KULT No.3 / 2018

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WE ARE VISIONARIES CREATIVE

FASHION

THE FUTURE IS NOW. CHI SONO I NUOVI TALENTI

LO STREETWEAR CAMBIA LE REGOLE DEL LUSSO

ART

MILOVAN FARRONATO

MUSIC

LA BIENNALE 2019

COMA_COSE RKOMI CARL BRAVE DUA LIPA THEGIORNALISTI

JIMEI X ARLES

CHINA EXPERIENCE

WARHOL ABRAMOVIĆ CARAVAGGIO

LI ASCOLTANO PIÙ DI QUELLO CHE PENSI

LIMITLESS EXHIBITIONS

E€6–P€7 F, B, L € 7.5 – NL € 8.5 D, A € 9 – CH Chf 7.50 UK £ 6.5 – S Sek 75

R EBEL

Starring

I RIBELLI HANNO VOCI CHE DISTURBANO. VOCI CHE SI FANNO SENTIRE SEMPRE DI PIÙ. INUTILE FAR FINTA DI NULLA, LORO DILAGANO PERCHÉ RACCONTANO UNA GENERAZIONE CHE HA VOGLIA DI ESISTERE.

No. 3/ 2018

5€ Italia

Unique Media srl – Trimestrale 10 –10–2018 set/ott/nov

NO.3


Y, IL NUOVO EAU DE PARFUM

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Per informazioni, numero verde 800-922259.


Y, IL NUOVO EAU DE PARFUM


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K u l t

m a g a z i n e

WE ARE VISIONARIES

i s s u e # 0 3

CREATIVE

FASHION

THE FUTURE IS NOW. CHI SONO I NUOVI

LO STREETWEAR CAMBIA LE REGOLE

ART

MILOVAN FARRONATO

NO.3

MUSIC

LA BIENNALE 2019

COMA_COSE RKOMI CARL BRAVE DUA LIPA THEGIORNA-

JIMEI X ARLES

CHINA EXPERIENCE

WARHOL ABRAMOVIĆ CARAVAGGIO

LI ASCOLTANO PIÙ DI QUELLO CHE PENSI

LIMITLESS EXHIBITIONS

REBEL

Starring

Photo Alberto Tandoi Fashion editor Alberto Corrado Stylist Fabio Pravato Talent Side Baby Hair&Make Up Branislav Nikic @ Face to Face Agency using MAC Cosmetics Thanks to STRAF Hotel Milano Side Baby indossa: Colinton Bomber. Bomber in nylon, cappuccio rimovibile con bordatura in pelliccia di volpe, imbottitura in piuma d’oca certificata Saga, multi patches applicati e logo cromato sulla manica MOOSE KNUCKLES collezione FW18-19

I RIBELLI HANNO VOCI CHE DISTURBANO. VOCI CHE SI FANNO SENTIRE SEMPRE DI PIÙ. INUTILE FAR FINTA DI NULLA, LORO DILAGANO PERCHÉ RACCONTANO UNA GENERAZIONE CHE HA VOGLIA DI ESISTERE.

8 C o l o p h o n

Editorial Director Enrico Cammarota Editor-at-Large Luisa Micaletti Design Anna Casotti Music Ciro Cacciola Art Alessandro Riva Collaborators Alessandro Iacolucci, Marco Torcasio, Alberto Corrado, Antonella Tereo, Giulia Lenzi, Matteo Dall’Ava, Paolo Landi Photographers: Alberto Tandoi Roberto Felicioni

Stylists Fabio Pravato Isabella Broggini International Collaborators Anna Casotti – New York Fausto Furio Colombo – Zurigo Alessandra Fanari – Parigi Graphic Design Stefania Di Bello Kult Magazine is published quarterly by Unique Media Srl Marzia Ciccola (Editor-in-chief)

Registration at Court of Milan n. 412 of 11/06/1998 ©Unique Media Srl. All right are reserved Reproduction in whole or in part without written

permission is strictly reserved Worldwide Distribution: Australia, Belgium, Brazil, South Korea, United Arab Emirates, Finland, Great Britain, Hong Kong, Israel, Lithuania, Malta, Holland, Singapore, Hungary Unique Media Srl Via Cadolini 34 – 20137 Milano ph. +39 0249542850 adv@uniquemedia.it (advertising) segreteria@uniquemedia.it Printed by Arti Grafiche Boccia Spa Distribution SO.DI.P. “Angelo Patuzzi Spa” Via Bettola, 18 – 20092 Cinisello Balsamo


bsettecento.com


i s s u e # 0 3

contents WE LOVE IT!

16 Milano da scoprire

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22 Appuntamento con Zacapa Calibro Noir 24 Parigi che passione 30 New era of Visual Art by IED VISIONARIES

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36 Side Baby si racconta 42 “Unlock the City” W/: Coma-Cose, RKomi, Carl Brave 46 Dua Lipa + Jaguar 50 Thegiornalisti in Love 54 Milovan Farronato racconta l’Italia alla Biennale d’Arte 2019 58 JIMEI X ARLES 2019

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FASHION 68 Colmar+Shayne Oliver, Stone Island, adidas Originals, GCDS, Naomi Watanabe, Annakiki, DIESEL:

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Lo streetwear che cambia le regole del lusso 86 Tra femminismo e moda, Rebecca Minkoff 88 Winter Sea

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96 Special project by Armata di Mare e KLM 98 Berwich storie di successo 100 Dee Kaffari for North Sails 102 Al FIMA con Alphadi, “principe del deserto”

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@TATRAS_OFFICIAL


i s s u e # 0 3

contents TALENTS

108 I talenti della moda da tenere d’occhio

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122 Creative Contest 128 Super Prize

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CITY 132 Europa: gli appuntamenti artistici da non perdere

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138 Roma: Andy Warhol al Vittoriano 140 Milano: Caravaggio Experience 142 Firenze: Marina Abramović a Palazzo Strozzi

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editorial K U L T, U N O S C H I A F F O A L L A B A N A L I T À Questo numero è un inno alla vita. Un numero in cui una generazione di talenti cerca di rappresentarsi senza freni, senza paure. C’è una trilogia che ci muove nella vita, l’amore, il dolore e l’esplorazione. Come non bisogna avere paura di amare e di essere amati, così anche occorre sapere affrontare il dolore, i fallimenti inevitabili per chi ama fare, e occorre esplorare a qualsiasi età. Questi ultimi periodi, che poi tra l’altro non sono che il prolungamento con riflessi diversi del passato, hanno fatto credere che una buona azione di marketing, due foto e quattro frasi copiate qua e là bastassero per avere successo. È vero, qualcuno ce l’ha fatta, ma durerà poco, la maschera per quanto perfetta poi cade. Chi si propone con autenticità, con il rigore di chi non accetta compromessi, ha un nocciolo duro su cui appoggiarsi nei momenti di stanchezza, di riflessione. La propria persona si evidenzia nella diversità con gli altri e non cerca il consenso tra i molti. Kult è un viaggio, a volte anche volutamente disordinato, fra idee, iniziative, personaggi, proposte.

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Bisogna tuffarsi nella nostra rivista e cogliere le tante energie di cui è disseminato. Siamo unici, perché veri, siamo credibili perché indipendenti, siamo amati perché non crediamo che occorra a tutti i costi fare carriere straordinarie, ma di straordinario consideriamo solo le emozioni che creativi spesso poco noti sanno imprimerci lasciandoci ricordi indelebili. Sì, siamo ancora carta stampata, quindi siamo rivoluzionari, abbiamo i nostri social e li utilizziamo per darle una voce ancora più ampia, ma amiamo il tempo lento della lettura, l’immagine ferma che non scappa via in un nano-secondo. Non lasciatevi incatenare e lusingare dall’ipocrisia che avvolge i molti rapporti, ma alimentate quella indistruttibile passione che vi spinge a fare passi avanti, in un viaggio mai rassicurante, ma profondamente vitale. Buona lettura

“Uno può avere un focolare ardente nell’anima e tuttavia nessuno viene mai a sedervisi accanto. I passanti vedono solo un filo di fumo che si alza dal camino e continuano per la loro strada”. (Vincent van Gogh)

Enrico Cammarota

Wang-Lujia--In-the-Park--Xiamen


sseinse.com


Walk around Milan WE LOVE IT

TRA MODERNITÀ E TRADIZIONE ARRIVANO LE INSEGNE PIÙ DESIDERATE AL MONDO, INSIEME A NEW OPENING CHE ACCENDONO NUOVI RIFLETTORI SULLA METROPOLI ITALIANA

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STARBUCKS

American way, italian taste

Starbucks Coffee arriva in Italia con il suo primo store in Piazza Cordusio, nell’ex palazzo delle Poste: ecco Starbucks Reserve Roastery. Uno spazio di 2.300 metri quadri per una realtà diversa rispetto a quella di cui il marchio ci ha abituato all’estero visto che i partener della famosa sirena come Roastery e Princi, rendono tutto più tradizionale infondendo il sapore della torrefazione. Non solo caffè in tazza serigrafata, ma anche cucina con pietanze cotte a legna, aperitivi, light lunch e in stile oasi, un bel giardino curato all’ingresso. Piazza Cordusio 3

BY A L E S SA N D R O I AC O LU C C I

Nella pagina a fianco, un dettaglio degli interni di Starbucks Coffee


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BOB Cocktail d’autore e bao in zona isola Aperto a maggio come crocevia di stili, mode e tendenze BOB ammicca a drink che hanno fatto la storia con i grandi classici ma ne propone anche una sua reinterpretazione. Un locale per tanti, molti, ma non proprio per tutti. Alle proposte del beverage affianca il food definito “snack homemade”, protagonisti ravioli al vapore artigianali e piccoli piatti con influenze asiatiche. Inoltre a partire da ottobre, con la promessa di farlo diventare un appuntamento mensile, il locale lancia Electronic Barbecue Soundstyle: una serata all’insegna della musica live e cocktail d’autore. Via Pietro Borsieri, 30 Milano

FORNO COLLETTIVO La rivoluzione della condivisione

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All’interno del gruppo targato The Botanical Club si aggiunge l’inedita bakery dedicata al pane e alla socializzazione: Forno Collettivo. Un progetto che conferma lo spirito internazionale e anticonformista del duo di ideatori Martelli/Longhin e la costante crescita del brand milanese. Forno Collettivo nasce come spinoff di Champagne Socialist, un eclettico luogo di condivisione e ricerca dedicato ai vini “naturali e onesti” e ai loro produttori. Un nuovo modello di bakery con mescita di vino naturale e piccola cucina, dove a partire dall’autunno, sarà possibile anche portare a cuocere le proprie forme di pane da casa, recuperando l’antica tradizione dei forni collettivi di paese, il tutto sotto l’attenta guida dell’occhio esperto dell’head baker Carol Choi. Da Forno Collettivo si potrà far colazione, pranzo e cena. L’offerta si completa infatti con una selezione di lievitati dolci e con un menù di piccoli piatti ragionati e freschi, da mixare e condividere, liberamente ispirati alla tradizione mediterranea (dalla Spagna al Nord Africa), con qualche incursione nel resto del mondo. Via Lecco 15, Milano

AGUA SANCTA La nuova Mezcaleria di Milano From Messico with love, Agua Sancta nasce come una proposta food & drink latina ma dal twist mediterraneo. Un’idea che ha messo insieme il bartender Fabio Morelli e il cuoco Juan Alessi. Un locale in cui affacciarsi sia al momento del pranzo che dell’aperitivo, o per un after dinner con gli amici. Inserito nella zona di Corso Garibaldi, tra Largo La Foppa e Corso Como, Agua Sancta si presenta come un locale orientato ad un’attenta selezione di beverage che verte soprattutto sui distillati più iconici dell’America del Sud. Corso Garibaldi, 110



WE LOVE IT

MILANO HYPSTER STYLE Mentre a New York si intravedono i new normal o gli Yuccie (Young urban creative) secondo alcuni, Milano è ancora in pieno hypster style BY A N TO N E L L A T E R EO

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Strizzando l’occhio a un gusto vagamente retrò, restando fuori dagli schemi e facendo tendenza quasi in silenzio, il popolo degli new-gentlemen continua a connotare anche la capitale della moda, forte delle sue scelte fra fashion e nuovi consumi. Tengono testa precisi elementi chiave che spingono sempre più verso un identikit comune, dove la cura maniacale della barba, del pantalone attillato con bretelle scure o l’attenzione all’antiquariato vintage-green o alle nuove caffetterie intellettuali fanno la differenza. E così popola un “territorio”, fatto di ritrovi dedicati come di piccole botteghe. Quasi una città diversa, fra spazi che sintetizzano scelte e classificano una nuova nicchia, interpretando lo stile del momento ancora in auge, almeno qui.

CANTINA URBANA™ – WINE COLLECTIVE Artigianalità e convivialità: il vino come si faceva una volta Cantina Urbana ha l’obiettivo di mettere in contatto il mondo del vino artigianale con la realtà metropolitana più vivace in Europa. Una vera cantina da produzione che propone un’esperienza su misura: oltre all’acquisto dei vini in catalogo, offre la possibilità di crearsi un blend personale. Da non perdere il format WTF (Wine Tasting Friends), che mira a diventare un appuntamento fisso dove poter assaggiare l’offerta vinicola, assistendo all’imbottigliamento dal vivo. Via Ascanio Sforza 87

EAST MARKET MILANO Vintage lovers La data del 23 settembre ha appena segnato il nuovo inizio ed una nuova location restaurata, ex sede di una fabbrica aeronautica. Espositori italiani e perfino europei incontrano i gusti di alcuni intenditori che, fra vintage, modernariato e memorabilia, ritrovano il piacere anche di un “salto” di tanto in tanto. Attorniato da un’atmosfera variopinta e ricordi lontani, il bazar è in piena regola fra le tappe d’obbligo della categoria ma rivela anche il suo status da 3.0 dedicato a chi cerca nel restyling il senso di “everything old is new again”, spaziando a punti birra, bakery-bar e street food internazionali. Via Mecenate, 84

FRIDA Stile post industriale In un quartiere nuovo - Isola – e d’ispirazione urban, il locale post industriale che rimanda nel nome all’artista argentina, è qualcosa di più. Abbina ad uno shop superiore di memorabilia e abbigliamento retrò un bar per cocktail e aperitivi, ideale per chi cerca un drink in un’atmosfera che ricorda i ritrovi nord europei come quelli open-mind d’Oltreoceano, mentre il tutto è pervaso da un inesauribile gusto vintage. Non sono un caso quindi il bancone piastrellato, il cortile aperto e informale o gli interni pop dai colori vivaci, mentre la frequentazione non cede il passo al mutar delle stagioni, anche per chi sposa la filosofia vegana. Via Pollaiolo 3


Un modo per capire questo urban universe parte proprio dalla mappa dei suoi luoghi-simbolo, forti di un consenso anche social che virtualizza solo in parte la loro vera natura. Ecco quali sono, dove si trovano e cosa offrono ai bohèmien di oggi, all’ombra della Madonnina.

ROOTS Hair&Tattoo come un laboratorio d’arte Tatuatori e barbieri professionisti sono il cuore di questo Hair&Tattoo shop di nuova ispirazione. Il negozio richiama l’attenzione da tempo, da un anno oramai nella sede quasi nascosta in zona Navigli, con hair-stylists ad effetto attenti al dettaglio, ora in fase di un bell’ampliamento. Più che un doppio-esercizio commerciale assomiglia ad un unico laboratorio d’arte, un place to be per eccellenza, giardino magico o “salotto creativo”, come lo definiscono i ragazzi che ci lavorano. Dal mondo della tatuatrice Lucille a quello fra barba e capelli di Giampaolo, Daniele e Alessandro ma che insieme elaborano un unico concept, attorniato anche da oggetti di famiglia e ambiente vintage, seppur diviso su due piani. E il sabato mattina, tutto si fa più dolce in collaborazione con il laboratorio di Ofelè… ORSONERO COFFEE

Corso San Gottardo, 3

Il caffè come rituale Se di caffè ve ne intendete non è certo un posto da trascurare. Filtrato, blend, monorigine, da torrefazioni artigianali, preparato con aeropress o V60. In un ambiente minimalista, concentrato sulla qualità del prodotto, un canadese da poco più di un anno ha rivelato l’anima indipendente di un rituale tutto italiano, sempre intramontabile ma spesso trascurato. Via Giuseppe Broggi,15

ATELIER CARACENI La sartorialità a regola d’arte Fra i classici della bella Milano, dallo stile buono, fra nuovissimi blazer in check o scozzesi rivisitati, vicini anche al gusto della nuova classe di giovani attenti all’eleganza di un dettaglio, la ricerca dell’evergreen, dell’autenticità e dell’artigianalità in ogni fase della lavorazione dove è bandito ogni macchinario è imperante e soddisfatta. Così fare tappa qui è quasi un dovere. Anche perché nel taglio sempre attuale c’è il segreto dell’atelier, ancora non svelato. Via San Marco, 22

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A P P U N TA M E N T I

IL RUM SI TINGE DI GIALLO 9 appuntamenti, 9 scrittori di primissimo livello e il celebre rum Zacapa ad accompagnare gli ospiti tra le pagine dei loro romanzi editi e inediti. Sono questi gli ingredienti di Zacapa Calibro Noir, la rassegna letteraria che dal 4 ottobre parte a Milano con un ciclo di cene mensili aperte al pubblico

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M

assimo Carlotto, Qiu Xiaolong, Hans Tuzzi, Alessandro Robecchi, Petros Markaris, Cecilia Scerbanenco, Alessia Gazzola, Björn Larsson e Carlo Lucarelli sono gli scrittori che ogni mese incontreranno all’Osteria del Biliardo i lettori e gli appassionati del genere, per raccontare e commentare i loro romanzi insieme a Luca Crovi, giornalista e redattore presso la Sergio Bonelli Editore, e gli attori Gigio Alberti e Raffaella Boscolo che ne leggeranno dal vivo alcuni passaggi. Un’occasione questa anche per approfondire il legame tra cibo e letteratura, che gli scrittori di Zacapa Calibro Noir hanno fatto incontrare tra le pagine delle loro opere creando vicende originali e inaspettate. Zacapa Calibro Noir è un progetto promosso dall’iconico rum che, dopo

essersi ormai accreditato nel mondo dell’alta cucina, continua ad esplorare i mondi dell’Art of slow, il concept che da tempo guida il marchio facendolo promotore di tutti quegli ambiti dove la lentezza è un valore aggiunto, un lusso da ricercare per assaporare al meglio ogni istante. Rum Zacapa unisce così il gusto della tavola a quello della lettura, facendosi ponte tra due mondi e narratore a sua volta di storie e suggestioni che dalla pagina passano al bicchiere e infine ai sensi. Per celebrare l’inizio della rassegna, rum Zacapa ha chiesto allo chef Simone Rugiati e al bartender Francesco Bonazzi del MAG di Milano, di interpretare in piatti e cocktail ad hoc, quattro personaggi nati dalla penna di alcuni autori che parteciperanno a Zacapa Calibro Noir.


Piatto: Calamari nel Huangpu Calamaro ripieno, tapioca soffiata, salsa miso e pak-choi. Impiattata come un giardino zen, la ricetta dedicata al detective Chen Chao, nato dalla penna di Qui Xiaolong, è un tributo all’Oriente e alla città di Shanghai, attraversata appunto dal fiume Huangpu. Un piatto dove il gusto delicato del pak-choi contrasta con quello più deciso della salsa miso a ricordare un paese in bilico tra passato e futuro, pieno di contrasti e contraddizioni. Cocktail: Shanghai surprise 40ml Zacapa Edicion Negra 5ml pino mugo 10ml zenzero 20ml succo di limone 40ml cordiale: sake, lemongrass, bamboo, fiori di loto, acqua di pandano e pai mu tan. Garnish: fiore di ibisco

Nella pagina sinistra Cocktail: Porta Genova 50ml Zacapa 23 5ml liquore all’amaretto 30ml vermouth al timo, cannella e zafferano 15ml orzata di pinoli e mandorle bruciate 3 gocce bitter alle noci garnish: mandorle, pinoli e basilico Due mondi in un solo bicchiere. Un luogo icona della storia milanese che parla già di viaggio verso il capoluogo ligure. Lo zafferano, i pinoli e il basilico sanciscono il gemellaggio dei due capoluoghi in un drink speziato e aromatico dedicato a Norberto Melis, il commissario creato da Hans Tuzzi. Cocktail: Crazy love 40 ml Zacapa Edicion Negra 5ml pimento 10ml te affumicato 20ml sciroppo di pane e sale 7,5ml acido citrico 15 ml acqua di pomodoro e barbabietola garnish: barbabietole e crusta sparkling Crazy love è il nome del programma televisivo di cui è autore Carlo Monterossi, il personaggio creato da Alessandro Robecchi. Un programma che odia e di cui si vergogna ma da cui allo stesso tempo non riesce a staccarsi. Un cocktail che mette insieme note acide e pungenti come il suo sarcasmo e che, nella nota affumicata, ritrova la metafora della sua caratteristica malinconia.

PER CELEBRARE L’INIZIO DELLA RASSEGNA LETTERARIA NOIR, RUM ZACAPA HA CHIESTO ALLO CHEF SIMONE RUGIATI E AL BARTENDER FRANCESCO BONAZZI DEL MAG DI MILANO, DI INTERPRETARE IN PIATTI E COCKTAIL AD HOC, QUATTRO PERSONAGGI NATI DALLA PENNA DI ALCUNI AUTORI CHE PARTECIPERANNO A ZACAPA CALIBRO NOIR.

Ispirandosi all’animo gourmand del detective, il cocktail Shanghai surprise vuole letteralmente sorprendere grazie all’utilizzo inaspettato di cibi tipici della cucina orientale che in questa ricetta fanno il loro ingresso nella mixologia cosmopolita. Un incontro che li trasforma in ingredienti liquidi riportando alla mente e al palato note tipiche del paese del Sol Levante. IL CALENDARIO DELLE CENE 4 ottobre - Massimo Carlotto 13 novembre - Qiu Xiaolong 4 dicembre - Hans Tuzzi 22 gennaio - Alessandro Robecchi 7 Febbraio - Petros Markaris e Massimo Carlotto 14 Marzo - Cecilia Scerbanenco 18 Aprile - Alessia Gazzola 23 Maggio - Björn Larsson 5 Giugno - Carlo Lucarelli Info e prenotazioni: info@zacapacalibronoir.it Ph. 347 0575407

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Walk around Paris WE LOVE IT

RICERCA DEL PIACERE, NELL’EDONISMO DEL XXI SECOLO. IL SENSIBILE RAGGIUNGE LO SPIRITUALE, IL CORPO SI FA STRUMENTO DI UNA RICERCA INTERIORE.

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Dai bistrot caserecci che ridanno vita ai sapori autentici, ai clubs sportivi che dispiegano disciplina e lifestyle negli spazi d’antichi e segreti Hotels particuliers.

BY A L E S SA N D R A FA N A R I


Julia_kate moss_moondance life

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Una Parigi che cerca la sua anima, trovandola nella flessibile postura del corpo in movimento, nelle pratiche Yoga dei suoi clubs ma anche nei vecchi Passagges nelle cui vetrate continua a riflettersi la fugace, eterna bellezza dell’istante presente.

KLAY BLANCHE Lo charme dei trattamenti più avanzati

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Oggi i suoi sontuosi saloni, boudoirs, stanze, galeries de glaces - per uno sapzio complessivo di 3000mq - si trasformano nel nuovo spot sportivo della capitale, il Klay Blanche. Un luogo di vita che riunisce club de sport, piscina, restaurant et cinéma in una proposizione olistica del benessere. Dopo il successo del Klay rue Saint-Sauveur - manifesto avanguardista che ridefinisce la filosofia del club sportivo con un’attenzione tutta particolare all’arte e alla qualità estrema del servizio e una performante fantasia surrealista, il cui fascino retro’ si affianca ai più avanzati trattamenti come Yoga, Pilates, Spa, Piscina, Cinema e un ristorante: il B.B., nuova tavola dello chef Jean Imbert. 21, Rue Blanche 75009 Paris

BEAUPASSAGE Un flânerie emozionale Discretamente situato nel cuore del 7eme arrondissement parigino, Beaupassage si offre come una passaggiata di intense emozioni. Una parentesi straordinaria nel corso ordinario di una semplice giornata. Un bistrot che riporta alla vita un pezzo del patrimonio del vieux Paris, transformandolo nel nuovo cenacolo dei dandies e degli estèti di oggi. L’equipe è all’altezza delle aspetattive grazie alla collaborazione con artigiani e artisti d’eccezione. Tra paesaggi vegetali e opere d’arte di Eva Jospin, si inseriscono le proposte gustative che riuniscono Yannick Alléno, Pierre Hermé, Thierry Marx, Anne-Sophie Pic. 6-8 boulevard Raspail & 62-66 rue de Grenelle, 75007 Paris


KLAY BLANCHE

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LA CASUALITÀ DI UN INCONTRO, L’INSTATANEITÀ DI UNO SGUARDO SONO SPESSO IL PUNTO DI PARTENZA DELLE ESPOSIZIONI ALLA GALERIE DE L’INSTANT

STEPHANIE PFRIENDER STYLANDER A LA GALERIE DE L’INSTANT

THE UNTAMED EYE Le immagini di Stephanie Pfriender Stylander catturano la fugacità dello sguardo. La casualità di un incontro, l’instataneità di uno sguardo sono spesso il punto di partenza delle esposizioni della Galerie de l’Instant che in occasione dell’uscita del libro “The Untamed Eye” (MW Editions), presenta la fotografia di Stephanie Pfriender Stylander, dove la serie di scatti consacrati

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a Kate Moss, e che la gallerista apprezza particolarmente, rendono possibile il punto di partenza di questa collaborazione tramite una monografia con i lavori dell’artista nel periodo compreso tra il 1990 e il 2016. Il percorso artistico di Stephanie Pfriender Stylander attinge dalla Neo-realismo italiano e dalla Nouvelle Vague, costruendo la forza poetica dei suoi ritratti e della sua serie Mode, esposte alla galleria durante la Fashion Week Parigina. Galerie de l’Instant – 46 rue de Poitou, 75003

Kate Moss, tratto da “The Untamed Eye” (MW Editions) Il libro fotografico di Stephanie Pfriender Stylander



Visual arts for the digital age C R E AT I V I T Y

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In viaggio tra sperimentazioni di arte visiva contemporanea e multimediale, con le opere degli studenti del master IED


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#performing

Una performance audiovisiva ci immerge nelle atmosfere di in un evento naturale inaspettato - un terremoto - permettendoci di visualizzarlo e percepirlo nella sua componete sonora e visiva. Più in là, sulle foglie di una pianta tropicale (l’Alocasia) vediamo proiettare delle illustrazioni animate: sembrano suggerire che la linfa stessa di questa pianta ci stia raccontando una storia. O ancora, sdraiati su un lenzuolo con indosso un visore per la realtà virtuale entriamo in una abitazione pugliese degli anni ’60, dove si sta svolgendo un misterioso rito coreutico e musicale: stiamo liberando una donna da isteria e malessere.

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Sono solo alcune delle forti suggestioni espresse dalle opere multimediali rispettivamente di Giorgio Bertinelli, Marta Valpiana e Donato Tranquillino Minerva, tutti studenti del Master IED Milano in Visual Arts for the Digital Age: un percorso che, partendo da una base molto personale – attitudini, interessi, formazione pregressa di ciascun allievo – sviluppa la capacità di ideare e gestire a tutto tondo un progetto artistico audiovisivo complesso, specializzandosi nei ruoli di Visual Artist, Curatore, Project Manager, Visual Designer. “Nell’era digitale un’installazione artistica deve trasmettere quanto già trasmetteva nell’era non digitale - racconta Kamilia Kard, artista e docente di Progettazione Multimediale al Master IED Milano.

#art


#digital È sempre l’idea che ha il sopravvento sull’opera d’arte, non è cambiato il messaggio che si vuole trasmettere, che è sempre quello di parlare delle proprie emozioni o degli argomenti che all’artista interessano. È solo cambiato il mezzo.” Proprio con mezzi diversificati e ampliati rispetto all’arte figurativa tradizionale, gli studenti IED provano ad esprimere emozioni e vissuti forti in installazioni multimediali. Nella sua Unveiling displacement, Giorgio si ispira ai catastrofici eventi sismici che hanno colpito il centro Italia nell’estate 2016, vissuti in prima persona, per trovare un modo per esorcizzarli.

#live

#live

All’interno del Master in Visual Arts for the Digital Age confluiscono quindi sia profili artistici e tecnici - specializzati nella produzione di materiale audiovisivo, sia profili umanistici – in grado di progettare, creare e comunicare eventi e installazioni legati all’arte contemporanea, all’utilizzo delle nuove tecnologie nelle arti performative, a quello che può definirsi edutainment. Per saperne di più: ied.it/master-visualarts

In Kalo – che racconta la leggenda hawaiana per cui l’origine dell’uomo derivi proprio da una pianta tropicale – Marta vuole esprimere la possibilità di ritrovare un legame tra l’essere umano e la natura. In Lycosa Tarantola Donato - pugliese doc - ricrea un contatto con la sua terra facendoci vivere a pieno una credenza popolare, attraverso un’esperienza sensoriale: lo spettatore muovendosi con il visore immerso in un video a 360 gradi, riveste i panni di una donna affetta da tarantismo, malessere causato secondo la leggenda dal morso di un ragno, e sottoposta al relativo rito liberatorio.

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#experiece


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VISIONARIES

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INTERVIEW

L ’ A L T R A D E L

F A C C I A R A P

IRRIVERENTE, SPONTANEO, NATURALE.

SIDE BABY

36 DOPO LA GANG, TRA ECCESSI E POLEMICHE,

CI RACCONTA IL NUOVO PERCORSO

IN ISLAND RECORDS

BY A L E S SA N D R O I AC O LU C C I

P h o t o A l b e r t o Ta n d o i /

Fa s h i o n e d i t o r A l b e r t o C o r r a d o

/ S t y l i s t Fa b i o P r a v a t o / Ta l e n t S i d e B a b y

N i k i c @ Fa c e t o Fa c e A g e n c y u s i n g M AC C o s m e t i c s

/

/

H a i r& M a ke U p B r a n i s l a v

Thanks to STRAF Hotel Milano


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Grasslan Parka. Parka in tela di cotone con coulisse in vita, pelliccia multicolor in volpe e logo mat contrasto sulla manica MOOSE KNUCKLES, collezione FW18-19. Giacca doppiopetto e pantaloni in cotone, Vivienne Westwood.Anello chevalier in argento, Marco De Luca Jewels.


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Un ragazzaccio? Un anticonformista? Forse un ribelle? A volte risulta difficile farsi l’idea giusta di qualcuno. Se chiedi a Side - che in realtà in principio era Said come il personaggio del film “L’odio”, diventato poi Dark Side in rappresentanza di un lato oscuro che è semplicemente l’altra faccia della medaglia di ognuno di noi, oggi Side Baby - che tipo fosse da piccolo, ti risponde “una vera canaglia”. Soffriva la scuola, gli orari, le regole... “Ho dato molto da fare ai miei”, eppure al di là di ogni polemica, eccolo qua a raccontarsi con la musica. Sbrilluccicoso, sexy e malandrino. Una valanga di inchiostro sulla pelle che, ancor prima di lui, racconta i momenti più rappresentativi della sua vita, dalle iniziali dedicate alla madre al cuore spezzato inciso dopo la rottura con la prima ragazza con cui è stato molto tempo. Singolare, silenzioso ma deciso, dopo il distacco dalla Gang avvenuto in maniera abbastanza naturale: “abbiamo preso strade diverse” afferma Side che, tra una Cola e un Club Sandwich allo STRAF Hotel di Milano,

ci racconta con entusiasmo il percorso che lo aspetta sotto l’etichetta Island Records. Che valore ha per te la musica? Ne sono sempre stato appassionato, ho ascoltato e ascolto di tutto. Il genere che mi ha sempre attirato di più è il Rap. In un periodo della mia vita particolare, alla fine della scuola, mi sono ritrovato a casa di un amico a Roma e quasi per gioco abbiamo iniziato a registrare e da lì, la passione ha preso una forma più autentica. Mi piace molto anche il pop-rock come quello dei Blink 182, ascolto molta musica che viene dagli Stati Uniti. Di italiani mi piacciono Sfera e DrefGold. Il tipo di musica che faccio io è un po’ difficile da spiegare, cambia tutto a seconda del mio stato d’animo, racconto tutte cose personali. Quando sono in studio non mi rendo conto del tempo che passa, sono iper produttivo. È un fattore ingestibile, nessuno riesce a mediare in questo. Ho sempre fatto tutto da autodidatta, mi piacerebbe conoscere molto di più sui vari

Foto sopra, Pelican Parka. Parka in tela di cotone stampa Tie&Dye con coulisse in vita, bordatura in pelliccia di volpe e interno del cappuccio in pelliccia di coniglio, logo gommato sulla manica MOOSE KNUCKLES, collezione FW18-19. Felpa bianca in 100 % cotone con Luna hand painted, Bad Deal Occhiale cat-eye in acetato Made in Italy con 27 borchie in metallo applicate manualmente una ad una Moschino by Safilo.


Corner Brook Parka. Parka in tessuto idrorepellente, fodera in raso dorato, imbottitura in piuma d’oca certificata Saga, cappuccio rimovibile bordato con pelliccia di volpe, quattro tasche frontali e logo in metallo a contrasto sulla manica MOOSE KNUCKLES, collezione FW18-19. Anelli “Tell your Story” Dodo.

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“HO PRESO LE MIE MEDICINE MA NON SENTO L’EFFETTO

STO SEDUTO O IN PIEDI SUL BORDO DEL LETTO DA

RAGAZZINO IN PIEDI SUL BORDO DEL TETTO LASCIANDO

CADERE COSE PER SENTIRNE L’EFFETTO”

Tratto da “Medicine” di Side

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strumenti elettronici che si usano per fare musica, ne sono affascinato e incuriosito.

altri e soprattutto non faccio mai quello che tutti si aspettano, cerco sempre di sorprendere.

Qual è uno dei tuoi pezzi che più ti rappresenta? “Medicine” è una traccia in cui mi sono messo parecchio a nudo, ma in tutti i testi racconto la mia realtà e quella delle persone che la condividono insieme a me.

Di recente ti sei esibito da solista ai Magazzini Generali di Milano. Come hai vissuto questa esperienza? L’esperienza del live da solista è stata una vera bomba. Avevo fatto già diversi showcase ma esibirmi da solo a Milano è stato unico. Ho sentito ancora di più il rapporto con i fan. Un legame che oltretutto curo durante la giornata, ci parlo su Instagram, mi fermo in strada quando li incontro, diciamo che sono molto terra terra e questo fa si che mi metta a chiacchierare senza tanti problemi.

Cosa ti aspetti dal percorso in Island Records? L’incontro con l’etichetta discografica è stato entusiasmante. Ovviamente l’interesse era reciproco, loro hanno valutato il mio percorso e adesso ci sono in ballo diverse collaborazioni fighissime come i featuring. Dal canto mio mi piacerebbe riempire i palazzetti. È uno di quegli step che giochi quando sei ad un livello più alto. Le presenze del pubblico si aggirano attorno alle 10 mila persone. L’ambizione del progetto con la casa discografica è davvero grande, non voglio fare apparizioni “pagliaccio”… Punto in alto. È una cosa seria, voglio uscire con il nuovo album e un live strutturato, anche con tanti contenuti multimediali. Abbiamo diverse novità in ballo, nulla che al momento si sia sentito in Italia, tendo a non ripetermi, a non fare cose già fatte da

Il Rap ha sempre avuto un certo legame con la moda e la sfera dell’abbigliamento. Tu? Ho il mio stile e non lo si può rinchiudere in un genere o in una corrente di moda. Mi piacciono diverse cose, mi vesto solitamente basic ma abbino alcuni pezzi ricercati. Non ho uno stylist, non lo voglio e non voglio imposizioni. Mi vesto come mi piace. Di sicuro non rinuncio ai miei gioielli, me li fa Dimitri, il mio amico gioielliere di Roma.

Three Creeks Anorak. Parka in tessuto antipioggia con rivestimento interno in sherpa, coulisse in vita e logo metallico sulla manica MOOSE KNUCKLES, collezione FW18-19. Tuta in cotone oversize, Vivienne Westwood. Mascherina oversize in acetato e metallo, con grafica stripes orizzontale e lenti sfumate, Marc Jacobs. Anello chevalier in argento Marco De Luca.


Nella pagina a fianco, Colinton Bomber. Bomber in nylon, cappuccio rimovibile con bordatura in pelliccia di volpe, imbottitura in piuma d’oca certificata Saga, multi patches applicati e logo cromato sulla manica. MOOSE KNUCKLES, collezione FW18-19. Collana Dimitri Porri.

Destra, In questa pagina. Premium Bomber. Bomber in nylon e cotone idrorepellente, cappuccio rimovibile bordato con pelliccia di volpe, quattro tasche frontali. Sulla manica il logo in versione metallo placcato oro MOOSE KNUCKLES, collezione FW18-19. Felpa rossa in 100% cotone con embroidery Bad Deal.

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In fame chimica di musica nuova MUSIC

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Tre nomi: Coma_Cose, RKomi, Carl Brave. Tre artisti coinvolti in un progetto speciale targato Timberland. Tre performance live che raccontano mondi ben distinti e per questo inconfondibili. Tre parole: “We Are VISONARIES� come incipit di una storia in bilico tra metriche impeccabili, piccole rivoluzioni personali e non-sense

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BY M A R C O TO R CAS I O

ono gli apostoli di generi musicali che in Italia fino a qualche anno fa non esistevano. Artefici di un cambiamento che si nutre di rime in hangover e release appassionate, sono anche i protagonisti del progetto Unlock The City, andato in scena alla Fabrica Orobia di Milano, con cui Timberland ha presentato la nuova sneaker Cityroam. La musica e gli scenari umani rispettivamente di Coma_Cose, RKomi e Carl Brave si mixano allo stile autentico del brand, per raccontare la storia di ragazzi fuori dal normale.


su cui scriviamo sono aperte e consentono una maggiore libertà di linguaggio.

C O M A _ C O S E

“Libertà” è una parola in cui può stare dentro tutto. Proviamo a restringerne il campo? Francesca: Libertà per noi è fare quello che ci piace senza porci limiti di mercato. Quando parti dalla cameretta è tutto più facile, crescendo devi interagire con l’etichetta, il booking, il managment, interfacciarti con sovrastrutture e pian piano è facile perdersi. Noi cerchiamo di chiudere tutto fuori e di considerarci ancora in quelle cameretta.

Nel vostro DNA coesistono un registro cantautorale e un linguaggio diretto tipico della quotidianità. Perché questa scelta? Francesca: Ci piace metterci in mezzo tra Kanye West e Lucio Dalla. In bilico tra contemporaneità dei suoni e musica italiana. Fausto: È un discorso semantico. Le nostre sonorità sono contemporanee e si riallacciano a Kanye West per attitudine sperimentale. Ma ci piace anche andare a cercare con la penna qualcosa del mondo cantautorale italiano. Tutto è figlio della metrica e noi procediamo in modo molto libero perché le stanze

Ph. Luca Rossetti

Quasi per caso nell’inverno del 2016 prende vita Coma_Cose, duo composto da Fausto Lama, già musicista e produttore e Francesca alias California, DJ, voce e capelli corti. L’incontro è avvenuto in modo fortuito, i due lavorano entrambi come commessi in un negozio e, parlando spesso di musica, hannno visto nascere la voglia di provare a fare qualcosa insieme. Coma_Cose racconta la Milano che abita, l’attitudine urbana, la lontananza e la presabene. Il naviglio è il loro Gange. Nelle testa un centro sociale in costante autogestione.

Quando siete diventati un duo? Fausto: Ho conosciuto Francesca sulla Darsena ed è scattato subito un certo feeling. Lei ha iniziato a buttar giù qualche coro e all’inizio non ci credevamo neanche. Abbiamo iniziato a far girare i nostri primi demo e via, siam partiti. Nel panorama italiano siete un prodotto a sé. In che senso siete differenti? Le nostre canzoni ci rendono unici per come suonano. Ci piace scherzare paragonandoci ai Prozac+ ma in realtà facciamo cose molto diverse. Lo diciamo con ironia. Ciò che ci entusiasma del progetto Coma_Cose è la cura dei dettagli, dalle fotografie ai video, alle musiche, ai testi. Seguiamo interamente il processo creativo e questa totalità ci mette a fuoco in un modo tutto nostro. Se la quotidianità rappresenta il “coma” e la musica la formula magica che vi ha permesso di uscirne, cosa avete trovato là fuori quando vi siete svegliati? Francesca: Ne è valsa la pena perché, dopo, è stato tutto più bello. Fausto: È stato inevitabile svegliarsi perché prima avevamo un altro lavoro e dopo il licenziamento abbiamo voluto investire i pochi soldi a disposizione in questo progetto. È stato un anno vorticoso tra esperienze e stimoli. Svegliarsi dal coma significa avere qualcosa a cui pensare tutti giorni e sentirsene parte. Ha pesato di più il coraggio o l’incoscienza? Francesca: Il coraggio credo sia la base di qualsiasi atto artistico. Mettersi a nudo è sempre un atto di coraggio. A proposito di nudo… Il vostro ultimo singolo, “Nudo Integrale” appunto, è un’allegoria della vostra condizione nel panorama musicale italiano? Fausto: Se fosse vero sarebbe davvero fico. La nostra musica è come una seduta di psicoanalisi, in cui buttiamo fuori tutto, un flusso di coscienza che si traduce in una nudità quanto meno intellettuale. Raccontiamo quello che siamo senza filtri.

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Cresciuto nel quartiere popolare Calvairate, appartenente al Municipio 4 (da cui Zona 4 Gang), muove i suoi primi passi da giovanissimo collaborando con Pablo Asso al progetto Cugini Bellavita con cui, nel 2013, pubblica il “Cugini Bellavita Ep”. L’anno successivo arriva il primo mixtape solista dal titolo “Calvairate Mixtape” con i feat. di Tedua e IZI. Il disco incuriosisce la stampa musicale che inizia a tenerlo d’occhio come uno dei rapper più interessanti del momento. Nel 2016 pubblica alcuni singoli: “180”, “Sul serio”, “Sissignore”, “Aeroplanini di carta” e “Darsen Sollen”. Nel 2017 annuncia il suo ingresso nel roster di Roccia Music, l’etichetta discografica di Shablo e Marracash. A marzo dello stesso anno pubblica il video di “Rossetto (Intro)” che presenta l’arrivo del nuovo album, “Io in terra”, la cui supervisione artistica viene curata dallo stesso Marracash. Oggi è impegnato nella promozione di “Ossigeno”, progetto che comprende un ep di 6 inediti e un libro, disponibile in tutte le librerie e in tutti i principali digital store.

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Ph. Luca Rossetti

Tre titoli per descrivere tre momenti della tua vita? Ogni mio pezzo ha una grande storia dietro. A caldo direi “Apnea”, perché rappresenta un momento amoroso particolare che mi ha fatto anche rendere conto di cosa potessi dare musicalmente. Poi “Milano Baciata”, che

rappresenta l’uscita dall’anonimato e “Ossigeno”, la traccia che dà il titolo all’ep. Arriva in un momento buio in cui avevo bisogno di mettermi a nudo. Ossigeno è anche il titolo della tua biografia. Perché non hai optato per un post su Instagram? Non è un libro vero e proprio, ma una raccolta di fotografie. Sono tante canzoni non registrate, musica che poteva diventare musica a tutti gli effetti ma che è rimasta soltanto parole, sono tante registrazioni di pensieri scaturiti da quello che vivevo. Di solito in una biografia c’è uno sguardo didascalico su quanto è stato fatto, il mio libro invece immortala un momento di transito, è la descrizione di come mi sentivo e di cosa pensavo. Come ti senti in questo momento? Non ti nego che sono rimasto sorpreso dalle vendite. Il mio pubblico è molto fedele.

R K O M I

RKomi portavoce di una generazione? È il pubblico il vero portavoce della mia musica. Io non sono il portavoce di nessuno. C’è spazio anche per i buoni sentimenti nei tuoi pezzi? Sono una persona molto empatica, capisco sempre cosa sta succedendo in torno a me. Magari mi ritrovo anche a parlare d’amore, ma con un’attitudine diversa. Sono una persona introversa, ma leggo comunque dentro di me e comunico ciò che sento in maniera non convenzionale. Non sono incoerente, bensì consapevole di avere, come tutti, più di una personalità. A volte semplicemente non sappiamo quale far uscire. C’è grande curiosità attorno ai tuoi prossimi impegni… Sto scrivendo e registrando il nuovo album al quale sto lavorando da nove mesi. Ci tengo molto perché voglio tirare fuori un nuovo me sotto diversi aspetti.


Ph. Luca Rossetti

B R AV E

Cosa è cambiato dal giorno in cui hai postato il tuo primo pezzo online? Tutto. Ho cominciato facendo rap per gioco quando ero ancora un giocatore di basket. Volevo creare, lasciare il mio segno. I miei primi testi erano appunto uno sfogo per tirare fuori me stesso. Anche se il termine “indie” si è svuotato di significato, di fatto appartieni a una scena musicale a sé. Chi sono oggi gli “indie-pendenti”? Essere indipendenti vuol dire viaggiare in solitaria. Poter fare ciò che si vuole. Io faccio tutto in una soffitta da solo, e questa è la mia indipendenza creativa. È un concetto strettamente collegato a quello di libertà. La musica è un modo per conquistarla.

Ad artisti che si distinguono per schiettezza come te bisogna fare domande dirette. Cosa vuoi dalla vita? Quello che volevo era fare l’artista e vivere di musica. Quello che voglio adesso è spaccare gli stadi come fa Vasco Rossi. Cosa rende la tua musica “diversa”? È diversa perché parlo molto di me, della

Libertà di poter dire che ti piacciono tanto Skrillex quanto Bukowski? Mi interessa la dimensione stage, live, tirare giù il palco e Skrillex è un maestro in materia. Mi ispira molto anche tecnicamente per via delle sue produzioni all’avanguardia. Bukowski si riallaccia al mio lato sentimentale ed emotivo, alla mia sensibilità che apparentemente non traspare ma c’è. mia vita, dei miei momenti belli e brutti. Sono un narratore di questa vita. Ci metto molta empatia. Io sono uguale ai miei ascoltatori. Percepisco questo scambio empatico. Ogni mio testo ricorda anche agli altri un momento della vita.

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Che progetti hai in serbo? Sto lavorando a un disco nuovo, fatto di pezzi forti con big della musica. Ci saranno diversi featuring per appagare il mio animo da produttore.

Ph. Luca Rossetti

C A R L Quando Carl Brave x Franco126 hanno cominciato a registrare le loro prime canzoni insieme e a pubblicarle su YouTube, probabilmente non s’aspettavano minimamente che potessero arrivare a così tanta gente. Carl Brave adesso consegna orgoglioso al mercato il suo primo album solista, “Notti Brave”. Sullo sfondo c’è Roma, non quella delle cartoline, ma quella vissuta ogni giorno dai ragazzi della sua generazione: tombini tatuati S.P.Q.R., il Tevere che pare un oceano, gabbiani che frugano nei sacchi della “monnezza”, il 19 che non passa mai. È un racconto quasi neorealista, che si concentra sui piccoli dettagli, quelli apparentemente più insignificanti ma che gli consentono di raccontarsi in maniera credibile, per niente banale.

Hai un linguaggio inconfondibile. Per dare voce a quali tematiche? La mia tematica è non avere tematiche. I miei testi sono fotografie, polaroid, che immortalano il quotidiano. La mia musica è come una cronaca della realtà.


Dua Lipa I’ll give you electricity INTERVIEW

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Se per Jaguar l’elettricità è il vettore prescelto per muoversi in accelerazione verso il futuro, Dua Lipa accetta la sfida diventando protagonista di un progetto in bilico tra musica e tecnologia che la consacra come giovanissima icona di una generazione BY M A R C O TO R CAS I O


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ua Lipa nasce il 22 agosto 1995 a Londra da genitori kosovari. Iniziando a lavorare come modella, a soli 16 anni inizia a postare canzoni e cover su YouTube. Nel 2015 firma con la Warner, grazie allo stesso management di Lana Del Rey, pubblicando il primo singolo “New Love”, finendo nell’annuale classifica della BBC Sound of…2016. Nel 2017 finalmente esordisce col disco omonimo. Il suo ultimo progetto con Jaguar, denominato “The PACE: Season One” è una nuova porta spalancata sul futuro, scintilla originale di tutta una serie di eventi che si susseguiranno in giro per l’Europa. Attraverso uno specifico software, Dua Lipa è riuscita a creare una versione esclusiva del suo ultimo brano, “Want To”, consentendo ai fan di tutto il mondo di realizzare a loro volta un remix personalizzato, utilizzando i dati provenienti dal proprio stile di guida, dalla musica che ascoltano o dal ritmo generato attraverso i tocchi sul proprio smartphone. In questo modo, sarà possibile realizzare oltre un milione di diversi remix, con tempi e versioni basate su una vasta scala di generi musicali, che vanno dall’hip-hop alla dance, dall’orchestral alla pop music, fino alle versioni drum and bass. Per realizzare il suo remix di “Want To”, anche Dua Lipa ha guidato la full-electric Jaguar I-PACE e il suo stile di guida è stato memorizzato dai sensori intelligenti dell’auto. I dati relativi alla quantità di energia consumata e alla modalità di accelerazione e frenata, sono stati utilizzati per modificare il brano sia nell’arrangiamento che nel mood generale.

La traccia è diventata il brano più remixato della storia, dopo essere stata lanciata in occasione di un concerto esclusivo allo Sugar City di Amsterdam, dove l’abbiamo incontrata a show concluso, rapiti dalla sua energia full-electric.

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J

Jaguar ha dimostrato che nell’automotive non ci sono limiti alla potenza della tecnologia. E nel tuo mondo, quello musicale? Mi sento come un’artista che sta cercando di rompere i confini e vuole che non siano imposti limiti. La produzione musicale apre mondi completamente nuovi e sono fermamente convinta che anche quando si scrive una canzone con un’ossatura classica la produzione può cambiarle volto.

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La tua musica suona al ritmo dell’innovazione. Come ci si sente? La produzione in studio consente di cambiare continuamente il proprio sound e di crescere come artista. La musica si evolve nel tempo, ma allo stesso tempo rimane fedele a se stessa. La tecnologia sta diventando sempre più importante nel settore e quindi cambia anche il modo in cui le persone assimilano la musica. Pink e Madonna ad esempio l’hanno fato prima di altri. Per quanto riguarda questa partnership, cosa collega musica e tecnologia? In cosa senti di poter essere l’anello di congiunzione tra questi due mondi? Mi è stata data l’opportunità di lavorare con Jaguar a questa nuova tecnologia musicale con una delle mie canzoni “Want To”. In base al proprio stile di guida l’auto remixa la canzone in maniera diversa e ognuno può avere così la sua propria versione. Credo sia questo l’aspetto più interessante per la creazione di una connessione tra questi due mondi, me e la mia fanbase. Con la hit “One Kiss” feat. Calvin Harris ti sei avvicinata a uno stile diverso dal tuo precedente repertorio. È l’inizio di un nuovo percorso o solo una speciale esperienza one-shot? È sicuramente un nuovo percorso. Riguarda questa cosiddetta nuova “nostalgia del futuro”, cioè il ricordo nostalgico di ciò che è stato, accompagnato dal forte desiderio di riviverlo. In chiave musicale una moder-

na re-interpretazione di canzoni che ci pare di aver già sentito. Perché tutto ritorna, come le tendenze. Per il mio prossimo album ho diverse idee in programma, tra cui anche un ritorno al passato anni ‘90. Hai sempre pensato che la musica fosse il tuo destino o avevi un piano B? Non ho mai avuto un piano B perché sapevo che mi sarei spesa al 100% la musica. Ho incontrato produttori, scritto canzoni, trovato un manager. Mi sono concentrata per capire quale fosse il mio sound vivendo in studio e scrivendo molto. Ci sono così tante parti di questo lavoro che non sapevo nemmeno esistessero. I miei genitori avrebbero voluto un piano B e quando ho deciso di non andare all’università per concentrarmi solo sulla musica, mi hanno chiesto più volte se fosse ciò che realmente volevo, se non potessi fare entrambe le cose. Ma già sapevo che non avrei avuto il tempo di perfezionare completamente entrambe le cose. Cosa suggeriresti a chi vuole iniziare questa carriera? Non avere un piano B è un buon punto di partenza, ma bisogna credere in se stessi prima di chiunque altro. Ci saranno persone pronte a chiederti di cambiare direzione, ma è importante mantenere una posizione e credere nella propria arte, esserne orgogliosi. Iniziare presto potrebbe essere un vantaggio ma non c’è un’età giusta quando c’è la passione dentro. Che rapporto hai con le questioni ambientali? Cerco di fare la mia parte e di compiere scelte di vita il più eco-compatibile possibile. Scegliere un’auto elettrica rientra tra queste perché guidarne una non comporta l’emissione di gas di scarico ad esempio. E poi… ascoltare musica in assenza del rumore del motore è sicuramente un grande vantaggio.

LA CANZONE PIÙ REMIXATA DELLA STORIA PER CONSENTIRE A TUTTI DI REMIXARE LA TRACCIA DI DUA LIPA X JAGUAR, UN TEAM DI SPECIALISTI NELLA PRODUZIONE MUSICALE HA DESTRUTTURATO LA VERSIONE MASTER DEL BRANO, PRENDENDONE L’ESSENZA PRINCIPALE E RIDUCENDO GLI ELEMENTI DI FONDO. IN SEGUITO, È STATA EFFETTUATA UN’ANALISI DI COME IL BRANO POTESSE ESSERE RIARRANGIATO MODIFICANDO LO STILE, IL TEMPO, IL RITMO E LA PARTE STRUMENTALE. ATTRAVERSO QUESTO PROCESSO SONO STATE CREATE OLTRE 3.500 VARIAZIONI AUDIO, CHE RAPPRESENTANO LE COMPONENTI DI BASE PER OGNI REMIX. QUESTE VARIAZIONI SONO STATE INSERITE ALL’INTERNO DI UN INNOVATIVO SOFTWARE IN GRADO DI ABBINARLE AI DATI REGISTRATI A BORDO DELLA VETTURA, ALLA CRONOLOGIA STREAMING DI SPOTIFY O AL RITMO IMPOSTATO DALL’UTENTE.

«Le sei sessioni di dati acquisite durante ogni singolo tragitto su una Jaguar I-PACE vengono utilizzate per veicolare la traccia,” dice Tor Castensson di Plan8, partner tecnologico nello sviluppo del software. “Ogni parametro relativo alla guida del conducente seleziona in modo specifico lo stile, il tempo, l’intensità e la complessità del remix, scegliendo le melodie, i sound e i bit da una palette di strumenti. La traccia alla fine corrisponderà effettivamente al ritmo e alla tipologia del proprio stile di guida».


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MUSIC

LO VE THE

GIORNALISTI IN

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Dopo l’estate a Riccione, ci portano per l’autunno a New York. Viaggio neo-romantico in 8 nuove canzoni e 3 hit alla ricerca (disperata?) di Amore.


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BY C I R O CAC C I O L A


Il nuovo corso dei Thegiornalisti tra passati da formazione indie from club underground a gruppo mainstream vincitori di festivalbar (se ancora esistessero) nel giro di pochi ritornelli indovinati, lascia ben sperare per le sorti della musica italiana. Da quando il video di “Completamente” ha cominciato a gi-

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“SONO STATO UN RAGAZZINO FELICE – HA CONFESSATO DI RECENTE ALLA RADIO – NON CONOSCEVO L’ANSIA FINO ALL’UNIVERSITÀ. IL LATO BUIO È ARRIVATO PIÙ TARDI, CON LA MATURITÀ”.

rare nel tubo e sui nostri piccoli e mobili schermi, una certa fascia della Generazione Tinder ha scoperto di avere finalmente un nuovo eroe, lui, Tommaso Paradiso, aria e faccia da tranquillone very “figo per caso”, nerd appassionato di cinema, cool suo malgrado, o forse con piena coscienza di poter essere il distruttone d’amore più piacione di sempre, un nuovo Alan Sorrenti con molto Franco Califano dentro, distributore automatico di canzoni da cantare e ballare in macchina, nel buio della stanza, in discoteca, le cuffie sempre a palla. “Sono stato un ragazzino felice – ha confessato di recente alla radio – non conoscevo l’ansia fino all’università. Il lato buio è arrivato più tardi, con la maturità”. Impossibile non immedesimarsi. La scrittura di Paradiso (“Prima i testi, poi la melodia”) è precisa, mira dritta al cuore dei venti/trentenni prossimi ai 40, usa metafore immediate, e molti ci si rispecchiano, giovanottoni barbuti e signorine fan incallite che gli scrivono commenti sui social con frasi tipo “le tue canzoni sono parte di me...ogni tua canzone mi fa piangere...viva il romanticismo, viva l’amore”. Sarà d’accordo lui, il Paradiso, anche perché l’ha ufficialmente dichiarato: lui non è per l’odio che serpeggia nei nostri tempi, anzi lui odia l’odio, e non ha comprensione per gli haters. II nuovo disco, “Love”, è, a suo dire, “estremamente emotional”: in effetti è un pieno di amore, un lungo tweet che parla di rapporti umani e a volte anche un po’ disumani, di vite intrecciate tra Roma e Milano, della passione per le serie tv (su tutte: Dr. House), con rime assolutamente baciate su tappeti musicali caldi, robusti, pieni di arrangiamenti chitarrosi, come quello dell’ultimo e terzo singolo anticipatore dell’album, “New York”. “Nella mia testa New York è una canzone che po-

trebbe piacere a tutti e per tutti intendo dai ragazzini di quattro anni a mia nonna” – ha dichiarato il barbutissimo e scapigliato leader, peraltro fiero di ogni pelo del suo corpo come ha dimostrato nel video di “Da sola / In the night” in coppia con Elisa e superprodotto/superprotetto dai mitici Tagaci & Ketra “New York” è già un classico per me. “Il testo l’ho scritto una mattina su un taxi mentre stavo andando in studio di registrazione per un altro lavoro. L’ho tirato via di getto. Avevo tutte queste immagini nitide davanti agli occhi che sono venute fuori da sole. Forse perché avevo dormito male o ero turbato per qualcosa o mi sono sentito molto solo quella mattina. Tutte e tre le cose probabilmente. Con Dario Faini, il produttore, abbiamo scritto la musica. Ed è uscita New York. Sicuramente sia a livello di testo sia a livello di musica ha lo special migliore che abbia mai scritto”. Ecco, il nuovo cantautorato italiano funziona così. Uscito nell’ultimo giorno d’estate disponibile, lo scorso 21 settembre, a quasi due anni di distanza dal precedente album, “Love” porta la firma del produttore Dario Faini (già autore per Levante, Luca Carboni, Giusy Ferreri, Mengoni eccetera e frontman del progetto filo-elettronico Dardust), che aveva collaborato con i Thegiornalisti già lo scorso anno per il singolo “Senza”: “Dario Faini è una di quelle persone che cambia il corso delle cose. È un amico, un artista, un compare con cui collaboro e scrivo da circa due anni. Per me è davvero un fenomeno, un talento, sia a livello di produzione che di composizione”, aveva scritto di lui Tommaso Paradiso lo scorso anno sui social, prima di condividere con Faini il palco dei due concerti-evento nei palasport a Roma e Milano.


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Se esiste una formula per scrivere una canzone di successo Paradiso & Faini sembrano davvero una delle migliori alchimie. “Sono tanti i fattori che portano un brano prima all’interprete giusto e poi al cuore del pubblico” – ha detto Faini – “Quando si scrive, onestà e sincerità sono il punto di partenza per far sì che una canzone arrivi anche alle altre persone, per avere un feedback emotivo forte”. Tommaso Paradiso, Marco Antonio Musella e Marco Primavera, hanno formato Thegiornalisti a Roma nel 2009. Si sono autoprodotti i primi due dischi, nati e scritti nel salotto di casa (settembre 2011 “Vol.1” e qualche mese più tardi “Vecchio”). Il cambio di rotta, di stile, c’è stato a fine 2013 quando firmano con l’etichetta Foolica e, qualche mese dopo, fanno uscire “Fuoricampo”, disco che riscuote un buon successo di critica e di pubblico. Poi nel 2015 Tommaso Paradiso ha firmato la sua prima importante collaborazione, la hit “Luca Lo Stesso”, il singolo di Luca Carboni in vetta alle classifiche airplay. Nel 2016 Thegiornalisti firmano con Carosello Records per l’uscita del nuovo disco “Completamente Sold out”, che in breve diventa disco d’oro, conquistando grandi consensi di pubblico, premi e riconoscimenti. “Senza” – canzone che ha dato il titolo alle due date evento di maggio 2017 al Palalottomatica di Roma e al Mediolanum Forum di Milano – raggiunge il 1° posto della classifica

Viral 50 Italia e il 5° della Viral 50 Global di Spotify. Nella primavera dello stesso anno il singolo “Pamplona” di Fabri Fibra feat. Thegiornalisti conquista l’airplay radiofonico e Disco d’Oro Digitale. Quindi arriva la bomba estiva di “Riccione”, che in meno di una settimana raggiunge il milione di views su Youtube ed entra in top 20 dell’airplay radiofonico come più alta nuova entrata della settimana. Il singolo conquista anche il Triplo Disco Di Platino. “Riccione” diviene a pieno titolo il vero tormentone dell’estate: 1° posto dell’airplay radiofonico, 1° posto nella classifica iTunes, secondo posto nella classifica Top 50 Italia di Spotify, oltre 16 milioni di streaming, oltre 60 milioni di views su Youtube. A febbraio 2018 Tommaso Paradiso è super ospite del Festival di Sanremo in coppia con Gianni Morandi: entrambi si esibiscono sulle note di “Una vita che ti sogno”, brano scritto da Tommaso contenuto nell’ultimo album di Morandi. Dal palco dell’Ariston Tommaso Paradiso annuncia il nuovo tour, il “Love Tour”, che avrà inizio ad ottobre 2018 e toccherà i palazzetti delle principali città italiane. A più di quattro mesi di distanza dal suo inizio, il tour colleziona parecchi sold out. Molte date vengono raddoppiate, se non triplicate. A marzo 2018 la band pubblica un nuovo singolo, “Questa nostra stupida canzone d’amore”, che esordisce al 1° posto su iTunes e al 1° posto della classifica Viral Italia di Spotify. Il video – film, sul canale Youtube Carosello, vede la partecipazione dell’attore Alessandro Borghi. L’estate 2018 li vede nuovamente protagonisti con il singolo “Felicità Puttana”, tra i brani più streammati su Spotify e trasmessi dalle radio italiane con la partecipazione del nuovo volto del cinema italiano Matilda De Angelis nel divertentissimo video che ringrazia pubblicamente il gruppo per “aver scelto la mia faccia di culo (sic) per questo video”. Il resto è storia. D’Amore. Come Shakespeare, anche Thegiornalisti in Love.


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M I L O VA N FA R R O N AT O P U N K E X T R AVA G A N Z A È arrivata la notizia tanto attesa dal popolo dell’arte. Dopo quattro mesi di “suspense”, svelati gli artisti del Padiglione Italia invitati da Milovan Farronato alla prossima Biennale di Venezia 2019. Si tratta di Liliana Moro, Chiara Fumai ed Enrico David.Tre nomi perfettamente in linea con la sua linea curatoratoriale. Ad accomunarli è la stessa vocazione internazionale, oltre a una ricerca che si muove tra passato e presente

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Paolo Gonzato, Out Of Stock. Progetto site-specific per la casa di Milovan Farronato. Sullo sfondo il quadro Out Of Stock, 2004.


“Voilà!

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Sono stati annunciati i nomi dei tre artisti che parteciperanno al Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia. Siamo stati amici stretti e abbiamo affrontato mille avventure nel corso degli anni, in occasione di mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Sono così emozionato di poterli accompagnare attraverso un nuovo, eccitante viaggio” si legge sul profilo Instagram del curatore. Una selezione di nomi che vantano un curriculum internazionale e che non sono nuovi in Laguna (David e la Moro furono invitati rispettivamente alle Biennali del 2013 e del 1993), ma anche una scelta che fa riflettere per l’omaggio a un’artista, Chiara Fumai, prematuramente scomparsa lo scorso anno. Quello che potremmo tranquillamente definire “il caso Farronato” inizia già diversi mesi fa all’atto della sua nomina. Subito dopo il suo insediamento, il Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli ha infatti svelato il nome di Milovan come del curatore del Padiglione Italia alla Biennale d’Arte di Venezia 2019, suscitando incredibilmente una polemica dalle tinte omofobe a firma Elena Donazzan, Assessore della Regione Veneto in quota Forza Italia con deleghe all’istruzione e alle pari opportunità. Ma con un profilo di tutto rispetto come quello di Milovan nessuna pretestuosa etichetta avrebbe mai potuto reggere. Un curriculum schiacciante, a dire il vero, che vogliamo qui ripercorrere con attenzione. Nato in provincia di Piacenza nel 1973, Farronato è attualmente direttore e curatore del Fiorucci Art Trust, per il quale, dal 2011, ha sviluppato il festival Volcano Extravaganza a Stromboli. Nel 2014, assieme all’artista Paulina Olowska, ha fondato il simposio Mycorial Theatre a Rabka, in Polonia, che nel 2016 si è trasferito a San Paolo in Brasile. Ha collaborato nel 2016 con le Serpentine Galleries di Londra per le Magazine Sessions, ha concepito il progetto The Violent No! alla quattordicesima Biennale di Istanbul nel 2015 e ha curato numerose mostre tra cui Nick Mauss, Illuminated Window (La Triennale e Torre Velasca, Milano, 2017), Lucy McKenzie, La Kermesse Héroïque (Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, 2017) e Si Sedes Non Is (The Breeder Gallery, Atene, 2017). Ancora, dal 2005 al 2012 è stato Direttore dell’organizzazione no profit Viafarini e Cura-

tore presso il DOCVA - Documentation Centre for Visual Arts di Milano. Dal 2006 al 2010, ha ricoperto l’incarico di Curatore Associato della Galleria Civica di Modena, per la quale ha curato la mostra collettiva Egomania e le personali di Ugo Rondinone e Yayoi Kusama, nel 2007 la personale di Katharina Fritsch, nel 2008 la bipersonale di Runa Islam e Tobias Putrih e nel 2009 la personale di Christian Holstad. È stato professore di Cultura Visiva all’Università IUAV di Venezia, dal 2008 al 2015. Nel 2017 ha fatto parte del team curatoriale del Dhaka Art Summit e fa parte del Development Committee della Chisenhale Gallery a Londra. Ogi si è distinto per originalità, avanguardismo, valore dell’allestimento e capacità di valorizzare il lavoro degli artisti e di porre il Padiglione Italia in linea con il panorama artistico internazionale, stando a quanto dichiarato dal ministro, e questi sono i suoi quattro prescelti. Cominciamo da Liliana Moro, milanese classe 1961. Ha mosso i primi passi nel mondo dell’arte negli anni Novanta fondando e frequentando lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, tra le prime esperienze meneghine di spazio autogestito da artisti. Le sue opere sono fatte di oggetti e interventi minimi che offrono allo spettatore un’esperienza individuale, poetica. Suono, parole, performance, sculture vanno a comporre una “messa in scena” che evoca il mondo dell’infanzia, delle cose perdute. Ha partecipato a numerose mostre collettive, in Italia e all’estero: dalla IX Documenta di Kassel alla sezione “Aperto” della 45ma Biennale di Venezia, passando per istituzioni prestigiose come il PS1 di New York e il CCA Wattis Institute for Contemporary Art di San Francisco. Enrico David (Ancona, 1966) è ormai naturalizzato inglese, visto che si è formato nella terra di Albione e da anni vive a Londra. Pittura, disegno, scultura e installazione sono i media con i quali si esprime, adoperando

spesso tecniche antiche e artigianali come il ricamo e abbracciando riferimenti visivi che spaziano dall’Art Deco all’arte primitiva. Un nome, forse, più conosciuto all’estero che in Italia, che vanta una personale al New Museum di New York, una nomination al Turner Prize e una partecipazione alla Biennale di Venezia all’interno della mostra “Il Palazzo Enciclopedico”, a cura di Massimiliano Gioni. La scelta di inserire Chiara Fumai si configura come un omaggio all’artista scomparsa tragicamente nel 2017 all’età di 39 anni. Tra le più promettenti e interessanti del panorama italiano, la Fumai passava in maniera disinvolta dalla performance al dj set, utilizzando molto spesso il travestimento e attingendo a piene mani dalla cultura e dall’immaginario femminista degli anni Settanta. Una carriera lampo che l’aveva vista, tra le altre cose, invitata a Documenta nel 2012, vincitrice del Premio New York e in mostra presso istituzioni prestigiose in Italia e all’estero. Per saperne di più sul progetto artistico bisognerà tuttavia aspettare la consueta conferenza stampa di primavera, in attesa dell’opening della Biennale previsto per l’11 maggio 2019.


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Milovan Farronato - All photos Š Sergio Andretti


ART

A XIAMEN LA QUARTA EDIZIONE DEL

FESTIVAL FOTOGRAFICO INTERNAZIONALE

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Jimei x


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OGNI ANNO, OTTO MOSTRE ESIBITE DURANTE L’ESTATE AI RENCONTRES D’ARLES SI SPOSTANO IN CINA AL JIMEI X ARLES INTERNATIONAL PHOTO FESTIVAL.

La kermesse d’arte fotografica internazionale, giunge alla sua quarta edizione e Xiamen si prepara ad accogliere i visitatori in tre punti artisticamente nevralgici per la Cina nella pagina a fianco, René-Burri-Canada-Montreal


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Jimei x Arles International Photo Festival (23 novembre 2018 - 9 gennaio 2019) . Un importante appuntamento artistico, nato nel 2015 grazie alla collaborazione tra Sam Stourdzé, il direttore di Rencontres d’Arles e il fotografo cinese RongRong, fondatore del primo museo di fotografia della Cina: Tre Shadows Photography Art Center. La nuova edizione si terrà a Xiamen con la direzione artistica di Bérénice Angremy e Victoria Jonathan, co-fondatori dell’agenzia d’arte transfrontaliera Porte. Quest’anno il Festival oltre a vantare 30 mostre, presenta il lavoro di 70 artisti provenienti da Stati Uniti, Francia, Svizzera, Polonia, Turchia, Corea del Sud, Slovenia e naturalmente dalla Cina. Dopo la cerimonia dell’Opening Weekend (23-25 novembre) ricco di eventi e attività per professionisti della fotografia, amanti dell’arte e il pubblico generale, sarà la volta di Photo Folio che condurrà recensioni con rinomati professionisti, conferenze, spettacoli. Un vero e proprio tour guidato da artisti e curatori.

Shen-Wei,-Self-portrait-(Villefranche)

Il Festival avrà tre principali siti in giro per Xiamen,

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la città precedentemente nota come Amoy, situata di fronte lo stretto di Taiwan, per secoli è stato un porto importante, ora una città vivace e moderna che si è imposta anche come capitale della moda indipendente della Cina e, in occasione di Jimei × Arles 2018, vedrà protagonisti il Three Shadows Xiamen Center, il Jimei Citizen Square Main Exhibition Hall e la nuova zona creativa di North Shore Art District.

Li Lang- from the series A Long Day in a Regular Year-2018

Limb-Eung-Sik---Naked-Trees(Busan)-1953

Recipes from the Great Hall of the People, set of loose cards in enveloppe, 1980s


Youngjin Yoo_The Weathering

Li Shixiong

Il programma completo include: 8 mostre provenienti da Rencontres d’Arles 2018. 4 mostre “China Pulse” e “Crossover Photography”. 10 Jimei × Arles Discovery Award: un premio dedicato a dieci talenti di fotografia cinese selezionati da cinque curatori. I candidati del 2018 sono: Coca Dai (1976), Hu Wei (1989), Lei Lei (1985), Pixy Liao (1979), Lau Wai (1982), Shao Ruilu (1993), Shen Wei (1977), Su Jiehao (1988), Wong Wingsang (1990), Yang Wenbin (1996). “Collector’s Tale”: un programma annuale che mostra i principali tesori del collezionismo fotografico cinese. Una raccolta di foto amatoriali e album fotografici di cibo cinese, provenienti dalla vasta collezione d Archive of Modern Conflict. 2 mostre “Local Action”. “Project Room”: in questa nuova sezione, Jimei × Arles invita un fotografo il cui lavoro va oltre i confini della fotografia. 3 mostre “Greetings from South Korea”: ogni anno, Jimei × Arles si concentra sulla scena fotografica di un paese asiatico. Dopo l’Indonesia (2017), quest’anno Jimei × Arles invita la Corea del Sud.

WU Mengyuan, from the series Falling

Per saperne di più visita en.jimeiarles.com/2018

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SONG Shuyang, from Mirror Series, 2015-2018. Courtesy of the artist.


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FASHION

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Shayne Oliver x COLMAR A.G.E

FA S H I O N

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Lo streetwear che cambia le regole

del lusso

All’insegna di un gusto dettato da una società sempre più edgy, ecco come cambiano i connotati del settore più canonico della moda. Sentimenti che pian piano crescono tra le fila del mercato del lusso per intraprendere nuove vie, nuove icone, nuovi modi e soprattutto nuovi approcci e consumi BY A L E S SA N D R O I AC O LU C C I

Indifferentemente che sia inverno oppure estate è lo streetwear a farla da padrone

p ro t a g o n i s t i Colmar, Stone Island, adidas Originals, GCDS, ANNAKIKI e DIESEL. Insieme ai personaggi più cool che dal Sol Levante sbarcano in Occidente nei panni di nuove muse come Naomi Watanabe: l’entertainer e influencer giapponese conquista tutti.

uno stile che vede nei suoi sostenitori alcune delle celebs tra le più seguite come Kanye West, Rihanna, Kendrick Lamar e A $ AP Rocky, e che segna l’era di un nuovo movimento che non si gioca solo sui social, ma con ragazzi e ragazze dittatori di uno stile ribelle ma self-confident, capaci di un potere d’acquisto non indifferente. Loro sono - i non del tutto - inaspettati protagonisti di un “game chage” che rinnova i connotati del lusso.

Nel loro guardaroba R&S Nuovi esperimenti di forme e materiali

styling

Decostruzione, sovrapposizioni e accostamenti kitsch

community Young, edgy & cool. Le nuove generazioni vogliono storie da indossare

mood Collisioni tra mondi diversi compongono un’estetica distante solo all’apparenza

gli edgy guys - rispetto a quello dei loro genitori – vogliono una significativa forma di rottura, senza rinunciare però alla qualità. Vogliono storie da indossare e se ne fregano se non è come si aspetta la classe.

È un nuovo ’68

dell’abbigliamento che all’epoca portò all’affermazione di stili underground, ora da leggere in una chiave totalmente futurista.

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C o l m a r

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UN DIALOGO TRA ANTIPODI. Colmar lancia A.G.E e per il primo capitolo di un nuovo corso collabora con Shayne Oliver.


Il fondatore di Hood By Air inaugura A.G.E, la piattaforma di COLMAR Shayne Oliver x COLMAR A.G.E

Un progetto unico che mixa savoir-faire, background e cultura, strutturato per la nuova collezione invernale di Colmar che, per quest’occasione lavora a 4 mani con Shayne Oliver: il fondatore di Hood By Air. Un progetto ampio che vede l’azienda specializzata nella creazione di piumini d’alta gamma, impegnarsi nel lancio della piattaforma A.G.E (Advanced Garment Exploration), con la mission di ospitare co-collezioni creative e contenuti multimediali, realizzati insieme ai talenti internazionali, coinvolti nella personale reinterpretazione dell’heritage Colmar. Da un lato l’emblema dell’abbigliamento da montagna, dall’altro una tra le massime espressioni della cultura giovanile. Colmar incontra così Shayne Oliver, in un dialogo tra antipodi sulle nostalgiche vette alpine. La fall winter 18/19 presentata in collaborazione tra i due, è uno spaccato attuale e specchio della società moderna. Il guardaroba casual di Colmar si tinge di sfumature Nineties, tagli oversize, audaci e silhouette cross-gender. Gli elementi amati dai Millennials e delle generazio-

ni Y e Z ci sono tutti. Anche i richiami ad un lusso più underground, ci sono. Una versione di esclusività nuova, che attira le ultime generazioni sempre più attente e informate, meno canoniche, ma pur sempre esigenti. Nulla è lasciato al caso. L’accuratezza della manifattura, dei dettagli e il feeling con l’alta moda – che nel caso di Oliver si ispira ai designer come Raf Simons e Helmut Lang - si respira ampiamente.

Non è un caso che Colmar collabori con Shayne Oliver: il talento del fashion è stato nominato diverse volte per i premi della moda maschile come per il Swarovski Award CFDA e LVMH Prize. Lo stilista inaugura ora la piattaforma online A.G.E con una collezione visionaria dove i capispalla diventano giacche mantello che si possono appendere alle spalle come piccoli paracadute, parka doppi o tripli e reversibili. Doppie anche le maniche e i cappucci. Le stoffe si fanno Mat nel rispetto della tecnicità delle tute da sci. “Vedere come Shayne Oliver ha interpretato la nostra storia è stato decisamente interessante. L’abbinamento tra i nostri due mondi, se all’inizio mi era sembrato difficile da intravedere, ha prodotto risultati strabilianti. Quello che apprezzo è che pur rimaneggiando capi iconici del passato in modo estremo Shayne ne ha saputo conservare l’anima ed è quindi facile intuire quali sono le giacche, le felpe e i pantaloni da cui ha preso ispirazione” – spiega Giulio Colombo, CEO di Colmar con la delega al prodotto – “l’Alpine nostalgia, intesa in senso revisionista, è un tema importante per noi che proveniamo da quel mondo e che per quel mondo, la montagna, lo sci, il freddo, abbiamo creato e inventato canoni estetici tutt’ora molto attuali”. Shayne Oliver x COLMAR A.G.E

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S t o n e

I s l a n d

STONE ISLAND Iridescent Coating Tela AUTUNNO INVERNO ‘18/’19

STONE ISLAND Iridescent Coating Tela AUTUNNO INVERNO ‘18/’19

Partendo da

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un’estetica forte

PA R O L A D ’ O R D I N E IRIDESCENZA. Stone Island lancia Iridescent Coating Tela

contraddistinta da dettagli militari e dalle funzioni d’uso, Stone Island, da sempre attenta all’innovazione, alla ricerca e alla sperimentazione, crea capi in nylon iridescente accoppiato ad un film poliuretanico color oro rosa. Capispalla, felpe e pantaloni vengono caratterizzati da dettagli in Reflex Mat: una speciale tela di nylon rifrangente, resa tale grazie ad una spalmatura opaca realizzata con migliaia di microsfere di vetro. Tra i capi ideati per la collezione Fall Winter 18/19 spiccano i modelli 709M1 IRIDESCENT COATING TELA WITH REFLEX MAT: un outwear lungo, tecnico, resistente all’acqua. Con all’interno un bomber in nylon foderato in orsetto, staccabile e indossabile da solo. E il modello 599MA LAMBSWOOL WITH IRIDESCENT COATING TELA: dall’animo reversibile, è una Maglia Anorak in lambswool, caratterizzata nella parte inferiore dalla tela di nylon iridescente.

“ Un desiderio di continua sperimentazione e ricerca, non senza un pizzico di sana follia.

By Carlo Rivetti Ceo di Sportswear Company, la società cui fa capo il marchio Stone Island


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STONE ISLAND Iridescent Coating Tela AUTUNNO INVERNO ‘18/’19


a d i d a s

O r i g i n a l s

L A T U TA D E C O S T R U I TA . adidas Originals prosegue la collaborazione con la designer olandese Daniëlle Cathari

Il nuovo capitolo adidas Originals + Daniëlle Cathari

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si tinge di tre nuovi colori per l’ambitissima tuta decostruita, presentata per la prima volta a febbraio durante la NYFW. Un nuovo drop del prodotto le cui aggiunte alla capsule collection prêt-à-porter femminile della track suit sono accompagnate da una nuova campagna con i modelli in strada, e un omaggio all’eredità di Originals. Per questa collaborazione Daniëlle Cathari si trova ad aggiungere un tocco attuale ad alcune delle icone classiche del marchio come adicolor e adibreak. La stilista originaria di Amsterdam ha reimmaginato le celebri scarpe a tre strisce Originals con proporzioni esagerate, materiali innovativi e tecniche di design intensive per definire un nuovo standard nello streetwear. Daniëlle Cathari x adidas Originals

Daniëlle Cathari x adidas Originals


“Lavorare con adidas Originals è stato interessante

motivante e istruttivo Daniëlle Cathari

Daniëlle Cathari x adidas Originals

Daniëlle Cathari x adidas Originals

La nuova intesa prevede la rivisitazione della tuta nei classici colori nero e beige e la reinterpretazione dell’uniforme in denim, introducendo una versione arricchita dell’originale palette ispirata ad adicolor con tute nelle tonalità del verde, del blu navy e del rosso. Le lavorazioni attingono a piene mani degli archivi adidas, con la leggendaria Beckenbauer e il denim lavato per silhouette inaspettate. adidas Originals by Daniëlle Cathari è disponibile sul sito adidas.com e presso i negozi e i rivenditori adidas Originals, inclusi ASOS, Barney’s, Kith, NET-A-PORTER, Nordstrom e SSENSE.

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G C D S

UN MONDO CHE CRASHA. GCDS alle prese con la distopia

Tra rimandi al passato

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in un futuro incerto e in totale blackout, Giuliano Calza propone un’originale versione di un lusso ironico, immerso in una realtà totalmente distopica. “Il mondo che conoscete è andato distrutto”: la star giapponese Naomi Watanabe introduce “Futuro Beach” la collezione/show presentata durante l’ultima MFW da GCDS. Il Direttore Creativo manda sulla catwalk tutto quello che occorre per affrontare la nuova realtà che, tra donne con tre seni e personaggi irreali, si tinge di un messaggio subliminale ma ben chiaro: distruggere per ricostruire. Con la collezione SS 19 si fanno nuovi i concetti di made in Italy come anche i valori di qualità, tempo e sostenibilità dove spiccano tessuti tecnici, ricami ispirati ai prodotti degli anni ’50 e iconici personaggi della cultura giapponese mescolati ad un tocco d’eccesso, oltre a due nuove diverse collaborazioni con Onitsuka Tiger e Pokémon.

“ Che cosa succede se in

questo futuro, che non sembra così lontano, quello di cui tutti abbiamo bisogno è solo tornare indietro nel tempo e alle cose che abbiamo dimenticato?


77 All photos GCDS fashion show at MFW, SS 2019. Backstage details by fashiontomax


N a o m i

Wa t a n a b e

WHO ARE YOU? New Icon. Naomi Watanabe dopo internet conquista l’Occidente

Avvistata a Milano durante l’ultima Fashion Week meneghina la star giapponese non è passata affatto inosservata. Tra suite logo in total “Guccy” e front row accanto Chiara Ferragni, è la nuova icona dei Millennials nipponici. Entertainer, attrice, cantante quasi regina dei social con i suoi 8 milioni di follower, si è accaparrata Instagram con post spregiudicati, ironici e disinibiti facendo del suo corpo un’opera d’arte vivente. Il Time magazine l’ha inserita nelle “25 most influential people on the internet” e dopo Pamela Anderson, è diventata la musa ispiratrice di Giuliano Calza per GCDS.

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GCDS SS19

Naomi Watanabe


A N N A K I K I

ANNAKIKI SS19 fashion show

Anna Yang

ANNAKIKI SS19 fashion show

Caratteristiche

FA S H I O N G L I T C H . Il lusso artificiale, ironico e moderno di ANNAKIKI

di un cortocircuito creativo impresse nella collezione Primavera Estate 2019, ANNAKIKI presenta la sua idea di “fashion glitch” stilistico. Abiti decostruiti e riassemblati, dove l’errore racchiude l’essenza della sperimentazione. Una collezione che si esprime nei volumi iperbolici e oversize. In tessuti lucidi e liquidi come il PVC, accostati a cristalli o borchie applicati a mano su denim o vernice. Un influsso di elementi sportswear, eccentrici ed ironici che risaltano la concezione di un lusso artificiale, libero e irriverente. Un marchio fondato nel 2012 dalla Creative Director Anna Yang che esprime con decisione una forte personalità ricercata e un senso di bellezza anticonvenzionale, ribelle e moderna. Elementi che hanno catturato pure MYSS KETA - seduta in front row all’ultima Fashion Week - come anche Sfera Ebbasta e la figlioletta di Beyonce.

“Credo che la moda anticonvenzionale possa essere uno strumento di comunicazione forte ed innovativo

Anna Yang, founder e Creative Director di ANNAKIKI

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faggot whore slut

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“THE MORE HATE YOU WEAR THE LESS YOU CARE”

DIESEL presenta HAUTE COUTURE

Più odio indossi, meno te ne interessi: il nuovo capitolo della comunicazione Diesel


Nicki Minaj nella campagna HAUTE COUTURE di Diesel.

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NICKI MINAJ, GUCCI MANE, BELLA THORNE, TOMMY DORFMAN E ALTRI ANCORA, INSIEME NELLA NUOVA CAMPAGNA DEL MARCHIO GUIDATO DA RENZO ROSSO, UNITI PER DEPOTENZIARE L’ODIO.

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“Diesel è morta. Diesel non è piú cool. Abbiamo preso un po’ dell’odio che Diesel ha ricevuto in quanto brand, mettendolo in mostra con orgoglio e facendone dei pezzi unici”. È così che il marchio di OTB presenta la nuova coinvolgente e rivoluzionaria campagna che annuncia il lancio di una speciale collezione in edizione limitata: Ha(u)te Couture, disponibile in selezionati negozi Diesel e su diesel.com.


Yovonna Ventura e Jonathan Bellini nella campagna HAUTE COUTURE di Diesel.

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“THAT’S THE BAD GUY GOT A SURPRISE FOR ANYONE WHO’S EVER BEEN LABELED”

Nicki Minaj nella campagna HAUTE COUTURE di Diesel.


Capita a tutti

Chi meglio di Nicki Minaj, Gucci Mane, Bella Thorne, Bria Vinaite, Tommy Dorfman, Miles Heizer, Yovanna Ventura, Barbie Ferreira, Yoo Ah-In e Jonathan Bellini poteva interpretare il claim di Diesel? Controverse personalità internazionali che vestono i panni dell’odio per depotenziarlo. Ogni capo della linea Ha(u)te Couture è stato creato ad hoc per ognuno di loro: Nicki Minaj è stata soprannominata “The Bad Guy”, a Gucci Mane è stato detto “Fuck you, Imposter”. Bella Thorne è stata chiamata “Slut”. E Tommy Dorfman è stato chiamato “Faggot”. Un nuovo capitolo della comunicazione Diesel che inizia e vive dove nasce l’odio online. Un messaggio che incoraggia tutti quanti a creare i propri pezzi unici Ha(u)te Couture. Diesel dà infatti la possibilità ai clienti di personalizzare la nuova collezione, creando ed indossando i peggiori commenti che abbiano mai ricevuto. Un’iniziativa che inoltre vede i proventi della vendita dei capi, esser donati tramite la Fondazione Only The Brave, in supporto a programmi anti bullismo e cyberbullismo in diversi paesi del mondo.

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Gucci Mane nella campagna HAUTE COUTURE di Diesel.

di esser vittima della negatività e delle critiche sui social media. Dietro uno smartphone, un tablet o un PC, c’è sempre qualcuno pronto a criticare. Odio ingiustificato che ci fa fare un passo indietro, eppure nascondersi non è d’ aiuto a nessuno: “Più esponete l’odio ricevuto, trattandolo con ironia ed irriverenza, meno potere ha di farvi del male”.


THE NEW ERA

INTERVIEW

REBECCA MINKOFF LA POSSIAMO DEFINIRE UNA FEMMINISTA MODERNA. DA SEMPRE ATTENTA AL SOCIALE, È IDEATRICE E PROMOTRICE DI CAMPAGNE VOLTE AL SOSTEGNO DELLE DONNE E, PROSSIMA AL LANCIO DI UNA COLLEZIONE IN ESCLUSIVA PER IL MERCATO EUROPEO, CI PARLA DELLE NOVITÀ DI “I AM MANY” E I NUOVI PROGETTI LEGATI ALLA MODA BY A L E S SA N D R O I AC O LU C C I

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Una storia in ascesa iniziata nel 2001, Rebecca Minkoff dopo aver sviluppato l’interesse per il design della moda durante gli studi superiori ed essersi trasferita a New York a soli 18 anni per seguire il suo sogno di diventare una designer di moda, si trova a disegnare una nuova versione della t-shirt più amata dai turisti all’interno di una capsule collection composta da cinque pezzi… la “I Love New York”. Fortuna vuole che la maglia appaia al Tonight Show, il celebre talk e varietà televisivo statunitense, nonché programma di punta trasmesso dalla NBC dal 1953 con ascolti da capogiro, e allora ecco servito il risultato immediato. Oggi Rebecca Minkoff è un brand globale con un’ampia offerta di abbigliamento, borse, calzature, gioielli e accessori donna, ma anche uomo presentati sotto la label Uri Minkoff, la linea che prende il nome dal fratello della designer impegnato anche nei panni di amministratore delegato e co-fondatore della società, oltre che leader nel campo dei social media della stessa.

Rebecca Minkoff ha quattro store negli Stati Uniti, nove boutique all’estero, ed è distribuita in oltre 900 negozi nel mondo. Nel 2011 vince il “Breakthorugh Designer award” dall’Accessories Council, ricevendo così il riconoscimento ufficiale del settore. La Minkoff è inoltre un membro attivo del CFDA e supporta numerose attività filantropiche. Nell’agosto 2017 diventa membro del primo New York State Council on Women and Girls, insieme ad altre leader del settore come Christine Barberich, fondatrice di Refinery29, Menalie Whelan, amministratore delegato di SoulCycle, e Cathy Engelbert, Amministratore delegato di Deloitte. Ma soprattutto il 2017 rappresenta il momento dove ci si prepara all’ingresso sul mercato europeo con una speciale collezione di accessori, in particolare di borse. Elementi che sin dal 2005, anno in cui la Minkoff disegna il suo modello chiamato “Morning after Bag” a.k.a “M.A.B” ispirato all’estetica romantico-metropolitana, conquistano subito lo status di it-bag.

OF FEMINIST.


U

na donna attiva per le donne, con il suo lavoro e la sua filosofia incoraggia il pubblico ad avere fiducia in sé stessi e nei propri sentimenti, dedicandosi a pieno titolo alla creazione di una narrativa culturale ed economica moderna, volta alla solidarietà e alla condivisione del successo. Rebecca Minkoff sostiene i diritti alla salute, dell’uguaglianza e dell’inclusione. Sostenitrice di The Women’s March, si impegna in prima persona alla creazione di una nuova corrente femminista e di una cultura economica guidata dall’imprenditoria femminile. Last but not least, il progetto personale intitolato “I Am Many”, presentato durante l’ultima New Yor Fashion Week. A chi si rivolge il tuo marchio, Rebecca Minkoff? Il mio marchio propone uno styling di libera espressione, incrocia l’athleisure e l’ elegante, il casual e il formale, il femminile e il maschile. Ognuno di noi, in base ai ruoli che occupa, incarna personalità mutevoli e Rebecca Minkoff difende con tenacia questo aspetto. Sono convinta che l’identità del 21° secolo riguardi la multidimensionalità e la nostra comunicazione ha l’obiettivo di celebrare tutte le donne insieme. La mia filosofia consiste nello spostare la narrativa culturale e imprenditoriale dominante della realizzazione individuale, verso la condivisione del successo collettivo. Il nostro pubblico è una nuova generazione femminile senza troppi limiti di età o background, si tratta di donne piuttosto diverse e con tante sfumate che partecipano attivamente al presente: donne che si sentono potenti, libere da muri e restrizioni. Usano la loro voce convinte che ci siano molti modi di essere al potere e altrettanti modi per gestirlo, un valore che non va in opposizione alla mascolinità, ma che consiste nell’interpretare il potere in modo fluido, proprio come l’identità. Quando una donna indossa Rebecca Minkoff, sa che ha alle spalle molte altre donne che la sostengono e, insieme a loro, può realizzare grandi cose.

Quanto è fondamentale il femminismo nel tuo lavoro? Rebecca Minkoff ha l’intento di creare narrazioni in cui le donne si sentano parte di un sistema. Coinvolgiamo i nostri clienti facendoci raccontare cosa per loro sia davvero importante. Ascoltiamo spesso molte storie sull’imprenditoria femminile che celebrano i risultati individuali; mentre le donne hanno sete di storie collettive di successo femminile. Guardiamo duqnue alle nostre serie di contenuti, eventi, e formati commerciali innovativi per rendere il cameratismo femminile più contagioso, ogni giorno. Parlaci del tuo ultimo progetto “I Am Many”? I Am Many rappresenta molto di più della nostra brand identity, è il nostro modo di pensare, di essere, di progettare ed è una qualità che rispecchia l’identità del nostro consumatore: la donna moderna è dinamica, multidimensionale e complessa. Noi come marchio vogliamo essere sfaccettati quanto il nostro pubblico. Coinvolgiamo molte comunità femminili e ci facciamo portavoce dei loro messaggi mobilitando una comunicazione su vasta scala. Con questo nuovo progetto prevediamo eventi, contenuti sociali e digitali, tra cui una serie di video lanciati in 10 spezzoni che, creativamente e sinteticamente, dimostrano e ispirano le diverse espressioni della realtà femminile. Ogni video dalla durata di un minuto avrà come protagonista una donna che rappresenta molte cose allo stesso tempo. Il tuo marchio è presente in Europa e stai lanciando una collezione appositamente dedicata al mercato italiano. Raccontaci in che modo. Vendiamo i nostri prodotti in Europa da

alcuni anni, ma l’anno scorso abbiamo iniziato a fare sul serio. Devo dire che gli acquirenti europei sono un po’ scettici rispetto ai materiali degli americani, e pur dovendo pensare al cliente globale, per l’Europa, abbiamo deciso di collaborare con Tomorrow London Ltd, la piattaforma di vendita internazionale e Doro Group, con sede a Venezia. Insieme abbiamo creato un’estensione della mia collezione principale - le borse - caratterizzata da stili e colorazioni esclusivi su misura per il mercato europeo. Mantenendo invariati la qualità dei materiali e i dettagli dei miei modelli, ho pensato che fosse importante creare un prodotto che riflettesse accuratamente le donne europee, continuando ad enfatizzare la narrativa dell’inclusività. Attraverso questa licenza abbiamo creato una collezione di borse e scarpe in esclusiva per questo mercato che saranno in vendita a partire dalla collezione Pre Fall’18, entrambe le categorie di prodotto sono Made in Europe. Ma c’è di più! Amiamo così tanto l’Italia che l’anno scorso abbiamo aperto il nostro primo flagship store europeo a Venezia, e l’abbiamo celebrato con un grande evento di apertura in occasione della 74a Mostra del Cinema di Venezia. Naturalmente ci saranno altri progetti interessanti in arrivo, quindi rimanete sintonizzati!

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WINTER SEA P h o t o G a u t i e r P e l l e g r i n ( A g e n c y : M KS) @ g a u t i e r p e l l e g r i n @ m k s m i l a n o / St y l i n g I s a b e l l a B r o g g i n i @ i s a b e l l a _ b r o g g i n i / M a ke u p Va n e s s a G e r a c i ( A g e n c y : A u r a) @ v a n e s s a . i c a r e g @ a u r a p h o t o a g e n c y / M o d e l s a l l m o d e l s f r o m @ c a s t a m o d e l s L e t i c i a P r i c e @ l e t e c i a p r i c e - S o p h i e S t o ke s @ s o p h i e s t o ke s 3 L i s a Ke l l e r m a n n @ l i s a _ ke l l e r m a n n - A l i e d a Ro s s @ a l i e d a _ m _ r o s s

Total look GIADA Model: Sophie Stokes @sophiestokes3



Sweater and Trousers THE GIGI Necklace and trench DIOR Shoes GIADA Model: Leticia Price @leteciaprice


Dress GIADA Model: Lisa Kellermann @lisa_kellermann


Coat PINKO Trousers PRINGLE OF SCOTLAND Sneakers and bag HERMÈS Model: Alieda Ross @alieda_m_ross




In this page: Headscarf Hermès, bag DIOR Left page: Total look DIOR Model: Lisa Kellermann @lisa_kellermann


# K L M W AY 96

ARMATA DI MARE E KLM INSIEME PER UNA PARTNERSHIP CHE LEGA MARE E CIELO CON UNA CAPSULE COLLECTION LIMITED EDITION

SEI PRONTO A VINCERE UN GADGET SPECIALE? Da un lato il savoir-faire della compagnia aerea olandese, dall’altro l’expertise dell’azienda moda 100% Made in Italy: KLM e Armata di Mare, si uniscono in un’esclusiva partnership che vede protagonista una capsule collection in edizione limitata dedicata agli sportivi ai viaggiatori e ai fashion addicted.

Un progetto curato nei minimi dettagli che racconta come i due brand, accomunati da una storia fatta di uomini, passione e impegno, mantengano lo sguardo sempre volto al futuro ma tenendo solido, alla base, l’amore per la tradizione. La capsule, che oltre ad essere distribuita negli store del marchio di abbigliamento e disponibile anche su Amazon, è composta da un impermeabile double face unisex e da un comodo zainetto ideale per viaggiare. Un progetto innovativo animato da uno speciale roadshow organizzato in 4 città diverse che coinvolge il consumer in prima persona, insieme a speciali contest online come le iniziative RUSH & WIN, dedicata a chi acquista un volo aereo per qualunque destinazione: inserendo il numero del biglietto su klmway.it, si può tentare la fortuna con una estrazione che regala “l’hoodie” ai primi 400 partecipanti e PLAY & WIN, dove l’esclusivo zainetto può essere assegnato partecipando a un divertente web game sul sito dedicato, rispondendo correttamente a semplici domande. Ma non finisce qui. Tutti coloro che avranno partecipato ad almeno uno dei due contest, potranno aggiudicarsi 2 e-bike pieghevoli firmate Armata di Mare.



INTERVIEW

UNA QUESTIONE DI TRADIZIONE E SPERIMENTAZIONE Berwich è l’azienda 100% Made in Italy, moderna, solida, basata su una lungimirante qualità sartoriale e un know-how tramandato di padre in figlio. Abbiamo incontrato Massimo Gianfrate, il suo Direttore Creativo, per farci raccontare le avventure della nuova collezione donna e del marchio che ha conquistato il mercato grazie a trousers semplicemente top di gamma

Raccontaci la nuova collezione Madame Berwich.

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Nella foto: Massimo Gianfrate, il Direttore Creativo di Berwich

Alla presentazione meneghina della Spring Summer ‘19 di Madame Berwich, abbiamo incontrato Massimo Gianfrate, il suo Direttore Creativo. Un marchio giovane, nato nel 2015 come diversificazione dell’offerta Berwich, l’iconico marchio dei pantaloni per uomo totalmente made in Italy, nato nel 2007 e da subito punta di diamante della storica ICOMAN, l’azienda a cui fanno capo entrambi i brand, nata in un piccolo garage di Martina Franca nel 1975 dall’idea di due giovani pionieri: Michele e Anna Fumarola, oggi ancora i proprietari della società che nel tempo è cresciuta, affermandosi sul mercato grazie alla concentrazione di tutti i suoi processi aziendali internamente, gestendo in autonomia l’intero processo produttivo, arrivando a

vantare tra l’altro importanti partnership con labels internazionali del lusso. Per entrambi i marchi la concezione di moda si fondata sulla qualità sartoriale e sul fascino dell’esplorazione del mondo e delle culture. Un savoir-faire unico, tramandato di padre in figlio. Oggi l’azienda, guidata dalla II generazione della famiglia, ha raggiunto un fatturato totale di 8 milioni con un mercato che si divide per il 62% in estero e il 38% italiano, i cui riferimenti principali sono Russia, Giappone, Corea, Europa (Spagna, Francia, Paesi Bassi, Germania, Austria, Svizzera, Turchia) e da 3 stagioni anche il Nord America. Un’azienda che crede nel futuro e nei giovani, l’età media del personale interno è infatti di 30 anni.

Partendo dall’evocazione di “Underwater”, che è appunto il claim della campagna pubblicitaria, volevamo coniugare la bellezza del colore con sfaccettature viventi che si trovano in natura. Fino a prima, non avevamo pensato di guardare con la testa sott’acqua, abbiamo portato in superficie le meravigliose sfumature di colore che solo il silenzioso mondo sottomarino pone in evidenza. Abbiamo montato la palette colori su vestibilità che non dimenticano il fit slanciato ma che si verticalizzano su fit ampi. I capi chiave si riconoscono in quella capsule che noi chiamiamo “Futura”, un termine che identifica il leitmotiv della nostra ricerca avanzata, dove le declinazioni si manifestano nelle dimensioni e nelle lunghezze della gamba dei capi, oppure nei dettagli degli abiti come le pinces. Il nostro è un vero e proprio desiderio di esplorazione: sperimentare e vedere il mondo da una prospettiva sempre diversa. Qual è lo strumento vincente che secondo te, vi ha permesso di espandervi e crescere? La nostra storia inizia con la produzione di pantaloni, abbiamo deciso di lanciarci con proattività sul mercato con una nuova linea, concentrando tutte le nostre forze sul valore della ricerca: dai dettagli alla vestibilità, fino ai tessuti. Sono sicuro che a premiarci sia stato un meticoloso studio del marketing mix, tra prodotto, distribuzione e comunicazione fresca, limpida e chiara. Miravamo ad un target di alta gamma e siamo riusciti a conquistarlo.


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Quali mercati per voi sono più ricettivi? Il mercato estero è in fermento, c’è un buon riscontro nei paesi del Nord Europa con una piacevole fidelizzazione alla nostra proposta. Siamo in netta crescita nel mercato giapponese e siamo consolidati con soddisfazione in Russia e, da tre stagioni, siamo entrati nel mercato americano. La nostra forza risiede nell’aver conservato all’interno della realtà famigliare tutte le virtù delle fasi produttive e creative, offrendo flessibilità ai mercati.

Il prossimo step? Il nostro obiettivo è quello di incrementare il posizionamento della collezione femminile. Al momento produciamo per il 75% uomo, ma per ovvie ragioni. La parte dedicata alla donna è stata sviluppata da soli due anni, i dati ci confermano che le potenzialità sono molto alte. Dal punto di vista globale, vogliamo

dare un’accelerata al mercato elettronico, sviluppando e potenziando il nostro e-commerce, ma anche attuare strategie di supporto a quello che è il lavoro dell’e-commerce dei nostri retailer. Vogliamo creare un parallelismo tra esperienze online e offline.


INTERVIEW

KILL

Il viaggio controcorrente di Dee Caffari, skipper e donna dei record, fa tappa su Milano dove, in qualità di ambasciatrice North Sails, ormeggia il suo temperamento British per sensibilizzare il pubblico su un problema collettivo: il soffocamento degli oceani a causa della plastica

La plastica domina le nostre vite. Micro particelle vengono rilasciate anche dagli indumenti nei lavaggi in lavatrice. Finiscono nelle fognature, nei fiumi, nei mari e nello stomaco dei pesci, entrando nel ciclo alimentare. Oggi si parla di micro plastica, frammenti grandi come un seme. Ma si iniziano già a studiare gli effetti della nanoplastica, quella infinitamente invisibile. È necessario agire affinché qualcosa cambi, perché la plastica non è più un problema degli altri, ma riguarda ognuno di noi. <<Vedere la quantità di plastica negli oceani spezza il cuore. Ci stiamo approfittando del nostro pianeta e questa campagna mira a spingere le persone a fare qualcosa. Navigo con un team composto in maggioranza da giovani perché è la prossima generazione quella che erediterà questa situazione negativa. È un problema molto grave e dobbiamo incoraggiare i giovani a prendere posizione>>. Così Dee Caffari inizia a raccontarci il perché della sua presenza in città nell’ambito della prima edizione di Milano Green Week. Insieme a North Sails per avvicinare e sensibilizzare il più possibile i cittadini al tema dell’inquinamento, dell’importanza di salvaguardare l’ambiente e, più nello specifico, il nostro mare, elemento chiave del dna del brand. Dee è una donna forte, la donna dei record.

YOUR PLASTICS 100


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opo essere stata insegnante di educazione fisica in una scuola secondaria, nel 2000 Dee decise di dare una svolta alla sua vita, spinta da un forte desiderio di viaggiare, di avventurarsi e di scoprire nuovi luoghi. La sua carriera da velista è stata caratterizzata da un percorso di rapida ascesa che l’ha condotta, in breve tempo, a scalare le classifiche mondiali fino a diventare una delle navigatrici offshore di maggior successo. Ad oggi è l’unica donna ad aver intrapreso una navigazione in solitaria non-stop, attraversando il mondo in entrambi i sensi e la prima donna ad aver circumnavigato il globo senza sosta per ben tre volte. Come riconoscimento per i risultati ottenuti in mare e per il patrimonio marittimo inglese, nel settembre del 2011 Dee è stata proclamata Comandante Onorario della Marina Militare Britannica. Adesso, nelle vesti di Ambassador North Sails, ci spiega perché è così importante intervenire sulla salvaguardia degli oceani. Perché sei qui oggi e qual è il tuo ruolo in questa campagna? Innanzitutto perché North Sails supporta questa tematica e attualmente io collaboro come ambassador con il brand. Sfortunatamente il tessile produce molte micro-plastiche e lavorare con una’azienda così importante del settore che invece vuole percorrere la strada del cambiamento e si sta muovendo nella giusta direzione per farlo è molto stimolante per me. Qual è la domanda più importante che dobbiamo rivolcerci oggi su questo problema? La domanda fondamentale da porsi è “Possiamo ancora scegliere?”. In quanto consumatori dobbiamo pretendere che qualcosa cambi. Le persone finalmente iniziano a comprendere che non è il “problema di qualcun altro” ma un problema di tutti. La nuova generazione chiede di più e vuole che le aziende siano responsabili eticamente nei confronti dell’ambiente. Cosa ti preoccupa maggiormente? Il problema è serissimo perché le micro-plastiche intaccano la catena alimentare e questo ci tocca direttamente. Non vogliamo che le persone smettano di mangiare il pesce, certo, ma quello che mangiamo non è cosi puro come immaginiamo e dobbiamo saperlo.

Dee Caffari

La paura può essere una leva su cui lavorare per svegliare le coscienze? Molte persone non hanno la possibilità di vivere l’esperienza diretta del mare, quindi ci si chiede come poter dire loro qualcosa che risulti interessante. E lo shok è sicuramente una buona terapia d’urto per iniziare a farli sentire responsabili. Se non per se stessi, quanto meno per i propri figli. Che ruolo hanno le donne in questa battaglia di consapevolezza? Non è una questione che riguarda i generi sessuali, ma le donne fanno shopping, educano i figli e li seguono nel percorso di crescita. Banalmente fanno la spesa. Fanno continuamente selte che impattano sull’ambiente quindi hanno senz’altro un ruolo importante in tutto questo. Quali comportamenti adottare per fare la differenza nella vita di tutti i giorni? Utilizzare soltanto bottiglie riciclabili, packaging termici ed eco-compatibili. Munirsi di borse che non siano di plastica e portarne una sempre in tasca per evitare accumuli e sprechi. La plastica è il nemico numero uno? La plastica è una nostra scelta. La nostra società l’ha prodotta per servirsene, ma alla luce dei problemi che comporta da un punto di vista ambientale è giunto il momento di dirle addio. Quale responsabilità senti più forte di altre in questo momento? Riuscire a trasmettere ciò che North Sails vuole comunicare. È molto facile salire su un carro e schierarsi da una parte piuttosto che da un’altra, ma bisogna anche dimostrare quale sia il proprio imegno. Bisogna essere credibili, impegnati e sinceri.

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FA S H I O N

A F R I C A N

B E A T S

L’AFRICA È UN CONTINENTE CHE VUOLE INIZIARE A CAMMINARE CON LE PROPRIE GAMBE

E PER FARLO HA BISOGNO DI INVESTIMENTI NELLA CULTURA. IN OCCASIONE DELLA NUOVA

EDIZIONE DEL FIMA - FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA MODA IN AFRICA - ABBIAMO AVUTO

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UN PIACEVOLE INCONTRO CON CON IL SUO DIRETTORE ALPHADI, NOMINATO NEL 2016

DALL’UNESCO ARTISTA PER LA PACE CHE OGGI LAVORA PER PROMUOVERE LA CULTURA

AFRICANA COME LEVA PER LO SVILUPPO, L’EDUCAZIONE E LA PROFESSIONALIZZAZIONE DI

GIOVANI ARTISTI DI TUTTO IL CONTINENTE

T E STO D I M AT H I L D E B RU N E R O B E RTO F E L I C I O N I


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Ph. Roberto Felicioni


LA CULTURA È ALLA BASE DI OGNI CIVILTÀ MODERNA, DOVE C’È CULTURA C’È BENESSERE E VOGLIA DI FARE L’Africa

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ha importati e profonde radici culturali sparse per tutto il continente, come i minerali e i metalli preziosi di cui è in abbondanza. Ma purtroppo per decenni, la sua terra è stata consumata in percorsi obbligati dettati dal mercato globale. Oggi il popolo africano è un viandante che si adatta a continui mutamenti. Un continente multietnico composto da culture religioni e luoghi diversi tra loro. Gli stili si differenziano per la loro varietà e creatività rendendola multiculturale.

A settembre abbiamo avuto un piacevole incontro con Sidahmed Seidnaly alias Alphadi - direttore del Festival Internazionale della Moda in Africa (FIMA) - nato a Tombouktou, Mali, con madre nigeriana, padre maliano e nonna marocchina, viene definito lo stilista “principe del deserto”. Alphadi ci da appuntamento presso “Le musée du quai Branly - Jacques Chirac” di Parigi. Questo museo ha una bellissima raccolta d’arte Africana e se si ha la fortuna di poterla conoscere si viene avvolti in una dimensione fuori dal tempo e come fu per il fenomeno del Grand Tour dell’800 Europeo, ci stimola a percorrere e comprenderne i loro territori.

Conversare con Alphadi è parlare con la cultura Africana. Nel 2016 è stato nominato dall’UNESCO Artista per la Pace e oggi lavora per promuovere la cultura Africana come leva per lo sviluppo, l’educazione e la professionalizzazione di giovani artisti di tutto il continente. La sua conoscenza per la manifattura Africana è molto raffinata e rispettosa dei territori di origine.


Prima di intraprendere la moda, Alphadi studia e inizia a lavorare nel settore turistico con il desiderio di promuovere l’immagine del suo paese in tutto il mondo. È autodidatta quando crea il suo primo laboratorio di tessitura e ricamo. Dopo un periodo trascorso nel laboratorio di cucito parigino di Chardon-Savard, la sua passione per i tessuti non lo abbandonerà più. Si è immerso in questa scienza e conosce tutti gli stili di ogni paese africano: il Bogolan in Mali tinto con argilla, il Kinta in Costa d’Avorio, chiamato anche “roba da re”, indossato per importanti cerimonie della vita come matrimoni o riti funebri, il Téra Téra e i suoi ricami berberi e gioielli in Niger, ecc. In un momento in cui Wax viene presentato come il tessuto africano per eccellenza, Alphadi rivendica la ricchezza della conoscenza del continente africano e sostiene che la produzione del famoso tessuto olandese, ora può essere prodotta da artigiani africani. Nel 1998, al termine di una nuova guerra tra Tuareg e governi del Niger e del Mali, riguardante la distribuzione della ricchezza prodotta dalle miniere di uranio, Alphadi crede in una nuova opportunità di sviluppo e crea il Festival Internazionale della Moda in Africa (FIMA) nel deserto di Tiguidit in Niger, convinto che il popolo africano, attraverso le sue arti e mestieri, possieda le chiavi per lo sviluppo e la stabilità. Il leitmotiv del suo festival è “pace, cultura e sviluppo”. Alphadi crede nella cultura e nelle arti come leva per lo sviluppo economico, la stabilizzazione dei giovani, la professionalità e mezzo per interrompere il flusso migratorio.

Quest’anno, il FIMA celebra il 20 ° anniversario che si terrà a Dakhla, in Marocco, dal 21 al 24 novembre, ai margini del continente, dove il Sahara occidentale incontra l’Oceano Atlantico. Gli stilisti di tutta l’Africa presenteranno ancora una volta le loro collezioni a rappresentanti del mondo delle arti e dei giornalisti. Alphadi, il cui lavoro per la pace e lo sviluppo delle arti in Africa è riconosciuto a livello internazionale, continua il suo lavoro e aiuta i giovani creatori e artisti a professionalizzare e sviluppare le loro attività. Prende parte alla nuova scuola superiore di moda e arte (ESMA) di Niamey, che dovrebbe aprire le sue porte nel 2019. Ha appena creato la Fondazione Alphadi che si impegna a sostenere i giovani nell’istruzione. Le arti e la bellezza, corollari di pace e sviluppo in Africa. Alphadi regala un magnifico splendore all’ Africa sulla scena internazionale. Ph. Roberto Felicioni

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TALENTS

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Young talents KULT NOTES

SPOTLIGHT ON 2018’S FASHION DESIGNERS

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Dagli studi teorici delle scuole all’esperienza concreta, dalla creatività pura alle prospettive di produzione e di mercato. Ecco i giovani designers da tenere d’occhio. Perché la moda è fatta di pensiero e non solo di ago, filo e tessuto BY A L B E RTO C O R R A D O


N NAMACHEKO Kurdistan, Iraq

ARTE E TRADIZIONE Il duo fratello e sorella Dilan e Lezar Lurr sono i designer dell’etichetta belga di abbigliamento maschile Namacheko. Nati nel Kurdistan iracheno e cresciuti in Svezia, i fratelli sono molto attenti a costruire collezioni semplici che partono dalla loro eredità kurda e la loro educazione europea. La ricerca parte dai loro ricordi di famiglia per poi attingere alle forme fluide del mondo dell’arte come quelle di Antonio Gaudì o di Francis Bacon creando una moda grafica classica, che gioca con materiali, volumi, tagli e sovrapposizioni. namacheko.com @namacheko

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VICTOR VON SCHWARZ Spagna

STILE ROMANTICO 110

Nel progettare il suo universo creativo, questo stilista catalano racconta la propria storia divisa a metà: da un lato la personalità europea e dall’altra quella asiatica. Lascia la carriera di ricercatore scientifico per lavorare come design team prima con Manuel Bolaño poi con Josep Font (attuale direttore creativo di Delpozo) e infine con Bibian Blue. Maturata l’esperienza negli uffici stile avvia una serie di collaborazioni con brand molto amati dai Millennials come H&M, Fucking Young e Velux. Nel 2012 crea il proprio marchio tracciando quello che sarà il suo stile romantico, e al tempo stesso drammatico, giocando con i colori, le trasparenze e le ruches. victorvonscharwz.com @victorvonschawarz


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na contagiosa e spontanea allegria si diffondeva durante l’ultimo fashion show dei vincitori del festival di Hyères. Una collezione uomo, ispirata dal mare, dall’ecletticae colorata umanità che bivacca su una spiaggia. Una collezione menswear sublimamente indossata da una banda di ragazzi caraibici che combina il calibrato taloring delle giacche o degli abiti con il surrealismo degli accessori: salvagenti come capelli, reti da pesca come cinture. Un’estetica referenziata e ben costruita per un messaggio etico e engagé. Con Fish or Fight, Rushemy Botter e Lisi Herrebrugh hanno voluto dare la parola a quelli che non ce l’hanno. Discriminazioni, lotta per la sopravvivenza dei migranti, disastro ecologico in un mare inghiottiti dalla plastica. Situazioni che hanno visto degradarsi fin dalla loro infanzia passata sulle coste di Curaçao e della Républlica Dominicana. «Noi vorremmo ispirare un cambiamento positivo. Dobbiamo tutti aprire gli occhi e cercare di essere presenti gli uni e per gli altri. Dobbiamo lavorare duramente e tutti ALEKSANDRE insieme per costruire un futuro migliore».

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AKHALKATSISHVILI Georgia

TEXTILE E MUSICA Stilista georgiano di soli ventinove anni. Si laurea in Fashion Design BA e Master alla Tbilisi State Academy of Arts. Si trasferisce a Berlino per frequentare un workshop in Fashion Design e inizia a progettare costumi per video teatrali e musicali. Vince la New Fashion Week di Tbilisi e Be Next Fashion Designer. Attualmente, assieme ad altri designer georgiani Lika Chitaia, Tiko Paksashvili, e Lado Bokuchava disegna le tre linee di abbigliamento del progetto MATÉRIEL, nato dalla Fashion House, una delle più antiche aziende tessili sovietiche fondata nel 1949. @aleksandrekhalkatsishvili

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HYEYUN SEOL Korea

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L’ispirazione principale delle sue collezioni viene sempre dal lato oscuro della società. Hyeyun usa il suo linguaggio visivo per interpretare l’alienazione umana e dare voce alle minoranze. Sono molto importanti i tessuti che risultano essere uno strato aggiuntivo della pelle umana. Visit Domus Academy


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HELIOT EMIL Danimarca

STREET STYLE AND CELEBRITY Il nome vagamente rétro del brand, Julius e Victor Juul l’hanno scelto rendendo omaggio ai bisnonni. Eppure lo spirito delle collezioni è tutt’altro che vecchio stile. Già label di culto negli ambienti danesi, si sta facendo conoscere grazie all’endorsement di celebrity come Kendrick Lamar e si distingue per una rivisitazione costante dell’abbigliamento da strada, dalle tute da lavoro alla divisa del paracadutista urbano, con maxi parka catarifrangente, felpe, T-shirt e cintura con marsupio incorporato. I look s’ispirano alla divisa dell’esercito danese: pantaloni larghi, capispalla che ricordano le sahariane con nuovi dettagli come cinturini e fibbie. heliotemil.com @heliot_emil


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HED MAYNER Israele

SACRALITÀ E TRADIZIONE Cresciuto ad Amuka, un villaggio tra le foreste settentrionali israeliane, lo stilista Hed Mayner ha scoperto la passione per la moda durante gli anni dell’adolescenza, quando a sedici anni iniziò a cucire da sé i propri abiti o a modificare i capi che già possedeva. Dopo gli studi presso la Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, si trasferisce nella Ville Lumiere dove viene ammesso all’importante Institut Français de la Mode; qui Hed Mayner affina le sue capacità e approfondisce alcuni aspetti della moda e del confezionamento, inoltre è in questi anni che lo stilista inizia a costruire la sua estetica. Nel lavoro dello stilista israeliano non mancano mai i concetti di sacralità e tradtizione, come anche la grande passione per l’autentico abbigliamento maschile. heymayner.com @hedmayner

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ARMANDO TAKEDA Messico

KNOW-ANCESTRALE Armando Takeda sceglie sempre il perfetto equilibrio tra la moderna eleganza e le figure femminili che hanno allietato la sua infanzia. Egli è un instancabile ricercatore di nuove tecniche di lavorazione, per riportare alla luce le tradizioni e la storia del Messico, trasformando le sue creazioni in pezzi unici. Nella collezione AI 2018-2019 dal titolo “Adios California”, che ha sfilato a Fronton Mexico, un centro culturale Art Deco recentemente ristrutturato, si è ispirato a un suo recente viaggio nella regione di Pátzcuaro Michoacán, inserendo quel know-ancestrale collaborando con artigiani locali e modernizzando le loro tecniche. armandotakeda.com @armandotakeda


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ANGUS CHIANG Taiwan

MANGA E KIMONI 118

Le sue collezioni sono esplosioni di colori e tessuti per creare quello spirito giocoso d’ispirazione manga che ha conquistato il pubblico e i buyer. Musica e arte sono le sue radici di partenza per layer e sovrapposizioni ben studiate per capi genderless dai toni accesi. Maniche in evidenza, stampe batik prese in prestito dai kimono usati per creare gonne, giacche dai volumi over e tanto check-mate per determinare una success story. anguschianshop.com @anguschianoďŹƒcial


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PIÈCES UNIQUES Francia

CAPI UNICI Pièces Uniques è un marchio di abbigliamento maschile francese con sede a Parigi creato da Edmond Luu. Il loro focus è rendere ogni capo unico da chi li indossa per aiutare ad esprimere la vera identità che vi è in ognuno di noi. Abiti sobri ma eleganti, pratici ma realizzati con i migliori tessuti per un linguaggio di moda che influisce sulla nostra società. piecesunique-paris.com @pieces.uniques

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FRANCESCA BUCCIARELLI Italia

R I T I M AT E M AT I C I

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Studentessa al Naba di Milano, ha portato in passarella, per l’ esame finale, una collezione ispirata al libro di E. Abbot: ‘’Flatlandia’’, un racconto fantastico distopico a più dimensioni. Attraverso le figure geometriche e i riti matematici, dove un quadrato, abitante della seconda dimensione, ovvero un mondo piano popolato da figure geometriche piatte, viene introdotto grazie alla visita inaspettata di una sfera, alla quarta dimensione, ha realizzato dei capi che sono stati combinati e remixati per creare 7 looks “Cult” riconosciuti dai Millenials come le proprie radici culturali contemporanee dove creazione e tessuto diventano no-sense ponderato di vestibilità. Visit NABA Nuova Accademia di Belle Arti


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KARINA AYU GHIMAS Indonesia

“SONGKET” E VOLUMI Le sue collezioni sono una fusione tra cultura occidentale e indonesiana. Vincitrice del prestigioso premio “School of Fashion”dell’Istituto Marangoni è partita dal concetto di amazzone e dai costumi da equitazione di origine indonesiana del XIX secolo, fondendo la cultura occidentale con quella asiatica. Ed ecco i grandi volumi nelle camicie, nelle gonne e nei pantaloni, per dare spazio al movimento, le spalle sono accentuate mentre gli accessori come zaini e stivali sono lavorati in cuoio morbido. Ogni capo ha il suo specifico tessuto e questo Karina lo sa: è stata, infatti, in grado di scegliere al meglio la trama della stoffa di tutti gli outfit presentati, come nell’adattare il “songket”, una sorta di broccato dell’Isola di Sumatra, su alcuni capi redendoli unici e di gran pregio. Visit Istituto Marangoni

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CONTEST

CREATIVE CALL Kult ha raccolto una serie di opportunitĂ per giovani creativi che vogliono mettersi in discussione BY M A R I N E L L A CA M M A R OTA

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Ph.Nicola D’Orta 4 premio laguna


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ARTE LAGUNA PRIZE Candidature aperte fino al 27 novembre 2018

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Dedicato all’arte contemporanea, ogni anno raccoglie migliaia di candidature provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo? Partecipare alla grande mostra di marzo negli spazi dell’Arsenale di Venezia. Arte Laguna Prize è il premio che ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica Italiana ed è patrocinato tra gli altri dal Ministero degli Esteri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Regione del Veneto, Comune di Venezia, Università Cà Foscari di Venezia, Istituto Europeo di Design. Quest’anno apre le porte anche al design, al quale è dedicata un nuovo e importante capitolo. Questa nuova sezione, supportata da Antrax IT che produce oggetti di design per il riscaldamento, avrà una giuria creata ad hoc, composta dall’Alfonso Femia, il desigr e architetto Danilo Premoli e da Igor Zanti, curatore generale del premio e direttore di IED Venezia. Si potranno inviare proposte di arredo e complementi che arricchiscono l’esperienza abitativa in cui la componente visiva è predominante. La giuria esperta selezionerà le opere di 120 artisti finalisti provenienti dalle varie categorie, che andranno in mostra dal 16 marzo al 7 aprile 2019 all’Arsenale Nord di Venezia. Tra le opere esposte verrano individuati sei vincitori assoluti che si aggiudicheranno i premi in denaro per un montepremi totale di 42mila euro. Maggiori informazioni e bando di concorso sono disponibili su premioartelaguna.it

L LAB 11 ART CONTEST DI MALAMEGI LAB Candidature aperte fino al 15 Novembre 2018 Lab.11 art contest ammette al premio opere di disegno, pittura, scultura, fotografia, grafica, tecnica mista, grafica digitale e video, senza limiti di dimensione o materiale. Ogni opera dovrà essere presentata tramite una sola immagine o un solo video, accompagnati dalla descrizione. L’iscrizione prevede una quota minima che parte dai 40 euro e aumenta in base al numero di opere che si intende presentare. Saranno poi in 12 gli artisti che verranno selezionati per la mostra finale del concorso. Alla fine Malamegi Lab acquisterà una tra le 12 opere finaliste che entrerà a far parte della sua collezione privata. Al vincitore del contest andrà inoltre un premio dal valore di acquisto massimo di 2000,00 euro e, alla fine della mostra collettiva, verrà aggiudicato anche un premio in denaro di 1000 € ad un’artista tra i 12. Mentre un book monografico verrà dedicato ad uno degli altri artisti finalisti. Inoltre Malamegi mette in palio la creazione di una nuova collezione di opere tramite la selezione di un artista tra i finalisti del concorso. La collaborazione permetterà all’artista di sviluppare un’intera collezione di sue opere che verrà pubblicizzata e presentata a tutti i buyer della rete commerciale dell’azienda. Per iscriversi accedere al sito: lab.malamegi.com

O O BAG DESIGN AWARD & OBAG NEW BACKPACK Candidature aperte fino al 27 novembre 2018 (Obag Design Award) e al 18 dicembre 2018 (Obag New Backpack) Obag dà il via a due call for entries internazionali aperte a qualsiasi designer, architetto, studente che voglia prendere parte attiva nella progettazione dei suoi prodotti, a partire dalla nuova edizione dell’iconica Obag e di un nuovo zaino modulare dedicato sia al lavoro sia al tempo libero. I partecipanti sono invitati a fare leva sui valori fondanti del brand, dando massima importanza al concetto di modularità e personalizzazione presente nei loro prodotti, all’utilizzo del materiale XL EXTRALIGHT® come componente principale, al prezzo democratico e all’approccio easy-fashion, con una attenzione particolare per il design. Il brand O bag nato dal successo delle iconiche borse e orologi personalizzabili, è oggi presente sul mercato tra i leader nella customizzazione combinata all’utilizzo di materiali innovativi, attraverso un’offerta prodotto che spazia dalla borsa all’orologio, dall’occhiale al bracciale, anch’essi componibili. Per saperne di più visita: d e s a l l . c o m /C o n t e s t /O - b a g - d e s i gn-award/Brief e desall.com/Contest/ O-bag-new-backpack/Brief

Nella pagina a fianco, Contest Malamegi. Meead Akhi


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DON’T MISS IT Il nuovo Master in Bag Design Polimoda e Valentino S.p.A. Partirà a gennaio 2019 il Master in Bag Design lanciato da Polimoda in partnership con Maison Valentino: un percorso specialistico di nove mesi che garantirà una preparazione completa sulla categoria leather goods, integrando approccio creativo e artigianalità. Oggi sempre più spesso l’accessorio va oltre la funzione di complemento per diventare oggetto del desiderio, con il potere di trainare e persino determinare il successo di un brand. Qualità, craftmanship e design sono gli elementi identitari di un settore produttivo che ricerca profili altamente specializzati, capaci di saper reinterpretare il know-how e l’heritage del Made in Italy proiettandoli verso nuovi scenari globali. Il corso comprende masterclass, workshop e un progetto brand-specific in collaborazione con la Maison, oltre a visite a sedi e stabilimenti produttivi sul territorio

fiorentino. Al termine del percorso sono previste opportunità di stage in Azienda, per consentire un confronto con la realtà professionale. Un corso creativo e applicativo, che approfondirà lo studio di tecniche di produzione e materiali, merchandising strategy e collection planning - per formare i futuri protagonisti del settore moda.

In alto contest Arte Laguna. In basso, Valentino Palazzo Mignanelli ® Pablo Arroyo.


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Contest Malamegi


Super prize

PEOPLE

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Il fascino discreto del presente SLOW FUTURE GENERATION. I GIOVANI TALENTI SFIDANO LA MODA E VANNO A CACCIA DI PREMI IMPORTANTI COME LVMH PRIZE E HYÈRES Audacia creativa e personalità, realismo e immaginazione, la nuova generazione di fashion designers delinea alte prospettive con un’estetica che attinge la sua potenza visionaria dalla vita e dalla gente. Tra avant-garde e cultura pop, decostruzione e ironia, savoir-faire tradizionali e virtualità dei social media, la moda ritorna a questionare il mondo sul suo senso e i suoi valori. Deviando dalla linearità programmatica della velocità sembra piuttosto riprendersi il tempo per creare, pensare e vivere.


La direzione affermata negli ultimi Festivals e i prestigiosi concorsi mettono in mostra dei volti nuovi. Giovani emergenti, che sostano irrequieti nell’incrinatura del presente

LVMH Prize 2018

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uori dagli stereotipi, il creatore giapponese Masayuki Ino sgretola con finezza e humour la rigidità delle visioni binarie: Oriente/Occidente, Femminile/Maschile, Struttura/Destruttura, Concettuale/Popolare. Doublet - il suo brand fondato nel 2012 conquista rapidamente le vetrine di Corso Como e Dover Street Market, per la sua estetica radicale, che scompone e ricompone gli essenziali della moda, contaminando il suo approccio concettuale con influenze pop e street-art. Arrivando a giocare con la reiterata sacralità del logo in una studiata metonimia – la parola “undercover” appare nell’elastico di pezzi underwear e knit.

LVMH Prize 2018

Masayuki, Doublet, vincitore di LVMH Prize 2018

L’edizione 2018 del premio LVMH sancisce la rilevanza di questo apporto nell’universo della moda e della creazione, premiando Doublet per una collezione forte che invita, con ironia e nonchalence, a reinventare la nostra percezione del vestito e il ruolo che abbiamo nel portarlo. Il packaging gioca una funzione essenziale in questo concetto. In un dispositivo che ricorda Warhol, e la sua celebre soup Campbell, Masayuki avvolge jeans e camicie, in un film di plastica trasparente, impacchettando le T-shirts in delle confezioni di “nouilles” sotto vuoto che, allo stesso modo della pasta devono essere umidificate per dispiegarsi. Un tutorial sul suo profilo Instagram fornisce le instruzioni d’uso. Disicanto e caustica visione delle società dei consumi nell’era dell’acquisto digitale? Il designer preferisce parlare di partecipazione al processo creativo, ricordando l’importanza della dimensione sensibile e tattile, sempre più inesistenete con l’e-commerce. Per lui si tratta di procurare un’emozione, far vivere un’esperienza ludica, ribadendo: «Per me la creazione non si limita a scegliere il buon colore o il buon tessuto»

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na contagiosa e spontanea allegria si diffondeva durante l’ultimo fashion show dei vincitori del festival di Hyères. Una collezione uomo, ispirata dal mare, dall’eclettica e colorata umanità che bivacca su una spiaggia. Una collezione menswear sublimamente indossata da una banda di ragazzi caraibici che combina il calibrato taloring delle giacche o degli abiti con il surrealismo degli accessori: salvagenti come capelli, reti da pesca come cinture. Un’estetica referenziata e ben costruita per un messaggio etico e engagé. Con Fish or Fight, Rushemy Botter e Lisi Herrebrugh hanno voluto dare la parola a quelli che non ce l’hanno. Discriminazioni, lotta per la sopravvivenza dei migranti, disastro ecologico in un mare inghiottito dalla plastica. Situazioni che hanno visto degradarsi fin dalla loro infanzia passata sulle coste di Curaçao e della Républlica Dominicana. «Noi vorremmo ispirare un cambiamento positivo. Dobbiamo tutti aprire gli occhi e cercare di essere presenti gli uni e per gli altri. Dobbiamo lavorare duramente e tutti insieme per costruire un futuro migliore».

Non dimenticate i vostri sogni, racconte la vostra storia personale. Non importa se ci sono errori, gli errori sono interessanti »

«

By Haider Ackerman presidente del jury moda nell’ultimo Festival di Hyères

Fish or Fight. Festival Hyères 2018

Un look della sfilata di Fish or Figth, vincitore del premio Festival Hyères 2018


CITY

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E U R O PA

Philippe Decreuzat, Shut and open at the same time & Mirrors, 2008

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CONTEMPORANEITY & ART (IN PROGRESS) Nei prossimi mesi forme diverse d’arte ed architettura contemporanea si alterneranno ad istallazioni inedite nel loro genere, in un vortice di appuntamenti da non perdere fra Italia e Europa

BY A N TO N E L L A T E R EO

S

i apre una stagione di grandi mostre ed istallazioni nel panorama europeo, caratterizzando una stagione autunnale ricca di allestimenti ed esposizioni di primo piano. Dall’universo delle tecniche più raffinate dei videogames alle istallazioni della Pop Art americana più esemplificativa (e nelle sale della nostra prestigiosa Villa dei Capolavori del parmense), dalla ritmicità e sensorialità per appassionati e cultori dell’arte cinetica in Olanda ai viaggi mozzafiato dell’architettura di Ando a Parigi, fino al nuovo concept del prossimo Gotha a Parma. Un’energia che si racchiude in un calendario di date imperdibili, sulle tracce dell’arte nelle sue forme, attuali e spesso future.


A Mamiano di Traversetolo (Parma) presso la Fondazione Magnani-Rocca, fino al 9 dicembre 2018

ROTTERDAM Action <-> Reaction - 100 Years of Kinetic Art

LONDRA Design/Play/Disrupt Un viaggio espositivo nel mondo dei più raffinati videogiochi, complesso ed affascinante, alla scoperta dello studio di tecniche, tematiche, modalità che hanno caratterizzato prodotti creativi del nostro secolo e preludio di tendenze future. Un’esperienza unica nel suo genere, non solo nella dimensione virtuale e ludica ma anche in un sottobosco di talenti che nasconde pregiatissimi designer ed ispirazioni spesso illustri, capace di appagare gli amanti dell’estetica come quelli della tecnica più pura del genere. Un appuntamento che nel più formale e classico dei templi londinesi della cultura crea un forte dibattito sul tema e sfida la realtà opponendo l’immaginazione, in una delle sue decodificazioni attuali più inebrianti. Victoria & Albert Museum, fino al 24 febbraio 2019 MAMIANO DI TRAVERSETOLO (PR) Grandi artisti del XX secolo: Roy Lichtenstein

Julio Le Parc, Continuel-Lumière cylindre, 1966

Una delle icone della Pop Art americana, pioniere di uno stile che ha influenzato grafici, designer, pubblicitari ed altri artisti contemporanei è il protagonista della mostra allestita alla Villa dei Capolavori. La retrospettiva sul genio statunitense scorre fra le sue oltre 80 opere, accanto anche ad altre di Andy Warhol, Mel Ramos, Allan D’Arcangelo, Tom Wesselmann, James Rosenquist e Robert Indiana, a corredare un percorso unico e vivo ancora oggi, nonché frutto di un lavoro che ha visto la piena collaborazione della Fondazione Magnani-Rocca con molti celebri musei internazionali e prestigiose gallerie e collezioni private.

Arriva al museo Kunsthal Rotterdam la mostra che fino al 19 gennaio 2019 ospiterà la grande rassegna di arte cinetica, un movimento artistico del 20esimo secolo focalizzato su luce e movimento. Al centro il tema delle illusioni ed allucinazioni, interpretate fra gli altri da Heinz Mack, dall’artista tedesco Hans Haacke attraverso un pezzo di stoffa blu che ondeggia secondo il moto dell’aria o sculture astratte o ancora da Carlos Cruz-Diezche gioca con luci artificiali per un’esperienza quasi tangibile sulla percezione del colore. Un percorso di più di novanta opere d’arte per 80 artisti, creazioni suddivise in 12 temi (luce, movimento, struttura, ritmo, radiazioni, vibrazioni, instabilità, spazialità, turbinii, immaterialità, campi di forza e cosmo) che coinvolgono tutti i sensi, sperimentando ritmi, sensazioni, instabilità. Un’esposizione che è un revival della mostra di successo “Dynamo” tenutasi nella capitale francese nel 2013 e non a caso realizzata in stretta collaborazione con il Grand Palais di Parigi. Al Kunsthal Rotterdam fino al 19 gennaio 2019 ABU DHABI Abu Dhabi Art La decima edizione di un appuntamento internazionale richiama artisti contemporanei e performers in una dinamica esperienza di scoperta. Eclettici ed appassionati possono spaziare fra sezioni tradizionali e nuovi spazi creativi, esplorando installazioni e opere d’arte di vario genere provenienti dalle gallerie di tutto il mondo. In programma fra altri eventi anche Tra i curatori di questa edizione Mohammed Ahmed Ibrahim, Salwa Mikdadi e Nada Shabout, nomi che insieme ad altri sapranno dare spazio a quella che ormai si consolida sempre più come una piattaforma ideale per il dialogo artistico-culturale più influente al momento negli Emirati Arabi. Fra artisti che sono divenuti icona nel loro genere e per le generazioni future e nuove forme d’arte, l’appuntamento si rinnova puntuale e sempre più interessante. Abu Dhabi Art in Manarat Al Saadiyat, dal 14 al 17 novembre 2018

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Chichu Art Museum, Naoshima, 2004 photo Tadao Ando Architect & Associates.


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Poltrona Art Deco, Courtesy De Micheli

PARMA Gotha La cornice dell’esposizione fieristica della città si trasforma in un teatro, in cui ad andare in scena sono opere e meraviglie per appassionati di Novecento e di alto antiquariato. Lo sguardo nella sua 14esima edizione cambia e si fa più audace e più internazionale, puntando anche su fotografia, scultura e anche con l’intervento di una nuova commissione scientifica. Trasversalmente interessante, l’appuntamento è l’occasione per 60 selezionate gallerie italiane ed estere di esporre anche pregiati arredi, tele e sculture di artisti (fra cui, per la prima volta, i “leoni” di Arturo Martini), nonché gioielli, ma anche libri e preziosi oggetti d’arte orientale che catturano l’attenzione di un pubblico variegato e sensibile al bello, nella sua forma anche visionaria. Un percorso unico che scorre il tempo, dal mondo primitivo al gusto contemporaneo. Fiere di Parma, dall’8 all’11 novembre 2018

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TORINO Artissima 2018 L’edizione è la 25esima, ma l’appuntamento con l’arte contemporanea nella sua concezione più ampia ritrova a Torino una luce nuova. L’esposizione per tre giorni farà della città della Mole il fulcro di artisti, designer, pubblicitari e creativi che lavorano a stretto contatto con l’immaginario. Aboliti quasi i confini delle varie forme espressive più attuali, tra progetti monografici, identità visive e forme rivoluzionarie che rimescolano il concetto d’arte più tradizionale. E sono alcuni numeri a sintetizzarlo: 189 gallerie partecipanti divise in 8 sezioni (fra cui Back to the Future, Present Future, Disegni e Sound ed una nuova sezione fuori fiera dedicata alle indagini sonore), 7 importanti premi, un ricco programma di visite guidate dedicate a collezionisti e curatori, oltre ad una rinnovata piattaforma digitale. Lingotto Fiere, Via Nizza 294 - dal 2 al 4 novembre 2018

Roy Lichtenstein, Girl with Tear III, 1977, olio e vernice Magna su tela, 117.0 x 101.5 cm © Estate of Roy Lichtenstein - SIAE 2018


Tom Wesselmann, Smoker, 1971, vinile colorato su pannello, cm 144x160

PARIGI Tadao Ando: Le Défi Archistar autodidatta e dal talento indiscusso, il virtuoso designer giapponese è protagonista di una mostra al Centre Pompidou – nella rassegna Japonisme 2018 - che esplora un centinaio di progetti e analizza la sua vision per il futuro dell’architettura più audace. In un percorso che mette in luce nelle sue opere ma che pone sempre al centro anche l’interrogativo alla base del suo creare - il senso dell’architettura - Ando declina nei suoi più esempi più riusciti e mostrati “quell’arte dell’urbanizzazione” che gli appartiene, dalle forme geometriche ai volumi, dall’uso del calcestruzzo a quello della luce e dell’acqua, alla base delle sue componenti più “sobrie” che diventano così il suo stile. Curato anche dallo stesso architetto, la mostra è anche una risposta alla crescente popolarità dell’ex-boxeur proprio in Francia, supportato nel progetto anche dalla The Japan Foundation, Centre Pompidou e la Tadao Ando Exhibition Committee. Centre Pompidou, dal 10 ottobre al 31 dicembre 2018

Foto in alto, Festival, 1984 photo Tadao Ando Foto in basso, Nicolas Schöffer, Le Prisme, 1965.

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L’essenza di Warhol ROMA

Il maestro della Pop Art avrebbe compiuto 90 anni. Il Vittoriano lo celebra con una mostra

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A

l Complesso del Vittoriano - Ala Brasini (Roma) si indagano le origini della Pop Art con una mostra dedicata ad Andy Warhol. Un percorso ricco di testimonianze che partono direttamente dalle origini, dal 1962, quando il genio di Pittsburgh, usando la serigrafia, creò la celeberrima serie “Campbell’s Soup”, minestre in scatola che l’artista prende dagli scaffali dei supermercati per consegnarle “all’Olimpo dell’arte”. A questi progetti seguono le serie su Elvis, su Marilyn, sulla Coca-Cola. Tutto quello che interessa a Warhol rimanda agli oggetti che abbattono il divario tra ricchi e poveri. Con la sua arte Andy Warhol divenne il centro catalizzatore della cultura newyorchese. Frequentava i locali più ambiti del momento, come lo Studio 54 o il Max’s Kansas City dove non era difficile vederlo in compagnia di Liza Minnelli, Debbie Harry, Paloma Picasso, Truman Capote.

La mostra dedicata ad Andy Warhol (in esposizione fino al 3 febbraio 2019), sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e con il patrocinio della Regione Lazio e di Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale, è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con Eugenio Falcioni & Art Motors srl e curata da Matteo Bellenghi, oltre alle celebri opere d’arte, dedica ampio spazio ai rapporti con il mondo musicale partendo dai ritratti di Mick Jagger (1977), Rats and Star (1983), Miguel Bosè (1983), Billy Squier (1982) sino alle copertine dei dischi, alcune di intramontabile successo come la celebre “banana sbucciabile” di The Velvet Underground & Nico del 1967 e i mitici “jeans incernierati” di Sticky Fingers dei Rolling Stones del 1971 che si affiancano a numerose altre opere progettate dall’artista, come Love You Live by Rolling Stones del 1977, Milano Madrid di Miguel Bosè del 1983 e Menlove Ave di John Lennon del 1986.

Andy Warhol Silvester Stallone, 1980 Polaroid, 10,8x8,6 cm Collezione privata, Monaco (MC) © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2018 per A. Warhol


Sono oltre 170 i lavori in mostra che riassumono la vita di un personaggio che ha cambiato per sempre i connotati non solo del mondo dell’arte ma anche della musica, del cinema e della moda, tracciando un percorso nuovo e originale che ha stravolto in maniera radicale qualunque definizione estetica precedente.

Andy Warhol Mick Jagger, 1975 Serigrafia su carta, 110,5x73,7 cm Collezione Jonathan Fabio, Agliana (PT) © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2018 per A. Warhol

Inoltre l’esibizione raccoglie anche preziose polaroid dell’epoca che rappresentano il punto di partenza per la realizzazione dei ritratti serigrafici e i celebri self portrait: Grace Jones (1984), la Principessa Carolina di Monaco (che finì sulla copertina di “Vogue” nel 1984), i ritratti di noti stilisti come Valentino (1973) e cantanti come Paul Anka (1975), Stevie Wonder (1972) e Carly Simon (1979). A chiudere il percorso un omaggio al mondo cinematografico, celebrato in mostra attraverso i ritratti di Liz (1964) e Judy Garland (1985). Silvester Stallone (1980) e Arnold Schwarzenegger (1977).

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MILANO

Caravaggio. Oltre la tela I L M U S EO D E L L A PE RM A N E N TE D I M I LA N O

R AC C O N TA L’ A RTE D E L G E N I O D I M E RI S I

C O N U N ’ ES P OS I Z I ON E I M M E RS I VA

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A Milano un’esperienza unica per conoscere il pittore che, grazie alla sua spietata rappresentazione della realtà, ha rivoluzionato in pochi anni la storia dell’arte in Italia e in Europa. Tramite un percorso che rende le opere il più realistico possibile, MondoMostreSkira, presenta al Museo della Permanente di Milano, fino al 27 gennaio 2019, “Caravaggio. Oltre la tela”. Un vero e proprio percorso multimediale, originale e inedito dalla durata di 45 minuti che, con la curatela di Rossella Vodret e il Patrocinio del Ministero dei Beni e le Attività Culturali e del Turismo, ripercorre le tappe della vita e delle opere dell’artista.

L’esposizione nasce dall’oggettiva impossibilità di mostrare dal vivo capolavori inamovibili ma indispensabili per capire il lavoro di Caravaggio. Opere fondamentali come i quadri della Cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi o della Cappella Cerasi a Santa Maria del Popolo, così come le opere del Louvre, estremamente fragili, come la scandalosa Morte della Vergine - dipinta per essere posizionata sull’altare di Santa Maria della Scala a Roma e rifiutata dai committenti – e ancora il dipinto murale del Gabinetto Alchemico del casino Ludovisi o la gigantesca tela con la Decollazione del Battista conservata nella Concattedrale de La Valletta a Malta, che valse a Caravaggio la Croce di Malta, o la Medusa conservata agli Uffizi e tanti altri ancora.

“Caravaggio. Oltre la tela” Museo della Permanente, Milano Fino al 27 gennaio 2019


Caravaggio Madonna dei Palafrenieri

Bacchino malato, Ragazzo morso da ramarro e Bacco adolescente 6.

Il percorso della mostra è fedele alla cronologia e come in una narrazione teatrale è suddiviso in quattro atti e illustra oltre cinquanta opere di Caravaggio. La prima parte è dedicata alla sua gioventù e alla sua formazione nello studio di Simone Peterzano fino agli inizi della carriera a Roma, dove dipingerà opere straordinarie come “Riposo nella fuga in Egitto”, la “Buona Ventura” e “I Bari”. Il secondo atto è dedicato agli anni del trionfo grazie agli incarichi del potente Cardinal del Monte che lo prende a dimora, e lo proietta in un mondo di ricchezza e cultura. Nel terzo atto è di nuovo protagonista Roma, ma stavolta quella dei bassifondi. Qui Caravaggio continua a frequentare le taverne, a giocare e a incontrare prostitute. Smette di vivere dai Cardinali e affitta uno studio dove vive con Cecco del Caravaggio. Dipingerà capolavori come Giuditta e Oloferne, Amore Vincitore, la criticata Madonna dei Pellegrini, la Madonna dei Palafrenieri, la Morte della Vergine che viene rifiutata dai Carmelitani Scalzi. Di lì a poco ucciderà in una rissa Ranuccio Tomassoni per poi fuggire dalla sentenza di morte. Proprio l’ultimo atto è dedicato agli anni della fuga. Prima a Napoli dove dipinge la Flagellazione e le Sette Opere di Misericordia, poi a Malta con capolavori come il Ritratto del Gran Maestro Alof de Wignacourt, o la Decollazione. Ma anche da Malta, dopo una lite, deve scappare in Sicilia dove lascerà opere straordinarie come il Seppellimento di Santa Lucia o la Resurrezione di Lazzaro. Rientra a Napoli, ospite di Costanza Colonna, sperando nell’intercessione del Cardinal Borghese presso il Papa Paolo V, auspica nella grazia papale. Dipingerà in questo periodo il Martirio di Santo’Orsola, suo ultimo quadro e si imbarcherà per tornare verso Roma. Morirà il 18 luglio 1610 a Porto Ercole senza aver compiuto quarant’anni.

“Caravaggio. Oltre la tela” è prodotta da Experience Exhibitions che insieme ad un team di professionisti ha elaborato un nuovo formato di mostra immersiva, un approccio contemporaneo all’opera d’arte e che non si limita alla semplice presentazione delle opere in alta risoluzione e dei loro dettagli, ma mira a sfruttare al massimo le ultime tecnologie per una divulgazione scientifica di ultima generazione. Con l’ausilio di sedici videoproiettori, effetti sorprendenti e immagini uniche, il visitatore potrà scoprire l’artista, grazie ad un sofisticato sistema di multi-proiezione a grandissime dimensioni. Inoltre grazie all’utilizzo del video mapping, le opere verranno presentate nella loro integralità architettonica dando la possibilità al visitatore di fruirle così come inizialmente concepite dall’artista, accompagnandolo in un percorso cinematografico che, se pur basato su informazioni scientifiche, emoziona e coinvolge lo spetattore rendendolo parte integrante della storia umana ed artistica nella quale è egli stesso immerso.

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FIRENZE

L’arte

secondo 142

Marina Abramović

La vita è una performance

Palazzo Strozzi dedica all’artista serba la retrospettiva The Cleaner: cento opere fra dipinti, installazioni e performance celebrano una delle figure più iconiche del nostro tempo BY G I U L I A L E N Z I


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Pagina sinistra, Marina Abramovic Portrait with Golden Lips. Fine art pigment print with 24-karat gold leaf, 2009 © Marina Abramovic. Courtesy of the Marina Abramovic Archives In questa pagina, Marina Abramović The Kitchen V: Holding the Milk 2009, video (colour, sound), 12:42 min. Amsterdam, LIMA Foundation. Courtesy of Marina Abramović Archives and LIMA, MAC/2017/063


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Spesso si tende ad associare l’arte alla bellezza, a pensare a un’opera in funzione dell’estetica. Ma l’arte sa oltrepassare la forma per diventare pensiero, trascendenza, pura intuizione. Marina Abramović appartiene a quella schiera di artisti per cui l’arte deve “sollevare degli interrogativi”, deve essere un’occasione di ricerca e sperimentazione in grado di toccare le corde più intime della spiritualità. In cinquant’anni di carriera la controversa artista serba ha rivoluzionato l’idea di performance mettendo alla prova il proprio corpo fino a sfidarne limiti e potenzialità di espressione attraverso un viaggio iniziatico in cui artista e spettatore diventano tutt’uno: “la performance è una trasmissione diretta di energia”, sottolinea l’artista. Oggi Palazzo Strozzi celebra Marina Abramović con la più grande retrospettiva mai dedicatale in Italia: fino al 20 gennaio 2019 sarà possibile assistere a una straordinaria rassegna che riunisce circa 100 opere tra cui video, dipinti, fotografie, installazione e riesecuzioni dal vivo delle sue celebri performance. Tutti gli spazi del palazzo fiorentino sono coinvolti per raccontare i suoi lavori dagli anni Sessanta ai Duemila sotto il titolo The Cleaner, titolo

ispirato a una riflessione di Marina sulla propria vita: “Come in una casa: tieni solo quello che ti serve e fai pulizia del passato, della memoria, del destino”. La mostra diventa una straordinaria occasione per scoprire la complessità dell’arte della Abramović, i cui lavori spaziano da azioni forti, violente e rischiose a scambi di energia gestuali e silenziosi, fino a veri e propri incontri con il pubblico, che negli ultimi anni è diventato sempre più protagonista nelle sue opere. Il percorso inizia dai sotterranei della Strozzina dove sono esposte le prime serie pittoriche Clouds e Truck Accident, in cui si ripetono ossessivamente violenti incidenti di camion e nuvole quasi astratte: si rivelano già i prodromi di un’arte che vira verso l’immaterialità e che pone il corpo umano al centro dell’opera. Un’attitudine che si fa sempre più chiara nelle performance degli anni Sessanta e Settanta come Rhythm 0 (1975), forse la più estrema, dove la Abramović mette a disposizione del pubblico settantadue oggetti - tra cui un rasoio, una pistola, una rosa o un rossetto - da usare a piacimento sul suo corpo inerme per sei ore. Da quel momento le reazioni del pubblico sono state le vere protagoniste: dopo un primo momento di perplessità l’artista fu ferita, denudata, la pistola puntata al collo.

Più tardi affermerà: “In quel momento mi resi conto che il pubblico può ucciderti”, quasi a testimoniare che, una volta vinta la barriera della formalità, a prevalere sono gli istinti più brutali dell’essere umano. Ma è solo tramite l’incontro con l’artista tedesco Ulay, a metà degli anni Settanta, che la storia personale e professionale di

Marina Abramović Rhythm 0 1974, slide show, exhibition props, table with 72 objects: , text panel, cm 80 x 400 x 80. New York, Abramovic LLC, MAC/2017/025. Marina Abramović by SIAE 2018


Marina Abramović arriva a una svolta. Fra i due nasce un rapporto simbiotico - ne è testimonianza il furgoncino Citroën in cui vissero per tre anni, oggi esposto nel Cortile di Palazzo Strozzi - in cui vita e arte fanno parte di un progetto unitario. Insieme creano memorabili performance di coppia come Imponderabilia (1977), dove per entrare nella Galleria d’Arte Moderna di Bologna il pubblico era costretto a passare attraverso i corpi nudi dei due artisti come fossero gli stipiti di una porta; o Relation in space (1976) in cui sperimentano l’incontro/scontro tra energia femminile e maschile, e ancora i viaggi in Australia, India e Tailandia, centrali per la ricerca sulle tematiche di meditazione e comunicazione energetica. Persino la loro separazione fu celebrata con una performance, The Lovers (1988), in cui i due si incontrano per dirsi addio a metà della Grande Muraglia cinese, dopo aver percorso a piedi duemilacinquecento chilometri ciascuno, partendo lei dall’estremità orientale e lui da quella occidentale.

Marina Abramović Black Clouds Coming 1970 charcoal on paper/oil on canvas cm 200 x 140. New York, Abramovic LLC, MAC/2017/012 Marina Abramović by SIAE 2018

Marina Abramović The Artist is Present 2010, 7- channel video installation (6 x 16:9 projections, 1 monitor: color, no sound), Grid: 6 hours/ CAM 3: 71 x 7 Hour files. New York, Abramovic LLC, MAC/2017/071 Credit: Photography by Marco Anelli . Courtesy of the Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

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La definitiva consacrazione fra i mostri sacri dell’arte concettuale contemporanea arriva comunque negli anni Novanta, quando Marina Abramović vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia con l’opera Balkan Baroque (1997) ispirata al dramma della guerra in Bosnia: qui l’artista pulisce una ad una millecinquecento ossa di bovino raschiando pezzi di carne e cartilagine mentre intona canzoni della tradizione popolare serba; l’azione, che ebbe allora un enorme impatto sul pubblico, è fermata nelle istantanee che oggi possiamo scoprire nell’ultima parte del percorso espositivo. Non mancano, infine, ri-performance e testimonianze di The Artist is Present (2010) eseguito al MOMA di New York, dove per 700 ore nell’arco di tre mesi Marina rimase a contatto con gli occhi e le emozioni del pubblico; si giunge così al termine di un viaggio emozionale che mette in chiaro luci e ombre di questa straordinaria personalità, da un lato artista eccentrica e dall’altro icona pop che a 72 anni continua a dividere, stupire e coinvolgere il pubblico di tutto il mondo.

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Marina Abramović/Ulay AAA-AAA 1978, 2” video transferred to digital video (b&w, sound), 12:57 min. New York, Abramovic LLC, MAC/2017/041 Credit: © Ulay/Marina Abramović. Courtesy of the Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018

Marina Abramović/Ulay Relation in Space 1976, 1⁄2” video transferred to digital video (b/w, sound), 59:28 min. New York, Abramovic LLC, MAC/2017/036 Credit: Ph: Jaap de Graaf Courtesy of the Marina Abramović Archives. Marina Abramović by SIAE 2018


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