L'Urlo- Febbraio 2014

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Numero IV - Febbraio 2014


L’Urlo

EDITORIALE lettrici e cari lettori, eccoci di nuovo insieme con Febbraio 2014 - N.IV Anno VIII Care le grosse novità dell’appena trascorso mese di Febbraio. Anzitutto, clima di rinnovata concordia con i Rappresentanti d’Istituto, dopo alcuni malintesi di vario genere. Il giornale torna ad essere il veicolo comunicativo degli DIRETTORI: studenti e tra gli studenti; per questo troverete un’inteFilippo Rovati, Riccardo Lo Bascio ressante intervista sulla Cogestione appena svoltasi, e CAPOREDATTORI: sui nuovi progetti che attendono il nostro Istituto. Vi annunciamo inoltre che noi del giornale ci stiamo impeAttualità e cultura JQDQGR SHU GDUH ULVROX]LRQH VH QRQ GHÀQLWLYD DOPHQR Federica Dalle Carbonare duratura- alla questione dei nostri costi di stampa, che si Cronache del Beccaria e recensioni aggirano intorno ai 130 ₏ annui, per un prodotto che ha Naomi Grillo visto numerosi e consistenti tagli nel corso del tempo. La Scuola, come sempre, e quindi anche il nostro Istituto, Illustrazioni piange miseria, e la miseria si ripercuote irrimediabilMatteo Schiapparelli mente sulle attività e sui progetti al di fuori dell’orario, REDATTORI: che tuttavia fanno parte del POF(Piano Offerta FormatiDavide Almento, Armando Bavaro, va), ma di questo, mi sembra ovvio, non incolpiamo nessuno, a parte gli strali d’obbligo contro un sistema che Konrad Borelli, Matilde sempre di piÚ inadeguato. In questi giorni si sta Capelli, Federica Dalle Carbonare, vediamo addivenendo ad un accordo, che si redigerà per iscritto Eric Ferracin, Maria Chiara HG LQ IRUPD XIÀFLDOH SHU LO ÀQDQ]LDPHQWR GD SDUWH GHOFusco, Marta Gerosa, Naomi Grillo, la Cassa d’Istituto nella mani dei Rappresentanti(il cui Debora Lombardo, Alberto Mangili, rendiconto sarà pubblicato) di questa e delle prossime edizioni del giornale. Cercheremo di garantire, in virtÚ Martina Maraiulo, di questo accordo, per cui ringraziamo preventivamente Ludovica Medaglia, Luca Murgia, i Rappresentanti, un miglioramento nel numero di pagine e nella tiratura, per quanto ci sarà possibile. Nel Giovanni Mussin, Sonia Nannavecchia, Duncan Re, frattempo, con gioia comunico la prossima riapertura XIÀFLDOH GHO QRVWUR VLWR FKH YHUUj DGHJXDWDPHQWH VSRQGiacomo Riccabono, Silvia sorizzato, dopo quasi due anni di inattività . Mi permetto, Ricevuti, Matteo Schiapparelli, ora, di fare qualche piccolo appunto, proprio riguardo DOOD TXHVWLRQH QRQ WDQWR GHL FRVWL H GHL ÀQDQ]LDPHQWL Martina Somperi ma del ruolo che questo giornalino ha oggi. Sono diventato Direttore nel Settembre 2012, quando la redazione era composta da al massimo sette studenti, dopo la gravi perdite che avevamo subito per il licenziamento da Maturità dei piÚ vecchi, delle colonne del giornale. In due, io ed il mio collega(che non smetto mai di ringraziare) Vuoi diventare un membro e con l’ausilio di tutti i (pochi) membri, abbiamo imdel giornalino? pedito che questo giornale fallisse. PerchÊ, se qualcuno non se ne fosse accorto, il giornale stava per chiudere, e Non esitare a scriverci: e-mail: urlo.beccaria@gmail.com miseramente. Quest’anno, ho visto e vedo l’entusiasmo di quanti, primini, vogliono dare il loro contributo, fatto o a contattare i direttori! di impegno, disponibilità , voglia di imparare‌ma, posso dire che mi viene un po’ di amarezza? SÏ: amarezza, quella sensazione che provi quando alle riunioni li vedi che si animano, che pensano, quando leggi i loro pezzi, ed il risultato davvero ti sembra prendere vita, oltre quella carta, e sei contento, per te, per loro, per noi‌ poi questa contentezza si infrange quando senti i tuoi

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compagni, di classe, di scuola, che accolgono il frutto di questo impegno come se fosse dovuto..cosĂŹ, come se fosse normale..cosĂŹ, come se fosse anche un po’ fastidioso..cosĂŹ, come se non ci fosse niente di nuovo. E le critiche che ti fanno, spesso (sempre che te le facciano, perchĂŠ il farle giĂ VLJQLĂ€FKHUHEEH DYHUH OHWWR qualcosa del giornale) sono gratuite, non fondate, o basate semplicemente sul fatto che: beh, senti loba, noi di attualitĂ ci siamo rotti, vorremo gossip, non frega molto delle vostre ULĂ HVVLRQL H TXHVWR H TXHOOR E magari hanno solo sfogliato. E cosĂŹ ti trovi costretto a pensare: questo giornale costa alla scuola. Se io proponessi di venderlo, qualcuno lo comprerebbe? E la riposta, tendenzialmente pessimistica, è ripetitivamente: no. E quindi dovresti abolire la sezione Politica ed AttualitĂ in parte perchĂŠ di Politica oramai c’è poco da dire, ma soprattutto, perchĂŠ devi andare incontro alle richieste del tuo pubblico. E cosĂŹ, pubblico di menefreghisti, indifferenti, passivi sociali, ed anche il tuo giornale si deve ripiegare a parlare di fatti interni alla scuola, delle famose Cronache dal Beccaria, che poi qualcuno critica per l’esatto contrario: che razza di giornale siete, se parlate solo di problemi di scuola? Ragazzi cari, a volte mi verrebbe bonariamente da sbattervi in faccia il frutto di questo lavoro, quelle sedici pagine neanche pinzate perchĂŠ non ci sono abbastanza soldi, e sussurrarvi: lo sai o no che non ti è dovuto questo? E che queste pagine rappresentano lo sforzo di qualche tuo

compagno di dare vita ad un progetto che parla di noi, di voi, un tentativo di approcciarsi alla realtĂ che anche tu vivi, quella della scuola, quella della societĂ , quella anche del Paese, perchĂŠ no, cercando anche di capirci quel qualcosa in piĂš che tu magari, pivello di prima o di quinta, non vuoi capire? MassĂŹ, cosa frega a te di questo Paese davvero di dolore ostello, eppure cosĂŹ bello, eppure cosĂŹ NOSTRO, FRVD IUHJD D WH GL ULĂ HWWHUH su come la societĂ nella quaOH DQFKH WX YLYL Ă XWWXDQWH VL evolva, di anno in anno, oramai, senza neanche darci piĂš LO WHPSR SHU ULĂ HWWHUH FRVD frega a te, che ostenti indifferenza forse perchĂŠ hai paura del tuo futuro, di costruirtelo, ed aspetti, sempre però con la medesima paura, che altri lo costruiscano per te? Cosa frega a te, beccariota, o forse davvero, in quest’accezione, beccaidiota, e mi ci metto dentro anche io, di quello che DFFDGH LQWRUQR H SHUĂ€QR GDvanti al nostro naso, quando puoi semplicemente turartelo, quel naso, e dire che non è tua responsabilitĂ , forse perchĂŠ non ci credi‌In cogestione ho partecipato ad un interessante dibattito sulla scuola italiana: mi trovavo di fronte a dei primini che sostenevano le ragioni della realtĂ . E le ragioni della realtĂ , troppo spesso, coincidono con quelle del pessimismo. Mi sentivo dire: come ci viene riconosciuto il VDFULĂ€FLR GL VWXGLR H GL LPpegno che noi facciamo, che abbiamo voluto e vogliamo fare? Ed io, di quinta, paradossalmente a dire che dovevano semplicemente crederci. Lottassero anche, manifestas-

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sero, si inventassero forme di protesta, fatte anche semplicemente della loro serietĂ , coerenza, davvero invidiabili per la loro giovane etĂ . Andate al Collettivo, anche, rinverditelo, non abbandonatelo: chi ha detto che il Collettivo debba soltanto organizzare le solite, inutili, oramai anche rade, manifestazioni di piazza in Centro? Ma crederci, sempre. Crederci, anche quando la scuola, la nostra scuola, l’anno prossimo rischia di non avere piĂš un centesimo di fondo per tutti i progetti e le attivitĂ fuori orario, che però animano il nostro Liceo, e per le quali giĂ ora i nostri docenti lavorano gratuitamente. Ecco, come ci tocca da vicino la societĂ , ed il suo disinteresse per la scuola, la cultura, la formazione. Ho sempre inteso questo giornale come il mezzo, lo strumento, ma un po’ anche il senso della volontĂ di interessarsi alla scuola, della scuola, nella scuola, verso tutto il resto; come il tentativo, se vogliamo, di dare vita ad una minima consapevolezza di senso critico; come il segno, di un’identitĂ comune per tutti gli studenti, per tutti noi. Bene: nonostante il mio senso di amarezza e pessimismo, davvero, io ancora ci voglio credere. E, semplicemente, mi piacerebbe che anche voi, se mi state leggendo, crediate assieme a me. Queste parole, mie, e di tutti quelli che qui scrivono, questo impegno, non lasciatelo nel sottobanco dove sfogliate queste pagine. Se volete, la carta, buttatela pure, tanto si consumerĂ . Il ULFRUGR LO VLJQLĂ€FDWR FKH F¡q che esiste, che deve rimanere, conservatelo. Grazie.


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LA PAROLA AI RAPPRESENTANTI

RISPONDE AMBROGIO CASTELLINI IN RAPPRESENTANZA DEI SUOI COLLEGHI Abbiamo sempre ritenuto che ricevuto da diversi un giu- Delegati di classe, abbiano il giornale scolastico dovesse dizio assai positivo sia sul avuto ritardi ed imprecisioessere anzitutto lo strumen- livello degli interventi ester- ni. to principe della comunica- ni, sia sulla qualitĂ dei corsi, La questione organizzazione è zione interna al Liceo, e piĂš SHU QRQ SDUODUH GHOO¡HIĂ€FDFLD sempre un punto caldo in una volte è stato ribadito (e ci è del Servizio di Sicurezza e cogestione: bisogna seguire la stato richiesto) l’impegno di dell’attenzione riscontrata fra preparazione delle iscrizioni, questo ruolo. Convinti della i ragazzi. Per quanto riguarda l’attivazione del sito, cercare veritĂ e della bontĂ di questa l’importanza della “cogestio- di esaudire le richieste dei rafunzione, in questo numero neâ€?, credo risulti chiaro che gazzi e cosĂŹ via. Ora, è chiaro si è deciso di intervistare i questo evento sia un’occa- che il compito, anche avendo Rappresentanti d’Istituto, per sione piĂš unica che rara per a disposizione molto tempo, “fare il puntoâ€? sulla situazio- tutti noi di crescita personale risulti assai impegnativo per ne interna alla scuola, sullo e culturale, che comprende chiunque: quest’ anno non ci svolgimento dei loro incarichi ambiti che non sempre coin- siamo risparmiati il fatto di e sull’effettiva realizzazione cidono col nostro classico aver avuto un tempo di prepapercorso di studi. Ed è proprio razione assai ristretto. Comdei loro programmi. Partiamo con l’avvenimen- questo punto che ci teniamo a plici sono stati la vicinanza to che si è appena tenuto, sottolineare, per poter far ca- del Consiglio Docenti rispetto la cogestione; un commento pire come l’utilitĂ di questa all’inizio previsto dell’ evento generale su come si è svolta, attivitĂ sia rimasta SEMPRE e l’anticipazione delle date riquale è stato secondo voi attuale e fondamentale per spetto agli anni passati per via l’apprezzamento dei do- tutti noi, docenti compresi. della coincidenza di altre atticenti, e se questa attivitĂ si Alcuni la vedono come sfor- vitĂ e delle gite. Detto questo, riconferma nella sua impor- zo inutile di mantenere attivo immagino che la domanda quell’impegno ( anche poli- sia mirata a capire il perchè tanza per il nostro Istituto. Innanzitutto vorremmo rin- tico) degli studenti espresso le informazioni sul sito e sulgraziare per lo spazio conces- nelle occupazioni avvenute in le procedure per le iscrizioni soci in questo numero dell’ passato, mentre troviamo che on-line non siano arrivate con L’Urlo, visto che troviamo il suo valore sia uguale, anzi puntualitĂ o precisione: per in esso un valido strumento superiore, in quanto prodotto prima cosa, abbiamo dovuto per mantenere vivo il contat- e prova della voglia di fare attendere l’approvazione dei to con gli altri ragazzi. Per che ancora caratterizza il no- Docenti, senza la quale non si può procedere, che essendo quanto riguarda la questione stro Liceo. “Cogestioneâ€?, e credo che i Per quel che riguarda l’or- molto vicino alla data previmiei colleghi e i professori ganizzazione, problemi sta per l’apertura del sito, non che ci hanno supportato siano si sono avuti riguardo al ci ha purtroppo permesso di d’accordo con me, non potrei comunicazione, principal- avere il tempo che avevamo essere piĂš contento. Dopo mente, a quanto si è capito, preventivato come necessario contrattempi e le solite pro- dovuti alla tempistica. Ci si alla preparazione delle iscriblematiche logistiche infatti, domanda se vi siano stati zioni; secondo, l’incertezza su crediamo che il progetto (am- altri motivi, e perchĂŠ i tem- diversi punti, come il numero, bizioso) proposto in Febbraio SL DSSXQWR KDQQR LQĂ XLWR il nome e la conformazione di sia stato realizzato egregia- sull’organizzazione delle alcuni corsi, non ci ha nemmente. Non posso esprimermi prenotazioni, ad esempio, e meno dato la possibilitĂ di sul parere di tutti i professori come mai le informazioni, preparare un primo modello naturalmente, ma abbiamo uscite dall’assemblea dei su cui lavorare, e si è dovuto

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procedere “in itinereâ€?, affrontando i problemi non appena si presentavano. Per quanto riguarda la comunicazione, è un problema che sempre c’è stato e sempre ci sarĂ . Con piĂš tempo avremmo potuto certamente dare qualcosa in piĂš in mano ai ragazzi, ma in una situazione del genere, è logico che non ci sia stato possibile farlo: abbiamo usato Facebook, sperando che la voce girasse anche a coloro che non lo avevano, e abbiamo fatto il classico giro per le classi, tenendo in considerazione specialmente le prime, che mai avevano partecipato ad un evento del genere. &L VHPEUD SHUz FKH DOOD Ă€QH tutto sia andato per il meglio, anche perchè abbiamo potuto aggiustare -per quanto ci fosse possibile- le situazioni piĂš complicate dopo la consegna degli elenchi. Appunto per quel che riguarda il rapporto tra il Consiglio d’Istituto(componente studenti) ed i Rappresentanti delle varie classi, vi sono alcuni pareri che sottolineano l’esigenza di una migliore comunicazione. Il vostro pensiero, ed i vostri intenti in materia, quali sono? Sinceramente non ho mai pensato ci fossero problemi nel comunicare con i Rappresentanti di classe. Sono molti infatti quelli che compiono il loro lavoro benissimo, quindi forse la colpa non è totalmente nostra. Noi comunque ci LPSHJQHUHPR DIĂ€QFKp QHVVXQR DEELD SL GLIĂ€FROWj QHO comunicare con noi e trasmettere ciò che viene detto in assemblea. Il nostro obbiettivo

è superare questi problemi, quindi critiche del genere ci aiuteranno senz’altro a migliorarci e a lasciare un’esperienza positiva per coloro che ci seguiranno! Molti tra gli studenti richiedono una “riedizioneâ€? dei WRUWD GD\V PD Ă€QR DG DGHVVR la proposta, almeno questo è ciò che sa la maggioranza, non è stata discussa. Vi chiediamo di fare chiarezza in merito. Per quel che riguarda i fondi della Cassa d’Istituto, nelle vostre mani, ci pare opportuna una domanda sulla disponibilitĂ economica che la componente studentesca ha, e quali sono i progetti per cui si pensa di devolverla(parlare, qui, GHL Ă€QDQ]LDPHQWL SHU DOFXQL corsi della cogestione, e per il giornalino scolastico). Il torta-day è un appuntamento al quale i beccarioti sono particolarmente attenti, e che suscita molte aspettative ed attese, e lo sappiamo bene. Purtroppo le elezioni posticipate e la necessitĂ di affrontare altre iniziative non ci ha dato tempo di organizzarlo, PD VLDPR Ă€GXFLRVL FKH ULXVFLremo a riproporlo. Abbiamo dato precedenza ad altro, ma non ce ne siamo dimenticati! Per quanto riguarda il fondo studentesco, tutta la quota verUj GHYROXWD DO Ă€QDQ]LDPHQWR delle spese per la cogestione e non solo: qualsiasi progetto, nostro o degli studenti, ha la possibilitĂ di ricevere un aiuto, ivi inclusa la richiesta di Ă€QDQ]LDPHQWR GHO JLRUQDOLQR scolastico. A breve pubblicheremo i resoconti precisi DIĂ€QFKq WXWWL SRVVDQR IDUVL XQ¡

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idea delle disponibilitĂ . Per quel che riguarda la collaborazione tra di voi: il gruppo dei Rappresentanti è coeso? Taluni alimentano voci di corridoio su possibili attriti od incomprensioni tra di voi. Sentite l’esigenza GL VPHQWLUOH" ,QĂ€QH L YRVWUL programmi: un giudizio franco sul vostro operato Ă€QR DG RJJL H TXDOL RELHWtivi ancora vi proponete. Si aspetta, ad esempio, l’aetura dei corsi di ripetizione interni alla scuola, proposti all’inizio dell’anno. Il gruppo è assolutamente coeso: le incomprensioni, gli attriti o i problemi che alcuni dicono abbiano “colpitoâ€? noi quattro sono tutte speculazioni. E’ normale che talvolta ci si trovi in disaccordo, ma sarebbe utopico pensare che si vada d’amore e d’accordo quando si parla di cose cosĂŹ importanti. Sinceramente però, parlarne, mi sembra solo un modo per incrementare le stupidi voci di corridoio, che non hanno alcuna ragion d’essere. Stiamo lavorando senza intoppi e siamo assolutamente contenti di dove quest’esperienza ci sta portando. Per quanto riguarda i nostri programmi, giĂ alcune cose sono state fatte ed altre sono in sviluppo, ci serve solo tempo per terminarle. Ora che l’impegno totalizzante della Cogestione è terminato potremo concentrarci su altre proposte e progetti: non vogliamo sbilanciarci su promesse o possibilitĂ che poi potrebbero non essere mantenute, ma il nostro impegno sarĂ massimo, sempre.


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LA STORIA DELLA COGESTIONE Cogestione: una parola pronunciata ormai da tutti in queste ultime settimane e che sta facendo impazzire sia alunni che professori. Sanno, però, davvero tutti, per quale motivo è stata ideata e quali trasformazioni ha subito nel corso degli anni? Fino al 1992 non si parlava di cogestione, bensĂŹ di autogestione: per circa una settimana gli studenti mettevano in atto delle rivolte, occupando la scuola e non permettendo cosĂŹ lo svolgimento delle lezioni. I motivi principali per cui essa veniva indetta erano delle questioni sociali (ad esempio i tagli all’istruzione) e le richieste degli studenti, riguardo le loro necessitĂ , che non venivano prese in considerazione. Alcuni alunni si ribellavano impedendo l’entrata nell’ediĂ€FLR H RUJDQL]]DQGR LO “picchettoâ€? - uno schieramento davanti l’ingresso - alterando cosĂŹ il normale svolgimento della giornata scolastica. Inoltre danneggiavano l’istituto, rompenGR SRUWH H Ă€QHVWUH LPEUDWtando le pareti e addirittura RFFXSDQGR O¡HGLĂ€FLR JLRUno e notte. Le cose cambiarono circa venti anni fa, con il preside Marro, che convogliò tali

spinte ribellistiche verso forme condivise, permettendo ai ragazzi di trattare, durante le ore scolastiche di cinque giorni, argomenti che li premevano particolarmente. Il Beccaria fu il primo a essere giunto a tale convenzione; il passaggio avvenne con grande impegno da parte dei docenti, aiutati e approvati dagli alunni. Sicuramente la caratteristica principale della cogestione è il protagonismo giovanile, infatti essa è incentrata completamente sui ragazzi, permettendo loro di uscire dalla realtĂ scolastica, facendo una relazione fra episodi lontani e la vita odierna. Nei primi anni dopo il passaggio essa era confusionaria e poco organizzata: vi erano pochi corsi, alcuni dei quali trattavano argomenti frivoli e poco consoni all’ambiente di un Liceo Classico, che successivamente vennero aboliti. Ma, come dice la Signora Milani, la cogestione è come il vino: migliora di anno in anno. Infatti, con il passare del tempo, il numero dei corsi è aumentato ed essi sono diventati piĂš interessanti e approfonditi. Inoltre l’organizzazione è stata ottimizzata: si è in-

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trodotta l’iscrizione online per gestire meglio i partecipanti, sono stati invitati personaggi competenti per le varie tematiche trattate e sono stati suddivisi i corsi in aule stabilite. Fra i vari aspetti positivi, negli ultimi anni la cogestione ha presentato anche aspetti negativi, come ad esempio la riduzione dei giorni dedicati ad essa, ad oggi diventati tre. Ciò, forse, è da attribuirsi all’esaurimento degli argomenti di cui discutere e alle scarse idee degli studenti. Al momento le tre giornate sono suddivise in due turni, nei quali vengono esplicati circa trenta corsi, che spaziano dallo sport alla musica o dalla psicologia alla politica. L’organizzazione della cogestione sta coinvolgendo tutti gli studenti e professori e sta attirando soprattutto noi di prima, che siamo molto curiosi di vedere la realizzazione di tale progetto.

Si ringraziano i rofessori Bigatti, Giussani e Milani per la collaborazione Debora Lombardo Sonia Nannavecchia,


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COGESTIONE 2014 Durante i giorni 22-24-25 febbraio la nostra scuola ha accolto la tanto attesa cogestione, sistema di conduzione della vita scolastica alternativo a quello usuale, che prevede la partecipazione attiva a processi di formazione intellettuale e culturale da parte di noi studenti, attraverso i corsi. Tenuti da chi di noi ha voluto imbattersi nella trasmissione di una propria passione o nella condivisione di un approfondimento personale e attraverso conferen]H FRQ Ă€JXUH GL ULOLHYR VRFLDOH in ogni modo sono l’anima della cogestione. Sebbene sia inevitabile concepire questi tre giorni come una meritata fuga dalla estenuante routine, è importante non ignorare le occasioni che forniscono e non scordare che la cogestione ĂŠ un diritto per cui abbiamo lottato. Per chi non lo sapesse, infatti, affonda le sue radici nell’occupazione , ultima spiaggia magari dopo una serie di manifestazioni senza risonanza, e nell’autogestione, che LQYHFH ULĂ HWWH XQ SULPR VODQFLR critico nei confronti di una democrazia scolastica meramente rappresentativa e molto incentrata sulle nozioni piĂš che sulla costruzione dell’individuo. La sua legalizzazione rappresenta addirittura un passo di rilievo storico. Obiettivo raggiunto! Ma non per questo bisogna attribuirgli meno lustro. Il non essere pervasi dall’ansia per un’interrogazione non deve essere un incentivo per chiudere i battenti della mente e fungere da spettatori passivi. Fruttifero

ĂŠ invece stagliarsi tra divertimento e attenzione. I corsi quest’anno, per esplicita richiesta dei docenti, si sono attenuti maggiormente ad uno schema teorico, ma non hanno perso varietĂ e coinvolgimento. Anzi, l’accordo ha reso il clima piĂš collaborativo: i professori, meno scettici, si sono mostrati interessati ad ospitare l’argomentazione scelta e plasmata da uno sguardo giovane ma consapevole. A incorniciare questi tre giorni è stata una soddisfazione generale, lacerata a tratti da pigre lamentele a proposito del servizio d’ordine troppo ligio(o sarĂ che per la prima volta ha svolto davvero il suo compito?) e dai disguidi per lo smistamento nei corsi. Notevole è risultata la preparazione dei relatori, spesso altamente professionale e capace di addentrarsi nella peculiaritĂ dell’argomento, e l’interesse trasmesso. Ora, sazi di pennellate impresse sul volto piuttosto che sulla tela durante il corso ‘’action painting’’, di improvvisazioni catartiche ma anche imbarazzanti durante ‘’Act Attack’’, di persuasione, di letture di testi antichi e di musica come protagonista e non solo sottofondo, siamo carichi per rimetterci in carreggiata, o almeno spero! Non sono inoltre mancate ore Ă€QDOL]]DWH DOOD YDORUL]]D]LRQH del nostro patrimonio culturale, nella cui conservazione è coinvolto anche il Beccaria con la sua oscura e apparen-

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temente inaccessibile biblioteca, e all’accrescimento della nostra consapevolezza di cittadini immessi in una realtĂ tangibile, mutabile sfruttando il nostro potenziale, verso cui porsi con un atteggiamento critico e indagatore, in cui non fungere da evanescenti,fuggevoli comparse. I mezzi per consolidare questi concetti ci sono stati forniti in particolar modo da personaggi resisi disponibili ad incontrarci in Aula Magna per ampliare i nostri campi conoscitivi attraverso le loro realizzazioni ed esperienze. Ricordiamo Eva Cantarella, giurista e scrittrice che ci ha illustrato il divario tra il ruolo della donna nella societĂ latina e in quella greca, inducendo a VSRQWDQHH ULĂ HVVLRQL VXL WHPSL odierni; Pierfrancesco Maran, assessore alla mobilitĂ e ambiente e Chiara Bisconti, assessora al benessere ed alle risorse umane, che ci hanno esposto i progetti Expo; Marco Bechis, regista, sceneggiatore e produtWRUH FLQHPDWRJUDĂ€FR 9DOHULR Onida, giurista, ex giudice costituzionale, professore di diritto; Alessandro Aiuti, coordinatore dell’area clinica e di un’unitĂ di ricerca dedicata alla terapia genetica, professore associato di pediatria; Matteo Dotto e Guido Meda, giornalisti sportivi. Tre giorni sono volati,questo avviene solo quando l’interesse è alto. Aspettiamo con trepidazione la prossima , speriamo altrettanto coinvolgente e variegata, cogestione. Martina Mariauilo


CORRIDOIO BAGNO

CORTILE

VISTI DA UNO DI PRIMA...

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IL DILEMMA DEL RECUPERO VenerdĂŹ 7 febbraio molti studenti sono stati chiamati a fornire la loro opinione riguardo alla settimana di pausa didattica, alle sue modalitĂ e all’effettivo recupero. I risultati sono stati a dir poco contrastanti: il gradimento è calato, mentre al contrario i risultati ottenuti dagli studenti nelle prove di recupero hanno raggiunto livelli migliori, evidenziando un incremento percentuale nettamente superiore all’anno passato. La materia FKH KD EHQHĂ€FLDWR PDJJLRUmente di ciò è stata Latino che, mentre nel 2013 raggiungeva un poco soddisfacente 42% di recupero, quest’anno q VDOLWR Ă€QR DO $QFKH Inglese e Matematica salgono di alcuni punti, anche se il distacco con il 2013 non è cosĂŹ netto; al contrario Greco, pur guadagnando un +7%, è l’unica materia a rimanere sotto la metĂ di recuperi, con il 49%. Sorgono dunque delle con-

traddizioni interne, in quanto rimane ancora un mistero il motivo per cui gli studenti, pur apprezzando di piĂš la vecchia modalitĂ , con questa abbiano ottenuto risultati migliori. Il questionario offre la possibilitĂ di analizzare i dati, non fornisce tuttavia delle risposte esaustive: nonostante ciò è possibile comunque immaginare le cause di questo malcontento. Le percentuali generali dimostrano infatti che la modalitĂ dell’anno scorso riceve un buon 66% di gradimento, in particolare da parte degli studenti con il debito in latino, che, senza farlo apposta, è proprio la materia in cui il recupero è stato piĂš elevato. Inglese invece incassa un 43% di apprezzamento per la modalitĂ attuale, pur essendo comunque la materia in cui i recuperi si sono sempre dimostrati piĂš numerosi, sia nel 2013 sia nel 2014.

6DUHEEH SRVVLELOH ULĂ HWWHUH D lungo su questi risultati, ma una cosa è certa: rimanere in classe, in un ambiente a noi conosciuto, ed essere seguiti dai propri professori è certamente meno gradito dagli studenti ma permette loro di concentrarsi maggiormente e, di rimando, passare i recuperi con voti piĂš alti. Infatti la maggior parte dei Beccarioti risponde alle domande riguardo al metodo di lavoro adottato dall’insegnante e al clima in classe in bilico tra la casella “pocoâ€? e quella “abbastanzaâ€?, proprio a sottolineare il fatto che molto spesso ciò che è meno piacevole permette tuttavia di concentrarsi meglio. All’interno del questionario c’era però anche la possibilitĂ di esprimere un parere sulle attivitĂ di recupero e qui la modalitĂ attuale vacilla davvero molto. Ben l’80% degli studenti apprezzava il fatto che PDWHULH FRPH )LORVRĂ€D R ,WDOLDno fossero escluse dal recupero e ci si dovesse occupare solo dei “Big Fourâ€?, ovvero Latino, Greco, Matematica e Inglese. Marta Gerosa

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GRANDE NUOTO AL BECCARIA Lo scorso 7 febbraio 2014, presso la piscina dell’istituto Leone XIII si sono tenute le gare di nuoto della scuola. , QRVWUL DWOHWL KDQQR JDUHJJLDWR QHOOH GLVFLSOLQH ROLPSLFKH UDQD VWLOH OLEHUR GHOĂ€QR H nel tradizionale staffettone misto. Grandissimi risultati per Breschi, II C, che ha razziato gli ori di tutte le categorie allievi, ivi compreso lo staffettone nel quale si è avvicendato a Berti, De Martino, Gennari, Battuello e a Invernizzi, anche lei molto vincente, infatti oltre a contribuire alla vittoria nello staffettone ha sbaragliato le inseguitrici della categoria allieve vincendo stile OLEHUR H GHOĂ€QR Oro allieve anche per Berti nel dorso e Gianconteri nella rana. Nelle categorie juniores femminili si segnalano le brillanti performance di Citterio, FODVVH ƒ RUR QHOOR VWLOH OLEHUR H DUJHQWR QHO GHOĂ€QR 0DUUD]]D FDWHJRULD MXQLRUHV PDVFKLOH KD FRQTXLVWDWR O¡RUR QHO GRUVR H QHO GHOĂ€QR 2UR MXQLRUHV IHPPLQLOH DQFKH D 'H 6WHIDQL ,9 ' QHO GRUVR H QHO GHOĂ€QR H PDVFKLOH D Russo nello stile libero. Da registrare anche i 2 argenti e i 2 bronzi di Rovati , categoria juniores Maschile nello VWDIIHWWRQH H QHO GHOĂ€QR SHU L EURQ]L QHOOD UDQD H QHO GRUVR SHU JOL DUJHQWL Niente gobbe da studio o muscoli cascanti al Beccaria, ma grandi atleti che competono lealmente nelle discipline scolastiche e sportive. E ora ci aspettiamo grandi risultati nelle gare provinciali! Alberto Mangili

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CRONACHE SCIISTICHE <<Bellissima giornata anche questa per delle gare di sci,vero? Quasi come la giornata delle gare di istituto: neve perfetta e nonostante il freddo gli atleti hanno saputo riscaldarsi bene anche con poche ricognizioni di pista. Mentre aspettiamo i risultati di questa ´PDQFKHÂľ SURYLQFLDOH GL VFL ULFRUGLDPR OD FODVVLĂ€FD GHOOH JDUH GHO *HQQDLR *DUH IHPPLQLOL ELHQQLR YHGLDPR HFFR 7HU]D FODVVLĂ€FDWD 1HOYD *LXOLD GL % FRQ XQ tempo di 41,46 e solo 2,76 secondi aggiunti di penalitĂ . Con una minima differenza troviamo al 2° posto, Belmonte Francesca sempre di 1B con 41,37 e 2,67 di penalitĂ . Al 1° posto con zero secondi di penalitĂ , pettorina numero sette COLTELLINI BIANCA di 2A con 38,70. Ottimi punteggi. Passiamo ora alle Gare maschili, biennio: 3° posto con 45,43 e 7,93 di penalitĂ Fiammenghi Andrea 2A, 2° posto con 44,18 e 6,68 di penalitĂ Stefanutti Mattia di 1E, 1° posto con un tempo di 37,50 e zero secondi di penalitĂ TANZI SIMONE 1E. Manca poco, abbiamo giusto il tempo di elencare i risultati delle gare del trienno, semSUH GHO &ODVVLĂ€FD IHPPLQLOH ƒ SRVWR /LPDUGL $QQDOLVD GL % FRQ H GL penalitĂ , 2° posto Perucci Maria di 3F con un tempo di 39,13 piĂš 3,94 e al 1° posto, zero SHQDOLWj HFFHOOHQWH WHPSR GL 3(&&+,2/, 0$57$ GL % &ODVVLĂ€FD PDVFKLOH ƒ FODVVLĂ€FDWR 1GLD\H ,GULVV $ FRQ XQ WHPSR GL GL FXL XQ VHFRQGR H YHQWLGXH GL penalitĂ , 2° posto Barbesino Carlo con 35,36 e 0.30 di penalitĂ , al primo posto con solo 0.30 di differenza CALABRETTA PIETRO 3A con 35,06! Bene ĂŠ arrivato il momento di annunciare le migliori posizioni dei nostri atleti nelle gare provinciali, ancora pochi momenti di attesa. Ecco i risultati Femminili... 12° posto per PECCHIOLI MARTA 3B, miglior risultato tra i beccarioti partecipanti, seguita da &ROWHOOLQL %LDQFD $ DO ƒ SRVWR H GD 1HOYD *LXOLD % YHQWHVLPD FODVVLĂ€FDWD (G (FFR anche i risultati maschili...miglior punteggio sempre CALABRETTA PIETRO 3A al 23° seguito a distanza da Tanzi Simone di 1E al 26° posto e da Ortu Andrea di 3B al ƒ SRVWR FKH VL HUD FODVVLĂ€FDWR DO ƒ SRVWR DOOH JDUH G¡LVWLWXWR Bene, un San Valentino tutto sommato migliore di quanto mi aspettassi, mi ero giĂ programmata di riguardare la prima stagione di Desperate Housewifes in compagnia dei miei tredici gatti persiani e invece mi sono goduta questa bella giornata, complimenti a tutti gli atleti, a voi la linea>>. Maria Chiara Fusco

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ImpaSTATO Accingendomi a leggere le informazioni sulla breve vita di Peppino Impastato mi ha subito colpito il fatto che fosse riuscito a realizzare molti suoi progetti in un lasso di tempo molto breve. Giuseppe Impastato nasce a Cinisi il 5 gennaio 1948. La famiglia Impastato è presente QHJOL DPELHQWL PDĂ€RVL ORFDOL per mezzo di una sorella del padre, che ha sposato un boss attivo nel campo della droga. Frequenta il Liceo Classico di Partinico e in questo periodo ha il suo primo contatto con la politica, in primis al PSIUP, formazione politica nata dopo l’ingresso del PSI nei governi di centro-sinistra . Nel 1965 insieme ad altri giovani fonda il giornale “L’Idea Socialistaâ€? che costituisce un nucleo compatto con esigenza di rottura, d’innovazione e di riferimento nei confronti dell’accoppiata clerico-rea]LRQDULD H PDĂ€RVD GL &LQLVL Il primo numero subito crea uno scandalo e il sindaco democristiano, giudice Pellerito, cognato di Don Tano Badalamenti, sporge denuncia ai carabinieri: tutto questo è ricordato da Peppino nei suoi scritti con queste parole: “Avevamo scritto pochi fogli dattiloscritti e sfumati ma erano una carica esplosiva pronta ad esplodere. Non passarono cinque giorni dall’uscita del giornale che tutti noi della redazione venimmo convocati in caserma. Prima fu svolta

un’inchiesta di gruppo, poi ci interrogarono uno ad uno. Il giornale era fuorilegge perchè costituiva pubblicazione clandestina: fummo condannati ad un ammenda.â€? Il giornale rimase sospeso per un anno e subito dopo uscĂŹ con articoli che miravano il sistema politico che ne ha minato l’esistenza. Peppino con l’articolo LQWLWRODWR ´0DĂ€D 8QD 0RQWDgna Di Merdaâ€? provoca pressioni e gravi intimidazioni nei confronti della redazione e frattura decisiva con la sua famiglia. Lo zio consiglia al padre di farlo fuori con queVWH SDUROH ´6L IXVVL Ă€JJKLX meu ci facissi un fossu e ci u vruricassi.â€? Peppino viene cacciato di casa. Il giornale FRQWLQXD OD VXD GLIĂ€FLOH YLWD il penultimo e ultimo numero si scagliano con pesanti parole contro il professor Pandolfo che presenta querela: il PSIUP prende le distanze e Peppino Impastato e Agostino Vitale, rimasti da soli nella redazione, vengono obbligati a chiudere il giornale per evitare il deferimento dell’autoritĂ giudiziaria. Partecipa alle proteste per l’esproprio delle terre adibite all’agricoltura che vennero espropriate per costruirci un aeroporto mandando sul lastrico centinaia di famiglia: per questo fatto Peppino e altri giovani vennero denunciati per organizzazione di manifestazione non autorizzata. Alle elezioni comunali del 1972 il gruppo di

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3HSSLQR IHFH FRQĂ XLUH L YRWL QHOOD OLVWD GHO 3&, 6XO Ă€QLUH di tale anno Peppino si avvicina a Lotta Continua e nei suoi scritti Peppino ne parla cosĂŹ: “Autunno 1972. Mi avvicino a Lotta Continua, nell’estate nel 1973 partecipo a quasi tutte le riunioni di “scuola quadriâ€? dell’organizzazione, stringo rapporti sempre piĂš profondi con il capo Ristagno: rappresenta per me un compagno che mi da garanzia e sicurezza: comincio ad aprirmi alle sue posizioni libertarie e mi avvicino alla problematica redunista.â€? Nel 1975 organizza il Circolo “Musica e Culturaleâ€?, un’associazione fondata dai giovani che promuove attivitĂ culturali e che diventa un punto cardine di Cinisi. Al suo interno si formano il Colletivo Femminista e il Collettivo Antinucleare. Nel 1977 Peppino fonda un’emittente radiofonica chiamata “Radio $XWÂľ DXWRĂ€QDQ]LDWD FKH LQGLrizza le sue notizie verso la controinformazione e satira QHL FRQIURQWL GHOOD PDĂ€D H delle autoritĂ politiche locali. Nel 1978 partecipa alle elezioni comunali sotto il segno di Democrazia Proletaria ma viene assassinato il 9 maggio 1978 qualche giorno prima delle elezioni in concomitanza col ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani. Il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani. Le prime


ipotesi virano sull’attentato consumato dallo stesso Impastato oppure sul suicidio. Nel 1988 viene indagato per la prima volta Don Tano e nel 1992 viene archiviato per inVXIÀFLHQ]D GL SURYH 1HO il Centro Impastato chiede la riapertura presetando un’istanza chiedendo l’interrogatorio del nuovo collaboratore di giustizia: il pentito Salvatore Palazzolo. Nel 1996

la famiglia chiede chiarimenti sul comportamento delle forze di polizia dopo il ritroYDPHQWR GHO FDGDYHUH H ÀQDOmente dalle collaborazioni di Palazzolo, si arriva all’arresto di Don Tano Badalementi e del suo vice Vito Palazzolo. I familiari, il centro Impastato, Rifondazione Comunista, il comune di Cinisi e l’ordine dei giornalisti si costituiscono parte civile ma viene respin-

“Tra la casa di Peppino Impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno VFLURFFR JHOLGR FKH ODYDYD L PDUFLDSLHGL H JRQÀDYD L vestiti. Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza, dal PDUH ÀQR DOOH SULPH SLHWUH GHO PRQWH 3HFRUDUR &HQWR passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino. A quante volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe ÀQLWD 3HQVDL D Peppino, con i pugni in tasca, tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. ,QÀQH SHQVDL che è facile morire in fondo alla Sicilia.”

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ta tale richiesta. 26 gennaio 2000 Palazzolo chiede il rito abbreviato mentre Badalamenti verrà processato con rito normale e in video-conferenza. Il 6 dicembre 2000 viene compilato un fascicolo sulle responsabilità delle forze dell’ordine quella notte. Il 5 marzo 2001 Vito Palazzolo viene condannato a 30 anni mentre l’11 aprile 2002 Don Gaetano Badalamenti viene condannato all’ergastolo


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OMAGGIO A CLAUDIO ABBADO La Marcia funebre (Adagio assai) dalla terza Sinfonia “Eroicaâ€? di Ludwig van Beethoven commuove. Commuove ancora piĂš profondamente se la si ascolta in compagnia di migliaia di persone. Io mi trovo tra loro: donne e uomini, turisti, stranieri, bambini e anziani, tutti raccolti nella piazza antistante il Teatro alla Scala ad ascoltare la Filarmonica diretta da Daniel Barenboim, che ne è l’attuale direttore musicale. É l’ultimo saluto che Milano rivolge a Claudio Abbado, il grande musicista scomparso a 80 anni e che è stato direttore dello stesso teatro per 18 anni. Sono circondata da molti ragazzi che, come me, studiano uno strumento. Alcuni di loro se lo sono perĂ€QR SRUWDWR LO ORUR YLROLQR o il loro clarinetto, e questo non appare affatto strano. Sono certa provino lo stesso “senso di appartenenzaâ€? di cui parlava Rainer Maria Rilke nei “Quaderni di Malteâ€? quando faceva osservare al protagonista, immerso nella lettura di un libro in una biblioteca, che era bello sentire di essere parte di un gruppo che condivide la stessa passione. Il

momento è effettivamente solenne: il teatro ha le porte aperte e al suo interno è vuoto. Lo spazio interno è occupato solo dalla luce e dalla musica, che grandi altoparlanti donano a quanti affollano la piazza e le strade adiacenti. Non avevo mai preso parte a un evento simile e sono certa che Abbado sia stato onorato di essere il destinatario di un simile omaggio. Ciò che colpisce è il silenzio, che è davvero molto piĂš “forteâ€? della musica, perchĂŠ è un silenzio ricercato e rispettoso, quello che non ci si sforza di fare, ma che nasce dal cuore. Sarebbe banale cercare di fare una cronaca di questa serata, stranamente, o forse non casualmente, in contemporanea con le diverse celebrazioni, molte delle quali musicali, che hanno ricordato il Giorno della Memoria, il 27 gennaio scorso. Sono state scritte molte cose su questo straRUGLQDULR PXVLFLVWD Ă€JOLR di un violinista e membro di una famiglia che ha fatto della musica una ragione di vita. In una delle sue ultime interviste, Abbado ha rilasciato alcune dichiarazioni che sintetizzano mol-

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to bene almeno un aspetto della sua persona, quello che lo ha fatto emergere e che lui ha avuto la sorte di possedere: il talento. “Il talento è un’avventura mistica, che richiede metodo e disciplina, oltre che passioneâ€? - amava ripetere. Considerava il talento una “straordinaria fortunaâ€? che, una volta riconosciuta, va amata e non sprecata, perchĂŠ non si deve mai rimanere prigionieri delle sue seduzioni. Abbado non DPDYD OH SDUROH ´FRQĂ€QHÂľ “barrieraâ€?: riteneva che il talento possedesse una forza immensa e misteriosa ed era convinto che, solo se coltivato, fosse in grado di spingere chi lo possiede a una continua ricerca e a nuovi sforzi per superare qualsiasi limite. Credo che questa sia una delle sue piĂš grandi lezioni e sono certa che ognuno dei presenti in SLD]]D TXHOOD VHUD GL Ă€QH gennaio, l’avesse in mente e poi trattenuta e conservata, come qualcosa di prezioso. D’ora in avanti, la Civica Scuola di Musica di Villa Simonetta di Milano porterĂ il suo nome. Lo ha suggerito il sindaco Pisapia e la famiglia di Abbado


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ROBOCOP

12 ANNI SCHIAVO

Gli anni ’80 sono stati l’epoca d’oro della fantascienza al cinema e hanno costituito il nostro immaginario collettivo a riguardo. Tra il 1977 e il 1989 sono infatti usciti Star Wars, Alien (1979), Predator (1982) e Terminator (1984) e i loro vari seguiti; tutti questi franchise sono stati ripresi nell’ultimo decennio in modo insoddisfacente. Soltanto un franchise non era stato ancora rivisitato: Robocop. Nel 1987 il regista olandese Paul 9HUKRHYHQ DIĂ€Gz DOOR VFRQRVFLXWR 3HWHU :HOOHU LO ruolo da protagonista in quella che è diventata una pietra miliare. Questo reboot è invece palesemenWH Ă€JOLR GHL VXRL WHPSL H IRUVH SURSULR SHU TXHsto non riesce a essere all’altezza dell’originale. 1RQ YRJOLR GLUH FKH TXHVWR Ă€OP VLD EUXWWR q IDWWR bene, molto d’intrattenimento e con un buon cast (Michael Keaton, Gary Oldman, Samuel L. Jackson). Sarebbe apprezzabile, se non fosse intitolato Robocop. Se, infatti, è stato ripreso anche in modo migliore il tema della distopia futuristica, il protagonista, interpretato da Joel Kinnaman, non è proprio l’uomo-macchina a cui siamo abituati: lasciando da parte il design dell’uniforme (che lo fa sembrare uno SWAT interamente nero con la visiera a discapito del look robotico originale), il nuovo Robocop manca di carattere. Mentre l’originale era un simbolo della legge nella futuristica 'HWURLW 5RER 6:$7 q Ă€Q WURSSR LQVLFXUR QHO VXR ruolo e non bastano una stupenda moto e alcune citazioni all’originale messe senza criterio ad alzare le sue quotazioni. Inoltre può ancora vedere la sua famiglia dopo l’incidente che spingerĂ la futuristica azienda OCP a trasformarlo in un uomo-macchina: uno dei fattori che spingeva a patteggiare per Robocop era che non poteva tornare dai suoi cari pur volendo perchĂŠ lo credevano morto oltre che per il suo aspetto. Qui invece hanno voluto rendere piĂš intimistico il suo rapporto con i familiari. Ăˆ un buon prodotto per chi non ha visto il primo Robocop, ma snatura un’icona della fantascienza, inserendola in un genere e in un’atmosfera dark che non gli appartengono.

La libertà è un bene prezioso troppo calpestato nei secoli e questo è ciò che è capitato in molte storie. Compresa quella di Solomon Northup, un afroamericano nato libero che nel 1841 venne venduto come schiavo con l’inganno e liberato solo nel 1853. Lo stesso scrisse un’auWRELRJUDĂ€D RUD WUDVSRVWD GD 6WHYH 0F4XHHQ (regista omonimo del grande attore), intitolata 12 anni schiavo. A interpretare lo sventurato Solomon troviamo Chiwetel Ejiofor, attore britannico che ha iniziato nel teatro e che al cinema ha giĂ lavorato con registi come Woody Allen (Melinda e Melinda) e Alfonso Cuaron , Ă€JOL GHJOL XRPLQL PD VL ULWURYD SHU OD SULPD volta protagonista assoluto; la sua interpretazione è stata impeccabile e ha comunicato grande pathos. Questo vale anche per il resto degli attori neri: Lupita Nyong’o è stata candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Sono stati invece deludenti gli attori bianchi e piatti i loro personaggi, compreso Brad Pitt, la cui presenza non è dominante come le locandine italiane fanno credere (ha infatti suscitato polemiche il fatto che le star bianche fossero messe in primo piano mentre fosse marginale lo spazio dedicato al protagonista di colore). Questa piattezza psicologica è VWDWD IRUVH XQ¡LQWHQ]LRQH GHO UHJLVWD DO Ă€QH GL renderci piĂš solidali con Solomon, che si districa tra atti di inaspettata generositĂ e atti di crudeltĂ , ahimè, realmente accaduti. PiĂš volte ti colpisce come un pugno allo stomaco e ti laVFLD SL FKH FRPPRVVR SHU LO OLHWR Ă€QH GHOOD vicenda, sconfortato dal fatto che questa liberazione fu una casuale eccezione: infatti molte persone vennero rapite in tal modo ma pochissime si liberarono. McQueen con una regia molto intima lancia non tanto un attacco allo schiavismo quanto un grido alla libertĂ e alla dignitĂ individuale, sorretto da una sceneggiatura funzionale e atmosfere soul che ti immergono e ti coinvolgono in un mondo alienante.

Luca Murgia

Luca Murgia

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FAR WEST Per chi di voi conoscesse la storia di Don Chisciotte della Mancia, ciò che sto per raccontarvi non sarĂ niente di nuovo, conoscerete giĂ la storia, in quanto cambiano solo il luogo e l’epoca. Ci spostiamo di molti anni e di molti chilometri: siamo a Milano, nel Liceo Classico Beccaria, ed è il 24 Gennaio del 2014. RoEHUWR 3URLHWWR LO SUHVLGH Ă€QLto di lavorare, salta sul motorino e si dirige verso nella sua graziosa villa, non lontano dalla scuola. Alla maggior parte degli studenti fa paura: OR VJXDUGR Ă€VVR L EDIIRQL OD postura perfettamente dritta e la parola seria, secca, ma una piccola parte sa che quella persona è anche capace di confortare ed amare. Ma a tutti questi, dal primo all’ultimo, professori e bidelli inclusi, una passione del preside è sconosciuta: il romanzo Western, e tutto ciò che riguardi i Cowboy. Questa non era mai uscita da casa sua: quando vi entrava, magicamente, tornava nel Texas con i suoi compari, mentre, quando usciva, ritornava Roberto Proietto, il preside del Beccaria. Ma presto, tutto sarebbe cambiato, il Preside, in seguito a un libro, avrebbe perso la testa, e cambiato le sorti degli studenti del suo liceo. Quel pomeriggio, dunque, tornò a casa e, salutaWD OD PRJOLH L Ă€JOL H LO PDJgiordomo Gennaro, si diresse nel suo studio. Era uno stanzone alto, le pareti coperte da librerie, pile di libri per terra e al centro una scrivania. Sedutosi sulla comoda poltrona,

sistemato il cuscino sotto il sedere, tirò fuori dal cassetto il suo lazo, chiuse la porta e si mise a leggere l’ennesimo libro sui Cowboy. Passarono le ore, ed esattamente alle venti, la moglie entrò nel suo studio, reggendo tra le mani un piattone di pastasciutta, ma lo lasciò cadere appena vide l’amato marito: teneva tra le mani, abbracciato come un bambino, il volume e sorrideYD JOL RFFKL D SDOOD Ă€VVDYDQR il vuoto. La moglie, tenendosi a debita distanza, e reggendo tra le mani il battipanni, che HUD DSSRJJLDWR Ou GL Ă€DQFR VL avvicinò e sussurrò: â€?Roberto, ti senti bene?â€?. Non fece in WHPSR D Ă€QLUH LO ´EHQHÂľ FKH VL ritrovo il volume di oltre duemila pagine in mezzo agli occhi. Roberto balzò in piedi urlando: “Io sono un Cowboy, e non voglio essere disturbato da te, donna!... Però, adesso, vorrei andare a lettoâ€?. E cosĂŹ fece, andò a letto, ma la notte non fece che peggiorare le cose. A noi che lo guardiamo dall’esterno, Roberto Proietto sembra una persona normale, ma in realtĂ , se fossimo nella sua testa, capiremmo che ciò che lui vede è ben diverso dal “veroâ€?, o almeno da ciò che noi intendiamo con “veroâ€?, “realtĂ â€?. Durante il sonno le sue idee, i suoi sogni, soppressi in giovane etĂ , sogni di avventure, sparatorie, cavalcate nel Texas, maturarono, si risvegliarono e attaccarono il suo intelletto, facendolo diventare pazzo. La mattina seguente, quando la moglie si svegliò, Roberto non era piĂš

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nel letto. La sveglia segnava le 9:00. “SarĂ a scuolaâ€? pensò la moglie, che ancora non sapeva del trauma che stava per investirla. Vestitasi, scese le scale della graziosa dimora, e trovò un cavallo in casa, con GL Ă€DQFR VXR PDULWR FKH OR stava ferrando con l’argenteria dei suoi avi. Ma prima di picchiare il marito per il cavallo e i cucchiaini, si mise a urlare per come era vestito: aveva un cappello, sul quale si poteva leggere l’autografo di John Wayne, una bandana rossa sul collo, una camicia a quadretti blu e bianchi, dei jeans e due grossi stivali marroni con due speroni. La cosa che inquietò di piĂš la moglie furono la pistola e il lazo, attaccati al grosso cinturone, nel quale erano inseriti dei proiettili, blindati. PoichĂŠ non riuscĂŹ a proferire parola, iniziò a parlare lui: “Ti piace? E’ bellissimo, lo chiamerò Furia e sarĂ il mio fedele amico, compagno d’avventureâ€?. Luciana non fece in tempo a rispondere, che Roberto, montato sul cavallo, si era già ÀRQGDWR VXO PDUFLDSLHGH GLretto al Beccaria. Arrivò che era appena suonato l’intervallo, parcheggiato il cavallo e OHJDWROR DOO¡LQIHUULDWD GHOOD Ă€nestra che da sul bar, si diresse, con tutta la scuola che lo Ă€VVDYD YHUVR FRUWLOH GRYH JOL studenti stavano fumando. Tutti si misero a ridere quando lo videro vestito in quel modo: cosa gli era preso? PerĂ€QR LO 9DULHVFKL QRQ ULXVFu D trattenersi. Ma Proietto venne turbato da quelle risa, burle e


scherni: vide un ragazzo che gli stava particolarmente antipatico, basso, robusto, faccia rotonda, capelli e occhi marroni, che stava tirando su un drum. Furioso, lo colpĂŹ col lazo sul sedere, facendogli cadere per terra il tabacco, la FDUWLQD H LO Ă€OWUR 0D OD IROOD iniziò a ridere ancora di piĂš; nel frattempo nel cortile erano scesi anche i prof. La Terra e Conti, che interpellavano gli studenti su cosa fosse successo al preside. Roberto era adirato: gli studenti dovevano rispettarlo, non beffarsi di lui. CosĂŹ estrasse la pistola e colpĂŹ il panino speck & brie di una ragazza, che, esplodendo, aveva sporcato tutti nell’arco di tre o quattro metri, anche la pelliccia nuova della Salvatores, che rientrò a scuola imprecando in inglese e russo. Fece cosĂŹ anche con altri studenti, cosicchĂŠ nell’arco di cinque minuti, non c’era nessuno di quella folla che non fosse sporco, ma soprattutto era tornato il silenzio. Proietto, felice, salĂŹ e si chiuse nel suo studio. Passò, tra sparatorie in corridoio, assalti in cortile, professori legati ai busti di marmo, un mese. La situazione era cosĂŹ critica, che tre professori decisero di fare una congiura per ucciderlo. Si riunirono nei segreti meandri della piccionaia il Bernardinello, la Salvatores e il Giussani. Il primo, da quando gli studenti che fumano in cortile avevano iniziato a temere piĂš il preside di lui, era caduto in depressione per la gelosia. La seconda aveva investito tutti i suoi risparmi in detersivi per smacchiare la pelliccia, invaQR ,O WHU]R LQĂ€QH HUD DUUDEbiato perchĂŠ Proietto, una bella mattina, aveva costituito un

tribunale dell’inquisizione per gli studenti atei, e non l’aveva messo a capo. Elaborarono un piano, e decisero di metterlo in atto il giorno dopo. La Salvatores avrebbe distratto Proietto e il Bernardinello O¡DYUHEEH XFFLVR VĂ€ODQGROL OD pistola. Il Giussani serviva solo per fare l’estrema unzione. Era appena suonata la sesta ora, e Proietto, come di consueto, si stava esercitando a sparare. La Salvatores lo chiamò fuori dalla presidenza, e cercò di farsi seguire lungo il corridoio della ferrovia: il Bernardinello era nascosto dietro le macchinette. Era il momento giusto, ProLHWWR HUD GLVWUDWWR D VXIĂ€FLHQ]D e non sospettava nulla: il Bernardinello buttò via il pacchetto di patatine che aveva mangiato per lo stress, si avYLFLQz GL VRSSLDWWR H VĂ€Oz LO revolver dalla fodera. Sembrava stesse andando tutto per il verso giusto, ma il Bernardinello, per le patatine, aveva le mani unte e non riusciva ad afferrare con sicurezza la pistola: la mano gli scivolava sull’impugnatura di legno. Il piano era andato a rotoli: Proietto si era accorto di tutto, si voltò di scatto, vide il Bernardinello, poi, guardando davanti a se non vide piĂš la Salvatores, che era giĂ scappata. Allora decise che si sarebbe vendicato uccidendo Bernardinello, ma quando si voltò, era giĂ arrivato al primo piano piĂš veloce del plasma stellare. Proietto senza indugiare si lanciò all’inseguimento e ben presto si trovò fuori dalla scuola, assieme ai fuggitivi. Li vedeva bene, non erano tanto lontani, allargò le gambe, le piegò leggermente, sfoderò la pistola (devo ricordare

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che fece fatica, in quanto era ancora un po’ unta), e la puntò contro i due. Il vento del deVHUWR VRIĂ€DYD VXO %HFFDULD conferendo un tono epico alla scena .il nostro cow boy stava per premere il grilletto quando venne investito dalla Professoressa Spaghi, che stava tornando a casa e non aveva guardato lo specchietto andando in retro. Proietto cadde e picchiò la testa sul bordo del marciapiede. I due fuggitivi, gaudenti, tornarono indietro e chiamarono il Giussani per il funerale. Nel frattempo la Spaghi si interrogava sul perchĂŠ di tutto questo, ma ,perdutasi fra un’aoristo e un piĂšccheperfetto non capiva, e si rifugiava nei paradigmi, impaurita. Alle prime gocce di acqua santa cadute sul suo volto, Proietto riaprĂŹ gli occhi. I quattro attorno a lui, o meglio i tre, (per tranquillizzare la Spaghi, le avevano spiegato che Proietto, per il grande VSDYHQWR VL VWDYD Ă€QJHQGR morto, come un Opossum e quindi era tornata a casa) non avevano piĂš voglia di scappare: il Bernardinello, scappando, si era preso uno strappo, ma aveva continuato a correre per paura di morire. La Salvatores, era stremata, ma orgoJOLRVD ( LQĂ€QH LO *LXVVDQL strepitava in giro “è tutto OKEEEEEEEEEYâ€?. Restarono lĂŹ, indomiti, sperando che liavrebbe risparmiati. E cosĂŹ accadde. Proietto si alzò in piedi, si guardò attorno e disse: “Cosa state lĂŹ a fare? Abbiamo una cogestione da organizzare.â€? Presa in mano la pistola giocattolo, risalĂŹ le scale. THE END Konrad Borelli


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O G A V S

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ANGOLO CITAZIONI PROFESSORI ma l’hai scritto mentre eri in preda a un volo pindarico?

state zitti che già non capisco io, figur iamoci voi

cosa fai mentre spiego? Meditazione trascendentale?

non sto facendo pesca d’altura che ti devo tirare fuori le cose con l’amo

STUDENTI

adesso a pro una o p arentesi ip t , a m i a chiu do p po i la stor ella a e n rché è u ella d ssa f a c o r rente qu cipe del prin llo e atata pise a p sul e sull mi sto annoiando. Quasi ip c n quasi vado al banco salumi pri Esselunga a sussurrare ai bambini che passano “è peppa pig”

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