Evoluzione della CittĂ e del territorio di PIACENZA
PERIODO ROMANO
Piacenza nacque nel 218 a.e. come avamposto a diffesa del territorio.Il castrum sorgeva su un piccolo rilievo tra il fiume Po e il fiume Trebbia, posizione strategica che gli permise di sopravvivere all’invasione di Annibale. Con l’invio di altri coloni inizio un processo di romanizzazione del territorio; in prima fase venne eseguita la centuriatio per l’assegnazione delle terre; in seconda fase, tramite operazioni di bonifica di paludi, venne estesa l’area di produzione agricola della colonia, facendola diventare uno dei centri produttivi della regione e rendendo necessaria nel 187a.c. per volere del console Marco Emilio Lepido la costruzione di un’arteria stradale: la Vìa Emilia, che collegava il centro Piacentino con la colonia di Rimini. Inizialmente utilizzata per gli spostamenti militari e in seguto asse portante di tuti gli scambi nell’itlia settentrionale, permise alla colonia di acquisire ulteriore importanza fino a che, nel 90 a.e. la città ottiene sto status di municipium, ottenendo cosi una certa autonomia politica, oltre che abbandonare le sue funzioni strettamente militari per lasciare spazio a quelle di centro urbano, cambiando anche la tipologia di materiali per la sua stessa costruzione e diventando città marmorea. Piacenza si apriva sul territorio in tre assi viarie principali: quella per val Trebbia che si estendeva da Nord-Est a Sudovest dell’insediamento, l’asse della via Emilia che lo attraversava da Nord-Ovest verso Sud-Est e quello della Postumia
da Est verso Ovest per Casteggio. La connotazione urbana della città si sviluppa sulle due direttrici del cardo maximus e del decumanus maximus dando spazio al forum in corrispondenza dell’intersezione dei due assi, circoscritto dalle odierne via Romagnosi, Via Roma, Via Carducci e Via Cavour. Il centro abitato aveva un edilizia ben articolata compresoria di case basse e domus magazzini, il macellum, il capitolium, le tombe nella parte del suburbio, il porto fluviale, probabilmente nella zona di Calendasco e un anfiteatro, annoverato tra i più grandi della regione. Ad oggi rimangono pochi riferimenti letterali integrabili con i ritrovamenti archeologici ed epigrafici: mosaici , bassorilievi, statue e bronzetti Riguardo ai secoli del Tardo Impero e della dominazioni barbariche non si hanno notizie sulle variazioni alle dimensioni della città, non si registrano restringimenti della cerchia muraria nei periodi di contrazione dell’abitato e della popolazione. La città venne saccheggiata e rico struita durante le invasioni barbariche e si trovo al centro della guerra tra Impero Romano d’Oriente e i Goti, risollevando le sue sorti solo quando, in seguito, vi fu stabilita una sede di un ducato Longobardo. La posizione di importanza difensiva aquisita dal centro abitato nel corso della storia romana è ben visibile nella Tabula Peutingeriana dove Piacenza è rappresentata simbolicamente allo stesso modo di Milano, Rimini, Napoli e addirittura di Gerusalemme e Babilonia. Nel corso del Tardo Impero e l’alto Medioevo la città risulta essere il punto di smistamento delle derrate alimentari di tutta la Padania occidentale oltre che sede di importanti attrezzature militari. Questo fa di Piacenza un punto fermo molto prezioso messo in discussione e conteso nu merose volte nel corso della storia.
PERIODO MEDIEVALE
L’inizio dell’ evo antico viene indicato nell’anno 4 7 6 in cui avviene la deposizione dell’ultimo imperatore d’Occidente Romolo Augustolo a favore del barbaro Odoacre, la città e la vita cittadina vengono descritte come decadute e le aree coltivate si raccolsero intorno al nucleo della “curtis”. Nel Piacentino gli insediamenti umani erano scarsissimi nella zona della bassa pianura (lungo il corso del Po e verso la città, a nord della via Emilia), in cui potevamo trovare dominio incontrastato di boschi e paludi fino all’VIII-IX secolo, modificando in senso più ospitale l’ambiente; il resto della pianura, invece, oltre al pedemonte, erano aree di antichissimo insediamento e piuttosto densamente popolate anche nell’alto medioevo. Si può effettivamente dire che la città dei primi secoli del medioevo debba la sua sopravvivenza essenzialmente al fatto di essere sede vescovile (precedentemente alla conversione longobarda addirittura duplice sede) in un clima di particolare favore politico per le istituzioni ecclesiastiche. La via romea, detta Francigena segue un doppio itinerario lungo le sponde del Po e a Piacenza
si ricongiunge, servendosi dei guadi della foce del Trebbia. La città murata longobarda si presenta, così, compresa tra due grandi sistemi: quello delle vie di terra, a sud, e quello delle vie d’acqua, a nord. L’Italia conosce le invasioni ungare. Piacenza ne sperimenta gli effetti dall’899 al 924 dove diversi insediamenti vengono distrutti e incendiato l’abitato entro le mura. Le invasioni ungare e le contemporanee guerre forniscono il pretesto per il moltiplicarsi delle fortificazioni nel territorio. Si produce, in questo modo il fenomeno dell’incastellamento. La via peregrinorum piacentina, conformatasi parte ex novo, parte su precedenti tracciati e in riferimento ai primi insediamenti ecclesiastici extramurari, si consolida come percorso tangenziale al castrum. Un’osservazione importante legata ai borghi esterni alla cinta muraria in qualità di future piazze è data dalla presenza iniziale di attività o edifici mercantili che insieme a chiese e luoghi liturgici aumentano il valore delle aree e quindi della domanda di residenza. La combinazione di questi fattori rafforza l’importanza della piazza rispetto ai percorsi generatori, trasformandola in elemento ordinatore del reticolo viario: nuovi tracciati concentrici raccorderanno le radiali avendo la piazza come fulcro e i collegamenti da piazza a piazza acquisteranno rango primario rispetto alle altre vie. Passaggio da un organismo tutto gravitante su un unico centro (l’antico fornm) ad una realtà multipolare i cui centri fino al 1100 rimangono in parte fuori dalla città murata, allineati sul tragitto di pellegrini che per ragioni di sicurezza, d’ igiene e di funzionalità si mantiene esterno alla cintura difensiva: tutto il sistema delle piazze piacentine è direttamente o indirettamente connesso con la via Francigena.
PERIODO MEDIEVALE
Con il XII e XIII secolo, dunque, anche le piazze divengono luoghi di propulsione della vita sociale e punti forti della struttura urbanistica di Piacenza, comunicanti e coordinati tra loro. Dal punto di vista amministrativo l’abitato, sia interno che esterno, non converge su di esse, bensì sulle sei porte maggiori (Nuova, S.Antonino, S.Raimondo, S.Antonio, Borghetto o Milanese, Fodesta). Durante la sua fase liberocomunale (secc. XII-XIII) Piacenza visse una travolgente espansione demografica e urbanistica, che nell’arco di soli due secoli portò la città a quintuplicare la sua estensione, fino alla copertura del centro storico attuale entro la prima metà del Trecento. Testimonianza di questa crescita, tanto repentina quanto caotica, sono le numerose cinte murarie ( almeno tre, con andamento pressoché concentrico) progressivamente innalzate dal 1135 al 1324, nel vano tentativo di contenere la prepotente espansione edilizia indirizzata soprattutto verso sud. La prima di queste cinte fortificate fu costruita quando la città si affermò come realtà industriale e commerciale, tra il 1135 ed il 1140, su iniziativa del giovane Comune piacentino, intenzionato ad incorporare i borghi cresciuti in precedenza all’esterno delle antiche mura romane,, la nuova cinta muraria (1139)
riusciva a contare ben 65 ettari. Stando alle fonti, le mura comunali erano dotate difossati allagabili e di alte torri a presidio delle porte principali. Ulteriori ampliamenti e rinforzi al circuito comunale furono condotti tra il 1218 ed il 1236, sotto il regime podestarile, quando le mura urbane raggiunsero probabilmente l’asse dell’attuale Stradone Farnese. Nel XII e XIII secolo si intensifica l’attività mercantile, in particolare la produzione di tessuti, ma prosperano altresì agricoltura ed economia con la fiera dei cambi. Gli accordi stipulati con città come Ferrara, Milano e Genova permettevano alla città di essere al centro di un sistema commerciale di ampio raggio. La città si arricchisce di chiese, monasteri spesso dotati di ricoveri. Vengono eretti i due emblemi cittadini: prima il Duomo(l122), più tardi Palazzo Gotico (1281). Quasi contemporaneamente all’inizio della signoria Piacenza (1315) Galeazzo I Visconti costruisce la cittadella “Vegia” sui resti del distrutto borgo di S.Leonardo. Nel 1337 ancora viene costruito il castello di san Antonino sul fronte interno della cinta meridionale. Non bisogna dimenticare che Piacenza vede alla fine del duecento uno dei più importanti uomini d’affari che diviene “signore di Piacenza”: Alberto Scoto. Il Medioevo piacentino è tuttavia turbolento e punteggiato da una serie di lotte intestine con frequenti cambi di supremazia. Dalla seconda metà del XIII secolo in poi si susseguono alla guida del territorio vari casati, finché nel 1545, Papa Paolo III Famese (colui che, ancora cardinale, fece costruire Palazzo Farnese) costituisce in Ducato le città di Parma e Piacenza, attribuendone il possesso al figlio Pier Luigi, primo degli otto duchi Farnese che, fino al 1731, governeranno la città.
FINO AL CONTEMPORANEO
Fine ‘JOO -’900 La struttura urbana di Piacenza era composta da una cintura di forti, al centro del quale si trovava una piazzaforte principale che con fortificazioni bastionali prosegui’ dopo l’unità d’Italia, grazie alla costruuzione nel 1865 del primo ponte ferroviario . A partire dalla metà del XIX secolo, con la demolizione di tratti del circuito murario e, con l’aggregazione di comuni contermini nel 1923 che la città si espanse fuori dalle mura lungo nuovi assi stradali che determinarono la perdita della forma urbis. le due guerre mondiali interessarono fortemente la città sia in ambito estetico, per via dei bombardamenti, sia in ambito commerciale e abitativo, con una notevole partecipazione da parte dei piacentini nell’esercito. La città di Piacenza, situata all’interno della regione dell’Emilia Romagna, , ha una popolazione 102.000 abitatanti, occupa una superfice di 108.000 chilometri quadrati ed è a un altitudine di 82 metrisopra il livello del mare, ed è attraversata dal fiume Po. Nella seconda metà dell’ottocento, Piacenza, rimane esclusa dal processo di sviluppo economico che coinvolge molti centri italiani e solo verso la fine del XIX secolo cominciano a nascere anche qui le prime
realtà industriali, e si fa presto strada un nuovo soggetto sociale, il ceto operaio; da questo momento, Piacenza diventa parte attiva del processo di sviluppo economico che sta travolgendo l’intero paese e anche quì si inizia agodere di un nuovo benessere mai conosciuto prima. Durante il secondo conflitto mondiale, Piacenza venne colpita dai bombardamenti alleati, i danni furono visibili nel centro storico e nel ponte ferroviario. L’eccezionale ripresa economica che Piacenza conobbe nella metà del secoloscorso porta la città a godere di un nuovo sviluppo industriale senza precedenti nel campo dell’agricoltura e dei trasporti. I consorzi agrari nacquero in forma di società coperative sul finire dell’ottocento . Il 17 Ottobbre G.Vaciago fonda il consorzio terrepadane di Piacenza; dopo circa 50 anni, però venne bombardato nella zona dei Molini (1944) ,due anni dopo ci fu la ricostruzione post bellica, che portò a rimettere in funzione lo stabilimento, tuttora esistente, ma in gran parte in disuso. La presenza di estese periferie in italia, negli anni del boom economico, è stata una degli indici più evidenti di forte crescita economica. Il settore dell’edilizia era in espans10ne rapida e incontrollata, con la costruzione di grandi palazzi, quasi formicai, sopratutto nelle grandi città. Anche in una piccola città come Piacenza con livelli più ridotti e commisurati alla dimensione della città, il boom economico ha portato alla costruzione di grandi palazzi con numerosi appartamenti. Tipico è l’esempio dell’odierno quartiere Peep con un alto tasso di immigrati.Una delle conse guenze dello sviluppo economico è il pendolarismo: ci si sposta dalla periferia al centro o dai paesi limitrofi per lavorare o studiare in citta fino ad arrivare a considereare la città più vicina come una periferia di una grande metropoli.
In quest’ottica la città di Piacenza è emblematica: il pendola rismo verso la metropoli milanese è molto elevato, si per studio che per lavoro e in città le occasioni di lavoro sono spesso legate al settore terziario e alla logistica, quest’ultima concentrata in quartieri dedicato: Il tronco Torino-Piacenza nasce da una iniziativa della Provincia di Torino che nel luglio fonda la SATAP, società che sottoscrisse la costruzione e poi l’esercizion dell’autostrada . Nel febbraio 1963 ottenne la concessione e l’anno successivo iniziarono i lavori per la realizzazione che durarono più di 5 anni; l’autostrada entrò progressivamente in erercizio tra il Dicembre 1968 e il Dicembre 1969. Il costo fu di 130 miliardi. Il Collegamento con la Al fu completato nel 1972, quello con la Piacenza-Brescia nel 1973, Quello con la A7 Milano-Genova nel 1987.Dalla parte opposta si costituisce in SPA la Centropadane, società incaricata della costruzione e poi concessionaria del tronco Brescia - Piacenza. L’esodo verso le città, a livello mondiale, nonostante i problem i anni, le stime dicono che, entro il 2020, il 75% della popolazione mondiale vivrà in grandi città. In quest’ottica le periferie si allargano ancora. La periferia non è più considerato come luogo di emarginazione e degrado ma anche come opportunità di rilancio dell’intera città. 1950 c., Le zone di degrado con alta criminalità e bassa qualità della vita, non sono, tuttavia, necessariamente geograficamente collocate in periferia; l’esempio tipico è la zona di Via Roma che ha finito con il creare una concentrazione di immigrati formando quasi dei “ghetti” culturali rendendo
questo quartiere una vera e propria “sacca” di degrado a pochi passi dal centro.
OV E RL AY M A PPI N G E VO LU Z I O N E S T O RI C A
DADU dipartimento di Architettura , Urbanistica e Design (Alghero)
Lavoro di analisi eseguito da Frank ,Sardo, Ggraphic. Pubblicazione, graphic, editing - GGraphic