KULT MAGAZINE N. 4 / 2019

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WE ARE VISIONARIES P R O TA G O N I S T

FA S H I O N

LE COLLAB PIÙ HOT DEL MOMENTO I MUST HAVE DEL 2020 we are

Visionaries

CITY

MILANO, LONDRA NEW YORK, MIAMI BERLINO, BARCELLONA ALLA SCOPERTA DEI NUOVI PLACE TO BE

E € 6 – P € 7 / F, B, L € 7.5 – NL € 8.5 D, A € 9 – CH Chf 7.50 / UK £ 6.5 – S Sek 75

SKATERS LIFE

LO SKATE DALLA STRADA AL DESIGN

#04

No. 4 /2019

5€ Italia

Unique Media srl – Trimestrale 30/11/2019 dic./gen./feb.

REDIET LONGO LIZZO CAROLINE KOCH T-YONG CHUNG ROSALÍA VANESSA BEECROFT BEA BONGIASCA PUYUE ZHANG CECE ROGERS LEVANTE ORVILLE PECK


20 23 FEBRUARY 2020 THURSDAY SUNDAY PADIGLIONE VISCONTI VIA TORTONA 58 MILANO PITTI WOMEN’S FASHION FAIR PITTIMMAGINE.COM





yslbeauty.com

ADAM LEVINE LEAD SINGER, MAROON 5

Per informazioni, numero verde 800-922259.


THE NEW EAU DE TOILETTE INTENSE


C O LO PH O N

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VANGUARD TALENTS CREATIVITY DESIGN FASHION MUSIC ART EXHIBITION VISIONARY

Editorial Director Enrico Cammarota Editor-at-Large Luisa Micaletti Design Anna Casotti Music Ciro Cacciola Art Alessandro Riva Lifestyle Marco Torcasio Fashion coordinator Alessandro Iacolucci Collaborators Maurizio Bertera, Marinella Cammarota, Stefania Cubello, Rebecca Del Vita, Tommaso Mauro, Antonella Tereo, Guido Tortorella, Alfonso Rizzo International Collaborators Anna Casotti – New York Fausto Colombo – Zurigo Alessandra Fanari – Parigi Graphic Design Stefania Di Bello, Cindy Rojas Kult Magazine is published quarterly by Unique Media Srl Marzia Ciccola (Editor-in-chief) Registration at Court of Milan n. 412 of 11/06/1998 ©Unique Media Srl. All right are reserved Reproduction in whole or in part without written permission is strictly reserved Worldwide Distribution: Australia, Belgium, Brazil, South Korea, United Arab Emirates, Finland, Great Britain, Hong Kong, Israel, Lithuania, Malta, Holland, Singapore, Hungary

In cover: Coat: Woolrich, Shirt: Barbour, Shorts: Tagliatore, Buket hat: C.P. Company, Shoes: Lotto PH Giuseppe Morello Styling Rebecca Del Vita Makeup & Hair Giulia Russo Model Omar Ndiaye Skate private collection by Famiglia Cortellazzo

Unique Media Srl Viale Sabotino 19/2 – 20137 Milano ph. +39 0249542850 adv@uniquemedia.it (advertising) segreteria@uniquemedia.it Printed by Arti Grafiche Boccia Spa Distribution SO.DI.P. “Angelo Patuzzi Spa” Via Bettola, 18 – 20092 Cinisello Balsamo

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C O N T EN T

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#04

RUBRICHE

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Sneakers Book Instagram secondo Paolo Landi Tokyo e gli e-Sports

VISIONARIES 20

Rediet Longo, Lizzo, Caroline Koch, T-Yong Chung, RosalĂ?a, Bea Bongiasca, Puyue Zhang

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LEVANTE si racconta a KULT

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Orville Peck rappresenta il futuro del country

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KULT meets CeCe Rogers Il nuovo panorama musicale Carolina Mazzolari Giuseppina Maurizi In Extremis by Remmidemmi

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Le icone del The Cal 2020

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Magnum Photos interpreta Baracuta

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Lo skatepark alla Triennale di Milano

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A Miami la performance artistica di Vanessa Beecroft e Kappa

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Il senso di Virgil Abloh per il design



C O N T EN T

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#04

FASHION 62

SKATEPARK, fashion story

78

Dior sneakers

80

I must have della SS 2020

84

Le collab piĂš hot del momento

92

TERRAINS DE JEUX, fashion story

106

PITTI talent story. Luca Rizzi racconta

CITY 114 119

Milano e gli indirizzi del food

120

Barcellona, Berlino, Slovenia, Detroit, Londra, New York

Johnnie Walker

TRAVEL

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American Tour

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Discovering Israele

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Night skiing

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Sport choice



SNEAKERS

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ADDICTED

«Every sneaker has a soul» IVAN DUDYNSKY

Quando il mondo delle sneaker incontra l’influenza creativa dei movimenti culturali street nasce una nuova forma d’arte. Le sneaker prendono shapes inedite, a volte estreme, in un collector book per appassionati e sneakersaddicted Attraverso moda, sport, musica e soprattutto arte, la cultura delle sneakers è tra le forze più dinamiche al mondo. Per far luce sulla creatività legata a questo mondo parallelo “The Art of Sneakers” raccoglie in un volume da collezione le opere di artisti che spaziano dalla scultura al graphic design, dagli origami al food porn. C’è chi decostruisce le sneakers più ricercate trasformandole in maschere intricate. Chi utilizza semplicemente carta e matita per realizzare disegni iper realistici. E ancora chi ritaglia le scatole delle scarpe in centinaia di pezzi, modellandole in figure a grandezza naturale come fosse un moderno tassidermista. L’autore di questo ambizioso progetto artistico è Ivan Dudynsky, collezionista di sneakers noto anche a Hollywood per via della commedia di successo Roundhouse e del ruolo nel film Disney Newsies. B Y M . T.

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The Art of Sneakers Di Ivan Dudynsky snkrINC @snkrinc



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BOOK

PRESENTE I 16 volti di Instagram secondo Paolo Landi

Con sedici screenshot di Oliviero Toscani, Paolo Landi esperto di comunicazione e media presenta in chiave ironica, tagliente e no filter il suo nuovo libro “Instagram al tramonto”. Trattato della mercificazione dell’immagine della gente comune

Con un titolo decisamente provocatorio perché come sottolinea Paolo Landi, autore di “Instagram al tramonto” il libro per La Nave di Teseo «allude alla obsolescenza rapida dei tools tecnologici. Presto Instagram potrebbe cambiare, o sparire, sostituita da qualcos’altro...tipo “Second life”...chi parla più oggi di “Second life”? eppure ci fecero un film come “Avatar”». Con il suo libro Landi ci pone davanti una riflessione emblematica, perché milioni di persone, in tutto il mondo, sentono il bisogno di condividere l’immagine del sole che cala? Ecco quindi il vero motivo del titolo… al tramonto gli account Instagram hanno un’impennata di “like” impressionante. L’autore vuole spiegare osservando il modo compulsivo in cui consultiamo il social tra i più famosi al mondo, il perché trascuriamo di interrogarci sul motivo per cui lo facciamo. Paolo Landi, con la sua lunga e formativa esperienza nel mondo della comunicazione in grandi gruppi del fashion, dell’arte e del beauty, oltre alle docenze al Politecnico di Milano e all’Istituto Marangoni, crede di aver compreso come

mai postiamo le foto del cane, di un tramonto e di una pizza. E, con puntigliosità pedagogica, vuole condividere queste scoperte. Avrebbe voluto farlo in modo ironico e leggero, poi l’enormità dell’ipermercato sempre aperto che si nasconde dietro Instagram lo ha impressionato e il resoconto ha preso un tono un po apocalittico ma si è comunque divertito a scriverlo, rivelando prima di tutto a se stesso le molte facce di questo social, che seduce e coinvolge, portandoci a condividere pezzi della nostra vita, senza mai farci sospettare che le merci in vendita sui suoi scaffali planetari siamo noi. Nel libro, sedici immagini di Oliviero Toscani sintetizzano i punti salienti del testo. Quando postiamo una foto su Instagram sembriamo preoccupati di rivelarne insieme la verità e la bellezza. Ci interessa dire: “Ecco, questo tramonto è meraviglioso, lo vedete? Io lo sto guardando realmente, ora, infatti lo fotografo, per dimostrarvi che è vero, che io sono qui e che lo sto guardando.”

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K GLI E-SPORTS GAMES

TOKYO? BY TOMMASO MAURO

Dalle sale giochi alla ribalta mondiale i videogiochi, tra scettici e ottimisti, cercano di conquistare il loro oro alle Olimpiadi del 2020. La gara è ancora aperta

Fifa e League of legends per voi hanno qualche collegamento con il salto in lungo o il lancio del giavellotto? Per molti la risposta sarebbe no, però tra qualche anno potrebbero essere tutte discipline olimpiche. La cerimonia d’apertura dei prossimi Giochi Olimpici si terrà il 24 luglio 2020 a Tokyo, Giappone, negli ultimi mesi diversi sono i rumors riguardo la possibilità dell’approdo degli eSports alle Olimpiadi, ma qual è la situazione? Iniziamo col dare una definizione di eSports, che, come suggerisce il nome, sono giochi elettronici, basati sulla competizione o tra uomo e macchina, i single player, oppure tra diversi utenti, i multiplayer. Alla base di tutto c’è quindi l’agonismo, che può o meno vedere coinvolti più giocatori. Una volta esistevano le sale giochi, dove inserendo le monete era possibile gareggiare per superare il record del cabinato, oppure, per sconfiggere un’altra persona. Con il passare del tempo, la tecnologia si è evoluta permettendo a persone distanti migliaia di km di gareggiare tra loro. Esistono diverse tipologie di eSports, e tra i più comuni troviamo gli strategici in tempo reale, i picchiaduro, gli sparatutto, i giochi di guida e quelli sportivi. Il fenomeno eSports muoverà quest’anno 1,1 miliardo di dollari e l’82% di questo fatturato sarà dovuto agli introiti derivanti dalle dirette televisive e dagli

sponsor. Prescindendo dal dato economico molti sono coloro che si oppongono alla presenza dei giochi elettronici nelle Olimpiadi, sostenendo che gli eSports non siano sport a tutti gli effetti. Un altro degli ostacoli che si frappone alla candidatura a medaglia degli eSports riguarda alcune tematiche da essi trattate: il presidente del C.I.O. - Comitato Internazionale Olimpico Thomas Back ha, infatti, dichiarato che: “non potranno essere considerati giochi olimpici quelli che promuovono la violenza o la discriminazione”. Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti gli sparatutto, in quanto perseguono valori non in linea con quelli olimpici. Diverse sono le opinioni a riguardo degli eSports, amati o odiati sono una delle tendenze che presto stravolgerà l’universo sportivo. Chi li ama, sostiene che questi possano avvicinare le nuove generazioni ai giochi olimpici così come al mondo dello sport in generale. Chi li odia, li considera una becera mossa a scopo commerciale che potrebbe danneggiare l’intero evento sportivo. La strada per il cambiamento è lunga, se non sarà Tokyo il palcoscenico dei primi eSports olimpici, Parigi, sede delle Olimpiadi 2024, ha ottime possibilità di ospitarli.

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Share differences.


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NEW CULTURE PROTAGONISTS

REDIET LONGO LIZZO

CAROLINE KOCH T-YONG CHUNG

Giovani interpreti del panorama culturale che, dalla moda alla ROSALÍA musica al design, conquistano l’attenzione internazionale e le BEA BONGIASCA vette delle classifiche come quella dei giovani “30 under 30” di PUYUE ZHANG Forbes

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REDIET LONGO Una vena artistica multidisciplinare

ARRIVATO IN ITALIA QUANDO ERA ANCORA UN BAMBINO, QUELLO DI REDIET LONGO, IN ARTE RED, È STATO UN PERCORSO ARTISTICO A TUTTO TONDO TRA MUSICA, GRAFFITI, STREET ART E MODA. ORA LANCIA “COLORED”, IL SUO BRAND Un percorso artistico che lo ha portato a sperimentare di tutto. Mentre frequenta gli studi all’Accademia di Brera si imbatte in più ricerche a cavallo tra musica, graffiti, street art e moda. Volendo trasformare le sue idee in qualcosa di concreto e abbandonandosi alla passione per il fashion inizia a collaborare con Tommy Hilfiger, Heron Preston e Nike, fino ad arrivare a lanciare COLORED, il suo brand personale. Un designer emergente per cui l’arte, i graffiti in particolare, l’ha aiutato a superare i conflitti interiori dovuti alla perdita dei genitori all’età di sei anni e al trasferimento in una terra nuova con usi e costumi completamente diversi, senza contare gli episodi legati al razzismo, un limite che lui stesso è riuscito a superare non definendosi né bianco né nero, ma rosso, appunto Red, come la terra africana da cui proviene. In un’intervista rilasciata ad i-D, Red ha dichiarato: “Sono nato in Etiopia, e all’età di sei anni i miei genitori sono venuti a mancare. Mi sono ritrovato in un orfanotrofio, dove sono stato adottato da una coppia italiana e insieme a mia sorella mi sono trasferito in Italia. Sebbene sia stata un’infanzia travagliata, ricordo con chiarezza di aver sempre avuto un estro creativo molto forte: mi piaceva giocare a calcio, così avevo creato una palla con i sacchi di plastica della spazzatura, ma adoravo anche le attività manuali e a un certo punto ho iniziato a dare forma a piccole statuette di creta rossa.” Red non era nuovo al mondo della moda, il suo primo ingresso in questo settore lo aveva fatto come modello per un’editoriale pubblicato su Fucking Young. A credere in lui e nel suo brand però sono state due persone importanti da un lato @zoow24, il graffiti artist di fama internazionale, con cui inizia a sviluppare il progetto che lo porta a traslare i suoi disegni sui capi di abbigliamento e il proprietario del Bar Jamaica in Brera a Milano dove Red lavorava come cameriere, il proprietario ha voluto investire su di lui e in COLORED, pagando le spese di copyright del marchio.

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nella foto red al party milanese di Moose Knuckles per il lancio della capsule Seven Deadly Sins “LUST” in collaborazione con Antonioli


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PROTAGONISTS

LIZZO Una nuova icona mediatica

«NON È IL TIPO DI ARTISTA CHE SI SIEDE NELLA GREEN ROOM E ARRIVA SALENDO UNA RAMPA DI SCALE. LEI ARRIVA CON LE SUE RAGAZZE CHE GUIDANO NEL MOOD GIUSTO, È UNA BAD BITCH» DICE QUINN WILSON IL DIRETTORE CREATIVO CHE SEGUE LIZZO

Forte, carismatica e ironica è la musicista che ha conquistato l’America con “Truth Hurts”, la colonna sonora di Someone Great, la commedia romantica di Netflix. Cantante, flautista, rapper e attrice di Detroit ma con origini afroamericane, Lizzo è anche attivista e portavoce del “body positivity movement” un inno all’autostima e all’orgoglio curvy su cui dichiara: «Voglio far sapere alle persone come me, e più in generale a tutte le persone di ogni colore e taglia, che amarsi così come si è, è possibile. Anche in un mondo pazzo come il nostro». Grazie al suo talento si è trovata a lavorare con alcuni dei più importanti nomi dell’arte, della musica e della moda, a partire da Prince «mi ha insegnato a essere un’artista» ha detto di lui. Il percorso di Lizzo non è stato sempre facile, è infatti la più giovane di tre figli cresciuta in una famiglia pentecostale che in casa vietava l’ascolto della musica rock. A nove anni si trasferisce a Houston e qui finalmente scopre artisti come Radiohead, Spice Girls, Destiny’s Child, e poi la scena rap e hip hop, Missy Elliott, Lauryn Hill. A scuola, ricorda la cantante, i compagni la bullizzavano e ha detto «Ho sempre dovuto trasformare i miei hater in fan», dice Lizzo. «Funziona così con le mie canzoni e con i miei spettacoli dal vivo: non ho mai perso la mentalità del “Devo conquistarti” e non la perderò mai». Afferma la nuova star. Oggi la nuova hit mondiale di Lizzo si intitola Juice estratto dell’album rivelazione del 2019 “Cuz I love you” e Billboard Italia non esclude che potrebbe probabilmente ricevere una menzione in tutte le categorie dei Big Four, con possibilità particolarmente elevate per «Best New Artist» e «Record of the Year».

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ph courtesy of Jabari jacobs


CAROLINE KOCH Quando la musica è tailor made

DJ, CANTANTE E PRODUCER, CAROLINE KOCH, ITALIANA CON ORIGINI TEDESCHE, È UN’ARTISTA CHE NON SENTE CONFINI Trascende le barriere sonore che idealmente dividono i generi musicali e, come in un laboratorio alchemico, sperimenta incessantemente con voce e musica. Oltre al nuovo EP, festeggia un anno di attività della sua agenzia creata per sviluppare un’identità musicale ai brand di moda ma non solo. Proviene dal mondo dell’elettronica, su di lei hanno avuto una forte ascesa i sound blues-rock. Un personaggio che pensa e ragiona ‘’out of the box’’, sempre alla continua ricerca di qualcosa che le permetta di sperimentare a pieno e al meglio la sua anima nella musica e, dopo due anni passati in sala di registrazione tra Milano e Londra a lavorare con artisti di fama internazionale come il producer e chitarrista degli Oasis Paul Stacey, pubblica “STARS ALIGNED” presentato in anteprima all’Apollo Club di Milano, il suo nuovo singolo che dà il titolo all’ EP, prodotto dal producer italiano Matteo Rigamonti e il duo Hermit. Facendo tesoro delle sue esperienze lavorative, come le numerose collaborazioni avvenute con brand del calibro di Audi, Estée Lauder, Ralph & Russo, Atelier Emé e Tezenis, Caroline capta la necessità di sviluppare un progetto che dia un’identità musicale ai brand. Pian piano si fa largo l’idea di creare una vera e propria Sound Agency in grado di dare un supporto a 360 gradi a chi lo richiede. Attualmente Caroline produce colonne sonore, contenuti, e offre consulenze tailor made per ogni singolo evento, mettendo a disposizione la sua grande esperienza discografica, miscelando le sonorità al fine di trovare il bilanciamento perfetto tra il Dna del brand e musica.

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Caroline Koch


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PROTAGONISTS

T- Y O N G CHUNG L’artista dei non volti

NATO IN COREA DEL SUD NEL 1977, DOPO AVER STUDIATO ENVIRONMENTAL SCULPTURE ALL’UNIVERSITÀ DI SEUL, SI TRASFERISCE A MILANO, DOVE VIVE E LAVORA. LE SUE SCULTURE FANNO RIFLETTERE SUL SENSO DI IDENTITÀ CONTEMPORANEA Il lavoro scultoreo dell’artista consiste in un gruppo di busti su cui lui interviene provocando dei tagli netti su diverse parti del volto, modificandone così i connotati che inizialmente li caratterizzavano. L’immagine prodotta acquisisce, in questo modo, un’identità nuova e contemporanea, lontana dal suo contesto iniziale. Una pratica che ha l’intento di raccontare una nuova verità che si nasconde o appare con la sua incompiutezza, esprimendo un dialogo tra passato e presente, classicità e modernità, Oriente e Occidente. Dopo le esposizioni da Otto Zoo, allo spazio MARS di Milano e alla Car Project Gallery di Bologna è stato scelto per EVIDENCE(D) HIGH-LEVEL PERCEPTION (Arte Contemporanea, Moda e Comunicazione) organizzata negli spazi dell’agenzia milanese Domingo Communication per un percorso narrativo esperienziale focalizzato sull’arte contemporanea, che condivide riflessioni sintetizzate e stimola inediti punti di vista. Il progetto, in collaborazione con Stefano Coletto, Marignana Arte e Renata Fabbri, vede il lavoro di T-Yong Chung articolarsi in tre episodi in cui la tradizione scultorea è ripensata con originalità e tensione concettuale. In Untitled un pezzo di ferro abbandonato, attraverso l’azione semplice di ripulitura diviene riflettente e specchiante. Tolta la patina del tempo l’oggetto riflette lo spazio intorno. Con l’opera Impronte oggetti semplici, fragili, instabili vengono cementificati, resi anonimi monumenti del quotidiano. In Sophie e Traccia volti in gesso vengono tagliati. La forma diventa un articolarsi di piani di spazio. Le figure dei volti sezionati appaiono composizioni nel vuoto e quindi in assenza.

Art woks by T-Yong Chung, Commissioned by Domingo Communication. Coordination by Carlo Domingo, Paola Bertolini. Graphic Design by Filippo Bondani. Translations and copy editing by Varisa Makkasaman. Media partners ATP DIARY Exibart

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ROSALÍA

Dopo aver scalato le classifiche di musica internazionali diventa protagonista del nuovo TheCal 2020

HA DATO UN SENSO AL FLAMENCO IN UN’ERA IN CUI SAREBBE STATO INCOMPRENSIBILE ALLE NUOVE GENERAZIONI. LO HA SPORCATO DI TRAP E POP E ORA IL SUO SUCCESSO STA DIVENTANDO INARRESTABILE Almeno tre successi all’attivo e tre Latin Grammy Awards assegnati dalla Latin Recording Academy conquistati all’ultima edizione dei premi di musica latino americana alla MGM Grand Garden Arena di Las Vegas. Ma non solo, Rosalía ha ottenuto anche un ruolo da attrice, Pedro Almodóvar l’ha infatti voluta nel suo film “Dolor y gloria”, dove ha recitato accanto alla protagonista Penélope Cruz. Mentre Paolo Roversi l’ha scelta come una delle muse per il nuovo Calendario Pirelli 2020 “Looking for Juliet” che ripercorre le tappe della tragedia shakespeariana secondo la ricerca dell’ideale di donna, di amore e di bellezza. Classe 1993, originaria di un piccolo paesino della Catalogna Sant Esteve Sesrovires di 7 mila anime, Rosalía aveva 13 anni quando sentì il flamenco per la prima volta uscire dalle casse delle macchine parcheggiate vicino alla sua scuola, nulla di strano di fin qui, ma quello che ha fatto dopo l’ha resa non solo una giovane artista emergente ma anche vincente visionaria. Rosalía ha preso qualcosa di “vecchio” come il flamenco e lo ha traslato in un’epoca nuova rendendolo comprensibile a una nuova generazione, trasformando così il flamenco in un elemento urbano e contemporaneo, lo ha sporcato di hiphop, riuscendo a non sradicarne le fondamenta. Scoperta dal chitarrista Pepe Habichuela, è stato il collega Alfredo Lagos a portarla in tournée con lui in alcuni importanti festival nel 2016, cominciando a conquistare visibilità, nello stesso anno il rapper C. Tangana le chiede di cantare una strofa della sua “Antes de morirme” e alla fine Universal le ha offerto un contratto e un primo grande lavoro pubblicato nel 2017, un disco di flamenco contemporaneo intitolato “Los Ángeles”. Dopo aver scalato le classifiche spagnole e del mercato latino-americano più in generale, con la sua “Malamente” Rosalía ha tutte le intenzioni e le capacita di conquistare il resto d’Europa.

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ROSALÍA


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BEA BONGIASCA PROTAGONISTS

La nuova interprete della gioielleria artistica

INSERITA DA FORBES NELLA SECONDA CLASSIFICA ANNUALE DEI “30 UNDER 30 EUROPE” PER LA CATEGORIA ART & DORM ROOM FOUNDERS, LA GIOVANE JEWELRY DESIGNER ITALIANA APRE LA PRIMA BOUTIQUE MONOMARCA A MILANO Una giovane artista eclettica che plasma materiali preziosi e innovativi secondo un originale gusto e senso estetico ispirato al mondo naturale, per creazioni che si inseriscono nell’universo della gioielleria artistica. L’ispirazione nasce dal fascino che Bea ha sempre provato per l’Asia e dalle esperienze che ha vissuto visitando quei luoghi. Ha unito i linguaggi visuali e le conoscenze acquisite durante i suoi viaggi con la profonda passione per la cultura pop e lo stile occidentale. Frizzante e colorato il brand Bea Bongiasca, fondato da Beatrice Bongiasca nel 2014, inaugura oggi l’apertura della prima boutique monomarca a Milano in via Solferino 25. Uno spazio ideato dallo studio di architettura Locatelli Partners che rispecchia l’animo del brand e della fondatrice: una boutique dove il rosa in tutte le sue sfumature è il colore predominante, pop e “kawaii”. La boutique nel cuore dell’Art e Design District di Milano incarna la sua particolare visione di unire una forma d’arte e un universo di fantasia in miniatura dove ciascuno può immergersi. Inoltre la designer ha dedicato alla sua prima boutique un anello inedito rivisitando il best seller della collezione You’re So Vine che per l’occasione viene realizzato con un fiore viola in ametista che riprende le cementine tipiche della pavimentazione dello store. Questo pezzo sarà disponibile in edizione limitata e venduto esclusivamente nel monomarca o sull’e-commerce beabongiasca.com. Una carriera no stop, iniziata in grande stile, già nel Dicembre 2014 Bea ha realizzato uno show in collaborazione con la Galleria Antonella Villanova, nella sezione Design: Miami Beach. La galleria ha mostrato il suo lavoro nel 2015 anche presso

il MiArt e la Design Basel a Giugno 2015. A Luglio 2015 ha presentato la capsule “Endless?” in collaborazione con il magazine Toiletpapaer. Mentre nel 2016 ha realizzato il suo E-Shop e nel 2018 tre trunk show negli Stati Uniti, arrivando poi a conquistare La Rinascente con due Pop-Up Store. A Gennaio 2019 ha presentato “The Magic Circle”, una piattaforma di trunk show itinerante ideata insieme a Najeeba Hayat dal Kuwait, fondatrice del marchio Liudmila Footwear, Nafsika e Stephanie Skourti, ideatrici del brand Nafsika Skourti con sede in Giordania.

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Nella foto un ritratto di Bea Bongiasca


PUYUE ZHANG

Il suo WPWT è il nuovo brand dell’entry level luxury cinese

DOPO LA FORMAZIONE ALL’ISTITUTO MARANGONI DI MILANO LA DESIGNER CINESE FONDA NEL 2017 IL SUO BRAND WHEN PINWHEELS WERE THERE (WPWT) IMPOSTATO SULLA RICERCA NELLE CULTURE E IL FOLKLORE NORDICI Attivo da quattro stagioni WPWT è il nuovo brand creato dall’idea della stilista cinese Puyue Zhang nata nel 1994 a Qingdao. Per le sue creazioni la designer fa leva sulla parte più recondita della mente umana, sconfinando nella storia del costume e nel teatro Shakespeariano. Il brand rappresenta una romantica combinazione di visioni sognanti tra “joie de vivre” e serene atmosfere del passato. Ogni collezione costruisce un universo narrativo che si snoda attraverso immaginari eterei, fiabe e punti di vista stranianti. Tessuti, silhouettes e costruzioni sono pensati per trasmettere un senso di femminilità aggraziata, e dettagli giocosi evocando scene di fragile armonia da mondi sconosciuti e da storie personali. Le atmosfere e le vibrazioni della sua infanzia sono il primo bagaglio di immagini e ricordi che ha impresso nel suo brand come il mare, la dedizione alla musica e allo studio di altre arti, gli affetti, la spensieratezza. Uno degli elementi fondamentali nella formazione della designer è stato l’approccio al mondo del teatro e alla storia vestimentale durante le scuole. I costumi di scena rappresentano per la designer il primo contatto con la moda. Dopo l’avvio degli studi in Fashion Design in Cina, completa il suo percorso all’Istituto Marangoni di Milano. Inizia dunque un periodo di profonda riflessione, di riscoperta di sé e di approfondimento delle usanze e dei codici estetici nordici, seguito da un’esperienza di vita a Los Angeles. Qui studia scultura e perfeziona le sue conoscenze professionali dell’industria fashion. Per la collezione SS20 WHEN PINWHEELS WERE THERE decide per la prima volta di approcciarsi al mercato europeo per esplorarne la potenziale empatia con i propri valori e codici espressivi.

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Nella foto “oro” courtesy of WPWT


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INTERVIEW

LEVANTE Ph Marta Bevacqua

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LO STRETTO NECESSARIO BY STEFANIA CUBELLO

LEVANTE SI È RIVELATA FIN DAGLI ESORDI UNA DELLE VOCI PIÙ ORIGINALI E UNA DELLE DONNE PIÙ BELLE DEL POP ITALIANO, ORA RACCONTA A KULT LE NUOVE SFIDE

Prima il debutto live nelle grandi arene della musica, con il concerto-evento che ha tenuto sul palco del Mediolanum Forum. Poi la realizzazione di un sogno inseguito fin da ragazzina. Ora le si prospetta un anno ancora più ricco di soddisfazioni... Magari un nuovo libro

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INTERVIEW

Ce lo ricordiamo ancora tutti quel motivetto “Che vita di merda” cantato in Alfonso, brano contenuto nell’album debut “Manuale distruzione”, del 2014. Per Levante, il 2019 è stata un’annata memorabile. La cantautrice siciliana, che ci ha accompagnato per tutta l’estate con la hit “Lo stretto necessario” in duetto con Carmen Consoli, ammette infatti che sono stati i dodici mesi più folli – in positivo s’intende fin qui vissuti. Prima di tutto perché l’anno si è chiuso con il debutto live nelle grandi arene della musica, con il concertoevento che ha tenuto sul palco di un gremito Mediolanum Forum.

“Il mio cuore d’artificio ha fatto boom al Forum” Ha raccontato su Instagram. È anche riuscita a realizzare un altro dei sogni inseguito fin da ragazzina, la collaborazione con la cantantessa di “Parole di burro” concretizzatasi appunto con il brano che Claudia Lagona – per tutti Levante - ha scritto con Colapesce e Dimartino. La canzone ha fatto da traino al nuovo album, il quarto della carriera, “Magmamemoria” messo a segno quest’autunno. L’anno nascente le si prospetta ancora più ricco di soddisfazioni, per lei che si è rivelata fin dagli esordi come una delle voci più originali – e una delle donne più belle - del pop italiano. La prima volta non si scorda mai. Com’è stato debuttare in una grande arena come il Forum di Assago? Lo sto ancora metabolizzando. È stata un’emozione davvero forte. Dal momento in cui sono salita sul palco sono entrata come in uno stato di trance. Ho potuto ricostruire cosa è successo grazie ai video e ai racconti dei fan. Ho dato tutto quello che potevo, anche emotivamente. Verso la fine del concerto, all’ultima canzone Arcano 13, che tra l’altro è anche la canzone con cui si chiude l’album Magmamemoria, ho pianto lacrime di gioia. Qual è il concerto della vita, quello che ti ha fatto sognare di voler fare lo stesso? È stato il concerto di Alanis Morissette, che andai a vedere nel 2008 al Venaria Real Festival. L’ascoltavo fin da piccola, mi aveva colpito. Sul palco era perfetta. Forse vorrei raggiungere quel tipo di perfezione tecnica. Di solito mi muovo molto, a volte a discapito della precisione. Le cantanti alle quali ti rivolgi da sempre? Oltre alla Morissette, fin da piccola ascoltavo Janis Joplin e poi Carmen Consoli. Donne pazzesche, molto forti e che sanno esprimere tutto il loro carattere anche sul palco. Da ammiratrice, proiettavo le loro stesse cose su di me.

LEVANTE Ph Marta Bevacqua

Chi è la Levante che emerge dalle 13 canzoni di Magmamemoria? È una Levante-artista adulta. Dopo quattro album e tour in Italia e all’estero sono cresciuta musicalmente, nella scrittura e come persona. Ho più consapevolezza. Anche nell’immagine della cover, il volto che traspare non è ammiccante o sensuale: lo sguardo è compiuto, consapevole. Rappresenta la mia vita di adesso. La memoria è qualcosa che brucia come un magma? Le 13 canzoni dell’album nascono dal desiderio di voler raccontare il passato. Sono molto legata al tempo, fin da piccola. Il tempo che passa e che poi non passa mai. Una sorta di nostalgia cronica. Che però non fa male ma, anzi, mi spinge verso il futuro. Mi aiuta a essere migliore di quello che sono stata. Di quello che sono o di come vorrei diventare. Le canzoni sviluppano il ricordo attraverso l’amore, gli amori passati, i desideri, la speranza, le delusioni. Ci sono sentimenti raccontati come quello del rancore che è un sentimento del futuro. Perché appartiene a eventi del passato ma che viene provato nel domani. Racconto in maniera sottintesa cosa è la memoria per me, cioè qualcosa che brucia. Una sorta di magma. Ecco perché Magmamemoria. Racconta cosa è veramente il ricordo. È un magma. Qualcosa che bolle e ribolle dentro di noi, e che non passa mai. E che diventa slancio per il futuro.

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LEVANTE Ph Marta Bevacqua

Un futuro senza memoria: lo racconti in Andrà tutto bene, la prima canzone del disco. Cosa succede se una società dimentica cosa è stata? Ripete i propri errori. Tutto diventa ripetizione dell’errore. È quanto stiamo vivendo in questi ultimi tempi.

Quanto è importante per te l’immagine? Sono un’esteta. Amo il bello. Attraverso l’immagine lanciamo dei messaggi. Anche dal punto di vista estetico cerco sempre di raccontare chi sono. Questo lo faccio anche attraverso le foto, i video e Instagram, l’unico social che utilizzo.

Uno degli oggetti importanti per te è lo specchio, ma non in senso di specchio delle vanità… Le case senza specchi per me non possono esistere. Lo specchio non è solo il riflesso di ciò che si è esteriormente. Passo ore a parlarmi allo specchio. Mi guardo in faccia e mi chiedo: cosa stai facendo? chi stai diventando? chi sei stata? Lo specchio diventa così un palco, il tuo psicoanalista, mi aiuta a essere obiettiva con me stessa.

Nel disco, i brani Questa è l’ultima volta che ti dimentico e Se non ti vedo non esisti, riprendono il titolo dei due libri che hai pubblicato. Stai lavorando a qualche altro racconto? Sto scrivendo tante cose nuove. Il 2020 sarà un anno molto ricco di progetti.

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MUSIC

ORVILLE PECK COUNTRY

MUSIC’S

NEWEST

OUTLAW.

IL

NUOVO

FUORILEGGE DELLA MUSICA COUNTRY TINTA DI PUNK

Una presenza teatrale che attira l’attenzione in maniera così magnetica da ricordare le icone su cui si è formato come Dolly Parton e Johnny Cash. Un cowboy sexy e mascherato che sotto le frange lascia intravedere due profondi occhi blu. Profondi almeno quanto la sua voce e i suoi testi iper personali. Sullo sfondo dei suoi live rocker indie folk, furgoni a otto posti e una drag queen appoggiata al paraurti sgangherato. La rivoluzione della musica country è qui Non è difficile notarlo alla sfilata di Dior uomo seduto in frontrow accanto Maluma, Kim Kardashian, Kate Moss, Winnie Harlow, Bella Hadid, David Beckham e tutto il jet set losangeliano trasferitosi in massa a Miami per lo show ideado da Mr. Kim Jones, il direttore creativo della linea uomo del marchio. A guardarlo Orville potrebbe sembrare un costrutto teatrale ma è proprio la sua maschera che come dice lui stesso lo fa sentire più vicino al suo vero io come mai nient’altro prima. Orville Peck voce profonda, baritono quasi inquietante e una chitarra tagliente è un cantautore enigmatico che nei suoi testi imprime lo scenario di uno sfondo desertico e ansiogeno da ricordare in alcuni tratti quello di “Nocturnal Animals” di Tom Ford dove va alla ricerca di un amore disperato, perduto, tumultuoso. Ma se poi ci metti l’ambience di uno strip club nel bel mezzo del deserto, l’atmosfera si scalda un po’. Sulle note di “Dead of Night” il singolo di “Pony” l’album di debutto per Sub Pop Records, la stessa casa discografica dei Nirvana, o su quelle di “Big Sky”, racconta del suo rapporto con un motociclista, un pugile e un carceriere… “Sono un cowboy

gay che indossa una maschera e canta di imbroglioni nel deserto”, racconta Orville Peck in diverse dichiarazioni pubbliche, “La vera musica country non riguarda la strumentazione, non riguarda il colore della pelle e non riguarda l’orientamento sessuale. Si tratta del crocevia di un dramma, è narrazione e sincerità”, continua l’artista canadese che, dopo aver debuttato nel 2018 viene ora incluso nella longlist 2019 per il Polar Music Prize, il premio internazionale, considerato uno dei più importanti riconoscimenti nel mondo della musica, assegnato a chi nell’ultimo anno si è distinto per meriti musicali. La forza di Orville Peck sta nella capacità di andare oltre gli stereotipi, fuori e dentro la sala di registrazione. Un periodo davvero fortunato per i generi musicali dimenticati in giradischi impolverati (che tra l’altro stanno tornando di gran moda), se da un lato il flamenco si sporca di trap-pop e diventa urban con Rosalía, dall’altro il country con il suo nuovo fuorilegge mascherato, che poi tanto fuorilegge non sembra, fa incetta di atmosfere punk e suoni taglienti provenienti dalla sua chitarra elettrica stile eighties.

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INTERVIEW

THE GREATEST SOUND KULT MEETS CECE ROGERS

Ha suonato per il Papa, è amante di Whitney Houston e Aretha Franklin. Per la sua formazione sono stati fondamentali i grandi classici come Chopin, Rachmaninov, Brahms. Vive e lavora a New York ma Ibiza è la sua seconda casa… KULT incontra uno dei massimi esponenti della House Music

Scrivere di CeCe Rogers è raccontare uno degli artisti tra i più influenti della House Music. Il talento poliedrico, la voce potente, la personalità: impossibile non essere catturati dalla sua positive vibe. CeCe è in Italia per una serie di collaborazioni in studio con Nello Simioli e Alessandro Gaudino e ne abbiamo approfittato per fare qualche domanda. Credo di aver letto qualcosa a proposito del tuo nome, c’entra James Brown? Già, la storia del mio nome è legata a James Brown. Mi ricordo che eravamo agli inizi degli anni ’70 e io avevo circa 8,9 anni e stavo partecipando a un concorso, dovevo suonare il pianoforte e cantare una canzone di Stevie Wonder. Era importante per me perché il vincitore avrebbe poi partecipato a uno show di James Brown, quindi capite quanto ci tenessi… Andò tutto bene, vinsi il concorso e partecipai come guest allo show. Lui mi vide suonare mentre facevo un’imitazione di Chubby Checker e così cominciò a chiamarmi Little CeCe prendendo spunto dalle iniziali. C’è un altro motivo per cui uso questo soprannome. Il mio nome è Kenneth e negli Stati Uniti c’è un famoso cantante country che si chiama Kenny Rogers e così onde evitare confusione sono rimasto CeCe Rogers.

Secondo te, qual è stato il cambiamento più importante sulla scena musicale? Quando cominci ad ascoltare musica, la prima cosa che fai è ascoltare quello che trovi in casa, la musica che ascoltano i tuoi genitori, solo dopo cominci a costruire il tuo gusto. Ciascuno di noi è convinto di ascoltare la musica migliore del mondo e che quella che lo ha formato negli anni della sua giovinezza sia la migliore in assoluto. Credo che questo sia un fatto generazionale e continuerà ad accadere. Quando ho iniziato io eravamo agli albori della musica elettronica, si iniziavano a fare i sample, suonavamo un sacco. Molte cose da allora sono cambiate, ma alla fine si ritornerà sempre al punto di partenza: alla musica e al piacere di farla. Ci sono musicisti con cui vorresti collaborare, magari anche di ambiti diversi dal tuo? Sì, certamente, ce ne sono molti, un nome su tutti Lost Frequencies. Lavorando come produttore vedo molti giovani che si affacciano alla scena musicale e credo che, per poter lavorare al meglio, sia necessario conoscere ciò che è venuto prima. Quando ho cominciato ad avvicinarmi alla musica, a studiarla, sono partito dai classici: Chopin, Rachmaninov, Brahms e solo in

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seguito ho potuto scegliere ciò che mi piaceva, sviluppando un linguaggio mio, qualcosa che mi ha reso riconoscibile e che poi il pubblico ha imparato ad apprezzare. Com’è cambiata l’House e la Deep House negli ultimi anni? Negli Stati Uniti la musica House sta ancora esplorando i propri confini e le proprie origini e in qualche modo sta ritornando all’ Rnb. Ci sono così tante sfumature, talenti così grandi che è impossibile compararli: come fai a comparare Whitney Houston e Aretha Franklin, io amo entrambe non potrei mai! Qual è il posto migliore per la musica House oggi? Secondo me Ibiza è il posto ideale per suonare House Music. Ma anche la Francia. Che dire di Berlino… ho suonato al Bergheim ed è stato incredibile. La musica House ti fa uscire dalla gabbia, dai costrutti della società, puoi essere tutto quello che vuoi.

Cosa ne pensi dell’overdose spirituale di Kanye West e dei suoi Sunday Service? Credo nella spiritualità perché ha formato quello che sono. Le mie origini sono nella musica gospel. Ma quando canto per Dio, canto per lui e quando canto per me, canto per il mio lavoro. Non posso mescolare le due cose perché riguardano la parte più profonda del mio essere. Ti racconto un aneddoto: mia nonna per esempio non ha mai approvato la mia musica, anzi, non lo considerava proprio un lavoro rispettabile, finché nel 2014 non ho cantato in Vaticano per il Papa. E da allora è andata a dire a tutti che suo nipote aveva cantato per il Papa e da lì sono diventato una super star.

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MUSIC

MUSIC IN DA HOUSE! SONO RICHIESTI FILTRI. SCEGLIAMO L’ORIGINALITÀ BY CIRO CACCIOLA

Controllo artistico, cantautori esilaranti, collaborazioni ispirate, attivismo politico, trash di genere: gli artisti più avventurosi guidano la musica dance nel nuovo decennio. Arrivano le liste dei “best of” e i consigli “da tenere d’occhio” per i mesi a venire. Viviamo in un’epoca in cui viene prodotta più musica che mai, disponibile sempre e in ogni luogo, pronta ad essere “consumata” in più formati. Ciò è particolarmente vero per la musica elettronica. Sei come in un negozio di caramelle per DJ con la sensazione ansiogena che ti stai inevitabilmente perdendo qualche prelibatezza, ma le cose insapori sono quelle che assaggi più spesso.

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Nell’illustrazione, Defected in da house

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Carolina Mazzolari


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MUSIC

Nella foto Róisín Murphy

Fiorious, uno dei personaggi più affascinanti della scena new house, ha segnato le piste con due singoli importanti che hanno stimolato gli appetiti collettivi per l’album Revisionary, in uscita nel 2020. Del suo debutto nella mitica one night Glitterbox, “I’m Not Defeated”, ha detto: “A un certo momento mi sentivo sconfitto, sia personalmente che politicamente, così ho scritto una canzone per farmi sentire l’esatto contrario, per sentirmi completamente potenziato”. La traccia è un richiamo spudoratamente politico alle armi, il video incendiario è il complemento perfetto per la musica. Dave + Sam sono artisti per i quali riempire una pista da ballo è solo una parte di ciò che intendono fare. Anche la loro è musica house con un messaggio: l’EP intitolato “The Middle Passage”, la rotta triangolare di navigazione dai porti inglesi, per catturare gli africani dalla costa occidentale e venderli in schiavitù negli Stati Uniti e nelle isole dei Caraibi. Un lavoro di avidità che ha provocato oltre un milione di morti. Four Tet (al secolo Kieran Hebden) è un artista che da tempo solca le piste mondiali e rimane provocatoriamente indipendente in tutto ciò che fa. La sua musica è puro eclettismo, portato avanti

con spettacoli dal vivo sempre più stupefacenti. Rilascia ciò che vuole quando vuole, si concede al djing solo per pochi fan devoti e raramente rilascia interviste. Di recente ha pubblicato l’EP a tre tracce di Anna Painting, una collaborazione con la pittrice Anna Liber Lewis, spiegando sulla sua pagina Bandcamp: “Anna e io ci conosciamo da quasi tutte le nostre vite. Siamo cresciuti a Londra con ambienti sociali sovrapposti e abbiamo condiviso esperienze musicali precoci da adolescenti. La collaborazione si è protratta per diversi mesi. Abbiamo lavorato in tandem dalla conversazione e dalla corrispondenza. Ho fatto musica e Anna ha risposto con disegni e dipinti, a parte l’ultima traccia, che ho realizzato dopo aver visto il suo lavoro”. Uno dei discorsi musicali più elusivi e misteriosi è quello dei Sault, responsabili di due degli album più chiacchierati dell’anno, 5 e 7, pubblicati a pochi mesi l’uno dall’altro. Spotify identifica Dean Josiah (un collaboratore di Michal Kiwanuka / Jungle / Little Simz) come produttore e scrittore; e Cleo Soul, un altro collaboratore di Little Simz, come co-sceneggiatore. Stilisticamente, i Sault

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sono impossibili da incasellare, ma il suono che producono è davvero eccellente. Anche i Vision (la collaborazione tra Ben Westbeech e Kon) hanno avuto un grande impatto nell’ultimo periodo, e l’aspettativa è alta per il loro album di debutto atteso sempre nel 2020. “Aspettatatevi una musica sincera e piena di sentimento, con profondità e tanta passione”, ha detto Kon. Come per Sault, è impossibile nominare in quale genere The Vision dovrebbe essere collocato (“I generi non significano niente per me”, sempre Kon a parlare). La loro “Cielo” è stata una delle melodie dell’anno. Per il lavoro in uscita ci aspettiamo un mix di soul, funk e disco, con particolare attenzione alla strumentazione dal vivo, al campionamento oscuro e ad un collettivo di cantanti in vetrina. L’originalità è una qualità alla quale aspirano tutti nuovi artisti. Ma è anche un fattore cruciale nella longevità di quelli più consolidati. Per Horse Meat Disco, passando da DJ e feste alla registrazione, era essenziale che i loro exploit in studio riflettessero i loro dj set. Con quei set pieni di grandi canzoni, il team di Horse Meat ha deciso di creare i propri originali in maniera che possano sedersi fianco a fianco con classici affermati: on “Falling Deep In Love” (con l’inimitabile Kathy Sledge) che ripete il successo del suo predecessore, “Let’s Go Dancing”, con Amy Douglas, celebrazione rauca di una discoteca XXI secolo.

Lunga vita alla Musica

Nella foto, Sampler deck

Anche Róisín Murphy continua ad essere una grande avventuriera della musica di questo tempo. Dopo la sua svolta iniziale con Moloko, la sua carriera da solista ha incantato e sfidato la sua fedele fanbase in egual misura. Murphy si concentra sempre su ogni aspetto di una pubblicazione, con opere d’arte, video, formattazione, immagini e rappresentazioni dal vivo che fanno tutti parte di un insieme che è coesivo pur essendo chiaramente il prodotto dell’istinto. E mentre qualcuno ancora balla in qualche remoto dancefloor la sua meravigliosa “Incapable”, restiamo in attesa adorante delle sue prossime incisioni, prodotte con DJ Parrot, amico di lunga data e leggenda di Sheffield.

L’album di Fiorious Facetune_03-04-2019-18-56-42 Facetune_24-10-2019-22-41-43 (2)

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INTERVIEW

EMOTIONAL FIELDS CAROLINA MAZZOLARI E IL SUO SGUARDO ATTRAVERSO L’INCONSCIO

Abbiamo incontrato l’artista contemporanea italiana con base a Londra, che ha presentato a Milano il libro sul suo lavoro e la mostra “Emotional Fields” tenutasi alla Tristan Hoare Gallery della City. Un volume che rappresenta il suo percorso di ricerca e psicoanalisi fatto su se stessa e sul suo rapporto con il mondo e al comportamento dell’essere umano

B Y PA O L A R O N D I N A

Il percorso di ricerca di Carolina Mazzolari si snoda attraverso due

delle forme d’espressione più antiche della storia dell’umanità: la tessitura e il ricamo. Una passione la sua che parte da lontano quando al Chelsea College of Art cominciò a studiare design tessile e ad appassionarsi al processo industriale alla base delle tecniche di maglieria jacquard. La sua fortuna, come lei stessa racconta, fu la conoscenza e la successiva collaborazione con un laboratorio di maglieria pregiata che le permise di comprendere e capire il processo industriale alla base della costruzione di un pattern e di come ottenere gli effetti che desiderava. I filati diventano così il mezzo attraverso il quale esprimere la sua creatività. Il culmine di questa ricerca è nel 2012 quando Conrad Shawcross le chiede di collaborare ai costumi di una serie di coreografie realizzate dal Royal Ballet in collaborazione con la National Gallery per il progetto “Metamorphosis”. Fu

proprio durante quella occasione che Carolina realizzò quanto la produzione industriale fosse un limite alla sua espressione artistica. È l’artista stessa a raccontarlo: “Mi resi conto di quanto avvilente fosse la produzione industriale: passavo mesi alla ricerca di materiale, facendo prove colore, studiando per arrivare a una produzione che “viveva” per non più di tre mesi per poi essere soppiantata dalla richiesta del mercato di novità. Inoltre era cambiata la mia visione del mondo: questa iperproduzione non era più in linea con quella che era la mia scala valoriale sempre più orientata alla sostenibilità e alla consapevolezza. È stato un processo lungo, c’è voluto del tempo e non è sempre stato facile capire che cosa volessi veramente. Ma alla fine sono giunta alla conclusione che volevo fare qualcosa che, come un ponte, unisse l’arte e la tessitura e che elevasse il ricamo, tradizionalmente ritenuto passatempo prettamente femminile, a forma d’arte”.

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Carolina Mazzolari


In questa foto e nella foto precedente “Facetune” di Carolina Mazzolari

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INTERVIEW

Qual è il suo percorso creativo?

Parto sempre da un mio pensiero, una suggestione. Magari è qualcosa che ha lasciato un segno: può provenire da un libro che sto leggendo - di solito prediligo un mix di saggistica, letteratura classica, a volte letture religiose o spirituali – o da un fatto vissuto. Preparo le mie tele personalmente e per prima cosa la tingo. Di solito cerco di lavorare tutti i giorni dalle 9 alle 6 e il mio posto preferito per farlo è nel mio studio che si trova in un sobborgo di Londra, Clapton, all’interno di un vecchio fienile del 19esimo secolo che mio marito ed io abbiamo ristrutturato. Mi piace cominciare i miei lavori da sola, soprattutto la fase del disegno. Poi però sento la necessità di condividere le fasi successive con il mio team: il rapporto che ho con loro è molto stretto.

I suoi lavori spesso sono una proiezione di un simbolismo inconscio che deve molto a un processo psicoanalitico…

Molti dei suoi lavori includono la tecnica del ricamo, un tipo di occupazione intimamente connaturata all’universo femminile.

Ho cercato di indagare l’idea di femminilità nel mio lavoro, concetto questo che a volte rimane un mistero per le donne stesse. Il ricamo, il fare vestiti, sono attività associate alla sfera del femminile perché richiedono pazienza e obbedienza, sono sempre state attività domestiche che venivano fatte in casa. I cambiamenti industriali, i nuovi sistemi di produzione hanno rivoluzionato queste attività e le hanno spogliate dai significati simbolici che da sempre ne costituivano parte fondamentale. Il mio è stato un lavoro di riappropriazione. Attraverso la ripetitività del ricamo, dei punti sempre uguali ripetuti su larga scala, ho riflettuto sul significato del mio lavoro e sulla sua espressione, una conversazione silenziosa tra il mio io più profondo e il mio rapporto con il mondo.

Ho fatto un lungo percorso di psicoanalisi, il che ha certamente influenzato il modo in cui mi rapporto al mondo esterno e soprattutto la percezione dei miei pensieri. Sono affascinata dal fatto che il modo in cui noi vediamo il mondo nasconde una molteplicità di punti di vista, la realtà non è mai univoca, c’è sempre un rovescio della medaglia.

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ART

LA DELICATEZZA COME ESERCIZIO Giuseppina Maurizi e il rituale del ricamo come linguaggio Nelle foto sopra, in alto “DEVOZIONE E LIBERTÀ” foglia oro e ricamo a mano su libro e carte varie 13x19 cm - 2019 Sotto, un ritratto di Giuseppina Maurizi. A sinistra “PER 450 ANNI” ricamo a mano su sacchetto di plastica 2019

Scenografa, costumista e artista Giuseppina Maurizi come la celebre artista Maria Lai definita una tra le voci più singolari dell’arte italiana contemporanea, vede nel ricamo la capacità di coniugare tradizione e linguaggio. Maurizia è un’artista poliedrica, inizia la sua attività lavorativa nel 1996 per gli allestimenti curati da David Brandon Haugton per il Festival del mimo e teatro danza e successivamente collaborando ad alcuni eventi televisivi di danza e cultura ideati da Vittoria Ottolenghi e Vittoria Cappelli dove disegna e realizza i costumi per Daniel Ezralow e David Parson, aggiungendo così alla sua formazione l’esperienza per la danza, che continuerà ad approfondire in futuro soprattutto con il Balletto di Roma. C’è qualcosa di puro nella sua arte, qualcosa che infonde una certa dimensione di calma che è in grado di generare alcune riflessioni sullo scorrere del tempo. La Maurizi spiega così la sua filosofia rinominata “Esercizi di Delicatezza”: “c’è nell’azione rituale del cucito e del

ricamo a mano qualcosa che riporta alla cura. In questo ascolto reciproco tra me, la delicatezza e la forza della carta si è sviluppato un incontro ed una dimensione meditativa fuori dal tempo. Ho preso una pagina di un vecchio quotidiano ed ho iniziato a trasformarla, piano piano quasi per magia come una sorta di danza”, continua la Maurizi, “parole come sensibilità, cura e ascolto mi tornano continuamente, risuonano come una necessità, mi hanno portato a sviluppare un progetto che è la realizzazione visibile di un pensiero ed uno stile di vita e si snoda in più modalità. È una riflessione sul concetto di tempo, su cosa ha valore e cosa è utile, sul potere del fare con le mani, del rito e del riparare, sull’importanza della dedizione e presenza durante un’azione, sull’unicità e la possibilità di trasformare, di ridare vita. L’intento è di vivere ogni azione come un atto poetico”.

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ART

L’ALTRA PROSPETTIVA PUNTO DI NON RITORNO O NUOVA VIA?

Ironico, tagliente e sagace Remmidemmi con le sue fotografie immortala cadute surreali e incidenti della vita quotidiana, attraverso personaggi schiantati in situazioni disarmanti e scenografie studiate nel dettaglio, con l’obiettivo di veicolare buone riflessioni

Le tematiche di questo artista romano sono estremamente attuali, nell’opera “Io sono l’Italia” una figura retorica cade rovinosamente da un’auto, tutti gli elementi di scena tra cui cartelline, documenti e riviste, accompagnate da un bel set di profilattici colorati, lasciano ampio spazio per l’interpretazione binaria. Che dire invece di “Bello spettacolo complimenti” in cui viene messa in risalto una certa metafora del malessere umano manifestato nel peggiore dei modi. Divertentissima e altrettanto esplicativa “Stiamo alla frutta”, la foto qui accanto, con la colf disperatamente abbattuta sul banco del mercato. Tutti gli scatti di Remmidemmi hanno in comune, oltre alla rappresentazione esagerata della realtà dei fatti, la caduta. Come spiega l’artista “la caduta simboleggia un punto di non ritorno e anche un nuovo punto dal quale iniziare a vedere le proprie scelte da un’altra prospettiva.” Per Remmidemmi la

caduta è come un momento di riflessione dalla quale rialzarsi per intraprendere una nuova strada. L’assenza dei volti, schiantati a terra, è un’altro importante elemento ad accumunare le immagini come a simboleggiare che si tratta dell’unico modo per raggiungere la consapevolezza dei propri errori, necessitando di un cambio di rotta. Anche il nome scelto dall’artista per firmare le sue opere è evocativo del suo modus operandi, rappresenta infatti un’espressione tedesca usata negli stadi che sta a significare il ribaltamento delle cose. Questa raccolta di scatti rappresenta “IN EXTREMIS (bodies with no regret)”, il lavoro di Remmidemmi che prosegue fin dal 2013 e che viene ora allestito (fino a gennaio 2020) a Roma, in una mostra personale, presso la galleria d’arte Sturni 1925.

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Nella foto accanto “Stiamo alla frutta” di Remmidemmi


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THE CAL 2020

NEW ICONS NEW CALENDAR

Nove icone moderne iterpretano Giulietta per la 47esima edizione di The Cal™, scattato da Paolo Roversi. Tra loro Claire Foy famosa per l’interpretazione nella serie “The Crown”. Mia Goth, attrice e modella che ha esordito in “Nymphomaniac” di Lars von Trier. La pop star cinese Chris Lee, Indya Moore la prima modella transessuale a sfilare per i grandi marchi di moda. La cantante catalana Rosalía, l’attrice diciannovenne Yara Shahidi. Poi Kristen Stewart ed Emma Watson, e infine Stella Roversi, artista e modella franco-italiana

Le nuove protagoniste del Calendario Pirelli 2020 scattato da Roversi interpretano Giulietta in un racconto diviso in due fasi, pensato con l’intento di catturare l’animo profondo della Capuleti che si trova in ogni donna, il suo ideale di bellezza, il valore dell’amore e il coraggio. Nella prima parte della storia immaginata da Roversi le protagoniste sono ritratte al loro arrivo sul set, senza trucco né abiti di scena. Vengono riprese mentre dialogano col fotografo del progetto per il quale sperano di essere selezionate, raccontando le proprie esperienze e la loro idea di Giulietta, aprendosi così a un racconto intimista e personale. Nella seconda, invece, vestono i costumi disegnati per trasformarle nelle interpreti del dramma shakespeariano e curati dallo stylist Ib Kamara. L’effetto è quello di una storia dove realtà e finzione si confondono e i confini, come alcune immagini, perdono nitidezza. «Ero alla ricerca di un’anima pura, colma di innocenza, forza, bellezza, tenerezza e coraggio. Ne ho trovato barlumi negli occhi, nei gesti e nelle parole di Emma e Yara, Indya e Mia. Nei sorrisi

e nelle lacrime di Kristen e Claire. Nelle voci e nei canti di Chris e Rosalía. E in Stella, l’innocenza. Perché c’è una Giulietta in ogni donna e non smetterò mai di cercarla» spiega Roversi. Il Calendario Pirelli 2020 è composto da 132 pagine, con il datario in copertina, brani tratti da Romeo e Giulietta e 58 foto, a colori e in bianco e nero, che ritraggono le protagoniste e la città di Verona. La copertina si apre rivelando il disegno di un firmamento che rappresenta l’universo e che idealmente contiene e avvolge la storia di Giulietta, rendendola eterna. Sulla prima e sulla quarta di copertina risplende a lettere d’oro il calendario vero e proprio, con le date evidenziate della nascita di Giulietta, del suo incontro con Romeo, delle loro nozze e delle loro morti. A queste si aggiungono le date di nascita delle protagoniste del Calendario, i cui nomi sono poi sparsi all’interno della copertina, tra stelle e costellazioni, in una sorta di poetico firmamento.

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Ph. Paolo Roversi a Parigi e Verona. nelle foto della pagina accanto, dall’alto da sinistra a destra: Yara Shahidi, Rosalía, Chris Lee, Claire Foy, Indya Moore, Mia Goth, tella Roversi, Emma Watson, Kristen Stewart


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EXHIBIT

GREAT PICTURES, GREAT STORY DUE APPUNTAMENTI IMPERDIBILI PER CONOSCERE L’ESSENZA BARACUTA SECONDO MAGNUM PHOTOS

Magnum Photos racconta l’universo Baracuta attraverso lo sguardo dei suoi grandi fotografi e una mostra allestita tra Milano e Firenze per far scoprire le star che hanno fatto la storia della giacca inglese per eccellenza, la Harrington Jacket

Alcuni tra i fotografi più celebri della Magnum Photos raccontano l’heritage e l’essenza di Baracuta, storico marchio dell’abbigliamento British, con una grande mostra fotografica e due appuntamenti tra Milano e Firenze. Il primo pit stop è in calendario fino al 30 dicembre presso il WP Pop Up Store di Milano in Piazza XXV Aprile 9 e la seconda nella Wp Area dedicata a Baracuta al Pitti Uomo di gennaio 2020. Con questa collaborazione Magnum racconterà Baracuta attraverso i suoi fotografi e le immagini che celebrano lo stile di vita britannico. L’installazione segna il primo capitolo di una speciale partnership tra Baracuta e Magnum Photos per raccontare il brand dalle sue

radici attraverso la narrativa dei fotografi che continuerà con la realizzazione della campagna FW20 di Baracuta, il marchio nato a Manchester nel 1937 esploso negli anni ’50 grazie anche alle celebrità del calibro di Elvis Presley, James Dean, Frank Sinatra e Steve McQueen che lo hanno indossato. Nel 1964 il G9 Baracuta diventa universalmente noto come “Harrington jacket” grazie alla popolarità di Ryan O’Neal che lo indossa nel ruolo di Rodney Harrington in Peyton Place. Negli ultimi anni questo grande classico, amato nel mondo del golf, è stato adottato anche da diverse sottoculture giovanili, fra cui mod, punk, skinhead e svariati rocker inglesi.

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Nella foto accanto Dennis Stock, Magnum Photos


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Nella foto accanto George Rodger, Magnum Photos


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NEW PROJECT

SKATEPARK ALLA TRIENNALE DI MILANO PER YEAR OF PLAY E UN PROGETTO ARTISTICO DI KOO JEONG A

Si chiama PLAY! l’hub dedicato al tema del gioco, dalla durata di un anno, ideato da Julia Peyton-Jones che coinvolge gli skateboarder, scaturito da un’interrogazione su quali nuove modalità di esperienza e fruizione degli spazi espositivi e delle mostre proporre ai visitatori © Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia

Quest’anno Triennale Milano dedica ampio spazio al tema del gioco. Un argomento che per tutto il XX secolo è stato affrontato in arte, architettura e design, basta pensare ai giochi realizzati dalle prime Avanguardie o a quelli di Fluxus, fino al lavoro di quegli artisti che si sono confrontati con la progettazione di campi da gioco o alle ultime collaborazioni che mescolano gli spaccati del vissuto in co-branding realizzati dal designer Virgil Abloh, prima con Ikea poi con Vitra, nell’ambito di progettazioni sperimentali che miravano a raggiungere un pubblico interessato anche a questioni sociali. Triennale Milano guarda al gioco inteso come componente essenziale della geopolitica, della cultura e delle nuove pratiche del lavoro nelle società contemporanee e dà vita a PLAY!, ideato e curato da Julia Peyton-Jones con Lorenza Baroncelli, con l’installazione site specific OooOoO, uno Skatepark realmente praticabile e a ingresso libero, appositamente realizzato per la Galleria al piano terra di Triennale dall’artista coreana Koo Jeong A, che, fin dagli anni Novanta, lavora sulla reinvenzione degli spazi attraverso installazioni esperienziali e partecipative. Tra i progetti più recenti di Koo è proprio la serie dedicata agli Skatepark, il primo dei quali, OTRO, è stato realizzato nel 2012 in collaborazione con L’Escault Architectures e costruito sull’isola di Vassivière in Francia. OooOoO di Koo Jeong A vuole stimolare nel visitatore una partecipazione fisica e mentale dello spazio e vuole sfidare le dinamiche relazionali tra uomo e oggetto, tra individuo e collettività. Lo Skatepark in Triennale sarà animato da una composizione inedita di Koreless, produttore di musica elettronica con sede a Glasgow. Un passaggio della sua musica si alternerà

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© Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia

ripetutamente con l’illuminazione dello Skatepark che, completamente dipinto di vernice fluorescente, brillerà al buio. La musica interagisce così con l’installazione coinvolgendo il pubblico in una esperienza immersiva e multisensoriale. Ma non solo, la cultura skate sarà anche presentata in un ampio Public Program, a cura di Lorenza Baroncelli, e letta attraverso la lente di differenti discipline e temi come fotografia, moda, cinema, grafica, architettura e urbanistica, pubblicazioni indipendenti, musica e sport. Il programma include attività educational come Triennale Milano Academy of Skateboarding featuring Bastard, rivolta a bambini, ragazzi, famiglie e scuole. Il secondo episodio di PLAY! sarà un Playground che inaugurerà nel Giardino nel 2020. A concludere questo ciclo, nell’autunno 2020, una mostra dal titolo Play With Me!, a cura di Julia Peyton-Jones con Lorenza Baroncelli ed Emma Enderby, con le opere di artisti contemporanei che nel loro lavoro si sono confrontati con il tema del gioco. In contemporanea sarà presentata una selezioni di oggetti degli ultimi cinquant’anni provenienti dalla collezione di Triennale Milano. Koo Jeong A

OooOoO di Koo Jeong A TRIENNALE MILANO Fino al 16 febbraio 2020

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PERFORMANCE

50 YEARS OF AN ICON

VANESSA BEECROFT RENDE OMAGGIO AGLI OMINI DI KAPPA CON UNA PERFORMANCE CHE NE INTERPRETA IL LOGO ATTRAVERSO 50 DIVERSE ITERAZIONI

Lo skatepark pubblico di Miami diventa il palcoscenico dell’artista italiana Vanessa Beecroft che, per il cinquantesimo anniversario di Kappa realizza una performance offrendo un’inedita rilettura del marchio, reinterpretandone il logo Le cose migliori capitano spesso per puro caso. Era il 1969 quando il flash della macchina fotografica usata durante uno shooting di costumi da bagno di Kappa si inceppa. Due fotomodelli, un ragazzo e una ragazza, seduti schiena contro schiena, vengono immortalati controluce. Due sagome scure su sfondo bianco, all’apparenza uno scatto inutilizzabile eppure diventa la prima ispirazione per un logo che farà il giro del mondo diventando, grazie all’imprenditore visionario Maurizio Vitale, l’inconfondibile marchio di Robe di Kappa® che ora insieme a Vanessa Beecroft, in occasione del cinquantesimo compleanno del brand, tramite una coinvolgente performance al Lot 11 di Miami, il nuovissimo skatepark pubblico della città, assume 50 diverse iterazioni grazie alla performance ideata dall’artista italiana con cinquanta coppie disposte lungo l’intera superficie. Gli attori, vestiti con toni neutri si spostano nello spazio secondo gli schemi della coreografia di Jacob Jonas The Company, orchestrata dalla Beecroft attraverso movimenti coreografici alternati ad altri ricchi di spontaneità. Una performance fortemente ispirata all’ opera anticonformista e film-cult del regista italiano Michelangelo Antonioni Zabriskie Point. Oltre all’esibizione, la Beecroft cura la realizzazione di un ritratto del gruppo, assieme a scatti delle singole coppie e a un video dell’intera performance: “Il mio lavoro non ha mai mostrato l’interazione fisica tra un uomo e una donna. La mia percezione delle relazioni tra generi è stata inesistente, influenzata dalla mia biografia (una famiglia matriarcale in cui non erano inclusi né padre né fratello) e da film come La Notte di Antonioni e L’Eclisse. Queste opere trattano il tema dell’incomunicabilità e ci lasciano sospesi in un finale aperto. Mentre il mio lavoro è ancora autoreferenziale, basato sullo studio della forma femminile e della sua posizione nel mondo fisico e in quello spirituale, questa performance è per me l’opportunità di esplorare l’interazione tra generi e dare una nuova interpretazione della coppia di oggi”, spiega Vanessa Beecroft.

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DESIGN

IL SENSO DI VIRGIL ABLOH PER IL DESIGN

SOSTENIBILITÀ, ARTIGIANATO E LIMITED EDITION SCANDISCONO IL RITMO ARTISTICO DEL DESIGNER TRA I PIÙ ACCLAMATI E POLIEDRICI DEL MOMENTO

Reduce da collaborazioni sold out come quella con Ikea o Vitra, Virgil Abloh presenta a South Beach una nuova serie di oggetti di design. Tra le opere spiccano una ricerca sugli effetti della pubblicità, una rievocazione delle rampe da skate, design sostenibile e riflessioni sul climate change con panche e lampade che interpretano il fenomeno dell’acqua alta a Venezia

Protagonista indiscusso dell’ultima edizione di Design Miami Virgil Abloh è senza dubbio uno dei designer e artisti più acclamati e poliedrici del momento, fondatore del brand Off-White™ e direttore artistico della linea Menswear di Louis Vuitton. Un personaggio davvero lungimirante ha di recente dichiarato in una lunga intervista a Dazed che secondo lui il tempo dello streetwear sta per scadere: “Se ci penso, mi chiedo quante t-shirt, quante felpe, quante sneakers possiamo ancora acquistare? Penso che questo modo di esprimere noi stessi e il nostro stile sia ora possibile tramite il vintage. Credo che la moda si allontanerà dal concetto di comprare qualcosa di nuovo”. Forse in futuro lo vedremo concentrarsi maggiormente sul design, l’architettura e sulla musica, altre sue grandissime passioni. Proprio in tema design, in un’energica South Beach, ha presentato una serie di opere e oggetti che affrontano diverse tematiche, per esempio la scultura “Dollar Gallon” rappresenta la sua ricerca sugli effetti della pubblicità, mentre Crystal Clear, la serie limitata di oggetti per la casa ispirata al tema “Figures of Speech”, interpreta lo straordinario savoir faire Baccarat. Appassionato di street art, Virgil rievoca le rampe da skate Bench 2 con una panca lunga quasi

tre metri ideata per Galerie Kreo, un elemento simbolico in cui il linguaggio urbano si inserisce in un pezzo d’arredo. Forato a intervalli irregolari e regolari, ricoperto di graffiti, rappresenta il gesto ancestrale ed emblematico della filosofia di Abloh: “Per me il design ha sempre l’idea intrinseca di essere un ponte dal passato, con un occhio rivolto al futuro”. Per il marchio Evian, l’artista ha immaginato One Drop Can Make a Rainbow, un’edizione limitata dedicata all’idea di idratarsi in modo sostenibile. I disegni impressi sulla bottiglia si ispirano a una delle magie della natura, l’arcobaleno, come spiega Virgil Abloh: “L’idea che una goccia d’acqua possa creare un arcobaleno è stata l’ispirazione e la metafora per guidare il mio primo progetto come consulente creativo di Evian per il Sustainable Innovation Design.” Non manca una riflessione sul Climate Change che, visto dagli occhi del designer, si trasforma nella collezione Acqua Alta: sedie, panche e lampade limited edition realizzate per Carpenters Workshop Gallery interpretano il fenomeno dell’acqua alta nella Laguna della Serenissima, quando la città rischia di essere sommersa.

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Nella foto accanto Virgil Abloh x Vitra. Courtsey of Vitra


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Nelle foto sopra, Virgil Abloh Efflorescence Graff Session © Julien Cedolin - Courtesy Galerie Kreo

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Aqua Alta Set by Virgil Abloh (2018), courtesy of Carpenters Workshop Gallery

Baccarat x Virgil Abloh present “Crystal Clear”

Virgil Abloh’s Sculpture Photo Credit Luis Gomez


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THERE’S NO TELLING WHEN WE ARE FREE WHAT WE’LL DO

FELIPE INDOSSA TRENCH, MAGLIETTA, PANTALONI E CAPPELLO IN LANA PALM ANGELS. OMAR INDOSSA GIACCA IN PELLE CON DISEGNO, MAGLIONE E PANTALONI PALM ANGELS SCARPE SLAM

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OMAR INDOSSA GIACCA E T-SHIRT TAGLIATORE, GILET TELA GENOVA, PANTALONE PT TORINO

NELLA PAGINA ACCANTO, FELIPE INDOSSA GIACCA, MAGLIONE E PANTALONE TAGLIATORE CAMICIA ALESSANDRO GHERARDI

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GIACCA WOOLRICH, MAGLIONCINO RE-HASH, CAMICIA BARBOUR, PANTALONE TAGLIATORE, BUKET HAT C.P. COMPANY

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FELIPE INDOSSA GIACCA, CAMICIA CON FANTASIE E PANTALONE OMAR INDOSSA CAMICIA FANTASIA E SHORTS TUTTO FRANKIE MORELLO

SERGIO INDOSSA MULTICOLOR GILET CON TASCHE, SHORTS, POLO T-SHIRT E CALZINI, TUTTO BENETTON.

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JUSTIN INDOSSA FELPA CON TASCHE, TUTTO BENETTON


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GIACCA CON TASCHE OFF, CAMICIA ALESSANDRO GHERARDI, PANTALONE RE-HASH

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ROTTERDAM UNISEX BIRKENSTOCK.

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OMAR INDOSSA GIACCA TATRAS, GIACCA BLU SLAM, MAGLIONCINO CON RIGHE BARBOUR, SHORTS SLAM

NELLA PAGINA ACCANTO, FELIPE INDOSSA GIACCA BARACUTA, FELPA CON LOGO E ZIP FILA, POLO PAUL & SHARK,PANTALONE CON FANTASIA FLOREALE PT TORINO, BUKET HAT C.P. COMPANY

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OMAR INDOSSA GIACCA C.P. COMPANY FELPA CON LOGO FILA PANTALONE A SCACCHI BERWICH

NELLA PAGINA ACCANTO, FELIPE INDOSSA TRENCH E GIACCA CON DETTAGLI A SCACCHI TUTTO PAUL & SHARK

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K-WAY, CAMICIA BIANCA, CRAVATTA E SHORTS TUTTO LES HOMMES

PHOTOGRAPHER GIUSEPPE MORELLO STYLIST REBECCA DEL VITA MAKE UP GIULIA RUSSO FASHION COORDINATOR ALESSANDRO IACOLUCCI

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MODELS OMAR NDIAYE @ I LOVE MODELS MANAGEMENT FELIPE VILLAGRAN @ I LOVE MODELS MANAGEMENT SPECIAL THANKS FAMIGLIA CORTELLAZZO PER LA COLLEZIONE DI SKATEBOARD


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NEWEST

SOMETHING NEW SVELATA LA PRIMA SILHOUETTE DELLA PROSSIMA COLLEZIONE JORDAN BRAND X DIOR

Con il debutto della collezione Dior uomo negli Stati Uniti, Mr. Kim Jones il direttore creativo del menswear del marchio francese, ha mostrato in anteprima un modello della prossima collezione Jordan Brand x Dior la Air Jordan 1 High OG Dior. “Adoro mixare universi e idee differenti e Jordan Brand e Maison Dior sono entrambi esempi di assoluta eccellenza nei loro mondi”, afferma Jones. “Riunirli in questa speciale collaborazione è proporre qualcosa di esplosivo e innovativo”

Mostrate per la prima volta sulla catwalk di Miami durante la sfilata Pre Fall uomo 2020 di Dior le AJ 1 sono il frutto della collaborazione nata per omaggiare due grandi eventi, da un lato il 35° anniversario di Air Jordan e dall’altro il primo debutto della collezione Dior uomo negli Stati Uniti. Questa Air Jordan 1 High OG in edizione limitata sottolinea la fusione delle diverse culture americana e francese, una rappresentante dell’alta moda e l’altra dello sport, qui mixate per creare un nuovo look. “Ogni collaborazione che realizziamo inizia da una connessione autentica e dal desiderio di estendere ogni brand attraverso la creatività e l’innovazione del design”, afferma Martin Lotti, Jordan Brand VP of Design. “La nostra collaborazione con Maison Dior offrirà un nuovo

look nello stile del basket e fonde lo streetwear con il lusso. Renderemo omaggio alla ricca iconografia di entrambi i brand e trarremo ispirazione dalla nostra tradizione.“ Realizzata in Italia secondo gli standard di eccellenza, la AJ1 è stata creata con pregiata pelle di vitello che caratterizza la pelletteria della Maison Dior, nell’iconico Dior Grey, sinonimo della Maison sin dalla sua fondazione nel 1947. Il logo Jumpman Wings è impresso sulla tomaia con la scritta “AIR DIOR”. Lo Swoosh è realizzato in jacquard Dior Oblique, un motivo unico che rappresenta contemporaneamente entrambi i brand. Lo stesso motivo Dior è ridimensionato e inciso al laser sulle solette. La Air Jordan 1 High OG Dior in edizione limitata sarà disponibile a partire da aprile 2020 in selezionate boutique Dior.

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MUST HAVE

KULT SELECTION

I MUST HAVE DELLE COLLEZIONI CHE DESIDERI SONO GIÀ IN STORE

COOL A CHI È KULT...

Una vasta selezione di prodotti che racchiude lo spirito più dinamico di Emporio Armani. Un contenitore di capi, accessori e idee dall’impronta multifunzionale e metropolitana

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Tutte le foto, #Emporium by Emporio Armani

A CHI È EDGY, A CHI È

La collezione nata dalla collaborazione con i grandi marchi del settore tra cui Momo Design, Bic, Polaroid, Wilson e accessori United Pets, comprende palloni da calcio, frisbee e penne, astucci, matite; e ancora set per il viaggio, airpod case e penne USB personalizzate; occhiali, cappelli, orologi. Guinzagli e targhette per cani e gatti. Tutto racchiuso sotto l’iconico segno dell’aquila Emporio Armani. La collezione è in vendita online e negli store Emporio Armani di New York, Londra, Milano, Parigi, Tokyo, Hong Kong, Chengdu, Shenzen, Roma e Monaco.


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MUST HAVE

GIVENCHY TRA SPAZI URBANI E VITA METROPOLITANA

Un po’ art nuveau, un po’ vintage eppure un po’ romantico. Silhouette rilassate, tra visioni dark e decadenti ispirate a Baudelaire. Spiccano i pantaloni anni Novanta a gamba larga e cinture come catene. Ispirazioni floreali per la maglieria tecnica come quella da ciclista. Tessuti contrastanti che mixano alla perfezione formale e non, grazie anche all’abbinamento di stoffe metalliche e lucenti o vellutati nylon. Jacquard italiani si trasformano in soprabiti e pantaloni, i cui tradizionali pattern arazzo a fiori cedono il posto a nuove forme pixellate. Estremamente eccitante l’universo accessori che lascia respirare ancora di più l’ideologia di un viaggio attraverso gli ambienti urbani e lo stile di vita metropolitano con overnight alla mano e portaoggetti al collo.

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Tutte le foto, GIVENCHY men’s SS 2020

Dalla collezione uomo Spring Summer 2020 ma disponibili in negozio e online, i capi e gli accessori Givenchy percorronno le tappe di un viaggatore baudelairiano


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A CACCIA DI CAPSULE

ALLA SCOPERTA DEI CO-BRANDING PIÙ HOT DEL MOMENTO

Champion collabora con Luka Sabbat il giovane modello americano, nuova icona di stile e principe dei social. Puma si lascia contaminare dall’estro visionario di Ader Error per celebrare l’imperfezione. Adidas e Missoni tornano insieme per lo sport, un leitmotiv che ha catturato anche la nuova collezione di Nike c/o Virgil Abloh. Mentre Woolrich, partendo dall’heritage made in U.S.A, realizza una speciale capsule per Beams Plus, uno tra i più originali retail di ricerca giapponese BY ALESSANDRO IACOLUCCI

WOOLRICH CELEBRA BEAMS PLUS Sono tante le novità che provengono da casa Woolrich. Prima il nuovo logo, nato dalla reinterpretazione grafica dello storico “Red and Black Buffalo Check” e il rebranding sviluppato da Pentagram, il design studio indipendente fondato nel 1972 da un collettivo di creativi a Londra. Poi una nuova serie di capsule sviluppate quasi in contemporanea con Stüssy che insieme a Woolrich ha reinterpretato la camicia check verde e nero, completamente realizzata in lana americana con un’imbottitura in Tactel, una speciale fibra sviluppata da Dupont, ideale per la quotidianità e il tempo libero e con Beams Plus, il retailer giapponese per cui Woolrich, in occasione del suo 20° anniversario, ha sviluppato una speciale capsule disegnata da Daiki Suzuki in cui emergono la passione per l’outdoor, l’expertise e la più che centenaria storia di Woolrich. Colpiti dall’archivio Woolrich, i designer di Beams Plus sono stati guidati nell’esplorazione e nello studio dei cataloghi storici dall’inizio del 1900 a oggi in un viaggio all’interno dell’heritage americano.

In questo contesto unico, il prodotto “big game hunting” ha attirato l’attenzione dei designer, tanto da diventare il concept principale della capsule. Inoltre, il termine “big game hunting” porta il significato contemporaneo di “resilienza”, di “grandi obiettivi” e “grandi scopi”. Per questa collaborazione, lo stilista americano Daiki Suzuki è partito dal tradizionale motivo check Woolrich. Il risultato è unico, un pattern Black Watch che rielabora silhouette iconiche con il supporto di diversi riferimenti alla tradizione americana. “Ho lavorato per il brand dal 2006 al 2010 e uno dei migliori retailer è stato Beams+. Per questo ho pensato che sarebbe stato interessante disegnare dei modelli come se il marchio Woolrich Woolen Mills esistesse ancora oggi. Ho lavorato su alcune icone come la giacca lumberjack, i pantaloni da caccia, il gilet railroad e il cappotto mackinaw. Ho confermato i dettagli autentici e li ho declinati in una vestibilità moderna per creare una nuova interpretazione Beams+.”Ha affermato il designer.

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Mattia indossa Felpa in cotone e patch logo ricamata. pantaloni in cotone Tutto FRED PERRY

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PUMA & ADER ERROR

“BEAUTY IS WHERE YOU FIND IT”. PUMA E ADER ERROR TROVANO LA BELLEZZA NELL’IMPERFEZIONE Quando l’imperfezione diventa l’arma vincente per parlare di bellezza e sottoculture. La nuova collezione “Under Creativity” realizzata tra PUMA e il fashion brand coreano ADER ERROR, affermato come uno degli young fashion brand più vivaci e apprezzati in Corea, gioca sulle imperfezioni con l’obiettivo di creare qualcosa di inatteso e suggestivo. Silhouette progressive come la PUMA x ADER ERROR CGR, la Roma, la RS 9.8 e le Cell Alien, caratterizzate da brillanti tocchi di colore, etichette con segnali di pericolo, cuciture visibili ed elementi decostruiti. Il risultato è un concept look “under-construction” che rende indistinguibili il passato dal futuro. La collezione comprende una linea di abbigliamento sportivo che combina elementi retrò e futuristici, cuciture a contrasto e dettagli espressivi che possono essere scoperti in ogni pezzo. Il clothing pack include un Facetune_03-04-2019-18-56-42 windbreaker e una winter Facetune_24-10-2019-22-41-43 (2) jacket, una felpa, tops e pantaloni. La collezione offre anche una serie di accessori abbinabili per completare il look.


“ONE STEP FURTHER”, DOPO LA PRIMA COLLABORAZIONE, ADIDAS E MISSONI AMPLIANO LA LORO COLLEZIONE

ADIDAS & MISSONI Le sneaker di maglia UltraBoost adidas x MISSONI sono diventate un vero cult. Dopo la prima collaborazione il co-brand diventa una collezione più ampia e articolata. Con lo sport nel DNA e sulle orme dell’amore sportivo di Ottavio Missoni, atleta olimpionico con la passione del colore, la nuova collab. adidas x MISSONI declina lo sport in chiave ultracontemporanea e ridisegna la silhouette di capi per il running, trasformando le nuance in materia viva, che accompagna e libera i movimenti. Per questo nuovo cobranding l’energia, il dinamismo e l’agilità rappresentano

il leitmotiv che ispira le forme che aderiscono al corpo dove viene esaltato il “bouncing” delle nuove sneaker Pulseboost, dove il passo viene reso sempre più veloce e leggero. Uno spirito esaltato ancora di più dalle immagini della campagna e dal video futuristico realizzato per il lancio della capsule che si articola in avvincenti coreografie, passi e salti di danza contemporanea che si proiettano verso l’obbiettivo creando la sensazione di oltrepassare lo schermo. Un’esplosione di colori, come un rito religioso al culmine di un climax ininterrotto tra musica, ritmo, corpo e colore che si fondono insieme.

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NIKE C/O VIRGIL ABLOH

“ATHLETE IN PROGRESS”, LA NUOVA COLLEZIONE NIKE C/O VIRGIL ABLOH OMAGGIA I CORRIDORI Una collezione speciale che prende ispirazione dalla community internazionale del running e dai valori motivazionali condivisi da chi corre. Abbattere le barriere, avere fiducia nelle proprie capacità e tanto spirito di resilienza e volontà di continuare a migliorarsi. Per questa collezione Virgil Abloh si ispira all’abbigliamento per l’atletica leggera, sia come abbigliamento tecnico che come abbigliamento dopocorsa e ovviamente anche alle sneaker da corsa Nike. La campagna “Athlete in Progress” vede il debutto delle Nike x Off-White Vapor Street indossate dalla campionessa dei 200 metri Dina Asher-Smith. “Ho iniziato la conversazione con Nike su questo progetto di running femminile la scorsa estate e all’epoca ero davvero ispirato da tutto ciò che riguarda l’estetica delle campionesse di atletica leggera. Ed è per questo che ho invitato alcuni dei migliori atleti Nike di atletica a sfilare a Parigi per la collezione Primavera/Estate 2019 OffWhite come naturale anticipazione della collezione”, afferma Abloh.


“FOR THE TEAM”, CHAMPION E LUKA SABBAT INSIEME PER IL CENTENARIO DEL MARCHIO

CHAMPION & LUKA SABBAT Una campagna mondiale dalle mille sfaccettature che racconta cosa significhi essere una squadra nel 2019. Da un lato Champion dall’altro uno dei modelli americani tra i più influenti del momento. Sotto i riflettori e sulle passerelle da quando aveva quindici anni Luka Sabbat oggi, a soli 18 anni, si è conquistato un posto di rilievo nella moda e collabora al progetto di Champion per il suo centesimo anniversario. L’idea di Luka è stata quella di lavorare con un gruppo selezionato di giovani appartenenti all’organizzazione non-profit Art Start, con cui il brand ha già collaborato in qualità di benefattore. Luka ha sviluppato il concetto di squadra prendendo ispirazione dal programma “Emerging Artists” di Art Start, e osservando quanto questi ragazzi fossero potenti insieme, ha creato un’opera d’arte esclusiva e in edizione limitata utilizzando i capi d’abbigliamento Champion come tela. Vicino alla firma troviamo anche una citazione di Luka che meglio spiega come funziona la mente creativa. Da ex studente della Lower Manhattan Arts Academy, Luka conosce bene l’importanza dell’istruzione per la crescita di un giovane individuo, e questo rappresenta il fondamento del progetto. Chiamati a raccolta anche la squadra di calcio francese Le Ballon, la squadra di basket Beach Side Ballers di Sydney e le superstar della crew Choreo Cookies di San Diego. “Sono entusiasta di poter collaborare con Champion in occasione del centesimo anniversario e di poter vedere un mio pezzo sull’iconica felpa Champion Reverse Weave. Dopo aver parlato con i ragazzi dell’Art Start mi sono accorto che sono dei veri Champions: mettono il cuore in quello che fanno

e scoppiano di energia. Tutti sono capaci di immaginazione, ma la creatività che rende l’immaginazione realtà richiede lavoro di squadra. Solo così si diventa Champion” – commenta Luka Sabbat. David Robertson, Direttore del Global Brand Marketing di Champion, aggiunge: “Siamo molto emozionati di poter collaborare con Luka, soprattutto in occasione del nostro centesimo anniversario. Abbiamo lavorato con tantissime squadre durante l’anno, ma il progetto di Luka in collaborazione con Art Start ci dà una nuova prospettiva sul significato della cultura di squadra. Il suo punto di vista unico combinato con il talento degli studenti dell’Art Start si inquadra perfettamente all’interno della campagna. Questa partnership ci permette di concludere in grande il nostro primo secolo, e di cominciare a programmare il prossimo.” “Avere l’opportunità di collaborare sotto la guida di Luka Sabbat rappresenta ciò che il programma Artisti Emergenti di Art Start vuole raggiungere: offrire esperienze reali in cui i giovani possono esplorare, imparare e crescere all’interno del proprio spazio creativo” ha affermato Mariama NogueraDevers di Art Start. “Ci impegniamo al massimo per offrire opportunità uniche all’interno di aziende creative in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze possono imparare nuove cose. Poter lavorare con Luka e ascoltare i suoi consigli professionali è stata una bellissima esperienza. Apprezziamo molto la sua attenzione ai loro diversi interessi artistici e stilistici, oltre che la sua dedizione a questa partnership creativa.”

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Bottiglie di plastica recuperate dai fondali marini. Nylon, lana e cotone riciclati. Pneumatici riciclati e tanta ispirazione Desigual per processare tantissimi rifiuti e trasformarli in materiali a cui dare una seconda vita, rendendoli capi e accessori. Questo il nuovo progetto del marchio spagnolo in collaborazione con Ecoalf. “Dove il mondo vede rifiuti, noi vediamo un’opportunità”. È nata con questo spirito la capsule sostenibile realizzata in cobrand dai due marchi dove sono protagoniste scarpe, giacche e accessori che non hanno sprechi e non ne generano perché nati da materiali riciclati e che a loro volta sono riciclabili. Cosa faresti con 5 bottiglie di plastica? Come spiega Desigual “noi le abbiamo usate per creare sneakers in poliestere riciclato”. Non mancano nella collezione il bob double-face. Il primo cappello double-face 2 in 1 ideato da Ecoalf in esclusiva per Desigual, realizzato con una percentuale di materiali riciclati. E gli zaini con una percentuale di poliestere riciclato proveniente da bottiglie e prodotto con un ridotto consumo di acqua.

THERE IS NO PLANET B

ECOALF X DESIGUAL

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“POSSESSIONS OF MY SOUL” CAPI UNISEX E MULTIFUNZIONALI

PEAK PERFORMANCE X BEN GORHAM Una lunga escursione a Riksgränsen, in Svezia, 200 km a nord del Circolo Polare Artico, è ciò che ha ispirato la nascita della collezione e delle sue funzionalità. I capi sono stati progettati, infatti, per affrontare questo tipo di ambiente e le condizioni atmosferiche che lo caratterizza: da -2 gradi con forte pioggia e vento, la giornata si trasforma rapidamente lasciando spazio a un cielo azzurro, sole e 15 gradi. “Durante la nostra avventura abbiamo attraversato ogni condizione meteo immaginabile. È nelle nostre pause, di fronte a un paesaggio incontaminato, che abbiamo discusso di ciò che serve e si desidera quando si è là fuori, in mezzo alla natura. È proprio da quest’escursione che è nata l’esigenza di creare capi dotati di funzionalità specifiche.” afferma Ben Gorham. Capi realizzati pensando di voler infondere nelle persone che li indossano fiducia e sicurezza per affrontare

le forze incontrollabili della natura, utilizzando tessuti tecnici e pura lana merino, dove i colori e le tonalità proposte riflettono le svariate sfumature di grigio delle montagne di Riksgränsen. Comprimibilità e leggerezza sono aspetti chiave della collezione: tutti i capi possono essere infatti facilmente ripiegabili nella propria tasca. “Non sono mai stato veramente esposto alla natura fino a quando non ho iniziato a sciare, arrampicare e surfare in acque fredde. Questo mi ha davvero aperto la mente a uno stile di vita diverso. C’è qualcosa di liberatorio nella natura e nella cultura outdoor che mi riconnette con me stesso. È la cosa più vicina alla meditazione che conosco.” continua Ben Gorham. Tutta la collezione è realizzata pensando al rispetto per l’ambiente in ogni step di progettazione.

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TERRAINS DE JEUX

FELPA JURASSIC LOGO,BOXEURS IN PELLE E MARSUPIO TUTTO GCDS.

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SERGIO INDOSSA CAMICA E SHORT FANTASIA, CAMICIA BIANCA, BORSA VERTICALE E MINI BORSELLO TUTTO LACOSTE JUSTIN INDOSSA FELPA CON LOGO E CAMICIA TUTTO LACOSTE

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NELLA PAGINA PRECEDENTE,JUSTIN INDOSSA MAGLIONE SHORTS IN JEANS NERO E FISHERMAN HAT,TUTTO GCDS. SERGIO INDOSSA FELPA JURASSIC LOGO E BOXEURS IN PELLE TUTTO,GCDS.

IN QUESTA PAGINA STRIPED SOCKS E SKATE SNEAKERS TRASPARENTI GCDS

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SERGIO INDOSSA MULTICOLOR GILET CON TASCHE, SHORTS, POLO T-SHIRT E CALZINI, JUSTIN INDOSSA FELPA CON TASCHE,TUTTO BENETTON.

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JUSTIN INDOSSA GIACCA CON LOGO , FELPA CON ZIP E PANTALONE FRED PERRY WHITE SOCKS JACK & JONES CROSS TRAINER SNEAKERS DIADORA

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SERGIO INDOSSA FELPA BIANCA CON DETTAGLIO ROSSO, PANTALONE CON LOGO E SNEAKERS, TUTTO ROSSIGNOL.


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ROTTERDAM UNISEX BIRKENSTOCK.

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SERGIO INDOSSA CAMICA E SHORTS IN SETA HORO STRIPED SOCKS JACK & JONES SNEAKERS IN SERPENTE GIUSEPPE ZANOTTI.

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SERGIO INDOSSA GIACCA SPORTIVA, T-SHIRT, PANTALONE E DURATCH ELITE SNEAKERS,TUTTO DIADORA.


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OFFSIDE BERMUDA, ALPACA SNEAKERS, PANTALONE E DURATCH ELITE SNEAKERS DIADORA STRIPED SOCKS JACK & JONES

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ZAINO IN PELLE MARRONE MORESCHI

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JUSTIN INDOSSA TRACK TOP E PANTALONE EFFETTO INCRESPATO PUMA BUCKET HAT MOOSE KNUCKLES STRIPED SOCKS JACK & JONES SNEAKERS GIUSEPPE ZANOTTI

PHOTOGRAPHER FRANCESCO ANGLANI STYLIST REBECCA DEL VITA MAKE UP & HAIR GIULIA RUSSO STYLIST ASSISTANT MARGHERITA PUNTONI FASHION COORDINATOR ALESSANDRO IACOLUCCI MODELS SERGIO AMORE @I LOVEMODELS MANAGEMENT JUSTIN LITVINAVICIUS @I LOVE MODELS MANAGEMENT

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PITTI VANGUARD

LE NUOVE LEVE DELLA MODA, PROTAGONISTE DELLA SCENA GLOBALE BY RICCARDO TERZO

KULT incontra Luca Rizzi, da un anno alla direzione della piattaforma Tutoring & Consulting di Pitti Immagine, per raccontare il percorso in grado di coinvolgere il più interessante aspetto della moda di oggi, ovvero i talenti del design a livello nazionale e internazionale, fra i dubbi sul futuro della moda e una strategia che mira a due obiettivi: credibilità e qualità

In un pomeriggio di fine novembre, in pieno quartiere Brera a Milano, andiamo a trovare Luca Rizzi, Direttore Pitti Tutoring e Consulting, nella sede meneghina di Pitti Immagine - una delle più importanti aziende italiane della moda che oggi riesce a rimanere protagonista nella scena globale grazie ai diversi programmi e attività che coprono l’intero anno (da Pitti Uomo e Pitti Bimbo, passando per Fragranze al più recente Testo che si terrà per la prima volta a marzo 2020). Nonostante un panorama poco positivo e forse caotico, la missione di Luca Rizzi è di puntare

sulla qualità del tutoring e soprattutto delle consulenze delle realtà esistenti. È passato quasi un anno dal suo arrivo a Pitti come direttore di Tutoring & Consulting, succedendo a Riccardo Vannetti. ‘Credibilità’ è la parola preferita di Rizzi che lega volentieri al proprio lavoro con Pitti Immagine. Risulta in effetti la parola giusta se si pensa a come nel corso degli anni l’azienda abbia supportato realtà come MSGM, Off White e molti altri nel diventare established.

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Luca Rizzi


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INTERVIEW

Raffaele Cavicchi

“L’azienda ha capito, nel corso degli anni, di avere una sezione che potesse intercettare ciò che succede fra gli emergenti, nascendo nel 2016 con Vannetti e trasformandosi ufficialmente in Tutoring & Consulting l’anno scorso con il mio arrivo; la credibilità è l’etichetta che ci porta avanti collaborando prima di tutto pro bono con le scuole grazie agli interventi o i concorsi che facciamo; con una selezione ristretta di scuole e studenti cerchiamo di fare un vero supporto dedicato unicamente alla preparazione professionale dei più giovani talenti. Abbiamo deciso di fare meno parole e dedicare il nostro tempo a quest’attività di orientamento.” La domanda che introduce la conversazione è spinosa: un punto sulla situazione degli emergenti oggi, sul design e sull’educazione. “Sicuramente è una questione su cui tante istituzioni si stanno ancora muovendo, non riuscendo a definire bene uno stato delle cose chiaro. Esiste però un gap tra l’effettiva voglia di aiutare un talento e il dichiararlo soltanto - lavoriamo dopotutto in un’industria che è al novanta percento un’operazione di marketing e comunicazione - quindi, concretamente, succede ben poco se si tolgono i grandi premi di gruppi come LVMH, Woolmark o altri programmi specifici. Sarebbe utile poter riunire tutte le istituzioni a livello internazionale per definire una strategia comune su come supportare il talento, magari creando un fondo per gli emergenti aiutandoli ad accedere al mondo lavorativo. Tutto questo, ovviamente, funzionerebbe se si cominciasse a dire dei grandi no poiché sarebbe più corretto concentrare le forze in termini di spazio sul mercato e di finanziamenti su chi, per talento, merita davvero. Bisogna avere il giusto mix di passione e finanza, un’operazione veramente difficile.” Anche il boom di iscrizioni universitarie per gli studi di moda, sull’onda dell’interesse

crescente verso questa industria, hanno reso la situazione molto complicata e difficile da gestire. Gli istituti, in media, dal 2010 hanno registrato una crescita pari al cinquanta percento, se non addirittura del cento percento, di iscrizioni andando a giustificare in questo modo l’industria dell’educazione e provocando un surplus di giovani professionisti formati per lavorare nel fashion system. La questione diventa complicata se si pensa che all’aumento delle iscrizioni nelle facoltà di moda corrisponda la crisi che ha investito anche l’industria stessa, andando a creare una situazione disequilibrata fra la bassa possibilità di inserimento nel mondo del lavoro e il numero di giovani che vogliono accedervi. “Sarà banalissimo come ragionamento ma a mio avviso i social network hanno aperto una finestra su questo mondo. È sempre stato difficile capire il movimento che c’è dietro al fashion, mentre adesso tutto è apparentemente più accessibile. Si è diffusa una smania di fare moda, una necessità di accedere a questa gabbia dorata; inoltre, la moda ha aperto le porte anche a chi non ha un’educazione relativa alla moda in tutti i suoi ambiti, tante volte trovando molta improvvisazione e confusione. Inoltre, si è formata una voragine fra la formazione e professionalità più alte e le troppe figure junior che cresceranno con difficoltà, saltando da un’azienda a un’altra. Manca una nuova generazione di professionisti con la giusta educazione che possa prendere il posto della generazione uscente. Tutta la fascia che dovrebbe stare in mezzo si è spostata per forza di cose verso la libera professione; si sono create quindi innumerevoli agenzie e personaggi che, tornando al discorso dei social, hanno avuto una voce, che si tratti di persone competenti o meno. Nonostante ciò, i social hanno anche permesso la

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Pitti Uomo torna a gennaio per un’edizione che ospiterà nomi rilevanti e di grido come Jil Sander, Random Identities e Telfar

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Giuliano Koren


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INTERVIEW

Pitti Immagine

visibilità dei talenti che non avrebbero avuto altro modo di farsi conoscere [fenomeno che accade ancora oggi nei cosiddetti mercati emergenti della moda, ndr]. In ogni caso, anche per l’educazione ci sarebbe bisogno di un tavolo di discussione onesto per capire la direzione in cui si sta andando, soprattutto in vista dell’espansione a livello globale - si contano ormai più di centocinquanta fashion week in tutto il mondo, no? - e della forte tendenza da parte degli studenti di tutto il mondo di trasferirsi soprattutto in Europa per studiare il know-how locale.” Inoltre, la democratizzazione della moda e dell’educazione relativa a essa hanno portato a una diminuzione della qualità di ogni livello del sistema stesso, a partire, appunto, dal sistema universitario per cui spesso la disponibilità economica dello studente è più importante della sua attitudine alla creatività. “Ed è per questo che gli studi dovrebbero essere ripensati più in un’ottica di missione che a un mercato su cui investire. Avere la possibilità di accedere a un’università molto costosa non vuol dire meritarsi un posto in questo mondo lavorativo, cosa che nel momento in cui accade porta a un abbassamento della qualità del lavoro. Nella mia esperienza personale una cosa mi ha salvato e mi ha fatto crescere: saper dire di no nel momento giusto.

Bisogna essere capaci di dire di no per evitare rovinose cadute.” Ritornando alla sezione guidata da Rizzi, essa non è dedicata solo agli studenti; parte fondamentale rimane il consulting relativo alle aziende grazie a una struttura ad hoc. “Esiste un network parallelo che coinvolge da un lato un portfolio di designer con cui collaboriamo e dall’altro lato tantissime aziende, italiane o internazionali, che ci chiedono una consulenza creativa. Si tratta di una piattaforma abbastanza variegata per quanto riguarda le collaborazioni, da aziende grandi e consolidate a quelle più piccole. Il network è la parola chiave che ci permette di imparare cose nuove, affrontando esperienze trasversali da trasportare sulle realtà più piccole o, talvolta, su quelle più grandi.” La parte più difficile forse riguarda lo ‘scardinamento creativo’ che nasce dalla necessità delle aziende collaboratrici di crescere. “Tutto parte dalla loro esigenza di cambiare - anche se ultimamente stiamo cercando di aiutare quelle realtà più chiuse, bussando alla loro porta per invogliare a uscire dagli schemi tradizionali legati all’industria. Tutti vogliono, in generale, una ricerca che porti a un nuovo sviluppo ma spesso mancano i mezzi per questo cambiamento per i più disparati motivi. Il nostro obiettivo è aiutare a sviluppare un coordinamento, svelare ciò

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Giuliano Koren

che spesso non funziona e intervenire con un nostro stimolo.” Come si inserisce Tutoring & Consulting negli eventi di gennaio e giugno di Pitti Uomo e qual è l’aspetto di cui sei più orgoglioso della sezione che dirigi? “Le attività sono ben distinte, è importante sottolinearlo. Noi ci muoviamo indipendentemente dagli eventi di Pitti a livello internazionale. Succede però che ci sia la possibilità di concentrarsi su progetti più precisi e di coinvolgere designer con cui abbiamo collaborato. Alcuni nomi? Eleanor McDonald e Daoyuan Ding per esempio, vincitori di ITS 2018 e 2019. Oppure basti pensare all’area speciale in partnership con l’agenzia ICE per valorizzare le start-up italiane. Per quanto riguarda l’aspetto che mi inorgoglisce di più, penso al grande rispetto e alla fiducia che i direttori storici di Pitti Immagine continuano a darmi. Ci siamo ritrovati qualche giorno fa, in occasione del primo anno della mia collaborazione con l’azienda, e sapere di avere il loro rispetto visti gli obiettivi che ci siamo posti e in una previsione di crescita, mi fa capire di essere su una buona strada e di essere nell’osservatorio migliore per questo ambito lavorativo. Il mio sogno è riuscire ad avere una voce a livello internazionale per portare un approccio più corretto, magari etico. È solo questione di tempo.”

Pitti Immagine

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YOUNG IN THE MAKING BY MARCO TORCASIO

In bilico su quel filo sottile che si posiziona tra la ricerca esasperata di nuovi sapori e la necessitĂ di comunicare in modo spontaneo col proprio pubblico, sette indirizzi da non perdere a Milano hanno voglia di stupire

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Tapa Bistrot & Cocktail Bar, Moebius Milano


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Canapè Shop|Kitchen|Spirits Piatti gourmet e cocktail a base di canapa La canapa sativa, vero e proprio superfood, entra in cucina sotto forma di semi decorticati, farina e olio di semi bio (ovviamente senza il principio attivo del tetraidrocannabinolo, comunemente detto THC), nei cocktail sotto forma di infusioni o affumicature, e nei prodotti naturali venduti nello shop dove è possibile acquistare tisane, farina, olio e cosmetici, oltre a diverse varietà di infiorescenze. Siamo da Canapè, in zona Moscova a Milano. La drink list è opera del bartender Andrea Castellari, bolognese di nascita, ma cittadino del mondo per vocazione, che per Canapè ha elaborato diciannove signature cocktail a base canapa. La cucina è affidata al giovane Alberto Dematteis che ha elaborato per il locale una serie di proposte all’insegna della contaminazione. Il menu supera l’impostazione tradizionale e prevede, al momento, quindici piatti principali caratterizzati da una comune ispirazione fusion che coniuga una base asiatica molto spiccata con rimandi giapponesi, come una salsa teriyaki rivisitata o l’uso del crudo, anche se non mancano i ravioli o le mezze maniche (che ricordano il classico primo italiano) in farina di canapa. Canapè Shop|Kitchen|Spirits Via Moscova 48, Milano

Moebius L’osteria gastronomica che fa tendenza Il nome è liberamente ispirato allo pseudonimo del celebre fumettista francese, all’anagrafe Jean Giraud. A capitanare Moebius c’è il 27ennne Lorenzo Querci insieme a Luca Pilia (sous-chef), Filippo Arrighi (sommelier) e Marco Siclari (barman). Lo chef è Enrico Croatti, golden boy che illumina di stelle tutte le cucine di cui prende le redini: la prima l’ha conquistata nel 2013 a Madonna di Campiglio come executive chef del Dolomieu, dove ha firmato la carta per 10 anni fino al 2018, la seconda è arrivata lo scorso anno come chef dell’Orobianco di Alicante, primo ristorante di cucina italiana a ricevere il riconoscimento in terra iberica. Ora la realizzazione del suo più grande (per ora) sogno nel cassetto: arrivare a Milano. Moebius sorge in un ex deposito di tessuti, su una superficie di 700 metri quadrati per 12 metri di altezza, con una specie di piattaforma sospesa in aria, una sorta di navicella spaziale sospesa a 4 metri dal suolo. Sotto invece, ai piedi di un ulivo andaluso di 700 anni, inserito in una spettacolare teca in vetro, c’è il Tapa Bistrot e Cocktail Bar dove le esperienze dello chef fatte in Spagna, Francia e Stati Uniti si declinano in forma di tapas e si accompagnano ai cocktail e alla musica jazz dal vivo. Moebius ha infatti anche un palco per ospitare concerti, un ampio spazio veranda e, grazie alla collaborazione con Massive Music Store, un punto vendita di vinili dal fascino intramontabile. Moebius Via Cappellini 25, Milano

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Røst La cucina circolare che mette i produttori al centro Røst è un progetto che si poggia sulla passione, l’energia e la competenza di tre giovani appassionati: Hippolyte Vautrin, imprenditore del settore food già noto per il ristorante Kanpai; Enrico Murru, a cui è affidata la guida operativa, in sala così come nella definizione del peculiare mix tra cantina e cambusa; Lucia Gaspari in cucina ad applicare la propria visione di cucina sostenibile. Røst è la storia di un viaggio e di una scoperta. Messer Piero Querini, mercante veneziano, nel 1431 cercava fortune commerciali fuori dal Mediterraneo. Partito da Candia (isola di Creta) con una nave carica di malvasia, legni aromatici, spezie e cotone con l’intento di raggiungere le Fiandre, vide via via svanire il suo sogno commerciale, che si tramutò in un tragico naufragio. Lungo la rotta, rotto il timone e l’albero maestro a causa di ripetute tempeste, l’equipaggio riuscì a salvarsi toccando terra nell’isola deserta di Sandøy, nell’arcipelago norvegese delle Lofoten. Querini e i suoi compagni furono soccorsi dai pescatori dell’isola di Røst, popolo dedito alla pesca e all’essiccazione del merluzzo e soggiornarono per circa quattro mesi con loro prima di riuscire a ripartire. Di quell’esperienza abbiamo la testimonianza dello stesso Querini, (conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana) che tornò a casa dopo un lungo viaggio per mare e portò con sé il nuovo curioso alimento, scambiandolo lungo il tragitto fino a Venezia, con vitto, alloggio e trasporti di vario genere. Oggi la trattoria informale Røst rievoca la nota vicenda storica instillandola nella sua cucina basata sui prodotti della tradizione. La carta abolisce le categorie di ordine (antipasti, primi, secondi, contorni), prediligendo un racconto orizzontale tra piatti da condividere liberamente. Famiglie di pietanze proposte in piccoli piatti possono popolare la tavola in ordine libero per favorire l’assaggio e la convivialità. Røst Via Melzo 3, Milano

Lucia Gaspari, Enrico Murru, Hippolyte Vautrin

Oyster Bar Le ostriche diventano un cibo “democratico” Dopo il Messico con Canteen, il Vietnam con Saigon e la Tokyo futurista con Shimokita, è la volta di Oyster Bar, al civico n.12 di via Archimede. Ispirato ai mitici chioschi di ostriche e frutti di mare delle regioni francesi di Normandia e Bretagna, il nuovo locale di Luca Guelfi porta a Milano un concept del tutto inedito. Uno spazio raccolto e accogliente in cui si mangia e beve seduti su informali sgabelli attorno a un banco a isola. Una grande ghiacciaia è posta al centro del locale, attorniata dagli esperti oystermen che accompagnano gli ospiti in una degustazione marina che spazia tra ben oltre 20 varietà di ostriche provenienti da tutto il mondo e un’inedita varietà di frutti di mare e crostacei. I clienti possono poi scegliere tra una proposta quotidiana di piatti caldi e freddi esclusivamente a base di pesce: tartare, ceviche, caviale e carpacci, oltre alle immancabili aragoste alla catalana. Per un’esperienza nuova e a 360°, 8 diversi Premium Gin e Vodka accompagnati da acque toniche ricercate - ognuna diversa in base al distillato - vengono utilizzati per realizzare gin e vodka tonic a regola d’arte, per un accostamento perfetto ai sapori delle ostriche. Gli interni metropolitani underground dall’aria retrò caratterizzano il design del locale. Il pavimento è in legno antico restaurato dal maestro Carlo Apollo di API Antichi Pavimenti Italiani, le lampade/lanterne, disegnate da Doriana e Massimiliano Fuksas e realizzate da VENINI, illuminano con classe l’ambiente, in armonia con il sottofondo musicale direttamente curato da Luca Guelfi. Oyster Bar Via Archimede 12, Milano

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Spica Un viaggio intorno al mondo Le chef Ritu Dalmia e Viviana Varese raccontano di un viaggio attorno al Mondo attraverso il cibo, con una selezione dei piatti internazionali più amati durante i loro viaggi, dall’Oriente, alle Americhe, all’Europa con incursioni dai loro paesi di origine, l’India e l’Italia. Dim sum in pasta cristallo e bao dalla Cina sfilano insieme a insalate thai, zuppe birmane e ramen in stile giapponese. “Cocas mallorquinas” introducono all’Europa e alla inaspettata pizza fritta italiana. Samosa del Rajasthan, dosa del sud dell’India e paratha di Delhi portano verso i mille sapori indi. Tortillas e tostadas, ma anche nachos e ceviche verso Messico e Perù. Sorprendente la signature drink list ideata dal barman Nicolà Rapezzi, ispirata alla costellazione della Vergine, di cui Spica è la stella più luminosa. Spica Via Melzo 9, Milano

Killer Food Kills Love Lì dove per circa 30 anni ha vissuto il Killer Plastic O, tempio pagano del nightclubbing milanese, adesso c’è un ristorante. Fa strano sedersi ai tavoli disposti nei pressi di quello che un tempo era il conteso privè di Nicola Guiducci. La cosa più strana che vi capiterà però sedendovi a cena sarà il sottofondo musicale. Mai ascoltati Smashing Pumpkins, Portishead, Radiohead, Pulp e Massive Attack in un colpo solo. Lo chef, oltre che bravo in cucina, ha anche gusti musicali pazzeschi. La proposta gastronomica è, a dire il vero punto di partenza del Killer, voluta fortemente dall’executive chef Andrea Marconetti. Nel locale non troverete le canoniche portate, ma piatti, tutti da scoprire insieme, unici nel loro genere. Da accompagnare ai cocktail suggeriti dal bartender o a una delle oltre 100 etichette di vino attualmente disponibili. Killer Viale Umbria 120, Milano

Mystic Burger L’hamburgheria con i panini signature Tartina al latte, tenerissima pancia di maiale alle spezie orientali, purea di limoni alla brace, porro fritto e salsa satay. Questo è “Mishanesimo”, un intrigante mix di sapori formato panino. «In questo panino ho voluto mettere alcuni pezzetti delle esperienze che ho fatto in giro per il mondo. Ingredienti, preparazioni e tecniche di paesi lontani con le loro tradizioni. È un piccolo viaggio da un continente all’altro che al primo boccone però ci riporta al nostro territorio, a qualcosa che conosciamo bene» racconta lo chef che ha firmato un panino per Mystic Burger. Misha Sukyas, milanese di origini armene e giramondo per natura, ha iniziato la sua attività ai fornelli a 6 anni, quando a Los Angeles aiutava la sua tata. Diverse le esperienze in campo televisivo con Hell’s Kitchen su Sky Uno e poi volto di Food Network dal 2018 con “Chopped” ed “Effetto Wow” come unico protagonista. Ad aprile è uscito il suo primo libro con Allan Bay. Mystic Burger Via Diaz 78/80, Como Via Mascherpa 14, Carate Brianza (MB) Strada Statale Briantea 342/4, Montorfano (CO)

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CREATIVE La nuova limited edition Johnnie Walker Blue Label si riveste dell’Aurora Boreale che illumina maestosamente le Highlands scozzesi

Johnnie Walker celebra l’eccellenza delle rarità con il lancio di Johnnie Walker Blue Label Rare Side of Scotland, realizzando una bottiglia e una confezione in edizione limitata in collaborazione con Timorous Beasties dove tre delle più rare specie di uccelli scozzesi come l’aquila dalla coda bianca, il chiurlo e il rapido edredone vengono illustrare in ogni minima sfaccettatura mentre spiccano il volo sullo sfondo di una magnifica Aurora Boreale. Alistair McAuley, co-fondatore di Timorous Beasties, ha affermato: “Il nostro oggetto del desiderio è la ricerca delle forme più rare di bellezza in Scozia, allo scopo di mostrarle al resto del mondo: una passione che condividiamo con il team Johnnie Walker. La nostra fonte di ispirazione è la bellezza naturale del paesaggio, ed è stato un privilegio incorniciarla in un progetto ad hoc, come un invito esplicito a visitare la Scozia per scoprire il fascino aspro e raro delle sue terre selvagge”. Ogni bottiglia di Johnnie Walker Blue Label custodisce rari whisky selezionati su tutto il territorio scozzese, ciascuno caratterizzato

da aromi unici e da una personalità specifica. Soltanto una botte su 10.000 nelle riserve senza pari di oltre dieci milioni di whisky scozzesi in maturazione presenta l’intensità e il carattere necessari per la creazione di tutta la complessità di Johnnie Walker Blue Label, comprese alcune preziosissime botti provenienti da distillerie “fantasma” chiuse da decenni. Il risultato è un whisky vellutato e scorrevole, con una ricchezza di carattere incredibilmente rara come ha appunto spiegato il Dr. Jim Beveridge, Master Blender di Johnnie Walker: “Studiare le rarità alcoliche di ogni angolo della Scozia è un enorme privilegio per me, oltre che il frutto di una passione personale che da quarant’anni mi accompagna in Johnnie Walker. La celebrazione di whisky scozzesi rari e straordinari, insieme all’eccezionale maestria del nostro team di esperti produttori di whisky rappresenterà sempre la vera essenza di Johnnie Walker Blue Label. Lo studio Timorous Beasties condivide con noi la stessa devozione al lavoro, come emerge chiaramente dal design meraviglioso della bottiglia”.

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SPOTLIGHT SEI BUONI MOTIVI PER PARTIRE NEL 2020

I locali vibranti di Barcellona, il fascino della Slovenia, l’arte e i negozi di

Berlino. Insieme alle tasting experience di Londra e Detroit, fino alle digital

exhibition di New York. Se ancora non avete fatto tappa in questi luoghi è arrivato il momento di prenotare

B Y M A R I N E L L A C A M M A R O TA

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BARCELLONA Dopo un giro alla scoperta dei luoghi di Gaudì la movida si concentra sulle terrazze panoramiche con i dj set tra i più calienti, eccone alcuni pronti per la nuova stagione Le tappe d’obbligo sono il Parc Güell, giardino progettato da Gaudí, in cui è possibile ammirare la casa dove ha vissuto l’artista, la terrazza panoramica e la coloratissima Sala de les Cent Columnes. Poi dritti verso il viale del Passeig de Gracia e verso la maestosa Sagrada Familia. Una visita è dovuta anche all’imponente Cattedrale gotica dedicata alla Santa Croce e a Santa Eulalia, patrona di Barcellona, per proseguire fino alla Chiesa di Santa Maria del Mar. Gli appassionati di design non potranno mancare l’Hospital de Sant Pau, opera dell’architetto Lluís Domènech i Montaner e l’enigmatica Casa Batlló di Antoni Gaudí. In una delle città più calienti della Spagna che tra tapas bar, caffetterie o le sue Chocolaterias contiene anche una serie di locali notturni iconici come i “coctelerías” (cocktail bar), i “whiskerias”, i “xampanyerias” (bar dove si può gustare il Champagne catalano: il Cava). I rooftop sono i più gettonati, accolgono numerosi eventi e attività, dai concerti di jazz, alle dimostrazioni culinarie, fino ad arrivare alle feste in piscina. Da non perdere la SEMANA DE LAS TERRAZAS, una decina di giorni da inizio giugno, fatti di concerti, lezioni di yoga o di cucina in più di 70 hotel cittadini e la maggioranza delle attività sono gratis (si paga solo la consumazione). L’estate è il periodo più ricco con la sua OFF WEEK, ovvero la settimana che precede il festival Sonar, l’evento top europeo dedicato agli amanti dell’elettronica. In questo periodo le terrazze degli hotel ospitano dj set esclusivi, pool party e performances dal vivo. Tra le migliori terrazze ci sono quella dell’Hotel H1898, sulla Rambla, il suo settimo piano offre una superba vista a 360º di Barcellona. Bellissima anche la terrazza dell’Hotel Pulitzer, grandissima cosparsa di lucine colorate che creano un’atmosfera caldissima e che favorisce le conoscenze intorno al grande tavolo centrale da condividere; aperta tutte le sere e dal mercoledì al venerdì organizza concerti dal vivo e dj set, l’ingresso è gratuito e visto che l’ambiente è cosmopolita e informale non c’è nessun dress code obbligatorio. C’è poi l’Hotel Barceló con la sua Teraza 360’ è uno dei migliori bar panoramici di Barcellona, magico all’ora del tramonto, lo spazio è aperto tutto l’anno e da aprile a novembre ogni giovedì, venerdì e sabato ospita un dj set. Imperdibile la zona del Porto Olimpico frequentatissima di notte, con bar e club sul lungomare come: Opium Mar, Shoko, CDLC o il Pacha di Barcellona. Non lontano, nel quartiere dal sapore più industriale di Poble Nou, ci sono club giganti come il Razzmatazz, il riferimento del indie-rock, pop, house ed electro. In fine L’Eixample con le sue discoteche alla moda è il distretto frequentato da studenti e jetsetters. Ph e info tour: boscolo.com/it/viaggi

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BERLINO Design post moderno, locali clandestini e discoteche ricavate da ex fabbriche, insieme ai luoghi dell’arte e dello shopping all’avanguardia Se volete scattare uno di quei selfie con panorama mozzafiato, dalla piattaforma del Palazzo del Reichstag, un impressionante concentrato di acciaio, metallo e vetro in stile postmoderno, si gode di una vista spettacolare. Qualche consiglio su cosa vedere: il quartiere Mitte è il cuore pulsante di Berlino, centro storico e zona nevralgica della movida offre la più alta concentrazione di locali che vanno da raffinati lounge bar a megadiscoteche. Per chi si sente più radical chic non può mancare una tappa al Auguststraße, che si sviluppa intorno alle sue gallerie d’arte. Se avete voglia di immergervi in un’atmosfera invece più underground il Tresor (Köpenicker Str. 70) farà al caso vostro è una discoteca su tre piani ricavata da un’ex centrale termica con dj set che spaziano dalla techno alla house fino all’ elettronica sperimentale. Nascosto sotto un ponte della ferrovia si trova il locale clandestino più esaltante di Berlino: un tunnel del divertimento, con una piccola pista da ballo e un palco su cui si esibiscono dj e band dal vivo, si tratta di Bar Tausend (Schiffbauerdamm 11). Chi non soffre di vertigini può prenotare una cena nel ristorante Sphere all’interno della Torre della Televisione alta 203 metri, che ogni 30 minuti ruota su se stesso. Gli amanti dell’arte non potranno fare a meno di far tappa all’Isola dei Musei, un isolotto sul fiume Sprea, che racchiude alcuni dei siti più importanti. Chi ama invece la street art non può perdere L’East Side Gallery, tra il ponte Oberbaum (Oberbaumbrücke) e la stazione (Ostbahnhof). Per lo shopping giusto il consiglio è quello di recarsi a Potsdamer Platz dove è possibile vedere anche il celebre Sony Center e la sua cupola che cambia colore durante il giorno o nel leggendario viale Kurfürstendamm con i suoi grandi magazzini e le boutique. Nel quartiere ‘turco di Berlino’, Kreuzberg popolato da artisti, studenti e musicisti, invece si potrà iniziare la serata in un ristorante etnico per poi sentire un concerto indie-rock o punk, ballando fino a mattina. Tantissimi i locali di Kreuzkolln per esempio in Weserstrasse, con i suoi pub e piccoli bar; ma i locali top restano: KreuzbergKreuzkolln Ankerklause (Kottbusser Damm 104), un pub dove Quentin Tarantino ha passato le serate durante le riprese di “Bastardi senza gloria”. Da sperimentare anche il Ritter Butzke (Ritterstraße 26), una delle discoteche top ricavata da uno spazio industriale con quattro piani. Sempre a Kreuzberg c’ è poi il KitKatClub (Köpenicker Str. 76) la discoteca erotic-chic più famosa di Berlino. Ph e info tour: boscolo.com/it/viaggi

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LONDRA

Un locale eclettico nel cuore di Londra ispirato alla cultura e allo stile meneghino che evoca il fascino delle antiche latterie. Offre i piatti della cucina tradizionale italiana, circondati dal design old school progettato da Vudafieri-Saverino Partners lo studio di architettura, autore di alcuni locali milanesi di maggior tendenza tra cui Spica, Il Luogo di Aimo e Nadia, Peck CityLife, Ristorante Berton, i due Dry

Già l’esterno di Latteria il ristorante sulla Essex Road 56/58 di Londra è una chiara rievocazione delle vetrine in alluminio degli anni ’50 di colore rosso acceso, con insegne che fuoriescono come dei pop-up. L’ingresso è accentuato da due pareti di vetro curve che definiscono una piccola bussola nell’atrio. I tavoli in formica con bordi di alluminio, i banconi in zinco, il pavimento in seminato, le piastrelle diamantate, i mattoni a vista e le lampade a sospensione, modellate su stampi per dolci, sono gli elementi che danno carattere all’ambiente e fanno da fil rouge in tutto il locale. Due colori caratterizzano gli spazi: il bianco caldo, che ricorda il colore del latte, e il rosso, una tonalità che contraddistingue anche la facciata esterna, per rievocare l’eleganza milanese. I materiali rimandano agli anni ‘50: superfici laccate semilucide e laminate, acciaio lucido e satinato, zinco… Se il piano terra si distingue per il grande banco gastronomia e l’atmosfera vivace, il piano inferiore offre uno spazio più raccolto, con una sala da pranzo lontana dal brusio. La zona ristorante è articolata in diverse sale. La prima, collocata allo stesso livello dell’ingresso, presenta panche in ecopelle tipiche degli anni ‘50. Salendo alcuni gradini si accede alla lounge room, dove spicca una grande panca in velluto che ne definisce il perimetro. La stanza del piano inferiore si distingue per le pareti ricoperte di carta da parati vinilica rossa, interrotta da due vetrine in vetro, che possono essere accese illuminando i prodotti contenuti all’interno. In tutto il ristorante sono presenti mensole e armadietti, in stile latteria anni ‘50, pensati per esporre pasta, olio, sottoli, vini e altri prodotti.

Ph Moon Ray Studio Latteria Essex Road 56/58 | Londra

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SLOVENIA Tra panorami mozzafiato e movida, Lubiana è una capitale tutta da scoprire. Locali, pub, discoteche e festival con musica dal vivo Un paese estremamente affascinante ricco di storia e di luoghi incomparabili che offre anche tanta movida. La capitale Lubiana è il centro della vita notturna e perla di rara bellezza, anche se ancora poco conosciuta è infatti in grado di offrire un numero considerevole di attrazioni, per tutti i gusti e tutte le età. La città abbonda di locali, pub, discoteche e festival con musica dal vivo. Il punto focale è la famosa piazza Prešernov Trg; tra i locali da vivere il Klub Cirkus aperto da mercoledì a sabato dalle 22.00 alle 05.00. Ubicato in un vecchio cinema Cirkus è una delle più popolari discoteche di Lubiana, dove sono soliti esibirsi noti dj sloveni e internazionali. Top Six Club aperto mercoledì, venerdì e sabato dalle 23.00 alle 5.00, nato nel 2012 è la discoteca più gettonata di Lubiana. Situato al sesto piano dei grandi magazzini Nama, il club è raggiungibile grazie ad un ascensore totalmente di vetro. Sia ristorante che discoteca, il Top Six Club si contraddistingue grazie alla sua location, che regala ai suoi visitatori un panorama mozzafiato ed una splendida vista su Lubiana, ma anche per i suoi interni super fashion. Ph e info tour: boscolo.com/it/viaggi

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DETROIT

Tavoli in vinile, pareti in lineoleum, piastrelle color menta e tanto neon. Nell’East Side di Detroit l’eredità di un antico forno rivive in un locale dove assaporare la tradizionale cucina americana dall’influenza europea, sulle note di un jukebox del 1957 Nato da un’idea di ASH NYC e dell’Executive Chef Kate Williams, per riportare sulla tavola del bistrot americano il savoir faire culinario dei bisnonni dello chef Anton ed Elizabeth Karl, ma soprattutto del loro forno nell’East Side di Detroit. La leggenda della famiglia vuole che la generosità di Elizabeth abbia messi fuori uso l’attività commerciale. Quando i clienti non potevano pagare, Elizabeth sgattaiolava fuori dalla porta sul retro, dando loro il pane gratuitamente… lo spirito del nuovo Karl’s si rispecchia proprio nel senso di cura, nello stile e nell’originalità delle proposte per colazione, pranzo e cena. Il menu è composto dai classici per eccellenza con una forte attenzione alla tecnica, come Matty’s Ham Sandwich o il Barb Maurice: la versione classica dell’iconica insalata del grande magazzino di Hudson nel centro di Detroit. Un omaggio alle radici della bakery visto che la ricetta è quella della mamma di chef Kate. Non mancano proposte di ispirazione europea come il German breakfast roll e le torte del giorno come la cheesecake con frutti di bosco di stagione. Mentre il bar serve una selezione di bevande calde, cocktail classici, vino e pinte di birra. Progettato da ASH NYC, proprietari di The Siren Hotel, lo stile del Karl’s offre un tocco moderno con accenni nostalgici di un bistrot americano d’altri tempi, utilizzando panchine in vinile, sgabelli, piani in laminato, piastrelle modellate e cromo e neon accenti. Sfumature di verdi vintage, spiccano i colori dell’arancio e rosso. La pavimentazione in legno originale del 1926 e le pareti in linoleum sono rifinite con cromate metalliche e legno, trasportando gli ospiti indietro nel tempo, insieme a oggetti trovati e alcune fotografie della famiglia di chef Kate. Karl’s ha anche un’area di performance dedicata alla musica dal vivo che prende ispirazione dai club che sono considerati una vera istituzione come Honest John’s in Detroit, il London Chop House e il The Long Island Bar, in Brooklyn, tutto affiancato da un jukebox Wurlitzer del 1957 restaurato con cura e fornito in collaborazione con Paramita Sound e Third Man Records.

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KARL’S 1509 Broadway Street, Detroit, Michigan, 48226


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APRE AL CHELSEA MARKET DI NEW YORK IL PRIMO SPAZIO DEDICATO ALLA DIGITAL ART

Si chiama ARTECHOUSE ed è il primo spazio permanente del Chelsea Market di New York City costruito esclusivamente per l’arte dei nuovi media che mette in mostra “Machine Allucination”, l’installazione realizzata con le opere rivoluzionarie del digital artist di Los Angeles Refik Anadol Refik Anadol, classe 1985 e originario di Istanbul, è l’artista, regista e pioniere dell’estetica mediale scelto da ARTECHOUSE per inaugurare l’esposizione permanente negli spazi del Chelsea Market di New York. Nel suo lavoro Anadol colloca la creatività all’intersezione tra uomo e macchina, offrendoci visualizzazioni radicali dei nostri ricordi digitalizzati mostrando in maniera esponenziale le possibilità dell’architettura, della narrativa e del corpo in movimento. Fautore della performance audio / video dal vivo e installazioni immersive, Anadol offre un punto di vista della nostra relazione con il tempo e lo spazio e sulla creatività potenziale delle macchine. Inserito all’interno del Chelsea Market di New York, ARTECHOUSE si propone come una delle piattaforme tra le più avanzate al mondo in tema digital art che sfrutta la tecnologia Immersive Hyperreal Sound di L’ISA con 32 canali separati, consentendo agli artisti di creare nuove esperienze sonore multidimensionali per produzioni live e registrate. In questo senso Machine Allucination di Refik Anadol è un esperimento di realtà sinestetica che proietta e trasforma le immagini architettoniche di New York, rivelando le connessioni nascoste tra momenti unici nella

cultura e nella storia architettoniche iconiche della città. “Sono particolarmente orgoglioso di essere il primo a reimmaginare questo edificio storico, che ha più di 100 anni impiegando l’intelligenza artificiale per aiutare a narrare la relazione ibrida tra l’architettura e la nostra percezione del tempo e dello spazio. Machine Allucination offre al pubblico uno sguardo nel futuro dell’architettura stessa.” Ha detto l’artista in occasione dell’inaugurazione. Ad oggi, ARTECHOUSE ha attirato quasi mezzo milione di visitatori nelle sue sedi a Washington DC e Miami, presentando una nuova generazione di appassionati di arte con uno sbocco accessibile per il digitale e il nuovo media art. Come spiega il co-fondatore e art director Sandro Kereselidze: “La missione di ARTECHOUSE è sempre stata quella di fornire una piattaforma ai creatori il cui lavoro spinge confini di ciò che è possibile nel campo della tecnologia e delle arti. Siamo entusiasti del debutto della nuova visionaria e rivoluzionaria installazione di Refik Anadol, che coinvolgerà il pubblico di New York con una sua esperienza artistica completamente nuova e mai vista prima amata città”.

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Machine Hallucination by Refik Anadol ARTECHOUSE Chelsea Market 439 W 15th St. - New York (NY) artechouse.com

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AMERICAN TOUR OUT OF MAINSTREAM

Mettete da parte lo smartphone, le esperienze sono da vivere live, sul momento, qui e adesso. Dal West Virginia al Missouri, passando per East Tennessee e North Carolina, lo sport conquista i viaggiatori in cerca di una full immersion INTO THE WILD. Un trip all’insegna dell’avventura con attività tra aprile e luglio 2020, nel Sud degli Stati Uniti lontano dal turismo di massa B Y M A R I N E L L A C A M M A R O TA

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WEST VIRGINIA Stay Wild. Dal rafting, ai percorsi in mountain bike e hiking ma anche yoga Con quasi il 75% dello Stato coperto da foreste e la sua posizione idilliaca nella regione degli Appalachi, il West Virginia è un paradiso per i viaggiatori in cerca di avventure all’aria aperta e bellezza selvaggia. I più avventurosi possono cimentarsi nel rafting nelle celebri acque bianche del New River George e del Gauley River, considerate da molti le più belle del pianeta, o nell’arrampicata lungo la via ferrata di Nelson Rocks. Per chi preferisce staccare la spina e immergersi nel silenzio della foresta, due must della destinazione sono i percorsi in mountain bike e l’hiking nei tanti parchi statali e nelle aree gestite dal National Park Service, tra cui una porzione del celebre Appalachian Trail. Oltre agli sport c’è di più: le vette selvagge del “Mountain State” custodiscono alcuni dei segreti più preziosi della costa orientale, come le terme con sorgenti minerali naturali. In inverno le cime innevate rendono il paesaggio ancora più magico e si apre la stagione dello sci. Per rendere l’esperienza di viaggio ancora più coinvolgente, per tutto l’anno è possibile partecipare ad eventi sportivi speciali, dalle lezioni di yoga nel West Virginia Botanic Garden alla mezza maratona attraverso la Canaan Valley (26 aprile 2020).

NORTH CAROLINA E EAST TENNESSEE Kiteboard, surf e kayak. L’adrenalina passa anche per natura selvaggia e paesaggi mozzafiato Il North Carolina è famoso in tutto il mondo per i suoi scenari iconici e la varietà paesaggistica, che spazia dalle spiagge bianche della costa alle cime del Great Smoky Mountains National Park, uno dei parchi nazionali più grandi degli Stati Uniti e il più visitato in assoluto. Questa meraviglia naturale situata proprio sul confine con il Tennesse è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1983 e regala una pace unica nonostante il grande afflusso di visitatori. I panorami spettacolari sono la ricompensa perfetta per chi si incammina lungo i 150 percorsi escursionistici disponibili, che includono un aspro tratto di 115 km di Appalachian Trail, a cui si aggiungono attività adrenaliniche come il rafting nelle rapide. Lungo il litorale, oltre agli sport acquatici come il kiteboard, il kayak e il surf, c’è anche tempo per rilassarsi in paradisi solitari, davanti a tramonti spettacolari. Durante tutto l’anno nella destinazione si svolgono eventi molto amati da locali e visitatori, tra cui spiccano i Grandfather Mountain Highland Games (9-12 luglio 2020).

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TRAVEL

MISSOURI Le Meramec Caverns sono tra le grotte più incredibili da visitare, ma non solo Avventura è la parola d’ordine del “Show-MeState”, con la sua offerta infinita di attività all’aria aperta, a chilometri di distanza dal turismo di massa. I percorsi in bicicletta lungo il tracciato di un’antica ferrovia nel Katy Trail State Park lasciano spazio alle esperienze offerte dai tanti laghi e fiumi dello Stato. Qui i viaggiatori possono riscoprire un autentico legame con la natura seguendo i ritmi lenti della pesca nelle acque del Lake of the Ozarks, per poi passeggiare lungo i sentieri con vista sul fiume nello Ha Ha Tonka State Park, o praticare canoa sulle acque dell’Ozark National Scenic Riverways, il primo parco nazionale costituito per preservare il sistema dei fiumi. Lo Stato è famoso anche per la presenza di oltre 6.000 grotte, tra cui le spettacolari Meramec Caverns, un vasto complesso di formazioni calcaree nella regione degli Ozarks. Il divertimento in Missouri non finisce con l’estate: in autunno i colori del foliage rendono i paesaggi ancora più suggestivi, mentre durante l’inverno le attività all’aperto lasciano il posto ad alternative indoor come il parco acquatico al coperto del TanTar-A Resort nella zona del Lake of the Ozarks.

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Tra templi e movida

ISRAELE

Per prima cosa è importante lasciarsi immergere nell’atmosfera colorata del mercato Mahne Yehuda con i suoi sapori e odori orientali che la sera si trasforma nel miglior club a cielo aperto di Gerusalemme. I bar sostituiscono le bancarelle e la musica sostituisce le voci dei commercianti, e intorno a mezzanotte, quando la birra locale o l’Arak si miscelano con la musica da tutto il mondo si può scoprirete il vero spirito di Israele. Ma il vero hot point è Tel Aviv. Alcuni dei bar più cool si trovano lungo Dizengoff Street, sede anche del centro commerciale omonimo Dizengoff Center Mall, mentre percorrendo il viale Alenby verso i quartieri meridionali della città si scopriranno’ i migliori mercati e tanta street art. Sempre su Alenby Street si trovano tutti i tipi di locali desiderabili, dall’hip hop alla musica soft israeliana. Altra città sorprendente di questa antica terra è Eilat nella parte meridionale del paese, a 4 ora da Tel Aviv dove visitare uno dei club di immersione situati lungo la costa. A Eilat gli amanti degli sport acquatici hanno solo l’imbarazzo della scelta tra windsurf, sup, rafting, kite surf. Questa città è la più turistica del paese e famosa per la sua vita notturna tra grandi feste, per lo più di musica israeliana orientale e pop. Dal punto di vista storico e architettonico nessuna città è più bella di Petra, o almeno così scriveva Lawrence d’Arabia: “Petra è il più bel luogo della terra: non per le rovine, ma per i colori delle sue rocce”, raggiungibile solo tramite una stretta gola chiamata Al Siq. Una città storica e sacra che contiene tombe e templi scavati nelle pareti di arenaria rosa, da cui deriva il suo nome “Città rosa”. La sua struttura più famosa è El Khasneh un tempio di 45 metri di altezza con una facciata decorata in stile greco conosciuto come Il Tesoro. Passando per Gerico, si comprenderà come questa città fortificata tra le più antiche al mondo, la cui fondazione risale infatti a 8000 anni prima della nascita di Cristo, è meta imperdibile per chi decidesse di fare pellegrinaggio in Terra Santa. Altro primato della città è dato dalla sua posizione, situata nella depressione del Mar Morto, a -240 metri sul livello del mare, divenendo così la città al mondo che è collocata all’altitudine più bassa del pianeta. Altre mete di questa terra affascinante e ‘spirituale’ saranno infine il sito di Qumran, Jerash, il Mar Morto e gli scenari di sabbia del Wadi Rum.

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NOTTI IL NIGHT SKIING PIÙ AUDACE E COINVOLGENTE IN ITALIA E ALL’ESTERO BY ANTONELLA TEREO

Discese in snowboard o sugli sci, escursioni in ramponi o ciaspole non sempre hanno i minuti contati. Per chi vuole i tempi supplementari ecco una rassegna delle località dove il brivido non si ferma davanti al buio della notte

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TRENTINO ALTO ADIGE Le piste ideali sono Diagonale Montesel, Cordela, Lavaman e l’area Snowpark: qui da 900 metri d’altezza fino a 1800 di quota le piste restano illuminate da led di ultima generazione. Nelle serate del 19/23/26/30 Dicembre 2019 e tutti i martedì e i giovedì a partire dal 2 gennaio fino al 5 marzo, sempre dalle 20 alle 22.30. Il divertimento non ha fine grazie anche al grande après ski all’aperto della piana di Vason, con musica e animazione per concludere le serate sulla neve. Info: skimontebondone.it

DOLOMITI PAGANELLA Tra i più gettonati (anche di giorno) quello di Dolomiti Paganella resta il tracciato fra i migliori dell’area per una sciata al buio, con i suoi tre km di lunghezza. Il martedì e il venerdì la telecabina Andalo - Doss Pelà fino alla stazione intermedia Dosson è pronta a traghettare sulle piste gli appassionati dalle 19.30 alle 22.30, per godere della discesa lungo la pista illuminata Cacciatori 1. La sosta consigliata poi ai buongustai è il Rifugio Dosson con i suoi piatti tipici locali e l’atmosfera unica. Info: paganella.net

ALPE CERMIS La possibilità di sciare quando il sole è già dietro le cime da un po’ è quasi un must dove gli impianti sono fra i più attrezzati, fra la pista Olimpia 3 dell’Alpe Cermis e la pista di Obereggen dello Ski Center Latemar. Gli orari sono per lo sci notturno in zona, dalle 19.30 alle 22.30 e al termine e non c’è nulla di meglio che fare un salto per cena nel rifugio fra specialità della zona. Quello più consigliato è il rifugio Dosso del Larici del Cermis da cui, al termine della serata, si può rientrare con gli sci ai piedi o con la telecabina per avere una vista impagabile su Lagorai. Info: visitfiemme.it

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SAN MARTINO DI CASTROZZA La pista rossa - con una variante azzurra - “Colverde” è lunga 2.6km e con 500 metri di dislivello, un vero e proprio palcoscenico per lo sci notturno servito da una veloce cabinovia. Il tracciato è fra abeti e larici, e arriva direttamente nel centro di San Martino, un’opzione che rende piacevole anche il finale del percorso. A fare luce sulla pista ci sono 35 palloni illuminanti “Sunglobe”, ovvero sfere di 1,5 metri di diametro sospese sui piloni dell’impianto che danno una luce soffusa ma regolare, per un’atmosfera molto suggestiva. Info: sanmartino.com

VAL DI ZOLDO Il white carpet in notturna apre dalle 19.30 alle 23 il 6 e 7 dicembre a Val di Zoldo, nel Bellunese sulle piste del Plan del Crep e così nel week end successivo il 13 e 14 per poi inaugurare definitivamente la stagione dal 21 dicembre al 05 gennaio tutti le serate negli stessi orari. Dal 9 gennaio al 15 febbraio poi, sarà aperto ogni giovedì, venerdì e sabato. Da segnarsi poi per chi ama i fuori programma anche la serata del 19 febbraio perché sulle piste, in concomitanza alle discese degli appassionati sui 5 km di tracciato, ci sarà anche una gara autodrive organizzata dallo sci club Uoei ed uno ski test della Volki. Info: aldizoldofunivie.com

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OBEREGGEN Un vero e proprio NightPark quello di Obereggen dove dal 29 novembre si accendono i riflettori alle 21.30 e inizia il circo bianco notturno per gli amanti delle notti in pista al chiaro di luna. Nell’Obereggen Night Show, l’appuntamento fisso è ogni lunedì - dal 23 dicembre 2019 al 30 marzo 2020 – quando in scena va il grande spettacolo della scuola sci e snowboard, con le acrobazie dei migliori freestyler. E poi il calendario degli appuntamenti continua tra il 26 dicembre 2019 e il 30 marzo 2020, con le Carezza Snow Nights dove protagonista è il giovedì notte sulla Pista Pra di Tori. S’inaugura così lo show dei maestri di sci tratto dalla leggenda di Re Laurino, con dimostrazioni di freestyle e di telemark classico e moderno. Ma per chi ama meno clamore, a Nova Ponente tutti i martedì, mercoledì e giovedì si può aderire alla più tradizionale Sciata Notturna, dalle 20 alle 22. Info: obereggen.com/it

ARABBA Solo nelle serate di luna piena, quando la luce naturale del cielo stellato diventa complice, ci si può imbattere in un percorso dove il classico night skiing prende un’altra forma. Con gli esperti skialp si segue un tracciato di circa 2,5 chilometri, partendo dal paese di Arabba da 1.602 metri di altitudine arrivando al Monte Burz, 1.962 metri con le pelli sotto gli sci e frontalino addosso (o chi preferisce, con le ciaspole o i ramponi). Ci si gode così il percorso della durata di circa un’ora di salita fino a raggiungere il rifugio dove una cena in stile ladino attende il gruppo. Poi, in discesa, in 30 minuti si passa a Plan Boè per proseguire su un tracciato più aperto proprio ai piedi del Massiccio del Sella e con una vista impagabile sul paesino illuminato di Arabba e il versante di Porta Vescovo. Info: arabba.it

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SANTA CATERINA VALFURVA La vista sul paesino è ancor più affascinante per chi sceglie di godersi le discese by night sulla pista “Debora Compagnoni”. Quest’anno in programma il calendario delle notti magiche segna dalle 20 alle 23 le serate del 10 e del 31 gennaio e poi i sabato dal 22 febbraio al 7 marzo. Alla fine della pista poi, quest’anno nei pressi della stazione di partenza della Cabinovia Vallalpe c’è un nuovo ristoro, per una sosta accompagnata dal vin brulé o bombardino ideale per terminare al caldo la sciata in notturna (che è anche gratuita per quanti sono i possessori della BORMIO SKIPASS plurigiornaliera in corso di validità con durata minima di 6 giorni). Info: santacaterina.it

PONTE DI LEGNO A Ponte di Legno Tonale il divertimento serale è sulla Pista Valbione, il mercoledì ed il sabato dalle 20.30 alle 23.00. E sempre in questa località, fra una discesa e l’altra, fino a marzo 2020 saranno organizzati oltre 50 concerti (l’opening il 7 dicembre con il Winter Opening Party) con strumenti di ghiaccio all’interno del teatro di neve, sul ghiacciaio Presena a 2.600 metri di quota, dove verranno anche posizionate 3 camereigloo di ghiaccio per chi vorrà pernottare e concludere la giornata con un’esperienza altrettanto particolare. Info: pontedilegnotonale.com

NASSFELD Austria Lo sci al buio qui si declina su una delle piste illuminate più lunghe delle Alpi, nel cuore della Carinzia. Il programma di quest’anno assegna ad ogni sabato sera (dal 04.01.2020 al 07.03.2020) il privilegio di una pista lunga ben 2,2 chilometri, aperta ed illuminata dalle 18.30 alle 21, per permettere a tutti gli appassionati di sci di godere della neve per più tempo (e per tutti i possessori di abbonamenti Nassfeld lo sci notturno è anche gratuito). Info: nassfeld.at/it

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VILLACHER ALPEN ARENA Austria Se la propria specialità è in particolar modo il fondo, la soluzione by night perfetta è presso la Villacher Alpen Arena. In questo centro dedicato allo sci nordico ai piedi del monte Dobratsch (nei pressi di Villach) c’è un’attrezzatissima pista lunga cinque chilometri, di cui tre omologati dalla FIS come pista da gara, dotata di impianti d’illuminazione per lo sci serale e d’innevamento artificiale. L’impianto è aperta ogni giorno, a seconda delle temperature e delle condizione della neve fino alle ore 20. Info: villacheralpenarena.at

CRANS MONTANA Svizzera Andando in Crans Montana, dove c’è un’area di ben 140 chilometri di superficie sciabile (è possibile sciare da 1500 metri fino al ghiacciaio a 3000 metri), l’occasione è ottima per scoprire in una veste inedita e anche fuori orario la pista des Verdets. Nella località del Vallese si può godere del tracciato in notturna e con uno snowpark che conta 50.000 mq d’estensione da esplorare anche sotto le stelle. In particolare il sabato sera e, durante le vacanze di Natale e a febbraio, sia venerdì che sabato, dalle 18,30 alle 21,15 (ultima risalita skilift Verdets alle 22). Info: crans-montana.ch

LA CLUSAZ Francia L’appuntamento per chi scia di notte ma non si vuole far mancare nulla è sulle piste a La Clusaz, dove non mancano anche quest’anno le serate clou del divertimento per gli appassionati di sci e freeriding. La stagione sciistica - che apre quest’anno il 14 dicembre e termina il 26 aprile 2020 - destina alle serate del 10 gennaio e del 7 marzo 2020 quelle dell’evento Full Moon, il più gettonato, ma con qualche novità in più per quest’edizione. In programma infatti non solo un orario maxi (dalle 21 all’una di notte) ma anche animazione e Icebar a bordo pista per chi al posto di sciare vuole godersi il riflesso della luna sulla neve senza faticare. Info: laclusaz.com

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FRA LE PISTE DI SIERRA NEVADA Spagna Nella stazione sci di Sierra Nevada, la più a Sud d’Europa, fra Maribel e Rio nei pressi di Monachil ci sono percorsi illuminati ad hoc per praticare sia sci che snowboarding di notte su neve fresca e compatta della regione di Granada. Una pista lunga 5,8 chilometri in due percorsi possibili anche fra Borreguilles e Pradollano, per un’opportunità che permette di godersi il proprio sport invernale quando scende la sera dalle 19 alle 22 il mercoledì ed il sabato, fino al 30 aprile 2020 ad una quota minima di 2200 mt. Info: sierranevada.es

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AUTO / MINI COOPER SE & AUDI Q3 SPORTBACK

SPORT CHOICE DUE NUOVI MODELLI DA PERDERE LA TESTA

Guida sportiva e tante nuove emozioni che catturano l’attenzione di una generazione cool grazie ai sistemi di infotainment e al fattore green

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MINI C OOPER SE L’ELETTRIC A C HE MAN C AVA Segna l’inizio di una nuova epoca per la compatta più iconica. Poche le modifiche al modello ‘tradizionale’, con il solo obiettivo di identificarla nella gamma. La presa di ricarica si trova sopra la ruota posteriore destra e il logo Mini Electric in rilievo segnala il differente tipo di alimentazione. Anche l’abitacolo è identico a quello delle altre versioni, tanto che nonostante le batterie la capacità è rimasta di 211 litri, espandibile a 731 litri. Il protagonista resta il quadro strumenti - su misura per il modello - costituito da uno schermo a colori da 5,5 pollici nel noto design Black Panel, posizionato dietro al volante. Il propulsore deriva dall’ultima versione dell’elettrico sincrono sviluppato da Bmw Group: genera una potenza massima di 135 kW/184 Cv. Le prestazioni dichiarate dalla Casa sono

valide: 0-100 km/h in 7,3 secondi, 150 km/h di velocità massima autolimitata ma i tecnici sono molto orgogliosi dello 0-60 km/h in 3,9 secondi. La trazione elettrica non fa perdere lo storico gokart feeling e dovrebbe regalare una maneggevolezza al top, supportata da sospensioni perfezionate e armonizzate su una base specifica. Importante sarà anche l’innovativo sistema di trazione con sistema di controllo dello slittamento delle ruote anteriori. Con un baricentro inferiore di almeno 30 mm rispetto alla Cooper S, la distribuzione ottimale del peso aiuterà la Mini Full Electric a raggiungere un’ottimale dinamica nel misto. Ordinabile sul sito electric.mini.it/ a 33.900 euro, prime consegne da marzo 2020. by M.B.

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AUTO / MINI COOPER SE & AUDI Q3 SPORTBACK

AUDI Q3 SPORTBAC K L A VERSIONE RS SARÀ L A PIÙ SPORTIVA DELL A FAMIGLIA AUDI Prima ancora che fosse annunciato al mondo l’esistenza di una versione coupé del Suv compatto Audi Q3, siamo stati a Monaco per vedere la versione più sportiva: RS Q3 che monta il cinque cilindri turbo da 400 Cv, la punta di diamante di una gamma completa di motorizzazioni benzina e Diesel, con cambi manuali ed automatici, anche con trazione integrale Quattro. Con una lounge personalizzata e una sfilata dell’ultima collezione Armani, parte dai Silos di via Bergognone a Milano la prova stampa nazionale della nuova Audi Q3 Sportback. Adotta un tetto spiovente, fiancate scolpite e passaruota bombati che le conferiscono un aspetto sportiveggiante. L’ampia griglia tridimensionale nera del single frame ottagonale, le prese d’aria trapezoidali e il possente paraurti anteriore con blade orizzontali donano alla Q3 Sportback una personalità distintiva. Sportiva sì, ma anche comoda e versatile: il portellone posteriore elettrico è di serie e il bagagliaio ospita da 530 a 1.400 litri di carico utile abbattendo i sedili posteriori (scorrevoli di 13 cm), con un piano di carico su due livelli. I sedili anteriori garantiscono una posizione di guida sportiva, ma anche confortevole. In funzione dell’allestimento sono disponibili i sedili sportivi con cuciture a contrasto, il volante in pelle con la parte inferiore della corona tagliata, il pacchetto illuminazione che consente di scegliere tra 30 diverse tonalità di luce ambiente, gli inserti

look alluminio e parte dei rivestimenti in Alcantara. Alla guida la nuova Q3 Sportback non tradisce le aspettative: dinamica e dal piglio sportivo, ma sempre confortevole. Prezioso il sistema Audi drive select (di serie) che permette di scegliere tra i sei profili disponibili, inclusa una modalità specifica offroad, quale si adatta meglio allo stile di guida del momento. Abitacolo tecnologico con tutti i più recenti sistemi di infotainment – compresi Apple Car Play e Android Auto – e di assistenza alla guida come l’MMI plus con comandi touch e vocali con linguaggio naturale e apprendimento dall’esperienza (machine learning), così come i servizi Car-to-X e Amazon Alexa, l’Audi Virtual Cockpit e i sistemi di assistenza alla guida derivati dai modelli di categoria superiore. Grazie all’intelligenza collettiva della flotta Audi si possono avere informazioni sulla disponibilità di posti nei parcheggi, avvisi di pericolo in caso di nebbia o ghiaccio sulla strada e addirittura informazioni sui semafori in modo da adattare la velocità e sfruttare al meglio “l’onda verde”. Disponibile con trazione anteriore oppure integrale quattro e motorizzazioni moderne Diesel e mild hybrid a benzina con prezzi a partire da 41.400 euro, nuova Q3 Sportback sarà anche proposta nella sportivissima versione RS da 400 Cv, ma il motore più gettonato resta il 2.0 TDI da 150 Cv che riesce a percorrere fino a 18 km con un litro di gasolio emettendo appena 144 g/km di CO2. by A.R.

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