evocata nella nostra mente. I grandi artisti delle fiabe degli ultimi due secoli ci hanno fornito delle rappresentazioni personali (i palazzi colorati di Dulac, per esempio, i cieli e gli animali di Kay Nielsen, gli alberi nodosi e attorcigliati di Arthur Rackham), ma ognuno di loro ha disegnato figure che erano persone specifiche, modi di vedere il mondo più complessi, forse più belli, dei racconti che stavano illustrando.
Qui Shaun Tan fa qualcos’altro: qualcosa di radicale. Le sue sculture suggeriscono, non descrivono. Insinuano, non delineano. Sono, di per sé, racconti: non un momento congelato nel tempo, come dev’essere un’illustrazione classica. Sono qualcosa di nuovo, qualcosa di più profondo. Non sembrano momenti delle storie: sembrano invece le storie stesse. In questo libro ci sono fotografie di forme semplici e tangibili che in qualche modo contengono mondi. Le immagini non sono letterali. Sono invece vertiginosamente oniriche: le dimensioni sono relative, le forme sono mutevoli (guardate la strega che sovrasta la casetta fatta di caramelle, mentre Hänsel e Gretel mangiano a sazietà; guardate la torre che è anche Raperonzolo perché ha un viso e i capelli lunghissimi). Possono essere grigie e astratte come la statua alata e senza braccia della Fanciulla senza mani, colorate come l’albero da frutto su cui la Morte scheletrica attende in Il giocatore Hans, da incubo come la creatura ridente che simboleggia Tremotino, ossessionanti e vulnerabili come la delicata gamba che esce dal rivestimento di pelliccia che protegge e nasconde l’eroina di Dognipelo. Raccolgono per voi un misto di oscurità e luce, senza tempo e perfette, che riesce a catturare le storie dei Grimm in un modo che nessuno, a quanto ne so, ha mai fatto prima.
Shaun Tan mi fa venire voglia di tenere strette queste storie, di strofinarle con le dita, di sentirne le crepe, le pieghe e i bordi. Mi fa venire voglia di raccoglierle, ispezionarle da angolazioni insolite, sentirne l’autorità e il peso. Mi fa pensare a quali danni potrei fare, quanto gravemente potrei ferire qualcuno se lo colpissi con una di esse.
Queste immagini mi fanno venire voglia di mettermi in bocca i racconti, sapendo che alla fine, a malincuore, dovrò sputarli di nuovo a parole.
COME I FRATELLI GRIMM SI SONO FATTI STRADA PER IL MONDO
JACK ZIPES
Com’è possibile che due ragazzi di campagna di nome Jacob e Wilhelm Grimm, nati nella provinciale cittadina tedesca di Hanau nel 1785 e 1786, siano diventati famosi a livello mondiale semplicemente per avere raccolto fiabe e storie del folclore? Se oggi fossero vivi, probabilmente sarebbero stupiti di sapere che la settima e ultima edizione delle loro storie pubblicata nel 1857 è stata tradotta in centosessanta lingue e dialetti culturali, e che nel 2005 l’unesco ha ufficialmente iscritto la loro raccolta di storie Kinder- und Hausmärchen (Le fiabe del focolare) nel Registro della memoria del mondo. Tuttavia ritenevano che i loro voluminosi studi filologici fossero più importanti delle loro raccolte aggiornate delle fiabe. E cosa direbbero delle numerose celebrazioni per il bicentenario della prima edizione del 1812-1815 che hanno avuto luogo in tutto il mondo dal 2012 al 2015?
Bisogna raccontare una storia, in un certo senso simile a quella che hanno trascritto (I sei che si fan strada per il mondo) in cui si parla di un soldato congedato e scontento, che è pagato poco e trattato male da un re crudele, e che riesce a unirsi a cinque supereroi per ottenere vendetta, se non giustizia. Nel caso dei Grimm, però, la “fiaba” delle loro vite prevede una perdita traumatica della posizione sociale e il dolore personale dopo che il padre, un magistrato benestante e rispettato, muore inaspettatamente nel 1796. Prevede andare per il mondo con coraggio e farcela con le proprie forze… assieme a una dose di ribellione nei confronti dei re.
Per cui, un tempo c’era questa vedova, che aveva cinque figli e una figlia, ed era fuori di sé, dopo che il marito era morto nel 1796, perché aveva pochissimi
soldi e nessun mezzo reale per mantenere sé stessa e la famiglia numerosa. Fortunatamente, il padre e i parenti l’aiutarono per un po’ così da poter mandare i due figli maggiori, Jacob e Wilhelm, di undici e dieci anni, a una scuola esclusiva a Kassel, un’importante città dell’Assia. Socialmente svantaggiati, i fratelli sapevano che dovevano dimostrare di essere bravi nei propri studi: si diplomarono entrambi con il massimo dei voti e continuarono andando a studiare giurisprudenza all’università di Marburgo nel 1802 e 1803. Non era però la giurisprudenza a cui erano, in fondo, interessati, bensì la filologia. I Grimm erano giunti alla conclusione che i testi antichi, le saghe, le epopee, le leggende, i miti, le storie di animali e i racconti di magia contenessero delle verità fondamentali sui riti, le tradizioni e le condizioni di vita dell’Europa centrale e settentrionale. Sentivano che lo studio del folclore era un mezzo per trasmettere al popolo tedesco un ricco patrimonio comune, e così i fratelli fecero la promessa solenne di lavorare insieme per il resto della vita allo scopo di scoprire e salvaguardare i tesori della letteratura e delle tradizioni antiche. Le parole orali e scritte erano sacre per i Grimm, e sentivano che potevano permettere al popolo tedesco diviso la creazione di legami, attraverso le storie, che l’avrebbero unito e gli avrebbero consentito di sviluppare uno stato-nazione più giusto.
Il giuramento che si fecero reciprocamente venne effettuato durante un’epoca di rivoluzioni che percorsero l’Europa. Era un periodo in cui la letteratura tedesca classica e romantica prosperava. Scrittori come Goethe, Schiller, Novalis, Tieck, Eichendorff, Brentano, Achim von Armim, E.T.A. Hoffmann produssero le loro opere più importanti. Beethoven, Glück e altri compositori lasciarono sbalordito il mondo della musica. La sperimentazione era la regola in tutti i campi culturali ed economici. Ma all’inizio del xix secolo dilagarono anche le guerre napoleoniche che seguirono alla Rivoluzione Francese, e la città di Kassel fu invasa e occupata dai francesi. I Grimm sperimentarono un altro shock quando la madre morì nel 1808, e dovettero assumere la responsabilità del sostentamento dei tre fratelli e della sorella. Così vissero in modo parco e lavorarono duramente. Per un po’, Jacob divenne un diplomatico e Wilhelm un bibliotecario. Nel frattempo continuarono a raccogliere manoscritti, testi, volumi e storie e a scrivere saggi e libri su canzoni medievali, poemi e racconti. Nel
1812, dopo che il loro amico Clemens Brentano aveva scartato circa novanta storie che avevano raccolto per lui, i Grimm le pubblicarono nel primo volume delle Fiabe del focolare, assieme a una prefazione accademica e a delle note. A questo volume ne seguì un secondo nel 1815.
Con loro disappunto, i due tomi che costituivano la prima edizione non furono accolti bene. I critici e gli amici trovarono la raccolta troppo accademica, piuttosto sgradevole, cupa, priva di interesse, carica di note a piè di pagina e senza illustrazioni. Ma i Grimm non abbandonarono il progetto. Avevano fede nell’importanza delle storie. Nel 1816 erano entrambi bibliotecari a Kassel. Wilhelm si prese il compito di curare la seconda edizione delle Fiabe del focolare mentre producevano insieme Deutsche Sagen, una raccolta in due volumi delle leggende germaniche, e Jacob scriveva Deutsche Grammatik, un monumentale studio sulla grammatica tedesca. Nel 1819, quando anche la seconda edizione delle fiabe ricevette critiche severe, nonostante i molti cambiamenti effettuati da Wilhelm, continuarono a raccogliere le storie con determinazione, e tradussero perfino dei racconti irlandesi e scandinavi. Poi, improvvisamente, arrivò un pacchetto che avrebbe cambiato il destino delle loro fiabe. Nel 1823 ricevettero la copia della prima traduzione inglese di una parte delle storie dell’edizione del 1819, pubblicata con il titolo German Popular Stories. Era stata spedita da Londra dal traduttore Edgar Taylor, un avvocato e studioso del folclore. I disegni e le traduzioni delle fiabe erano ben lontani dalla mente dei diligenti fratelli, più interessati a recuperare storie antiche collegate al patrimonio culturale tedesco che di avere i loro racconti illustrati e diffusi in altri paesi; cioè, fino a quando non arrivò German Popular Stories. Questa sfavillante edizione conteneva undici illustrazioni dell’eccellente caricaturista George Cruikshank, a cui se ne aggiunsero altre nove nel 1826. Erano così insolite e piacevoli che i Grimm, desiderosi che il loro lavoro fosse conosciuto meglio dal pubblico dei lettori tedeschi, nel 1825 decisero di creare un’edizione speciale per famiglie che contenesse sette incisioni “gotiche” in rame del fratello Ludwig. Successivamente, vennero sostituite con le noiose ma graziose litografie in bianco e nero di Ludwig Pietsch. Durante la vita dei Grimm, questa cosiddetta “edizione piccola” di cinquanta storie e illustrazioni diverse fu stampata dieci
volte fino al 1858, andando più o meno in parallelo con l’“edizione grande”, che continuava a comprendere prefazioni e note, e che fu pubblicata sette volte, comprensiva di revisioni, arrivando nel 1857 a un totale di duecentodieci fiabe senza illustrazioni.
Così, paradossalmente, i Grimm, che avevano cercato di lasciare un segno soprattutto come seri filologi, ora erano destinati a diventare popolari e famosi perché i lettori avevano iniziato a interpretare come libri per bambini le versioni epurate e censurate, pubblicate dopo la terza edizione del 1837, e tutte le edizioni piccole. Soddisfatti che la ricezione delle loro storie fosse diventata più positiva, i fratelli continuarono a concentrare le energie soprattutto sullo sviluppo della carriera accademica. Infatti vennero tanto stimati per via delle loro pubblicazioni filologiche da poter lasciare Kassel nel 1829 per accettare la cattedra in filologia nella rinomata università di Gottinga. Nel frattempo Wilhelm aveva sposato Dorothea Wild, una delle persone che avevano maggiormente contribuito alle storie della prima edizione; Jacob, che non si sposò mai, continuò a vivere con Wilhelm e la famiglia, le loro scrivanie sempre una di fronte all’altra, il loro giuramento intatto.
I Grimm erano molto ammirati a Gottinga, dove scrissero e pubblicarono libri sulla linguistica, la giurisprudenza e le tradizioni germaniche. Però, considerata la loro visione politica liberale, nel 1837 furono mandati in esilio dal re di Hannover perché si rifiutarono di prestare quel giuramento di fedeltà che avrebbe infranto la costituzione e reso il sovrano un dittatore assoluto.
Scapparono a Kassel per salvarsi letteralmente la vita, e lì continuarono a lavorare sui proverbi e iniziarono a scrivere il colossale Deutsches Wörterbuch, il primo dizionario di questo genere delle regioni di lingua tedesca. Ora non avevano stipendio e dovevano vivere di commissioni. Fortunatamente nel 1840 ricevettero entrambi l’offerta di insegnare all’Università Humboldt a Berlino, dove trascorsero il resto della loro vita. Mentre Wilhelm si occupava di tutte le edizioni rivedute delle Fiabe del focolare, sia lui che Jacob dedicavano la maggior parte della loro attenzione alla cura del Deutsches Wörterbuch e alla scrittura di saggi e libri sulla storia della lingua e del folclore germanico. Allo stesso tempo, dimostrarono un forte sostegno per la causa della rivoluzione del 1848
in Germania; Jacob si recò a Francoforte per rappresentare Berlino e gli venne dato un posto d’onore nell’assemblea generale.
I Grimm non smisero mai di raccogliere storie e scrivere, perfino dopo il ritiro di entrambi dall’università nel 1852. Non cercarono mai la fama e non pensarono mai che le fiabe raccolte sarebbero state venerate in tutto il mondo. I ragazzi di campagna morirono umili e in pace: Wilhelm nel 1859 e Jacob nel 1863.
Ma questa non è la fine della mia storia, o meglio, non è la fine della “favola” dei Grimm e della loro raccolta di storie fiabesche e del folclore. Senza l’aiuto della tecnologia moderna e dei mass media che conosciamo oggi, le loro fiabe, che vengono considerate racconti di ispirazione divina che parlano di gente comune, iniziarono a diffondersi in tutta l’Europa, il Nord America e il resto del mondo. Inoltre, che fossero le edizioni grandi, i libri gioco o i tascabili, i giornali oppure i volumi illustrati, di solito le storie avevano delle immagini. Sebbene le prime illustrazioni fossero più decorative e comiche che chiarificatrici e serie, portarono alla fioritura di illustrazioni inconsuete a cavallo del xx secolo. Penso agli illustratori britannici, tedeschi, francesi, scandinavi e americani: Richard Doyle, Walter Crane, Edward Wehnert, Arthur Rackham, Albert Weisgerber, Edmund Dulac, Jennie Harbour, Jessie Willcox Smith, Otto Ubbelohde, Johnny Gruelle, Kay Nielsen, Jirì Trnka, Josef Scharl, Gustaf Tenggren e Fritz Kredel fino a Wanda Gág. I loro approcci fantasiosi e variegati alle fiabe dei Grimm le hanno arricchite e abbellite, ma ognuno di loro tendeva a minimizzare le brutali lotte umane contenute nella maggior parte delle storie perché nel corso del xix secolo il pubblico di riferimento originale dei Grimm si era spostato dagli adulti ai bambini. E va osservato che fu un cambio promosso prevalentemente dagli editori.
Fu solo con l’ascesa del movimento femminista degli anni Settanta che iniziarono a esserci delle innovazioni nell’illustrazione e nell’adattamento delle fiabe dei Grimm grazie a scrittrici importanti come Anne Sexton, Angela Carter, Tanith Lee e Margaret Atwood. Si possono vedere immagini fondamentali delle fiabe dei Grimm nelle opere di Maurice Sendak e David Hockney, ma le illustrazioni con le interpretazioni più esplosive sono state fatte nel xxi secolo
da Nikolaus Heidelbach e Susanne Janssen in Germania, Fabian Negrin in Italia e Andrea Dezsö in America, per non parlare dei dipinti e delle sculture di Kiki Smith, Paula Rego, Sharon Singer, Gina Litherland, Natalie Frank e altre artiste sperimentali. Le loro rappresentazioni delle fiabe dei Grimm sono inquietanti e stimolano i lettori e gli osservatori a mettere in discussione i testi e i sentimenti che provocano. Queste artiste scavano nel profondo dei racconti e marchiano le storie con le loro visioni personali e particolari. Non rappresentano semplicemente le scene chiave. Non sono decorative. Interpretano e approfondiscono le narrazioni da un punto di vista visivo, scioccando le prospettive convenzionali.
Nel frattempo, un altro “ragazzo di campagna” di nome Shaun Tan si è fatto strada per il mondo cosmopolita dell’illustrazione europea e americana dall’energetica Perth, in Australia, e si confronta con le fiabe dei Grimm, non per scioccare e sfidare ma per esplorarle e plasmarle in un modo che, credo, avrebbe incontrato la loro approvazione. Sotto molti aspetti, alle fiabe dei Grimm, che non erano loro ma piuttosto degli oggetti smarriti che avrebbero potuto morire senza il tocco creativo e sensibile dei due fratelli, viene data nuova vita dalle sculture decisamente insolite di Tan. Ricreando le figure delle fiabe, animali e umane, come miniature compatte dai colori contrastanti, Tan ha dato origine a una riscoperta di queste fiabe e le ha raccontate visivamente in un modo nuovo: le storie dei Grimm devono essere riscoperte dai lettori e dagli spettatori delle stupefacenti sculture dell’artista australiano.
Alla base della sua opera artistica c’è il principio di straniamento. Nell’esecuzione di Tan dei Sei che si fan strada per il mondo, gli eroi hanno un aspetto tutt’altro che eroico. Si sono messi a semicerchio su quella che sembra essere una scacchiera. Non si sono posti in posizioni precise. Non sembra che partiranno per girare il mondo. Eppure sono eccentrici e straordinari, e queste figurine presto faranno dei prodigi per il mondo. I piccoli possono diventare potenti attraverso l’arte.
Tutte le sculture di Tan ci allontanano, ci invitano a osservarle e a volerle muovere, per scoprire come sono state fatte e perché sono state tratte dalle fiabe dei Grimm. Sono state portate via da un mondo e collocate in un’altra
ambientazione. Questo è quello che hanno fatto i Grimm con le storie che hanno raccolto, e c’è qualcosa di simile a un’affinità elettiva tra Tan e i fratelli
Grimm. O forse dovrei dire un’affinità “elettrica” perché Tan ha trasformato le fiabe dei Grimm in miracolose opere d’arte che si muoveranno e parleranno a loro nome.