Posh 5 / 2017

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POSH The hottest luxury for a good life

Miami Le residenze capolavoro Jade Signature

Tecnologia I prodotti super top

New York Abitare nel MoMA

Dreaming The Haute Couture

L.A. Not So General, la nuova galleria cool

I Megayacht italiani più desiderati al mondo

Londra Esclusivi rooftop Milano CityLife Shopping District

N–5 Unique Media srl – Bimestrale 30–10–2017

Assoluto is more

3





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COLOPHON

POSH

Assoluto

No. 75

3

DIRETTORE EDITORIALE Enrico Cammarota (enrico.cammarota@uniquemedia.it) EDITOR–IN–CHIEF Luisa Micaletti (luisa.micaletti@uniquemedia.it)

FASHION EDITOR

DESIGN

Marzia Bellotti

Anna Casotti

WATCH

MOTORS

Diego Tamone

Maurizio Bertera Cesare Lavia

COORDINAMENTO Anna Rita Russo

CORRISPONDENTI ESTERI Anna Casotti – New York Fausto Furio Colombo – Zurigo Alessandra Fanari – Parigi Manuela Lietti – Pechino

CONTRIBUTORS

GRAPHIC DESIGNER

Alberto Corrado, Alessandro Iacolucci Alessio Iacono, Giulia Lenzi, Carla Paliotti Antonella Tereo, Marco Torcasio

Francesco Dipierro Stefania Di Bello

POSH È UNA PUBBLICAZIONE BIMESTRALE DI UNIQUE MEDIA SRL

POSH È DISTRIBUITO IN ITALIA E NEI SEGUENTI PAESI

Australia, Belgio, Brasile, Corea del Sud, Emirati Arabi, Finlandia, Giappone, Gran Bretagna, Hong Kong, Israele, Lituania, Malta, Olanda, Portogallo, Singapore, Taiwan, Turchia, Ungheria

UNIQUE MEDIA SRL Via Cadolini 34 – 20137 Milano ph. +39 02.49542850 adv@uniquemedia.it (advertising) segreteria@uniquemedia.it

STAMPA

Arti Grafiche Boccia Spa

DISTRIBUZIONE

SO.DI.P. “Angelo Patuzzi Spa” Via Bettola, 18 – 20092 Cinisello Balsamo

ANES Registrazione Tribunale di Milano n. 1 del 7/01/2003. © Unique Media srl. Tutti i diritti riservati. Manoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono, ed è vietata la riproduzione, seppur parziale, di testi e fotografie.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA

CONFINDUSTRIA


Via Condotti, 15 ROMA Via Montenapoleone, 10 MILANO www.vancleefarpels.com - +39 02 36000028


CONTENT

POSH

Assoluto 3

Colophon, 14 Posh w/ Valmont, 24 Posh for Mon Guerlain, 30–31

Lifestyle

54–59

Tech, 36, 38, 40, 42, 44 In viaggio con Tumi, 46 Aleph Rome Hotel, 48 Chanel Watch, 50–53 London view, 54–59 Cantina Podernuovo, 60–63 Best Exhibitions, 64–67

COVER Photographer CHRISMA LAN Dress Redemption Belt Redemption Leggins Ludovic Winterstan Shoes Cesare Paciotti Ear Cuffs Camille Enrico Visual Concept Tuan Taiko Stylist Maggy Pico Model Jonne K @Women Management Make-up Takako @Sybille Kléber Hairs Taan @L’atelier 68 Videomaker V. Lootens Photographer Assistant G. Nardelli Stylist Assistant T. Kombo Thanks to Le Roch Hotel & Spa Paris, Xavier Brunet et Guillaume Bizouard

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Design

78–81

Los Angeles Avant–Garde, 70–73 Miami: Bespoke experience, 74–77 Art Tower: Abitare nel MoMA di New York, 78–81 Marco Parmeggiani–INTERVIEW, 82–85 Miami: Jade Signature, 86–87 Responsibility is Green, 88–89



CONTENT

POSH

Assoluto 3

132–141 106–111

Motors Fabrizio Longo – INTERVIEW, 92–97 Top Car, 98–101 Daniele Maver – INTERVIEW, 102–105 Monaco Yacht Show, 106–111

Fashion Lady Haute Couture, 132–141 Like Urban Steel, 142–151 Chanel Boots, 152-153 Agent Provocateur, 154–159 Colmar, 160–161 Cesare Casadei – INTERVIEW, 162–163 Alessandro Locatelli – INTERVIEW, 164–165 Jean–Charles de Castelbajac – INTERVIEW, 166–167 To break the rules. La fotografia di moda, 168–173 Daria Shapovalova – INTERVIEW, 174–175

City 114–119

Beauty Laura Burdese – INTERVIEW, 114–119 Julien Michoud – INTERVIEW, 120–121 La Meilleure Box Beauté, 122–129 18

178–181

IYO Ristorante Milano – INTERVIEW, 178–181 Ritu Dalmia – INTERVIEW, 182–183 Umberto Verga – INTERVIEW, 184–187 CityLife Milano, 188–189 Frida Kahlo, 190–191 Milano place to live, 192–193 Magazine distribution, 194


POSH NO. 75

Assoluto

POSH Assoluto






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EVENT

POSH w/ Valmont Unique Media si conferma punto di riferimento nel mondo del beauty per gli eventi sul territorio. Presso gli esclusivi spazi della Profumeria Mazzolari di Milano abbiamo presentato, in collaborazione con Valmont, L’Elixir Des Glaciers, il prodigioso trattamento che promette formule dalla sensorialità “addictive”. Tre lussuose creazioni Cure Majestueuse, Masque Majestueux, Sérum Majestueux, esaltate durante un launch party dal sapore super glamour. Celebrities, tra cui Claudia Galanti, Margherita Zanatta, Mietta, Cristiano Malgioglio e Simona Ventura, amici e “beauty influencers” hanno potuto cimentarsi in un viaggio esperienziale completo e raffinato. A fare da cornice esclusivi cocktail e la selezione musicale di Dj Narcissus.


OUTLINES

LIVE TYPE

PERFECTING THE JOURNEY

PERFECTING THE JOURNEY






EVENT

POSH for MON GUERLAIN Una serata ultra-glam nel cuore di Milano. Nella splendida cornice della Profumeria Mazzolari Galleria San Babila, Posh ha organizzato il party perfetto per presentare al pubblico Mon Guerlain, l’ultima fragranza femminile lanciata dalla maison parigina. Un evento esclusivo che ha visto la partecipazione di circa 150 selezionatissimi ospiti, i quali hanno potuto scoprire e provare il nuovo profumo immersi in un’atmosfera magica e ricca di gioia, insieme ai responsabili del brand partner dell’evento. Tra i partecipanti al party anche Ludovica Frasca, Marina Graziani, Guendalina Canessa, Margherita Zanatta, Raffaella Zardo e Ringo, protagonisti assoluti del photocall. E ancora numerosi invitati che, tra cocktail e gourmandises, hanno potuto usufruire di una make up session offerta da Guerlain. Una serata scintillante che ha coinvolto tutti i presenti fino a tarda sera.





Lifestyle

L Assoluto

A CURA DI ENRICO CAMMAROTA



TECH

A CURA DI ALESSIO IACONO

TELEFONIA

Huawei Mate 10 pro e porsche design Arriva l’intelligenza artificiale sullo smartphone

C'è chi dice che gli ultimi saranno i primi. Potrebbe essere vero per il Mate 10 Pro, ultimo nato in casa Huawei e ultimo tra gli smartphone top di gamma a vedere la luce in questo 2017 ricco di novità nel settore. Il pezzo forte è la piattaforma hardware del telefono, nome in codice Kirin 970, che integra la Neural Processor Unit (NPU), un chip dedicato a “far girare” l’intelligenza artificiale. Per il resto, la carta delle specifiche tecniche è un’esibizione muscolare della potenza costruttiva di Huawei: display da 6 pollici OLED con risoluzione 2160x1080 pixel, 6 giga di ram e 128 di memoria interna, doppia fotocamera anteriore da 12 e 20 megapixel (in bianco e nero) con apertura fissa f/1.6, batteria da 4000 mAh, Android 8.0 Oreo. Il tutto per 849 euro, che diventano 1395 se si sceglie la stupenda versione firmata da Porsche Design e con memoria interna da 256 giga.

TELEFONIA

Samsung Galaxy Note 8

Phablet con pennino e Infinity display

Con il nuovo Galaxy Note 8, Samsung non poteva sbagliare: dopo l’ecatombe del Note 7, ritirato perché prendeva fuoco, il suo successore doveva essere perfetto ed esprimere tutta la capacità tecnologica del gigante coreano. Così è stato: il Note 8 non è solo bello, ma vanta anche una serie di “chicche” come lo splendido Infinity Display, lo schermo allungato e privo di bordi laterali mutuato dall’S8, con risoluzione da 2960×1440 pixel e diagonale da ben 6,3 pollici; o il pratico pennino S-Pen, che riconosce 4096 livelli di pressione; o, ancora, la telecamera posteriore dotata di due sensori da 12 megapixel, che si distinguono per gli obiettivi: un grandangolo e un obiettivo telescopico. Un ottimo prodotto, che arriva con 6GB di ram e 64 di rom (espandibili di altri 256GB tramite microSD) al prezzo di 999 euro. 36



TECH

AUDIO

Bang & Olufsen BeoLab50 Un prezioso diffusore da 26mila euro

Design di classe, componenti di prima qualità, suono superiore. Le caratteristiche che da sempre contraddistinguono i prodotti Bang & Olufsen sono ben riassunte ancora una volta nel nuovo Beolab50, diffusore da 2100 watt recentemente presentato all’IFA di Berlino. A fronte del costo di un’utilitaria media (13.925 euro, per la precisione), il Beolab 50 mette sul piatto tecnologie come la Active Room Compensation e la Acoustic Lens Technology: la prima, grazie a un microfono esterno, rileva e definisce l’ambiente acustico intorno alle casse per restituire un’esperienza d’ascolto ottimizzata, mentre la seconda riduce la dispersione acustica nelle frequenze più alte consentendo di puntare il fascio sonoro verso un luogo preciso della stanza. Ideale ad esempio per vedere un film.

AUDIO

Bowers & Wilkins PX

Cuffie bluetooth con cancellazione del rumore

Nell’era in cui ogni oggetto diventa smart, anche le ottime cuffie prodotte da Bowers & Wilkins non potevano essere da meno: appena presentate, le PX montano appositi sensori grazie ai quali quando le indossi si accendono e riprendono la riproduzione da dove era stata interrotta, mentre tornano in modalità stand-by quando si finisce di utilizzarle. Le PX sono anche le prime cuffie senza fili della gamma con cancellazione del rumore prodotte dalla casa britannica. Caratterizzate da un design elegante e disponibili in due colori, Silver e Soft Gold, si fanno notare per l’archetto in pelle e i cuscinetti ellittici, progettati per offrire il massimo comfort e il migliore isolamento acustico. Il suono, straordinariamente definito, può raggiungere una risoluzione audio fino a 48 kHz/ 24 bit, mentre la batteria in dotazione offre 22 ore di riproduzione in modalità di cancellazione rumore wireless, o 33 ore con utilizzo del cavo. Il tutto per soli 399 euro. 38


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NUTRE – TONIFICA – LEVIGA ILLUMINA – UNIFORMA – AFFINA [1]

U N A FO R M U L A A N T I - E Tà E c c E z I O N A L E 4 oli preziosi arricchiti dall’ambra eterna in una texture vellutata sublimatrice che risveglia la pelle affaticata. Principi attivi potenti ed esclusivi tonificano, levigano, illuminano e affinano la grana della pelle in un solo gesto. Riattivazione cutanea visibile in 30 giorni.

I L P R I M O L A B O R AT O R I O F R A N C E S E (2) D I M E D I C I N A E S T E T I C A [1] La grana della pelle [2] Fondato nel 1978.


TECH

FOTOGRAFIA

Hasselblad X1D

Mirrorless dalle linee essenziali

L’età degli smartphone ha cambiato la fotografia. Oggi praticamente tutti sono in grado di scattare foto senza essere fotografi, peraltro supportati da intelligenze artificiali capaci di rendere accettabile anche il peggiore degli scatti. In questo contesto, per distinguersi non servono solo un progetto e una buona tecnica: ci vuole anche uno strumento di prima qualità. Una Hasselblad X1D, ad esempio, ovvero la prima mirrorless dello storico marchio svedese costruita intorno a un immenso sensore medio formato da 50 megapixel. Pensata per professionisti in cerca di una seconda fotocamera e per “prosumer” che non amano i compromessi, l’X1D fa “selezione all’ingresso” già solo con il prezzo, pari a circa 8mila euro per il solo corpo macchina. Nata per lavorare in studio, ma interessante anche da usare on the road, fatta a mano in Svezia, genera immagini dal dettaglio incredibile. E anche, accidentalmente, un po’ di invidia in chi vi sta accanto. 40



TECH

TV

Sony A1

Design e tecnologia all’avanguardia

Una strategia degna de “L’arte della guerra” di Sun Tzu: per anni, Sony ha lasciato che fosse il concorrente LG a sviluppare e imporre sul mercato i TV OLED, con tutti i rischi e i costi economici del caso. Poi, quando i tempi sono diventati maturi, è rientrata a gamba tesa nel settore con lo splendido Bravia A1, che alla tecnologia OLED somma la propria esperienza in termini di elaborazione video e gestione delle immagini. I risultati si vedono: gli ottimi pannelli, la risoluzione 4K, i colori e i dettagli dell’HDR, il design minimalista, fanno del Bravia A1 un oggetto del desiderio il cui prezzo parte da 2999 euro per il 55 pollici, ma che sfiora i 20mila euro per il 77 pollici.

VIRTUAL REALITY SET

Hte Vive

Immersione totale nella realtà virtuale

C’è chi dice che la realtà virtuale sarà il futuro dell’intrattenimento, dell’apprendimento e dell’interazione con gli oggetti e tra le persone. Altri sperano che ciò non sia vero. Quel che è certo è che la tecnologia è già qui, pronta per essere sperimentata e, possibilmente, compresa. Per esempio utilizzando il sistema HTC Vive, che si distingue dagli altri per tre aspetti principali: l’alta qualità dell’immagine, la capacità del sistema di mappare l’area intorno all’utente per riportarne gli ostacoli nella simulazione (ed evitare incidenti), e infine i due controller che consentono di usare le mani nella realtà virtuale. HTC Vive costa 699 euro e - attenzione - per funzionare deve essere collegato a un computer molto potente. 42


ALASKA

SINCE 1830 woolrich.eu


TECH

AUTO

Audi A8

Comfort e new style di lusso

Vista da fuori è una berlina di lusso definita da linee nette, di carattere. Quando poi ci si siede dentro e si accende il quadro, ci pensano i tre schermi LCD divisi tra cruscotto e plancia a ricordare che la A8 non è solo una macchina di lusso, ma una vera e propria piattaforma tecnologica su ruote. Pronta per la guida autonoma di Classe 3, già ora grazie a sospensioni intelligenti e quattro ruote sterzanti si muove con agilità impressionante per i suoi 5,17 metri di lunghezza (che diventano 5,30 nella versione “lunga” A8 L). Una volta al volante, nascosti dietro rifiniture al top della categoria, 40 sistemi di assistenza per il conducente garantiscono comfort e sicurezza di guida, pur facendo apprezzare a pieno motori diesel (3.0 TDI) e benzina (3.0 TFSI) con potenza rispettivamente da 286 e 340 cavalli. A partire da 94mila euro.

ROBOT (CLEANER)

iRobot Koomba 980 Vacuum Cleaning Robot Connettività Wi-Fi per essere controllato da remoto

Un giorno i robot con la loro intelligenza artificiale prenderanno il nostro posto nello svolgere lavori pesanti e pericolosi. In attesa di quel fatidico momento, perché non utilizzarli già ora per uno dei compiti più noiosi e allo stesso tempo più inevitabili come pulire la casa? I robot Cleaner sono una realtà già da qualche tempo, ma è in questi ultimi mesi che la loro tecnologia va finalmente perfezionandosi. Per esempio con l’iRobot Roomba 980 Vacuum Cleaning Robot, l’automa aspirapolvere che può essere gestito tramite Wi-Fi con l’App iRobot Home, e che è in grado di pulire un appartamento di 180 metri quadri. Un device abbastanza smart da sapere sempre dove si trova e da riconoscere trappole come scale e dislivelli, che evita accuratamente mentre pulisce la casa al vostro posto. Prezzo: 1.049 euro. 44



TECH

In viaggio con Tumi DESIGN MODERNO, QUALITÀ E INNOVAZIONE: LA NUOVA VALIGIA 19 DEGREE ALUMINUM E LO ZAINO ALPHA BRAVO. MUST HAVE PER I TRAVEL LOVERS

Tumi, brand premium, con sede nel New Jersey, realizza la nuova collezione autunno inverno. Per lui e per lei. Bagagli a mano 19 Degree Aluminum, dalla linea moderna e ultra-resistente, e il backpack Alpha Bravo, ideale per il lavoro

T

umi presenta la nuova collezione autunno inverno pensata per lei e per lui. Perfetta per le amanti dello stile, per le travel lovers sempre in movimento, l’azienda americana lancia la linea Tumi 19 Degree Aluminum, bagagli a mano leggeri e ultra-resistenti, dal design moderno con angoli morbidi e appositamente arrotondati, combinazione magistrale di forme e funzionalità, lusso e innovazione. La nuova collezione Tumi, infatti, è stata pensata per tutti gli appassionati del viaggio in grado di coniugare praticità e funzionalità. I modelli 19 Degree Aluminum sono inoltre dotati di un telaio resistentissimo con due chiusure a scatto per i bagagli a mano e tre chiusure a scatto per quelli da stiva, con aggiunta di ulteriori coperture agli angoli per garantire una protezione sicura al 100% durante gli sposta-

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menti. Dagli interni esclusivi, sapientemente pensati seguendo un’estetica elegante e allo stesso tempo funzionale grazie alle ottime caratteristiche organizzative, che vanno a completare l’originalità del rivestimento esterno con un motivo a trama di diamante a rilievo. Il prezzo del bagaglio a mano parte da 855 euro. Per lui, invece, Tumi ha realizzato un backpack Alpha Bravo, un versatile modello di zaino ideale per il lavoro ma anche per la scuola e i brevi spostamenti o viaggi, espansibile per consentire allo zaino una maggiore capacità di carico. Dallo stile moderno e un po’ casual, lo scomparto principale, alto e spazioso, offre anche un’ampia tasca separata per i documenti. Lo zaino dispone inoltre di tanti altri numerosi spazi ben organizzati, alcuni dei quali riservati al laptop e al tablet. Prezzi del backpack a partire da 365 euro.



POSH OPENING

Un cinque stelle dal fascino contemporaneo IL NUOVO ED ESCLUSIVO ALEPH ROME HOTEL

Aleph Rome Hotel Rooftop – Pool View

Dopo un’imponente ristrutturazione, lo storico palazzo della Cassa di Risparmio diventa un luogo sensazionale dove trascorrere travolgenti soggiorni nel cuore della città eterna. L’Aleph Rome Hotel è custode di spazi unici come una Spa nell’antico caveau, due ristoranti dall’esperienza gourmet e lo charme di una Cognac Lounge, il tutto unito al design che mixa classicità e modernismo

U

n esclusivo hotel membro della famiglia Curio Collection by Hilton e un portfolio mondiale di hotel e resort di lusso. Rinato dopo un attento restauro che mescola tradizione e innovazione per riportare ai gloriosi fasti il palazzo della Cassa di Risparmio, oggi sontuosi, ma discreti alloggi dell’Aleph Rome Hotel. Un luogo in cui la luce che rispecchia dai marmi, rimanda all’allure di momenti preziosi da trascorrere in perfetta armonia con tutto l’ambiente circostante. Una struttura imponente e rassicurante, eretta negli anni Trenta che si staglia tra i luoghi cult della Città Eterna: Via Veneto, Piazza di Spagna e Fontana di Trevi. Un Hotel a 5 stelle che insieme ai suoi elementi architettonici neoclassici come il basamento in bugnato, fino alle colonne doriche dove si inserisce anche il gruppo scultoreo della Dea dell’Abbondanza, sembra raccontare ancora di una storia intrecciata con il tessuto cittadino degli ultimi cento anni. L’Aleph Rome Hotel è la chicca romana dove trascorrere mo48

menti di relax estremamente ricercati. Una location che con le sue 88 camere, tra cui 4 suite e 10 junior suite in stile moderno, unisce il massimo del confort alle migliori tecnologie, perfettamente in sintonia con gli elementi pregiati di arredi italiani, legni e pezzi di design anche di alto artigianato che rendono l’Hotel un luogo semplicemente affascinante ed esclusivo dove rigenerare anima e corpo. E se alla prima ci pensa allora il principio artistico, al secondo ci pensa la Spa che, a sorpresa, sorge nei sotterranei dell’hotel direttamente dietro la porta del caveau, ancora originale. Un way of life davvero oltre modo, mirato alla delizia di eccellenze come quelle gourmet con lo Sky Blu e il 1930 - i due ristoranti - o della mixology più innovativa grazie all’Onyx Bar e alla Cognac Lounge. All’Aleph Rome Hotel ce n’é per rilassarsi e godersi una vista senza eguali del centro città, magari anche a bordo piscina, direttamente sul tetto. A.I.


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WATCH

CHANEL

Intramontabile puntualità L’OROLOGERIA FIRMATA CHANEL COMPIE 30 ANNI

Nel 1909 i primi cappellini, nel 1921 il N°5, nel 1934 la linea di gioielli. Il primo segnatempo, il Première, arriva invece nel 1987. Anno che segna ufficialmente il debutto della maison nel mondo altrettanto esclusivo dell’industria del tempo

DI DIEGO TAMONE

L

a haute couture è una cosa, la haute horlogerie un’altra. Inutile trovare analogie, punti di incontro, perché i due ambiti non hanno nulla da spartire. Frenetica, mutevole, vorace la prima, schiava della stagionalità. Più compassata, equilibrata, misurata la seconda, avvantaggiata da un tempo sempre schierato al proprio fianco. Inconciliabili per natura. Negli Anni ‘80 lo sostenevano tutti. I grandi 50

della moda, che avrebbero voluto estendere e differenziare i propri interessi in un settore altrettanto redditizio, ma che inevitabilmente si ritrovavano a non avere le competenze e il nome per emergere. E i grandi dell’orologeria, che per una volta avrebbero barattato ben volentieri i propri marchi altisonanti con quelli di brand freschi e sulla cresta dell’onda, ma che dovevano invece continuare a fare i conti con un passato spesso troppo ingombrante e persino controproducente. Poi, nel 1987, è arrivata Chanel. Punto, e

a capo. Perché da lì in poi non si è scritto un nuovo paragrafo della storia recente dell’orologeria, ma un nuovo capitolo. Prova ne è il fatto che oggi si parli, e con rispetto, di Chanel Horlogerie. Nel mezzo, trent’anni di lavoro, di crescita e di successi al di sopra di ogni aspettativa che meriterebbero come riconoscimento un video time-lapse d’autore. Con protagonisti modelli mai eccentrici e allo stesso tempo mai banali, instant-classic e per questo perfettamente coerenti con le creazioni di moda di Mademoiselle Coco.


Nella pagina a fianco,

Première Camelia Scheletrato, Mademoiselle PrivÊ Coromandel In questa pagina,

Boy-Friend


WATCH

J12

O

ggetti eterni, assoluti. E il Première ne è la prova lampante. Come lascia intendere il nome, è stato il primo orologio della marca e, di conseguenza, anche lui celebra in questo 2017 il 30esimo anniversario. Nato per la donna, e non pantografato da un modello maschile, già questo un atto di coraggio. Piccolo, semplice, pulito, dalla forma ottagonale che riprende il perimetro di Place Vendôme o quello del tappo del flacone del celebre N°5, con un bracciale a catena intersecato da un nastro di pelle, al quarzo. Tre decadi fa, così come oggi. Certo anche il Première non è rimasto a guardare. È entrato nelle collezioni di alta orologeria e ha ospitato calibri scheletrati, a carica manuale e complicazioni come il tourbillon. Si è allargato e ristretto, impreziosito 52

Première Rock

e democratizzato, senza mai smarrire l’identità, seguendo la parabola ascendente del marchio che lo ha portato al debutto. Con cui ha sempre vissuto in simbiosi, tanto che una ideale curva della crescita del Première sarebbe perfettamente sovrapponibile a quella raffigurante l’evoluzione di Chanel Horlogerie. E non che questo sia stato l’unico exploit della maison. Poche settimane fa, a chiudere questi primi 30 anni, è arrivato il CODE COCO. Un bracciale matelassé che si chiude con un click come la borsa 2.55 lanciata nel 1955, con un piccolo quadrante la cui ora può essere svelata oppure no. Stilemi, codici di stile, semplicità e ricercatezza. Ci risiamo. In mezzo a questi due estremi temporali poi, un mondo. Il J12, nato nel 2000 sulla scorta della sua ispirazione nautica, primo a introdurre e a sdoganare la ceramica come materiale di pregio e primo unisex della marca.

Première

Il Mademoiselle Privé, dal 2012 elogio dei savoir-faire artigianali, e poi tre anni più tardi il Boy-Friend, con la sua carica di mascolina femminilità. Senza dimenticare due tra gli snodi cruciali del percorso di Chanel, l’acquisto nel 1993 della G&F Châtelain di La Chaux-de-Fonds, un tempo fornitore della maison di casse, bracciali e componenti, così come l’acquisizione di una buona dose di quote di Romain Gauthier, manifattura dove prendono forma i progetti di alta orologeria realizzati in-house e ideati nel dipartimento parigino denominato Chanel Watch Creation Studio. Come il Calibro 1 del Monsieur de Chanel, primo e fin qui unico maschile al 100% della marca, e il Calibro 2 del Première Camelia Scheletrato. Espressione delle potenzialità e delle competenze di una maison divenuta manifattura. Unica, perché capace di unire haute couture e haute horlogerie.


Monsieur

Code Coco


LIFESTYLE

London view THE CITY ON THE TOP


LONDON

HOTEL CAFÉ ROYAL

Dome Penthouse – Summer Terrace


LIFESTYLE

Con accesso privato, su uno o due piani, con pezzi d’arredo realizzati su misura e sempre più in alto, al cospetto delle icone della City. Da Soho a Westminster, da Hyde Park a Strand, le terrazze (e gli interni) delle migliori rooftop suites di Londra DI ANTONELLA TEREO

L’

opulenza della metratura si aggiunge alla vista, spettacolare, sulla capitale inglese. Londra sfoggia suites uniche (in molti casi Penthouse) dove non solo vincono la cura dei dettagli e uno stile elegante, ma in alcuni selezionati casi è la particolare posizione panoramica a conquistare, grazie a déhor privati ai piani più alti o persino sui rooftop. Fra quelle più premiate c’è la Suite ME, situata tra il nono e il decimo piano del ME London. Seppur non particolarmente estesa (99 metri quadrati) gioca essenzialmente sulla sua apertura su London Eye, il Parlamento, Trafalgar Square e persino il Tamigi. Tutto ciò grazie a un escamotage che pesca l’idea dal passato e traduce in un ambiente di design contemporaneo il suo concept. È un salotto al 10º piano in cima a tutto l’edificio del Mélia londinese, caratterizzato da una cupola in vetro, per una vista realmente a 360 gradi sulla città. Spettacolare nel suo insieme e puntuale nei dettagli architettonici, così come in quelli degli interiors che sfruttano e valorizzano allo stesso tempo le potenzialità della strategica location, la Suite ME è così un esempio tecnicamente riuscito di come si possono interpretare al meglio spazi e luce, anche in una città paradossalmente nota per i suoi toni grigi. E proprio spazio e luce sono un vero lusso in città. Sembra aver fatto tesoro di tale detto il Corinthia Hotel, avendo scelto di offrire ai suoi ospiti The Royal Penthouse, una soluzione in pieno centro città di ben 465 metri quadrati, all’ultimo piano del suo edificio vittoriano, per quella che resta una delle camere d’hotel più grandi della città. Al suo interno, la maestosità della pianta a due piani si aggiunge a vezzi di classe, come il marmo di Skyros, una SPA interna e butler’s kitchen, oltre alla private wine cellar nell’unica oval dining room dell’hotel. Ma lo spettacolo culmina quando si coglie la vista a 180°, da Westminster alle inconfondibili torri di Londra, un degno finale per cogliere a pieno l’unicità della suite. Curiosando poi fra le altre vicine, capaci di far spaziare lo sguardo quasi al di sopra dell’orizzonte, si può puntare con The Hamilton Penthouse, ad esempio, verso Trafalgar Square. Seppur di 56

metratura dimezzata rispetto alla prima soluzione, pone l’ospite al cospetto dell’iconico monumento da cui trae ispirazione, chiamandosi non a caso come Emma (Lady Hamilton, appunto), l’amante del vittorioso Lord Nelson, personaggio che campeggia al centro della piazza conosciuta in tutto il mondo. La sua terrazza poi, con vitality pool a disposizione, aggiunge charme alla vista. C’è anche The Musician’s Penthouse, dedicata all’impresario Mantovani che fece della direzione d’orchestra e della mondanità le sue passioni, come dimostrano il maestoso pianoforte all’interno della suite e la famosa credenza cocktail cabinet. Anche qui però è l’esterno - fra un barbecue e un open air living in stile - a regalare scorci mozzafiato, dalla cupola di St Paul’s Cathedral al London Eye e il Big Ben. The Writer’s Penthouse, invece, pur contando su 160 metri quadrati soltanto, ospita pezzi unici: una scrivania intagliata di due metri è infatti circondata da una libreria d’epoca con migliaia di testi a disposizione dell’ospite, una soluzione-scrigno dove il tempo si è fermato e che - come chiede la privacy in solitudine di uno scrittore – riserva l’accesso alla terrazza dalla camera da letto, un affaccio discreto sui monumenti della City più classica. La suite The Whitehall Penthouse richiama alla memoria il quartier generale di Wilson Churchill poiché qui fece la sua sontuosa base, motivo per cui restano intatti i dettagli in pelle e rifiniture di prestigio, proprio come un raffinato e contemporaneo gentlemen chiederebbe, lo stesso che nella suggestiva terrazza privata apprezzerebbe la vista da Whitehall al Big Ben, fra una partita di maxi-scacchi e l’altra. Tappezzerie in seta, aria da Belle Epoque e cenni di etnicità si trovano invece nella The Explorer’s Penthouse, la suite che riduce i suoi spazi ma non priva di un suggestivo affaccio panoramico riservato all’ospite, offrendo come nella piccola The Actor’s Penthouse (99 metri quadrati) una balconata che sovrasta lo skyline londinese. Ma oltre al Corinthia Hotel, il lusso di una suite panoramica è il fiore all’occhiello delle migliori strutture e se il rooftop non è proprio disponibile, basta essere (quasi) al di sopra di tutto.


LONDON

CORINTHIA HOTEL LONDON Royal Penthouse Twilight Terrace

ME LONDON SuiteME Cupola Daytime


LIFESTYLE

Il Mandarin Oriental London ne ha fatto il suo prossimo obiettivo, del resto. Al centro di un importante restyling che si concluderà per la fine del 2018, la struttura lascia intravedere quella che si preannuncia come una suite panoramica, decisamente al top. È la Hyde Park che affaccerà dalle imponenti torri dell’edificio sul famoso parco londinese, soluzione che si accosterà ad altre Penthouse ancora in fase di ristrutturazione. Per la Hyde Park, l’ambito panorama sarà accessibile dall’ampia vetrata alla francese tutt’altezza che separa il salone dall’esterno, una soluzione che oltre a una spiccata luminosità potrà dare un’impareggiabile profondità alla top suite del cinque stelle. MANDARIN ORIENTAL LONDON Penthouse Suite – Terrace

E quasi sullo stesso scorcio, fra Hyde Park e Wilton Place è la vista dal quinto piano al The Berkeley Hotel, nella fashionista Knightsbridge. Riservandosi The Gallery, Park Suite, Crescent Suite, The Apartment, Opus Suite o soprattutto la Wellington Suite, si gode di un ampio outdoor privato e di tutto rispetto, proprio di fronte alla chiesa di St. Paul, mentre all’interno campeggia il classico camino nella sala da pranzo e in bagno una sauna privata, dove rifugiarsi nelle giornate più grigie. Ma se l’idea di uscire resiste nonostante il tempo londinese, c’è un tocco di English style per gli ospiti: a disposizione in camera è sempre disponibile un trench firmato Burberry. THE BERKELEY

Grand Terrace Suite

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LONDON

HOTEL CAFÉ ROYAL

Dome Penthouse – Summer Terrace

Nel Hotel Café Royal, invece, una leggenda dell’hotellerie inglese rinata oramai da qualche tempo in Regent Street, sono 7 le Signature Suites che omaggiano del meglio la clientela, offrendo nella speciale Dome Penthouse una terrazza sulla via principesca e dedita al lusso della città, mentre al suo interno marmi di Carrara e antichi mobili in quercia inglese affumicata si accompagnano a tecnologici sistemi di luci a LED o sistemi audio firmati da Bang and Olufsen, oltre a facilities come private butler e autista a disposizione.

THE LONDON EDITION

Penthouse Dining

Anche le Loft suites di The London Edition ricalcano lo stile minimal, hi-tech e contemporaneo che privilegia toni e contrasti assoluti e linee sobrie, ma si lascia andare alla poesia proprio nel suo spazio esterno, sia nell’ambita Penthouse che nella One Bedroom Suite Terrace, poste entrambe al settimo piano e dove il design riscopre il calore dell’outdoor su Fitzrovia, l’elegante quartiere caro a George Bernard Shaw.

ROSEWOOD LONDON Garden House – Terrace

Non è da meno il Rosewood London per coloro che riservano la Garden House Suite, affacciata sui cortili interni e Lincolns Inn Field, la unique top floor fra tutte le sue prestigiose 44. Se al suo interno spiccano note firme del made in Italy per le telerie notte, come Rivolta Carmignani, nel suo giardino pensile di 60 metri quadrati è l’arredo minimal-chic tra i piani più alti della città a conquistare l’ospite, immerso al tramonto in un’atmosfera intima e privata, decisamente esclusiva. 59


LIFESTYLE

PODERNUOVO tra eleganza e innovazione DALLA PASSIONE PER LA VITICOLTURA GIOVANNI BULGARI HA REALIZZATO TRA LE COLLINE SENESI VICINO A SAN CASCIANO DEI BAGNI LA TENUTA PODERNUOVO A PALAZZONE

La Tenuta PODERNUOVO

Dai vitigni Sangiovese, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Montepulciano e Merlot prendono vita i vini della cantina Podernuovo. Dal sapore strutturato e leggermente fruttato, incanta l’eccellenza di Sotirio A CURA DI ENRICO CAMMAROTA

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FOOD

U

n’unica passione, l’amore per il bello. È questo il profumo che si respira addentrandosi nella tenuta Podernuovo a Palazzone di Giovanni Bulgari, 26 ettari di terra immersa tra le splendide colline di San Casciano dei Bagni, nella parte più a sud della Toscana, in quella terra che una volta fu dei Visconti di Campiglia. Nove anni fa, il sogno è divenuto realtà con i primi frutti della vendemmia e la produzione di tre vini rossi, a cui è poi seguita nel 2012 l’inaugurazione della cantina, una struttura moderna e innovativa, progettata dall’architetto Massimo Alvisi dello studio Alvisi Kirimoto&Partners, incastonata nel verde delle sue vigne. Da lì Giovanni ha iniziato la sua carriera da vigneron fino ad arrivare oggi a produrre più di 100 mila bottiglie, vini d’eccellenza presentati a Mila-

no nella splendida location dell’hotel Bulgari dove possono essere degustati. Una storia appena iniziata e ancora tutta da scrivere. «Penso già al futuro della mia vigna e quello che più mi interessa è investire tutte le risorse che ho per migliorare la qualità dei vini». Obiettivi ambiziosi quelli di Bulgari che in pochi anni ha già raggiunto un successo tale che il suo vino è apprezzato in tutta Italia. E allora vien da chiedersi, qual è il suo segreto? Ecco svelato: «Sono un uomo esigente e questo mi permette di migliorare sempre e spronare anche gli altri a farlo», racconta di sé Giovanni. L’amore per la natura, quel contatto ancestrale che lui coltiva con la terra, ha radici molto antiche risalenti alla sua infanzia. 61


LIFESTYLE

Discendente dalla dinastia Bulgari, Giovanni alla città ha sempre preferito la campagna e fin da piccolissimo è vissuto nella tenuta di famiglia in Umbria alla ricerca, appunto, dei profumi all’aria aperta, alla scoperta dei buoni sapori dell’agricoltura, un bagaglio di esperienza che si è portato a Palazzone, dove oggi sgorga la sua cantina. Diverse sono le tipologie di uve prodotte, dal Sangiovese, l’espressione più classica della zona senese, al Cabernet Franc, dal Cabernet Sauvignon al Montepulciano fino al Merlot. Dal blend di questi uvaggi viene ricavato il vino Therra, dal colore rosso rubino con riflessi violacei, quasi neri, che copre l’80% della produzione, 72 mila bottiglie realizzate, ottimo se servito con timballi di pasta, piatti di carne rossa, carne marinata e speziata e pecorino. C’è poi Argirio, un Cabernet Franc, anch’esso colore rosso intenso, che prende il nome dalla natura del terreno argilloso in cui trabocca, un vino particolarmente adatto con piatti internazionali come cipolle ripiene di salsiccia, maiale in agrodolce e pollo Teriyaki con verdure. Ma l’eccellenza dei vini di Podernuovo è Sotirio, un’etichetta di altissima qualità degno anche del suo nome. Infatti Sotirio è colui che fondò il brand Bulgari, bis-bis nonno di Giovanni, che nel 1884 aprì il primo negozio di gioielli in via Sistina, al centro di Roma. Dalle uve del Sangiovese, la qualità e l’eleganza di Sotirio, color rosso dall’aroma violetta, tabacco, menta e rabarbaro, che invecchia in barrique francesi, si sposa egregiamente con piatti a base di cinghiale, strudel di carne, spiedini di maiale con sesamo, girandole al formaggio e zuppa di Galangal. Insomma, un’esplosione di sapori per palati sopraffini come quello di Giovanni Bulgari. «Anche se amo tutte e tre le etichette dei rossi, Sotirio è sicuramente il mio vino preferito ed è anche quello più difficile da realizzare perché ha un procedimento molto particolare». Ma tra i vini più apprezzati dal vigneron ce ne sono molti altri, come lui stesso ammette: «Sono un amante dei Nebbioli, del Barbaresco, il Barolo, il Barbera e dei vini provenienti dalla zona dell’Etna. Mi piace molto provare il vino delle altre cantine, è un bel modo di confrontarsi con gli altri produttori che spesso diventano anche modelli di ispirazione». La sua più grande soddisfazione è quella di vedere il vino di Podernuovo apprezzato e degustato nei più grandi ristoranti italiani ed esteri. Obiettivo che lui ha pienamente raggiunto. BVLGARI HOTEL & RESORT – Bar

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«Il vino ha un non so che di alchemico - racconta Bulgari - A volte ho la sensazione di entrare in contatto con la natura, la osservo e mi sembra di ascoltarla. È così bello lavorare con qualcosa di vivo». Un impegno, quello di Giovanni, che non si arresta dal 2009, insomma divenuto ormai inesauribile come lui stesso prova a spiegare: «Non finisco mai di pensare al mio lavoro, nei vini c’è la vita, ovvero nascono e poi crescono, se non è questa magia! E poi arrivano le soddisfazioni, quelle vere, quando ad esempio vado al ristorante e trovo la mia bottiglia sul tavolo e penso questa qui è frutto della mia fatica. Non c’è niente di più appassionante». E da quando Giovanni si è imbarcato in questa avventura i riconoscimenti sono arrivati a fiocchi: nel 2010 Therra ha vinto il Gold Medal all’evento Wine 100 Challenge di Shanghai, nel 2013 ha partecipato alla 55° edizione dell’International Art Exhibition, all’interno della Biennale di Venezia. E poi ci sono le partecipazioni alle prime di alcuni famosi film italiani, come Fortunata di Sergio Castellitto, presentato al Festival di Cannes 2017, dove l’evento è stato accompagnato dal bianco Nicoleo e da Therra, il loro classico blend rosso. Ma già nel 2014, Podernuovo aveva organizzato la cena prima della premiazione di un altro grande film italiano di successo, “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, che poi vinse il premio per “Miglior Film straniero” agli Accademy Awards. Oltre alla viticoltura, a Palazzone nella tenuta di Formica Alta di proprietà della famiglia Bulgari, si produce anche un pregiato olio extravergine d’oliva che insieme ad altri due frantoi, tenuta di Carma (Cività di Bagnoregio) e di Corbara (Orvieto), raccoglie i sapori di Lazio, Toscana e Umbria. E come ogni tradizione che si rispetti, perché di questo si tratta quando ti capita di visitare la tenuta di Podernuovo o anche solo assaggi uno dei suoi vini, non ci può essere una grande azienda se dietro non c’è una grande famiglia. «Tutti a casa mi sostengono e credono in quello che faccio - conclude il dominus della vigna, Giovanni Bulgari - Ed è anche grazie a mio padre, Paolo, che ho scoperto questa splendida terra del centro Italia dove ormai risiedo stabilmente da cinque anni». (ha collaborato Carla Paliotti)

BVLGARI HOTEL & RESORT – Esterni


FOOD

La cantina PODERNUOVO A PALAZZONE

Etichette Sotirio e Therra

Cantina Podernuovo a Palazzone

Giovanni Bulgari nelle sue vigne


LIFESTYLE

Best exhibitions of the season L’ARTE DIVENTA PROTAGONISTA

Concettuale, impegnata, sperimentale, fashion oriented. Nella prossima stagione l’arte moltiplica le sue forme: ecco gli appuntamenti imperdibili da mettere in agenda

DI GIULIA LENZI

LA MODA SECONDO PETER LINDBERGH Nella splendida cornice della Reggia di Venaria, all’interno della Sala delle Arti, è allestita (fino al 4 febbraio 2018) “A Different Vision on Fashion Photography”, un tributo all’eterogenea produzione di Peter Lindbergh dal 1978 a oggi. Ispirandosi al linguaggio cinematografico e della danza e abbandonando gli algidi scatti di posa in favore di un linguaggio disinibito, nel tempo il celebre artista ha rivoluzionato la fotografia di moda introducendo un nuovo realismo con immagini senza tempo che hanno ridefinito i canoni della bellezza.

In questa pagina,

Lucio Fontana, Ambiente spaziale in Documenta 4 Kassel, 1968/2017 Veduta dell’installazione in Pirelli HangarBicocca Courtesy of Pirelli HangarBicocca, Milano. ©Fondazione Lucio Fontana Foto di Agostino Osio

Oggi la sua opera è celebrata con 220 realizzazioni organizzate secondo un percorso tematico in nove sezioni: spicca su tutte quella dedicata alle Supermodel - con le giovanissime Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Christy Turlington e Tatjana Patitz, fra le altre, agli albori della carriera - oltre alle sezioni incentrate su Stilisti, Zeitgeist, Danza, Camera Oscura, L'ignoto, Il grande schermo, Icone. Peter Lindbergh: A Different Vision on Fashion Photography Reggia di Venaria, Sala delle Arti, I piano (Torino) Fino al 4 febbraio 2018 lavenaria.it/web


ART

Cindy Crawford, Tatjana Patitz, Helena Christensen, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Karen Mulder & Stephanie Seymour – Brooklyn, 1991

Vogue US ©Peter Lindbergh (Courtesy of Peter Lindbergh, Paris / Gagosian Gallery) – Versace, F/W 1991-1992

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LIFESTYLE

PROGETTO CHICAGO Tre mostre in una: presso la Fondazione Prada di Milano è possibile scoprire le opere simbolo che hanno caratterizzato la scena artistica sviluppatasi a Chicago nel secondo dopoguerra, tre approfondimenti tematici concepiti e curati da Germano Celant, “Leon Golub”, “H. C. Westermann” e “Famous Artists from Chicago. 1965-1975” - aperte al pubblico fino al 15 gennaio 2018. L’intento è quello di raccontare lo sviluppo di una scena alternativa rispetto a quella dei principali centri di diffusione dell’arte, come Parigi e New York, e caratterizzata da un forte impegno politico unito a radicalità grafica. Nel percorso espositivo lo spettatore troverà non solo opere su tela ma anche una selezione di fotografie e non meno di 50 sculture di grandi e piccole dimensioni. Leon Golub, H. C. Westermann e Famous Artists from Chicago. 1965-1975.

Roger Brown

Fondazione Prada (Milano) Fino al 15 gennaio 2018 fondazioneprada.org

Gothic Stadium, 1970 Foto di James Connolly

L'ARTE DELL'ARCHITETTURA Architetto fra i più influenti e innovativi del nostro tempo, Zaha Hadid ha catturato l’immaginazione di tutto il mondo attraverso la creazione di vere e proprie pietre miliari in ambito architettonico. A un anno dalla sua scomparsa, il MAXXI di Roma le dedica la mostra “L’Italia di Zaha Hadid”, in programma fino al 14 gennaio 2018. Un’esposizione focalizzata sui più iconici progetti realizzati nel nostro Paese e che raccoglie bozzetti pittorici, modelli tridimensionali, rappresentazioni virtuali e studi interdisciplinari che sconfinano nel campo del design; a corollario della mostra, anche le immagini di Hélène Binet, fotografa tra le più attente alla sua produzione nel corso degli anni. L’Italia di Zaha Hadid MAXXI (Roma) Fino al 14 gennaio 2018 maxxi.art

Zaha Hadid

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma 2009 Foto di Francesco Radino Courtesy Fondazione MAXXI

ARTE CONCETTUALE CINESE Oltre 150 opere realizzate da 71 artisti diversi per “Art and China after 1989: Theater of the World” allestita presso il Guggenheim Museum di New York fino al 7 gennaio 2018. La mostra si articola come un percorso multimediale che attraversa due decenni - dal 1989, anno della fine della Guerra Fredda, fino al 2008, in coincidenza con le Olimpiadi di Pechino - per esaminare la sperimentazione artistica cinese in un periodo caratterizzato dall’insorgenza della globalizzazione. Performance, dipinti, fotografie, installazioni e video art esprimono il rigorismo concettuale e il forte impegno politico degli artisti: fra loro non potevano mancare Ai Weiwei, ma anche Cao Fei, Chen Zhen, Sond Dong, Hong Hao e Huang Yong Ping, con la sua opera che dà il titolo alla mostra: “Theater of the world” è infatti una gabbia che racchiude rettili e insetti vivi che si divorano fra loro, uno spettacolo crudo e potente che rispecchia la sopraffazione e la drammaticità che la globalizzazione porta in sé. Art and China after 1989: Theater of the World Installation view: Art and China after 1989: Theater of the World Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Oct. 6 2017—Jan. 7 2018 Foto di David Heald ©Solomon R. Guggenheim Foundation, 2017

Guggenheim Museum (New York) Fino al 7 gennaio 2018 guggenheim.org


ART

Lucio Fontana, Ambiente spaziale con neon, 1967/2017

Veduta dell’installazione in Pirelli HangarBicocca, Milano, 2017 Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano. ©Fondazione Lucio Fontana Foto di Agostino Osio

LUCIO FONTANA E GLI AMBIENTI SPAZIALI È universalmente conosciuto come “l’artista dei tagli”, eppure all’interno dell’HangarBicocca di Milano è possibile scoprire i suoi lavori più sperimentali e forse meno noti: “Ambienti/Environments” raccoglie infatti per la prima volta nove Ambienti Spaziali e due Interventi Ambientali realizzati da Lucio Fontana tra il 1949 e il 1968 per gallerie e musei italiani e internazionali. Si tratta di stanze, corridoi o labirinti percorribili realizzati con materiali ultra-innovativi per l’epoca, come vernici fluorescenti, luci al neon e luci di Wood che ponevano (e pongono) lo spettatore al centro dell’opera. Una nuova chiave di lettura con cui l’artista ha saputo indagare i concetti di spazio e luce, di vuoto e di cosmo, in vista di un superamento dei tradizionali codici estetici e artistici. Le vaste Navate dello spazio Bicocca permettono così di immergersi e vivere, opera per opera, questi lavori che furono tanta parte della produzione artistica del fondatore dello spazialismo. Lucio Fontana: Ambienti/Environments Pirelli HangarBicocca (Milano) Fino al 25 febbraio 2018 hangarbicocca.org

PRIMA RETROSPETTIVA PER JIL SANDER Jil Sander vola a Francoforte. È la prima retrospettiva in assoluto dedicata alla celebre designer tedesca quella del Museum Angewandte Kunst di Francoforte, curata da Matthias Wagner K e in programma fino al 6 maggio 2018. L’exhibition si estenderà su una superficie di quasi 3mila metri quadrati e proporrà una selezione molto diversificata di materiali provenienti dall'universo della stilista: non solo abiti e accessori ma anche installazioni multimediali su larga scala e tableaus che raccontano fedelmente l'approccio della stilista nei confronti del design, della moda, della scelta di temi e materiali. Fine ultimo della mostra, dunque, è mettere in luce a trecentossessanta gradi la visione estetica della designer - il cui stile minimalista è perfettamente contestualizzato all'interno del museo - concentrandosi su una questione cruciale: Qual è la chiave della qualità del design? Jil Sander Präsens

Museum Angewandte Kunst (Francoforte) Fino al 6 maggio 2018 museumangewandtekunst.de

Portrait Jil Sander

Marie Claire Germany, 1991 © Peter Lindbergh

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D Design

Assoluto

A CURA DI ANNA CASOTTI



DESIGN

Collective Design LOS ANGELES AVANT-GARDE


LOS ANGELES

Nel Design District di Melrose, a due passi dal quartiere artistico di Hollywood, Not So General galleria inaugurata da Paul Davidge esprime una nuova contaminazione di stili. Tra arte, artigianato e contemporary design

DI ANNA CASOTTI


DESIGN

I

l design contemporaneo trova la sua dimora a West Hollywood, a Los Angeles, un luogo in cui l’internazionalità creativa si svela attraverso un’attenta e meticolosa selezione dell’inglese Paul Davidge che, con una carriera iniziata da Christie’s (il padre era il CEO), ha scelto di seguire le sue due più importanti passioni: l’arte e il design. Nasce così nel quartiere artistico di Hollywood, nei pressi del Design District di Melrose, uno spazio che in breve tempo si è trasformato nel tempio del design high end, tra oggetti inediti ed eventi che attirano la creatività internazionale. Il nome evocativo Not So General e la scelta di progettisti provenienti da tutto il mondo e rappresentati dalle Gallerie più riconosciute nell’universo del Collezionismo - da Galerie Bensimon alla milanese Rossana Orlandi, da Jack Chiles a Mint London - ha messo in scena una combinazione esclusiva di oggetti unici e inaspettati. Manufatti che portano la firma di talenti affermati o di nuovi emergenti ricercati da Paul in città come New York o nelle più importanti capitali europee - Londra, Amsterdam, Milano - per scoprire il meglio del design internazionale e portarlo nella città degli angeli, divenuta in questi anni epicentro creativo e culturale. E Not So General è la prima e unica dimora di Los Angeles per molti artisti e designer come Early Work o Vonnegut/Kraft di Brooklyn, Crosby Studios di New York, Germans Ermics di Amsterdam, Edizione Limitata Factory di Milano, Anna Badur di Berlino, Coil + Drift di New York, MUD Australia di Sydney...

Paul Davidge

Pieces unique artigianali - come vasi in vetro o marmo, bookcase dall’ispirazione minimalista, eleganti chaise-longue dalle linee essenziali e plasmate con materiali pregiati, lampade retro-style dalle forme classiche, che Paul Davidge seleziona personalmente dopo aver visitato, uno a uno, gli studi degli artisti, con una particolare attenzione al modo in cui vengono realizzate le opere. Perché Not So General non è né Galleria, né’ showroom né tanto meno un negozio, bensì un ibrido che riassume questa “trilogia” per una moderna concezione di tutto ciò che si focalizza sull’arredo e sulla cultura del progetto. Uno spazio concepito con una particolare combinazione di elementi in contrasto armonico: da rari pezzi d’epoca a mobili contemporanei fino a oggetti di styling che definiscono l’estetica e l’avanguardia Not So General. Un’avanguardia che a Los Angeles non aveva ancora un indirizzo e che Paul ha scelto di esprimere attraverso un concept inedito, con l’idea di riscrivere la concezione dell’interior design californiano legata all’epoca moderna. Un luogo fatto di contaminazioni, espressione di una ricercatezza progettuale e di una freschezza intellettiva che si stempera nel linguaggio formale di arredi eclettici e inediti. Uno spazio in cui i clienti sono guidati dallo stesso Paul a raggiungere una vision ideale per la propria dimora, con una meticolosa attenzione all’esclusività dei dettagli e al design high end. Tra limited edition o pezzi unici e personalizzati, in un mix tra il modern design californiano e la ricercata estetica europea, per reinventare l’universo creativo della leggendaria città degli angeli. 72


LOS ANGELES

Not So General

7209 California Route 2 West Hollywood, CA notsogeneral.la


DESIGN

Bespoke experience A MIAMI, IL DESIGN È DA COLLEZIONE

La contemporaneità e il modernismo, pezzi unici e limited edition, artigianato e industria... Il design si infonde di unicità tra i Maestri, i nuovi visionari e i talenti emergenti, gallerie internazionali e nomi d’eccezione Lounge Chair by Krueck + Sexton 1985 (prototype) 2017 (finished piece) Courtesy of Volume Gallery


MIAMI

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iami e i suoi contrasti tra avanguardia architettonica e Art Déco, l’esclusivo Design District e il quartiere della Street Art, Wynwood. Immersa in suggestive atmosfere amarcord, la città della Florida torna a essere il palcoscenico della creatività con la tredicesima edizione di Design Miami/ (6-10 dicembre 2017), il più importante appuntamento dedicato ai collezionisti. L’arte arreda e, tra gli oggetti infusi di artigianalità e manufatti che intersecano scultura e design, la contaminazione stilistica ed estetica è narrata da trentadue Gallerie Internazionali tra le più prestigiose al mondo e da undici installazioni sorprendenti di ricerca scientifica e tecnologica accanto ad artigianato e produzione creativa curate da Design Curio. Spazi d’autore in cui designer, curatori, emergenti e galleristi sono invitati a presentare il punto di vista più originale sul design da collezione: cabinet of curiosities che rivelano un ambiente fatto di oggetti, texture, manufatti e idee, spaziando tra le diverse espressioni artistiche - moda, architettura, cinema, gioielleria - del Ventesimo e Ventunesimo secolo. Un inno alla visione artistica del progetto espressa dalle sette storiche design gallery presenti a Design Miami/ dall’anno della sua fondazione con nomi altisonanti come Galleria Cristina Grajales di New York con la prima collezione di mobili degli artisti nonché gemelli identici Doug e Mike Starn; Galerie kreo (Parigi e Londra) presenta invece le edizioni limitate create dai fratelli Ronan e Erwan Bouroullec, tra piccoli oggetti, mobili, installazioni architettoniche e lavori che spaziano dall’artigianato all’industria. Sono gli arredi del designer francese e maître artisan del legno Pierre Chapo e le sue influenze che provengono dai Maestri dell’architettura moderna Le Corbusier, Charlotte Perriand e Frank Lloyd Wright - a essere svelati dalla newyorkese Magen H Gallery, mentre le pièces unique di Katie Stout e dei Brothers Haas sono protagoniste dell’esposizione di R & Company (New York).

Cow -hide Armchair by Charlotte Perriand, ca. 1950

Courtesy of Marie Clerin for LAFFANOUR Galerie Downtown,Paris

Less CPP N2, Lava vs 6 Porcelain Wall Lights by gt2P (Great Things to People), 2016

Courtesy of Friedman benda and gt2P (Great Things to People)

M

iami and its contrasts between architectural avant-garde and Art Déco, the exclusive Design District and the area of the Street Art, Wynwood. Immersed into suggestive amarcord atmospheres, the city of Florida becomes again the stage of creativity with the thirteenth edition of Design Miami (6th -10th December), the most important appointment dedicated to collectors. Art furnishes, and between objects infused with crafts and manufacture intersecting sculpture and design, the stylistic and aesthetic contamination is expressed by thirty-two International Galleries among the most prestigious ones in the world and by eleven amazing installations of scientific and technological research, together with crafts and creative production supervised by Design Curio. Art spaces where designers, curators, emergent talents and managers of galleries are invited to present the most original point of view on collection design: cabinet of curiosity revealing an environment made of objects, texture, manufacture and ideas, spacing through different artistic expressions – fashion, architecture, cinema, jewels – of the Twentieth and Twentieth-first century. A hymn to the artistic vision of the project expressed by the seven historical design galleries that have been present at Design Miami since the year of its foundation, with magniloquent names such as Gallery Cristina Grajales of New York with its first collection of furniture by the artists and also identical twins Doug and Mike Starn; Galerie Kreo (Paris and London) instead presents the limited editions created by the brothers Ronan and Erwan Bouroullec, between small objects, furniture, architectural installations and works spacing through crafts and industry. The furniture by the French designer and master of wood Pierre Chapo and his inspiration taken from the Masters of modern architecture – Le Corbusier, Charlotte Perriand and Frank Lloyd Wright – are revealed by Magen H Gallery in New York, while the unique pieces by Katie Stout and the Brothers Haas are protagonists of the exhibition by R & Company (New York).


DESIGN

E il debutto di tre nuove gallerie esprime l’avanguardia creativa che ogni anno infonde Design Miami/ di innovazione e magnificenza: dalla newyorkese Converso con arredi moderni, rari prototipi e un focus sull’architetto modernista californiano Albert Frey a Lebreton di San Francisco che mette in dialogo le opere di Jacques Quinet con i lavori di Magdalena Abakanowicz e François Raty. Infine Maison Gerard di New York, conosciuta fin dal 1974 per l’ampia collezione Art Déco francese e, oggi, per la selezione di contemporary lighting design, presenta una monumentale sfera di isolamento ideata da Maurice-Claude Vidili. La ceramica artigianale plasmata da Eric Roinested e ispirata al modernismo popolare della California è invece il focus della mostra organizzata da Future Perfect, una delle più prestigiose gallerie di collectible design fondata nel 2003 da David Alhadeff, con sedi a New York, San Francisco e Los Angeles. E tra le novità della fiera di art design, eccezionali esemplari di mobili Shaker presentati da John Keith Russell, un movimento che si concentra sulla creazione di prodotti la cui bellezza risiede nell’utilità, tra morfologia e proporzioni, asimmetria ed elementi multifunzionali, eliminando ogni decoro per creare una perfetta identità tra forma e funzione. In una contaminazione tra storicità, modernismo e avanguardia, la passione per l’art design si esprime in una novità assoluta, una partnership esclusiva tra Design Miami/ e Indagare, compagnia leader nei viaggi di lusso: un programma VIP travel che offre design tour a Guadalajara, Venezia, Helsinki, Santa Fe per proseguire il prossimo anno con altre destinazioni nel mondo. «I Design Tours - racconta Jen Roberts, Chief Executive Officer of Design Miami/ - rappresentano la nostra prima sperimentazione al di fuori delle mura della fiera e dei contesti di Miami Beach e Basilea. Un approccio unico e innovativo in collaborazione con Indagare, una rara occasione per i collezionisti di partecipare a un’esperienza intima alla scoperta di luoghi inediti e ispiratori in tutto il mondo». Una Design Experience dedicata agli appassionati, guidati alla scoperta delle dimore dei collezionisti locali, per addentrarsi in luoghi segreti e inediti alla ricerca di oggetti rari e unici o in ristoranti con arredi all’avanguardia accompagnati dai talenti del gourmand. Per vivere in modo emozionante la propria passione, tra eventi, musei, gallerie e case private, aprendo i confini di Design Miami. Nel segno del sublime.

And the debut of three new galleries expresses the creative avant-garde that every year infuses Design Miami with innovation and magnificence: from Converso in New York with modern furniture, rare prototypes and a focus on the Californian modernist architect Albert Frey in Lebreton of San Francisco, which puts in connection the works by Jacques Quinet with the works by Magdalena Abakanowicz and Francois Raty. In the end Maison Gerard in New York, which has been known since 1974 for the wide French Art Deco collection and, today, for the selection of contemporary lighting design, presents a monumental sphere of isolation conceived by Maurice-Claude Vidili. The craft ceramic moulded by Eric Roinested and inspired to the popular modernism of California is instead the focus of the exhibition organized by Future Perfect, one of the most prestigious galleries of collectible design founded in 2003 by David Alhadeff, with seats in New York, San Francisco and Los Angeles. And among new things of the art design fair, exceptional samples of Shaker furniture presented by John Keith Russel, a movement focused on the creation of products whose beauty consists in usefulness, between morphology and proportions, asymmetry and multi-functional elements, removing decoration to create a perfect identity between form and function. In a contamination between historicity, modernism and avant-garde, passion for art design is expressed in something absolutely new, an exclusive partnership between Design Miami/ and Indagare, leader company in luxury trips: a VIP travel program offering tour design in Guadalajara, Venice, Helsinki, Santa Fe, to go on next year with other destinations in the world. “The Design Tours - Jen Roberts tells, Chief Executive Officer of Design Miami/ - represent our first experimentation outside the fair and the contexts of Miami Beach and Basilea. A unique and innovative approach in collaboration with Indagare, a rare occasion for the collectors to take part of an intimate experience to discover new places inspiring all the world”. A Design Experience dedicated to lovers, guided in the discovery of the houses of local collectors, to enter secret and unknown places in search of rare and unique objects, or restaurants with avant-garde furniture together with gourmand talents. To live in exciting way one’s passion, between events, museums, galleries and private houses, opening the boundaries of Design Miami. In the name of sublime. A.C.

All the Nightmares Came Today by Mike and Doug Starn, 2017 Courtesy of Cristina Grajales Gallery

Design Miami

6-12 dicembre 2017 designmiami.com

Design Tours Experience

in collaborazione con Indagare Destination 2017/2018: Guadalajara, Venezia, Helsinki, Santa Fe indagare.com

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MIAMI

Jeppestown Play Bench by David Krynau, 2016 Courtesy of Southern Guild

MAD Martian Dining Table by Ma Yansong, 2017 Courtesy of Gallery ALL

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DESIGN

Art Tower ABITARE NEL MOMA DI NEW YORK

Central Park– Night view ©Hayes Davidson


NEW YORK

A pochi passi dall’esclusiva Fifth Avenue, l’innovativo skyscraper progettato dal Pritzker Prize Jean Nouvel si erge imponente sopra le sale del MoMA, tra penthouse sofisticate da cui contemplare il fascino di Manhattan DI ANNA CASOTTI


DESIGN

Wine Room

©Hayes Davidson

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ertiginoso e imponente, nei suoi 82 piani di pura eccellenza, 53W53 si presenta come nessun altro edificio al mondo. Firmato dall'archistar francese Jean Nouvel e dal rinomato interior designer Thierry Despont - che ha ideato alcuni dei più lussuosi hotel internazionali - il nuovo grattacielo di New York è uno spettacolo di autentica perfezione. Una torre che sorge sopra uno dei simboli di Manhattan - il MoMA - e che accoglierà nei suoi tre piani le nuove gallerie del Museo di Arte Moderna, tra panorami mozzafiato e penthouse straordinarie, gourmand cinque stelle e private event da organizzare all'interno del giardino di sculture del museo. L'iconica art destination della città si inserisce nel contesto ar-

chitettonico di 53W53 e delle sue 145 unità abitative, tra attici e duplex dotati di ascensori privati che ridefiniscono il luxury lifestyle. Sviluppato da Hines, Goldman Sachs Group, Pontiac Land Group, la forma scultorea della nuova art tower di Midtown rivela in ogni dettaglio l'avanguardia creativa di Jean Nouvel, in una combinazione tra lo stile classico dei grattacieli di New York, un’innovativa struttura definita dallo stesso architetto “grigliata”, unita a una morfologia affusolata e all’utilizzo della “diagrid” ovvero una tipologia costruttiva che permette di variare gli angoli tra i diversi elementi, creando così un'infinita varietà di forme. Ed è grazie a questa scelta architettonica che ogni residenza si presenta con un layout unico e originale, in una personalizzazione esclusiva della propria dimora five stars. All’orizzonte, Central Park e le luci notturne proiettate da icone storiche come il Chrysler Building o l’imponente Empire State. Un art de vivre ricercata che si esprime anche nelle lussuose amenities che si stemperano all'interno della torre, come il centro benessere con i suoi suggestivi giardini verticali ideati dal noto landscape designer Patrick Blanc e una lap pool di venti metri o il fitness centre dotato di sauna, stanze del vapore, simulatore di golf, campo da squash gestiti da The Wright Fit. O ancora una park view lounge, una biblioteca, un teatro e una playroom per bambini, oltre a una sala ottagonale a doppia altezza dedicata alla degustazione dei vini. Un vero e proprio tempio enogastronomico progettato da Thierry Despont con una selezione di materiali tra i più pregiati: dal sughero scelto per la pavimentazione ai dettagli in pelle e bronzo. Un edificio high-end concepito come una “città” nella città collegato alle tre nuove gallerie espositive che il MoMA inaugurerà al secondo, quarto e quinto piano del capolavoro di Jean Nouvel. Un luogo unico, destinato a divenire il simbolo di una nuova visione dell’abitare, in una squisita contaminazione tra arte e design.

Living Room

©Hayes Davidson


NEW YORK

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izzy and majestic, in its 82 floors of pure excellence, 53W53 looks like any other building in the world. Made by the French archistar Jean Nouvel and by the famous interior designer Thierry Despont - who conceived some of the most luxurious international hotels - the new skyscraper of New York is a show of rare perfection. A tower overlooking one of the symbol of Manhattan - the MoMA - and which is going to welcome the new galleries of the Museum of Modern Art on its three floors, between stunning landscapes and extraordinary penthouses, five star gourmands and private events to organize inside the garden of sculptures of the museum. The iconic art destination of the city is included in the architectural context of 53W53 and its 145 living units, between attics and duplex provided with private elevators which redefine the luxury lifestyle. Developed by Hines, Goldman Sachs Group, Pontiac Land Group, the sculpture shape of the new tower of Midtown reveals in each detail the creative vanguard of Jean Nouvel, in a combination between the classical style of the skyscrapers of New York, an innovative structure defined “grilled” by the architect himself, unified to a tapering morphology and to the usage of “diagrid”, which is a constructive typology allowing to change the corners between different elements, so to create an infinite variety of shapes. And thanks to this architectural choice each residence presents a unique and original layout, in an exclusive personalization of its five star house.

53W53

53 West 53rd Street, New York Architetto: Jean Nouvel Interior design: Thierry Despont

53W53 SALES GALLERY 745 Fifth Avenue New York, NY info@53W53.com 53w53.com

On the horizon, Central Park and the night lights projected by historical icons, such as the Crysler Building or the majestic Empire State. A fine lifestyle that is expressed also in the luxurious amenities spread inside the tower, such as the wellness center with its suggestive vertical gardens, conceived by the famous landscape designer Patrick Blanc, and a lap pool of twenty meters or the fitness center provided with sauna, steam rooms, golf simulator, sqaush ground, directed by The Wright Fit. Or even a park view lounge, a library, a theater and a playroom for children, beyond a double level octagonal hall, dedicated to the tasting of wines. A real gourmet temple projected by Thierry Despont with a selection of materials among the most precious ones: from the cork chosen for the flooring to the details in leather and bronze. A high-end building conceived as a “city” in the city, joined to the three new exhibition galleries that the MoMA is going to open on the second, fourth and fifth floor of the masterpiece made by Jean Nouvel. A unique place, bound to become the symbol of a new vision of living, in a wonderful contamination between art and design. Pool

©Hayes Davidson

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DESIGN

The Modern Essence BLACK AND WHITE: THE LABYRINTH PERSPECTION

Contemporaneità e mito si intersecano nell’interior design di un architetto che vive tra l’avanguardia di New York e il fascino ancestrale della campagna pavese: Marco Parmeggiani o la poetica del labirinto

DI ANNA CASOTTI

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Marco Parmeggiani per titleofwork New York Foto di Michael Beauplet

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ggetti e arredi come narrazione in cui l’antinomia del bianco e del nero traspone una profonda emozione giocata su un elemento leggendario: il labirinto. Un segno mitologico carico di significato che l’architetto e designer Marco Parmeggiani plasma nel contemporaneo in differenti forme e materie: dall’interior della sua dimora newyorkese al progetto dell’Atelier Zeitgeist Milano alle pièces per Ercole Home New York. «Tutto è partito da un progetto per un evento della Maison di alta gioielleria: Chopard», racconta Parmeggiani. «Avevo ideato un Labirinto per la piazza di una città, simbolo per eccellenza del dedalo: Venezia. Era la perfezione stilistica…». Il labirinto si imprime così in diversi linguaggi tra cui le nuove collezioni di Labyrinth Rugs e di piatti in vetro di Murano per il brand Les Ottomans - quest’ultima venduta in esclusiva da LuisaviaRoma - presentate alle design week di Parigi e Milano. La duplicità materica si svela invece nei tavoli creati per la milanese Nilufar Gallery, selezionati per “Nomad”, la prima bespoke design fair di Montecarlo ideata da Giorgio Pace e Nicolas BellavanceLecompte, un percorso inedito dedicato ai collezionisti nelle sale dell’iconica Villa La Vigie, per dieci anni la residenza di Karl Lagerfeld. In una sapiente sintesi delle diverse espressioni artistiche - Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Joseph Hoffmann, Carlo Mollino - il design di Marco Parmeggiani racconta una nuova dimensione estetica, tra evocazioni leggendarie e inaspettata avanguardia. Come l’architetto e interior decorator racconta a Posh.


©Molteni&Motta ©Dan Wright

Private residence New York Coffee table in mosaico di vetro, Labyrinth Collection per Ercole Home

Private Residence Pavia Sedia-tappeto “Nigrum in candida vertunt” per Dilmos Milano 2004

The Labyrinth Rug “Nigrum in candida vertunt” per Les-Ottomans, Maison & Objet Paris, 2017

INTERVIEW

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DESIGN

Come descriveresti la tua filosofia creativa?

Sicuramente quella del “non fare tanto per fare”, nel senso del rispetto della tela bianca, da non offendere. In architettura, come nell’arte, si può creare tutto, investigare, ricercare, studiare, analizzare all’infinito, in ogni senso e dimensione - dal celebre “cucchiaio alla città” - ma tutto ciò che si disegna e si produce deve avere un senso, un messaggio intrinseco, un valore aggiunto, anche solo nella ricerca del bello (e non è da poco). Viviamo circondati da una moltitudine di “oggetti” perfetti e storicamente qualitativi: farne altri non all’altezza è inutile. Un progetto che rispecchia con maggior forza il tuo modus operandi?

Spero che in tutto ciò che progetto esista questa componente. Una delle mie icone personali è la sedia tappeto, una lunga tela in intarsio di moquettes nomad dove viene incisa la scritta, tratta dalla “Lettera sulla falsità” - scambio di relazioni tra Ovidio e Giovenale - Nigrum in candida vertunt ovvero mutare il bianco nel nero, equilibrio perfetto e arte della seduzione (o tentazione), principio del Taoismo dove nulla può esistere senza il suo opposto. Il labirinto, nella sua valenza simbolica e morfologica, è un elemento costante nei tuoi progetti. Come mai questa scelta?

Sono sempre stato attratto dal Labirinto in ogni sua espressione, fin dai tempi dell’Accademia di Brera e poi sicuramente rafforzato dai miei anni trascorsi in Grecia per il Teatro di Epidauro e lo studio di Atene. Quel senso di mimesi e di classicità ti rimane dentro come un DNA formale e il labirinto ne riassume l’arte legata alla spazialità dell’architettura. Quali i tuoi ultimi progetti che si legano a questo simbolo?

Tutto è partito da un progetto per un evento di un’importante casa di gioielleria svizzera: Chopard. Avevo progettato un Labirinto per la piazza di una città, simbolo per eccellenza del dedalo: Venezia. Era la perfezione stilistica: riportare l’idea di giardino architettonico come percorso verso qualcosa più alto di noi in un luogo perfetto e magico. Da qui ho iniziato a osservare i tappeti ottomani e persiani, veri e propri labirinti di fili che si intrecciano per ricercare la perfezione. Così è nata la Labyrinth rug collection per Les Ottomans: un Kilim intrecciato a mano con la trama di un labirinto in bianco e nero e una cornice ispirata alla geometria tessile delle opere di Alighiero Boetti con la scritta dei filosofi a me cara. Sintesi perfetta di intrecci e simboli in equilibrio. Fino ad arrivare a oggi con la mia prima collezione di piatti che, attraverso la decorazione del labirinto, mi ha dato la possibilità di esplorare la bellezza del vetro di Murano. Venezia che ritorna, forse un cerchio che si chiude. Tra i tuoi ultimi progetti Atelier Zeitgeist Milano inaugurato in Rinascente Duomo...

Il nuovo progetto per Zeitgeist alta profumeria in Rinascente Duomo a Milano mi ha dato la possibilità di creare un luogo per lo shopping di lusso partendo dall’idea iconica retrò e molto americana della gioielleria di Tiffany sulla Fifth Avenue. Ho ricreato così un perimetro permeabile da molteplici punti dove il susseguirsi dei tavoli espositivi ed experience diano l’idea di 84

un corpo unico punteggiato, nei quattro angoli, dalle abat-jour logo che ne definiscono e delimitano lo spazio visivo del brand. Lo spirito e i materiali sono tendenzialmente quelli di Atelier Zeitgeist in via San Maurilio a Milano, ma con quell’accattivante spirito borghese da scoperta di un nuovo “gioiello” olfattivo, tutto da provare. Nei suoi molteplici significati il labirinto nell'antica Grecia assumeva anche una funzione coreografica legata all'arte della danza. In che modo nei tuoi progetti il tratto diviene scenografia?

Ogni movimento del corpo nello spazio è sinonimo di danza, anche quando la chiamiamo ergonomia. Quando progetto una casa la immagino sempre come il palcoscenico della vita di chi ci abita, proprio come una scenografia dell’abitare quotidiano. Cercare di trovare l’equilibrio tra una grafica progettuale e la combinazione degli oggetti, di qualunque natura essi siano, obbliga a definire delle scelte e dei vincoli che di volta in volta, per la loro natura intrinseca, necessitano di spazi e definiscono conseguenze estetiche più forti del tuo volere personale. Sono attratto dal Feng Shui dove tutto è basato sull’equilibrio e sul percorso delle forze che oltrepassano la nostra vita e ne definiscono lo stato d’animo. In architettura il labirinto è anche l’espressione di una certa utopia progettuale come simbolo di perfezione: penso a Ledoux e a Boullée... Che cosa rappresenta esattamente per te?

Per ogni architetto la ricerca della perfezione è la vera utopia progettuale e il labirinto le oltrepassa tutte, perché si carica di un duplice significato nel suo senso di spaesamento o come simbolo archetipo della propria libertà. Quanto il mondo dell’arte ispira la tua visione architettonica?

L’arte per me è la base da cui partire e si lega all’architettura attraverso i codici che sottendono all’estetica e alla ricerca del Sublime: dalla “Proportio Vitruviana” alle regole leonardesche, dalla sezione aurea al razionalismo fino al Modulor di Le Corbusier. Odiavo la matematica al Liceo e poi ho scoperto la filosofia dei numeri... da perdersi. La pittura e il colore sono ispirazioni di forma, i materiali definiscono la Scultura dei volumi, il Cinema le sensazioni che vogliamo far vivere. Un architetto, un designer o una corrente stilistica che consideri come ispiratori...

La metafisica di Savinio, il Bauhaus, tutto lo Jugendstil viennese, Josef Hoffman e Koloman Moser. Passando per le Avanguardie fino ad Achille Castiglioni... Tra le icone del design italiano quale secondo te rappresenta la tua Weltanschauung?

Sicuramente Carlo Mollino, per quel suo spirito borghese che non riuscirò mai a togliermi. Progetti futuri?

I labirinti della mia mente...


INTERVIEW

Sopra,

Atelier Zeitgeist Rinascente Milano

“Quando progetto una casa la immagino sempre come il palcoscenico della vita di chi vi abita, proprio come una scenografia dell’abitare quotidiano.” Marco Parmeggiani

Tavolo in marmo statuario e amalgama di radica grigia per Nilufar Milano, 2015

Piatti Dedalo in vetrofusione di Murano Labyrinth Collection per Les Ottomans


DESIGN

Bar Grill – Exterior

The glaring star MIAMI: NEW HIGH END

Le sabbie incontaminate di Sunny Isles Beach a Miami e l’intenso turchese dell’Oceano fanno da scenografia a Jade Signature, il capolavoro architettonico firmato Herzog & de Meuron 86


MIAMI

Penthouse

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ra dimore immerse nella luce cristallina della Florida e sky villas tra le più sofisticate di Miami, le meraviglie dell’incontaminata Sunny Isles Beach e delle sue candide spiagge si specchiano nella magnificenza architettonica che i Pritzker Prize winners Herzog & de Meuron hanno ideato in Jade Signature. Non solo 53 piani di pura vertigine sulle acque dell’Atlantico, ma il simbolo dell’innovazione del development residential leader di Miami: Fortune International Group. E non è un caso che il Gruppo abbia chiamato superstar dell’universo del design come gli acclamati architetti svizzeri Herzog & de Meuron, i maestri francesi di luxury interior design PYR guidati da Pierre-Yves Rochon e il pluripremiato landscape designer Raymond Jungles Inc. per creare un luogo inedito. Senza soluzione di continuità il piano terra di Jade Signature crea un tuttuno con la piscina, il giardino, la spiaggia e l’Oceano, come se l’edificio fosse parte integrante del contesto ambientale, in un dia-

Sky Villa

JADE SIGNATURE 16901 Collins Avenue – Sunny Isles Beach, FL Architect: Herzog & de Meuron Interior Designer: PYR led by Pierre -Yves Rochon Landscape Architect: Raymond Jungles Development: Fortune International Group jadesignature.com

logo costante tra natura e architettura. Una dimensione che si percepisce anche nelle 192 eleganti private residence ognuna dotata di ampie terrazze dalla morfologia scultorea, per immergersi nell’orizzonte infinito della costa atlantica o sulla baia della città. O ancora nelle lussuosissime Upper Penthouse dotate di private pool o nelle prestigiose Sky Villas concepite su due livelli e con living room che raggiungono i 700 metri quadrati, 5 camere da letto, 7 bagni e un panorama a 180 gradi. Dai magnifici percorsi botanici che accolgono gli ospiti, si apre una lobby a doppia altezza collegata da un’imponente scalinata, la “porta magica” per accedere a un universo di autentica meraviglia tra piscine, wellness centre, sauna, bagno di vapore, hammam e bagno turco, vasche idromassaggio affacciate sull’Atlantico, sale per i trattamenti viso e terrazze open air dedicate ai massaggi. Oltre a giardini zen in cui praticare lo yoga, in una visione del benessere che avvolge i cinque sensi. A.C.


DESIGN

Responsibility is Green IL LUSSO DIVENTA SOSTENIBILE PER ATTRARRE NUOVE GENERAZIONI DI CONSUMATORI

Gardening the Trash

Arazzo di Giovanni Bonotto ©valentinasommariva

DI MARCO TORCASIO

La cultura del “bel vivere” italiano introduce nel proprio DNA una nuova importante necessità, sposare la causa ecologica per ridefinire le priorità del lusso contemporaneo. Intraprendiamo un viaggio nel cosiddetto Sustainable Luxury per analizzare interrogativi, esigenze e speranze neo green dai gioielli alla cosmetica, dallo yachting fino (ça va sans dire) al fashion

U

n evento dedicato ai valori della sostenibilità ambientale e sociale ha acceso i riflettori sulla grande moda made in Italy e ha riunito per la prima volta, in un’unica cerimonia, i più grandi stilisti, le case di moda di lusso, i designer italiani emergenti, le realtà artigiane e le aziende più innovative nel mondo della sostenibilità. In occasione dell’ultima fashion week, Milano ha infatti visto il Teatro alla Scala trasformarsi in palcoscenico privilegiato dei Green Carpet Fashion Awards, organizzati dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, in collaborazione con Eco-Age e Livia Firth, con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico, di ICE e con il patrocinio del Comune di Milano. Olte ai grandi nomi di Giorgio Armani, Miuccia Prada, Pierpaolo Piccioli e Alessandro Michele, molte le celebrities che hanno sfoggiato look etici e outfit super green. A cominciare da Gisele Bündchen o Arizona Muse che per l’occasione hanno vestito creazioni Stella McCartney, da sempre attenta alla sostenibilità ambientale. La nuova campagna della designer statunitense, realizzata in collaborazione con l’artista Urs Fischer e la fotografa Harley Weir, affronta il tema dei rifiuti e dei consumi. Le immagini, scattate da Weir in un paesaggio artificiale di rifiuti abbandonati lungo la costa orientale della Scozia e accompagnate dalle illustrazioni di Fischer, riflettono la consape88

volezza e l’etica di Stella McCartney. La carcassa di un’automobile in disfacimento sullo sfondo, una vasta discarica e un centro di raccolta per i rifiuti domestici incarnano un problema che stiamo lasciando in eredità alle generazioni future. Anche Sara Cavazza Facchini, Creative Director della maison di prêt-à-porter Genny, continua il suo impegno a tutela dello sviluppo sostenibile della moda con una special edition per la collezione PE18. Questa speciale selezione di capi è stata infatti realizzata con tessuti eco nati dalla collaborazione con l’azienda Taroni, secondo quanto definito dalla campagna Detox di Greenpeace e nel rispetto dei severi requisiti richiesti dalla certificazione GOTS - Global Organic Textile Standards. Donna e madre, prima ancora che Creative Director Genny, Sara Cavazza Facchini è da sempre impegnata in prima persona in progetti legati alla sostenibilità. Un percorso che ha avuto inizio con l’adesione a Fashion4Development nel settembre 2015 e che è proseguito con la nascita dell’etichetta dei valori, subito tradottasi in azioni concrete. Sotto la sua direzione artistica infatti la maison Genny ha conosciuto un crescente impegno per limitare l’impatto sull’ambiente nella realizzazione di ogni singolo passaggio del processo produttivo. L’approccio sostenibile, nella visione di Sara Cavazza Facchini, deve infatti interessare ogni livello della filiera produttiva: dalla creatività al modello organizzativo.


SUSTAINABILITY

Genny

SS 2018 Collection

È grazie a lavori come questi che oggi l’espressione “lusso sostenibile” non appare più come un ossimoro, ma come contemporanea tendenza. Molto più di una tendenza in realtà, piuttosto una vera e propria urgenza moderna di cui occorre scrivere al più presto il manifesto precettivo. La nuova frontiera eco per l’high fashion coinvolge anche il mondo del gioiello e non è un caso che la statuetta premio dei Green Carpet Awards sia stata firmata da Chopard. La casa di alta gioielleria l’ha infatti realizzata in oro “Fairmined”, cioè estratto secondo condizioni di lavoro sostenibili. Anche il settore del lusso dunque, dai gioielli fino alla cosmetica, si interroga in merito alle esigenze, ai bisogni e alle richieste di consumatori sempre più consapevoli e informati. La notorietà della marca e il prestigio del brand non costituirebbero più l’unica garanzia di cui il consumatore ha bisogno. Impatto ambientale, effetti sulla salute, condizioni dei lavoratori e indicazioni sulle modalità di allevamento di animali, sono solo alcuni dei criteri che guidano le scelte di acquisto dei consumatori e che mostrano come la reputazione di un brand passi sempre di più attraverso la sostenibilità. I cosiddetti neogreen, che si differenziano dagli ecologisti per un atteggiamento molto meno ideologico, non rifiutano affatto il consumismo, anche quello più edonista, a patto che sia “politically correct”. Consce di queste nuove sensibilità, non sono poche le aziende del lusso che hanno reimpostato i loro processi produttivi secondo criteri socialmente responsabili. Per esempio Gucci, che ha chiesto sia la certificazione SA8000 (per tutelare i diritti dei lavoratori lungo tutta la filiera produttiva) che la ISO 14000 (per ridurre l’impatto ambientale), o Giorgio Armani, che per le sue collezioni utilizza in misura crescente poliestere riciclato, canapa e cotone ecologici. «Non solo i consumatori, ma le imprese stesse sono molto sensibili al tema della sostenibilità» commenta Alessandro Brun, direttore del Master in Global Luxury Goods and Services Management (MGLuxM) della School of Management del Politecnico di Milano, da 10 anni impegnata a fare ricerca e didattica sull’industria del lusso anche con il contributo di una faculty internazionale sempre più prestigiosa.

Stella McCartney FW 2017 Campaign

«Proprio da loro viene la richiesta di fare formazione, di condividere le pratiche migliori, anche tra competitor, di far circolare casi di successo a cui ispirarsi, di creare un vero ecosistema in modo da dare voce alle esigenze e alle esperienze di chi realmente sta cambiando la propria organizzazione per produrre in tutta trasparenza, a basso impatto ambientale e senza sfruttamento, del pianeta e del lavoro». Trovare i materiali del futuro che cambino la visione del mondo presente è la mission anche di Giovanni Bonotto (produttore tessile per le più grandi case di moda) che, servendosi di affreschi tessili sviluppati con il supporto delle sapienti tecnologie di Miniwiz, ha elevato materiali plastici di scarto a opere uniche. Bonotto, il cui know-how riguarda tutto quello che c’è da sapere sulla tessitura di prodotti di lusso, alleandosi con Miniwiz, leader globale nella tecnologia dell’upcycling, getta un primo sguardo su quelli che saranno i tessuti nella moda del futuro. Ma il fenomeno dell’eco-responsabilità non si limita alla moda. Milano, ancora una volta protagonista, ha da poco ospitato il ONE OCEAN Forum, l’evento ideato dallo Yacht Club Costa Smeralda dedicato ai progetti innovativi di salvaguardia dell’ambiente marino e alla promozione di azioni pratiche volte alla sua tutela. Due giorni di dibattito che hanno visto nascere la Charta Smeralda, il codice etico che definisce i nuovi paradigmi per la tutela del mare. Accanto a Rolex e Audi partners storici di YCCS, Aquafil, Luxury Living Group, Dilbar, Intercos, Fondazione Carriero, Perini Navi, Pantecnica, Fondazione Riccardo Catella, Sipa, Dompé, Biofarma e Immobilsarda hanno scelto di supportare il progetto. L’autorevolezza di tutti i player dell’iniziativa è stata determinante per dar vita a un programma che, lungi dall’esaurirsi nell’appuntamento di ottobre, vuole stimolare un vero cambiamento e offrire autentico valore nel tempo. Il tempo della responsabilità sostenibile. 89


M Motors

Assoluto

A CURA DI ENRICO CAMMAROTA



MOTORS

L’auto che verrà SOSTENIBILITÀ E CITTÀ DEL FUTURO, NE PARLIAMO CON FABRIZIO LONGO DIRETTORE DI AUDI ITALIA

Audi e–tron concept


INTERVIEW


MOTORS

Audi A8 – Tecnica

Tra auto elettriche e progetti d’avanguardia, Audi si lancia con impegno in importanti iniziative che servono a ribadire una chiara e potente presa di posizione. Il futuro è la sostenibilità!

DI ENRICO CAMMAROTA

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udi punta alla sostenibilità. La casa di Ingolstadt adotta un nuovo concept che vede protagonista una città intelligente, futuristica ma soprattutto eco-compatibile. Realizzando auto d’avanguardia che dispongono di intelligenza artificiale e batterie elettriche. Oltre a mettere in cantiere varie iniziative legate al tema della salvaguardia delle acque, la sicurezza stradale del car-to-x (lanciato a Las Vegas), la tecnologia Traffic Light Information e Time to Green. Un mondo che corre su importanti asset innovativi in cui rientrano anche le performance alla Formula E, con vetture alimentate da una ricarica senza fili: avvicinandosi a una piastra, le super car rigenerano la propria batteria! Per Audi il futuro è l’elettrico. Una presa di posizione che spinge la casa automobilistica a far fronte comune sull’unione di design, ingegneria meccanica e digitale, realizzando prodotti dal calibro 94

di SQ7, la prima auto al mondo alimentata da un impianto elettrico a 48 volt. Oppure la Q7 e-tron quattro, dove il conducente può scegliere tra quattro modalità di guida: “EV” dà priorità all’elettrico, “hybrid” permette al sistema ibrido di ottimizzare la gestione delle batterie, “battery hold” risparmia l’energia elettrica disponibile per una fase successiva. Semplicemente meravigliosa la Audi A8, che grazie all’intelligenza artificiale analizza milioni di dati al secondo e prima di mettersi alla guida in totale autonomia controlla che ci siano tutti i presupposti di sicurezza. La situazione dell’automotive è sensibilmente cambiata, ha saputo fondere i diversi luoghi della meccanica, dell’automazione e di tutta quella costola che riguarda il mondo digital, con obiettivi ecologici. La sommatoria di strumenti utili per costruire un’automobile a prova di uomo. Un settore che cresce, ma comunque costoso, soprattutto per l’utente finale. Non si sa bene ancora quanti anni ci vorranno


INTERVIEW

Audi charge station


MOTORS

affinché una vettura eco riesca a costare quanto la sua equivalente a benzina o diesel. Oggi però, rispetto a due o tre anni fa, siamo tutti chiamati a partecipare al cambiamento. La problematica più grande, forse per il nostro Paese, è il fattore culturale. Paragonato alla Svezia, dove il 50% delle auto che vengono immatricolate sono elettriche, in Italia la questione è limitante, ma a breve il passaggio a questo vettore diventerà una necessità. La sfida di Audi è quella di lanciare entro il 2020 tre veicoli com-

pletamente elettrici ed entro il 2025 portare un terzo della gamma all’uso della batteria. Un argomento delicato che la casa dei quattro anelli affronta con serenità, partendo proprio dalle Charge Station, le famose colonnine elettriche utili al rifornimento dell’auto moderna. Un progetto di infrastrutture sviluppato autonomamente come Audi Italia in Costa Smeralda, nato l’anno scorso in Alta Badia, ed esteso ora fino a Madonna di Campiglio.

Fabrizio Longo, il direttore di Audi Italia, ci racconta questo nuovo affascinante mondo.

Quali saranno le tempistiche e le strategie di Audi per la vendita annuale di auto elettriche?

Audi ha partecipato al Forum sulla Sostenibilità del mare. Perché avete deciso di adottare questa iniziativa?

È un link interessante, il fatto di legare la nostra presenza anche con il mare è normale, perché dove ci sono sostenibilità e organizzazioni serie, tendenzialmente ci siamo anche noi. È una sorta di scacchiera che ci vede impegnati in maniera piuttosto coerente con quelle che sono le nostre convinzioni in merito. Non si tratta dunque esclusivamente di automotive, ma di prendere delle posizioni. Non si può pensare di fare solo prodotto, bisogna riflettere sul posizionamento delle strategie. Si tratta di progetti trasversali, che se attuati in maniera coerente e costante possono contribuire ad aumentare la percezione e la riconoscibilità del marchio. In futuro, probabilmente, diminuiremo il numero di iniziative, cercando di essere sempre più presenti sul fattore ambientale. Per quanto riguarda le auto elettriche i clienti come rispondono nel rapporto di mediazione con il concessionario?

Guardando indietro di due anni, la sensibilità del mondo delle flotte aziendali è molto diversa da quella del privato, che vede ancora con diffidenza lo sbarco sulla tecnologia dell’elettrico, sia per problemi legati alla percorribilità in termini di estensione chilometrica, sia per la complessità relativa alla presenza di infrastrutture efficaci. Diventa quindi fondamentale stimolare in lui la fiducia verso il mondo dell’elettrico, in quanto il cliente deve credere nella scelta che sta facendo. Rispetto all’Europa, come magari Oslo, non risultiamo arretrati?

Sì molto, ma di più non si può. Bisogna guardare avanti. Oggi, rispetto a qualche anno fa, c’è una propensione più grande al cambiamento. Ad esempio, in Svezia, grazie alla presenza sul territorio di infrastrutture e incentivi adeguati oltre a una inclinazione culturale, il 50% delle auto che vengono immatricolate sono elettriche. La situazione in Italia è completamente diversa. Ma a breve il passaggio all’elettrico anche da noi diventerà una necessità. Considerando gli Stakeholder, sembra esserci un’aria di positività, il mercato italiano comincia ad essere molto più attento. 96

Preferisco essere aperto anche verso le altre fonti rinnovabili, come magari il metano. Credo che nei prossimi anni il numero sarà sicuramente destinato a crescere. La nostra scelta autonoma consiste nell’arrivare al 2025 con un modello elettrificato in ogni gamma di prodotto. La comunicazione dovrà essere il perno efficace. Serve un ambasciatore che si sieda e dica senza paura che usa quel tipo di auto, dove la va a ricaricare e in quanto tempo. Per questo tipo di segmento, non credete magari che i giovani e le donne siano gli ambasciatori adatti? Negli ultimi anni la moda investe molto nella sostenibilità, pensate magari a qualche collaborazione in merito?

Rispetto agli uomini, le donne hanno una sensibilità maggiore verso questo prodotto e sono per noi il vero acceleratore del processo. I giovani ci interessano maggiormente perché vanno in qualche modo recuperati. Dobbiamo portarli a bordo, allontanandoli da quel tipico senso di diffidenza che hanno provato con la mobilità. Per quanto riguarda invece la moda, sarebbe interessante creare partnership con brand del settore, basta ci sia un fil rouge coerente. Come vi rapportate all’ottica di costruire una città intelligente, dove le macchine sono batterie fondamentali all’interno del sistema?

Oggi stiamo uscendo da quelli che sono i confini tradizionali del saper progettare auto, una rivoluzione che ci sta complicando la vita, ma anche in senso positivo. Abbiamo dovuto apprendere nuove competenze che con l’automotive in senso stretto non ci appartenevano. È necessario avere due ingegneri in meno di prodotto e cinque digital o esperti in energia alternativa per completare l’offerta. Al fine di ridisegnare la città del futuro occorre che venga rivisto tutto il sistema della mobilità. È una faccenda complessa, c’è bisogno di un tavolo allargato tra noi costruttori, architetti, urbanisti, tecnici ed esperti di intelligenza artificiale. Entro il 2030 i prezzi delle tecnologie e dei carburanti, come anche quelli delle batterie, tenderanno a livellarsi. Questo significa che un’auto elettrica costerà quanto una tradizionale?

Ci sono troppe componenti per poter fare delle stime. Ci impegneremo comunque affinché l’elettrico diventi una scelta alternativa e competitiva ai prodotti Diesel o quant’altro. (ha collaborato Alessandro Iacolucci)


INTERVIEW

Audi Q7 e–tron

Fabrizio Longo


MOTORS

Top Car UN CALDO INVERNO

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al Salone di Francoforte - passaggio fondamentale della stagione - si esce con la certezza che il futuro (prossimo) è fatto di poca benzina, pochissimo diesel e tanti termini inglesi - hybrid, plug-in, mild hybrid, EV, zero emission - nati negli ultimi anni nell’automotive per indicare una strada fatta di efficienza nei consumi, ridotte emissioni inquinanti e massimo rispetto per l’ambiente. Le top car del futuro saranno (e alcuni lo sono già, a dire il vero) splendide, intelligenti e pure veloci ma per ora, le grandi emozioni sono ancora affidate ai propulsori tradizionali, montati su carrozzerie di fascino e firmati da designer di classe. Il risultato sono le nuove vetture che Posh ha visto nei padiglioni del salone più grande del mondo.


CAR

Dopo un grande Salone di Francoforte, le Case spingono forte sull’acceleratore. Arrivano nuovi modelli di ogni dimensione, fascia e tipologia. Ecco in anteprima quali saranno da guidare DI MAURIZIO BERTERA

Per esempio, per la gioia di chi non si vuole rassegnare a un futuro ibrido o persino elettrico, c’è la Ferrari Portofino. Si tratta dell’erede della California T, completamente riprogettata e disegnata secondo canoni evoluti e pensata come “entry level” della gamma. Mantiene l’impostazione 2+2 con tetto metallico ripiegabile, trovando però nel nuovo design “fastback” un modo per mascherare il volume posteriore aumentando allo stesso tempo lo spazio per i bagagli (292 litri). Il Centro stile di Maranello ha lavorato principalmente sull’efficienza aerodinamica e sulla riduzione della resistenza all’aria, raggiungendo un Cx di 0,31 (- 6%). Nel frontale sono stati inseriti gruppi ottici di nuova concezione con canali aerodinamici integrati sul bordo esterno, mentre l’insieme rinuncia ad appendici vistose sfruttando maggiormente i flussi del sottoscocca. Il propulsore è un’evoluzione del noto V8 3.9 biturbo, che sulla Portofino raggiunge i 600 CV a 7.500 giri e 760 Nm, con

il Variable Boost Management, che modifica l’erogazione della coppia in base al rapporto inserito e azzera il ritardo di risposta. Gli interni riflettono l’impostazione delle Ferrari più recenti, aumentando lo spazio a disposizione e introducendo il nuovo volante multifunzione, il display multitouch da 10,25 pollici dell’infotainment e quello aggiuntivo dedicato al passeggero. I sedili sono inediti e dotati di anima in magnesio e imbottiture a densità differenziata, mentre in opzione è disponibile un modello con 18 regolazioni elettriche, anche attraverso il display centrale. Trattandosi per molti clienti della Ferrari “quotidiana”, non sono da sottovalutare neanche i dati relativi ai consumi: la Portofino dichiara una media di 10,7 l/100 km. FERRARI Portofino


MOTORS

Bmw ha approfittato della rassegna “di casa” per lanciare una quantità impressionante di anteprime assolute e due concept, la serie 8 e la Z4 - già viste - ma sempre d’effetto. Si parte dalla terza generazione della X3, si passa dalla serie 6 Gran Turismo - erede della serie 5 Gran Turismo - già in listino e si arriva alla Concept X7 iPerformance che anticipa le forme di quella che sarà la top di gamma. E ancora la serie 5 più “cattiva” di sempre: la M5 per la prima volta a trazione integrale, vista a fianco della M8 GTE che correrà anche a Le Mans. Poi la bellissima serie 7 40 Years Edition creata in soli 200 esemplari per celebrare i 40 anni di uno dei modelli più rappresentativi della Casa. La protagonista dell’inverno sarà comunque la X3, un'evoluzione ben realizzata della serie attuale, senza un particolare stravolgimento delle linee. L’interno segue il copione Bmw mentre al centro della plancia fa la sua comparsa lo stesso display già visto sulla nuova Serie 5, oltre al cruscotto che racchiude in sé sia elementi fisici che virtuali e all’head up display di dimensioni decisamente maggiorate. Al top la X3 M40i, spinta da un sei cilindri in linea da 360 Cv e 500 Nm di coppia, valori che consentono al SUV di toccare i 100 km/h con partenza da fermo in meno di 5 secondi. Ma ci sono anche le più parche versioni a sei cilindri con potenze da 249 e 265 Cv, mentre l’entry level è rappresentato dalla 20d, con motore a gasolio da 190 Cv e 400 Nm di coppia. A fine anno, ci sarà pure un 2.0 benzina da 252 Cv.

BMW Serie 8


CAR

MERCEDES Classe S Cabriolet

In casa Mercedes, dove si è esibita la “folle” F.1 stradale - la AMG Project One da due milioni e 275mila euro, con mille cavalli di potenza e velocità autolimitata a 350 km/h - e si è parlato di mobilità tra vent’anni, non manca un grande presente. Vedi la Classe X, il nuovo pick-up: è ‘Mercedes’ dallo stilema sul frontale ai gruppi ottici posteriori, ma con un plus di robustezza e capacità fuoristradistica. Tre i modelli con vocazioni diverse (Pure, Progressive e Power), due validi propulsori (220d e 250d) e listino da 37mila a 47 mila euro. E ancora c’è il Model Year 2018 della Classe S Coupé e Cabriolet, oggetto di culto non solo da chi ama la Stella a tre punte. Ritoccate (poco) nell’estetica e aggiornate nell’equipaggiamento, sono due vetture spinte dal 3.0 V6 biturbo da 367 Cv e dal nuovo 4.0 V8 da 496 Cv. Non potevano mancare le elaborazioni AMG sul tema: S63 e S65, la prima con il 4.0 V8 biturbo (ma portato a 612 Cv) e la seconda con il V12 biturbo da 630 Cv. 101


MOTORS

Innovare nel segno del cambiamento DANIELE MAVER: TRA MODA, DESIGN E TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA

JAGUAR E–Pace

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INTERVIEW

Un secret hub dall’animo urban per svelare l’anteprima italiana di E-PACE, l’originale intesa con Francesco Ragazzi – direttore creativo di Palm Angels – la presentazione di una vettura completamente elettrica. E l’obiettivo di avvicinarsi al mondo dei giovani. Che rappresenta la vera chiave del successo, come ci conferma il Presidente Jaguar Land Rover Italia

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MOTORS

O

ltre ogni confine, superando quelle barriere che a una data epoca sembravano quasi insormontabili. O che almeno suscitassero un certo clamore, da non trovare nessun tipo di relazione plausibile. I tempi sono cambiati, il mercato pullula di novità ed esige sempre di più tecnologie all’avanguardia, per far fronte a competitor agguerriti e giovani che conquistano una posizione privilegiata in ogni ambito. Oggi gli occhi sono tutti puntati sui Millennials, mentre la tradizione va a braccetto con la contemporaneità, segnando un’era di sfide e scelte azzardate. Ma conservando intatto il proprio DNA. È così che è nata una nuova entusiasmante

liaison tra Jaguar, iconica casa automobilistica britannica specializzata nel settore della vetture sportive, e Palm Angels, il brand creato da Francesco Ragazzi - ex Moncler - che rientra nell’orbita della realtà New Guards Group. Un sodalizio svelato durante la settimana della moda milanese con il progetto battezzato Lonely Hearts Club, un secret hub per presentare l’anteprima italiana di Jaguar E-Pace, il nuovissimo SUV adatto a un pubblico giovane, anche femminile, dal design contemporaneo e con alte prestazioni. Abbiamo incontrato per l’occasione Daniele Maver, Presidente Jaguar Land Rover Italia, che ha raccontato entusiasta a Posh come è nata l’idea di approcciarsi al mondo della moda, i punti di forza e i progetti futuri dell’azienda.

DI ENRICO CAMMAROTA

Con Francesco Ragazzi abbiamo avuto fin da subito un buon rapporto, in termini di affiatamento, innovazione, originalità e propensione al cambiamento. È stata un’occasione per svelare in anteprima nazionale la nuova versione del suv E-PACE, che arriva direttamente dal salone di Francoforte, già presentata in anteprima mondiale. E all’interno di questo contesto abbiamo pensato di creare un “secret club” di tre giorni, unendo assieme ad artisti e dj importanti il lancio dei prodotti dei due marchi. Una collaborazione che sicuramente proseguirà anche in futuro.

tendo risultati commerciali importanti, ma anche entusiasmo, con una rete di concessionarie che si è rinnovata e che in parte provengono dal marchio Land Rover, in parte sono nuovi. Abbiamo arruolato anche molte persone giovani nel team, con il lancio della XF, oramai quasi due anni fa, dove uno dei primi passaggi importanti è stato inserire all’interno della concessionaria una figura chiamata “expert”, dedicata a spiegare il prodotto e a fare le prove su strada. Si tratta di una figura giovane, in stage, di neolaureati. Ritrovarmi con questa platea di ragazzi attenti ed entusiasti è stata la vera chiave del successo. Non solo le auto, ma anche le persone.

Cosa mette in relazione il mondo di Ragazzi e quello di Jaguar?

Quali sono i punti di forza del modello E-PACE?

Iniziamo dalla collaborazione con Francesco Ragazzi, designer di Palm Angels. Come è nata l’idea?

Sono sicuramente due mondi diversi ma che si incrociano. Per Jaguar, l’elemento fondamentale nello sviluppo dei prodotti è il design, che ha ovviamente dei grossi punti di contatto col mondo della moda. Anche la componente della tecnologia per noi è davvero importante, perché in questo modo possiamo portare una carica di innovazione e originalità. È anche una strategia per avvicinarsi a una realtà più giovane, se vogliamo più trendy?

Certo. I prodotti Jaguar hanno già ridimensionato il loro target, riducendo l’età del consumatore e diventando in tal modo attraenti per un pubblico più giovane. Ad esempio questo succede anche con la stessa E-PACE o la F-TYPE, vetture sportive, dinamiche e dal design aggressivo. La E-PACE è appunto l’ultima nata che sarà sul mercato dal 15 gennaio 2018, ma le vendite sono già cominciate. Si tratta di una vettura più compatta e adatta a un pubblico giovane, anche femminile. A quale modello di auto farà concorrenza la E-PACE?

La fascia è quella dei SUV compatti e l’E-PACE si inserisce tra quelli dell’Audi come il Q3 o della BMW X1. Ha affrontato un cambiamento epocale per il brand, segnando da subito un successo incredibile. Questo cosa rappresenta?

Per Jaguar è di sicuro un momento di crescita e per crescita in104

La E-PACE ha un design accattivante, sportivo e aggressivo. La cosa interessante è che mixa da una parte la performance su strada, e dunque il DNA di Jaguar, con la tecnologia e la praticità quotidiana. Ha la dinamica di guida configurabile, cioè il guidatore, tramite lo schermo, può configurare una rapida risposta dell’acceleratore, la rigidità delle sospensioni, la durezza dello sterzo. Tutti particolari che rendono personalizzabile lo stile di guida. È anche una vettura che ha dei grossi spazi interni, compresi quelli per le gambe. Si parla molto di auto elettriche. Quali sono i progetti di Jaguar su questa prospettiva?

Abbiamo presentato al salone di Francoforte una vettura completamente elettrica, progettata ex-novo che dispone di una cabina molto ampia perché lo spazio motore è limitato e le batterie sono nella parte anteriore. Si chiama I-PACE e arriverà sul mercato tra circa un anno, verso la seconda metà del 2018. È un’auto che, sia per noi che per la concorrenza, apre un’era. Rispetto a molti altri paesi europei, l’Italia purtroppo è un po’ indietro su questo settore, anche per esempio sull’installazione delle stesse colonnine elettriche. Parlando inoltre di dati, la Norvegia ha il 30% delle vendite di auto elettriche, altri paesi invece sono sull’8 e 9%, altri ancora come Francia, Spagna e Germania sono sull’1% di vendite elettriche. L’Italia invece registra solo lo 0,20%. È però un mercato in cui crediamo molto e su cui intendiamo investire.


INTERVIEW

Daniel Maver, Presidente di Jaguar Land Rover Italia (a destra) insieme a Francesco Ragazzi, designer di Palm Angels

Installazione in Largo la Foppa, Milano Palm Angels for Jaguar

Gli interni del Lonely Heart Club


MOTORS

That’s Amore IL GRANDE AMORE ITALIANO NEL COSTRUIRE SUPER YACHT DI LUSSO SI ESPRIME ATTRAVERSO IL GUSTO DEL DESIGN E L’ABILITÀ DEL KNOW-HOW CANTIERISTICO


YACHT

Una esclusiva selezione del meglio della cantieristica mondiale di alta gamma esposta a Monaco Yacht Show. Gioielli di design sofisticato e funzionalità all’avanguardia. Rigorosamente made in Italy! DI ALBERTO CORRADO

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MOTORS

È

un appuntamento con la bellezza, con l’emozione, con la tecnologia: perché anche quest’anno a Monte Carlo è tornato il Monaco Yacht Show, il grande salone internazionale dedicato a quanto di più lussuoso e all’avanguardia è stato creato nel mondo delle imbarcazioni da diporto. Prodigi di tecnica e capolavori di design, che hanno incantato addetti ai lavori e armatori in cerca di una nuova emozione. Quest’anno sono state esposte 120 navi da diporto, ovvero superyacht e megayacht dai 25 ai 100 metri, di cui ben quaranta in anteprima mondiale in una cornice esclusiva e raffinata. Grande è stata la presenza dei cantieri italiani che hanno presentato i loro ultimi gioielli nella fascia alta. In apertura, 48m ANDIAMO di BAGLIETTO

Tra le barche più “chic” vi è stato grande entusiasmo per la presentazione di MY Andiamo di Baglietto, storico cantiere spezzino facente parte del Gruppo Gavio. Un 48 m in acciaio e alluminio con scafo dislocante della linea T-Line, di proprietà di un armatore messicano, che porta la firma di Francesco Paszkowski Design che ne ha curato anche gli interni, in collaborazione con l’Arch. Margherita Casprini. Di Baglietto invece gli studi di carena e l’ingegneria navale. «Siamo felici di essere riusciti a riportare il nome di Baglietto a fianco dei più importanti cantieri del panorama internazionale. Le commesse realizzate e quelle ancora in fase di realizzazione premiano il grande lavoro svolto negli ultimi anni che ha visto concentrare grandi sforzi ed energie nella ricerca e nello sviluppo di diverse piattaforme di prodotto per offrire imbarcazioni contemporanee nel design in grado anche di garantire il massimo del comfort e delle performance», ha commentato Michele Gavino, CEO Baglietto. Grandi volumi e vivibilità sia degli interni sia negli esterni rappresentano la caratteristica principale anche di questo progetto che può contare su considerevoli 340 mq di area abitabile. Il layout a 6 cabine, espressamente richiesto dall’armatore, rende l’imbarcazione ideale per lunghe crociere in famiglia e con gli amici. Degne di nota anche le aree esterne, con 4 ponti interamente dedicate alla convivialità. Andiamo è equipaggiato di due motori MTU 12V4000M63 che consentono una confortevole velocità massima di 16 nodi e una velocità di crociera di 12 nodi.

Interni 50m ELSEA di CCN

Ancora novità all’insegna del divertimento nella proprietà del Gruppo Gavio, con MY Elsea di CCN con scafo semi-planante in alluminio, che porta la firma dello Studio Bacigalupo, mentre gli interni sono disegnati dallo Studio Vafiadis. L’imbarcazione presenta un look filante e aggressivo e garantisce alte prestazioni con una velocità massima che può raggiungere i 27 nodi e una velocità di crociera di 18 nodi. A bordo si trovano cinque comode cabine, più la spettacolare cabina armatoriale in stile “déco” riletto in chiave moderna. Degna di nota i due saloni ognuno con la propria personalità: il primo più formale sul ponte principale, l’altro più interior design sul ponte superiore. Mentre lo stile degli spazi esterni molto mediterranei trae ispirazione dalla “French Riviera”, come ad esempio la presenza nei saloni esterni o nel beach club, di un bar, un day toilet, oltre a un sistema audio con altoparlanti pronti a sfidare i migliori club di Ibiza.


YACHT

Già definito come uno dei più straordinari superyacht varati quest’anno, M/Y Cloud 9 di CRN, cantiere italiano del Gruppo Ferretti, rappresenta la massima espressione delle competenze tecniche e design all’avanguardia, frutto della stretta collaborazione tra CRN, Zuccon International Project e Winch Design. Gli aspetti tecnici del progetto sono stati sviluppati dall’engineering team di CRN, mentre le eleganti linee filanti che caratterizzano gli esterni dello yacht sono state concepite dallo studio Zuccon International Project. Winch Design è stato invece scelto per curare le zone ospiti esterne, l’interior décor, il tutto tradotto in oltre 1000 mq di elementi di design disposti ad arredare magnificamente tutti i 5 ponti più un sottoponte dello yacht. «A differenza degli altri cantieri, il Ferretti Group, sta nel modo in cui riusciamo a coniugare l’infinitamente grande di scafi sempre più maestosi all’infinitamente piccolo dei dettagli e delle finiture: i grandi progetti, le nostre navi in acciaio e vetroresina,

racchiudono, infatti, i dettagli più ricercati e le scelte di stile più sottili e raffinate», ha dichiarato l’Avvocato Alberto Galassi, Amministratore Delegato di ferretti Group. CLOUD 9 può ospitare fino a 16 ospiti (12 in caso di chartering) in otto lussuose cabine, suddivise in suite armatoriale, una cabina Vip e sei cabine doppie, oltre agli alloggi per 22 membri dell’equipaggio e due ulteriori cabine pensate per i 4 membri dello staff. Grazie a due motori Caterpillar 3561C-Chd 2000 kW @1600 rpm, lo yacht può raggiungere una velocità massima di 16,5 nodi e una velocità di crociera di 12 nodi. Lo yacht effettuerà chartering nei Caraibi il prossimo inverno, tramite il proprio Worldwide Central Agent, Burges, con tariffe settimanali a partire da $ 875.000. 74m CLOUD 9 di CRN Gruppo Ferretti

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MOTORS

AURORA (F034) di CANTIERE ROSSINAVI

Uno yacht sportivo, ma completamente diverso nelle forme degli esterni, è Aurora (F034) del Cantiere Rossinavi disegnato da Fulvio De Simoni mentre gli interni sono firmati dal progettista Achille Salvagni. Un 49 metri planante in alluminio caratterizzato da soluzioni architettoniche innovative e da volumi che ci si aspetterebbe di trovare su uno yacht dislocante di pari dimensioni. Aurora dispone di una cabina armatoriale panoramica e di altre due cabine vip sul main deck, oltre a tre grandi saloni, uno dei quali è la continuazione ideale della beach area. Per quanto riguarda le prestazioni attese, l’aspetto sportivo di Aurora non tradisce le migliori aspettative, infatti, lo yacht raggiunge una velocità massima di circa 21 nodi, con una velocità di crociera a mezzo carico di 17 nodi, e un’autonomia di 3.800 miglia marine a 12 nodi. Tutto è reso possibile grazie a una carena attentamente progettata dallo studio Arrabito Naval Architects, oltre che da un’ottima motorizzazione: una coppia di motori diesel MTU 12V 4000 M93L sviluppanti 3.460bhp.

MANGUSTA 165E numero 12

Anche Mangusta ha scelto Yacht Show di Monaco per presentare in anteprima mondiale il suo dodicesimo maxi open della serie 165 e la terza unità della nuova serie Evolution: Mangusta 165E numero 12. Le sue performance, il suo comfort e la sua eleganza, fanno di questo 50 metri un open di grande prestigio, che si contraddistingue per la particolare colorazione nera di scafo e sovrastruttura con numerosi dettagli di colore rosso, tra cui il logo del superyacht, così come la presenza del flybridge allungato che connota il profilo.


SY Seven di PERINI NAVI © Perini Navi Giuliano Sargentini

Per gli amanti della magia del mare, come il fruscio del vento e lo sciabordare delle onde, senza rinunciare alle moderne comodità, Perini Navi ha portato il superyacht Seven, ketch di 60 metri in alluminio, nato dalla collaborazione con il designer neozelandese Ron Holland. Si tratta della 62esima unità della flotta Perini Navi e il terzo esemplare, dopo Seahawk e Perseus 3, della serie 60 metri. Gli interni sono stati disegnati da Dante O. Benini & Partners, architetti italiani noti al pubblico internazionale per i loro progetti all’avanguardia. Poi, purtroppo, è tempo di tornare all’ormeggio. I “riflettori si spengono” mentre ci avviamo all’uscita, ma, ora possiamo dirlo, sono stati quattro giorni all’insegna del sole e dello charme e abbiamo compreso quali siano le motivazioni che spingono gli armatori di tutto il mondo ad acquistare barche made in italy: la bellezza, lo stile e la velocità che vanno decisamente a braccio con il design e un costo decisamente adeguato. 111


Beauty

B Assoluto

A CURA DI LUISA MICALETTI


Colonia Pura by Acqua di Parma


BEAUTY

Il

CORAGGIO di SCEGLIERE O S A R E I N N OVA N D O È L’ A R M A V I N C E N T E , PA R O L A D I L AU R A B U R D E S E , C E O D I A C Q UA D I PA R M A E C O U N T RY G E N E R A L M A N A G E R D E L L A D I V I S I O N E P R O F U M I E C O S M E T I C I LV M H I TA L I A DI ENRICO CAMMAROTA

Ama le sfide, crede nel rischio come arma vincente per Una strategia di business customer-oriented per fronteggiare un mercato in evoluzione e sempre più esigente. E fa del suo lavoro una grande passione. Laura Burdese è affrontare un mercato sempre più globalizzato. una donna in carriera sposata con due figli e una vita pro- Una nuova fascia di consumatori da conquistare. fessionale in continua ascesa. Dopo la sua prima esperienza L’inedito lancio di Colonia Pura. Questi i in Enel a Bruxelles, passa al settore beauty con Beiersdorf principali obiettivi al centro della sfida di Laura e L’Oréal, poi al mondo dell’orologeria con Swatch, fino Burdese ai vertici di Lvmh ad approdare in Lvmh, dove attualmente ricopre il ruolo di Ceo di Acqua di Parma e Country General Manager della divisione Profumi e Cosmetici del gruppo. Una responsabilità She loves challenges, she trusts in risk as winning means to cope che affronta con convinzione in vista di nuove dinamiche e una imwith a market in evolution and becoming more and more demanding. portante rivoluzione. Il tutto con un solo e deciso obiettivo: osare nel And she makes her work a great passion. Laura Burdese is a woman segno dell’innovazione. Perché nella vita e nel lavoro bisogna avere la in career, married, with two children and a professional life in steady forza di scegliere. Con coraggio. Così Laura Burdese si racconta a Posh. rise. After her first experience at Enel in Brussels, she has moved to the beauty section with Beiersdorf and L’Oréal, then to the world of Come ha avuto inizio la sua carriera? watchmaking with Swatch, to get to Lymh where she now has the role Dopo la laurea in Economia Internazionale e la specializzazione in of Ceo of Acqua di Parma and Country General Manager of the PerMarketing e Comunicazione, ho intrapreso un’esperienza professionafumes and Cosmetics division of the group. A responsibility that she le in Enel, grazie al mio professore di Economia Internazionale, che takes with conviction in the view of new dynamics and an important all’epoca mi indirizzò verso la direzione generale di Enel. Un lavoro a revolution in the field of holding. All with a unique and determined tratti noioso ma molto stimolante. Sono sempre stata la tipica studenaim: to dare in the name of innovation. As in life and work we need to tessa diligente e costante negli studi. L’argomento della mia laurea era have the strength to choose. With courage. So Laura Burdese describes l’Armonizzazione della Legislazione Europea in Campo Energetico. herself to Posh. Pensi che neanche mio padre, che è ingegnere, ha avuto il coraggio di leggerla. Alla decima pagina mi ha detto: «Non riesco a continuare, è di una noia mortale». Però poi è andata benissimo. How did you start your career? After the degree in International Economy and the specialization in Oltre a ricoprire la carica di Presidente e Ceo di Acqua di Parma, è staMarketing and Communication, I started a professional experience ta nominata Country General Manager. Una grande responsabilità… in Enel, thanks to my professor of International Economy, who at Al momento è tutto molto entusiasmante. È una realtà meravigliosa, that time directed me towards Enel. A work that is sometimes boring un’azienda incredibilmente bella. Vengo da un mondo che amo, quello but very stimulating. I have always been the typical hard-working dell’orologeria, un settore tradizionale e forse anche un po’ chiuso. La student, very constant in the study. The subject of my degree was the cosmetica rappresenta per me un ritorno alle origini. Harmonization of European Legislation in the Energetic Field. Just think that not even my father, who is an engineer, had the courage Qual è la componente per riuscire a capire come e in quale direto read it. At the tenth page he told me: “I can’t go on, it is extremely zione innovare? boring”. But then it went very well. Questo è il vero challenge. In un mondo attuale così veloce, dinamico e unexpected, con trend che raggiungono l’apice per poi bruciarsi suBeyond having the office of President and Ceo of Acqua di Parma, you bito, o mega gruppi aziendali con business da capogiro provenienti da were nominated Country General Manager. A great responsibility... diverse parti del mondo è difficile capire in che modo innovare e guarAt the moment all is very exciting. A wonderful reality, an incredibly dare al futuro. Credo che un’azienda per essere vincente debba mettere beautiful concern. I come from a world I love, the one of watchmail consumatore al centro, anche qualora questo possa implicare spesso king, a traditional and maybe a bit closed field. Coming back to couna vera rivoluzione di interi settori aziendali. smetics represents to me a return to the origin. 114

L A U R A B U R D E S E / A C Q U A D I PA R M A


INTERVIEW


BEAUTY

Acqua di Parma prepara progetti fantastici. Grande e innovativo il lancio di Colonia Pura… Il lancio di Colonia Pura si inserisce in una strategia volta alla valorizzazione dei core assets del brand, reinterpretati in chiave contemporanea. Mi riferisco in primis al colore che da più di un secolo ci contraddistingue, il giallo; poi il nostro logo, semplice e perfetto nella sua irregolarità; e infine il nostro iconico flacone Art Déco e la confezione in cui è racchiuso, che noi chiamiamo “cappelliera”; in un solo semplice oggetto come Colonia custodiamo da oltre cento anni la summa dell’artigianalità italiana. E nonostante questo patrimonio così ricco, il brand risultava distante, austero nel suo raffinato isolamento. Un tratto decisamente lontano dalla nostra identità italiana, che è anche e soprattutto calore, creatività e passione. Con Colonia Pura abbiamo voluto spingerci verso la riscoperta di questa umanità e di questo caleidoscopio di emozioni che ci rende così irresistibili al pubblico internazionale. Da qui la scelta del tutto naturale di presentare una campagna pubblicitaria che ha come protagonista il modello Will Chalker e la sua famiglia. All’interno di questa cornice familiare, Colonia Pura racchiude la gioia, il calore e la cultura che appartengono al modo di essere e di vivere italiano. L’uomo ritratto in questi scatti è un uomo reale, fatto di emozioni, di relazioni umane, che ambisce in primis a essere un uomo, un marito e un padre migliore senza perdere di leggerezza e spontaneità. Insomma un individuo in cui il nostro consumatore si può concretamente riconoscere e che rappresenta un modello ispirazionale positivo. Credo che il visual esprima con straordinaria eleganza quello che noi chiamiamo “New Nobility”, una nobiltà d’animo che predilige l’essere piuttosto che l’apparire. Acqua di Parma decide di conquistare un nuovo pubblico. Ricordiamo che il mercato italiano rappresenta circa il 25% del fatturato mentre quello europeo il 65%. La vostra idea è raddoppiare il turnover entro il 2020, sicuramente un piano ambizioso. È prevista un’espansione retail o puntate solo ad approcciare nuove fasce di consumatori? Lavoreremo su entrambi i fronti: da una parte puntiamo a un allargamento geografico della customer base, guardando per esempio a Paesi e aree in cui siamo ancora poco presenti e dall’alto potenziale in termini di fatturato, come l’area asiatica o Paesi come la Cina e gli Stati Uniti; lo faremo mantenendo sempre l’elevato posizionamento del brand, così come è stato fino a oggi sia in Italia che all’estero, affinché resti sempre esclusivo e protetto. Dall’altra parte abbiamo l’obiettivo di estendere la customer base verso un target che viene identificato dall’acronimo HENRY - high earners, not rich yet. Una fascia di clientela che comprende individui tra i 25 e i 40 anni, prevalentemente uomini (60%-40%), che lavorano nel settore della finanza, del tech o della legge. Una clientela sofisticata, individuata per la prima volta in occasione della campagna politica di Obama, che nonostante l’elevato income e relativo tenore di vita, ama circondarsi di oggetti originali e esperienze singolari. Si tratta di consumatori che acquistano non per status ma perché un oggetto o un’esperienza aggiungono valore e significato al proprio vissuto e alla propria personalità. Novità sulle aperture delle boutique monomarca? A inizi 2018 inaugureremo una boutique nell’estensione reparto beauty del Dubai Mall.

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What is the component to understand how and in which direction to innovate? This is the real challenge, in a world that is now so fast, dynamic and unexpected, with trends reaching the apex to then burn suddenly, or maxi company groups with stunning business coming from different parts of the world it is hard to understand how to renew and to look at the future. I believe that a concern should put the customer at the center to be winning, even if this could often imply a real revolution of complete concern fields. Acqua di Parma is full of fantastic projects. And great and innovative is the launch of Colonia Pura... The launch of Colonia Pura is part of a strategy aimed at the core assets development of the brand reinterpreted in a contemporary key. I am referring primarily to the color that characterized the company for over a century, the yellow one; then our logo, simple and perfect in its irregularity; and finally our iconic Art Déco bottle and the packaging, which we call “cappelliera”; in just one object like Colonia we have been keeping the summation of Italian craftsmanship for more than a hundred years. And despite this rich heritage, the brand was distant and austere in its sophisticated isolation. A trait far from our Italian identity, which is also and especially warmth, creativity and passion. With Colonia Pura we wanted to rediscover this humanity and this kaleidoscope of emotions that makes us so irresistible to the international public. And so the choice to present an advertising campaign featuring Will Chalker and his family. Within this family contexte, Colonia Pura encapsulates the happiness, warmth and culture that represents the Italian way of life. The man portrayed in these pictures is a real man, full of emotions and human relationships, who first aspire to be a better man, husband and father without losing lightness and spontaneity. In short, an individual in which our consumer can concretely identify and represent a positive model as inspirational. I think the visual expresses with extraordinary elegance what we call “New Nobility”, a nobility that prefers being rather than seeming. Acqua di Parma decided to conquer a new public. We can remember that the Italian market represents about the 25% turnovers, while the European one the 65%. Your idea is to double the turnover within 2020, it is surely an ambitious plan. Is it expected a retail extension or do you just aim to approach new branches of customers? We will work on both lines: one side’s aim is a geographical anlargement of the costumer base, considering for exemple countries and areas with a strong potential in terms of turnover in which we are not so influentials, as the asiatic area or China and the United States; we’ll be doing this by keeping always high the positioning of the brand, as it has been in Italy and abroad until nowadays, in order to keep it always exclusive and protected. On the other side we have the objective of extending our costumer base towards a target identified with the acronym HENRY - high earners, not rich yet. A typer of costumer that includes individuals between 25 and 40 years, mainly males (60%-40%), who works in the financial, tech or law trade/section. A sophisticated clientele,idetified for the first time during the political campaign of Obama, which despite the high income and the relative standard of life, loves to be sorraunded by original objects and unique experiences. It deals with consumers that buys not to establish themselves but because that particular experience may add value and meaning to their own past and personality. Which are the news about the opening of mono-brand boutiques? At the beginning of 2018 will inaugurate a boutique in the beauty department of Dubai Mall.

L A U R A B U R D E S E / A C Q U A D I PA R M A


INTERVIEW

Il concetto della barberia è per voi importante. Cosa ci dice a tal proposito? Abbiamo aperto la nostra prima Barberia all’interno della Boutique milanese nel 2012, con un servizio unico, la cui peculiarità è stata quella di riscoprire e valorizzare la più solida tradizione italiana della rasatura, di fatto relegata fino ad allora in sempre più rare barberie indipendenti. Così abbiamo esteso questo concept alle nostre boutique di Roma e Miami, intercettando i gusti di una clientela esigente e consapevole, che individua in una rasatura perfetta il segno di uno stile impeccabile. Il successo di questa formula è poi testimoniato dal fatto che il servizio è sempre “fully booked” e spesso richiede una prenotazione anticipata di varie settimane. A Miami l’accoglienza è stata incredibile, specialmente la clientela latino-americana se ne è letteralmente innamorata, tanto da spingerci a considerare di esportare il concept anche al di fuori della boutique. Stiamo esplorando varie soluzioni al fine di creare barberie pop-up all’interno di selezionatissimi hotel di lusso. In alcuni casi sono addirittura i retailer a chiederci di poter implementare il nostro servizio di Barberia all’interno dei loro Department Store: per vincere l’attenzione del consumatore finale è essenziale differenziarsi attraverso servizi high-class, e la barberia è senz’altro uno di questi. La Barberia rappresenta tuttavia per Acqua di Parma molto di più di un “canale di vendita”. È un modo per raccontare la nostra storia e i nostri valori, fidelizzare i clienti, così come reclutarne di nuovi. Sono fermamente convinta che il successo del nostro servizio risieda proprio nell’autenticità del rituale, che lo rende reale, unico perché personale, fedele alla più antica tradizione italiana, espressione di una legacy che viene tramandata di padre in figlio. D’altra parte si tratta di un cerimoniale che ha da sempre scandito i momenti e le relazioni più significative della vita di un uomo: la prima rasatura con il padre, il momento della laurea, il primo lavoro, il rapporto tra testimone e sposo solo per fare alcuni esempi. Vogliamo celebrare così i momenti importanti della vita di ogni uomo, oltrepassando il semplice concetto di servizio per arrivare a concepire la rasatura come un vero e proprio “lifetime ritual”.

The concept of barber’s is important to you. What can you tell us about? We opened our first Barberia in the Milan Boutique in 2012 with a unique service, whose peculiarity was to rediscover and enhance the most solid Italian shaving’s tradition, in fact relegated to ever more rare independent barberies. Since then we have extended this concept to our boutiques in Rome and Miami, intercepting the tastes of a demanding and knowledgeable customers, who finds in a perfect shave the sign of an impeccable style. The success of this formula is also evidenced by the fact that the service is always “fully booked” and often requires an early booking of several weeks. In Miami the welcome was amazing, especially Latin American clients are literally in love, so much so that we can consider exporting the concept even outside the boutique. We are exploring various solutions in order to create pop-up barberie in selected luxury hotels. In some cases even retailers are asking us to be able to implement our Barberia’s service within their Department Store: to win the attention of the final consumer it is essential to differentiate through high-class services, and barberia is definitely one of these. However the Barberia represents Acqua di Parma much more than a “sales channel”. It’s a way to tell our story and values, to fidelize our customers, as well as to recruit new ones. I am firmly convinced that the success of our service resides precisely in the authenticity of the ritual, which makes it real, unique because it is personal, faithful to the oldest Italian tradition, an expression of a legacy that is handed down from father to son. On the other side, this is a ceremony that has always shaped the most significant moments and relationships of a man’s life: the first shaving with his father, the time of his degree, his first job, the relationship between a witness and a groom alone to make some examples. We want to celebrate the important moments of every man’s life overshooting the simple concept of service to arrive at conceiving the shaving as a real “lifetime ritual”.


BEAUTY

Crede che oggi per conquistare il mercato bisogni osare di più?

In qualsiasi settore professionale è necessario avere il coraggio di prendere delle decisioni forti e a volte rischiose. Sono convinta che sia opportuno scegliere le battaglie per cui vale la pena combattere, e prodigarsi per queste senza mai perdere ottimismo e positività. Porsi in una posizione mediana equivale a comunicare in maniera confusa e poco chiara. In questo momento storico decidere di comunicare il prodotto in una maniera così diversa è senz’altro una scelta molto audace. Mi rendo conto che porre la famiglia al centro della campagna di comunicazione di Colonia Pura sia una presa di posizione forte che in un primo momento può generare qualche resistenza in una fetta di pubblico molto tradizionale. E tuttavia sono sicura che se le scelte vengono consapevolmente effettuate nel rispetto dell’identità del brand, si tratta di veri e propri investimenti a lungo termine. La capacità di evolversi e adattarsi a un ambiente mutevole è una risorsa fondamentale. Ed è così anche nella vita. Acqua di Parma ha fatto collaborazioni con artigiani importanti, continueranno?

Assolutamente sì, anzi vogliamo rafforzarle. In passato sono state fatte delle edizioni speciali di grandissimo successo. È un pilastro su cui continueremo, creando delle collectible numerate con artisti italiani, partnership ogni volta sempre diverse. Nel 2016 Acqua di Parma ha registrato ottimi risultati, con una importante crescita. Negli anni di grande crisi la cosmetica non ha perso molto, anche se adesso cresce poco...

Il dinamismo ha generato troppa offerta. L’attenzione da focalizzare sul lancio di nuovi prodotti, che escono in continuazione, è abbastanza limitata. Questa super accelerazione crea di sicuro molta confusione. 118

Do you believe that today we need to dare more to conquer market? In any professional sector you need to have the courage to make strong and sometimes risky decisions. I am convinced that it is appropriate to choose the battles for which it is worth fighting, and to strive for these without losing optimism and positivity. Placing in a median position is equivalent to communicating confusingly and unclearly. At this historic moment, deciding to communicate the product in such a different way is certainly a very bold choice. I realize that putting the family at the center of the Colonia Pura communication campaign is a strong positioning that can at first create some resistance in a slice of very traditional audience. And yet, I am sure that if the choices are made consciously in the respect of brand identity, this is a real investment in the long time. The ability to evolve and adapt to a changing environment is a fundamental resource. And so it is in life. Acqua di Parma had collaborations with important artisans, will they continue?

Yes absolutely, and we want to strengthen them. In the past there were special editions of great success. It is a pillar we will continue on, creating numerated collectibles with Italian artists, collaborations being different each time. In 2016 Acqua di Parma recorded great results, with an important increase. In the years of big crisis, cosmetics did not lose much, even if now it seems to be in a steady phase, it is not growing. May there be too much offer?

Dynamism generated too much offer. The attention to focus on the launch of new products, coming out in continuous, is quite limited. This super accelerator creates surely much confusion. Even internet increases the complexity of market, you can find any product at any

L A U R A B U R D E S E / A C Q U A D I PA R M A


INTERVIEW BEAUTY

Persino internet aumenta la complessità del mercato, si riesce a trovare qualsiasi prodotto a qualunque prezzo e ciò fa sì che la distribuzione in Italia faccia fatica a capire quale ruolo avere in momenti di così grande cambiamento. Non credo comunque sia un percorso a lungo termine, lo definirei più di assestamento. Secondo alcuni dati, negli Stati Uniti c’è il ritorno di un nuovo trend fortissimo, trainato anche dalle marche coreane: il “glow” del viso e le basi prima del trucco. Dopotutto il mercato di questi anni è stato fortemente occupato anche dal boom del make up.

prize, and for this distribution in Italy can hardly understand which role to have in moments of such a great change. Anyway I don’t think that it is a long term route, I would rather define it an adjustment phase. According to some data from the United States there is the return of new very strong trends, dragged also by Koran brands: the “glow”of face and the base before make-up. After all the market of these years has been strongly filled with the boom of make up.

Quali sono le linee guida della distribuzione dei prossimi anni? Cosa cercherete di favorire e incentivare?

Which are the guide lines of distribution for the next years? What will you try to favor and to increase?

La parola d’ordine è qualità. Non prevedo grandi cambiamenti, tutto il nostro lavoro è incentrato sugli standard qualitativi e sostanzialmente questo ci porta a lavorare con tutti quei partner che sono interessati a offrire al consumatore un’esperienza corretta, diversa e unica. Si tratta di una cultura da dover sviluppare soprattutto nelle grandi catene, la chiave di volta sarà riuscire a lavorare nel wholesale applicando le stesse logiche del retail di proprietà sul consumatore finale. L’ottica del sell-in con le vecchie logiche non può funzionare in nessun modo. In America per esempio Amazon ha spazzato via qualunque cosa, lì le persone non vogliono avere l’intermediazione a meno che essa non porti davvero a un valore aggiunto. ll cliente deve provare l’esperienza, il racconto e cercare qualcuno che gli trasferisca un know-how vero. Bisogna investire in formazione e punti vendita. Quale consiglio darebbe ai giovani che vogliono intraprendere il suo percorso?

Dato che il lavoro occupa così tanto spazio nella nostra vita, il consiglio più grande è quello di seguire la passione. Otre ad avere la capacità di essere flessibili e pronti anche a fare dei compromessi... che ne valgano la pena.

The key word is quality. I don’t foresee great changes, all our work is focused on quality standards and essentially this takes us to work with all those partners that are interested in offering the customer a correct, different and unique experience. It is a culture to develop most of all in the big chains, then the key will be to work in the wholesale by applying the same logic of property retail to the final customer. The view of sell-in with the old logic can’t work in any way. For example, in America Amazon swept away anything, people don’t have the intermediation, unless intermediation could really bring added value. The customer should try the experience, the story and find someone offering a real know how. We need to invest on training and sale points. What advice would you give to the young who want to follow your route?

Since work takes so much space in our life, the greatest advice is to follow their passion. In addition to the ability to be flexible and being also ready to compromise, is if it is worth. 119


BEAUTY

ESSENCE of BEES, ESSENCE of BEAUTY I L L U S S O D E L L A C O S M E T I C A FAT TA A D A R T E

L’Elixir des Glaciers firma una collezione maestosa con tre nuovi prodotti che racchiudono i tesori più preziosi dell’alveare. Posh ha incontrato Julien Michoud, CEO Valmont, per scoprire i nuovi gioielli della cosmetica DI GIULIA LENZI

più prezioso dell’alveare da cui, si dice, gli dei dell’Olimpo ricavassero l’ambrosia. L’unicità della formula consiste nella conversione in forma oleosa degli attivi grazie a un metodo di estrazione lipofilica, eco-certificata e brevettata, che utilizza come solvente l’olio di Rosa Mosqueta. Un metodo ecologico, innovativo, che non prevede in alcun modo l’utilizzo di prodotti chimici e lascia inalterate tutte le proprietà dei prodotti. Didier Guillon, Presidente e Direttore Artistico del Gruppo Valmont, ha deciso di andare oltre l’esperienza del lusso creando Cure Majestueuse Confezione Prestige, un cofanetto in edizione limitata e prodotto in soli 120 esemplari. Uno scrigno prezioso ispirato all’opera di Gaudì che racchiude una guaina placcata oro 18 carati, cesellata con alveoli dalla geometria imperfetta e 3 flaconcini di Cure Majestueuse, per tre mesi di maestosa bellezza. Posh ha incontrato Julien Michoud, CEO Valmont, il quale ci ha parlato di questo incredibile Gruppo che fonda le sue radici su quattro pilastri fondamentali: Valmont, Elixir des Glaciers, Il Profvmo e l’arte, valore essenziale che accompagna ogni nuova creazione. Qual è il percorso che ti ha portato a lavorare per la Maison Valmont?

L’Elixir des Glaciers ha messo le più avanzate tecnologie al servizio di un prodigio della natura dando vita a tre maestose creazioni, quintessenza dell’expertise Valmont. Tutto ha inizio in Svizzera, dove le sapienti mani degli apicoltori preservano con passione il delicato microcosmo delle api minacciato dalle rigide temperature alpine: avvalendosi del loro incredibile know-how, Valmont ha realizzato una linea prestigiosa che racchiude tutta l’essenza dell’alveare: Essence of Bees. Da un lato il miele che già Ippocrate, padre della moderna medicina, descriveva come potente idratante; poi il propoli, secondo Aristotele “rimedio per le sofferenze della pelle” grazie alle sue virtù purificanti; infine la rigenerante pappa reale, il prodotto 120

Molti anni fa, quando ancora studiavo, non avevo idea di ciò che avrei voluto fare nella vita. Fino a quando sono entrato da Bongénie a Ginevra, il più famoso multimarca di lusso in Svizzera… una volta arrivato al quinto piano ho visto i sarti che realizzavano abiti su misura e mi sono detto “voglio fare questo!”. Ho capito di voler lavorare nell’ambiente del lusso e incontrare persone piene di savoire faire, così ho iniziato a lavorare a Barcellona prima per il gruppo LVMH, poi per il gruppo Valmont. Quali sono i valori più importanti per Valmont?

Il valore fondamentale è l’importanza data alla gestione familiare all’interno dell’azienda. Tutto dipende da una persona, Didier, da sua moglie Sophie, che si occupa dello sviluppo prodotti e dai figli; la Svizzera rimane uno dei pochi baluardi europei dove ancora è possibile tramandare un’attività di generazione in generazione e Valmont lo fa al meglio. Il secondo valore è il Made in Swisse: molte aziende si avvalgono di questo tipo di dicitura usando anche la

J U L I E N M I C H O U D / VA L M O N T


INTERVIEW

bandiera Svizzera nei propri packaging, ma il vero Made in Swisse riguarda solo ciò che è realizzato, dalla tecnologia al pack, per il 60% in Svizzera. Il terzo asse su cui si regge la filosofia Valmont consiste invece nel seguire direttamente la distribuzione, questo ci permette di ideare le migliori strategie senza dover osservare cosa fanne le altre aziende. Quali sono i Paesi in cui il Gruppo trova il miglior riscontro in termini di vendite? Quale il mercato su cui vorrebbe puntare?

Parlando in termini di zone, in Europa è la Francia a fatturare di più poiché è qui che sono nati la cosmetica e il lusso. Inoltre Parigi è una vetrina internazionale dunque per noi investire per un buon posizionamento proprio nella capitale francese risulta strategico, così da raggiungere credibilità a livello globale. Anche la Svizzera è molto importante per quanto riguarda le vendite, qui infatti affondano le radici di Valmont. In Asia, invece, Hong Kong è la zona per noi più rappresentativa, così come il Giappone, che insieme alla Cina traina il nostro mercato sul versante orientale. La zona su cui si concentrano e si concentreranno sempre di più i nostri investimenti invece è il Medio Oriente, non a caso quest’anno abbiamo aperto una nuova filiale a Dubai.

anche quella superiore, quella delle palpebre - infine Cure Majestueuse, un vero e proprio golden oil dalla texture sublime per le pelli più esigenti. Anche l’arte è un pilastro fondamentale della filosofia Valmont, come esprimete questa passione?

Didier (Guillon, ndr) ha sempre comunicato e creato campagne marketing in seguito a un “colpo di cuore” artistico. Anche l’edizione limitata di Cure Majestueuse è stata ideata da lui, così come sua è stata la volontà di partecipare alla Biennale di Venezia o di allestire le Maison Valmont con opere d’arte. Per me l’arte ti obbliga ad aprire gli occhi e ampliare i tuoi orizzonti, e tutto ciò aiuta ad avere una visione aperta anche dal punto di vista del management, dell’evoluzione di un prodotto, aiuta a capire meglio un partner, un cliente e così via. E naturalmente non posso non citare la Fondazione Valmont, una fonte di ispirazione addizionale che aiuta i giovani artisti ad esprimersi al meglio

In quanti punti vendita siete distribuiti in Italia?

Attualmente sono circa 100. La nostra strategia ci impone di selezionare solo le migliori porte, per questo la distribuzione è mirata e sempre più spesso viene seguita direttamente dall’azienda senza chi vi sia il coinvolgimento di terzi. L’ultimo lancio di Elixir des Glaciers è Essence of Bees, i cui principali attivi sono miele, propoli e pappa reale. Sono ingredienti inusuali per il territorio svizzero, ci parla dell’approvvigionamento?

Siamo partiti da due presupposti principali. Il primo riguarda il totale rispetto che la Svizzera ha nei confronti del suo territorio; la seconda riguarda l’importanza delle api per l’equilibrio dell’ecosistema…se non ci sono api, non c’è vita. Ebbene ci siamo accorti che in Svizzera ci sono moltissimi apicoltori che sviluppano miele Made in Swisse anche affrontando problematiche importanti come il clima freddo, pensate che per ovviare al problema utilizzano alveari riscaldati. In Valmont avevamo già impiegato il miele per realizzare alcune formule, dunque c’era già l’expertise necessaria per poterlo utilizzare, da qui la decisione di lanciare una nuova straordinaria gamma con Elixir des Glaciers. Ci parla della nuova linea?

Per me Elixir des Glaciers è il capolavoro di Valmont, un gioiello della cosmetica pensato per chi è alla ricerca solo delle migliori soluzioni di bellezza. I tre nuovi prodotti Essence of Bees utilizzano un’associazione di miele altamente idratante, propoli dalle proprietà antibatteriche e pappa reale, estremamente energizzante e rivitalizzante. Ogni ingrediente è estratto senza alcun utilizzo di solventi chimici e Valmont è l’unico brand nel mondo cosmetico a saper creare un’emulsione utilizzando tutti e tre i derivati allo stesso tempo. Da una formulazione così completa e efficace sono nati tre prodotti: la maschera Masque Majestueux, impalpabile e sensoriale per essere massaggiata all’infinito; il siero Sérum Majestueux Vos Yeux, una vera e propria “blefaroplastica in boccetta” - tutti in effetti si preoccupano di curare la parte bassa degli occhi ma questo siero lifta

CURE MAJESTUEUSE VOTRE VISAGE: è un prodotto di gradevolissima applicazione e penetrazione ultrarapida, che si fonde con la pelle per rilasciare i preziosi ingredienti dell’alveare. La pelle appare trasformata, più elastica, più morbida e visibilmente più radiosa. Cure Majestueuse offre al viso la performance d’avanguardia di un siero associato alla sensualità estrema di un olio dalla consistenza leggera. MASQUE MAJESTUEUX VOTRE VISAGE: formulato per essere delicatamente massaggiato, questo balsamo di bellezza universale rende la pelle nutrita, rivitalizzata e morbidissima. Una delizia per i sensi e per la pelle dalla texture unica. SÉRUM MAJESTUEUX VOS YEUX: un siero dalla consistenza straordinaria che rassoda la pelle delle palpebre e aiuta a ritrovare uno sguardo più giovane. Giorno dopo giorno, la pelle del contorno occhi diventa più liscia e tonica. Un’associazione d’ingredienti shock per un risultato di alto livello. 121


BEAUTY

La MEILLEURE BOX BEAUTÉ SOIN E FRAGRANZE DA COLLEZIONE

La scia inebriante delle fragranze più ricercate, la rivisitazione di grandi classici della profumeria, i trattamenti più esclusivi e performanti: ecco i nuovi oggetti del desiderio che toccano le corde della femminilità

NUOVO CLASSICO Monsieur Creed reinterpreta un grande classico della profumeria proiettandolo nel futuro: libera infatti l’Eau de Cologne dalla sua tipica personalità impalpabile ed evanescente per trasformarla in un jus dal carattere corposo e intenso: nasce così Pure White Cologne. Le note agrumate di limone, pompelmo e bergamotto di Calabria sono robuste e decise. Un’anima verde e amarognola di galbano è addolcita dalla pera e dal petitgrain e resa intrigante dalla presenza della polvere di riso. Il fondo netto e persistente è una combinazione di ambra e muschio bianco. Un profumo raffinato e dal carattere cristallino. 122


C H O PA R D

LUSSO SOSTENIBILE Per la prima volta Chopard fonda la propria Fragrance House, Chopard Parfums, e lancia una nuova linea di fragranze d’ispirazione naturale e totalmente etica. Quattro profumi creati dai più rinomati maître parfumeur con i migliori ingredienti provenienti da un percorso sostenibile, come Magnolia au vétiver d’Haïti. Nella fragranza, l’avvolgente sentore floreale di Magnolia incontra le note decise del Vetiver e quelle vibranti dei legni, mentre un tocco di Pepe Rosa conferisce una sfumatura sorprendente per una fragranza che esprime incredibile complessità. 123


BEAUTY

CHANEL

PREZIOSO Per le più affezionate a N°5, e per tutte coloro che amano la luminosità e la brillantezza dell’oro, Chanel crea un nuovo oggetto del desiderio, un prezioso prodotto in edizione limitata nato per sublimare i sensi e la vista. Chanel N°5 Fragments D’Or è un gel dalla texture leggerissima che illumina la pelle di meravigliosi riflessi dorati, avvolgendola delicatamente nella fragranza iconica della Maison. Disponibile solo in selezionati punti vendita, è il nuovo imperdibile oggetto da collezione Chanel.

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BULGARI

NOBILE Le Gemme Imperiali sono un omaggio della Maison Bulgari alle pietre emblematiche dell’Estremo Oriente, una collezione di fragranze che si ispira e fonde l’opulenza della Cina Imperiale alla maestria del gioielliere italiano. All’interno della linea anche Splendia, un viaggio nell’ultima dinastia cinese che richiama la sublime giada verde, la regina di tutte le varietà di giada. La fragranza che nasce da questa ispirazione è un floreale-orientale estremamente elegante, dove l’olio di Magnolia ricorda la purezza della pietra e si unisce alle verdi note di Narciso per offrire un nobile, delicato sentore di fiori. Sfaccettature di Iris e Legni aggiungono intensità e raffinatezza alla fragranza, mentre nel fondo, il magnetismo del Muschio di Quercia amplifica ancora la sensazione di ricchezza. 125


BEAUTY

LA PRAIRIE ph.PHILIPPE LACOMBE

LA PRAIRIE

PRODIGIOSA Il nuovo trattamento Skin Caviar Absolute Filler di La Prairie aiuta a ritrovare compattezza donando volume e sostegno alla pelle, mentre ridefinisce e migliora i contorni del viso. Un soin infinitamente lussuoso che fonda la sua efficacia nell’impiego di un nuovo prodigio della cosmetica, Caviar Absolute. Frutto di un innovativo processo tecnologico che estrae le sostanze nutritive più rare e volumizzanti, Caviar Absolute rappresenta una rivoluzione nell’avveniristica scienza del caviale ed è l’elemento fondamentale che dona a viso, collo e décolleté l’armonia di una pelle dall’aspetto giovane. Un prodotto incredibilmente voluttuoso e performante che nasce in occasione dei trent’anni della linea Skin Caviar. 126


S I S L EY

FERMARE IL TEMPO Creata per le zone più delicate e vulnerabili del volto, Sisleÿa L’Intégral Anti-Âge Crème contour des yeux et des lèvres di Sisley ridisegna lo sguardo correggendo la comparsa di rughe, borse e occhiaie, mentre tonifica la zona del contorno labbra. Ad agire, nel cuore della formula, un potente mix di ingredienti di origine naturale: fra questi Estratto di Mimosa di Costantinopoli, Estratto di Lindera e il complesso proteico di Lievito di Soia, utili per favorire il buon funzionamento del ciclo vitale della cellula, cui si aggiungono tre nuovi attivi ultra performanti, Estratto di Cedro di Atlante per tonificare, Estratto di Melagrana fermentata antiossidante ed Estratto di Frutto della Passione dalle proprietà decongestionanti. 127


BEAUTY

DIOR

LA PERFEZIONE DELLA ROSA Incredibilmente fondente e delicata, Dior Prestige La Crème avvolge la pelle in un confort voluttuoso che racchiude tutta la delicatezza e il potere della Rose de Granville: un insieme unico di otto molecole che donano al fiore la sua straordinaria forza vitale. Sin dalla prima applicazione, l’aspetto e la composizione della pelle sono visibilmente trasformati, giorno dopo giorno, la pelle è più uniforme e levigata poiché Dior Prestige La Crème amplifica la rigenerazione cellulare di oltre il 50%. Luminoso e rigenerato, il volto ritrova la perfezione di un petalo di rosa. 128


FILORGA

OLIO SUBLIME Bastano poche gocce di Filorga Oil-Absolute per regalare alla pelle nuova vita: quattro oli preziosi e ultra nutrienti (di Camelia, Buriti, Albicocca e Jojoba) associati all’Ambra Eterna donano comfort e elasticità alla pelle devitalizzata; i polifenoli dal potere antiossidante potenziano il sistema di auto-difesa cutaneo, mentre un esapeptide rigenerante, derivato dalla ricerca sulle cellule staminali, la rigenera a fondo. CosÏ Oil-Absolute interviene su tutti i segni del tempo migliorando rughe, tono, incarnato spento e disomogeneo, grana irregolare e macchie cutanee, coccolando la pelle con la sua texture straordinaria. 129


Fashion

F Assoluto


Photographer ISSHOGAI Stylist Christelle Santabarbara Model Tessa @ Mademoiselle Agency Makup artist Sandrine Bo using MAC cosmetic & Essie Hair artist Ludovic Dupuis Assistants photo Guillaume & Loic Backstage video Mustafa Ozgun

Geroges HOBEIKA, bag MAYSHAD


Dress and leggings IDAN COHEN Necklace VIVEKA BERGSTRÖM Bag NIELS PEERAER


Lady haute couture Photographer ISSHOGAI


In this page:

Dress TONY WARD Bracelet VIVEKA BERGSTRÖM Breastplate AMMUNITION COUTURE Right page:

Dress ANTONIO ORTEGA



Dress GUO PEI Bag ESTARTE



In this page:

Dress ZIAD NAKAD Right page:

Dress ALEXIS MABILLE



In this page:

Dress and boots GEORGES CHAKRA Bracelet AND_i Right page:

Skirt and top XUAN COUTURE Clutch LASKARIS Shoes STEIGER PARIS


Stylist Christelle Santabarbara Model Tessa @ Mademoiselle Agency Makup artist Sandrine Bo using MAC cosmetic & Essie Hair artist Ludovic Dupuis Assistants photo Guillaume & Loic Backstage video Mustafa Ozgun


Like Urban Steel Photographer DARIO SARTORI @dariosartori.com IG dario.sartori


Total look BOGLIOLI Shoes CORNELIANI


In this page:

Jacket and sweater ANDREA POMPILIO Trousers BERWICH Shoes MONCLER Right page:

Total look DONDUP, Shoes WATSON & PARKER



Suit DEPARTMENT 5 Sweater ERREÀ REPUBLIC Shoes ROCCO P.




In this page:

Coat BRUNELLO CUCINELLI Shirt C.P. COMPANY Backpack THE OUTLIERMAN Left page:

Total look CHRISTIAN PELLIZZARI


In this page:

Coat CORNELIANI Jacket TAGLIATORE Shirt ALESSANDRO GHERARDI Trousers LABORATORI ITALIANI Sunglasses PUGNALE Right page:

Coat MONCLER


Stylist Stefano Guerrini; IG stefano_guerrini Photographer Assistant Giacomo Masi Stylist Assistants Cristina Florence Galati and Ye Siyu Grooming Matteo Bartolini @Freelancer Agency Model Francesco Soave @ Urban Management Milan


FASHION

CHANEL Fall Winter 2017/18 Pictures by Karl Lagerfeld

UNE LONGUE HISTOIRE D’AMOUR LE ICONICHE BOTTES CHANEL FESTEGGIANO IL LORO SESSANTESIMO ANNIVERSARIO

Status symbol assoluto. Oggetto di desiderio per eccellenza. Una lunga storia d’amore che dura da sessant’anni. Sono le preziose scarpe firmate Chanel. Oggi, la Maison francese rende omaggio alle creazioni dell’indimenticabile Coco

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CHANEL


Le aristocratiche signore dei Salons Parisiens li sfoggiavano con disinvoltura durante le loro riunioni periodiche colmate da discorsi intellettuali salottieri. Ai piedi troneggiavano maestosi gioielli dalla doppia anima, che a distanza di sessant’anni sono diventati il desiderio assoluto di tutte le donne. Parliamo delle iconiche scarpe bicolor create da Mademoiselle Coco nel 1957 e oggi un incontestabile status symbol. Chic e di gran classe, la slinkback è un evergreen intramontabile che continua a essere presente sulle passerelle della maison. Reinterpretate e rinvigorite in chiave moderna stagione dopo stagione dalla genialità creativa di Kaiser Karl, riportando in auge l’accessorio prediletto del guardaroba di Gabrielle, di cui l’amatissima stilista difficilmente se ne separava. E nel 2017, in occasione del sessantesimo anniversario delle scarpe Chanel, la fashion house francese rende omaggio alla sua fondatrice con una mostra a Séoul, il nuovo profumo battezzato “Gabrielle” e l’orologio in edizione limitata con l’illustrazione di Coco stampata sul vetro zaffiro. Mentre nella collezione autunno inverno 2017/18 brillano gli stivali bicolor dall’allure metropolitana e futuristica, declinati in differenti colori, in pelle scamosciata o tempestati di glitter. Con incisa la signature di Gabrielle Chanel Coco. Un super must di stagione… ça va sans dire!

Noble ladies of the Parisian Salons showed off them with nonchalance during their recurrent meetings full of intellectual drawing-room conversations. At the feet majestic jewels dominated with a double soul, which after sixty years became the absolute desire of all the women. We are talking of the iconic two-color shoes created by Mademoiselle Coco in 1957 and today a sure status symbol. Chic and of great allure, the slinkback is an evergreen that is still present on the catwalks of the maison. Reinterpreted and revived in modern key, season after season, by the creative geniality of Kaiser Karl, taking back into fashion the favorite accessory of Gabrielle’s wardrobe, without which the beloved stylist could hardly do. And in 2017, in occasion of the sixtieth anniversary of Chanel shoes, the French fashion house pays homage to its founder with an exhibition in Séoul, the new perfume called “Gabrielle” and the watch in limited edition with an image of Coco printed on sapphire glass. While in the fall-winter collection 2017/2018 the two-color boots shine with metropolitan and futuristic allure, declined in different colors, in suede leather or studded with glitter. With the carved signature by Gabrielle Chanel Coco. A super must of season...ca va sans dire!


Agent provocateur Photographer CHRISMA LAN

Visual Concept Tuan Taiko Stylist Maggy Pico Model Jonne K@ Women Management Make-up Takako @ Sybille Kléber Hairs Taan @ L’atelier 68 Videomaker V. Lootens Photographer Assistant G.Nardelli Stylist Assistant T. Kombo Thanks to Le Roch Hotel & Spa Paris, Xavier Brunet et Guillaume Bizouard

Right page:

Spaghetti-strap slip on ZUHAIR MURAD Mittens PAULE KA Neck NORA RIESER



Top JITROIS Trousers JUNKO SHIMADA Bolero MONKEY ON MY SHOULDER Shoes PAULE KA Sunglasses MYKITA X BERNHARD WILLHELM Cuffs AND_i


Top LUDOVIC WINTERSTAN Trousers JITROIS Boots BLUGIRL Collier ROMAIN THÉVENIN


Dress UNGARO Sunglasses DOLCE&GABBANA

Right page:

Dress REDEMPTION Belt REDEMPTION Leggins LUDOVIC WINTERSTAN Shoes CESARE PACIOTTI Ear Cuffs CAMILLE ENRICO


Visual Concept Tuan Taiko Stylist Maggy Pico Model Jonne K @Women Management Make-up Takako @ Sybille KlÊber Hairs Taan @ L’atelier 68 Videomaker V. Lootens Photographer Assistant G.Nardelli Stylist Assistant T. Kombo Thanks to Le Roch Hotel & Spa Paris, Xavier Brunet et Guillaume Bizouard


foto di Arianna Bonucci

AU JOUR LE JOUR

per

COLMAR

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STYLE


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CASADEI tra heritage e innovazione GLAMOUR ARTIGIANALE PER LE DONNE DI OGGI CESARE CASADEI con Blade

Il marchio di calzature made in Italy si prepara al mega anniversario del 2018 battezzando la Resort collection e rendendo omaggio all’heritage del brand. Tra le grandi novità dell’autunno inverno in corso la capsule con la it-girl Lena Perminova e la presenza alla Shanghai Fashion Week DI ANNA RITA RUSSO

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INTERVIEW

L’

iconico tacco Blade rientra da sempre nei sogni anche solo per una notte - dell’universo femminile. Sottilissimo, rende sensuale e irresistibile ogni donna, conquistando celebrities e bellezze comuni. Diamo a Cesare quel che è di Cesare. E a Casadei va l’onore di essere l’artefice della décolleté più desiderata al mondo. Nato come laboratorio artigianale, oggi il brand si prepara a un nuovo importante traguardo. Lo storico marchio di luxury shoes made in San Mauro Pascoli celebrerà nel 2018 il suo sessantesimo compleanno, mentre per l’anno in corso ha registrato una serie di novità, tra cui il varo dell’e-commerce, opening a Mosca, Vietnam e Mongolia, il nuovo showroom a New York all’interno del Peter Marcus group, oltre a collaborazioni degne di nota. Come quella con l’eccentrica it girl e socialite russa Lena Perminova, che ha dato origine a una esclusiva capsule collection per l’autunno inverno 2017. Parola d’ordine: innovare, ma anche rileggere l’heritage della maison in chiave moderna e originale. «La Resort 2018 è un vero e proprio viaggio all’interno dei miei ricordi di famiglia» – ha dichiarato a Posh Cesare Casadei, direttore creativo del marchio che ha fatto la storia delle calzature. Cominciamo dagli esordi. Quando ha capito che nella vita avrebbe voluto fare il designer di scarpe?

Da sempre! Sono praticamente nato in azienda. La nostra casa era a fianco della fabbrica, per cui sono cresciuto tra pelli, tacchi e forme. Il nostro è un family business! L’avere preso in mano le redini della direzione creativa è stata una normale evoluzione, come lo è l’ingresso di mia figlia Arianna che gestisce lo sviluppo Digital e la Comunicazione. Quanto è importante l’Italia e il valore dell’artigianalità?

È tutto! Il nostro paese è riconosciuto globalmente come la patria delle eccellenze artigianali. La qualità delle nostre manifatture e la capacità di lavorare materie prime esclusive è unica al mondo, così come lo spirito creativo che ci appartiene. Dobbiamo proteggere e preservare questo immenso patrimonio. La mia famiglia lo fa da quasi 60 anni provando un amore incondizionato per le pelli di prima scelta, le lavorazioni a mano, l’abilità di artigiani specializzati e l’ossessione per l’innovazione. Dove vede orientata l’industria della moda tricolore in questo momento?

La vedo orientata verso la globalizzazione ma sempre preservando il proprio DNA. Le nostre scarpe per esempio sono e saranno sempre made in San Mauro Pascoli e da questo piccolo paese di artigiani vicino a Rimini raggiungono le donne di tutto il mondo. Sa perché? Per la qualità e la creatività. Le collezioni Casadei sono per tutte le donne e per tutte le ore del giorno. Trasversali e timeless.

Chi è la donna che indossa le creazioni Casadei?

Qualsiasi donna. Sono felicemente circondato da donne in famiglia e al lavoro. Le osservo e mi piace vedere come si vestono, che abbinamenti osano, come sono capaci di cambiare da mattina a sera solo modificando gli accessori. Sono ammaliato! Noi uomini non abbiamo questa capacità camaleontica. E proprio da questa osservazione ho compreso che le collezioni Casadei devono essere cross gender. Dal tacco al biker, passando per la sneaker o il kitten heel. Insomma, ogni momento della giornata ha la sua Casadei. Come ha già accennato, nel 2018 festeggerà 60 anni di attività... Un tra guardo importante. Quali saranno le novità previste?

È un work in progress... mai rovinare le sorprese! Parliamo della collaborazione con la it girl russa Lena Perminova. L’idea era dare un’anima frizzante alle sue celebri creazioni?

In realtà tutto è nato spontaneamente senza grandi strategie o idee. Lena apprezzava da tempo lo stile Casadei e in occasione di un re-see in showroom, man mano che segnalava i sui stili preferiti, prendeva forma nella mia testa l’idea di fare qualcosa insieme. E da lì passo per passo l’abbiamo pensata di comune accordo. Lei con il suo incredibile gusto e io con il mio estro creativo. E il risultato è stato molto soddisfacente e frizzante. Quale consiglio darebbe a un giovane creativo di oggi?

Di studiare, informarsi, osservare tutto. Una mente creativa va stimolata per cui tenere gli occhi sempre aperti senza lasciarsi bloccare da pregiudizi. Inoltre mai mollare, perché la moda è bella ma non facile. Sta per chiudersi un anno ricco di soddisfazioni, tra new openings e un fatturato sempre in attivo. Oltre a essere stato tra i protagonisti della Shanghai Fashion Week con il progetto B2B Style Routes to Shanghai organizzato da White in partnership con Agenzia Ice. Un marchio sempre in auge. Cosa pensa della moda oggi?

Sì, sono molto soddisfatto. Quest’anno abbiamo davvero fatto il giro del mondo. Siamo partiti da NY con il nuovo Showroom, passando per Mosca dove abbiamo festeggiato il lancio della capsule Casadei for Lena Perminova, fino a Shanghai per poi dirigerci verso LA. La moda sta cercando di reagire a un periodo difficile. Spero e credo che questa reazione vada vissuta come stimolo. Una sfida per chi non ha paura di osare e di evolvere abbattendo barriere estetiche, generazionali e geografiche. Bisogna fare tesoro del bombardamento di informazioni a cui siamo sottoposti e tradurlo in un’estetica. La moda sta rispondendo bene e anche il made in Italy grazie a collezioni estremamente interessanti, sia nel ready to wear che negli accessori.

Qual è il DNA del marchio?

Mi ripeterò ma è artigianalità pura, colore e innovazione. Cosa l’ha guidata nella collezione Resort?

La Resort 2018 è un vero e proprio viaggio all’interno dei miei ricordi di famiglia. Un ponte tra passato e futuro in previsione del 60° anniversario che cadrà l’anno prossimo. Ho voluto rendere omaggio al nostro glorioso heritage reinterpretandolo con nuovi codici stilistici ed estetici. È una collezione per le donne provenienti da ogni parte del mondo e di ogni età.

Resort 2018

SS 2018


FASHION

In viaggio nel nuovo mondo di Rossignol IL MARCHIO DI GRENOBLE REINTERPRETA I CODICI DEL PROPRIO DNA IN UNA VERSIONE URBAN STREET

Un pop up ad hoc all’interno degli spazi del famoso concept store 10 Corso Como, che ospita la capsule con Castelbajac e pezzi esclusivi selezionati. Un nuovo flagship a Oslo, un temporary nel prestigioso cuore di Parigi e un’intesa creativa con Andrea Pompilio. Rossignol, riferimento nel mondo dello sci, sfida la moda street con la divisione Apparel

U

na storia che sfiora gli oltre 100 anni di vita e che continua a vivere intensamente in un’azienda dalla forte identità stilistica. Un marchio che affonda il proprio heritage nell’universo skiwear diventando una costante garanzia per il mondo dell’abbigliamento sportivo. E che oggi cerca di rispondere ai dettami della cultura contemporanea e a un mercato che trabocca di novità. Rossignol, marchio con sede a Grenoble e controllato dal fondo svedese Altor, si è lanciato già da qualche anno nel lifestyle per una sfida avvincente con proposte e collaborazioni sempre più innovative. Che lasciano il segno e che sono destinate a durare nel tempo. Come quella con il marchese della moda Jean-Charles de Castelbajac che si rinnova dal 2001, e che ha dato origine per l’autunno inverno 2017 a una capsule collection sia per la linea urban che per quella skiwear, in vendita presso il concept store 10 Corso Como a Milano. Oltre alla partnership in corso con Tommy Hilfiger e all’intesa creativa con il noto designer Andrea Pompilio, i cui frutti saranno presentati in occasione di Milano Moda Uomo a gennaio 2018.

Alessandro Locatelli

«Oggi c’è voglia di mixare, di esplorare nuovi orizzonti, si sente sempre di più il bisogno di connettersi a situazioni e ambienti diversi. Le collaborazioni sono diventate ormai un cavallo di battaglia per tutte le case di moda» - ha dichiarato a Posh Alessandro Locatelli, CEO della divisione Rossignol Apparel.

CEO Rossignol Apparel

Da qualche anno Rossignol ha rivoluzionato la propria immagine in chiave urban-deluxe, declinando le proprie origini e l’ispirazione sciistica in una dimensione metropolitana, fondando la linea Rossignol Apparel. Una sfida benefica per il gruppo che le è stata affidata fin dal suo mandato… in quale direzione si sta posizionando il brand?

A febbraio 2018 saranno tre anni che esiste Rossignol Apparel come società del gruppo. Rossignol è nata come azienda tessile e produttore di sci, è il marchio di referenza dello sport invernale. Con l’avvento di Altor, fondo svedese di private equity, il board ha deciso di investire su un’opportunità importante sia per il brand che per il mercato. Rossignol ha una brand equity efficace, un’awareness incredibile ed è presente worldwide, nel 93% dei casi con filiali proprie dirette. Da qui si realizza la necessità, nonché la richiesta da parte del mercato, di avere una dimensione ad hoc che parlasse dello spirito di Rossignol nell’ambito dell’abbigliamento. Rossignol Apparel è basato a Milano, con uno showroom in corso Venezia, e al contempo ha un’altra sede a Grenoble dove si trova l’headquarter dell’azienda ormai da 110 anni. Due team di lavoro che si completano a 164

vicenda, creando collezioni ski, après-ski e resort, fino alla prima concezione di un universo più urbano. L’obiettivo resta comunque quello di mantenere solidi i nostri principi e valori anche nel mondo dell’apparel, attirando i consumatori nella loro vita quotidiana, sia in montagna che in città. Grazie al progetto avete quindi conquistato una nuova fascia di clienti?

Il marchio ha un dna molto preciso, un racconto importante. Ci sono oltre 100 anni di storia della Francia, con tutto quello che ne compete, un universo ricco di passione, competizione e sport, caratterizzato da un certo tipo di linee, di tratto e di colore. Abbiamo tradotto così tutto questo in un ambiente più cittadino, cercando di comunicare un punto di vista diverso, una scelta che ci ha permesso di recepire nuovi consumatori in Europa e in America. Ovviamente ci sono regioni più sensibili al verbo Rossignol, come la Francia, l’Italia e La Scandinavia dove il gruppo gioca un ruolo importante nel mondo dello sci.


INTERVIEW

Il piumino rappresenta il core business del marchio. Quale altro prodotto su cui puntare?

Il capospalla è sicuramente il pezzo cardine del nostro business. Si tratta di un prodotto di altissima qualità, creato con materiali leggeri, un’ottima tenuta e l’utilizzo di un nylon ultra tecnico. Una buona attenzione è rivolta anche alla maglieria e alle scarpe. Sono queste le tre categorie che in larga misura restano il centro degli affari aziendali. Le novità sul piano dell’espansione retail a livello europeo?

Lo sviluppo di Rossignol sta rispettando il business plan fissato al suo debutto. Dalla fine del 2015 abbiamo messo in atto un ricco piano retail con un’espansione mirata dei punti vendita in aree strategiche. Abbiamo appena inaugurato a Oslo il nostro primo flagship store al numero 2 di Holmens Gate, un grande spazio capace di offrire una customer experience a 360° grazie al proprio design funzionale e agli innovativi sistemi di acquisto omni-channel, per rappresentare al meglio l’essenza del brand. Una vera e propria “home experience” con un angolo ad hoc dedicato ai prodotti principali della Maison. Inoltre apriremo anche un temporary store nel prestigioso cuore di Parigi, in Rue de la Paix, II arrondissement, che si svilupperà su un unico piano, con un ambiente dedicato alle collezioni abbigliamento e un secondo ambiente dedicato alla collaborazione JC de Castelbajac x Rossignol. Parliamo della collezione con Castelbajac. Non è la prima volta che Rossignol decide di affidarsi alla geniale creatività del designer francese. Si tratta sicuramente di un’intesa originale e innovativa per il vostro brand.

Rossignol è un’azienda atipica nel fashion system, è un’azienda di valore e di valori, un’azienda che nasce dallo sport, dalla montagna, ed è pseudonimo di un certo tipo di eleganza, rispetto e cultura. La collaborazione con Jean-Charles de Castelbajac prosegue dal 2001 e nasce con lo scopo di introdurre il forte imprinting riconosciuto del couturier francese nelle collezioni, senza eccedere e rispettando l’uso primario dei nostri capi. Non siamo un’azienda di couture che si compone di pezzi unici, siamo un marchio che soprattutto per la capsule in partnership con Castelbajac vuole unire uno stile chiaro e definito a un guardaroba tecnico. Mettiamo a disposizione le nostre capacità sulla tecnologia dell’abbigliamento da sci, mentre il designer

CELESTE CAMO Woman

reinterpreta i capi secondo la sua visione. Ad affiancare la collezione skiwear con JCC la capsule include una linea urban dove l’outwear viene rielaborato secondo i codici estetici di Castelbajac e una maggiore libertà, perché ci sono meno dettami tecnici che invece si esigono nel mondo dello sci. Abbiamo scelto, inoltre, come vetrina 10 Corso Como proprio perché ci sembrava la location ideale per rafforzare l’immagine lifestyle del brand. Il pop up all’interno del concept store è dedicato alla capsule JC de Castelbajac x Rossignol e a una selezione di abbigliamento e accessori delle linee Sport-Chic e Studio. In occasione di Milano Moda Uomo a gennaio 2018 debutterete con una capsule collection disegnata da Andrea Pompilio. Cosa mi dice a tal proposito?

Siamo rimasti affascinati dalla visione moderna e contemporanea di Andrea Pompilio, che è in grado di coniugare uno stile ricercato a un aspetto funzionale e innovativo. E la sua filosofia creativa rispecchia in maniera perfetta lo spirito della capsule urbana della linea Studio. In seguito al posizionamento iniziale del brand, abbiamo pensato di puntare a una collaborazione con uno stilista noto che sapesse interpretare al meglio il dna di Rossignol. Andrea Pompilio rispecchia appieno queste caratteristiche. Sono previste altre collaborazioni in futuro?

Al di là di un business plan ben definito o di strategie fatte a tavolino, viviamo in un mondo di contaminazione totale, dove le persone sono diventate esigenti e hanno difficoltà a guardare in maniera univoca. C’è voglia di mixare, di esplorare nuovi orizzonti, si sente sempre di più il bisogno di connettersi a situazioni e ambienti diversi. Le collaborazioni sono diventate ormai un cavallo di battaglia per tutte le case di moda. Rossignol è ben radicato nella città natale, Grenoble, nutrendosi di una storia molto importante alle spalle. Penso infatti che più un marchio abbia uno storytelling notevole, insieme a una forte identità, più riesca a beneficiare della collaborazione con altri designer. Attualmente abbiamo all’attivo già varie partnership, tra cui quella con Tommy Hilfiger. È un mondo che ci affascina molto e su cui vogliamo puntare anche per il futuro. AR.R.

GRAVITY PARKA Man

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FASHION

Il marchese visionario CASTELBAJAC, IL GENIO RIVOLUZIONARIO DALL’ANIMO ARISTOCRATICO

Jean Charles de Castelbajac


INTERVIEW

Un precursore in assoluto. Negli anni ’60 ha rotto ogni confine tra arte e moda, interpretando un audace liberalismo etico. Ha vestito addirittura il Papa e omaggiato Obama. Mentre la sua primissima collaborazione italiana con Oliviero Toscani suscitò un grande scalpore. Oggi ammira giovani designer come Jacquemus e J.W. Anderson DI ANNA RITA RUSSO

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hi mi ama mi segua” gridava la campagna scandalo Jesus Jeans firmata da Oliviero Toscani con protagonista Donna Jordan. Che originò roventi polemiche tali da scatenare l’ira del Vaticano e stimolare la curiosità di Pier Paolo Pasolini, che gli dedicò un articolo sul Corriere della Sera. Artefice l’irriverente Jean Charles de Castelbajac. Nato a Casablanca e discendente da una nobile famiglia, l’eclettico creativo francese è stato il primo a rompere ogni limite tra moda e arte, dando il via a una rivoluzione epocale in un clima fervente di giovani rivoltosi alla conquista dei valori della modernità. Le sue creazioni si nutrono di riferimenti artistici, sono cariche di rock and roll e nascondono preziosi richiami concettuali. Ha alle spalle una carriera trasversale. Stilista, pittore, industrial designer, attore e scrittore. Il primo film risale al 1967, mentre l’ultimo libro si intitola “Fashion art & rock ‘n’ roll”. Si considera un visionario puro e ritiene che oggi.. la moda? È tutta una questione di stile. Posh ha incontrato JCC negli spazi del concept store 10 Corso Como a Milano, in occasione della collezione FW 2017 creata con Rossignol, marchio leader nel mondo dello sci.

Erano gli anni 70 quando la campagna pubblicitaria dei jeans Jesus scattata dal fotografo Oliviero Toscani suscitò un tale scandalo… addirittura da scomodare il Vaticano. Oggi i tempi sembrano essere cambiati, crede che nella società attuale avrebbe avuto lo stesso clamore?

Un marchese che decide di diventare stilista. Perché?

Il sogno di trasversalità si è alla fine realizzato. Tutte le frontiere che volevo saltassero sono saltate. Con la crescente diffusione dei mezzi di comunicazione d’avanguardia la cristallizzazione dell’identità di uno stile è molto più difficile da delinearsi, tutto diventa fugace. Ma è un’epoca comunque molto interessante per realizzare qualcosa di nuovo. Più che la moda, c’è un forte desiderio di stile. Si crea una collezione cercando di unire una dimensione di poesia alla funzionalità e l’immagine.

Discendo da una famiglia aristocratica del Marocco che vanta una lunga generazione. Il mio primo antenato Jean ha messo la sua prima firma con il nome Castelbajac verso il 1050. Mia madre aveva un’azienda tessile, così dopo il collegio militare, stanco dell’ordine ho iniziato a frequentare corsi di arte moderna e ho incominciato a interessarmi all’universo del fashion. Per me la moda era un mezzo per raccontare una storia e far sì che le persone potessero comunicare qualcosa indossando le mie creazioni. Nel 1968 ha debuttato con la sua prima collezione donna. Un periodo di grande rivoluzione politica. È stato influenzato dal pensiero ideologico dell’epoca? Cosa le ricordano quegli anni?

Sono sempre stato sensibile ai movimenti sociali e artistici che si propagavano a quei tempi da un Paese all’altro. Hanno rappresentato in qualche modo la fonte di ispirazione per il mio lavoro. I cosiddetti anni di piombo, ovvero il periodo degli anni Settanta in Italia segnato da terrorismo e lotta armata da parte di gruppi ideologici, hanno avuto un’influenza decisiva sulla mia visione della moda. Si diffondevano i manifesti politici, regnava lo stile hippie e le mie creazioni venivano considerate troppo bizzarre, alternative e diverse. Riciclavo stracci e coperte per realizzare abiti che potessero dare un ulteriore senso di novità al clima rivoluzionario che vigeva negli animi dei giovani. Sia io che Vivienne Westwood eravamo i portavoce di un carico rock and roll invidiabile. Ha omaggiato con una sua creazione l’ex presidente degli Usa Barack Obama. Dedicherà un abito anche a Mister Trump?

Quando ho realizzato quell’abito dedicato a Obama ho ricevuto tante minacce di morte e ho capito che la moda può avere un potere sociale dirompente. Le persone devono ispirare le mie creazioni e Trump non mi ispira.

Oggi lo stesso clamore riguarderebbe la religione musulmana. Non è la prima volta che collabora con Rossignol. Com’è lavorare con un marchio che rappresenta una vera e propria garanzia nel settore dello skiwear?

Sono circa quindici anni che collaboriamo insieme. Una sfida che si basa su un concetto semplice: io gli comunico le mie idee, mentre lui le trasforma tecnicamente con un savoir faire unico. Ciò che definisco beautech - bellezza e tecnologia insieme. Rossignol è un brand storico ma molto moderno. Parigi è considerata la patria della couture e della moda avanguardista. E lei un precursore in assoluto. Va infatti a lei l’onore di essere stato il primo ad aver oltrepassato le barriere tra moda, arte e design. In quale direzione vede orientarsi il fashion system in futuro?

Il ruolo dell’arte nella moda. Strategie di business o la volontà di rendere il legame tra i due ambiti sempre più stretto?

Quando in passato ho chiesto a Robert Mapplethorpe di farmi scrivere gli inviti o a Ben Sahan di disegnare sui miei abiti, non si trattava di business, era semplicemente una collaborazione tra due artisti. Oggi è assolutamente un business, ma non per forza nell’accezione negativa del termine. Lei ha vestito proprio tutti. Dalla rock star Lady Gaga a Andy Warhol, fino a papa Giovanni Paolo II. Ha la mania dei cartoon, una passione per il design e il Victoria and Albert museum le ha anche dedicato una mostra. Cos’è per lei la moda? Ci dia una definizione.

La moda ha un importante valore sociale, è un mezzo di democrazia. Se in un paese non si ha il coraggio di esprimersi attraverso l’arte della creazione, ciò rappresenta un atto di pura resistenza e ribellione.

Lei è stato ed è tutt’ora da trent’anni un’ispirazione per la nuova generazione. Quale designer emergente ammira?

Ci sono tantissimi designer emergenti interessanti. Mi piace molto il marchio francese Jacquemus, il newyorkese Zana Bayne che ha un’estetica ispirata al bondage, J.W. Anderson e la nuovissima etichetta made in italy Archivio. 167


FASHION

To break the rules MODA E FOTOGRAFIA SI SUSSEGUONO COME PROVOCAZIONI NELLE NOSTRE VITE PER COGLIERE ASPETTI EMOZIONALI E DEFINIRE TENDENZE E METE CREATIVE DELLA NOSTRA SOCIETÀ

foto di GUIDO TARONI


PHOTOGRAPHY


FASHION

Il rapporto tra moda e arte va ben oltre la pura bellezza estetica e delle forme. È sempre estremamente difficile e riduttivo descrivere tali sensazioni attraverso le parole, ma esse rappresentano una profondità di sentimenti e percezioni uniche, sensuali, seducenti spesso contrastanti DI ALBERTO CORRADO

V

i sono declinazioni della relazione moda-arte che riguardano arti e tecniche specifiche, in particolare la fotografia. Musei da tutto il mondo e del calibro della National Portrait Gallery di Londra riconoscono nella fotografia di moda la qualità e il valore di un’opera d’arte che testimonia l’estetizzazione della soggettività nel nostro tempo. Nella foto moda l’essere umano esprime una corporeità d’anima vivida di emozioni, una nostalgia di stati d’animo unici e speciali, quindi un’esaltazione della soggettività nel suo valore assoluto. Oggi la fotografia di moda nell’esprimere e nel presentare la moda, diventa anche la principale forma di espressione visiva della figura umana, nei suoi aspetti esteriori e interiori. Perciò la fotografia moda ha un’eminente funzione poetica-emotiva, attraverso la quale il pubblico coglie idee, mood, tendenze, valori che vanno oltre la moda stessa. Un fotografo come Daniel Topic provoca e ironizza con immagini sospese in una dimensione senza tempo, denudate di tutti gli orpelli, a indicare l’approdo a una forma artistica nel tentativo estremo di imprigionare un riflesso di quell’armonia che si ritrova negli esponenti più raffinati dei globetrotter che vivono in Oriente (Bangkok) e nello stesso tempo in Occidente (Parigi): «Nelle mie fotografie convergono il massimo del vero e il massimo dell’ideale: è in questa forma che risiede l’unicità di ogni singolo scatto»; a differenza, Maurizio Montani, che nel corso degli anni ha immortalato nei suoi scatti alcuni dei più importanti modelli e modelle internazionali e ha curato molte campagne di comunicazione di grandi marchi del fashion system, genera immagini emotional shock con paradossi che anticipano il nuovo che affascina e detta tendenze: «La foto non è bella se non ti sei avvicinato abbastanza. Bisogna avere l’umiltà di entrare dentro le persone, costruire una storia, facendo capire di non essere un invasore, bensì di essere uno di loro. Solo così uscirà veramente fuori quella che è la vera personalità di chi è ritratto». Invece, Guido Taroni è rigorosamente elegante e rispettoso, e il rapporto con la fotografia è stata una naturale conseguenza delle proprie scelte, complici la guida e l’esperienza all’interno di studi importanti milanesi come Sancassani e Giovanni Gastel: «In realtà 170

non volevo fare il fotografo, non ci avevo mai pensato. Mi piaceva considerare le foto come oggetti capaci di trasmettere - così come un quadro - una sensazione, ma non avrei mai immaginato che un giorno a scattarle sarei stato proprio io!»; mentre Francesco Carrozzini, fotografo e regista, evoca emozioni attraverso l’uso caldo ed elegante della luce unito a un sapore e un gusto contemporaneo che lo ha proiettato nello star system dei fotografi più amati d’oltreoceano. Sono di Carrozzini gli scatti della nuova campagna del marchio Roy Roger’s, realizzata nel Jane Hotel al West Village di New York, con la direzione creativa di Guido Biondi. «Lo stile di vita e l’eleganza italiana, cosi amati a livello internazionale sono il punto di partenza di ogni mia storia che vuole essere un vero e proprio racconto di viaggio che si tramuta in scatto». Ma ci sono anche i giovani talenti alla ricerca di nuovi linguaggi, oltre le convenzioni, oltre i luoghi comuni, come Karel Losenicky, cresciuto col naso dentro la moda prima come modello, poi passato dall’altra parte dell’obiettivo. Oggi continua a girare il mondo, ma come fotografo muovendosi da un set a un altro con passione, professionalità e un tocco di sregolatezza: «Senza curiosità non c’è stupore per la vita e tutto scivola via quasi senza sapore e colore»; da contraltare una new face, Lorenzo e Giantommaso con il loro studio Fzero Photographers che raccontano con precisione gli sguardi e umanizzano i soggetti delle proprie fotografie, sintetizzando con un semplice scatto la dimensione onirica che si fonde con il reale catturato nella precisione delle sfumature, nelle forme levigate, nelle figure nettamente definite. Eppure il sogno vi irrompe con il potere della fantasia: «Per noi la fotografia è uno strumento d’amore e di rivelazione». E in questo ambiente fuori dal coro, s’innalza la figura di Yuri Catania con la sua fotografia che è sintesi quasi carnale del suo percorso, che dalla moda, immagine dell’effimero per antonomasia, è arrivato alla materia, qualcosa che sappia superare le pareti del tempo, sul modello dello scatto d’arte da lui tanto amato: «L’arte è un po’ come l’amore: la vorresti inghiottire, digerire così che nessuno te la porti via. Io amo la bellezza e ogni mio scatto è un tentativo di dire ciò che non basta una vita intera a imparare». Non si tratta di attribuire frettolosi aggettivi estetici e stilistici, ma solo citare alcuni stili esemplari per far meglio trasparire l’emozionalità del linguaggio della moda nella fotografia.


PHOTOGRAPHY

foto di KAREL LOSENICKY


FASHION

foto di KAREL LOSENICKY

foto di DANIEL TOPIC

Mangano foto di MAURIZIO MONTANI

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ogliere l’emozionalità non solo nella moda in se stessa, ma nel suo modo di rappresentarsi è fondamentale per il ricercatore di tendenze e per il trend maker. La pubblicità della moda, non solo presenta la moda, ma fa la moda, nei comportamenti, nel gusto, nei desideri, nelle emozioni. Inoltre la pubblicità in generale ha bisogno di moda, in quanto deve risultare anch’essa sempre all’insegna della novità e delle tendenze. Così arte e comunicazione (inclusa la parola), anche quando si coniugano nel messaggio pubblicitario provocano emozioni che sono a loro volta riportabili al mondo Moda e Fotografia. La grafica classica e digitale, arte essenziale della pubblicità, contribuisce ad artisticizzare Moda e Fotografia come la creazione visiva di brand e firme, siti, blog e magazine. Moda e Fotografia sono particolarmente stimolanti per la ricerca del cambiamento e delle trasformazioni, anche perché invitano ciascun individuo a partecipare, a rendersi artista di se stesso. ADV e Fashion sono forme di arte e comunicazione di massa, capaci di suscitare emozioni individuali, ma anche entusiasticamente collettive.

foto di YURI CATANIA

Nel flusso della comunicazione della moda, si susseguono provocazioni, reazioni, interpretazioni, dalle quali nascono e dispariscono le tendenze. Il trend maker coglie aspetti emozionali nelle tendenze per immaginare e proporre Trend intesi come nuove mete creative della società postmoderna, mete emozionali e impermanenti, che una volta raggiunte e comunicate (quindi messe in comune) dovranno essere oltrepassate verso i nuovi orizzonti. La moda è emozionante come l’orizzonte, si desidera raggiungerlo per scoprire il mistero della sua perenne irraggiungibilità.


PHOTOGRAPHY

foto di

FZERO PHOTOGRAPHERS

ROY ROGER'S foto di

FRANCESCO CARROZZINI

foto di GUIDO TARONI


FASHION

DARIA SHAPOVALOVA uno stile che fa la differenza DALL’UCRAINA DETTA MODA. SPRIGIONANDO UNA MAGIA DI PURA ELEGANZA Avrebbe voluto fare l’archeologa o entrare nel mondo della politica, ma amava così tanto la moda che era convinta ne avrebbe fatto presto parte. Si ispira a Coco Chanel, vanta una passione per Azzedine Alaïa e ha a cuore i giovani talenti della sua terra. Di gran classe, minimalista e contemporaneo, il suo stile è super fotografato sui social! DI ANNA RITA RUSSO

Daria Shapovalova by Denys Manokha

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ellezza celestiale, occhi chiari, classe innata. Eppure desiderosa e sicura di trasmettere un’energia intuitiva e vincente fin da sempre, ritagliandosi il suo spazio nello scenario della creatività fashion internazionale. Da bambina impazzisce per la moda, a 18 anni lavora per un giornale di politica ed economia e a soli 20 anni conduce un suo programma televisivo. Nata in Russia a Novosibirsk ma di sangue ucraino, Daria Shapovalova ha iniziato fin da ragazzina la sua dura scalata verso il successo. È promotrice della prima edizione di Kiev Fashion Days che dà visibilità ai talenti della moda dell’Est Europa e fonda More Dash showroom a Parigi, a supporto dei giovani designer della sua 174

terra, promuovendoli all’estero con passione e determinazione. Un percorso che nasce dalla volontà di incentivare il lavoro di stilisti emergenti al di là dei confini sovietici, per far conoscere al mondo intero l’Ucraina come un luogo ricco di storia, arte e cultura. Per una vera sfida anche con se stessa. Capace di rendere un capo semplice di un’eleganza assoluta, lo stile di Daria è di una sofisticatezza sussurrata, fresca e moderna con un touch “vintage grunge” - come lei lo definisce. Si ispira all’amatissima Coco e tra i suoi designer preferiti spiccano i nomi di Comme des Garçons, Prada e Watanabe. Mentre considera i suoi mentori speciali la celebre critica di moda Sarah Mower e Laudomia Pucci, figlia ed erede dello stilista italiano Emilio Pucci.


INTERVIEW

Una passione per la moda e la bellezza diventata poi un mestiere. Raccontaci la tua storia.

Sei spesso in giro per lavoro. Di cosa senti maggiormente la mancanza quando non sei a casa?

Ho sempre desiderato lavorare nel mondo della moda, la considero un’industria estremamente varia che offre così tante opportunità. Mi piace conoscere e incontrare persone dotate di grande talento e genialità. E nell’ambito del fashion ce ne sono veramente tante. Parliamo della capacità di creare ogni giorno e di essere globale - a pensarci bene, quale altro settore potrebbe offrirlo? A 19 anni ho presentato il mio programma televisivo “Fashion week con Daria Shapovalova”, che è andato in onda nella televisione ucraina per ben cinque anni. Ho preso parte alle fashion week più esclusive, entrando in contatto con importanti professionisti, tra stilisti e fotografi. Poi ho capito che in Ucraina mancava un evento internazionale in cui tutti i giovani talenti potessero riunirsi e lavorare insieme. È nata così la Kiev Fashion Week e successivamente ho fondato More Dash showroom a Parigi, che ha aiutato molti designer a crescere e a incrementare le proprie vendite.

Mi manca mio figlio quando non stiamo insieme. Ma ovunque sia mi sento subito come a casa. La mia casa è nel cuore ed è sempre con me!

Da piccola cosa sognavi di diventare da grande?

Volevo fare l’archeologa e andare alla scoperta di nuove culture. In un certo senso, è quello che faccio ora. Cosa consiglieresti a chi oggi vuole farsi strada nel mondo della moda?

Se non fossi diventata Daria Shapovalova, cosa ti sarebbe piaciuto fare?

Entrare in politica! Il capo di abbigliamento preferito a cui non rinunceresti?

Tutti i miei meravigliosi abiti di Azzedine Alaïa! I luoghi che ami frequentare quando sei a Milano? E nel resto del mondo?

A Milano sicuramente 10 Corso Como e il ristorante all’interno, i bar del Four Seasons Hotel e del Mandarin Oriental. Ma ci sono tanti altri luoghi nel mondo in cui amo andare. Attualmente vivo a San Francisco, dove sto ancora cercando di scoprire bar e ristoranti esclusivi. Tra i musei invece il De Young Fine Arts Museum e il SFMOMA- San Francisco Museum of Modern Art. Il complimento che ti ha dato maggiore soddisfazione?

Ogniqualvolta che le persone mi dicono di aver fatto qualcosa di gratificante per loro.

Di essere fedeli al proprio intuito! L’industria della moda è in grado di offrire una varietà di profili professionali, e non bisogna diventare necessariamente designer o blogger. Seguire la propria strada è la miglior cosa da fare!

Quali sono i tuoi brand preferiti?

Lavori da anni alla scoperta di nuovi talenti ucraini con l’obiettivo di far conoscere in tutto il mondo la loro creatività, attraverso la piattaforma More Dash. Quali sono le caratteristiche e le qualità per emergere in un’industria che sembra essere sempre più satura?

Creare un’azienda focalizzata sulla moda e l’impatto sociale.

Lavorare per un successo personale e ascoltare l’istinto. Senza rimpiangere nulla. Icona fashion e molto amata dai fotografi di street style. Come definiresti il tuo stile?

Credo di avere uno stile di classe, ma con un tocco di vintage grunge. Amo mischiare alta moda e marchi low cost, designer famosi con giovani stilisti. Mi piace molto la gioielleria, oltre alle scarpe e le borse particolari, che adoro abbinare ai miei look minimalisti. A ogni modo, riesco a rendere elegante un abito casual al punto da non dover aggiungere nessun accessorio. Come diceva Coco Chanel: “Prima di uscire di casa, guardati allo specchio e togli qualcosa”. Nel lavoro quanto contano fortuna e talento?

Il talento consiste nel lavorare duramente e penso che la fortuna arrivi solo quando si lavora sodo. Sono entrambi necessari e complementari. Hai avuto un mentore?

Tutte le persone speciali che ho incontrato e mi hanno sostenuto durante il mio percorso di vita sono diventati per me dei mentori. Come Sarah Mower e Laudomia Pucci, che amano molto il mio lavoro. È fondamentale nella vita avere delle persone che ci guidino o che possano darci dei consigli.

Comme des Garçons, Prada, Junya Watanabe. Tra i designer più giovani, ammiro Jacquemus e J.W. Anderson. Prossimo obiettivo?

Daria Shapovalova by Denys Manokha


City

C Assoluto



CITY

fedele al gusto dell’eccellenza LE DIVERSE ANIME DI UNA PROPOSTA CULINARIA INCONFONDIBILE

Gli interni del ristorante IYO


FOOD

Mise en place – OSTRICA KAKISU foto di Bruno Taddei

Direzione, creazione e coordinazione sono gesti essenziali che acquisiscono però sostanziale importanza da Iyo a Milano, riconosciuto tempio della cucina asiatica e internazionale anche grazie alla stella Michelin conferita a partire dall’edizione 2015 della Guida. Ne raccontano l’unicità lo chef Michele Biassoni, il sushi man Masaki Okada e il titolare Claudio Liu DI MARCO TORCASIO

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uando si entra l’atmosfera è avvolgente e discreta, grazie al sapiente gioco di contrasti che sposa i dettagli opachi del progetto architettonico originale con nuovi elementi: è il caso, ad esempio, dei tavoli in marmo Portoro lucido che dialogano elegantemente con i mattoni rustici delle pareti e dei ricorrenti contrasti tono su tono in avorio e nero. Tutti i dettagli sono studiati con cura, dalle vetrine a effetto “terrazza” agli strategici elementi verdi che si susseguono negli ambienti. Le suggestioni del mondo Iyo si rispecchiano anche nell’illuminazione, sfumata grazie alla pioggia di luce frutto del gioco tra le lunghe catene e i piccoli led, che si alternano lungo tutte le sale. La struttura del ristorante concede particolare spazio al laboratorio del pesce, caposaldo di una proposta gastronomica che ambisce a regalare un’esperienza di piacere globale.

Lo studio continuo della materia prima, la perfetta conoscenza delle tecniche di cottura, l’esplorazione di nuove combinazioni di gusto e l’ispirazione trovata nel più piccolo dettaglio fanno parte di un lavoro di squadra che si compie di giorno in giorno. La meticolosa regia di Claudio Liu; il rigore e la creatività dello chef italiano Michele Biassoni, chiamato a dirigere una brigata di cucina multietnica; l’estro dello chef giapponese Masaki Okada, a capo del banco dei crudi, insieme alle due insostituibili figure di grande esperienza, Matteo Ghiringhelli, Direttore di sala e Sommelier, e Danilo Tacconi, Chef Sommelier, sono gli elementi determinanti dell’unicità di Iyo, dove l’incontro di anime e culture, di tecnica e materie prime, di competenze e personalità che dialogano tra loro regala degustazioni inedite. Un concept dall’animo poliedrico, ma sinergico nelle sue sfaccettature, quello made in Iyo, da raccontare attraverso l’incanto delle parole di coloro che ne esaltano la grandezza giorno per giorno: lo chef Michele Biassoni, il sushi man Masaki Okada e il titolare Claudio Liu. 179


CITY

Si dice che la passione per la cucina nasca da emozioni e suggestioni legate alla prima infanzia. La sua vicenda personale è un indizio o un mezzo di prova?

Michele Biassoni: Lascio decidere voi. La mia passione per la cucina nasce dal cuore, da bambino, di fronte al risotto con piselli e al pollo con patate arrosto cucinati dalla nonna. Avevo solo 8 anni, ma con lei ho mosso i miei primi passi ai fornelli, con grande amore e curiosità. Come ha trasformato questa curiosità in grande tecnica e professionalità a livelli stellati?

Michele Biassoni: Dopo le scuole medie inferiori, al momento della scelta per gli studi successivi, ho capito di voler fare il cuoco. E da lì il mio percorso è stato sempre in salita verso una crescita che oggi, dopo diverse esperienze stellate come quelle presso il ristorante Martin Berasategui in Spagna, Il vino d’Enrico Bernardo a Parigi, Sadler a Milano, mi ha portato qui da Iyo, dove la voglia di sperimentare non trova confini e dove l’incontro tra la tradizione giapponese e la cultura culinaria italiana si evolve senza sosta. Fin dove può spingersi la voglia di sperimentare? Ci sono dei confini da non valicare nella ricerca di un’incessante evoluzione?

Michele Biassoni: Non c’è alcun limite. Nessun confine. È questo ciò che più mi piace di quest’avventura. Non amo che mi vengano messi dei paletti. Al momento sono impegnato con uno stage di tre mesi in Giappone, in un ristorante di cucina tradizionale kaiseki, per apprendere nuove conoscenze dalla tecnica al prodotto, alla ricerca delle materie prime. La più grande responsabilità che sente di avere nella gestione di un intero menu?

Michele Biassoni: Siamo abituati a parlare di cibo, di ricette, di gusto, ma quello che accade dietro le quinte, dallo staff da gestire fino a tutte quelle piccole dinamiche che il cliente non vede, è fondamentale per la riuscita di un piatto. Se non c’è una struttura organizzativa o una materia prima selezionata tramite fornitori di fiducia non c’è niente. Quindi in un’ipotetica scala delle difficoltà sicuramente la gestione della brigata è ai primi posti. A questi livelli la pressione è alta, ma più è alta la responsabilità più io mi sento stimolato. 180

Cosa significa essere un chef versatile? Come definisce il suo stile in cucina?

Michele Biassoni: Versatile è un termine che mi piace. La mia formazione europea che si fonde con la cucina giapponese che propongo da Iyo presuppone una versatilità necessaria. Io la intendo come capacità di saper ricreare il giusto equilibrio tra sapori sempre diversi. Gli ingredienti del paesaggio mediterraneo a cui non rinuncia o che ritiene più pregiati.

Michele Biassoni: Alici liguri, gamberi liguri e sardi ad esempio. Eccellenze territoriali come le nocciole del Piemonte, l’oliva taggiasca, il cappero di Pantelleria. Lo studio delle materie prime viene portato avanti soprattutto attraverso sensazioni: si assaggia, si ha l’idea e poi si corregge il tiro. Ma mi piace molto lavorare anche ingredienti poco conosciuti, come la foglia di ostrica. Una foglia vegetale, arrivata dalla famiglia delle borraggini che presenta un sentore molto iodato, marino, che richiama esplicitamente l’ostrica.

“Per versatilità intendo la capacità di saper ricreare il giusto equilibrio tra sapori sempre diversi.”

In cosa consiste la “taste experience” presente nella carta?

Michele Biassoni: Racchiude l’idea di cucina dell’Iyo rappresentata in questo menu che spazia dalla creatività alla tradizione, al sushi. La degustazione inizia con un gambero viola di Sant’Antioco scottato in padella e si conclude con un manzo italiano cotto in una soluzione di salsa di soia. Si spazia completamente fino ad arrivare al pre-dessert, al dolce e alla piccola pasticceria. La cosiddetta “Taste Experience” è l’espressione assoluta della nostra cucina. Gusto e vista sono recettori strettamente connessi tra loro. Se dovesse usare tre colori per descriversi in cucina quali userebbe?

Michele Biassoni: Il verde, il rosso e il bianco. La cromaticità dei piatti è importante. Il verde perché amo i vegetali, buonis-

sima ad esempio la crema di piselli con cui accompagniamo il rombo. Il rosso perché è un ottimo elemento di contrasto con gli altri colori. Il bianco perché molta della materia prima che utilizziamo è bianca, pesce da lisca etc… Cosa ha significato lavorare al fianco di un Maestro come Ichikawa? E come affrancarsi da un imprinting dal carattere così forte?

Masaki Okada: È stata una grande occasione e una fortuna. Lavorare con qualcuno in grado di trasmettere il suo sapere con una calma inaspettata, che ti consente di sbagliare e ti corregge nel modo giusto, è stato molto importante. Ogni persona poi ovviamente sviluppa il suo stile, ma similitudini e contrasti sono di routine. La differenza sta nella tecnica, nei condimenti e nell’assaggio, nell’elaborazione delle ricette in base alla conoscenza della clientela. Dopo il congedo del Maestro Haruo Ichikawa non ci sono state fratture, soltanto nuove direzioni a livello gustativo. Iyo è un punto di riferimento a Milano in termini di qualità e raffinatezza. Come descrive il rapporto con la clientela? L’accoglienza del pubblico rispetta particolari accorgimenti?

Claudio Liu: Negli ultimi dieci anni la sala e il ricevimento sono sempre stati molto sottovalutati perché è stato dato molto spazio alla cucina. Credo si debba ridare il giusto merito alla sala. Ogni sera prima di iniziare a lavorare qui si fa sempre un briefing con tutti i ragazzi di sala insieme ai vari capo-partita per spiegare che non siamo solo una cucina, ma siamo un ristorante. Un luogo in cui la gente può ancora “trovare ristoro”. Ci sforziamo quindi di capire chi abbiamo di fronte e offrire il miglior servizio nelle diverse situazioni, rispettando sempre determinati parametri. In una città come Milano ciò che manca è il contatto umano - è ancora molto freddo quello che avviene nel mondo della ristorazione. Noi di Iyo abbiamo una percentuale di ritorno molto alta perché lavoriamo al 70–80% con la nostra clientela fissa. Ma ogni sera non mancano i clienti nuovi che ci comunicano feedback altrettanto positivi. Tutto questo rappresenta uno sprone affinché la preparazione dei nostri piatti sia sempre più alta.


FOOD

Sopra,

Il ristorante stellato IYO foto di Bruno Taddei

Mise en place – Ika Somen

foto di Bruno Taddei


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Il cuore italiano della mia rivoluzione MILANO ACCOGLIE IL NUOVO RISTORANTE DI RITU DALMIA

Mixology corner Ristorante CITTAMANI ©ModestinoTozzi

La forte carica innovativa della chef Ritu Dalmia, unita alla capacità di comprendere i linguaggi internazionali della cucina e farli propri, plasma l’anima di Cittamani, nuovo ristorante smart casual che si fonda su una solida base indiana, sulla quale si innestano con armonia e originalità influenze internazionali e italiane DI MARCO TORCASIO

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n grande amore per l’Italia, una conoscenza approfondita e decennale delle specialità gastronomiche del nostro territorio e la voglia di offrire agli italiani un punto di vista diverso sulla millenaria tradizione culinaria indiana sono gli elementi che l’hanno guidata verso Milano. Ritu Dalmia ne ha apprezzato l’evoluzione durante il periodo di Expo, quando la città ha scoperto di poter giocare sullo stesso piano delle altre capitali del divertimento e della cultura. Grazie al fermento che si respira in città, Milano è infatti diventata la scelta migliore per la prima avventura europea della celebrity chef. Cittamani sorge, non a caso, nel cuore diBrera, quartiere vivo e molto ricettivo, la cui atmosfera è perfetta per accogliere un ristorante dallo stile amichevole ma sempre elegante, aperto dal lunedì al sabato, da mezzogiorno a mezzanotte continuativamente, per offrire ai clienti un luogo in cui mangiare, bere, lavorare, trovare rifugio. Ospitato in un edificio del 182

XX secolo, Cittamani è il primo ristorante progettato dallo Studio londinese Paolo Cossu Architects per chef Ritu Dalmia e per Leeu Collection in collaborazione con la local architect Giuliana Barilli. Il risultato è un design senza tempo, che mantiene inalterata la storica pavimentazione in “seminato”, le vetrate ampie e gli archi, arricchendo lo spazio con materiali di pregio come ottone, marmo, sucupira, pelle e specchi. Le appliques e gli sgabelli in ottone sono stati creati artigianalmente in India su disegno esclusivo dell’architetto Paolo Cossu, mentre all’esterno panche verniciate a polvere e incassate nelle vetrine regalano otto posti a sedere e aprono un dialogo tra il ristorante e la città. Gli ingredienti che compongono il menu di Cittamani sono per la maggior parte di provenienza italiana, scelti personalmente da Ritu Dalmia durante lunghi viaggi di esplorazione attraverso la rete di piccoli produttori della nostra Penisola. Tranne le spezie, «quelle provengono rigorosamente dall’India» assicura la chef durante la calorosa cerimonia inaugurale.


FOOD

Lei è nata a Calcutta ma deve il suo amore per la cucina all’Italia. Ci racconti perché.

Il mio primo contatto con l’Italia fu una gita scolastica con un gruppo di suore - frequentavo un collegio cattolico - a Roma per tre settimane. Eravamo lì per ascoltare le parole del Papa ma io non desideravo altro che mangiare spaghetti al pomodoro e gelato tutti i giorni. Era l’inizio di quella che sarebbe diventata una storia d’amore. Quando poi ho iniziato a lavorare per l’azienda di marmi e graniti di mio padre all’età di diciotto anni, il destino mi ha riportato in Italia. Purtroppo per lui, non ho imparato molto di marmi e graniti, ma invece ho imparato a cucinare. Quali sono oggi i suoi ristoranti preferiti? E a Milano?

Direi Oasis Sapori Antichi ad Avellino, Le Calandre a Padova, I Pupi in Sicilia e Uliassi a Senigallia. A Milano amo Alice, chef Viviana Varese è come un’anima gemella, Ratanà, l’Antica Trattoria della Pesa e per l’aperitivo assolutamente Rita & Cocktails. Come viene raccontata da Cittamani la cultura gastronomica indiana, alla luce delle varie frammentazioni territoriali che non consentono di poter parlare di cucina nazionale?

Per Cittamani ho selezionato le mie varianti regionali preferite e ho scelto di presentarle secondo una mia personale interpretazione. Ci sono le memorie d’infanzia, incursioni sreet food e alcuni classici moderni. Cittamani non è il tipico ristorante tradizionale indiano, è semplicemente la mia cucina. Situandosi tra Brera e Porta Nuova, con 60 coperti e un mixology corner, che tipo di format ha voluto realizzare?

Da giovane ero seriamente affascinata dalle atmosfere gourmet dei ristoranti stellati, ma adesso voglio semplicemente frequentare quei luoghi in cui sentirmi a mio agio, in cui poter bere un buon drink prima di cenare. E credo sia così per la maggior parte delle persone oggi. Cittamani non vuole essere pretenzioso o autodefinirsi un ristorante “formale”, ma un posto in cui poter sempre bere un buon gin tonic o uno spritz al tamarindo prima di sedersi a cena ed essere accolti dalle attenzioni genuine del personale di sala.

mo con un topping di burrata. Infine citerei l’“Orata al moilee”. Questo piatto nel Kerala (stato dell’India meridionale, ndr) ad esempio è più delicato che nel nord del Paese. Il “moilee” è una salsa di latte di cocco, zenzero, cipolle e curcuma, leggera, rinfrescante e molto aromatica. Normalmente è servita con i gamberetti, ma da Cittamani la usiamo per il filetto di orata. Cosa si aspetta dai milanesi e cosa intende dar loro?

Ho già dato loro tutto quello che avevo. Il mio tempo, il mio cuore, il mio denaro. Vorrei seguire i precetti del Buddismo che mi suggeriscono di non avere alcuna aspettativa, quindi anche se volessi qualcosa in cambio non mi preoccuperò di definire cosa. Crede esista una relazione particolare tra cibo e viaggio? E nel suo caso specifico come si esprime questo legame?

Assolutamente sì. Tutto quello che ho imparato finora lo devo ai miei viaggi. Ciò che amo della cucina italiana l’ho scoperto spostandomi frequentemente in giro per il Paese, mangiando a casa di amici, rubando loro le ricette delle zie e delle mamme. Accade lo stesso per i viaggi di piacere. Il cibo può trasformare degli sconosciuti in migliori amici e per chi vuole conoscere a fondo la cultura di un paese e la sua popolazione non c’è niente di meglio che addentrarsi nella gastronomia del luogo.

Una sola parola per definire la sua alta cucina.

Cibo e ristorazione sono parte del nostro stile di vita quotidiano. La location non è oltremodo etnica, bensì moderna e per definire i piatti sceglierei, tra tutte, una caratteristica soltanto: l’onestà.

Millefoglie di melanzana e sfoglie croccanti di riso ©ModestinoTozzi

Tra le sfide c’è anche quella di riuscire a diventare il miglior ristorante indiano d’Italia?

No, voglio soltanto presentare il cibo indiano in modo contemporaneo discostandomi dallo stereotipo che i ristoranti indiani hanno assunto in Italia in questi anni, cioè dei luoghi in cui andare a mangiare “qualcosa” al sapore di curry. Il mio lavoro sarà offrire il meglio. Ci riuscirò o no? Staremo a vedere… Raccontiamo ingredienti e ispirazioni di almeno tre piatti portanti della carta.

Partiamo con “Fantasia di ciliegini, prugne e pesche”. L’ispirazione in questo caso è nata da un piatto street food indiano chiamato “Fruit chat”, in cui un mix di frutti è mescolato con spezie, sale e limone. Qui è accaduta la stessa cosa, ma è cambiata la selezione dei frutti, scelti tra quelli locali come pesche e prugne. E dal momento che i pomodori italiani sono tra i miei ingredienti preferiti al mondo, non ho saputo resistere e ho aggiunto anche quelli. Proseguiamo con “Poori ripieni con piselli, burrata e chutney di pomodoro”. Il Poori, protagonista del piatto, è una tipica pietanza domenicale delle famiglie Marwari. Consiste in pane fritto, riempito con piselli e lentamente arrostito con zenzero e cumino. Solitamente viene accompagnato dalla dolcezza e allo stesso tempo dall’acidità del pomodoro. Da Cittamani lo servia-

Chef Ritu Dalmia


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La città degli orologi VERGA UNA STORIA DI SUCCESSO LUNGA SETTANT’ANNI

Nel 1945 nel pieno disastro della Seconda Guerra Mondiale, Luigi Verga ebbe il coraggio di aprire una boutique d’alta orologeria che sarebbe diventata un punto di riferimento, oltre che testimone e veicolatore delle più importanti rivoluzioni dello stile. Umberto Verga ci racconta come sono giunti alla quarta generazione A CURA DI ENRICO CAMMAROTA

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ono davvero tanti i cambiamenti che un oggetto può subire in settant’anni, se poi fa parte del mondo del design allora inutile a dirsi, sono infiniti. Piccole e grandi rivoluzioni di cui Verga ne è stato il primo testimone. Preziosi e affascinanti oggetti che hanno solcato il “game change” estetico, immortalando soprattutto il mutamento della percezione di un gusto che sappiamo bene non essere innato, ma bensì una questione più epocale che mai. Parliamo di Verga e allora parliamo per forza di orologi, di quelli più pregiati, definiti “complessi”. Guardando indietro probabilmente il più innovativo è stato Rolex, che ha fatto della cassa un’intera linea. Attorno ad essa ha sviluppato i suoi più grandi prodotti e checché se ne dica il Day-Date rimarrà il suo pezzo migliore. Le innovazioni stilistiche più importanti risalgono agli anni ‘70 e 80, qui l’artefice è stato il signor Genta, che pochi esperti conoscono come marchio, ma lui in realtà è l’uomo che ha disegnato l’orologeria moderna. Ha dato vita a delle vere icone come il Patek Philippe Nautilus, l’Audemars Piguet Royal Oak, il Bvlgari Bvlgari, il Girard-Perregaux, senza dimenticare il Pasha di Cartier. Ovviamente anche Richard Mille che tra il 2004 e il 2005 ha ridisegnato l’orologio ponendo una vera rottura col classicismo, ma qui si tratta di piccoli numeri. In tutto questo, Verga con i suoi settant’anni d’attività è diventato uno dei più importanti veicolatori di tendenze. Era il 1945 e lo scoppio di una bomba diventa il brillare di una storia di successo. C’era un negozio d’orologi in città e si chiamava Giudici, era molto famoso, lì si potevano trovare alcune delle migliori marche che dalla Svizzera arrivavano sulla piazza milanese per pochi e facoltosi spenditori. Una di quelle bombe cadde sul suo negozio, danni irreparabili. In quel momento il signor Giudici decise di chiudere la ditta, ma uno dei suoi più cari dipendenti non si diede per vinto, sfruttò il momento e insieme a una buona dose di fortuna si mise in proprio. A distanza di settant’anni ha dato vita a un impero. Rolex, Audemars Piguet, Cartier, Patek Philippe, sono solo alcune delle esclusive licenze 184

che conta la gioielleria Verga. Segnatempo che hanno scandito le ore, i mesi e i giorni di un’attività di famiglia che è diventata quasi un club a cui affidarsi per le occasioni speciali. Un buon orologio rappresenta un rito di passaggio che si tramanda di padre in figlio, lo stesso vale per Verga, una tra le più longeve orologerie che è giunta alla quarta generazione. Al suo interno i membri di una squadra che ogni singolo giorno dà un valore inestimabile all’attività che svolge, conoscendo e facendo tesoro di tutti i segreti del mercato. Umberto Verga, oggi alla guida dell’azienda, ci racconta di come il piccolo negozio di via Mazzini sia cresciuto e si sia imposto sul mercato, diventando un punto di riferimento per altrettante generazioni di affezionati clienti. Sono passati settant’anni dall’apertura e avete deciso di raccontare la vostra storia con un libro bellissimo. Ci sono tanti negozi, ma pochi hanno avuto la capacità di evolversi come avete fatto voi. Siete già alla quarta generazione, come si fa a mantenere il passo?

Nella vita c’è un grande effetto che si chiama lato B. Alcune cose accadono a prescindere dalla nostra volontà, l’impegno e le capacità in questo mestiere, come anche negli altri, sono qualità necessarie per poter emergere. Il nostro colpo di fortuna - che dico adesso col senno di poi - è stato mio nonno che nel ‘32 andò a lavorare presso la ditta Giudici, la quale era già concessionaria di Rolex ed era una delle orologerie storiche di Milano, diventando direttore precocemente. Scoppiò la seconda Guerra Mondiale e il negozio fu danneggiato in maniera forte, così il signor Giudici decise di vendere la società. Nel frattempo mio nonno pensò di mettersi in proprio e insieme a un amico, Ugo Pisa, incominciò a cercare un negozio nei dintorni di Montenapoleone. Successivamente, però, aprì in Via Mazzini, una strada rimasta sempre un po’ isolata e che ci ha stimolati ad emergere. Infatti siamo arrivati a conquistare più vetrine e ad aprire quattro negozi. Il nostro lato B è stata sicuramente Via Mazzini, perché ci ha sempre motivato a voler crescere.


INTERVIEW

Orologeria Luigi Verga Via Capelli (P.zza Gae Aulenti)

Interni- Orologeria Luigi Verga Via Mazzini (P.zza Duomo)

Umberto Verga

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Come si fa ad attirare le nuove generazioni verso questo mondo?

Le nuove generazioni sono la cosa più in assoluto complicata, anche perché ci rivolgiamo a un pubblico facoltoso, e di solito i giovani vengono da famiglie che già posseggono questi orologi. Non siamo più negli anni Ottanta dove ci sono i nuovi ricchi con un forte impulso all’acquisto. Quanto pesa il target italiano?

Circa il 70% sul momento d’acquisto, mentre sul fatturato siamo intorno al 50%, lo straniero spende con un po’ più di facilità. Il cliente italiano è fondamentale soprattutto per quanto riguarda il posizionamento dei nostri negozi tra Via Mazzini, Corso Vercelli e Via Capelli. La nuova clientela è meno informata rispetto alle precedenti?

In realtà non tanto. I giovani che entrano in negozio sono tutti di buona famiglia e hanno una certa capacità di spesa, ma acquistano con intelligenza e sono molto esigenti. La scelta della marca è ponderata, e lì subentra la qualità dell’azienda dove il cliente viene indirizzato verso un prodotto non solo di moda. Cosa apprezzano di più, la tecnica o l’estetica?

Diciamo che i giovani di oggi mettono insieme queste due qualità a differenza di qualche anno fa, quando la tecnica era preponderante sulle due. Ora, invece, non accettano più solo un prodotto con una tecnica di qualità ma con un’estetica non all’altezza, oppure non comprano un orologio solo per l’estetica senza guardare quello che c’è dentro. Vuole un mix tra marchio e riconoscibilità, anche perché per un giovane, il lusso, è soprattutto riconoscibilità. Per una persona matura la riconoscibilità è invece del tutto relativa, anzi a volte si preferisce indossare qualcosa di estremamente prestigioso, ma riconoscibile da pochi. Il giovane anche se di buona famiglia e ben educato, desidera un minimo di riconoscibilità. In questi settant’anni qual è stato il maggior cambiamento che ha segnato una rivoluzione?

Il signor Genta, che solo pochi esperti conoscono come marchio di orologi, è l’uomo che tra gli anni 70 e 80 ha disegnato l’orologeria moderna. Ha creato il look del Nautilus di Patek, del Royal Oak di Audemars Piguet, il Bvlgari Bvlgari, il Girard-Perregaux e il Pasha di Cartier. C’è un designer di oggi che ammira particolarmente?

Nel design Rolex è avanti anni luce, perché ha sempre mantenuto una politica costante, facendo dell’iconica cassa il suo punto di forza. Tra i piccoli produttori, invece, credo che Richard Mille abbia dato un cambiamento epocale verso il 2004 o il 2005, perché ha creato una rottura nel mondo dell’orologeria classica. L’orologio rimane sempre più o meno rotondo e delle stesse dimensioni. Panerai, ad esempio, ha generato la moda dell’orologio da guerra o da sub di grandi dimensioni. Per me la perfezione è 38/40 mm. Una delle vostre caratteristiche che risalta di più sono i servizi rivolti alla clientela. Qual è il più importante?

Il servizio è un costo e sono poche le aziende disposte a investir186

ci. Per noi è importate, all’interno del negozio di Via Mazzini abbiamo 5 tecnici, 5 in Corso Vercelli e 1 in Via Capelli. La riparazione è un servizio fondamentale per il cliente, non perché gli orologi siano fatti male, ma perché sono macchine complesse che possono aver bisogno di manutenzione. Da noi è presente tutta la filiera, trovano per esempio i cinturini e se vogliono possiamo anche realizzarli su richiesta. Il servizio in generale è costoso, ma ti permette di rimanere sul mercato. E il secondo polso come funziona?

Non volendo avere l’usato e il nuovo nella stessa boutique ho deciso di sfruttare il canale online come vetrina, perché l’orologio deve essere provato e acquistato in negozio, si tratta di una questione di sicurezza per il cliente. Nonostante il secondo polso potrebbe diventare una fonte di guadagno importante, abbiamo scelto di separarlo dalla casa madre. Per noi costituisce il 10% della società, con un collaboratore diretto che ne gestisce il sistema. Come vi rapportate al mondo degli eventi?

Facciamo eventi con l’obiettivo di suscitare interesse ed emozione, e per questo siamo molto attenti alla logica e alla location adeguate. Ne faremo uno a breve per Patek Philippe. Amiamo anche organizzare serate di arte con pochi clienti “amici”, circa dodici persone, dove si parla di cultura e non c’è solo business, ma vera aggregazione e l’aggregazione, si sa, fa parlare. Ci piace portarli in luoghi esclusivi. Ambienti unici dove le persone normali solitamente non possono andare. Lei è un tifoso del Milan. In termini calcistici, quale sarebbe, tra i suoi orologi, il centravanti e quale l’attaccante?

Beh, in generale penso al Day-Date, il cavallo di battaglia di Rolex. Sempre in termini calcistici metterei sulle “ali” Audemars Piguet, perché sta vivendo un nuovo successo, poi il centroavanti - il Cristiano Ronaldo della situazione - è sicuramente Patek Philippe che produce orologi molto complicati, ma un appassionato li compra per questo! È il bomber giusto per vincere sempre. In “mediana” ci metterei i marchi che resistono alle intemperie e sono capaci di stare sul mercato, dunque direi Cartier, che sono sicuro tornerà agli antichi splendori nel giro dei prossimi cinque anni. In difesa metterei, invece, Panerai, IWC e Jaeger-LeCoultre. Al posto di Donnarumma, metto Tudor. Cosa pensa di Hublot?

Conosco Jean-Claude Biver (responsabile di Hublot) che ha un commerciale abilissimo. Lo metterei come una buona riserva al posto Audemars Piguet. Qual è il primo orologio che le è stato regalato?

Più che del primo orologio regalato, le parlo del primo orologio che per me è stato rappresentativo, mi ricorda un’epoca che non c’è più. Avevo 15 anni e il signor Giorgio Corvo, rappresentante di Jaeger-LeCoultre, mi regalò un orologio della Favre Leuba, che era una sottomarca di LeCoultre dell’epoca. Quello è stato un orologio che ricordo con molto affetto e mi è rimasto sempre nel pensiero.


Orologeria Verga Milano Via Giuseppe Mazzini (P.zza Duomo)

Quali sono state le persone che più hanno influito sulla sua crescita professionale?

Indubbiamente mio padre, per me un grande punto di riferimento, è un signore e signori si nasce. Dal punto di vista commerciale il signor Meani, un innovatore, aveva un appeal british. Era un vero personaggio, amato e odiato, pensi che molti clienti non entravano perché c’era lui. Un tipo davvero carismatico, mi ha insegnato molto. Nella vendita come vi rapportate ai millennials?

La struttura interna della nostra società è composta da persone, me compreso, che insieme ai collaboratori più “anziani” per arrivare poi fino a mio figlio di venticinque anni, riesce a coprire un range di età davvero vasto. Si va dagli 87 anni di mio papà, che è presidente onorario, ai miei 54, passando per i 47 della collaboratrice esperta di vendita, fino ai 37 dell’altro venditore esperto. Sono coloro che sono qui con noi da tantissimi anni. Dunque riusciamo a rapportarci bene con le diverse età dei clienti.

5178G Grandi Complicazioni PATEK PHILIPPE

Il negozio di Via Capelli in Gae Aulenti? Tutti i brand della moda alta si sono pentiti, è una zona frequentata da troppi giovani.

Pisa, che ha una grandissima boutique in Via Pietro Verri, è il mio unico competitor, vuoi per fascino vuoi per capacità. Anche noi volevamo espanderci, così mi sono chiesto dove andare. Ho trovato riscontro nella zona di Porta Nuova, finita in 12 anni e ormai un vero simbolo di Milano. È molto moderna! Tecnicamente prendere un piccolo spazio all’angolo di Gae Aulenti è stata una scelta azzardata, ma ho voluto provarci. L’amministratore delegato non voleva prendere lo spazio, credendo però nel progetto ho insistito. A dicembre il presidente di Patek Philippe è venuto a Milano e in quell’occasione ha avuto modo di vedere il negozio, rimanendo entusiasta, ha deciso di esserci con un corner. Il negozio è gestito da mio figlio Federico, di 22 anni. Ogni giorno entra una persona in più e sono convinto che in 5 anni diventerà importante quanto quello di Via Mazzini.

4899/900G Calatrava Haute Joaillerie PATEK PHILIPPE

(ha collaborato Alessandro Iacolucci) 187


CITY

La nuova Era del Leisure Time ARRIVA LO SHOPPING DISTRICT DI MILANO CITY LIFE

Il mall più grande d’Italia sorge tra gli imponenti grattacieli firmati dagli archistar. Un luogo esclusivo dove si respira aria di puro leisure grazie alle firme del prêt-à-porter e le primissime aperture dal sapore internazionale. Una ricca selezione della food & drink experience oltre alla cura del benessere, e un cinema hi-tech da 1.200 posti

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ilano cresce, cambia e muta il suo aspetto verso un volto che in un contesto più ampio diventa estremamente europeo. Non solo grandi eventi che contribuiscono a migliorare lo scheletro della città in favore di una vivibilità curata e desiderabile, ma anche progetti che passano per la cultura e l’innovazione di piccole, ma allo stesso tempo immense comunità con il lancio di cantieri intenti a donare al capoluogo lombardo qualcosa di unico, a prova di uomo. Che stesse per avvicinarsi l’inaugurazione definitiva dell’ormai quasi completato cantiere di City Life non è un segreto, soprattutto perché l’area recuperata dell’ex Fiera di Milano è praticamente del tutto abitata. Una grande opera che restituisce parte di Milano ai suoi cittadini grazie a un investimento complessivo di circa 2 miliardi di euro, spesi per un complesso dall’estensione totale di oltre 360mila metri quadrati dove sorgono già due complessi residenziali con 530 appartamenti, l’area commerciale, un parco di ben 178mila mq che una volta terminato sarà il secondo più grande della città, tre grattacieli adibiti a ufficio, firmati dagli archistar dal calibro di Zaha Hadid, Daniel Libeskind e Arata Isozaki. Il suo in particolare con 202 metri d’altezza e 50 piani è la torre più alta d’Italia e sarà anche la sede dei dipendenti Allianz. Il progetto nato dieci anni fa prende sempre più forma e si avvia al nuovo taglio del nastro, previsto per il 30 novembre e dedicato allo Shopping District, il primo centro commerciale urbano, eretto su una superficie di 32mila metri quadri con 100 negozi, 20 tra bar e ristoranti, un cinema con 7 sale e centri benessere. Nato da una partnership siglata nel 2015 che ha visto protagonisti Marco Pellizzari cioè il managing director per lo sviluppo di Sonae Sierra Italia, la società incaricata di gestire la commercializzazione dello Shopping District, e Generali Real Estate, uno degli asset principali del Gruppo Generali che controlla al cento per cento City Life. Un armonico mall su due livelli, progettato dallo studio Zaha Hadid Architects, che si presta a ospitare oltre a negozi di fascia premium, anche il mondo della ristorazione e Anteo, il cinema multiplex. All’opera progettata dallo studio di Hadid, si affianca la costruzione della piazza centrale aperta e circondata da unità retail e servizi, il cui progetto è stato ideato dallo studio One Work. Porta invece la firma dello studio Mario Galantino la galleria commerciale open air, dedicata alla home design e alla tecnologia, ispirata alle vie dello shopping milanese, secondo un’attenta chiave di lettura moderna dal design contemporaneo. 188

Sono in molti a scegliere lo Shopping District di City Life per inaugurare il loro arrivo in Italia, uno su tutti Huawei. Il leader mondiale nel mercato delle telecomunicazioni che aprirà il suo primo flagship store europeo oppure e DJI, colosso nella produzione di droni, dove i clienti potranno trovare prodotti all’avanguardia e workshop gratuiti. Il District ospiterà anche le prime aperture nazionali di brand di grande rilievo, che contribuiranno a rendere ancora più accattivante l’offerta commerciale del progetto. Tra queste, HABITAT, noto produttore di elementi di design, Democracy Design, nuovo progetto di Trading Group dedicato all’oggettistica e all’arredo della casa, R-Store Apple Premium Reseller. Immancabile l’esclusività della moda. Ancora un po’ di mistero per la maggior parte delle firme pronte a siglare le vetrine dei nascenti negozi, sappiamo però che tra questi ci saranno sicuramente: Incontri con la sua selezione di brand prêt-à-porter, sia nazionali che stranieri, più attente proposte di marchi emergenti. Poi ancora MAX&Co, Marella, Omai, Tommy Hilfiger, Calvin Klein, Levi’s, Timberland, Napapijri, Piquadro, Guess, Adele, Altman, Beatrice B, Paolo Tonali, Sophie 4Kids, Superdry, Dixie, Imperial, Jacadi, Midinette e Pandora. Ottima l’estensione e la proposta dell’area food, con 13 tra bar e ristoranti nella parte coperta, affiancati dai 7 locali distribuiti sull’openair. Confermata la presenza di Vivo con piatti a base di Sea Food, ostriche e crudité. Non manca il fusion con Bomaki, che porta a City Life anche un po’ di glamour con la sua food&drink experience dal carattere nipponico. Sarà invece Cioccolatitaliani ad aprire il primo concept store completamente dedicato al mondo del cioccolato. Poi ancora la pizza di PIE e i piatti tipici della cucina italiana targati The Meatball Family. Lo shopping district di City Life è anche un luogo dove è possibile prendersi cura di sé grazie all’offerta di servizi dedicati alla salute, alla bellezza e al benessere con il Centro Diagnostico Italiano (CDI), e una struttura sanitaria ambulatoriale a servizio completo e all’avanguardia. Arriva anche il nuovo concetto di vivere l’estetica firmato Juneco e un progetto innovativo nel settore della medicina e chirurgia estetica in Italia, che offrirà un’ampia gamma di trattamenti ambulatoriali dedicati al ringiovanimento del viso e del corpo. Con il Nashi Salon invece, non passa in secondo piano neanche la cura dei capelli, lui è il primo salone a livello mondiale dedicato a questo. C’è inoltre Il Barbiere dedicato alla cura dell’estetica maschile e il Centro Salus. Oltre a un concept relax e l’area cinema. Apre i battenti Anteo, la multisala con 1.200 posti che si unisce alle lounge dotate di supporti tech, dalla connessione WiFi gratuita ai dispositivi per la ricarica dei device personali. Fino ad ampi spazi dedicati all’organizzazione di eventi e alle attività di entertainment, dalla mattina fino al dopocena.

A.I.


OPENING


CITY

Il volto spietato e vitale di Frida Kahlo UN’ARTISTA E UNA DONNA FUORI DAGLI SCHEMI

A Milano una nuova grande retrospettiva celebra l’opera e la vicenda artistica e umana di una grande pittrice diventata con gli anni un mito vivente, una leggenda. E un’icona pop prima della nascita del pop DI ALESSANDRO RIVA

S

e dovessimo dire a chi spetterebbe la palma di aver inventato il selfie prima che esistessero telefonini e social network, beh, questo qualcuno non potrebbe che essere lei, Frida Kahlo (a cui il Mudec, Museo delle Culture di Milano dedica una grande retrospettiva intitolata Frida. Oltre il mito, dall’1 febbraio al 3 giugno 2018). Frida, un nome che rimane in testa come una stilettata, come un marchio identitario, un presagio, un destino. Con i suoi straordinari autoritratti che ne accompagnano passo per passo la vicenda umana, sentimentale, artistica, poetica e politica, che attraversano tutte le sue sofferenze, le sue pene d’amore, le sue crisi, i suoi vitalismi, i suoi periodi di rabbia, di tristezza, di malattia e di abbandono ma anche i suoi straordinari momenti di folle ed esuberante creatività, Frida Kahlo rimarrà nell’immaginario della contemporaneità come la donna che ha saputo essere insieme tenera amante e combattente, dolce e spietata, allegra, malinconica, profonda e leggera come una teenager, colta e divertente, ironica e feroce, pronta a lottare per il suo amore e a tratti tollerante e magnanima, creativa e originale nella sua arte e semplice e popolare nei moti dell’animo, nella generosità vera e profonda, nell’amore per l’umanità intera e nel suo abbracciare le cause politiche e sociali più difficili senza fanatismo né paraocchi ideologici. Frida, prima ancora che potesse nascere il suo mito di donna e di artista in tutto il mondo, era già una leggenda per chi aveva avuto la fortuna di conoscerla, per chi ne apprezzava la capacità di inventare icone intramontabili con pochi segni della matita o del pennello, per chi aveva avuto la fortuna di conoscerne e apprezzarne la passione amorosa, l’intelligenza vivace e scattante, la capacità di ascoltare e di capire gli uomini ma anche i grandi fatti della storia e dell’arte del suo tempo. Nata nel 1909 a città del Messico, Frida conosce già la sofferenza fin dalla tenera età, ammalandosi di poliomielite. Ma questo non ferma la sua voglia di vivere, la sua esuberanza e la sua passione per l’arte, per gli amici e per la politica. Bella, intelligente, passionale, Frida condurrà una vita spensierata fino al 1925, anno in cui, tornando a casa da scuola in tram, fu coinvolta in un terribile incidente che segnò tutta la sua esistenza successiva. Il tram su cui viaggiava uscì di strada e finì contro un muro. Lei rimase gravemente ferita, con la colonna vertebrale spezzata in tre punti, il femore, le costole, la gamba sinistra rotti, il piede destro slogato e schiacciato, la spalla sinistra lussata e l’osso pelvico spezzato in tre. Frida ha 18 anni e da quel mo190

mento la sua vita ha un brusco cambiamento. Costretta a rimanere a letto per mesi, comincia a leggere con voracità, ma soprattutto a dipingere: la madre infatti, per distrarla e alleviarle le sofferenze, le regalò un baldacchino, tele, pennelli e uno specchio sul soffitto. Lì ha inizio, in qualche modo, la leggenda di Frida, il suo guardarsi e ritrarsi con occhio spietato e insieme umanissimo, in situazioni ogni volta diverse, facendo, senza vanità né leggerezza, del suo volto, del suo corpo martoriato e sofferente una testimonianza vivente della difficoltà di vivere, ma anche della forza, della tenacia, della capacità di risollevarsi e di trarre spunto dalle sofferenze per dar vita a opere d’arte. La storia con il pittore Diego Rivera, che diventerà suo marito in mezzo a mille litigi, tradimenti reciproci, tormenti e riavvicinamenti, è un altro capitolo che segnerà tutta la seconda parte della sua vita. “Ho avuto due incidenti gravi nella mia vita. Uno è quando un bus mi ha schiacciata. L’altro è Diego” – dirà una volta la pittrice. Diego, infatti, non bello ma di grande vitalità e fascino, pittore e muralista conosciutissimo in tutto il mondo, era un gran donnaiolo, e Frida lo ripagò con diverse storie d’amore, una anche con il leader della rivoluzione sovietica Lev Trotsky, in esilio in Messico perché perseguitato dagli sgherri dello stalinismo, che finiranno per ucciderlo. Frida e Diego abiteranno per molti anni nell’ormai famosissima “Casa Azul”, la casa azzurra di Coyoacan che i due artisti avevano riempito con le loro sorprendenti collezioni di ex voto, arte popolare e scultura centroamericana, nella quale si avvicendavano militanti comunisti, amanti vari, compagni di strada, scrittori, artisti e un vero e proprio zoo tra pappagalli, scimmie e un paio di cani. Morirà, tra atroci sofferenze per le conseguenze di quel suo tragico incidente giovanile, all’età di 44 anni, lasciando dietro di sé una montagna di disegni, schizzi, quadri, ricordi e scritti che nel tempo contribuirono a formare la sua leggenda. Quel che è certo è che nei 63 anni che sono passati dalla sua morte, Frida è diventata più che una “semplice” pittrice amata e conosciuta in tutto il mondo. È diventata un mito, un esempio di tenacia, di profondità e di intelligenza creativa. È diventata, come altre star di un’epoca passata che hanno saputo interpretare e soprattutto anticipare i tempi, un’icona popolare amata e quasi venerata in tutto il mondo.


EXHIBITION

Frida Kahlo – Autorretrato, 1940 Courtesy of Harry Ransom Center – The University of Texas, Austin ©Banco de México Diego Rivera Frida Kahlo Museums Trust, México, D.F. by SIAE 2017


CITY

Milano place to live

Dalla sensazionale nevicata di Moncler alla cucina a vista del primo ristorante del Creative Chef Alessandro Borghese. Milano punta sempre di piĂš sul fattore esperienziale

DI ALESSANDRO IACOLUCCI

Boutique MONCLER

Via Montenapoleone 1 – Milano


OPENING

Thank U for snowing Nevica al civico uno di Montenapoleone e siamo lieti che per una sera Milano si sia trasformata in una delle più belle e calorose baite di montagna grazie a Moncler

Metti una serata d’autunno nel cuore di Milano. Svolti l’angolo dal Duomo e ti ritrovi immerso in un caleidoscopico villaggio innevato. No, non è un sogno, bensì l’apertura da sogno del negozio più grande al mondo targato Moncler. Eravamo tutti col naso all’insù perché non ci potevamo credere che a un certo punto, in Via Montenapoleone, stesse nevicando davvero. Curiosi, gioiosi come bambini nel più bel villaggio di Santa Claus, camminiamo godendoci il momento insieme alla parata di star che da Vittoria Puccini a Isabella Ferrari e Vittoria Muse, rendevano il tutto ancora più surreale. Attraversiamo una sorta di bosco cartonato con la riproduzione di alcune stampe firmate da Jean-Philippe Delhomme, interamente circondate da neve artificiale. Come stessimo in uno chalet extra lusso, tra vin brûlé, frutta caramellata, castagne e champagne, lasciamo che anche i pregiati e calorosi allestimenti ci scaldino l’animo di una precipitosa serata invernale. Moncler ci catapulta in un’immensa baita di montagna dove a darci il benvenuto son tutte le linee del marchio che dalla Gamme Rouge alla Blue passando per la Grenoble, insieme alla pregiatissima pelletteria e agli accessori incastonati nelle nicchie della boiserie degna di una regale corte francese Ottocentesca, in rovere per il piano donna, nera invece per quello dedicato all’uomo, riescono a fare di noi ospiti esterrefatti. Forse, anzi, dovremmo, ringraziare Gilles & Boissier, lo studio che da anni collabora con Moncler, per il pazzesco allestimento che trae ispirazione dalle correnti del razionalismo e del classicismo degli anni ’30 e 40. Un insieme di elementi che già dal pianterreno della mega struttura di 800 metri quadri stagliata su quattro piani e di cui 550 dedicati alla vendita, ci lasciano respirare un’atmosfera che - dalle pareti ai pavimenti ricoperti di sassi levigati dalle acque, ai complementi rifiniti di materie nobili come la pelle avorio e il marmo. Più il fiore all’occhiello dell’imponente scala elicoidale eretta da terra a cielo combinando metallo nero e marmo Montecristo - sa tanto di sofisticata classe!

Chef Alessandro Borghese

AB Normal srl – Eatertainment Company

Milano come New York Nessuno apre un ristorante al primo piano di un palazzo, nessuno tranne Alessandro Borghese

Il sapore della felicità? Una cacio e pepe che si presta a essere una delle migliori di Milano. Alessandro Borghese, famoso soprattutto per la sua cucina televisiva, apre il primo ristorante particolare e sui generis: il Creative Chef sceglie il primo piano del palazzo in via Belisario 3. Borghese si impone nel cuore della city life milanese dietro ai fornelli di un’enorme cucina a vista, un elemento che lo Chef definisce come la volontà di voler essere onesti e sinceri, perché assaporare un piatto è qualcosa che si fa prima con gli occhi e poi col palato. Il progetto messo a frutto dagli uffici interni dello studio di progettazione dell’architetto Alfredo Canelli insieme a Giovanni Antonelli di Well Made Factory, punta su una location che rispecchia alla perfezione l’estro di Alessandro Borghese, guardano al lusso della raffinata semplicità. Un’atmosfera dal respiro totalmente italiano. «Volevo una cucina che fosse italiana, realizzata in collaborazione con Berto’s, gli acciai Inox&Inox, Coldline e Termofrigo per la gestione del freddo. Ho scelto i forni di Unox per la moderna tecnologia e affidabilità, Rega Impianti per l’efficienza dell’aspirazione e ricambio dell’aria». Niente è lasciato al caso. Un arredamento che sin dal portone d’ingresso, illuminato dalla luce di Buzzi&Buzzi, accompagna il sottile filo dorato che segna il percorso dell’intera location lungo i pavimenti e i rivestimenti di Neolith, studiando bene le proporzioni che assumono un taglio confortevole. A portarci nella sala interna un’imponente scultura in legno che avvolge tutta la parete fino alla scala che proietta gli ospiti in un’atmosfera “Art Déco”. Atmosfera che si fa più vivace e distesa nel Salotto del Cocktail Bar grazie alla musica del DJ Set, alle novità del Barman e del Bistrot dove si assaporano abbinamenti molto stuzzicanti, dalle tapas ai fritti saporiti e croccanti. Non distante una parete verde dall’aspetto antico che racchiude gli uffici della società e la sala multifunzionale: una scuola di cucina per adulti e bambini, un ambiente per cene private e sede di Business in the Kitchen oppure da sfruttare per team building culinari e privati, arredata da Veneta Cucine. 193


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