L'Urlo- Ottobre 2014

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L’URLO DIVENTA MULTIMEDIALE: inquadra il QR Code e scopri cosa abbiamo in serbo per voi!

Numero I - Ottobre 2014


EDITORIALE

L’Urlo

Ottobre 2014 - N.I Anno IX DIRETTORI Marta Gerosa, Konrad Borrelli CAPOREDATTORI Attualità, Recensioni e Svago Federica Dalle Carbonare Cultura e Cronache del Beccaria Beatrice D’Anna REDATTORI Davide Almiento, Gianluca Amato, Armando Bavaro, Alessandra Bossoni, Alice Brenna, Silvia Butti, Chiara Carugati, Roberto Cervieri, Elena Ciocchini, Camilla Cracco, Beatrice D’Anna, Letizia Doro, Laura Fracaro, Maria Chiara Fusco, Riccardo Giannattasio, Alessandro Giglia, Francesca Ginelli, Aurora Gulli, Tommaso Levi, Debora Lombardo, Sofia Londero, Alberto Mangili, Ludovica Medaglia, Chiara Mentore, Chiara Minora, Luca Murgia, Sonia Nannavecchia, Rebecca Petrosino Spirito, Alessandro Piazzoni, Lucia Quacchia, Duncan Re, Giacomo Riccabono, Silvia Ricevuti, Arianne Roma, Ludovica Romeo, Eleonora Roversi, Chiara Solarino, Martina Somperi, ILLUSTRAZIONI & GIOCHI Duncan Re, Sara Vinci, Giacomo Santoro FOTOGRAFIE Chiara Borsatti, Emma Bovati, Daniela Brafa, Tancredi Pecà, Irene Regazzoni, Arianna Spagnolo

VISITA IL SITO enti. www.stud aria.it liceobecc

Vuoi diventare un membro del giornalino? Non esitare a scriverci: e-mail: urlo.beccaria@gmail.com o a contattare i direttori!

Cari Beccarioti, sono i vostri nuovi direttori, Marta e Konrad, a darvi il benvenuto tra le pagine dell’Urlo. Essendo al’inizio di un percorso che durerà tutto l’anno scolastico, volevamo presentarci, introducendovi la nostra idea di un giornale che possa comunicare sempre più e sempre meglio, grazie al sostegno multimediale dei QR Code (di cui saprete di più qui accanto) ed a un contenuto variegato. Detto questo, vi lasciamo un breve saluto da parte nostra: “Buon inizio anno a tutti, ragazze e ragazzi. Da direttrice, credo che il progetto dell’Urlo possa arricchire questo nostro percorso, permettendoci di comunicare e stabilire delle connessioni tra noi studenti, alla base della tanto desiderata identità scolastica. Dunque, cosa aspettate? Mettetevi in gioco e buona lettura!” -Marta “Buongiorno a tutti, lettrici e lettori. In quanto direttore, volevo dire che l’Urlo è uno strumento importante per diffondere le idee degli studenti, tra gli studenti, e che, proprio per questo, potrebbe costituire la base dell’identità del nostro liceo. Buon inizio anno a tutti.” -Konrad -2-


CRONACHE DEL BECCARIA

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QR CODE: L’URLO A PORTATA DI SMARTPHONE

Magari il futuro non è così lontano come pensiamo, si tratta solo di prendere per mano la tecnologia e farla diventare parte integrante delle nostre vite. Ecco perché credo che anche l’Urlo, un giornale scolastico dalla lunga tradizione cartacea, debba riuscire ad evolversi, stare al passo con il progresso per comunicare sempre di più e sempre meglio ai Beccarioti. Innanzitutto, è un vostro diritto rimanere informati su quello che accade nel mondo e così, se i principali quotidiani vi sembrano inavvicinabili per le parole astruse in essi contenute, è necessario che l’informazione sia alla vostra portata e si adatti alle vostre esigenze. Cosa meglio di un giornale scritto dai ragazzi per i ragazzi? Tuttavia, anche gli articoli dell’Urlo non sono perfetti: a volte manca un supporto multimediale, un video, una foto che possa rendere il tutto più accattivante e immediato, ma che il cartaceo non può fornire. Qui dunque entrano in gioco i QR Code. D’ora in poi vedrete, disseminati per le pagine dell’Urlo, dei quadratini neri e bianchi composti da centinaia di pixel, chiamati appunto QR Code. Questi, una volta inquadrati con l’apposita app (vi consiglierei personalmente QR Code Reader, disponibile sia per Android che per dispositivi Apple) vi rimanderanno direttamente ad contenuto web: che esso sia una pagina del nostro sito, oppure il video di cui si è tanto parlato nell’articolo, o quella gallery fotografica in cui magari apparite anche voi, sta a voi scoprilo. Dunque, perché non provare subito? Fotografate il riquadro qui a lato e buona esperienza multimediale dell’Urlo!

Marta Gerosa

LA BIBLIOTECA SCOMPARSA

Tutti ci siamo accorti che nel nostro cortile ci sono dei lavori in corso e molti sanno che questi sono dovuti alla costruzione della nuova biblioteca. Iniziati un anno fa (ho trovato la circolare che lo annunciava e risale al 14 ottobre 2013) i lavori sono ancora in corso. Quello che nessuno sa è: Quando finiranno? Quando sarà pronta la biblioteca? Ho chiesto al preside di farmi fare un tour in anteprima per trovare la risposta a questa ed altre domande. E lui ha gentilmente acconsentito. Durante il giro, ho scoperto due cose: che il nostro preside è più atletico di me e che i lavori sono quasi finiti. Infatti mancano solo le porte e la parete di protezione in vetro delle scale; interventi che, considerando l’importanza di quelli già effettuati, sono da considerarsi minimi. La nuova biblioteca si svilupperà su due piani: nel primo, corrispondente al livello del terreno, ci sarà un’area di studio attrezzata con tavoli circolari e computer, “Come nelle università” ha detto il preside. A me ricordano quelle dei telefilm americani che ho sempre invidiato. Posso già immaginare questa area studio, e devo dire, sembra bellissima. Al piano inferiore, invece, si troveranno i libri (10.000 in totale) divisi in più stanze e così si potrà consultarli sul serio. Vi si potrà accedere sia dall’aula magna che dal cortile, una volta messe le porte, ovviamente. Quindi gli operai tra poco se ne andranno, ma questo non significa che la biblioteca sia pronta. Mancano infatti gli arredi, i computer, e anche un po’ di finanziamenti per poterli acquistare, anche se qualche aiuto dovrebbero arrivare dalla provincia. Di conseguenza non si sa ancora quando potrà essere utilizzata. Nonostante questo il Preside spera di poter mostrare la biblioteca (anche se privo di mobilio) agli open-day di Novembre (ottima strategia di marketing, devo dire). Inoltre gli piacerebbe poter ospitare la presentazione di qualche libro e permettere anche ad esterni di assistervi. Un’altra domanda che ci si pone é: cosa accadrà all’attuale biblioteca dopo che tutti i libri saranno stati spostati? Non c’è ancora un piano definitivo. La prima opzione è semplicemente di ricavare due aule normali. La seconda è di trasformarla in una sala riunione, ad esempio per le riunioni dei rappresentanti di classe. Politica e cultura. Un bel binomio per la nostra scuola che potrebbe aiutare a creare quello spirito di partecipazione e orgoglio beccariota di cui si è tanto parlato.

Laura Fracaro -3-


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DIBATTITO BECCARIOTA: IL CROCIFISSO

Nelle scorse settimane si è tenuto un dibattito che ha coinvolto credenti e non, riguardo all’appendere il crocifisso in classe. Questo confronto si è concluso con una votazione a maggioranza, che ha dato la possibilità sia ai favorevoli, che sentono l’esigenza di averne uno al muro, sia ai contrari, un misto di credenti e atei, che non accettano l’imposizione di un simbolo sacro nel quale non tutti si rispecchiano, di esprimere le loro posizioni. L’argomento chiave della questione, su cui è stato incentrato il dibattito, è stato il ruolo della religione Cristiana, che ha influenzato la politica, le tradizioni e i valori degli italiani. Secondo un primo parere, il crocifisso diventa quindi un simbolo nazionale, sotto il quale tutti gli italiani si devono sentire identificati tanto da rendere obbligatoria la sua presenza. L’altra fazione sottolinea, invece, la multietnicità del nostro stato dove coesistono religioni differenti, nel rispetto e nella tolleranza di ognuno di questi; non a caso, tra i contrari vi erano atei che non volevano essere costretti ad avere in classe un simbolo religioso, qualunque esso fosse. Difficile è esprimersi su queste questioni che toccano così da vicino la nostra Italianità. Tuttavia bisogna ricordare che l’Italia è uno stato laico come stabilito dal articolo tre della costituzione Italiana: ‘’Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali.’’ Lo stesso Beccaria è un liceo laico. Indipendentemente dalla scelta di mettere il crocifisso o meno, importante sono il rispetto della diversità delle idee altrui e l’apertura al confronto e al dialogo, nonostante le visioni differenti. Siete dunque curiosi di sapere come si è concluso il dibattito? 9 a favore e 14 contrari.

Aurora Gulli

STORIA DEL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Tutti i ragazzi attendono fin da giugno il fantastico momento del rientro a scuola e non aspettano altro che passare 6 giorni su 7 segregati a scuola… e io finalmente sono uno studente di prima ginnasio. Voglio raccontarvi cosa successe il fatidico giorno in cui ho iniziato a frequentare questa scuola. Alle 7.00 in punto mi sono dovuto alzare a causa di mia madre che mi ha puntato una pistola alle tempie. Subito dopo mi sono lavato, vestito e ho fatto colazione (tutto alla stessa velocità di Usain Bolt mentre percorre 50 metri) i miei genitori mi hanno accompagnato e sono arrivato davanti ai cancelli della scuola, mi sentivo come Dante alle porte dell’inferno (“Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”) A scuola il preside ci fece un sorrisone mostrando i denti aguzzi e fece un discorso di benvenuto; subito dopo ci assegnarono le classi. Ci portarono in aula e lì ci fecero conoscere la coordinatrice di classe, la quale ci spiegò le dinamiche della scuola raccomandandoci inoltre di alzare la voce quando si parla con lei per il semplice motivo che è mezza sorda. A fine ora iniziò l’intervallo. 15 minuti mi sembrarono veramente pochi data la mia spiccata abilità nel perdere tempo ma ebbi comunque l’occasione di conoscere quell’oggetto celestiale che è la macchinetta delle merendine e impiegai circa 5 minuti a capirne il funzionamento ma alla fine venni ricompensato con una barretta di Twix ritrovando l’energia per tenermi in piedi durante l’ultima ora. Ebbi anche la possibilità di andare in bagno e le cose che vidi lì dentro mi perseguitano ancora oggi nei miei peggiori incubi. E poi, finalmente, il suono della campana. “E infine uscimmo a riveder le stelle”

Alessandro Giglia

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INTERVISTA AI NUOVI RAPPRESENTANTI D’ISTITUTO

Le elezioni dei rappresentanti d’istituto 2014-15 si sono concluse con la nomina di Matilde Ragusa e Marco Oliveti della lista 1 “Agorà”, Maria Chiara Pagani della lista 2 “VivaVoce” e Andrea Crippa della lista 5 “Il Megafono”. Noi de L’Urlo ci siamo divertiti ad intervistarli.

D: Quali motivazioni ti hanno spinto a candidarti? MARCO: Ho deciso di candidarmi come rappresentante d’istituto con il desiderio di contribuire ad aumentare la partecipazione degli studenti in attività esterne alla scuola e di modificare la fama del Beccaria come istituto eccessivamente tradizionalista e poco aperto verso il mondo esterno. MATILDE: Sono stata molto motivata dal mio compagno di lista, la motivazione di fondo è la voglia di fare e di rendermi utile per la nostra scuola. MARIA CHIARA: Uno dei motivi che mi ha spinto a candidarmi è il senso di appartenenza che mi lega a questa scuola. Sono affezionata al Beccaria e mi piace partecipare alle iniziative che propone. Devo ammettere che fino a tre mesi fa ero ancora molto incerta sulla mia candidatura, ma grazie ad alcuni miei amici e in particolare all’intraprendenza e alla fiducia di Carlotta Maresca, ho deciso di mettermi in gioco. ANDREA: Non mi è mai piaciuto pensare al Beccariota come a un individuo assolutamente disinteressato e passivo nei confronti della sua scuola e del mondo esterno, anche perché più volte ho avuto la fortuna di constatare che non è così. Mi sono dunque candidato quest’anno per riuscire a stanare quell’orgoglio e quella voglia di cambiamento che si nascondono dentro ogni studente che incontro per i corridoi e che rischiano di rimanere assopiti se qualcuno non si impegna a risvegliarli. D: Perché hai scelto questo nome per la lista? MARCO & MATILDE: Il nome della lista è stato scelto all’ultimo momento in realtà, non avevamo la minima idea di come chiamarci fino a pochi giorni prima. Abbiamo scelto il nome Agorà poiché uno dei punti che ci premeva sviluppare maggiormente era proprio quello della partecipazione da parte di tutti i ragazzi: non a caso il punto forte del nostro programma è potenziare la comunicazione all’ interno della scuola. MARIA CHIARA: Penso che il nome ‘VivaVoce’ esprima lo scopo per il quale io e Carlotta ci siamo candidate, dare una voce alla nostra scuola e alle proposte degli studenti e anche valorizzare il Beccaria come luogo di crescita e di formazione. “La scuola non è fatta soltanto di libri e di mattoni, la scuola siamo NOI’’. ANDREA: Gli studenti del Beccaria hanno idee e consigli da proporre ma non trovano i mezzi per metterli in pratica. “Il megafono” intende dare a ciascuno la possibilità di far sentire la propria voce. D: Ora che siete stati eletti, credete di riuscire a migliorare la scuola? Qual è la prima cosa che cambiereste e quale invece lascereste così? MARCO & MATILDE: Spero e credo di sì, le idee che abbiamo sono buone e realizzabili. Ovviamente per portarle a termine e migliorare la scuola è necessaria più di ogni cosa la partecipazione di tutti gli studenti, in quanto non rappresentiamo noi stessi ma la collettività. Ci sono molte cose da migliorare, come per esempio far sì che il corpo studentesco si renda un po’ più conto della sua importanza e che si faccia sentire di più, perché la scuola è di noi studenti. MARIA CHIARA: Spero di riuscire a raggiungere questo obiettivo; impegnandoci e collaborando potremmo ottenere dei buoni risultati. Contate su di noi! Inoltre cambierei il modo di vedere la scuola, puntando non solo sulla sua funzione culturale e didattica, ma anche incentivandone la funzione aggregativa. ANDREA: La passione che ci ha spinti a candidarci sarà anche ciò che ci motiverà

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a fare del nostro meglio. Credo perciò che tutto vada cambiato, ma non nel senso di eliminare, bensì di migliorare e sviluppare. D: State già concretizzando qualche vostra idea? MARCO & MATILDE: Si, stiamo già concretizzando molte delle nostre idee: ci siamo già occupati della comunicazione attivando la newsletter e i vari social network come l’account Twitter; inoltre a breve ci sarà il primo comitato e parleremo dell’Expo, della raccolta indumenti, l’aula degli studenti e l’adozione a distanza. MARIA CHIARA: Si, come prima cosa abbiamo intenzione di realizzare l’aula studentesca e ci stiamo già attivando per poterla allestire. Inoltre ci siamo messi in contatto con alcuni possibili ospiti legati a Expo 2015 per poter convocare un’assemblea d’istituto il prima possibile. Sono fiduciosa. ANDREA: Per quanto riguarda il Collettivo non potrei essere più positivo: i segnali dati da queste prime riunioni ci fanno ben sperare in un’ottima riuscita di questo progetto. Per quanto riguarda le altre proposte ci stiamo confrontando per decidere quali meritino la priorità rispetto alle altre. D: Su cosa puntate maggiormente? MARCO: Ciò su cui punto maggiormente è la partecipazione da parte di più studenti possibile ai progetti, è importante che ci si renda conto di quale sia l’importanza di ognuno di noi all’interno della società e che la scuola non deve essere solo un luogo di studio, ma e di partecipazione. MATILDE: Puntiamo maggiormente a coinvolgere il numero più ampio possibile do studenti in qualsiasi attività sia intra che extra scolastiche e a far capire che la scuola è di noi studenti. MARIA CHIARA: “Identità, unità e partecipazione’’, queste sono le parole con cui io e Carlotta abbiamo deciso di concludere il nostro programma ed è proprio su questi tre aspetti che voglio focalizzare la mia attenzione. Penso che la nostra scuola abbia bisogno di un’identità che la distingua dalle altre, in modo che ciascuno di noi possa sentirsi orgoglioso di farne parte e trovarsi a proprio agio, di un’unità, legata appunto all’idea di collettività, che a mio parere potrebbe concretizzarsi proprio attraverso la partecipazione. ANDREA: Il nostro scopo è rendere il Beccaria un luogo non solo di studio disperato ma anche di partecipazione e condivisione. Vogliamo dare la possibilità a tutti gli studenti di sentirsi parte di una collettività, di esprimere la loro creatività e le loro idee. Così termina la nostra intervista, con qualche scatto fotografico e tanti in bocca al lupo ai nostri nuovi rappresentanti d’istituto da parte dell’Urlo. Non dimenticate di iscrivervi alla newsletter, inquadrando il QR Code qui in basso (per maggiori info su come usarlo, leggi l’apposito articolo)

Sofia Londero e Rebecca Petrosino Spirito

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COMMISSIONE INTERNA: COSA NE PENSA IL BECCARIA? Come è ormai noto a tutti, attualmente la mancanza di soldi è uno dei problemi che più grava sul governo italiano, ed una delle proposte con lo scopo di evitare sprechi è la riforma dell’esame di maturità, che prevede una commissione esclusivamente interna, eccetto solo per il commissario. Il ministro dell’istruzione Stefania Giannini avvalora così la sua idea: “L’utilizzo di membri interni ci farà risparmiare molti soldi (fino a 80 milioni di euro, NdR)” –e poi dice- “trattandosi di un esame di sintesi di un ciclo scolastico, chi può far meglio degli insegnanti che hanno seguito quello studente?”. Dunque, sembrerebbe una scelta vantaggiosa anche dal punto di vista pedagogico, in quanto i docenti interni conoscono le singole personalità degli studenti e tutto ciò che concerne il loro cammino scolastico; ma adesso, eliminando il fattore che rende più complicata la prova, l’esame di maturità diventerà solo una pura formalità? Colti dai nostri dubbi a riguardo della nuova proposta di riforma, abbiamo deciso di far parlare la statistica: cosa pensano in proposito docenti e alunni del Liceo Classico Cesare Beccaria? Ponendo come base il vantaggio economico, di cui tutti siamo a conoscenza e che tutti ammettiamo, sia professori sia studenti, entrambi ramificano il loro pensiero su varie sfaccettature, sebbene l’idea di fondo sempre la stessa: tornare ad un esame interno, come era avvenuto con l’ex ministro Moratti, è senz’altro un errore. La stragrande maggioranza dei docenti ritiene che questo sarà causa di minore correttezza, da un lato perché per un unico commissario esterno diventa più faticoso riuscire a mantenere la serietà della prova, soprattutto all’interno di ambienti quali scuole private che talvolta sono veri e propri “diplomifici”, e qui viene il secondo motivo: una commissione completamente interna non può che essere un’agevolazione per istituti di questo genere –dicono i prof- che addirittura promuovendo molto attirerebbero

sempre più iscritti facendo così venir meno le nostre care scuole pubbliche. Indicativamente 5 professori su 10 hanno continuato ammettendo che non sempre un’iniziativa di questo genere può presentarsi positiva per gli alunni poiché spesso, essendo l’esame finale di un percorso scolastico, ci si aspetta qualcosa in più, un livello più alto rispetto al solito: ora, in sede d’esame, i professori non possono più essere visti come intermediari che presentano gli studenti agli esterni, ma diventano essi stessi commissari la cui prerogativa è di essere imparziali. Dunque, date queste considerazioni, dove va a finire il fine ultimo della prova? Siamo interrogati per tutto l’anno sul programma, per poi essere risentiti due settimane dopo la fine della scuola sullo stesso programma? Allora non basterebbe un semplice scrutinio come tutti gli altri anni? E infine, senza l’oggettività degli esterni, come si può ammettere che il 90 ottenuto in istituto tecnico equivalga a quello del nostro liceo? All’incirca sugli stessi temi si interrogano anche gli studenti del Beccaria, preoccupati del loro intero rendimento scolastico in quanto, sebbene i docenti interni possano provocare meno ansia, possono averci già classificati con un voto che non potremo mai superare. È vero, conosciamo il loro modo di fare domande, sappiamo già quali siano le loro fisse e gli argomenti su cui premono di più, ma continuano ad interrogarci sempre nello stesso modo, anche in questa prova dove sarebbe più utile per noi confrontarci con nuovi metodi per prepararci alla nuova vita dell’università. Insomma, il Beccaria è piuttosto uniforme nei suoi pensieri, e come darci torto? Ora, passati in rassegna i pro e i contro della proposta, forse sarebbe più saggio risparmiare soldi in qualcos’altro e non ostacolare l’istruzione. Ma lasciamo parlare la statistica, e che tutto il resto taccia.

Beatrice D’Anna

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UN KILT QUASI INDIPENDENTE

Il 18 Settembre 2014, la popolazione sgretolamento dell’ “Impero Britannico”. scozzese è andata alle urne per votare Comunque siano andate queste elezioni, l’indipendenza dal Regno Unito. La sco- si evidenzia un’insofferenza, politica, zia fa parte del regno unito dal 1707, un economica e sociale verso gli apparati staunione risultato di un percorso iniziato tali come li abbiamo vissuti fino ad oggi, nel 1603, quando le due monarchie ini- e non solo nel Regno Unito: la fotografia ziarono ad essere in unione personale con degli accadimenti scozzesi, infatti, rifletGiacomo VI di Scozia che diventò anche te una situazione generalizzata in questo Giacomo I d’ Inghilterra, dopo varie guer- periodo storico europeo. Come la Scozia, re per l’indipendenza scozzese combattu- così anche la Catalogna in Spagna, la Pate tra il XIII e il XIV secolo. Il risultato dania qui in Italia e, fino a poco tempo fa, evidenzia un sostanziale equilibrio fra le l’Irlanda del Nord, sono espressioni di un forze in campo, con un 44,70% per il Si concreta pressione indipendentista, relatie 56,30% per il No, con un affluenza alle vamente alla dimensione nazionale. Forurne dell’84,6%. Se con questo risultato se, le motivazioni alla base di questa cail Regno unito si è garantito lo status quo, renza di coesione sociale nazionale, sono la Scozia, nonostante non abbia raggiun- poi le stesse che evidenziano pressioni to l’indipendenza, ha ottenuto un ottimo nella stessa direzione a livello europeo, risultato con la promessa (dovuta, stando vedi la politica del M5S e Lega Nord in ai sondaggi che avevano accompagnato Italia, l’UKIP nel Regno Unito, lo Strotutto l’iter delle votazioni) dei principa- nach in Austria, l’Indignados in Spagna, li partiti britannici di conferire maggiori SYRIZA in Grecia e il Partito dei Pirati poteri al parlamento scozzese, la garan- in Germania. Questo a dimostrazione del zia di equità fra gli stati membri del re- fatto che la coesione fra i popoli non può gno e il potere di aumentare le spese per essere stabilita “a tavolino”. il servizio sanitario scozzese. Se fosse prevalso il Si, le conseguenze sarebbero Roberto Cervieri state di ben altra portata e l’impatto nel tempo non sarebbe stato certo relegato all’interno del perimetro del Commonwealth. Sul piano prettamente nazionale le prime conseguenze sarebbero state quelle economiche, con indebolimento dell’economia inglese, della sterlina e dei rapporti con l’Europa. In secondo luogo, la Scozia avrebbe potuto optare per un ingresso diretto nell’ Unione Europea come era stato ventilato in campagna elettorale, complicando ulteriormente i rapporti fra l’Unione e la Gran Bretagna (scambi Sterlina-Euro, politiche economiche e sociali divergenti …). In ultimo, la questione d’immagine e, quindi, la perdita di peso politico con l’evidenza dell’ulteriore

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IMMIGRAZIONE: UNA STRAGE SENZA COLPEVOLI? 3 ottobre 2013, Lampedusa, notte. Un pescereccio di 20 metri prende fuoco a solo mezzo meglio dalla salvezza, la costa. Quel peschereccio non è carico di quei cinque pescatori per cui è stato pensato, tutt’altro: a bordo ci sono 545 persone. Questo, poi, non sta andando a fuoco per malfunzionamenti del motore, ma per un motivo ben diverso: l’assistente del “capitano” ha appena gettato una torcia infuocata in mezzo ai passeggeri, c’è chi si getta in mare perchè sa nuotare ed è abbastanza giovane per farcela, i bambini, che hanno pianto per tutto il viaggio, ora sono invece stremati e di certo non si gettano nell’acqua scura, freddissima, che sembra petrolio. Le loro madri li incitano a tuffarsi mentre il fuoco divora il legno marcio di quella povera imbarcazione. Qualche bambino si tuffa, qualcuno riesce a stare a galla, qualcun’altro no. Le donne, la maggior parte avvolta in un copricapo, cercano di sfuggire al calore delle fiamme. Anche loro devono scegliere: o tuffarsi (e se non sanno nuotare?) o morire carbonizzate. Ormai le fiamme hanno bruciato il legno e coloro che non si sono tuffati. C’è da dire un’altra cosa, che quegli uomini, quelle donne e quei bambini sono in viaggio da tre giorni, sono partiti il 1° ottobre dal porto tunisino di Misurata. Molti di loro, però, non provengono da lì, ma hanno fatto un ulteriore viaggio da paesi lontani da tutto come l’Eritrea, la Somalia, il Ghana e l’Etiopia. Tutti loro partono da terre dilaniate da guerre, malattie, povertà e tutti desiderano un futuro, almeno ci sperano; moltissimi inoltre non avevano intenzione di restare in Italia, ma di andare in nazioni come la Germania, la Francia o la Svezia. Il bilancio di quella tragedia è sbalorditivo: 366 morti e 20 dispersi. Tra i superstiti, 155, ci sono 41 bambini, di cui uno solo accompagnato dalla famiglia. Questo significa che 40 bambini sono diventati orfani. Questo era un modo per ricordare, un anno dopo, la più grande tragedia avvenuta nel Mediterraneo dal 2000 che ha dato inizio all’operazione di salvataggio Mare Nostrum. Al momento della scrittura di queste righe sono appena sbarcati a Pozzallo (Ragusa) 435 mi-

granti. Tre giorni fa ne sono sbarcati 504, tra cui 110 bambini. A Vibo Valentia addirittura 807 tra cui 20 donne incinte. Nel 2013 sono sbarcati poco meno di 40 000 persone sulle coste italiane, ma nel 2014, nel solo primo trimestre ne è sbarcato un numero superiore di tredici volte: questi migranti sono sbarcati, quindi sono arrivati sani e salvi, ma i morti, quelli della strage di Lampedusa, chi li ha ammazzati? Molti risponderebbero che non è colpa di nessuno, che quelle persone lo sapevano che sarebbero potute morire. Altri accusano gli scafisti, gli armatori di queste bagnarole, oppure è un errore dello Stato Italiano, dell’Unione Europea o dei loro paesi d’origine. Non è per niente facile capire di chi è la colpa di queste morti. I meccanismi internazionali sono complessi, ma i problemi di Mare Nostrum sono chiari: non è accettabile che l’intero onere dell’operazione, ben 10 milioni di euro al mese, gravi su un solo paese. Poi ci sono i pericoli, gli uomini italiani che rischiano la vita in mare. Un paese solo non può garantire accoglienza e strutture adeguate al numero di immigrati, nemmeno può contenere tutta quella gran massa di persone che spesso sfugge ai controlli, a maggior ragione con l’allarme Ebola. A fine agosto è intervenuta l’UE, finalmente. Prima la chiamavano Frontex Plus, poi ha cambiato nome e ora si chiama Triton; appoggiata da Italia (ovviamente), Francia e Spagna, per pattugliare i confini, già in partenza presenta due lacune enormi: l’operazione non include smistare e accogliere i migranti e il budget mensile è meno di 3 milioni. Sicuramente Triton non sostituirà Mare Nostrum, ma gli si accosterà, ed è ovvio visto che in quanto a mezzi e a risorse non è all’altezza. Ma quando l’UE si deciderà a prendere sul serio la questione, costringendo i paesi a portare uomini e mezzi a Lampedusa per poi smistare i migranti in tutta l’Unione? Ce la farà Triton a fermare questo omicidio di massa?

Riccardo Giannattasio

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COSA C’È DIETRO L’ISIS

È la sera del 29 giugno 2014: Abu Bakr Al-Baghdadi si proclama successore di Maometto ed esprime il desiderio di restaurare il califfato islamico, chiamando tutti i suoi seguaci a seguirlo in questa missione sanguinaria e a tutti i sostenitori dell’Islam di unirsi al fianco dello Stato Islamico. Lo Stato Islamico segue la politica oltranzista di Al-Quaeda ed è un prodotto dell’ideologia dei Fratelli Mussulmani, anche se questi ultimi col tempo hanno scartato la Jihad per una conquista pacifica del potere. A seguito delle prime espansioni sul confine giordano-iracheno le Nazioni Unite hanno iniziato a discutere se il loro pericolo fosse tale da essere fermato con dei bombardamenti, che al giorno d’oggi equivalgono ad una sorta di scelta ultima in casi eccezionali: que-

sta scelta si è fatta più concreta dopo le prime esecuzioni di ostaggi occidentali, i quali venivano decapitati dopo aver letto un messaggio d’addio che il più delle volte costituiva un avvertimento rivolto alle loro terre natìe. Oggi l’Isis si trova ad un centinaio di chilometri da Baghdad con ventisette città sotto il suo controllo e la tentazione sempre più forte di controllare il mediterraneo: la sua rapida avanzata ha messo in risalto i problemi dello stato iracheno ed ha intensificato la diatriba tra Sunniti e Sciiti già elevata a causa del governo dello sciita Nuri Al-Maliki, che proprio l’Isis vuole deporre. L’Isis gode di un’autosufficienza derivante dalle terre conquistate che gli garantiscono nutrimento e mezzi di sostentamento: questa autosufficienza è però precaria poiché basta una minima crisi ed essi si troveranno a patire la fame. Poiché il loro esercito conta un numero che si aggira intorno alle ottomila unità, essi attaccano le zone più deboli o che al loro interno hanno conflitti tra diverse etnie: negli ultimi giorni si accavallano notizie sul conflitto in atto tra milizie curde e islamiche nella città di Kobane al confine turco-siriano; i curdi sono una minoranza turca a cui ancora non sono stati riconosciuti alcuni diritti e la lotta coi turchi è sempre accesa. Il leader turco Erdogan si è rifiutato di appoggiare col suo esercito i curdi nella battaglia e l’Isis è potuto entrare facilmente e ad issare una bandiera col loro simbolo. Mentre a Kobane un giorno avanzano i curdi e l’altro l’Isis, aumentano le paure per possibili attacchi terroristici che seguano le orme dell’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre. Dal mio personale punto di vista vedo questi allarmismi abbastanza ingiustificati poiché l’esercito islamico non conta un così elevato numero di miliziani e la possibilità che conqui-

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ATTUALITA'

stino le zone mediterranee dell’antico califfato (di cui faceva parte anche Roma e l’Italia Meridionale) sono minori di zero. Con questa scusante l’odio razziale, già abbastanza diffuso nel nostro paese, rischia di aumentare: pensiamo con razio-

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nalità ed evitiamo di esserlo, perché chi è razzista si mette sullo stesso livello dei boia che decapitano gli occidentali per ideologia e retro pensieri surreali.

Armando Bavaro

EBOLA IN EUROPA

Più di 4mila morti e 9mila persone infette: è la malattia da virus ebola, che in questi ultimi mesi sta scatenando una vera e propria epidemia, soprattutto nelle zone dell’Africa occidentale. Il virus è stato scoperto nel 1976 in un piccolo villaggio del Congo da un gruppo di ricercatori belgi. Da allora si sono avute ventiquattro crisi con contagi anche in Sierra Leone, in Liberia e in Guinea. L’ultima crisi, però, è decisamente la più grave, poiché sta determinando il più elevato numero di morti e sta risultando ormai incontrollabile. Ciò che allarma maggiormente sono i primi casi verificatisi in Europa e negli Stati Uniti, preoccupando la popolazione di un’eventuale diffusione anche nel mondo occidentale. Il primo caso di contagio fuori dall’Africa è arrivato in Spagna nei giorni scorsi. Si tratta dell’infermiera Maria Teresa Romero, infettata in un ospedale di Madrid dopo aver assistito un missionario affetto dalla malattia. Si pensa che abbia contratto il virus sfregandosi il viso con il guanto nel momento in cui si sfilava la tuta isolante. Pare che ora le condizioni siano gravi, anche se presentano un leggero miglioramento. Il caso zero negli Stati Uniti si è avuto a Dallas. Si parla del liberiano Thomas Eric Duncan, che aveva contratto la malattia nel suo paese d’origine aiutando una donna malata. Dopo il contatto con essa è partito per gli Stati Uniti, ma al momento dell’imbarco non accusava sintomi. Per questo motivo i medici hanno rassicurato le persone con cui Duncan è entrato in contatto sull’aereo dicendo che egli, durante il viaggio, stava ancora incubando la malattia e quindi non avrebbe potuto trasmetterla. Purtroppo la situazione per lui è peggiorata ed è deceduto qualche giorno fa. La presenza di tali casi sta facendo salire il livello di guardia in gran parte del mondo. L’OMS ha convocato una conferenza a Ginevra, nella quale ha affermato che si tratta di un’emergenza internazionale e che è possibile fermare la malattia preparando sia gli Stati affetti sia quelli che non lo sono. In Italia, il ministro della Salute Lorenzin ha invocato controlli migliori su chi viaggia in aereo e ha mandato sei medici nell’aeroporto di Fiumicino e sette in quello di Malpensa. C’è anche da dire, però, che il rischio che il virus arrivi in Italia è solo del 5% e le possibilità che si diffonda sono molto basse. Anche Barack Obama ha rassicurato i suoi cittadini. Ha affermato, infatti, che il paese è preparato a evitare un’epidemia e ha respinto l’ipotesi di fermare i voli dall’Africa occidentale. Egli ha inviato ingegneri e specialisti della logistica al fine di contribuire alla costruzione dei centri per il trattamento dei malati e ha mandato anche circa 4mila unità militari per fornire assistenza umanitaria. A oggi, purtroppo, non è ancora presente alcun vaccino e secondo la casa farmaceutica Gsk esso sarà disponibile fra almeno due anni. Per fortuna, però, ci sono delle cure sperimentali, che hanno portato esiti positivi su alcuni pazienti affetti dall’Ebola.

Debora Lombardo - 11 -


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L’UOMO, AMICO O NEMICO?

Gli sconvolgimenti ambientali che abbiamo prodotto e produciamo continuamente non possono che ritorcersi sulle nostre stesse capacità di sopravvivenza, in quanto conducono ad una complessiva diminuzione della possibilità del pianeta di far fronte ai nostri bisogni. Gli stessi processi ecologici fondamentali che consentono la vita sulla terra potrebbero essere intaccati irreversibilmente. Con le nostre attività distruggiamo ambienti naturali fondamentali per il pianeta e, agendo in questo modo, provochiamo una costante diminuzione della capacità naturale di sopportare l’impatto quantitativo e qualitativo della specie umana. I problemi della sovrappopolazione, l’impatto tecnologico, l’accumulo dei rifiuti e l’impoverimento delle materie prime hanno modificato profondamente l’ambiente naturale, tanto da renderlo diverso da quello primordiale rendendolo sempre meno adatto all’instaurarsi di condizioni di vita ideali per i viventi. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a drammatici episodi che fanno capo ad un’unica responsabilità: un irragionevole uso del territorio e delle risorse che continua a verificarsi senza alcuna attenzione per le chiare avvisaglie di forte pericolo. Soprattutto negli ultimi decenni, grazie a nuove e potenti tecnologie e all’aumento della popolazione mondiale, l’uomo si è comportato come un vero saccheggiatore. Per anni chi si è battuto in difesa dell’am-

biente è stato visto come un’utopista, o peggio, come un oppositore al progresso umano. Oggi è sempre più evidente a tutti che non può esistere alcun tipo di sviluppo umano, sociale ed economico, dove la base stessa dello sviluppo venga dilapidata in modo irragionevole. Questo non vuol dire che l’uomo debba utilizzare le risorse naturai; il problema sta né come si utilizzano e come si gestiscono. Anche se non si può negare di assistere ad un aumento della consapevolezza dell’opinione pubblica riguardo a questi problemi, non si può purtroppo vedere una parallela e decisa azione concreta in merito da parte di politici, scienziati, amministratori e cittadini. Siamo in grado di trovare soluzioni ad interventi, le nostre capacità in campo genetico, ingegneristico ed ecologico ci permettono di lavorare con sistemi naturali e trarre beneficio da essi, senza distruggerne l’integrità e le capacità di rinnovamento. L’educazione ai consumi, il controllo dei bisogni, la messa a punto di comportamenti che permettono la convivenza tra utilizzazione e conservazione delle risorse costituiscono l’unica via da percorrere nella logica della sopravvivenza. Conservare la natura vuol dire anche e soprattutto prevedere il futuro, agendo sul presente, e per fare ciò è indispensabile utilizzare al meglio la risorsa più promettente per il nostro difficile domani: il nostro cervello.

Federica Dalle Carbonare

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THE BRIGHT SIDE OF MUSIC

UN PO’ DI STORIA...

Esce il prossimo 10 novembre l’ultimo album dei Pink Floyd, “The E’ una sera del 1966 quando, in un club delEndless River”, un omaggio a Rick la Londra underground, per la prima volta Wright, il tastierista dei Pink Floyd echeggiano le note composte da uno stravascomparso alcuni anni fa. Si tratta di gante studente di pittura, Syd Barrett, insieme un album prevalentemente strumentale, con una sola canzone, ‘Louder a tre aspiranti architetti: Roger Waters, Nick Than Words’. Mi è sembrata la giuMason e Rick Wright. Nessuno, tra quelli sta occasione per dedicare un po’ di presenti nel locale, avrebbe potuto certo imspazio a questa leggendaria band. maginare di star assistendo ai primi passi di Tenuto conto della grande produziouna delle più importanti band di tutti i tempi: i ne musicale del gruppo, si è scelto Pink Floyd. Nel corso di una carriera lunghisdi concentrarsi su quattro dei loro sima questo famoso gruppo ha spostato i limipezzi più famosi. “Tutti i grandi testi ti del pop e del rock adottando l’elettronica e hanno parole banali e questo è un teapprofondendo la ricerca sonora in una serie sto molto banale”; con queste parodi album giudicati pietre miliari della musica. le, Roger Waters commentava “MoInnovativi su tutti i fronti, i Pink Floyd sono ney”, il cui testo costituisce il tema stati i primi a diffondere la propria musica atcentrale del famoso album “The traverso spettacoli in cui la componente visiva Dark Side of The Moon”: l’eccessiè parte integrante di quella sonora, ricorrendo, vo attaccamento al denaro è uno dei talvolta, anche a maestose rappresentazioni lati oscuri della natura umana e caumultimediali. È nell’estate del 1967 che, parsa di disagio e sofferenza. Sono due i tecipando per ben tre volte alla famosa tradestinatari di una delle più celebrate smissione inglese “Top of the Pops”, il gruppo canzoni dei Pink Floyd: “Wish You si mette in evidenza. Subito dopo incideranno Were Here”. Il primo è Syd Barrett, il loro primo album, “The Piper At The Gate ormai perso nella sua mente anche per l’abuso di droghe, incapace di Of Dawn”, in cui si parla del viaggio stellare distinguere, come racconta il testo, intrapreso da Barrett attraverso l’uso di LSD. “il paradiso dall’inferno, i cieli azzurri dal dolore, un sorriso da un velo, un prato verde da un freddo binario d’acciaio”. Il secondo è l’autore stesso, Roger Waters, che si accorge di essere cambiato: non è più lo stesso di un tempo, reso insensibile dal successo, non aveva esitato ad allontanare dalla band un amico fraterno come Barrett. Avvolto da un dolore lancinante allo stomaco, Waters si trova nel backstage di un concerto a Philadelphia mentre il pubblico attende da ore. Annullare il concerto? Impensabile. I medici gli somministrano dei forti antidolorifici e il cantante sale sul palco vuoto e intontito; è in balia della più totale confusione, ma è felice perché lo è anche il pubblico. Si sente, insomma, “Comfortably Numb”, serenamente stordito. Pink, il protagonista di “Another Brick in The Wall”, è stato appena rimproverato dal suo insegnante e si rifugia nella fantasia, immaginandosi che gli studenti inizino una rivolta contro la scuola. Waters non scrisse una canzone contro la scuola, ma “contro un certo modo di interpretare la scuola, da parte di quegli insegnanti che sono più legati al nozionismo e alle imposizioni che all’aprire davvero le menti degli studenti”. Questo pezzo è stato poi adottato come inno dagli studenti neri in Sudafrica durante le manifestazioni di protesta contro la discriminazione razziale. Ci sono musicisti e canzoni che durano qualche anno, altri che uniscono generazioni e passano alla storia. I Pink Floyd e la loro musica fanno parte di questi ultimi.

Davide Almiento - 13 -


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QUESTO MESE L’ANGOLO DEL GORDO VI SUGGERISCE “FATTO BENE BURGER”, UN POSTICINO MOLTO PARTICOLARE!

L’ANGOLO DEL G RDO

Il Gordo, decisamente affamato, ha raggiunto la destinazione con il tram 27, direzione via Vincenzo Monti 56 (in alternativa è possibile prendere il tram 1/19). È aperto dal lunedì alla domenica, dalle 12:00 alle 00:00. Vista la fame, ha deciso di entrare ed è stato accolto da un caloroso staff. Entrando salta subito all’occhio lo stile New Age, visibile in ogni angolo, dalle sedie alle illustrazioni presenti sulle pareti dell’allegro locale. La particolarità di questo posto è l’utilizzo di carne di razza Fassona piemontese; per chi non gradisce la carne è possibile ordinare anche degli ottimi piatti vegetariani. Dopo aver letto attentamente il menù e analizzato con attenzione tutti gli ingredienti che potevano saziarlo, il Gordo ha ordinato il suo pranzo. Il menù medio è composto da panini con ingredienti genuini (per i più raffinati, anche un panino con tartufo bianco d’alba!). Per chi volesse consumare un pranzo completo, il menù è provvisto di antipasto, hamburger più patatine fatte in casa, vari tipi di vini bianchi e rossi e una modesta ma golosa lista di dolci. Il Gordo ha finalmente la pancia piena e vi legge il suo scontrino: Blanco Burger: carne piemontese Fassona, ricotta vaccina fresca, spinaci saltati, porro appassito, bacon croccante. Il tutto servito con patata novella speziata al forno. Yellow Head Burger: carne Fassona, uovo, bacon croccante e melanzane grigliate. Il tutto servito con patata novella. Salmon Chic Burger: salmone scozzese affumicato, pane alle cipolle, cream cheese, pomodori secchi. Servito con patate fritte fatte in casa. Per finire con un po’ di dolcezza, il Gordo ha preso due dolci: torta di mela con noci e caramello e cheese cake all’italiana. Prima di farsi portare il conto (circa 60 euro), incuriosito dall’idea che ha fatto nascere questo locale, ha deciso di fare una piccolissima intervista al padrone del locale, il quale era felice di accontentarlo. “Fatto Bene Burger” nasce da anni di esperienza all’estero (Australia, Grecia, California), nei quali il proprietario dell’attuale locale ha sperimentato varie tipologie di ristorazione, soprattutto i vari fast food. Due anni fa, dopo essere tornato in Australia, ha avuto la brillante idea di aprire questo grazioso posto dove si mangia molto bene. Il Gordo, molto soddisfatto della sua intervista, si avvicina verso la cassa e riceve una piacevole sorpresa: il suo pranzo era stato offerto, poiché al proprietario è piaciuta l’iniziativa della rubrica e de “L’Urlo” in sé. Guardando con occhio critico la propria esperienza, il Gordo non ha trovato difetti ma soltanto cortesia, buon cibo, un locale in stile molto giovane ma che sicuramente conserva i sapori di un tempo, non tralasciando il cambiamento di gusto negli anni. La deliziosa frase scritta sul menù: “Fatto bene significa amore per il cibo e per la sua preparazione, selezione delle materie prime ed attenzione al cliente, Da noi si lavora solo con ingredienti freschi. Dalla nostra carne di razza Fassona piemontese alle verdure che trovate nei burger, dai formaggi fino al pane consegnato ancora caldo, tutto ciò che arriva in tavola è curato con dedizione e passione”

Letizia Doro, Chiara Solarino, Ludovica Romeo Zingarelli - 14 -


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Lo schermo si illumina per dare inizio al film, interamente costruito sul tema della disconoscenza delle emozioni, a cui il popolo in questione ha deciso GUARDA IL TRAILER di rinunciare molti anni prima per fondare una società basata sull’uguaglianza. Ora Jonas, designato dal consiglio degli anziani come nuovo accoglitore di memorie, venendo a conoscenza dell’esistenza di colori e sentimenti, decide di riportarli nel suo mondo oltrepassando un triangolo di pietre detto Confine della Memoria. Purtroppo però, nel concreto, questo film non dice nulla; l’idea di partenza è buona, ma avrebbe dovuto essere costruita meglio. Al termine della proiezione possiamo dire ancora di non conoscere i personaggi, di non essere riusciti a creare con essi un feeling a causa del loro mancato sviluppo: per questo anche il finale è incerto, determinato da un amico che in tutto è comparso si e no quattro volte. La conclusione è scontata: dall’inizio sappiamo cosa il protagonista debba fare per recuperare le emozioni perdute, e non viene praticamente ostacolato. Il pretesto per muoversi? Inve-

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rosimile: il rapporto fra Jonas e il bambino che gli dà il coraggio di agire è troppo superficiale; il viaggio dei due in mezzo a neve e intemperie assolutamente impossibile a pensarsi. Le domande che ci ritroviamo a fare vengono lasciate in sospeso una dietro l’altra, fino ai titoli di coda, quando ci accorgiamo che la vittoria è stata conquistata troppo facilmente, senza alcuna riflessione da parte dei protagonisti (eccetto forse Jonas) riguardo alle emozioni. Perfino la digressione sulla storia di Rosemary, la precedente raccoglitrice di memorie che ha fallito nel suo compito, la quale, presentata come fosse importantissima, avrebbe dovuto accrescere il pathos, non è una digressione vera e propria: il suo nome compare tre volte e così scompare, non riuscendo a suscitare i noi, e nei protagonisti, alcun effetto. Nonostante fra gli attori ci fossero celebri professionisti come Meryl Streep e Katie Holmes, con la speciale partecipazione di Taylor Swift, ciò che resta del film, dopo essere stati presi dalla velocità dell’azione e dai flash di immagini, è solo un fastidioso amaro in bocca, perché sì, da un film sulle emozioni, speravamo di provare qualcosa in più.

Beatrice D’Anna

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FRANK

TRUE DETECTIVE

Lo so, non è di un film che si parla. Tuttavia questa miniserie, uscita lo scorso febbraio in America e sbarcata in Italia questo mese, si può considerare come un lungometraggio di 8 ore per molti motivi. Anzitutto la regia di Fukinaga è di un ottimo livello, paragonabile solo a Breaking Bad come sapienza nelle inquadrature e abilità sia nei campi che nei piani. La sceneggiatura gode di un ritmo davvero eccellente: il giovane Nic Pizzolatto (che è anche ideatore della serie) sa gestire il tempo a disposizione senza mai annoiare, ma anzi aumentando sempre più la curiosità dello spettatore. Ma di cosa parla True Detective? Sostanzialmente è l’indagine condotta da due detective della Louisiana riguardo una serie di omicidi con tanto di riti satanici che si dipanano tra il 1995 e il 2012, anno nel quale i due raccontano e concludono l’intera faccenda. A tenere gli occhi incollati sullo schermo sarà il rapporto tra i due detective, interpretati da nientemeno che Matthew McConaughey e Woody Harrelson, i quali si sono immedesimati a tal punto da diventare i personaggi che impersonano. Rust Cohle è una mente geniale ma diventata cinica e pessimista in seguito a un grave trauma; Martin Hart si districa tra il lavoro, il ruolo di padre di famiglia e le difficoltà con la moglie Maggie (Michelle Monaghan). Per quanto siano diversi le loro vite si intrecceranno inevitabilmente sul lavoro e nella vita, fino al gran finale. Importante dire che True Detective è una serie antologica, quindi la seconda stagione prevista per il 2015 avrà personaggi e trama diversi rispetto alla prima. La nuova stagione promette comunque bene in quanto a cast (ufficiali Colin Farrell e Vince Vaughn, in dirittura d’arrivo Rachel McAdams e Taylor Kitsch), regia (Justin Lin) e sceneggiatura (sempre Pizzolatto). Riguardo alla prima serie voglio dire che merita tutti i riconoscimenti e gli onori della critica ricevuti finora e che non bisogna perdersi un simile gioiello della televisione.

RECENSIONI

Il mondo che ci circonda è indecifrabile, ricco di troppi codici diversi. L’incomprensione è facile a verificarsi. Una chiave di lettura delle nostre diversità tuttavia può essere la musica. Solo la musica giusta per noi può permetterci di comunicare con il mondo. Questo e molto altro è in grado di regalarci un monumentale Michael Fassbender nell’interpretare il capo di una particolare band, con il vezzo di indossare costantemente una testa finta, ovvero Frank. La storia inizia quando Jon, un aspirante musicista, si unisce istintivamente a questo gruppo poco noto in un cottage isolato; conoscendo Frank e il suo straordinario talento decide di portarli a ogni costo al successo delle masse, con grande ostilità da parte degli altri membri. La situazione, inizialmente surreale data l’inusualità dei compagni di Jon (tra cui riconosciamo una Maggie Gyllenhaal in stato di grazia) si evolve in modo sempre più drammatico e la maschera che abbiamo indossato durante l’iniziale isolamento, similmente a Frank, si spezza quando si rientra nella civiltà soffocante e poco comprensiva che sarà infine causa del logoramento della band. In questo microcosmo quindi Jon diventa l’elemento che sconquassa i precedenti equilibri e per questo si troverà ad imparare importanti lezioni sul successo e su cosa si è disposti a fare per ottenerla. Come detto prima Michael Fassbender spicca sopra tutti gli altri attori, non solo per il bizzarro abbigliamento, ma anche per la sua gestione istrionica della scena e la capacità espressiva del suo corpo in assenza dei movimenti facciali; ci regala così una performance memorabile per gli anni a venire. Affascinante anche il viaggio nella musica “fuori dagli schemi”, per quanto in secondo piano. Un film su cui inizialmente avevo scommesso poco ma che alla fine ho apprezzato parecchio e che consiglio assolutamente di vedere al cinema a partire dal 30 ottobre, data di uscita italiana o ancora meglio in lingua originale.

Luca Murgia

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RIAPRE LA VILLA REALE

LA MATEMATICA SI RACCONTA “La matematica è bellezza, ma per comunicare agli altri questa esperienza, conoscitiva ed estetica, ha bisogno di un racconto”. Sono le parole di Vincenzo Napolano, fisico e comunicatore scientifico, scritte nel catalogo della mostra “MaTeinItaly – Matematici alla scoperta del futuro” in corso alla Triennale di Milano fino al 23 novembre. Molti di noi probabilmente già sono consapevoli del fatto che ogni aspetto della vita ha un suo lato matematico e che con l’ausilio di questa disciplina si possono ottenere previsioni meteorologiche e strumenti tecnologici, addirittura quantificare gli effetti dei comportamenti umani o decifrare grazie a formule la forma biochimica delle nostre emozioni. Sappiamo che la matematica diviene poesia nella musica di Bach e che ha relazioni a volte nascoste e insospettabili con la realtà; un conto è però intuire tutto questo, un altro poter sentire e vedere il racconto necessario a comprenderlo. Il percorso della mostra avvia questa narrazione dall’antichità, si parte dall’antica Grecia e dal paradosso di Zenone, quello di Achille che non riesce a raggiungere la tartaruga, per poi proseguire in un viaggio attraverso le tappe del pensiero matematico: Pitagora e i numeri irrazionali, Fibonacci e la sezione aurea, Tartaglia e il triangolo, Galileo, fino a Vito Volterra, con il quale, nel ‘900, i modelli matematici giunsero ad analizzare problemi sociali di biologia, ecologia, fino alla dinamica delle popolazioni. Man mano che si procede si comprende, tra foto, installazioni, immagini interattive, come forme e numeri aiutino a interpretare il mondo intorno a noi. Credo che la parte che potrà risultare più interessante sia quella che riguarda la matematica pura, che cerca di risolvere i problemi che sorgono all’interno della matematica stessa: è un trionfo di figure, formule e diagrammi dinanzi ai quali non si può non rimanere affascinati, si ha la sensazione di esplorare con strumenti solo intellettuali un mondo astratto, o meglio al limite di ciò che il nostro cervello può intuire. Si esce forse un po’ frastornati ma convinti, almeno questo è quanto è accaduto a me, che la matematica non solo sia in grado di “raccontare” una realtà ben più sfaccettata e complessa di quella con cui siamo soliti confrontarci, ma che essa, nel contribuire a trasformarne e spiegarne tanti aspetti, può senz’altro riuscire nell’intento di renderla migliore.

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La storica Villa Reale di Monza è finalmente tornata al suo splendore: dopo due anni di restauri, molto difficili e impegnativi, soprattutto per i vandalismi subiti negli anni in cui l’edificio era usato come rifugio per sfollati durante la guerra, il maestoso monumento è stato riaperto ai turisti in vista di Expo 2015. La scelta più comoda per raggiungere il luogo è sicuramente l’auto, in quanto è ancora in fase di cantiere il prolungamento della M1 fino a Monza; inoltre per i visitatori è disponibile un ampio parcheggio adiacente all’ingresso del viale che conduce alla Villa. Dopo aver superato il giardino si entra nell’edificio vero e proprio, dove troviamo la biglietteria alla nostra sinistra e davanti a noi un ristorante a tema. La visita alle storiche sale si struttura su tre parti: si inizia dagli appartamenti reali della famiglia Savoia e in particolare di Umberto I e si conclude sul Belvedere, al terzo piano. Al secondo piano, e quindi a metà della visita, troviamo gli appartamenti privati degli imperatori di Germania, del conte di Napoli e della duchessa di Genova. Il primo piano è sicuramente più arredato ma anche meno curato del secondo, nel quale gli affreschi, i quadri e i soffitti sono tutti restaurati molto bene e nei minimi dettagli. Per quanto riguarda il Belvedere, la vera attrazione non sono tanto le sale quanto la vista sull’immenso parco della Villa. La stanza più caratteristica è sicuramente quella del letto di morte di Umberto I, giaciglio nel quale il corpo del re venne deposto successivamente alla sua morte: venne ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci, mentre teneva un discorso alla cerimonia di chiusura di un concorso ginnico proprio a Monza. La visita è guidata solamente nel piano degli appartamenti reali, mentre nel resto dell’edificio i visitatori sono liberi di muoversi autonomamente: scelta giusta, anche se nonostante la presenza della guida al primo piano i turisti sono assolutamente liberi di calpestare, e quindi rovinare, pavimenti pregiati creati da famosi ebanisti. La Villa Reale è assolutamente una grande e importante testimonianza della nostra storia e finalmente, dopo due secoli di totale abbandono e noncuranza, è stata una dei pochi progetti di questi anni nel nostro territorio che sono stati completati senza incontrare difficoltà. Nella speranza che si riescano ad attuare più spesso progetti di questo tipo ci si rallegra per questa grande conquista, che ci ha permesso di non dimenticare per sempre questo storico edificio.

Ludovica Medaglia

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Alessandro Piazzoni


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OROSCOPO di Silvia Butti e Arianne Roma SEGNO DEL MESE (23 OTTOBRE-22 NOVEMBRE)

Recupererete tutte le energie che avete perso nei mesi precedenti e avrete molte soddisfazioni nel quadro scolastico (tipo 8 in greNE co, che non va mai male). Cercate però di non spendere tutti i IO vostri risparmi in panini e croccantelle ed imparate ad accettare i RP O commenti altrui, cosa che per ora non siete capaci di fare. SC

SEGNI DI TERRA (TORO, VERGINE & CAPRICORNO)

E’ un periodo molto fortunato: in ambito scolastico saranno riconosciuti i vostri meriti e le vostre interminabili e dormite sui dizionari, in amore sarà un periodo di grande interesse soprattutto dalla seconda metà del mese. Settembre e ottobre non sono stati dei mesi spumeggianti ma da questo momento in poi andrà tutto molto meglio: la coda alla macchinetta del caffè vi sembrerà infatti molto più veloce del solito. Raggiungerete gli obbiettivi che vi siete prefissati e sarete molto determinati a superare gli ostacoli che saranno presenti in questo periodo. Siamo chiari però: dovete uscire dalla zona comoda e rischiare un po’ di più.

SEGNI D’ARIA (GEMELLI, BILANCIA & ACQUARIO) Vi sentite soli e avete bisogno di amore? Fortunati voi, questo mese è perfetto per dichiararsi e non avere delusioni, a maggior ragione se si tratta della vostra cotta segreta per il ragazzo o la ragazza che vi passa accanto in corridoio ogni mattina. L’unico vostro difetto è quello di chiudervi in voi stessi, e ciò può solo farvi male adesso più che mai. Ci saranno molte questioni da sistemare che renderanno la vita più movimentata del solito, ed in particolare quell’incomprensione con la prof di latino/greco si risolverà per il meglio, fidatevi. Non sarà un mese facile per il vostro portafoglio, forse mangiare tutte quelle sfogliatelle alla Nutella non era l’idea migliore! SEGNI D’ACQUA (CANCRO, SCORPIONE & PESCI) Incontrerete persone nuove tra libri polverosi e sedie scricchiolanti, ma vogliano le Parche che una delle nuove conoscenze diventi il vostro grande amore! Anche se per ora il vostro lato combattivo prevale su quello emotivo, cercate di moderare le parole con chi vi circonda. In ogni caso, è in atto un cambiamento, positivo, e tutti se ne sono resi conto: non è il momento di scappare o di essere colti dall’insicurezza, quindi cercate di frequentare più persone, così, tanto per avere qualcuno che vi passi i preziosi appunti di greco. SEGNI DI FUOCO (ARIETE, LEONE & SAGITTARIO) Questo è un periodo molto favorevole per quanto riguarda lo studio, se avete voglia di offrirvi per qualche interrogazione questo è il momento adatto! Le prime due settimane saranno un periodo molto favorevole in amore, in ogni caso dovete essere aperti a nuove esperienze e non rimuginare troppo sui dolori passati. La situazione economica migliora, ciò significa che avrete un sacco di soldi da spendere alle macchinette. Siete persone che tendono ad agire d’istinto ma in questo periodo dovrete pensare prima di agire. Il vostro solito entusiasmo sarà un po’ spento: sentite forse la nostalgia delle lunghe notti di follie estive passate insieme alle Baccanti?

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ORIZZONTALI 1-Calmato, tranquillizzato 7-Figlio di Abramo 10-Materiale per capi di vestiario 11-Pelosi 13-Appena arrivati in aereo 15-Arte di far ridere 16-Regione dell’Arabia Saudita 18-Livello di esperienza nelle arti marziali 19-Impiego dei cani nella caccia 21-Apparizione 23-Un... inglese 24-Altro nome dei gioielli 25-Pianeta dopo Saturno 27-3a persona singolare del verbo avere 28-Linee guida 30-Compiuti, realizzati 32-Il padre di 007 (nome) 34-La mira regista 35abitanti della Grecia antica 36-Macchina senza tettuccio VERTICALI 1-Coperta da divano 2-Opera di verdi 3-Amante di Cleopatra 4-Città della Normandia 5-Lo fanno se non spingoo per aprire 6-Adesso 7-La Miller di Verdi 8-Metà di otto 9-Mare italiano 12-Antiche bilance 14-Quella di San Sabba diventò lager nazista 17-Quelle che abitano l’Iran 20-Inconcludente, infruttuoso 22-Certa, garantita 24-Ha per capitale Accra 29-Percorso... latino 31-Gesto ripetuto involontario 32-Nucleo investigatico tematico 36-I limiti del lunatico

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“PROF: Perchè dovete sapere che Michelangelo, alla fine della sua vita, era ma lato, poveretto... tutta quella pittura che gli era colata negli occhi lo aveva reso quasi cieco, era pure cad uto dall’impalcatura della Cappella Sistina... STUDENTE: Si è capito, no n gli una, ma doveva proprio deprim ene andava bene ere anche a noi?” pormateria più im “La fisica è la do che le altre en ic d o st n o n tante, ma... utili ma insom in o an si à lt co fa ” ndi un farmaco per il resto pre

“In un’altra scuola avevo uno student e con il tuo stesso cognome... lo bocciai a giugno”

parlo agazzi, quando “R : ica ascolatemat iene cosi “ voi non mi dovete m i d f le “Pro r giù v io raddoppio tutte : e re ta p u s Allora consonanti!” “PROF: Voi due, smettete la di suggerirvi le risp oste! STUDENTE : Prof, non ho aperto bocca! PROF: Che c’entra, ti ho visto: avevi le orecchie da Dumbo!” so -già” te cose le - 20

io ques “Perchè per me

“Non cancellare con le mani, usa il cassino!”


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