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Davide Zamberlan
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I edizione ottobre 2005 Copyright © Tunué Srl Via degli Ernici 30 04100 Latina – Italy info@tunue.com www.tunue.com Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento riservati per tutti i paesi. ISBN: 88-89613-01-7 Progetto grafico: Daniele Inchingoli Copertina: © Davide Zamberlan
Finito di stampare nell’ottobre 2005 presso la Tipografia Monti Srl di Cisterna di Latina (LT) – Italy
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Non so se sia un indizio che oramai non sono più così giovane, ma ricordo che quando ero bambino io, alla televisione c’erano ancora – seppur sempre più rari – dei momenti di pausa tra un programma e l’altro, solitamente una serie di riprese statiche di luoghi ameni dell’Italia, accompagnati da un’ugualmente amena arietta musicale. Erano gli intervalli: intermezzi. Momenti vuoti che la mia generazione mal sopportava, oramai assuefatta all’avanzare del nuovo ritmo di programmazione continua: programma – pubblicità – programma – pubblicità… con qualche difficoltà a capire cosa interrompeva cosa. Ma erano momenti utili, in cui il nucleo familiare, radunato di fronte alla TV, poteva scambiare una parola, chiedere com’era andata al lavoro, a scuola, un rimbrotto, un complimento per il pasto (avendo potuto verificare anche con la vista cosa occupava il piatto), una carezza, una scappata al bagno, prima di reimmergersi nell’adorazione silenziosa del totem a capotavola. Gesti semplici, quotidiani, lontani dalle grandi azioni che cambiano la vita… ma importanti. Momenti che si ricordano con piacere e gioia. Da adulto mi sono trovato a pensare che esistono intermezzi anche nella vita di tutti i giorni. Pause di esitazione e riflessione prima di una scelta importante, una svolta, che a ben guardare già covano i semi di quella scelta… ritagli di serenità in periodi difficili… o più semplicemente un sorriso speciale che allontana per un attimo il quotidiano tran tran. Sono momenti intessuti di gesti semplici, che vivono di solo presente e che forse, proprio in virtù di questo, fanno assaporare di più le cose nell’attimo stesso in cui le si vive. Lontani dalle distrazioni delle responsabilità del passato e dai progetti per il futuro, sembra quasi di riuscire a toccare quel famoso attimo che fugge via.
Ringraziamenti Grazie a Francesca Ferri per aver realizzato la foto a cui è ispirata l’illustrazione di copertina. Grazie ad Alberto Sgaggero per l’assistenza alle chine di Mio Bel Capitano, ma soprattutto il sostegno morale per riuscire a rispettare le scadenze e concludere questo lavoro.
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La storia che apre questa antologia è, in realtà, l’ultima da me realizzata e presenta, un po’ una sintesi del mio lavoro fino a oggi, cercando di essere sia graficamente che narrativamente una sorta di introduzione all’insieme degli altri racconti. Una storia semplice, completamente concentrata su quell’intermezzo, che fa qui anche da sottotitolo, di cui ho avuto modo di parlare e che è l’ideale filo conduttore, o il più importante tra i fili conduttori, che unisce queste mie storie. Dal punto di vista grafico c’è la predilezione per la monocromia e la ricerca di soluzioni grafiche per rendere determinati passaggi narrativi, soprattutto quei momenti in cui avviene qualcosa a livello emozionale che non coinvolge azioni visibili e che in altre storie – Il Viaggio e Ali – ho rappresentato con variazioni di tonalità della monocromia o con l’inserimento di una terza tinta, al nero del disegno e al bianco della pagina. Un altro aspetto che unisce le storie è la scelta dell’ambientazione: la provincia italiana. Seguire l’esempio di autori come Vanna Vinci, Davide Toffolo e altri è un modo per rendere più riconoscibili e vicini l’ambiente, i personaggi, le storie, e quindi rendere più facile l’immedesimazione del lettore, ma anche più estraniante e surreale l’elemento fantastico. L’ambientazione nostrana diventa particolarmente importante quando, come nel caso specifico, è la mia stessa città a diventare teatro delle storie. Realizzarne una diviene un’occasione per veri tour fotografici nelle località dei miei fumetti, per girare i quartieri con occhio diverso rispetto al cittadino spettatore, ormai distratto osservatore della propria città. Aspetti, personaggi e avvenimenti e anche nuove storie prendono forma mentre osservo la vita della città passare davanti a me e scelgo gli scorci necessari da immortalare… ovviamente in rigoroso bianco e nero. Così succede che seduti al bar del Corso, sfogliando il bollettino dell’Informagiovani della città, si trovi un brevissimo racconto (30 righe per Vicenza) di un giovane scrittore emergente di nome Flavio Orciai e, prima di rendersene conto, diventi una storia a fumetti…
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primo intermezzo
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Nell’estate del 2002 vinco l’edizione annuale del concorso “Otto tavole per Mondo Naif” con la storia Il Viaggio, ed è una grande soddisfazione. Il regolamento prevede la realizzazione di un fumetto in bianco e nero prendendo spunto dai testi e/o disegni di una storia pubblicata dalla omonima rivista. La mia scelta ricade per semplici motivi di gusto sulla prima trance di Aida al Confine di Vanna Vinci, ma volendo partecipare come autore completo inizio a modificare completamente la storia. Dell’idea originale non rimane che lo spunto, l’arrivo della protagonista nella città di Trieste e, di conseguenza, l’ambientazione, mentre la vicenda dei fantasmi mi riporta in mente un breve racconto di Banana Yoshimoto, Moonlight Shadow, da cui prendo ispirazione per il finale del mio lavoro. Poi, e per fortuna, il processo creativo prende il sopravvento, e sebbene il regolamento preveda il bianco e il nero, inserisco una terza tinta, l’azzurro. Il colore non è solo un arricchimento grafico, ma diventa un espediente narrativo: cielo e mare sembrano indifferenti al grigiore che avvolge la città e la tristezza di Stefania, invece nei momenti in cui pensa e parla di Davide, al ricordo del suo amore… l’azzurro invade a poco a poco la scena. La storia presentata al concorso e successivamente pubblicata sulla rivista Schizzo del Centro Fumetto “Andrea Pazienza” per correttezza era in una versione in bianco e nero, ma ho sempre accarezzato l’idea di vederla pubblicata, prima o poi, nella versione originale…
Questioni di stile Il Viaggio rappresenta un’autentica svolta stilistica, è il primo fumetto in cui introduco forme espressive che poi mi accompagneranno, variamente sviluppate, anche nei miei successivi lavori: il nero materico e non omogeneo, la mezzatinta, l’uso del terzo colore e l’ambientazione realistica – che in questo caso, non essendo mai stato a Trieste, è affidata al fumetto di Aida e a materiale fotografico di tipo turistico – e la variazione delle voci dei personaggi. Nel fumetto ogni persona ha una sua voce, ma anche un suo modo di parlare e, per accentuare l’immedesimazione nell’ambiente, ho utilizzato alcuni termini in dialetto locale.
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Curiosità Visto il debito stilistico col lavoro di Vanna Vinci, ne Il Viaggio mi sono divertito a citarlo facendo tornare, inserite in contesti diversi, alcune delle vignette di Aida, come quella del treno alla stazione, piccola e marginale sul secondo grande e d’apertura sul mio.
Vanna Vinci e Davide Zamberlan a confronto
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