L'Urlo- Febbraio 2015

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Numero IV - Febbraio 2015


L’Urlo

Febbraio 2015 - N.IV Anno IX DIRETTORI Marta Gerosa, Konrad Borrelli CAPOREDATTORI Attualità, Recensioni e Svago Federica Dalle Carbonare Cultura e Cronache del Beccaria Beatrice D’Anna REDATTORI Davide Almiento, Gianluca Amato, Armando Bavaro, Alessandra Bossoni, Alice Brenna, Silvia Butti, Chiara Carugati, Roberto Cervieri, Elena Ciocchini, Camilla Cracco, Beatrice D’Anna, Letizia Doro, Laura Fracaro, Maria Chiara Fusco, Riccardo Giannattasio, Alessandro Giglia, Francesca Ginelli, Aurora Gulli, Tommaso Levi, Debora Lombardo, Sofia Londero, Alberto Mangili, Ludovica Medaglia, Chiara Mentore, Chiara Minora, Luca Murgia, Sonia Nannavecchia, Rebecca Petrosino Spirito, Alessandro Piazzoni, Lucia Quacchia, Duncan Re, Giacomo Riccabono, Silvia Ricevuti, Arianne Roma, Ludovica Romeo, Eleonora Roversi, Chiara Solarino, Martina Somperi, ILLUSTRAZIONI & GIOCHI Duncan Re, Sara Vinci, Giacomo Santoro FOTOGRAFIE Chiara Borsatti, Emma Bovati, Daniela Brafa, Tancredi Pelà, Irene Regazzoni, Arianna Spagnolo

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EDITORIALE Nella prima pagina de “il Caffè”, Pietro Verri descrive la bottega del caffè di Demetrio come un luogo in cui circolano così tante notizie e idee provenienti da ogni paese, che un cittadino lombardo, o fiorentino, sarebbe diventato “presso a poco europeo”. Egli avvisa, infine, di voler divulgare i dibattiti che in quella bottega presero luogo. Oggi, duecentocinquantun anni dopo la prima stampa del Caffè, sappiamo, in tempo reale, cosa accade in ogni angolo del mondo. Ricevendo noi più notizie in un solo mese, di quante Verri ne abbia ricevute in dieci anni, dobbiamo ammettere che il nostro approccio a esse è più superficiale. La superficialità, il “non m’interessa” o il “non conosco, e non voglio conoscere”, può essere tollerata in alcuni casi, ma non in altri, e soprattutto non sempre: così diventa ignoranza. La notizia che alcuni astrofisici sono riusciti a ridisegnare una mappa dell’universo può passare inosservata a coloro che non sono interessati all’argomento. La recente elezione del nuovo presidente della Repubblica italiana, non può passare inosservata a nessuno, interessato o meno. Il come, il perché, il quando di un simile avvenimento devono essere chiari nelle menti di tutti, soprattutto nelle menti delle persone giovani. Vi immaginate di dare il futuro di un paese in mano a persone che non ne conoscono le istituzioni? Sarebbe come chiedere a un vostro amico dello scientifico di finire di tradurre l’ultimo pezzo del Simposio di Platone. Cosa farebbe? Copierebbe, non avendo, però, la più pallida idea di quello che stia copiando. L’Urlo, un giornalino scolastico, quindi, si occuperà di farvi diventare dei cittadini italiani più “virtuosi”, spiegando, mensilmente, in che modo funzionino le istituzioni sulle quali si regge la nostra Repubblica. Un altro impegno che ci prendiamo, in collaborazione con i rappresentanti d’istituto, è quello di darvi voce. Vogliamo che voi facciate sapere, urliate cosa pensate del nostro istituto, così da indirizzare lo sforzo dei rappresentanti, se possibile, laddove voi, il corpo della scuola, lo riteniate necessario. Buona lettura, Konrad Borrelli

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IN STAZIONE CENTRALE, TRA I PROFUGHI

Non si può parlare di emergenza, bensì – come dicono gli operatori umanitari e i volontari che si prodigano tra i profughi – “di situazione critica strutturale”. Mi trovo in Stazione Centrale e quella che appare ai miei occhi è a tutti gli effetti una situazione non ordinaria: bambini semisvestiti nonostante il freddo, uomini che vagano senza perderli d’occhio, gruppetti di donne prostrate che non guardano da nessuna parte e che sembrano di marmo, come il mezzanino che le accoglie. Sono profughi siriani, ma anche eritrei e iracheni che, dopo aver affrontato il viaggio in mare verso Lampedusa e poi in treno dal Sud Italia, transitano nella nostra città e vi rimangono per alcuni giorni. Alcuni di loro preferiscono rimanere in stazione anche di notte e se ne stanno lì, come in un limbo disperato. In media ne arrivano un centinaio al giorno, ci dicono, ma vi sono state punte di 260 arrivi in una sola volta. Molti tentano di raggiungere Svezia, Norvegia e Germania e altri paesi del Centro e Nord Europa, perché là “c’è lavoro” oppure perché ci vivono familiari o amici e il “Regolamento di Dublino” agevola ora le riunificazioni. È febbraio e il quadro appare piuttosto tranquilla, ma gli operatori che assistono queste persone spiegano che la situazione che si verrà a creare, anche alla luce di quanto sta accadendo in Libia in questi giorni, sarà drammatica. Non si fa riferimento soltanto all’aumento del numero di profughi che potrebbero riversarsi sulle nostre coste, ma anche di quello dei morti, che sono stati oltre 3000 nel 2014 e che, con la fine dell’operazione Mare Nostrum, potrebbero diventare molti di più, soprattutto a partire dal mese di marzo, con l’arrivo della primavera. Ma la vera sfida, come dimostra la situazione che vedo con i miei occhi, è quella della prima accoglienza. É terribile vedere uomini senza scarpe o neonati cambiati su pezzi di cartone, per terra, anche se non mancano volontari che forniscono beni di prima necessità, offrendo a questi piccoli sopravvissuti il conforto di un peluche e di una copertina. Altre persone

si occupano degli aspetti legali e di tutelare da onnipresenti truffatori i loro pochi beni, in genere solo un biglietto ferroviario. Alcuni parlano la loro lingua e si capisce che il dramma umano dietro ognuna di queste vite li tocca ma non scalfisce la loro lucidità e capacità di gestire simili situazioni. Pare evidente l’enormità dello sforzo che sta compiendo la nostra città, soprattutto se si pensa che sono migliaia le persone che fino ad oggi sono state ospitate dai centri con cui il Comune ha stipulato convenzioni. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite, la principale organizzazione al mondo impegnata a salvare vite umane e a proteggere i diritti di milioni di persone, a novembre 2014 erano 78 mila i rifugiati nel nostro paese, fuggiti da aree in guerra o politicamente instabili. Germania e Francia ne accolgono 200 mila ciascuno, il Regno Unito 130 mila, la Svezia 120 mila. In Italia sentiamo parlare alcuni nostri politici in maniera dura. C’è addirittura chi vorrebbe sfamarli sulle imbarcazioni con cui tentano di approdare, pur di non far loro “toccare le nostre coste”. È facile, purtroppo, che simili voci trovino ascolto, perché la situazione che viviamo in questo periodo non è affatto facile; si temono infiltrazioni terroristiche, difficoltà e pericoli di ogni genere, legati alla massiccia presenza di migranti. Sono però sufficienti un paio d’ore in stazione perché chiunque nutre, o teme di poter nutrire sentimenti così ostili, si renda conto, con dolorosa consapevolezza, che siamo dinanzi a uomini e donne privi di tutto, forse anche di speranza, e che accoglierli in maniera adeguata, degna di un paese civile, è davvero il minimo che si possa fare.

Ludovica Medaglia

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PUTIN, L’UCRAINA, L’EUROPA

Un anno di guerra. Cinquemila morti, a vernato la Russia. Ha dimostrato come la essere ottimisti. Non stiamo parlando di frammentazione dell’URSS sia stata solo un lontano paese centroafricano, dove le uno strappo che lui è pronto a ricucire. La stragi si ripetono nell’indifferenza. Stia- Cecenia ne ha avuto la prova nel corso mo parlando dell’Ucraina, un paese che di due terribile guerre e ora l’Ucraina, un nel novembre 2013 protestava pacifica- tempo amico asservito, ora ribelle, lo sta mente contro il corrotto e filo-russo pri- sperimentando sulla sua pelle. Hollande e mo ministro Yanukovic e che con questo Merkel a parer mio non potranno né vingesto si rifiutava di rimanere rilegata al cere la guerra con le sanzioni né entrare passato e invocava a gran voce l’ingres- in campo militarmente. Se il conflitto si so nell’orbita dell’Unione Europea. Pec- risolverà accadrà con una dolorosissima cato che un uomo non fosse d’accordo: separazione, e all’Europa rimarrà il rimVladimir Putin. Yanukovic lascerà la sua pianto di aver perso un possibile stratepoltrona solo dopo la morte di 100 mani- gico alleato. Di contro, per prima cosa il festanti. Il paese sprofonderà nella guerra mondo occidentale dovrà allontanarsi decivile, i filo russi occuperanno la Crimea finitivamente da Putin, isolare la Russia strappandola con la violenza al control- in un momento economicamente difficile lo di Kiev. Da allora la guerra non si è senza fornire all’oligarca pretesti per alipiù fermata e mentre io scrivo l’Ucraina mentare la tensione. La prima mossa saorientale e le città di Donesk, Lugansk e rebbe quella di liberarsi dalla dipendenza in particolare modo la stremata Delbaste- energetica, quella del gas naturale distrive, cadono sotto i colpi dei separatisti. La buito dalla potente Gazprom, che costidiplomazia ha fallito. L’esercito Ucraino tuisce un arma d’estorsione troppo effisi arrende. L’Europa non può scendere in cace nei confronti di molti stati Europei, campo militarmente, Putin ha trionfato. Il tra cui l’Italia stessa. La seconda sarebbe presidente russo ha vinto con merito la ca- quella di avvicinarsi allo stremato goverrica di uomo più potente del mondo secon- no di Kiev e di permettere all’Ucraina do Forbes, nel panorama politico odierno superstite d’entrare nell’Unione Euronessuno è più influente del ex agente del pea, di esaudire quel legittimo desiderio KGB che dal 2001 ha governato quasi di libertà e cambiamento che la guerra ha ininterrottamente la Russia, spingendo la cercato di soffocare. Interessi economici sua influenza spesso e volentieri fuori dai permettendo... confini nazionali. Putin si prepara ad af- Mattia Stefanutti frontare una dura crisi nazionale con una prova di forza, avvalendosi del suo potere oligarchico. Putin è l’ennesima reincarnazione del nazionalismo e della conservazione del potere che hanno sempre go-

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LA LISTA FALCIANI

La lista Falciani è l’elenco dei contri- momento che trasferire il denaro di per sé buenti presenti nei file trafugati dall’ex non è reato, se le somme vengono segnainformatico Hervè Falciani nel 2008 dal- late nella dichiarazione dei redditi o se la filiale di Ginevra della Hsbc Private l’interessato vive all’estero. Ad esempio, Bank. I dati furono consegnati dall’infor- da 18 anni vive in Inghilterra Davide Sermatico alle magistrature francesi, che nel ra, sostenitore del premier Renzi e pre2010 le affidarono alla procura di Torino sente nella lista Falciani, che ha dichiarae quindi alle autorità italiane. La nuova to di essere assolutamente in regola con lista Falciani è invece frutto del lavoro il sistema fiscale inglese. La Guardia di delle magistrature spagnole, che hanno Finanza finora ha controllato 3.276 cittafornito nuovi nomi di contribuenti della dini italiani citati nella lista Falciani, ma Hsbc. Si tratta di clienti della banca per i ha potuto contestare soltanto 741 milioni quali si sospetta l’evasione fiscale per le di redditi non dichiarati. Mancano all’apsomme depositate nei forzieri del colosso pello soprattutto i conti regolarizzati dal britannico, e l’elenco di italiani presenti maxi-condono varato dal governo Bernella lista si aggira sui 7 mila nominativi: lusconi nel 2009: oltre 1264 italiani controviamo Flavio Briatore, il pilota Valen- trollati hanno infatti potuto opporre alla tino Rossi e lo stilista Valentino Gava- Guardia di Finanza lo scudo fiscale, che rani. La lista però contiene anche nomi ha permesso di legalizzare fondi neri per insospettabili e sconosciuti fino ad ora oltre un miliardo e 600 milioni. nelle cronache italiane, come artigiani e Alessandro Piazzoni Marinetti piccoli professionisti. Certo è che grazie alla lista le fiamme gialle hanno fino ad oggi contestato redditi non dichiarati per 741 milioni di euro. Nell’elenco troviamo anche molti parlamentari italiani, tra cui Giorgio Stracquadanio di Forza Italia, morto nel gennaio 2014, che aveva una disponibilità notevole nel suo conto alla Hsbc: oltre dieci milioni di euro. Un altro parlamentare presente nella lista è Giuseppe Civati, collegato a un deposito di soli 6.500 dollari di cui peraltro era intestatario il padre e di cui dice di non aver mai saputo niente. Non tutti i presenti nella lista Falciani sono però evasori fiscali. È necessario valutare ogni caso per capire se il cliente abbia veramente frodato il fisco trasferendo il conto in Svizzera, dal

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TROPPO BUIO OLTRE LA SIEPE

Dopo l’entusiasmo iniziano i dubbi. La Harper Lee ha 88 anni e vive in una casa notizia che a luglio uscirà il secondo li- di risposo. Secondo lo stesso editore, è bro di Harper Lee, autrice de Il buio oltre sorda e quasi cieca. Secondo altri è ormai la siepe, ha suscitato inizialmente grande inferma, soprattutto mentalmente, a tal entusiasmo e approvazione. Il manoscritto punto da non riconoscere nemmeno gli di Go Set a Watchman (citazione biblica, amici. Come può aver firmato adesso per che significa “Vai e metti una sentinella”) la pubblicazione? Come mai ha aspettaè stato ritrovato da Tonja Carter, amica e to così tanto a pubblicarlo? Harper Lee è avvocato della Lee. La Carter ha trovato nota per il suo isolamento, per aver evitaper caso il manoscritto to tutta la vita l’attenziodi quello che sembrava, ne e la pressione dei mealmeno inizialmente, Il dia. La casa editrice, la buio oltre la siepe. Certo, popolare Harper Collins, i personaggi erano famiha rilasciato dichiarazioliari, ma Atticus, l’avni dubbie. Frasi come vocato protagonista, era “non lo so” “non sapevo molto più vecchio, Scout della sua esistenza” “non una giovane donna, non penso sia stato revisionala bambina esuberante to” abbondano nell’uniche conosciamo, e la stoca dichiarazione ufficiale ria si svolgeva durante rilasciata. La domanda gli anni Cinquanta, non più pressante è se sia giudurante gli anni Trenta. sto pubblicare un libro Questo libro ricomparso dopo così tanto tempo, a dal nulla sarebbe quindi maggior ragione rifiutastato il debutto letterario to negli anni Cinquanta. della Lee, ma il suo ediIl rischio ovviamente, è tore all’epoca lo rifiutò, quello che non sia all’alconsigliandole invece tezza del precedente e di scrivere sull’infanzia rovini così l’immagine di Scout: così nacque e l’importanza di Harper Il buio oltre la siepe. Ovvero, in paro- Lee nel panorama letterario. Certamente, le povere, il prequel del testo ritrovato. sarà un successo commerciale. I lettori Poco dopo l’annuncio del titolo, Go Set sono spinti dalla curiosità di sapere cosa a Watchman, in uscita a luglio, era già in sia successo dopo, dalla paura che un catesta alla classifica dei preordini di Ama- polavoro rimanga in un cassetto, dal vozon. Dopotutto, Il buio oltre la siepe ha ler ritornare in un ambiente familiare. Ma venduto più di 40 milioni di copie, ed è la probabilità di rimanere delusi è altissisicuramente una delle opere più influenti ma. Perché rovinare tutto? Dopotutto, un della letteratura americana. Proprio per il capolavoro basta, no? grande guadagno economico che questo libro porterà, i dubbi sull’autenticità e sul Laura Fracaro suo reale valore letterario sono legittimi.

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COSA VUOI FARE DA GRANDE?

Da bambini, alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?”, la risposta arrivava in un secondo, era spontanea e non avevamo bisogno di pensarci su due volte. L’idea nasceva dall’immagine che avevamo di noi stessi e dei nostri sogni. Tuttavia, crescendo ci si accorge che non si è più così sicuri della risposta, perché la scelta è più difficile di quanto sembri. Ci si rende conto che scegliendo un lavoro non solo si decide l’attività che occuperà gran parte della nostra vita, ma anche quella in cui cercheremo di realizzarci come persone. Nessuno vive per sempre, per questo occorre trovare il modo per vivere al meglio il tempo di cui si dispone. Consideriamo che in media un uomo trascorra il 10% della propria vita lavorando. Ciò significa che, sommando tutte le ore di lavoro di una vita, si ottiene un totale di circa 87 600 ore, corrispondenti a grandi linee a 10 anni. Immaginiamo ora di occupare tutto questo tempo facendo qualcosa che non ci interessa, in un ambiente che detestiamo, mossi unicamente da un intento di guadagno e da un bisogno economico: è una vita o una condanna? Tralasciando per ora, e solo per ora, il fatto che ciò avrebbe ripercussioni negative sulla nostra vita privata e sulla società, come ci sentiremmo ad aver sprecato tutto questo tempo? Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo, ben più del denaro. In un modo o nell’altro quest’ultimo possiamo controllarlo, mentre il tempo scorre inesorabile. È quindi evidente la necessità di non cadere in questa trappola mentale che ai giorni nostri appare molto insidiosa, l’idea che le scelte da operare in ambito lavorativo debbano tenere conto prima di tutto dei vantaggi economici che esse portano. I soldi però, oltre che a mantenerci, servono a sviluppare le nostre passioni. Se ognuno facesse per mestiere ciò che davvero gli piace, probabilmente il problema del guadagno non sarebbe più così centrale. Nel lavoro, l’uomo dovrebbe realizzare e formare se stesso, regalare una parte di sé nell’attività che svolge, in quanto essa è per la persona

fonte di soddisfazione e appagamento. Sarebbe bello poter girare per strada e notare il sorriso compiaciuto di chi sta facendo ciò che ama, di chi tutti i giorni svolge il proprio compito, che con il passare del tempo è diventato parte integrante della sua stessa persona. Stona in questa ottica un particolare non trascurabile: è difficile pensare qualcuno felice di svolgere i lavori più umili, i tipici lavori che nessuno vuole fare. Purtroppo spesso la vita non ci concede il privilegio di scegliere, le necessità vengono prima dei desideri e ci si trova quindi ad accettare mansioni che non ci piacciono, ma che dobbiamo svolgere perché abbiamo bisogno di mantenerci. Come sappiamo, l’essere umano eccelle in capacità, tra cui quella di adattamento: è allora fondamentale la capacità del singolo di trovare anche in ciò che a primo impatto non gli appartiene aspetti motivanti e di interesse, al fine di rendere meno alienante la costrizione, che altrimenti lo opprimerebbe. Se da un lato siamo in grado di adattarci e sopravvivere anche in simili circostanze, dall’altro non si può non distinguere il vivere dal sopravvivere. Alcuni si accontentano di sopravvivere, ossia di fare qualunque lavoro (che anche se non piace, in qualche modo si faranno piacere) che permetta loro di mantenersi e di vivere una vita tranquilla. Altri invece, i più temerari, intraprendenti e vogliosi di realizzarsi nella propria vita, preferiscono vivere. Vivere significa lottare continuamente per realizzare le proprie aspirazioni e raggiungere gli obiettivi prefissati. Occorre quindi non intorpidirsi tra le catene di un’esistenza statica, cercare di essere individui dinamici, individui che, se anche dovessero trovarsi ad accettare un lavoro solo per necessità, non cadano nell’errore di focalizzarsi sulla propria condizione ma si adoperino per modificarla. Così da avvicinarsi sempre di più a quell’ ideale, quella pronta e spontanea risposta che inconsciamente diamo da bambini.

Francesca Ginelli -7-


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FELICITÀ: PER TUTTO IL RESTO C’É MASTERCARD

“Il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta” Sbam. Bob Kennedy, nel celebre discorso alla Kansas University del 1968, ci porta all’interno di uno degli argomenti più ampi e più discussi della storia dell’umanità: cos’è la felicità? Come si raggiunge? Al di là delle diverse interpretazioni (che so già che dopo aver letto questo articolo vi fionderete a ricercare con assurda maniacalità su internet, riscoprendo quei meravigliosi blog filosofico-depressi che frequentavate all’epoca della seconda media), l’identificazione della felicità é diventata negli ultimi anni una vera e propria ossessione. Anche a livello scientifico numerosi studiosi hanno scritto saggi, libri e tesi ricercando la causa della sua latitanza degli ultimi periodi. Ebbene sì, signori, si parla di vera e propria latitanza. Immaginate: questa famigerata bandita la cui testa vale molto di più di migliaia di dollari, tutto il mondo si mobilita nel cercarla. Molti la sfiorano, altri la catturano per brevi istanti, uomini intrepidi si lanciano in pericolose avventure nel tentativo di braccarla e poi “puf!”. Dissolta, svanita, scomparsa. Ahimè, mondo crudele! Fermiamoci a riflettere. Obiettivamente abbiamo i più grandi lussi, grandi comodità nonostante la crisi economica (bel mistero anche lei), SUV da combattimento, borse che valgono più della nostra testa e tante libertà. Eppure i sorrisi più luminosi sono quelli delle tribù africane che mangiano un piatto di riso al giorno (so che tutti voi vi siete imbattuti su Facebook in una foto delle suddette), quelle dei bimbi brasiliani che giocano a calcio con un pallone mezzo sgonfio in mezzo alle baracche

e quelle di tantissime altre persone che vivono una realtà notevolmente differente dalla nostra. Perché loro sì e noi no? Siamo tutti umani, no? Due gambe, due braccia, un naso, una bocca! Dovrebbe essere più semplice per noi! Siamo la parte ricca del mondo, abbiamo lo sviluppo delle città, dei diritti, i soldi. Già, i soldi... Quanti grandi e piccoli signori ragionano consciamente e inconsciamente così? Tanti, cari miei. Troppi. Invece è proprio la ricchezza crescente che ha diffuso una ancora più crescente brama di perfezione all’interno del campo delle relazioni e della felicità. Se ci concentriamo attentamente sul mondo che il consumismo e la società moderna hanno costruito per noi, ci ritroviamo in un vero e proprio campo minato di immagini idealizzate che riproducono il modello di “perfezione” della vita che abbiamo. Quante ragazze non sono felici guardando il proprio corpo dopo aver visto una Cara Delevigne o uno qualsiasi degli angioletti di Victoria’s Secret? Quanti di noi sprofondano in una terrificante depressione davanti ad una foto di una tenera coppia di giovani addormentati l’uno nelle braccia dell’altro? Davanti ad uno di quei telefilm dove gli amici sono sempre lì a supportarti, e lo sconosciuto in metro che, con la scusa di averti gettato addosso il caffè, ti invita a cena fuori è l’uomo della tua vita e la mattina Zorro e il pollo ti preparano i saccottini? Abbiamo talmente innalzato l’idea di felicità, l’abbiamo talmente idealizzata che non ci rendiamo ormai più conto di tutti quei piccoli momenti di gioia che abbiamo a disposizione, siamo troppo convinti che la vita abbia in palio per noi delle storie da favola come quelle che si vedono al cinema per accorgerci

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delle avventure di tutti i giorni. E così mascherata la felicità zampetta via, quasi ignorata e un po’ delusa anche lei. La scena che ci si para davanti è quella di milioni di persone riunite col naso in su a guardare il cielo aspettandosi un’enorme cometa, un’esplosione di luce e invece la felicità sta sbocciando tra i loro piedi, sotto forma di un piccolo fiore. Solo quelli più umili, che non hanno il coraggio o la possibilità di guardare in alto, la colgono e sanno apprezzarla. Ne emerge che abbiamo completamente confuso

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l’idea di felicità con quella di qualità. Mentre la qualità ha una scala di perfezione, addirittura di misurazione, la felicità no e non può nemmeno avere metri di paragone con quella degli altri. Nessuno di noi ha la capacità di stabilire quanto un altro sia più felice di noi, perché la felicità è un sentimento non un dato statistico. È nostro preciso dovere anche non confondere le vite di personaggi di fantasia, le librerie dei film con le nostre. Le nostre in quanto vere sono immensamente migliori.

Maria Chiara Fusco

TV SPAZZATURA

Risulta sconvolgente confrontare la TV cocainomane indebitato al giocatore di di oggi con quella di maestro Manzi e il cavalli dipendente. Ci si potrebbe scriveCarosello. Oggi la TV è invasa da pro- re un saggio di psicologia su quello che grammi spazzatura, da Barbara D’Urso succede quando i proprietari del negozio e la TV del dolore ai tipici programmi propongono il prezzo dell’oggetto portaviolenti. Avete mai sentito parlare di to, spesso approfittando della situazione “Rimozione forzata”? E’ un programma (senza tralasciare gli scontri giornalieri che va in onda su DMAX, è la classica tra familiari): gente che urla e si strappa i “americanata” piena di insulti e botte, in vestiti, persone che iniziano a minacciare cui dei gorilla imbottiti di cheeseburger di incendiare il negozio e che dicono più vanno in giro a rimuovere le auto in sosta parolacce in una sola frase di quante io vietata. Questo programma, nonostan- potrei dirne io in tutta la mia vita. Anche te sia registrato magistralmente e faccia questo programma ebbe molto successo sembrare tutto ciò che succede vero, è un ai tempi del lancio, e ancora adesso mi docu-drama. “Docu-drama” è un film gi- chiedo cosa ci sia di divertente nel morato con tecniche da documentario, con strare persone disperate fare cose dispeattori, quindi è tutto finto. E’ triste vedere rate. È deprimente pensare che questo che questo programma sia il più seguito programma sia stato fatto allo scopo di dell’intero canale di DMAX e che vada in intrattenere gli spettatori, perché come onda in prima serata ogni giorno, come è può essere divertente vedere persone che ancora più triste pensare che ci sia gente speculano sulla povera gente che non riche crede che quello che succede sia real- esce ad arrivare a fine mese? Per fortuna mente accaduto. Un altro programma de- ci sono ancora ottimi programmi che difgno di nota è l’oramai famosissimo banco fondono cultura: la televisione non è solo dei pegni, che racconta le vicende di un questa “spazzatura”. banco dei pegni (ovviamente) americano a conduzione familiare. Qui si riunisco- Alessandro Giglia no svariati casi di persone bisognose, dal

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SOLO A SAN VALENTINO?

San Valentino: la candele a cena (anche festa degli innamose alla fine la bolletta rati. La ricorrenza della luce la si paga nella quale le coplo stesso). Solo a San piette dolci e felici Valentino la Lindt fa si scambiano cuscini i Lindor a forma di morbidosi, orsetti di cuore e con più ciocpeluche, cioccolatini colato nel ripieno. Se cioccolatosi e rose facessimo tutto ciò rosse. A san Valentino un giorno che non sia c’è nell’aria un’atmoil 14 febbraio semsfera di dolcezza, febreremmo ridicoli licità, amore (ovvio) o, peggio, idioti. Ma e unicorni rosa e cicl’amore è un senticioni. Non è stupenmento, e come tale do? La risposta è: NO. non ha né restrizioni In questa sottospecie né regole da rispettadi festa si pensa solo e soltanto a chi il fi- re. Possiamo, anzi dobbiamo sentirci libedanzato/la fidanzata ce l’ha. E chi ci pen- ri di amare come ci pare e chi ci pare, che sa a quelle povere persone (me compresa) sia completamente diverso o esattamente che passano San Valentino stravaccate uguale a noi. Non importa gli altri cosa sul divano, con una confezione da 1 Kg dicono; non importa se alla gente non sta di gelato al cioccolato tra le mani mentre bene; non importa se va contro la legge o guardano film romantici (e piangono)? contro gli ideali della comunità: l’amore Nessuno pensa a questa categoria di per- è parte di noi. Di conseguenza, se rinnesone che, tra le altre cose, rappresenta la ghiamo ciò che di più profondo abbiamo maggioranza. In molti contestano questa non saremo mai in grado di essere noi ricorrenza perché ha in sé un messaggio stessi. L’amore, per come lo vedo adesso, subliminale. È vero, anche perché coloro non è crudele. Non dura una sola stagioche la contestano sono quelli soli e de- ne o un solo momento, non si esibisce e pressi. Comunque, il suddetto messaggio non si maschera. L’amore è esattamente è: “ci si può amare pubblicamente solo a nel tuo volto, nei tuoi occhi, nei tuoi modi San Valentino.” Solo a San Valentino ci imperfetti di fare, nel tempo che, seppur si possono regalare enormi mazzi di fiori. breve, abbiamo deciso di vivere insieme Solo a San Valentino ci si scambiano pa- giorno per giorno. role così dolci da far venire il mal di den- Silvia Butti ti. Solo a San Valentino si accendono le

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L’ASPREZZA DEL ROCK

“E’ stato senza dubbio la più grande voce rock/soul che sia mai uscita dalla Gran Bretagna ed è rimasto sempre la stessa persona in tutta la sua vita. Un enorme talento, una vera stella, ma una persona gentile e umile che amava stare sul palco e chiunque l’abbia visto dal vivo non lo dimenticherà mai”. Così Joe Cocker veniva ricordato dal suo agente, Barrie Marshall, nel dare la notizia della morte dell’artista, avvenuta il 21 dicembre scorso. Tutti, infatti, ricordano la sua voce roca e calda, che sapeva di alcool e sigarette. Aveva un modo tutto suo di stare sul palco, con quelle braccia che si agitavano in modo scoordinato, “Credo che dipenda dalla mia frustrazione per non aver mai imparato a suonare il piano o la chitarra”, dirà lui in seguito. E’ stato un grande interprete, quasi sempre di canzoni di altri. Il successo arrivò clamorosamente nel 1968 con la reinterpretazione in chiave soul-gospel di “With a little help from my friends” dei Beatles, un raro caso di una cover che diventa più famosa del brano originale. Alla chitarra c’era un certo Jimmy Page. Il brano scalò immediatamente le classifiche

inglesi e nemmeno gli stessi Beatles tardarono a congratularsi con Cocker. Lo fecero con un telegramma. “Era un ragazzo del nord che amavo molto. Quando mi fece ascoltare la sua versione di “With a Little Help...” fu qualcosa di pazzzesco. Gli sarò sempre grato per questo”; furono queste le parole con cui Paul McCartney omaggiò l’artista scomparso. Negli anni Settanta, però, alcool e droghe provocarono un tracollo della sua carriera. Era ormai stato dimenticato dal pubblico quando, agli inizi degli anni Ottanta, resuscitò per merito del cinema; nel 1982 vinse un Grammy e un Oscar con “Up where we belong”, la canzone che che accompagna Richard Gere nella scena finale di “Ufficiale e gentiluomo”. Ma il pezzo più famoso della sua seconda vita è stata “You can leave your hat on”, che ha accompagnato il più famoso spogliarello della storia del cinema: quello di Kim Basiger in “Nove settimane e mezzo”. Tieni pure addosso il tuo cappello, Joe; noi però lo toglieremo per salutarti un’ultima volta.

Davide Almiento

POESIA DI ASJA

Il presente che stiamo vivendo non sembra mai soddisfarci, vaghiamo alla ricerca della nostra persona, confusi tra la folla cerchiamo disperatamente di riconoscerci, di stringerci la mano, ma finiamo per omologarci al resto delle sagome attorno a noi, con la paura di non poter essere accettati altrimenti il passato è una ferita rimasta aperta, a volte si chiude definitivamente e non sentiamo il bisogno di rifugiarci nei ricordi, usciamo vincitori degli innumerevoli conflitti con noi stessi e proseguiamo per la nostra strada, ignari di ciò che ci aspetta, di ciò che il domani ci riserva, ma consapevoli di essere in grado di percorrere il nuovo percorso che si presenta davanti ai nostri timidi e impauriti occhi il futuro non è altro che una speranza è un libro che va ancora sfogliato un viaggio da intraprendere, è un sogno che vive dentro di noi da sempre e per sempre rimarrà, è il desiderio di scrivere un nuovo capitolo della nostra storia e lasciare che ogni evento ci travolga, ci prendi e ci porti lontano, dove non ha senso avere paura, dove si vive con la gioia di sentirsi nel posto giusto

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ALLA NOSTRA AMICO Alla nostra, amico. Portati con me stasera; la mia ragazza non rimane qui stanotte. ora è nelle braccia di un altro; dammi la tua birra amico. La mia donna non può essere mia, e io non riesco a essere suo. Sono ebbro di brulè e tu devi ridere con me. Cos’è il brulè? Cazzo amico, non hai mai bevuto vin brulè con la tua donna passeggiando per il distratto borgo? Che cos’è allora per te il sapore speziato della vita ragazzone, cosa il calore violaceo e la soddisfazione schioccante della lingua, se non questo? Vin brulè e lei, birra e te, amico. Ebbro, comunque in amore. Queste cose sono – per me- la serenità.

REMASUGLI La tua presenza. Non mi scalfisce più. Il tuo sguardo. Mi stufa. Il tuo viso. Sai, mi fa sorridere ormai. Ma per colpa della tua presenza che scalfisce, del tuo sguardo che stufa e del tuo viso che ormai fa solo sorridere, io non rido più non mi stufo più e non sono più scalfito da nessun’altra presenza nessun altro sguardo e da nessun altro viso. Sono a metà. Non voglio tornare Né lo farebbe la mia pancia Né riesco a proseguire armoniosamente.

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DI PIETRO ALLEGRETTI


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OROSCOPO di Silvia Butti e Arianne Roma

PESCI

SEGNO DEL MESE (20 FEBBRAIO-19 MARZO)

Questo mese parte con il piede giusto! Avrete voglia di cambiare, di proiettarvi verso nuovi orizzonti più soddisfacenti… peccato che ormai, se avevate alcuni dubbi, sia un po’ tardi per cambiare scuola! Ci saranno cambi di rotta, anche se per molti la destinazione non sarà subito chiara. Dovete lasciar emergere i vostri desideri poiché questi saranno sicuramente soddisfatti: se però desiderate la sufficienza in latino, non basterà desiderarla e basta, un po’ di impegno serve sempre!

SEGNI DI TERRA (TORO, VERGINE & CAPRICORNO)

Questo mese dovrete fare attenzione agli equivoci e alle incomprensioni. Per certi aspetti, potrebbe tuttavia rivelarsi il momento giusto per contrattare con la prof. di greco quel famoso voto della versione! In questo periodo potreste sentirvi spinti ad andare un po’ oltre le righe, e fortunatamente non rischierete gravi conseguenze per questo vostro comportamento. Nei confronti di cose o situazioni che non conoscete bene questo è il momento adatto per approfondire: che aspettate allora? Correte a fare amicizia con il greco!

SEGNI D’ARIA (GEMELLI, BILANCIA & ACQUARIO) Ci saranno tante belle sorprese riguardanti la vita sociale: finalmente avrete una compagnia con cui uscire il pomeriggio al posto di passarlo a studiare greco e latino! Avrete moltissime idee e tantissime energie che spenderete facendo su e giù dal bar alle macchinette nei 15 minuti di intervallo. Conoscerete nuova gente e vi divertirete molto! Avrete tempo per approfondire i vostri interessi personali, a patto che non riguardino la scuola. SEGNI D’ACQUA (CANCRO, SCORPIONE & PESCI) Questo mese vi permetterà di programmare, di capire cosa volete e di compiere i primi passi in direzione di quello che desiderate: la promozione senza debiti. Riuscirete a dimenticare i problemi che avete avuto a gennaio, come quel voto non tanto clemente in matematica. Siete però un po’ confusi e potrebbero nascere piccoli battibecchi con gli amici o in famiglia, ma non vi preoccupate: il latino risulta comunque incomprensibile a chiunque. SEGNI DI FUOCO (ARIETE, LEONE & SAGITTARIO) Sarete molto vivaci e frizzanti, il che vi porterà verso situazioni che in precedenza non avreste neanche immaginato, come un tanto sognato 8 nella versione di greco. Arriveranno buone notizie e smetterete di avere pregiudizi verso tutto il mondo: adesso latino non vi starà più antipatico come prima! Dovrete però godervi di più il vostro tempo libero. Datevi alla pazza gioia al posto di stare seduti su una sedia a studiare con il rischio poi di avere il sedere piatto per tutta la vita!

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Carissimi letza in circa quindici tori! secondi. Un astroQuesto mese nauta inesperto Space Jerk ha potrebbe obiettapensato di non re: “Io posso mantrattare argotenere il respiro menti comper due minuti e plicati e imdieci secondi!”. pegnativi, ma Ma l’assenza di di spiegare un pressione farebbe fenomeno, riespandere l’ossiguardo al quale geno, rompendo molti sono mal informati. Ebbene, cosa il tessuto dei polmoni e provocando una succederebbe a un astronauta, qualora morte immediata. Una volta svenuto, un uscisse dalla sua navicella spaziale senza astronauta ha circa un minuto e mezzo la tuta spaziale? Molti di noi, anche grazie per essere salvato. In questo breve arco alle pellicole Hollywoodiane, avranno in di tempo, un astronauta, qualora fosse mente immagini agghiaccianti: astronauti esposto alla luce solare, sarebbe ustionache si gonfiano fino a esplodere, oppure to dai raggi UV. Tuttavia questi non sono che congelano istantaneamente. Niente di gli unici problemi. Un astronauta senza tutto ciò è lontanamente vero. La nostra la tuta, infatti, é esposto anche a raggi vita sulla terra è protetta dall’atmosfera. gamma e X, più energetici e dannosi, soQuesta fa da scudo contro le radiazio- prattutto per le mutazioni che provocheni solari, i raggi cosmici e i detriti spa- rebbero nel DNA, triplicando le probabiziali, regola la temperatura, ed esercita lità di cancro in caso di sopravvivenza. E’ la pressione necessaria per le funzioni praticamente impossibile, invece, che un biologiche. Nello spazio, senza una tuta astronauta muoia per la bassa temperatuspaziale, tutte queste condizioni vengono ra: altri fattori lo ucciderebbero prima. meno. Per prima cosa, l’assenza di pres- In sintesi, cari lettori, non lasciatevi insione nello spazio porterebbe la tempera- gannare dagli astronauti che esplodono o tura di ebollizione dei fluidi corporei al di congelano nei film. Morire nello spazio, sotto la temperatura corporea (36,5° cir- in realtà, è molto più doloroso. ca). Questo porterebbe alla formazione di bolle di gas nelle membrane delle labbra, Konrad Borrelli degli occhi e nel sangue. Di conseguenza, un astronauta inizierebbe a gonfiarsi, non a bollire, arrivando addirittura a raddoppiare il proprio volume rispetto al normale. Tuttavia la resistenza della sua pelle, gli impedirebbe di esplodere. Un altro problema sarebbe l’assenza di ossigeno. Questa porterebbe alla perdita di coscien-

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L’ANGOLO DEL G RDO

FRIARIÈ

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Il Gordo ama la cucina italiana; i sapori e i colori dei suoi piatti lo fanno viaggiare e, con l’aiuto della sua immaginazione, questo mese ha fatto un salto in Campania. Ha deciso di sperimentare Friariè, un locale specializzato in pietanze partenopee che si trova in piazzale Damiano chiesa 2, per arrivarci ha percorso tutta via Giovanni da Procida per poi svoltare a destra nella piazza.Giunto davanti al posto prestabilito non ha potuto evitare di buttare l’occhio sulla lavagna esposta all’esterno che preannunciava i piatti del giorno: cotoletta in agrodolce, salsiccia e friarielli, pizze fritte e altre specialità tipiche napoletane che erano presentate all’interno. Con lo stomaco in subbuglio ha varcato la soglia e la prima impressione che ha avuto è stata molto positiva, il locale infatti nonostante non goda di dimensioni eccessive non dà l’impressione di chiuso grazie a delle grandi vetrate che danno sulla strada, perciò molta luce può illuminare il locale. Le pareti e i mobili sono molto colorati ma sobri così come i piatti cucinati. Il Gordo, dopo essersi tolto il cappotto che a suo parere lo fa sembrar più magro, ha osservato più accuratamente i piatti proposti: parmigiana sia di melanzane che di carciofi, mozzarella di bufala, salsiccia e friarielli, cotoletta in agrodolce, crespoli con ricotta e salame , pizza fritta, diversi contorni e pasta alla norma... Difficile scegliere tra così tante pietanze una più appetitosa dell’altra, ma alla fine la scelta è stata quella di prendere crespolini con ricotta e salame, parmigiana di carciofi, salsiccia e friarielli e infine cotoletta in agrodolce con olive pomodori e capperi. Dopo pochi minuti dall’ordinazione l’enorme pancia del Gordo è stata coccolata con piatti saporiti e ben presentati. Non ancora del tutto soddisfatto, dopo aver finito di mangiare i piatti già ordinati, spinto dalla golosità (non rispettando la promessa fatta di moderare la quantità di cibo) ha ordinato anche un babà affogato nel liquore e una fetta di torta con ricotta, pistacchi e frutta secca: sembrava d’essere a Napoli! Ha mangiato fino a scoppiare e quando ha raggiunto il suo limite ha chiesto alla gentile proprietaria di farsi raccontare qualcosa in più su questo posto così carino e ha scoperto che l’idea è nata non solo dalla signora ma anche dal marito, entrambi originari del meridione. Poiché sono innamorati della cucina tipica napoletana hanno dato vita al loro sogno di aprire un’attività che proponesse le ricette tradizionali di una cucina casereccia, come si direbbe a Napoli “quella di mammà”; gli ingredienti sono genuini, freschi di giornata ed esclusivamente italiani; i dolci vengono prodotti da un pasticcere rinomato in Italia che ha aperto la pasticceria “Sale del Riso” e che ha vinto diversi premi gastronomici. Inoltre ha scoperto che è possibile organizzare delle piccole feste all’interno del locale e che questo offre un servizio di consegna a domicilio e take away. Soddisfatto dell’esperienza fatta il Gordo si è alzato per saldare il conto e invece di 35€ ha pagato 25€ grazie allo sconto dei dolci che gli è stato riservato. Una volta uscito da Friariè ha ripensato ai piatti assaggiati e si è sentito molto soddisfatto della scelta fatta, infatti non solo i prodotti sono stati di suo gradimento ma ricordano veramente la cucina delle mamme che piace un po’ a tutti: semplice ma molto saporita.

Letizia Doro e Ludovica Romeo - 15 -


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LA FAMOSA ARMA PERFETTA

LA PAGINA DELLA CREATIVITÀ

NOME: Harriet Hansen ANNI: 22 CITTADINANZA: americana DATA DI NASCITA: 23/12/2131 LUOGO DI NASCITA: Reykjavik, Islanda Così inizia il mio curriculum, solo dei dati che raccontano tutto di me, ma che non sono io. Il mio nome, la mia nazionalità, la mia cittadinanza, io non ero questa persona fino a tre anni fa. Sono nata durante la guerra più lunga e terribile della storia. Quando avevo tre anni una bomba uccise i miei genitori e i miei cinque fratelli maggiori, sono restata sola con il mio fratellino Benjamin. Dopo quel giorno siamo stati portati in America dove ci hanno selezionato per un progetto che avrebbe fermato la guerra: bambini allevati solo per combattere, senza legami affettivi e senza sentimenti, macchine da guerra pronte per essere lanciate contro il nemico. La famosa arma perfetta. Ho cominciato a studiare a quattro anni, prima le cose più semplici, poi matematica sempre più avanzata e tecnologia, niente letteratura, era ritenuta inutile, molte materie scientifiche, una decina di lingue e storia; studiavamo da soli con l’aiuto di computer, avevamo contatti minimi tra di noi e con i nostri istruttori, per sette anni non ho più visto mio fratello e quando ho parlato con lui di nuovo mi è sembrato un estraneo, uno qualunque dei miei compagni. Ci siamo allenati nel combattimento corpo a corpo, nell’utilizzo di ogni arma e nella scelta delle tattiche militari. Alcuni di noi sono morti, per malattie mentali dovute allo stress o durante gli allenamenti, qualcuno si è anche suicidato, ma solo tra i più grandi. Ho ucciso per la prima volta a tredici anni. Gli istruttori avevano a lungo parlato di una prova per selezionare chi avrebbe continuato l’addestramento, ma nessuno aveva

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mai specificato cosa avremmo dovuto fare. Il giorno stabilito sono stata fatta entrare in una stanza quadrata e piccola, con le pareti azzurro-acqua. Al centro c’era un uomo inginocchiato di spalle, bendato che piangeva. Mi hanno dato una pistola e il mio istruttore capo mi ha spiegato che quell’uomo era un nemico della mia nazione, quindi un mio nemico; non ha accennato neanche una volta al fatto che dovessi sparargli e io sperai fino all’ultimo di aver frainteso il significato dell’arma che tenevo stretta in mano. Dopo mi fecero uscire da un’altra porta perché non potessi parlare con i miei compagni, credo, il mio istruttore si complimentò molto con me, avevo colpito il punto giusto in cui lui non avrebbe sofferto e avevo agito a sangue freddo, senza inutili pianti e conati di vomito. Non mi sentivo bene, né male, sapevo solo di aver superato l’esame e che avrei continuato la mia vita rinchiusa in quell’edificio. L’anno successivo i primi ragazzi che avevano completato l’allenamento furono mandati sul campo di battaglia, erano quelli più grandi di 19, 20 e 21 anni, che erano stati selezionati appena era stato reso operativo il progetto. Perfetti nelle tattiche militari, nell’ubbidire agli ordini e nel combattimento, ma inesperti sul campo di battaglia, furono sterminati. Dopo questo primo fallimento i ragazzi che sarebbero dovuti partire due anni dopo furono inviati a fare pratica in campo aperto, in azioni militari secondarie. Dopo il loro fondamentale intervento, il terzo esercito di ragazzi-soldato vinse la guerra, in modo definitivo. Quasi la totalità dei reduci proseguì la carriera militare, i più piccoli furono rimandati dalle loro famiglie, ma la generazione che aveva già superato la prova del bendato (così veniva chiamato l’esame dei tredici anni) era stata destinata a completare il progetto e a essere il nucleo dell’esercito che avrebbe tenuto sotto controllo il nemico, se mai si fosse ripreso. CONTINUA...

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ITALIANO MEDIO

Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, ha cominciato la propria carriera come comico creando degli sketch di pochi minuti, per poi sbarcare in tv con la serie “Mario” in onda su MTV. Quasi un mese fa Maccio ha intrapreso un altro passo importante nella sua carriera, trasmettendo nelle sale il suo primo film, “Italiano Medio”. Maccio Capatonda, nei panni di Giulio Verme, è un difensore dell’ambiente che ogni giorno deve confrontarsi con il menefreghismo degli altri italiani, che sono troppo occupati a disperarsi per cose futili, come l’eliminazione del proprio concorrente preferito in un reality show, per preoccuparsi di problemi reali, come il riscaldamento globale o l’inquinamento. Stanco di combattere una battaglia che non riesce a vincere, Giulio assume una pillola che riduce il suo quoziente intellettivo, trasformandolo a tutti gli effetti in un “italiano medio”. Il film è dunque un’analisi dei difetti degli italiani, spesso indifferenti davanti ai problemi che affliggono il nostro Bel Paese o troppo occupati con i propri per cercare di risolvere quelli comuni. Lo spettatore dovrebbe dunque riflettere, con un esame di coscienza, per quali aspetti identificarsi nell’italiano medio presentato dal film, rendendosi spiacevolmente conto di non essere troppo lontano da quell’immagine di uomo menefreghista e rozzo. Tuttavia, anche se il film riesce nell’intento di trasmettere il proprio messaggio, rischia di deludere come film comico. Chi segue Maccio da più tempo riconoscerà molte battute o gag riciclate, essendo il film stesso la rielaborazione di uno sketch di Maccio intitolato, appunto, “Italiano Medio”. Nonostante ciò il film riesce nell’intento di far ridere, ed il rappresentare tutti i difetti del popolo italiano e racchiuderli in un film potrebbe finalmente aiutarci a correggere le nostre imperfezioni e risolvere i problemi che da tempo affliggono l’Italia.

Gianluca Amato

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PRIDE

Londra, 1984. Joe, uno dei protagonisti del film, partecipa tra mille timidezze e ritrosie al Gay Pride e si unisce alla frangia più politicizzata del corteo, già proiettata sulla successiva battaglia in difesa dei minatori in sciopero contro i tagli della Thatcher. Guidati dal giovane Mark, i LGSM (Lesbiche e Gay Supportano i Minatori) cominciano il loro difficile percorso di protesta, che li conduce in Galles, nella remota comunità di minatori di Dulais. Superata l’iniziale ritrosia, tra attivisti gay e minatori nascerà una sincera amicizia e un’incrollabile solidarietà umana. È questa la storia vera raccontata nel film Pride, una storia di trent’anni fa poco conosciuta anche in Inghilterra, se non tra chi quelle battaglie le ha combattute in prima persona, in nome di chi non ha voce in una società sempre più indifferente alla sofferenza altrui. È una storia bellissima che ha dato vita ad un film altrettanto coinvolgente, mai fuori posto e sempre con un pizzico di ironia. Due ore di film che non stancano grazie alla regia leggera e scorrevole di Matthew Warchus, il quale ha saputo mescolare cronaca e umorismo meritando gli applausi a fine proiezione. Alcuni attori conosciuti, come Imelda Staunton (la professoressa Umbridge in Harry Potter), e altri meno noti ma molto giovani e di estrema bravura, ad esempio Ben Schnetzer nel ruolo del leader del gruppo LGSM. Pride ha vinto al Festival di Cannes la Palma Queer e ha inoltre ricevuto la nomination ai Golden Globe 2015 come migliore commedia. È una storia contro i pregiudizi e a favore dell’unione, di qualunque tipo essa sia, tra persone diverse. “Quando fai una battaglia tanto più forte, tanto più grande di te, sapere di avere un amico di cui non conoscevi l’esistenza è la sensazione più bella del mondo.”

Silvia Butti

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SUDOKU E CRUCIPUZZLE

PAROLE: Atrio Aula Magna Caffè Certamen

Cogestione Cortile Diario Didattica Divinità

Gita Giusy Grecale Lavagna Libretto

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Luciana Potenziamento Macchinette Preside Maturità Professore Palestra Rappresentanti Piccionaia Torta Day


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BATTAGLIA NAVALE

ESEMPIO

COME SI GIOCA: Cari beccarioti, questa volta a vi proponiamo un battaglia navale in solitario. Avete la classica griglia di gioco: le cifre accanto ad ogni riga o colonna indicano la somma dei quadretti occupati da mezzi navali, per intero o in parte, che si trovano in essa. Le navi non si possono toccare, nemmeno in diagonale, per cui (come illustrato nella figura d’esempio) attorno avranno mare. Lo scopo del gioco è sistemare tutte le navi di cui disponete, come indicato sotto la griglia. SUGGERIMENTI: 1. Iniziate ricoprendo di mare (con la X) tutte le righe e colonne con il numero 0; dopodiché riempite di mare tutte le caselle intorno alle parti di navi inserite in schema (fate attenzione alle caselle dove devono continuare le navi) come nella figura d’esempio. 2. Controllate eventuali righe o colonne con spazi vuoti uguali ai numeri di fianco, quelle dovranno tutte contenere parti di navi. 3.Continuate poi cercando di collocare le navi più grandi. BUONA BATTAGLIA NAVALE A TUTTI!

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“Se non taci, ti incenerisco col

tostapane elettrico”

“C’è una certa ansia che galleggia nei vostri temi. Spero di non avervela trasmessa io.” n iegare nulla, no sp o ev d i v n o n “Io Sono re illuminante. devo mica esse già simpatico”

“Mi dispiace, ragazzi, rimarremo coi pili allungati fino alla prossima lezione” metti i su quel ciuffo e er n te er p a “M ?” bigodini la sera

“La omicron nasce, corre e cresce!”

“Prof, po ss Certame o andare in bagn nte... no o? .”

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