IN COLLABORAZIONE CON
SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO DEL QUOTIDIANO
Neri Marcorè, attore e testimonial della Regione
MARCHE
la grande bellezza
Idee ed eventi per conoscere la regione dalla montagna al mare
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SPECIALE MARCHE
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QUELL’ANTRO INCASTONATO NEI SECOLI CUSTODE DI LEGGENDE E MISTERI ORO, PIETRE PREZIOSE E FATE
TRA MITO E STORIA
Draghi e fate per la Sibilla incantatrice
Per secoli le leggende si sono rincorse sulla profetessa condannata a vivere nel monte LEGGENDE, streghe, cavalieri erranti e oscuri presagi. I Monti Sibillini devono il loro nome al mito della Sibilla, figura legata a misteriosi riti pagani, capace sencondo il mito di vedere gli accadimenti passati e quelli futuri. Sono tante le storie, in parte tramandate oralmente, che ancora echeggiano tra le vette mozzafiato del Piceno e i borghi custoditi perfettamente, dove gli anziani ancora parlano della profetessa condannata per la sua superbia a restare imprigionata nelle viscere della montagna. Proprio la grotta della Sibilla ha assunto nei secoli una luce magica e inquietante, che non può non affascinare, sia che lì dentro si celino draghi, fate o streghe. O semplicemente la potenza assoluta della natura, che tra silenzio e luoghi in cui l’occhio si perde, ricordando all’uomo la sua piccolezza e la sua mortalità. Secondo alcuni la Sibilla custodiva oro e pietre preziose nelle sale sotterranee del Regno della Sibilla. C’è anche chi parla di fate al servizio della splendida e terribile profetessa, capaci di attrirare cavalieri con la loro bellezza. Altre leggende raccontano addirittura di draghi sputafuoco che con i loro artigli poderosi dovevano difendere l’accesso al luogo sacro. Dai draghi ai serpenti, come racconta una tradizione celtica che avvicina le fate della Sibilla a sirene di montagna. O ANCORA si narra di donne dalle zampe caprine e dalle lunghe vesti: esseri notturni, che amavano ballare nelle notti di luna piena sul lago di Pilato o spingersi a valle per visitare ignari pastorelli. Se dai racconti popolari si passa a quelli scritti poi, ci sono testimonianze letterarie antichissime che parlano della Sibilla e della sua grotta, a dimostrazione del fascino imperituro che questi territori hanno esercitato sull’ani-
IMPERDIBILI Alcuni scorci mozzafiato dei Monti Sibillini in tutto il suo splendore
mo umano. C’è Svetonio (69 a.C.), che parla della grotta visitata dal console romano Vitellio, il quale dopo una battaglia cercava di raggiungere Roma attraverso i Sibillini. O il notissimo Guerrin Meschino, opera scritta da Andrea Barberino nel 1410: nella leggenda il cavaliere per scoprire chi siano i suoi genitori si rivolge alla Sibilla, profetessa e maga famosa per monti e valli. Il prezzo da pagare è restare nella grotta per un anno esatto, non un giorno in più, a costo di passarci poi l’intera vita. E, restando nel ’400, dieci an-
TRADIZIONE ORALE C’è chi racconta di streghe, chi di draghi e chi di fate: la Sibilla ha fascino immortale ni dopo Antoine de La Salle, cavaliere errante e scrittore, parla del paradiso della regina Sibilla, nel quale tanti cavalieri valorosi avevano smarrito la via. De La Salle si trovò di fronte all’ingresso della grotta ma mai ebbe il coraggio di entrare, osservando rapito lo
stretto passaggio dal quale filtrava la luce. E il mistero si alimentò sempre di più. In pochi nei secoli ebbero il coraggio di avventurarsi nel regno della Sibilla: c’è chi racconta di improvvise folate di vento che quasi spingono i visitatori nel vuoto, e chi parla di un misterioso ponte lungo e stretto da percorrere su un baratro; e ancora oro, preziosi, feste e canti al di là della caverna. Insomma, una gita alla Sibilla è davvero un tour tra mito e natura: raggiungibile solo a piedi, si trova a circa duemila metri vicino alla vetta del Monte Sibilla.
ADATTI A TUTTI CI SONO DUE SENTIERI, UNO DEI QUALI PIU’ RIPIDO E IMPEGNATIVO DELL’ALTRO
Grotta e cima del Monte: ecco quali sono i percorsi dal rifugio SE IL FASCINO della Sibilla ha conquistato anche voi, come migliaia di visitatori nel corso dei secoli, ecco come arrivare alla sua grotta. Tutte le informazioni sono da verificare per gli effetti del sisma del 2016 o anche semplicemente delle condizioni meteo in corso. Da Montemonaco, vicino Ascoli, dirigersi verso il paese di Montegallo e quindi seguire le indicazioni per le Gole dell’Infernaccio. Dopo circa 4 chilometri
di camminio ci si trova ad un bivio con indicazioni sulla sinistra per il Rifugio Sibilla. Prendere la strada di ghiaia e seguire i tornanti per altri 5 chilometri. Si tratta di una normale strada sterrata, percorribile senza problemi da qualsiasi mezzo. A 1.540 metri di altezza c’è il Rifugio Sibilla: da qui bisogna parcheggiare e proseguire a piedi. Il primo sentiero è più dolce e adatto a persone anche meno allenate: dalla strada sterrata di fian-
co al rifugio si inizia a salire lentamente e si raggiunge la Grotta delle Fate e la cima del Monte Sibilla. C’è anche un secondo percorso, che inizia dal sentiero dietro il rifugio. Questo è indubbiamente il sentiero più bello ma dura circa un’ora ed è più impegnativo del primo: si sale più velocemente rispetto al primo, e si percorre tutta la cresta. La destinazione è sempre Grotta delle Fate e cima del Monte Sibilla. Chi vuole faticare poco e godere al massimo del pae-
saggio, può combinare i due percorsi salendo dal primo percorso e scendendo dal secondo. Dal rifugio in poi non ci saranno più strutture per bere o mangiare: è necessario dunque avere la giusta quantità di acqua e se si vuole di cibo. Inoltre si tratta di percorsi senza zone d’ombra, sono consigliati dunque protezioni per la testa, scarpe da trekking, occhiali da sole e crema solare. Altro articolo a pagina 4, info www.sibillini.net
IERI E OGGI Pieno di magia I Monti Sibillini devono il loro nome al mito della Sibilla, figura legata a misteriosi riti pagani, capace sencondo il mito di vedere gli accadimenti passati e quelli futuri
Col plenilunio Si narra di donne dalle zampe caprine e dalle lunghe vesti: esseri notturni, che amavano ballare nelle notti di luna piena sul lago di Pilato
Meta di escursioni Oggi esistono due percorsi per raggiungere la Grotta delle Fate e la cime della Sibilla Si parte da Montemonaco e si arriva al rifiugio
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SPECIALE MARCHE
GODERSI LA NATURA
AUTORITA’ E APPASSIONATI AL LAVORO PER RENDERE DI NUOVO FRUIBILE LA FAMOSA GROTTA DELLA LEGGENDA
I magnifici sentieri della Sibilla: «Magici e alla portata di tutti»
Il sindaco Onorato e il geologo Farabollini raccontano il monte
MENO di dieci chilometri a nord del Vettore, tra Montemonaco e Castelsantangelo sul Nera, c’è il monte Sibilla. Con i suoi 2.173 metri, custode del mistero della Sibilla Appenninica, è una delle vette principali del parco nazionale a cavallo tra Marche e Umbria. Amministrativamente si trova nel comune di Montemonaco e, per una parte, in quello di Montefortino, località appartenenti rispettivamente alle province di Ascoli Piceno e Fermo. «La montagna per noi ha un’importanza centrale – evidenzia il sindaco di Montemonaco, Onorato Corbelli –. Invitiamo tutti a visitarla e a rispettarla. Il nostro sogno, che sono certo realizzeremo in futuro, è riaprire l’antro della Sibilla – continua –, permettendo ai visitatori di entrare nella grotta, chiusa anni fa in circostanze mai del tutto chiarite. Intanto chi viene qui per la montagna può godersi il ‘Sibil-
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Onorato Corbelli Sindaco di Montemonaco
Il nostro sogno, che sono certo realizzeremo in futuro, è riaprire l’antro della Sibilla
la trail’, la corsa che si terrà il 14 luglio, la camminata del 15 luglio nell’ambito del Festival dell’Appennino, la festa celtica del 18 e 19 luglio al parco Monte Guarnieri. Per qualsiasi informazione su questi eventi si può chiamare la pro loco al 335 5434105».
«IL RIFUGIO che porta il nome del monte è il punto di riferimento per tutte le escursioni – spiega Piero Farabollini, docente dell’Università di Camerino e presidente dell’Ordine dei Geologi per le Marche –. Si tratta di una struttura molto comoda dal pun-
MONTEMONACO UN BORGO DA NON PERDERE
Mons Demoniacus, tra leggenda e storia MONS Daemoniacus. Secondo la leggenda era questo l’antico nome del paese, dovuto alla pratica di culti pagani legati alla grotta della Sibilla e al lago Pilato. Poi, nell’Alto Medioevo, su questo insediamento arroccato a 980 metri, proprio di fronte al Monte Sibilla, salirono i monaci benedettini. Essi diedero un forte impulso alle attività e all’ organizzazione del territorio. Si formarono così i primi nuclei di abitazioni dei coloni ai quali vennero affidate le terre possedute dai religiosi per coltivarle. Così, già alla fine del X secolo, Montemonaco costituiva un piccolo paese che, sotto la guida spirituale e morale dei monaci, divenne negli anni successivi un importante punto di riferimento del territorio montano. In questo contesto si deve visitare la villa Curi, sede del Museo della Grotta della Sibilla. Ma Montemonaco non finisce qui: da piazza Roma si arriva al Palazzo Comunale con la torre civica del ’300; poi le due chiese di San Biagio (sec XV) e San Benedetto Abate (sec XIII): all’interno di quest’ultima si trovano un Crocifisso in legno policromo di fine quattrocento, un affresco di scuola crivellesca, raffigurante Cristo crocifisso tra la Vergine e S. Lucia, un reliquiario del XVI secolo in argento, che custodisce le reliquie del braccio di S. Benedetto. Attraversando i giardini pubblici si possono osservare i resti delle mura castellane intervallate da tre torrioni e un suggestivo panorama sui massicci dei monti Vettore e Sibilla. Proseguendo si arriva alla porta S. Biagio. Oltrepassatala, si giunge al Parco Monteguarnieri. Proseguendo si arriva in piazza Risorgimento. Il percorso attraverso le vie del borgo si conclude con i resti, inglobati all’interno delle mura, di porta San Lorenzo.
to di vista turistico. E’ possibile dormire, mangiare e rifocillarsi. Da lì si possono percorrere due sentieri: quello verticale che conduce al monte Zampa e poi prosegue per la Sibilla, oppure quello meno ripido che arriva alla cima Vallelunga e poi, volendo, al monte Porche e al Vettore». «LA PARTICOLARITÀ delle passeggiate sul monte Sibilla – prosegue Farabollini – sta nel fatto che per lunghi tratti si cammina in cresta e dunque c’è una vista mozzafiato. Dal monte Zampa, per esempio, si scoprono parte della valle dell’Infernaccio e molte delle cime principali dei Sibillini, tutte stupende. Il Cai classifica l’anello della Sibilla come un percorso di tipo E, cioè escursionistico e dunque alla portata di tutti, ma io raccomando sempre massima attenzione. Si cammina su ghiaia, su erba o su roccia, quindi servono scarpe adeguate e bastoni da trekking». Proprio questa zona del parco sarà presto interessata da un’importante novità: «Come Università di Camerino, in collaborazione con il Comune di Montemonaco e con i geologi del Cai, grazie ai fondi della Regione per la speleologia andremo a realizzare due pannelli esplicativi, entrambi in lingua italiana e inglese, che daranno un’interpretazione paesaggistico-geologica di ciò che gli escursionisti si trovano davanti. Mi spiego: sul monte Zampa e in prossimità dell’Antro della Sibilla i visitatori troveranno
un pannello, con raffigurata la foto del paesaggio che avranno davanti agli occhi, in cui saranno indicate le caratteristiche di ciò che stanno vedendo. Quindi innanzitutto capiranno bene dove si trovano all’interno dei Sibillini e poi troveranno la risposta al perché, ad esempio, il monte ha una forma a corona oppure scopriranno cos’è un ‘circo glaciale’ e il punto in cui possono notarlo davanti ai loro occhi. La speranza è posizionarli entro l’estate». «Per realizzare queste tabellazioni, e per avere le maggiori informazioni possibili sulla’Antro della Sibilla – conclude – sono stati fatti degli studi di tipo geofisico che hanno evidenziato la presenza di cavità e condotti carsici. D’altronde è o non è la più misteriosa tra le montagne dei Sibillini?». La foto di destra è di Renato Gatta Gigi Mancini
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Piero Farabollini Geologo, Università di Camerino
La Sibilla è unica: per lunghi tratti si cammina in cresta e dunque c’è una vista mozzafiato
SPECIALE MARCHE
LASCIARSI SORPRENDERE
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TRE I PERCORSI CONSIGLIATI, DI VARIA DIFFICOLTA’ E DURATA, DA AFFRONTARE IN BUONA FORMA FISICA E ATTREZZATI
Il Lago con gli occhiali, colpo d’occhio unico Si narra che nelle sue acque giaccia il corpo di Pilato: i tre percorsi per raggiungerlo IL LAGO di Pilato è situato a 1.941 metri di altezza, sul Monte Vettore, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nel comune di Montemonaco. È l’unico lago naturale delle Marche e uno dei pochissimi laghi glaciali di tipo alpino presenti nell’Appennino. E’ raggiungibile a piedi attraversando panorami incantevoli, ambienti incontaminati e peculiarità zoologiche e botaniche. È conosciuto e spesso definito ‘il lago con gli occhiali’ in quanto i due laghetti montani presenti talvolta si uniscono a causa dello scioglimento del ghiacciaio sovrastante. Il lago ospita un particolare endemismo, il Chirocefalo del Marchesoni. Pertanto è severamente vietato bagnarsi nelle acque del lago e bisogna mantenere una distanza di almeno 5 metri dal bordo per evitare di calpestare le uova del chirocefalo deposte a riva. SECONDO la leggenda nelle sue acque vi sarebbe finito il corpo di Ponzio Pilato. Nel Medioevo era considerato luogo di streghe e negromanti. Si consiglia a tal fine, a Montemonaco, la visita del Museo della Grotta della Sibilla. La salita è impegnativa per chi non è allenato. Sono richiesti scarponi da trekking e racchette. Il sentiero, inizialmente immerso nel bosco, all’uscita è esposto al sole. Pertanto in estate è consigliato l’utilizzo di copricapi, di creme protettive per la pelle e di una buona scorta di acqua. Tre sono i percorsi per raggiungerlo. Il primo ha durata di 2 ore e mezza all’andata e altre 2 e mezza al ritorno. Da Foce (frazione di Montemonaco), per Valle della Gardosa, poi al termine della stradina c’è un ripido sentiero sulla sinistra, all’interno di un fitto boschetto, con ripidi tornanti (le cosiddette ‘Svolte’) e risalita valle del Lago. A Foce nei mesi di luglio e agosto un pulmino gratuito conduce all’imbocco del sentiero fino alla fine della valle della Gardosa, interdetto ai mezzi privati.
MOZZAFIATO A lato e sotto due immagini del Lago di Pilato, sopra San Giorgio all’isola Sotto il Lago del Furlo, quello di Castel Trosino e quello di Lago di Castreccioni o di Cingoli
Il secondo percorso si snoda da Forca di Presta dal comune di Arquata del Tronto, da cui si segue il percorso per arrivare alla cima del monte Vettore, giunti al rifugio Tito Zilioli si inizia a scendere a sinistra verso la valle del lago. Attenzione nel tratto Le Riccette, da percorrere con la massima accortezza. Il terzo infine parte da Castelluccio, per Capanna Ghezzi, Forca Viola: è di 3 ore circa di percorrenza (dei tre è il sentiero più lungo). A SEGUITO di un’ordinanza
DOPO IL SISMA Divieti d’accesso e interdizioni sono in vigore dopo il terremoto del 2016 del Comune di Montemonaco (agosto 2016), vige il divieto di accesso alla foce del Lago di Pilato, a causa terremoto del 24 agosto 2016. Inoltre, è vietato percorrere il sentiero che conduce al Lago di Pilato. Sono particolarmente rischiose le seguenti zone: tutta la
valle del Lago di Pilato, la strada del Monte Sibilla e la cresta del monte Vettore. A seguito dell’ordinanza 205 del 29/07/2017 del Comune di Montemonaco è stato parzialmente riaperto al transito il sentiero che da Foce di Montemonaco conduce al Lago di Pilato. A seguito dell’ordinanza n. 38 emessa il 30 maggio 2018 dal Comune di Montemonaco infine, è stato riaperto il tratto denominato ‘Le Svolte’, che conduce al lago di Pilato. Info: 0736.856462 - 0737.972711 e www.sibillini.net Foto Mirco Socci
GLI ALTRI LAGHI SONO DECINE IN TUTTA LA REGIONE: ADATTI A SPORTIVI O ALLE FAMIGLIE
Da Talvacchia a Castreccioni, esperienze tutte da vivere I LAGHI delle Marche sono moltissimi e richiedono di verse abilità. Il Lago del Furlo si trova nella Riserva Naturale Gola del Furlo. La gola o passo del Furlo è situata lungo il tracciato originario della via Flaminia, nel tratto in cui questa costeggia il fiume Candigliano, affluente del Metauro nella provincia di Pesaro-Urbino nel comune di Fermignano. Una rete sentieristica di 52 km consente di attraversare
boschi, leccete, una faggeta ed anche praterie sommitali, che offrono spazi immensi per gli appassionati di birdwatching. Info 0721700041 o www.riservagoladelfurlo.it Vicino ad Ascoli c’è il Lago di Castel Trosino, formato dallo sbarramento del torrente Castellano, un affluente di destra del fiume Tronto. A valle della diga è possibile scorgere la confluenza del fiume all’interno dell’ac-
quedotto romano che portava acqua ad Ascoli, mentre a monte del lago si trovano le famose sorgenti d’acqua sulfurea (salmacina), già conosciute dai Romani, raggiungibili grazie alla pista ciclopedonale a tal fine creata. Il Lago di Talvacchia è il confine che divide i territori di Marche ed Abruzzo e attraversa la zona mediana del lago; nel periodo autunnale è quasi vuoto e si possono vedere vecchie case e ponti che normalmente sono sommer-
si. Il Lago di Castreccioni è il più grande bacino artificiale del centro Italia, nel Comune di Cingoli. Meta di rotte migratorie di molti uccelli acquatici, è diventato Oasi Provinciale di Protezione Faunistica. E’ il luogo ideale per trascorrere delle giornate in relax passeggiando lungo le sponde o noleggiando barche, pedalò, canoe, natanti elettrici. Sulle rive del lago sono presenti dei punti ristoro, quali bar, agriturismi, e punti con ombrelloni.
GRANDE BELLEZZA
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SPECIALE MARCHE
CON GLI OCCHI E IL CUORE
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PORTATORI DI HANDICAP
FAMIGLIE E SPORTIVI
DIVERSI SONO I PERCORSI INTORNO A MONTEFORTINO ATTREZZATI PER I DISABILI
CI SONO SENTIERI ADATTI A TUTTI, ANCHE ALLE FAMIGLIE CON BIMBI
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«A Montefortino, per ritrovare se stessi» A passeggio nello splendido borgo, tra arte e cibo, all’ombra dei Sibillini
CORREVA l’anno Mille e castelli e fortezze circondavano il Comune di Montefortino, che diventerà poi capoluogo circa un secolo dopo. Quel fortino dei Signori di Monte Pasillo segnava i confini montani dei loro possedimenti e dà il nome all’abitato popolato da sudditi: da Sant’Angelo in Montespino i popolani si trasferirono all’interno delle mura per godere di protezione e di una vita migliore. Bisognerà aspettare la fine del 1200 perché il Comune raggiunga l’autonomia, con l’elezione del Podestà assegnato dalla Santa Sede. Il borgo di Montefortino era famoso per la lavorazione della lana, grazie ai tanti capi ovini che pascolano in montagna, poi nel 1400 circa si decide di investire nell’agricoltura e nella protezione degli abitanti, e nella valle del Tenna sorgono le le case-torri, avamposti di campagna. A Montefortino si trovano innumerevoli testimonianze di questo passato glorioso: dai monumenti alle chiese, passeggiare per il paese è un balsamo per il corpo e per l’anima. E’ lo stesso sindaco Domenico Ciaffaroni a raccontarci il suo splendido Comune.
cammini e anche dall’Infernaccio...
«Sì, proprio l’Infernaccio è stato riaperto da poco dopo il sisma del 2016 e anche lo splendido eremo di San Leonardo è fruibile, da metà luglio saremo a buon punto».
Non si può non parlare del sisma... A due anni di distanza i turisti sono tornati? Difficile superare la psicosi e soprattutto capire che il «mostro» può colpire ovunque, come accaduto in Emilia, ad esempio...
PANORAMA l’eremo di San Leonardo, incastonato tra i Sibillini e qui sopra il sindaco Domenico Ciaffaroni na...
«Sì, una meraviglia per gli occhi e per il cuore». Perché un turista dovrebbe abbandonare il sole e il mare e venire su da voi?
«Senza nulla togliere alle spiagge, consigliamo una visita se si vuole rallentare, riconnettersi con la natura e anche, me lo lasci dire, ritro-
vare se stessi». Che tipo di turismo siete in grado di offrire?
«Naturalistico e naturale, ovviamente, ma non solo. C’è la collezione Duranti, ma anche il museo di Arte sacra. Infatti anche chi è interessato al turismo religioso qui trova testimonianze interes-
santi, con la Madonna dell’Ambro: in regione siamo il secondo polo di culto mariano dopo Loreto». E poi ci sono i Sibillini...
«Sì, che permettono a chiunque di immergersi nella natura e nella riflessione». Siete a un passo da splendidi
Sindaco, tra le meraviglie delle Marche c’è la sua cittadi-
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«La psicosi è difficile da sradicare ma con l’aiuto di tutti e anche della Regione, che è stata molto sensibile, ne stiamo uscendo. Le presenze di Pasqua ci hanno confermato un trend molto positivo: i turisti stanno tornando a farci visita e siamo pronti ad accogliere tutti». Famiglie, sportivi, giovani...
«I nostri percorsi naturalistici sono adatti a tutti, alcuni anche ai portatori di handicap». E gli eventi?
«C’è Risorgimarche, con Paolo Belli (vedi pag. 14-15). Poi tante sagre, tra le quali a luglio quella della trota e ovviamente a settembre quella della cucciòla». Eleonora Grossi
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EVENTI E SAGRE DA NON PERDERE
SUPERARE LA PSICOSI
Grazie alla sensibilità di tutti i turisti stanno tornando qui: le presenze di Pasqua ci hanno confermato il dato
Già a luglio ci sarà Paolo Belli per Risorgimarche, poi spazio al buon cibo con la sagra della trota e a settembre la cocciòla
SUGGESTIVE Le gole dell’Infernaccio, paesaggi mozzafiato sui Monti Sibillini
NEL CUORE DEL PARCO ESCURSIONI DA NON PERDERE
Le gole sospese tra due valli Ecco lo splendore dell’Infernaccio SE SI PASSA da Montefortino è praticamente d’obbligo un’escursione all’Infernaccio, gole naturali fomate del fiume Tenna tra il monte Priora e il Monte Sibilla. Immerse nelParco Nazionale dei Monti Sibillini, sono tra le gole più suggestive dell’Appennino umbro-marchigiano. Le gole mettevano in comunicazione le valli
diametralmente opposte dei fiumi Nera e Tenna ed era, nell’antichità, la via più breve ed accessibile per attraversare l’Appennino e giungere a Roma o Norcia. Le gole oggi sono luogo di escursioni – con percorsi diversi e varie difficoltà – e passeggiate, pensate per famiglie appassionate della natura incontaminata, molto fre-
quentate nel periodo estivo anche per le fresche temperature tipiche di queste zone. Si consiglia, comunque di verificare le condizioni del tempo e dei percorsi prima di intraprendere il cammino (http://www.sibilliniweb.it/citta/le-gole-dell-infernaccio/). PER arrivare alle gole il punto di riferimento è Rubbiano, nei pres-
si di Montefortino e poco distante da Montemonaco. Per chi proviene da Macerata, uscire dalla superstrada a Sforzacosta e prendere la SS 78 fino ad Amandola. Quindi prendere a destra per Montefortino. Da Ascoli Piceno prendere la SS 4 Salaria fino a Mozzano quindi, poco dopo il paese, svoltare a destra e continuare in direzione
Comunanza per circa 24 chilometri su SP 237. Svoltare a sinistra su SP 105 prima di Comunanza in direzione Montefortino. Da Foligno prendere la SS 77 per Macerata e uscire a Caccamo Serrapetrona, poi la SP 502 per Caldarola-Sarnano. Da Caldarola seguire sempre la SP 502 verso Sarnano e prendere la SS 78 fino ad Amandola per poi svoltare a destra per Montefortino.
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SPECIALE MARCHE
TRA NATURA E CULTURA
L’ORO DELLA TERRA
FESTA DI TUTTI
AL TARTUFO BIANCO E NERO SONO DEDICATE INTERE GIORNATE E SHOW
COSI’ TANTI EVENTI PER RICORDARE CHE IL PAESE E’ VIVO E APERTO A TUTTI
Bottura, Vecchioni e Cambridge: «La grande estate di Amandola» Eventi e star internazionali, l’orgoglio del sindaco Marinangeli AGGRAPPATA tra il fiume Tenna e il versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Amandola è uno dei centri più importanti per risorse storico-culturali, valenze ambientali e paesaggistiche. Il centro storico, adagiato sui tre colli Marrubbione, Castel Leone, Agello, brilla tra imponenti e sontuosi palazzi, e più nascosti e graziosi vicoli. Nel punto più alto del paese la tradizione vuole si trovasse il mandorlo, assurto ad emblema del Comune. Un paese che ha avuto gravi danni dal sisma 2016 e dopo due anni è riuscito a ripartire.
AGGRAPPATA AL MONTE Amandola sorge sul lato est del Parco dei Sibillini. Nella fotina il sindaco Adolfo Marinangeli
Sindaco Adolfo Marinangeli, che estate sarà?
«Ricchissima. Praticamente ogni weekend siamo impegnati con una miriade di eventi: dal cinema in centro storico alla festa del gelato, il 21 e il 22 luglio. E ancora l’escursione del Cai nella Valle delle Cento Fonti, la musica napoletana e ovviamente il 26 agosto il concerto di Roberto Vecchioni e il 25 quello di Marco Morandi. Sono una serie incredibile di eventi perché in questo momento viviamo un passaggio importante: riuscire a cambiare il livello della paura e dello stress. Siamo già nella fase successiva alla psicosi sisma in realtà, e tutte le iniziative sono fatte per portare la festa in piazza e stare insieme. Col sisma si convive, e lo hanno capito anche i nostri turisti: sono tornati
Il dopo sisma Studenti, professori e ricercatori dai cinque continenti in paese: in collaborazione con l’università di Cambridge, Living with earthquakes porterà in paese nell’ultima settimana di luglio cinque università e studenti da ogni parte del mondo
Musica in piazza
arriva una star internazionale...
già a marzo per gli eventi legati al tartufo nero. Inglesi, americani, svedesi, israeliani e italiani del Nord. E’ bello rivederli qui». A proposito di tartufo, da voi
«Sì, il 3 novembre arriva lo chef più famoso del mondo, Massimo Bottura, che cucinerà per noi al nostro evento sul tartufo bianco pregiato. E poi c’è RisorgiMarche (vedere alle pagine 14 e 15, ndr). E vorrei citare anche l’evento in collaborazione con l’università di Cambridge, Living with earthquakes, che porterà in paese nell’ultima settimana di luglio cinque università e studenti da ogni parte del mondo». Insomma, l’estate di Amandola è davvero da non perdere. Eleonora Grossi
TRA ANTICHI BORGHI E SPLENDIDI BOSCHI ESCURSIONI TUTTO L’ANNO
Cammino francescano della Marca, da Assisi ad Ascoli come il Santo AMANDOLA non è solo uno splendido borgo dove riconnettersi con la natura e con l’arte. E’ anche tappa fondamentale del millenario filo che unisce Umbria e Marche sotto il nome di San Francesco d’Assisi: il Cammino Francescano della Marca. Un percorso affascinante che in 167 chilometri porta i viandanti da Assisi ad Ascoli Piceno. Sentieri immersi nel verde, da percorrere in tutta sicurezza grazie alla segnaletica o semplicemente scaricando i tracciati sul cellulare; anche se, a dirla tutta, seguire le indicazioni fisiche, come i viandanti e i pellegrini di una volta, è sicuramente più consigliato. Il Cammi-
LA SCHEDA
no Francescano della Marca ripercorre la via che San Francesco seguì nel 1215 nelle sue predicazioni verso le Marche meridionali e unisce idealmente il santuario del poverello d’Assisi con il sepolcro del protettore dai terremoti Sant’Emidio d’Ascoli. Quest’anno si è tenuto dal 21 al 28 aprile, e come sempre ha collegato due regioni, quatrro province e ben 17 comuni, tra i quali, appunto, Amandola. Un’occasione unica per vivere questa zona che si sviluppa lungo l’Appenino Umbro-Marchigiano e il Parco Nazionale dei Sibillini ripercorrendo una delle vie che San Francesco utilizzò ottocento anni fa per le sue predicazioni per le Marche meridionali.
Pochi anni fa, grazie ad un finanziamento della Regione sono stati trasformati in ‘Spedali’ per l’accoglienza dei pellegrini ben tre strutture lungo il Cammino: a Comunanza, Venarotta ed Ascoli. E sotto il coordinamento della Provincia di Ascoli è stato firmato un protocollo tra tutti i Comuni umbri e marchigiani per la manutenzione dei sentieri e la valorizzazione del Cammino. L’associazione Cammino Francescano della Marca organizza durante l’anno cammini di gruppo della durata di 8 giorni con guide, macchina d’appoggio per trasporto bagagli, pernottamenti e cene della durata di 8 giorni. Info: camminofrancescano@gmail.com
IL NUMERO
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Eventi fino all’autunno Dal cinema alla cucina, dalla musica al teatro fino allo sport e alla ricerca: Amandola ha un impressionante cartellone di eventi Info: 0736840731
Non solo RisorgiMarche (vedere alle pagine 14 e 15, ndr) ma anche Alexia, Vecchioni e una miriade di concerti, dalla musica napoletana al rock, per animare praticamente ogni sera le strade e le piazze di Amandola con musica, concerti e gente per strada: imparare a dire no alla paura
SPECIALE MARCHE
LE NOSTRE «DOLOMITI»
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DOPO IL SISMA
META UNICA
L’UNICO PERICOLANTE E’ IL PASSO CATTIVO, RITENUTO PERICOLOSO PERO’ DA SEMPRE
IL MONTE BOVE E’ FUORI DAL CLASSICO ANELLO DEI SIBILLINI
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Monte Bove, ecco il cuore dei Sibillini
Il sindaco di Ussita: «Venite a trovarci, innamoratevi dei nostri panorami» I NUMERI
LA SCHEDA
2.169
Totale relax Ussita, con gli splendidi territori ad essa confinanti, in poche parole, è un paese vivo e vivibile, perfetto per delle vacanze all’aria aperta in totale relax
Metri di altezza
Con i suoi 2.169 metri e le sue stupende pareti rocciose, il Monte Bove è il più ‘dolomitico’ delle Marche e dell’Umbria
Famiglie e sportivi La valle ai piedi del Bove è accessibile anche ai principianti dell’escursionismo o ai bambini, non mancano sentieri per i più esperti e ci sono percorsi di roccia
Acqua e roccia Arrampicate, escursioni impegnative o molto semplici, passeggiate con panorami che rubano il cuore. E naturalmente il torrente Ussita
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Il giusto mezzo
Le cime del monte
Il paese è vivo tutto l’anno, extra stagioni turistiche, senza quindi sfociare negli atteggiamenti da stabilimento balneare o, viceversa, senza sposare estremismi eremitici
Caratterizzato da una particolare forma a ‘U’, ha tre cime: due, la Sud e la Nord, sono quelle principali; la terza è detta Croce di monte Bove SE SI DOVESSE individuare un cuore dei Sibillini questo sarebbe il monte Bove, custode di Ussita e dell’Appennino maceratese. Con i suoi 2.169 metri e le sue stupende pareti rocciose è il monte più ‘dolomitico’ di Marche e Umbria. Qui il terremoto ha lasciato dei segni evidenti ma non ne ha in alcun modo intaccato il fascino: «Sul simbolo del nostro Comune c’è un bue, proprio a evidenziare il legame tra il paese e la sua montagna – spiga il sindaco di Ussita, Vincenzo Marini Marini –. Da sempre, infatti, il Bove scandisce la vita degli ussitani e dei visitatori. Il sisma, pur essendosi fatto sentire, non ha in alcun modo modificato l’aspetto più importante della zona: la sua conformazione orografica e scenografica, che resta unica». IL BOVE, caratterizzato da una particolare forma a ‘U’, ha tre cime: due, la Sud e la Nord, sono quelle principali; la terza è detta Croce di monte Bove ed è la cima che domina Ussita. «Sono diversi i fattori che rendono questa zona
unica nel centro Italia – prosegue fiero il primo cittadino –. Il primo è senza dubbio la comunità, che non esiste solo in funzione dei turisti ma vive il paese tutto l’anno. Questo ha permesso che la montagna, con tutte le sue caratte-
ristiche, fosse declinata al presente con naturalezza, senza quindi sfociare negli atteggiamenti da stabilimento balneare o, viceversa, senza sposare estremismi eremitici. Ussita, in poche semplici parole, è un paese vivo e vivibile, per-
fetto per delle vacanze all’aria aperta in totale relax. E qui va introdotta la seconda caratteristica che rende unica questa zona: la valle ai piedi del Bove è accessibile anche ai principianti dell’escursionismo o ai bambini, non man-
L’ESPERTO GIANLUCA CARRADORINI DEL CAI CAMERINO
«Una meta affascinante che vale il viaggio» GIANLUCA Carradorini del Cai Camerino (foto in alto), chimico, autore di due pubblicazioni sui Sibillini, è uno dei massimi conoscitori del Monte Bove. A lui abbiamo chiesto di raccontarcelo. Dottor Carradorini, che ci dice del Bove?
«E’ la montagna rocciosa per eccellenza, una delle poche di calcare massiccio. Le altre vette sono molto più erbose, questa invece è davvero speciale». Che cambiamenti ha portato il sisma?
«Chi la frequenta da anni non può non accorgersi dei cambiamenti che ha portato il terremoto, soprattutto nella zona di Passo Cattivo e dei torrioni di roccia. I tre spalti, occidentale, orientale e centrale, portano segni
evidenti. Tuttavia la loro bellezza resta. I percorsi migliori, a mio parere, oggi sono quelli della Val di Panico: non ci sono rischi e c’è una vista mozzafiato». Lo consiglia ai turisti?
«Il monte Bove non è una meta di passaggio, non si trova sul cosidetto ‘Anello dei Sibillini’ ma viene raggiunto appositamente da chi vuole raggiungere una delle sue tre cime. Questo forse lo rende ancor più affascinante, proprio perché meno frequentato». E’ l’impero della natura...
«Da qualche tempo c’è anche la riserva dei camosci, che si trova intorno alle pareti della Croce di Monte Bove. D’estate pascolano e, se si sta in silenzio, è facile incontrarli».
cano sentieri per i più esperti e ci sono percorsi di roccia per gli amanti del genere, oltre al torrente Ussita che offre tante opportunità». Opportunità che sarebbero state ancora maggiori se il sisma non avesse danneggiato alcune pareti usate dai rocciatori e reso particolarmente pericoloso uno dei sentieri: «In realtà il passo che oggi è pericolante è il famoso Passo Cattivo, che deve questo nome proprio al fatto che anticamente i pastori lo consideravano molto rischioso per i greggi. Insomma, il sisma non ha fatto altro che acuire alcune criticità già presenti, ma non è l’ambiente ad aver accusato i veri colpi del terremoto. Sono state, infatti, le strutture: quelle ricettive, il palaghiaccio, la piscina coperta e gli impianti sciistici di Frontignano. Su questo fronte ci siamo attivati da tempo per ripristinare il funzionamento di tutto, strutture ricettive in primis. Stiamo cercando di ricrearle in legno». «Non abbiamo bisogno – conclude Marini Marini – di donazioni: il miglior modo di aiutare Ussita e il monte Bove è sceglierli per la propria vacanza». Gigi Mancini
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SPECIALE MARCHE
LUGLIO 2018
PARCHI E AMBIENTE NELL’ACQUA Il fiume Sotto le Lame Rosse di Fiastra scorre il fiume Fiastrone che ha origine dall’omonimo lago. E’ possibile cimentarsi in escursioni molto affascinanti
DA VEDERE I RUDERI DEL CASTELLO DALLA FAMIGLIA DA VARANO (XIV SECOLO) CHE SI TROVA IN LOCALITÀ VALLECANTO
La natura incontaminata di Fiastra: dal lago ai gioielli architettonici Chiese e abbazie che custodiscono pregevoli affreschi e tele
L’ESCURSIONE TANTI GLI ITINERARI: IL PIU’ SEMPLICE E’ DI 7 CHILOMETRI
Stratificazioni di roccia a forma di torri Il fascino unico delle Lame Rosse ED ECCOCI a Fiastra, comune della provincia di Macerata, che ospita sul suo territorio il lago artificiale lungo le cui sponde si sono sviluppate alcune attività ricettive e ricreative. Il nome di Fiastra deriva da un probabile abitato piceno nei pressi del Fiastrone, dal significato di fiume, corso d’acqua. Il 1 gennaio 2017 ha incorporato l’ex comune di Acquacanina, che è divenuto sua frazione. Fra i gioielli architettonici di Fiastra spicca la chiesa romanica di San Paolo, che custodisce un pregevole gruppo ligneo policromo cinquecentesco e un’importante tela del Baciccia (XVII secolo). Pregevoli affreschi duecenteschi ornano ancora la navata destra della chiesa di San Lorenzo al Lago mentre la parrocchiale di San Marco di Colpolina, caratterizzata da triplice abside, conserva una cripta a cinque navate e un portale romanico dell’XI o del XII secolo. Degno di nota è anche il santuario, un tempo intitolato a San Giovanni Battista, in cui nel 1373 venne sepolto il beato Ugolino. La frazione di Acquacanina si estende su un territorio prevalentemente montuoso, a 734 metri sopra il livello del mare. La storia del piccolo comune coincide con quella dell’Abbazia di San Salvatore in Rio Sacro fondata dai benedettini lungo la Valle del Rio
Sacro nel VI secolo. Nel Cinquecento i monaci abbandonarono la Valle del Rio per trasferirsi nella loro dipendente Chiesa di Santa Maria de Merigu, fondata intorno all’anno 1000. La Chiesa parrocchiale di Rio Sacro fondata dai benedettini nell’anno 1000 e recentemente restaurata ha all’interno notevoli opere d’arte tra cui un gruppo in legno con la Madonna di Rio Sacro e il Bambino (XVI secolo), una piccola tela (Madonna del Suffragio) di Carlo Maratta, una tavola del XVI secolo ed un affresco (Martirio di San Sebastiano) attribuito a Girolamo di Giovanni. DA VISITARE anche i ruderi di un castello costruito dalla famiglia Da Varano nel XIV secolo in località Vallecanto, con all’interno la coeva chiesetta di Santa Margherita ornata all’interno da due affreschi di Girolamo di Giovanni; la Chiesa della Madonna del Vallone, in località Campicino, che custodisce monumentali altari barocchi ed una tela raffigurante la Deposizione, di scuola romana caravaggesca del XVII secolo. La località è ideale per la pratica dello sci di fondo: sono infatti presenti cinque anelli di piste da fondo. Il centro storico, i monumenti e i musei del Comune sono parzialmente fruibili (Info 0737 52112; info@comune.fiastra.mc.it; www.comune.fiastra.mc.it).
IL PAESAGGIO Dove sono Sono situate sopra il Lago di Fiastra, nella frazione di San Lorenzo al Lago del Comune di Fiastra, tra il monte Fiegni (1323 metri) e il monte Petrella (1155 metri)
LE LAME Rosse di Fiastra sono stratificazioni di roccia a forma di pinnacoli e torri costituite da ghiaia tenuta insieme da argilla e limi, formatesi grazie all’erosione di agenti atmosferici. Sono situate sopra il Lago di Fiastra, nella frazione di San Lorenzo al Lago del Comune di Fiastra, in provincia di Macerata, tra il monte Fiegni (1323 metri sopra il livello del mare) e il monte Petrella (1155 metri slm.). Sotto di esse scorre il fiume Fiastrone che ha origine dall’omonimo lago. I percorsi possibili per arrivare alle Lame Rosse sono svariati ma il più comune è quello che parte dal lago di Fiastra; l’itinerario, andata e ritorno sullo stesso sentiero, è lungo 7 chilometri e il dislivello è di 200 metri. E’ quindi adatto per la maggior parte delle persone: si cammina dapprima su una strada sterrata e successivamente quasi sempre all’ombra all’interno di una lecceta, dove la strada diventa un piacevole sentiero. L’AREA è particolarmente suggestiva e varia tra lunghi tratti di rigogliosa vegetazione, brevi scorci sul lago fino a un paesaggio da favola a causa del tipico colore ros-
so delle Lame. Per l’abbondanza di acqua, la flora e la fauna sono molto ricche. Il tempo di percorrenza andata e ritorno è di circa 3 ore. Si parte a piedi dalla diga del lago, lasciando la propria auto qui e proseguendo a piedi sopra la diga, poi si sale e al primo incrocio sulla sterrata si gira a destra proseguendo per altri 30 minuti. In alternativa si può anche partire dal belvedere della Ruffella, passando per la frazione di Fiegni, sempre nel Comune di Fiastra. Per quanto riguarda il lago di Fiastra, si tratta di un lago artificiale i cui lavori sono iniziati nel 1955 allo scopo di fornire energia elettrica nella Vallata del Fiastrone. La sua superficie è di 2 km quadrati. Il lago è situato all’interno del parco nazionale dei Monti Sibillini ed è alimentato dalle acque del fiume Fiastrone e piccoli affluenti minori che creano angoli suggestivi. Il lago è molto famoso per eventi importanti come il «Triathlon dei Monti Sibillini» o numerose gare di pesca sportiva. Le sue acque sono particolarmente limpide e non inquinate. Le rive sul lato sinistro della diga sono molto ripide, mentre il lato destro è costeggiato da una pista ciclabile da cui si può facilmente accedere al lago.
SPECIALE MARCHE
A SPASSO NELLA NATURA
LUGLIO 2018
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IL TERREMOTO HA DANNEGGIATO DIVERSI RIFUGI MA IL LAVORO E LE IDEE HANNO TROVATO OTTIME RISPOSTE PER I TURISTI
Dormire all’ombra dei Sibillini: «Accordi con i privati e guide»
La mappa dei rifugi accessibili con il presidente dell’Ente Parco IL TETTO DELLA REGIONE I panorami splendidi dei Sibillini e in alto a sinistra il presidente dell’Ente Parco Oliviero Olivieri
QUELLO dei rifugi è un tasto dolente per il parco nazionale dei monti Sibillini, sia se si guarda a quelli di competenza dell’ente, sia se si estende l’analisi al Club Alpino Italiano e ai privati. Il sisma, d’altronde, si è fatto sentire forte e chiaro sui monti umbro-marchigiani e le uniche strutture in quota sono, appunto, i rifugi. Eppure a due anni di distanza dal sisma, con tutto il lavoro fatto da enti, popolazione e appassionati giorno e notte, l’accoglienza dei Sibillini ha ritrovato slancio e l’offerta turistica per questa estate 2018 è ricca e per ogni tipo di interesse, dalle famiglie agli sportivi. A fare il punto della situazione è Oliviero Olivieri, presidente dell’ente Parco: «I nostri rifugi sono sei, quattro dei quali inagibili. Si tratta di quelli situati a Campi, nel Comune di Norcia, Cupi, nel Comune di Visso, Colle Le Cese, nel Comune di Arquata e Colle, nel Comune di Montegallo. Purtroppo qui il terremoto è stato inesorabile. Hanno resistito, invece, quelli di Garulla, nel Comune di Amandola e di Tribbio, nel Comune di Fiastra. Stiamo lavorando all’allestimento di strutture provvisorie». GLI UNICI RIFUGI del Cai, a parte il ‘Paci’ che però non si trova nei Sibillini, sono lo Zilioli (del Cai Ascoli), sul Vettore, del tutto inagibile e quello di Castelluccio (Cai Umbria), totalmente distrutto. Tra le note positive c’è il Fargno (Bolognola, Macerata). Per le informazioni sui rifugi è
molto utile il portale ‘rifugideisibillini.it’ (telefono 330 280690): ci sono aggiornamenti e contatti. «Per ovviare alla mancanza di punti di appoggio per gli escursionisti – annuncia Olivieri – abbiamo preso accordi con i privati che si sono messi a disposizione: tutte le case disponibili sono elencate
sul sito sibillini.net». AD AVER accusato il sisma, in realtà, è anche la sede centrale dell’ente Parco a Visso: «Ora ci siamo spostati in una struttura provvisoria, praticamente due container – prosegue Olivieri –. Quella che sarà realizzata invece
avrà ben 750 metri quadri, per ospitare i 21 dipendenti, le 10 persone di supporto che il ministero ci ha inviato e i volontari, i tesisti e tutti coloro che vorranno collaborare con noi». «Ora però basta parlare di danni del sisma, parliamo di quanto di buono viene fatto e verrà fatto nei prossimi mesi
La segnaletica Otto volontari del CAI Toscana hanno completato la manutenzione di due itinerari che necessitavano di interventi (foto sopra)
La sicurezza L’idea è quella di introdurre l’obbligo di guide, in modo da vigilare sugli escursionisti e fare in modo che il parco sia rispettato
– va dritto al punto Olivieri –. Più dell’80% dei sentieri è percorribile, per il restante 20% stiamo trovando mano a mano la soluzione. Anche questa attività è consultabile sul sito: le carte vengono aggiornate costantemente. Un gruppo di operatori Cai della Toscana ha
appena completato la segnaletica con la rimozione degli ostacoli dai percorsi: laddove ci sono criticità noi proponiamo alternative». A proposito degli escursionisti per il futuro Olivieri ha in mente una soluzione, soprattutto per i siti più particolari come i percorsi che conducono al lago di Pilato: «L’idea, in accordo con i carabinieri forestali e con i sindaci, è quella di introdurre l’obbligo di guide, in modo da vigilare sugli escursionisti e fare in modo che il parco sia rispettato. A volte mi mandano foto di persone che si fanno il bagno al lago o che addirittura permettono ai cani di entrare. Questo non è tollerabile e non posso non valutare delle apposite misure». Gigi Mancini
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LUGLIO 2018
SPECIALE MARCHE
«Il turismo, assieme alla cultura e al territorio con le sue eccellenze ed i suoi prodotti, può diventare il secondo volano di sviluppo economico della regione. Abbiamo due esigenze prioritarie: in primo luogo fare davvero sistema investendo risorse su strutture, servizi e formazione del personale. In secondo luogo un forte e continuato investimento sul brand Marche».
QUALI SONO OBIETTIVI E PROGETTI DELLA REGIONE MARCHE PER QUANTO RIGUARDA ILTURISMO ITALIANO E STRANIERO? ECCO LA DOPPIA INTERVISTA A GOVERNATORE E ASSESSORE
«Investiamo sul brand Marche Così il turismo sta crescendo»
Intervista al governatore Luca Ceriscioli: «Ecco i nuovi progetti» plesso circa 100 milioni di euro. E poi wifi gratuito lungo tutti i 180 km della costa marchigiana, la nascita e il potenziamento dei Cammini Lauretani e Francescani, la costruzione di una articolata rete di ciclovie, interventi sulle strutture termali».
Quanto ha inciso la vicenda del sisma sulle policy regionali di settore?
«Abbiamo dovuto mettere in campo strumenti straordinari, una terapia d’urto che ha dato i suoi risultati. Abbiamo modificato radicalmente la programmazione di settore utilizzando anche risorse finanziarie aggiuntive europee e messo in campo delle campagne di promozione molto mirate che hanno avuto i loro effetti». I flussi turistici documentano una situazione di difficoltà con il turismo internazionale. Che fare?
«Stiamo lavorando per incrementare i flussi turistici sulla destinazione Marche. Sono state aperte nuove destinazioni turistiche dai
E sul fronte delle attività ed eventi culturali?
AL TIMONE Il governatore delle Marche Luca Ceriscioli
GLI OBIETTIVI «Aperte nuove destinazioni da Lettonia, Lituania e Ucraina Presto Georgia e Russia»
Paesi Baltici (Lettonia e Lituania) e dall’Ucraina. Presto si aggiungeranno anche la Georgia e la Russia. Come pure stiamo trattando con AirFrance l’apertura di un collegamento stabile con Pari-
«Siamo pronti con la riqualificazione delle strutture alberghiere, misura sulla quale la Regione investirà 30 milioni di euro. Un investimento mai visto prima d’ora, che dovrebbe muovere nel com-
gi. E’ uno sforzo che stiamo compiendo proprio per attrarre turisti dall’estero». Il sistema di accoglienza ha le sue problematiche però, non crede?
«Qui la parola d’ordine è qualità Un palcoscenico di eventi e mostre» L’assessore Pieroni traccia i prossimi appuntamenti in agenda ASSESSORE Pieroni, il migliore amico del turismo nelle Marche e il peggiore nemico?
«I migliori amici del turismo nelle Marche sono il nostro paesaggio e il nostro patrimonio culturale, e la nostra scelta per promuovere il territorio si basa proprio su questa certezza. Il nostro peggior nemico è stato il sisma, ma ci siamo immediatamente attrezzati per affrontare questa importante criticità. Abbiamo compreso che non si poteva mollare, né sul fronte del recupero del territorio e delle sue grandi potenzialità, né sul fronte della promozione».
Quali sono gli investimenti della Regione per sostenere e valorizzare il turismo in questa fase così importante e strategica per il territorio?
«La nostra parola d’ordine è: puntare sulla qualità. Stiamo già lavorando per i prossimi anni, per offrire strutture ricettive sempre più all’avanguardia, grazie a un bando attualmente in corso che mette a disposizione 8 milioni di euro come riserva aggiuntiva assegnata alle imprese dell’area sisma per migliorare l’accoglienza. Entro pochi
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FACCIA A FACCIA
REGIONE GOVERNATORE Luca Ceriscioli, quali sono gli obiettivi strategici del Governo regionale per lo sviluppo del settore turismo?
LUGLIO 2018
IN GIUNTA L’assessore al Turismo e alla Cultura della Regione Marche, Moreno Pieroni: «Noi, più forti del sisma»
mesi inoltre avremo il wifi gratuito su tutte le spiagge del litorale, da Gabicce a San Benedetto del Tronto e avviato una progettualità mirata alle aree interne e precisi progetti nell’area del cratere, che individuano proprio il turismo e la cultura come motori di sviluppo del territorio». Qual è il livello culturale del nostro turismo? Quali sono le iniziative più significative, d’arte e di cultura, che la Re-
gione organizza, coordina o promosso? Quali sono in programma?
«Tra 2018 e 2021 la Regione diventa un palcoscenico di mostre, eventi, spettacoli che celebrano i suoi figli più illustri: Rossini, Leopardi e Raffaello. Il 2018, in occasione del 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini, sarà l’anno clou delle Celebrazioni dei Centenari rossiniani nella sua Pesaro ‘Città della Musica’. Nel 2019 ricorre l’anni-
versario della composizione dell’Infinito, una delle liriche più celebri dei Canti di Giacomo Leopardi. Si tratta di un evento che si prospetta di risonanza mondiale, soprattutto dopo la crescente attenzione del mondo anglosassone nei confronti del poeta. Sarà pertanto un’imperdibile occasione per far conoscere a tutti i celebri luoghi leopardiani. Nel 2020, poi, cadrà il cinquecentesimo anniversario della morte di Raffaello Sanzio, uno dei più celebri pittori del Rinascimento italiano. Nel 2021 L’Italia celebrerà i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e stiamo lavorando in questa direzione poiché il grande poeta toscano in tanti passi della Commedia parla delle Marche e qui nel piccolo borgo di Castello della Pieve nel comune di Mercatello sul Metauro, fu decretato l’esilio dalla sua amata Firenze. Ma tra i tanti altri appuntamenti, stiamo anche lavorando per la valorizzazione di Senigallia come città della fotografia, Loreto città della fede, Castelfidardo città della fisamonica, Fabriano città creativa Unesco». m.g.f.
«Il recentissimo rapporto Symbola 2017 colloca le Marche al secondo posto nazionale tra le regioni italiane per la spesa in cultura con destinazione turistica, quindi il Festival RisorgiMarche, ideato e organizzato da Neri Marcorè, sostenendo una miriade di iniziative, da quelle di respiro internazionale come il Macerata Opera Festival dello Sferisterio, a Musicultura, alla Quintana di Ascoli Piceno. Ma la presenza della Regione Marche c’è stata anche in tantissime iniziative disseminate sul territorio, che hanno avuto nei borghi e nelle comunità locali, delle cornici straordinarie». Maria Gloria Frattagli
LA SCHEDA I figli più illustri Tra 2018 e 2021 la regione diventa un palcoscenico di mostre, eventi, spettacoli che celebrano i suoi figli più illustri: Rossini, Leopardi e Raffaello. Il 2018, in occasione del 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini, sarà l’anno clou delle Celebrazioni
Le città tematiche La Regione lavora anche per la valorizzazione di Senigallia come città della fotografia, Loreto città della fede, Castelfidardo città della fisamonica, Fabriano città creativa Unesco
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SPECIALE MARCHE
LUGLIO 2018
IL FESTIVAL «RISORGIMARCHE» La prima edizione ha fatto registrare 80mila presenze in tredici appuntamenti. Quest’anno si punta a fare meglio, visto che gli eventi saranno quattordici, uno in più
DOMENICA 1 LUGLIO
Piero Pelù Forca di Presta Arquata del Tronto
MARTEDÌ 3 LUGLIO
Angelo Branduardi
Piani di Crispiero - Monte d’Aria - Castelraimondo - Camerino - Serrapetrona
NATURA Il primo concerto della seconda edizione di «RisorgiMarche» che ha visto protagonista Piero Pelù
VENERDÌ 6 LUGLIO
Simone Cristicchi & Gnu Quartet La Roccaccia - San Lorenzo - San Severino Marche - Treia
SABATO 7 LUGLIO
Mario Biondi
TORNA per la seconda volta ‘RisorgiMarche’, il festival ideato e promosso da Neri Marcorè, da anni uno dei principali testimonial della nostra regione. Una manifestazione nata dalla volontà di dare un aiuto, ideale e concreto insieme, ai territori colpiti dal terremoto. La prima edizione ha fatto registrare 80mila presenze in tredici appuntamenti. Quest’anno si punta a fare meglio, visto che gli eventi saranno quattordici, uno in più. Dal 1 luglio al 2 agosto alcune delle più belle loca-
lità montane delle province di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno ospiteranno popolarissimi cantanti, non solo italiani, che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa: Piero Pelù, Angelo Branduardi, Simone Cristicchi, Gnu Quartet, Mario Biondi, Alex Britti, Clementino, Luca Carboni, Irene Grandi, Andrea Mirò, Paolo Belli & Big Band, Noa e Toquinho. Decine le istituzioni e i soggetti privati coinvolti, per una grande festa della musica e della solidarietà.
Pizzo Meta - Sarnano - Bolognola
LUNEDÌ 9 LUGLIO
Alex Britti
Monte Torrone - Ussita - Visso - Castelsantangelo sul Nera
Tra musica e solidarietà Ecco la rinascita dopo il terremoto
di RAIMONDO MONTESI
Le frasi di Marcorè Un festival diffuso nel territorio del sisma che fosse occasione di incontro e di confronto RisorgiMarche è un esempio di come la società civile può dare il suo contributo Il vero valore aggiunto sta nella cordialità e nell’accoglienza dei marchigiani
UN MESE di musica e solidarietà. Dopo il successo dello scorso anno, con oltre 80mila presenze, torna il festival ‘RisorgiMarche’, ideato e promosso da Neri Marcorè. Saranno quattordici gli appuntamenti che si succederanno tra il 1 luglio e il 2 agosto, tutti a ingresso gratuito.
I PROTAGONISTI? Tutti nomi amatissimi dal pubblico, subito pronti a dare la loro disponibilità per il grande evento: Piero Pelù, Angelo Branduardi, Simone Cristicchi con GnuQuartet, Mario Biondi, Alex Britti, Clementino, Luca Carboni, Irene Grandi, Andrea Mirò e Paolo Belli & Big. A loro si aggiungono due voci internazionali come la cantante israeliana Noa e Toquinho, uno dei simboli della musica brasiliana nel mondo. E poi c’è lo stesso Neri Marcorè, che chiuderà la manifestazione con un concerto assieme al Gnu Quartet. LA MANIFESTAZIONE avrà come scenari i parchi montani più suggestivi della regione, nelle
La seconda edizione tutta nei luoghi del sisma province di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno. L’obiettivo principale è quello di riportare il turismo nei territori colpiti dal sisma di due anni fa. Realizzata con il sostegno della Regione Marche, RisorgiMarche è una produzione TAM - Tutta un’Altra Musica di Giambattista Tofoni, direttore esecutivo del Festival. IL PROGRAMMA nasce da una lunga serie di sopralluoghi effettuati in tutta l’area del cratere, per individuare gli spazi più idonei allo svolgimento dei concerti. Location scelte attraverso i criteri di bellezza, sicurezza ed accessibilità.
A DARE il via al festival, domenica 1 luglio (ore 16.30) sarà Piero Pelù, chiamato a esibirsi a Forca di Presta, località che rappresenterà la vicina Arquata del Tronto, il paese simbolo del terremoto nelle Marche. Martedì 3 toccherà ad Angelo Branduardi. Il sito scelto è quello dei Piani di Crispiero (Monte d’Aria), tra Castelraimondo, Camerino e Serrapetrona. A seguire Simone Cristicchi e Gnu Quartet alla Roccaccia (San Lorenzo), tra San Severino e Treia (il 6) e Mario Biondi a Pizzo Meta, tra Sarnano e Bolognola (il 7). NELLA settimana successiva, lunedì 9 e sabato 14 toccherà rispet-
tivamente a Alex Britti (Monte Torrone) e Noa (Prati di Monte Vermenone), artista ben nota anche per il suo impegno ‘sociale’. Dopo Clementino (il 15 al Piano della Minutella) e Luca Carboni (il 17 al Poggio della Pagnotta), il festival andrà avanti il 23 con Irene Grandi, attesa ai Piani di Cagnano di Acquasanta Terme, altro nome diventato tristemente noto in tutta Italia per gli enormi danni subiti dal sisma. POI sui palcoscenici en plein air saliranno Andrea Mirò, il 27 a Monte La Torre di Quinzano, e Paolo Belli & Big band, il 28 ai Campi di Vetice, nei pressi di
SPECIALE MARCHE
LUGLIO 2018
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IN TEMPO REALE
SABATO 14 LUGLIO
Noa
DOMENICA 15 LUGLIO
Clementino
LUNEDÌ 23 LUGLIO
Irene Grandi
Piani di Cagnano - Acquasanta Terme
VENERDÌ 27 LUGLIO
Andrea Mirò
Monte La Torre - Quinzano Force
MARTEDÌ 31 LUGLIO
Festa a sorpresa
MARTEDÌ 17 LUGLIO
Luca Carboni
Piano della Minutella - Monte Corneto - Monte Scalette Serravalle di Chienti
Prati di Monte Vermenone Fiuminata - Sefro
Toquinho
Pian della Cuna di Fematre Visso Pievetorina Montecavallo
Casalicchio Amandola
LA MAPPA
Poggio della Pagnotta Chiesa Santa Maria Maddalena Valfornace Caldarola
SABATO 28 LUGLIO
Paolo Belli & Big Band
Campi di Vetice Montefortino
MERCOLEDÌ 1 AGOSTO
Marchigiano anche l’ideatore della rassegna
GIOVEDÌ 2 AGOSTO
Neri Marcorè e Gnu Quartet
San Giacomo Monte Piselli e Montagna dei Fiori Ascoli Piceno
Inizio concerti ore 16,30 Ingresso libero
Istruzioni
Ingresso gratuito Tutti i concerti sono a ingresso gratuito e avranno inizio alle ore 16.30. Tutti i luoghi sono raggiungibili dopo aver percorso a piedi o in bici da 3 a 6 km. Verificare sempre sui social e sul sito www.risorgimarche.it
Anche le visite Il modo ideale di partecipare è partire al mattino per recarsi nei pressi delle zone indicate, visitare i borghi, gustare a acquistare i prodotti locali, per poi spostarsi nella zona dei parcheggi segnalati Montefortino. Il 31 Casalicchio di Amandola ospiterà una festa a sorpresa. Imperdibili i due eventi finali di agosto: mercoledì 1 Toquinho sarà al Pian della Cuna di Fematre, tra Visso e Pievetorina; giovedì 2 Neri Marcorè e lo Gnu Quartet chiuderanno il festival a San Giacomo, tra gli ascolani Monte Piselli e Montagna dei Fiori.
TUTTA la regione, e non solo, è pronta a vivere emozioni intense: per la qualità degli artisti coinvolti, per la bellezza dei luoghi, e soprattutto per la consapevolezza di poter dare un aiuto a chi sta ancora subendo le conseguenze della catastrofe. Un segno di speranza e di rinascita che viene dagli splendidi monti marchigiani. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il programma e le modalità di accesso possono variare: verificare sempre sui social e sul sito all’indirizzo www.risorgimarche.it
L’abbigliamento Si consiglia un abbigliamento adeguato per una passeggiata in montagna: scarpe comode, abbigliamento da trekking, copricapo. E ancora: zaino con acqua a sufficienza, cibo, occhiali da sole, una torcia.
Il festival ‘RisorgiMarche’ è ideato e promosso dall’attore marchigiano Neri Marcorè. Saranno quattordici gli appuntamenti che si succederanno tra il 1 luglio e il 2 agosto, tutti a ingresso gratuito. Nella prima edizione ci furono 80mila presenze
L’INTERVISTA A NERI MARCORE’
«Raffica di concerti per non dimenticare e dare un vero aiuto» MARCORÈ, torniamo un attimo allo scorso anno: perché ‘RisorgiMarche’?
«Tutto nasce da un’idea che si è poi sviluppata in un progetto articolato, quello di un festival diffuso nel territorio interessato dal sisma che fosse al contempo occasione di incontro e di confronto tra tante persone provenienti da tutta Italia, opportunità di rilancio turistico, necessità di tenere accesi i riflettori su zone a rischio di oblio da parte dei media e dell’opinione pubblica, volontà di ribadire la bellezza della mia regione e la sua inalterata capacità di accoglienza, desiderio di essere vicini anche fisicamente alle comunità colpite dal terremoto».
Un grande impegno organizzativo.
«E’ stato necessario coinvolgere e armonizzare tanti elementi diversi, ma la bontà della direzione da seguire e la comprensione della filosofia del festival hanno portato a risultati sorprendenti, gli stessi che ci hanno indotti ad impegnarci da subito per questa seconda edizione, per non interrompere un cammino. RisorgiMarche non pretende di essere la soluzione ai problemi reali della gente, ma è una base sulla quale potranno essere innesta-
te altre iniziative virtuose, un esempio di come la società civile può dare il suo contributo». Cosa pensa abbiano di ‘speciale’ le Marche che le distingue da altre regioni?
«Le Marche racchiudono tanti scenari diversi a distanze ravvicinate: si può passare dal mare all’alta montagna in un’ora di tempo, attraversando le dolci colline, borghi deliziosi, ampi spazi di natura rigogliosa poco antropizzata. Si possono scegliere luoghi molto vivaci o quelli più silenziosi e appartati, sono adatte alla pratica di qualsiasi sport, si prestano a lunghe camminate nel silenzio e nella bellezza del paesaggio, davvero spettacolare e vario. La qualità dell’offerta enogastronomica è altissima, parecchi gli appuntamenti culturali, le sagre, le rievocazioni storiche. Ma il vero valore aggiunto sta nella cordialità e nell’accoglienza dei marchigiani».
Quali sono i suoi luoghi del cuore, quelli che più consiglierebbe?
«Sono nato e cresciuto a Porto Sant’Elpidio, quindi è normale che sia legato di più ai luoghi del mio circondario, tra le province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. Ma le Marche sono oggettivamente belle tutte». Raimondo Montesi
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LUGLIO 2018
SPECIALE MARCHE
LE CITTA’ D’ARTE
UN BRAND DA CUSTODIRE
ANTIQUARIATO
L’OLIVA ALL’ASCOLANA, FAMOSA IN TUTTO IL MONDO VA PROTETTA E CONOSCIUTA
OGNI TERZA DOMENICA DEL MESE OGGETTI, MOBILI E VERI AFFARI PER LE STRADE
Un gioiello di travertino e magia Ascoli vi lascerà a bocca aperta
Palazzi duecenteschi e ponti romani: capolavori a ogni angolo SPLENDIDO capoluogo di provincia, il cui centro storico, costruito quasi interamente in travertino, è tra i più ammirati d’Italia, in virtù della sua ricchezza artistica e architettonica. La città delle cento torri, per le diverse torri gentilizie e campanarie, lascia i visitatori a bocca aperta. In piazza del Popolo, si trovano edifici importanti fra cui il Palazzo dei Capitani del Popolo, di origine duecentesca e oggi sede del Comune, lo storico Caffè Meletti, frequentato in passato anche da Sartre, San Francesco e la Loggia dei Mercanti, elegante costruzione del 1513. Spostandosi di pochi passi c’è piazza Arringo, la più antica di Ascoli, dove sorgono il medioevale Battistero di San Giovanni, la Cattedrale di Sant’Emidio, che racchiude al suo interno la cripta dedicata al santo patrono e il grande polittico di Sant’Emidio di Carlo Crivelli, firmato e datato 1473; e ancora il Palazzo Vescovile, il Palazzo dell’Arengo, sede della Pinacoteca Civica e di alcuni uffici comunali. Sul lato opposto della piazza si riconosce la seicentesca facciata di Palazzo Panichi, sede del Museo Archeologico Statale. Ma per godere l’arte ad Ascoli basta passeggiare perché dovunque, tra gli edifici di travertino, si trovano inestimabili testimonianze del passato, come alcune rovine di epoca romana, fra cui spicca il ponte di Solestà. Lasciando il centro c’è la Rocca
FAMOSA Il centro storico di Ascoli spesso usato come set e sotto chef Rubio in piazza del Popolo in estasi di fronte a un’oliva all’ascolana
Mozzafiato Il centro storico, costruito quasi interamente in travertino, è tra i più ammirati d’Italia, in virtù della sua ricchezza artistica e architettonica. Diverse le torri gentilizie e campanarie e le testimonianze di epoca romana che spuntano in ogni angolo della città
Godersi la vita
di Castel Trosino, antichissimo insediamento longobardo a strapiombo sul torrente Castellano. E se tutto questo non bastasse, in venti minuti di auto si raggiunge il mare: da San Benedetto del
Tronto a Cupramarittima e Grottammare, entrambe Bandiera Blu e dotate di un bellissimo borgo storico sul mare. A Cupramarittima, c’è il Museo Malacologico Piceno, uno dei più importanti musei di conchiglie al mondo. Se invece si preferisce la montagna, a pochi chilometri c’è il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, con il centro termale di Acquasanta Terme, di origine romana ed oggi rinomato complesso per cure termali, da maggio fino ad ottobre. INFO: www.comune.acquasantaterme.ap.it www.turismo.marche.it
LE MANIFESTAZIONI DAL PALATO ALLA COMICITA’, EVENTI PER TUTTI I GUSTI
Olive ripiene e fritto all’ascolana E il Carnevale da vivere in strada SE L’ARTE e la bellezza di Ascoli soddisfano il cuore, il palato sarà letteralmente travolto dall’offerta culinaria Picena. Famose in tutto il mondo sono le olive all’ascolana, ma consigliamo caldamente anche un altro piatto tipico, ovvero il fritto all’ascolana. Le olive verdi tenere, dopo essere state denocciolate e riempite con un morbido composto a base di carne mista, vengono impanate e fritte. Il fritto all’ascolana è invece una pietanza che si compone di costolette di agnello, carciofi, olive ascolane e crema fritta (cremini). Altro sapore tipico della città è quello dell’anisetta, un liquore a base di anice verde. La zona
LA SCHEDA
dell’ascolano è nota anche per la produzione del Rosso Piceno Superiore, del Falerio e del vino cotto, ottenuto dalla concentrazione del mosto mediante cottura. Proprio ai piaceri della tavola sono dedicate due manifestazioni che richiamano pubblico da tutta Italia: Fritto Misto, tra aprile e maggio, e l’Ascoliva Festival: l’oliva ripiena ascolana, conosciuta in tutto il mondo, rappresenta una ricchezza inestimabile da difendere e tutelare dalle contraffazioni che ne snaturano il sapore, la qualità e la storia. Quest’anno dal 9 al 19 agosto. Sempre ad agosto si tiene la celebre Quintana (vedere pagina 21) e il Mercatino dell’Anti-
quariato: ogni terza domenica del mese è possibile fare veri affari con mobili, oggettistica e memorabilia sparsi per il centro. MA ASCOLI è anche famosa per il Carnevale: vera festa di popolo, non esiste ascolano che non si mascheri in occasione delle feste che durano diversi giorni e che si svolgono in massima parte in piazza. Enormi lampadari illuminano piazza del Popolo come un grande salone delle feste e le macchiette itineranti raccontano i grandi fatti dell’anno, passando dalla politica alla cronaca, rigorosamente in dialetto, senza risparmiare nessuno. ele. gr.
IL NUMERO
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Le torri in città Ascoli è anche chiamata la città delle cento torri per le numerose torri gentilizie e campanarie che svettano in moltissimi angoli del centro e non solo
Il Caffè Meletti in piazza del Popolo è stato frequentato dai grandi del passato e sempre in pieno centro ogni Carnevale antichi lampadari trasformano la piazza in una grande festa in maschera alla quale ognuno è invitato. La bellezza, il cibo, il vino: Ascoli sa godersi la vita
SPECIALE MARCHE
BORGHI DI QUALITA’
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INCASTONATI IN COLLINA, DA GUSTARE CON I CINQUE SENSI DA GROTTAMMARE A OFFIDA, PASSANDO PER ACQUAVIVA PICENA, RIPATRANSONE E MONTEFIORE DELL’ASO: ECCO ALCUNE DELLE NOSTRE BANDIERE ARANCIONI E BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA WWW.TURISMO.MARCHE.IT
La perla dell’Adriatico che strega i cuori
Grottammare, luogo magico adagiato sulla collina profumato di aranci e oleandri SE la chiamano perla dell’Adriatico una ragione ci sarà: Grottammare, sulla Riviera delle Palme, è celebrata da più di tre secoli per la bellezza del paesaggio, per le suggestive atmosfere di pace e di serenità, per le ricche memorie storiche e culturali che custodisce gelosamente: tutto questo è valso a Grottammare importanti riconoscimenti, tra i quali spiccano la Bandiera Blu d’Europa. C’è la spiaggia di cinque chilometri, costeggiata da un lungomare di palme, aranci ed oleandri, da percorrere in bici. Poi c’è piazza Kursaal, cuore ideale della marina, lastricata in travertino. La marina è dominata dal Vecchio Incasato aggrappato alla collina, negli ultimi anni è stato oggetto di un meticoloso restauro. In piazza Peretti, il cuore segreto del borgo che si apre su uno splendido loggiato panoramico, è possibile ammirare, inoltre, il Teatro
dell’Arancio e la Chiesa di San Giovanni Battista, sede del Museo Sistino. E dal 2004, il Torrione della Battaglia, una fortificazione che risale al XVI secolo, custodisce un museo che conserva una prestigiosa collezione di opere dello sculture grottammarese Pericle Fazzini, autore della celebre Resurrezione nella Sala Nervi in Vaticano. Grottammare è animata da un’intensa vita culturale. Su corso Mazzini ci sono mercatini, artisti di strada e cantastorie, mentre la musica è protagonista in piazza Fazzini. Si può anche divertirsi con il grande Cabaret al Parco delle Rimembranze. Chi ama, invece, le atmosfere più romantiche e la quiete, può riscoprire la musica classica e la poesia nell’affascinante scenario del borgo medievale. E poi il cinema, l’arte, il teatro: da segnalare Cabaret amoremio, Festival Internazionale dell’Umorismo, al Festival Liszt.
BORGO PIU’ BELLO D’ITALIA SORGE TRA LE VALLI DEL FIUME ASO E DEL TORRENTE MENOCCHIA
A Montefiore dell’Aso, tra capolavori artistici e silenzio MONTEFIORE dell’Aso (Borgo più bello d’Italia) si trova tra le valli del fiume Aso e del torrente Menocchia. Il centro storico è ben conservato: sono rimasti notevoli tratti di cinta muraria muniti di porte e sei torrioni risalenti ai secoli XV e XVI. Dal Belvedere De Carolis si entra nel centro storico e si giunge in piazza della Repubblica, dominata dalla Collegiata di Santa Lucia, rifatta in stile neoclassico. Nel piazzale San Francesco c’è la chiesa costruita tra il 1247 e il 1303, e l’annesso convento, all’interno del quale è stato inaugurato nel 2006 il nuovo Polo museale di San France-
sco. Nel complesso conventuale gli spazi francescani sono stati riallestiti ed ora ospitano la Sala Carlo Crivelli, che custodisce il preziosissimo Polittico di Carlo Crivelli, il Centro di documentazione scenografica Giancarlo Basili, il Museo Adolfo de Carolis, il Museo della civiltà contadina, la Collezione Domenico Cantatore. Nel borgo si trovano anche numerosi edifici sei-settecenteschi; poco fuori del centro sorge la chiesa di San Filippo Neri. Vicino alla chiesa di San Filippo si trova la chiesa del Corpus Domini con l’annesso monastero. Da ricordare, inoltre, tre chiese extraurbane
comprese nel territorio di Montefiore dell’Aso: lungo la strada provinciale che conduce a Carassai, la deliziosa chiesetta campestre di Santa Maria delle Grazie e la chiesa Santa Maria della Fede; lungo la via che conduce a Campofilone sorge la chiesa di San Giovanni Battista. Tra gli eventi che hanno luogo a Montefiore dell’Aso nel corso dell’anno ricordiamo, oltre al Carnevale, le Sinfonie di cinema, rassegna cinematografica accompagnata da concerti dal vivo, a luglio, il Palio delle Botti ad agosto e la rassegna Polifonica Internazionale, che ospita cori nazionali e internazionali, in autunno.
Panorama mozzafiato e Rocca Dolci emozioni ad Acquaviva
Rilassarsi al belvedere del Piceno tra viuzze, buon cibo e buon vino
ACQUAVIVA Picena, (Bandiera Arancione), sorge su una collina dalla quale è possibile ammirare uno stupendo panorama fino al Gran Sasso e la Maiella. Il borgo è caratterizzato dalla Rocca, capolavoro di architettura militare rinascimentale, la cui prima costruzione risale al XIV secolo da parte dei nobili della famiglia Acquaviva. Ai piedi della rocca si apre la piazza del Forte, che fornisce ad essa una platea scenografica, con basse case disposte a semicerchio. Sul pittoresco Vicolo del Trabucco anticamente erano depositate delle macchine belliche simili alle catapulte. Piazza San Nicolò è il baricentro del borgo antico, disposta in forma allungata fra due opposti colli. Attività tradizionale
ALTA sul colle tra le valli del torrente Menocchia e del fiume Tesino, Ripatransone sorge in una posizione panoramica tanto bella da meritarsi il titolo di belvedere del Piceno. Aderisce all’Associazione Nazionale Città dell’Olio e Città del miele e vanta la Bandiera Arancione. L’attrazione più nota è il Vicolo più stretto d’Italia, così piccolino da non avere nemmeno un nome: è largo solo 43 centimetri! Costruita e più volte rinforzata tra il XII e il XVI secolo, la cortina muraria di Ripatransone è una delle più ricche e articolate delle Marche. La lunghezza del suo perimetro è di 2.418 metri e include il complesso delle Fonti, Porta Cuprense, Porta San Domenico, Porta
del borgo è la produzione di cesti di paglia, con un metodo tramandato di generazione in generazione: al Museo della Pajarola cesti, utensili e bamboline. Non lasciate Acquaviva senza aver assaggiato il frustingo, dolce di frutta secca e fichi, e un buon bicchiere di vino. D’estate c’è Sponsalia, la rievocazione del matrimonio tra Forasteria d’Acquaviva e Rainaldo di Brunforte (1234). Foto I. Maria Coccia
d’Agello, Porta di Monte Antico, Torrioni con merlatura ghibellina. Il centro storico vanta edifici di epoca medievale, rinascimentale e barocca. Da non perdere il Palazzo Comunale, costruito nel XIII secolo e la quattrocentesca Loggia degli Anziani, con due affreschi di Giacomo da Campli. Da gustare è il ciavarro, zuppa di legumi e cereali con condimento piccante.
OFFIDA
Vitigni pregiati e antichi merletti Una passeggiata nella tradizione
OFFIDA, borgo antico racchiuso dalle mure castellane del XV sec, è inserito tra I borghi più belli d’Italia. Posto su uno sperone roccioso, tra le valli del Tesino e del Tronto, è noto per la laboriosa e paziente arte del delicato merletto al tombolo, tradizione antica, a cui è dedicato un museo. La lavorazione del merletto a tombolo è tuttora molto diffusa: non è raro infatti, passeggiando nel centro storico, scorgere nella penombra signore intente al lavoro con i piccoli fuselli di legno. Il cuore del borgo è piazza del Popolo, dall’insolita forma triangolare: dal porticato del municipio si accede allo splendido Teatro del Serpente Aureo, costruito nell’800, ricco di stucchi e intagli dorati. L’edificio di culto più importante è posto al margine dell’abitato, su una rupe dalle pareti scoscese: si tratta della chiesa di Santa Maria della Rocca, imponente architettura romanico-gotica in cotto, costruita nel 1330 su una preesistente chiesetta longobarda; al suo interno si ammirano i bellissimi affreschi del Maestro di Offida del XIV secolo. L’ex monastero di San Francesco, nel centro storico di Offida, ospita l’enoteca regionale che offre una panoramica completa della produzione enologica del piceno e delle Marche. Tra gli eventi più significativi che hanno luogo a Offida nel corso dell’anno ricordiamo il Carnevale storico di Offida, con il famoso Bove finto, l’Offida Opera Festival e Di Vino in Vino. Del resto tra le eccellenze enogastronomiche locali ci sono i vini Terre di Offida DOC e Offida DOCG, ma anche il chichì ripieno (una focaccia con tonno, alici, capperi e peperoni), a cui è dedicata una sagra,e i funghetti (dolcetti a base di anice). Foto di Ignacio Maria Coccia
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SPECIALE MARCHE
SAN BENEDETTO DEL TRONTO
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TRADIZIONE POPOLARE SEMPRE DI MODA SAN BENEDETTO RIESCE A CONIUGARE LA CULTURA MARINARA E POPOLARE ALL’ARTE CONTEMPORANEA E AI TANTI LOCALI NOTTURNI PER PUBBLICI DIVERSI
IL MERCATO
IL MONUMENTO
Pesce e destino
Questo è il motto
Tra i maggiori mercati ittici d’Italia, fu nel lontano 1886 che il Comune di San Benedetto costruì il primo Mercato all’Ingrosso
Lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare: questo il motto di Ugo Nespolo. Il monumento è meta obbligata in città
Tra i pescatori e le palme il mare è protagonista Un lungomare e un porto famosi in tutta Italia LA MOSTRA
Abbronzatissima La tintarella diventa storia MOSTRA Abbronzatissima, glamour e arte all’ombra delle palme. Alla Palazzina Azzurra fino al 16 settembre l’esposizione patrocinata dal Mib. Il tema, ovvero quello della pelle dorata dal sole, diventa un grande stereoscopio view – master multicolor indispensabile per viaggiare indietro e avanti nel tempo con flashback in bianco e nero pronti a passare il testimone giocoso ai neon ed ai colori fluo degli anni della trasgressione in un unico e vivace racconto a più voci traboccante di memorabilia in cui ognuno ha la possibilità di rileggere un po’ del proprio passato, riconoscere tratti del proprio presente e catturare qualche frammento del tempo che sarà. A partire dagli anni ’30 sino al suo ritorno allo splendore negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, il progressivo cambiamento dei luoghi di villeggiatura e della società. Una mostra che racconta la storia e i costumi della seconda metà del secolo scorso, con incursioni contemporanee che strizzano l’occhio al passato: un amarcord che permette al visitatore di ripercorrere alcune icone dell’immaginario collettivo in una delle località balneari più rinomate della riviera adriatica, ora come allora.
UN’OASI di verde con migliaia di palme, un mare Bandiera Blu, un’accoglienza turistica di primo livello, ottima cucina e clima da sogno, intrattenimento per bambini e vita notturna, sport e cultura. Tutto questo e molto altro è San Benedetto del Tronto. Orgoglio della città è il lungomare, considerato una delle più belle passeggiate d’Italia. Realizzato negli anni ’30 del secolo scorso, è uno dei più sontuosi della penisola con i suoi cinque chilometri di lunghezza ricchi di spazi verdi, pinete, impianti sportivi e soprattutto di tante palme di ogni specie. Nei decenni la città si è arricchita in ogni angolo delle scenografiche piante e oggi si stima che a San Benedetto
ci siano circa 10mila palme, di cui 7mila su suolo pubblico. Sul nuovo lungomare sud si trovano tesori naturali, nell’estremità nord invece, quella più storica e adiacente al centro, è stato realizzato nel 2017 uno splendido giardino che si affaccia direttamente sul mare, dominato dalla Statua del Pescatore, uno dei simboli della città po-
sto all’ingresso dell’area portuale. Il porto tra i più importanti d’Italia per flottiglia e quantità del pescato, ospita anche un’ampia darsena turistica capace di accogliere centinaia di imbarcazioni da diporto. Si tenga presente che San Benedetto è il secondo porto italiano, dietro Mazara del Vallo, per quantità di pesce pescato e numero di pescherecci ed è uno dei maggiori mercati ittici d’Italia. Risale al 1886: nel 1936 fu invece realizzato il mercato attuale, con stile architettonico decisamente pompeiano. Distrutto dalla guerra, fu ricostruito con lo stesso stile e con contributo regionali e Ue è stato completamente ristrutturato.
MONUMENTI IMPONENTI DAL CASTELLO AL GABBIANO
Antiche torri e arte contemporanea La cultura abbraccia le banchine NEL luogo più alto della città, sul Colle, cuore del vecchio centro paesano, sorge il Castello, mentre nel piazzale Giuseppe Sacconi spicca alta la Torre dei Gualtieri, antica postazione di comando del XII - XIII sec., chiamato dai locali Torrione. Ma la modernità è protagonista a San Benedetto: dal viale Buozzi, alla scenografica Rotonda Giorgini, con al centro la monumentale fontana di giochi di luce ed acqua. E ancora, la Palazzina Azzurra, simbolo del turismo locale, del 1934, in pieno stile liberty. Infine, il Museo del Mare, di cui quattro sezioni
SCULTURA VIVA Sugli scogli artisti di tutto il mondo realizzano ogni anno le proprie opere sono ospitate in area portuale. All’affascinante scoperta della vita degli animali nel mondo delle acque è dedicato il Museo ittico Capriotti, fino al Museo della Civiltà Marinara e al MAM - Museo d’Arte sul Mare: sul molo sud: opere scultoree e pittoriche, realizzate direttamente sui massi frangiflutto da artisti provenienti da ogni
parte del mondo durante le edizioni del Simposio internazionale Scultura e Pittura Viva, sono presenti lungo il suo percorso, altre sculture di importanti artisti contemporanei tra cui spiccano l’imponente monumento al gabbiano Jonathan Livingston di Mario Lupo, e la Vela di Genti Tavanxhiu. Proprio sul fronte opposto, si trova il primo monumento d’arte contemporanea apparso in città: ‘Lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare’, di Ugo Nespolo, un’opera in acciaio colorato alta oltre sette metri, ispirata dai profondi versi Dino Campana.
TEMPO LIBERO
La ciclabile, la Sentina e il brodetto CHI vuole praticare sport qui non ha che l’imbarazzo della scelta, tra tennis, pattinaggio, calcio, atletica, nuoto. Per spostarsi in bicicletta ci sono ben 15 chilometri di piste ciclabili, la più suggestiva delle quali è quella lungo tutto il lungomare, contornata da palme, oleandri e tamerici da Cupramarittima a San Benedetto del Tronto. A sud si sviluppa la Riserva Sentina oasi di eccezionale rilevanza naturalistica, uno dei pochissimi punti di sosta per i migratori tra il Gargano e le zone umide emiliane. Infine come non citare i piaceri della tavola. Ricette a base di pesce fresco dell’Adriatico tra cui la frittura di paranza e il tradizionale brodetto sambenedettese, piatto rinomato in tutta Italia. Le prime ricette codificate si trovano in libri di cucina della seconda metà dell’800, scritti da cuochi professionisti. Gli ingredienti sono: pomodoro verde, aceto bianco, cipolla, acqua, peperone a corno rosso e giallo, seppia e polpo, coda di rospo, vocca in capo, mazzolina, scorfano, rana pescatrice, triglie, palombo a fette, gattuccio razza occhiata, merluzzo o busbana. L’originalità sta proprio nell’uso dell’aceto, dei peperoni e dei pomodori verdi.
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SPECIALE MARCHE
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CULTURA
‘MOSTRARE LE MARCHE’, ECCO I BIGLIETTI RIDOTTI “MOSTRARE LE MARCHE”, VERO E PROPRIO TOUR ALLA RICERCA DELLA BELLEZZA. ASCOLI, FERMO E MATELICA OSPITANO TRE GRANDI MOSTRE: SUL SITO WWW.TURISMO.MARCHE.IT IL COUPON PER IL BIGLIETTO RIDOTTO DALLA PAGINA EVENTI.TURISMO.MARCHE.IT
Cola dell’Amatrice, ecco il pittore eccentrico tra Pinturicchio e Raffaello Un itinerario ideale nei luoghi gioiello di Ascoli
FERMO TRADIZIONE ED AVANGUARDIE
A PIÙ di venticinque anni di distanza dalla grande esposizione del 1991 dedicata all’artista laziale dalla città di Ascoli Piceno, la mostra ‘Cola dell’Amatrice Pittore eccentrico tra Pinturicchio e Raffaello’ intende mettere a fuoco gli anni formativi del Filotesio, ripercorrendo un itinerario che si snoda lungo il tracciato della Salaria, tra la città natale del pittore, Farfa e Subiaco, dove Cola ebbe modo di conoscere le opere dei più importanti maestri attivi fra Lazio e Umbria sul finire del XV secolo. DALLA PINACOTECA Civica, che già ospita alcune delle opere più rappresentative di Cola dell’Amatrice, il percorso espositivo si allarga ad altri luoghi della città di Ascoli Piceno legati alla presenza del pittore di Amatrice: l’antico capitolo del complesso monumentale di San Francesco, dove da poco sono stati ricollocati gli affreschi vetero testamentari che erano stati strappati a metà degli anni Cinquanta del Novecento, ospita la sezione dedicata alla grafica, mentre nel refettorio del convento dell’Annunziata, oggi sede della Facoltà di Scienze dell’Architettura dell’Università degli Studi di Camerino, è possibile ammirare l’affresco di Cola raffigurante la ‘Salita al calvario’. Grazie ad un accordo con l’Anci, la mostra è anche l’occasione per procedere al restauro di alcuni dipinti su tavola ed affreschi di Cola dell’Amatrice danneggiati dal sisma. LA MOSTRA intende anche mettere in evidenza l’attenzione di Cola per l’ambìto della scultu-
Le emozioni del Quattrocento, da Nicola di Ulisse a Crivelli
ra, in particolare per l’attività di Saturnino Gatti e degli altri maestri abruzzesi, le cui opere in terracotta policroma dialogheranno con i dipinti del Filotesio. IL CICLO di eventi Mostrare le Marche, il progetto Biennale della Regione, che ha preso il via con la mostra di Loreto, nasce con l’intento di valorizzare nel biennio 2017-2018 il patrimonio culturale delle aree colpite dal sisma, attraverso la promozione di attività espositive realizzate utilizzando le opere d’arte provenienti dai musei e dalle collezioni pubbliche ed
ecclesiastiche interessate dall’ultimo terremoto, e messe in sicurezza presso i depositi attrezzati del MIBACT. I luoghi da non perdere sono dunque la Pinacoteca Civica e la Sala Cola dell’Amatrice presso il complesso monumentale della Chiesa di San Francesco. Fino al 15 luglio. Su www.turismo.marche.it da è possibile scaricare il coupon per il biglietto ridotto dalla pagina eventi.turismo.marche.it INFO: Musei Civici Tel. e Fax (+39) 0736 298232 - www.comuneap.gov.it e musei.civici@comune.ascolipiceno.it
ANCHE la mostra ‘Il Quattrocento a Fermo’, inaugurata lo scorso 20 aprile e aperta al pubblico il giorno seguente presso la Chiesa San Filippo, fa parte del progetto regionale ‘Mostrare le Marche’. L’evento espositivo costituisce nella sua ricchezza e articolazione uno strumento di narrazione efficace di un momento artistico interessante per la storia del territorio e della città di Fermo e, contemporaneamente, un ulteriore motivo di attrazione turistica a livello nazionale. La città di Fermo, orgogliosa nei tempi antichi della sua posizione preminente in territorio Piceno, capoluogo di una circoscrizione ecclesiastica vastissima, ebbe nel Quattrocento un rilievo assai originale nelle vicende dell’arte marchigiana, non ancora riproposto alla ribalta che gli compete. INTANTO l’importanza della Diocesi, la più vasta delle Marche e fra le più grandi d’Italia, con una presenza massiccia di chiese e conventi, quasi tutti di fondazione medievale, quindi i castelli, le cittadine minori, i borghi: ognuno issato sulle colline, fortificato ed orgoglioso dei suoi pregi e dei suoi monu-
menti architettonici. Un ricco territorio che, nonostante le faide e le guerricciole, o più imponenti campagne guerresche; le piccole signorie, i municipi o le comunanze; conobbe – soprattutto durante il Quattrocento – una molteplicità di episodi artistici ed una miriade di committenti che, desiderarono fortemente ed ottennero, oggetti pregevoli che hanno perpetuato la loro fama e soprattutto la loro memoria. LA MOSTRA affianca le opere certe di codesti autori, così da permettere di farsi un’idea per analogia di cosa poteva esser raffigurato nella stanza (o nelle stanze) del Girfalco. E’ solo l’abbrivio di una storia affascinante che si snoda poi, attraverso le opere d’arte (dipinti e miniature, sculture, oreficerie, ceramiche e tessuti) conservate ancora oggi nel territorio e rimpinguate da prestiti richiesti ad altre sedi, lungo tutto il secolo del Quattrocento. Fino al 2 settembre. INFO: Servizio Beni Culturali, Turismo, Sport - Comune di Fermo Tel: 0734 284452 Email: francesca.giagni@comune.fermo.it Web: http://www.comune.fermo.it
MATELICA RACCONTARE LA CIVILTA’ FIGURATIVA DOPO IL DISASTRO DEL TERREMOTO
Marche, Umbria e il Tramonto del Romanico IL TERREMOTO che ha devastato l’Italia centrale tra l’agosto e l’ottobre del 2016 ha messo in evidenza, oltre le tragedie umane, non solo la fragilità del diffuso patrimonio architettonico che alimentava ricchezza e bellezza delle regioni colpite, ma anche una varietà e una qualità delle testimonianze monumentali e figurative strettamente connesse alla distribuzione capillare di quel patrimonio e alla sua importanza storica. La ricostruzione morale, materiale, economica e sociale di
queste terre devastate deve essere nutrita necessariamente dalla cultura. Ma la mostra «Milleduecento. Civiltà figurativa tra Umbria e Marche al tramonto del Romantico» vuole essere anche un atto di storia dell’arte, che prova a spiegare perché intorno al 1200, tra Umbria e Marche, il linguaggio figurativo si trasforma così sensibilmente verso un naturalismo di grande potenza plastica; e perché l’arte guida, in questo tempo e in questi luoghi, sia la scultura in legno policromo, prota-
gonista che schiaccia una scultura monumentale pressoché inesistente, o comunque assai meno caratterizzata quanto a propositività. La civiltà di questi territori si racconta anche attraverso la qualità del suo patrimonio, soprattutto medievale, ed è per questo che abbiamo voluto chiarire il concetto fin dal titolo. Fino al 4 novembre. Info: 0737 781811 www.comune.matelica.mc.it/ Palazzo e Museo Piersanti Tel: 073784445 museopiersantimatelica@virgilio.it
CROCIFISSO Del 1170 ca, Cattedrale di Sant’Evasio Casale Monferrato
SPECIALE MARCHE
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L’IMBARAZZO DELLA SCELTA
LE RIEVOCAZIONI
DECINE DI EVENTI NELLE CINQUE PROVINCE, IMPOSSIBILE CITARLI TUTTI: EVENTI.TURISMO.MARCHE.IT
In breve L’Associazione
Dame, cavalieri e mangiafuoco La storia raccontata dai figuranti
Dalla Quintana di Ascoli all’Assunta di Fermo: un tuffo nel passato NON SOLO TORNEI Tutto come allora
COLORI La Quintana di Ascoli Piceno che incanta ogni anno migliaia di persone che arrivano per l’evento da tutta Italia e anche dall’estero
Con Castrum Sarnani, le piazze e i vicoli prendono vita grazie a spettacoli di danza e di mangiafuoco, combattimenti di scherma antica, trampoli e giocoleria.
Cenni precisi Quest’associazione ha riportato alla luce i passaggi più importanti della storia marchigiana, attraverso un lavoro sia di ricerca delle fonti storiche che di valorizzazione della memoria locale.
Gli spettacoli Lo spettacolo è divenuto così il veicolo privilegiato per promuovere – a livello turistico e culturale – le eccellenze della regione, oltre che far sì che i più giovani conoscano di più della propria storia.
ATMOSFERA Qui di fianco la Cavalcata dell’Assunta di Fermo, sotto il Torneo di San Clementino Torneo di Servigliano e la Festa del Duca di Urbino
NELLE MARCHE rievocazioni storiche, feste in costumi tipici e spettacoli di origini antiche sono il veicolo privilegiato per ricordare un passato fatto di dominazioni, guerre, grandi conquiste e importanti sovrani. Queste feste non sono frutto di invenzione, bensì si basano su vicende e fatti realmente accaduti. Nelle Marche opera l’Associazione Marchigiana delle Rievocazioni Storiche che aderisce alla Federazione Nazionale dei Giochi Storici ed a quella Europea, con cui si raccorda per la promozione delle iniziative più importanti. Quest’associazione ha riportato alla luce i passaggi più importanti della storia marchigiana, attraverso un lavoro sia di ricerca delle fonti storiche che di valorizzazione della memoria locale. Lo spettacolo è divenuto così il veicolo privilegiato per promuovere – a livello turistico e culturale – le eccellenze della regione. UN POSTO d’onore lo merita la Quintana di Ascoli Piceno, quest’anno sabato 14 luglio e domenica 5 agosto: ricalca il percorso rituale delle antiche celebrazioni cittadine scritte negli Statuti medioevali: giuramento, lettura del bando, la mostra del Palio e il corteo nel giorno di Sant’Anna, in coincidenza con l’apertura delle Feste Patronali. I tornei furono un prodotto del feudalesimo e della cavalleria, e si riallacciano, per ciò che riguarda il fine di esercitarsi nell’arte militare, ai giochi guerreschi propri di quasi tutti i popoli. Essi furono molto numerosi durante i secoli XII e XIII, in tutte le
L’Associazione Marchigiana delle Rievocazioni Storiche aderisce alla Federazione Nazionale dei Giochi Storici e a quella Europea, con cui si raccorda per la promozione delle iniziative più importanti.
EMOZIONE Qui sopra un momento della Quintana di Ascoli Piceno
città grandi e piccole. Naturalmente anche più dei tornei furono numerose le Giostre dal Sec. XIII in avanti, e tanto vivo e diffuso fu l’amore per tali feste, che se ne vollero correre dappertutto. Una festa per la città capace di accogliere ogni anno migliaia di visitatori da tutta Europa. Proseguendo verso
nord si arriva a Servigliano, in provincia di Fermo, con il Torneo Cavalleresco Castel Clementino, quest’anno dal 9 al 19 agosto. E’ la rievocazione storica dell’evento avvenuto nel 1450, quando l’Abate di Farfa cedette alla comunità di Servigliano la Piana di San Gualtiero. Se poi ci si sposta nel capoluogo di
provincia, Fermo, si può assistere alla cavalcata dell’Assunta. Si svolgerà dal 27 luglio al 15 agosto: la Cavalcata dell’Assunta era il Corteo processionale in cui i principali partecipanti sfilavano a cavallo, al lume di torce e di candele – veniva perciò anche chiamata Luminaria – la sera del 14 agosto, vigilia della festa; partiva dalla chiesa di Santa Lucia, nella parte occidentale della città, risaliva lungo il Corso, faceva sosta in piazza Grande, fino a giungere alla Cattedrale per offrire i tradizionali ceri e doni alla Patrona Celeste. Ma nelle Marche le rievocazioni storiche sono decine: dall’assedio al Castello di Gradara (PU), con 200 figuranti con cavalli e spettacolari fuochi d’artificio, quest’anno il 21 e 22 luglio, al tuffo nel Medioevo di Sarnano (Mc), con Castrum Sarnani, dal 16 al 18 agosto. Le piazze e i vicoli prendono vita grazie a spettacoli di danza e di mangiafuoco, combattimenti di scherma antica, animazione con trampoli e giocoleria. E ancora dalla Contesa del Pozzo della Polenta, a Corinaldo (An) dal 20 al 22 luglio, alla Festa del Duca di Urbino, dal 10 al 12 agosto, celebrata in onore del grande Federico da Montefeltro, che rese Urbino culla dell’arte nell’età rinascimentale, la cui atmosfera rivive in palazzi, vicoli e piazzette.
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SPECIALE MARCHE IL TEATRO DELL’AQUILA DI FERMO E’ UNO DEI PIU’ IMPONENTI TRA QUELLI DEL SETTECENTO NELLE MARCHE
IL TOUR
Tra arte ed enogastronomia Ecco la Marca Fermana
Da visitare la straordinaria mostra sul Quattrocento LA MARCA Fermana è un’antica suddivisione amministrativa dell’Italia centrale (X secolo circa), sottoposta alla giurisdizione della città di Fermo. Essa costituì il nucleo originario dell’odierna regione Marche. L’attuale «Marca Fermana», che coincide per lo più con la provincia di Fermo, è una zona di grande bellezza. Fermo è una splendida città il cui cuore è la rinascimentale Piazza del Popolo, già Piazza Grande, dove si trova il cinquecentesco Palazzo dei Priori, che ospita la Pinacoteca Civica (con importanti dipinti di scuola veneziana e marchigiana e la «Natività» del Rubens) e la Sala del Mappamondo (che prende il nome dal mappamondo disegnato dal cartografo Moroncelli di Fabriano nel 1713). Custodisce inoltre un preziosissimo teatro storico, il Teatro dell’Aquila, che si colloca tra i più imponenti teatri del Settecento delle Marche. Testimonianza della Fermo romana sono le cisterne romane, un’opera edilizia ipogea di età augustea della superficie di circa 2mila metri quadrati divise in 30 camere poste su 3 file parallele per accumulare acqua.
LE MERAVIGLIE In alto, il cinquecentesco Palazzo dei Priori che si trova in Piazza del Popolo. A destra, la cattedrale di santa Maria Assunta in Cielo. In basso, le cisterne romane divise in trenta camere poste su tre file parallele
FERMO è anche enograstronomia. I più noti prodotti tipici del fermano sono la caciotta, il ciauscolo e il vino cotto. Il frustingo è invece il dolce natalizio tipico di Fermo, con un impasto a base di fichi secchi, uva passa, mandorle, noci, vino cotto, aromatizzato con l’aggiunta di cacao, caffè, rhum, buccia grattugiata di arancio e limone, canditi e spezie come la cannella e la noce moscata. L’evento di maggior rilievo è la festività di Maria Assunta, che si celebra il 15 agosto. Nello stesso periodo si svolge il Palio dell’Assunta, un’antica manifestazione incentrata sull’omonima Cavalcata dell’Assunta. È considerato il Palio più antico d’Italia in quanto nato nel 1182 . A marzo inoltre si
ALLA SCOPERTA TANTI GRANDI ARTISTI SONO NATI O CRESCIUTI PROPRIO IN QUESTE TERRE
Pale e dipinti: da Crivelli a Licini e Fontana UNA visita a Fermo è anche l’occasione per andare alla scoperta delle opere dei grandi artisti che hanno segnato la storia della pittura italiana. La dolcezza del paesaggio con colline degradanti verso il mare e alle spalle montagne alte e rotonde fanno di questa zona uno scenario di grande armonia che ritroviamo molto spesso sul fondo di pale e dipinti di grandi pittori come Crivelli, Pagani, Licini e Fontana. I fratelli Carlo e Vittore Crivelli, originari della Dalmazia, raggiungono le Marche
verso la metà del ‘400, lasciando opere che ci permettono di scoprire il territorio tra il Medioevo ed il Rinascimento. Il Palazzo dei Priori di Fermo è l’attuale sede della pinacoteca comunale, attualmente chiusa per lavori. La storia delle modernizzazioni del palazzo avvenute nel corso dei secoli comincia nel 1296, quando il Comune decide di costruirvi il palazzo del Capitano del Popolo. Dal 1396, un secolo dopo, il palazzo ospiterà il Collegio dei Priori che esercitava già potere esecutivo dal 1297.
Altro pittore che ha operato nel territorio è Luigi Fontana. Pittore, scultore e architetto nasce a Monte San Pietrangeli e numerose sono le opere che possiamo ammirare nel suo paese natale, oltre che a Fermo, Montegiorgio e Grottazzolina. Monte Vidon Corrado è invece la patria di Osvaldo Licini la cui attività di portata internazionale si spinge fino a Parigi. E’ considerato uno dei maestri dell’astrattismo europeo. Da visitare anche la Casa Museo.
tiene il Festival Tipicità che celebra i sapori e le eccellenze enogastronomiche del Made in Marche (info: www.comune.fermo.it; www.turismo.marche.it). DA VISITARE poi la frazione Torre di Palme, un borgo medievale che, sorgendo su un punto elevato molto vicino al mare, gode di una notevole veduta panoramica sul litorale marino, in corrispondenza di Marina Palmense, che costituisce la sua spiaggia. Da segnalare il vicino stabilimento idropinico di Fonti di Palme, immerso nel verde di un parco, che utilizza l’acqua Palmense del Piceno, una mediominerale bicarbonato-alcalina, adatta per la cura delle malattie del ricambio. A pochi passi inizia la zona dello Shopping. Le Marche vantano nume-
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I PRODOTTI TIPICI
I più noti prodotti tipici del fermano sono la caciotta, il ciauscolo e il vino cotto. Il frustingo è invece il dolce natalizio tipico rose imprese nel settore calzaturiero, famose a livello internazionale. L’area dei comuni di Montegranaro, Monte S. Giusto, Civitanova Marche, Monte Urano, S. Elpidio a Mare, offre un’ampia gamma di outlet. E da quest’anno è possibile visitare l’entroterra partendo dalla costa. Ecco un servizio navetta #Marcainbus che raccoglie i villeggianti (martedì e giovedì di luglio e agosto), che hanno interesse a visitare l’entroterra con attrazioni storiche, culturali e paesaggistiche (info. 0734221621). Inoltre è in corso la mostra «Il Quattrocento a Fermo. Tradizione e avanguardie da Nicola di Ulisse a Carlo Crivelli» presso la chiesa di S. Filippo.
SPECIALE MARCHE
COSTA FERMANA
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BORGHI DA NON PERDERE
GRANDE ITALIANITA’
A DUE PASSI DAL MARE PICCOLI PAESI INCASTONATI IN COLLINA TUTTI DA SCOPRIRE
MARE E CULTURA, MA ANCHE QUEL MIX DI ACCOGLIENZA ED ENOGASTRONOMIA
«Accogliamo le famiglie a braccia aperte» Porto Sant’Elpidio al top: parla Daniele Gatti, direttore dell’Holiday Village BANDIERA BLU, storico borgo marinaro e da un po’ anche amore dei turisti dell’Est Europa. Porto Sant’Elpidio è la perfetta destinazione per le famiglie: offre una spiaggia di sabbia e ghiaia che corre per oltre sette chilometri, tra l’abitato e il mare. L’ampia pineta vicina al mare è costeggiata da una pista ciclabile. Tra le strutture ricettive si segnalano soprattutto i campeggi che sorgono lungo il litorale, vaste aree immerse nel verde perfettamente attrezzate, ambiente ideale per gli amanti delle vacanze all’aria aperta. Meritano una visita l’antica Torre dell’Orologio, simbolo della città e le nobili ville, come Villa Murri e Villa Barrucchello, che vengono utilizzate, soprattutto d’estate, per manifestazioni a carattere culturale. Dal 2017 ospita il Festival del Pesce Azzurro Anghiò. A pochi chilometri da Porto Sant’Elpidio sorge anche Pedaso, Bandiera Blu, deliziosa cittadina che certo merita una visita. Ma tornando a Porto Sant’Elpidio e alle strutture ricettive d’eccellenza, abbiamo intervistato Daniele Gatti, direttore del Family village.
AL TIMONE Qui sopra Daniele Gatti e a destra la sua brochure in cirillico Di fianco la spiaggia di Porto Sant’Elpidio Siete riusciti a «rubare» i turisti dell’Est al Mar Rosso: problemi legati al terrorismo, certo, ma non solo. Qual è il vostro segreto?
«Ci siamo messi subito al lavoro con la Regione, i tour operator come Tez Tour, Aerdorica e l’aeroporto di Falconara. Da un lato
dunque il nostro impegno, dall’altro la nostra offerta, capace di soddisfare le famiglie in molteplici aspetti. Abbiamo il mare, abbiamo i meravigliosi borghi a due passi dalla costa, ma anche più lontano; organizziamo tour anche alle Grotte di Frasassi, per esempio. Il resto poi, lo fa l’italia-
nità: dalla capacità di accogliere, tipica del Belpaese, all’enogastronomia di qualità. I nostri ospiti restano letteralmente a bocca aperta di fronte a quante alternative diverse riusciamo ad offrire. Non si tratta solo di sicurezza dunque; certo, il mercato è stato condizionato dai tragici eventi degli ulti-
Gatti, siete al top per accoglienza di turisti dell’Est Europa. E avete anche avuto i complimenti dal presidente della Regione Luca Ceriscioli...
mi anni ma il successo con questo nuovo tipo di turismo è dovuto, me lo lasci dire, a tutti noi». E per gli altri turisti?
«Di stranieri da noi ce ne sono pochi che non vengano dall’Est Europa. Per la massima parte, tra i nostri quasi tremila ospiti, abbiamo famiglie italiane. Del Nord, ma non solo, anche tante del centro Italia. Del resto la nostra offerta è perfetta proprio per le famiglie tra iniziative per grandi e piccoli e una serie infinita di eventi per trascorrere la migliore vacanza possibile». Com’è la collaborazione con Aerdorica?
«Abbiamo un ottimo rapporto e come le dicevo abbiamo iniziato a collaborare diversi mesi fa per farci trovare pronti con ‘Destinazione Marche’ e per rendere l’estate 2018 semplicemente un successo». Info : www.elpinet.it; www.turismo.marche.it
«Sì, grazie alla nostra capacità attrattiva e anche grazie alla semplicità: se il pubblico da accogliere è quello dell’est Europa, mi sembrava il minimo avere brochure in cirillico e persone che conoscessero il russo alle informazioni».
PER INNAMORARSI I fuochi in spiaggia, la Rocca Tiepolo e il porto (Foto Zeppilli)
PORTO SAN GIORGIO SPIAGGIA DI SABBIA E CULTURA MARINARA
La rocca, il brodetto, gli oleandri: il più grande porto turistico adriatico PORTO San Giorgio, un’ importante Bandiera Blu dalla spiaggia di sabbia, con numerose strutture ricettive, un porto turistico ben attrezzato e una pista ciclabile. Il lungomare è impreziosito da palme centenarie, con pavimentazioni e illuminazioni a cui fanno da suggestiva cornice le palazzine liberty. Da segnalare che ad agosto ha luogo la Festa del Mare, durante la quale, nella celebre Padella
da Guinness dei primati, il cui manico misura 8 metri, vengono fritti e distribuiti ai partecipanti dieci quintali di calamaretti e sarde. Cibo, certo. Ma anche cultura legata alla tradizione marinara: il Museo del mare, a Villa degli Oleandri, conserva molte opere appartenute alla collezione privata di Stefano Campussè. E il porto turistico peschereccio: alla metà del XVII secolo Porto San Gior-
gio vantava un numero considerevole di tartane; tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII lungo la costa ci sono imbarcazioni ancora più grandi. Intorno al 1850 l’attività peschereccia assume un aspetto più tecnico ed organizzato. Il primo pontile d’attracco fu realizzato nel 1954. Oggi quello di Porto San Giorgio è il più grande porto turistico dell’Adriatico con una superficie di 140mila chi-
lometri quadrati ed in grado di ospitare circa mille barche. Da non perdere anche Rocca Tiepolo: costruita nel 1267 dal veneziano Lorenzo Tiepolo, podestà di Fermo. Recentemente ristrutturata ospita eventi culturali. Infine c’è Marcafermana, un servizio navetta che collega la costa e le aree interne. Un pulmino da 29 posti che arriverà fino a Montefortino. Otto gli itinerari, con tappa
finale in Piazza del Popolo a Fermo con degustazione di prodotti tipici. Martedì e giovedì sono i giorni in cui il pulmino volerà sulle strade fermane. Tappe mirate, poli museali, pinacoteche, borghi storici. E ogni ingresso sarà gratuito, come il servizio navetta. Ogni itinerario sarà accompagnato da una guida turistica. Info: comune.portosangiorgio.fm.it laprovinciadifermo.com
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L’EVENTO
La costa si illumina con migliaia di lanterne: è la Notte dei Desideri
Il 27 luglio una miriade di iniziative per tutti i gusti SI RIPETE per il terzo anno consecutivo, lo svolgimento della serata clou dell’estate marchigiana. Anche quest’anno, l’ultimo venerdì di luglio, tutti i comuni della costa si uniranno idealmente organizzando eventi legati al tema del «Desiderio». Ogni Comune, secondo un calendario, ha coinvolto associazioni di categoria, volontari, pro-loco, e società specializzate, per aderire all’iniziativa, regalando IL 27 LUGLIO ci sarà solo l’imbarazzo della scelta per trascorrere una Notte dei Desideri indimenticabile. Praticamente tutti i Comuni rivieraschi sono coinvolti. Partiamo da Civitanova Marche che propone una «cena a piedi nudi sulla sabbia» dalle 18 alle 24 con tutti vestitti di bianco. Poi l’evento luminoso con fuochi d’artificio e lancio delle lanterne. A Fano appuntamento dalle 18 alle 24 a Torrette di Fano con fuochi d’artificio e lancio delle lanterne. Tornando verso sud al Borgo di Torre di Palme (Fermo) dalle 18 in poi e nel Centro storico di Fermo dalle ore 21,30 in poi si potrà cenare con il menù del Desiderio, assistere allo spettacolo: «Eroi e sacerdotesse: i piceni dell’ager palmensis», e ci sarà l’apertura della 37esima edizione della Cavalcata dell’Assunta. Lancio di palloncini biodegradabili anche a Gabicce mare alle ore 22,30 lungo la spiaggia. A Grottammare «La Signora della Notte» alle ore 21,30 sulla Terrazza dell’Ospitale Casa delle Associazioni con fuochi d’artificio e lancio delle lanterne e poi «Apriti Cielo» serata di osservazione telescopica. Anche Mondolfo partecipa alle ore 21: a Marotta in Piazza dell’Unificazione spettacolo di beneficenza. Sulla Riviera del Conero a Numana la Notte dei Desideri è con le winx: dalle ore 18 alle ore 24 a Marcelli evento luminoso con fuochi d’artificio e lancio delle lanterne. Laboratori per bambini inerente tema Winx, spettacolo di danza con le sei fatine. Party in spiaggia a Pedaso alle ore 21 con musica dal vivo e dopo le 23 dj set. A Pesaro dalle ore 19.30 in piazza della Libertà animazione sul palco dedicata alle famiglie e ai bambini. Ci sarà «Il battesimo della sella» con cavalli e pony che saranno a disposizione gratuitamenti di bambini. Poi ecco «Un volo all’altezza dei sogni» quando dalle ore 19.30 una mongolfiera si alzerà portando bambini, accompagnati da genitori, che potranno così ammirare dall’alto il mare.
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un sogno ai cittadini e ai turisti che vorranno trascorrere il 27 luglio sulla costa Adriatica. La Notte dei Desideri sarà lunga e divertente, consumandosi tra balli, degustazioni, mostre, animazioni, conferenze scientifiche, letture e tante tante lanterne dei desideri che verranno liberate in cielo da Gabicce mare a Pedaso per lasciare in ricordo il senso dell’ospitalità e del buon vivere tipico delle Marche. Tutti gli appuntamenti sono su eventi.turismo.marche.it
UN «BACIO» DA SENIGALLIA
Sulla spiaggia di velluto la mostra di Doisneau sarà il fil rouge delle attività collegate alla lunga giornata
ECCO la Notte della danza a Porto Recanati: dalle ore 21 alle 24 al Kursaal Lido e Lungomare Lepanto tutti gli stili di danza, dal moderno, jazz, al classico, dall’hip hop al contemporaneo, danza acrobatica, cheerleading zumba, saltarello marchigiano. E poi lancio delle lanterne. Spettacolo comico a Porto San Giorgio dalle re 21 in piazza Matteotti. A Porto Sant’Elpidio dalle ore ore 21 alle 24 alle’Arena beach soccer sullungomare eventi per bambini e lancio delle lantenre. Ricca la proposta di San Benedetto del Tronto con la Festa della Madonna della Marina: dalle ore 16 alle 22 Tesori in centro in viale Secondo Moretti, piazza Matteotti, via XX Settembre; dalle ore 19 alle 24 Neon festival preview (Paese Alto-torre dei Gualtieri); dalle ore 21 alle 24 Recital del mare nella Banchina Malfizia; alle ore 21,30 Incontri con l’autore alle Palazzina Azzurra: Enrico Vanzina presenta «La sera a Roma». Un «Bacio da Senigallia» sulla spiaggia di velluto con la mostra di Robert Doisneau, fil rouge che collega tutte le attività della giornata: ristoranti selezionati prepareranno il «menu Doisneau», mentre i bambini saranno coinvolti in attività didattiche a Palazzo del Duca; recital in spiaggia dedicato a Prevert e all’amore; lancio di un palloncino con l’immagine stilizzata di un bacio, a cui affidare tutti i desideri d’amore. A Sirolo Notte blu dei desideri dalle ore 21.30 alle 24 in piazza Vittorio Veneto con spettacolo musicale e lancio di palloncini colorati di blu. a. q.
LE PROPOSTE Le luci Sono il denominatore comune di tutte le iniziative messo a punto nei vari Comuni della costa: verranno lanciate per illuminare il cielo
La mongolfiera A Pesaro ci sarà anche «Un volo all’altezza dei sogni»: alle 19.30 una mongolfiera si alzerà portando bambini e genitori, ad ammirare dall’alto il mare
Anche le Winx A Numana la Notte dei Desideri è con le Winx: dalle ore 18 alle ore 24 a Marcelli laboratori per bambini inerente tema Winx, spettacolo di danza con le sei fatine
UNA GRANDE EMOZIONE A sinistra una veduta della piazza di Pesaro. Sopra il lancio delle lanterne effettuato in varie zone della costa. In alto un bacio, simbolo della serata che è stata organizzata a Senigallia dove è in corso la mostra su Doisneau
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SPECIALE MARCHE
LO SHOPPING
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PER CENTO DELLE IMPRESE ARTIGIANE. LA MEDIA NAZIONALE E’ DEL 25,4%
I NEGOZI Le factory Tra Macerata e Fermo si trovano gli outlet più importanti delle calzature e dell’abbigliamento con store di alto livello
NON SOLO SCARPE L’artigianato Oltre alla calzature è possibile trovare tutti i tipi di accessori realizzati con pelle e non solo: dai guanti alle sciarpe STORIA, cultura e bellezze naturali, ma anche terra di antiche tradizioni manifatturiere e artigianali, famose in tutto il mondo. Proprio nelle Marche, infatti, si realizzano molti dei prodotti più noti e prestigiosi del made in Italy. Un viaggio in questo sorprendente territorio quindi può anche essere l’occasione per effettuare un fashion tour, nel cuore del Marche lifestyle, a caccia dei numerosi outlet e punti vendita dei più prestigiosi brand nazionali e internazionali. E’ infatti unica l’opportunità di fare shopping, dove poter trovare capi di qualità, come le pregiate scarpe italiane, gli abiti griffati e tanti altri prodotti del made in Italy, a prezzi da vero affare, per tutto l’anno. Numerose le griffe che si possono acquistare nel settore dell’abbigliamento e delle calzature: qui sono nati alcuni importanti marchi, ormai celebri in tutto il mondo con i loro laboratori riconosciuti a livello mondiale. Accanto alle loro fabbriche di produzione sorgono Factory , l’outlet del celebre stilista italiano, dove è possibile acquistare, a prezzi scontati, capi d’abbigliamento, intimo, accessori della linea casual e di quella superchic. Lo shopping nelle Marche non è solo legato alle grandi griffe ma include anche le lavorazioni artigianali di lunga e antica tradizione, molte delle quali perdute nella maggior parte della penisola. Tra queste sicuramente si annovera la lavorazione della pelle, da cui derivano oggi le importanti industrie delle calzature, del pellame e delle borse. Famosa a livello internazionale è anche la produzione della carta di Fabriano, dove ha sede il Museo della Carta e Filigrana, che ospita la ricostruzione di una cartiera medievale ancora funzionante, oltre alla collezione di filigrane di tutte le epoche storiche. In città è possibile acquistare in diverse botteghe la carta fatta a mano. Altro importante settore dell’artigianato artistico regionale è quello delle terrecotte, diffuso da Montottone nella provincia di Fermo fino ad Appignano nella zona di Macerata. Fratte Rosa, nella valle del Cesano, è sede di un importante museo dedicato a questa antica tradizione.
Ecco gli outlet delle grandi firme Il made in Italy abita nelle Marche Calzature, pelle, abbigliamento ma anche cappelli e mobili
LA PRODUZIONE Fatte a mano Sono numerosi i produttori di scarpe marchigiani che realizzano dei veri e proprio gioielli a mano
LA MAIOLICA viene prodotta a Urbino, Urbania, a Pesaro e ad Ascoli Piceno: in tutte queste città sono esistenti musei che espongono capolavori dal XIV al XX secolo e botteghe dove è possibile acquistare i prodotti. La lavorazione del ferro battuto e del rame è diffusa invece in tutta la regione: uno dei centri più fiorenti del settore è l’Ascolano, in particolare Force e Comunanza. Ad Offida si tramanda di generazione in generazione un’altra celebre sapienza artigianale, quella del merletto a tombolo, con museo dedicato e allestimento di mostre, soprattutto nel periodo estivo. Nel settore tessile va segnalata, nella zona del Pe-
sarese, la produzione di tappeti rustici in lana. Celebre in tutto il mondo è anche la lavorazione del mobile del Pesarese e altrettanto diffusa è la pratica del restauro del mobile antico, da Ostra a Corinaldo, da Pollenza ad Amandola a Fermo. Altro importante settore è quello degli strumenti musicali: a Castelfidardo si realizzano le celebri fisarmoniche, alle quali è dedicato anche un apposito museo internazionale; importante è anche la produzione di chitarre e sassofoni. Nel Fermano, da Montappone a Massa Fermana, si producono cappelli, i cui modelli più artistici sono conservati nel Museo del Cappello di Montappone.
LE IMPRESE
46.283
quelle artigiane
Malgrado la crisi l’artigianato continua a creare lavoro. Sono 60.852 i dipendenti occupati di cui il 43 per cento sono donne
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TOLENTINO E LA RANCIA IL SENSO di spiritualità si respira una volta scesi dall’auto. Gli occhi si spalancano verso il verde dei prati e delle colline circostanti e catturano inevitabilmente uno scrigno anticho di ricchezza e rispetto silenzioso millenario. E’ tutto racchiuso in uno dei fulcri della spiritualità nelle Marche, l’abbazia di Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra. Le Marche sono una terra di santi, beati e papi che hanno segnato la storia e la cultura regionale, facendo fiorire centri di spiritualità lungo le valli marchigiane o in luoghi appartati, nel cuore degli Appennini. Camaldolesi, cistercensi e francescani hanno costellato il territorio di monasteri, abbazie, conventi, alcuni dei quali aprono ancora oggi le loro porte a ospiti e visitatori, come un tempo le aprivano a pellegrini e viandanti. L’abbazia di Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra costituisce uno dei monumenti più pregevoli e meglio conservati in Italia dell’architettura cistercense e rappresenta la più alta testimonianza della presenza dei Cistercensi nelle Marche. L’INTERNO della chiesa è a tre navate, di cui la centrale è altissima e a volte ogivali, con caratteristici pilastri cruciformi coronati da capitelli romanici, scolpiti dai monaci stessi con materiali prove-
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UNO SCRIGNO DI STORIA E D’ARTE ANTICA L’INTERNO DELLA CHIESA E’ A TRE NAVATE DI CUI LA CENTRALE E’ ALTISSIMA E A VOLTE OGIVALI CON CARATTERISTICI PILASTRI CRUCIFORMI CORONATI DA CAPOTELLI ROMANICI SCOLPITI
Incanto del paesaggio e spiritualità Meraviglie dell’Abbadia di Fiastra L’abbazia di Santa Maria di Chiaravalle simbolo dei Cistercensi
la del Capitolo, il refettorio e il dormitorio dei conversi, la sala delle oliere e altri locali. Oggi l’abbazia è inclusa nella Riserva naturale omonima che abbraccia un territorio di 1.800 ettari: un territorio ricco di campi coltivati e di fauna protetta, con due corsi d’acqua e un lago, ove è possibile trascorrere tranquille giornate a contatto con la natura.
TERRA DI PAPI E SANTI L’abbazia di Fiastra
LA RISERVA NATURALE Abbraccia il territorio con boschi e paludi che sono casa di specie protette
nienti dai ruderi della vicina città romana di Urbs Salvia (ora Urbisaglia). Oltre a costruire la chiesa, i monaci si dedicarono alla bonifica di tutta la zona, caratterizzata soprattutto da boschi ed estese pa-
nel 1422, a seguito di un saccheggio e successivamente affidato ai cardinali commendatari, ai Gesuiti e infine passato in proprietà alla famiglia Giustiniani-Bandini di Camerino, si conservano la Sa-
ludi. A lato dell’edificio sorge il monastero che racchiude il grande chiostro in laterizio con bassi pilastri, archi ribassati e copertura a capriate. Dell’antico monastero, abbandonato dai Cistercensi
Poltrona Frau, un marchio da museo Al Castello per rivivere la battaglia
Un luogo incantato che ha benedetto un’azienda leader nel mondo TOLENTINO non è solo una città incastonata tra verde e storia. E’ anche significato di un marchio come Poltrona Frau, unico al mondo. Un nome di marchigianità che ha dato origine al «Poltrona Frau Museum», uno spazio espositivo aziendale progettato da Michele De Lucchi e ospitato nell’edificio industriale di Poltrona Frau, luogo dell’incontro tra la realtà produttiva e il mondo esterno. In totale 1400 i che custodiscono una collezione di prodotti storici e di documenti originali d’archivio, mai esposti al pubblico prima d’ora, testimonianze della storia e dell’evoluzione dell’azienda che nel 2012 compie 100 anni. In questa zona in cui la spiritualità abbraccia l’anelito all’ambiente, a metà strada tra il mare Adriatico e i monti Sibillini c’è poi il Castello della Rancia. Probabilmente il termine è una corruzione della parola grancia, ovvero granaio, dal francese grange, mutuato dal latino granica, nome che i Camaldolesi e altri ordini monastici danno alle loro fattorie fortificate.
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CASTELLO Ogni anno meta di visitatori per rivivere la storia battaglia napoleonica. C’è anche spazio per visitare il museo Poltrona Frau
Costruito come fattoria fortificata nella metà dell’XI secolo il Castello della Rancia era inizialmente una sorta di casa-torre con strutture autonome per la difesa delle derrate agricole. Il maniero viene ampliato e adattato nel XIV secolo (1352-1355) per volontà di Rodolfo II da Varano, senza perdere la sua funzione originaria, e utilizzato come dimora signorile. Ricopre un ruolo primario nelle vicende storiche del luogo fino alla me-
tà del XVI secolo e nel 1581, gestito dai Gesuiti, ritorna ad essere casa colonica e deposito alimentare a seguito della pacifica dominazione della Chiesa. In seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù, disposta dal papa Clemente XIV nel 1773, la proprietà del castello passa alla Camera Apostolica che nel 1829 lo vende al nobile casato dei marchesi Bandini, ora principi Giustiniani Bandini. Date importanti da ricordare so-
no il 2 e il 3 maggio del 1815, giorni della furibonda battaglia detta «della Rancia» o di «Tolentino» quando l’intera zona diventa campo di scontro tra l’esercito francese di Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone, e le truppe austriache del generale Federico Bianchi. L’importanza di quest’evento nella storia d’Italia è tale da essere ritenuto l’esordio del Risorgimento italiano. Nel corso dei secoli, al Castello della Rancia si sono soffermati personaggi illustri come Braccio da Montone, Francesco Sforza. Tra questi, anche Papa Pio VI, la cui sosta al castello venne celebrata dal marchese Bandini nel 1782 con la costruzione di un arco trionfale situato a pochi metri dal castello e che ancora oggi è visibile lungo la Strada Statale 77. Attualmente è di proprietà del Comune di Tolentino e dal luglio del 2000 ospita il Museo Civico Archeologico «Aristide Gentiloni Silverj». Ogni anno è una tappa fissa per chi vuol rivivere quei momenti storici in uno scenario più che suggestivo.
LA RISERVA, suddivisa in Riserva Naturale Orientata, Riserva Antropologica e Area di protezione, comprende ambienti diversi che rappresentano importanti testimonianze dell’evoluzione del territorio nel corso dei secoli. La Selva, di circa 100 ettari, è il cuore dell’area ed è l’ultimo esempio, avente ancora una superficie considerevole, di una foresta molto estesa che fino al 1700 copriva l’intera fascia collinare della provincia maceratese. Si tratta di un bosco a prevalenza di cerri, dove vivono numerosi animali selvatici tra cui il capriolo.
STORIA E NATURA Urbs Salvia A pochi chilometri gli appassionati di archeologia possono visitare il Parco Archeologico di Urbs Salvia, il più importante e spettacolare delle Marche. Il percorso di visita mostra i monumenti principali di una tipica città dell’età imperiale
Romanità La visita inizia al Museo Archeologico Statale, dove sono esposti materiali provenienti dall’antica Urbs Salvia. Si prosegue con le cisterne dell’acquedotto che rifornivano d’acqua la città sottostante
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I BORGHI DI SARNANO
POSSIBILITA’ DI PERCORSI NATURALISTICI IN MOUNTAIN BIKE. D’INVERNO UNA STAZIONE SCIISTICA D’ECCELLENZA
Terme, natura e secoli di storia intatti Il bene unico delle acque e i metodi curativi, un luogo unico al mondo
PERCHÈ visitare Sarnano? Perchè addentrarsi nel verde delle sue colline e dei monti che la sovrastano? Perchè scegliere proprio questo angolo incontaminato, lontano dalla frenesia delle città, per dedicarsi allo sport, per impiegare nel miglior modo possibile il proprio tempo libero a contatto con la natura e con evidenti guadagni in salute e ossigenazione? Perchè cercare di rivivere la storia attraverso monumenti e angoli rimasti intatti nel tempo? Semplicemente perchè si è a Sarnano. Un luogo unico al mondo, in cui la natura si intreccia a meraviglie con la salute, donando freschezza a cuore, anima e spirito. Sarnano è nota soprattutto per la qualità delle sue acque e per le terme. Oltre alla bellezza del paesaggio e alle infinite testimonianze d’arte, Sarnano vanta la presenza di una stazione termale molto rinomata per la qualità e le applicazioni delle acque, tra cui la bicarbonato-calcica oligominerale di San Giacomo, la sulfureo- salsa di Terro e la bicarbonato-calcica Tre Santi. Le Terme di San Giacomo nascono ufficialmente nel 1933, in un periodo in cui il termalismo suscitava grandi entusiasmi, sospinto dal mito del corpo e della prestanza fisica e sostenuto dalla volontà del Regime di valorizzare le risorse naturali della nazione. Lo stabilimento Terme di Sarnano, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, è dotato di moderne e sofisticate attrezzature impiegate in particolare per la prevenzione presso il Centro di Diagnostica Strumentale, per la riabilitazione nel Centro Fisiokinesiterapico e, in campo estetico, nel qualificato Centro Estetico. Col trasferimento alla nuova sede di Via Alcide De Gasperi 28, l’offerta delle Terme di San Giacomo si è arricchita dei nuovi servizi di SPA-Centro Benessere, di piscina termale interna con idromassaggio, di piscina termale esterna con solarium e appartamenti in formula Residence per soggiorni termali, culturali di benessere o
PROPRIETA’ CURATIVE Le acque di Sarnano hanno caratteristiche curative per molte malattie. Il complesso è in una posizione strategica e facilmente accessibile
relax. L’impianto termale di Sarnano è aperto tutto l’anno. Nel periodo estivo dalle 8 alle 12 e dalle 16 alle 19; il sabato dalle 8 alle 12 (nei mesi di agosto e settembre aperto anche il sabato pomeriggio). Invernale (da novembre a Pasqua): pomeriggio 15:30 / 19:00. Chiuso il sabato. Le cure inalatorie, le cure idroponiche, la sordità rinogena, la balneoterapia (per le patologie dermatologiche e dell’apparato locomotore) e le cure ginecologiche sono convenzionate con il Sanitario Nazionale. Check-in al residence e servizi di
UNA SPLENDIDA SPA Un luogo in cui rilassarsi con piscina interna dotata di idromassaggio SPA sono possibili negli stessi orari dello stabilimento termale, con apertura il sabato pomeriggio e la domenica su prenotazione, che è sempre consigliata. Ma la meraviglia di Sarnano non è solo legata alle Terme. Il paese, situato su un’altura alla destra del fiume
Tennacola, ben stagliato sullo sfondo dei Monti Sibllini che sembrano proteggerlo dal resto) conserva intatto il suo centro storico di origine medievale. Non a caso Sarnano fa parte dei Borghi più Belli d’Italia. La Sarnano vecchia ha ancora la forma del castrum, un borgo fortificato che si snoda in cerchi concentrici dalla Piazza Alta e scende tra vicoli e casupole fino alla base del colle creando un’atmosfera suggestiva, dove il tempo sembra essersi fermato. Sette secoli di storia intatti nel tempo e nello spazio.
SASSOTETTO SANTA MARIA MADDALENA TRE RIFUGI, POSSIBILITA’ DI SNOWBOARD
Tra impianti sciistici d’eccellenza e percorsi di mountain bike SARNANO è anche natura e possibilità di visitare luoghi incontaminato. Tra questi c’è Sassotetto, famoso per il suo comprensorio sciistico SassotettoSanta Maria Maddalena. E’ per ordine di grandezza la seconda più grande delle Marche, con ben 11 km di piste. La stazione sciistica di Sarnano situato sulla catena dei Monti Sibillini è composto da due ski area: Sassotetto e Santa Maria Maddalena. Gli impianti di risalita negli ulti-
mi anni sono stati riammodernati, ora il resort dispone di 11 impianti di risalita: 2 tapis roulant 5 skilift, 2 manovie, 2 seggiovie (una biposto ed una triposto) che servono piste di media difficoltà. Sulle piste di Sarnano ci sono tre rifugi: baita La Capannina – loc. Santa Maria Maddalena, rifugio 1600 metri – loc. Santa Maria Maddalena, baita Euroski – loc. Sassotetto. Per gli amanti dello snowboard è attivo uno snowpark nella ski area di
Santa Maria Maddalena. Da alcuni anni è stato attivato un impianto di innevamento programmato mentre per gli amanti dello sci in notturna alcune piste nella ski area di S.M.Maddalena sono state dotate di un impianto di illuminazione. Il Sassotetto Active Park, invece, fornisce lezioni di mountain bike per bambini, con tre percorsi di vario livello; escursioni sia a piedi che in bici, accompagnati da guide specializza-
te; passeggiate a 6 zampe accompagnati da educatore cinofilo; dispone di un grande spazio dove svolgere attività ludiche e diversi sport, tra cui running, calcio, pallavolo,skate, enduro, ecc. La struttura è dotata di un bar e di un ristorante Euroski, con cucina tipica. E’ attivo un noleggio di varie attrezzature sportive bici comprese, un’officina meccanica e un piccolo bike shop. Viene anche assicurato un servizio di bike shuttle.
IL BORGO Riconoscimento Sarnano, su cui sventola la Bandiera Arancione, è situata al centro di un’incantevole valle ai piedi dei monti Sibillini. Rientra tra I Borghi più belli d’Italia
Le origini Le sue vicende storiche sono legate a San Francesco e ai suoi seguaci; la leggenda vuole che il Serafino raffigurato nello stemma comunale fosse stato disegnato dal santo stesso
Il cuore Il centro dell’insediamento antico è la Piazza Alta: su di essa si affacciano i principali monumenti del borgo: il Palazzo del Popolo, il Palazzo dei Priori, quello del Podestà
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DA VISITARE LE GROTTE DI SANT’EUSTACHIO E PER I NATURALISTI ECCO LA RISERVA DEI MONTI SAN VICINO E CANFAITO
I BORGHI
Le suggestioni della storia In bici o a piedi nella natura
San Severino sfida il terremoto: tante le proposte «ORA non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è». Lo scriveva Hemingway ne «Il vecchio e il mare» e oggi il senso di quelle parole lo possiamo cogliere anche nell’azione di tanti piccoli centri del «cratere sismico» che, in attesa della ricostruzione, cercano un pronto rilancio turistico dopo il brutto ko inferto dal terremoto. San Severino Marche è uno di questi: ha ferite profonde, ci vorranno degli anni per risanarle, ma con orgoglio vuole rialzare la testa puntando sulle ricchezze che gli restano intatte. A cominciare dal «cuore» del paese: la Piazza del Popolo, caratteristica per il suo portico e per l’insolita forma ovale. Una passeggiata tra i negozi, una foto-ricordo sotto la Torre dell’orologio e l’aperitivo in uno dei bei locali che vi si affacciano sono quasi una tappa obbligata per il visitatore. Così come lo è il teatro Feronia, opera dell’architetto settempedano Ireneo Aleandri (1827): il sisma l’ha risparmiato, grazie anche agli importanti lavori di restauro che ne permisero, 33 anni fa, la riapertura. E’ un gioiello da ammirare!
AMBIENTE E CULTURA Sopra il teatro Feronia opera dell’archiettto Ireneo Aleandri. In basso, il Duomo antico che è possibile ammirare solo esternamente. A destra la piazza principale con la sua pianta ovale molto caratteristica
USCITI da lì, si possono percorrere a piedi due interessanti percorsi. Il primo porta alla pinacoteca civica e, poco più avanti, alla basilica di San Lorenzo in Doliolo: siamo lungo via Salimbeni, in pieno centro storico. Luoghi indenni dalle scosse. In pinacoteca sono conservate opere di straordinario valore; il pezzo più pregiato della collezione è sicuramente la Madonna della Pace del Pinturicchio, tavola ritenuta da molti il suo capolavoro. San Lorenzo, invece, è una delle chiese più antiche della città e nella cripta ci sono resti di affreschi dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni. Il secondo itinerario sale fino al Castello al monte dove si ergono
L’ESCURSIONE DA VEDERE LO STORICO CASSERO. UN RELAIS DA SOGNO NEI CASALI RISTRUTTURATI
Castelraimondo, l’essenza delle Marche RISALENDO la valle del Potenza, una volta superata San Severino Marche, si arriva a Castelraimondo, il cui territorio collinare racchiude in sé l’essenza delle Marche grazie a un paesaggio armonioso e ricco di peculiarità. Il paese si è sviluppato attorno al Cassero, una torre di avvistamento (alta 37 metri) che è stata costruita presumibilmente fra il 1311 e 1318: faceva parte del sistema dell’Intagliata, cioè di quella linea di torri, fossati e muraglioni fatti edificare dalla Signoria dei Vara-
no a difesa di Camerino, per un tratto di circa dodici chilometri da Pioraco a Torre Beregna, durante le guerre coi vicini centri di Matelica e San Severino. Difatti, Castelraimondo è ancora oggi il crocevia fra i tre principali Comuni dell’alto maceratese e da questa sua posizione baricentrica ha tratto beneficio per il proprio sviluppo economico e abitativo. Certamente uno dei luoghi più suggestivi è Borgo Lanciano, a poche centinaia di metri dalla diramazione per Pioraco e a breve di-
stanza dall’omonimo Castello eretto nel XIV secolo da Giovanni da Varano. La sapiente ristrutturazione di antichi casali ha fatto nascere nello storico borgo un raffinato Relais, una delle strutture ricettive marchigiane di maggior livello nel suo genere. Inoltre, assieme ad altre vecchie torri del territorio circostante, oggi è considerato una delle «Rocche celesti«: luoghi, cioè, che - grazie all’assenza di inquinamento luminoso della zona - sono stati trasformati in privilegiati punti d’osservazione della volta celeste.
la torre civica e il Duomo antico, simboli di San Severino. Il complesso monumentale del Castello, in cui è ubicato pure il museo archeologico, è inagibile; però una visita esterna la merita ugualmente, anche perché dalla sommità del colle si può godere di un bellissimo paronara della città e del suo territorio. In ogni caso, prima di lasciare il centro, bisogna vedere il suggestivo chiostro di San Domenico, a due passi dalla piazza, e il caratteristico Borgo Conce, storico quartiere industriale in cui è stata appena inaugurata una struttura museale dedicata alle manifatture locali e alla produzione di energia. La ospita un’antica centrale elettrica finemente restaurata. Da non perdere, poi, il Parco archeologico di Septempeda: colonia e municipio romano, impor-
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PINACOTECA CIVICA
Sono conservate opere straordinarie come la Madonna della Pace di Pinturicchio, ritenuto il suo capolavoro tante snodo sulla via che collegava l’Adriatico alla Flaminia. Infine, la scoperta del territorio: gli amanti di mountain bike o nordic walking possono raggiungere facilmente le grotte di Sant’Eustachio, lungo la Valle dei grilli, dove i benedettini fondarono una piccola abazia eremitica, mentre i naturalisti possono avventurarsi nella Riserva dei monti San Vicino e Canfaito attraverso una serie di percorsi escursionistici che si snodano tra faggi secolari e ambienti affascinanti. Elcito, ad esempio, è un luogo d’incanto: una manciata di case su uno sperone di roccia che domina la valle, proprio alle spalle del San Vicino. Mauro Grespini
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SPECIALE MARCHE
MARE E COLLINE MATELICA sorge al centro dell’Alta Valle dell’Esino, circondata ad est dalla catena del Monte San Vicino e a ovest dall’Appennino Umbro-Marchigiano. Fulcro della cittadina è Piazza Enrico Mattei (fondatore e primo presidente dell’Eni), al centro della quale si trova una monumentale fontana cinquecentesca dalla forma ottagonale. Quest’ultima, in pietra bianca, risale al l587, ed è stata progettata dall’architetto della Santa Casa di Loreto, Lattanzio Ventura di Urbino. Sulla piazza si affacciano alcuni dei principali palazzi matelicesi: il Palazzo del Governo e l’annesso loggiato, Palazzo Ottoni con la suggestiva loggetta e il Palazzo Comunale. Lungo le vie e i vicoli sorgono numerosi palazzi nobiliari e chiese che conservano pregevoli opere d’arte: la Cattedrale di Santa Maria Assunta, la Chiesa di San Francesco, ricca di opere d’arte del sec. XV, e il Teatro Comunale, opera di Giuseppe Piermarini, l’architetto che costruì la Scala di Milano. A PALAZZO Piersanti è ospitato l’omonimo museo che prende il nome dalle collezioni di Venanzio Filippo Piersanti, donate nel 1901 al Capitolo della Cattedrale.
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ASSOCIAZIONE NAZIONALE CITTA’ DEL VINO MATELICA E’ RINOMATA ANCHE PER IL SUO VINO ECCELSO: DAL VERDICCHIO DI MATELICA DOC AL VERDICCHIO DI MATELICA RISERVA CHE È STATO RICONOSCIUTO DOCG
Circondata dai monti: Matelica Camerino e le tele salvate dal sisma La mostra «Milleduecento. Civiltà figurativa tra Umbria e Marche»
d.C. Merita una visita anche la frazione di Braccano, originale museo a cielo aperto con circa 70 murales di vari artisti sulle facciate delle case. Rinomato è il vino Verdicchio di Matelica Doc; il Verdicchio di Matelica Riserva è riconosciuto Docg.
CENTRO STORICO Sopra Matelica e, a destra, una veduta di Camerino
IL BUON NETTARE Rinomati il Verdicchio di Matelica doc e il Matelica Riserva Docg
Tra le notevoli opere conservate dipinti di Bellini, Antonio da Fabriano, Francesco di Gentile da Fabriano, Salvator Rosa, Carlo Maratta, argenti pregiati, mobili
Di eccezionale interesse, anche per la sua rarità, è l’orologio solare sferico in marmo con iscrizioni in greco, noto come Globo di Matelica, datato tra il I e il II secolo
rari e di pregio. Da visitare la mostra «Milleduecento. Civiltà figurativa tra Umbria e Marche al tramonto del Romanico» che è ospitata proprio dal Piersanti.
Divertimento, shopping, tuffi e arte Civitanova: due città da scoprire
Nella vicina Porto Recanati l’interessante mostra dedicata a Dalì E’ UNA delle località balneari più rinomate e vitali della regione. Civitanova Marche vede a nord un arenile ampio e sabbioso e l’acqua è poco profonda: ideale per il bagno dei bambini, che possono così immergersi in tutta sicurezza e giocare senza alcun rischio; il litorale sud, invece, presenta un arenile misto di sabbia e ghiaia e acque più profonde. La lunga spiaggia è divisa dal porto peschereccio e da quello turistico. Tre sono le piste ciclabili: pista del Castellaro, pista del Chienti e una pista sui due Lungomari nord e sud. La caratteristica di Civitanova è quella di avere due centri. La Città Alta, antico borgo costruito su un colle racchiuso tra le mura di un castello medievale, ottimo esempio di architettura militare rinascimentale, e l’abitato costiero. A Civitanova Alta si trova il Teatro storico Annibal Caro, edificato nel 1872, che vanta un’importante stagione teatrale. Da visitare: la Pinacoteca Comunale Moretti, raccolta d’arte contempora-
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nea soprattutto di incisioni; la Chiesa di Sant’Agostino, la Chiesa di San Francesco, la Chiesa di San Paolo e la Chiesa di San Marone. Interessanti sono anche la Stazione del Tram (1900) in stile liberty, il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari, e il Museo Storico del Trotto, unico nel suo genere, fuori del centro abitato. Situata fra la Città Alta e il porto, immersa in un parco con giardino all’ita-
IL LITORALE Tante le opportunità per trascorrere divertenti giornata a mare. A destra una delle opere di Dalì in mostra
Pubblici, le palazzine del Lido Cluana in stile liberty e la pescheria. La zona nord è caratterizzata dai numerosi alberi di Viale Vittorio Veneto, dove si trova l’ex Casa dei Balilla, oggi sede della Biblioteca Comunale e del Cinema Teatro Cecchetti. Accanto alle numerose attività commerciali e industriali, ci sono nell’area numersi outlet di prestigiose firme del made in Italy, soprattutto nel settore calzaturiero. Tra gli eventi da segnalare la rassegna Civitanova Danza, Festival Internazionale di danza.
liana, Villa Conti, una villa liberty costruita nel 1910: poco lontano si trova la palazzina San Michele, raro esempio di art nouveau nella zona del maceratese. Civitanova Marche, sorta intorno alla fortezza e sui resti della romana Cluana, vanta l’imponente Palazzo Cesarini Sforza, dove sono conservati alcuni affreschi di Pellegrino Tibaldi. Davanti al palazzo si apre piazza XX Settembre. Caratteristici sono poi i Giardini
DA CIVITANOVA si raggiunge facilmente Porto Recanati. Merita una visita anche perchè fino al 2 settembre si può visitare la mostra sull’affascinante mondo surrealista di Salvador Dalì e Max Ernst allestita nel Castello Svevo. «L’arte surreale, Salvador Dalì e Max Ernst» porta nelle Marche sessanta opere grafiche: quaranta quelle appartenenti al genio artistico di Salvador Dalì (info: Comune di Porto Recanati 071759 971).
ALTRA CITTÀ che, seppur colpita dal terremoto, cerca di riemergere è Camerino. Situata su un colle tra le valli del Chienti e del Potenza, chiusa dai Monti Sibillini e dal Monte San Vicino, a circa 50 km da Macerata, vanta la bandiera arancione. Molti i monumenti purtroppo colpiti dal terremoto. Oltra alla rinomata università merita una visita per ammirare i tanti capolavori salvati dalla Pinacoteca ormai inagibile e conservati nella stessa città (info. cultura@camerino.sinp.net, proloco@camerino.sinp.net. oppure 0737632534).
LA VISITA La zona Alta Antico borgo costruito su un colle racchiuso tra le mura di un castello medievale, ottimo esempio di architettura militare rinascimentale. Qui si trova il Teatro storico Annibal Caro e la Pinacoteca Comunale Moretti, raccolta d’arte contemporanea
Cosa c’è da fare Accanto alle tante attività commerciali, ci sono nell’area numersi outlet di prestigiose firme del made in Italy. Tra gli eventi la rassegna Civitanova Danza, Festival Internazionale
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SPECIALE MARCHE
CITTA’ E CULTURA
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ANNO DI FONDAZIONE DELL’UNIVERSITA’, TRA LE PIU’ PRESTIGIOSE D’ITALIA
Macerata, collezioni d’arte e palazzi storici Affascinante l’orologio astronomico posizionato sulla Torre Civica
A TESTIMONIARE la vocazione principale di Macerata basta ricordare che il Comune aderisce all’Associazione delle Città d’Arte e Cultura e, non a caso, può vantarsi di ospitare un’Università, tra le più antiche nel mondo, fondata nel 1290. La visita alla città può iniziare da uno dei monumenti più rappresentativi: l’Arena Sferisterio di Ireneo Aleandri, splendido esempio di architettura neoclassica che ospita ogni estate una prestigiosa stagione lirica, il Macerata Opera Festival. Nel cuore della città sorge il settecentesco Palazzo Buonaccorsi , oggi sede delle raccolte di arte antica e moderna e del museo della carrozza. La Sala dell’Eneide è la fastosa, settecentesca galleria, luogo di rappresentanza di Palazzo Buonaccorsi: i dipinti celebrano le gesta di Enea, la volta è affrescata con le Nozze mitologiche di Bacco e Arianna alla presenza degli dei dell’Olimpo.
ne della Madonna della Misericordia con l’iscrizione Civitas Mariae; la Loggia dei Mercanti, piccolo gioiello rinascimentale fatto realizzare dal Cardinale Alessandro Farnese, il Palazzo della Prefettura, austero edificio in cotto, antica residenza dei legati pontifici, caratterizzato da un portale marmoreo del 1509; la Chiesa di San Paolo, costruita tra il1623 e il 1655, con la
facciata grezza, in cotto, officiata fino al 1810 dai Barnabiti e poi ceduta nel 1830 dal governo pontificio al Comune; la Torre Civica, alta 64 metri, sul cui basamento si trova la ricostruzione dell’orologio astronomico ad automi, simile a quello di Venezia, costruito nel 1569 dai fratelli Ranieri di Reggio Emilia. Una macchina di straordinaria complessità governa le diver-
se funzioni dell’orologio: l’azionamento del carillon; i colpi che scandiscono le ore; l’uccello che fa suonare la piccola campana colpendola col becco; la giostra con l’angelo e i Re Magi; l’avanzamento della lancetta nel quadrante orario; i movimenti dei dischi dei corpi celesti e del Drago. Lo splendido quadrante policromo, oltre a indicare le ore, mostra i moti appa-
NEL CENTRO storico si trovano altri edifici di notevole valore: il Palazzo Comunale, dalla facciata in stile neoclassico sulla quale è stata collocata, nel 1952, l’immagi-
renti della volta celeste, del Sole e della Luna e i circuiti dei cinque pianeti conosciuti al tempo nel quale i fratelli Ranieri portarono a termine la loro impresa. Quest’ultima funzione fa di questo dispositivo un esemplare unico tra gli orologi da torre rinascimentali e si può ammirare alle ore 12 e alle ore 18. DA VISITARE a Macerata sono anche il settecentesco Teatro Lauro Rossi, Palazzo Ricci, che ospita una collezione d’Arte Italiana del Novecento. Tra i principali siti di architettura religiosa si segnalano il Duomo, realizzato nel 1771-90, sul sito di una precedente chiesa, su progetto di Cosimo Morelli, e la vicina Basilica della Misericordia, ricca di stucchi e marmi pregiati; la Chiesa di Santa Maria delle Vergini, tempio di stile bramantesco, che custodisce una «Epifania» del Tintoretto. Sul fronte dell’enogastronomia il piatto tipico maceratese sono i vincisgrassi, una sorta di lasagne al forno. Gli ingredienti della ricetta originale sono: prosciutto crudo, tartufo, parmigiano e una salsa a base di latte e farina, con i quali si condiscono gli strati di pasta all’uovo. a. q.
Qui sopra, la splendida arena dello Sferisterio. A destra, la «Madonna e santi» di Lorenzo Lotto conservata ad Ancona alla Pinacoteca Podesti
UN’ESTATE DI EVENTI LIVE: IL CARTELLONE
Sferisterio, l’arena della lirica apre le porte alla musica leggera UN CARTELLONE unico e di grande prestigio. E’ quello che propone l’Arena Sferisterio. In primo piano quello dedicato alla grende lirica. Il Flauto Magico di Mozart, L’Elisir d’amore di Donizetti e La Traviata di Verdi sono tre opere italiane che possono intrattenere un rapporto speciale con lo Sferisterio, Macerata e il suo territorio: sono tre opere che si caratterizzano per la delicatezza e la freschezza della scrittura, tali da collaudare per l’ennesima volta l’ampio ma intenso spazio sonoro dello Sferisterio; sono tre dichiarazioni di «assuefazione» nei confronti del teatro d’opera – «La mia droga si chiama opera» è il titolo dell’anno – anche perché contengono fra i loro brani più celebri e fra gli elementi di snodo della drammaturgia il vino, sostanza inebriante e rivelatrice che, pro-
prio a Macerata e nelle Marche, si sta dimostrando valido alleato dell’opera attraverso l’ampio e convinto legame con il territorio
e con le vigne e le cantine che ne illustrano l’anima più autentica. Sono infine tre opere che, per caratteristiche, difficoltà e implica-
zioni, sono ideali per mettere in moto la grande e armoniosa macchina dello Sferisterio, fatta dai tanti professionisti che anno do-
L’OMAGGIO AL GRANDE PITTORE
In autunno una mostra su Lorenzo Lotto SE ANCONA, Loreto, Recanati, Monte San Giusto, Jesi, Cingoli e Urbino possono vantare di ospitare buona parte della produzione artistica di Lorenzo Lotto (1480-1557), altri capolavori, realizzati dall’artista veneto nelle Marche, si trovano oggi nei principali musei del mondo e non hanno fatto più ritorno nei luoghi da dove sono partiti. Nel giugno del 2018 è stata inaugurata al Museo del Prado di Madrid una grande mostra su «I Ritratti di Lorenzo Lotto», che poi sarà trasferita alla National Gallery di Londra (a Madrid dal 18 giugno al 30 settembre; a Londra dal 7 novembre al 10 febbraio 2019). Una serie di iniziative che daran-
no grande visibilità alla Regione Marche le cui terre hanno rappresentato una parte essenziale della vita e della formazione del Lotto e che potranno così essere al centro dell’attenzione pubblica. A cavallo delle mostre di Madrid e Londra si realizzerà a Macerata una esposizione dal titolo «Lorenzo Lotto: il richiamo delle Marche» dal 19 ottobre al 10 febbraio 2019 con l’obiettivo di riportare nelle Marche da varie parti del mondo le opere dell’ autore realizzate proprio per queste terre e ad esse collegabili, mettendole in rapporto con alcune altre testimonianze artistiche in grado di illustrare le tappe della carriera dell’artista.
po anno ne decretano il successo come forma di spettacolo basata sì sui protagonisti vocali ma, in fondo, “opera organica” che si realizza attraverso un contributo operativo e creativo autenticamente plurale. Il Macerata Opera Festival 2018 parte con Il Flauto Magico il 20 luglio. Poi L’Elisir d’Amore 21 luglio e La Traviata 22 luglio. Tre debutti consecutivi e quattro weekend fino al 12 agosto. Ma poi c’è anche lo Sferisterio Live dedicato alla musila leggera. E anche qui c’è una grande proposta. Il 4 luglio i Simple Minds, il 7 agosto Max Gazzè, il 14 Ben Harper, il 16 Fabrizio Moro, il 18 Jesus Christ Superstar, il 22 Lorenzo Fragola, il 23 Carl Palmer, il 27 Enrico Brignano, e il 7 settembre Pink Floyd Legend (Infona Arena Sferisterio 0733261335 e Iat Macerata 0733234807).
SPECIALE MARCHE
Le Muse E’ il più grande teatro delle Marche che ospita e produce spettacoli di lirica, prosa e danza con le rispettive stagioni (info www.marcheteatro.it)
LA SPIAGGIA dentro la città, il centro storico tra testimonianze archeologiche e medievali, le sue chiese di mille stili diversi, il verde dei suoi parchi pronto a mescolarsi all’azzurro del mare e il sole che tramonta ai due lati del miglio d’oro. Ancona, una città che non ha ancora imparato a farsi apprezzare e corteggiare. Dal porto al Passetto, dall’anima mercantile di uno scalo a due passi dallo shopping, capace di rigenerarsi e trovare un’unione con la città. Il capoluogo delle Marche e la sua evoluzione portuale, perfetto connubio tra ‘ferro’, ossia il lavoro di uno scalo tra i più attivi del Mediterraneo, e un palcoscenico naturale aperto a nuove contaminazioni. Da mare a mare. Venite con noi in questo viaggio dentro una città apparentemente burbera di primo acchito, come la sua gente, come la crocetta, il mitile simbolo a cui lo scrittore Eugenio Gioacchini ha dedicato una poesia dialettale: «Guardo la crocetta con la sua anima gentile, ha qualcosa del carattere nostro anconetano; rozzo di fuori, duro, un po’ villano, ma dentro buono, uno zucchero, un amore; non conta la scorza, conta il cuore». Nel 2016 l’artista della Transavanguardia Enzo Cucchi, anconetano doc, ha inaugurato la sua opera dedicata ad Ancona, la Fontana dei
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IL CAPOLUOGO DELLE MARCHE E’ LA CITTA’ PIU’ POPOLOSA DELLA REGIONE E CON UN PORTO INTERNAZIONALE
CITTA’ E CULTURA IL TEATRO
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Ancona tra i tesori del porto antico, chiese e monumenti tutti da scoprire Unico luogo dove è possibile una passeggiata da mare a mare
Due Soli. Il nome non è casuale, considerata la particolare esposizione geografica di Ancona, Ankon, ‘gomito’ dal greco. Da un estremo all’altro del gomito, dal porto naturale al Passetto appunto, è possibile ammirare il sole sorgere e accucciarsi la sera senza muovere un dito. LA NOSTRA passeggiata alla scoperta delle ricchezze di Ancona parte proprio dal punto più esposto verso la sponda orientale dell’Adriatico: la Lanterna Rossa all’interno del porto Antico. Un tempo usata per facilitare gli approdi dei traghetti e dei cargo chiusa al pubblico, oggi luogo di pace dove ammirare la città da un punto di vista privilegiato, tra un selfie e il canto dei gabbiani al tramonto. Non esiste in Italia un porto commerciale dove poter ammirare tanti monumenti, come ad esempio i due archi, quello Clementino e soprattutto l’Arco di Traiano, la cui visuale si mischia alle navi da crociera superlusso costruite dentro il cantiere navale. Una passerella in muratura guida il visitatore tra il marmo dell’Arco realizzato in onore del grande Imperatore romano e i gioielli del mare che fanno grande il made in Italy. Attraverso i due archi è possibile scattare una foto alla cattedrale
LA STORIA L’Arco di Traiano All’interno del porto antico è possibile ammirare l’Arco di Traiano e quello Clementino. Alzando lo sguardo ecco il Duomo di San Ciriaco
di San Ciriaco, il Duomo della città costruito sopra i resti di un edificio di culto di epoca greca, cartolina perfetta, riassunto della bellezza. Il centro storico dal porto sale verso il colle del Guasco, dove ci si può perdere tra i vicoli in selciato e una visita alle chiese degli Scalzi, di San Francesco alle Scale, la Pinacoteca e il Museo Archeologico. DALL’AREA archeologica del Foro Romano, si sale fino nel cuore del parco del Cardeto, splendore selvaggio di un’area unica e di inestimabile valore naturalistico. Dal parco, senza perdere il sentiero del ‘verde’, è possibile raggiungere l’altro polo: il Passetto e le sue grotte,
cavità prodotte nella roccia e trasformate in miniappartamenti, capaci di mantenere intatto il sapore delle tradizioni marinaresche. Poco più in là la ‘spiaggia degli anconetani’, un arenile unico nel suo genere collegato con la parte alta della rupe da un ascensore realizzato negli anni ’60. Lassù, domina il Monumento ai Caduti, da cui parte il lungo ed alberato viale della Vittoria che conduce il visitatore fino a piazza Cavour e il suo stile Ottocentesco. Il nostro percorso, dopo le vetrine del centro, termina al Mandracchio, il porto peschereccio, all’ombra della Mole Vanvitelliana, il pentagono simbolo di Ancona. Pierfrancesco Curzi
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SPECIALE MARCHE
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LA RIVIERA DEL CONERO
SEMPRE IN AUMENTO LE PRESENZE DI TURISTI ITALIANI E STRANIERI PER LA BAIA DI PORTONOVO E IL CONERO
LE ALTRE PERLE Sirolo
Numana
Incastonata nella falesia ai piedi della zona abitata si trova la spiaggia Urbani. Da lì comincia la spiaggia di San Michele. Proseguendo si raggiunge la spiaggia dei Sassi Neri
La spiaggia di Numana Alta comprende due baie formatesi a ridosso della falesia: la Spiaggiola e la Spiaggia dei frati, mentre a Numana bassa si estende a sud del porto
UNA CARTOLINA A destra, una veduta dall’alto della splendida baia di Portonovo. Sopra, Marcello Nicolini, presidente del consorzio
Portonovo, il paradiso qui esiste «E’ diventata la spiaggia di tutti»
Intervista a Marcello Nicolini, presidente del consorzio «La Baia» MARCELLO NICOLINI conosce Portonovo come le sue tasche: ristoratore, amico di vip e chef famosi (come Vissani) è da alcuni anni presidente del consorzio La Baia che raccoglie tutti gli operatori turistici che lavorano nella baia, con l’obiettivo di tutelarla, offrire servizi efficienti e mantenere vive le tradizioni locali. Parliamo di Portonovo, la spiaggia degli anconetani. E’ ancora così?
«Iniziamo subito a sfatare un mito: Portonovo non è più la spiaggia degli anconetani, e da un bel pezzo. Negli ultimi dieci anni infatti, gradualmente, il turismo è cambiato, sono arrivati sempre più stranieri (belgi, tedeschi, olandesi) e hanno soppiantato i clienti locali. Gli anconetani dal canto loro, infastiditi dall’eccessivo affollamento, dalla stretta sulle auto, da vincoli posti a tutela del paesaggio che prima non c’erano, hanno scelto altri lidi, magari meno costosi».
E questo secondo lei è un bene? «Nè un bene nè un male,
semplicemente prendiamo atto del cambiamento. A luglio e agosto qui a cena l’80% dei clienti arrivano da fuori Ancona. Poi la situazione cambia ancora nei mesi fuori stagione, come maggio e set-
tembre».
mi?
Da quali regioni arrivano i vostri clienti?
«Emilia-Romagna, Lombardia, poi abbiamo avuto un boom di umbri grazie ai nuovi lavori sulla Quadrilatero che hanno accorciato di molto le distanze. Le infrastrutture e i collegamenti efficienti sono fondamentali quando si parla di sviluppo turistico».
Non si rischia di rendere Portonovo un posto di lusso, riservato solo a un’élite di turisti, un po’ come Forte dei Mar-
«Non si tratta di élite, qui il target sono famiglie, coppie, persone di mezza età che cercano la tranquillità e la bellezza della natura. I giovani in cerca di divertimento scelgono altri luoghi, come Rimini, Senigallia o Porto Recanati. Magari però prima di iniziare la serata portano qui la fidanzata per una cena romantica in riva al mare. E poi Portonovo ha dei limiti di capienza, ecco ad esempio perchè molti operatori del consorzio hanno detto no ai mega party in spiag-
gia da migliaia di persone. C’è anche un problema legato alla sicurezza, abbiamo una sola via d’uscita via terra, dobbiamo stare attenti». Comunque il turismo è aumentato: la nuova organizzazione funziona?
«Sì, soprattutto per quanto riguarda le auto. In fondo, quando andiamo all’estero è normale fare dei chilometri a piedi per raggiungere spiagge da sogno, non vedo perchè a casa nostra pretendiamo quasi di parcheggiare l’auto sulla
LA SCHEDA
Sedici Bandiere Blu per le Marche LE MARCHE con ben 16 Bandiere Blu sono quest’anno la quarta regione più premiata a livello nazionale (dopo Liguria, Toscana e Campania) a conferma di quanto la qualità ambientale del mare e della costa unite alla cultura dell’accoglienza siano una priorità di operatori e amministrazioni. Le spiagge e le località rivierasche ritenute meritevoli per l’assegnazione dell’ambìto vessillo, equamente distribuite tra tutte le province, sono Ancona, Civitanova Marche, Cupra Marittima, Fano, Fermo, Grottammare, Mondolfo Marotta,
Numana, Pedaso, Pesaro, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, Porto Potenza Picena, San Benedetto del Tronto, Senigallia, Sirolo. La giuria della Fee (Foundation for Environmental Education), la ong danese che ogni anno assegna le bandiere blu a livello mondiale, valuta una serie di elementi, tra i quali la gestione ambientale della località, la qualità delle acque, i servizi e la sicurezza. E ancora la raccolta differenziata e la corretta gestione dei rifiuti pericolosi, la presenza di vaste aree pedonali, piste ciclabili, arredo urbano curato, aree verdi, l’accessibilità.
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ALTRE REGIONI E STRANIERI
Inziamo subito a sfatare un mito: Portonovo non è più la spiaggia degli anconetani perché il turismo è cambiato battigia. Portare sempre meno macchine e abbattere di conseguenza l’inquinamento e il traffico è il principale obiettivo che noi tutti ci siamo dati, lavorando bene in sinergia con l’amministrazione comunale. Ci sono le navette, i parcheggi a monte, serve solo cambiare la mentalità». Portonovo non è solo un’eccellenza sul fronte naturalistico ma anche enogastronomico. Un connubio perfetto per attrarre turismo?
«Sicuramente, è un dato di fatto che sempre più persone viaggiano e si spostano anche spinte dal desiderio di assaporare piatti e specialità del luogo. Sono turisti gourmet, che si lasciano consigliare e guidare nella scelta delle tipicità. La più amata resta sempre il mosciolo, il re delle nostre tavole che cerchiamo di proporre con qualche rivisitazione. Quest’anno poi abbiamo una raccolta e una qualità eccezionale, bisogna approfittarne. E’ importante fare rete con i comuni dell’entroterra, per un’offerta diversificata, per dare alternative in caso di pioggia e soprattutto per far capire che non abbiamo solo un bel mare ma anche tante bellezze artistiche e culturali tutte da scoprire». Ilaria Traditi
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SPECIALE MARCHE
RECANATI
LUGLIO 2018
IL TESORO
LA NOVITA’
NELLA BIBLIOTECA LEOPARDIANA SI TROVANO OLTRE 20MILA VOLUMI
DAL 2017 LA FAMIGLIA HA APERTO AL PUBBLICO LA «CASA DI SILVIA»
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LA STORIA Da sinistra, la casa dell’amata Silvia, il Palazzo Leopardi e la finestra dalla quale Silvia guardava Giacomo Leopardi in Biblioteca
IL VIAGGIO LA SCOPERTA DELL’ANTICO BORGO IMMERGE IL VISITATORE NELLE LIRICHE DEL GRANDE MAESTRO
La poesia di Leopardi vissuta nei suoi luoghi Dalla biblioteca alla celebre finestra della casa di Silvia fino al Colle dell’Infinito BORGO poetico senza eguali in Italia, la cittadina di Recanati sprigiona un fascino unico verso tutti coloro che vogliono rivivere le emozioni della bellissima inafferrabilità delle liriche di Giacomo Leopardi che conducono a vere rivelazioni. Casa Leopardi, con i suoi percorsi di visita nel Palazzo Leopardi che ha dato i natali al poeta nel 1798 e nei luoghi che hanno plasmato la sua giovinezza, offre al visitatore la possibilità di percepire l’anima di Giacomo tra le mura del Palazzo, ancora oggi abitato dai discendenti del poeta, preziosi custodi della Biblioteca e dei luoghi leopardiani. Fortemente voluta da Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, la Biblioteca creata per i figli e per la città di Recanati è stata aperta al pubblico nel 1812. Un impegno protratto in questi duecento anni dagli eredi che hanno mantenuto e valorizzato questo patrimonio universale come da disposizione testamentaria del conte Monaldo. La Biblioteca, dove Giacomo si è formato, era il posto dove gravitava la centralità della sapienza, con oltre 20000 volumi, era il baricentro attorno al quale si realizzava la vita di buona parte della famiglia: una sorta di incessante ed inevitabile conquista dello studio sopra ogni altra attività familiare. Giacomo studiò qui insieme ai fratelli Carlo e Paolina, sotto la guida attenta e affettuosa del padre. Le stanze e le sale, inalterate dal tempo della loro costituzione, come attestano le schede di catalogazione compilate da Monaldo e dai suoi figli, sono il regno di libri e manoscritti accessibili al pubblico. Assolutamente da visitare la mostra “Giacomo dei libri – La Biblioteca Leopardi come spazio delle idee”, allestita nei locali dell’ex frantoio di Palazzo Leopardi, inaugurata in occasione del bicentenario dell’apertura al pubblico della Biblioteca del Poeta. Un fantastico viaggio intellettuale che permette ai visitatori di approfondire la conoscenza del poeta attraverso le opere e i testi che lo hanno fatto crescere e diventare l’eccezionale genio che noi tutti conosciamo.
SCORCI La contessa Olimpia Leopardi alla finestra da dove Silvia osservava Giacomo. Sotto, l’Annunciazione di Lotto
Ma si può anche ammirare il capolavoro di Lorenzo Lotto NON SOLO Giacomo Leopardi. A Recanati si può anche ammirare «L’Annunciazione» di Lorenzo Lotto, un dipinto a olio su tela, databile al 1534 circa e conservato nel Museo civico Villa Colloredo Mels a Recanati. È firmato “L. Lotus” ed è una delle opere più famose dell’artista. L’opera potrebbe risalire al periodo veneziano dell’artista, quando sarebbe stata spedita (verso il 1527), oppure a quello successivo in cui Lotto si recò direttamente nelle Marche per attendere ad alcune opere. Oggi le prese di posizione principali riguardano il secondo caso, con una datazione vicina al 1534, dopo la Crocifissione di Monte San Giusto.
L’ANIMA Il palazzo dove visse ancora oggi abitato dai discendenti DALLO scorso anno la Famiglia Leopardi ha aperto per la prima volta al pubblico la casa di “Silvia”, le antiche scuderie di Palazzo Leopardi dove visse Teresa Fattorini, la “Silvia” del celebre canto. Teresa Fattorini, nata il 10 ottobre 1797, era la figlia del cocchiere di casa Leopardi, morì a
causa della tubercolosi nel settembre 1818, all’età di soli ventuno anni. Simbolo della giovinezza ricca di sogni e di promesse è la figura dove il poeta ritrova il dono più bello dell’adolescenza: l’attesa trepida e suggestiva dell’amore. Quiete e senso del futuro accomunano i due ragazzi che si guardano dalle rispettive case, lo sguardo di Silvia va al Palazzo, quello di Giacomo alla casa della ragazza. Il restauro delle scuderie ha permesso di recuperare ambienti che hanno ampliato i percorsi di visi-
SULLE TRACCE Anche il restauro delle scuderie ha ampliato il percorso ta di Casa Leopardi con nuove sale espositive e l’abitazione di “Silvia” composta da tre stanze: due camere da letto e una cucina arredate con mobilio e suppellettili originali dell’epoca. Un importante progetto di recupero filologico grazie al quale i visitatori possono sperimentare
una prospettiva insolita e del tutto inedita. Non più “Silvia” con gli occhi di Giacomo, ma Giacomo con gli occhi di “Silvia”, e dalle finestre della casa possono immaginare i pensieri di Teresa quando, dalla sua stanza, vedeva Giacomo intento a studiare con il tavolino vicino alla finestra. Accanto al Palazzo Leopardi che si erge sulla Piazzetta del Sabato del Villaggio, Il colle dell’ Infinito, celebrato nell’idillio omonimo, meta delle passeggiate di Giacomo dove usava soffermarsi per godere lo splendido vastissimo panorama, dal monte al mare.
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SPECIALE MARCHE
LORETO E LA SPIRITUALITA’
QUANDO
DOVE
I LAVORI DELLA BASILICA INIZIARONO NEL 1469 IL CAMPANILE E’ DI VANVITELLI
SOTTO LA CUPOLA E’ POSIZIONATO IL SACELLO DELLA SANTA CASA
Il miracoloso pellegrinaggio al santuario La basilica ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazareth
IL NOSTRO VIAGGIO alla scoperta delle Marche e delle sue bellezze, continua a Loreto. La città deve la sua fama al Santuario che è uno dei luoghi di pellegrinaggio tra i più importanti del mondo cattolico. La città si è infatti sviluppata intorno alla nota Basilica che ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret dove, secondo la tradizione, la Vergine Maria nacque, visse e ricevette l’annuncio della nascita miracolosa di Gesù. Gli studi mettono in luce che la provenienza della Casa è la Palestina, sia per lo stile architettonico che per l’uso di materiali costruttivi, sconosciuti nel territorio marchigiano. LA TRADIZIONE vuole che la Santa Casa, dopo essere transitata per la Dalmazia, sia giunta a Loreto la notte del 9-10 dicembre del 1294. Nel 1469 iniziarono i primi lavori di costruzione dell’odierna basilica ed oggi, affianco della candida facciata in pietra d’Istria, si innalza l’elegante campanile (1750-55), opera di Luigi Vanvitelli. Sotto la
dei dipinti spiccano le opere della tarda maturità di Lorenzo Lotto, che morì a Loreto nel 1556. Il Tesoro della Santa Casa comprende preziose opere di alta oreficeria.
CARTOLINE Alcune splendite vedute della Basilica di Loreto
cupola è posizionato il sacello della Santa Casa, rivestito di marmo con statue e rilievi, capolavoro della scultura del Cinquecento. L’INTERNO assai suggestivo è meta di pellegrini che giungono da tutto il mondo per pregare,
davanti alla statua della Madonna Nera. La Cappella dell’Annunciazione fu decorata con affreschi di Federico Zuccari, le sacrestie di San Marco e San Giovanni da Melozzo da Forlì e Luca Signorelli, il soffitto ed il padiglione della Sala del Tesoro
dal Pomarancio. IL MUSEO PINACOTECA della Santa Casa di Loreto, ospitato nel Palazzo Apostolico, conserva dipinti, sculture, arazzi e maioliche provenienti dal Santuario e donati alla Santa Casa nel corso dei secoli. Nella raccolta
MA spazio anche alla gastronomia: uno dei piatti tipici di Loreto è il coniglio in porchetta, a cui si accompagna il vino Rosso Conero Doc. Tra i principali eventi, la Rassegna Internazionale di Musica Sacra si svolge la settimana successiva alla Pasqua e vede la partecipazione delle più qualificate corali provenienti da tutto il mondo. La notte del 9 dicembre, in occasione della Festa della Venuta, che ricorda il trasporto a Loreto della casa della Madonna, le campagne intorno a Loreto si accendono di fuochi e tutte le campane suonano a festa. Il giorno 10 dicembre la festa religiosa culmina con la celebrazione in Basilica del Solenne Pontificale. INFO: www.comune.loreto.an.it; www.turismo.marche.it
IN TOUR Alcuni dei capolavori di Lorenzo Lotto conservati nelle Marche
IL MAESTRO E LE MARCHE
In viaggio sulle tracce del Lotto: ecco dove sono tutti i capolavori I RAPPORTI di Lorenzo Lotto con le Marche sono stati intensi e la sua pittura ha profondamente suggestionato le vicende artistiche locali. Durante la sua permanenza nella regione, dove risiedette a lungo e dove morì come oblato nella Santa Casa di Loreto, Lorenzo Lotto realizza opere di grande intensità pittorica e forte suggestione patetica. Le Marche pertan-
to si collocano a pieno titolo tra i luoghi lotteschi di immediato interesse per la vastità e la preminenza artistica dei documenti che il pittore vi ha lasciato. Il sito www.turismo.marche.it unisce tutte le località lottesche della regione con Jesi, grazie alla notevole presenza di opere del Lotto nella Pinacoteca civica di Palazzo Pianetti. Nella Pinacoteca Civica
“Francesco Podesti” di Ancona è invece conservata la «Sacra Conversazione». Spostandoci a Cingoli, nello spazio museale della chiesa di San Domenico, ecco la grande tela della «Madonna del Rosario» portata a termine dal maestro veneziano nella primavera del 1539: la chiesa attualmente è però chiusa per il sisma, ma l’opera ora è ammirabile nel palazzo Comu-
nale. Spostandoci a Monte San Giusto, nella chiesa di Santa Maria della Pietà in Telusiano si conserva la pala di Lorenzo Lotto «La Crocifissione». La pinacoteca di Recanati, che conserva capolavori del Trecento e Quattrocento come le tavole di Pietro Domenico da Montepulciano e di Ludovico da Siena, è famosa soprattutto per il corpus di opere straordinarie di Lorenzo Lotto. Si spazia
quindi da un suo capolavoro giovanile come il «Polittico di San Domenico» all’affascinante «Trasfigurazione», influenzata dal Raffaello ma di totale impostazione anticlassica, per finire con l’indimenticabile «Annunciazione», capolavoro assoluto del Maestro. Il tour sul Lotto fa tappa anche a Mogliano («Madonna in gloria e santi») e a Urbino (Galleria Nazionale delle Marche).
SPECIALE MARCHE
OSIMO, CITTA’ CULTURA
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UN’ALTRA STRAORDINARIA BELLEZZA DA VISITARE A OSIMO E’ RAPPRESENTATA DALLE MISTERIOSE GROTTE
Il genio di De Chirico e la sua Neometafisica
La mostra a palazzo Campana fino al 4 novembre LE MAGNIFICHE volte di palazzo Campana in pieno centro storico a Osimo sono scrigno di un gioiello, la mostra «Giorgio de Chirico e la Neometafisica» curata da Vittorio Sgarbi in ogni particolare. A novembre ricorreranno i quarant’anni dalla scomparsa del grande artista Giorgio De Chirico e Osimo ha scelto di chiudere il primo ciclo fatto di quattro grandi mostre in città proprio con un omaggio all’artista che ha aperto al Surrealismo e alla Pop art, per la prima volta su suolo marchigiano. Ci sono più di 60 opere tra dipinti, disegni, sculture e grafiche che ripercorrono prevalentemente l’ultimo periodo di produzione artistica di de Chirico. Opere tutte caratterizzate da una vena creativa felice che mette in scena una rappresentazione degli stessi temi proposti nelle prime opere ma più «divertita». I soggetti sono quelli rappresentati nel periodo Metafisico: al centro sempre piazze, interni, esterni e manichini ma tutto, anche il cromatismo e la costruzione dello spazio, innesca nella mente richiami lieti e quasi ironici.
L’INAUGURAZIONE Vittorio Sgarbi a palazzo Campana nel giorno di apertura della mostra dedicata a De Chirico. Sotto, una veduta della città di Osimo. Qui a fianco, «L’anniversario del principe», una tela del 1973
ALLA FINE degli anni Sessanta il grande artista ha iniziato una nuova Metafisica, che apparentemente è una replica della prima, con le Muse inquietanti, il castello di Ferrara, le piazze vuote, un mondo che insomma riproduce quello di un’epoca fortunata ma introduce elementi nuovi che lo mettono in dialogo con alcuni grandi maestri di quegli anni che
L’ALTRO FRONTE
Castelfidardo, «regina» della fisarmonica LA CITTÀ di Castelfidardo è la «regina» indiscussa di uno strumento dalle mille sonorità, la fisarmonica. C’è stato bisogno di un crogiolo di saperi, costumi e persino lingue a Castelfidardo per dare inizio a una nuova era, quella dello strumento a mantice che ben prima dell’Unità d’Italia aveva già conquistato i cuori dei paesani ed ebbe il proprio boom agli inizi del Novecento, quando il fidardense
Paolo Soprani, artigiano lungimirante, fece fare alla fisarmonica il salto dall’artigianato puro alla meccanizzazione della produzione. Per tutto il Novecento fino a oggi Castelfidardo ha nutrito il comparto dell’industria della fisarmonica che sta tenendo duro nonostante la crisi con le esportazioni in tutto il mondo, soprattutto in Cina e in America Latina passando anche per la Russia. Per farsi cullare dalle
dolci note dello strumento e sprofondare nell’abisso dei ricordi, la città ha aperto ai turisti il museo della fisarmonica in pieno centro storico con preziosissimi esemplari custoditi con grande gelosia dai mastri artigiani, ha costruito persino la fisarmonica da Guinness, lo strumento a mantice più grande del mondo e funzionante, visitabile a due passi dal museo, e a settembre organizza il Pif, premio internazionale della fisarmonica.
rappresentano la Pop art italiana. «In quel momento ha messo insieme quello da cui era partito e ha inventato una Metafisica piena di riferimenti persino alla plastica, un mondo di assoluta contemporaneità – spiega Sgarbi – A Osimo abbiamo cercato di dimostrare che la Neometafisica non è la ripresa di un tempo antico ma l’invenzione di un mondo nuovo da parte di un genio che è capace di ritrovare in se stesso il passato, il futuro e il presente. Quella che ammiriamo oggi è una pittura-concetto, una pittura che è filosofia, una Metafisica allegra».
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VITTORIO SGARBI
Tantissimi riferimenti persino alla plastica, un mondo di assoluta contemporaneità Una pittura che è filosofia UNA MOSTRA che dà lustro alla città, già tra i fulcri dell’arte marchigiana. L’esposizione, visitabile fino al 4 novembre, è realizzata grazie alla concessione del generoso prestito di un nucleo di opere della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico ed è organizzata dal Comune con la partecipazione dell’istituto Campana, della fondazione Don Carlo Grillantini e dell’associazione culturale «Metamorfosi». Una mostra che fa bene anche al cuore perché sponsor etico è la Lega del filo d’oro. Silvia Santini © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SPECIALE MARCHE
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STORIA E CULTURA
La patria della carta tra arte e monumenti: Fabriano città dell’Unesco
Il gioiello medievale a vocazione manifatturiera LA STORIA con la fabbricazione della carta a mano che ha reso la città famosa in tutto il mondo; l’arte con affreschi e dipinti mozzafiato custoditi in chiese e oratori tutto di matrice medievale; l’enogastronomia contrassegnata dalle prelibatezze della terra e il gusto unico del salame di Fabriano; la certificazione Unesco che permetterà di ospitare a giugno 2019 il meeting internazionale a cui parteciperanno delegazioni IL VIAGGIO nel gioiello medievale non può che partire dall’area storica, dove nel 1600 è stata edificata la Cattedrale di San Venanzio che custodisce la cappella di San Lorenzo affrescata da Allegretto Nuzi nel 1360. A meno di duecento metri di distanza ecco il complesso conventuale di San Domenico, che ospita il Museo della Carta e della filigrana, al cui interno si possono apprendere tecniche e segreti della lavorazione dei fogli compresi quelli sui quali molteplici generazioni di studenti hanno disegnato tramite gli inconfondibili album con il logo F4. La vicina chiesa di San Biagio e San Romualdo ospita la cripta che conserva il sarcofago marmoreo con le reliquie di San Romualdo, fondatore dell’ordine camaldolese, morto nel territorio comunale. Inevitabile la tappa all’Oratorio della Carità, con la sala principale impreziosita da un ciclo affrescato dal pittore manierista urbinate Filippo Bellini. La struttura è divenuta ancor più nota negli ultimi anni, quando nella finzione scenica ha ospitato il convento delle suore televisive della fiction di Raiuno ‘Che Dio ci aiuti’. NELLA CENTRALE e scenografica piazza del Comune campeggia il Palazzo del Podestà, uno degli edifici di architettura tipicamente medievale, eretto a metà del Duecento che si affaccia sulla fontana Sturinalto, commissionata nel 1285 a Jacopo di Grondolo, ispiratosi alla fontana Maggiore di Perugia. Lì a fianco gli splendidi giardini del Poio e la Pinacoteca civica Molajoli che nel recente passato ha ospitato prima una mostra tutta dedicata al Gentile da Fabriano, inaugurata dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, poi l’esposizione con i capolavori dello stesso Gentile e di Giotto curata da Vittorio Sgarbi. Una sorta di pinacoteca naturale viene invece considerata la chiesa di San Benedetto che nonostante le ferite degli ultimi
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di 180 città provenienti da 72 nazioni. Sono tante le cartoline di Fabriano, realtà da 30mila anime che profuma di antico, dove i tesori della cultura si fondono con l’operosità di un distretto da sempre a vocazione manifatturiera, culla dell’elettrodomestico in particolare con l’epopea della famiglia Merloni e dei relativi marchi Ariston e Indesit. Il tutto incastonato in panorami di collina dove gli amanti della natura possono gustarsi passeggiate all’aria aperta.
L’EVENTO DEL 2019
Nominata città Creativa dell’Unesco, il prossimo anno ospiterà 400 delegati provenienti da 180 città di cinque continenti
terremoti del 1997 e del 2016 esibisce ancora decine di affreschi e dipinti ultracentenari. ARTE e cultura hanno dunque contribuito ad ottenere nel 2013 il titolo di città creativa dell’Unesco nella categoria artigianato grazie alla carta a mano, portando Fabriano alla ribalta internazionale anche attraverso la nomina di ambasciatrice Unesco della poetessa Francesca Merloni. La sempre più forte sinergia con l’ente umanitario vivrà il suo momento più alto proprio tra un anno con l’attesa kermesse internazionale dell’annual meeting, a cui è prevista la partecipazione di 400 delegati di 180 città e di cinque continenti diversi. In quell’occasione gli ospiti potranno gustare il tipico salame coi lardelli riconosciuto come presidio ‘Slow Food’, accompagnato dal verdicchio doc della vicina Matelica. Sempre a giugno 2019 sarà la volta del traguardo del quarto di secolo per il Palio di San Giovanni, la rievocazione storica seguita da moltissimi turisti in particolare per la realizzazione delle splendide infiorate artistiche e la gara finale della Sfida del Maglio tra le quattro Porte cittadine con la preprazione di una chiave in ferro battuto dai fabbri. Proprio il fabbro Mastro Marino è il simbolo della città insieme al fiume Giano recentemente tornato a cielo aperto nel tratto del centro storico dove si può ammirare lo scorrere del corso d’acqua che costeggia alcune vie caratterizzata dall’architettura trecentesca. Alessandro Di Marco
DA VISITARE San Domenico Il complesso conventuale di San Domenico ospita il Museo della Carta e della filigrana, al cui interno si possono apprendere tecniche e segreti della lavorazione
La cattedrale San Venanzio custodisce la cappella di San Lorenzo affrescata da Allegretto Nuzi nel 1360. Nella chiesa di San Biagio e San Romualdo la cripta con le reliquie di quest’ultimo
La pinacoteca Da ammirare gli splendidi giardini del Poio e la Pinacoteca civica Molajoli che nel recente passato ha ospitato una mostra dedicata al Gentile da Fabriano
MAESTRI AL LAVORO A sinistra il museo della Carta e, sopra, un maestro cartaio mentre realizza fogli fatti a mano. In alto, il centro di Fabriano con la fontana Sturinalto e palazzo del Podestà
SPECIALE MARCHE
NATURA E BORGHI
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MILA LE PRESENZE CHE OGNI ANNO FA REGISTRARE IL COMPLESSO IPOGEO
Le meraviglie delle Grotte di Frasassi
A passeggio per un chilometro e mezzo tra stalattiti e stalagmiti alte fino a 15 metri UNO SPETTACOLO della natura scoperto praticamente per caso 48 anni fa da un gruppo di speleologi di Ancona che mai avrebbero pensato di essersi consegnati alla storia per merito di quell’escursione. Sono stati proprio gli uomini del Cai del capoluogo regionale a regalare non solo alla comunità locale ma all’Italia e al mondo intero la possibilità di godere del meraviglioso complesso ipogeo delle Grotte di Frasassi dove ogni anno si registrano oltre 200 mila presenze.
matesi ad opera di stratificazioni calcaree nel corso di 190 milioni di anni grazie all’opera dell’acqua e della roccia. L’ACQUA, di fatto, discioglie piccole quantità di calcare e cadendo a terra, nel corso di uno stillicidio che dura millenni, le deposita formando delle concrezioni. Queste
si dividono in stalagmiti (colonne che crescono progredendo dal basso verso l’alto) e stalattiti, che invece scendono dal soffitto delle cavità. LE FORME e le dimensioni delle autentiche opere naturali hanno stimolato la fantasia degli speleologi, i quali dopo averle scoperte le
hanno battezzate denominandole in maniera curiosa: è il caso dei «Giganti», il «Cammello» e il «Dromedario», l’»Orsa», la «Madonnina», la «Spada di Damocle» (stalattite di 7,40 metri di altezza e 150 cm di diametro), «Cascate del Niagara», la «Fetta di pancetta» e la «Fetta di lardo», l’«Obelisco» (stalagmite alta 15 metri al centro del-
la Sala 200), le «Canne d’Organo» (concrezioni conico-lamellari che se colpite risuonano), il «Castello delle Streghe». All’interno delle grotte sono presenti anche dei laghetti in cui ristagna l’acqua dello stillicidio e dei «pozzi», cavità cilindriche profonde fino a 25 metri che possono raccogliere l’acqua o convogliarla verso piani carsici inferiori. LA VISITA della grotta ha una durata di 70 minuti anche se le opzioni sono di diverse tipologie. I gruppi sono accompagnati da guide professionali fornite dal Consorzio Frasassi. La temperatura interna è di 14 gradi costanti a prescindere dalle stagioni e dal meteo esterno. L’ideale per una visita durante l’estate. I visitatori possono parcheggiare auto, bus e altri mezzi nella vicine area dove insiste un mercatino permanente, alcune attività di ristoro tutto situate nei pressi della biglietteria dove è presente anche un servizio di bus navetta per raggiungere l’ingresso delle grotte. a. d. m.
DOPO la calata ipogea del 25 settembre 1971, l’anno successivo venne costituito dal Comune di Genga e dalla Provincia, il Consorzio Frasassi con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare le cavità carsiche al cui interno è stato realizzato un percorso totalmente fruibile a piedi di 1500 metri e visitabile tutto l’anno ad eccezione di un breve periodo di fermo biologico nel mese di gennaio. Li si possono ammirare sculture naturali for-
ALLA SCOPERTA In alto l’interno delle Grotte di Frasassi, a sinistra il parco e, a destra, l’abbazia di San Vittore
IL PARCO FRASASSI GOLA DELLA ROSSA
Sentieri, arrampicate e rafting immersi nell’ambiente rupestre UN TOTALE di ben 35 sentieri escursionistici segnalati, dove introdursi a piedi, in mountain bike e a cavallo, ma anche pareti naturali di roccia a strapiombo dedicate agli amanti delle arrampicate verticali e perfino spazi attrezzati fruibili in diversi periodi dell’anno per la canoa e il rafting. Sono solo alcune delle opzioni per godere di strutture e servizi del Parco naturale Frasassi Gola della Rossa che proprio in queste settimane festeggia il traguardo dei 25 anni di attività. L’area protetta di 10.026 ettari si spalma su un territorio che ingloba diverse realtà dell’entroterra fabrianese ed ha il suo asse centrale nel comune di Genga nelle immediate vicinanze delle Grotte. Proprio quella zona è il paradiso dei
rapaci, in quanto nei selvaggi anfratti rocciosi nidificano l’aquila reale, l’elusivo gufo reale, il falco pellegrine, l’astore e il lanario.
Nel territorio vivono anche il gatto selvatico, il lupo, l’istrice e decine di specie diverse di chirotteri che colonizzano numerose cavi-
tà ipogee. L’AMBIENTE rupestre delle gole ospita moltissime specie floristi-
AVVENTURE PER GRANDI E PICCINI
Ponti tibetani, carrucole e cavi sospesi sul fiume EMOZIONI forti per grandi e piccini tra percorsi sugli alberi, cavi sospesi sopra il fiume Sentino, traballanti ponti tibetani e carrucole vertiginose. È l’offerta del parco ‘Frasassi avventura’ posizionato a pochissime centinaia di metri dall’ingresso delle Grotte che si caratterizza proprio per la possibilità di coniugare il divertimento degli adulti con quello dei bambini grazie a una serie di tracciati diversi riconoscibili dai vari colori indicanti il grado di difficoltà. Escursioni con
guide specializzate, attività didattiche per bambini, laboratori creativi e naturalistici con educatori ed animatori ambientali, proposte personalizzate su richiesta per gruppi e famiglie (feste di compleanno, addio al celibato e nubilato, team building, feste tra amici) sono ulteriori servizi complementari offerti. La struttura si trova a Genga, in località San Vittore, nell’area verde antistante l’ex mulino nei pressi dell’abbazia romanica di San Vittore alle Chiuse.
che, alcune di elevato interesse scientifico come la rarissima ’Moheringia papulosa’, pianta rupicola endemica al pari della ‘Rhamnus pumila’, un piccolo arbusto che si inserisce nelle frartture delle rocce e che presenta i rami fortemente aderenti ad esse. NEL CUORE del Parco sorge l’abbazia di San Vittore delle Chiuse, risalente all’XI secolo, una delle più importanti testimonianze dell’architettura romanica nelle Marche. Il museo speleo paleontologico e archeologico di Genga è invece allestito nel cenobio della stessa abbazia e conserva il famoso ittiosauro di Genga, un rettile marino lungo tre metri, dall’aspetto simile a un delfino, vissuto nel Giurassico superiore, circa 150 milioni di anni fa.
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SPECIALE MARCHE
CITTA’ E CULTURA
PER INFORMAZIONI
STAFFOLO
LO IAT SI TROVA IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA: INFO 0731.538420
IL «BALCONE DELLA VALLESINA»: OFFRE PANORAMI MOZZAFIATO
Jesi, indietro nel tempo fino al Medioevo I suoi «Castelli» tra torri e camminamenti Il cuore della Vallesina è ricco di storia fra chiese e palazzi storici NEL CENTRO storico di Jesi si cammina nel Medioevo: il nucleo più antico della principale città della Vallesina è racchiuso in una cinta muraria trecentesca scandita da porte e torrioni. Qui, il 26 dicembre 1194, nacque Federico II Hohenstaufen (1194-1250): per parte di madre nipote di Ruggero II, fondatore della dinastia normanna nell’Italia meridionale, e da parte di padre dell’imperatore svevo Federico Barbarossa, divenne a sua volta re di Germania e di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero. Nella piazza che porta il nome dell’imperatore troviamo la Catte-
Uno dei più caratteristici, sulle pendici del Monte Murano, è Serra San Quirico, con il suo nucleo medievale intatto, chiuso fra possenti mura, dominate dalla trecentesca Torre del Cassero. Fra i vicoli in petra si apre Piazza della Libertà, raccolta attorno alla Torre Comunale del XII secolo; dalla Loggia Manin la vista plana sulla vallata. Da vedere anche la Chiesa di Santa Lucia, un gioiello in stile barocco e rococò, con interni sontuosamente decorati e tele di Pasqualino Rossi e Guido Reni. I bei panorami e gli scorci suggestivi abbondano anche a Staffolo, «il balcone della Vallesina»: an-
LA CATTEDRALE Dedicata a San Settimio, d’origine duecentesca ma ricostruita nel settecento
MORRO D’ALBA Il borgo fortificato è conosciuto in particolare per il vino doc del Lacrima
drale di San Settimio, d’origine duecentesca ma ricostruita nel Settecento, e Palazzo Ripanti Nuovo, con la sua imponente facciata tardo-barocca, che ospita la collezione di arte religiosa, dal Medioevo a oggi, del Museo Diocesano: spiccano una Croce Processionale (sec. XVI-XVII) di legno istoriato alta più di 4 metri, un Cristo ligneo processionale del sec. XIII-XIV e i dipinti di Ercole Ramazzani, allievo di Lorenzo Lotto. La vicina piazza Colocci è dominata dall’imponente Palazzo della Signoria, progettato alla fine del Quattrocento da Francesco di Giorgio Martini in eleganti forme rinascimentali. Oggi è sede della Biblioteca Comunale Planettiana. La visita a Jesi non può prescindere da un’escurzione tra i suoi «Castelli». Cinti da mura e ricchi di storia e tesori d’arte sono anche gli altri piccoli borghi della Vallesina, che si allunga lungo il medio corso del fiume Esino con una serie di colline ricoperte di vigneti di Verdicchio e di Lacrima di Morro d’Alba Doc.
che qui, il nucleo più antico del borgo è chiuso dalle mura, aperte solo in due punti contrapposti, e nasconde interessanti chiese d’epoca diversa, come la parrocchiale di Sant’Egidio Abate, con un prezioso polittico del Quattrocento, opera del cosiddetto Maestro di Staffolo. Rinomato per il vino è anche Morro d’Alba, al centro della piccola Doc del Lacrima di Morro d’Alba, un rosso corposo e profumato ottenuto da un vitigno autoctono. Il borgo è fortificato e vanta un primato: è l’unico in Italia dove si può camminare per un camminamento di ronda (detto la Scarpa) intatto che corre lungo l’intera cinta muraria, coperto e fiancheggiato da arcate. A Serra dei Conti si può visitare l’originale Museo delle Arti Monastiche «Le Stanze del Tempo sospeso». La zona è ricca di antichi luoghi monastici anche fuori dai borghi, come l’Abbazia di Sant’Apollinare risalente a prima dell’anno Mille a Monte Roberto. Da non perdere a Maiolati Spontini i luoghi Spontiniani.
PALAZZO PIANETTI Sopra la galleria degli Stucchi in quella che è anche la sede della Pinacoteca. Sotto le mura di Jesi
LA NOVITA’
«Ime Experience»: alla scoperta dei prodotti tipici della regione L’«IME Experience» si colloca in una cornice unica a Jesi negli spazi dell’ex Enoteca Regionale all’interno del seicentesco Palazzo Balleani Vecchio. Palazzo contiguo a Palazzo Battaglia ed entrambi inglobati nelle vecchie mura cittadine e situati in via Conti, nel cuore della città storica facilmente raggiungibile attraverso la scala mobile collocata nei pressi di Porta Garibaldi e l’antico Mercato delle Erbe. Ime rappresenta l’enogastronomia marchigiana con il meglio delle eccellenze. Un polo polivalente e multimediale dove è possibile fare una vera e propria «esperienza sensoriale» nel gusto. Trentadue prodotti certificati Dop, Igp, Bio, Stg, Qm e Presidi Slow Food delle Marche e ben 40 etichette vini. Nello specifico l’«Ime» coinvolge tutti e 5 i sensi: guardare e informarsi attraverso monitor e touch screen; gustare cibo di ottima qualità certificata; annusare i profumi della qualità dei vini; ascoltare i racconti sulla storia e le curiosità delle specialità e infine toccare con mano i prodotti direttamente allo shop interno, come un vero e proprio museo interattivo dell’agroalimentare. Un percorso didattico ed esperienziale che si sviluppa in 10 sezioni espositivo-multimediali attraverso le quali si ha modo di scoprire la storia, le curiosità e i segreti dell’enogastronomia marchigiana (info 0731 213386).
A PALAZZO GHISLERI SALE TEMATICHE TRA SCENOGRAFIE TRIDIMENSIONALI, INSTALLAZIONI, PROIEZIONI E COSTUMI D’EPOCA
«Stupor Mundi», il museo dedicato all’imperatore Federico II MA COME mai Federico II nacque a Jesi? La principessa normanna Costanza d’Altavilla, era in viaggio attraverso la Marca Anconetana per raggiungere in Sicilia il marito Enrico VI, e lo partorì sotto a una tenda, collocata nella piazza cittadina che oggi è intitolata all’imperatore. Anche se non vi abitò mai, Federico rimase legato a Jesi e le concesse una serie di privilegi, che le valsero l’appellativo di «Città Regia». Otto secoli dopo, la sua città natale lo ha ricambiato e, nella medesima piazza, gli ha dedicato
un nuovo, originale museo interattivo, Federico Stupor Mundi: il nome fa riferimento all’epressione «stupor mundi et immutator mirabilis» (lo stupore del mondo e il miracoloso trasformatore) con cui Matteo da Parigi definì l’imperatore, che non fu solo un grande politico e condottiero, ma anche un fine intellettuale e studioso, con interessi che spaziavano fra letteratura, matematica, medicina e astronomia. Ospitato a Palazzo Ghislieri, il nuovo museo è allestito per sale tematiche, ricche di scenografie tridimensionali, installazioni
multimediali, proiezioni di immagini tratte da miniature medievali, olografie e ricostruzioni di oggetti e costumi dell’epoca. Si scoprono così le vicende di Federico; la sua ascendenza, gli anni giovanili, l’incoronazione a Imperatore; il suo difficile rapporto con il Papato; la crociata in Terrasanta; i tanti castelli fatti costruire nel Sud Italia, le mogli e la discendenza. In primo piano, anche le sue passioni, da quella per la falconeria (Federico scrisse un trattato in materia) a quella per le arti e le scienze (info. 0731/084470 o 0731/202944).
SPECIALE MARCHE
SENIGALLIA
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LE DATE
I LUOGHI
DAL PRIMO AL 12 AGOSTO LA SPIAGGIA DI VELLUTO SARA’ A RITMO DI R’N’R
DALLE PIAZZE AL LUNGOMARE FINO ALLA ROTONDA: MUSICA ED EVENTI IN TUTTA LA CITTA’
IL NUMERO
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Concerti in programma Dall’1 al 12 agosto saranno 42 in totale i concerti in programma al Summer Jamboree edizione numero 19: di questi, 39 gratuiti
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INIZIO IN SORDINA
Diciotto anni fa, era il 2000, nessuno ci avrebbe scommesso un euro: durava un giorno E oggi eccoci qua
SENIGALLIA, si fa presto a dire città del rock’n’roll. Oggi l’associazione è quasi automatica, se si pensa alla spiaggia di velluto immediatamente si immaginano contrabbassi ruggenti, gonne a fiori e collane hawaiiane. Una kermesse, quella del Summer Jamboree, che ha respiro internazionale: dieci giorni di eventi, decine di concerti, molti dei quali gratis, mercati vintage di dischi, vestiti e memorabilia; e poi ancora sfilata di auto e moto d’epoca, dj set di qualità, corsi di ballo e addirittura parrucchieri in grado di farvi assomigliare a Elvis o a Rita Hayworth. E a proposito di Elvis e della sua capigliatura, quale sindaco poteva essere più azzeccato per la città del Summer Jamboree che Maurizio Mangialardi, noto anche per la sua acconciatura vintage. Sindaco, oggi il Jamboree è un evento che supera addirittura i confini europei. Ma non è stato sempre così... Ricordo nel 2000, quando iniziò in sordina...
«Eh sì, oggi sembra naturale pensare al Jamboree e a Senigallia a braccetto. Ma se lei ricorda quell’edizione di diciotto anni fa può facilmente compararla con quella di adesso. Durava un giorno il Jamboree e non ci avrebbe scommesso un euro nessuno. Io accettai la sfida, all’epoca, solo per il mio amore per questo genere di musica... sentivo le potenzialità di un evento dedicato ai mitici ’50... Ed eccoci qua».
UN TUFFO NEI MITICI ’50 Auto d’epoca, memorabilia e mostre, come quella passata sul mito Johnny Cash
BAGNO DI FOLLA Uno dei tantissimi concerti in centro nell’ambito del Jamboree. Nella foto piccola il sindaco Mangialardi
«Jamboree, siamo noi la città del rock‘n’roll»
Il sindaco: «In 19 anni diventato un maxi evento» LE ESPOSIZIONI IN CORSO Robert Doisneau Robert Doisneau: le Temps Retrouvé a Palazzo del Duca Orario: 10-13 e 16-20; ingresso 8 euro, fino al 2 settembre
Sant’Agata di Correggio Correggio ritrovato, ovvero il bellissimo volto di Sant’Agata di Senigallia, allestita a Palazzetto Baviera. Per gli orari di visita www.feelsenigallia.it
LE GRANDI MOSTRE SANT’AGATA E FOTOGRAFIA, DA NON PERDERE
Doisneau e Correggio, è già record OLTRE ottomila presenze per ogni mostra, e siamo soltanto a inizio estate. Le due esposizioni di Senigallia hanno già fatto registrare il tutto esaurito. A Palazzo del Duca c’è Robert Doisneau: le Temps Retrouvé, che mette in luce l’assoluta contemporaneità del grande fotografo francese, autentico precursore delle attuali tendenze della fotografia di moda e pubblicitaria. Orario: 10-13 e 16-20; ingresso 8 euro, fino al 2 settembre. Stessa data di chiusura per l’altra grande mostra, quella del Correggio ritrovato, ovvero il bellissimo volto di Sant’Agata di Senigallia, allestita a Palazzetto Baviera. Proprio nei giorni scorsi Glenn Cooper, autore di best seller, ha presentato al pubblico il suo ultimo libro. Prima della serata Cooper ha visitato da turista il centro storico di Senigallia ma soprattutto il restaurato Palazzetto Baviera, restando meravigliato dagli stucchi del Brandani
ma ancora di più è stato suggestionato dalla mostra del Correggio, con il dipinto della Sant’Agata di Senigallia. «Senigallia potrebbe apparire in uno dei miei prossimi libri e probabilmente ci sarà anche il dipinto della Sant’Agata di Senigallia» ha rivelato Cooper, stregato dalla bellezza del dipinto. E se Sant’Agata e Doisneau hanno già raggiunto numeri da record, chissà che cifra verrà toccata a fine estate, a conclusione dei grandi eventi: non solo il Summer Jamboree, ma anche il CaterRaduno, l’X Master e Pane Nostrum. Del resto Senigallia è anche città della fotografia: per l’eredità lasciata dal grande Giacomelli e l’instancabile attività del Musinf e ora anche per la grande mostra su Doisneau. E anzi, il sindaco Maurizio Mangialardi ci anticipa che, per l’autunno, la città potrebbe ospitare l’esposizione di un grande fotografo russo, mostra che è in corso a Palermo.
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NON SOLO MUSICA
Decine di concerti, certo Ma anche mercati vintage, lezioni di ballo, cibo a tema e perfino parrucchieri anni ’50 Tra l’altro non si riesce più a immaginare Senigallia senza questo festival, anche perché la città si presta perfettamente: non solo la Rotonda a mare, teatro di amori estivi passati, ma anche le strade, le piazze... ha un fascino retrò che avete giustamente sfruttato.
«Sì, e soprattutto nell’ultimo periodo. Con la riqualificazione delle ultime grandi piazze siamo diventati il teatro naturale dei grandi concerti sì, ma non solo: penso ad esempio a centinaia di ballerini, professionisti e non, che si cimentano in jive o rock’n’roll in pieno centro. Uno spettacolo meraviglioso. E pensi che noi oggi il Jamboree lo diamo quasi per scontato. L’altro giorno c’erano dei blogger tedeschi e ho preso un caffè con loro raccontando meraviglie sulla nostra città. Gli parlavo del Jamboree certo, ma anche dei nostri borghi a due passi dalla spiaggia, delle nostre mostre internazionali e della nostra cucina impareggiabile: voglio ricordare che qui ci sono due grandi chef pluristellati (Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, ndr). Questi blogger erano educati, sorridevano ma non erano troppo convinti. Li ho incontrati di nuovo di sera: mi sono corsi incontro dicendo ‘sindaco, ma non ci aveva parlato del mare!’. Ecco, in una parola: Senigallia ha talmente tanto da dare, che il mare ormai lo diamo per scontato. Un po’ come il Jamboree». Eleonora Grossi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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SPECIALE MARCHE
PESARO E IL SUO ROSSINI
UN ANNO SPECIALE E’ UN ANNO SPECIALE PER PESARO CON UNA RAFFICA DI INIZIATIVE DEDICATE AL GRANDE COMPOSITORE ROSSINI
Eventi per il 150esimo anniversario: così la città celebra il figlio illustre Concerti, conferenze e spettacoli dedicati al grande compositore
La scheda Il festival Il Rossini Opera Festival in programma dall’1 al 23 di agosto ha in programma tra le opere principali Ricciardo e Zoraide; Adina e Barbiere di Siviglia
Edoardo Bennato Il 6 luglio parentesi pop in piazza del Popolo, sempre a Pesaro con un concerto di Edoardo Bennato naturalmente in salsa rossiniana
Il sondaggio La pagina Facebook dedicata al 150esimo ha lanciato in questi giorni un sondaggio per scegliere una tra le arie per tenore del Maestro
IN SCENA A destra, uno dei tanti spettacoli del Rof. Qui sopra, il Maestro Gioachino Rossini
di CLAUDIO SALVI
TANTE le iniziative per il 150esimo anniversario dalla morte di Gioachino Rossini a Pesaro e nel resto delle Marche. L’anno dedicato all’importante anniversario, che prevede ancora numerosi eventi (concerti, conferenze, spettacoli), anche all’estero, nella città natale di Rossini così come nel resto della regione, assume particolare importanza. A Pesaro tutto è partito lo scorso febbraio con la settimana delle celebrazioni rossiniane che ha visto tra i protagonisti anche Asaf Avidan ed Elio de Le Storie Tese. Tutto questo mentre le musiche di Rossini, in particolare delle ouverture delle opere più famose, impazzano negli spot televisivi e radiofonici. Così anche la pagina Facebook dedicata al 150esimo ha lanciato in questi giorni un sondaggio per scegliere una tra le arie per tenore (Languir per una bella da L’Italiana in Algeri; Terra amica da Zelmira; Ah sì per voi già sento da Otello; Cessa di più resistere da Il barbiere di Siviglia), e due tra le 8 sinfonie più famose (Barbiere di Siviglia; Italiana in Algeri; Il signor Bruschino; La scala di seta; Guillaume Tell; La gazza ladra; Semiramide e Cenerentola), da inserire nella #PlaylistRossini150.
MA VEDIAMO dunque il programma delle iniziative. Il festival si svolgerà dal 1 luglio al 18 agosto con 14 appuntamenti. Il 1 luglio concerto inaugurale all’alba (Trebbiantico, parco esuli Giuliano Dalmati, ore 6) con le Sona-
te a 4 di Rossini. Dal 5 all’8 luglio è in programma «Danzar Rossini», uno stage di danza con il gruppo 8Cento di Bologna. Il 6 luglio (ore 21.30) a Palazzo Mosca Soirée Musicale e il 7 luglio, con partenza da Piazza del Popolo
(ore 17.30), la «Promenade» storica che si concluderà alle 21.30 con il Gran ballo rossiniano, il tutto in costumi d’epoca. A Novilara «Il violino di Rossini» (3 agosto), in collaborazione con il Tartini Festival di Pirano (Slovenia), la
LA NOVITA’
Inaugura anche il museo rossiniano tra memoria, cimeli e tecnologia NELL’ANNO del Centocinquantenario della morte di Gioachino Rossini, si aggiungerà un altro importante tassello per rendere Pesaro ancora più attrattiva non solo per i turisti ma anche per studiosi e appassionati del grande maestro. Già perché a novembre (la data scelta è il 13, giorno della morte del Cigno), si inaugurerà il Museo Rossiniano. Forte del finanziamento di un milione di euro appositamente individuato dal Mibact e dalla Regione Marche, il progetto ha già avviato il suo iter con la pubblicazione del bando di gara. Uno degli appuntamenti messo in campo dal Comune di Pesaro e dal Comitato Promotore delle Celebrazioni Rossiniane e il Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei Centenari Rossiniani; con loro, le realtà ‘depositarie’ dell’eredità del Maestro: Fondazione Rossini, Conservatorio Statale di Musica G. Rossini, Fondazione Rossini Opera Festival. Il museo, come è noto, si insedierà in quella che per molti anni è stata la sede della Fondazione Cassa di Risparmio e che già ora ospita a piano terra gli uffici della Fondazione Rossini: Palazzo Montani Antaldi. Un edificio costrui-
to tra la fine del Seicento ed i primi del Settecento poi danneggiato seriamente dai bombardamenti del secondo conflitto. Ristrutturato tra il 1986 e il 1991 dall’allora Cassa di Risparmio è apparsa a tutti la sede più adatta ad ospitare il Museo Rossiniano. Sotto il profilo artistico, di notevole livello appaiono gli affreschi della scuola del Lazzarini, tuttora conservati nel piano nobile e al secondo piano. Quello Rossiniano sarà un museo di nuova concezione, non ‘solo luogo’ di memorie e cimeli ma spazio ‘aperto’ in cui le nuove tecnologie saranno protagoniste per consentire ai visitatori di ogni età un’esperienza «immersiva ed emozionante». Il Museo Rossiniano sarà una meta obbligata anche per studiosi (musicologi; storici; musicisti), visto che a piano terra si potranno consultare documenti, epistolari, pubblicazioni ed edizioni critiche della biblioteca della Fondazione Rossini e completare così una esperienza coinvolgente e totale nel mondo di Rossini. Intanto è già operativo il sito gioachinorossini.it, il ‘canale’ ufficiale di riferimento delle celebrazioni. Già ora è possibile vedere quante sono gli eventi rossiniani programmati in tutto il mondo. La RAI, main media partner dell’anno rossiniano, sta già promuovendo il progetto delle celebrazioni. La partnership prevede altri due momenti significativi del programma: Il Rossini Opera Festival (agosto) e il 13 novembre, l’inaugurazione del Museo di Rossini e della Musica.
Serata campestre con Rossini a Santa Maria dell’Arzilla (5 agosto) e Rossini Freestyle con il Trio Dimitry (8 luglio a Candelara, Giardino di San Francesco). Da lunedì 2 luglio (serata dedicata ai giovanissimi talenti) tutte le sere, fino a mercoledì 11 luglio sono in programma i Concerti Finali del Conservatorio Rossini. Gli appassionati avranno modo di ascoltare brani dal repertorio di tutti i tempi (dal primo classicismo alla contemporaneità), ma soprattutto Rossini eseguiti da solisti e ensemble. IL 18 LUGLIO alla Chiesa di Cristo Re, concerto all’Opera Pesaro con i Vespri d’organo con interpreti gli organisti Giuliana Maccaroni e Martino Parcile. Il 6 luglio parentesi pop in piazza del Popolo con un concerto di Edoardo Bennato in salsa rossiniana. Subito dopo si partirà con il Rossini Opera Festival in programma dall’1 al 23 di agosto e che vede in programma tra le opere principali Ricciardo e Zoraide; Adina e Barbiere di Siviglia con l’immancabile Viaggio a Reims interpretato dai giovani dell’Accademia e la Petite Messe Solenelle in chiusura. E che negli eventi collaterali proporrà anche un inedito Massimo Ranieri alle prese con la musica di Rossini. Ma questi sono solo un piccolo antipasto di quanto accadrà durante l’estate e nel prossimo autunno. Per il momento l’amministrazione tiene tutto top-secret.
SPECIALE MARCHE
MARE E NATURA
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I CHILOMETRI DI DISTANZA DALLA COSTA PER ARRIVARE AL CASTELLO DI GRADARA
CARTOLINE MOZZAFIATO Alcuni splendidi panorami del San Bartolo e dei percorsi che raggiungono il mare. A destra, la piazza centrale di Fano
IL PERCORSO
CASTELDIMEZZO
20
200
chilometri
metri di altezza
Una suggestiva strada ricca di scorci e panorami si snoda da Gabicce Mare a Pesaro, nel cuore del Parco Regionale del Monte San Bartolo
UN SUGGESTIVO percorso è quello che si può effettuare partendo dal nord delle Marche. La lunga spiaggia sabbiosa di Gabicce Mare, in provincia di Pesaro Urbino, è interrotta da un promontorio e presenta brevi tratti di litorale ghiaioso e fondali profondi. La località è disposta su due livelli: la parte bassa, distesa su un piccolo golfo; la parte alta, a picco sul mare, ovvero Gabicce Monte, che sorge su di uno scoglio panoramico. Meritano una deviazione il romantico porto di Baia Vallugola, con una piccola spiaggia protetta da un promontorio e il castello Gradara, a 5 km dalla costa, con magiche atmosfere del passato. Una suggestiva strada ricca di scorci e panorami mozzafiato si snoda per 20 Km da Gabicce Mare a Pesaro, nel cuore del Parco Regionale del Monte San Bartolo, lambendo pittoreschi paesi a strapiombo sul mare come Casteldimezzo, Fiorenzuola di Focara e Santa Marina Alta. L’area del parco é stata indicata quale zona umida di importanza nazionale perché vi svernano numerose specie di uccelli marini. In queste aree particolarmente suggestiva é la fioritura delle ginestre che regala
Particolarmente interessante è la chiesa intitolata ai Santi ravennati Apollinare e Cristoforo, che custodisce opere d’arte
A spasso per il San Bartolo Sentieri a picco sul mare
Da Gabicce passando per antichi e suggestivi borghi nell’antichità di fuochi che segnalavano ai naviganti la posizione oppure per la presenza di ‘fornacelle’ dove si cuocevano laterizi e terrecotte. Nel borgo sono visibili alcuni portali del ‘600-‘700, alcuni picchiotti ai portoni e resti delle mura medievali. Interessante anche la porta sulla quale una targa porta incisi i versi Danteschi (Inferno XXVIII) relativi a un fat-
FANO BANDIERA BLU La città di origini romane merita una sosta per visitare i tanti monumenti custoditi ineguagliabili odori e giochi di colori. A Casteldimezzo si conservano parte delle mura una volta intervallate da numerosi torrioni. Interessante è la chiesa intitolata ai Santi ravennati Apollinare e Cristoforo, che un Crocifisso del XV secolo, opera di Jacobello del Fio-
re; la grande tavola sopra l’altare centrale, rappresentante una Madonna in trono col Bambino, i Santi Apollinare e Cristoforo opera di Francesco Zaganelli databile attorno al 1510. Fiorenzuola di Focara assunse nel 1889 la specificazione di Focara, probabilmente per la presenza
to avvenuto sul mare antistante. Da segnalare la chiesa di Sant’Andrea, di cui sopravvive solo il suggestivo campanile con orologio. Santa Marina Alta è una piccola frazione a picco sulla falesia, citata in documenti del ‘600 che lasciano pensare che fu un castello di rilievo nel commercio via ma-
re. Vi si può visitare la chiesa di Santa Marina Vergine. Attraversando la medesima strada panoramica si incontrano i gioielli rinascimentali di Villa Caprile e Villa Imperiale. Una strada panoramica serpeggia sul colle Ardizio tra Pesaro e Fano, cittadina dal nobile passato insignita della Bandiera Blu: qui il litorale torna pianeggiante, sabbioso, con brevi tratti ghiaiosi: le due zone balneari dell’antica Fanum Fortunae sono il Lido, breve e sabbioso a nord, e la Sassonia, lunga e ghiaiosa a sud, con al centro il pittoresco porto peschereccio. Fano conserva ancora molte tracce delle origini romane, come il monumentale Arco d’Augusto, porta dell’antica Via Flaminia. Nel centro della città, in Piazza XX Settembre, la cinquecentesca Fontana della Fortuna, davanti alla quale ha sede il Teatro della Fortuna. Attraverso il rinascimentale Arco Borgia-Cybo si ha accesso alla Corte Malatestiana, oggi utilizzata per spettacoli all’aperto e sede di Museo Civico e Pinacoteca. Tra i fiumi Metauro e Cesano si trovano altri due ospitali centri balneari: Torrette di Fano e Marotta di Mondolfo. Mondolfo è un grazioso comune medievale che rientra tra i Borghi più belli d’Italia.
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SPECIALE MARCHE
CITTA’ E CULTURA
GALLERIA NAZIONALE
LA FORTEZZA
SI TROVA ALL’INTERNO DEL PALAZZO DUCALE CON I SUOI CAPOLAVORI
REALIZZATA NEL XIV SECOLO PER VOLONTA’ DEL CARDINALE EGIDIO ALVARES DE ALBORNOZ
La culla del Rinascimento: Urbino
Si torna indietro nel tempo attraversando le vie tra monumenti e arte URBINO è uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano e dal 1998 il suo centro storico è patrimonio dell’umanità Unesco. E’ la città natale di Raffaello Sanzio ed è sede di una delle più antiche e importanti università d’Europa, fondata nel 1506. Quanto mai affascinante andare alla scoperta della città. Iniziamo dal Palazzo Ducale, uno dei più interessanti esempi architettonici e artistici del Rinascimento italiano, sede della Galleria Nazionale delle Marche. Il viaggio nella città prosegue con la Casa Museo di Raffaello Sanzio, dove visse il celebre pittore e poi il Duomo realizzato in stile neoclassico, che contiene alcune tele di Federico Barocci, e l’annesso Museo Diocesano Alba. L’ORATORIO di San Giovanni, dove è possibile ammirare un imponente ciclo d’affreschi realizzati dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino Marche tra il 1415 e il 1416. Un altro Oratorio è quello di San Giuseppe, dove è conservato il complesso scultoreo raffigurante la Natività di
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ALLA SCOPERTA A sinistra, gli affreschi dell’Oratorio di San Giovanni e , sopra, un dipinto di Piero della Francesca
Cristo, opera di Federico Brandani e pregevoli decorazioni e opere d’arte nella prima metà del XVIII secolo, grazie alle committenze e alle donazioni di vari membri della famiglia Albani. Di altro genere è la visita alla Fortezza Albornoz, realizzata nella seconda metà del XIV secolo per volontà del car-
dinale Egidio Alvares de Albornoz. MA LA CITTÀ non è solo Raffaello. Il pittore toscano Piero della Francesca lasciò capolavori, in parte andati perduti, in molte città delle Marche, tra cui Ancona, Loreto, Pesaro. Ma è tra le vie e i
palazzi di Urbino che le proverbiali geometrie di Piero sembrano prendere forma. Nel segno di Piero e dell’importanza che ha avuto per l’arte della nostra regione, le Marche sostengono con Emilia Romagna, Toscana, Umbria l’itinerario interregionale Terre di Piero (www.terredipie-
ro.it) e con la vicina Umbria l’itinerario Terre del Duca che dopo Urbino arriva nelle città rinascimentali di Pesaro, dove i Musei civici ospitano la monumentale Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini e Senigallia, nota per la grande Rocca Roveresca, ricca di capolavori di Perugino e Federico Barocci. Per conoscere i paesaggi sfondo di molte delle sue opere, la Regione Marche promuove la visita dei Balconi di Piero, diffusi tra Romagna e Marche (www.montefeltroveduterinascimentali.eu) Urbino non è solo arte. Tra le specialità enogastronomiche locali rinomata è la «Casciotta di Urbino», formaggio a pasta semicruda da tavola riconosciuto prodotto Dop; gustosissima è la crescia urbinate, definita anche crescia sfogliata, una sorta di focaccia che si mangia calda con salsiccia, erbe di campo, prosciutto, lonza o formaggio. Gli eventi di maggior rilievo che hanno luogo a Urbino durante l’anno sono il Festival di Musica Antica a luglio, la Festa del Duca ad agosto e la Festa dell’Aquilone a settembre (info: www.urbinoculturaturismo.it).
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IL DIRETTORE AUFREITER
IL PARERE DI SCARAMUCCI
Qui, in queste terre, i turisti possono vivere delle esperienze uniche e non repliclabili che possono poi raccontare
Le celebrazioni saranno un modo per far sentire che l’atmosfera vissuta da Raffaello è ancora la stessa nella sua città
LA STORIA Da sinistra la casa di Raffello, il Palazzo Ducale e la «Muta» del grande pittore
NEL 2020 A CINQUECENTO ANNI DALLA MORTE
Le celebrazioni per Raffaello: mostre ed eventi sul grande pittore IL RINASCIMENTO torna di moda anche nella città natale di Raffaello. Qui le celebrazioni del cinquecentenario dalla morte partiranno ufficialmente nell’ottobre 2019 con una grande mostra a Palazzo Ducale, come ha annunciato il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Peter Aufreiter. «Raffaello e i suoi amici di Urbi-
no» sarà il titolo del progetto espositivo che, insieme alla memoria dell’illustrissimo cittadino, mira a riportare in vita i fasti della signoria cinquecentesca, «per far sentire – spiega Aufeiter – che l’atmosfera vissuta da Raffaello è ancora la stessa nella sua città». Si muovono nella medesima direzione le mostre in calendario: «Federico da Montefeltro e l’Oriente»,
zoom su un lato poco noto del condottiero, signore e mecenate che fece di Urbino un centro culturale secondo solo alla Firenze medicea (da luglio a ottobre); «Giovanni Santi e la corte di Urbino», che esplorerà l’arte del padre di Raffaello nei suoi rapporti con la signoria. E per completare il quadro del Rinascimento urbinate, tra il 2019 e
il 2020 saranno di scena Paolo Uccello, Tiziano con opere fresche di restauro, Francesco di Giorgio Martini e la storica Scuola del Libro di Urbino. E, OVVIAMENTE, per questo evento e non solo la macchina dell’accoglienza è in pieno fermento. «Urbino – dice il tour operator Federico Scaramucci – è da sempre una meta molto frequenta-
ta per l’arte, il food e l’ambiente. Il turismo internazionale inizia a conoscere anche questi luoghi al di fuori delle grandi mete nazionali. Abbiamo preparato e presentato nelle fiere dei pacchetti proprio per l’evento su Raffaello, ma che potranno essere utilizzati sempre. La carta vincente è che qui si possono vivere delle esperienze uniche e non replicabili che poi si possono raccontare».
SPECIALE MARCHE
I PAESAGGI RITROVATI
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L’OBIETTIVO LE OPERE D’ARTE VISSUTE ATTRAVERSO I PAESAGGI CHE LE HANNO ISPIRATE
La scoperta La «Gioconda»
Da Piero Della Francesca a Leonardo: così si entra direttamente nel quadro Un nuovo modo di scoprire le Marche attraverso i luoghi dei Maestri MONTEFELTRO Il Duca di Urbino Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, valoroso uomo d’arme e grande umanista. Siamo sulla piana del fiume Metauro tra i Comuni di Urbania, Peglio e Sant’Angelo
UN NUOVO MODO per vedere e conoscere le Marche è rappresentato dalla grande opportunità che oggi ci viene offerta dalle nostre opere d’arte e da una nuova chiave di lettura di esse. Ognuno di noi può entrare in un paesaggio d’arte, “vieni nel Montefeltro e affacciati sui balconi da cui ammirare i paesaggi dipinti dai nostri più grandi artisti”. Il progetto Montefeltro Vedute Rinascimentali è un progetto che ha lo scopo di ridare luce al “Paesaggio Invisibile” ; restituire al mondo i “paesaggi dipinti” che i pittori del Rinascimento scelsero per gli sfondi delle loro grandi opere che purtroppo s’erano perduti, dietro cinque lunghissimi secoli, tra le insidie della natura e dell’uomo. Con questo progetto, l’opera d’arte non si guarda dentro una cornice all’interno di una stanza, ma offre l’opportunità di entrare direttamente nel quadro, in quella parte che rappresenta il paesaggio. Si tratta di un’offerta turistica-culturale di assoluta originalità, finora mai presentata, un tesoro di rara qualità rappresentato dalla scoperta nel Montefeltro dei veri fondali delle opere di Piero della Francesca e non solo. IL PRIMO paesaggio ritrovato è quello che fà da sfondo al ritratto di Federico da Montefeltro di Piero della Francesca. Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, valoroso uomo d’arme e grande umanista. In questo caso, siamo sulla piana del fiume Metauro tra i Comuni di Urbania, Peglio e Sant’Angelo in Vado. Sullo sfondo verso
gna. Ai bordi della valle, una catena di colline si unisce come a disegnare un grande anfiteatro. Sui primi terrazzi e sulla parte più elevata dei colli c’è sempre una pieve, una cappella, un monastero. Anche per questa veduta, Piero della Francesca ricorre al “volo d’uccello”. Dalla località Pieve del Colle sale fino a circa 1000 metri di altitudine per abbracciare un territorio che dalla piana di San Silvestro sul Metauro si allarga fino ad Urbino, ai monti delle Cesane, e poi arriva fino ad Ancona. E’ possibile visitare il balcone che si trova a Piana di San Silvestro tra Fermignano ed Urbania.
UN CAPOLAVORO «Madonna col bambino Benedicente e due angeli» di Piero Della Francesca
l’orizzonte si intravede Sant’Angelo in Vado e dietro l’Appennino tosco-marchigiano con la Massa Trabaria, l’Alpe della Luna, i Sassi Simone e Simoncello ed il Carpegna. IL SECONDO paesaggio ritrovato fa da sfondo ai carri trionfali dei
Duchi di Urbino; Federico e Battista vengono ritratti uno di fronte all’altra sul terrazzo della Pieve del Colle su cui si apre la meravigliosa piana del Metauro. La vallata dei Trionfi è una vasta pianura attraversata dal fiume Metauro a cavallo dei Comuni di Urbania, Fermignano, Urbino ed Acquala-
IL TERZO paesaggio ritrovato fa da sfondo al ritratto di Battista Sforza, donna colta ed apprezzata per i legami profondi con il territorio del Montefeltro. Dietro la Duchessa, si trova la Valmarecchia: il cuore più antico del Montefeltro. E’ possibile visitare il balcone che si trova tra San Leo e l’Alta Valmarecchia. ULTIMO paesaggio ritrovato fa da sfondo alla scena in primo piano di San Gerolamo a colloquio con un devoto, presumibilmente Girolamo Amadi, nobile veneziano. Alle spalle della scena, in pri-
Importante è il ritrovamento del reale paesaggio della Gioconda ossia una veduta aerea estesissima sull’antico Ducato di Urbino vista dalle alture della Valmarecchia mo piano (San Gerolamo ed un devoto), appare un altro sipario sulla Valmarecchia. Il punto d’osservazione si trova nella dorsale di Monte Gregorio e, diversamente dai tre paesaggi del Dittico, la prospettiva usata da Piero della Francesca per questo sfondo, non è aerea ma solo panoramica. E’ possibile visitare il balcone che si trova a San Leo al mare di Rimini. A SEGUITO di anni di studio, approfondimento e ricerche, Rosetta Borchia pittrice e fotografa e Olivia Nesci, docente di Geografia fisica, ideatrici insieme a Silvia Storini (promoter) come già precedentemente scritto, del Progetto Montefeltro Vedute Rinascimentali (MVR), hanno confermato ciò che è stato il risultato di tutto il loro lavoro scientifico: il ritrovamento del reale paesaggio della Gioconda ossia una veduta aerea estesissima sull’antico Ducato di Urbino vista dalle alture della Valmarecchia, oggi territorio appartenente alle Marche, all’Emilia Romagna ed in parte, alla Toscana. Per identificare il paesaggio che fa da sfondo alla Gioconda, le due studiose, definite “cacciatrici di paesaggi” hanno dovuto trovare la chiave di lettura giusta con cui Leonardo aveva creato; si tratta di una particolare tecnica di rappresentazione prospettica che coglie e sintetizza la bellezza: “compressione”. LE DUE RICERCATRICI che già nel 2007 avevano scoperto nel Montefeltro sette paesaggi riconducibili alle opere pittoriche di Piero della Francesca, amano affermare “è Pacifica che ci ha cercato, che ci è venuta incontro”. Contemporaneamente a questa grande ed importante scoperta, è stato confermato un altro mistero che ruota attorno alla donna ritratta da Leonardo. La vera identità della dama non è Monna Lisa ma è quella di Pacifica Brandani, dama alla corte di Urbino, amante di Giuliano De’ Medici, morta dando alla luce il figlio avuto da Giuliano. La scoperta dell’identità della donna la si deve allo storico Roberto Zapperi che ha pubblicato nel 2012 “Monna Lisa addio. La vera storia della Gioconda”, teoria peraltro già sostenuta fin dagli anni ’50 dai più grandi storici di Leonardo ossia Chastel, Pedretti e Perrig. Per informazioni-prenotazioni e per visite guidate: 366.9508583; 0541.916306; info@montefeltroveduterinascimentali.eu Sito web: www.montefeltroveduterinascimentali.eu Links utili-approfondimenti: www.cacciatricidipaesaggi.it
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SPECIALE MARCHE
LUGLIO 2018
GLI ITINERARI DANTESCHI
CHI SONO
L’ALTRO FRONTE
DA FEDERICO II A PIER DAMIANI, PASSANDO ANCHE PER PAOLO E FRANCESCA
DANTE CITA ANCHE AL CHIESETTA DI PORTONOVO
GIOIELLI D’EPOCA Altre vedute dei luoghi danteschi nelle Marche: sopra, la Rocca Malatestiana di Fano; sotto, siamo a Pesaro a Fiorenzuola di Focara
LUOGHI STORICI Qui sopra, una veduta di Meercatello. Sotto, siamo invece alla Serra Sant’Abbondio, Fonte Avellana. Al centro, il castello di Gradara
Viaggiando con la Divina Commedia
Sono tanti i luoghi e i personaggi citati da Alighieri nella sua celebre opera DA FEDERICO II a Pier Damiani, sono numerosi i personaggi legati alle Marche protagonisti della Divina Commedia di Dante, così come i luoghi della regione direttamente citati o evocati nei suoi versi. Il viaggio inizia dal Montefeltro, terra di rocche e castelli al confine con la Romagna. La Rocca Malatestiana di Gradara fa da sfondo alle tragiche vicende di Paolo e Francesca, immortalate nel Quinto Canto dell’Inferno. I personaggi a cui si ispirò l’Alighieri sono storici: Francesca da Polenta fu data in sposa nel 1275 dal padre Guido, signore di Ravenna, al fedele alleato Giovanni Malatesta, signore di Rimini, chiamato Gianciotto perché “ciotto”, sciancato, al contrario di suo fratello Paolo, gentile e aiutante. Fra Francesca e il cognato Paolo scoppiò una passione proibita, quell’amore «che a nullo amato amar perdona», fino a quando Gianciotto li colse in flagrante tradimento in una sala del castello e li uccise. Anche se ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli, la rocca conserva il suo aspetto medievale, con le mura di cinta, i torrioni merlati e i camminamenti di ronda, e molto caratteristico è anche il borgo ai suoi piedi, chiuso all’interno di una seconda cinta di mura. Ancora oggi, al castello si entra superando il ponte levatoio; all’interno, i saloni affrescati riflettono gli splendori dei signori che hanno governato sul contado: dopo i Maletesta, Gradara passò prima agli Sforza e poi ai Della Rovere. NEL CANTO IV del Purgatorio
Dante cita poi il Castello di San Leo, per descrivere il monte impervio che il poeta si accinge a scalare insieme a Virgilio: dall’altezza, alla pendenza e al sentiero scavato nella roccia, i dettagli riportati sono così precisi da rendere verosimile l’ipotesi che Dante avesse una conoscenza diretta del luogo. Una sensazione analoga si ha leggendo i versi del Paradiso che evocano il paesaggio che circonda l’Eremo di santa Croce di Fonte Avellana: «Tra ’due liti d’Italia surgon sassi, e non mol-
to distanti a la tua patria, tanto che ‘ troni assai suonan più bassi, e fanno un gibbo che si chiama Catria, di sotto al quale è consecrato un ermo, che suole esser disposto a sola latria». Dal Trecento, il panorama non è cambiato: ancora oggi per raggiungerlo si sale da Serra Sant’Abbondio per i boschi che arrivano alla falde del monte Catria, con la sua cima tondeggiante a forma di gobba; il complesso si svela all’improvviso, in fondo a una vallata chiusa fra alture scoscese. Al mo-
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Marche
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nastero, che nel Medioevo fu il fulcro della vita spirituale delle Marche, è legata la figura di Pier Damiani, il santo riformatore dell’Ordine Camaldolese incontrato da Dante nel Canto XXI del Paradiso: il frate giunse a Fonte Avellana nel 1035 e divenne priore dell’eremo nel 1043; in questi anni riorganizzò la vita monastica, fece costruire un chiostro vicino alla chiesa e arricchi la biblioteca di preziosi codici. SULLE ORME di Pier Damiani ci si sposta nella Marca anconetana: nel suo colloquio con Dante, il frate infatti menziona una chiesa del litorale dicendo di essersi fatto monaco «nella casa di Nostra Donna in sul lito adriano» (Par. XXI, 122-123). Secondo alcuni studiosi, si tratterebbe della chiesa di santa
Maria di Portonovo, isolata sulla baia di Portonovo, protesa sul mare sopra il piede di un’antica frana. Risalente al’inizio del XI secolo e costruito in puro stile romanico, l’edificio è quel che rimane di un antico monastero. Altri studiosi identificano invece la “casa di Nostra Donna” con la basilica della Santa Casa di Loreto. Nella commedia sono citate, in rima, anche Urbisaglia e Senigallia, portate come esempio dall’avo di Dante Cacciaguida, incontrato nel XVI canto del Paradiso, per testimoniare come in questa vita tutto sia destinato a perire: «Se tu riguardi Luni e Orbisaglia come sono ite, e come se ne vanno di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia, udir come le schiatte si disfanno non ti parrà nova cosa né forte, poscia che le città di termine hanno».
CON IL CONTRIBUTO DI
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