Tor Maggiore

Page 1

COLLANA POMEZIA MEDIEVALE

. . . A C R E . C . . I . R O A T L U D R .... AL E P O I N O M I R T A P L DE

DI MARIO BIANCHI

VOLUME 4째


Poco oltre la Calvisiana sorgeva, e per opera dello stesso Adriano I, un'altra domusculta, che portò il nome di domusculta S. Edistii (LP., p. 505). Il biografo pontificio, dopo aver detto ch' essa ebbe origine da tre once della massa Aratiana situata al XVI miglio di questa via, lasciata dall'estinto Leoninus, consul et dux, poi monaco, e che la chiesa di S. Edistio era contenuta in quella massa, e che altre sei once ne provennero da Petrus comes e da Agnite vedova di Agatone, scriniarius e da Teodota vedova Dominici, praefecturi (un addetto alla prefettura urbana), e che nella donazione di Leonino v'era compresa anche una vicina massa Acutiana, soggiunge che quel nome di Sant' Edistio rimaneva ancora a' suoi giorni cioè forse due secoli dopo. A quale tenuta moderna corrisponda questo villaggio non è facile il determinare, per quanto la distanza di 16 miglia e il nome dell' Ardeatina precisati nella biografia ne impongano la situazione tra la Calvisiana-Solforata e prima delle due tenute Sughereto e Tor Maggiore....

.... ma sembrerebbe verosimile che la torre con le sue mura di difesa ed un piccolo manufatto, forse una piccola Chiesa o una stalla per i cavalli della guarnigione, fossero state costruite sulle macerie della domusculta di Sant'Edistio, non essendo stati fino ad oggi mai rintracciati altri reperti identificabili con la domusculta.


a stante d i d . m 8 1 ata circa dalla quale u t i s o n a , gro Rom a via ardeatina A ' l l ne oggi e e i d t r a l a t l p u e p n d a .A Te , a sinistr olfarata S 3 a e l l , n Casale ueto, a a a i l a m i g s a s Ro P o i . d rq al XV. m reto, Ce e tenute e l l h o g c u a S deviasi n , i f r lla pi, e con bo, e To olfarate m S o l e a a P t . ai Serlu a s ar na ossia bbia divise ne' ani, Solf a n f g o r o c c l S a a F ru tt a. osa, Gro rende circa 315 Caterina Vedov n g i T r o T p e ria ggiore, vo. Com a o c M s r e a memo a i o V h T l c , c o de e t v e c i Sugher to abbiamo una Bibliote a l l e n quarti d e n quale e a t a l m a l i L e n n e a t i , V 4 o 33 Di quest io di s. Maria in l'anno 1 l di a e t n v i e h n imento n e t l e d nell' arc . 8050, apparte i n e' confin nsium, quod a d n o a n c i u t a e V m llu arisce alis Sabe inato co p s p a m a C o i n o d t n n e e e vi di om to docum erano i signori sa col n s o e n u g i q T a r e ed To mbrano avelli ch is Maior; e S r s r ' i u e s T d s ' r Ă E u t . rie lfo dicit ncelliera l Gando a era prop e C t a s r a t a o t l l C e a i d d che lbano, e rre, come quella tra gli Orsini A i d , o l l n o Save questa t ro possedute co , Tor Falcone, o t a d n o lo no aver f terre da i di Mari r e o l l n e g i d s a no a difes poca era e a l l e u che a q ccia ec. Castellu


Nel 1818 nel brogliardo della sez. di mappa n. 95 divisa in due porzioni contenente, fra l'altro la tenuta di Tor Maggiore, al mapp. N. 56 viene indicata casa per uso della tenuta.., dal 30 al 43 cava di zolfo. Il terreno viene indicato come prato con sassi, pascolo di rimanenza, lavorativo. La proprietà appartiene al Marchese Girolamo Serlupi di Pietro per un totale di 559.7.11 rubbia. Il Sommo Pontefice Benedetto XIV prescelse questa famiglia a formare una delle sessanta famiglie nobili romane coscritte nella persona di Girolamo, come dalla costituzione Urbem Romam del 4 gennaio 1746. Insignita del titolo marchionale ed aggregata alla nobiltà di Corneto. Questa casa ereditò i beni dell'antichissima famiglia Crescenzi, estinta col cardinale MARCELLO nel 1768, ed il nome è aggiunto a quello dei Serlupi dal primogenito della famiglia che copre la carica ereditaria di cavallerizzo maggiore di Sua Santità.

Stemma Crescenzi Stemma Serlupi

Stemma Serlupi Crescenzi

G.Tomassetti - vol. II pag. 441 e seg. .....e prima delle due tenute Sughereto e Tor Maggiore, l'una, di ettari 346.37 degli eredi Ferri, l'altra di 559.21 del marchese Serlupi Crescenzi, perché queste si trovano al miglio XVIII. La prima toglie nome dall'abbondanza del sughero, quercus subor, e porta anche l'altro di monachelle, perché spettò alla Casa delle oblate di Tor de' Specchi. Della chiesa di Sant'Edistio non si trova più alcuna traccia. Tor Maggiore fu dei Savelli, come apparisce da una carta di Santa Maria in via Lata, del 1334, in cui è data come confine di Tor Tignosa. Ma nell'atto relativo è detto turris maior, casale Sabellensium, come fossero due cose distinte. Ai Savelli pertanto potrebbe appartenere la bella torre, che nessuno ha mostrato di avere esaminato, e di cui diamo la nostra fotografica riproduzione Tor Maggiore, al 21° chilometro, a sinistra, è una delle più cospicue della campagna romana. E' alta circa 30 metri, e costruita in rettangoletti di tufo con fenestrine a cornici marmoree.


Esternamente ha 4 piani e un pianterreno: internamente si scorgono traccie di più piani intermedi. Sull'alto, lato di ponente, è ancora una caditoia con mensole marmoree e alcuni modiglioni marmorei dell'antico ballatoio. L'ingresso è a ponente. Il pianterreno ha una potente volta quasi tutta conservata: essa è attraversata da un'apertura quadrata sopra la porta, forse caditoia interna, o passaggio pel primo piano. A circa metri 1.80 da terra nei 3 lati senza porta sono 3 piccole nicchie o edicolette interne scavate nel muro: nell'alto sono feritoie oblique. Nel 1° primo piano nel lato di ponente sopra la porta d' ingresso è una grande fenestra che forse serviva come un altro ingrasso o dall' esterno accessibile per un ponte in legno: poi fenestrine quadrate e feritoie. Nel 2° 3° 4° girano fenestrine e feritoie. Sono in essi alcuni travi e avanzi di travi dei pavimenti, e poi a varie altezze i buchi di altri pavimenti intermedi (buchi che escono anche dalle pareti esterne). La piattaforma superiore della torre è sostenuta da una robusta volta ben conservata, anch'essa attraversata da un'apertura quadrata a piombo su quella del 1° piano, e avente lo stesso scopo. Nell' interno del pianterreno si scorgono anche le riseghe (nei 4 lati) che sostenevano i 4 piani principali e negli angoli sono i risalti che dal basso vanno fino in cima alla torre per sostenere la volta della piattaforma superiore.

La torre era circondata da antemurali: di un muro in tufetti vi sono quasi tre lati conservati: dei quali quello di levante ha ancora alcuni merli. Nel lato di ponente vi è traccia di una seconda cinta interna in scaglie di selce. Sul lato di tramontana della cinta esiste la porta ad arco rotondo, che conserva ancora i 4 incastri dei battenti, in marmo. Nell'angolo nord-est, addossata alla cinta dalla parte interna esistono le pareti di una fabbrica che sembrerebbe una chiesa: anch'essa ha le piccole aperture a forma dì nicchie ma che trapassano il muro all' esterno. La lunghezza della cinta è di circa 30 metri per lato.


Edoardo Martinori - Lazio Turrito - 1933 - pag. 7 vol. II Maggiore (Torre) (m 121). - Alla sinistra della Via Ardeatina, a circa tre chilometri di distanza partendo dal 21° chilometro da Roma, trovasi questa torre che dà il nome ad una tenuta e relativo casale. La torre è una delle più cospicue della Campagna Romana. Prende il nome dalla sua altezza di circa m. 30 e dalla sua maestosità. Era in origine spartita in quattro piani oltre il pianoterra. Fu costruita in parallelepipedi di tufo con finestre a stipiti marmorei. Era circondata da un antemurale del quale sì conservano tre lati di circa, m. 30 ciascuno. Un rudero di fabbrica all'ango1o N.-E.. rivela l'esistenza di una. chiesetta. Fu percossa molte volte dai fulmini, che l'hanno spaccata da cima a fondo Nel 1334 era proprietà dei Savelli che l'avevano edificata a difesa delle loro terre contro la cupidigia degli Orsini. Nell'archivio Colonna si trova un documento del 1517 che si riferisce alla Ciconiola (oggi Cècchignola), ove si legge " Turris maior et Cerquetum ,, come confini di quella tenuta. Nelle vicinanze vi era la Domusculta Calvisiana che anch'essa aveva una torre quadrata della quale si trova un piccolo avanzo (Tom. II, p. 447).

L'Asbhy ci dà queste altre notizie. Nel 1485 Torre Maggiore fu venduta dai Savelli a Girolamo Lorenzo Altieri. Dal 1486 fu dei Madaleni Capodiferro che, nel 1509, ne vendettero una parte (30 rubbia) ad un loro parente, Alessandro del fù Nicolò. Nel 1549 ne aveva una parte Livia, madre di Marco Casali, insieme con gli eredi Madaleni, Raimondo Albertoni e Costanza di Tribisunto. Fu poi dei Serlupi. E. Della Volpaia nella sua mappa (1547) pone Tor Maggiore sulla Via Appia, a destra.


Giovanni Maria De Rossi - Torri e Castelli Medievali - De Luca Ed. - 1969 - pag. 45 e seg.

Tor Maggiore All'altezza del 21° km. dell'Ardeatina moderna, sulla destra venendo da Roma, a circa 1400 rn. di distanza, sono conservati i resti di Tor Maggiore, una delle più belle e più alte torri della Campagna Romana. La torre sorse molto probabilmente sui resti della domusculta S. Edistius, fondata da Papa Adriano I (772-795), la cui posizione è chiaramente indicata da un passo del « liber Pontificalis»: Huius temporibus defunctus Leoninus Consul et dux, postmodum vero monachus, ob veniam suorum delictorum tres uncias masse Aratiane qui ex hereditate parentum suorum fruebatur, sitas ab hac romana urbe miliario XVI, via Ardeatina, in quo et Ecclesia beati Edisti esse dinoscitur, quod ipse beatissimus Papa magne constructionis fabricis decoravit ampliavitque in easdem tres uncias suprascriptae massae Aratianae ... Quae et domocultam sancti Edisti vocatur usque in odiernurn diem. Le notizie storiche riguardanti la torre vera e propria sono alquanto scarse; la sua prima menzione la si ha in un documento del 1334 in cui, come confine della Tenuta di Tor Tignosa si parla di Turris maior, Casale Sabellensium: la torre apparteneva quindi alla nobile e potente famiglia dei Savelli. Successivamente passò, nel 1458 agli Altieri e, nel 1486, ai Capodiferro: alla fine del secolo XVII appartenne alla famiglia Serlupi. La torre è di forma quadrata (m. 7,10 per lato) ed è costruita con i caratteristici tasselli rettangolari di tufo di dimensioni irregolari; ha un'altezza di circa 34 m. con una suddivisione interna in più piani: il primo e l'ultimo sono ricoperti da robuste volte a crociera, discretamente conservate, che presentano, a piombo l'una sull'altra, un'apertura artificiale che serviva di passaggio per le scale di comunicazione rispettivamente dal piano terra al primo piano e dall'ultimo alla piattaforma superiore della torre. La volta superiore si imposta su quattro pilastri angolari che partendo dal primo piano raggiungono la sommità della torre. Vi sono cinque piani principali intervallati da vari altri piani scanditi esternamente da una serie di fori nei quali venivano inserite le travature lignee: alcune di queste, incrociantesi ad angolo retto, sono ancora visibili all'interno. I piani principali, escluso il primo, sono indicati internamente da quattro riseghe che corrono lungo le pareti. L'accesso alla torre è sul lato occidentale: una porta larga m. 1,50 e alta 2,50 immette in una stanza che conserva ancora, su tre lati, e ad un'altezza di circa m. 1,80, delle nicchiette rettangolari con copertura a volta. Il pianterreno era diviso in due semipiani, come dei fori ancora ben visibili fra la porta d'ingresso e la volta in muratura fanno chiaramente intendere. Al di sopra si ha un altro piano che presenta una grande porta finestra in asse con l'ingresso principale sottostante. Si trattava di un ingresso d'emergenza che metteva direttamente in comunicazione coll'esterno o mediante un ponte levatoio, che doveva poggiare in questo caso su di un avancorpo del muro che cingeva esternamente la torre, o, più probabilmente, tramite una scala lignea.


E' questo, come abbiamo già avuto modo di vedere, un sistema di difesa che doveva permettere agli occupanti della torre di asserragliarsi all'interno, in caso di assedio, e di difendersi esclusivamente dall'alto. Gli altri piani della torre hanno, su quattro lati, delle finestre quadrate, con infissi e cornici marmoree, sormontate da un archetto decorativo ricavato nella muratura delle pareti: queste finestre, assieme ad alcune feritoie, erano sufficienti ad illuminare l'ambiente. L'ultimo piano mostra ancora, sul lato occidentale, due mensole marmoree appartenenti ad una caditoia e dei modiglioni, anch'essi marmorei, dell'antico ballatoio. La torre era difesa da un recinto in muratura di forma alquanto irregolare che mostra di aver subito numerosi rifacimenti. La parete occidentale deve essere stata completamente ricostruita circa un secolo dopo l'erezione originaria della torre; ora si riconosce un tratto di muro che parte dallo spigolo di NO, costruito con blocchetti di peperino di dimensioni (in media cm. 20 x 10) e forma irregolari e nel quale, in vari punti, sono incastrati mattoni riutilizzati da qualche edificio di età romana: può essere datato tra il XIII ed il XIV secolo. Probabilmente della stessa epoca o di poco posteriore è un avanzo di muratura in scaglie di selce, leggermente avanzato rispetto alla parete di peperino, che doveva costituire uno dei pilastri laterali della porta principale del recinto del fortilizio. I lati settentrionale e orientale sono conservati quasi per intero: presentano la caratteristica struttura a tufetti rettangolari di dimensioni irregolari, abbondantemente cementati, intervallati in alcuni punti da filari in selce: la tecnica data al XIII secolo. Nella parete N si apre quella che doveva costituire probabilmente una delle porte principali del recinto; all'interno del muro ha addossati due pilastri, sempre in tufetti, che conservano ancora, superiormente, due lastre marmoree che servivano come incastri per i battenti. Nella parte superiore della muratura si intravedono solamente gli attacchi di alcuni merli. Allo spigolo di NE si ha un vano che sporge dal recinto: si tratta di una stanza di circa m. 17,50 x 7,20 che dovette subire numerosi rifacimenti fra cui la muratura parziale o totale di alcune nicchiette rettangolari con copertura a volta che si notano lungo le pareti. La conservazione quasi completa della parete di fondo, a E, ci permette di riconoscere che la stanza era ricoperta da un tetto a due spioventi: è probabile che l'ambiente fosse, almeno originariamente, una Chiesa annessa al fortilizio. La parete orientale del recinto conserva superiormente alcuni merli, aggiunti forse in epoca successiva alla costruzione originaria. mentre inferiormente sono visibili delle feritoie a sezione trapezoidale; l'ingresso era quì assicurato da una stretta porta (m. 0,90), con arco ribassato, ancora ben conservata. Va notato come, sia nella parete settentrionale che in quella orientale, siano ancora conservati i fori per le travi che dovevano sostenere i tavolati del cammino di ronda che correva lungo le mura.


Nulla è rimasto della parete meridionale ad eccezione dello spigolo di SO: questo, che presenta all'esterno, verso S, un piccolo sperone rettangolare, ci consente di avere un'idea della completa estensione del recinto che doveva essere di m.50x60x40x50. Si ha così uno schema molto semplice di fortilizio con alta torre quadrata e ampio antemurale: quest'ultimo però, data la natura esclusivamente pianeggiante del terreno, aveva uno scarso valore difensivo anche perché era notevolmente esteso e quindi difficilmente controllabile in ogni punto. Si comprende quindi l'esistenza di un'apertura d'emergenza, al secondo piano della torre, che rendeva questa non facilmente espugnabile. Occorre però osservare che il complesso, torre e recinto, non doveva assolvere ad un precipuo scopo militare in quanto costituiva un semplice posto di vedetta anche se di grande importanza strategica. La notevole altezza della torre e la natura della zona circostante quasi esclusivamente pianeggiante, mossa solo da qualche leggero dosso, facevano sì che la viabilità per Ardea e per il territorio un tempo occupato da Satrico fosse, in questa zona, completamente sotto il controllo dei proprietari della torre. L'importanza strategica di tutta questa zona è particolarmente testimoniata dall'erezione, intorno a Tor Maggiore, di una serie di posti di guardia dislocati lungo le numerose vie che ricalcavano fedelmente il fitto reticolo stradale risalente all'epoca romana ma ancora estremamente funzionale nel Medioevo.

Mappa del catasto Alessandrino Carta di Eufrosino della Volpaia


Il poeta dialettale romanesco Augusto JANDOLO (Poesie Romanesche, Milano, 1929) così descrive questa torre:

TORRE MAGGIORE Chi de bon passo su pe' l'Ardeatina cammina un paro d'ore trova a sinistra, sopra 'na collina una gran torre solitaria e snella: se chiama Tor Maggiore.

Fabbricata a rettangoli de tufo1 ho contato - me pare - sei o sette finestrelle de marmo, strette strette dove s'appiatta sempre quarche gufo. Entri in un piantereno che cià er solaro a vòrta; quattro serci buttati in un cantone tutto nero de fume, e un po' de fieno.

Lassateme qua solo! Che m'importa der monno? Più ce vivo lontano più me sento tranquillo e me conzolo.

Vive' libbero e solo, ma tranquillo e contento:

Che improvisata nun sarebbe quella de vedè a marzo, pe' San Benedetto, aritornà la prima rondinella!

Jeri, so aritornato a Tor Maggiore. Ner vedella cor cielo nuvoloso m'ha fatto 'n' impressione diferente. Questo se chiama un posto de riposo? Qui drento ce se more d'accidente!

Forze perché misura trenta metri e porta er vanto d'esse la più bella fra le torre dell'Agro? Nun m'è sartato un giorno l'estro de védé drento quer che c'era? E allora me so' spinto tra que li pochi sassi der recinto che un tempo je doveva girà' intorno. A ponente c'è un bucio: fa da porta. Che silenzio, che quiete fra 'ste quattro parete! Senti solo ronzà quarche moscone Potessi strappà via tutta 'st'ortica e famme 'n orticello qui a l'esterno; mette' da parte come la formica er cibbo e li fascetti pe' l'inverno! vordì che si de notte infuria er vento er giorno doppo canta un rosignolo! E, stepidita l'aria a Primavera, sentimme tremà 'er core quanno su 'n arberetto de cerasa vedessi spuntà un fiore!

Che piacere sentilla sbatte' l'ale e mannà tanti strilli d'allegria pel nido che trovasse tale e quale!

Nun dite ch'er poeta è 'n impostore; lui canta quasi sempre in bona fede: vordì che quer che sente e quer che vede je cambia sotto l'occhi de colore!

Augusto Jandolo



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.