Up Bergamo 21 2014

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IL LUSSO DA SFOGLIARE

Sguardi a Colori

21

ANNO VII INVERNO 2014 PERIODICO TRIMESTRALE

€ 3,50

UpDONNA

Cover story

MODA BEAUTY E ARTE

UpREADING

UpHOME

custhome

UpARTE

STEPHEN KING

EMANUELE CONTI

UpCHARITY

UpFIERA DI BERGAMO

ACCADEMIA DELLO SPORT PER LA SOLIDARIETÀ

novitÀ 2015

UpMOSTRE

UpINTERVISTE

UpDESIGNER

UpMOTORI

MAURIZIO MIRI

GReEN MOTORS

UpSPORT

UpVIAGGI

van gogh

MOTO D’ACQUA MICHELE CADEI

ANMIC BERGAMO

CILE META

IMPERDIBILE


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EDITORIALE IL LUSSO DA SFOGLIARE

21

numero

BERGAMO

Il dolce equilibrio delle cose semplici Riuscire a ristabilire il giusto equilibrio, nella vita, nel lavoro, in amore, senza stravolgere la naturalità degli eventi, è ciò che ciascuno di noi si augura per un nuovo inizio carico di aspettative e buoni propositi.

P

er fare ciò dobbiamo tornare ad apprezzare le cose semplici, quelle che probabilmente hanno un vero e grande valore per l’essere umano. Come quando eravamo piccoli e ci bastava una merenda a base di pane e nutella per essere felici…. Per non parlare di pizza e Coca Cola con gli amici…, era festa grande! Insomma, si riuscivano ad amare le piccole cose. Oggi è tutto scontato, se tuo figlio di otto anni non ha il cellulare è tagliato fuori. Dov’è finito il godere di quello che si ha? Lo abbiamo rimpiazzato con le nostre insoddisfazioni!

Abbiamo talmente superato i limiti che ci vorrebbe qualcosa di “forte” per ricollegarci con la realtà e ritornare a osservare le cose in modo semplice e concreto. La Natura, per esempio, è perfetta. Segue il “codice naturale” delle cose e riporta tutto in equilibrio: un fiume cui s’impedisce la sua normale corsa verso il mare prima o poi romperà gli argini. E ora, con i terremoti e le alluvioni sempre più forti e frequenti di questi ultimi anni, sta dicendo “basta!” e si sta riprendendo ciò che le è stato tolto e utilizzato in modo improprio. Ai nostri figli dovremmo essere in grado d’insegnare, come prima cosa, la legge del dare e ricevere e il baratto

deve essere equo per mantenere un equilibrio. Gli eccessi interrompono la sintonia, infrangono la legge del “mutuo soccorso”, e la Natura interviene a farci comprendere che occorre fare un passo indietro. La consapevolezza che non ci servono cose materiali per colmare i vuoti ci fa lavorare su noi stessi in modo che i pensieri, le parole e le azioni siano in armonia con i valori che ci sono stati trasmessi e con chi siamo realmente. Mio figlio di quattro anni spesso mi chiede mentre stiamo giocando: “Mamma… e domani cosa facciamo?”. Ecco una buona occasione per insegnargli quanto sia importante vivere la gioia del presente nella semplicità di “quel momento”, godendosi le emozioni che quel gioco regala: “Ora pensa solo a divertirti...!”. Semplice no? Mi auguro e Vi auguro di riscoprire i valori veri com’era in passato, tornando alle cose semplici… quelle che ci fanno meno paura e di cui, in fondo, abbiamo più bisogno, dando la giusta importanza alle persone, i buoni maestri, gli amici, gli amori e la famiglia. Io ho già iniziato…. MANILA BARBATI Direttore Editoriale

Manila Barbati

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IL LUSSO DA SFOGLIARE

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COVER STORY ITALIAN OPTIC

UP HOME

PAOLO LUCCHETTA

UP SPORT

MICHELE CADEI UN CAMPIONE CON LE ALI

UP DESIGNER MAURIZIO MIRI

UP DONNE DI SUCCESSO IL CORAGGIO DI ANDARE CONTRO CORRENTE

UP MOSTRE VAN GOGH

78 54 8

9

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144 72

64 54 60 62 64 72 78

UP INTERVISTE LAURA FELTRI IL VOLONTARIATO

UP AUTORI

On Writer Stephen King

UP READING

“IL GIOCO DI GERALD” Stephen King

UP HOME CUSTHOME

UP ARTE

EMANUELE CONTI

UP FIERA

NOVITÀ 2015


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UP ART ZENA

UP BIJOUX

98 AYALA BAR TUTTE....NUOVE 102 ISPIRAZIONE VENZIA 104 FILI DI CLASSE

UP STYLE

WINTER CHIC

UP BEAUTY

OBIETTIVO SGUARDO E LABBRA

UP DONNA HAIR

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LA NUOVA FRONTIERA DEL COLORE

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UP HOME

Engel & Völkers

UP AZIENDE

ARCADIA RENT UNA MARCIA IN PIÙ

UP BERGAMO

POLIZIA PENITENZIARIA

UP INTERVISTE ANMIIC GIOVANNI MANZONI

UP ONLUS

MISSIONE FUTURO

UP CHARITY

ACCADEMIA DELLO SPORT PER LA SOLIDARIETÀ

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SUPPORTO TECNICO

LA RIRPODUZIONE DEGLI ARTICOLI DI GIORNALE EVASIONE FISCALE PARTITI SENZA PORTAFOGLIO

UP MOTORI 172 174 176 178

GREEN LIFE MERCEDES AUDI SMART

UP VIAGGI CILE

UP AZIENDE

194 WOLF SERVICE 200 GLS

UP RUBRICHE “INFELTRITI”

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ITALIAN OPTIC

IL SEGRETO DEL NOSTRO SUCCESSO? È SAPER PARLARE CON LE PERSONE... di GIOVANNI CALDARA photo e cover GIOVANNI PASQUINELLI

I

l destino è racchiuso nel nome: una verità questa ben conosciuta dagli antichi, ma che trova un’ulteriore conferma nella bella storia che i suoi due protagonisti ci raccontano oggi. «Siamo nati come Laboratorio Ottico Bergamasco (Gruppo L.o.b. ottica), ma via via che i nostri sogni diventavano realtà e la nostra azienda si ampliava con nuovi punti vendita a Milano, a Brescia e nella sua provincia, ci siamo sentiti in dovere di dare un respiro più ampio al nostro progetto e siamo diventati Italian Optic, un nome sì diverso, ma che racconta sempre la nostra storia». È difficile attribuire la paternità di queste parole a Stefano Chiarla o a Fulvio Rizzi, perché di tutto il nostro interessante incontro questo è il momento in cui le voci dei due soci, insieme da trent’anni, si fondono, aggiungono particolari, tradiscono un pizzico di commozione, che viene però stemperata da un moto d’orgoglio, per un’avventura che li ha visti affermarsi come punti di riferimento nel campo dell’ottica in tutta la bergamasca. E non solo qui: i punti vendita a Milano, Brescia e la sua provincia, lasciano presagire per Italian Optic nuovi interessanti scenari sui quali, certo, ritorneremo prima di salutarci. «Conosco da sempre il mondo dell’ottica – inizia il racconto Stefano – e lo conosco bene perché ne facevo parte come protagonista, seppure da dietro le quinte - io lavoravo in un laboratorio che serviva gli ottici e che dunque era impegnato in tutte le fasi della lavorazione e della costruzione delle lenti da vista. Quando la vita mi ha offerto la possibilità di tentare il grande salto, diventando io stesso ottico, era il dicembre del 1995 ed è lì che è cominciata la nostra avventura, insieme al mio socio e amico di sempre Fulvio, con l’apertura del nostro primo punto vendita a Fontanella». «All’inizio è stata durissima – prosegue Fulvio – si trattava di una

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grande scommessa. La paura, le incognite, certo non ci mancavano. E, per vivere, io dovevo continuare ad affiancare questa grande sfida con il mio precedente lavoro in un’azienda di impianti elettrici. Il rischio d’impresa in quel fatidico 1996 è stato forte, ma già in quel primo anno aprivamo il nostro secondo, strategico, punto vendita, a Curno - sulla ex Briantea ma a due passi da Bergamo - e già alla fine di quell’anno registravamo una risposta entusiasmante da parte della clientela». Vogliamo concentrarci con i due soci che animano Italian Optic sul segreto del successo di una proposta che sa distinguersi in un panorama assai agguerrito qual è quello dell’ottica. E nuovamente la risposta è corale: «Il segreto del nostro successo? La grande qualità della nostra offerta che va a braccetto con la convenienza economica». «Ed è sempre stato così – rilancia Stefano – noi siamo orgogliosi di dire che siamo stati tra i fautori del cambiamento del mercato. E proprio sin dall’inizio, quando venivamo emarginati, invitati cioè a venire boicottati, perché la grande qualità dei nostri prodotti era sempre accompagnata a un’attenzione per il prezzo migliore da riservare al cliente». «Questa politica però ha pagato – commenta Fulvio, che segue in prima persona la parte amministrativa di quest’azienda in continua espansione – perché è come se la nostra clientela avesse richiesto una presenza più capillare nel territorio. Così, in poco tempo, sono nati

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tutti gli altri punti vendita: ad Albino, poi Milano, Rezzato (BS), quindi Sarnico, e ancora Brescia ma questa volta in città, e da ultimo Trescore Balneario. Una rete che conta otto negozi». Su che cosa si concentra oggi l’offerta di Italian Optic? Stefano: «L’acquisto di macchinari d’avanguardia sia per la lavorazione delle lenti, che, specificamente, per il controllo della vista rappresenta il nostro fiore all’occhiello. La nostra politica aziendale prevede un investimento massiccio di fondi da dedicare al costante aggiornamento degli strumenti migliori, che ci permettono di presentare i nostri occhiali tra i prodotti migliori oggi sul mercato». «Ma senza dimenticare la qualità del nostro personale – si inserisce Fulvio –: lavorano con noi una trentina di persone, quasi esclusivamente ottici diplomati e quasi tutti giovani; per noi è importante affiancare il cliente con delle persone competenti, formate negli insegnamenti più avanzati, che sappiano gestire con grinta e capacità le nuove tecnologie, offrendo così la possibilità di determinare l’esatto difetto visivo del cliente». Quest’attenzione per i giovani è parte anche di una sensibilità non comune dei due proprietari di Italian Optic: «Abbiamo a cuore la crescita del personale che viene da noi coinvolto e formato – ci spiegano entrambi –. E in alcuni casi li incentiviamo anche a una collaborazio-


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ne con noi in nuovi punti vendita: diamo noi stessi, ai migliori di loro, una possibilità di crescita professionale, mettendo in campo la nostra struttura organizzativa». Perchè un cliente che ancora non vi conosce dovrebbe passare nei vostri punti vendita Italian Optic? «Per la rapidità con cui lavoriamo. Attenzione però – si fa serio Stefano –, rapidità che non va mai a discapito della qualità, anzi. Il nostro laboratorio interno permette di abbattere le lungaggini in cui incorrono di solito gli ottici che si devono appoggiare a strutture esterne. Noi seguiamo il cliente a 360°. Per questo possiamo approntare molte lavorazioni nel giro di mezz’ora». «E io aggiungerei – puntualizza Fulvio – un altro nostro fiore all’occhiello: ci piace seguire la moda, l’occhiale trendy, la montatura di tendenza. Siamo sempre aggiornati con i migliori brand e le novità più interessanti da proporre al cliente». Italian Optic è uno degli sponsor dell’Atalanta ormai da quattro anni. «E da grande sportivo – Fulvio ci mostra alcune bellissime maschere da sci che ci presenta come “splendide idee regalo per il Natale” – l’attenzione per il mondo dello sport ci ha portati ad arricchire la nostra offerta con i marchi più prestigiosi anche in questo campo. Un nome su tutti, Oakley: questa azienda, numero uno al mondo nel suo ambito, segue e sponsorizza il MotoGP. Realizza occhiali normali con lenti da vista. Per giocare a tennis, per andare in bici, per lo sci, lo snowboard, il running, la montagna. Occhiali straordinari, che fanno parte della nostra offerta e che sono studiati in maniera tale da non ferire il viso qualora, per un qualsiasi incidente sportivo, l’atleta rischiasse di farsi male». Il mondo delle lenti a contatto li vede in prima fila con una pluralità di soluzioni offerte. Ci spiega Stefano: «E la collaborazione con un fuoriclasse come Mauro Remonti, uno dei massimi professionisti sulla piazza, ci pone all’avanguardia anche nel campo della “contattologia”. Forniamo lenti a contatto a calciatori di serie A impegnati nelle gare e che prima non erano mai stati in grado di tollerarle. Prepariamo lenti a contatto anche per bambini di otto o nove anni, sempre dopo una prescrizione oculistica. E proprio con gli oculisti restiamo in costante contatto». «La nostra è un’offerta plurale – sintetizza Fulvio – che vive al passo con i tempi; un altro nostro regalo di Natale – che in realtà proseguirà oltre Dicembre anche per il mese di Gennaio – è l’invito rivolto alla nostra clientela a portarci i loro vecchi occhiali da vista, questi, purché non rotti, garantiranno uno sconto del 50% sull’acquisto del nuovo occhiale. Una rottamazione che fa bene alle tasche dei nostri clienti, ma anche dei tanti bisognosi, cui quegli occhiali saranno da noi interamente devoluti». «E proprio qui sta il segreto del nostro successo – ci saluta con un sorriso Stefano – sappiamo parlare alle persone! Per questo Italian Optic può guardare con serenità per il suo futuro a nuove sfide in Lombardia, magari in altre parti d’Italia … e poi, perché no?, persino anche oltre ...».

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PAOLO LUCCHETTA:

QUANDO IL LEGNO PRENDE VITA A volte il destino ti regala incontri speciali, in luoghi dove l’arte non è altro che la forza di suggestione di un particolare, dove anche da un pezzo di legno si percepisce energia. di Cristiano Gassani photo GIOVANNI PASQUINELLI

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utto questo accade quando entri in contatto con un mobile firmato Paolo Lucchetta. Designer, artigiano, creativo, difficile identificare con un aggettivo Paolo, imprenditore e fondatore dell’azienda che porta il suo nome. Lo incontriamo in una tarda mattinata di sole autunnale nel suo ufficio di Meda, paese situato in quella Brianza celebre in tutto il mondo per l’industria del design e per la storica produzione artigianale di mobili classici e in stile. Paolo, assieme alla figlia Erika, ci accoglie con eleganza e raffinatezza in questa moderna struttura, un ambiente dove il quotidiano è far mobili a regola d’arte. Tra sorrisi e battute, ma sempre con autorevole serietà, ci conduce attraverso i suoi quasi 46 anni d’attività, aprendoci un universo che incanterebbe chiunque ami il bello: il mondo del legno, con i suoi profumi, decori e lavorazioni. “Ho da sempre avuto attrazione per il legno”, racconta l’imprenditore, che inizia a soli 14 anni a lavorare in bottega e grazie a tenacia e creatività, quella che è sempre stata una passione diventa un lavoro. Tra alti, bassi e numerosi successi ottenuti nel corso degli anni dalla sua azienda, i punti fermi, come tiene più volte a sottolineare, sono la presenza della moglie Ornella e dei suoi figli Erika e Mattia.

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inonimo di qualità e simbolo del “Made in Italy”, l’azienda Lucchetta esprime un’idea attraverso un mobile, dove ogni pezzo ha la sua storia e i materiali impiegati creano sinergia. Difficile non rimanere incantati dai racconti di Paolo Lucchetta, un uomo che con gran coraggio più di 30 anni fa ha deciso di mettersi in gioco, iniziando a commercializzare in quei paesi dove il “marchio italiano” era ancora poco conosciuto, come ad esempio Miami, Abu Dhabi, Kiev e Riad. Proseguendo la visita, i racconti sono moltissimi, ma gli occhi di tutti noi si posano su un oggetto meraviglioso. Paolo con un gran sorriso e senza mai distogliere lo sguardo dai nostri occhi, si ferma: “Ricordo ancora come fosse oggi” racconta “mi trovavo a Kiev per una fiera e, annoiato dalla cena, lasciavo che la mia mente vagasse tra i pensieri, quando improvvisamente ho avuto l’ispirazione che cercavo e, con una banale scusa, sono corso in camera a disegnare quello che oggi vedete realizzato davanti ai vostri occhi”. “Forza, energia, il credere in sé stessi e imparare a dialogare con il mondo, sono i principi cardine dell’azienda, elementi che aiutano a dosare la vita, dandoci gli obiettivi giusti e regalandoci il sapore della conquista”. Ma il segreto del successo di Paolo avviene grazie ad un’attenta e accurata osservazione del particolare, che consente, in primis con

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l’immaginazione, poi con lo schizzo ed infine attraverso la realizzazione, di produrre vere e proprie opere d’arte. Sì, perché chi compra un Paolo Lucchetta, acquista un pezzo unico, dove la cura del particolare rende possibile realizzare un’opera con le misure della persona stessa. L’intervista prosegue mentre il carisma di quest’uomo ci ammalia. Non si può non notare la spilla apposta sul revers della sua giacca. “Il cavallo trasmette energia, è espressione di forza e delicatezza” commenta Paolo, che indossa fiero il gioiello a forma di testa di cavallo ricevuto in regalo per il suo quarantesimo compleanno. Quest’ultimo diventato sua fonte d’ispirazione, è stato trasformato in un’opera in legno, ancora oggi uno dei pezzi più richiesti. Attualmente, grazie anche al figlio Mattia, a due anni dalla sua entrata nella società e dopo varie esperienze formative all’estero, tutte queste idee vengono trasmesse dal cartaceo al digitale, con misure e dettagli. La Paolo Lucchetta & C., con 18 dipendenti all’attivo e più di un centinaio di collaboratori esterni, si presenta oggi come un’azienda in continua evoluzione, pronta alle nuove sfide del mercato, capace di realizzare in chiave moderna e con tutti i valori trasmessi dal leader, un oggetto in legno che sembra avere un’anima. “Se le belle cose costano un motivo c’è” conclude Lucchetta. E noi non possiamo che concordare con lui!! N UMERO 21 | UP B E R GA M O 23


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UPSPORT

un campione con... le ali!! di GIOVANNI CALDARA

photo di ANDREA ROTONDELLA

«Vi farò diventare come Iron Man». Parola di Michele Cadei, campione europeo 2014 di moto d’acqua, già campione italiano e oggi alla vigilia della prova sportiva più importante della sua carriera: il mondiale che si terrà il prossimo febbraio in Arizona. 26 U P BERG A M O | N U M E R O 21


Ci scusi Michele ma a chi si sta rivolgendo? Forse a dei campioni come lei? A degli atleti disposti ad allenarsi tutto l’anno più e più giorni ogni settimana? «No, niente di tutto questo: voglio trasmettere gli stessi brividi indimenticabili che vivo io durante le mie gare a persone del tutto normali, senza alcuna specifica preparazione, grazie a due sport nuovissimi, di cui dal 2011 si tengono i campionati mondiali, e che si chiamano Flyboard e Hoverboard. Insomma, vi farò volare sull’acqua». Anche il cronista, a questo punto, resta spiazzato e tenta a fatica di raccapezzarsi davanti alla vulcanica figura di uno sportivo, che nasce come imprenditore, raggiunge vette che lo coprono di gloria sulle pagine sportive e quando è proiettato al vertice massimo dell’agonismo, sottoponendosi ad allenamenti via via più intensi, ci illustra e parla del suo nuovo, ultimo progetto: «Mi sta molto a cuore – confessa – perché dà un senso a tanti

sacrifici e alle mie passioni». Pochi attimi sono sufficienti a Michele per mettere l’accento sull’unica parola per lui fondamentale: «Scriva pure solo passione: è la chiave di tutto» e, mentre mi parla, mi mostra la targa che troneggia nell’ufficio della Carrozzeria Cadei (officina nata ad Albano Sant’Alessandro nel 1997 e di cui è proprietario), dove leggiamo: Sei il nostro campione. Sei grande papà. Anche il campione europeo a questo punto si commuove…, questa targa gli è stata consegnata dalle figlie Nicole e Chloé, di sei anni e un anno e mezzo, durante la premiazione per il titolo di Campione Europeo 2014, ottenuto nella massima categoria F1 lo scorso settembre a Spalato in Croazia. La cerimonia si è svolta il 23 ottobre al ristorante Abbazia di San Paolo d’Argon: «Ed è stato bellissimo. Per le mie bimbe che sono il mio orgoglio, per i miei genitori e anche per i tanti sportivi che erano presenti: dal capitano dell’Atalanta Gianpaolo Bellini, all’ex N UMERO 21 | UP B E R GA M O 27


nerazzurro Fernando Tissone, al grande Marino Magrin, fino ai ciclisti Gianfranco Zilioli e Valerio Tebaldi, attuale direttore sportivo della Colombia. Un ambiente legato da un’amicizia molto intensa. Ma quando parlo di passione intendo proprio questo: la gente ammira il campione, lo vuole incontrare, eppure io leggo nei loro occhi il desiderio fortissimo di sperimentare loro stessi in prima persona quell’adrenalina che noi viviamo in acqua. È per questo che con degli amici e dei soci ho deciso di dare vita al Jet Fly Team di Bergamo». Di che cosa si tratta? «Abbiamo voluto creare qualcosa di assolutamente nuovo. Ho riunito a Bergamo altri piloti del campionato italiano di moto d’acqua per unire le nostre professionalità, mettendole al servizio del divertimento garantito da queste nuove, incredibili discipline, il Flyboard e l’Hoverboard. Il nostro gruppo, nato lo scorso luglio, conta già 60 iscritti, ma il numero è puramente indicativo perché in continua espansione».

Che cos’è il Flyboard? «Il Flyboard è uno straordinario sport acquatico che permette di volare sopra l’acqua e questo è possibile grazie a una macchina, il Flyboard appunto, costituita da scarponcini fissati su una tavoletta con degli scarichi laterali direttamente collegati da un tubo alla moto d’acqua. L’istruttore che conduce la moto gestisce la propulsione tramite l’acceleratore. Il protagonista, naturalmente, è l’utente che utilizza il Flyboard: il getto d’acqua sotto i piedi garantisce il 90% della propulsione, il resto è opera dell’equilibrio dato dall’inclinazione dei piedi e delle mani e che si acquisisce in quindici minuti di preparazione; il Flyboard è molto intuitivo, come imparare a camminare». Che cosa succede una volta spinti fuori dall’acqua? «Si vola, si balla nell’aria, ci si può esibire in coreografie con il proprio corpo, si sfida la legge di gravità e per un tempo che rimarrà indimenticabile … la si vince!». Ma il Flyboard non diventa pericoloso quando si rischia di cadere perdendo l’equilibrio? «Assolutamente no. È uno sport che si pratica in tutta


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sicurezza. È vero che ha moltissime potenzialità, basti pensare che il tubo, lungo 21 metri, permette ai campioni mondiali altezze record che possono spingersi fino a 14 metri. Ma una persona normale che vuole imparare comincia con il sollevarsi un metro dall’acqua. Che già è un’esperienza impagabile. E se cade è come tuffarsi da un trampolino in piscina». E l’Hoverboard che cos’è? «Impiega la stessa tecnologia del Flyboard, ma qui si sperimenta con una tavoletta, come uno snowboard, il piacere di “surfare” volando sempre sull’acqua. Ancora una volta, pura adrenalina!». A chi sono rivolti questi sport? «Sono rivolti a tutte le persone che amano le emozioni della vita. Non ci sono categorie specifiche. Perchè si tratta di sport accessibili a chiunque, soprattutto il Flyboard che richiede solo un pizzico di equilibrio». E dal punto di vista economico? «Non sono affatto esosi o inavvicinabili, tutt’altro! In più, noi seguiremo ogni prestazione con un drone che filmerà la performance di ogni atleta. E il video che gli


consegneremo al termine del suo percorso diventerà “virale” tra amici e conoscenti. Ce ne siamo resi conto quest’estate a Milano Marittima: la gente che si alzava dalle sdraio e accorreva per vedere queste acrobazie meravigliose fuori dall’acqua ha rappresentato per noi la migliore conferma della bontà della nostra scommessa». E quali saranno le prossime tappe del Jet-Fly Team? «La stagione comincia questa primavera. Le location per Flyboard e Hoverboard saranno Milano Marittima, il lago di Garda e il laghetto di Castelletto di Branduzzo in provincia di Pavia. Abbiamo un nostro sito internet (www.jet-fky.it), un gruppo Facebook (jetflyteam) e intendiamo contagiare con il nostro entusiasmo tanti imprenditori e sponsor che vorranno unirsi a noi nel nostro progetto innovativo». Lei sembra credere molto a questa nuova avventura… «Sì, al punto che Jet Fly Team Bergamo è diventata la mia nuova squadra proprio ora che ha inizio la sfida decisiva per la mia carriera agonistica, il titolo mondiale nella categoria più prestigiosa, F1. Una gara che fa tremare i polsi, ma che è pura energia». Ce la racconti «Si terrà alla fine di Febbraio in Arizona a Lake Havasu. È una gara da 300 miglia che si correrà a staffetta. Io gareggerò insieme al francese Jérémy Perez, già vice

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campione del mondo e campione europeo di circuito 2014 categoria Runabout F1, mentre io sono campione europeo di Endurance sempre nella massima categoria Runabout F1. Sarà una gara lunghissima, che durerà quasi cinque ore. E a ogni rifornimento avverrà la staffetta, appunto il cambio tra i piloti». Come si sta preparando? «Con costanti allenamenti in palestra, tre volte la settimana sotto la supervisione di Valentino Domenghini, a Bergamo. Poi, con la mia moto d’acqua, mi alleno in provincia di Pavia, dove sono seguito da un grandissimo professionista, Stefano Formaiani della Ste Racing, che verrà con me anche in Arizona dove elaborerà una Kawasaki specifica per quella gara massacrante. Non voglio infine dimenticare il tempo che dedicherò a una preparazione squisitamente mentale, tuttavia fondamentale in gare del genere. Grazie al gruppo “Riparto da zero”, che fa a capo a un guru come il dottor Roberto Cerè che ha lavorato con la scuderia Ferrari, mi sento al massimo delle mie potenzialità». Non c’è che dire, dalla carrozzeria Cadei, che ha fatto della vendita, riparazione, assistenza e gestione delle pratiche assicurative, un punto di riferimento per tutta la bergamasca, i “motori” del suo titolare, Michele Cadei, si scaldano, potenti, e si preparano a raggiungere nuovi, entusiasmanti traguardi.


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K E I B A A Q U

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HOVeR BOARD fly BOARD NASCE NEL CUORE DI BeRGamO

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MAURIZIO MIRI SARTORIALITÀ TRADIZIONE E…UN PIZZICO DI FOLLIA

Le giacche si raccontano... Elegante, delicata, eccentrica, da sempre un capo del guardaroba maschile, la giacca, è un indumento che almeno una volta nella vita ogni uomo ha indossato. di CRISTIANO GASSANI

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a la sua comparsa durante le rivolte popolari del XIV secolo in Francia, quando i contadini l’abbinavano ad un vestito corto di taglio semplice e la portavano aperta.

Oggetto del desiderio maschile, paragonabile alle scarpe per una donna, la giacca “Maurizio Miri”, cattura l’attenzione di chi la osserva. Brand dallo spirito contemporaneo, rivolge lo sguardo alla sartorialità, alla minuziosità del particolare e alla tradizione, interpretando uno stato d’animo con quel senso di follia che caratterizza la nostra epoca. Tutto nasce in una location d’ispirazione, un antico mulino, nella zona industriale di Brescia, trasformato in showroom e laboratorio, dove la concezione per il bello si avverte subito con lo sguardo e si accompagna ad un’atmosfera accogliente e artistica.

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Risvolto classico, revers a lancia, collo sciallato, vengono interpretati in un concetto di “ubersexual”, dove l’uomo del Terzo Millennio è sempre più a contatto con la propria parte femminile. La ricerca “dell’essere”, spinge il designer a innovare e sorprendere, creando un modo alternativo di far arte, dove tessuti femminili si sposano alla figura maschile. L’orientamento sta nel “non capire”, rompendo gli schemi. Perché la giacca “Maurizio Miri” rappresenta una visione dove la normalità fa paura, mentre la follia, quella che spesso ci fa sbagliare strada ma imparare dall’errore, è fonte d’ispirazione. La filosofia dell’azienda è allargare i propri confini spostando la soglia degli orizzonti, e tutto questo avviene, secondo la concezione del brand, attraverso l’eccellenza data dall’armonia degli “ingredienti”. Quest’ultimo concetto si esprime attraverso la ricerca e la cura del

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particolare, ne fanno esempio il bottonificio Bergamasco Bap, o i punti fatti a mano realizzati dal sarto Pompeo di Perugia. Indossando una giacca del designer Bresciano si sposano diversi concetti, ma soprattutto si ha un codice per comunicare con gli altri, uno strumento che trae ispirazione dalla quotidianità della vita e da designer e stilisti che hanno ancora qualcosa da dire. L’uomo che sceglie questo capo d’abbigliamento, anche se pieno di contraddizioni, decide d’indossarlo per rinascere come una fenice dalle proprie ceneri, sentendosi un “figo”, al di là di tutto. Dettagli, sfumature, temi di colore, mixano l’abc del buongusto e costruiscono racconti inediti che il brand “Maurizio Miri” idealizza attorno alle proprie creazioni dando vita a magiche atmosfere e nuove storie.


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UPDONNE DI SUCCESSO

il CORAGGIO

di andare controcorrente Marta Mondonico, proprietaria dell’azienda vitivinicola “Le Mojole” di Castelli Calepio, sembra essere una mosca bianca nell’ambiente. Non si fa tentare dal profitto economico e dopo un’annata negativa, con un estremo atto di onestà verso il consumatore, rinuncia alla vendemmia. Ecco i segreti di un vino d’eccellenza. di Katiuscia Gritti

É

la curiosità che mi spinge a visitare la cantina “Le Mojole” di Castelli Calepio. Ci sono passata davanti tantissime volte, ne ho sentito molto parlare. Ho letto dei molti riconoscimenti internazionali ottenuti (medaglia d’oro al Concorso Mondiale Di Bruxelles 2014 e al Berliner Wine Trophy 2012, 2013 e 2014; l’ennesima medaglia d’oro fresca del 18 ottobre scorso al Concorso Internazionale Emozioni Dal Mondo – Merlot e Cabernet Insieme, già ottenuta nel 2011 e 2006; primo premio al concorso “Le signore Delle Vigne 2005”). L’azienda agricola Le Mojole è stata l’unica azienda bergamasca a partecipare ai Salotti Del Gusto del 29 e 30 novembre 2014 alla Villa Condulmer di Mogliano Veneto, evento che riunisce i massimi produttori delle eccellenze enogastronomiche del nostro Paese. Qual’è il segreto di un vino tanto rinomato? Nasce nella mia terra e voglio capire cosa lo rende così speciale. Che cos’ha in più degli altri il vino Donna Marta?

L’azienda nasce nel 2002 quando, da un’idea del marito, la sig.ra Mondonico rileva 32.000 metri quadrati di terra a Tagliuno di Castelli Calepio, di cui 2 ettari vitati. Marta comincia il suo progetto da zero. Non ha idea di come si possa gestire un’attività vitivinicola; non ha mai assaggiato un bicchiere di vino. Ha davvero tutto da imparare. Marta è una donna, è astemia, e non è del posto. Deve imporre ai suoi collaboratori un modo del tutto nuovo di lavorare, un modo del tutto nuovo di pensare. Marta ha le idee chiare su come dovrà essere il suo vino: qualcosa di molto diverso da quello cui si è abituati nella zona. Ci vuole CORAGGIO. Alla base di tutto sta il “lavorare bene in vigna”.

Al mio ingresso nella tenuta capisco subito di essere in un posto fuori dal comune. Quella attorno a me più che una vigna è un vero e proprio giardino: 700 le rose piantate all’interno del suo perimetro. La musica classica risuona dall’interno della cantina. Quando la signora Mondonico comincia a parlare, le mie domande iniziano a sciogliersi da sole, senza bisogno di essere poste. Rimango affascinata dalla determinazione e dalla passione di Marta, che traspare in ogni sua parola. Il contesto è magico; la storia dell’azienda vinicola Le Mojole è qualcosa di molto particolare. È di per sé brevissima, ma con già così tanti successi alle spalle.

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Nessun dettaglio a Le Mojole è lasciato al caso. La vite subisce una tripla selezione: una prima fase di “potatura corta”, dove solo poche gemme vengono selezionate per ogni pianta; verso la metà di luglio vengono poi tolti da ogni fusto i grappoli in eccesso. Se ne conservano mediamente quattro, privilegiando i più vicini al ceppo. In fase di raccolta infine, attraverso un apposito nastro di cernita, i singoli grappoli vengono poi controllati per contrasto uno ad uno. Di tutte le uve prodotte solo 60 quintali per ettaro vengono portate in cantina. La vendemmia viene fatta in piccole cassette di legno, ed è in primo luogo una vendemmia scientifica. Stabilire il grado della maturazione fenolica è già una prima fondamentale scelta strategica. La combinazione delle diverse uve deve poi tener conto della differente esposizione al sole dei vigneti merlot e cabernet distribuiti tutt’intorno alla cantina. “La natura stessa ci lancia chiari segnali sullo stato di salute della vite. Bisogna innanzitutto essere degli attenti osservatori, la terra, l’erba che cresce, ogni minimo particolare delle foglie nel tempo deve attrarre la nostra attenzione”. Le stesse rose, piante che favoriscono il richiamo degli insetti utili all’impollinazione, anticipano, e di molto, i segnali di malattia lanciati dalla vite. La natura va anche rispettata. “Compito dell’enologo è esaltare le qualità naturali senza elementi artificiosi. La coltivazione del tutto biologica purtroppo non è ancora possibile. La prevenzione e la cura del vi44 U P BERG A M O | N U M E R O 21

gneto devono ancora passare dall’utilizzo di zinco e rame. Quello che cerchiamo di fare noi è rendere questi interventi il meno invasivi possibile”. E così il fastidioso “moscerino nero” che spesso assale le uve cabernet della nostra regione, qui viene contrastato con lo spruzzo di acqua e zucchero e non di insetticidi. Purtroppo anche quest’arma poco ha potuto contro i danni conseguenti alla diffusione del batterio Drosophila suzukii, che, proveniente dal sud-est asiatico, da qualche anno attacca la frutta con buccia sottile ed in particolare i frutti a bacca, anche sul nostro territorio. Si tratta di un moscerino molto resistente, che sopravvive anche a basse temperature ed ha cicli di riproduzione molto veloci e frequenti. A questa gravissima piaga, che può portare nei casi più gravi fino alla perdita dell’80% della produzione, quest’anno si sono aggiunte, in modo decisamente visibile a tutti, condizioni climatiche estremamente sfavorevoli. La tenuta Le Mojole è stata purtroppo interessata anche da una frana nel mese di febbraio. Un’annata molto difficile insomma quella del 2014. Contro ogni logica economica, e distinguendosi da ogni altro produttore della zona, Donna Marta quest’anno ha rinunciato alla vendemmia. Nonostante abbia speso il doppio per l’impiego di manodopera e di prodotti di pre-

venzione e cura della vite, l’azienda Le Mojole quest’anno sarà presente sul mercato con solo poche bottiglie di rosé. Una decisione eclatante e dolorosa, che va del tutto controcorrente. Tutti i fattori sopra elencati non avrebbero consentito di produrre un vino all’altezza del nome che ha. In questo senso Donna Marta è davvero una mosca bianca nell’ambiente. “In questo lavoro ci vuole soprattutto ONESTÀ. Onestà verso noi stessi e verso il consumatore”. “Da quando faccio questo lavoro sono diventata arrendevole. Le variabili che lo influenzano sono troppe. È una sfida da accettare”. È anche questa la forza di Marta. Tanto determinata nel raggiungere i suoi obiettivi (e finora c’è riuscita benissimo), quanto onesta nel saper anche perdere contro la forza della natura. Marta ha voluto fortemente un vino che le somigliasse. Non “piacione” come tanti altri, non ruffiano; non un vino gradevole al primo assaggio, ma che poi non ti lascia in bocca nulla. Il vino Donna Marta non cala in qualità con il tempo. È un vino forte ed elegante, come lei. È per scelta non un DOC (denominazione di origine controllata), ma un IGT (indicazione geografica tipica). “È un messaggio distorto quello che arriva al consumatore e che lo porta a pensare che sia da predili-


”in questo lavoro ci vuole onestÀ. onestÀ verso noi stessi e verso il consumatore”

gere un’etichetta DOC; la denominazione di origine controllata certifica solo la provenienza e non la qualità di quello che stiamo bevendo” Si può fare un ottimo v.ino senza dover riversare sul consumatore i costi delle commissioni che stanno dietro questo titolo. La qualità è un qualcosa che va oltre. Già l’etichetta dei vini le Mojole, che rappresenta il più celebre tra i quadri di Lucio Fontana, “Concetto spaziale, attese”, ci dice che dobbiamo guardare più lontano. Pensare a tutto quello sta dietro la produzione di un vino. Quello che io sto cercando di raccontarvi. Il gioco di parole viene naturale: il vino è ARTE. Non a caso a Le Mojole il vino riposa accompagnato dalla musica classica ad ogni ora del giorno. Se è vero che a tutto c’è una spiegazione, ecco perché il vino Donna Marta è un vino che emoziona. Dopo questa intervista ho capito molte cose. Vivo in un territorio con un microclima molto favorevole alla coltivazione della vite. Le colline che lo circondano lo avvolgono in un vero e proprio abbraccio protettivo che lo accompagna fino al lago. È un territorio che sicuramente può essere valorizzato molto di più; non tanto creando “del nuovo”, ma curando maggiormente quello che già esiste. Lavorando più sulla qualità che sulla quantità. Il terreno dà una buona base, ma è tutto il resto che fa la differenza. Ci vuole coraggio; ci vuole onestà. Questa è la diversità tra un vino e un vino di eccellenza.Florentino gli risponde come aveva desiderato fare per cinquantatre anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese: per tutta la vita!

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Van Gogh A MILANO Palazzo Reale 18 ottobre 2014 - 8 marzo 2015 Ancora arte a Milano. Dopo la mostra su Salgado (vedi Up Bergamo n. 20) è l’ora di Van Gogh. di WITNESS

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uesta mostra, dal titolo Van Gogh. L’uomo e la terra, si compone di 47 dipinti, provenienti da mezzo mondo, tra cui il celeberrimo Autoritratto del 1887 e altri capolavori tra i quali spiccano Ritratto di Joseph Roulin e Paesaggio con covoni e luna che sorge, entrambi del 1889. La mostra, curata da Kathleen Adler e allestita dall’architetto giapponese Kengo Kurma, è veramente ben riuscita e consente a tutti, anche a chi ha solo una conoscenza superficiale dell’artista, di percepire la sua peculiare visione del mondo e il suo originale genio creativo. Per quanto mi riguarda, vuoi per la scelta dei dipinti, vuoi per le informazioni che li accompa-

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gnano, uscendo dalla mostra la mia conoscenza di Van Gogh risulta decisamente più approfondita. Con questa importante iniziativa, Milano dà avvio alle celebrazioni per il 125° anniversario della morte di questo controverso e straordinario artista. In questa occasione il Sindaco Pisapia ha scritto: Van Gogh, col suo linguaggio artistico, è capace di realismo e allo stesso tempo di andare oltre, di cercare un significato in più. E poi ancora: la sua magia è la sua capacità di destare in noi l’incanto e insieme l’interrogativo, la ricerca, il desiderio. Come dire... Condivido.


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Van Gogh A MILANO

Palazzo Reale 18 ottobre 2014 - 8 marzo 2015

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UPINTERVISTE

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di LAURA ADELE FELTRI - CASA FELTRI -

IL VOLONTARIATO E’ ANCORA UNA QUESTIONE SERIA? A CHI SERVE ? NON HA FINI ECONOMICI, NON SERVE A FAR CARRIERA, NON SERVE AD ACCAPARRARSI SUCCESSO SOCIALE.. DEVE ESSERE”SOLO”IN GRADO DI AIUTARE DAVVERO CHI NE HA BISOGNO.

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n breve escursus… Il volontariato per moltissimo tempo è stato per eccellenza appannaggio degli enti ecclesiastici,suore e preti prestavano soccorso a chi versava in condizion i di povertà, crescevano bimbi abbandonati da famiglie troppo povere per prendersene cura; chi non ricorda l’aggirarsi negli ospedali di infermieri, ma ancora di più della “suora del piano”, che veniva per aiutare un malato, per rimboccare le lenzuola o semplicemente portare una parola di conforto ad un parente stremato dalla degenza di un caro. Poi è divenuta l’occupazione di donne borghesi che non lavorando ,perché il loro stato sociale le esentava , erano desiderose di non stare con le mani in mano e anziché scansarsi di fronte a situazioni di privazioni e malattie, si sentivano

così fortunate da aver desiderio di donare oltre che denaro anche del tempo in soccorso dei più deboli. Negli anni il volontariato ha iniziato a mettere in mostra aspetti meno lodevoli, protagonisti che invece agire in sordina o farsi una pubblicità finalizzata alla ricerca di fondi, si sono sentiti delle vere star tanto da fare grandi ricevimenti per mettersi in mostra come a dire :”se c’è chi starà bene lo deve a me...desideravo dirvelo così faccio questa grande serata dove mangiamo, beviamo, balliamo e raccogliamo un po’ di denaro da devolvere con tanto di foto e commenti sul giornale locale o meglio ancora nazionale ,per valere ancora di più.” Persone che desiderano essere ammirate ed adorate, più che amate per la loro bontà.

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Quindi mi domando e vi domando,oggi ha ancora senso parlare di volontariato? Lascio a voi la risposta dopo aver letto questa intervista. Patrizia Numa si reca in pediatria da 13 anni, perchè sa che i bimbi possono ammalarsi e che l’ingresso in ospedale ha sempre un impatto traumatico ,a meno che non si venga a Bergamo dove ABIO ha reso questo luogo meno freddo, più accogliente e a “dimensione di bambino”.

Perché quello che avevamo in mente lo abbiamo sviluppato con progetti concreti: una cospicua presenza di volontari nel reparto (a Bergamo siamo 70 persone), il rinnovo di spazi esistenti , la realizzazione di nuovi e l’acquisto di materiale didattico,giochi,riviste ,libri.

COME AIUTA I BAMBINI L’ABIO (associazione per il bambino in ospedale) Si occupa dell’impatto emotivo che i piccoli vivono entrando in ospedale, partendo dal concetto che questo rappresenta il distacco dai propri punti di riferimento, dalle loro abitudini, oltre che il contatto con la malattia e il dolore.

COSA DIFFERENZIA IL REPARTO DI CHIRURGIA PEDIATRICA DA ALTRI REPARTI? Il primo esempio c’è l’hai sotto il naso ….senti che nell’aria non c’è odore di medicinali?questo è un segno molto importante perchè non crea la connessione medicinale – dolore.Il secondo esempio cè l’hai sotto gli occhi….vedi che l’ingresso è una grande stanza ludica? qui si puo giocare, leggere,vedere la tv,chiaccherare. Anche gli altri spazi dedicati alle cure dei bambini risultano accoglienti e colorati;questo permette al bambino di vivere in una dimensione di fantasia e non solo di dolore.

PERCHÉ TRA LE TANTE ASSOCIAZIONI HAI SCELTO PROPRIO ABIO? Perché è una associazione attiva, abbiamo coinvolto numerose mamme e nonne che hanno veramente desiderio di rendere la permanenza dei genitori e dei piccoli il più serena possibile.

COME SI COMPORTANO I GENITORI? I genitori sono i primi ad essere stupiti, si aspettano un ambiente asettico invece trovano calore oltre che una ottima professionalità. Con grande serenità possono stare accanto ai loro bambini ,sia di giorno che di notte:abbiamo voluto con forza ed acqui-

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stato una poltrona letto per ogni stanza di degenza . Un aiuto semplice ma fondamentale. Importante per i genitori e i bambini che si trovano costretti a restare in ospedale. TUTTI POSSONO FAR PARTE DI ABIO? NO.Vedi Laura, tante persone sono mosse da buoni sentimenti, ma qui si fa sul serio. Una volta data la propria disponibilità bisogna esserci sempre ,perché i bambini sono veramente esseri indifesi, soprattutto quando sono in ospedale ed i genitori vanno sostenuti perché a loro volta riescano ad infondere forza ai loro bambini,pur vivendo una situazione di grande stress emotivo. MI STAI DICENDO CHE NON TUTTI POSSONO FAR VOLONTARIATO ? Chi chiede di poter essere utile all’associazione deve esserne all’altezza. Sarò molto sincera: non servono persone che desiderino solo occupare del tempo libero o risolvere i propri problemi esistenziali facendo volontariato tanto per farlo. Bisogna essere idonei per questi compiti,per questo l’associazione chiede la frequenza di corsi che prevedono l’ammissione perchè dobbiamo essere sicuri che chi lavorerà in ospedale lo farà in modo lodevole, continuativo ed eticamente corretto.


IL VOLONTARIATO E’ ANCORA UNA QUESTIONE SERIA?

FATE VERAMENTE SUL SERIO? Si Laura, anche io che sono una veterana ogni anno frequento un corso per aggiornamento; ci mettiamo in discussione e riesaminiamo i nostri progetti per poterli migliorare, poterci far conoscere ed aiutare psicologicamente genitori e bimbi. Dopo le parole di Patrizia ,capisco che le intenzioni sono lodevoli e mi domando come sia la convivenza con il personale dell’ospedale;cosi lo chiedo ad una ragazza che si occupa di amministrazione ed organizzazione ,l’impiegata Viviana Albani Armocida : “All’inizio c’è sempre un po’ di timore ,quando ci vengono presentati volontari nuovi perchè le associazioni al di là dei nomi altisonanti sono composte da persone e si deve riuscire a collaborare in armonia. In ABIO ho incontrato donne che hanno veramente desiderio di esserci e di aiutare i bimbi e i genitori e soprattutto di non essere di intralcio al lavoro dei dottori ed infermieri. Sono di grande supporto, nel pieno rispetto delle regole di buona convivenza.” SI RIESCE A SUPERARE L’IMPATTO CON IL DOLORE? Il mio lavoro non mi fa dimenticare che l’ ospedale è un luogo dove si entra con sofferenza e si vive di speranze ,non dimentico che ogni giorno devo essere una buona organizzatrice ;questo richiede molta consapevolezza e rigore ….tuttavia le emozioni che i colori, i materiali, il sorriso dei volontari, trasmettono suscita un calore tale da rendere tutto più allegro e aiuta a superare le tante sofferenze. Credo che dopo avermi letto sappiate rispondere tutti ad una domanda che vi ho fatto iniziamente “A chi serve il volontariato ?”a Bergamo serve ai bambini e ai loro genitori e fortunatamente ci pensa ABIO (www.abiobergamo.org) N UMERO 21 | UP B E R GA M O 57


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UP AUTORI

On Writer Stephen King di MARIO POGGINI

Per questo articolo su King ho scelto un titolo che rimanda a un suo libro, bello e interessante: On Writing, un saggio sulla scrittura che, in quanto prodotto da un autore tanto prolifico, non può non contenere molti elementi autobiografici.

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ire che è l’unico libro di King che ho apprezzato sarebbe troppo, ma di certo non è esagerato dire che alcuni passaggi li ho letti più volte, che qualche frase, per cercare di fissarla nella memoria, l’ho sottolineata, e infine che ho evidenziato alcune pagine per ritrovarle più facilmente in caso di necessità. On Writing, quindi, contiene in sé due libri: da una parte, la storia della vita e dei successi di questo straordinario scrittore e, dall’altra, una serie di consigli e avvertenze - vere e proprie “lezioni” universitarie - su come scrivere, su cosa serve per farlo e su come cercare - e se c’è, trovare - il proprio stile. Ancora una volta, anche in questo libro quindi, King riesce a catturare l’attenzione di chi legge e, in questo specifico caso, con parole semplici e alla portata di tutti, a insegnarci a scrivere.

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Vorrei sottolineare questo punto. Qui non si parla di un qualche docente universitario, maestro di lettere e letteratura, che ci spiega tecniche e segreti dello scrivere. Qui abbiamo a che fare con uno dei più prolifici autori di libri di tutti i tempi, un tizio che, parlando di horror, ha esplorato l’animo umano rilevandone sia i limiti, sia i modi per affrontarli e, se possibile, superarli. Al di là dei nostri gusti e delle nostre preferenze - ho già detto che non è tra gli autori che preferisco - si deve prendere atto che ha scritto e venduto più di ogni altro contemporaneo e molti suoi libri sono stati trasformati in film dal fior fiore dei registi: da Brian De Palma (Carrie), a Kubrick (Shining), a Cronemberg (La zona morte), a Carpenter (Christine), a Romero (La metà oscura) a Reiner (Misery non deve morire) e tanti altri che non cito per brevità.

Se invece si vogliono ricordare gli attori che hanno dato volto ai personaggi di King, si possono citare Tom Hanks (Il miglio verde), James Caan e Kathy Bates (Misery non deve morire), John Cusack (Cell), Tim Robbins e Morgan Freeman (Le ali della libertà), Jack Nicholson e Shelley Duvall (Shining). Concludo con un dubbio che improvvisamente mi assale: constatando che io ho venduto poco meno di mille copie del mio primo libro e lui qualche milione di copie dei suoi... non sarà che quando scrivo che non è tra i miei preferiti sbaglio qualcosa?


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UPREADING

Il gioco di Gerald di Stephen King di MARIO POGGINI

Recentemente, su pressante consiglio di un’amica, ho letto uno dei più brevi libri di King: nell’edizione di Sperling & Kupfer, solo (!) 368 pagine. Che dire? Non mi ha entusiasmato. Eppure… l’ho divorato!

L’

ho letto ovunque: sul tram, a spasso col cane, mangiando, sia in casa che fuori, in macchina aspettando qualcuno... Persino in ascensore! Allora, come si spiega? La risposta è semplice: Stephen King è un grande, un grandissimo scrittore e, come tale, è in grado di catturare, dall’inizio alla fine, tutta l’attenzione di chi legge. Non c’è che dire: King ha mestiere. Veniamo ora al nostro Gerald e al suo gioco. Lui è un avvocato americano: benestante e brillante, ma un po’ sovrappeso. Non è uno sportivo e il suo unico esercizio fisico, soprattutto dopo cena, consiste nell’alzare il gomito e vuotare una bottiglia. E’ felicemente sposato con Jessie (la vera e assoluta protagonista del libro) che di professione fa la moglie dell’avvocato. Non hanno figli, ma vanno d’accordo lo stesso. Anche a

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letto. Magari aggiungendo qualche brivido. Giocando, come Gerald propone e Jessie condivide. La storia inizia con i due che, raggiunto il loro cottage fuori città, si preparano a trascorrere un pomeriggio di “divertenti” sinergie coniugali. Quando è già tutto pronto, però, quando Gerald ha già messo in campo il nuovo giocattolo e Jessie aspetta solo di entrare in scena, qualcosa si spezza e tutto precipita. Improvvisamente il gioco va oltre, diventa pesante. Oltrepassa ogni previsione. Ora solo i duri riescono a giocare! A questo punto, dopo solo poche pagine, King già ci porta sul suo terreno preferito: un viaggio, tra realtà e fantasia, nel quale

Jessie incontra strani personaggi, sconosciuti o provenienti dal passato. Immagini sgranate, che diventano nitide solo se osservate attraverso il caleidoscopio della paura e del terrore. Anche in questo libro, come in molti altri di King, la storia scivola sul genere horror e raccontarla sarebbe un delitto. Posso solo dire che c’è di tutto: il lago, la sofferenza fisica, un cane abbandonato nel bosco e, soprattutto, la solitudine più vera, il vuoto assoluto, quello che riporta alla luce i mostri del passato. E poi c’è l’autore, con il suo straordinario mestiere di scrivere.


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UPHOME

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Custhome:

il meglio del Made in Italy a “misura di cliente” Un dettaglio, è risaputo, riesce a spiegare e a illuminare un intero, complesso progetto. di Giovanni Caldara photo di Giovanni PASQUINELLI

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n dettaglio, è risaputo, riesce a spiegare e a illuminare un intero, complesso progetto. Entri nello showroom Custhome, nel cuore della splendida via San Tomaso, a due passi dall’Accademia Carrara e, tra magnifici mobili e oggetti di design, l’occhio viene catturato da alcune originali idee regalo proposte per il Natale a un’esigente clientela e che costituiscono lo spunto di una chiacchierata a tutto campo

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con i vulcanici soci Carlo Baio, Dario Turani e Roberto Colleoni. o allora taglieri a forma di bancali, secchi di vernice da utilizzare come vasi per piante o secchielli per il ghiaccio. E ancora: piatti per la pizza, bicchieri, oliere, saliere e colapasta, «in un trionfo di made in Italy, tutti in ceramica fatti a mano», ci spiega con un sorriso Carlo Baio, uno dei titolari di Custhome, che prosegue: «sono piccoli esempi, questi

oggetti, di un’evoluzione però più grande che stiamo imprimendo al nostro progetto Custhome e che a due anni dalla sua nascita guarda con entusiasmo all’esportazione del meglio del made in Italy verso importanti mercati esteri». La nostra curiosità – su queste sfide internazionali – è davvero alta, ma per tentare di scoprire di più veniamo invitati a percorrere i due piani che compongono l’elegante


showroom, ammirando i grandi brand che impreziosiscono le diverse soluzioni abitative (da De Padova per i divani a Gaggenau, Galotti & Radice, Hay, Living Divani, Agape bagni, Carl Hansen & Son, e-15 e Rossana cucine), ma restando, al tempo stesso, profondamente colpiti dalla singolarità o meglio dall’unicità che questi bellissimi pezzi sembrano assumere da Custhome. «Ed è proprio questo il punto centrale del nostro progetto – si sofferma Dario Turani –: vogliamo vendere, ma soprattutto assistere il cliente. Il nostro obiettivo è creare un mondo abitativo su misura». Siamo al cuore di questa scommessa e Carlo Baio vuole

sottolinearlo: «Scegliamo dei marchi prestigiosi, ma ci differenziamo dai nostri colleghi perché integriamo le grandi aziende all’interno del nostro progetto, si tratta di contestualizzare a favore della nostra clientela». E questo legame inscindibile tra soluzioni abitative, create a misura delle esigenze del cliente, traspare sin dal nome stesso in inglese del loro negozio. «Custhome è un negozio multi brand – prosegue Dario – ma la nostra filosofia non è vendere un marchio in sé. Non è un negozio generalista standardizzato. Puntiamo tutto sulla progettazione. Le nostre esperienze, le nostre stesse passioni ci hanno portati a un

cambio di prospettiva, indirizzandoci verso quella frontiera americana che ti obbliga a pensare così: “devi offrire tutto ciò che ti chiede il cliente”». Due esempi ci aiutano a comprendere la filosofia della personalizzazione del prodotto. Dario Turani ci mostra dei pannelli grezzi che, rivestiti con teli di lino successivamente resinati, personalizzeranno degli armadi: «Il “mondo resine” è una scommessa in cui crediamo profondamente dal momento che questi materiali sono così versatili che si plasmano in più versioni su mobili, ma anche su pavimenti, bagni, cucine e che permettono a noi una presenza importante nell’ambito

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dell’arredamento, ma nello stesso tempo ci consentono di realizzare quella soluzione unica e irripetibile richiesta dal cliente». E un altro esempio per comprendere la vostra ricerca di un servizio su misura? «La sfida legata al “mondo tessile”». Obbligo, qui, per Carlo introdurre la terza anima di Custhome, Roberto Colleoni, tappezziere ed esperto d’arte. E proprio mentre ci soffermiamo con lo sguardo su una zona notte che nello spazio dello showroom si fa ammirare per la piacevolezza delle soluzioni escogitate, Carlo Baio aggiunge: «sì, stiamo investendo molto anche nell’ambito della zona notte, sui letti su misura, con corredi, lenzuola, cuscini, coperte di cachemire, realizzati con i migliori tessuti dai nostri laboratori secondo le specifiche e dettagliate richieste del cliente». La selezione di tessuti su misura, come la scelta di materiali innovativi, si accompa-

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gnano a concetti come innovazione e futuro, ma parlano anche di una clientela quantomai variegata: «La presenza di clienti e contatti esteri che hanno investito in Italia è fondamentale per la realtà di Custhome” spiega Dario “La parola d’ordine per noi è flessibilità. E non è solo una parola d’ordine, ma è una carta vincente. Collaboriamo con studi di architettura anche all’estero con i

quali lavoriamo, progettando e allestendo interni. La nostra flessibilità ci consente di adeguarci alle richieste della committenza, possiamo dedicarci ad esempio anche a studiare un progetto di illuminazione, proprio perché la nostra è una realtà a 360 gradi». Resta, certo, la grande curiosità dei nuovi mercati esteri su cui s’affaccerà l’avventura di Custhome. Ma Carlo Baio, prima di



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rivelarceli, vuole specificare un ultimo dettaglio: «I nostri clienti hanno compreso la bontà della nostra scommessa che si basa su un prodotto sartoriale, a misura del cliente, che racchiude il meglio della grande tradizione italiana. Per questo stiamo creando una partnership con uno studio d’architettura che ha seri contatti con la Cina. Si tratta di un mercato in grande espansione che, oltre a permetterci di crescere, ci offrirebbe di esportare il made in Italy con le nostre maestranze». La Cina, dunque, nel futuro di Custhome: non c’è che dire, un progetto assai ambizioso. Auguri!


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intervista a

EMANUELE CONTI

IL COLORE

DELLA PROSPETTIVA QUANDO L’ENERGIA PRENDE FORMA di MANILA BARBATI

Emanuele nasce a Bergamo, il 18 giugno 1978. Nel 2004 si laurea presso l’Accademia Carrara di Belle Arti. Ama esprimere la sua forza creativa interiore dipingendo i mezzi di trasporto in tutta la loro potenza e vitalità, nella quale si sente realizzato. In particolare i mezzi meccanici urbani lo affascinano. Chi osserva le sue opere rimane inebriato dal colore, dalla prospettiva e dalla sensazione che ne ricava ammirando i suoi quadri nel loro insieme.

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rtista brillante, ha sviluppato una tendenza schematica ed è presente in esposizioni e manifestazioni d’arte nazionali e internazionali. È sempre alla ricerca di nuove peculiarità che lo esprimano in modo esclusivo, con tratto virtuosistico. La tecnica da lui utilizzata è insolita. Realizza opere dal soggetto apparentemente monotematico tra interpretazioni artistiche, tecnologia e design meccanico, in un insieme universale. Produce opere dipingendo auto e moto, traendone aspetti ironici, antropomorfi, che riflettono condizionamenti ambientali. È sempre allo studio di nuove astuzie che individuino, nella luce delle riflessioni del metallo, gli aspetti della quotidianità cittadina cercando di scoprirne i lati più reconditi nelle minuzie del tessuto urbano, traducendoli in indotti fantastici. Il disegno, in queste sue opere, si rilassa su una nervatura di tratti decisi ed esaustivi che ne definiscono i contorni mentre il colore, rivitalizzato da una luminosità sussultante, s’insinua tra forme compatte e piene. Le diligenti opacità conferiscono alle immagini, sia di macchine, moto o altri mezzi meccanici, una vasta varietà di effetti, di oscurità e di luminosità, anche nel caso in cui il quadro si riferisca a un dettaglio dell’oggetto.


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ueste goliardiche riproduzioni possiedono il vigore futuristico del movimento e tale appare la loro osservazione carica di esuberanza. Emanuele Conti non solo crea situazioni dal realismo sconcertante, ma sa esprimere la sua energia inconscia e le sue padronanze dei segni subliminali, numeri e simboli occulti introdotti intenzionalmente nelle opere, per esortare il fruitore a porsi quesiti o semplicemente a stuzzicare la sua curiosità. Sa cogliere dalla cronaca urbana, spunti per raccontare il passato con il gusto del modernariato, con le sue “auto d’epoca contemporanee”. Gli elementi che compongono le sue moto o auto artistiche diventano elementi incanalati, racchiusi in piccoli tratti per simbolizzare le mostruose macchinazioni del tempo che scorre. Il suo linguaggio, tenace e deciso, è sempre rivolto a scoprire, indagare e rivelare altri aspetti della sua personalità.

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e prospettive insolite e le presenze contemporanee propongono una visione d’insieme insolita e simbolica con chiari segni di compiacente concretezza. Artista di grande impatto, anche nelle dimensioni ridotte, la pittura di Emanuele Conti stimola una partecipazione rispetto al gioco della vita, ricercando bagliori nascosti racchiusi in simmetrici spazi moderni, virtÚ taciute ed essenze offuscate di passioni abilmente esternate nel coinvolgere chi osserva, allettandolo con una stuzzicante valutazione del perchÊ.

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novitÀ 2015 una FIERA tutta da scoprire Chiuso l’anno solare con due appuntamenti dedicati alle eccellenze enogastronomiche lombarde (GourmArte) e all’arte moderna contemporanea (Bergamo Arte Fiera), il 2015 di Promoberg alla Fiera di Bergamo inizia all’insegna ancora dell’arte. di MARCO CONTI

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n particolare dell’alto antiquariato, grazie a Bergamo Antiquaria, la mostra mercato che rappresenta da anni un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati del settore. la dodicesima edizione, di scena dal 24 gennaio al 1 febbraio, tornerà con l’inconfondibile format che fonde in un’unica location il fascino della tradizione con le esigenze di un mercato sempre in fermento. L’ultima edizione ha visto protagoniste oltre ottanta Gallerie d’alto antiquariato tra le più prestigiose e apprezzate a livello nazionale. Sin dal debutto, Bergamo Antiquaria ha continuato a riscuotere giudizi più che positivi da parte della critica, degli operatori del settore, e del pubblico. Un successo che la colloca tra gli eventi di primo piano nel panorama nazionale. Dal 6 all’8 febbraio con Bergamo Sposi la Fiera di Bergamo si trasformerà invece nel luogo d’incontro ideale per tutti gli innamorati e i futuri sposi. Il Salone dedicato ai prodotti e ai servizi per gli sposi e la fami-

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glia taglia il traguardo delle 17 edizioni in piena forma. A far sognare coppie e famiglie la tradizionale ricca ed elegante parte espositiva, alla quale si affianca l’atteso calendario di eventi collaterali, tra concorsi e passerelle, per incontrare le grandi firme della moda, dell’alta cucina, dell’immagine, e delle location ideali. Grazie al format in costante evoluzione e a una mirata scelta degli espositori, i futuri sposi avranno l’opportunità di entrare in contatto con il meglio che il mercato del settore propone e di vivere in anteprima il giorno del tanto atteso “si”. Donne in festa con la 14esima edizione di Creattiva alla Fiera di Bergamo. La manifestazione di Promoberg dedicata alle arti manuali, all’hobbistica e al bricolage, tradizionalmente presa d’assalto in particolare dal mondo femminile, invaderà con tanta fantasia e passione il polo fieristico dal 5 all’8 marzo. Dopo il debutto nell’ottobre 2008 al polo fieristico di Bergamo, Creattiva si è sempre superata ot-


tenendo un successo continuo. Merito di un format che abbina a una ricca offerta espositiva, un coinvolgente calendario di appuntamenti collaterali (nell’ultima edizione autunnale oltre 1.600 appuntamenti, tra corsi, laboratori e dimostrazioni) che trasformano il pubblico nel vero protagonista dell’evento, all’insegna della condivisione tra più generazioni. Alle originali due edizioni bergamasche (in autunno e primavera), si sono aggiunte quelle alla Mostra d’Oltremare a Napoli e alla Fiera del Levante di Bari.

zioni. Nelle prime undici edizioni oltre mezzo milione di persone – almeno metà delle quali bambini - hanno partecipato alla manifestazione che può contare su un format consolidato e apprezzato da tutte le realtà che compongono il complesso mondo dell’infanzia. Le prime due giornate di apertura del villaggio lillipuziano saranno riservate come sempre alle scuole, mentre durante il week end l’attenzione sarà tutta rivolta alle famiglie, che non mancheranno di invadere con tanto entusiasmo il polo fieristico di Bergamo.

Didattica, gioco, creatività, divertimento, magia, spettacolo e meraviglia: tutto questo, e molto altro ancora, è Lilliput, il Villaggio Creativo firmato Promoberg dedicato ai bambini dai 3 ai 12 anni. Il salone educativo per l’infanzia tornerà alla Fiera di Bergamo dal 19 al 22 marzo, caratterizzato, come sempre, dalle tante aree didattiche e laboratori, eventi, spettacoli, sport, esibizioni, incontri con i beniamini, e dimostra-

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Zena

Zena è un’artista istrionica, eclettica, versatile. La sua arte rappresenta un invito all’IDENTITÀ in movimento e crea un nuovo modello di femminilità che si distanzi dagli standard deliranti di bellezza plastica, dai cliché della seduzione e da quella concorrenza velenosa tra donne che non è solo obsoleta ma costituisce, in realtà, la radice dell’incapacità delle donne di incarnare un NUOVO RUOLO NELLA SOCIETÀ. di MANILA BARBATI photo di Giovanni PASQUINELLI

È

un’affascinante e intrigante creatura contemporanea Zena, e non si rassegna ai modelli che la società di oggi propone (e a volte “impone”) alle donne. Vive in Italia e alle Hawaii - i due posti che hanno stregato il suo cuore. Formatasi in danza classica e contemporanea, ha sviluppato una profonda comprensione su come integrare corpo, mente e anima in un percorso volto a esprimere il più alto potenziale di autoespressione e realizzazione. Come performer, ha recitato e ballato per più di 20 anni e sviluppato metodi unici di espressione del sé che è ora ha desiderio di condividere con gli altri. Le sue performance e metodologie di integrazione delle conoscenze scientifiche con l’arte possono essere visualizzate sul suo sito www. seezena.com/esseremana. Ha vissuto in diverse parti del mondo, lavorando con artisti internazionali e locali in Hawaii (USA) Europa e Asia. Zena, cosa ti senti di consigliare alla donna di oggi?: “OSARE OSARE è proprio quello che devono cominciare a fare. Mi rivolgo a tutti, uomini e donne, con particolare attenzione a queste ultime perché è arrivato il momento di rivoluzionare il nostro modo di stare insieme. Che cosa intendo? Di recente mi è capitato di partecipare a un paio di eventi “al femminile” organizzati per Expo con ospiti di grande spessore. Ero emozionata e non vedevo l’ora di sentire tutti gli interventi. Più che di cuori spezzati, propensione a innamorar-

ci dei bad boys e ricette da condividere durante Expo 2015 non si è parlato. È un vero peccato che le donne si releghino autonomamente a ruoli così piccoli e limitativi. La verità è che le donne vogliono molto di più, sono affascinate dai misteri della mente, dai meccanismi alla base delle loro emozioni e pensieri, lo vedo quando faccio le mie conferenze in giro per il mondo, lo riscontro nei seminari in Italia, a cena con le amiche... Le donne vogliono di più e fanno fatica a trovare fonti dove non si finisca per parlare con superficialità della conciliazione famiglia-lavoro... che noia! Sicuramente sono tematiche che fanno parte della nostra vita ma senza una chiave di lettura nuova non si supera quel latente senso di isolamento che si infiltra quando subentrano i figli, quando il ritmo delle nostre azioni ci svuota e ci fa domandare come possiamo sentirci più vive”. È questo il tuo lavoro? “Questo è il cuore del mio lavoro: recuperare il senso d’identità e bellezza della persona nel rispetto della sua unicità, attraverso i miei eventi e le mie creazioni, per spingere sull’acceleratore del non convenzionale. Diciamo che aiuto a far fiorire le persone dentro e fuori ” Quali sono le tue muse ispiratrici? “Vengono dalla natura: l’orchidea, come simbolo di trasformazione e capacita’ di adattamento, le noci di Kukui, connotazione distintiva della regalità Hawaiiana ma anche fonte di un fuoco

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incandescente che dura per ore. E poi il cinema: l’intramontabile eleganza degli anni ’40 nei noir Americani... Ci racconta che i suoi cappelli sculturali portano il nome delle amiche che ha in giro per il mondo: Karlita dal Messico, Nanea dalle Hawaii, Gloria da Guam, Bonnie dalla Cina - Così da averle sempre con sé. “I miei cappelli sono la reinterpretazione dell’headpiece in veste sculturale, l’incontro tra arte contemporanea e modisteria, per scuotere le persone dal torpore del “mettibile”. Il cappello è un escamotage per intraprendere un percorso sulla propria identità, sulla riscoperta della bellezza e unicità della persona. Vesto la parte più importante di noi: il cervello, questo meraviglioso sconosciuto riguardo al quale ci facciamo poche domande”. Come vorresti la donna? “Adoro l’idea che una donna che s’interessi di neuroscienze, fisica quantistica e percezioni alternative della realtà lo faccia in abito e cappello sculturale, celebrando

questo dono che è la vita con personalità e ironia... perchè l’ironia è l’ingrediente segreto di tutto ciò che faccio. I media promuovono modelli di comportamento che sono molto spesso degradanti per le donne: s’insegna loro a dare più importanza alla bellezza e alla magrezza rispetto al carattere e al carisma personale. I risultati sono allarmanti. Negli ultimi vent’anni, l’Italia ha rappresentato modelli femminili deboli, sottomessi agli uomini e che incarnano lo stereotipo del sesso spicciolo e scontato. Questi copricapi, nella loro identità distintiva, sono una dichiarazione in controtendenza, un invito a viversi in modo nuovo, sfrontato e carismatico”. Molti dei cappelli di Zena sono realizzati con materiali riciclati per trasmettere un doppio messaggio: sia la donna che il cappello possono iniziare un NUOVO CICLO di ri-definizione del passato e creare un NUOVO MODO DI FARE MODA (anche nel senso etimologico del termine).

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Come studiosa delle applicazioni della fisica quantistica nella neurofisiologia, Zena viaggia per il mondo con conferenze e seminari per gli studenti universitari di Los Angeles, Seattle, San Francisco e Honolulu. “Tutti noi siamo in grado di RIMODELLARE I NOSTRI SENTIMENTI imparando a cambiare una cosa: IL MODO DI PENSARE. È davvero un processo semplice, anche quando si tratta di stereotipi secolari, luoghi comuni e accettazione sociale. I nostri sentimenti provengono dai nostri pensieri. Pertanto, possiamo modificare il nostro modo di sentirci, cambiando i pensieri su cui indulgiamo più spesso. Le neuroscienze oggi ci consentono di dimostrare l’incredibile capacità trasformazionale del nostro cervello e della nostra mente. Oggi più che mai, l’urgenza di CAMBIARE IL MODO IN CUI CI SENTIAMO e l’IDEA DI NOI STESSI sono fondamentali per dar vita ad una nuova dimensione di consapevolezza. Si tratta di un esercizio costante, una pratica interiore che può cambiare il mondo. Solo insieme possiamo farlo accadere.”

La sua più profonda aspirazione è quella di condividere con il mondo il suo progetto di vita: il concept essereMANA, uno sviluppo unico dell’identità personale che è anche una visione di evoluzione per il mondo. Il progetto essereMANA, per la divulgazione di questi temi in chiave artistica e d’intrattenimento, è stato scelto da Inter-Nation Cultural Foundation, fondazione internazionale per il miglioramento della qualità della vita. Dopo America e Asia, il 2015 vedrà l’inizio ufficiale delle attività in Europa e, da Gennaio, in Italia. “Essere come il verbo dell’esistenza e MANA come la parola polinesiana che incarna il concetto di magia e carisma personale, anche in questo caso Italia e Hawaii danzano insieme!” Negli ultimi 20 anni è stata formatrice e motivatrice di individui e società in Europa, Asia e Stati Uniti. Ha prodotto filmati interattivi, progetti artistici internazionali, saggi sul potere innato di trasformazione personale. La capacità di Zena di usare il potere delle metafore come un sentiero verso la consapevolezza dell’individuo ha conquistato un pubblico internazionale e non vediamo l’ora che conquisti anche noi! E’ proprio il momento ideale per farci contagiare da questa atmosfera di fresca allegria, orchidee e profumi tropicali, pensieri che facciano fiorire la mente e occasioni che facciano fiorire il cuore nello stare insieme in modo unico e fuori dagli schemi...e allora...dov’e’ il mio cappello?

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INVERNO DA STAR L’Oriente e la sua cultura millenaria, le sue atmosfere magiche e dorate. di MANILA BARBATI

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E’

la fonte di grande ispirazione della designer di Tel Aviv Ayala Bar che riesce come sempre a tradurre con stile inconfondibile le sue emozioni in splendidi monili. Nella sua geniale e inarrestabile ricerca creativa, Ayala Bar “disegna” un vero e proprio mosaico capace di emozionare: sono i meravigliosi monili della “Classic Collection” per l’autunno inverno 2014. Ogni singolo pezzo della sua linea icona è qualcosa di straordinario, un mini affresco capolavoro fatto di tinte “ricche” e aristocratiche che colorano pietre, component, cristalli dalle forme sinuose sonando il fascino esclusivo e una femminilità sorprendente a chi li indossa. “Parterre de roi” per questa incantevole sfilata gioiello hollywoodiana. Nell’equilibrio perfetto di un lusso metropolitano, prende forma l’incantevole, un surrogato di grazia, bellezza, fascino e nobiltà. Luci soffuse, brillanti o psichedeliche si intrecciano a tonalità leggere, pastello o accese in una galleria di emozione e sentimento, scenario incantato di una “caldo” look invernale. Su uno sfondo prezioso e patinato, si alternano cristalli, perle e tessuti preziosi dal design ricco e raffinato, in un magico pout pourri di collier, sautoir, pendenti, ciondoli e bracciali. Le favolose linee “Classic”, “Hip”, “Radiance” e “Indigo”, sono un magico tour di eleganza, che attraversa caratteri e personalitá, stili e tendenze: in un gioco di forme e materiali ricolmi di charme e femminilità. Uno “star system” di passione per una donna che non conosce cali di seduzione. Nel segno e nel sogno di Ayala Bar...

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lo stile ayala bar L a valenza del percorso artistico è, in Ayala Bar, importante quanto la “destinazione”. Il risultato è un gioiello prezioso e sofisticato, un’opera d’arte da conservare e curare con amore. Dopo un trascorso nel mondo della moda, Ayala Bar sceglie negli anni Novanta di concentrare la propria creatività nell’ambito del design del gioiello. L’innata capacità del suo occhio di osservare e cogliere i particolari, i minimi dettagli, sommata alla passione per i materiali più svariati, per i contrasti e i colori, le permettono di creare dei manufatti d’arte “da passeggio” che, indossati, accentuano la femminilità di ogni donna. Il marchio Ayala Bar si afferma, in breve, in Israele fra i più importanti nel campo del design del gioiello. Secondo il calendario dettato dalla moda, le collezioni si rinnovano due volte all’anno: primavera/estate – autunno/inverno, componendosi per ogni stagione di circa 400 pezzi fra collane orecchini, bracciali e anelli. I prototipi vengono ideati ed eseguiti da Ayala stessa nel

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suo laboratorio in Israele; ogni pezzo viene poi riprodotto artigianalmente dedicando cura e attenzione ai minimi dettagli. Le sue collezioni si compongono di choker, collane con medaglioni centrali, sautoir, orecchini, bracciali, anelli e spille. Collezionista sfrenata di perle e perline, raccoglie con frequenza e accuratezza un’infinità di oggetti trovati nel deserto, al mare e in città, che diventano per lei fonte di ispirazione. Il percorso creativo che origina i suoi gioielli è inconfondibile. Ayala Bar dichiara di ispirarsi a tutto ciò che la circonda nella quotidianità. Lampi creativi di un’artista formidabile e inimitabile come l’israeliana Ayala Bar conosciuta in tutto il mondo perché che riesce ad aggiungere la sua ispirazione, sentimento e magia alla femminilità di ogni donna… Ayala Bar è distribuita in esclusiva in Italia da AIBIJOUX

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er chi vuole essere sempre davvero all’ultima moda senza omologarsi, per chi desidera distinguersi per eleganza, classe e raffinatezza, per chi ama pezzi sobri ma grintosi… ecco le lunghe collane in piccole perle con pendenti in aqualemuria incastonata nella filigrana d’argento e…seducenti nappine in seta. E’ davvero l’ultimo “must have” del costume jewellery mondiale tanto che anche le celeb le stanno indossando arricchendo il loro look. Direttamente dalla grande mela, le collane con pendente sono parte dell’ultima collezione griffata Aqua Blossom di Yvone Christa NY in cui si celebra la bellezza dei fiori e la perfezione della natura. In essa le due stiliste, Yvone e Christa, tra sfiziosi intrecci di filigrana e preziose trasparenze di aqualemuria variamente colorata, seducono la donna e l’avvolgono in un vortice di eleganza e di femminilità. In tutte le varianti di colore rendono il look attuale e ricco di personalità. L’estro creativo che contraddistingue il brand Yvone Christa NY stupisce ancora una volta per il suo stile metropolitano straordinario, modello globale di sottile charme e glamour esclusivo. Accessori unici e inimitabili, intorno ai quali ruotano i look più decisi e più sensuali, con un solo risvolto estetico firmato Yvone Christa, NY... European distribution: www.saintleon.it

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Ralph Lauren nella sua unicità e ricercatezza ci accompagna alla scoperta di questa sua favolosa collezione. È lusso puro, semplicità sofisticata ispirata a soffici ombre architettoniche e colori pastello. Una leggerezza unica che ridefinisce il fascino della donna moderna. di MANILA BARBATI

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cchi e labbra sono dettagli importanti nel viso di una donna. Strumenti di seduzione e di comunicazione la cui bellezza va preservata con attenzioni e cure mirate. In particolare, la fragile zona del contorno occhi non solo non gode del sostegno fornito della muscolatura del viso ma è anche povera di ghiandole sebacee. Una zona che, continuamente sollecitata, tende a disidratarsi facilmente e a rilassarsi prima del tempo. Con la conseguente comparsa di piccole rughe d’espressione. A sua volta, il sottile strato di pelle che circonda le bocca,sottoposto alle cattive abitudini come il fumo, l’eccessiva esposizione al sole, le aggressioni esterne e il fisiologico processo di invecchiamento, vede apparire quei piccoli segni verticali che compaiono sopra al labbro superiore. Come mantenere sguardo e labbra giovani ? Puntando sulle corrette abitudini. Fin da giovani, è importante scegliere prodotti specifici e trattamenti che permettono di risvegliare i processi naturali della giovinezza.

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Il colore dei capelli contribuisce a darci carattere!! Per l’inverno che affronteremo un tocco luminoso ci permetterà di essere diverse con nuances alternative. Punti luce, caldi o freddi in base all’incarnato, per un Biondo affascinante che ci renda grintose creando dimensione e movimento in un look dalla forma piena e decisa. Effetto Arcobaleno, con lampi di colore diversi e allegri, per essere alternativa ed osare, facendo trasparire la creatività insita in ogni donna che vuole apparire e sperimentare qualcosa di particolare. Il Rosso... l’adorato ROSSO che poche osano ostentare, si trasforma da dolce e tenue per un look soft a piccante e travolgente.

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serietÀ e passione, un metodo vincente

Sono trascorsi sei mesi dall’apertura della nuova agenzia Engel & Völkers a Bergamo e, come da programma, i risultati non mancano.

S

fogliando il primo Private Residences ci si rende subito conto del numero e del livello di immobili disponibili a portafoglio. Oltre cinquanta proprietà distribuite sulla città e nelle zone più belle della periferia, riservate alla clientela più esigente e che vuole andare a colpo sicuro. Infatti, uno dei servizi che Engel & Völkers offre ai suoi clienti è l’attenta selezione degli immobili, per caratteristiche, bellezza e prezzo. Proprio per questo motivo molti compratori si rivolgono a noi, perché non hanno tempo da perdere e sanno che se trovano un immobile nel nostro catalogo è certamente interessante. Che si tratti di un’agenzia diversa da tutte le altre lo si vede mettendo piede nello Shop di Largo Belotti, 34. Alcune attività che vengono sistematicamente compiute dallo staff e coordinate con la sede di Engel & Völkers Italia e di Amburgo sono straordinariamente innovative. Un esempio è rappresentato dalla

Listing Presentation, una vera e propria analisi dell’immobile presentata di fronte al cliente che permette di valorizzare al meglio la proprietà. Inoltre l’interconnessione continua tra le 600 agenzie sparse in tutto il mondo, il sistema di marketing Internazionale, l’attività di ogni venditore su zone specifiche della città secondo un sistema a Revolver che permette un’organizzazione ed una penetrazione del territorio totale, la nostra rivista a tiratura mondiale e molti altri strumenti di controllo del mercato e di promozione in ambito locale, nazionale ed internazionale. Un sistema pianificato nei minimi dettagli con precisione e perizia tedesca. Un metodo chiaro per tutti coloro che vogliono vendere o comprare casa. Nei prossimi mesi saranno aumentate le attività di reclutamento per completare entro maggio 2015, ad un anno dall’apertura, la rete vendita. Il programma prevede dieci agenti immobiliari impegnati sulle aree della città di maggiore interesse residenziale. Le aspettative in termini di risultati e di proiezioni per il medio ed il lungo periodo sono incoraggianti. La passione e la determinazione del personale Engel & Völkers faranno il resto.

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Marcello Serpellini Office Manager


Pentalocale con vista - Sant’ Alessandro

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el cuore di Bergamo, a pochi passi da Città Alta, proponiamo in posizione unica un pentalocale al terzo ed ultimo piano di un palazzo esclusivo. L’appartamento è composto da salotto, cucina a vista, 3 camere da letto, tre bagni di cui uno en suite, locale studio ed un soppalco con un ulteriore locale. L’appartamento è dotato di portineria, un garage con due posti auto e giardino condominiale Dal balcone ad anfiteatro si gode di una vista aperta davvero spettacolare su tutta la città bassa e sulle mura di Città Alta.

Attico - Città Alta

C’

è stato un tempo in cui nel cielo di Bergamo svettavano decine di torri. Le innalzarono nel XII secolo le potenti famiglie come segno di distinzione. Abbandonati gli edifici fortificati, le nobili famiglie spesero grandi fortune per costruire palazzi degni del loro ruolo. S’incontrano in Città Alta lungo le principali vie d’accesso o in luoghi privilegiati per esposizione e vedute panoramiche, luoghi privilegiati perché dimore con questi requisiti sono rare nella cerchia delle mura venete. Il palazzo all’interno del quale c’è l’attico che proponiamo è uno di questi e risale al secolo XVI.
L’appartamento è un quadrilocale di 200 mq fronte mura con un ampio salone, cucina, 3 camere da letto e due bagni di cui uno en suite. Si trova al quarto ed ultimo piano e gode di una vista aperta a 360° su tutta la Città Bassa da una splendida terrazza panoramica. È dotato di portineria, doppio box e ascensore. Ha tutte le caratteristiche per essere considerato un appartamento dei sogni.

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Pentalocale in Palazzo Storico - Centro

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uesto splendido immobile di pregio offre un’opportunità davvero imperdibile per chi cerca un appartamento con ampie metrature ed in zona centralissima. Situato al quarto e penultimo piano di uno storico e signorile palazzo dei primi del novecento, in uno dei viali più eleganti della città, la proprietà offre una vista panoramica eccezionale su tutto il viale Papa Giovanni XXIII fino a perdersi all’orizzonte sullo skyline di Bergamo Alta. L’appartamento di 300 mq è così suddiviso: grande cucina abitabile, ampio salone con sala da pranzo annessa, 4 camere da letto, 3 bagni di cui uno en suite.

Appartamento con Soppalco - Città Alta

N

el cuore di Città Alta, a due passi dalla Rocca di Bergamo, da Piazza Vecchia e da Piazza Mercato del Fieno, proponiamo questo esclusivo appartamento posizionato in una zona tranquilla al terzo ed ultimo piano di una palazzina completamente ristrutturata.
La zona giorno è suddivisa in due locali; la cucina ed il salotto. La zona notte ha un’ampia camera da letto, cabina armadio e bagno.
Un’elegante scala sale al soppalco dove troviamo un’altra camera con bagno. Il balcone corre lungo tutto l’appartamento ed offre una vista davvero incantevole. A conferire ulteriore valore all’appartamento c’è un ampio box a piano terra con 4 comodi posti auto.

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Quadrilocale con giardino - Colle dei Roccoli

I

n un borgo di nuova realizzazione proponiamo un quadrilocale mai abitato, il primo della villa di testa. L’ingresso è luminosissimo ed ha una splendida vista sui colli e su tutta la Città Bassa. La cucina con ripostiglio è abitabile ed offre la possibilità di diventare un open-space con la zona living. Tre camere da letto e due bagni. Pavimenti in cotto nella zona giorno e parquet nella zona notte. Un ampio patio in pietra si affaccia direttamente sul giardino. Calore e calda atmosfera di semplicità rurale caratterizzano gli ambienti.

Appartamento in cascinale del 1600 Almenno San Salvatore

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soli 5 minuti dal Golf Club l’Albenza proponiamo un quadrilocale al pian terreno di un Cascinale del 1600, completamente ristrutturato mantenendo nel restauro, laddove possibile, tutti i materiali originari; travi a vista nella zona living, in cucina ed ingresso, camini in sasso e pareti in pietra.
L’appartamento è così suddiviso: ingresso, salotto con camino che affaccia sul giardino esterno, luminosissima cucina abitabile con camino perfettamente funzionante, studio con balcone e vista sulla Roncola e chiesa di S. Salvatore. 
Nella zona notte invece c’è una cameretta con vista su uno spazioso porticato che ha la possibilità di essere adibito a veranda per zona gioco/fitness. Camera matrimoniale con vista su un ampio giardino. Due bagni. Frutteto, giardino di 600 mq e porticato esterno vivibile con pozzo originario d’acqua sorgiva. Due posti auto coperti da veranda. Lo stile dell’intero immobile è accogliente, caldo, riservato e molto rilassante.

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Villa al Querceto - Almenno San Bartolomeo

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n una zona verde ai piedi delle colline orobiche nasce il Querceto, un complesso residenziale immerso in un parco magistralmente piantumato con piscina, campo da tennis e da calcio condominiale. All’interno di questa struttura proponiamo una villa singola con giardino di sua esclusiva pertinenza, strutturato su due livelli e suddiviso in sei locali, 4 camere da letto e 4 bagni, ampio salone, cucina abitabile e box. La proprietà risulta essere il luogo ideale per una famiglia con bambini per gli ampi spazi verdi ed il contesto naturale e di relax.

RESIDENZE ASTINO

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a Residenza Astino è una nobile ed accogliente dimora magnificamente situata sui verdi colli dell’antica città di Bergamo. Rappresenta un’oasi di quiete che affaccia sulla splendida valle di Astino, in un paesaggio che alterna dolci colline a borghi medievali, a soli due passi dalla città. Dalla valle si raggiunge, attraverso Borgo Canale, Città Alta con una strada panoramica che offre, verso sud, un’ampia visione sulla pianura bergamasca. L’ingresso in Città Alta invece avviene attraverso Porta Sant’Alessandro. L’esposizione della valle a mezzogiorno ha favorito lo sviluppo delle attività agricole imperniate fin dal XII secolo al monastero di Astino, fondato dai Benedettini, che rappresenta il fulcro dell’intera valle. La Residenza è situata a 35 Km da Milano ed a soli 5 km dall’aeroporto internazionale di Orio al Serio che consente di raggiungere tutta Europa in sole due ore.

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Villa singola con giardino - Spirano

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illa indipendente con ampia e luminosa sala e soggiorno, cucina abitabile open-space, tre spaziose camere da letto, due eleganti bagni di cui uno in comune a due camere. Nel piano interrato troviamo una grande taverna, lavanderia ed ampio box con 4 posti auto. Di pertinenza alla villa un giardino ben curato di 1.200 mq.

Attico – Bergamo

B

ergamo, attico recentissimo di circa 300 mq. L’appartamento si sviluppa al 6° e 7° piano ed è composto da: ingresso, cucina separata, pranzo/soggiorno, 3 camere 2 bagni e terrazzi su 3/4 del perimetro del piano. Al centro una bellissima scala porta al piano sopra dove troviamo un elegante Open Space di circa 150 mq. con bagno, camera, zona relax, copertura in vetro apribile. Completano la proprietà box, cantina e finiture di ottimo livello.

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Specialita’ alimentari dal 1928 La Ci.Di.a s.r.L. è un ingrosso Di speCiaLità aLimentari Che si trova neL Cuore DeLLa Città Di Bergamo, per fornire ristoranti e Catering speCiaLizzati, Da Ben 86 anni. nasce nel 1928 come “Ditta tomaso pradella” distinguendosi come uno dei centri di distribuzione alimentare più all’avanguardia, importando per prima in italia le aringhe affumicate olandesi, il tonno spagnolo, le acciughe salate del Cantabrico e lo stoccafisso norvegese vero ragno di Johansen. Come testimoniano i documenti dell’arrivo del primo vagone di olio in città, in tempo di guerra diventa uno dei centri principali di distribuzione di prodotti razionati. alla fine degli anni ‘60 inserisce fra le prime aziende d’italia la catena del freddo, distribuendo i prodotti surgelati con il marchio surgela nel settore retail. nei primi anni ’80 maurizio pradella trasforma l’azienda del nonno in un nuovo centro di distribuzione alimentare, la “Ci.Di.a. s.r.l.”, variando l’assortimento e cambiando la filosofia di vendita verso il settore del Catering specializzato. a fianco di maurizio oggi collabora la quarta generazione con la figlia giovanna e i generi giorgio e nicola. iL CataLogo vanta un assortimento Di CirCa 2700 proDotti aCCuratamente seLezionati fra i granDi proDuttori itaLiani eD esteri e Le piCCoLe azienDe LoCaLi. oltre al fungo porcino, core business dell’azienda, l’offerta di alta qualità spazia dalle specialità alimentari e prodotti per la gastronomia alla prosciutteria tradizionale e di selvaggina e prodotti surgelati, nonché una gamma completa di prodotti di servizio, tutti consegnati giornalmente con mezzi muniti di celle multitermiche per garantire al cliente un servizio rapido e puntuale. grande attenzione è rivolta ai servizi e alla consulenza tecnica, infatti la Ci.Di.a. s.r.l., oltre ad una rete di agenti molto preparati, mette a disposizione dei propri clienti uno chef per corsi di aggiornamento e consigli per la preparazione di piatti e menù, curando ogni aspetto. nel periodo natalizio, la Ci.Di.a. s.r.l. realizza confezioni regalo personalizzate per soddisfare le esigenze dei suoi clienti, diventando un punto di riferimento per aziende e professionisti del settore, sia nella vendita all’ingrosso sia al dettaglio. il team dell’azienda lavora con passione e attenzione alla selezione di prodotti di alta qualità e alla realizzazione di cesti natalizi presentati e confezionati con grande cura e ottimo gusto. in particolare tra le varie specialità alimentari ricordiamo il salmone di prima scelta, salumi e selvaggina in piccolo taglio, caviale, olii e sali speciali, funghi porcini e verdure sott’olio, paste caserecce, creme e patè, confetture e mostarde, dolci artigianali e tradizionali natalizi. importante novità è La reaLizzazione Di Pensierigolosi.it, un e-commerce enogastronomico per la vendita al dettaglio on line su territorio italiano e estero per esportare al di fuori del contesto locale la preziosa esperienza della storica ditta pradella, oltre a condividere con il pubblico italiano e internazionale la passione per il “buon cibo” e per l’arte culinaria.

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UPAZIENDE

ARCADIA RENT:

UNA MARCIA IN PIU’ di MARTINA BELOTTI

photo di Giovanni PASQUINELLI

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Arcadia Rent è la dinamica società di noleggio ideata e gestita dal titolare, Stefano De Rui, con la collaborazione dei suoi fratelli, Silvano e Alberto. I tre fratelli gestiscono insieme anche l’azienda di trasporti “GLS Bergamo”, che, unita ad Arcadia Rent, fornisce una marcia in più nel settore dei trasporti.

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UPAZIENDE

I

nfatti Arcadia Rent, come società di renting di veicoli e di vetture, sopperisce a quei servizi che una società di trasporti, in quanto tale, non può offrire. L’accurata ricerca di mercato svolta da Stefano De Rui ha fatto sÌ che la sua agenzia potesse essere estremamente competitiva nel mondo del renting, sia sul fronte dei prezzi, sia su quello dei servizi. Per questo motivo Arcadia Rent offre la possibilità di noleggiare ogni tipo di vettura, a partire dalla Smart, citycar per eccellenza, fino ad arrivare alle auto di rappresentanza. Ma l’agenzia di renting non si limita al noleggio di autovetture. C’è infatti la possibilità di noleggiare rimorchi per trasporti ippici, un van con portata fino a 35 quintali con il quale è possibile trasportare un cavallo

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con la patente B o due cavalli con la patente E. Arcadia Rent offre inoltre l’occasione di noleggiare una fantastica barca a motore Yamarin DC 64, nuova day cruiser con la possibilità di ospitare comodamente sette passeggeri. I servizi di Arcadia Rent però non si limitano all’ampia gamma di veicoli disponibili, infatti, grazie al servizio di consegna, c’è anche la possibilità di ricevere l’autovettura noleggiata direttamente a casa. Basta indicare l’ora e il luogo e lo staff si occuperà della consegna della vettura desiderata, lasciando al cliente solo il piacere della guida. Sono queste le qualità che rendono Arcadia Rent un punto fermo nel mondo del renting.

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UPBERGAMO

UN’ INIZIATIVA ENCOMIABILE QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA CRONISTORIA SEDE A.N.P.Pe Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria sezione di Bergamo nucleo volontariato photo di Giovanni PASQUINELLI

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L

a sezione nasce nel mese di Novembre 2013 da un’idea di un gruppo di pensionati della Polizia Penitenziaria, emulando altre realtà già presenti sul territorio Nazionale. Mossi da entusiasmo, volontà e voglia di fare, apportano un aiuto concreto laddove vi fosse necessità. L’A.N.P.Pe Bergamo ha come obiettivo la sicurezza della città e dei suoi cittadini, promuovendo, con le autorità locali e gli organi di Polizia, iniziative di collaborazione e coesione in operazioni congiunte, al fine di rendere sicuro e tranquillo lo svolgimento delle manifestazioni a favore della cittadinanza al servizio della collettività. Il promotore di tale iniziativa risponde al nome di Nicola Pannarale Sovrintendente di Polizia Penitenziaria il quale, incontrandosi con il Presidente Provinciale in

carica Franco Sogos e coinvolgendo l’Ispettore superiore Claudio Parlati, Silvia Di Campli Sovrintendente di Polizia Penitenziaria, Angelo Antonio Di Marco Assistente Capo U.P.G. e Monica Algeri non appartenente al Corpo ma moglie di un collega, attualmente tutti collocati a riposo, ha deciso di dare corpo a questa realtà. Si sono ritrovati a bere un caffè nella cucina di Nicola dove è stata pianificata l’idea di istituire in Bergamo una sezione A.N.P.Pe con finalità operative di utilità sociale e civica. Si sono confrontati e sono passati ai fatti per realizzare la nascita del nucleo volontariato. In data 3 Ottobre 2013 hanno chiesto ed ottenuto un incontro con le istituzioni Comunali della città di Seriate e il 12 Novembre la sezione veniva iscritta all’albo delle Associazioni sullo stesso territorio. Da lì a breve sono passati subito operativi con i primi servizi fatti già qualche settimana dopo, presenziando con i primi cinque componenti del nucleo volontari A.N.P.Pe alla chiusura del centro cittadino in occasione della Fiera di S. Lucia. Da allora il nucleo volontari è presente sul territorio partecipando a varie manifestazioni di carattere culturale, sportivo, sociale e di attività congiunte con il Comando della Polizia Locale e Protezione Civile. Nel Marzo di quest’anno l’Ing. Caldara consegnava loro le chiavi di un suo locale sito in Bergamo in Via dei Cabrini 3, per uso ambivalente di rappresentanza e sala operativa su territorio di Bergamo e Seriate, e qualche giorno dopo veniva siglato un concordato di collaborazione con il Comando di Polizia Locale di Bergamo, con incarico di operazioni congiunte col suddetto Comando e nello specifico: controllo del territorio, contrasto microcriminalità, tutela ambientale, servizio al cittadino e osservatori civici.

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UPBERGAMO

“Mossi da entusiasmo, volontà e voglia di fare, apportano un aiuto concreto laddove vi fosse necessità”

Di recente è stato sottoscritto il concordato con la Città di Seriate alla presenza del Sindaco Cristian Vezzoli e il Dirigente Comandante di Polizia Locale Dott. Giovanni Vinciguerra, suggellando così la collaborazione intrapresa da qualche tempo, la cui finalità è sempre rivolta alla sicurezza, al controllo delle zone ad alta concentrazione di microcriminalità e altre tipologie di soggetti di disturbo, agendo in veste di operatori civici. Nel futuro dell’A.N.P.Pe di Bergamo ci sono prospettive di collaborazione con altri comuni della bergamasca, progetti nel sociale e qualsiasi altra cosa sottoposta ad attenzione. Ora bisogna crescere e portare nuova linfa nelle file di quest’Associazione che necessita di giovani volenterosi che si uniscano a questa iniziativa per portare avanti il loro programma e far fronte alle numerose necessità.

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Oggi la sezione consta 18 unità composte da appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria in congedo, ex agenti ausiliari e simpatizzanti a vario titolo. Recentemente anche il Cav. Enzo Fiocchi, già comandante della Polizia dei Colli, è entrato entusiasticamente a far parte dell’Associazione. È proprio vero, l’unione fa la forza! Claudio Parlati Coordinatore Unità Operative Nucleo Volontari A.N.P.Pe.


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UPINTERVISTE

Intervista a

GIOVANNI MANZONI

Presidente ANMIC Bergamo di mario poggini

Inizio questa intervista a Giovanni Manzoni sedotto e turbato da una maglietta esposta, come un quadro d’autore, nella sede dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili (ANMIC) di Bergamo. C’è scritto Barcollo... ma non mollo!

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residente, qual’é il ruolo della sua Associazione? R: Noi rappresentiamo, solo qui, nella provincia di Bergamo, circa 6.000 associati che, nelle nostre sedi e nella forza e determinazione della nostra Associazione, trovano l’assistenza e il sostegno necessario a tutela dei loro diritti. Mi permetta di aggiungere che trovano soprattutto amici cui rivolgersi nel momento del bisogno.

Quante sedi avete nella provincia? I Comuni con presenza di un nostro delegato sono circa una quarantina. A queste vanno aggiunti gli sportelli attivi presso sedi, nostre o comunali, di Grumello del Monte, Bolgare, Dalmine, Lovere-Castro, Grassobbio, Filago, San Pellegrino Terme, Lallio, Ponte Nossa, Albino, Gandino, Ponteranica, Pedrengo, Seriate, Trescore Balneario, Treviglio, Brembilla e Zogno. Questi punti di assistenza, frutto di convenzioni sottoscritte con le Amministrazioni comunali, sono gestiti da nostri impiegati in giorni ed orari precisi. Inoltre, presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII, da circa un anno e per un giorno alla settimana, è attivo un ufficio che si sta rivelando di grande utilità per i pazienti ricoverati. E poi c’è questa sede centrale di Bergamo, vicino alla Malpensata: il nostro quartier generale, moderno e funzionale! Insomma, siete presenti in maniera capillare, ma per fare cosa? Vede, ogni giorno decine di cittadini, disabili o che hanno legami familiari con loro, entrano in una delle nostre sedi per essere assistiti nel rapporto con la Pubblica Amministrazione. Ciò avviene anche e soprattutto perché la P.A., ormai troppo spesso, non svolge il ruolo che le è proprio di “garante” dei diritti dei disabili, bensì quello di “gendarme” verso i presunti falsi invalidi. Noi abbiamo a che fare

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con persone, già abbondantemente “toccate” da una cattiva sorte, che hanno difficoltà a seguire i tortuosi iter burocratici, sia nella compilazione delle domande, sia nel poter rivendicare i diritti di cui sono, involontariamente, portatori. Mi scusi, ma quando ci vuole, ci vuole: perché in questo Paese, ormai sempre più spesso, i diritti vanno rivendicati, mentre andrebbero semplicemente garantiti? Torniamo al tema. La nostra Associazione ha le professionalità, l’esperienza e la competenza per assistere ogni disabile si rivolga a noi. L’invalidità civile, è cosa complicata, sia per le moltitudine di casi che la legge prevede, sia per i numerosi interlocutori con cui il disabile deve entrare in contatto. Si pensi non solo alla semplice invalidità civile, ma alla legge 104, all’acquisto di autoveicoli con agevolazioni fiscali, all’esenzione del bollo auto, al collocamento al lavoro mirato, e a tante altre cose che risulterebbe eccessivo illustrare in questa circostanza. Mi scusi, ma cosa c’è di sbagliato a perseguire i falsi invalidi? Noi siamo per il rispetto delle leggi e dei diritti. Se lo Stato, in tutte le sue articolazioni, pensa che ci siano falsi invalidi, li cerchi e li trovi. E smascheri le organizzazioni a delinquere che si celano dietro talune clamorose truffe. Noi, se serve, gli daremo una mano, anche perché i più danneggiati da questi miserabili siamo proprio noi! Chiediamo solo una cosa: non sparate nel mucchio! Attenzione alle campagne mediatiche, spesso si sono rivelate inique, talora strumentali e ipocrite, certamente inutili e spendaccione. Altrimenti… Altrimenti? Altrimenti si incomincia, tutti, a sospettare di tutti. E si finisce che la caccia ai falsi invalidi costa più di quanto fa risparmiare, come è avvenuto negli ultimi tempi. A chi giova tutto ciò? Qualche malizioso


potrebbe anche pensare che, con la scusa dei falsi invalidi, si voglia rinviare, sine die, una revisione e un adeguamento del trattamento dell’invalidità civile. Ma si sa, a pensar male si fa peccato… Torniamo a noi. Cosa c’è oltre l’assistenza? Molto. Moltissimo. Facciamo un esempio. Se un Comune vuole avviare una vasta operazione per superare le odiose barriere architettoniche, che spesso fanno la “differenza” che c’è tra un disabile e gli altri, da dove comincia? Se l’azienda dei trasporti pubblici decide di adeguare le proprie vetture acciocché siano utilizzabili anche da un disabile, come valuta le priorità dei propri interventi? Può essere sufficiente lo studio di un architetto, quello di un ortopedico, o è necessario un confronto con qualcuno che è dentro il problema, che da anni lo conosce e lo vive sulla propria pelle? Pensiamo a ciò che offre lo sviluppo tecnologico e chiediamoci: aspettiamo cosa succede o progettiamo insieme, magari evitando una moltitudine di sprechi? Ecco, l’ANMIC lavora già su queste cose. Senza, ovviamente, dimenticare che chi si rivolge a noi deve trovare assistenza,

tutela e... amicizia. Oggi la nostra Associazione, anche nel territorio bergamasco, viene riconosciuta e apprezzata, lo dico senza arroganza, per il suo impegno, per la sua organizzazione, per la coesione del suo gruppo dirigente. Soprattutto, però, perché è forte nelle sue dimensioni, ottenute e sviluppate grazie alla volontà di tutti noi - dirigenti, medici, impiegati, volontari – per operare, uniti, su obiettivi concreti e sentiti. Attorno all’handicap e al suo mondo si muove spesso la parte migliore di questa nostra Italia, oggi travolta dagli scandali e da una crisi senza fine. Genitori appassionati, amici fedeli e generosi, fratelli premurosi, volontari entusiasti e felici di offrirsi, popolano ogni giorno i nostri uffici. Con queste persone ci confrontiamo e operiamo nell’interesse dei più deboli. Presidente, un’ultima domanda. Che vuol dire la scritta sulla maglietta: Barcollo... ma non mollo? Ci aggiunga un punto esclamativo e legga di nuovo. Ora, mi dica lei, cosa significa?

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UPONLUS

Missione Futuro ONG per l’Africa e non solo.

Il futuro dei poveri per il futuro dell’umanità di MANILA BARBATI

Lo scorso anno, in queste pagine, ci siamo occupati dell’Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali, un’organizzazione che aggrega centinaia di persone, italiane e non, accomunate non solo da provate capacità professionali, ma dalla volontà di fare del bene e di lavorare l’uno al fianco dell’altro per riaffermare la dignità dell’essere umano.

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roprio per riassumere in sé tutte le iniziative nel campo della solidarietà internazionale, nel 2000 AEREC ha dato vita a “Missione Futuro”, un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale che da Dipartimento dell’Accademia ha presto conosciuto una vita propria e un proprio assetto statutario - la Presidenza è fin dalla fondazione coperta da Carmen Seidel, anche Vicepresidente AEREC - promuovendo e sviluppando progetti sociali e umanitari sempre più ambiziosi. A riprova degli importanti risultati conseguiti in tutti quei luoghi nei quali è presente e operativa, nel 2005 Missione Futuro è stata riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri quale ONG, cioè Organizzazione Non Governativa, idonea per la “realizzazione di programmi a breve e medio periodo nei Paesi in via di sviluppo”; per la “selezione, formazione e impiego di volontari in servizio civile”; per la “formazione in loco di cittadini dei PVS”; per l’“informazione” e per l’“educazione allo sviluppo”. Ha ottenuto anche l’iscrizione nel Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato (Lazio), al Comitato Cittadino per la Cooperazione

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Decentralizzata di Roma, all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologia e all’Anagrafe del Sostegno a Distanza del Lazio. Ancora prima di iniziare la sua attività internazionale ed ottenere importanti riconoscimenti pubblici, come il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’apprezzamento del Presidente della Repubblica, Missione Futuro aveva già iniziato ad essere operativa nel 1999 sostenendo alcune donne in difficoltà (donne maltrattate, giovani con difficoltà familiari, extracomunitarie), in parte con bambini, accolte nella casa famiglia dell’Istituto delle Suore di S. Maria Consolatrice a Roma. Questo impegno prevedeva un appoggio morale e psicologico per favorire il loro reinserimento nella società, l’assistenza in pratiche burocratiche e nella ricerca di lavoro, come anche un sostegno economico allo stesso Istituto. Ben presto, però, ha voluto affrontare nuove sfide e, su segnalazione dello stesso Istituto di suore che era ed è tuttora presente anche in Costa d’Avorio, Missione Futuro ha intrapreso il progetto della costruzione di un presidio sanitario su un terreno donato gratui-


tamente dalla popolazione del comune di Songon, disperata per l’assoluta mancanza di assistenza sanitaria. Sfidando varie difficoltà, tra le quali alcuni focolai di Guerra Civile proprio nella regione interessata, oltre a problemi legati alle difficili condizioni meteorologiche, alla burocrazia e ai vari Governi che si sono succeduti nel tempo, Missione Futuro è infine riuscita a realizzare l’ambizioso progetto intrapreso, ultimando i lavori. Oggi attende a breve di vedere totalmente operativa una struttura di 1.500 mq che garantirà assistenza sanitaria alla popolazione dei 5 villaggi rurali di Songon (circa 30.000 persone) e che comprende un reparto di pronto soccorso, maternità, neonatologia, pediatria, reparto analisi e visite specializzate, vaccinazione e prevenzione, reparto degenza, farmacia e formazione delle donne in igiene, puericultura e sicurezza alimentare. Oltre a ciò, Missione Futuro ONG promuoverà in loco campagne di sensibilizzazione, settimane di visite specialistiche garantite dai medici italiani volontari che formeranno e aggiorneranno anche il personale locale in stretta collaborazione con il Ministero della Salute. In attesa della conven-

zione definitiva, l’organizzazione ha già voluto dare un contributo fattivo a contrastare l’emergenza sanitaria locale, attraverso alcune missioni come quella del 18 dicembre 2012 (la giornata “Porte Aperte”) durante la quale sono stati visitati e curati con medicinali gratuiti circa 350 malati. Va sottolineato che il centro è stato costruito esclusivamente con fondi privati attraverso serate di fund-raising organizzate dall’AEREC e donazioni liberali, così come sono frutto di libere donazioni la gran parte delle dotazioni necessarie che sono state raccolte in tutta Italia e spedite con dei containers, sotto lo stretto controllo della ONG italiana e di Missione Futuro Côte d’Ivoire, costituita per favorire la gestione diretta e la supervisione in loco dei progetti e ufficialmente riconosciuta dalle autorità governative locali. Altre importanti collaborazioni sono state instaurate con l’Aeronautica Militare Italiana che ha donato a Missione Futuro 450 metri cubi di materiale di prima necessità come coperte, copriletti, asciugamani, vassoi, armadietti, abbigliamento e 800 letti; tutto questo materiale è stato smistato in tutto il paese attraverso una rete di

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distribuzione organizzata tra centri sanitari fatiscenti, centri di accoglienza per i rifugiati dopo i disordini del 2004 ed altre strutture bisognose. E ancora, Missione Futuro ONG ha acquistato ad un’asta in Germania un’ambulanza in ottime condizioni e pochi chilometri all’attivo, l’ha fatta revisionare in Italia e poi spedita via mare in Costa d’Avorio dove rappresenterà una preziosa risorsa in un territorio dove i malati vengono generalmente trasportati su biciclette oppure cercano di raggiungere invano i lontani ospedali a piedi e dove le donne partoriscono per strada oppure nella giungla senza essere assistite. Sempre a Songon in Costa d’Avorio, Missione Futuro ONG ha intrapreso e sostiene altri due progetti che riguardano la promozione di una cooperativa di 500 donne coltivatrici di manioca e un progetto

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di adozione a distanza a favore di circa 80 bambini che vivono in estrema povertà. Il primo progetto è nato dalla constatazione che a Songon le donne, da sempre, coltivano tradizionalmente un tubero chiamato “manioca” su piccoli appezzamenti di terreno, ma che tali coltivazioni permettono loro di coprire appena il fabbisogno della famiglia, ma non di commercializzare il prodotto finale, l’“attiéké”, che è l’alimento base del paese. Con la costituzione di una cooperativa ispirata da Missione Futuro, le donne di Songon hanno dimostrato un’ammirevole volontà di uscire dalla loro condizione precaria. Su sollecitazione della ONG, quindi, la municipalità di Songon ha donato loro un terreno di 12 ettari, per un progetto che oltre alla coltivazione prevede anche la costruzione di un capannone per la raccolta, la trasformazione e lo stoccaggio del tubero, più un centro amministrativo e formativo, l’acquisto di macchinari per una catena di produzione efficiente e moderna ed una serie di moduli di formazione (alfabetizzazione, coltivazione, trasformazione, commercializzazione, contabilità, informatica, etc.). Il progetto è stato concepito in partenariato con la rappresentanza della

FAO di Abidjan, il Ministero dell’Agricoltura, il Centro di Ricerca Agronoma e la stessa municipalità di Songon. Il prodotto finale sarà destinato non solo al mercato locale ma dovrà anche coprire il fabbisogno della vicina metropoli di Abidjan; con l’acquisto del macchinario per la disidratazione sarà anche possibile l’esportazione nei paesi confinanti come Burkina Faso, Ghana e, perché no, anche Europa. Missione Futuro crede molto in questo progetto che potrebbe diventare un “progetto pilota” e dimostrerà che il sostegno alle donne in campo agricolo è alla base dello sviluppo socio-economico di un’intera regione. Attraverso il progetto di Missione Futuro ONG “Sostegno a Distanza”, invece, un centinaio di bambini di famiglie molto povere e/o orfani hanno oggi la possibilità di studiare e di essere nutriti, vestiti e curati, sotto l’attento controllo e il monitoraggio affidati ai volontari della ONG e agli “anziani del villaggio”, coloro che meglio di altri conoscono bene la realtà locale. Missione Futuro è impegnata nella raccolta


di materiale di prima necessità e abbigliamento per i bambini non solo della Costa d’Avorio, ma anche per i “Zabbalin”, i “bambini della spazzatura” del Mokattam, al Cairo, che vivono in estrema miseria, senza cibo sicuro né istruzione, e dei quali si occupa quotidianamente un padre missionario italiano che garantisce loro (sono circa 650!) un pasto regolare, l’igiene e l’istruzione di base. Missione Futuro è gemellata con ALITO (Associazione di Volontariato Internazionale per l’Infanzia), AVAP (Associazione di Volontariato Ancona-Pocinho), AIOAD (Associazione Italiana Oncologia Apparato Digerente), FADE (Fondazione “Amici dell’Epatologia”) ed ha costituito un partenariato con VPM ONG (Voci di Popoli del Mondo - Azienda Ospedaliera S. Camillo Forlanini) per alcuni progetti sanitari in Etiopia e Eritrea e con la rappresentanza della FAO ad Abidjan. Tra le altre iniziative di Missione Futuro ONG vi sono stati la raccolta di materiale per un orfanotrofio in difficoltà in una zona poverissima del Vietnam e per un centro di accoglienza per bambini handicappati a Santo Domingo, oltre che un sostegno ma-

teriale di un orfanotrofio in Camerun, poi assorbito dal governo. In Italia, in stretta partnership con AEREC che prosegue a sostenerne i fabbisogni economici, Missione Futuro ONG promuove regolarmente iniziative divulgative e di sensibilizzazione sulle tematiche di riferimento. Da ricordare, in tal senso, l’organizzazione della conferenza “Le donne d’Africa”. Le imprese per il riscatto sociale”, svoltasi presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati nel novembre del 2007, durante la quale rappresentanti del mondo politico, economico, scientifico, ecclesiastico e della solidarietà hanno illustrato le difficoltà e le problematiche della donna africana in particolare nelle zone rurali, analizzando i vari aspetti della povertà, della difficoltà di migliorare la condizione sociale, la mancanza di fondi, di formazione e di assistenza sanitaria, come anche il ruolo della donna africana nella società. Essi hanno inoltre discusso l’importanza del “micro-credito” e di interventi da parte di istituzioni internazionali e del terzo settore, come anche della formazione di cooperative che uniscono la forza lavorativa e organizzativa,

proprio come ha fatto Missione Futuro in Costa d’Avorio. Qualche tempo prima, nel 2004, la ONG ha organizzato una “Festa dell’Africa” in una struttura privata a Roma con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza romana sulle problematiche dell’Africa, avvicinandola, nel contempo, alla cultura africana. L’iniziativa ha visto la partecipazione di diversi Ambasciatori e rappresentanti della comunità africana ed è stata accompagnata da scambi culturali e da una cena etnica, con tipica musica tribale, a cui erano presenti circa 300 persone. “Il futuro dell’Africa è la nostra Missione” è lo slogan di Missione Futuro. Ma dovrebbe essere lo slogan di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nella consapevolezza che nel futuro dei poveri e dei meno fortunati è legato il futuro dell’intera umanità!

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euro in 12 anni e nel 2015 si toccherà il milione di euro. Questa è l’Accademia dello Sport per la Solidarietà, una realtà straordinaria che prosegue la sua incessante attività grazie all’ausilio fondamentale dei volontari, degli sponsor e dei tanti amici. Un vero e proprio moto perpetuo che coniuga il piacere dell’attività sportiva alla beneficienza. Molteplici infatti le iniziative lungo l’arco dei 365 giorni con un solo obiettivo: dare un sostegno concreto alle realtà del territorio bergamasco. “Noi vogliamo toccare con mano i risultati, per concretizzare nel modo migliore il frutto delle nostre donazioni” ripete costantemente il vicepresidente Giovanni Licini. Tradotto: niente parole, contano i fatti ovvero quelli che mettono al tappeto ogni tipo di crisi. Quei fatti che anche hanno avuto sbocco nel percorso “Solidarietà 2014” con i proventi destinati rispettivamente all’Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate, l’Associazione Aiuto del Neonato (reparto di patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII), l’Aipd (Associazione Italiana Persone Down) e l’Associazione Terre d’Europa (Assistenza ai bambini down in provincia di Bergamo). Lo start il 29 settembre scorso presso l’ospedale Pesenti-

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Fenaroli di Alzano Lombardo dove è stato presentato il ristrutturato reparto di chirurgia e ortopedia che ora può beneficiare dell’impianto di condizionamento – installato dalla Emme Tre Clima Service di Ciserano – grazie all’opera a “quattro mani” tra l’Accademia e l’Amatori Calcio Telgate in ricordo di Brunella Fumer. Due incubatrici per il reparto di patologia neonatale sono state invece il dono all’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “I bambini sono il nostro futuro – ha detto il vicepresidente Giovanni Licini – dunque una risorsa che va seguita in tutto il suo iter e preservata. Ecco perché, tramite l’Associazione Aiuto del Neonato, abbiamo voluto certificare la vicinanza ad uno dei fiori all’occhiello della Bergamasca”. In tale ottica vitali, come sempre in tutto ciò, gli instancabili volontari ai quali va il sentito ringraziamento del presidente Alessandro Masera (“Senza di loro ci verrebbero a mancare le gambe”). E poiché i contributi hanno raggiunto anche l’Aipd (Associazione Italiana Persone Down) e l’Associazione Terre d’Europa (Assistenza ai bambini down in provincia di Bergamo), l’Accademia dello Sport per la Solidarietà farà calare il sipario su un altro anno da incorniciare.


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come viene ormai richiesto in un settore dove il rinnovamento delle tecniche e dei macchinari impiegati porta a raggiungere più velocemente gli obiettivi commerciali prefi ssati. A questi settori si è aggiunta negli ultimi anni una crescente richiesta dell’utilizzo della geotermia (di cui Geoberg è stata pioniera negli ultimi 10 anni nella Provincia) che consente una notevole riduzione dei consumi energetici e l’impiego di fonti sostenibili sfruttando il naturale calore del sottosuolo. La notevole esperienza acquisita dunque nel corso di tutti questi anni e la dotazione di attrezzature ad-hoc pone la Geoberg come una delle più qualifi cate ed esperte aziende del settore.

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Chi non ha il coraggio di allargare i propri orizzonti mentali, si ritroverà a fare le stesse cose per tutta la vita

LA RIPRODUZIONE DEGLI ARTICOLI DI GIORNALE

ANDREA PERRON CABUS

EVASIONE FISCALE: I NUMERI DEL FENOMENO MARCO CROTTI

PARTITI... SENZA PORTAFOGLIO LUIGI STRACUZZI

SUPPORTO TECNICO I NOSTRI ESPERTI AL SERVIZIO DEL CITTADINO


SUPPORTO TECNICO

di ANDREA PERRON-CABUS - AVVOCATO -

LA RIPRODUZIONE C DEGLI ARTICOLI DI GIORNALE Ci occupiamo, questa volta, del caso in cui si intenda riprodurre, per estratto o integralmente, un articolo di stampa.

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i occupiamo, questa volta, del caso in cui si intenda riprodurre, per estratto o integralmente, un articolo di stampa. Il problema nasce, per quel che qui interessa, nel caso in cui l’interessato alla riproduzione dell’articolo non ne sia l’autore. In tali casi occorre confrontarsi con la “Legge sul Diritto d’Autore”, la quale stabilisce (articolo 1 legge 633/1941) che l’opera pubblicata a mezzo stampa che abbia il requisito della creatività sia tutelata. Si è in presenza di creatività, secondo la Giurisprudenza, allorquando esista un atto creativo, seppur minimo, suscettibile di manifestazione nel mondo esteriore. La creatività, quindi, non può essere esclusa soltanto perché l’opera consiste in idee e nozioni semplici, ricomprese nel patrimonio intellettuale di persone aventi esperienza nella materia.


Nel caso particolare di un organo di stampa, si deve considerare che il mezzo con il quale è eseguita la pubblicazione, il c.d. giornale, è considerato pacificamente opera “collettiva”, sicché l’editore è ritenuto l’autore dell’opera. L’editore – salvo patto contrario – ha il diritto di utilizzazione economica dell’opera prodotta, in considerazione del fatto che è il soggetto che assume su di sé il rischio della pubblicazione e della messa in commercio dell’opera provvedendovi per suo conto e a sue spese”.

1) Possono riprodursi gli articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, in altre riviste o giornali, se la riproduzione o l’utilizzazione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell’autore, se riportato. In tale caso per effettuare una riproduzione legittima occorrerà, pertanto: 1) verificare se l’autore abbia o meno riservato la riproduzione o l’utilizzazione; 2) in caso non l’abbia fatto occorrerà citare la fonte.

Se così è, se non sono l’autore dell’articolo che voglio utilizzare, come posso usufruirne? La legge sul Diritto di Autore regolamenta questa ipotesi, prevedendo due casi:

2) Sono poi possibili il riassunto, la citazione e la riproduzione di brani o di parti di opera, qualora effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano con-

correnza all’utilizzazione economica dell’opera . Anche in questo caso, dunque, incontriamo dei precisi limiti: 1) la riproduzione può essere solo parziale (riassunto, citazioni o brani); 2) e solo per finalità ben precisate (uso di critica o discussione). Al di fuori di queste ipotesi occorrerà ottenere il consenso dell’autore e corrispondere il pagamento dei relativi diritti. In mancanza si lederebbe il diritto d’autore.

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SUPPORTO TECNICO

di MARCO CROTTI - DOTTORE COMMERCIALISTA -

Evasione fiscale:

i numeri del

fenomeno

Per evasione fiscale, nell’ambito della scienza delle finanze, si intendono tutti quei metodi volti a ridurre o ad eliminare il prelievo fiscale, mediante la violazione di specifiche norme, attuati dal contribuente nei confronti dello Stato.

I

n Italia, l’evasione fiscale sottrae all’erario una quantità elevata di gettito e aggrava il prelievo nei confronti dei contribuenti onesti. Generando condizioni di concorrenza sleale tra le imprese, l’evasione distorce le scelte economiche degli operatori, creando inefficienze nel sistema produttivo. Analizziamo ora alcuni numeri che fotografano l’evasione fiscale in Italia. L’Italia ha solo l’1% della popolazione mondiale, ma realizza ben il 3% del prodotto interno lordo globale e detiene il 5,7% della ricchezza del pianeta. Tuttavia, in base alle dichiarazioni dei redditi degli Italiani, solo lo 0,1% dei contribuenti denuncia più di 300,000 euro all’anno e il 27% dei contribuenti, grazie a deduzioni e detrazioni fiscali, non versa nulla. Ne consegue che il

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rapporto tra ricchezza e reddito dichiarato è di 1 a 8, il che pare piuttosto inverosimile se si confronta il dato con gli Stati Uniti, prima economia mondiale, dove questo rapporto è di 5 a 3. In Italia non esiste un dato ufficiale sull’evasione fiscale; sono tuttavia stati effettuati numerosi studi tra i quali quello del britannico Richard Murphy che, secondo l’International Tax Review, rientra nella classifica delle cinquanta persone più influenti al mondo in materia fiscale. Tale ricerca, conclusasi nel 2012, ha stimato l’evasione fiscale in Italia nell’astronomica cifra di 180,2 miliardi di euro, con un valore di PIL sommerso pari al 27%. È interessante osservare la distribuzione territoriale dell’evasione fiscale rapportata

ad un’evasione media ogni 100 euro di imposte versate, così come è presentata da uno studio dell’UIF (Unità di Informazione Finanziaria), pubblicato nell’aprile 2012. Le regioni con maggiore evasione fiscale sono il Molise e la Basilicata in testa con 64,47 euro evasi ogni 100 versati, mentre in coda troviamo il Trentino Alto Adige con 20,31 euro evasi ogni 100 versati. La media italiana è di 38,19 euro dovuti all’erario e non versati ogni 100 euro di imposte pagate. E in Europa? Secondo la Corte dei Conti, il nostro Paese è al primo posto in assoluto nella UE e ai primissimi posti nella graduatoria internazionale quanto a frodi fiscali. A livello europeo non esistono studi statistici ufficiali del fenomeno e, pertanto, di solito si fa riferimento ad uno studio


pubblicato nel 2012 e realizzato dall’organizzazione Tax Research di Londra che indica il totale europeo delle frodi fiscali in circa mille miliardi di euro.

tati emerge che l’Italia ha ancora molto da fare per ridurre la propria percentuale di evasione fiscale rispetto agli altri maggiori paesi europei.

Vediamo, in particolare, i dati relativi ad alcuni importanti paesi dell’UE: la Germania, con una percentuale di PIL sommerso pari al 16%, si attesta intorno ad un’evasione stimata di 158,8 miliardi di euro; la Francia, con un 15% di PIL sommerso, evidenzia un’evasione di 120,6 miliardi di euro; il Regno Unito, con un 12,5% di PIL sommerso, registra un’evasione di circa 74 miliardi di euro; in Spagna, dove il PIL sommerso è del 22,5%, vengono evasi circa 72,7 miliardi di euro; in Belgio, dove il PIL sommerso è del 21,9%, l’evasione stimata è di 33,6 miliardi di euro. Dai dati sopracci-

È sorprendente che, per un fenomeno così pervasivo e destabilizzante, non esistano cifre ufficiali aggiornate e strutture di indagine specifiche né in Italia né in Europa. Sarebbe invece opportuno che questi studi e ricerche, oltre che essere effettuati con regolarità e precisione, fossero pubblicizzati e spiegati ai cittadini: un più efficace contrasto all’evasione e all’elusione fiscale potrebbe fornire risorse per ridurre la tassazione sui fattori produttivi e dare un impulso all’economia italiana così provata da anni di crisi. Forse, una maggiore consapevolezza da parte di tutti potrebbe invitare gli Ita-

liani ad assolvere i propri doveri fiscali con maggiore disponibilità. Concludo con una nota personale. Durante un viaggio in Danimarca, qualche anno fa, ebbi l’occasione di scambiare alcune considerazioni con un ristoratore napoletano trasferitosi da tempo nel nord del Paese. Sapendo che la tassazione in Danimarca era ed è una tra le più elevate al mondo, gli chiesi se fosse contento di versare una percentuale così alta del proprio reddito all’erario. Mi rispose: “I servizi pubblici qui funzionano benissimo; l’università, vitto e alloggio compreso, è gratuita per i nostri figli; come sarebbe possibile questo, se non pagassimo le tasse?”. marcocrotti@odcecbergamo.legalmail.it N UMERO 21 | UP B E R GA M O 167


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di LUIGI STRACUZZI - MOVIMENTO D’OPINIONE -

Partiti…

senza portafoglio Stop al finanziamento pubblico dei Partiti, basta con i rimborsi delle spese elettorali! Un sistema che vedrà il suo azzeramento nel 2017. A sostituire il vecchio sistema si prospettano già dal 2014 due forme di finanziamento, entrambe a disposizione dei cittadini: la destinazione del 2 per mille dell’IRPEF o versamenti volontari a favore dei partiti con la contropartita di una detrazione fiscale del 26% per somme che vanno dai 30 ai 30.000 euro l’anno.

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L

a Riforma varata dal governo Letta nel 2012, va, quindi, in pensione. Per usufruire delle nuove norme di finanziamento i partiti devono possedere requisiti di trasparenza e democraticità indicati dalla legge, requisiti che consentono l’iscrizione allo speciale Registro dei partiti politici.

Per usufruire del 2 per mille bisogna che il partito abbia ottenuto almeno un candidato eletto alla Camera, al Senato o al Parlamento Europeo, mentre per ricevere la contribuzione volontaria dei cittadini e delle imprese basta che il Partito abbia ottenuto un eletto in Consiglio Regionale (o in provincia autonoma) o abbia presentato un buon numero di candidati a queste elezioni. Per le persone fisiche il tetto di contribuzione possibile è di 100 000 euro

per ogni partito politico, ma fiscalmente il vantaggio è limitato ai primi 30 000 euro (da 30 a 30 000 euro) e cioè si potranno detrarre massimo 7792,20 euro l’anno per ciascun partito finanziato. Nel limite dei 100.000 euro sono comprese sia le erogazioni liberali in denaro sia i contributi in beni e servizi, erogati con qualsiasi modalità. Sono esclusi solo i lasciti mortis causa.

Sono escluse dall’agevolazione le società a partecipazione pubblica e quelle quotate in borsa oltre le società concessionarie dello Stato o di Enti Pubblici. I tetti si applicano anche in caso di pagamenti eseguiti in adempimento di obbligazioni connesse a fidejussioni o altre forme di garanzie, reali o personali, concesse in favore dei partiti politici.

I 100.000 euro l’anno valgono anche per le persone giuridiche, ma, per come la legge è strutturata, il tetto dovrebbe essere complessivo e non per ciascun partito. L’applicazione del tetto per gruppi di società o società controllate o collegate saranno definiti dalla legge in seguito. Anche per le società è prevista la detrazione dalle imposte sui redditi che è pari al 26% del contributo annuale che va da 30 a 30.000 euro.

Le erogazioni liberali, inoltre, sono consentite a condizione che il versamento delle somme sia eseguito attraverso banche o uffici postali o altri sistemi di pagamento idonei a garantire la tracciabilità delle operazioni e l’esatta identificazione del suo autore.

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La “Green life” è sempre più al centro dell’attenzione degli Italiani, soprattutto gli automobilisti, che preferiscono ogni giorno di più le autovetture green, perché permettono non solo uno stile di vita più sano, ma anche un risparmio non indifferente a livello di consumi.

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lettrica, a metano, o ibrida, il boom delle auto ecologiche, per una vita più green e sostenibile, è tale che si prevede che nel 2020 le auto elettriche saranno le vetture più acquistate dagli italiani. Le auto green sono una vera rivoluzione non solo per il portafoglio, ma anche per l’impegno che ormai tutti dobbiamo mettere nell’acquisire uno stile di vita più rispettoso ed ecosostenibile. Senza dimenticare che le autovetture ecologiche aiutano a migliorare anche il proprio status symbol, trattandosi di veicoli estremamente all’avanguardia, molto eleganti, ma non solo. Oggi, ad esempio, l’acquisto di un veicolo elettrico è soggetto a molti incentivi statali tra cui esenzione bollo, sconti sull’assicurazione auto fino al 70% e libera circolazione nelle zone a traffico limitato. Muoversi con un veicolo di questo tipo significa limitare al massimo le emissioni nocive per l’ambiente, che diventano addirittura inesistenti se l’energia elettrica utilizzata per ricaricare l’auto viene prodotta da fonti rinnovabili. L’auto elettrica non produce gas allo scarico e il motore non necessita di olii per la lubrificazione, quindi nessun rifiuto tossico deve poi essere smaltito. Anche l’inquinamento acustico è ridotto, in quanto l’unico rumore di queste auto è il sibilo proveniente dalle ruote. Inoltre, i motori elettrici hanno un rendimento del 90% rispetto al 25-30% dei motori a combustione interna, riescono quindi a trasformare quasi tutta l’energia e solo il 10% viene dissipata in calore. E offrono un accesso immediato alla massima potenza,

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sono quindi più scattanti rispetto a quelli tradizionali, possono recuperare energia in fase di frenata e non consumano quando il veicolo è fermo con il motore acceso. La media chilometrica giornaliera però dev’essere almeno un quinto dell’autonomia dichiarata dalla casa madre: ad esempio, se si percorrono mediamente 30 Km al giorno, è opportuno comprare un modello con almeno 150 Km di autonomia, poiché le condizioni di utilizzo possono variare in base all’uso dell’aria condizionata o la presenza di traffico intenso. Va verificato poi che vi sia in dotazione un display con l’autonomia chilometrica istantanea, così da adattare la guida all’autonomia reale dell’auto; che la vettura possa recuperare l’energia in frenata e nelle strade in pendenza; che il peso dell’automobile, incluse le batterie, sia il minore possibile. È importante controllare il costo di sostituzione delle batterie valutando se possa essere vantaggioso installare nel proprio garage una colonnina di ricarica poiché diminuiranno i tempi della ricarica stessa.


Il Bel Paese è in testa pure alla classifica della rete di rifornimento gas metano con 959 stazioni circa, equivalenti al 32,3% del totale. Una rete di poco superiore a quella tedesca (915, 30,8%), ma di gran lunga più estesa di quella svedese, terza in classifica con 195 erogatori (6,6%), che però conta un parco circolante decisamente più contenuto di Italia e Germania. Con quasi 15mila unità vendute in Italia, il doppio rispetto al 2012, le auto ibride si liberano dello status di auto di nicchia e superano, per la prima volta, la soglia dell’1% del mercato. Poche sono le agevolazioni, gli aiuti dallo Stato e i modelli nei listini.
 Sull’auto ibrida due motori diversi contribuiscono alla propulsione: tipicamente, collaborano un motore elettrico e uno termico. All’avviamento e a basse velocità, si spostano

in modalità puramente elettrica per qualche chilometro, grazie all’energia accumulata nelle batterie durante le fasi di frenata e rallentamento; quando serve più potenza, il sistema mette automaticamente in azione l’unità a benzina. In accelerazione, i due motori possono lavorare insieme per garantire una spinta migliore. È un’ibrida ricaricabile anche direttamente dalla presa di corrente. Concludendo, in tempi di crisi economica a livello globale, per ripartire bisogna cercare di dare più attenzione ai gesti che compiamo ogni giorno e al loro impatto sull’ambiente che ci circonda, con uno spirito sempre più sensibile al tema dell’eco sostenibilità. Tutto ciò che esprime al meglio il concetto di “Green Life”.

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UPMOTORI

Mercedes-Benz

Classe E BlueTEC Hybrid: una proposta interessante! di CRISTIANO GASSANI

L’utilizzo della tecnologia ibrida da parte di auto ad alte prestazioni non è certo una novità, basti pensare alle sportivissime come Ferrari che hanno rivolto lo sguardo verso l’eco sostenibilità.

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asce così la risposta di Mercedes con un motore ibrido modulare, che equipaggia le nuove Classe E BlueTEC HYBRID, sia in versione Berlina sia Station Wagon, vettura che si configura come prima ibrida della gamma della Stella. Motore termico accompagnato da un’unità elettrica sistemata all’interno del cambio, tra il motore e i meccanismi dell’automatico 7G Tronic, sviluppa il gruppo ibrido del propulsore comprendendo batteria agli ioni di litio per la rigenerazione dell’energia creando effetto boost e modalità “sailing”. Questa è un’evoluzione del modulo della S 400 HYBRID basata sul cambio automatico 7GTRONIC PLUS. Per il motore termico la Classe E sposa la filosofia del downsizing, con un 2.1 biturbo Diesel quattro cilindri che, insieme ai 27 cv erogati dal motore elettrico, raggiunge la potenza massima di 204 cv. In questo caso è stato eliminato il convertitore di coppia idraulico, il principale responsabile del maggior consumo delle auto con cambio automatico rispetto a quello manuale ed è stata aggiunta una frizione di avviamento a bagno d’olio, già impiegata nei potenti modelli AMG. 
In questo modo è stato possibile integrare nel cambio il motore elettrico, che occupa pochissimo spazio e richiede un ingombro solo di poco superiore al 7GTRONIC (+ 65 mm). L’eliminazione del convertitore di coppia permette, inoltre, di viaggiare esclusivamente in modalità elettrica, sfruttando la cosiddetta funzione “sailing”. Sono tre i momenti in cui l’attività del motore a propulsione diesel da 4 cilindri di Classe E BlueTEC Hybrid subisce l’intervento del motore elettrico: 1. Funzione Sailing - a velocità inferiori a 160 km/h il motore diesel si spegne in rilascio permettendo una notevole riduzione dei consumi e una sensazione di leggerezza nel viaggio equiparabile solo a quella regalata dalla navigazione a vela. 2. Funzione Sailing - permette l’attivazione manuale della funzione Sailing dai comandi del volante, mantiene spento il motore a combustione e riduce ulteriormente i consumi 3. Funzione Boost - qui l’intervento del motore elettrico va a supporto di quello a combustione garantendo a Classe E Hybrid un netto incremento della dinamica di marcia. La nuova Mercedes-Benz Classe E BlueTEC Hybrid si attesta come una delle vetture più efficienti della categoria con un consumo nel ciclo combinato di 4,5 - 4,4l/100 km, segnando cosi il passo nella direzione della casa di Stoccarda verso l’obiettivo dichiarato di una mobilità a emissioni. Mercedes-Benz Classe E BlueTEC Hybrid unisce efficienza, prestazioni, attenzione all’ambiente, senza mai dimenticare il comfort dei propri passeggeri, anche nella disposizione delle batterie agli ioni di litio. Un’auto perfetta per la guida di tutti i giorni, in grado di dare il suo meglio, in termini di consumi, in città, dov’è sfruttato al massimo il sistema elettrico, con il motore termico che entra in funzione solo quando necessario e che, in coda, spesso non viene neanche acceso finché la carica delle batterie non termina; una delle proposte più interessanti di tutta la gamma della nuova Mercedes Classe E, sia per le sue caratteristiche dinamiche che per la sua elevatissima efficienza. Tutto questo a un prezzo di 53.519 euro, che la pone leggermente al di sopra della normale variante a gasolio.

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UPMOTORI

BENVENUTA ALLA NUOVA AUDI:

BIFUEL A3 SPORTBACK G-TRON di CRISTIANO GASSANI

Una quindicina d’anni fa l’avanzare della tecnologia e l’inquinamento sempre più forte, portarono numerose Case automobilistiche ad abbattere i costi legati al mezzo di trasporto.

D

iventa così una scelta economicamente ragionevole la vettura a metano, tale da tagliare drasticamente le spese relative ai consumi di carburante. Le auto alimentate a metano sono quindi in forte crescita, sia per le economie d’esercizio che per il ridotto impatto ambientale che deriva dal loro utilizzo. Rimane tuttavia in molti automobilisti la convinzione che economicità ed eco sostenibilità del gas naturale (metano e biometano) comportino sacrificio in termini di prestazioni e di piacere di guida e che fare rifornimento sia un’operazione complessa e pericolosa. Arriva così sul mercato la Bifuel Audi A3 Sportback g-tron, versione benzina/metano del modello più diffuso della Casa degli Anelli. L’onore di tenere a battesimo l’inedita soluzione è ricaduto sulla versione Sportback, poiché la declinazione a

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5 porte, ritenuta più orientata verso il target familiare, attribuisce una maggiore sensibilità nei confronti del contenimento dell’impatto ambientale e dei costi di gestione garantito dall’alimentazione a gas naturale.
 Certamente le difficoltà connesse con l’impiego del metano restano, ad esempio, l’impossibilità per ragioni tecniche e carenze legislative del rifornimento self service, che negli altri Paesi europei è presente, frenando la diffusione dei distributori abilitati e rendendo ovunque problematico e in alcune aree addirittura impossibile fare il pieno quando le bombole sono vuote. Se i costruttori non possono eliminare questi ostacoli, sono però in grado di risolvere i problemi tecnici intrinsechi dell’automobile e capaci di creare una sorta di disaffezione nei confronti di un carburante spesso considerato in contraddizione con il piacere della guida.


La sigla g-tron, quindi, sintetizza i contenuti e la missione di questa nuova A3 Sportback. “Tron”, termine che in futuro vedremo accompagnare un numero crescente di modelli del brand di Ingolstadt, quelli più avanzati in tema di mobilità sostenibile, come un’altra A3 che arriverà sul mercato quest’anno: la “e-tron” elettrica con range extender. La lettera “g” sta invece ad indicare l’alimentazione, il “gas” che può essere metano, biometano o l’e-gas che Audi produce in un avveniristico stabilimento a Werlte, nel nord della Germania, con un impianto che utilizza esclusivamente fonti rinnovabili. L’attenta progettazione della vettura attorno all’impianto a gas interamente sviluppato all’interno del gruppo tedesco ha, infatti, prodotto risultati quasi incredibili: a dispetto della potenza tutt’altro che esagerata (il motore è un 1.4 da 110 cv) si rimane sorpresi dalla brillantezza e dalla prontezza delle reazioni all’acceleratore. Anche a metano, assicura una guida divertente che ci si aspetta da un modello dei quattro anelli pur con il massimo rispetto dell’ambiente (meno di 95 g/km di CO2 nel ciclo combinato) e del portafogli, visto il costo del carburante quantificato in 4 euro per 100 km. Il merito di questo riuscito cocktail va attribuito anche alle tecnologie di costruzione leggera in cui Ingolstadt vanta una consolidata esperienza. I serbatoi del metano, collocati sotto il vano di carico al posto della ruota di scorta (sostituita dal kit di gonfiaggio) in modo da minimizzare lo spazio sottratto alla capacità di carico, presentano una configurazione innovativa e più sicura e pesano il 70% in meno delle convenzionali bombole in acciaio. Cambia l’alimentazione ma la g-tron è sempre, per qualità complessiva e sensazioni di guida, una vera Audi, che condivide con il resto della famiglia tutte le dotazioni tecnologiche disponibili di serie o in opzione.

Certo, nessuno è perfetto e siccome a qualcosa bisogna pur rinunciare, la capacità del baule si riduce e nemmeno di poco: da 380 a 280 litri. C’è di buono che il vano resta regolare e ben sfruttabile ma, senza raccontarcela, piccolo è e piccolo resta; è quello di una Polo, non di una macchina di questa categoria. L’esperienza di guida, per i dettagli, è sorprendente e tale da lasciare di stucco anche i meno convinti di fronte alle alimentazioni alternative, 110 cv sono pochi con 1345 kg effettivi sulla groppa ma li hanno talmente ben distribuiti che molto più del metano, qui, si sente il turbo. Il resto dell’A3 è quello perfettamente conosciuto: una compatta di grande immagine, costruita con materiali e assemblaggi da prima della classe, che privilegia una grande guidabilità (e una certa sportività, indipendentemente dal motore) e abitabilità. Quanto all’aspetto economico, il prezzo di listino è fissato in 25.650 euro per la versione con cambio manuale, mentre l’automatico S tronic ne costa 2.200 in più. Non rimane quindi che dare il benvenuto a questa nuova Audi, augurandole un grosso “in bocca al lupo”!

Tutto il resto, comprese le prestazioni (197 km orari di velocità massima) e l’autonomia complessiva superiore a 1,300 km, di cui più di 400 a gas, è all’altezza delle corrispondenti sorelle diesel o benzina. A differenza della generalità degli impianti a metano, quello della A3 gestisce l’alimentazione solo in automatico, passando alla benzina quando la pressione nel serbatoio scende sotto i 10 bar. Il bello è che qui non dovete rinunciare a niente: al turbo e all’iniezione diretta, parti integranti del pacchetto motoristico, e nemmeno alla doppia frizione S tronic a 7 marce, optional Ovviamente, fin che c’è metano, l’A3 beve quello; quando finisce (e succede dopo circa 340 km, pari a 14 euro di spesa…) si commuta automaticamente in benzina. Alimentazione che comunque viene sempre richiamata in avviamento. Niente lascia insomma capire che si va a gas, a parte il doppio bocchettone (sotto lo stesso sportellino) e il doppio indicatore del carburante: bello chiaro, a centro strumentazione, con tacche verdi per il gas e bianche.

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UPMOTORI

SMART:

TERZA GENERAZIONE

di CRISTIANO GASSANI

Smart, la piccola sbarazzina e coloratissima due posti del Gruppo Mercedes che ha rivoluzionato la mobilità urbana, giunge nel mese di novembre alla sua terza generazione.

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onsiderata l’auto ideale per chi vuole vivere ogni giorno la città in modo diverso, si rinnova, pur rispettando l’ambiente, la sostenibilità, il benessere, l’amore per l’eccellenza e la qualità, rimanendo tuttavia fedele alla propria filosofia originaria accompagnata da novità e migliorie. Stilisticamente rimodernata, si presenta evoluta nei contenuti, siano essi relativi al design che tecnici, proponendo un nuovo volto per un’auto che nelle sue due precedenti “vite” era in qualche modo ancorata ad un filone ben preciso. Conserva caratteristiche tipiche che la rendono da subito riconoscibile, ma mostra nuovi tratti più marcati e massicci dettati dalle più recenti normative di sicurezza in caso d’impatto con i pedoni. Sfoggia un cofano “motore” che tale non è, una larghezza maggiore, interni finalmente piacevoli esteticamente e la novità del cambio manuale, mai proposto prima d’ora. L’immancabile cellula di sicurezza Tridion, che offre la massima sicurezza ai passeggeri in caso d’urto, dà la possibilità d’intercambiare i pannelli sintetici che compongono la carrozzeria, e di effettuare numerosissime combinazioni cromatiche. La nuova smart, che si presenta con la versione Fortwo e Forfour, vede in quest’ultima un motore a trazione posteriore, con forte personalità tipica di smart. Le dimensioni per le due smart variano, la Fortwo si presenta con una lunghezza di 2,69m e un passo di 1,87m, mentre la Forfour si presenta con dimensioni ovviamente più generose con una lunghezza di 3,49m e un passo di 2,49m. Un design giovane e raffinato la distingue, raggiungendo traguardi di ergonomia e praticità, accompagnati da una componentistica tutta nuova. L’infotainment, ereditato dalle sorelle maggiori, accompagna un cambio manuale cinque marce o un sei marce doppia frizione, che garantiscono un enorme piacere di guida dettato dai motori tre cilindri turbo o aspirati che sprigionano una potenza che varia dai 60 ai 90 cv. Youngster, sport edition, passion, proxy e prime sono le versioni di gamma di questa nuova smart Fortwo e Forfour.

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tempo anche per il Consorzio Cardinalis di tirare le somme dell’anno appena trascorso, un 2014 che indubbiamente ha messo a dura prova molti settori tra cui il settore relativo alle carrozzerie. Nonostante il mercato dell’auto stia da alcuni anni attraversando un periodo di forte contrazione, CARdinalis ha creduto e fortemente voluto dare continuità agli obiettivi precedentemente stabiliti, portando a termine progetti che hanno visto la loro fase embrionale nel 2013. Un plauso particolare lo si deve ai membri del Consiglio Direttivo che sacrificano parte del loro tempo impegnandosi con passione e determinazione verso un credo comune che fonda le proprie basi sui principi dell’unione. Auspichiamo che in futuro detta filosofia possa raccogliere sempre piu’ assertori. Ai doverosi ringraziamenti fanno seguito le consuete attività e progetti che il Consiglio Direttivo CARdinalis promuove per i propri associati, con l’abituale ottimismo e risoluzione che da sempre contraddistingue il Consorzio. A tal proposito nel 2014 CARdinalis ha lanciato sul mercato il proprio marchio legato alla riparazione e sostituzione dei cristalli originali per auto “TEAM GLASS”.

Un settore questo particolarmente inflazionato, nel quale operano sempre piu’ network nazionali, che non sempre sono sinonimo e garanzia di qualità. E’ giusto e corretto sapere che ancor prima della nascita di questi network, il mercato dei cristalli per auto era completamente nelle mani delle carrozzerie tradizionali, che potevano garantire una qualità del lavoro senza compromessi. Terrei a ribadire che i 25 centri TEAM GLASS dislocati su tutto il territorio bergamasco hanno scelto di montare cristalli originali, consapevoli del fatto che non ci si può improvvisare in nessun campo, tantomeno quando la sicurezza passa attraverso il cristallo della tua auto. Come consuetudine per fine anno gli associati Cardinalis (di seguito l’elenco completo) si sono riuniti in assemblea per deliberare e promuovere nuove iniziative nonché eleggere i membri del nuovo Consiglio Direttivo per il biennio 2015/2016. A capo di quest’ultimo il Presidente “Marco Pezzucchi” che ha voluto ribadire e sottolineare ai presenti che solo obiettivi comuni hanno la forza di far emergere un gruppo, ancor piu’ in un periodo di contrazione economica come quella che stiamo vivendo. A seguire in un clima conviviale i presenti hanno trascorso piacevoli momenti di serenità presso un famoso ristorante Bergamasco rinnovando a sè stessi un augurio sincero per uno spumeggiante 2015.

www.cardinalis.it


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Un sentito augurio e ringraziamento và a tutti i nostri Partner commerciali che anche nell’anno appena trascorso hanno fatto si’ che l’attività promossa da Cardinalis si sia potuta effettuare in modo fattivo. Ricordiamo a tutti che attraverso il sito www.Cardinalis.it gli utenti possono consultare e visionare ciò

che le carrozzerie aderenti possono offrire e perché no contattare una di esse per toccare con mano la serietà e qualità dell’offerta ai migliori prezzi di mercato. A tutti i lettori un sincero augurio di Buon Natale e felice Anno nuovo.

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METE IMPERDIBILI

CILE

In Cile esiste un luogo che è stato paragonato alle bocche dell’Inferno Dantesco. Sarà l’inferno o il paradiso? Di sicuro è un posto magico, quasi surreale... un altro mondo! di Vivianne Lisette Gonzàlez Pardo

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UPVIAGGI

S

i trova nell’estremo sud occidentale dell’America, tra la Cordigliera delle Ande e l’Oceano Pacifico. Le distanze tra una città e l’altra sono immense; è facile trovare clima e paesaggi diversi. Partendo al nord dal deserto di Atacama il più arido al mondo, sino ai ghiacciai della Patagonia al sud, finendo con una moltitudine di isole vulcaniche . Si caratterizza per la sua particolare forma e per la sua geografia. È una striscia di terra lunga 4500 km, dove la parte più larga è di 445 km e 90 km la parte più stretta. Tutta la sua costa è bagnata dal potente ed immenso Oceano Pacifico, che di pacifico ha ben poco. Le zone più belle da visitare e attrezzate per la balneazione sono: Baia Inglesa, Totoralillo, Punta de Choros e Isla Dama che possono offrire uno spettacolo paradisiaco di stile polinesiano con acque color smeraldo e spiagge bianche. Per una vacanza all’insegna della natura incontaminata qui si possono ammirare paesaggi mozzafiato, il mistero dei Moai, la pace e serenità della Patagonia, i ghiacciai millenari, i geyser, il deserto fiorito, le acque limpide e cristalline dei suoi fiumi e laghi, la grande varietà di pesci e molluschi che of-

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fre il freddo e burrascoso oceano. E ancora, la semplicità e l’accoglienza delle persone, le case in legno tra i boschi, le mucche al pascolo, le carrette di legno tirate dai buoi che trasportano la legna o il “cochallullo”, alga marina in vendita al mercato ortofrutticolo. Incontriamo anche i nativi di questa terra: i “Mapuches” che vivono nelle comunità indigene e si spostano in centro città per offrire i loro prodotti. Molto colorato e fiorito il loro vestire, sono orgogliosi ed è difficile riuscire a fotografarli. In questa regione sembra di tornare indietro nel tempo ed è bello così. Per chi arriva da paesi industrializzati e ormai vicini alla rovina ambientale, qui sembra che il tempo si sia fermato. La rivista americana Newsweek, nell’articolo “I migliori paesi del mondo”, considerò il Chile come il miglior paese di tutto il Sud America attraverso uno studio che analizzò cinque variabili del benessere: salute, educazione, qualità di vita, economia stabile e politica medio-ambientale. L’economia stabile si deve alla grossa risorsa di rame che il paese possiede ed esporta in tutto il mondo. A chi volesse visitare il Chile consiglierei d’iniziare con San Pedro di Atacama, città al nord dove l’attrazione più richiesta dai turisti è il tour alla Valle della Luna, chiamata così per il suo caratteristico paesaggio. A 10 km da qui possiamo visitare la riserva naturale del flamenco, un maestoso airone rosa. Geyser del Tatio: è un campo di geyser tra i monti andini al nord del Chile, si trova a 4200 metri di altitudine ed è il terzo più grande del mondo. Qui si possono avvistare innumerevoli animali andini tra giganteschi cactus.

Questa è anche zona di bagni termali: il Tatio possiede pozze di acqua termali a temperatura sopportabile. Per chi non vuole rinunciare a questa meraviglia, se si ha il coraggio di spogliarsi in un ambiente freddo e a questa altitudine ....l’esperienza è deliziosa! “Il deserto fiorito” è un’altra attrazione da non perdere. È un mistero della natura, situato nel deserto più arido del pianeta, il deserto di Atacama, dove da settembre a novembre si può ammirare l’apparizione di una grande varietà di fiori, un tappeto colorato che sembra un miraggio: un fenomeno unico al mondo. E non dimentichiamo che, sempre nel deserto di Atacama, si trovano i più grandi telescopi dell’osservatorio australe europeo che si possono vedere con una visita guidata che ci conduce sulle Ande a 2637 metri d’altezza. L’hotel astronomico si trova nella valle dell’ Elqui e fa parte della catena degli hotel più caratteristici del mondo. Gli ospiti dormono in “domus” e ognuno ha un telescopio in modo che dal letto si possano contemplare le stelle. Un sogno vero?!?! Il Chile possiede anche la piscina più grande che esista al mondo, si trova ad Algarrobo, a 90 km da Santiago, nel complesso turistico “San Alfonso del mar”. Questa laguna artificiale è lunga 1013 metri, tre metri di profondità massima, contiene 250 milioni di acqua salata, la pulizia e la trasparenza delle sue acque si deve a un procedimento unico al mondo . La sua costruzione ha richiesto cinque anni. Si possono praticare attività nautiche, come surf, windsurf e bar-


ca a vela. Il luogo è attrezzato con spiaggia e acquario. La valle dell’Elqui e Linari è la zona dei vigneti, dove nascono i vini più famosi al mondo tra immense distese di piantagioni, colline verde smeraldo e magioni di stile spagnolo. La capitale, Santiago, conta circa 6 milioni di abitanti su 18 milioni che popolano questo paese. È una metropoli moderna e non ha nulla da invidiare alle capitali più attuali d’Europa. Non a torto viene chiamata “la Svizzera del Sudamerica”, con un gran numero di banche, lussuosissimi hotel e centri commerciali dove si possono trovare le firme più famose e prestigiose. Non manca proprio nulla! I nostri più famosi stilisti

italiani hanno, da qualche tempo, aperto le loro aziende al pubblico cileno: questi luoghi sono costruiti per dare un senso di estremo lusso, con marmi pregiati in stile moresco, fontane, cascate , vetrate in stile Liberty, lampadari di swarovski, palme, fiori esotici, mobili in radica e legno, contornano questi santuari dello shopping. Per molti ma non per tutti, come si suol dire!! Per restare in tema “made in Italy”, al parcheggio possiamo facilmente avvistare macchine imponenti - Lamborghini e Ferrari - di signori benestanti che vivono nella zona più “in” di Santiago, la “Dehesa”, dove entrano solo i residenti. All’ingresso di queste super ville stazionano guardiani, con tanto di elicotteri in giardino. Un locale molto pittoresco e puramente cileno è il “Cafè con piernas” che si traduce in “Caffè con le gambe”; ce ne sono circa 160 in tutta Santiago e nessuno di questi conosce la crisi. Sono dei bar dove si può gustare un caffè servito da splendide ragazze in abiti provocanti ed è tipico vedere entrare e uscire uomini d’affari durante la pausa pranzo. Non c’è nulla di volgare o disdicevole, solo il modo migliore per vendere ed assaporare un prodotto come il caffè. Essendo il Chile un paese assai soggetto a movimenti tellurici, dovuti ai molteplici vulcani presenti (44 per l’esattezza), tutti i palazzi sono antisismici e nemmeno l’ultimo tremendo terremoto del febbraio 2010 provocò danni evidenti. Qui gli abitanti sono abituati ai moti terrestri e non ci fanno caso; ricordiamo che il terremoto più forte - mai registrato sulla terra - arriva proprio da qui: Valdivia, magnitudo 9,5 nel 1960, quindi 5/6 gradi. Tutto normale quindi, è un fenomeno quotidiano. Pucòn è una città del sud molto turistica e assai frequentata, sia d’estate che d’inverno, da visitatori d’oltreoceano e gente facoltosa cilena: c’è un bellissimo lago con un attrezzato balneario per l’estate, ed è possibile sciare d’inverno, cioè da giugno ad agosto. Inoltre si può godere di numerosi centri termali, ognuno con la sua caratteristica costruzione in pietra o in legno, rustici, antichi o moderni. Terme tra i boschi secolari, illuminati solo dalla luna e dalle stelle, dove non esiste l’elettricità per non danneggiare il suo aspetto naturale e pacifico. Alcune sono molto lussuose, con tanto di “garçon con champagne” sul ciglio della pozza termale. Non mancano le pizzerie, discoteche, Mall, boutique, ristoranti italiani e tedeschi,

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UPVIAGGI

pub inglesi: si parlano tutte le lingue ed è molto frequentato dai giovani amanti del rafting, del windsurf e dello sci. Huilo Huilo è un altro luogo del sud, misterioso e curioso. Un famoso architetto ha progettato questi hotel sugli alberi che si possono raggiungere attraverso dei ponti sospesi tra i tronchi: si cammina galleggiando nell’aria immersi nel verde. Non esistono palazzi, auto, industrie e rumori ma solo canti di uccelli e animali del bosco. Regna il silenzio e il suono delle cascate. L’hotel sull’albero è avvolto da grandi finestroni, dove scorre l’acqua… Sicuramente da vedere!! Temuco, nel Sud, è la città di Pablo Neruda, paladino delle poesie d’amore più famose e conosciute in tutto il mondo. Il poeta nasce proprio in questa zona della Araucania, territorio dei nativi Mapuches, abitanti che risiedevano 500 anni fa in queste terre; un popolo fiero e coraggioso che riuscì ad allontanare i coloni spagnoli al comando di Pedro di Valdivia dopo aver invaso gran parte dell’America. I coloni spagnoli arrivarono in questa regione del Bio Bio pensando di conquistare anche questo territorio, ma si sbagliavano perché non conoscevano la crudeltà ed il coraggio degli Indios. È possibile trovare tutta questa travolgente storia nel libro di Isabel Allende “Ines dell’anima mia”. Tuttora esistono comunità Mapuche, continuano a lottare per difendere i loro diritti e le loro terre. Il loro obiettivo risulta difficile nell’intento di salvaguardare l’ambiente, l’aria, i fiumi e la terra; purtroppo per molti il progresso giustifica la distruzione della natura che loro tanto difendono. Questa è una zona agricola dove si possono scorgere gli animali al pascolo (che in Italia purtroppo vediamo sempre meno!), migliaia di mucche, cavalli, pecore maiali, senza recinzioni, senza limiti, liberi di correre. La terra è ottima essendo una zona piovosa; la natura è rigogliosa, di un verde brillante, tronchi altissimi e di una circonferenza paradossale, l’erba dà l’idea di un tappeto artificiale. Puerto Varas e Frutillar sono delle cittadine incantevoli costruite da colonie tedesche arrivate qui dopo la seconda Guerra Mondiale. Tutto porta il loro stile: dalle scuole private, ai nomi tipici tedeschi. Sono caratteristici i bar in legno, i ristoranti, le sale da tè, le passeggiate sul lungo lago, i teatri di musica sinfonica costruite sulla superficie del lago, la pulizia, l’ordine, il rigore che ricordano la rigida disciplina tedesca. Puerto Montt è l’anticamera della Patagonia, da qui il percorso è frastagliato dalle innumerevoli isolette e la striscia di terra è

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troppo sottile per poter costruire una strada; si percorre un po’ sulla strada e un po’ sul traghetto fino ad arrivare all’ultima città del mondo: Ushuaia. Il percorso è molto lungo e pericoloso, ci vogliono dei giorni prima di incontrare un benzinaio o un ristoro. È tutto desolato e fischia solo il vento. Le distese sono infinite e non s’incontra nessuno per chilometri e chilometri. Non si può venire in Chile e non ammirare i ghiacciai millenari della Patagonia. Esistono viaggi organizzati e molto attrezzati che partono da Puerto Montt e durano cinque giorni. Dopo due giorni si arriva alla laguna di San Rafael dove ci troviamo di fronte a un mostro di ghiaccio altissimo, la sua visione è maestosa…! Per

chi lo desidera è possibile fare escursioni in gommone a motore per avvicinarsi e fotografare “il ghiacciaio sacro”. Questa parete si sta sciogliendo a causa del riscaldamento del pianeta; ogni minuto si stacca un pezzo di ghiaccio creando un rumore assordante e pauroso, sembra addirittura gridare infuriato tutto il suo dolore. Il tour si conclude con un bel bicchiere di whisky che viene servito in coppe di cristallo che il marinaio consegna a ogni passeggero e il ghiaccio lo si prende direttamente dal mare….Non è da tutti bere del Whisky utilizzando proprio il ghiaccio del ghiacciaio millenario… Da visitare assolutamente prima che scompaia dal pianeta. In questa zona è molto facile avvistare le balene, i delfini; vedere passeggiare sulle

coste i pinguini e le foche marine. Non si può dimenticare l’Isola di Pasqua, luogo mistico e misterioso, a 4 ore di volo da Santiago. I suoi abitanti sono indigeni fieri e orgogliosi, l’isola è un manto di erba, molto ventosa e caratterizzata dai Moai, statue suggestive immense, alte fino a 21 metri, che fanno di questo luogo una delle meraviglie del mondo. Si dice che anni fa si costruirono queste statue per spaventare i pirati del mare che arrivavano per derubare gli abitanti di questa isola, ma tuttora non si sa quale sia la verità sulla loro esistenza. Nonostante il soggiorno sia molto costoso, per chi se lo potesse permettere, consiglio assolutamente la visita a questo luogo. Fotografarsi accanto a un Moai non ha paragoni!

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UPVIAGGI

I mezzi di trasporto cileni sono i pullman, bus che sono dei veri e propri hotel su quattro ruote, con tanto di letto, coperta, televisione, aperitivo, cena e colazione; le distanze sono immense e di solito si viaggia di notte per arrivare al mattino alla meta. Ci sono pullman per tutte le tasche, il trasporto ferroviario non esiste, nonostante ci siano le rotaie da nord a sud. Le prelibatezze marine sono il fiore all’occhiello. I piatti tipici da gustare sono l’ “Empanadas”, cioè un fagottino di farina ripieno di cipolla, uova, uva passa, olive, molto succoso e saporito; Il “pastel de choclo” un pasticcio di mais sopra un letto di carne di pollo, cipolla, olive e uova,

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pietanza agrodolce molto invitante; il Ceviche, pesce crudo e crostacei con cipolla, prezzemolo e limone, per molti è nettare per iniziare la giornata; “El Curanto” un piatto del sud a base di pesce, molluschi con la conchiglia, pollo, maiale e patate, è una pietanza molto rigenerante, ricca di vitamina per il suo alto potere di iodio contenuto nei crostacei, al sud la preparazione di questa ricetta avviene scavando una buca sulla spiaggia in cui si incastrano delle grandi pietre roventi, con foglie per coprirle. Si introducono quindi i frutti di mare, aggiungendo pollo, cipolle, carne e patate, si copre con altre foglie e grosse pietre e si lascia cuocere piano piano mentre si sor-

seggia del buon Cabernet Sauvignon. Per gli amanti del pesce questo è il paradiso, il Chile è uno dei paesi con maggior varietà di fauna marina nel mondo, crostacei, molluschi, alghe, pesci , ostriche. Grazie all’assenza d’inquinamento qui si può ancora gustare il pesce crudo senza nessun trattamento ed è tutto un altro gusto. A Santiago è da visitare il famoso locale rustico e frequentato da artisti poeti e personaggi famosi (nonché da turisti di tutto il mondo), ”la piojera” locale tipico e caratteristico unico nel suo genere; da assaggiare il “terremoto “ bevanda alcolica preparata con vino bianco dolce e, gelato di ananas, squisito ma ti dà una grande scossa! Per visitare il Chile non sono necessarie vaccinazioni. È un paese all’avanguardia, moderno, con un governo democratico, a bassissimo tasso di delinquenza. La lingua è lo spagnolo e i mesi consigliati da Dicembre a Febbraio. Attualmente il cambio è di 700 pesos per 1 euro. Per farci un’idea, l’affitto di un appartamento in una bella zona residenziale a Santiago è all’incirca di 500.000 pesos al mese; per cenare in un buon ristorante alla moda si spende sui 18.000 pesos. Vivere in Chile è comunque caro, rinunciate al viaggio se pensate di venire qui con pochi soldi. È un paese che, malauguratamente, molti ricordano soprattutto per tristi circostanze: i sanguinari fatti politici del 73 al comando di Pinochet, il terribile terremoto del 2010 che fu di grado 9 e, recentemente, l’ avventura dei 33 minatori rimasti intrappolati per giorni e giorni sotto terra. Questo viaggio è per chi ama e rispetta l’ambiente, la natura in tutta la sua maestosità, per chi ama le cose semplici; per chi è alla ricerca della pace interiore, dell’adattarsi ai luoghi senza le comodità; per chi vuole tornare indietro nel tempo e ama l’avventura, ma anche la pace e la tranquillità che regnano in questi luoghi immensi e sconfinati, dove ti puoi sedere a contemplare l’orizzonte infinito - senza essere disturbato dagli assordanti rumori del traffico – o camminare, cavalcare, pedalare, ascoltare il suono della natura… Cose semplici e meravigliose che ormai, con il futuro che ci si prospetta, non ci appartengono quasi piu! Purtroppo….



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Ivano Lupi – Amministratore Unico Wolf Service


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La prima impressione è quella che conta? Taglia i costi, ma non rinunciare all’immagine della tua impresa!

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a prima impressione è quella che conta e non esiste una seconda possibilità. Complice la crisi economica sono molte le aziende che non dedicano attenzioni alla propria immagine per risparmiare e “far quadrare i conti”. Tagliare le spese significa rinunciare a servizi che in realtà sono fondamentali per creare aspettativa e fiducia nel cliente. Un esempio? Il servizio di pulizia è ritenuto superfluo e non indispensabile. Niente di più sbagliato! In questo difficile momento per le imprese, solo chi investe sulla propria immagine e in comunicazione riesce

ad emergere dalla crisi e a eccellere nel mercato acquisendo anche nuovi clienti. Wolf Service rappresenta la soluzione ideale per ridurre i costi della tua impresa, senza rinunciare a mantenere alta l’immagine dell’azienda. Wolf Service è un’impresa di pulizia che in otto anni di attività è cresciuta velocemente affrontando la difficile situazione economica con una struttura organizzativa e gestionale dinamica e snella, adatta ad assecondare salite e discese del mercato. L’ottimizzazione della circolazione dei ventidue furgoni, l’organizzazione di corsi di specializzazione per gli oltre ottanta dipendenti, la miglior negoziazione dei costi d’acquisto dei prodotti di pulizia, l’utilizzo di macchinari di ultima generazione e soprattutto una consistente riduzio-

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UPAZIENDE

IMPRESA DI PULIZIE

ne del proprio margine di guadagno specifico su ogni commessa, hanno permesso a Wolf Service di offrire al mercato un servizio di pulizia tra i più convenienti. Ottimi risultati e prezzi competitivi fanno oggi di Wolf Service una tra le prime aziende di pulizia a Bergamo e la certificazione per la Qualità ISO 9001 è la prova dell’eccellente servizio svolto. Wolf Service è il fornitore ideale per servizi di pulizia ordinari e straordinari degli uffici e nel terziario, nei laboratori artigiani e nell’industria, nei centri commerciali e sportivi, ma anche in condomini e ville. Ad ulteriore garanzia del proprio servizio Wolf Service

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offre a tutti i clienti la formula “sempre in prova” una soluzione che non vincola il cliente a nessuna formula contrattuale nel tempo. Il cliente se non soddisfatto del servizio può rescindere il rapporto in qualsiasi momento. Questa formula garantisce un servizio sempre all’altezza delle aspettative, come se fosse sempre la prima volta. Non rinunciare quindi alla pulizia della tua impresa, taglia costi e spese e affidati ad un servizio di pulizia efficiente ed efficace, ma soprattutto risparmia senza rinunce! www . wolfser v icesrl . it

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Dal 1986 ci rivolgiamo ai costruttori di macchine di serie e speciali offrendo la nostra esperienza per affiancarli nella costruzione e nella progettazione eseguendo cablaggi quadri e bordo macchina realizzando schemi elettrici e software di automazione e supervisione. In oltre 25 anni di lavoro l’ Elettroimpianti Bertoli si è saputa adattare alle necessità del mercato e a saper offrire sempre tutte le soluzioni più economiche ed all’ avanguardia nella tecnica avendo un rapporto diretto sia coi fornitori di materiale elettrico che con i clienti, per offrire il migliore rapporto qualità prezzo. Principali settori di riferimento: • Automazione industriale. • Impianti di distribuzione impiantistica civile ed industriale. • Impianti di processo e trattamento acque. • Elettromedicale. • Macchine utensili. • Cogenerazione. • Recupero energetico. • Impianti trattamento rifiuti. • Motion. • Realizzazioni cablaggi con macchine automatiche con scrittura getto d’ inchiostro e crimpatura automatica con controllo a cella di carico. • Quadri certificati Atex. LA soCIEtà: La società è oggi divisa in 2 gruppi uno che lavora all’ interno realizzando i quadri e uno che lavora all’ esterno facendo gli

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QUALITÀ

SOSTENIBILE Qualità e sostenibilità: sono queste due semplici parole a racchiudere in sè il segreto del crescente successo che il corriere espresso Gls sta riscuotendo a livello nazionale, un successo del quale la sede bergamasca dei fratelli De Rui continua a essere interprete di primo piano. di GIOVANNI VOLPE photo di Giovanni PASQUINELLI

N UMERO 21 | UP B E R GA M O 201 photo di Giovanni PASQUINELLI


UPAZIENDE

A

vere come obiettivo primario un elevato standard qualitativo dei servizi offerti, significa per Gls Italy investire con intelligenza e coraggio in un presente e in un futuro nei quali i concetti di sostenibilità, capillarità, rapidità, puntualità e tutela dell’ambiente la fanno e la faranno sempre più da padroni. Tematiche che Gls Italy ha da tempo fatto proprie e che, in concreto, hanno contribuito in maniera decisiva alla consacrazione di una prestigiosa immagine aziendale e ad un’alta considerazione da parte della clientela. “Qualità” è infatti una delle parole pronunciate con maggiore frequenza dalla clientela di Gls Italy che apprezza sempre più la cura e la puntualità del servizio offerto da questo corriere espresso e, aspetto non meno importante, l’attenzione di Gls all’ambiente.

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Precursori in questa direzione, a livello nazionale, sono stati e continuano ad essere i fratelli De Rui, titolari della sede bergamasca di Gls, che ormai da circa due anni hanno trasformato un’intuizione in un apprezzato e vincente punto di forza del proprio servizio in Bergamo e provincia. Decisiva in questo senso si è rivelata la fattiva collaborazione con Orobici, società specializzata in quella che può essere efficacemente descritta come “ecologistica”, cioè un’azienda in grado di effettuare un capillare servizio di distribuzione di merci utilizzando moderni cicli a impatto zero per raggiungere anche il meno accessibile dei centri storici o la più inviolabile delle zone a traffico limitato.

E ancora, la grande attenzione da parte dei fratelli De Rui nell’avvalersi di uno staff altamente qualificato, professionale e sempre capace di fare la differenza nel rapporto col pubblico; uno staff in grado di distinguersi anche per via dei mezzi a motore impiegati per le consegne, moderni, ecologici e delle più varie dimensioni, per potersi integrare al meglio in ogni angolo della nostra provincia. Ecco perché, nonostante la crisi globale ancora mordente, non stupiscono i dati che parlano di una sensibile crescita di Gls a livello nazionale, e rappresenta un’importante conferma la crescita dell’8% del fatturato di Gls Bergamo nell’anno 2013 e i primi gratificanti dati del primo semestre 2014.

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GLS Bergamo Le tue spedizioni sotto casa! N

asce dall’ambiziosa e concreta idea di rendere ancor più capillare la presenza sul territorio da parte di GLS, nonché dal desiderio di rendere l’azienda ancora più accessibile al privato, il progetto che, in un anno, ha trasformato in “GLS Point” oltre cento edicole, tra Bergamo e provincia. Si tratta di una delle più importanti e innovative iniziative di Silvano De Rui e dei fratelli Alberto e Stefano, titolari di GLS Bergamo che, con “Le tue spedizioni sotto casa”, hanno individuato proprio nelle edicole il punto di riferimento ideale per offrire al cittadino un servizio d’eccellenza, per fruibilità e comodità. “Le tue spedizioni sotto casa” è molto di più di un nuovo modo di spedire e ricevere merci; si tratta, infatti, di un progetto in grado di regalare a GLS visibilità e percezione senza precedenti da parte della cittadinanza; non trascurabile anche la crescita della figura professionale dell’edicolante, ora vero e proprio concessionario GLS che, come tale, sarà più che stimolato a rivenderne i prodotti ai privati. Marco Paciolla, presidente dell’Unione Edicolanti di Bergamo, ha subito accolto con entusiasmo questa iniziativa e, come lui, decine di edicolanti in tutta la pro-

vincia, hanno aperto le porte dei loro chioschi a GLS, tanto che l’obiettivo da parte di Silvano De Rui, di fidelizzare le cento edicole entro il 2013, è stato ampiamente raggiunto. Dall’inizio dello scorso anno è, quindi, possibile spedire buste, plichi e pacchi di piccole e medie dimensioni, direttamente dalle edicole del proprio comune e del proprio quartiere, insomma, da sotto casa. In questa nuova collaborazione, protagonista è stato ancora una volta il desiderio di offrire al cliente un servizio su misura; non è dunque casuale che, dal confronto tra GLS e Unione Edicolanti, sia subito stata chiara la necessità di offrire un punto d’appoggio anche per le spedizioni in arrivo. Con la crescente tendenza all’acquisto via internet, infatti, diventa assolutamente interessante avere un punto certo di riferimento dove far consegnare la propria merce, senza dover così attendere a casa o concordare con il corriere la consegna. Non resta dunque che cercare una delle sempre più numerose bandiere di GLS presso l’edicola di fiducia: il tuo edicolante sarà lieto di offrirti ulteriori informazioni e, finalmente, potrai inviare e ricevere “Le tue spedizioni sotto casa”!

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UPRUBRICHE

{Infeltriti}: SPUNTI E RIFLESSIONI SULLA DECADENZA UMANA Rubrica” irriverente”a cura di LAURA ADELE FELTRI

- CASA FELTRI -

Perchè

si chiudono gli animali nella stiva e i bambini possono viaggiare con i genitori? Racconto semi-serio e molto sarcastico dei comportamenti in aereo

S

i dice che partire sia un po’ morire... forse perché prendere un aereo è sempre una grande incognita, dove i difetti di ognuno di noi vengono amplificati. Diviene quindi inevitabile che i viaggiatori di lungo corso cerchino di disperdere qualche conoscente già all’aereoporto… Veniamo da subito, per motivi organizzativi, convogliati da un posto all’altro dell’aereoporto con file e controlli inenarrabili... Le persone che non sono abituate a viaggiare sono le peggiori compagnie che ci possano capitare. Si spostano come brachitipi leggendo ogni cartello come fosse la Bibbia, senza saltare una parola. Davanti al metal detector diventano terrei in viso e iniziano a farsi domande reciproche alle quali non hanno ovviamente risposta, non solo perché non sono abituati a viaggiare, ma perché le domande stesse sono intrise di idiozia pura. Chiedono spiegazioni per tutto anche due volte perché desiderano essere sicuri di aver capito, come se rispettare alcune semplici regole all’aereoporto fosse un trattato di medicina. Iniziano quindi a spogliarsi di ogni cosa e così scopri che hanno orecchini, anelli, placche al collo, varie cinture non solo per tener su i pantaloni... E tu ti domandi che senso abbia avere tutta quella ferraglia addosso…! Poi, anche se tutto fila liscio, l’idea di venire perquisiti destabilizza questi “non viaggiatori” che, se potessero, si toglierebbero anche la copertura del dente in oro del 1974, robe da non credere… Cercano con un sorriso di suscitare pietà per non gettare la bottiglietta d’acqua mezza vuota e, accortisi che l’escamotage non funziona, la bevono avidamente esclamando: “al limite vado in bagno in aereo”. E tu speri di non averli come vicini perché per loro il bagno si rivelerà una trappola mortale dalla quale usciranno sudati fradici dopo 10 minuti di permanenza dicendoti: “ma com’è piccolo, non sapevo da che parte girarmi…”. Per questi “personaggi” trovare il posto assegnato divie-

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ne poi un’impresa titanica, iniziano a confabulare tra loro nella speranza di essere seduti vicini, comitive di 7 persone desiderano da subito stare appiccicati... Ovviamente questo rito proseguirà anche arrivati in villaggio tanto che, alla fine della vacanza, non vorranno vedersi mai più, esausti da questo clima di benevolenza reciproca mal riposta. Finalmente il tanto agognato posto a sedere è stato conquistato e il bagaglio a mano, che una volta era la classica sacca da viaggio, riposto a fatica.Vi prego, ditemi voi che avete già valigie da 20kg con dentro, credo, anche la cremina per le cuticole, cos’altro mai ci sarà di così importante da tenervi stretto? Immagino qualcosa che giustifichi l’essere mandati mentalmente a quel paese dal vostro vicino... Dicevamo... arrivati al proprio posto dovrebbe iniziare un viaggio tranquillo, perché sappiamo che il tempo che trascorreremo sull’aereo ci servirà per… pensare e… leggere; e invece ecco che scatta quell’insanabile voglia di parlare, chiaramente facendo partecipi TUTTI di idiozie come i racconti raccapriccianti di vacanze andate male o resoconti dettagliati della propria vita e dell’ultima relazione amorosa finita male. Ma i bimbi sono l ‘incognita più pericolosa perché sono lasciati allo stato brado con richiami continui, il “Non ti muovere” è il più gettonato. C’è sempre la signora mossa da pietà che con un sorriso esclama: “sono bambini” e ha ragione ... essendolo dovrebbero stare a casa con i loro genitori maleducati che a volte fanno finta di non conoscerli per non doverli richiamare. E allora io mi domando: perché se un cane supera i 6 kg di peso deve essere messo nella stiva? O, se è più piccolo, dopo innumerevoli documenti e vaccinazioni, si può tenere soltanto in una “gabbietta sotto il sedile”, mentre gente non vaccinata contro la cafonaggine e con prole al seguito può prendere un aereo comodamente?


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