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David Rubín
dove nessuno può arrivare
Picchia più forte! Spezzami il cuore!!
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Dove nessuno può arrivare (ed. or. Donde nadie puede llegar, tratto dalla raccolta El circo del desaliento) Collana «Prospero’s Books» n. 7 I edizione: settembre 2007 Copyright © 2005 text and illustrations by David Rubín First published by agreement with Astiberri ediciones. All rights rerserved. Soggetto, sceneggiatura e disegni: David Rubín Prefazione: Miguelanxo Prado Traduzione: Alessandra Papa Lettering: Marilisa Bragazzi Progetto grafico: Daniele Inchingoli Grafica di copertina: Marco Milanese Copertina e illustrazioni interne: David Rubín Per l’edizione italiana Copyright © 2007 Tunué Srl Tunué Srl Via degli Ernici 30 04100 Latina – Italy info@tunue.com www.tunue.com ISBN-13, GS1 978-88-89613-24-5 Finito di stampare nel mese di settembre 2007 presso: Tipografia Monti Srl Via Appia Km 56,149 04012 Cisterna di Latina (LT) Italy Carta: Antalis Magno Satin 300 g/m2 (copertina) Munken Print Cream 18 115 g/m2 (interni)
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Diablito Beer
di Miguelanxo Prado *
Per molti anni ho avuto la convinzione che non esistessero fumetti galiziani, che in questa terra ci fosse soltanto un pugno (scarso) di «franchi tiratori», individui che in certi casi nemmeno si conoscevano (ci conoscevamo) personalmente. Per motivi che ora non è il caso di analizzare, la situazione è cambiata negli ultimi dieci anni. In questo momento abbiamo quattro generazioni di autori galiziani all’attivo. David Rubín fa parte dell’ultima sfornata. E per quello che ho visto, è uscito ben cotto dal forno.
Ho iniziato a seguire il lavoro di David leggendo i fumetti brevi pubblicati nella scomparsa rivista Golfiño e in alcuni numeri di BDBanda. Il suo stile grafico ha catturato da subito la mia attenzione, e non è stato difficile intuire che da quel mosto sarebbe uscito un buon vino. Ma non si tratta di una questione di «perfezione», di «realismo», di essere più o meno «moderno»… (nonostante abbia provato molte volte, non sono mai riuscito a esprimere il mio pensiero a parole). A ogni modo, si riassume facilmente: c’è qualcosa di intangibile nei segni, nel modo di riempire il bianco della carta, di posizionare ogni singolo tratto che formerà il disegno finale, a gridare in maniera prepotente che il suo autore deve essere – per forza – un buono o un grande disegnatore. * Miguelanxo Prado (La Coruña, 1958) è uno dei maggiori fumettisti spagnoli. In Italia è stato pubblicato in volume da Mare Nero; attualmente, alcuni suoi lavori sono disponibili nei cataloghi della 001 Edizioni e delle Edizioni BD.
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Una delle tante cose che mi rendono orgoglioso di questa «Età d’Oro» dei fumetti galiziani è che gli autori, alla base, sono per la maggior parte dei buoni disegnatori. David lo è. Il fumetto, però, non è solo disegno, perché, come in molti pensiamo, un buon disegno non lo giustifica se la sceneggiatura è debole. Non dimentichiamo, infatti, che a parte esperimenti e lavori di ricerca e investigazione, il fumetto, nella sua sequenzialità, ha la componente narrativa di fondamentale importanza. In quella manciata di fumetti brevi di David che ho letto, non sono mai riuscito a intuire (può essere colpa mia) le sue grandi potenzialità di narratore. E questo non perché trovassi dei difetti, ma perché nella brevità non avevo modo di capire come lui potesse affrontare una storia più complessa. Non sto parlando limitatamente della sceneggiatura, perché lui potrebbe mettere a disposizione il suo disegno per tutt’altro tipo di storie.
Quando si fanno i fumetti, però, bisogna imparare a raccontare anche con l’immagine. Sospettavo, infatti, dopo averlo conosciuto di persona, che al di là del tipo iperattivo, amico di bisboccia, dalla voce rauca (e non a caso, al Premio Castello, dove ha ritirato il riconoscimento per Dove nessuno può arrivare, si è scelto come pseudonimo «Diablito Beer»), ci fosse anche, da qualche altra parte, un David più tenero, come quelle band che hanno riempito il rock di grandi ballate. È stata una gioia leggere Dove nessuno può arrivare. In essa viene ribadito che, in effetti, David domina i codici della narrazione, come disegnatore e come sceneggiatore. La storia riesce a trasmettere una tenerezza che in nessun momento diventa sdolcinata o nauseante. È un lavoro contenuto, con pochi personaggi e una struttura ambiziosa molto ben intrecciata. Ha qualcosa che personalmente ritengo molto speciale in narrativa (sia esso romanzo, cinema, fumetto o qualsiasi altra forma): ritmo e silenzi. Rubin gestisce molto bene i cambi di velocità della narrazione, la sa interrompere quando non ce n’è bisogno e la sa accelerare quando invece è necessaria. Zittisce i personaggi e ci lascia ascoltare quello che non è scritto, come gli stati d’animo o l’acqua che sta per traboccare da una vasca, senza necessariamente usare una onomatopea.
Sono convinto che David Rubín continuerà a darci dei buoni fumetti, perché credo sia un autore «di razza», in quanto, nonostante si cimenti in altri campi (come l’animazione), non potrà mai ripulire il suo sangue dal veleno della vignetta e avrà sempre bisogno di raccontarci qualcosa tramite nuove pagine. Le aspetterò, fiducioso che mi sorprenderanno ancora e mi confermeranno i progressi che, ne sono convinto, conseguirà nei lavori futuri. Mi devi una birra, David.
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