Nelle immagini notturne della terra indotte Nasa che di recente ha aggiornato, si puo capire in base all'intensità della luce, la dimensione dei centri abitati. Oltre a capire la dimensione effettiva della città metropolitana si capiscono le sue matrici originarie. Si nota che la città prende un andamento conforme al tipo di territorio. In Italia, le più alte concentrazioni di luce si hanno nella pianura Padana, in Toscana (nell'asse Livorno Firenze), nel Lazio e in Campania. In Sardegna, le zone più luminose sono quelle dell'area metropolitana di Cagliari e del Sassarese. Quindi si differenziano in modo abbastanza chiaro i vuoti e i pieni; Cio che è urbano e ciò che è ancora campagna.
INDICE: pag. 4,5 INTRODUZIONE pag.. 6-7 ANALISI AMBIENTALE pag. 8-9 SCHIZZI MORFOLOGIA AMBIENTALE pag. 10-11-12-13-14-15-16-17 LA GALLURA NELL’800 pag. 18-19-20-21-22-23 LA COSTA SMERALDA pag. 24-25 I QUARTIERI AMBIENTALI DLLE ACITTA’ NATURA pag. 26-27 QUARTIERE AMBIENTALE DEL LISCIA pag 28-29 PROGETTO pag. 30-31 render pista ciclabile
INTRODUZIONE
Il lavoro che presentiamo è dedicato in particolare al territorio della Gallura, di cui analizziamo il carattere peculiare e per certi aspetti paradigmatico. Ciò che di particolare offre questa regione della Sardegna sta nella diversità delle componenti ambientali e negli spazi vuoti, con una bassissima densità insediativa, ai quali appunto, attraverso un progetto di viabilità lenta, vogliamo conferire valore sociale ed economico. Nel corso della presentazione vedremo come acquisisce una fondamentale importanza il monte del Limbara per la nascita dell’organizzazione insediativa e di nuove forme di socialità: infatti intorno a tale “dominante ambientale” si articolano, come vediamo nelle carte del ‘800, una serie di nuclei urba-
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ni che si espandono sul territorio, secondo un’idea di insediamento diffuso che prevedeva l’utilizzo attivo del territorio circostante. Ebbene, è proprio in questo modo di vivere a stretto contatto con la natura che troviamo la vera essenza della Sardegna e delle persone che la abitano. Ma, nonostante si tratti di un contesto nato e sviluppato in una posizione marginale rispetto alla città e non sia considerato un territorio urbano, il progetto tende ad informare delle potenzialità territoriali della Gallura, in particolare del bacino idrografico del fiume Liscia, e di come questo possa diventare un punto di osservazione privilegiata all’interno di un contesto di consumismo mondiale, mantenendo una matrice di carattere ambientale. Durante il percorso, abbiamo prima di tutto analizzato le matrici ambientali del territorio gallurese, all’interno del quale evidenziamo subito la potenza del sistema montuoso e la percorrenza dei fiumi che delineano bacini idrografici distinti e nel caso del Coghinas il confine stesso della regione. Individuiamo, inoltre, i passaggi chiave attraverso cui i processi esplosivi (della 4 rivoluzione urbana) di ristrutturazione economica-socio-spaziale hanno prodotto una società urbanizzata, nella quale alcuni territori non urbani vengono strumentalizzati per divenire parte del circuito di produzione del capitale. Dopodicchè, sulla base di una scala più bassa, vediamo nello specifico il tipo di organizzazione territoriale: un sistema territoriale concentrico. Il villaggio, che costituiva il centro della socialità, si sviluppava
in base alla presenza di fattori ambientali in quanto intorno ad esso si estendevano fasce di terreno ad uso agropastorale. Attraverso quest’analisi, vogliamo evidenziare come il sistema urbanizzato sia strettamente legato alla geografia e alla morfologia dell’isola. Successivamente, basandoci sull’analisi dell’insediamento diffuso gallurese, andiamo ad analizzare il sistema insediativo delle cussorge: vasti territori di campagna occupati da unità abitative, gli stazzi, intorno ai quali si sviluppavano aziende contadine pastorali e chiese campestri presso le quali le persone potessero riconoscersi in un’unica identità sociale-culturale. Ebbene lo stazzo rappresenta l’elemento esemplare di questo tipo di organizzazione territoriale e sociale. Lo stazzo rappresentava un’unità di autoproduzione in tutto e per tutto sostenibile, una sede abitativa isolata che offriva la possibilità di trarre facilmente le risorse dai terreni circostanti. Facendo un salto nel tempo, durante gli anni 60 nasce la Costa Smeralda. Una frazione insediativa lungo la costa nord orientale dell’isola che rappresenta l’esempio perfetto di trasformazione di una realtà territoriale marginale in una realtà integrante della produzione post industriale e della speculazione finanziaria, all’insegna del consumismo pratico. L'idea progettuale dietro tale trasformazione era quella di creare tante copie di villaggi costieri immersi nella natura, ideati come luoghi di vacanza dell’elitè del consumismo mondiale. La creazione di questo “paradiso selvaggio”
apportò notevoli cambiamenti in tutto il territorio della Gallura. Infatti rappresentò una sorta di input per i paesi interni per iniziare a pensare come far girare l’economia anche nei luoghi più “poveri”. Attraverso la rappresentazione di una carta ambientale, individuiamo più precisamente l’organizzazione della città-natura e la sua suddivisione in quartieri ambientali. Dunque, tale analisi generale del territorio gallurese è utile per pensare ad un’idea progettuale che soddisfi le esigenze e le mutazioni e le dinamicità nel tempo e che possa conferire valore ai territori interni. Concentrandoci sul quartiere ambientale del Liscia, abbiamo pensato un progetto di mobilità lenta tra costa e interno, dando importanza attrattiva anche ai comuni situati lungo la traiettoria di una pista ciclabile.
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CARATTERI AMBIENTALI DELLA GALLURA La Gallura è una regione situata a Nord Est della Sardegna, significativa per la sua singolarità ambientale e dinamicità sociale. L’organizzazione territoriale si basa infatti sul carattere preponderante della dimensione ambientale, caratterizzata dall’incredibile diversità litologica e dalle complesse vicende tettoniche, che hanno favorito un’evoluzione del territorio nel quale tutte le componenti ambientali si influenzano reciprocamente in un processo coevolutivo, producendone un paesaggio suggestivo e ricco di biodiversità. La struttura morfologica e geologica di questi luoghi da origine a paesaggi naturali di enorme solitudine, caratterizzati da vaste distese di territorio vuoto e silente dove la natura padroneggia sulle sue creature. La montagna del Limbara rappresenta per la Gallura la dominante ambientale, dalla quale nascono i corsi d’acqua, la cui diramazione forma una ragnatela definita, lì dove si sviluppa poi la struttura insediativa: la montagna ha rappresentato per diverso tempo il territorio dei pastori transumanti o dei contadini che popolavano le campagne attraverso la pratica dell’abitare e del lavoro. “In un rapporto di intima coesistenza e di coappartenenza con il mondo naturale, l’uomo ha prodotto forme vitali di conoscenza del territorio e linguaggi espressivi capaci di penetrare nel silenzio e di dar voce a quelle dimensioni invisibili e nascoste, che in nessun altro modo si sarebbe riusciti a dire” (Decandia 2007).w I segni lasciati dall’uomo sul territorio nel corso del tempo non si limitano solamente ai semplici manufatti, agli oggetti, alle cose ma esistono tracce immateriali, i toponimi, che l’uomo ha attribuito ai luoghi, trasmesso oralmente di generazione in generazione, i quali costituiscono una chiave di lettura interessante per capire le forme in cui questo territorio è stato vissuto e percepito dai suoi abitanti.
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legenda m o n tag na fiume c e n t r o a b i tat o lago C O S TA Inoltre attraverso il reticolo dei nomi l’uomo, ha costruito una sorta di mappa mentale e orientativa che consentiva di riconoscere, dare un nome a una storia, alle pietre, alle grotte, ai muri e alle montagne, ai fiumi, alle rovine e alle case sparse sul territorio. Ogni nome serviva per evocare i caratteri geografici e morfologici del territorio, la qualità del sistema delle acque, la presenza di un determinato mondo animale e vegetale, o semplicemente come un unico testimone del passato. Nonostante questo la natura rimaneva un qualcosa di inaccessibile e impossibile da umanizzare totalmente. Il monte del Limbara è il perno dell’organizzazione territoriale in Gallura, sia dal punto di vista fisico che simbolico. Attorno al monte infatti si articolava una rete fitta di nuclei urbani disposti su territori vuoti distesi fino al mare, collegati tra loro da una rete di strade naturali e artificiali, che andavano a costituire un territorio dall’insediamento diffuso, caratterizzato dalla presenza degli stazzi. Nonostante, le caratteristiche del rilievo abbiano inciso innegabilmente sulla storia dell’insediamento, agendo come fattore di isolamento, il mondo dell’interno ha sempre avuto le sue finestre aperte verso l’esterno. “Mantenendo costanti i propri indiscussi riferimenti e assicurandosi forme di continua riproducibilità delle risorse, hanno dato forma ad un modello di organizzazione dello spazio, il cui grado di resistività sfida sorprendentemente il tempo” (Decandia 2000).
LA GALLURA
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sartena
rapporti geomorfolo gic
figari
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scogli dei monaci
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posada
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isola di tavola
i fra Gallura e Corsica
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golfo di Olbia
IL SISTEMA INSEDIATIVO Il monte del Limbara è il perno dell’organizzazione territoriale in Gallura, sia dal punto di vista fisico che simbolico. Attorno al monte infatti si articolava una rete fitta di nuclei urbani disposti su territori vuoti distesi fino al mare, collegati tra loro da una rete di strade naturali e artificiali, che andavano a costituire un territorio dall’insediamento diffuso, caratterizzato dalla presenza degli stazzi. Nonostante, le caratteristiche del rilievo abbiano inciso innegabilmente sulla storia dell’insediamento, agendo come fattore di isolamento, il mondo dell’interno ha sempre avuto le sue finestre aperte verso l’esterno. “Mantenendo costanti i propri indiscussi riferimenti e assicurandosi forme di continua riproducibilità delle risorse, hanno dato forma ad un modello di organizzazione dello spazio, il cui grado di resistività sfida sorprendentemente il tempo” (Decandia 2000). L’insediamento compatto Sono le carte dell’Ottocento che ci descrivono per la prima volta in maniera piuttosto precisa la dimensione insediativa della Gallura. Un territorio “vuoto” e disabitato verso il territorio costiero, “pieno” e vissuto verso l’interno, il cui centro della vita sociale e produttiva ruota intorno alla montagna. La struttura insediativa, nel giro di alcuni secoli, si riorganizza in perfetta aderenza con la mutevolezza e le alternanze di una geografia ambientale complessa. Il confine territoriale era descritto attraverso il racconto di chi percorreva il territorio che costruiva una traiettoria lungo la quale erano situati punti privilegiati e strategici. Quindi per le popolazioni insediate i limiti amministrativi erano un luogo simbolico che assicurava distinzione e autonomia e preservava l’identità della comunità. Attorno al monte Limbara cingevano nuclei urbani, quali Tempio Pausania, Luras, Calangianus, Bortigiadas e Aggius, che costituivano il telaio insediativo del
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territorio gallurese. Ciascuno di essi, distinti per dimensione e densità, era il centro di un vasto territorio di pertinenza che spesso arrivava fino al mare, infatti la loro collocazione intermedia tra rilievo e sistema collinare pedemontano prevedeva la conoscenza di diversi usi del territorio e dai centri, posti a valle, era possibile controllare l’andamento dei terreni destinati alla coltivazione o al pascolo. L’insediamento diffuso Nell’800 si diffonde in Gallura una forma di insediamento sparso. Contadini e pastori dei nuclei urbani si allontanano verso la costa nel tentativo di sfruttare i vasti spazi aperti e silenziosi, più fertili di quelli montani, lasciati liberi dai salti e creando le prime strutture insediative autonome di gestione e possesso strettamente individuale della terra: lo stazzo. a partire da questo momento, la casa in muratura prese il posto della capanna, ed essa divenne il centro della proprietà con intorno le vigne, l’orto e i campi seminati a frumento e più lontano i campi incolti per il pascolo. La descrizione dell’Angius, nel 1841, alla voce Gallura, ci dice che questa regione era popolata da diverse famiglie “conviventi”, cioè quelle che abitavano nel nucleo urbano consolidato, e quelle che abitavano nelle cussorge, organizzazioni territoriali dove l’architettura e il telaio insediativo era costituito dagli stazzi. Lentamente i territori costieri e i nuclei degli stazzi acquisiscono sempre più importanza, sino a rivendicare una propria autonomia aspirando ad unirsi e dare origine ad un Comune autonomo. Infatti, in epoche successive si sono sviluppati nuclei urbani come Aglientu, Trinità d’Agultu, Luogosanto, Sant’Antionio e Telti, che nella loro conformazione urbana e nella loro struttura localizzativa mettono in evidenza come in alcuni casi si tratta di ripopolamento di centri demici medievali estinti, in altri casi si tratta di nuclei nati vicino ad una chiesa esistente e questo grazie all’afflusso di popolazione proveniente dagli stazzi vicini per i quali ad un certo punto si manifesta l’esigenza di usufruire dei servizi urbani.
LA GALLURA
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ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLA GALLURA NELL’800 All’interno del quadro territoriale gallurese vi sono nuclei urbani ben circoscritti e strutturati: Tempio Pausania, Calangianos, Luras, Bortigiadas, Oschiri, Monti, Aggius, Nuchis. Nell’800 ogni villaggio costituiva un vero e proprio mondo con una struttura urbanistica strettamente legata al territorio. La struttura insediativa era determinata dall’aggregazione di vicinati coabitanti il territorio. Ciascun vicinato era formato da una serie di case, costruite in granito e collocate intorno agli elementi pubblici simbolici della collettività (piazze e chiese), rientravano in una struttura insediativa di piccoli quartieri, identificati con un significativo toponimo. Ne risultava cosi un tessuto urbano fitto e capillare in cui le varie parti del nucleo erano collegate tra loro dalla percorrenza di stretti sentieri campagnoli. Il villaggio si sviluppava sul territorio in base alla presenza di fattori ambientali simbolici, come sorgenti d’acqua, monti e terreni fertili. Infatti oltre ai perni insediativi urbani erano di estrema importanza i paesaggi e gli spazi naturali circostanti, in quanto tale sistema territoriale concentrico si basava sull’interazione tra nucleo urbano, sede di centralità politica economica e gestionale, e campagna, luogo da cui trarre le risorse per sostentare la vita. Attorno al nucleo abitato si estendevano, in una cintura suddivisa in piccoli appezzamenti, i terreni destinati alle vigne e agli orti plasmati e modellati nel territorio. Ogni villaggio possedeva, quindi, una terra coltivabile destinata alla rotazione biennale dell’agricoltura, alternando seminativo, maggese e leguminose. Tale paesaggio agrario rappresentava lo spazio maggiormente umanizzato, gestito e organizzato dalla collettività, in base ad un sapere comune delle tecniche di urbanizzazione, della canalizzazione delle acque
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e delle modalità di costruzione delle fontane e dei manufatti legati all’attività agropastorale. Tale forma di sapere, tramandato di generazione in generazione o acquisito in modo empirico, costituiva una vera e propria arte in quanto ogni individuo aveva la responsabilità pubblica e morale di rendere il territorio favorevole alla vita dell’uomo. Dunque, il sistema territoriale urbanizzato in Sardegna era strettamente legato alla geografia e alla cura della morfologia dell’isola, sulla base di una cultura del fare secondo cui la comunità si serve dell’ambiente circostante in modo pragmatico e socialmente utile al sostentamento della vita, preservando un particolare rispetto per la natura stessa.
viddazzone villaggio
orti
il salto
organizzazione schematica dell’organizzazione sapziale e delle connessioni
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ORGANIZZAZIONE DELLE CUSSORGE
Oltre i confini urbani vi era un mondo di territori e campagna umanizzata queste campagne inizialmente vuote e deserte vengono abitate e occupate attraverso unità abitative chiamate stazzi,circondati da vere e proprie aziende contadine e pastorali l’insieme di essi viene chiamato cussorgia. Le cussorge erano a conduzione familiare autonoma con un’economia chiusa ed autosufficiente esse erano collegate fra loro da un efficiente sistema di strade e vie di comunicazione diventando in seguito luoghi di scambio e aiuto reciproco. le cussorge venivano identificate attraverso un toponimo in riferimento agli stessi caratteri fisici del territorio. Nel territorio delle cussorge avevano un ruolo importante le chiese campestri esse erano come centri di aggregazione sociale,civile,spirituale e simbolica attorno ad esse si è costruito un senso di comunità che altrimenti l’isolamento degli stazzi avrebbe cancellato esse nascevano in punti facilmente accessibile a tutti e vicino a corsi d’acqua
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organizzazione delle cussorge
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Lo stazzo Lo stazzo era una costruzione rurale dalla tipologia lineare molto semplice; molto spesso composto da un unico ambiente che fungeva da cucina, sala da pranzo e camera da letto, dotato di un arredamento spartano ed essenzialmente funzionale ai bisogni della famiglia. Raramente poteva essere sopraelevato ed avere un piano superiore: in questo caso lo si indicava col nome di palazzo. Tutt'attorno all'abitazione si svolgevano le attività quotidiane di un'economia fondamentalmente chiusa, basata su agricoltura e allevamento, capace di soddisfare i bisogni primari grazie ai frutti dell'orto, dalla vigna, dalla carne e dal latte offerti dal bestiame. Gli stazzi rappresentavano quindi delle unità di autoproduzione in tutto e per tutto sostenibili. Qualsiasi cosa veniva prodotta per il consumo famigliare nel rispetto della natura e dei suoi cicli, in quantità che sicuramente non permettevano gli sprechi. La vita dello stazzo comportava disagi notevoli, ma, grazie a questi ultimi, si sono riuscite a produrre varie forme di relazioni, di festa, di aiuto e scambio reciproco.
(l’uccisione del maiale, la tosatura, la vendemmia, la trebbiatura.. etc). Occasioni di incontro erano anche i fidanzamenti, i matrimoni e i funerali, le feste che solitamente si svolgevano nella chiesa campestre della cussorgia di riferimento. Lo spopolamento degli stazzi coincide con l’avvento della società dei consumi e la necessità di inurbamento, fenomeno che si è verificato in tutta la gallura. In seguito all’urbanizzazione ci fu lo spopolamento di tutto il territorio, il 90% della popolazione si spostò nei paesi. la mandr
zoom vasca
L’esigenza di socialità veniva soddisfatta dall’aiuto collettivo per i lavori più urgenti
oltu m
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Stazzo - territ uomo -
lo stazzo nel suo sistema ambientale, caso studio Calangianus
vigneto lo stazzo pianta tip0 stazzo gallurese
ra
mannu
torio ambiente natura
fienile strada fiume
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nascità della costa smeralda LA COSTA SMERALDA La nascita della Costa Smeralda è il perfetto esempio di trasformazione di una realtà marginale in una realtà integrante della produzione post-industriale e della speculazione finanziaria. La Costa Smeralda nasce come un piccolo insediamento turistico, realizzato negli anni 60, periodo di ampio processo di ristrutturazione capitalista che aveva determinato il passaggio da una società industriale ad una società di consumo pratico. Infatti la costa nord-est della Sardegna passa dall’essere un territorio povero e vuoto ad essere un paradiso ricco e frequentato dall’elitè mondiale. L’ARRIVO DEI MILLIONARI Impressionati dalla sensazione di pace e solitudine che suscitavano le terre della Gallura, alcuni esponenti dell’elitè del capitalismo mondiale arrivarono in Sardegna. (John Duncan Miller, Giselle Podbielski, Patrick Guinnes). Questi scoprono un “paradiso selvaggio”, da cui, nella loro visione moderna, avrebbero potuto trarre importanti profitti. Aga Khan, giovane principe ismaelita diventa il principale autore e azionista dell’operazione di trasformazione della costa gallurese in Sardegna.
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TRASFORMAZIONE DEL TERRITORIO A partire da un nuovo immaginario di questa terra si inizia a pensare l’organizzazione del territorio, frutto di una visione capitalista post industriale che si basava sul desiderio del festivo, tramutato nel concetto di vacanza e sul rispetto della natura, banalizzata in paesaggi costruiti da cartolina, da cui vendere immagini, suggestioni e ricordi. Dunque non esistono più spazi da vivere o da lavorare ma spazi da contemplare e da vendere poi al miglior referente. È in questo quadro produttivo che avviene il processo “estensivo e intensivo di banalizzazione” dei territori, che va ad annullare il dualismo città-campagna e lo riassume in un’ecclettica mescolanza tra le due. Infine queste naturali realtà diventano libere: mentre prima ogni elemento rimandava ad una storia o ad un significato, ora ogni elemento è un bene utilizzabile come risorsa economica, prova ad essere liberamente sradicata dal proprio contesto ambientale per rispondere alle esigenze di un perfetto paradiso della vacanza.
IL CONSORZIO Per realizzare quest’operazione urbanistica venne istituito un consorzio che si arrogasse il diritto di gestire e organizzare ogni paesaggio di tale territorio in fase di trasformazione. Una commissione di architetti qualificati sceglievano le forme, gli stili e dislocazione degli edifici in rapporto ad una salvaguardia dell’ambiente: • Schema della viabilità • Poli centrali • Aree di sviluppo • Porti • Densità e tipologie delle ville • Estensione delle fasce verdi e dei parchi L’IDEA DEL SIMULACRO
LA VENDITA
L’idea principale dietro la realizzazione del progetto è quella di inserire una nuova realtà urbana in un antico scenario legato alle tradizioni del luogo. Infatti l’Aga Khan costruisce nuclei urbani smembrati e riadattati al territorio che potessero risultare la copia di antiche realtà sarde, in realtà mai esistite. Preservando e interpretando i modi di abitare dei sardi, la Costa Smeralda rappresenta il simulacro di paesi agro pastorali della Sardegna, costruito ed inserito in una dimensione artificiale dedicata alla vacanza dei ricchi, i quali venivano immersi in un contesto fintamente sardo.
Una volta finalizzato il progetto di trasformazione del paesaggio in immagini, confezionate come merce da vendere, la Costa Smeralda viene inserita nello stravolgente circuito dei media, descritta come il luogo ideale in cui fuggire dalla frenetica vita in città. Con la pubblicazione delle immagini dei paesaggi surreali e dell’esaltazione delle attività mondane la costa diventa una delle mete estive più ambite in tutto il mondo. Dai giornali internazionali più letti ai film americani più visti, l’esposizione mediatica mette in scena sia gli elementi ambientali e paesaggistici peculiari del luogo, sia lo stile di vita condotto dai nuovi abitati che hanno la fortune di soggiornare in questo rifugio esclusivo.
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GLI EFFETTI SULLA GALLURA
La creazione di questa città-vacanza ha portato profondi cambiamenti nei territori della Gallura: i territori vuoti e silenti si ritrovano stravolti in un contesto di flussi sociali ed economici legati al capitalismo, che li fanno diventare territori urbanizzati a tutti gli effetti in fase di espansione continua. Vi è la costruzione di un insieme di villaggi e residence turistici che occupano le insenature della costa con imponenti e lussuosi alberghi. Prende così forma una città lineare costiera che, tra le altre cose, produce un alto consumo di suolo. Tale processo di destrutturazione e ristrutturazione del territorio gallurese stravolge e destabilizza le relazioni intessute dalle persone locali con i propri ambienti di vita: si passa da un modello urbano diffuso nella campagna ad un concetto di città costiera che attrae a sé l’economia e la curiosità del mondo. Con l’avvento del turismo si verificò un notevole aumento di popolazione, in risposta alla nascita di nuove imprese e nuovi sviluppi. Grazie a questa trasformazione dei territori della Sardegna, la Gallura entra a far parte del mondo moderno: un urbs che diventa orbs, che identifica uno spazio di nuovi poteri, mentalità e informazioni all’interno di nuovi flussi mondiali.
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Affinando lo sguardo sul territorio interno della Gallura che gravita intorno alla montagna del Limbara, ci si accorge che non si tratta di un territorio vuoto, come si potrebbe pensare in confronto ai territori costieri, ma in realtà presenta degli indizi di innovazione e di rapporti tra uomo e ambiente. Si viene sulle montagne spinti dal desiderio del viaggio, dell’avventura, del relax o della vacanza: per ritornare a fare attività di fisicità, riscoprendo i dettagli naturali messi in ombra da quelli urbani, per riappropriarsi di un patrimonio culturale conservato in questi territori o semplicemente per il piacere di stare insieme. Al cospetto di queste nuove esigenze e nuove forme di vita, si cominciano a sperimentare nuove economie nel campo dell’agricoltura, della viticoltura e dell’allevamento. In diverse zone in particolare a Sant’Antonio di Gallura e a Luras si riscoprono mestieri relativi all’attività agricola e all’utilizzo del territorio, che potesse, non solo soddisfare il fabbisogno personale, ma mettersi in rete per vendere i prodotti in esubero. Nel comune di Calangianos, da sempre caratterizzato da un’economia industriale con la produzione del sughero, emergono nuove esigenze di raffinatezza delle produzioni dei prodotti con la nascita di nuovi allevatori che si occupano di selezionare i bovini di razza pregiata.
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Ebbene, anche la viticoltura risulta essere un settore in crescita: la cantina di Siddura, nel comune di Luogosanto, ideata e avviata da un imprenditore, frequentante la Costa Smeralda, appassionato di enologia, rappresenta l’esempio più innovativo e avanguardista. A partire dal ritrovamento di uno stazzo abbandonato/dismesso, acquistati e modellati terreni circostanti, si avviò un nuovo progetto economico legato alle risorse della terra. Dal punto di vista culturale, in Gallura si sviluppano nuove realtà legate all’arte e alla musica. È il caso dell’evento “Time in Jazz” di Paolo Fresu che trova spazio tra le cime del monte Limbara nei pressi di Berchidda, luogo fino a quel momento ricco di solitudine e silenzio che viene valorizzato dal confluire sociale e dall’attrazione della musica. Dunque, in questi territori vuoti di campagna iniziano ad abitare non solo pastori e allevatori, ma persone di ogni ambito provenienti da diverse parti del mondo che portano con sé la curiosità di scoprire questa terra desolata e il denaro per investire in un futuro più prospero. Sono questi nuovi abitanti infatti che rendono la Gallura un luogo di perfetta armonia tra l’urbano/globale e la pace della natura.
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connesioni non solo tra i uartieri ambientali ma anche fra costa e interno. Concentrando il nostro progetto nel Bacino del Liscia dominato dal fiume da cui prende la sua denominazione e dal lago. i Maggiori sistemi insediativi sono Tempio, Aggius, Calangianus, Luogo Santo fno ad arrivare in costa a Palau. Sotto lo schema delle connessioni di questi territori vuoti, e nelle pagine successive la morfologia e altimetrie della sezione dell’area di progetto.
Organizzazione territoriale della CittĂ -Natura Gallurese e la sua suddivisione in quartieri ambientali. In questa carta viene rappresentata la zoonizzazione in quartieri della CittĂ -Natura: La Gallura. Distinguiamo per ogni bacino idrigrafico che compone questa Sub-Regione un quartiere, distinguibile nei suoi tartti ambientali e geomorfologici. Siamo riusciti a rappresentarli in questa carta cercando di ricostruire le connessioni che vi sono fra di essi e cercando di arrivare ad un idea progettuale in modo che ricostruisca le
Arzachena
Tempio
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Olbia
Legenda montagna La Maddalena
st Teresa
centri abitati gerarchizzati fiume principale
Lu Palau
strada principale strada secondaria
Porto Cervo Bassacutena
Isola Rossa
Luogo Santo
Arzachena
Badesi
Porto Rotondo
S Antonio di Gallura Valledoria
Golfo Aranci
Aggius
Tempio Sassari
Luras Calangianus
Olbia Porto S Paolo
Bortigiadas
S Teodoro
Sassari
Budoni
Nuoro
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Il Liscia LEGENDA chiesa campestre
sezione A Cc san michelangelo arcangelo
turistico vignetto centro abitato
Cc san michelangelo arcangelo
olivastri millenari percorso progettuale
Cc san giovanni battista
limite quartiere ambientale limite comunale fiume liscia connessioni
Cc san lussurio martire
Cc san bartolomeo
Cc san sebastiano
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Cc san giorgio
Sezione sul quartiere ambientale del Liscia
Andremo quindi a concentrare il nostro lavoro nel quartiere Ambientale del Liscia, che comprende i seguenti comuni: Arzachena, Palau, Tempio e Calangianus, perciò gestito dai vari strumenti comunali. L’intento del nostro progetto è costruire una connessione di mobilità lenta tra costa e interno, cercando di ricconnettere i vari punti che hanno costruito la sotira del nostro territorio in modo tale da dare centralità a queste tracce di passato nella Città Natura della Gallura. a sinistra abbiamo rapprensentato il bacino nelle sue peculiarità e caratteri ambientali, passando da un paesaggio costiero per poi passare alla pianura ed infine alla montagna.
palau
arzachena tempio
calangianus
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Seguendo la matrice ambientale da noi analizzata, del quartiere ambientale del Liscia: Il fiume del Liscia, abbiamo progettato un percorso che crei una connessione trasversale del quartiere ambientale attraverso la creazione di un itinerario di mobilitĂ lenta (ciclabile, pedonale) che ripercorrĂ gli antichi usi del suolo e la vere origini di questa CittĂ Natura.
sezione A
sezione C sezione B
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il percorso accosta per 35-40 km il fiume, attrevarsando per un breve tratto la ss 127, incontra numerosi siti di interesse storico culturale, che possono essere ripensati come luoghi intermezzi di sosta e di socialitĂ . questi ultimi possono essere come evidenziati nella carta: Stazzi, Chiese campestri, tombe dei giganti; e componenti ambientali forti come: Lago del Liscia, la montagna del Limbara, la costa, il fiume, i vignetti e gli olivastri millenari, molto attrattativi e potenzialmente attrattivi se ripensati in un complesso.
sezione A
CC e spazio pubblico strada
fiume
tomba dei giganti
CC e spazio pubblico strada
piana alluvionale
sezione B CC e spazio pubblico
CC e spazio pubblico
strada
strada Lago del Liscia
sezione C
strada
Lago del Liscia
strada
strada
Centro abitato
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strada
render fotografico del percorso di mobilita’ lenta lungo il lago liscia.
a
b
viste prospettiche sul percorso di progetto di mobilitĂ lenta (ciclabile e pedonale).
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vista ‘a’
a
vista ‘b’
b
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