Cate Blanchett
BIMESTRALE OTTOBRE-NOVEMBRE 7€
POSH POSH A € 11; B € 10; DK DKK 115; F € 10; D € 11; UK GBP 9,80; L € 10; N NOK 115; NL € 11; P € 10; E € 10; S SEK 130; CK CKF 13;
GRETA FERRO
S TA R R I N G
L U X U RY
I N S P I R AT I O N
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Assoluto NEW A S S O L U TO
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Unique Media srl – Bimestrale N–87 ottobre / novembre / 15.11.2019
7€
ENGLISH TEXT
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// EDITOR’S LETTER
ASS TO
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Assoluto, ciò che non dipende da altro per la sua realtà, incondizionato. Si oppone quindi propriamente a “condizionato”, “dipendente”, ma non a “relativo”. È questo concetto intriso di individualità attiva che pensiamo quando realizziamo il numero di Assoluto di Posh. Un numero in cui ancora l’essere umano è protagonista con la sua creatività, la ricerca del piacere che spinge la conoscenza oltre il cortile di casa. In un mondo in cui la macchina artificiale ci supera, domina e umilia quasi, la ricerca dell’Assoluto, la riabilitazione della dimensione tempo aiuta a svincolarci dal presente soffocante e libera il nostro patrimonio più grande, unico: la fantasia. In questo numero ci siamo fatti dare una mano da donne diverse tra loro ma impegnate, coscienti che “tutti possono fare la differenza”. Donne che non vogliono solo posare o essere volti di campagne pubblicitarie: vogliono provare a seminare il cambiamento. L’ASSOLUTO È IN LORO… Nel nostro percorso fatto di bellezza, luxury, divertimento troverete storie, progetti, lavori di rara capacità e intensità. Perché la nostra ambizione, e siamo solo all’inizio, è suscitare un’attenzione, essere conservati perché interessanti. Diventare unici. Greta Ferro non sa guidare il motorino, ma ha girato mezzo mondo, fatto una parte di liceo in una città enorme ma sconosciuta della Cina in un collegio severo come pochi. È ricca di intensità, studia in Bocconi, conosce la moda, non si lascia condizionare e ha tanta passione. A noi è piaciuta molto. Assoluto è per voi ma soprattutto per noi che non vogliamo abbandonarci alla “Grande Bellezza” ma nutrire i nostri occhi e il nostro spirito di bellezza.
Enrico Cammarota 16
POSH MAGAZINE
// CONTENTS
Assoluto POSH
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
#87
ASSOLUTO 22
MUST HAVE
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NEW YORK
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HONG KONG
Recarlo Pisa Diamanti Pomellato Chelsea Gallery Equinox Hotel TWA K11 Musea
WOMEN 50
GRETA FERRO
58
ADUT AKECH
60
KRISTEN STEWART
62
ME G A N F ONTANEL L A
66
MA RY KATR ANTZOU
72
HELEN CAMMOCK
74
LIZZO
76
YOLA
78
ELENA RADONICICH
FASHION 84
L’ALTA GIOIELLERIA DI CHANEL
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FASHION
Powerful - women story Stronger - men story
BEAUTY 110
LE NUOVE CAMPAGNE
120 LA BELLEZZA SECONDO JEAN-PAUL GOUDE
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POSH MAGAZINE
// CONTENTS
Assoluto POSH
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
#87
TRAVEL 125
SPECIALE MONTAGNA
THE CLUBMAN 146
STEPHAN WINKELMANN RACCONTA BUGATTI
150
FERRARI
156
OROLOGI
162
LEXUS YACHT
PROPERTY 170
EXCLUSIVE SALES
EVENTS 180 ACQUA DI PARMA 184 TATRAS 188 DALÌ HAUTE PARFUMERIE 190 MOLTON BROWN
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POSH MAGAZINE
ASS TO
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
L’assoluto è un viaggio senza ritorno. Quando si è conquistato il piacere di vivere l’unicità, nel design, nell’arte, nella moda, allora il percorso stesso ci spinge in avanti. In questo numero Posh esalta la bellezza
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PISA DIAMANTI
PRECIOUS & COLORFUL
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POMELLATO
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// EXHIBITION
Un’icona del Made in Italy negli anni più glamour della carriera: ecco la mostra dedicata al fashion designer che a fine novembre conquisterà Borås, da 400 anni centro tessile d’eccellenza L’estro e l’impronta di Gianni Versace sono in mostra a poco più di un’ora da Goteborg. Borås è già una fantastica galleria d’arte contemporanea a cielo aperto, un centro in cui le vie inneggiano alla street art. Qui, gli spazi del Textile Fashion Center, vicini al prezioso e storico Textil Museum, parlano di ben 400 anni di storia legati all’industria tessile di pregio. Un contesto ideale per un’esperienza unica: ripercorrere - attraverso abiti ed immagini storiche – l’iter creativo di un protagonista del costume tra i più grandi interpreti della moda italiana. “Gianni Versace Retrospective” è il prossimo viaggio, dal 30 novembre, fra lo stile e la passione del grande stilista calabrese, in una passerella che porta indietro negli anni e vede protagonisti ben 70 suoi abiti, scelti dalle collezioni uomo e donna. L’ispirazione è quella dei giorni glamour della casa della Medusa, tra il 1989 e il 1997. La speciale raccolta (che fa il paio con quella di Berlino del 2018) è frutto di ricerca presso vari collezionisti nel mondo. Tra questi, c’è anche un appassionato italiano, Antonio Caravano, che ha concesso il maggior numero di capi alla retrospettiva. A curare l’intera mostra invece è Karl Von Der Ahé, esperto conoscitore dello stile della maison.
«CI SONO STATE DIVERSE MOSTRE SU GIANNI VERSACE DURANTE LA SUA VITA, MA NON
La mostra di Berlino ha mostrato abiti di alta qualità ma accessibili (non solo produzione in studio) e ha presentato – ci ha detto Von Der Ahé - un tema più generale intorno alla sua vita, allo sviluppo e ciò che ha caratterizzato maggiormente il suo design, con particolare attenzione ai motivi colorati e intriganti. Questa mostra invece è un’evoluzione essendo esposta nel Textil Museum: si parlerà maggiormente del “tessuto”, dei materiali dei vestiti e sull’origine dei diversi disegni». Un viaggio dunque in quei dettagli sempre attuali, nelle creazioni che del fashion designer “parlano” ancora, della sua passione come del suo stile immortale. Come la lavorazione Oroton che mostra le conoscenze del designer per nuovi materiali e tecniche, o i tagli sexy che accentuavano il corpo creando una nuova sensualità. Poi i capi dalla cosiddetta collezione “Bondage”, testimoni del suo lato provocatorio e avanguardista che mescolano “fine culture” e “sub culture” nell’alta moda. «Gli anni ‘80 e ‘90 nella moda – conclude il curatore - hanno dato una vera spinta alla casa di moda Versace, ciò che la rende ancora oggi rilevante». La mostra terminerà il 12 aprile 2020. (A.T)
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LA RETROSPETTIVA A BORÅS
MOLTE DA QUANDO È STATO ASSASSINATO.
GIANNI VERSACE
// EXHIBITION
IMMERSION ROOM Nei sotterranei del Chelsea Market si va per un’esperienza immersiva totalizzante. Qui c’è ArtecHouse un suggestivo spazio espositivo aperto dove va in scena la digital art di Refik Anadol Immergersi nell’esposizione Machine Hallucination immaginata dal digital artist Refik Anadol è come entrare in uno spettacolo delle meraviglie, un “atelier de lumière” in cui le architetture di New York si svelano in una dissolvenza immaginifica.
UN ESPERIMENTO DI REALTÀ SINESTETICA CHE IMPLEMENTA ALGORITMI DI MACHINE LEARNING SU UN SET DI DATI DI OLTRE TRE MILIONI DI IMMAGINI CHE RAPPRESENTANO UNA VASTA GAMMA DI STILI ARCHITETTONICI. In un cortocircuito vertiginoso ed esperenziale che amplia i mondi della conoscenza. Nella prima mostra personale newyorkese su larga scala del creativo di origine turca basato a Los Angeles, decostruiti e reinventati attraverso frammenti “liquidi” in movimento i simboli storici di New York si dematerializzano e si trasformano: dal Flatiron all’Empire State Building,
INAUGURATO NELLA STORICA FOOD HALL DI MANHATTAN, LO SPAZIO CREATIVO ARTECHOUSE - GIÀ PRESENTE A WASHINGTON D.C. E A MIAMI - APRE LE SUE PORTE A NEW YORK IN UNA
LOCATION DAL FASCINO ANCESTRALE: LA BOILER ROOM DEL CHELSEA MARKET, TRA L’INCANTO DEL MEATPAKING DISTRICT E L’AVANGUARDIA DELLA HIGH LINE.
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// EXHIBITION
NEW YORK
1Machine Hallucination by Refik Anadol ARTECHOUSE Chelsea Market 439 W 15th St. - New York (NY) artechouse.com
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da Central Park alle caratteristiche Townhouse del West Village e di Brooklyn, dalla Statue of Liberty fino alle architetture innovative che stanno modificando il volto della città. Un vortice di geometrie e cromie invadono ArtecHouse, la new location dedicata alla Digital Art inaugurata alla fine di agosto e già diventata uno dei luoghi più visitati dai New Yorkers e dai turisti che affollano ogni giorno la corte gourmand più celebre di Manhattan. «Portare ArtecHouse a New York è stato un chiaro passo successivo per la nostra mission» ha spiegato il fondatore e art director Sandro Kereselidze. «UTILIZZANDO L’HUB DEL CHELSEA MARKET NEL QUARTIERE DI NEW YORK STORICAMENTE DEDICATO ALL’ARTE, ABBIAMO VOLUTO PORTARE UN NUOVO TIPO DI ESPERIENZA ARTISTICA. LE VISIONI DI REFIK ANADOL CHE SPINGONO I CONFINI AL DI LÀ DELL’ORDINARIO SONO IN LINEA CON L’IMPEGNO DI ARTECHOUSE DI ESPANDERE CIÒ CHE È POSSIBILE E SPERIMENTARE LE SPAZIALITÀ».
Entrando nella vertigine dell’artista, ci si immerge in un caleidoscopio di immagini che si susseguono
vorticosamente e invadono la superficie a 360°: pareti e pavimenti appaiono come un tutt’uno avvolgendo lo spettatore in un’emozione inedita che incanta, catturati dalle immagini che investono letteralmente ogni elemento. La città si manifesta così attraverso la sua evoluzione e il suo inarrestabile fermento creativo attraverso “allucinazioni ottiche”, sfidando l’idea convenzionale di spazio come estensione tridimensionale. «Mi sento onorato di essere stato scelto come “artista inaugurale” del nuovo spazio di ArtecHouse – ha dichiarato Anadol – e sono particolarmente orgoglioso di essere il primo a re-immaginare questo edificio storico che ha più di un secolo. Utilizzando l’intelligenza artificiale per aiutare a narrare la relazione ibrida tra architettura e la nostra percezione del tempo e dello spazio, Machine Hallucination offre al pubblico uno sguardo sul futuro dell’architettura» immersi in un universo di immaginazione difficile da arrestare. (A.C)
UN MONDO DEL POSSIBILE CHE SMUOVE I SENSI E RIMANE IMPRESSO NELLO SGUARDO
// DESIGN
LO SHOPPING DIVENTA ESPERIENZA CULTURALE K11 MUSEA
MECENATE ILLUMINATO E IMPRENDITORE,
L’EREDE DI UNA DELLE FAMIGLIE PIÙ IN VISTA DELLA CINA, ADRIAN CHENG, INAUGURA A HONG KONG IL PRIMO LUXURY MALL CHE AVVICINA LO SHOPPING ALL’ARTE E ALLA CULTURA DI MARZIA CICCOLA
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K11 MUSEA
Shopping becomes a cultural experience Enlightened patron and entrepreneur, heir to one of China’s most prominent families, Adrian Cheng, inaugurates the first luxury mall in Hong Kong that brings shopping, art and culture together. È la nuova destinazione culturale e commerciale sul Victoria Dockside di Hong Kong, progettata, nelle intenzioni di Adrian Cheng, erede di una delle più potenti e ricche famiglie asiatiche, 39enne imprenditore e mecenate dell’arte, per arricchire la vita quotidiana di un nuovo consumatore attraverso il potere della creatività, della cultura e dell’innovazione. L’ultimo innovativo progetto di K11 Group, un concept brand fondato nel 2008 da Cheng, è una scommessa per creare in Cina ciò che nessuno ha mai osato fare: trasformare lo shopping anche in un momento culturale, avvicinando il grande pubblico dei Millennials al mondo dell’arte. K11 Musea non vuole essere semplice mall, ma, dopo dieci anni di progetti e lavori, vuole condurre in una nuova era di “retail culturale” che parla a una crescente domanda di esperienze immersive tra arte, cultura e shopping. Tant’è che non è stato progettato come un mall (Hong Kong non ha certo bisogno dell’ennesimo shopping center), ma come fosse la Manor House di Cheng, che lui dona alla città. La famiglia possiede questo terreno da 40 anni, perciò per Adrian è un progetto molto personale, dedicato a chi come lui, vuole qualcosa di più di merci da acquistare, desidera una grande estetica, un grande design, tradizione, storia e contenuti culturali. Dedicato alle Muse ispiratrici dell’Antica Grecia, il progetto architettonico è stato coordinato dallo studio Kohn Pedersen Fox in collaborazione con archistar come Rem Koolhaas dello studio olandese OMA o Studio LAAB di Hong Kong e molti altri creativi, 100 in tutto, di cui 40 artisti locali. «NEGLI ULTIMI DIECI ANNI HO COSTRUITO, ASCOLTATO E IMPARATO DAI NOSTRI MALL E DAI LORO VISITATORI FINO A CAPIRE L’IMPORTANZA DI RENDERE DISPONIBILI A TUTTI IL DESIGN E L’ARTE. L’obiettivo di K11 Musea è diventare la Silicon Valley di Hong Kong iniettando arte, architettura, design, sostenibilità e tutte le forme di cultura nella quotidianità dei consumatori. Abbiamo introdotto per prima l’arte contemporanea per aggiungere un’esperienza culturale alla nostra community. Attraverso il potere dell’architettura creativa, del design, dell’arte e dell’esperienza del consumatore sia online che offline, stiamo creando un’esperienza di cultural-retail unica che sia la vera avanguardia dell’intrattenimento e del coinvolgimento di chi entra da K11 Musea» ha dichiarato Cheng.
It is the new cultural and commercial destination on the Victoria Dockside in Hong Kong, designed by Adrian Cheng, 39-year-old entrepreneur and art patron heir of one of the most powerful and wealthy Asian families, to enrich the daily life of a new kind of consumer through the power of creativity, culture and innovation. The latest innovative project by K11 Group, a concept brand founded in 2008 by Cheng, is a bet to create in China what no one has ever dared to do: transform shopping even into a cultural moment, bringing the great audience of Millennials to the world art. K11 Musea doesn’t want to be a simple mall, but, after ten years of projects and work, wants to lead into a new era of “cultural retail” that speaks to a growing demand for immersive experiences in art, culture and shopping. So much so that it was not designed as a mall (Hong Kong certainly doesn’t need yet another shopping centre), but as it was Cheng’s Manor House, which he donates to the city. The family has owned this land for 40 years, so for Adrian it is a very personal project and it is dedicated to those like him who want something more than goods to buy, but pursue a great aesthetic, great design, tradition, history and cultural content . Dedicated to the Inspirational Muses of Ancient Greece, the architectural project was coordinated by the Kohn Pedersen Fox studio in collaboration with arch-stars like Rem Koolhaas of the Dutch studio OMA or Studio LAAB in Hong Kong and many other creatives. Adrian Cheng’s vision is to renew this iconic district of the Asian metropolis thanks to the intervention of 100 creatives, including more than 40 artists, to make the K11 Musea the Silicon Valley of culture that inspires the Millennials and facilitates the broader discussion and interconnection between creativity, culture and innovation. “In the last ten years I have built, listened to and learned from our malls and visitors to understand the importance of making design and art available to everyone. The goal of K11 Musea is to become Hong Kong’s Silicon Valley by injecting art, architecture, design, sustainability and all forms of culture into consumers’ everyday life. We first introduced contemporary art to add a cultural experience to our community. Through the power
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// DESIGN
ARTE, DESIGN, SOSTENIBILITÀ. IL
K11 MUSEA SARÀ LA SILICON VALLEY DELL’EST
Situato sul porto, di fronte al mare, e ispirato alla “Musa del mare”, K11 Musea forma l’epicentro del nuovo distretto artistico e culturale di Tsim Sha Tsui, al cui valore si aggiunge anche K11 Artus, alcune delle residenze più lussuose d’Asia, K11 Atelier, spazi per uffici, e il nuovo hotel Rosewood Hong Kong, presentato all’inizio dell’anno, marchio di proprietà della famiglia e guidato da Cheng stesso, che cerca costantemente nuove vie per arricchire la vita quotidiana di ognuno con arte, cultura e tecnologia. Costato 2,6 milioni di dollari, il complesso di dieci piani domina il Victoria Dockside ed è un luogo di puro eclettismo in cui gli oltre cento creativi, inclusi talenti locali, con altrettanti moduli di design, mettono a confronto stili, culture, tradizioni e collezioni. Qui il sogno di Adrian potrà realizzarsi, qui i frequentatori dei centri commerciali potranno incontrare l’arte, i giovani artisti potranno essere sostenuti, verranno favoriti gli scambi con le gallerie d’arte più importanti de mondo o i festival del cinema, come quello di Cannes a Novembre: sarà la prima volta che Cannes arriva in Asia, con un evento di apertura e la proiezione di 6 film (uno per serata, dal 12 al 17 novembre), con incontri con attori e registi. L’ARCHITETTURA CHIAVE È L’OPERA THEATRE (SITUATO NELL’ATRIO DEL K11 MUSEA) DOVE LA LUCE NATURALE FILTRA ATTRAVERSO UN OCULUS DI 35 METRI D’ALTEZZA CHE SOVRASTA LA GOLDEN BALL, IL CUORE PULSANTE DEL MUSE BY THE SEA E MERAVIGLIA MULTIDIMENSIONALE CHE MOLTIPLICA LO SPAZIO.
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of creative architecture, design, art and consumer experience both online and offline, we are creating a unique cultural-retail experience that is the true avant-garde of the entertainment and the involvement of those who enter in K11 Musea” declared Cheng. Located on the harbour, facing the sea, and inspired by the “Muse of the Sea”, K11 Musea represents the epicentre of the new artistic and cultural district of Tsim Sha Tsui, to whose value are also added K11 Artus, some of the most luxurious residences in Asia, K11 Atelier, office spaces, and the new Rosewood Hong Kong hotel, presented at the beginning of the year, a family-owned brand and led by Cheng himself, who is constantly looking for new ways to enrich everyone’s daily life with art, culture and technology. Costing 2.6 million dollars, the ten-floors complex overlooks the Victoria Dockside and is a place of pure eclecticism in which over one hundred creatives, including local talents, with as many design modules, compare styles, cultures, traditions and collections. Here the dream of Adrian will be realized, here the visitors of the shopping centres will be able to be close to art, the young artists will be supported, and the exchanges with the most important art galleries of the world or the film festivals, like that of Cannes, will be incentivized. In November, it will be the first time that Cannes arrives in Asia, with an opening event and the screening of 6 films (one for each evening, from 12th to 17th November), with meetings with actors and directors. The key-architecture is the Opera Theatre (located in the atrium of K11 Musea) where natural light filters through a 35-meter
Sopra: Xavier Veilhan, The Hatfield Mobile, 2012. A sinistra Zhang Enli, Parrots of Five Colours, 2018. In fianco il Peacock Playground. In apertura, nella pagina sinistra una vista del K11 Musea sul Victoria Dockside; nella pagina destra i Bohemian Arches.
Pochi passi più in là, all’imponente entrata del Musea, lo chandelier Victoria, disegnato da Lasvit, richiama il passato di Hong Kong come polo commerciale e la sua tradizione di hub nei trasporti del secolo scorso. All’esterno la Sunken Plaza, un anfiteatro di 2000 metri quadrati ha uno schermo di vetro con illuminazione programmata e installazioni d’acqua, perfetto sfondo di una serie di eventi, performance teatrali e seminari che formano parte di Kulture 11, evento culturale di K11 Musea. Musea è anche sede del primo MoMa Design Store della Cina, il più grande in Asia. La storia del sito e la sua location di fronte all’acqua influenzano l’interior del complesso. Al Muse Edition, dove è situato il MoMa design store e alcuni marchi cult di abbigliamento, è stato preservata la struttura anni 70 del soffitto, modernizzata con un’installazione di light design che insieme al pavimento in cemento è un tributo alla connessione tra il mare e il distretto. Anche la sostenibilità è centrale nel design del Musea: vantando le certificazioni green top level, l’uso estensivo del verde, un oryo sul tetto per una farm-to-table experience e oltre 50.000 metri quadrati di muri “vegetali” (l’equivalente di 18 campi da calcio), K11 stabilisce un nuovo benchmark della conservazione urbana e del lifestyle ecocompatibile di Hong Kong.
high Oculus overlooking the Golden Ball, the beating heart of the Muse by the Sea and the multidimensional wonder that multiplies the exhibition space. The atrium is surrounded by over a thousand square meters of painted and handmade aluminium panels and illuminated by 1800 light points that make it look like a galaxy of light. A few steps further, in the majestic entrance of the Musea, there’s the Victoria chandelier, designed by Lasvit, which recalls the past of Hong Kong as a commercial centre and its tradition of transport hub of the last century. Outside the Sunken Plaza, a 2000 square meter amphitheatre has a glass screen with programmed lighting and water installations, the perfect backdrop for a series of events, theatrical performances and seminars that are part of Kulture 11, the K11 cultural event Musea. Musea is also home to the first MoMa Design Store in China, the largest in Asia. The history of the site and its location in front of the water influence the interior of the complex. At the Muse Edition, where the MoMa design store and some cult clothing brands are located, the 70’s ceiling structure has been preserved, modernized with a light design installation that together with the concrete floor is a tribute to the connection between the sea and the district. Sustainability is also central to the design of the Musea: boasting green top level certifications, extensive use of green areas, a roof top for a farmto-table experience and over 50,000 square meters of “plant” walls (the equivalent of 18 football fields), K11 establishes a new benchmark for urban conservation and the eco-friendly lifestyle of Hong Kong.
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// LIFESTYLE
IT’S NOT FITNESS. IT’S LIFE
IL GRUPPO EQUINOX LEADER NEL PANORAMA DEL LUXURY LIFESTYLE E DEL WELLNESS, APPRODA A NEW YORK NEL CUORE DI HUDSON YARDS CON IL SUO PRIMO HOTEL E UN IMPONENTE FITNESS CLUB. DEDICATO ALLA REMISE EN FORME, ALLA CURA DEL SONNO E A COLORO CHE VOGLIONO TUTTO
DI ANNA CASOTTI
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// LIFESTYLE
Per coloro che vogliono tutto: Equinox, brand fondato nel 1991 e oggi numero uno negli States nel panorama del fitness, del wellness e di uno stile di vita dedicato al benessere - tra i suoi marchi lo spinning di SoulCycle – inaugura una nuova era del luxury travel e sceglie New York per l’apertura del suo primo Equinox Hotel. Destinazione Hudson Yards, il nuovo epicentro creativo del West Side - a due passi dalle gallerie di Chelsea e accessibile direttamente dall’High Line - in cui arte, gourmand, shopping experience, spazi espositivi, food hall e private residences d’élite hanno trasformato il West Side in un’acclamata meta per turisti e New Yorkers. Al centro di architetture all’avanguardia e di torri svettanti, il suo simbolo, Vessel, affascina milioni di visitatori che ogni giorno percorrono le sue scale fino alla sommità per ammirare l’orizzonte. Ed è salendo sul “vascello” che appaiono in tutta la loro raffinata eleganza l’outdoor pool e il bar terrace dell’Equinox Hotel in cui rigenerarsi, lavorare, allenarsi e ritrovare il proprio bien être. «Il primo Equinox Hotel offre agli ospiti un mix perfetto di lusso, ospitalità e fitness senza eguali, superando i confini del possibile» afferma Chris Norton, CEO di Equinox Hotel. «Stiamo trasformando radicalmente il mondo della hospitality, reinventando il tradizionale soggiorno in hotel con un sistema completamente integrato, ridefinendo i codici del lusso contemporaneo». L’esclusiva destination hospitality segue fedelmente la stessa filosofia olistica che caratterizza gli Equinox Fitness Club: ogni dettaglio è pensato per offrire agli ospiti strumenti che semplifichino l’interazione tra lavoro e remise en forme, con una particolare attenzione alla cura del sonno. Le 212 camere - tra cui 48 suites - sono progettate per la rigenerazione notturna, insonorizzate, regolate a una perfetta temperatura e oscurabili con tecnologie di terza generazione, personalizzabili in base alle proprie esigenze. «La continua innovazione di Equinox ha portato il marchio a una posizione senza rivali», ha affermato Harvey Spevak, Executive President, Managing Partner di Equinox. Nella foto sotto: l’entrata dell’Equinox Hotel, nella pagina destra la terrazza del ristorante Electric Lemon. In apertura l’outdoor pool con vista sul Vessel.
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It’s not fitness. It’s life
Equinox chose Manhattan for its first hotel, a place where regeneration is the protagonist For those who want it all: Equinox, a brand founded in 1991 and now number one in the United States in the fitness, wellness and lifestyle scene – to be included among its brands there’s the SoulCycle spinning – inaugurates a new era of luxury travel and choose New York for the opening of its first Equinox Hotel. The chosen destination is Hudson Yards, the new creative epicentre of the West Side – a stone’s throw from the Chelsea Galleries and directly accessible from the High Line – in which art, gourmand, shopping experience, exhibition spaces, food hall and elite private residences have transformed the West Side in an acclaimed destination for tourists and New Yorkers. At the centre of avant-garde architecture and soaring towers, its Vessel symbol fascinates millions of visitors who daily walk its stairs to the top to admire the horizon. And it is by climbing on the “vessel” that the outdoor pool and the bar terrace of the Equinox Hotel appear in all their refined elegance in which to regenerate, work, train and rediscover your bien être. “The first Equinox Hotel offers guests a perfect mix of unrivalled luxury, hospitality and fitness, surpassing the boundaries of the possible” says Chris Norton, CEO of Equinox Hotel. “We are radically transforming the world of hospitality, reinventing the traditional hotel sojourn with a fully integrated system, redefining the codes of contemporary luxury”. The exclusive hospitality destination faithfully follows the same holistic philosophy that characterizes the Equinox Fitness Club: every detail is designed to offer guests tools that simplify the interaction between work and remise en forme, with particular attention to sleep care. The 212 rooms – including 48 suites – are designed for night-time regeneration, soundproofed, regulated to a perfect temperature, and can be darkened with third-generation technologies which can be customized to suit every need. “Equinox’s continuous innovation has led the brand to a unique position,” said Harvey Spevak, Exe-
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// LIFESTYLE
«L’EQUINOX HOTEL RAPPRESENTA UNA DESTINAZIONE GLOBALE “PER COLORO CHE VOGLIONO TUTTO” E SEGNA LA REALIZZAZIONE DELLA PROMESSA OLISTICA DEL NOSTRO BRAND. SIAMO STATI INCESSANTI NELLA RICERCA DELL’ECCELLENZA E ABBIAMO STABILITO IL MASSIMO DELLE PRESTAZIONI ESPERIENZIALI». Un luogo in cui non esistono compromessi nella ricerca del benessere: club e hotel sono perfettamente collegati e integrati tramite una singolare piattaforma digitale che consente un servizio personalizzato prima dell’arrivo del cliente. Una visione dell’eccellenza evidenziata anche dall’offerta culinaria del ristorante Electric Lemon by Stephen Starr / gruppo STARR, guidato dall’Executive Chef Kyle Knall, progettata con un’attenzione all’equilibrio e alla leggerezza con un menu da gustare nella sofisticata e suggestiva terrazza. L’attenzione alla perfezione si svela anche nella lista dei nomi acclamati dell’architettura scelti per definire il design degli spazi: l’interior è curato da David Rockwell / Rockwell Group, l’outdoor pensato da Ken Smith Workshop e Rockwell Group, l’architettura del grattacielo ideata da David Childs / SOM, il Fitness Club e la Spa immaginati da Joyce Wang. Il più imponente Equinox Fitness Club mai costruito concepito su 6000 mq di superficie offre agli ospiti una expertise mai vissuta, così come E di Equinox, l’offerta più personalizzata del marchio. Per tutta la durata del soggiorno i membri possono vivere un’esperienza completa che comprende attività fisica, alimentazione e rigenerazione, accesso all’indoor pool di acqua salata con vasche di immersione calde e fredde, nonché nuotare nella piscina esterna di 1500 mq, immersi nel panorama dell’Hudson River e all’ombra di Vessel. In attesa dei futuri Equinox Hotels che inaugureranno in altre città degli States tra cui Seattle (2020), Los Angeles e Houston (2021) e Chicago (2022).
cutive President, Equinox Managing Partner. “The Equinox Hotel thus represents a global destination ‘for those who want it all’ and marks the realization of the holistic promise of our brand. We have been incessant in the pursuit of excellence and have established the maximum of experiential performances”. A place where there are no compromises in the pursuit of well-being: clubs and hotels are perfectly connected and integrated through a unique digital platform that allows a personalized service before the client’s arrival. A vision of excellence that is also highlighted by the culinary offer of the Electric Lemon by Stephen Starr restaurant/STARR group, led by Executive Chef Kyle Knall, designed with an attention to balance and lightness with a menu to be enjoyed in the sophisticated and evocative Terrace. Attention to perfection is also revealed in the list of acclaimed architectural names chosen to define the design of the spaces: the interior is curated by David Rockwell/Rockwell Group, the outdoor is designed by the Ken Smith Workshop and Rockwell Group, the skyscraper architecture is designed by David Childs/SOM, the Fitness Club and Spa are imagined by Joyce Wang. The most impressive Equinox Fitness Club ever built on a surface of 6000 square meters offers guests unparalleled expertise, as well as E from Equinox, the brand’s most personalized offer. For the duration of the stay, the members can have a complete experience that includes physical activity, nutrition and regeneration, access to the indoor salty water pool with hot and cold immersion tanks, and swimming in the 1500 square meter outdoor pool, immersed in the panorama of the Hudson River and in the shadow of the Vessel. We are also waiting for the future Equinox Hotels that will open in other US cities including Seattle (2020), Los Angeles and Houston (2021) and Chicago (2022).
Equinox Hotel 33 Hudson Yards – New York www.equinox-hotels.com
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Photo by Max Touhey
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LA RINASCITA DI UN’ICONA
IL TERMINAL DELL’EX COMPAGNIA
AEREA TWA PROGETTATO NEGLI ANNI SESSANTA DA EERO SAARINEN INAUGURA UN NUOVO CAPITOLO DELLA SUA STORIA, CON UN RESTYLING CHE L’HA CONVERTITO IN HOTEL ALL’AVANGUARDIA. TRA SERVIZI ESCLUSIVI E UN OSSERVATORIO SULLE PISTE DI DECOLLO, NELLA BELLEZZA SUGGESTIVA DEL MID-CENTURY DESIGN DI ANNA CASOTTI
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IL CAPOLAVORO FUTURISTICO DI EERO SAARINEN - IL TWA FLIGHT GENERAL CENTER DI JFK A NEW YORK - SI TRASFORMA IN CONTEMPORARY HOTEL
Uno dei simboli degli anni Sessanta, acclamato dalla critica per la sua architettura futurista - il TWA Flight Center dell’aeroporto di JFK di New York - inaugurato nel 1962 e utilizzato come Terminal fino al 2001, svela la sua Renaissance. Trasformato in inusuale destinazione per l’ospitalità grazie alla lungimiranza del development MCR - settimo operatore alberghiero negli States - l’unico hotel presente nello scalo di John F. Kennedy accoglie 512 camere, spazi per conferenze, shopping experience con brand come Shinola, un museo dedicato alla Jet Age e al Midcentury modern design, oltre ad amenities come fitness center, rooftop pool & bar, cocktail lounge, il Paris Café by Jean-Georges e una food hall per palati sopraffini. «Da quando il TWA Hotel ha aperto le sue porte il nostro team ha lavorato con estrema cura per dare nuova vita al Terminal e per sviluppare uno degli hotel più iconici al mondo» afferma Tyler Morse, CEO di MCR. Due le nuove strutture dedicate all’ospitalità arretrate su entrambi i lati e progettate per dar rilievo al vero punto di riferimento dello
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The rebirth of an icon
The terminal of the former TWA airline designed by Eero Saarinen in the 1960s inaugurates a new chapter in its history One of the symbols of the Sixties, critically acclaimed for its futuristic architecture – the TWA Flight Centre of the JFK airport in New York – inaugurated in 1962 and used as Terminal until 2001, reveals its Renaissance. Transformed into an unusual destination for hospitality thanks to the foresight of the MCR development – seventh hotel operator in the States – the one and only hotel at John F. Kennedy’s airport welcomes 512 rooms, conference spaces, a shopping experience with brands like Shinola, a museum dedicated to the Jet Age and Mid-Century modern design, as well as amenities such as a fitness centre, a rooftop pool & bar, cocktail lounge, the Paris Café by Jean-Georges and a food hall for refined palates. “Since the TWA Hotel opened its doors, our team has worked with extreme care to give new life to the Terminal and to develop one of the most iconic hotels in the world,” says Tyler Morse, CEO of MCR. Two
The Pope’s Room, dove il pontefice andò per un po’ di privacy dopo aver volato TWA ©TWA Hotel/ David Mitchell
TWA Hotel JFK International Airport New York www.twahotel.com
spazio: l’icona ideata da Saarinen è così concepita come hall estesa su 20.000 mq, la più imponente mai costruita al mondo. «È uno degli sviluppi legati all’ospitalità più attesi - racconta Robin Hayes, presidente e Amministratore Delegato di JetBlue - e non potremmo essere più entusiasti di far parte di questo traguardo».
I visitatori della Sunken Lounge e del Paris Café by Jean-Georges possono assistere al decollo degli aerei gustando un cocktail. ©TWA Hotel/David Mitchell
L’infinity pool sul rooftop è aperta tutto l’anno, in estate offre refrigerio, mentre in inverno l’acqua viene scaldata a 38°C
Accessibile da ogni Terminal tramite l’Air Train o attraverso gli iconici tubi di passaggio ideati dallo stesso Saarinen – la new location ospita anche una museum experience dedicata alla Jet Age e curata dalla New-York Historical Society: un percorso espositivo sul Modern Design attraverso gli arredi, i manifesti delle destinazioni, gli accessori, gli oggetti e i simboli “in flight” della metà del Novecento, in un dialogo suggestivo con lo stile futuristico dello spazio. Un restyling che fa parte di un più ampio progetto supportato dal Governatore Andrew Cuomo per la rivitalizzazione degli aeroporti di New York e la loro riqualificazione in gateway contemporanei: «La conversione del TWA Flight Center in hotel innovativo rafforza JFK come gioiello della corona dell’aviazione. Un concept rivoluzionario che si basa sui nostri sforzi per modernizzare i gateway in tutto lo stato di New York». E per gli appassionati dell’aviazione, all’interno del TWA Hotel è stato pensato un ponte di osservazione in cui è possibile assistere alla partenza e all’atterraggio degli aerei degustando un ricercato pasto gourmet all’Ambassador’s Club, alla Lisbon Lounge o al raffinato Paris Café. Un omaggio alla sua storia e alla sua inarrestabile avanguardia.
new structures dedicated to hospitality set back on both sides and designed to highlight the true landmark of space: the icon designed by Saarinen is thus conceived as a 20,000 square meter hall, the most impressive ever built in the world. “It is one of the most awaited developing projects linked to hospitality – says Robin Hayes, president and CEO of JetBlue – and we could not be more enthusiastic about being part of this achievement”. Accessible from any Terminal via the Air Train or through the iconic passage-tubes designed by Saarinen himself, the new location also hosts a museum experience dedicated to Jet Age and curated by the New-York Historical Society: it’s an exhibition on Modern Design shown through the furnishings, posters of destinations, accessories, objects and symbols “in flight” of the mid-twentieth century, in a suggestive dialogue with the futuristic style of space. The restyling is part of a larger project supported by Governor Andrew Cuomo for the revitalization of New York airports and their redevelopment into contemporary gateways: “The conversion of the TWA Flight Center into an innovative hotel reinforces JFK as a jewel in the crown of aviation. A revolutionary concept based on our efforts to modernize gateways throughout the State of New York”. And for aviation enthusiasts, an observation deck has been designed inside the TWA Hotel where it is possible to watch the departure and landing of the planes tasting a refined gourmet meal at the Ambassador’s Club, the Lisbon Lounge or the refined Paris Café. A tribute to its history and its unstoppable avant-garde.
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Assoluto
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Donne che seminano il cambiamento, andando oltre le apparenze, oltre le copertine o i red carpet. Personalità forti nell’arte, nella moda, nella musica e nel cinema che affermano la loro identità
A CURA DI LUISA MICALETTI
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GRETA FERRO DI LUISA MICALETTI
Sogna un film con Tarantino mentre recita da protagonista in “Made in Italy”. La moda la corteggia, la bellezza l’ha prescelta come (primo) volto italiano del beauty firmato Giorgio Armani. Modella, attrice, ma anche studentessa, a soli 23 anni Greta Ferro entra, con determinazione ed eleganza, nel firmamento delle star
Ph. Yuri Catania Assistente ph. Gianguido Rossi Video maker Luca Rossano Styling Angelina Lepper Assistant stylist Daria Maltseva Project coordinator Alessandro Iacolucci Make-up artist Donatella Ferrari @ Armani Beauty Hairstylist Giulio Panciera @mksmilano In tutte le foto Greta Ferro indossa Emporio Armani
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La centralità della voce nel lavoro dell’attore è un punto fermo. Legata com’è al cuore e alla ragione, profonda, ricca di sfumature. È un privilegio aver potuto cogliere quelle sicure e sensuali di una giovane attrice come Greta Ferro. Il suo timbro è una seconda pelle, il suo tono è costante ed emozionato. Tutto quello che ha da dire lo pronuncia a voce alta, salvo pochi innocenti sussurri quando parla della sua famiglia. E non c’è meno eloquenza nei suoi occhi, verdi, o nei suoi capelli, ricci. Quei maxi curls, impertinenti e dolci al tempo stesso, raccontano molto del suo carattere che racchiude tutta la freschezza e la leggerezza dei suoi 23 anni, vissuti con passione verso traguardi inaspettati. La silhouette perfetta e il sorriso leale sarebbero sufficienti da soli a immortalarne lo stile, qualora non bastasse una carriera in ascesa da modella che l’ha portata anche dietro la macchina da presa. Tutto è cominciato da una giacca, capo emblema dello stilista italiano Giorgio Armani e concept del cortometraggio che l’ha vista per la prima volta nelle vesti di attrice. Poi i casting, le passerelle, i red carpet e la consacrazione a icona di bellezza come Brand Ambassador di Giorgio Armani Beauty. I suoi boccoli e le sue labbra rosse non sono passati inosservati neppure all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, punto di congiunzione perfetto tra le sue due passioni più forti, la moda e la recitazione. In una delle sue più celebri dichiarazioni, Re Giorgio ha affermato «Lo stile di Milano lo sintetizzerei con tre D: discrezione, disciplina, dovere».
UNA CONNESSIONE SPECIALE
LA LEGA
EVIDENTEMENTE ALLA GRIFFE DELL’ALTA MODA ITALIANA, MA IN QUESTA INTERVISTA SCOPRIAMO ANCHE COME LE SUE AVVENTURE SIANO INIZIATE QUASI TUTTE PER CASO, DA QUANDO HA INCONTRATO PER LA PRIMA VOLTA LO STILISTA MILANESE A QUANDO SI È RITROVATA SUL SET DI UNA PRODUZIONE TUTTA ITALIANA.
Greta recita infatti in “Made in Italy”, nuova serie tv diretta da Luca Lucini e Ago Panini che tratteggia il boom della moda italiana e dei suoi protagonisti negli Anni ‘70, in onda ora su Amazon Prime e dalla primavera 2020 su Canale 5. Nella fiction interpreta la protagonista Irene Mastrangelo, una giovane studentessa di Storia dell’Arte che approda in una nota rivista di moda (s)travolgendo tutti con intraprendenza e creatività. Al suo fianco Margherita Buy, Eva Riccobono, Stefania Rocca, Claudia Pandolfi, Raoul Bova, Marco Bocci, Fiammetta Cicogna. Nonostante il successo Greta resta però molto attaccata alla sua famiglia e ai valori con cui è cresciuta. Per inseguire i suoi sogni aveva temporaneamente messo da parte gli studi in Economia, che adesso vuole riprendere in mano “per tenere più strade aperte possibili”. Su Instagram si riconosce ironicamente nell’hashtag #passionvictim, ma nella vita reale vince con la bellezza… Della sua personalità. Oggi sei una modella, attrice, beauty icon. In quali abiti sei più a tuo agio? Sono ruoli molto diversi fra loro, ma tutti rappresentano una parte della mia personalità. Recitare mi permette di essere chi voglio, proprio come sognavo sin da bambina, mi consente di essere libera, di vivere cioè in un mondo senza giudizi. Ricordo ancora quanto mi è stato insegnato durante un corso di recitazione alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano: dar corpo alle emozioni in scena senza il limite del giudizio altrui.
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Il cortometraggio “A Jacket” ti ha portato fortuna. Ti andrebbe di raccontarci com’è andata? Vorrei partire dai miei 16 anni. Nonostante la giovanissima età avevo già fatto esperienze all’estero perché mia madre, docente di Economia e Management, mi portò con lei in Pennsylvania, per sue esigenze di ricerca, quando facevo ancora le elementari. Desideravo però cimentarmi in un’esperienza più dura, così sono andata in Cina a studiare, nella città di Fuzhou per l’esattezza. Frequentavo una scuola con un’impostazione di tipo militare e, pur avendo lì la mia famiglia cinese d’adozione, vivevo e dormivo sempre in istituto. In tutta quella severità ho trovato una via di fuga nel cinema. Ho iniziato a guardare un film dietro l’altro per assecondare quasi un senso di necessità, che ha continuato ad accompagnarmi anche al mio rientro in Italia. Dopo averne parlato con la mia agenzia, mi è stato consigliato di partecipare a un casting milanese per un progetto inedito. Mi sono ritrovata sul set con professionisti come Michele Placido, regista, e Luca Bigazzi, direttore della fotografia. Il provino è andato bene, mi hanno scelto e io mi sono ritrovata in lacrime, di gioia naturalmente. Oggi posso dire che quel cortometraggio per me è stata una rivelazione. Come hai cominciato a lavorare nella moda? Ho iniziato due anni e mezzo fa in un modo a dir poco strano. Mi trovavo a Milano perché studio Economia in Bocconi, stavo aspettando il tram quando due uomini mi si sono avvicinati. Stavo per sfoderare lo spray al peperoncino, ma invece volevano soltanto propormi delle foto per un’agenzia di moda. Quelli che avevo scambiato per aggressori in realtà mi hanno regalato una nuova vita. L’agenzia era la Why Not, con cui lavoro tuttora, e così la mia risposta è stata “perché no!” Il mio primo lavoro è stato per Emporio Armani. Cercavano una modella che sapesse andare sullo skateboard, io non ne avevo mai utilizzato uno, ma decisi di candidarmi lo stesso. Incredibilmente sono riuscita a cavarmela - con qualche caduta - e mi hanno preso. Come procedono gli studi in Bocconi? Li ho messi in pausa per un periodo, ma sto ricominciando a studiare perché il mio obiettivo è la laurea. Ho ritrovato finalmente un equilibrio che mi consente di affrontare lo studio di preparazione agli esami. Per studiare recitazione invece hai seguito dei corsi particolari? Il mio è un approccio che definisco autentico. Ho frequentato corsi e workshop per rifinire alcune abilità, ma ho imparato molto da una conversazione casuale con Pupi Avati. Gli chiesi cosa fosse più giusto fare. Mi ha risposto che la recitazione è soltanto una questione di talento: o l’hai o non l’hai. Il vero corso è sul set. Cos’hai provato quando hai incontrato di persona Giorgio Armani? L’incontro con Giorgio è stato assurdo. Ricordo benissimo il suo sguardo molto penetrante. Il Gruppo Armani mi aveva invitato alla presentazione del cortometraggio “Una giacca”. Il signor Armani in persona mi ha vista, si è avvicinato e si è presentato. Poi ho preso parte alla campagna di Emporio Armani autunno/ inverno. E sono diventata “volto” della maison beauty.
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QUANDO ERO PICCOLA MIA NONNA PREFERIVA LEGGERMI I GRANDI CLASSICI DELLA LETTERATURA ANZICHÉ LE FAVOLE TRADIZIONALI. COSÌ, AL POSTO DELLE BELLISSIME PRINCIPESSE, MI SONO APPASSIONATA AGLI EROI DELL’ODISSEA
Greta Ferro
La straordinaria semplicità con cui attraversi percorsi così diversi tra loro è un’eredità di famiglia? Ho passato tutta la mia infanzia con mia nonna, era una professoressa di italiano molto severa. Mi ha saputo crescere con una profondità letteraria di cui vado fiera. Adesso quando la sento mi raccomanda sempre di continuare a studiare. Sono legatissima anche a mio padre, gli somiglio molto. Adoro mia mamma e mia sorella Ginevra è la persona al mondo che riesce a farmi ridere di più. In generale abbiamo tutti caratteri molto forti. In tv interpreti la parte di una giovane giornalista di moda nella serie Made in Italy e il tuo personaggio è dichiaratamente ispirato a Franca Sozzani. Come hai vissuto questo ruolo? Più che ispirato direi dedicato. Franca è stata una rivoluzionaria che ha apportato grandi cambiamenti nella moda italiana e non ha avuto paura di fare scelte controcorrente. Il mio personaggio cerca di portarne la personalità sullo schermo, per me è stato un onore. Cos’è cambiato nella moda rispetto a quegli anni? Anche in “Made in Italy” mi hanno fatto questa domanda. Rispondo allo stesso modo: la moda rispecchia la società in cui si muove. Gli anni ‘70 hanno rappresentato un inizio. Tutto era una scoperta, una provocazione. Le gonne di Mary Quant rivendicavano la libertà di mostrarsi, oggi le donne indossano giacche maschili per ritrovare un senso di autorità. Margherita Buy è una delle protagoniste con te sul set. Cos’hai imparato lavorando con lei? Assimilo molto guardando chi mi circonda. Da lei ho imparato l’approccio alla parte. E porto con me un suo insegnamento: portare tanta energia sul set. Con quali registi ti piacerebbe lavorare? Uno su tutti, Tarantino. Ho trovato Margot Robbie stupenda nell’ultimo “C’era una volta a Hollywood”. Mi piace moltissimo anche Wes Anderson, per la sua capacità di stravolgere continuamente la scena. Ti piace viaggiare? Mi piacciono molto i deserti e scegliere mete poco convenzionali. Durante l’estate appena trascorsa sono stata in Namibia, tra paesaggi infiniti che cambiano ogni mezz’ora di macchina, e a Istanbul, la città dei contrasti. Me ne sono innamorata. Quando sei a Milano invece dove vai, cosa fai, che posti frequenti? Sono molto abitudinaria. Mangio sushi da Poporoya e vado spesso al Potafiori, l’estroso bistro di Rosalba Piccinni. Mi piace perdermi in lunghe passeggiate nelle Cinque Vie per scoprire magari opere d’arte nascoste. Sicuramente quando sono a Milano dormo molto poco, ho un rapporto conflittuale con Morfeo, ma mi piace leggere, ascoltare musica, scrivere fino a tardi… Il make-up è un tuo alleato in questo dinamico match con le responsabilità? Mi prendo molto cura della mia pelle. La mia routine serale dura almeno 30 minuti. Ho imparato a esplorare le potenzialità del make-up con Armani. Amo il rossetto rosso e giocare con gli occhi. Credo nella bellezza autentica, ma a volte è bello anche osare.
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SUL SET CON DONATELLA FERRARI LA NATIONAL MAKE UP ARTIST ARMANI BEAUTY Un elemento distintivo del make-up Armani è l’effetto glow, così iconico per la Maison da aver generato l’espressione “Armani Glow”. In che modo ha lavorato con Greta su questo tema? Per Greta ho creato una base luminosa e omogenea che andasse a risaltare la sua naturale bellezza. Per ottenere questo risultato i prodotti scelti come base sono, per mantenere la pelle perfettamente idratata, Armani Prima Balm e Luminous Silk Primer, il nuovo nato della linea Luminous. Un tocco di Luminous Silk Foundation applicato partendo dal centro del viso e sfumandolo verso i contorni. La zona contorno occhi è stata illuminata con un tocco di Power Fabric Concelear, applicato anche agli angoli del naso e delle labbra. Il look è stato completato con l’applicazione di Neo Nude A-Hihglight sulla parte alta degli zigomi per metterne in evidenza il turgore. I toni caldi della terra sono protagonisti delle tendenze trucco autunnali. Alla luce di questa guideline, come ha costruito il look di Greta sul set? Per richiamare i toni caldi dell’autunno sono state scolpite le guance con un tocco di Neo Nude A-Contour e Neo Nude Fusion Powder, come se fosse un blush. Greta punta molto sul suo sguardo magnetico. Per esaltarlo è stato realizzato uno smoky eye? Utilizzando quali prodotti? Lo sguardo è stato scaldato dai toni morbidi della terra dei nuovi Eye Tint della collezione Matte Nature, colori intensi che valorizzano il verde degli occhi di Greta.
Lip Maestro è un rossetto che unisce un’impeccabile finitura mat alla luminosità che amplifica il colore, senza mascherarlo. Una texture lussuosa, vellutata che scivola sulle labbra.
Luminous Silk Foudantion, un fondotinta idratante con l’esclusiva tecnologia Micro-fil, cattura lo splendore di una pelle perfetta.La sua texture leggerissima e setosa, impalpabile come la seta di Giorgio Armani, scivola sul viso per una copertura confortevole che dura tutto il giorno. Leggero, reinventa l’idea stessa del fondotinta per un effetto make-up vellutato naturale dalla coprenza modulabile.
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Matita e mascara intensi sono il tocco in più di un look che punta sullo sculpting? In un make up look la matita e il mascara donano un tocco grafico che sottolinea lo sguardo, risultando perfettamente in armonia con l’effetto scolpito delle guance. Prendendo ispirazione da una musa come Greta, come differenziare il make-up da giorno da quello per la sera? Durante il giorno l’incarnato e le labbra sono i protagonisti indiscussi: glow perfetto e labbra vestite di un Lip Maestro 400G della collezione Gold Mania, che dona un finish dorato. La sera invece lo zoom si sposta sullo sguardo che sarà sofisticato grazie a Eyes To Kill Stellar blu notte, applicato sulla palpebra mobile e all’attaccatura delle ciglia inferiori sottolineate anche da una sottile traccia di matita Eyes To Kill Silk Eye Pencil nera. Lo stesso Eyes to Kill Stellar andrà applicato anche sulle sopracciglia. E per le labbra meglio un finish mat o metallico? Armani Beauty ama entrambi i finish, nel quotidiano è consigliato preferire il finish matte, per essere invece la regina della festa labbra dalle sfumature metalliche.
Neo Nude A-Contour per scolpire e definire i tratti del viso. Sublima la naturale bellezza per un “no-make-upmake-up” nuovo e ancora più seducente. Due calde tonalità di marrone scolpiscono e definiscono la naturale bellezza, fondendosi con i contorni del viso ed enfatizzando gli zigomi con estrema eleganza. Idratante a base di burro di karitè, crusca e glicerina, Luminous Silk primer rende la pelle più morbida, luminosa e tonica. Le imperfezioni sono ridotte, il colorito uniformato e la tenuta del make-up è allungata. Una shade universale per una pelle idratata tutto il giorno.
GIORGIO ARMANI MI HA GUARDATO CON OCCHI IMPERSCRUTABILI. POI SI È AVVICINATO E SI È PRESENTATO. INCONTRARLO È STATO ASSURDO. È DIFFICILE SPIEGARE COSA HO PROVATO, MA QUELL’EMOZIONE MI ACCOMPAGNERÀ PER SEMPRE
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A 19 ANNI È IL NUOVO SIMBOLO DELL’ INCLUSIVITÀ DELLA MODA
Sud-sudanese di origine ma australiana di adozione, arriva sotto i riflettori nel 2017 firmando un’esclusiva per lo show di Saint Laurent. Ora “medium” di Pierpaolo Piccioli che per Valentino sta reinventando un mondo stravagante e ricco di sfumature
AKECH
ADUT
Un fisico statuario e uno sguardo energico che esprimono tutto il carisma di una giovane donna combattiva. Adut Akech è nata nel 1999 a Kakuma, al confine tra Kenya e Uganda, dove ha conosciuto l’orrore della guerra. Dopo il campo profughi ha trovato rifugio in Australia dove ha iniziato una nuova vita con la mamma e i cinque fratelli. A quattordici anni inizia a lavorare come modella, a sedici arriva il primo ingaggio importante: firma un contratto con l’agenzia Chadwick e inizia a viaggiare per il mondo. Anthony Vaccarello, già direttore creativo di Saint Laurent, la incontra nel 2017 e se ne innamora tanto da volerla in esclusiva sulle passerelle dei suoi show. Semplicemente magnetica. Non tardano ad arrivare le copertine dei magazine internazionali e le campagne per i più importanti brand dell’alta moda, una realtà che per Adut sembrava impossibile: «CHI VORREBBE UNA GIOVANE RAGAZZA NERA PER IL LANCIO DEI PROPRI PRODOTTI?», SI È CHIESTA PER TANTO TEMPO. EPPURE LA NEO TOP MODEL NON SI ERA RESA CONTO DEL SUO POTENZIALE, ESPRESSO OGGI A PIENO TITOLO GRAZIE A PIERPAPOLO PICCIOLI E MAISON VALENTINO CHE GUARDANO A QUESTA RAGAZZA NELL’ESATTO MODO IN CUI MARSHALL MCLUHAN ANALIZZAVA NEL SUO SAGGIO SULLA TEORIA DEI MEDIA “IL MEZZO È IL MESSAGGIO”. Dunque, portare modernità alla moda non tramite gli abiti ma tramite le persone che li indossano. Allora il ruolo di Adut non è quello di musa ma quello di un medium ideale per trasmettere un messaggio universale. Piccioli la sceglie come protagonista della campagna per le nuove fragranze Valentino “Born in Roma”, realizzate in
collaborazione con L’Oréal, e dichiara sulle pagine di Business of Fashion: «Il mio compito è diffondere la mia visione inclusiva della bellezza. Lo streetwear per esempio è qualcosa di diverso, ma quando le persone vedono una ragazza nera in abiti couture, il livello più alto della moda, il lavoro è fatto». Un messaggio estetico colpisce molto più di una retorica xenofoba e populista. Anche le fragranze “Born in Roma” rappresentano una rottura rispetto alla profumeria classica, realizzate per un’intera generazione che abbraccia la diversità in ogni sua forma, perché difendere i diritti vuol dire difendere tutti. Adut non è l’unico esempio di una modella nera che affronta le catwalk con fierezza e personalità, Naomi Campbell è l’emblema dell’attivismo, una profonda veicolazione di messaggi combattivi. Allo stesso modo Adut incarna l’esempio di una mentalità che sta cambiando ancora. È il simbolo di una nuova apertura mentale, ancora più profonda, incisiva e inclusiva che se non passa per la moda, allora da chi dovrebbe essere veicolata? A testimonianza di questa nuova era “full of conscience” c’è l’uscita in passerella che Adut ha fatto per Chanel Haute Couture al Grand Palais quando Karl Lagerfeld l’ha voluta in abito da sposa per la chiusura dello show, una presenza che l’ha consacrata, dopo circa un decennio dal primo avvenimento, come la seconda modella nera a chiudere una sfilata del marchio francese. La prima fu Alek Wek. Nel luglio 2008 Franca Sozzani sfidava la mancanza di inclusività della moda pubblicando un servizio su Vogue Italia con un cast composto da 65 modelli, di cui 48 neri. La rivista andò sold out ovunque tranne che in Italia. Un record che oggi non è ammissibile ripetere.
Adut indossa un abito Valentino alla presentazione del profumo Born in Roma
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COME NON L’ABBIAMO MAI VISTA. UN ANGELO INASPETATTO
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Ha sempre mostrato un animo molto riservato, un muro costruito tra lei e la fama. Oggi, superati gli anni della Saga e dopo diversi ruoli impegnati, affronta la vita con più consapevolezza. La ritroviamo nei panni di Jean Seberg e nel reboot di Charlie’s Angels
Nata nel 1990 per Kristen il cinema è vero e proprio pane quotidiano: è cresciuta nella San Fernando Valley, a Los Angeles, insieme ai genitori John e Jules, papà manager televisivo, mamma supervisore di sceneggiature. La Stewart inizia a recitare già a otto anni e conquista da subito il pubblico del grande schermo per i ruoli in “Panic Room”, il thriller in cui ha recitato al fianco di Jodie Foster nel 2002 che le è valso la prima candidatura agli Young Artist Award. Mentre nel 2007 arriva la seconda candidatura ai SAG Awards, per l’interpretazione in “Into the wild – nelle terre selvagge” film scritto e diretto da Sean Penn. Ma Kristen la fama internazionale la raggiunge grazie alla saga di Twilight: la vampiresca storia d’amore tra lei, che veste i panni di Bella Swan e il tenebroso Edward Cullen, interpretato da Robert Pattinson, tiene incollati allo schermo adulti e teenagers di tutto il mondo. SOPRANNOMINATA LA “RIBELLE DI HOLLYWOOD”, KRISTEN HA SEMPRE MOSTRATO UN’AVVERSIONE AI TABLOID SCANDALISTICI CHE DA SUBITO HANNO COMINCIATO A SEGUIRLA IN TUTTO E PER TUTTO NELLA VITA PRIVATA CHE LEI HA SEMPRE CERCATO DI DIFENDERE, TENENDOLA RISERVATA IL PIÙ POSSIBILE.
Parlando del suo rapporto con la fama e dell’ex compagno ha dichiarato ad Harper’s Bazzar che inizialmente era tremendamente difficile gestire la notorietà e il gossip: «Quando io e Robert (Pattinson) stavamo insieme, non avevamo un esempio da seguire. Ci è stata tolta tanta libertà per poter mantenere il controllo. Avevamo scelto di non parlare mai della nostra relazione perché volevamo rimanesse sola nostra». Un aspetto, la protezione della riservatezza, che ritroviamo anche nella sua interpretazione per il film “Seberg” (che in Italia uscirà probabilmente con il titolo di “Against all enemies”), presentato fuori concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, dedicato agli ultimi anni di vita dell’attrice francese Jean Seberg presa di mira dall’Fbi
per la sua relazione con l’attivista Hakim Jamal e i rapporti con il movimento delle Pantere Nere. In una delle ultime interviste rilasciate a Vanity Fair, Kristen racconta: «Anche se Jean Seberg ha vissuto fatti davvero spaventosi e tragici, in lei c’era un’innegabile energia. Ma è stata completamente fraintesa. Non bisognerebbe venerare le celebrità, sono semplicemente persone che ti ritrovi a guardare. Il fatto è che tutti gli sguardi furono puntati su di lei e si dissero cose non reali, congetture: alla fine fu questo a distruggerla». Per il momento l’uscita italiana del film su Jean Seberg è ancora un mistero, siamo sicuri però di poter rivedere Kristen a gennaio nel reboot Charlie’s Angels, diretto da Elizabeth Banks, dove interpreta Sabina, un’ereditiera di Park Avenue che si trasforma in una spia internazionale. Per Kristen, quello in Charlie’s Angels, è un ruolo che le ha permesso di mostrare il suo lato poco conosciuto, molto più divertente, grintoso e combattivo che finalmente le fa staccare da dosso quell’immagine imbarazzata che aveva da adolescente alle prese con la fama. Kristen oggi è una donna sicura di sé, che si batte per le pari opportunità e quando Harper’s Bazaar le ha chiesto come mai, nonostante recitasse da tantissimi anni non le fossero stati offerti sempre ruoli da protagonista, ha risposto senza mezzi termini: «Mi hanno detto che se avessi smesso di tenere la mano della mia fidanzata in pubblico, avrei potuto recitare in un film Marvel. Non voglio lavorare con gente così. Mi hanno consigliato di farlo per preservare la mia carriera e il mio successo, perché ci sono persone nel mondo a cui non piace che io esca con le ragazze. Ma io voglio godermi la vita e questo ha la priorità». Il suo carattere anticonformista, la bellezza androgina e punk non potevano lasciare indifferenti il mondo della moda. Kristen viene infatti scelta per le più importanti campagne pubblicitarie di Chanel, inizialmente per la collezione eyewear primavera/estate 2015 ritratta con scatti in bianco e nero da Karl Lagerfeld, che la dirigerà poi nel cortometraggio “Once and Forever” dedicato alla fondatrice Coco Chanel, poi nel 2017 come nuovo volto del profumo Gabrielle Chanel, diventando poi Ambassador della Maison francese a tutti gli effetti.
KRISTEN STEWART indossa CHANEL alla prima del film Seberg durante la 15esima edizione dello Zurich Film Festival il 2 Ottobre scorso.
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È laureata in Storia dell’Arte al Dartmouth College e specializzata in Arte francese della fine del XIX secolo. Megan Fontanella - Curator, Modern Art and Provenance del Guggenheim Museum di New York - porta in Italia una grande storia di collezionismo Cézanne, Renoir, Degas, Gauguin. Manet, Monet, Van Gogh e ben tredici opere di Picasso. Palazzo Reale a Milano apre la stagione espositiva con la proposta di meravigliosi capolavori d’arte della collezione Thannhauser, una delle più pregevoli raccolte moderne, presentati nella mostra GUGGENHEIM La collezione Thannhauser Da Van Gogh a Picasso prodotta dal Comune di Milano e MondoMostre Skira. Dopo una brillante carriera come mercante d’arte condotta tra Europa e Stati Uniti, nel 1963 Justin K. Thannhauser annunciò l’intenzione di voler lasciare in eredità alla Solomon R. Guggenheim Foundation le principali opere della sua collezione privata, comprendente dipinti, disegni e sculture che coprivano un secolo di storia dell’arte. Più di un gesto generoso, ma la rappresentazione di un’intera vita impegnata nel promuovere gli artisti, in particolare impressionisti, postimpressionisti e altri modernisti. Molti dei maestri in mostra ebbero un rapporto privilegiato con le avanguardie milanesi, basti su tutte l’esperienza di Picasso, che nella sala delle Cariatidi volle esporre “Guernica” in una storica rassegna. È dunque appropriato che alcune opere, tredici per l’esattezza, del rivoluzionario pittore si uniscano qui (seppur in un capitolo a parte) al nucleo centrale del patrimonio del museo newyorkese. Al Museo Guggenheim questa meravigliosa collezione viene ammirata ogni giorno da centinaia di americani e di turisti in visita nell’edificio-culto realizzato da Frank Lloyd Wright; a Milano per alcuni mesi queste opere straordinarie rendono nuovamente omaggio al ruolo di questa famiglia nella difesa e nella promozione degli artisti di avanguardia europei durante oltre mezzo secolo. IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA ALLA PLATEA MILANESE, ABBIAMO INCONTRATO MEGAN FONTANELLA, GIOVANISSIMA CURATOR, MODERN ART AND PROVENANCE PRESSO IL GUGGENHEIM DI NY.
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LE AVANGUARDIE TORNANO A MILANO
DI MARCO TORCASIO
MEGAN FONTANELLA
Henri Rousseau, I Giocatori di football, 1908 - Olio su tela. A sinistra Megan Fontanella, Curator, Modern Art and Provenance presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
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___Justin K. Thannhauser non era solo un commerciante d’arte tedesco. Può dirci di più su questa importante figura nello sviluppo dell’arte moderna in Europa? Justin K. Thannhauser era il figlio del commerciante d’arte Heinrich Thannhauser, che fondò la Moderne Galerie a Monaco di Baviera nel 1909. Fin dalla tenera età, Thannhauser lavorò al fianco di suo padre nella fiorente galleria e contribuì a costruire un programma espositivo di rilievo e versatile che includesse gli impressionisti e postimpressionisti francesi e che presentasse regolarmente artisti tedeschi contemporanei. Ad esempio, la Moderne Galerie ha ospitato le mostre principali della Nuova associazione degli artisti di Monaco (Neue Künstlervereinigung München) e del gruppo Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), rispettivamente nel 1909 e nel 191112. La Moderne Galerie partecipò anche alla mostra itinerante dei Futuristi Italiani nel 1912 e allestì in galleria una delle prime importanti retrospettive di Pablo Picasso in Germania nel 1913. La mostra su Picasso diede il via a una stretta relazione tra Justin K. Thannhauser e l’artista spagnolo che durò fino al la morte dell’artista nel 1973.
secolo, fu tra i principali commercianti di arte moderna in Europa. Nell’arco di circa 100 anni, dal 1860 agli anni ‘60, le opere di Thannhauser raccontano una storia completa dell’attività d’avanguardia, in Francia in particolare. L’impegno di Thannhausers nella promozione del progresso artistico è stato parallelo alla visione del fondatore del museo Solomon R. Guggenheim. Apprezzando questo spirito condiviso e in memoria della sua prima moglie e dei suoi due figli - che avrebbero potuto continuare nel commercio dell’arte di famiglia se non fossero morti tragicamente in giovane età - Thannhauser ha donato una parte significativa della sua collezione d’arte, tra cui oltre 30 opere di Picasso, alla Fondazione Solomon R. Guggenheim nel 1963. Dal 1965 fino alla morte di Thannhauser nel 1976 (quando la sua collezione entrò formalmente nelle proprietà del Guggenheim), la Collezione Thannhauser fu prestata a lungo termine al museo. Un lascito di 10 opere aggiuntive ricevute dopo la morte di Hilde Thannhauser nel 1991 ha rafforzato l’eredità di questa famiglia di importanti commercianti d’arte.
___I capolavori più importanti della collezione Guggenheim Thannhauser arrivano in Europa per la prima volta in assoluto. Perché si tratta di un evento senza precedenti? Sin dall’arrivo al Guggenheim di New York a metà degli anni ‘60, le selezioni della collezione Thannhauser sono state esposte in una galleria dedicata. Pertanto, avere la speciale opportunità nel 2019-2020 di portarne un’ampia sezione in Italia, dove arte e cultura sono profondamente apprezzate, è piuttosto notevole. Speriamo che questa mostra consenta al pubblico italiano di familiarizzare con i capolavori che abbiamo a lungo apprezzato al Guggenheim.
«La scelta di Milano da parte del Guggenheim è la più chiara conferma del ruolo ormai primario della nostra città nel quadro del sistema espositivo internazionale. Questa mostra va oltre se stessa, conferma un metodo di lavoro oltre a una amicizia consolidata coi poli espositivi di New York»
___Qual è l’impegno scientifico e culturale che questa mostra intende perseguire? La Collezione Thannhauser del Museo Guggenheim incarna lo spirito pioneristico della famiglia Thannhauser, che, nella prima metà del XX
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Giuseppe Sala, Sindaco di Milano
«In questa mostra si intrecciano una grande storia di collezionismo che ha attraversato tutto il XX secolo, la volontà di un importante museo di New York che offre a Milano l’opportunità di ammirare i suoi capolavori senza attraversare l’oceano e l’impegno di Palazzo Reale nel proporre ogni anno una mostra in grado di raccontare le collezioni dei più prestigiosi musei di tutto il mondo. Una combinazione perfetta che arricchisce l’offerta culturale milanese». Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano
___Quali sono i principali temi artistici che questa mostra riporta dal passato e cosa li collega al contemporaneo? La mostra comprende artisti che stavano sperimentando stili e tecniche innovativi e si sono impegnati con la modernità in modi spesso radicali. Allo stesso tempo, l’esposizione ripercorre la storia della famiglia e della collezione Thannhauser. In molti modi l’arte in mostra sembra fresca e all’avanguardia come il momento in cui ogni pezzo è stato eseguito. La donazione di queste opere d’arte al Guggenheim negli anni ‘60 ha radicalmente modificato la portata delle proprietà del museo, ampliandone la rappresentazione nel XIX secolo e introducendo artisti impressionisti e post-impressionisti come Paul Gauguin, Édouard Manet, Pierre-Auguste Renoir e Vincent van Gogh. Oggi questi artisti sono ben noti, ma i Thannhauser hanno contribuito a consolidare la loro carriera, soprattutto in Germania, dove la galleria ha promosso il modernismo francese e ha fornito una sede critica per l’arte contemporanea. ___Qual è la responsabilità che senti di più nel curare questa mostra? Ho cercato di rendere giustizia alla storia di Thannhauser e sostenere l’eredità di questa famiglia di mercanti e collezionisti. Con la mostra celebriamo il magnanimo gesto del nostro mecenate Justin Thannhauser di consegnare a un’istituzione un gruppo significativo di dipinti, disegni e sculture della sua collezione d’arte privata. In tal modo, ha fatto sì che importanti opere siano diventate accessibili al pubblico e alle generazioni a venire. ___Qual è il ruolo della città di Milano nel sistema espositivo internazionale? C’è una storia di importanti mostre in scena a Milano, in particolare a Palazzo Reale. In effetti, Peggy Guggenheim, nipote di Solomon Guggenheim e collezionista visionaria, espose le sue opere private di arte astratta, cubista, dada, surrealista e contemporanea a Palazzo Reale già nel 1949. Pertanto è significativo osservare come “La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso” sia esposta in questa stessa sede 70 anni dopo.
La Mostra è prodotta da Mondomostre Skira In queste pagine, a sinistra una veduta del Guggenheim di New York Sopra: Pablo Picasso, Donna con i capelli gialli, Parigi, 27 dicembre 1931. Eduard Manet, Davanti allo specchio, 1876. Olio su tela.
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La stilista greca rende omaggio alla sua terra, culla della civiltà occidentale, con una sfilata di abiti ispirati ad architettura, teatro, scienza e filosofia. Sullo sfondo i 2500 anni di storia del tempio di Poseidone
PROVE GENERALI DI HAUTE COUTURE
DI DANIELA FEDI
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ILA STILISTA GRECA MARY KATRANTZOU
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ary Katrantzou, 36 anni, stilista greca di stanza a Londra, è riuscita a sfilare nel tempio di Poseidone a Capo Sounio, un monumento d’importanza storica e artistica cruciale per l’intera Grecia. Per molto meno marchi d’importanza planetaria come Gucci e Chanel avrebbero fatto i salti mortali oltre a versare cifre importanti nelle esauste casse dello Stato ellenico. Invece a loro il governo di Atene ha detto no, che nella versione moderna della lingua di Omero si pronuncia “oki”, mentre per la dolce Mary la risposta è stata “ne”, l’equivalente greco del più gioioso sì. In poche parole il mondo intero ha assistito al remake ellenico del trionfo di Davide su Golia. Il bello è che dietro a tutto questo c’è una nobile causa: raccogliere fondi per Elpida, l’associazione fondata 30 anni fa da Marianna V. Vardinoyannis per aiutare i bambini malati di cancro e le loro famiglie. Tra la gente che in questi anni ha concretamente sostenuto Elpida ci sono nomi altisonanti: da Sua Santità ai coniugi Obama, dalla defunta Principessa Diana alla regina Rania di Giordania, da Bill Clinton a Kofi Annan. Il lavoro di questa associazione ha un’importanza cruciale in un Paese tecnicamente fallito pochi anni fa dove c’è ancora gente che in farmacia è costretta a comprare un blister di pillole alla volta perché l’intera confezione di medicinali è troppo costosa. Invece nell’ospedale dell’associazione ad Atene (nel 1933 Elpida ha costruito la prima unità per i trapianti di midollo osseo in Grecia) le cure sono gratuite per chi ne ha bisogno e viene anche fornita l’assistenza familiare. Insomma un’importante realtà greca con rilevanti connessioni internazionali. Ateniese di ottima famiglia borghese (il padre è un imprenditore tessile, la madre una specialista in interior decoration) Mary Katrantzou ha studiato prima in America e poi alla Saint Martin School di Londra dove 11 anni fa ha aperto la sua casa di moda. Per lei conquistarsi un posto al sole è stato relativamente facile grazie all’intelligente idea di sperimentare le più ardite stampe digitali su vestiti di forma classica. Non a caso tra le sue clienti ci sono donne di forte personalità come Michelle Obama, Beyoncè e il premio Oscar Lupita Nyong’ò. Il suo talento stilistico è stato celebrato un anno fa da una bella mostra organizzata a Dallas, niente in confronto con l’incredibile location di questa sfilata. Siamo infatti sul promontorio da cui
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Egeo si gettò in mare erroneamente convinto che il figlio Teseo fosse morto nella lotta col Minotauro. Da allora quel lenzuolo blu cobalto tra le cui onde ci si può perdere o ritrovare, si chiama come lui. Il tempio di Poseidone viene costruito nel 440 a.C. probabilmente da uno degli architetti del Partenone e diventa subito famoso per la sua posizione strategica. Il primo scrittore a parlarne è Omero nel canto dell’Odissea in cui, dopo aver doppiato Capo Sounio, muore il nocchiero della nave di Menelao. Nelle Storie di Erodoto si narra dello strano fenomeno luminoso per cui in certe ore del giorno le 43 colonne doriche del tempio sembravano fatte di fuoco. La spiegazione scientifica è che il marmo dell’Attica usato per la costruzione ha importanti venature di cristallo per cui riflette la luce del sole. Oggi di questa meraviglia restano in piedi solo 18 colonne e su una di queste Lord Byron pensò bene di lasciare un graffito con la sua firma mentre si faceva ispirare dal luogo per scrivere il suo Don Juan. Molto più generosi gli artisti e i professionisti che hanno collaborato gratuitamente con Mary per rendere possibile l’indimenticabile show. Tra loro val la pena di ricordare Vangelis Papatanassiou (premio Oscar per la musica del film Momenti di gloria) che ha curato la colonna sonora mentre il celeberrimo regista di sfilate Etienne Rousso di Villa Eugenie si è occupato dello show. Per lo styling è intervenuta Sophia Neophitou, una delle migliori al mondo in questo settore. Grazie a lei i migliori artigiani della Grecia hanno generosamente fornito i classici sandali di cuoio con cui le ragazze hanno sfilato. Bvlgari ha prestato i gioielli e anche in questo caso la grecità è stata un valore aggiunto perché il fondatore del marchio, Sotirio Boulgarious è partito da queste coste per venire a Roma in cerca di fortuna. Infine Eugenia Niarchos, che in mezzo a tutto è una delle migliori amiche della stilista, ha accettato di sfilare con uno splendido vestito blu coperto da un cielo ricamato in cristallo. Uno spettacolo indimenticabile, l’evento più bello in conclusione del cosiddetto “fashion month”, un’interminabile sequela di eventi dal 4 settembre al 4 ottobre. A poche ore di distanza dallo show, Mary Katrantzou racconta la sua storia a Posh.
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___Com’è stato tornare a casa per mostrare il tuo lavoro? Molto emozionante. All’inizio non mi sono nemmeno resa conto di essere in Grecia. Per prima cosa ho pensato al rispetto dovuto a questo luogo che appartiene al mondo in quanto simbolo di storia, bellezza e cultura universale. Inoltre l’ho fatto per Elpida per cui l’intera operazione aveva una narrativa più importante del mio essere greca e fiera di esserlo. Certo per me che vivo lontana da qui è inevitabile sentire una connessione sempre più profonda con il mio Paese. Appena mi allontano non vedo l’ora di tornarci: sto diventando sempre più nostalgica. ___Perché hai scelto questo tempio in particolare? Non ho nemmeno preso in considerazione altri templi un po’ perché questo è bellissimo: le 18 colonne che sono arrivate fino a noi prendono il colore dei raggi del sole, all’ora del tramonto passano dall’oro rosa al rosso fuoco. E poi la location a 70 metri dal mare ti fa sentire connesso ai quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco. Quando sono venuta qui per la prima volta tanti anni fa ero solo una bambina ma mi sono sentita in contatto con la terra, il cielo, il mare e i raggi del sole. È un luogo dalla bellezza epica, si sente il respiro dell’eternità. Da questo tempio hai la più ampia visuale possibile sull’Egeo. Quando sei qui non vedi solo la magnifica prospettiva della costruzione e la grazia infinita di queste colonne, che per inciso hanno resistito 2500 anni. La posizione del tempio e tutto ciò che lo circonda, sono più importanti dell’architettura. Non è una cosa che percepisci quando ci sono milioni di turisti, ma lo senti quando sei solo. Se aspetti che se ne vadano tutti cadi in una specie di magia. ___Insomma non avevi dubbi su dove sfilare per la prima volta in Grecia. Il governo greco ha detto no perfino a Gucci che pare abbia offerto due milioni di euro per 900 secondi di sfilata sul Partenone. Come hai fatto a convincerli? Penso che il merito non sia mio ma di Elpida, come diceva Aristotele tutto succede per una ragione. Non per nulla ho ricamato questa frase su uno dei vestiti della sfilata. Credo che per il governo fosse fondamentale vedere un fine importante dietro a questo progetto. È stato comunque difficile, mi hanno detto no per ben tre volte, hanno accettato solo alla quarta. Continuavamo a cambiare la forma della richiesta e loro continuavano a mettere sempre più restrizioni. Nel frattempo il governo è cambiato e ho dovuto ricominciare tutto daccapo. Alla fine ho anche pianto perché tra permessi e divieti è arrivato luglio e in così poco tempo non era possibile fare due sfilate: quella per la fashion week di Londra e questa. Ho deciso di saltare l’appuntamento londinese, questo era troppo importante. ___Come mai hai scelto Elpida? Loro hanno scelto me. Marianna Vardinoyannis, mi ha telefonato lo scorso febbraio, si è presentata e poi mi ha chiesto come mai non avevo mai fatto qualcosa nel mio Paese. Mi ha detto che quest’anno festeggiavano 30 anni di attività e volevano che in qualche modo facessi parte delle celebrazioni del loro lavoro. Ovviamente li conoscevo, ma non li avevo mai incontrati di persona. Così alla prima occasione sono andata a visitare l’ospedale e a conoscere la squadra medica. Quel giorno stesso sono diventata una donatrice: l’intera esperienza mi ha veramente toccata. Elpida si occupa dell’80 per cento dei bambini malati di cancro in Grecia: 300 casi clinici all’anno. Con loro non ci sono liste d’attesa e non bisogna mostrare passaporto o permesso di soggiorno: curano chiunque ne abbia bisogno e tre pazienti su quattro vanno in completa remissione. Quello che fanno è pazzesco, loro sono pazzeschi. Appena fuori dall’ospedale hanno perfino costruito delle case in cui le famiglie possano stare per essere il più vicino possibile ai bambini mentre vengono curati. Ho deciso che per aiutarli non bastava fare una cena di beneficenza invitando qualche amico ricco: volevo farli conoscere al mondo. Per me era anche importante far vedere come un monumento greco di 2500 anni fa possa ancora oggi essere di supporto
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ai bambini malati in Grecia. Sono esausta ma felice: è stata un’esperienza indimenticabile. ___Tu sei la regina dei colori e delle stampe digitali ma in questa bellissima collezione ogni vestito aveva un solo colore e c’erano soprattutto dei ricami. Come mai? L’intera collezione si basa sulle idee nate in Grecia all’epoca in cui è stato costruito il tempio di Poseidone: architettura, teatro, scienza, geometria, filosofia, democrazia e chi più ne ha più ne metta. Questa è stata la culla della civiltà occidentale, il mondo non sarebbe lo stesso senza quello che hanno inventato gli antichi greci. Per raccontarlo attraverso i vestiti dovevamo unificare tutto portando l’alto in basso e viceversa sotto una stessa lunghezza d’onda. Quindi l’abbiamo fatto attraverso uno spettro di colori primari dal bianco e nero che rappresentano la dualità della natura e il passaggio dal buio alla luce per poi attraversare tutti gli spettri cromatici dedicando un colore ben preciso a ogni silhouette e una specifica tecnica manifatturiera a ciascuna idea. Molte cose sono state tradotte in modo astratto e simbolico su vestiti tipo l’abito pitagorico color grafite sul foglio con linee geometriche attorno al corpo oppure quello tondo che rappresentava la dualità della natura. In un abito c’è il simbolo della nemesi, nell’altro hai la luna e il sole. Quindi la lotta tra Atena e Poseidone, il pensiero aristotelico, la mappa della Grecia e l’intero mappamondo. Abbiamo preso tutte le idee degli altri vestiti e le abbiamo messe in uno solo facendolo in tre diverse forme: il triangolo, il cerchio e il quadrato della tradizione euclidea. ___Qual è il modello più elaborato e sofisticato fra tutti e quante ore ci avete messo? Non posso rispondere a questa domanda: ho fatto questa collezione più velocemente di qualsiasi altra cosa nella mia vita, il lavoro di un anno in tre mesi scarsi. Non so come sia successo: siamo solo tre persone in studio, abbiamo cucito e ricamato fino all’ultimo secondo. Dovevano sfilare 40 modelli ma alla fine ne sono usciti 38 perché due non ce l’hanno fatta, non erano pronti per Poseidone quindi ci siamo detti “fa niente, presentiamo quello che è pronto”. ___Per assistere alla sfilata 500 persone hanno speso 1000 euro a testa, una cifra destinata alla ricerca. Adesso metterai in vendita i vestiti: a Elpida andrà l’intero ricavato oppure una parte? Ho preso questo impegno e lo rispetterò, ma non c’è ancora stato tempo per capire come. Abbiamo saltato un’intera stagione ed è stato molto rischioso, perché come tutte le company dobbiamo vendere per andare avanti ma non c’era altro modo. Del resto questa è una cosa unica. Dovremo capire come fare perché sono tutti pezzi su misura e non abbiamo nessuna esperienza in questo senso, nemmeno dal punto di vista commerciale. Penso che con qualche pezzo potremmo fare un’asta qui in Grecia e in questo caso tutti i soldi andranno a Elpida. Altrimenti bisognerebbe risolvere alcune costose complessità: non sappiamo nemmeno come trasportare alcuni capi. ___In pratica hai debuttato nella couture... È senza dubbio una collezione molto diversa ma non la chiamo couture perché non siamo a Parigi e non l’abbiamo fatta seguendo le regole dell’alta moda. Però le soluzioni che abbiamo trovato per fare questi pezzi non possono essere riprodotte su larga scala a livello industriale. Insomma non è couture ma nemmeno prét-à-porter: è una cosa fatta con il cuore pensando ai bambini malati e alla Grecia.
«La Grecia è stata la culla della civiltà occidentale, il mondo non sarebbe lo stesso senza quello che hanno inventato gli antichi. Per raccontarlo attraverso i vestiti abbiamo utilizzato uno spettro di colori primari dal bianco e nero che rappresentano la dualità della natura e il passaggio dal buio alla luce per poi attraversare tutti gli spettri cromatici dedicando un colore ben preciso a ogni silhouette e una specifica tecnica manifatturiera a ciascuna idea».
Nella foto in apertura, la stilista greca Mary Katrantzou. Tutte le altre immagini sono tratte dalla sfilata di Mary Katrantzou davanti al tempio di Poseidone.
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DA ASSITENTE SOCIALE A POETESSA VISIVA
In lizza per il Turner Prize e vincitrice del Max Mara Art Prize for Women, Helen Cammock racconta in una mostra alla Fondazione Maramotti la resilienza e il riscatto attraverso musica, video e poesia
HELEN
CAMMOCK
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Il talento e il riscatto culturale è motivo di rivincita per l’ex assistente sociale londinese Helen Cammock, nuova star della fotografia internazionale, finalista tra i favoriti al Turner Prize 2019 e vincitrice del Max Mara Art Prize for Women, destinato ad artiste che vivono e lavorano nel Regno Unito. «Ero terribile nel disegno» dichiara l’artista, classe 1970, nata in Gran Bretagna da padre giamaicano e madre inglese. Ricorda quindi di essere cresciuta mettendo in discussione concetti quali l’essere di colore e l’essere donna, la ricchezza e la povertà, il potere e la vulnerabilità. Dopo gli studi al Royal College of Arts e all’Università di Brighton, per dieci anni ha lavorato come assistente sociale. Ma è in Italia che ha messo a fuoco la sua creatività. IL MAX MARA ART PRIZE FOR WOMEN LE HA INFATTI PERMESSO DI SPERIMENTARE IN TUTTA LIBERTÀ I VARI LINGUAGGI DELL’ARTE: IMMAGINI, FOTOGRAFIA, STAMPE E INSTALLAZIONI, INSIEME A SCRITTURA, POESIA, INTERPRETAZIONI ORALI, CANZONI, PERFORMANCE. In un Grand Tour di sei mesi che l’ha portata da Firenze a Bologna, a Venezia, Roma, Palermo, e Reggio Emilia. Proprio qui fino al 16 febbraio 2020 presenta presso la Collezione Maramotti la sua nuova mostra “Che si può fare”. L’installazione che ha prima debuttato alla Whitechapel Gallery a Londra, è il frutto dell’esperienza fatta
dalla Cammock durante la residenza nel nostro paese. Mette al centro la capacità di resilienza delle donne, che racconta attraverso un video in tre parti con interviste realizzate a donne impegnate nel sociale, attiviste, migranti, religiose, combattenti. Scava e riporta in superficie voci perdute, inascoltate o sepolte intrecciando vari linguaggi come musica, video, poesia. Ne è un esempio anche il film “Moveable Bridge”, del 2017, in cui si ritrovano materiali tratti dai repertori di Nina Simone, Philip Larkin, Winifred Holtby e The Housemartins. La Cammock li utilizza per rivelare il modo in cui si è portati a costruire collage personali di influenze e punti di riferimento che ci definiscono. La poetessa visiva attinge molto dall’esperienza personale per le sue opere - esposte nelle gallerie più prestigiose, tra cui anche la Galerie Futura Alpha Nova a Berlino e The Tetley a Leeds - ha partecipato a eventi culturali internazionali come la Serpentine Cinema Series e il programma di proiezione della Tate Artists’ Moving Image; ha poi scritto per le riviste Photoworks e Aperture ed è stata finalista del Bridport Poetry Prize. Il suo lavoro è stato anche pubblicato sulla rivista Loose Associations di The Photographers’ Gallery e in un’opera artistica accompagnata da un vinile edita da Bookworks, Londra. Ha poi co-diretto il Brighton Photo Fringe Festival e collaborato con Serpentine Galleries e Novel nell’ambito del Reading International. Insomma, Helen Cammock è sicuramente una delle artiste dell’anno, da osservare attentamente in vista dell’annuncio del vincitore del Turner Prize che avverrà con la cerimonia di dicembre. (S.C)
PH © Thierry Bal
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Oggi la cantante e flautista è un’icona mediatica, ma la sua è stata una strada in salita, che l’ha portata da Huston a Minneapolis. Dove l’ha salvata un certo Prince DI STEFANIA CUBELLO
LIZZO
QUANDO AMI TE STESSO, TUTTO DIVENTA POSSIBILE
Melissa Viviane Jefferson, nota semplicemente come Lizzo, è la nuova icona della scena afroamericana e attivista numero uno del body positivity movement. Le canzoni della cantante e musicista rap, originaria di Detroit, tra cui la hit globale Juice - compresa nell’album rivelazione del 2019 Cuz I love you - sono infatti un inno all’autostima e all’orgoglio curvy.
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Così come lo sono anche i suoi concerti, e i suoi post su Instagram (quasi 6 milioni di follower) in cui, oltre al talento, l’esuberante 31enne esibisce con disinvoltura le sue forme extralarge. Vestendole, anzi scoprendole con abiti e costumi al limite del kitch che mettono ancora più in risalto le sue strabordanti rotondità. «IF I’M SHINY, EVERYBODY GONNA SHINE» CANTA PROPRIO IN JUICE. SI RIVOLGE A TUTTE LE DONNE E ALLE PERSONE CHE NON SI VALUTANO O NON SI SENTONO ACCETTATE PER GENERE, PER IL COLORE DELLA PROPRIA PELLE O SE IL PROPRIO CORPO NON CORRISPONDE AI CLICHÉ DI BELLEZZA PROPOSTI DALLA SOCIETÀ. «Per stare bene - incoraggia Lizzo - bisogna volersi bene». Insomma, secondo il suo decalogo è vietato sentirsi esclusi. E poi ancora: “basta guardarsi allo specchio con timore! Bisogna prendersi cura di sé stessi e mettersi in mostra, accettarsi e valorizzarsi. Avere un approccio positivo con il proprio corpo. Solo così facendo tutto diventa possibile”. Impossibile non restare contagiati dalla sua esuberante ironia. Lizzo ha la straordinaria capacità di metterti di buon umore anche solo con una risata, e la sua è un’autentica esplosione di positività. «Voglio far sapere alle persone come me, e più in generale a tutte le persone di ogni colore e taglia, che amarsi così come si è, è possibile. Anche in un mondo pazzo come il nostro» ci racconta Lizzo.
La cantante e flautista americana ricorda anche di avere trovato la forza di tirare fuori tutta la sua grinta dopo avere lavorato con Prince: «mi ha insegnato a essere un’artista» dice infatti. Oggi Lizzo è una delle donne più invitate sui red carpet e programmi tv, dal Jonathan Ross Show al salotto di Ellen DeGeneres, e fotografata da riviste come Times Magazine, Vogue e Playboy. Ma prima ancora è un’artista di talento, che ha sedotto il pubblico internazionale, con concerti ormai leggendari come quello che quest’anno l’ha portata per la prima volta al festival Coachella. Il percorso però è stato lungo e doloroso. Un po’ di storia. Lizzo è la più giovane di tre figli, cresciuta in una famiglia pentecostale che in casa vietava l’ascolto della musica del diavolo, il rock. A nove anni si trasferisce a Houston e qui finalmente scopre artisti come Radiohead, Spice Girls, Destiny’s Child, e poi la scena rap e hip hop, Missy Elliott, Lauryn Hill. A scuola, ricorda la cantante, i compagni la bullizzavano. Ma è sempre riuscita a riscattarsi con l’intelligenza. Era la prima della classe. A 12 anni, poi, prende lezioni di flauto traverso e diventa una musicista di talento (vince una borsa di studio per la University of Houston). Improvvisamente il mondo sembra caderle addosso: i genitori che si separano, lei che resta sola e senza casa, la depressione aggravata dal non riuscire ad accettare il proprio fisico. Tutto cambia quando, stanca di piangersi addosso, tira fuori grinta e carattere e inizia ad amarsi. Il trasferimento a Minneapolis prima, dove si fa un nome come cantante solista (qui collabora con Prince), e a Los Angeles, poi, portano Lizzo a diventare il fenomeno mediatico che è oggi.
Ph. Jabari Jacobs
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Tutti la immaginavano cantante soul. Invece la vicenda artistica di Yolanda Quartey, nota semplicemente come Yola, passa attraverso il suo amore per Dolly Parton e la musica country, retaggio bianco e maschile. Ora con una nuova, inedita, voce
YOLA
RISCRIVERE LE REGOLE DELLA MUSICA COUNTRY
DI STEFANIA CUBELLO
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La cantante di Bristol, classe 1984, il cui nome per esteso è Yolanda Quartey, grazie a uno stile che unisce il soul anni ’60 tipico della Stax (da Otis Redding a Staple Singers) alla musica country, sta riscrivendo le regole di quest’ultima con il suo album debut “Walk through fire”, votato come uno dei migliori del 2019. Per registrarlo è volata fino a Nashville, roccaforte della country music, nello studio di Dan Auerbach, leader dei Black Keys, che lo ha prodotto per la sua etichetta Easy Eye Sound. La stessa Yola ci ricorda quanto sia stato difficile per lei affermarsi e farsi accettare come cantautrice appassionata di Dolly Parton. «MA COME? NON SOLO UNA DONNA, MA UNA DONNA DI COLORE CHE IN PIÙ ARRIVA DA BRISTOL, CHE SUONA LA CHITARRA E CANTA UN GENERE CHE PER TRADIZIONE È MUSICA DEI BIANCHI E APPARTIENE ALL’UNIVERSO MASCHILE? Da me, tutti si aspettavano che facessi musica soul. Però sono una testarda, una di quelle persone che fa il contrario di quello che le si dice. Così non ho mai smesso di credere in ciò che mi appassionava di più» ci dice la cantante, che il 22 novembre sarà per la prima volta in tour in Italia, a Milano (Teatro Toscana 31). Ricorda che è cresciuta ascoltando fin da piccola i dischi della madre, quindi la musica di Dolly Parton, Shania Twain, The Band, Crosby Stills & Nash, Byrds. E poi ancora, Mavis Staples e Aretha Franklin, due donne che Yola dice di ammirare per il talento e per la loro storia personale.
La cantautrice britannica ha una parlantina inarrestabile, va fiera delle sue forme curvy, le piace raccontarsi e condividere con noi anche i momenti più difficili della sua vita. Ci spiega che “Walk through fire”, il titolo dell’album ed anche del primo singolo, si ispira ad un fatto che le è realmente accaduto. «Ero a casa, e stavo accendendo delle candele. In un momento di distrazione, la manica del vestito ha preso fuoco e nell’agitazione ho infiammato una tenda. Non mi sono fatta niente, per fortuna, e ho preso l’incidente sul ridere. Niente, infatti, neppure l’incendio di casa era paragonabile al disastro che era la mia vita precedente». Prima di diventare nuova icona della musica country, Yola ha lavorato come corista e in tour con artisti come Massive Attack, anche loro di Bristol, e poi con Chemical Brothers e Iggy Azalea. Ha pubblicato il suo primo ep, Orphan Offering, nel 2016. Quando Dan Auerbach l’ha sentita cantare, l’ha fatta volare a Nashville a incidere il suo primo album con leggende della storia della musica come Dave Roe, Gene Chrisman, Bobby Wood e Pat McLaughlin tra gli altri. James Brown è stato uno dei suoi primi fan: «l’ho conosciuto in Australia, stavamo suonando allo stesso festival. Quando sono scesa dal palco, mi ha detto: “hai talento ragazza, non è da tutti avere quello che hai tu”. È stata una spinta per me, per andare avanti».
Nella foto Yolanda Quartey, in arte Yola
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Elegante e sofisticata, Elena Radonicich preferisce non essere definita con alcun aggettivo, perché un’attrice deve nascondersi dentro i suoi personaggi. Perciò riesce a interpretare ruoli sempre diversi, diversi soprattutto da lei
L’ATTRICE CHE SCOMPARE
DI GUIDO TORTORELLA
ELENA
RADONICICH
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Dopo essersi formata nella più prestigiosa scuola di cinema d’Italia, Elena Radonicich non si è più fermata un momento. Nonostante la sua giovane età, tra cortometraggi, serie tv, film per la televisione e per il cinema, ha oggi più di quaranta ruoli all’attivo. Tutto questo non le ha impedito di condurre una vita parallela da mamma, che vive in perfetta armonia con il suo mestiere. Definita più volte dalla critica “l’elegante e sofisticata del cinema italiano”, la bionda dagli occhi di ghiaccio afferma di non riconoscersi per niente nella definizione e a Posh ha voluto spiegare il perché. ___Ricordi il momento in cui hai pensato: “farò l’attrice”? Stavo studiando scienze della comunicazione in Piemonte e facevo la pendolare tra Asti e Torino. Quello che pensai fu più o meno: “Non riesco a fare quello che sto facendo ora, non mi piace.” Si sviluppò allora una sorta di istinto che mi spinse ad allontanarmi. Me ne volevo andare dalla mia città natale soprattutto per distaccarmi da quell’immagine, quella personalità che gli altri avevano costruito su di me, e non c’è modo migliore che in una grande città. Quasi per caso venni ammessa al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Fu il segnale che mi potevo dedicare a quel mestiere, che ne avevo il diritto. Non c’è stato quindi un momento specifico, più semplicemente, mentre lo facevo, mi accorgevo che mi faceva stare bene e che mi aiutava a uscire dalle crisi meglio di prima, con qualche curiosità in più. Ho capito che era il mestiere attraverso cui avevo deciso di comprendere il mondo.
___Ci sei entrata con naturalezza, quindi… Ho avuto un percorso molto fluido, organico. Sono passati più di dodici anni da quando ho cominciato la scuola di Roma, ma le varie tappe che da allora ho attraversato mi hanno sempre assomigliato. Questo è un mestiere che ti può gettare in mezzo agli sguardi e al giudizio degli altri prima che tu sia pronto ed è una cosa in grado di demolirti. Invece quello che è successo a me è il percorso più sano dal punto di vista della costruzione dell’identità. Mi sono sempre trovata a fare dei lavori che corrispondevano al mio stato interiore e di conseguenza la piccola carriera che ho costruito assomiglia tantissimo a come sono fatta io realmente. Una bella fortuna, no? ___Visto che hai citato la tua scuola, quanto pensi che sia importante la formazione per un attore? Credo che lo studio sia tutto, per tutti, in ogni campo. Dove non ci si mette umilmente ad “imparare” non ci sono cadute, non c’è scontro, non ci sarà mai nessun tipo di crescita né di miglioramento. In più, per la donna che sono, vivrei in uno stato di profonda ipocrisia o comunque di inadeguatezza, se non avessi studiato. Non credo che a scuola di cinema mi abbiano insegnato a recitare, ma sicuramente ho imparato a muovermi in un gruppo di lavoro e ancora di più a sopportare il giudizio altrui, consapevole che tanti altri prima di me lo hanno vissuto a loro volta come ostacolo e brillantemente superato.
FARE UN FIGLIO È AGGIUNGERE BELLEZZA, COMPLESSITÀ ALLA PROPRIA ESISTENZA, OVVERO DIVENTARE ADULTI.
PH: Fabio Lovino per il progetto ‘IoVOGEL e lei’, PH. DIRK regia di Massimo Ferrari per Skyarte
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PH: Fabio Lovino per il progetto ‘Io e lei’, regia di Massimo Ferrari per Skyarte
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Photo by Paolo Santambrogio
DOVE NON CI SONO CADUTE, DOVE NON C’È SCONTRO, NON CI SARÀ MAI NESSUN TIPO DI CRESCITA NÉ DI MIGLIORAMENTO.
Elena Radonichic
___Quali sono i personaggi che hai più amato interpretare? Mi è piaciuto tantissimo fare “La Porta Rossa”. Stella Mariani è stato un ruolo davvero intenso e adatto a me. Ne “Il Principe Libero” mi sono innamorata del mio personaggio, Puny, la prima moglie di Fabrizio De Andrè. Ho amato moltissimo anche Giulia Castelli, che ho interpretato nella serie TV “1992”, “1993” e “1994”, tanto che avrei desiderato uno spin off su di lei. Per chiudere la quaterna non posso non citare una serie che sto finendo di girare per Rai Uno, Sei bellissima, con la regia di Andrea Molaioli che uscirà all’inizio del 2020. Il mio ruolo è stupendo, difficilissimo e mi ha intrigato molto. ___E per il prossimo futuro? Ho da poco girato una serie per Sky, in onda già da questo autunno, dal titolo “Io e lei”. In ogni puntata un’attrice diversa si confronta con un’icona del novecento; il mio è un avvicinamento a Marlene Dietrich. Sto inoltre preparando uno spettacolo a Trieste, “L’onore perduto di Katharina Blum” con cui sarò in tournée in tutta Italia. Ci tengo anche a citare “Genitori quasi perfetti” nonostante sia già uscito dal circuito cinematografico. È una simpaticissima commedia sulla genitorialità e sulle difficoltà che si incontrano quando si decide di fare dei figli. ___A proposito di figli, qualche anno fa sei diventata mamma. Anche in quel caso c’è stata armonia con il mestiere di attrice? Sono una donna molto analitica, penso tanto prima di fare le cose, così quando poi le faccio me le posso godere, che il tempo di pensare è finito. È così che ho vissuto la mia maternità, senza esitazioni, senza mai immaginare che ci potessero essere problemi di gestione. In più sono stata coadiuvata dal padre di mia figlia, che fa il mio stesso lavoro e che quindi capisce bene quali siano gli impegni fisici e psicologici che comporta. Con il pancione ho fatto un film, “Banat” di Adriano Valerio. Quando poi mia figlia Anna aveva meno di un mese ho preso parte ad una fiction e subito dopo è cominciata la serie TV “La Porta Rossa”. Insomma, non mi sono fermata un istante! Certo, non nego che ho fatto una gran fatica, ma è stato uno sforzo naturale poiché non ho mai immaginato che Anna potesse rappresentare un limite alla mia libertà. Fare un figlio è aggiungere bellezza, complessità alla propria esistenza, ovvero diventare adulti. Non ho mai vissuto la maternità come un sacrificio, né della mia femminilità né del mio lavoro.
Torniamo al tuo lavoro. In un’intervista vieni definita la “sofisticata ed elegante” del cinema italiano. È così che ti senti? No, ma meglio così che se avessero detto che sono volgare. Quello che vorrei essere, però, è il più possibilmente “non identificabile”. Se mi si vede come elegante o sofisticata non verrò mai chiamata per fare una madre calabrese impazzita, o la cantante di una balera, e invece io amerei mettermi a confronto anche con ruoli lontani da me. Per definizione io mi nascondo dentro i personaggi, voglio esattamente l’opposto, voglio scomparire. Ciò che sono veramente lo mostro alle persone che amo; gli altri si devono accontentare di quello che fingo di essere… più o meno bene. ___Che attenzioni dedichi alla tua femminilità e soprattutto cosa ti fa sentire bella? Capelli puliti e mascara (ride, ndr). Sì, forse il segreto della bellezza è tutto qui. ___Ti piace l’atmosfera da red carpet? Certo che mi piace, è divertente, un bel circo, ma purtroppo il pentimento è sempre dietro l’angolo. A caldo sei sempre convinta di aver fatto la scelta perfetta di vestito, di scarpe… quando poi riguardi la foto qualche anno più tardi, pensi sempre: “Ammazza, che abbaglio che avevo preso!” ___Raccontaci la tua capitale. Vivo al rione Esquilino, che amo molto. Mi piace perché è una zona reale, per niente costruita. È una zona dura, non lo nego: è sporca, ci sono tante persone che non stanno bene e ne avverti il disagio anche solo camminandoci vicino… però è un quartiere sincero. In più è una zona di portici e c’è qualcosa di sabaudo che mi ricorda casa (ride, ndr). Infine è vicino alla stazione e io adoro andare a Termini. Ho sempre amato i luoghi di passaggio, con la loro confusione. Non sono una donna da aperitivo, molto più da ristorante. Nella mia zona adoro la trattoria Monti, che fa l’ottima cucina italiana di una volta e ha dei camerieri di una gentilezza infinita, cosa non sempre scontata a Roma. Poi adoro anche il ristorante di Sonia, il cinese più famoso e gustoso del mio quartiere, mentre cambiando rione ho una passione esagerata per la trattoria da Teo in Trastevere. Inoltre, essendo fissata con i dolci mi piace molto Regoli, una pasticceria eccezionale. Anche se, mi perdonino i romani, i dolci piemontesi sono tutta un’altra cosa.
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FAS N
Assoluto
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Ispirazioni couture dal carattere eclettico. Dettagli di stile e di eleganza per una moda da scoprire e indossare
// INTERVIEW
PATRIC LEGUÉREAULA PARIGI RUSSA DI CHANEL
IL FANTASMA DI UNA RUSSIA SOGNATA, TRASFIGURATA DALL’IMMAGINARIO DI GABRIELLE CHANEL È L’ISPIRAZIONE DELL’ULTIMA COLLEZIONE DI ALTA GIOIELLERIA DELLA MAISON FRANCESE. PATRICE LEGUÉREAU, ALLA DIREZIONE DELLO STUDIO DE CRÉATION DE JOIELLERIE DI CHANEL, RIVISITA UNO DEI TEMI CHIAVE DEL PATRIMONIO DI MADEMOISELLE DI ALESSANDRA FANARI
È la passione di Coco Chanel per l’orientalismo raffinato e sensuale che, attraverso i Ballets Russes e la sua equipe d’artisti ed esteti animava la Parigi de la Belle Epoque, l’ispirazione della collezione di Alta Gioielleria Le Paris Russe de Chanel. Un’ispirazione forte per una collezione che evoca in 63 pezzi spettacolari realtà e leggenda, elementi biografici legati alla vita di Mademoiselle e il repertorio fantasmagorico che irradiava dal palcoscenico dei sontuosi decori dei Ballets Russes. E se Le Paris Russe de Chanel fa rivivere lo splendore e l’opulenza di una Russia parigina, la collezione resta dominata dalla personalità complessa di Coco. Un filo rosso che unisce motivi del folklore e tecniche dell’arte decorativa russa con la purezza dei simboli e la geometria astrale cara a Mademoiselle. Una e plurale, razionale e visionaria, la collezione, come sintetizza Patrice Leguéreau, direttore dello studio de creation de joiellerie, «è perfettamente nello stile Chanel, sobria nelle silhouettes, ma estremamente ricca nei dettagli».
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___La Russia di Coco Chanel è ricca e piena di sfaccettature che evocano la composizione di Chanel N.5, i suoi amori, le sue amicizie fino alla collaborazione con Diaghilev. Quale incidenza hanno avuto sulla collezione questi elementi narrativi? Certo la narrazione è molto importante nella gioielleria. Ogni collezione Chanel ha la sua forza e trova la sua ispirazione nell’universo e nella storia di Coco Chanel. Il suo legame con la Russia che si tratti del profumo, dei Balletes Russe, di Maria Pavlova per i ricami… Tutti questi elementi sono stati una vera ispirazione per la collezione. Tutto ciò fa parte della storia che racconta nella collezione Le Paris Russe de Chanel. ___Come si è definita questa tematica? C’è un elemento determinante? C’è una grande ricchezza nell’universo Chanel. Il mio ruolo consiste nell’ispirarmi a questa ricchezza, ma anche di fare delle scelte, capendo quali sono gli elementi che devono essere evidenziati, quale deve essere il filo conduttore. Nel caso specifico di questa collezione, visto che è la prima volta che in gioielleria si è lavorato sul tema della Russia, mi è sembrato importante un ritorno all’essenziale, ai fondamentali, essere nel cuore della creazione. E per noi questo cuore è a Parigi, nell’appartamento di Gabrielle Chanel. ___Nell’appartamento della Rue Cambon la passione di Coco Chanel per un certo esotismo è molto presente… Sono ritornato a Gabrielle Chanel, al suo luogo di vita dove questo aspetto
Un momento della lavorazione del collier Sarafane
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// INTERVIEW
PRESENTATA A PARIGI DURANTE LA SETTIMANA DELLA HAUTE COUTURE CON UNA MAGICA SCENOGRAFIA ISPIRATA ALLA RUSSIA DI COCO CHANEL, LA COLLEZIONE PROSEGUIRÀ IL SUO VIAGGIO NELLE CAPITALI DEL MONDO PER I PROSSIMI DUE ANNI.
Sopra il collier Roubachka, collezione Le Paris Russe de Chanel A sinistra: Patric Leguèreau, Direttore dello Studio de Création de Joiellerie Chanel
è più evidente. È da qui che ho attinto molti elementi, è questa anche la ragione dello specchio incorniciato da un’aquila a due teste, all’entrata dell’esposizione. La scenografia si basa sull’appartamento in cui lo specchio, appunto, è nell’ingresso.Ho giocato su questi elementi metaforicamente per cominciare la storia a Parigi, nell’appartamento di Coco Chanel, e da lì penetrare in questo universo russo.In seguito tutte le ispirazioni e i motivi che costituiscono l’universo Chanel sono venuti ad agganciarsi. Il filo conduttore quindi è l’ingresso, il vestibolo per accedere a questo universo. ___L’elemento narrativo, lo storytelling, è importante nella comunicazione su una collezione? Trovare questo filo rosso è molto importante. È ciò che cerco meticolosamente in ogni collezione da quando ho raggiunto la Maison. C’è un tema, una storia che deve avere la sua coerenza e deve essere capita in modo semplice. Dev’essere evidente. ___L’estetica Chanel è più spesso associata alla semplicità, all’essenzialità, al lato modernista della sua moda. Direbbe che l’esuberanza, l’opulenza legati al lato russo siano più facilmente traducibili in una collezione d’alta gioielleria che in una collezione di moda? Non credo. Penso che anche una collezione moda possa tradurre molto bene l’ispirazione russa. Gabrielle Chanel aveva già lavorato certi temi e anche Karl Lagerfeld. L’abito ha una superficie d’espressione più ampia e questa ricchezza può essere tradotta nel vestito, tanto più che da Chanel abbiamo la fortuna di lavorare con i nostri artigiani dei Metiers d’Art. È una maison che ha un potenziale molto importante per esprimere questa ricchezza.
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È quello che ho voluto esprimere lavorando su questo tema, cercando un’approccio specifico perché il gioiello è più piccolo di un vestito. Tecnicamente è più complicato. Inoltre, da Chanel c’è un gusto, un desiderio di purezza, semplificazione, atemporalità… L’importante per me era trasferire questa ricchezza nel dettaglio. Non volevo dei gioielli eccessivi, perché non è lo spirito della Maison. In gioielleria significa creare dei pezzi estremamente lavorati, con un’essenziale cura dei dettagli nella loro molteplicità. Per questo c’è una grande lavoro sulla combinazione dei metalli, per esempio, il platino e l’oro giallo, ma anche dei colori, delle pietre. Abbiamo lavorato la gioielleria in modo delicato, come si fa con un tessuto, con un ricamo. E la collezione è perfettamente nello stile Chanel, sobria nella silhouette, ma estremamente ricca nei dettagli. ___Ci racconta come lavora concretamente sull’idea di una collezione ? Una volta che c’è un tema si tratta di esplorarlo e definirlo. Io lavoro molto con disegni, schizzi e acquerelli. Tutto inizia degli schizzi d’ispirazione che mi permettono di visualizzare l’idea, lavorando su forme e volumi. Poi bisogna trasformare un’idea artistica in un gioiello. Qui subentra il lavoro d’atelier d’alta gioielleria, in cui il disegno del gioiello è più tecnico e permette di visualizzare il processo di lavorazione più appropriato perché il gioiello esista nella realtà.
Gouache del collier Foulard, collezione Le Paris Russe de Chanel
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// FASHION
POWERFUL “DON’T NEED PERMISSION MADE MY DECISION TO TEST MY LIMITS CAUSE IT’S MY BUSINESS, GOD AS MY WITNESS START WHAT I FINISHED DON’T NEED NO HOLD UP TAKING CONTROL OF THIS KIND OF MOMENT I’M LOCKED AND LOADED COMPLETELY FOCUSED, MY MIND IS OPEN” Dangerous Woman - Ariana Grande
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Body BOTTEGA VENETA Orologio PATEK PHILIPPE Modello 7300/1201R-001 Twenty-4 Automatic Orologio in oro rosa, movimento meccanico a carica automatica con nuova cassa tonda di 36mm di diametro. Quadrante argentĂŠ satinato verticale e orizzontale. Indicazione della data a ore 6, sottolineata da una cornice applicata in oro rosa. Lancette a bastone stondate e numeri arabi applicati in oro con rivestimento luminescente. Lunetta, anse, corona e bracciale incastonati con 469 diamanti (1,88 carati). Bracciale in oro rosa 18 carati dotato di un nuovo fermaglio dĂŠployant brevettato con maglie lucide. 52.298 euro.
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// FASHION
Cappotto in eco fur e tailleur tartan TAGLIATORE Scarpe REVOLVER REQUEEN VENEXIA
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Giacca, gonna, cintura, bijoux tutto DIOR
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// FASHION
Giacca e collana tutto CHANEL
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Giacca, body, gonna e scarpe tutto MARIO VALENTINO
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// FASHION
Abito MONCLER GENIUS 4, SIMONE ROCHA
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Top e culottes RED VALENTINO Scarpe REVOLVER REQUEEN VENEXIA
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Abito MISSONI
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Abito e stivali tutto ERMANNO SCERVINO
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// FASHION
Abito, borsa e scarpe tutto GENNY
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Un progetto di Unique Media Photographer Yuri Catania Assistant photographer Gabriele Loda Fashion coordinator Alessandro Iacolucci Fashion stylist Angelina Lepper Stylist assistants Jessica Mariuz, Lorenzo Chiara Production Silvia Torricelli @Yuri Catania Models Caroline Hahn @Women Management Aurora Sulejmani @Women Management Puck Van Duijn @Women Management Hair Luce Tasca @Green Apple Makeup Elena Pivetta @Green Apple Manicure Simone Marino @Green Apple Location REVOLVER REQUEEN VENEXIA Via Montenapoleone, 9 Milano
Cappotto, body e boots tutto BOTTEGA VENETA
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STRONGER
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Completo TAGLIATORE
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// FASHION
Cappotto ERMANNO SCERVINO Camicia MISSONI Orologio HUBLOT Big Bang Meca-10 Black Magic. Cassa 45 mm in ceramica nera lucidata e micropallinata. Lunetta in ceramica nera lucidata e micropallinata con 6 viti in titanio a forma di H. Quadrante nero opaco scheletrato. Movimento di manifattura HUB1201, scheletrato a carica manuale, con indicatore di riserva di carica. Componenti 223. Rubini 24. Riserva di carica 10 giorni . Cinturino in caucciĂš nero strutturato a righe. 21.700 euro.
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Cappotto, giacca, pantalone e boots tutto ERMENEGILDO ZEGNA
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// FASHION
Giacca, pantalone e boots con dettagli in metallo tutto PHILIPP PLEIN
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Completo e scarpe SALVATORE FERRAGAMO
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Gilet, camicia, pantalone tutto TAGLIATORE Orologio PATEK PHILIPPE Modello 5235/50R-001 Calendario Annuale. Quadrante stile regolatore. La Ref. 5235 è stata presentata con cassa in oro bianco e quadrante bitonale grigio-argentÊ satinato verticale. Oggi, la manifattura offre al suo Regolatore con Calendario Annuale un nuovo look con un abbigliamento in oro rosa e un quadrante bitonale grafite-nero ebano, con decorazione satinata verticale ed elementi decalcati di colore bianco, lancette a bastone in oro bianco laccato bianco. Calendario annuale a carica automatica, quadrante stile regolatore: quadranti ausiliari per ore e secondi, lancetta dei minuti al centro, calibro 31-260 REGQA. Cassa in oro rosa, diametro 40,5 mm, spessore 10 mm, impermeabile fino a 30 metri, fondo cassa in cristallo di zaffiro. Cinturino in alligatore a squama quadrata, cucito a mano, nero opaco, fibbia ad ardiglione. 47.801 euro.
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Smanicato, camicia, pantalone, scarpe e moschettone tutto DIOR
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// FASHION
Cappotto, maglia e pantalone tutto BOTTEGA VENETA
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Un progetto di Unique Media Photographer Yuri Catania Assistant photographer Gabriele Loda Fashion coordinator Alessandro Iacolucci Fashion stylist Angelina Lepper Stylist assistants Jessica Mariuz, Lorenzo Chiara Production Silvia Torricelli @Yuri Catania Models Aghiles Dahmani @Independent Model Management Aleska Gavrilovic @I Love Models Management Matt Van De Sande @I Love Models Management Hair Luce Tasca @Green Apple Makeup Elena Pivetta @Green Apple Manicure Simone Marino @Green Apple Location REVOLVER REQUEEN VENEXIA Via Montenapoleone, 9 Milano
Completo e cravatta MANIFATTURA PAOLONI Camicia MANUEL RITZ
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Assoluto
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Codici di comunicazione forti, visionari, che sanno andare oltre i paradigmi convenzionali della profumeria classica. Donne e uomini inseguono le proprie emozioni, guidati nel loro agire da valori e motivazioni che non conoscono piÚ i limiti di genere. Un piccolo grande viaggio all’interno delle campagne piÚ innovative di iconiche maison parfumeur
A T
A CURA DI LUISA MICALETTI
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// BEAUTY
LA LIBERTÀ È UN INNO nel nuovo spot di Paco Rabanne
Seguendo il ritmo di “Rapper’s Delight” - inno rap del 1979 il regista Paul Gore torna con un video dalle vibrazioni “feelgood” che recupera l’estetica in bianco e nero del suo primo lavoro con Paco Rabanne Million. Undici anni dopo quello short movie, Paul Gore recupera lo splendore originale di Paco Rabanne Million attraverso una storia di gruppo. Sotto i riflettori, alcuni giovani celebrano la propria “coolness” uniti dallo stesso spirito. L’ambientazione è quella di un casinò. Lingotti cadono come carte dal mazzo, riempiendo carrelli, mentre diamanti fluttuano animati. JACKPOT! NELLA CITTÀ DI LOS ANGELES, TRA POSE AMMICCANTI E STRIZZATINE D’OCCHIO, I SOGNI DIVENTANO REALTÀ BALLANDO AL RITMO DI UNO SCHIOCCO DI DITA. I CORPI CHE DANZANO IN CERCA DEI RIFLETTORI SONO QUELLI DI GIOVANI CREATIVI DALL’OTTIMISMO INSOLENTE E CONTAGIOSO. Joey Badass è un ragazzo-prodigio dell’hip-hop americano, nonché promettente attore in ascesa della serie postmoderna Mr.Robot. Carismatico e ricco di ideali, dà voce con orgoglio a un messaggio di rispetto e uguaglianza. Simona Kust, a soli 17 anni, è già una top model al suo massimo splendore. Cresciuta a Mosca con la madre, che ora è la sua agente, esprime il suo amore incondizionato per la creazione appassionandosi all’arte, alla fotografia, al design e al cinema. Uno spirito libero aperto al mondo come Levi Dylan, attore e produttore. Anticonformista, libero, controcorrente, non bada certo alle regole. Si fa strada tra i glitterati senza cercare la fama, pur essendo il nipote di Bob Dylan. Il suo è un talento rock and roll che elude tutti gli stereotipi. Poi c’è Dree Hemingway che ha studiato per dieci anni nel prestigioso New York City Ballet prima di iniziare la sua avventura come modella. Oggi il mondo della moda la ama per il suo stile, per la sua personalità radiosa e naturale. Volto iconico della prima campagna Lady Million nel 2010, Dree si rinnova con un nuovo look “garçon”, senza troppi ornamenti. Alton Mason ha 21 anni ed è l’unico top model a fare - letteralmente - salti mortali in passerella. Da bravo fan di Michael Jackson è un ballerino di talento diventato famoso grazie a una performance live diventata virale su Instagram. Dulcis in fundo Londone Myers che, prima di diventare una modella, “sfilava” negli gli studi di medicina legale a Washington DC. Dopo essere stata notata da un cool hunter in un centro commerciale, ha sfilato per grandi designer e ha partecipato a diverse campagne con Julien Dossena. Oggi ha la testa tra le stelle. E sulle spalle.
Nella pagina a fianco, foto della campagna Paco Rabanne Million. Courtesy of Paco Rabanne.
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// BEAUTY
L’UNIVERSALITÀ CHE TRASCENDE I GENERI
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Nel nuovo film firmato Gucci, diretto da Alessandro Michele
L’ELEMENTO GUIDA DI TUTTA LA CAMPAGNA È L’IDEA DI LIBERTÀ, L’IDEA DEL NON-TEMPO, NON-LUOGO, DEL NON-CONTESTO SOCIALE. HO IMMAGINATO UN MONDO COME UN AFFRESCO, CHE NARRA DI UNA VITA “MITOLOGICA” IN CUI LA FAMIGLIA È UNA COMUNITÀ PRIVATA, CON LA SUA PROPRIA CORNICE SOCIALE NELLA QUALE PREVALE LA TOTALE LIBERTÀ DI ESPRESSIONE, E I RUOLI DELLE PERSONE E DELLE COSE NON SONO DEFINITI. HO IMMAGINATO IL RICORDO DI UN RICORDO AUTENTICO
Alessandro Michele, Direttore Creativo di Gucci
Nella pagina a fianco, foto della campagna Gucci Mémoire d’une Odeur. Courtesy of Gucci Beauty.
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a famiglia immaginata da Alessandro Michele per la campagna della fragranza Gucci Mémoire d’une Odeur è un’unione di spiriti liberi che abbracciano la vita creando insieme nuovi ricordi. I suoi componenti vengono ritratti da Glen Luchford mentre ballano negli spazi di un castello medievale in rovina, quello di Montecalvello, o fanno un picnic tra le rovine baciate dal sole del borgo abbandonato di Canale Monterano. Ogni immagine è pregna di vivida nostalgia. Sotto la direzione artistica di Christopher Simmonds, la campagna è pensata come un album fotografico, che ritrae ogni membro di questa “insolita famiglia”. Il cantautore e attore Harry Styles guida il cast in un’eclettica e universale combinazione di anime. Seguendo l’esempio di Harry Styles, che racconta il viaggio fatto con la famiglia a Disneyland quando era bambino, il cast di Gucci Mémoire d’une Odeur svela i ricordi più cari sul set della campagna per la nuova fragranza. Il regista Frank Lebon fonde le loro storie in video enigmatici. Scene che sembrano collegare gli eventi in un nuovo ricordo in un crescendo di ritmo, riprese pervase dall’alone elettrico dell’incandescente luce estiva e delle intense sfumature del tramonto, punti di vista originali che sembrano sbirciare nel passato. La maggior parte dei ricordi è legata all’infanzia: Ellia Sophia, anche protagonista della campagna Gucci Beauty, ricorda il momento in cui è diventata una sorella maggiore; Chiek Tall parla dei momenti trascorsi in famiglia a tuffarsi e giocare nell’acqua mentre Aaron Sirainen racconta di quando insieme alle sue sorelle costruiva fortini e castelli. Altri hanno parlato dei propri ricordi in modo più romantico: per Zumi Rosow, da cui ha preso il nome l’omonima borsa Gucci Zumi, i ricordi sono come sogni; l’artista Ariana Papademetropoulos ritorna all’infanzia annusando la colonia del padre; per l’attore e musicista Stanislas Klossowski de Rola, i ricordi sono intangibili e ci investono all’improvviso.
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AL DI LÀ DEL PROIBITO... ...Nella notte buia di Givenchy
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usa de Givenchy L’Interdit, Rooney Mara invita a infrangere le convenzioni e a sperimentare il brivido della libertà. Audace nelle sue scelte cinematografiche, la talentuosa attrice ha sempre cercato di superare i propri limiti in numerose produzioni, dai film d’autore ai blockbuster hollywoodiani. Nel video pubblicitario girato da Todd Haynes per Givenchy, Rooney Mara supera il limite del proibito con grazia e impertinenza. AVVOLTA IN UN ABITO IN PIZZO NERO GIVENCHY HAUTE COUTURE IN CONTRASTO CON IL MOOD UNDERGROUND DELLA METROPOLITANA PARIGINA, SI RITROVA ALL’ALBA, ESALTATA E AFFASCINATA DAL RICORDO ANCORA VIVO DI UNA NOTTE TRASGRESSIVA. Todd Haynes e Rooney Mara avevano già lavorato insieme sul set di “Carol”, un film dal linguaggio cinematografico particolare, ma sorprendentemente in linea con ciò che Givenchy desiderava per lo spot de L’Interdit. Nell’audace campagna, Rooney esplora il proibito con una spiazzante fiducia in se stessa. Inizialmente la troviamo in un abito Haute Couture Givenchy in pizzo nero, annoiata in un elegante appartamento parigino. Poi la vediamo uscire alla ricerca di un anelito di libertà ed entrare in una stazione della metropolitana. Il contrasto tra il suo look e l’ambiente circostante è audace. Il suo approccio coraggioso nei confronti della vita la guida intenzionalmente verso una porta chiusa. Entra. Varca il limite. All’alba la nostra eroina emerge da questo luogo sconosciuto forte e serena. Armata solo della sua fragranza, la sua forza motivante. L’esperienza è una chiara affermazione di sé. Il visual design firmato David Sims e scattato nella metropolitana di Parigi cattura tutta la sicurezza e lo splendore dell’affascinante attrice.
Nella pagina a fianco, foto della campagna Givenchy L’Interdit. Courtesy of Givenchy.
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AMORE SENZA LIMITI è il claim di Tiffany & Co.
DA SEMPRE IL NOSTRO BRAND CELEBRA IL POTERE DELL’AMORE ETERNO IN TUTTE LE SUE FORME. LE NOSTRE NUOVE FRAGRANZE RIFLETTONO L’AMORE MODERNO E LE RELAZIONI AUTENTICHE CARATTERIZZATE DA FORZA, GIOIA E PROMESSE RECIPROCHE
Reed Krakoff, Chief Artistic Officer di Tiffany & Co.
Nella pagina a fianco, foto dal backstage della campagna. Courtesy of Tifany & Co.
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a campagna Tiffany & Love apre un nuovo capitolo della storia di Tiffany nel mondo della profumeria e simboleggia il romanticismo, la creatività e l’energia di New York. Ispirandosi alla visione di Reed Krakoff, la campagna illustra i molteplici modi in cui l’amore ci unisce e il modo personale di descrivere, esprimere e celebrare questo sentimento. La fotografa Cass Bird ha deciso di girare il video della campagna in bianco e nero sulle strade di New York per immortalare momenti di intimità di coppie autentiche, le cui mani si intrecciano a dimostrazione del loro amore. Per rappresentare questa idea di impegno, accettazione e unione, Tiffany eleva il logogramma “&”, che diventa simbolo delle relazioni che uniscono le persone. L’esclusiva maison ha scelto il produttore discografico Mark Ronson (fondatore dell’etichetta Zelig Records) e la cantautrice King Princess per realizzare un remake dell’ode all’amore “Happy Together” dei The Turtles, che accompagna il video della campagna pubblicitaria.
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IN GOUDE WE TRUST
L’ARTISTA E ACCLAMATO IMAGE-MAKER
JEAN PAUL GOUDE PRESENTA A MILANO UNA MOSTRA-APOLOGIA DELL’ECCEZIONALE RAPPORTO DI COLLABORAZIONE CHE LO LEGA ALLA MAISON CHANEL SIN DAGLI ANNI OTTANTA. CONCEPITA DALLO STESSO GOUDE COME AUTORE E CURATORE, VA IN SCENA NEGLI SPAZI DEL PALAZZO GIURECONSULTI FINO AL 31 DICEMBRE
Jean-Paul Goude, Vanessa Paradis per Coco Chanel, Parigi, 1992
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COURTESY CHANEL
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// BEAUTY
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olori accesi, cut-up (la pratica di tagliare le fotografie e ricomporle), esaltazione della sensualità, ma anche immagini piene di senso dell’umorismo. In un periodo in cui l’unico modello di bellezza era quello bianco, il decennio dorato degli anni Ottanta, Goude ritrasse moltissime donne nere e latine, da un lato trasformandole in caricature e ricevendo molte critiche, dall’altro contribuendo alla nascita di un nuovo canone estetico. Famosissimi i ritratti della modella e cantante Grace Jones, che Goude trasformò in un’icona dell’immaginario pop. Il fotografo, disegnatore e regista francese Jean-Paul Goude, nato nel 1940 nella periferia di Parigi, vanta una carriera punteggiata da grandi traguardi. Nel 1989 organizzò la coreografia della parata per i 200 anni della Rivoluzione francese a Parigi, e diresse molti spot pubblicitari diventati iconici come quello dei jeans Lee Cooper nel 1983, sulla colonna sonora della “Sagra della primavera” di Igor Stravinsky. Con Chanel intrattiene un rapporto di collaborazione che dura da molti anni, tuttora indimenticati gli spot con Vanessa Paradis in una gabbia per uccelli e quelli della fragranza Egoïste in cui un uomo combatte contro la sua ombra per appropriarsi del profumo. E ancora, la saga di Chance iniziata nel 2002 che arriva al culmine con la creazione del film “L’audizione di ballo”, un’installazione olografica animata dal titolo “Il genio di Coco Chanel” e una performance Fire Installation interpretata dal vivo da alcune ballerine. Oggi una mostra, concepita dallo
Jean-Paul Goude, Chanel N.5, Estella Warren. Parigi, 2000 Courtesy Chanel
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«LA PERSONALITÀ DI COCO CHANEL È COSÌ VIVA NEL MIO INCONSCIO CHE MI SEMBRA CHE LEI SIA SEMPRE PRESENTE E CHE IO STIA LAVORANDO PER IL SUO SPIRITO. ECCO SVELATO IL MOTIVO PER IL QUALE APPARE COSÌ SPESSO NELLE MIE FOTO, È COSÌ NATURALE PER ME» JEAN PAUL GOUDE
stesso Goude autore e curatore, si concentra sui principali progetti all’interno della sua collaborazione con Chanel e introduce alcune delle opere più importanti del suo personale percorso artistico. “In Goude We Trust” è suddivisa in tre sezioni. La prima, dedicata al suo lavoro con Chanel, presenta: i film di Goude, Égoïste nel 1990 e Coco nel 1992, nel quale Vanessa Paradis interpreta un uccellino in gabbia; la saga di Chance; un’installazione olografica animata dal titolo “Il genio di Coco Chanel, un estratto dello spettacolo creato nel 2001 per il lancio della collezione Chanel Haute Joaillerie, The Five Elements. La seconda sezione introduce le opere più emblematiche di Goude attraverso i diversi mezzi di espressione: film, immagini, disegni, ektachromes tagliati oltre a una selezione delle sculture luminose, esposte al Centre Pompidou di Parigi nel 2017. All’interno del percorso viene presentata al pubblico, per la prima volta, l’installazione intitolata “Notre Dame de St Mandé and the little people”. Nella terza e ultima sezione un mini-teatro integrato nella galleria presenta “So Far So Goude”, un film di 90 minuti che offre una panoramica delle ispirazioni e della carriera di Jean-Paul Goude, dagli esordi ai giorni nostri.
COURTESY CHANEL
Jean-Paul Goude, Chance: Le bowling, Chance Eau Tendre, Immagine finale, Parigi, 2015
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// BEAUTY
Dal 12 al 16 marzo l’evento top dell’industria cosmetica, Cosmoprof Worldwide Bologna, apre per la cinquantatreesima volta le sue porte. Anzi i suoi “garden”. Perché il percorso di formazione, condivisione e scoperta che caratterizza la fiera della bellezza di Bologna, si caratterizzerà attraverso giardini rinascimentali in cui si svilupperanno nuove relazioni, nuovi progetti, nuove prospettive. E si guarderà al prossimo futuro, indagando una visione del mondo del beauty per i prossimi dieci anni. L’edizione 2020 parte dal “Garden of Innovation” dove tre stazioni tematiche proporranno una visione dei trend, dei look e della beauty routine del prossimo futuro, attraverso la lettura di cambiamenti già in atto, dalle rivoluzioni della bio tecnologia all’evoluzione del rapporto uomo-ambiente:
“The Gardens of Trends” sarà l’installazione della quinta edizione di CosmoTrends, il progetto che svela le tendenze della manifestazione attraverso i prodotti lancio delle aziende espositrici, fornendo a operatori del settore e opinion leader gli strumenti per valutare la strategia più adatta per lo sviluppo del proprio business. “The Garden of Diversity” coinvolge invece Cosmopack, Cosmoprime e il padiglione Estetica&Spa, dando vita a un laboratorio sperimentale che parte dal padiglione 19 con la produzione live del progetto “Foundation for All”, che dimostra come dalle 6 nuance base del fondotinta si possano ottenere infinite sfumature adatte a tutti i toni di pelle – da testare poi nel padiglione 29. All’interno del Cosmoprime, nel padiglione 14, si potrà visitare The Shop, allestimento che esemplifica l’esperienza d’acquisto di “Foundation for All” all’interno del punto vendita. Prima di passare alle fragranze, poi, sempre nei padiglioni di Cosmopack 15 e 20, per il secondo anno, gli operatori potranno scoprire in anteprima tutte le tonalità di colore che caratterizzeranno l’industria della bellezza. L’ultimo, ma non per importanza, Garden è quello dedicato al mondo delle fragranze, “Garden of Fragrances”, dove la rivista internazionale Nez porterà a Bologna una personale interpretazione del profumo del 2030, attraverso percorsi olfattivi inediti, grazie alla collaborazione del Grand Musée du Parfum e all’intervento di scrittori e giornalisti che racconteranno alcuni scenari possibili. Sempre con uno sguardo alla sostenibilità, perché nel 2030 guideranno il business della bellezza quelle innovazioni e quelle tecnologie in grado di ridurre l’impatto ambientale del processo di produzione, trasformando gli “scarti” in risorse.
La bellezza guarda ai prossimi dieci anni e a Cosmoprof, la più importante manifestazione di settore, porta la visione del 2030. Un domani che già mostra oggi i suoi sviluppi possibili, all’insegna della sostenibilità e dell’eliminazione delle diversità
IL FUTURO È GIÀ QUI
“THE BIG PICTURE” ATTRAVERSO UNO SGUARDO SUL DECENNIO APPENA TRASCORSO PRESENTERÀ I GRANDI TREND DEL PROSSIMO DECENNIO; “A DAY IN LIFE 2030” IPOTIZZERÀ UNA GIORNATA TIPO IN QUELL’ANNO; INFINE “FACES OF THE FUTURE” IPOTIZZERÀ UNA SERIE DI LOOK.
COSMOPROF 124
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TRA L
Le montagne non sono
Assoluto l’
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
ma lo suggeriscono. Dall’Austria alla Svizzera alla Francia un Grand Tour tra le destination più esclusive delle Alpi
// UNIQUE MOUNTAIN
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ALPINE
PLEASURES
IN CHALET ESCLUSIVI, SUITE
PANORAMICHE E PRIVATE SPA, AL COSPETTO DELLE VETTE PIÙ SUGGESTIVE DELLE ALPI EUROPEE. LE SOSTE SELEZIONATE PER VIVERE SOFISTICATE ESPERIENZE
ALL‘INSEGNA DELLO SPORT, DELL’ECCELLENZA CULINARIA O DELLE BEAUTY EXPERIENCE PER TUTTO L’INVERNO D I A N TO N E L L A T E R E O
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// TRAVEL / AUSTRIA
L’arco alpino si proietta verso nuove avvincenti, golose, benefiche o curiose novità. Nel nome della sostenibilità la ricerca si orienta verso resort termali, chalet di grande charme e hotel dalle suite panoramiche, dove ricorre un’assoluta pace, per anima e corpo, condizione ideale capace di traghettare l’inverno in una dimensione di nuovo piacere. E le iniziative per vivere la stagione - fra Francia, Svizzera e Austria - rendono la scelta ardua, ma sempre all’insegna del meglio.
STANGLWIRT GOING AM WILDEN KAISER UN MANEGGIO PRIVATO E LA NUOVISSIMA DETOX LOUNGE
Una “destinazione” essa stessa, nei pressi delle piste da sci ai piedi del Wilder Kaiser ma configurata come private retreat nella natura che letteralmente la avvolge. Dalla lobby dell’hotel s’intravede il maneggio della proprietà con 26 destrieri di razza lipizzana, patrimonio della famiglia Hauser condiviso con gli ospiti migliori. Il ritocco più importante è la nuova SPA: oltre alle numerose zone umide (differenziate, per coppie o per famiglie) ospita la piscina salata privata più grande d’Europa per il wellness, completata da un’esclusiva Detox Lounge dove le pareti in lichene naturale stabilizzato donano benessere psicofisico a stretto contatto con la natura. Il signature treatment è quello di Barbara Sturm, beauty guru dello skincare più all’avanguardia nel jet set americano: l’Hollywood’s Secret per la massima pulizia ed idratazione anti-aging, regolarmente prenotato dai VIP, uno dei top Stangl-moments. A “destination” itself, near the ski slopes at the foot of the Wilder Kaiser, but literally configured as a private refuge in nature. From the hotel lobby guests can admire the property’s stables with 26 Lipizzan-bred steeds, patrimony of the Hauser family but shared with the best guests. The most important retouching is the new SPA: in addition to the numerous wet areas (differentiated, for couples or for families), it hosts the largest private saltwater pool in Europe for wellness, equipped with an exclusive Detox Lounge where the walls in natural lichen stabilized give the psychophysical well-being of being in close contact with nature. The signature treatment is that of Barbara Sturm, the most avant-garde beauty guru of skincare in all the in the American jet set: it’s the Hollywood secret for maximum cleansing and anti-aging hydration, regularly booked by the VIPs, one of the top Stangl-moments.
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// TRAVEL / AUSTRIA
ASTORIA RESORT SEEFELD IN TYROL PIERRE YVES ROCHON FIRMA IL RISTORANTE DER MAX E IL SALON FERDINAND Nella comunità tirolese con la più alta concentrazione di cinque stelle (dedicata a un lusso discreto) e dove lo sci di fondo conta 480 km di piste, il leggendario Astoria Resort presenta le sue novità stagionali. Il restyling segna la svolta voluta dall’archi-star Pierre Yves Rochon che firma un importante ritocco del ristorante Der Max. Nel cinque stelle superior, il ristorante sfrutta spazi ora più esclusivi, abbracciati da essenze di recupero dal grande effetto scenico. Nuances neutre anche nel nuovo Salon Ferdinand, anch’esso ristrutturato con tocchi design, così come di grande impatto (anche per i suoi 4.700 mq) il look dell’Astoria Alpin Aktiv Spa Chalet, lo spazio benessere cui si aggiunge un outdoor con laghetto e spiaggia alpina, perfetta anche con la neve per percorsi post sauna. L’atmosfera è pronta per la presentazione del libro celebrativo ”Miniature di Seefeld: Astoria - A Story a Legend“, un omaggio alla proprietà alberghiera della famiglia Gürtler diretta dalla sig.ra Elisabeth, grand dame dell’hôtellerie e già patronne dell’Hotel Sacher Wien.
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In the Tyrolean community with the highest concentration of five stars hotels (dedicated to discreet luxury) and where cross-country skiing has 480 km of dedicated slopes, the legendary Astoria Resort presents its seasonal innovations. The restyling marks the turning point desired by the arch-star Pierre Yves Rochon who signs an important retouching of the Der Max restaurant. In the five-star superior location, the restaurant exploits now more exclusive spaces, embraced by essences of recovery with a great scenic effect. Neutral nuances can also be found in the new Salon Ferdinand, also refurbished with touches of design. Of great impact (even for its 4,700 square meters) is also the look of the ASTORIA Alpin Aktiv SPA Chalet, the wellness space to which is added an outdoor with pond and Alpine beach, perfect even with snow for post-sauna paths. The atmosphere is ready for the presentation of the celebratory book “Miniatures of Seefeld: ASTORIA - A Story a Legend”, a tribute to the hotel property of the Gürtler family now directed by Ms Elisabeth, grand dame of the hotel and already patronne of the Hotel Sacher Wien.
KRUMERS ALPIN HOTEL & KRUMERS POST HOUSE HANNES SCHNEIDER SEEFELD IN TYROL STUBEN DEGUSTAZIONI PRIVATE IN CANTINA E 4 PIANI DI BENESSERE
STORIA E LEGGENDA IN UNA SOLUZIONE ESCLUSIVA
Il Krumers Post ha spazi da grand hotel e fra questi, completamente rinnovati su 4 piani, quelli nuovi per il benessere. Anche la cantina è di nuova generazione e ospita degustazioni private. Il gemello Krumers Alpin Resort dal canto suo avvia una lobby rinfrescata nei colori e con un ampio accesso diretto alla nuova Mountain Oasis SPA anch’essa di 4 piani, divisi per separare fitness, zone umide e wellness da trattamenti specifici, lasciando agli ospiti un solarium mozzafiato sul rooftop. A base di pino svizzero e argilla il trattamento top per il corpo: The power of Swiss Pine.
Nella casa natale della celebre sciatrice austriaca, l’atmosfera è del tutto unica. La gemma della collezione alberghiera di Kristiania Lech ha complementi artigianali e pezzi unici degli anni ’50, cornice al comfort proposto ad una dozzina di ospiti in tutto. Nei suoi 400 mq inclusi anche Cinema Room e kids area, living room, bagni privati e svariate camere doppie. Lo chef privato e i servizi esclusivi contemplati poi sono ideali per vivere lo sci in libertà, grazie al facile accesso alle piste che appassionano anche i free-riders.
The Krumers Post has grand-hotel-spaces and, among these, can be annumerated the new ones for wellness, on 4 completely renovated floors. The winery is also of a new generation and hosts private tastings. On the other hand, the twin Krumers Alpin Resort shows a lobby refreshed in colors and with a large direct access to the new Mountain Oasis SPA also of 4 floors, divided to separate fitness, wetlands and wellness areas from specific treatments, leaving guests with a solarium on the breath-taking rooftop. The top body treatment? The power of Swiss pine made from Swiss pine and clay.
In the birthplace of the famous Austrian skier, the atmosphere is quite unique. The gem of the hotel collection of Kristiania Lech has handcrafted accessories and unique pieces from the 1950s, a frame for comfort offered to maximum a dozen guests. In its 400 square meters are included the Cinema room and a kids area, living room, private bathrooms and several double rooms. The private chef and the exclusive services contemplated are then ideal for enjoying skiing in freedom, thanks to the easy access to the slopes that excite also the free-riders.
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// TRAVEL / FRANCIA
LE CHALET ZANNIER MÉGEVE SHABBY CHARME ON THE TOP
Fra legno e pietra, nel villaggio dell’Alta Savoia, si sviluppa questo boutique hotel capace di soddisfare la clientela più esigente e sognatrice con uno staff e un servizio top class, mantenendo lo stile sobrio e autentico della montagna. Al carattere immutato del suo concept quest’inverno si aggiunge però il ristorante, il bistro-chic La Ferme de mon Père, basato su proposte che declinano l’offerta di ristorante gourmet e wine bar nel mezzo del contesto montano. Per le 12 camere e suite la posizione ai piedi del Monte Bianco resta unica e si abbina perfettamente a proposte completamente personalizzate previste per la stagione ancora tiepida. Fra queste, particolari voli in elicottero fra le vette più alte d’Europa o con aerei privati, oppure in parapendio sulle piste da sci fino al romantico giro in mongolfiera all’alba, gustando una colazione con champagne fra panoramici luoghi con tour del tutto personalizzati.
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Between wood and stone, in the Haute-Savoie village, there is this boutique hotel able to satisfy the most demanding and dreamy clientele with a top class staff and services, while maintaining the sober and authentic style of the mountain. This winter, to the unchanged character of his concept is added however the restaurant, the bistro-chic La Ferme de mon Père, with a menu that declines the offer of both gourmet restaurant and wine bar in the middle of the mountain context. For the 12 rooms and suites that it accommodates, the position at the foot of the Mont Blanc remains unique and perfectly matches with completely personalized offers planned for the still warm season. Among these, special helicopter flights among the highest peaks in Europe or with private airplanes or paragliding on the ski slopes up to the romantic hot air balloon ride at dawn, enjoying a champagne breakfast among panoramic places with completely personalized tours.
AMAN LE MÉLÉZIN COURCHEVEL
CHEVAL BLANC COURCHEVEL
NATURAL SET UP PRIVILEGE
APERITIVI SULLE PISTE E LA CUCINA STELLATA DEL 1947
Solo 3 anni fa il completo rinnovo degli interni della perla alpina del gruppo Aman in Europa, in quello che sembra un castello francese ma accoglie solo 19 camere e suite di gusto ricercatissimo. Il nuovo bar, con la sua terrazza panoramica, resta la naturale espansione dell’area ristorante, adornato con le sculture di Roseline Granet. Su quattro piani, di cui due dedicati all’Aman SPA, uno spazio racchiude anche cinque spaziose treatment room, due double suites e una signature Thai massage suite, completa di hammam turco. Si aggiunge a questo la piscina di 14 metri e lo yoga studio. La proposta per il periodo invernale è quella del Ski & Spa Privilege Pass, un pacchetto esclusivo per tre, quattro o sei notti valido fino a Marzo 2020. Inclusi a scelta una sessione di yoga da 30 minuti al giorno, 50-minuti di massaggio olistico oppure altri 30 di trattamento personalizzato per ogni giorno di permanenza. In alternativa, per chi pratica sci l’offerta propone l’uso illimitato degli impianti.
Tra le gemme del LVMH Hotel Management, Courchevel 1850 propone 36 camere e suite del gioiello del gruppo nelle Trois Vallée. Dal prossimo 13 dicembre al 5 aprile, le porte della sontuosa maison si riaprono. Fra le splendide soluzioni, saranno disponibili anche le duplex suite che suggeriscono le soluzioni più indicate per chi cerca ambienti di classe, ma è su The Apartment e su The Chalet che cade la scelta se si cerca la vera ed esclusiva proposta de Le Cheval Blanc, attorniati da governanti e maggiordomi selezionati. Dotati di ogni comfort e con un’eccezionale vocazione al miglior alpine chic design, questi ambienti restano fra le migliori proposte. Stellato fra le vette è poi il ristorante Le 1947 at Cheval Blanc che rappresenta uno dei punti di forza per la gastronomia più attenta, curata sempre da Yannick Alléno. E, oltre ad aperitivi e canapés in igloo, per gli ospiti le migliori piste da sci o le passeggiate trainati da cani da slitta fino all’uscio dello chalet di charme.
Only 3 years ago, a complete renovation of the interior of the Alpine pearl of the Aman group in Europe took place in what looks like a French castle, only accommodating 19 rooms and suites of highest taste. The new bar, with its panoramic terrace, remains the natural expansion of the restaurant area, adorned with sculptures by Roseline Granet. On four floors, two are then dedicated to the Aman SPA, a space that also includes five spacious treatment rooms, two double suites and a signature Thai massage suite, complete with Turkish hammam. To all this, a 14-meter pool and a yoga studio are added. The proposal for the winter period is that of the Ski & Spa Privilege Pass, an exclusive package for three, four or six nights valid until March 2020. It includes a choice of a 30-minute yoga session a day, 50-minute massage holistic and other 30 of personalized treatment in each day of stay. Alternatively, for skiers, the package offers unlimited use of the facilities.
Among the gems of the LVMH Hotel Management, Courchevel 1850 offers 36 rooms and suites of the group’s jewel in the Trois Vallée. From next December 13th to April 5th, the doors of the sumptuous maison reopen. Among the splendid solutions, duplex suites will also be available suggesting the most suitable solutions for those seeking classy environments, but it is on The Apartment and on The Chalet that the choice falls if one seeks the true and exclusive proposal of Le Cheval Blanc, surrounded by house rulers and selected butlers. Equipped with every comfort and with an exceptional vocation for the best alpine chic design, these environments remain among the best proposals. The starred restaurant Le 1947 at Cheval Blanc among the peaks represents one of the strengths for its most selected gastronomy, always curated by Yannick Alléno. And in addition to aperitifs and canapés in igloos, for guests are available the best ski slopes or dog-drawn sled rides up to the door of the charming chalet.
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// TRAVEL / SVIZZERA
CHALET DALMORE CHAMONIX COMFORT E PRIVACY A DUE PASSI DAL MONTE BIANCO
Privacy e libertà a meno di 1Km dagli impianti di risalita sul Monte Bianco oltre che dal centro della world-class nightlife del luogo. La proposta di uno chalet d’incanto nel portfolio di Experience The French Riviera rappresenta il modo migliore per ospitare fino a 10 ospiti in esclusiva. Lo stile adottato mixa il calore del legno a quello di un’architettura più sobria e contemporanea, con complementi di pregio in ogni ambiente firmati L’Occitaine en Provence e Sonos Sound System. Oltre al living, sui livelli dello chalet si snodano ambienti dedicati al relax e l’entertainment, fra cui una sauna, spazi per trattamenti, sala cinema, oltre a 5 camere da letto e rispettivi bagni. Ampia la zona giorno, con caminetto ed inserti in essenze pregiate che abbraccia a 180° la vista verso l’esterno. Una cucina (con chef a disposizione degli ospiti) ospita cene intime o party fra amici. A un concept di estremo lusso si somma quello dell’esclusiva vista, anche sul rooftop dove si trova una vasca esterna di fronte al Monte Bianco.
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Privacy and freedom less than 1Km from the ski lifts on the Mont Blanc as well as from the centre of the world-class nightlife of the place. The proposal of a charming chalet in the Experience The French Riviera portfolio represents the best way to host up to 10 guests in exclusive. The style adopted mixes the warmth of wood with that of a more sober and contemporary architecture, with fine accessories in every room, detailed furniture and exclusive products offered by L’Occitaine and Sonos Sound System. In addition to the living, areas dedicated to relaxation and entertainment bloom through the floors of the chalet, including a sauna, treatment spaces, a cinema room, as well as 5 bedrooms and respective bathrooms. The living area is large, with a fireplace and precious wood inserts that embrace the view towards the outside at 180°. A kitchen (with chef at guests’ disposal) hosts intimate dinners or party with friends. The exclusive view is added to a concept of extreme luxury and continues also on the rooftop with an external pool towards the Mont Blanc.
MADEMOISELLE VAL D’ISÈRE
GRAND HOTEL QUELLENHOF & SPA BAD RAGAZ
L’OPENING CON IL TOP LUXURY BEAUTY BRAND DELLA VALLE
CLAUDIO CARBONE FIRMA IL RESTYLING TRA ACQUE TERMALI
Dopo le altre due del gruppo Airelles Collection, tocca alla Val d’Isère divenire protagonista con Mademoiselle, il cinque stelle che aprirà il primo dicembre. All’insegna dell’esclusività, il boutique hotel conta 41 chiavi fra cui 9 suite e le 5 Penthouse con maggiordomo che restano fra le più attese. Il richiamo è a un antico castello, con terrazze e balconate vista montagne e decor con opere uniche (non meno di 4000 pezzi). La splendida SPA interna conta 1200 mq, utilizza prodotti Guerlain e propone trattamenti da effettuare nella propria suite o nelle 6 sue cabine dedicate. Una galleria per lo shopping firmato poi propone griffe come Brunello Cucinelli e Moncler, mentre l’hair styling è di Christophe Nicolas Biot.
Fresco di riapertura (dal primo luglio 2019) la struttura Leading Hotels of the World ha tre nuove fontane termali. L’acqua ricorre anche nella lobby per volere dell’architetto Claudio Carbone grazie a 2500 sfere che sembrano bolle d’acqua sospese. Rivisitata anche l’offerta per l’ospitalità più alta: nasce la King Suite che si aggiunge a una Royal Suite oltre alla Penthouse Suite, alla Presidential Suite e all’Imperial Suite. Nel nuovo hotel poi, due nuovi ristoranti, completamente ripensati, dove Chef Sven Wassmer curerà “Memories” e “Verve by Sven” piatti signature del locale.
After the other two in the Airelles Collection group, it is up to Val d’Isère to become the protagonist with Mademoiselle, the five-star hotel that will open next December 1st. In the name of exclusivity, the boutique hotel will have 41 keys including 9 suites and 5 Penthouse with butler that are among the most awaited. The reference is to an ancient castle, with terraces and balconies with mountain view and decoration of unique works (not less than 4 thousand pieces). The splendid internal SPA counts 1200 square meters with Guerlain products and treatments to be performed in your own suite or in its 6 dedicated cabins. A designer shopping gallery then proposes designer labels such as Brunello Cucinelli and Moncler, while the hair styling is by Christophe Nicolas Biot.
Fresh from reopening (from July 1st, 2019), the Leading Hotels of the World structure has three new thermal fountains. Water also appears in the lobby at the behest of the architect Claudio Carbone: 2500 spheres that seem to be suspended water bubbles. The offer for higher hospitality is also revisited: the King Suite is born which is added to a Royal Suite and to the Penthouse Suite, the Presidential Suite and the Imperial Suite. Then in the new hotel, two new restaurants, completely redesigned, where Chef Sven Wassmer will curate “Memories” and “Verve by Sven”, signature dishes of the restaurant.
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// TRAVEL / SVIZZERA // TRAVEL / SVIZZERA
W VERBIER BAGNES DOVE L’HAUTE CUISINE SARÀ (ANCORA) DI CASA
Secondo il General Manager Pierre-Henri Bovsovers «Sarà un’altra grande stagione, ospiti e visitatori avranno l’opportunità di vivere vari favolosi eventi, speciali serate con proposte culinarie uniche e nuove esperienze ad alta quota». Il gioiello dell’Autograph Collection mostra le novità, fra cui la “Presidential Wow” con la spettacolare vista a 180 gradi sulle vette. Fra le serate in calendario quella della kermesse gastronomica Haute Cuisine 5.0, dall’1 al 4 aprile 2020, evento esclusivo con 10 famosi chef al lavoro per cene d’eccellenza… comme d’habitude.
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According to General Manager Pierre-Henri Bovsovers “It will be another great season, guests and visitors will have the opportunity to experience various fabulous events, special evenings with unique culinary proposals and new high-altitude experiences”. The jewel of the Autograph Collection shows its novelties, including the “Presidential Wow” suite with the spectacular 180-degree view of the peaks. Among the evenings on the calendar is the gastronomic kermess Haute Cuisine 5.0, from 1st to 4th April 2020, an exclusive event with 10 famous chefs working for excellent dinners… comme d’habitude.
TSCHUGGEN GRAND HOTEL AROSA
FOUR SEASONS HOTEL DES BERGUES GINEVRA
L’IDEA ESCLUSIVA DI UNA PRIVATE MOUNTAIN
AL VIA I NUOVI TRATTAMENTI SKINCARE FIRMATI DR. BURGENER
Per il decimo anno consecutivo si rinnova lo speciale cadeau che l’hotel riserva ai suoi migliori clienti: tre giorni prima dell’apertura al pubblico, torna l’idea di una Private Mountain, quella più esclusiva. Solo selezionati clienti potranno avere la possibilità di godere dei servizi dell’hotel (curato per gli interiors da Carlo Rampazzi) in anteprima e con un programma tutto speciale. Si inizia nella serata del 28 novembre, con un opening party a base di pregiati vini, fonduta e live music. Si prosegue poi fino al 30 con il programma dell’Anniversary Edition, durante il quale gli ospiti potranno godere di speciali iniziative, come le discese in compagnia di Didier Cuche, campione mondiale dello sci nonché Head brand ambassador (per tutti gli ospiti ski-fit incluso firmato Head, sponsor dell’iniziativa), esclusivi apres-ski party sulle piste nelle varie giornate e momenti di catering con champagne e waffles al cospetto di un versante dell’Hörnli e del Lenzerheide, con uso esclusivo del Tschuggen Express. Poi, dal primo dicembre, al via la stagione bianca per tutti.
La novità per questo Four Seasons, uno dei più ricercati in quota, è tutta nella SPA: l’annuncio-novità per la stagione è quello che riguarda la partnership con il brand Dr. Burgener, marchio ventennale nella cura del viso, da ora anche nella struttura di Ginevra. Per la stagione fredda infatti, The SPA Mont Blanc proporrà un nuovo speciale Mont Blanc Inspiration Treatment with Swiss Alps Crystals & Edelweiss ovvero quasi un’ora di ritual facciale preceduto da mezz’ora di massaggi con il signature treatment della Spa Mont Blanc.
Even for this 10th year, the special gift that the hotel reserves for its best customers is renewed: three days before the opening to the public, only for the most affectionate ones, is the idea of a Private Mountain, the most exclusive experience. Only selected customers will have the opportunity to enjoy the services of the hotel (with interiors designed by Carlo Rampazzi) in preview and with a very special program. It starts in the evening of November 28th, with an opening party based on fine wines, fondue and live music. Then the event continues until the 30th with the Anniversary Edition program, during which guests can enjoy special initiatives, such as descents in the company of Didier Cuche, world champion of skiing and HEAD brand ambassador (for all guests, ski-fit included signed HEAD, sponsor of the initiative), exclusive après-ski parties on the slopes in the various days and moments of catering with champagne and waffles in the presence of a slope of the Hörnli and the Lenzerheide, with exclusive use of the Tschuggen Express. Then, from December 1st, the white season starts for everyone.
The novelty for this Four Seasons, one of the most recherché at high altitudes, is all in the SPA: the news-announcement of the season is the one concerning the partnership with the brand Dr. Burgener, a twenty-year old brand in face care, from now also available in the Geneva facility. For the cold season, in fact, The SPA Mont Blanc will offer a new special Mont Blanc Inspiration Treatment with Swiss Alps Crystals & Edelweiss, that is to say almost an hour of facial ritual preceded by half an hour of massages with the signature treatment of the Mont Blanc Spa.
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// TRAVEL / SVIZZERA
7132 HOTEL & HOUSE OF ARCHITECTS VARS CONCENTRATO DI DESIGN ED ECCELLENZA Un progetto unico quello che accosta il cinque stelle 7132 Hotel e House of Architects by 7132 nella splendida vallata di Vars. L’hotel, già fra i Preferred Hotels & Resorts, l’unico in Svizzera ad avere un elicottero di proprietà per i transfer dei clienti, sfodera tre open space Penthouse da 90mq, firmate dall’archistar Kengo Kuma, con vista panoramica e dal tratto rigoroso e contemporaneo, oltre a un servizio di altissimo livello. Nelle Junior SPA Suite invece, bagno turco e complementi di design internazionale. Alla cantina - che conta oltre 8 mila bottiglie fra cui selezionati Bordeaux - si abbina la cucina stellata di Mitja Birlo nel restaurant gourmet “Silver” (giunto a 18 punti Gault&Milieu proprio ai primi di ottobre 2019). L’ospitalità include anche le prestigiose terme di Vals, reinterpretate dal designer Peter Zumthor, che ha cesellato 60.000 lastre di quarzite locale per l’iconico complesso wellness. In House of Architects by 7132 la proposta si declina invece in soluzioni che portano le firme di Tadao Ando, Kengo Kuma, Peter Zumthor e Thom Mayne per l’ospite della località grigionese, fra le mete che meglio interpretano un quotatissimo lusso low profile.
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An unique project that brings together in the splendid Vars valley the 7132 Hotel and the House of Architects by 7132. The hotel, already among the Preferred Hotels & resorts and the only one in Switzerland to have a helicopter owned for customer transfers, is unveiling three 90sqm Penthouse open spaces by Kengo Kuma, with a panoramic view and a rigorous and contemporary trait, in addition to a very high level service. In the Junior SPA Suites instead, guests will find Turkish bath and international design complements. The cellar – which has over 8 thousand bottles, especially selected Bordeaux – combines the starred cuisine of Mitja Birlo in the “Silver” gourmet restaurant (which gained 18 Gault & Milieu points in early October 2019). Hospitality also includes the prestigious Vals spas, reinterpreted by the designer Peter Zumthor, who has chiselled 60,000 slabs of local quartzite for the iconic wellness complex. In House of Architects by 7132 the proposal is instead made up of solutions that bear the signatures of Tadao Ando, Kengo Kuma, Peter Zumthor and Thom Mayne for the guest of the resort, among the destinations that best interpret a very high-quality low profile luxury.
Sopra, la firma di Kengo Kuma per una delle esclusive camere in House of Architects by 7132. Qui sotto, un angolo cozy della terrazza del cinque stelle 7132. Nella pagina sinistra, l’impianto termale in quarzite nell’hotel 7132, firmato da Peter Zumthor e, a fianco, una delle tre Penthouse disegnate dallo stesso archistar.
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// SAVE THE DATE
SERIES APPOINTMENTS TOP
ALPS CUP 2019 BY MILLEMIGLIA Al via la prima edizione invernale fra valli innevate di Italia, Svizzera, Austria e Germania. In 4 tappe, che segnano una pista fra 15 passi alpini, la manifestazione è fissata con inizio il 4 dicembre e un itinerario che porterà gli appassionati delle quattro ruote d’epoca da Brescia, proseguendo per la serata del 5 a Seefeld in Tyrol, fino a St. Moritz. Sarà poi la volta della Valtellina, con arrivo il 7 dicembre a Ponte di Legno, traguardo finale di un itinerario che proclamerà il vincitore assoluto al Passo del Tonale, con una cerimonia di premiazione a 2.585 metri, sul Ghiacciaio del Presena. 100 le vetture ammesse.
The event starts its first winter edition in the snow-covered valleys of Italy, Switzerland, Austria and Germany. Articulated in 4 stages, which mark a path among 15 Alpine passes, the competition is set to begin on December 4th, and its itinerary will bring the vintage four-wheel enthusiasts from Brescia up to in St. Moritz, passing through Seefeld in Tyrol for the evening of the 5th. It will then be the turn of the Valtellina, arriving on 7th December in Ponte di Legno, the final destination of an itinerary that will proclaim the overall winner at Passo del Tonale, with an award ceremony at 2,585 meters height, on the Presena Glacier. There will be 100 cars admitted.
THE 27TH ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL Puntuale e charmant nella sua cornice engadina, dal 31 gennaio all’8 febbraio torna il St. Moritz Gourmet Festival, ormai alla sua 27esima edizione. La kermesse culinaria di maggior richiamo e con la più alta partecipazione di chef stellati della stagione resta di forte richiamo per cultori, operatori e ospiti selezionati, resi partecipi fra eventi pomeridiani e serali presso il Grand Hotel des Bains Kempinski St. Moritz, il Kulm Hotel, il Badrutt’s Palace Hotel e molte altre importanti strutture d’eccellenza. Informazioni su: Stmoritz-gourmetfestival.ch. The gastronomic Festival of St. Moritz, now at its 27th edition, returns punctual and fascinating in its Engadin setting, from January 31st to February 8th, 2020. Being the most popular culinary festival and with the highest participation of star chefs, it remains a strong attraction for enthusiasts, operators and selected guests, who become participants of afternoon and evening events at the Grand Hotel des Bains Kempinski St. Moritz, at the Kulm Hotel, at the Badrutt’s Palace Hotel and many other important facilities of excellence. Information on stmoritz-gourmetfestival.ch.
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BMW MEGÈVE WINTER GOLF CUP 2020
La prossima edizione sarà storica, poiché sarà la numero XX. Due decadi infatti sono trascorse da quando il golfista Philippe Guilhem s’innamorò di Megève, ed essendo appassionato di golf come di montagna, ebbe l’idea di un esclusivo torneo a Golf du Mont-d’Arbois, sulla neve.
The next edition of the cup will be historical, since it will be the twentieth. Two decades have in fact passed since the golfer Philippe Guilhem fell in love with Megève and being fond of golf as of mountain he had the idea of an exclusive golf tournament in Mont-d’Arbois, on the snow.
TECNICHE, GREEN E STILE SI RIVOLUZIONANO IN UNO SCENARIO COME POCHI ALTRI, CAPACE DI RENDERE ANCOR PIÙ AVVINCENTE QUESTO SPORT. QUELLO CHE RESTA UNO DEGLI APPUNTAMENTI PIÙ ORIGINALI DEL PANORAMA ALPINO QUEST’ANNO SI TERRÀ DAL 30 GENNAIO AL 2 FEBBRAIO 2020, ATTIRANDO L’ATTENZIONE DI GOLFISTI ATTENTI AGLI EVENTI PIÙ SUGGESTIVI DEL CIRCO BIANCO.
TECHNIQUES, GREENS AND STYLE ARE REVOLUTIONIZED IN A SCENARIO LIKE FEW OTHERS, CAPABLE OF MAKING THIS SPORT EVEN MORE EXCITING. ONE OF THE MOST ORIGINAL APPOINTMENTS OF THE ALPINE PANORAMA WILL TAKE PLACE FROM JANUARY 30TH TO FEBRUARY 2ND, 2020, ATTRACTING THE ATTENTION OF GOLFERS PASSIONATE OF THE MOST SUGGESTIVE EVENTS.
Con la partecipazione di numerosi sponsor e nella cornice di una delle località svizzere più esclusive, anche in questa storica edizione promette di divertire ed appassionare. Informazioni e dettagli sono su Bmwwintergolf.com
With the participation of numerous sponsors and in the setting of one of the most exclusive Swiss locations, even in this historic edition the cup promises to entertain and excite. Information and details are on Bmwwintergolf.com
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La bellezza dell’ospitalità italiana è tutta qui: nella maestosità del Monte Bianco, nell’incanto del mare di Sardegna, nel benessere delle terme in Toscana. Ti aspettiamo. Con tutta la nostra passione.
CLUB M N Assoluto
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Auto affascinanti, oggetti del desiderio che scandiscono il tempo di chi sa scegliere e yacht innovativi per l’uomo che ama esplorare
A CURA DI ENRICO CAMMAROTA
// NEW PROJECT
MIDO COLLECTION A TRIBUTE
LA NUOVA CAPSULE PER IL 75ESIMO ANNIVERSARIO DELLA COLLEZIONE OCEAN STAR
UNO TRA I MARCHI PIÙ ICONICI DELL’OROLOGERIA SVIZZERA, FAMOSO PER LE SUE TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA IMPIEGATE SU SEGNATEMPO IMPERMEABILI E AFFIDABILI, OGGI, IN OCCASIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA CELEBRE COLLEZIONE OCEAN STAR, RINNOVA LA LINEA IN UNA VERSIONE TRIBUTO ANCORA PIÙ INNOVATIVA
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ranz Linder, il Presidente di Mido introduce così la speciale edizione Ocean Star Tribute che rende omaggio alla sua iconica collezione di orologi subacquei, presentata in anteprima durante la finale della Red Bull Cliff Diving World Series 2019 di Bilbao, di cui Mido è Official Performance Partner. Uno spettacolo affascinante dove 14 tuffatori si sono lanciati dal ponte La Salve, da una piattaforma 27 metri al di sopra del fiume, davanti allo spettacolare Guggenheim Museum. «DA 75 ANNI LA COLLEZIONE OCEAN STAR È SINONIMO DI IMPERMEABILITÀ. NELLA SUA COSTANTE RICERCA DI INNOVAZIONE, MIDO HA SEMPRE SVILUPPATO TECNOLOGIE NUOVE E SPESSO ALL’AVANGUARDIA, AL FINE DI OFFRIRE OROLOGI IMPERMEABILI E AFFIDABILI. QUALE LUOGO MIGLIORE DELLA CITTÀ DI BILBAO, AFFACCIATA SULL’OCEANO E FAMOSA PER IL SUO MONUMENTALE GUGGENHEIM MUSEUM, PER RENDERE OMAGGIO A QUESTA COLLEZIONE ACQUATICA E ALLA FILOSOFIA MIDO, ‘INSPIRED BY ARCHITECTURE’». Già negli anni ‘30 Mido ha inventato il rivoluzionario sistema Aquadura, una tradizione che si perpetua oggi con l’Ocean Star Diver 600, impermeabile fino a 60 bar (600 m/1,968 ft) e dotato di valvola per la fuoriuscita dell’elio. I nuovi Ocean Star Tribute sono dotati del Calibro 80, un movimento automatico all’avanguardia che garantisce una riserva di carica fino a 80 ore. Il tocco finale, che non mancherà di conquistare gli amanti dei dettagli, è la stella marina, storico simbolo dell’Ocean Star, che decora il fondello. Ognuna di queste edizioni speciali è presentata in un’apposita scatola e corredata da un cinturino supplementare.
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Nella foto due orologi MIDO automatico calibro 80
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// INTERVIEW
BUGATTI LUSSUOSA
SPORTIVITÀ CHI SCEGLIE BUGATTI LO FA PERCHÉ DESIDERA L’AUTOMOBILE PER ECCELLENZA, SENZA DOVER SCEGLIERE TRA PRESTAZIONI E COMFORT. È COSÌ DA CENTODIECI ANNI. DI PASSATO, PRESENTE E FUTURO CI PARLA IL SUO PRESIDENTE, STEPHAN WINKELMANN DI ALFONSO RIZZO
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// INTERVIEW
Le moderne Bugatti fondono sapientemente la sportività estrema con un comfort fuori dal comune. Nell’anno del 110° anniversario il marchio alsaziano del Gruppo Volkswagen tiene fede alle promesse fatte e presenta due serie speciali, preparandosi per un futuro degno del retaggio del passato. Alla guida, Stephan Winkelmann, già artefice della rinascita di Lamborghini e della trasformazione di Audi Sport. E un nuovo modello Bugatti più sfruttabile nella quotidianità potrebbe rinnovare i fasti del prestigioso marchio italo-francese. ___Dalla Fiat in Germania alla Bugatti a Molsheim, passando per Lamborghini e Audi Sport. Come si gestisce un marchio così prestigioso? Venendo da Fiat Auto conoscevo perfettamente la struttura aziendale italiana e in Lamborghini ho trovato un ambiente molto simile. Lì ho imparato il lavoro del manager dell’automobile a 360° a livello mondiale: dal commerciale, che già conoscevo, alla produzione, passando per la ricerca e lo sviluppo. Ho anche imparato l’approccio al cliente specifico di questo tipo di prodotti. In Audi ho lavorato molto sul marchio trasformandolo da “Audi quattro” ad “Audi Sport” ed ho ampliato la gamma prodotti con le derivate come già avevo fatto a Sant’Agata Bolognese. Avere adesso l’opportunità di lavorare per il marchio più prestigioso al mondo rappresenta una sfida professionale entusiasmante. Bugatti è un marchio di nicchia e per quasi quarant’anni è sparito dal mercato e questo pesa parecchio sulla notorietà dell’azienda per cui il lavoro sul marchio è forse il più importante. Un lavoro che passa anche attraverso il prodotto: si spiegano così le derivate della Chiron che abbiamo lanciato. ___Avrebbe senso affiancare alla Chiron un secondo modello? L’idea di ampliare la gamma in futuro con un secondo modello è sempre attuale. L’assetto del Gruppo è in costante evoluzione e non tutti i progetti si possono realizzare in tempi brevi. Per il momento, tutte le attività che abbiamo avviato in favore della marca stanno portando i frutti sperati e quindi continueremo a chiedere il via libera per un secondo modello.
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BUGATTI È IL LABORATORIO IDEALE PER PRODUZIONI LIMITATE, PER SPERIMENTARE MATERIALI SPECIFICI COME IL MAGNESIO E LA FIBRA DI CARBONIO.
Nella pagina sinistra la Bugatti Centodieci Qui: Stephan Winkelmann, presidente di Bugatti
NON SARÀ IMPORTANTE ESSERE I PRIMI AD ADOTTARE UNA DETERMINATA TECNOLOGIA, MA BISOGNERÀ ESSERE I MIGLIORI NELL’APPLICARLA.
Anche alla Lamborghini il percorso di approvazione del progetto Urus è stato lungo e tortuoso, ma ora i benefici di questo terzo modello sono evidenti. ___In che misura Bugatti svolge un ruolo pioneristico nell’ambito del Gruppo Volkswagen? Bugatti è il laboratorio ideale per produzioni limitate, per sperimentare materiali specifici come il magnesio e la fibra di carbonio, lo studio sulla qualità delle superfici, ma cerchiamo comunque di avere un approccio dedicato al prodotto esclusivo che vogliamo proporre. Il cliente ci chiede di non condividere con gli altri marchi del Gruppo. Alcune componenti sono in comune perché permettono di mantenere un elevato livello di qualità costruttiva, ma si tratta di parti non visibili al cliente. ___Cosa cerca il cliente in Bugatti? Chi compra una Bugatti solitamente non è il manager dell’azienda, ma il proprietario. Per queste persone Bugatti rappresenta il coronamento di un sogno, il culmine della piramide dell’automobile: chi compra una Bugatti lo fa perché vuole l’Automobile per eccellenza, una macchina di un altro mondo. Le auto eleganti e lussuose sono confortevoli; le super sportive sono veloci. Bugatti si sceglie per la storia del marchio e per la dualità che soltanto la Veyron prima e la Chiron adesso sanno offrire: sportività e comfort insieme a un livello ineguagliato. ___L’industria dell’automobile va sempre più verso la condivisione, l’elettrificazione, la digitalizzazione e la guida autonoma. Come si declina questa strategia per il marchio Bugatti? Non credo che la condivisione possa interessare i nostri clienti. La guida autonoma la vedo in un futuro medio-lontano. Per quanto riguarda la digitalizzazione faremo il necessario, anche se non rappresenta un elemento fondamentale per chi, come i nostri clienti, percorre in media 2000 km l’anno. Non si usa una Bugatti per spostarsi da A a B, ma per il piacere di guidarla da A ad A. L’elettrificazione può essere un’opportunità per il
secondo modello – se mai lo faremo – perché dovrà assolvere al ruolo di auto per tutti i giorni. Non sarà importante essere i primi ad adottare una determinata tecnologia, ma bisognerà essere i migliori nell’applicarla per soddisfare le richieste dei clienti. ___Quanto è importante l’heritage? L’heritage è molto importante per un marchio come Bugatti che vive ancora sul mito degli anni ’20 e ’30. C’è poi un vuoto di quarant’anni per arrivare al periodo italiano di Campogalliano alla fine degli anni ’80 e poi l’arrivo del Gruppo Volkswagen negli anni ’90. Nell’anno del 110° anniversario stiamo facendo rivivere la storia: abbiamo cominciato con “La Voiture Noire” che celebra la famosa Type 57 SC Atlantique, definita l’auto più bella di sempre, andata persa durante la II Guerra Mondiale e mai ritrovata: una one-of-one presentata a Ginevra a 11 milioni di euro. Ad agosto abbiamo invece voluto celebrare la EB 110 realizzata durante l’intermezzo italiano – un’auto all’avanguardia per il suo tempo – con la Centodieci presentata a Pebble Beach. Ne produrremo soltanto dieci, già tutte vendute al prezzo di 8 milioni di euro più tasse. ___Come si immagina la Bugatti fra 10 anni? Sogno una marca che disponga di due modelli: uno fedele al posizionamento del marchio, come la Chiron o le sue eredi future; e uno più utilizzabile quotidianamente, pur restando ineguagliabile nel suo segmento ed esprimendo tutto il DNA di un’autentica Bugatti. Non credo sarà un Suv, ma certamente un’auto originale e inimitabile anche se, al momento, non abbiamo il nulla osta per sviluppare un secondo modello. Parallelamente vedo crescere il valore e la popolarità del marchio, nel segno della tradizione. Ferdinand Piech è stato l’artefice della rinascita di Bugatti. Cosa cambia ora che non è più tra noi? Nella routine quotidiana non cambia nulla. Piech era “soltanto” un cliente e non ricopriva più alcun incarico nel Gruppo Volkswagen. Naturalmente ha avuto un ruolo immenso nella storia del nostro marchio. Senza di lui, probabilmente Bugatti non esisterebbe più al giorno d’oggi.
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V8 LA BERLINETTA TRIBUTO AL
DA RECORD
L’ULTIMA SPORTIVA CON MOTORE CENTRALE-POSTERIORE FROM MARANELLO È LA PIÙ POTENTE MAI PRODOTTA IN SERIE – FORSE L’ULTIMA NON ELETTRIFICATA. CELEBRA L’ECCELLENZA ARTIGIANALE DI ESPERTI MOTORISTI E LA COMPETENZA TECNOLOGICA DI TECNICI CHE IL MONDO INTERO CI INVIDIA DI ALFONSO RIZZO
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// SUPER CAR
Per apprezzare fino in fondo la qualità costruttiva di un motore Ferrari bisogna costruirne uno. È proprio quello che la casa del Cavallino ci ha invitato a fare nel suo stabilimento di Maranello, lì dove nasce la magia del V8 più premiato della storia. Ci siamo cimentati con bielle, alberi a camme, spinotti, candele, testate e basamenti nell’opera che tutti i giorni gli addetti Ferrari svolgono – rigorosamente a mano e con tanta passione – per assemblare questi gioielli della tecnica motoristica. Soltanto mettendoci le mani in prima persona si può apprezzare la cura del dettaglio e l’attenzione maniacale che viene riposta nei più piccoli dettagli per fare di ogni propulsore un vero e proprio generatore di piacere, uno di quelli che ti fa stampare il sorriso in faccia quando affondi il piede sull’acceleratore della berlinetta del Cavallino. Sono ormai quarant’anni che la Ferrari produce auto sportive con motore a otto cilindri, sin dalla prima biposto con motore centrale-posteriore:
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la 308 GTB del 1975. La 360 Modena del 1999 fu la prima con il telaio completamente di alluminio, la F430 del 2004 introdusse il «Manettino» ed il differenziale elettronico e la 488 GTB di quattro anni fa è stata la prima con il turbo, ma senza il fastidioso «turbo lag», quel tipico ritardo dei motori sovralimentati tra l’impartizione dei comandi e la reazione della meccanica. Da allora, il V8 Ferrari è risultato il miglior otto cilindri al mondo e proprio per celebrare le quattro vittorie consecutive del prestigioso premio internazionale «International Engine of the Year» (dal 2016 al 2019), Ferrari ha voluto battezzare la sua nuova sportiva a motore centrale-posteriore: F8 Tributo. Un vero e proprio “tributo” all’otto cilindri a “V” messo in bella mostra sotto la protezione in Lexan, un policarbonato trasparente tanto resistente agli urti quanto alle elevate temperature, come quella utilizzata originariamente sulla mitica F40. La F8 Tributo sostituisce la 488 GTB adottando il motore V8 Ferrari più potente
UN VERO TRIBUTO ALLA PERFEZIONE COSTRUTTIVA DI UNA MACCHINA
CAPACE DI SUSCITARE EMOZIONI UNICHE,
CON UN COMFORT CHE NON TI ASPETTI DA UNA BIPOSTO SPORTIVA
di sempre e portando l’esperienza di guida ad un nuovo livello di comfort. Giudicato anche il miglior V8 degli ultimi vent’anni, da quando cioè esiste il premio, il motore in dotazione alla F8 Tributo eroga 720 CV a 8.000 giri/ minuto. Ma è la potenza specifica (da record) di 185 CV/litro che lo rende il V8 più prestazionale di sempre per una Ferrari prodotta in serie. Rispetto alla 488 GTB, la F8 Tributo è migliore sotto ogni prospettiva: oltre 50 CV in più, 40 kg in meno e un’efficienza aerodinamica migliorata del 10 percento. Tutta l’elettronica di controllo della dinamica di guida è stata aggiornata, compreso l’SSC (Side Slip Angle Control) evoluto alla versione 6.1 facendo dell’ultima nata di Maranello un vero parco divertimenti anche per quei guidatori che non sono andati a scuola di drifting. La coppia massima è cresciuta a tutti i regimi, fino ai 770 Nm di picco erogati già a 3.250 giri/minuto. Ciò significa che appena si sfiora il pedale del «gas», come dicono in Romagna, la F8 Tributo ti catapulta in un toboga di
emozioni sensoriali che non ti permettono nemmeno di cambiare le marce tanto è veloce la salita della lancetta dei giri tra una marcia e l’atra. Il turbo che sovralimenta il motore si sente quando la schiena si appiccica al sedile in accelerazione, ma inganna l’orecchio con un sound che fa quasi pensare ad un aspirato. Per la F8 Tributo Ferrari ha utilizzato come base di partenza il motore della 488 Pista, già profondamente modificato rispetto a quello della 488 GTB con oltre la metà delle componenti specifiche. La sfida è stata duplice: da un lato mantenere inalterate le performance raggiunte con la 488 Pista, dall’altro fornire prestazioni e sound unici rispettando allo stesso tempo nuovi regolamenti su emissioni e acustica, sempre più stringenti. Per tirar fuori quei 50 cavalli in più rispetto alla 488 GTB, la nuova linea d’aspirazione è di diretta derivazione dalla 488 Challenge, la versione da corsa che centinaia di gentlemen driver portano in pista tutti
In queste pagine, Ferrari F8 Tributo
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// SUPER CAR
i fine settimana. Il motore della F8 Tributo eredita dalla 488 Pista efficaci soluzioni di alleggerimento, che permettono di ridurre il peso del motore di 18 kg rispetto alla 488 GTB: bielle in lega di titanio, nuovi alberi a camme e volano bimassa, valvole di titanio cave, catalizzatori più compatti e collettori di aspirazione e scarico ottimizzati. Anche in questo caso è stato fondamentale lo sviluppo congiunto con il mondo delle competizioni: tutti i principali componenti alleggeriti derivano dalla Ferrari 488 Challenge o dalla Formula 1. Oltre all’aumento della potenza, la F8 Tributo presenta un netto miglioramento rispetto alla 488 GTB in termini di guidabilità e fruibilità delle performance. Diversi sono i contenuti prestazionali introdotti, tra i quali una riserva di boost che consente tempi di risposta ancora più immediati nella guida sportiva al limite, migliorando reattività e prestazioni e rendendo disponibile quasi istantaneamente la totalità della potenza utile. L’Adaptive Performance Launch ottimizza l’erogazione della coppia in funzione dell’aderenza del fondo stradale, riducendo al minimo lo slittamento delle ruote e massimizzando l’accelerazione. NON ULTIMO, LA STRATEGIA “WALL EFFECT” SUL LIMITATORE DI GIRI RAPPRESENTA UN ALTRO PASSO AVANTI VERSO L’ESTREMIZZAZIONE DELLE PRESTAZIONI. LA NUOVA STRATEGIA PORTA IL MOTORE A RAGGIUNGERE IL REGIME MASSIMO NON PIÙ CON UN CONTROLLO GRADUALE DEL LIMITATORE BENSÌ TAGLIANDOLO SULLA SOGLIA LIMITE DI 8.000 GIRI, MASSIMIZZANDO LA DISPONIBILITÀ DELLA POTENZA IN USO E MIGLIORANDO IL TEMPO SU GIRO. Si conferma anche per questo modello la strategia del Variable Torque Management Ferrari. Per adattarsi allo spirito sportivo della vettura, tutte le marce raggiungono la coppia massima ad alti regimi, per una sensazione di allungo continuo fino alla zona rossa del contagiri. Le prestazioni assolute sono significativamente più elevate rispetto alla 488 GTB, grazie all’aumento di potenza, alla riduzione del peso e al miglioramento del coefficiente aerodinamico. Il volante con corona di diametro ridotto e il nuovo sistema di attuazione Ferrari Dynamic Enhancer Plus (integrato nel SSC) sono soltanto alcuni degli accorgimenti che rendono queste straordinarie prestazioni fruibili ad un maggior numero di guidatori favorendo la facilità e la confidenza della guida al limite. Grazie al Variable Boost Management, l’accelerazione è progressiva e costante (+6% rispetto alla 488 GTB). La riduzione di peso rende la vettura più agile e sportiva portando in dote emozioni di guida mai provate prima senza compromettere minimamente il comfort, che anzi è aumentato significativamente, agendo su componenti di motore e carrozzeria esterna, come i paraurti in materiale plastico più leggero, lo spoiler soffiato in fibra di carbonio e l’iconico lunotto posteriore in Lexan. Il primo anno di produzione della F8 Tributo è già assegnato ai clienti che hanno staccato un assegno da 236.000 € per mettersi questo «trofeo» in garage.
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// WATCHES
TIME. WHAT ELSE
NELL’ERA DELLA TECNOLOGIA, DELLE COMPLICAZIONI,
DELLE DIMOSTRAZIONI PIÙ ARDITE DI SAVOIR-FAIRE, NELL’OROLOGERIA SPESSO SI DIMENTICA CHE LA FUNZIONE PRIMARIA DEL SEGNATEMPO È QUELLA D’INDICARE L’ORA. L’OROLOGIO PIÙ CLASSICO SI LIMITA A QUESTA INFORMAZIONE, MA SOTTO IL PROFILO ESTETICO IL SOLOTEMPO SI PRESTA A ESERCIZI DI PURA ELEGANZA ED È TERRITORIO DI RICERCA DELLA PRECISIONE ASSOLUTA DI FABRIZIO RINVERSI
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l funzionamento del sistema meccanico fondamentale che permette, in un orologio, l’indicazione di ore, minuti e secondi, ossia la cosiddetta base tempo, è semplice e, per certi versi, intuitivo. In estrema sintesi, muovendo dal bariletto e dalla relativa molla di carica, ossia dall’organo che conferisce energia a tutto il movimento, quando l’orologio è carico, la molla tende a srotolarsi dall’asse del bariletto, trascinando con sé quest’ultimo. Dal bariletto si dipana il “treno del tempo”, costituito da tre componenti fondamentali: ruota di centro (o dei minuti), ruota mediana e ruota dei secondi. Ognuno di essi è formato da una ruota dentata e da un pignone solidali tra loro: il pignone è un ingranaggio dal diametro molto piccolo, con un numero di denti (chiamati “ali”) limitato. Dunque, la dentatura esterna del bariletto ingrana con il pignone della ruota di centro (che quando compie un giro in un’ora, viene anche detta “dei minuti”), la quale, a sua volta, si collega con il pignone della ruota mediana, la cui funzione è di trasferire il moto il moto all’ingranaggio successivo, quello dei secondi (effettua un giro in un minuto). A questo punto “interviene” l’organo regolatore dell’orologio, ossia il sistema bilanciere-scappamento. Infatti, la ruota dei secondi interagisce con il pignone della ruota di scappamento, la cui velocità di rotazione è “controllata”, mediante l’ancora, dalle oscillazioni del bilanciere: ad ogni semi-oscillazione il bilanciere aziona l’ancora, che funge, alternativamente, da freno della ruota di scappamento ed elemento motore del bilanciere stesso, ossia mezzo attraverso il quale lo scappamento trasmette l’energia erogata dalla molla di carica al bilanciere, sotto forma di impulsi. La ruota di scappamento è il ruotismo che si muove più velocemente all’interno di un
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orologio: i rapporti di trasmissione tra gli ingranaggi sono tali che, durante tutta la durata della carica, il bariletto compie, in media, circa otto giri in tutto (l’attuale ricerca verso l’ottimizzazione dell’erogazione di energia, funzionale alla precisione dell’orologio, ha portato a definire bariletti a rotazione veloce, fino a più di venti giri in corso di carica), mentre è la frequenza di oscillazione del bilanciere a determinare la velocità di rotazione dello scappamento e, dal numero di denti della relativa ruota, si può calcolare il tempo che essa impiega a compiere un giro sul suo asse. Ecco, quindi, che attraverso determinati rapporti di trasmissione tra i ruotismi dell’orologio, che comprendono anche elementi esterni al treno del tempo, si ottiene che una ruota giri in 60 secondi (ruota dei secondi), una seconda in 60 minuti (ruota dei minuti) ed una terza in 12 ore (ruota delle ore): su queste tre ruote vengono, perciò, calettate le lancette, le tre indicazioni fondamentali dell’orologio solotempo. Questa è una configurazione che potremmo definire normale, naturale, o, ancora meglio, classica e tradizionale, perché la visualizzazione sul quadrante dei tre elementi sostanziali dell’indicazione del tempo oggi non costituisce più una regola assoluta, ma presenta diverse eccezioni. Ciò non toglie che l’eleganza, la pulizia estetica e la raffinatezza stilistica di un solotempo con piccoli secondi (l’espressione più naturale visto quanto esposto relativamente al treno del tempo) o secondi centrali o indiretti, o ancora assenza dell’indicazione dei secondi, sia difficilmente raggiungibile da altre soluzioni, seppur affascinanti e creative.
Patek Philippe Calatrava, ref. 5296. Versione in oro rosa da 38 mm con quadrante grigio soleil, realizzata in edizione limitata di 50 esemplari per celebrare l’inaugurazione della boutique della Maison a Roma e i 225 anni di Hausmann & Co., prestigioso retailer di livello internazionale chiamato a gestire in partnership detta boutique. Calibro automatico di manifattura 324 SC (insignito del Sigillo di Patek Philippe), indici applicati a barretta e, al 12, numero romano, realizzato con una inedita forma concava, studiata dalla Casa quale omaggio alla città di Roma.
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// WATCHES
Breguet Classique Modello 5177 Email Blue “Grand Feu”, in oro bianco da 38 mm, carrure cannelé e anse rettilinee; quadrante smaltato blu profondo, con lancette Pomme a contrasto, cifre arabe/stelle/ losanghe/i fiori di giglio della minuteria/cifre del datario eseguite in argento e in volume (firma segreta Breguet, sempre in smalto, al 6). Automatico, calibro 777Q, con scappamento e spirale in silicio.
Bulgari Octo Finissimo Automatico Sabbiato da 40 mm (5,15 mm di spessore), in acciaio a finitura “sandblasted”, con bracciale rastremato. Quadrante grigio, “ton sur ton”, con piccoli secondi al 7. Calibro di manifattura BVL 138 Finissimo, di soli 2,23 mm di altezza, con microrotore in platino.
Avviando questo excursus dalla variazione più morbida, ossia la disposizione del piccolo quadrantino dei secondi in posizioni diverse dal 6 o dal 9, potremmo citare l’Octo Finissimo Automatico Sabbiato di Bulgari, da 40 mm, che lo presenta al 7, su quadrante grigio, ton sur ton con cassa e bracciale rastremato: la finitura “sandblasted” su acciaio di questi ultimi, complicata dai moltissimi tagli, spigoli e scalinature, avviene dopo un’accurata e complessa rodiatura, ottenuta per trattamento galvanico. Unici, in questo caso, sono la sensazione tattile, l’indosso al polso, il calore emanato dal sablage, a suo modo luminoso ma non abbagliante, degradante verso l’effetto seta; questo Octo Finissimo, da 5,15 mm di spessore, impiega il calibro di manifattura BVL 138 Finissimo, di soli 2,23 mm di altezza, con microrotore in platino.
Passando ora alla visualizzazione solotempo con secondi centrali (e data al 3), è d’obbligo iniziare dalla moderna interpretazione della celeberrima ref. 96 di Patek Philippe, risalente al 1932 e denominata Calatrava, ossia la ref. 5296 di Patek Philippe. La illustriamo nella versione in oro rosa da 38 mm con quadrante grigio soleil, realizzata in edizione limitata di 50 esemplari per celebrare l’inaugurazione della boutique della Maison a Roma e i 225 anni di Hausmann & Co., prestigioso retailer di livello internazionale chiamato a gestire in partnership la boutique. L’orologio è animato dal collaudatissimo calibro automatico di manifattura 324 SC (insignito del Sigillo di Patek Philippe) e si caratterizza perché, oltre a recare sul fondello in cristallo di zaffiro l’incisione “Hausmann & Co. 1794-2019”, sul quadrante, ad accompagnare gli indici applicati a barretta, al 12 vi è il numero romano, realizzato con un’inedita forma concava, studiata dalla Casa quale omaggio alla città di Roma. In quanto a connotazione, è straordinariamente chiara anche quella del Classique di Breguet, con la sua carrure cannelé e le sue anse rettilinee; nella variante 5177 Email Blue “Grand Feu” (automatico, calibro 777Q, con scappamento e spirale in silicio), in oro bianco da 38 mm, il quadrante smaltato blu profondo, con lancette Pomme a contrasto, prevede cifre arabe, stelle, losanghe, fiori di giglio della minuteria, nonché le cifre del datario eseguite in argento e in volume (la firma segreta Breguet, sempre in smalto, appare al 6); va sottolineato che, per tutti i segnatempo dotati di un quadrante smaltato, la Maison utilizza la stessa “calligrafia” disegnata da Abraham-Louis Breguet nei suoi celeberrimi modelli.
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Nel Clifton Baumatic di Baume & Mercier, in oro rosa, il classicissimo quadrante bianco “effetto porcellana” con lancette index e indici trapezoidali applicati in oro rosa nasconde il vero plus dell’orologio, ossia il calibro automatico di manifattura Baumatic BM13, certificato cronometro COSC e dotato di peculiarità d’eccellenza quali: riserva di carica di cinque giorni, resistenza ai campi magnetici generati da tablet o cellulari, interventi di manutenzione previsti ogni sette anni data l’elevata affidabilità. Dopo la configurazione di ore/minuti/secondi e data, ecco quella più essenziale in assoluto, ossia semplicemente ore e minuti, scelta da Chopard, Cartier, Blancpain e Piaget. La prima, la sintetizza nel nuovo L.U.C XP, in acciaio da 40 mm, con quadrante blu satinato verticalmente, sul quale indici applicati (numeri arabi ai quarti) e lancette Dauphine Fusée sono rivestiti in oro rosa. Con cinturino in lana merino intrecciato e tinto di blu intenso, dispone del calibro automatico di manifattura, L.U.C 96.53-L, con tecnologia Twin (due bariletti sovrapposti) abbinata ad un microrotore in tungsteno, ad assicurare 58 ore di riserva di carica. Cartier non poteva che riportarsi alla naturale raffinatezza del suo iconico Santos per proporre un solotempo ore/minuti dal tratto intramontabile. Il nuovo Santos-Dumont, declinato – su due misure - in oro rosa, con quadrante argenté, numeri romani radiali serigrafati neri e lancette a gladio azzurrate, ripresenta in veste contemporanea quel modello che Louis Cartier disegnò nel 1904 per accogliere le pionieristiche richieste “aviatorie” del suo amico Alberto Santos-Dumont, dandy e miliardario brasiliano. Chiari gli stilemi della nascente Art Déco, ossia cassa carré con angoli arrotondati prolungati a sagomare il contorno esterno delle anse, lunetta quadrata fissata alla carrure da 8 piccole viti, ad incorniciare il quadrante, e corona perlée con zaffiro cabochon. Per incrementare l’ergonomia al polso e contenere lo spessore, la Maison parigina ha optato per un movimento al quarzo ad alta efficienza con un’autonomia di circa 6 anni, due volte più lunga di quella dei calibri tradizionali.
Baume & Mercier Clifton Baumatic in oro rosa. Quadrante bianco “effetto porcellana” con lancette index e indici trapezoidali applicati in oro rosa. Calibro automatico di manifattura Baumatic BM13, certificato cronometro COSC, dotato di riserva di carica di cinque giorni, resistente ai campi magnetici generati da tablet o cellulari.
Blancpain Villeret Extra-Plate, in acciaio da 40 mm, dallo spessore limitato a 7,40 mm. Quadrante bianco opalino, indici a numeri romani sinuosi percorsi da sfere a foglia allungate. Calibro manuale di manifattura 11A4B, con autonomia di 4 giorni, alimentato da due bariletti montati in serie (riserva di carica indicata lato fondello).
Cartier Santos-Dumont, declinato – su due misure in oro rosa, con quadrante argenté, numeri romani radiali serigrafati neri e lancette a gladio azzurrate. Cassa carré con angoli arrotondati prolungati a sagomare il contorno esterno delle anse, lunetta quadrata fissata alla carrure da 8 piccole viti, corona perlée con zaffiro cabochon. Movimento al quarzo ad alta efficienza con un’autonomia di circa 6 anni.
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// WATCHES
OTTO SECOLI FA CON LE PRIME COMPARSE DEI QUADRANTI, LA LANCETTA ERA SOLO UNA, RIFERITA ALLE ORE. POI, NEL TEMPO, SI SONO AGGIUNTE QUELLA DEI MINUTI E DEI SECONDI Blancpain estremizza l’essenzialità nel suo Villeret Extra-Plate, in acciaio da 40 mm, dallo spessore limitato a 7,40 mm, in virtù dell’impiego del calibro manuale di manifattura 11A4B, con autonomia di 4 giorni, alimentato da due bariletti montati in serie. Questa è favorita anche dalla collocazione dell’indicazione della riserva di marcia sul fronte posteriore della platina, visibile lato fondello: il quadrante bianco opalino, così, si libera di tutto il superfluo, con una corona d’indici a numeri romani sinuosi percorsa da sfere a foglia sapientemente allungate. Infine, ecco l’Altiplano di Piaget, storica Maison che ha fatto del movimento ultrapiatto il proprio cavallo di battaglia (presentazione del calibro manuale 9P nel 1957 da 2 mm di altezza e, nel 1960, del 12P, il più sottile automatico al mondo, all’epoca, con i suoi 2,3 mm di spessore). Un classico assoluto che illustriamo nella versione in oro rosa da 40 mm con originalissimi quadranti in meteorite color oro (serie limitata a 50 esemplari) o grigio (edizione limitata a 300 pezzi) dall’espressività grezza con indici e lancette a filo. Il movimento di manifattura, evidentemente ultrapiatto, a carica automatica, calibro 1203P è compreso in soli 3 mm di spessore, visualizza la data al 3 e prevede una riserva di carica di 44 ore. “…AVENDO PRESO PRATICA CON CERTE PERSONE STUDIOSE, COMINCIÒ A ENTRARE COLLA FANTASIA NELLE COSE DE’ TEMPI, DE’ PESI E DELLE RUOTE, COME SI POSSON FAR GIRARE E DA CHE SI MUOVONO; E COSÌ LAVORÒ DI SUA MANO ALCUNI ORIUOLI BUONISSIMI E BELLISSIMI.” Purtroppo non c’è più traccia di questi esemplari “buonissimi e bellissimi”, ma questa esperienza è confermata nella “Vita di Filippo di Ser Brunellesco”, scritta da Antonio Manenti, suo contemporaneo: “ED ESSENDOSI DILETTATO PEL PASSATO E FATTO ALCUNO ORIUOLO E DESTATOIO, DOVE SONO VARIE E DIVERSE GENERAZIONI DI MOLLE E DA VARIE MOLTITUDINI D’INGEGNI MULTIPLICATE, CHÉ TUTTE O LA MAGGIOR PARTE AVEVA VEDUTE, GLI DETTONO GRANDISSIMO AIUTO AL POTERE IMMAGINARE DIVERSE MACCHINE DA PORTARE E DA LEVARE E DA TIRARE.” L’orologio è un’opera d’arte nel suo DNA e forse non serviranno ulteriori dimostrazioni, da “pescare” nel suo luminoso e pionieristico passato.
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Cosa aggiungere ancora, se non rimarcare che il solotempo è la chiave d’entrata dell’orologio nel ristretto olimpo delle opere d’arte, sia per il fatto di costituire un esempio d’ingegneria micro-meccanica d’assoluto rilievo, sia per l’obiettivo finale che si propone il raggiungimento della precisione nella misurazione del tempo, attraverso soluzioni tecnologiche e tecniche talvolta neppure pensabili. Filippo Brunelleschi, in epoca rinascimentale, realizzò un capolavoro di una bellezza e di una perfezione da lasciar senza fiato ancora oggi: la cupola di S. Maria del Fiore a Firenze, nella quale un’ossatura gotica appare per la prima volta mitigata da una dolcezza nuova. Ѐ opportuno ricordare che l’infallibilità del calcolo e l’esperienza meccanica vennero al Brunelleschi dai suoi studi nel campo dell’orologeria. All’epoca, infatti, si perveniva all’architettura, alla pittura e ai mestieri affini attraverso la frequentazione delle botteghe degli orefici, ove s’imparava principalmente il disegno, ritenuto punto di partenza di tutte le arti: e gli orefici si occupavano spesso di piccola orologeria. Brunelleschi frequentò una di queste botteghe, come ricorda il Vasari nella Vita, dedicata al grande artista di Firenze: «…avendo preso pratica con certe persone studiose, cominciò a entrare colla fantasia nelle cose de’ tempi, de’ pesi e delle ruote, come si posson far girare e da che si muovono; e così lavorò di sua mano alcuni oriuoli buonissimi e bellissimi». Purtroppo non c’è più traccia di questi esemplari “buonissimi e bellissimi”, ma questa esperienza è confermata nella “Vita di Filippo di Ser Brunellesco”, scritta da Antonio Manenti, suo contemporaneo: «Ed essendosi dilettato pel passato e fatto alcuno oriuolo e destatoio, dove sono varie e diverse generazioni di molle e da varie moltitudini d’ingegni multiplicate, ché tutte o la maggior parte aveva vedute, gli dettono grandissimo aiuto al potere immaginare diverse macchine da portare e da levare e da tirare». L’orologio è un’opera d’arte nel suo DNA e forse non serviranno ulteriori dimostrazioni, da “pescare” nel suo luminoso e pionieristico passato.
Chopard L.U.C XP, in acciaio da 40 mm, con quadrante blu satinato verticalmente, sul quale indici applicati (numeri arabi ai quarti) e lancette Dauphine FusĂŠe sono rivestiti in oro rosa. Calibro automatico di manifattura, L.U.C 96.53L, con tecnologia Twin (due bariletti sovrapposti) abbinata ad un microrotore in tungsteno, ad assicurare 58 ore di riserva di carica.
Piaget Altiplano in oro rosa da 40 mm con originalissimi quadranti in meteorite color oro (serie limitata a 50 esemplari) o grigio (edizione limitata a 300 pezzi) dall’espressività grezza con indici e lancette a filo. Movimento di manifattura ultrapiatto, a carica automatica, calibro 1203P, da 3 mm di spessore, a visualizzare anche la data al 3.
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// YACHT
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OLTRE LA STRADA
LUSSO
ABBIAMO PROVATO IL PRIMO YACHT
MARCHIATO LEXUS CHE ESTENDE L’ESPERIENZA LUSSUOSA DEL PRESTIGIOSO BRAND OLTRE LE QUATTRO RUOTE. LY 650 È PROGETTATO SECONDO I PRINCIPI DELLA L-FINESSE PER OFFRIRE LA PROVERBIALE ESPERIENZA OMOTENASHI DEI MAESTRI TAKUMI
DI ALFONSO RIZZO
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// DESIGN
A BORDO SI RESPIRA L’OMOTENASHI, CONCETTO GIAPPONESE DI OSPITALITÀ CHE DESCRIVE LA CAPACITÀ DI ANTICIPARE I BISOGNI DEI PROPRI OSPITI ANCOR PRIMA CHE SI MANIFESTINO
Quando nel 2011 fu presentava la Lexus GS, la stampa specializzata la definì: “un’altra noiosa Lexus”. Da allora Aiko Toyoda, Presidente di Toyota, promise che la parola “boring” (noioso) non sarebbe mai più stata accostata a Lexus. Il marchio di lusso del gruppo Toyota ha rinnovato completamente la sua gamma nel segno della L-Finesse, inaugurando il nuovo corso con la LF-A, una supercar da 570 Cv tra le più sofisticate del XXI secolo. In occasione del suo 30esimo compleanno, Lexus ha deciso di trasformarsi in un brand lifestyle: non più soltanto produttore di auto di lusso (oltre 10 milioni di unità vendute in 90 mercati), ma vero costruttore di esperienze di lusso. Nel 2019 quindi Lexus va “oltre la strada” portando i valori del marchio anche in mare con lo yacht LY 650. Dopo essere stato riconosciuto come il costruttore più affidabile negli USA, capace di ottenere la maggiore soddisfazione dai clienti che lo hanno scelto per muoversi su quattro ruote, oggi Lexus inaugura una nuova era con il lancio del suo primo yacht realizzato in collaborazione con il cantiere Marquis Yachts LLC e lo studio italiano di design Nuvolari Lenard. L’imbarcazione di 65 piedi (circa 20 metri) monta 2 motori Volvo IPS da mille cavalli ciascuno e può viaggiare a oltre 32 nodi. L’abbiamo provato tra Miami e Boca Raton alla vigilia del più importante salone nautico d’America che si tiene a Fort Lauderdale. Il progetto è nato due anni e mezzo fa dall’esigenza di Akio Toyoda di «realizzare uno spazio privato in mezzo all’oceano in cui isolarsi». La forma dello scafo, l’imponente volume della poppa e altri dettagli, coniugati con le eleganti curve dell’imbarcazione, conferiscono al Lexus LY 650 uno stile peculiare. Lo studio italiano Nuvolari Lenard di Scorzé (Venezia) ha creato un design moderno per gli interni che rispecchiano la minuziosa cura per ogni minimo dettaglio tipica del marchio Lexus. Ogni complemento d’arredo è stato appositamente realizzato per questo yacht. A bordo si respira l’Omotenashi, concetto giapponese di ospitalità che descrive la capacità di anticipare i bisogni dei propri ospiti ancor prima che si manifestino e si percepisce la maestria “Takumi” 164
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degli artigiani altamente qualificati Lexus. Difficile trovare un angolo retto che sia sul ponte inferiore, sul flying deck oppure nelle tre cabine con relativi servizi. Disegnato appena due anni e mezzo fa, il primo LY 650 ha richiesto 11 mesi per essere varato, ma le prossime copie arriveranno al ritmo di 2 ogni 4-6 mesi. A garanzia di una navigazione nel segno della performance Lexus, lo yacht viaggia su uno scafo leggero ed estremamente rigido che coniuga elementi in CFRP (plastica rinforzata con fibra di carbonio) con altri in GFRP (plastica rinforzata con vetroresina) per un peso di 40 tonnellate. Il Lexus LY 650 è equipaggiato con l’applicazione LY-Link, un’avanzata tecnologia per la navigazione che consente all’armatore – o al suo capitano – di restare connesso con l’imbarcazione anche da remoto, verificarne lo stato e controllarne le principali funzionalità. Il sistema di propulsione Volvo Penta IPS gestisce tutti i sistemi elettronici di bordo e trasforma la navigazione in un gioco da ragazzi. La funzione “ancora virtuale” permette di far stazionare lo yacht con la prua puntata nella direzione desiderata semplicemente premendo un pulsante: una funzione preziosa durante la nostra navigazione tra i canali dell’entroterra in Florida dove i ponti carrai impongono soste forzate. Senza contare che il sistema propulsivo con doppie eliche controrotanti permette manovre impensabili per barche di questa stazza, come lo spostamento laterale, molto comodo in manovra nei canali tra Boca Raton e Fort Lauderdale. Saranno realizzati inizialmente soltanto sei esemplari del Lexus LY 650 per il mercato nordamericano e uno per il Giappone, venduti da Marquis Yachts con prezzi a partire da 3,7 milioni di dollari. Il costo lievita molto velocemente per sfiorare i 5 milioni aggiungendo qualche accessorio come lo stabilizzatore o il sistema di climatizzazione per il flying deck, come nel primo esemplare sul quale abbiamo navigato in Florida. Non si esclude in futuro lo sviluppo di una gamma di barche e motoscafi a marchio Lexus. In effetti il prototipo Lexus Sport Yacht Concept presentato nel 2017 a prefigurare le linee dell’LY 650 potrebbe essere un elegante «day boat».
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// GOURMAND
IL PRINCIPE DEL GOURMET
ACANTO, IL RISTORANTE DEL CINQUE STELLE MILANESE PRINCIPE DI SAVOIA, OFFRE ESPERIENZE GUSTATIVE UNICHE. GUIDATO DALLO CHEF ALESSANDRO BUFFOLINO GARANTISCE OLTRE ALLA QUALITÀ UN’EMOZIONE FONDAMENTALE: LA FELICITÀ DI CHI SI ALZA DALLA SUA TAVOLA DI MAURIZIO BERTERA
Iconico è un aggettivo che ben si presta all’Hotel Principe di Savoia. Lo era prima della Milano post-Expo che ha consolidato la sua vocazione internazionale, lo è più che mai oggi perché rappresenta un’oasi dove raffinatezza contemporanea e richiami antichi, lusso moderno e design tradizionale milanese si armonizzano alla perfezione. Il direttore generale della struttura Ezio Indiani, vera leggenda dell’hotellerie, sottolinea giustamente che «OGNUNO DI NOI AL PRINCIPE DI SAVOIA FA TUTTO IL POSSIBILE PER OFFRIRE AGLI OSPITI UN SOGGIORNO MEMORABILE E PER FARLI SENTIRE A PROPRIO AGIO. NULLA È LASCIATO AL CASO, OGNI PICCOLO DETTAGLIO CONTA». In questo contesto il food & wine non può che essere importante su vari fronti: il sempre piacevole Salotto, aperto dalle 7 alle 23.30, ha una proposta all-day di stampo internazionale; il Principe Bar - caratterizzato dallo splendido bancone e dal gigantesco lampadario di 5mila pezzi – è un tempio della mixologist tra classicità e creatività; Acanto è un ristorante gourmet, provvisto di ingresso indipendente, che conquista immediatamente. Perché ha un fascino naturale, cosa abbastanza rara nei locali italiani dove il mangiare bene (quando capita peraltro, non è scontato) sembra giustificare scarsa attenzione all’ambiente. Invece Acanto ha uno suo stile, è curatissimo negli arredi – a partire dai lampadari in vetro di Murano – e ha il plus di un giardino all’italiana con fontana. Ci si trova subito a proprio agio, in ogni stagione, sette giorni su sette, pranzo e cena: anche questa è attenzione al cliente. A guidare Acanto c’è un bravo ed esperto chef, Alessandro Buffolino: classe ‘85, di origini beneventane, è arrivato nel cinque stelle lusso della Dorchester Collection 2016 dopo un percorso importante tra Italia e Francia. Nel periodo trascorso a Le Prés d’Eugénie a Eugenie Les Bains - al fianco del tre stelle Michelin Michel Guérard, uno dei padri della cucina francese - ha carpito la tecnica, soprattutto per la preparazione dei leggendari jus, ricavati dalla cottura della carne. A Roma, invece, ha contribuito alla conquista di una stella alla Terrazza dell’Hotel Eden, accanto a Fabio Ciervo. «Per me è stato un passaggio fondamentale: sono entrato da secondo chef e abbiamo affrontato un bel percorso, coronato dal riconoscimento. Lì ho appreso la maggior parte delle conoscenze che applico all’Acanto».
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La cucina di Buffolino ha il pregio di rendere felici i gourmet in cerca di emozioni come i fedelissimi, i businessmen italici e i turisti stranieri. «Il menu viene creato assecondando il mio stile di cucina, non ho veti. Ma allo stesso tempo è vero che abbiamo degli ospiti molto particolari al Principe di Savoia, dove c’è una tradizione e una storia di cento anni – spiega lo chef - e proprio per questa ragione qui ci sono clienti esigenti, importanti, del mondo dello spettacolo, della finanza, della politica, ma che in realtà non danno problemi, perché si tratta di persone che mangiano in modo semplice: preferiscono un pesce alla griglia con verdure bollite o una buona pasta al pomodoro». Vige l’italianità, apprezzata da chi già la conosce ma soprattutto dagli stranieri. «Assaggiano uno Spaghetto aglio, olio, peperoncino e polpo, o una Pasta mista ‘come un cacciucco’ (tra i signature dish dello chef, ndr), oppure una variazione di carne, o del tonno siciliano, e sono felici» sottolinea. RICERCA DELLA MATERIA PRIMA SENZA COMPROMESSI, STUDIO DEGLI ABBINAMENTI SENZA PRECLUSIONI DI SORTA MA LONTANO DALLA PROVOCAZIONE, TECNICA RAFFINATA. Sono i tre elementi che fanno la differenza nella cucina dell’Acanto. La proposta segue le tendenze contemporanee, con una personale interpretazione. Come nel Business Lunch, con tre soluzioni a prezzo diverso in base alle portate in una piccola carta. Quella “grande” è comunque servita sia a pranzo che a cena: una ventina di piatti, divisi nelle sezioni classiche per venire incontro a una clientela internazionale
che vuole divertirsi nel gustare piatti ricchi di italianità, mai banali, con abbinamenti piacevoli. Certo, per capire davvero la mano dello chef campano bisogna puntare sul menu degustazione, composto da sei piatti, che ruota in ossequio alla stagionalità, e che è possibile abbinare a una serie di calici ‘pescati’ dal sommelier in una delle maggiori cantine della città. Questa la nostra valida sequenza: Uovo BIO, asparagi verdi, salsa olandese e tartufo nero; La Fassona, il wagyu e la prussiana, topinambur e alici del Cantabrico; il già citato Spaghettone quadrato De Cecco, aglio, olio, peperoncino, polpo; Rana pescatrice, asparagi bianchi e caviale “Calvisius Traditional; Manzo irlandese, patate, lardo di Colonnata, spinaci; Cremoso al mascarpone e fava Tonka con sorbetto al cioccolato salato. L’ACANTO HA INOLTRE UN ANGOLO ANCORA PIÙ ESCLUSIVO. È “Il Tavolo Cristallo” che esprime molto più di un’esperienza gastronomica. Progettato in collaborazione con Swarovski e Stefano Ricci Home e Luxury Living, regala un viaggio sensoriale creato su misura per ogni ospite, grazie al lavoro di un ambassador fornito dall’hotel che lavora a strettissimo contatto con lo chef. Ecco perché sin dall’ inaugurazione nel 2017, si creano momenti unici per gli ospiti, a partire da degustazioni esclusive dei prodotti migliori del wine & food mondiale. Infine, tutte le domeniche, salvo la pausa estiva, sono caratterizzate dal Sunday Brunch: uno dei più amati a Milano per l’offerta culinaria di alto livello, che spazia dai lievitati ai piatti a base di uova, da salumi e formaggi al pesce crudo senza dimenticare l’angolo delle dolcezze. Grande brunch per un pubblico di classe, in stile ‘Principe’ naturalmente.
Un piatto del ristorante Acanto guidato dallo Chef Alessandro Buffolino (a sinistra)
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Assoluto
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Una selezione di otto castelli dal valore milionario in vendita sul territorio italiano. Immersi nella magnificenza della natura tra privacy assoluta, rifiniture extrafinest, arredi e complementi up-to-date. Maestose testimonianze di un tempo ormai passato, i castelli italiani continuano ad affascinarci per le storie, i miti e leggende che ancora oggi raccontano
PRO PR
// PROPERTY
VAL DI NIZZA
Tra gli ex possedimenti del vescovo di Tortona
Il Castello di Oramala, arroccato sull’Appennino pavese nella Val di Nizza, venne eretto nel X secolo per motivi difensivi e di riscossioni tributarie, quando queste terre erano ancora tra i possedimenti del vescovo di Tortona. Di proprietà dei marchesi Malaspina fin dal XII secolo, il castello fu riedificato nel XIV secolo e ospitò illustri poeti provenzali. All’interno
del maniero oggi troviamo numerose sale, alcune delle quali adibite a museo, una cappella e un locale sotterraneo che si pensa venisse usato come prigione. Il Castello è anche conosciuto per miti e leggende che tutt’oggi si narrano. La più curiosa? Sembrerebbe che nelle sue stanze si aggiri il fantasma del grande imperatore Federico Barbarossa. Très chic!
PREZZO: € 2.500.000 PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/val-di-nizza-castello-4142.aspx
MONTEGALDA
Tra i luoghi di Ugo Foscolo
Il Castello di Montegalda sorge sul colle che sovrasta il centro del paese eponimo, prossimo a quei Colli Euganei resi famosi dal ritiro letterario di Ugo Foscolo. Tra le sue unicità ci sono le mura medievali e il ponte levatoio del ‘300 perfettamente conservato e funzionante. La storia di questa splendida proprietà, a metà strada tra Vicenza e Padova, inizia già in epoca romana. Nonostante la massiccia struttura militare l’architettura convive ancora oggi con le caratteristiche tipiche di una villa veneta. Nel Settecento i proprietari dogali
veneziani trasformarono l’originale complesso in una bellissima dimora in grado di competere con le Ville Palladiane dove il patriziato veneziano trascorreva gli ozii estivi. Buona parte degli spazi venne affrescata da Andrea Urbani, pittore paesaggista e decoratore veneziano del ‘700, mentre le preziose statue sono riconducibili a Orazio Marinali, importante scultore vicentino. L’atmosfera del Castello è magica, l’aria che si respira ricca di storia. I suoi panorami? Evocano una vita d’altri tempi.
TRATTATIVA RISERVATA PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/montegalda-castello-3900.aspx
// PROPERTY
CAVALLIRIO
Pace e misticità
Il Castello la Camilluccia sorge sui resti della cosiddetta “Isola di San Rocco”, un luogo di preghiera con un piccolo convento di frati nella zona collinare del novarese, a una decina di minuti dal Lago d’Orta. La proprietà venne ristrutturata seguendo la morfologia di un castello medievale, con l’estensione su più livelli e splendidi affreschi eseguiti da Pietro Gaddia. Completa l’immobile un vasto parco ricco di fiori e piante ad alto fusto. Il Castello, risalente alla fine del 1700, è stato ampliato con un lavoro di restauro e recupero ad opera del geometra Ettore Bobbio e al suo interno troviamo un atrio antico affrescato caratterizzato da un vano scala che conduce all’area notte disposta al piano superiore. Al piano
terra il castello accoglie i suoi ospiti nei saloni con camino e affreschi alle pareti, bagno di servizio, cucina, sala da pranzo e studio posto nella base della torre ed un terrazzo che si affaccia sul giardino. La zona notte al primo piano ospita la camera da letto padronale con salottino privato, una seconda camera matrimoniale e altre due camere da letto e sala da bagno. Il secondo piano è stato completamente ristrutturato ed è stato realizzato un unico appartamento. Le finiture mantengono come filo conduttore il legno e gli affreschi quali elementi principali che richiamano i colori delle terre piemontesi, i mattoncini a vista, i seminati e il ferro battuto che incornicia i vani scala.
TRATTATIVA RISERVATA PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/cavallirio-castello-2777.aspx
LOANO
Un palazzo dall’appeal rinascimentale
Con una splendida vista sul mare di Loano in provincia di Savona, il Castello è una storica proprietà risalente ai primi anni del XIII secolo. Con la storica famiglia Doria assunse la funzione di residenza dei feudatari fino a prendere tra il XVI e XVII secolo la forma attuale di palazzo rinascimentale. Venduto ai Fieschi nel 1505 e riconsegnato ad Andrea Doria
dall’imperatore Carlo V nel 1547, venne gestito dall’illustre famiglia fino al 1736, anno in cui divenne parte del Regno di Sardegna. Ai piedi del castello, ristrutturato e suddiviso in 15 suites, si trova uno splendido borgo medievale con una lunga scalinata che porta alla proprietà.
TRATTATIVA RISERVATA PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/loano-castello-4130.aspx
// PROPERTY
MORRANO VECCHIO
Un’antica Torre di Guardia
Posizionato su di una collina che domina tutta la vallata circostante lasciando godere della spettacolare vista panoramica a 360 gradi che scorre dalla piscina a sfioro riscaldata fino al Duomo di Orvieto. Il patrimonio storico e la tradizione architettonica della villa padronale sono state sapientemente e accuratamente conservate, integrate con il meglio del confort moderno e delle prestazioni ambientali. L’antica Torre di Guardia risalente al XV secolo nel corso delle epoche successive è stata modificata e ampliata per diventare oggi un’abitazione permanente. Tra il 2008 e il 2014 l’intera struttura ha subito l’ultimo e più importante restauro che la vede adeguata alle severe norme antisismiche Umbre, utilizzando
materiali naturali di alta qualità. Composta da tre unità indipendenti, con un totale di 7 camere da letto e sei bagni, la proprietà ha una grande terrazza coperta, due seminterrati con una sala giochi, una cantina e un forno per la pizza. All’interno vi è un’antica tomba di origine etrusca che viene utilizzata come cantina per il vino. Il terreno di 4,15 ettari comprende un uliveto, un vigneto, un frutteto con una ampia varietà autoctona, un campo di tartufo di recente costituzione e un orto, il tutto è coltivato e curato biologicamente. All’interno è inoltre presente una sorgente naturale all’interno di in una piccola grotta.
PREZZO: € 2.000.000 PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/orvieto-rustico_casale-4007.aspx
GORLE
Un castello del XIII secolo
Per un totale di 800mq la struttura, sapientemente ristrutturata e perfettamente manutenuta, è suddivisa in diverse unità di rara bellezza. Il castello è composto da un’abitazione principale su più livelli, un appartamento indipendente e giardino riservato piantumato con ricercate essenze, tra cui un raro Ginkgo Biloba. Situato a pochi minuti dal centro di Bergamo, il castello è costituito al piano terra dalla zona giorno con accessi al giardino e alla corte, un’ampia cucina con tinello e la zona pranzo, collegato ai piani superiori da una pregevole scala. Al primo piano troviamo tre camere con tre bagni, la zona servizi, una balconata con affacci sulla corte; ai livelli superiori, nella torre merlata, la suite padronale con
sala da bagno, bodoir e accesso alla terrazza; dalla camera padronale accesso diretto, anche con l’ascensore, alla vivibile altana che offre una vista sul panorama verdeggiante. Al piano interrato una grande taverna, la caratteristica cantina e l’accesso all’autorimessa di circa 90mq. Nell’ala laterale un secondo appartamento, indipendente, di circa 100 mq. con due camere da letto, due bagni, cucina, soggiorno con soppalco, solai e cantina. La proprietà gode di vantaggiose tutele artistiche e storiche. La posizione, a 5 km dall’aeroporto di Milano-Orio e dalla città di Bergamo, rendono questo immobile una opportunità da cogliere al volo.
PREZZO: € 2.000.000 PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/gorle-castello-2717.aspx
// PROPERTY
MO N FE R R ATO
Splendido castello ricco di fascino e storia
Situato in posizione dominante dalla quale si gode della piacevole quiete di un paesaggio unico con una splendida vista sulle Alpi e sul borgo di Roatto, le cui verdi colline sono testimoni delle antiche tradizioni vinicole. Il castello, dall’aspetto massiccio e robusto, è immerso nel suo affascinante parco composta da maestose querce secolari e giardini all’italiana. La dimora di 2.000 mq si sviluppa su tre piani e si compone al piano terreno di un grande ingresso che disimpegna i vari ambienti tra cui un salone di rappresentanza, una grande sala da pranzo, un salotto con camino,
una camera padronale con splendida vista sul giardino, una grande cucina e diverse camere di servizio. Tramite un imponente scalone in pietra si giunge ad una grande galleria al primo piano che disimpegna un salotto angolare con camino, cinque camere da letto ognuna delle quali con camino e due bagni. Il castello è stato oggetto da pochi anni di una attenta ristrutturazione conservativa delle facciate e del tetto. Un ottimo investimento anche per chi vorrebbe realizzare una location per eventi o un’attività turistico ricettiva.
PREZZO: € 2.300.000 PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/roatto-castello-2710.aspx
G AT TAT I CO
Vivere circondati dal mito di un ex atelier di alta moda
Prestigiosa villa d’epoca composta da tre unità abitative, situata nella campagna reggiana, a pochi minuti dalle città di Parma e Reggio Emilia. La proprietà è stata completamente ristrutturata utilizzando materiali di pregio e curando i minimi dettagli. Al suo interno anche un affascinante atelier composto da grandi sale e relativi servizi, precedentemente uti-
lizzato come laboratorio di alta moda, e una mansarda con terrazzo di 140 mq che si affaccia sul parco di proprietà di 22.500 mq. La villa padronale è disposta su tre livelli con sala affrescata, grandi camini in marmo e una taverna che mantiene ancora la struttura originale della villa realizzata con mattoni in cotto e volte a botte, risalente alla metà dell’800.
PREZZO: € 1.750.000 PER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA italy-sothebysrealty.com/it/vendita/residenziale/gattatico-villa_casa-indipendente-1517.aspx
Assoluto
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Una delle nostre molteplici anime creative. Ecco alcuni degli eventi organizzati per i brand che ci hanno scelto come loro partner per l’apertura delle loro boutique e per la presentazione dei loro prodotti
E E NT
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LUSSO E TRADIZIONE
ACQUA DI PARMA E POSH INSIEME PER L’INAUGURAZIONE DELLA RINNOVATA BOUTIQUE NEL CUORE DI MILANO. UN’EXPERIENCE
SUGGESTIVA ALL’INSEGNA DELLA SCOPERTA DELLA NUOVA COMUNICAZIONE INTERPRETATA DAL FOTOGRAFO MAURIZIO GALIMBERTI E DELL’EXPERTISE DELLA MAISON
Videomaker Luca Rossano Ph. Marco De Franceschi
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La nostra experience per l’inaugurazione della boutique Acqua Di Parma in Via Gesù 1, nel cuore di Milano, completamente rinnovata nel design, è un omaggio speciale al mondo delle fragranze artigianali, alla nuovissima home collection e all’universo della barberia. Con noi le celebs dei social. DA BEATRICE VALLI E MARCO FANTINI, LA COPPIA DI INFLUENCER TRA I PIÙ AMATI DI INSTAGRAM, CHE INSIEME A NOI È RIMASTA AFFASCINATA DAL PERCORSO SENSORIALE DELLE NUOVE PROFUMAZIONI, AI MODELLI SIMONE SUSINNA E MARIANA RODRIGUEZ CHE HANNO FESTEGGIATO IL MARCHIO.
Tra i tantissimi ospiti la direttrice creativa di Genny, Sara Cavazza Facchini. Il manager e modello Simone Zin. Il socialites Andrea Offredi e i giovanissimi modelli @stevenlivingroom e @dasha.kina.
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TATRAS SCEGLIE POSH
PER PRESENTARE LA NUOVA COLLEZIONE
IL GIAPPONE INCONTRA L’ITALIA ALL’INTERNO DELLA BOUTIQUE TATRAS IN VIA DELLA SPIGA A MILANO. I NOSTRI OSPITI HANNO AVUTO L’OPPORTUNITÀ DI SCOPRIRE LA NUOVA COLLEZIONE INVERNALE DEL MARCHIO MADE IN JAPAN 185
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Luci al neon, gallerie specchiate, sound profondamente pop. Sullo sfondo le ingegnose collezioni del luxury outerwear brand tra le più grintose sul mercato… TRA INTERNO ED ESTERNO POSH E TATRAS CONQUISTANO LA CELEBRE VIA DELLO SHOPPING DI LUSSO, ALL’INSEGNA DI UN PARTY EMOZIONANTE E CARICO DI ENERGIA.
Alla scoperta della nuova collezione degli iconici piumini e parka del marchio nipponico, una sfilata di celebrities che non hanno mancato lo scatto al photo call. Tra i nostri amici e centinaia di ospiti: la pietra miliare della televisione italiana Simona Ventura, le star di Sanremo Mietta, e Bianca Atzei accompagnata dalla “Iena” Stefano Corti. I modelli, influencer e socialites Marco Ferri, Andrea Offredi, Aida Yespica, Sharon Fonseca e Ginevra Lambruschi. Le showgirl Thais Wiggers, Alessia Fabiani e Benedetta Mazza.
Videomaker Luca Rossano Ph. Marco De Franceschi
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DALÍ HAUTE PARFUMERIE CON POSH PER IL SUO DEBUTTO SUL MERCATO
ITALIANO
Ispirazioni artistiche del grande maestro del Surrealismo per tre linee di fragranze a cui corrispondono cinque profumazioni ciascuna: Dalí Haute Parfumerie Jewels Collection, Dalí Haute Parfumerie Deligramme, The Fabulous Collection sono state presentate da POSH per la prima volta in Italia con un sensazionale evento allo spazio Jordan della profumeria Mazzolari a Milano. Tra gli affezionati amici e ospiti le showgirl Irene Cioni, Marina Graziani e Cristina Quaranta; la pallavolista Francesca Piccinini; la PR Raffaella Zardo; il makeup artist Pablo Ardizzone; l’influencer Francesca Del Bufalo; i modelli Davide Clivio, Federico Cola, Mariina Keskitalo, Leila Depina e Tommaso Cataldi; la designer Bianca Senatore.
Videomaker Luca Rossano Ph. Marco De Franceschi
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// EVENT
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WELCOME TO MOLTON BROWN IL MARCHIO LONDINESE SCEGLIE POSH PER L’INAUGURAZIONE DELLA PRIMA BOUTIQUE ITALIANA
Un party esclusivo nello storico quartiere di Brera ha dato il benvenuto a Molton Brown e al suo primo flagship italiano in Via Ponte Vetero 22. Un viaggio per lasciarsi coccolare con un massaggio mani, scoprire le nuove fragranze esclusive e utilizzare il servizio Gift Concierge per creare un regalo perfetto. Con noi tantissimi ospiti che hanno vissuto l’experience di un brand british nel cuore della città di Milano. Le showgirl Irene Cioni, Marina Graziani e Cristina Quaranta. La sportiva Francesca Piccinini. Il giovane talento della musica Sofia Sole. Il creativo Manos Samartzis. L’influencer Francesca Del Bufalo. Il modello Alessandro Egger. Il makeup artist Pablo Ardizzone. I modelli Simone Zin, Davide Clivio e Tommaso Cataldi.
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// EVENT
Videomaker Luca Rossano Ph. Marco De Franceschi
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// COLOPHON
EDITORIAL DIRECTOR E N R I C O C A M M A R O TA ( E N R I C O . C A M M A R O TA @ U N I Q U E M E D I A . I T )
EDITOR IN CHIEF LUISA MICALETTI (LUISA.MICALETTI@UNIQUEMEDIA.IT)
COORDINAMENTO
POSH
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EXCLUSIVE LIFE
MARZIA CICCOLA
LIFESTYLE ALESSANDRO IACOLUCCI MARCO TORCASIO
DESIGN ANNA CASOTTI
TRAVEL
S TA R R I N G
GRETA FERRO
ANTONELLA TEREO
CONTRIBUTORS DANIELA FEDI, GUIDO TORTORELLA, MAURIZIO BERTERA, CIRO CACCIOLA, M A R I N E L L A C A M M A R O TA , S T E FA N I A C U B E L L O , ALFONSO RIZZO, FA B R I Z I O R I N V E R S I , ANGELINA LEPPER, Y U R I C ATA N I A , ANNA MARIA GIANO, FA U S T O C O L O M B O ( Z U R I G O ) , MICHELA DAPRETTO (LONDRA), A L E S S A N D R A FA N A R I ( PA R I G I ) ,
Assoluto NEW
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
GRAPHIC DESIGN S T E FA N I A D I B E L L O CINDY ROJAS
A cura di Luisa Micaletti - Ph. Yuri Catania - Assistente ph. Gianguido Rossi - Video maker Luca Rossano - Styling Angelina Lepper - Assistant stylist Daria Maltseva - Make-up artist Donatella Ferrari @ Armani Beauty- Hairstylist Giulio Panciera @ mksmilano Project coordinator Alessandro Iacolucci Greta Ferro indossa Emporio Armani
VIALE SABOTINO 19/2 - 20135 MILANO TEL. 02 49540591 ADV@UNIQUEMEDIA.IT (ADVERTISING) POSH È UNA PUBBLICAZIONE BIMESTRALE DI UNIQUE MEDIA SRL S TA M PA A R T I G R A F I C H E B O C C I A S PA DISTRIBUZIONE S O . D I . P. “ A N G E L O P A T U Z Z I S P A ” VIA BETTOLA, 18 – 20092 CINISELLO BALSAMO POSH È DISTRIBUITO IN ITALIA E NEI SEGUENTI PAESI: AUSTRALIA, BELGIO, BRASILE, COREA DEL SUD, EMIRATI ARABI, FINLANDIA, GIAPPONE, GRAN BRETAGNA, HONG KONG, ISRAELE, LITUANIA, MALTA, OLANDA, PORTOGALLO, SINGAPORE, TAIWAN, UNGHERIA
Registrazione Tribunale di Milano n. 1 del 7/01/2003. ©Unique Media srl. Tutti i diritti riservati. Manoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono. vietata la riproduzione, seppur parziale, di testi e fotografie.
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IO CI CREDO. E VOI? Assoluto POSH
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Ph. Yuri Catania Greta Ferro indossa Emporio Armani
Cate Blanchett
BIMESTRALE OTTOBRE-NOVEMBRE 7€
POSH POSH A € 11; B € 10; DK DKK 115; F € 10; D € 11; UK GBP 9,80; L € 10; N NOK 115; NL € 11; P € 10; E € 10; S SEK 130; CK CKF 13;
GRETA FERRO
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L U X U RY
I N S P I R AT I O N
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Assoluto NEW A S S O L U TO
L U X U R Y I N S P I R AT I O N 5
Unique Media srl – Bimestrale N–87 ottobre / novembre / 15.11.2019
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