Numero 7 - Maggio 2012
L’URLO MAGGIO 2012 – N. VII –ANNO VI
ENNIO D’AMICO Direttore Responsabile Vicedirettore ALESSANDRO DE VITA Direttore Creativo GIACOMO GENZINI Caporedattore Attualità SEBASTIANO CORLI Caporedattore Mondo Beccaria STEFANO SANTANGELO Redazione FEDERICO ARDUINI, MATILDE CAPELLI, BIANCA CASATI, MARCO COSTA, FEDERICA DALLE CARBONARE, ELENA DOMENICHINI, FRANCESCO FALAGUERRA, GIOACCHINO FORTI, MARTA GEROSA, NAOMI GRILLO, GIULIA LITI, RICCARDO LOBASCIO, BEATRICE MEDVED, FILIPPO MOIA, VIOLA NOUHI, CARLO ORIO, LUISA PUPO, GRETA RAGNI, MARIA FRANCESCA RECORDATI, FILIPPO ROVATI, SOFIA VOLPI Illustrazioni Caporedattore ILARIA TROULLIERMATTEO SCHIAPPARELLI, MATILDE VILLA Redazione Web Coordinatore DEBORAH SARTORI, KONRAD BORRELLI Ha collaborato: TOMMASO FRANCETTI Docente Referente PROF. PIO MARIO FUMAGALLI
GIACOMO A. MINAZZI Direttore Editoriale
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n altro mese è passato e questo è il mio penultimo editoriale. Il tempo, ormai, vola, e credo che voli per tutti noi, mentre zigzaghiamo fra scritti, orali, professori che si sono dimenticati di organizzarsi e di conseguenza fanno tutto all'ultimo, alieni che appaiono nel cupo cielo di Milano (ne abbiamo visto uno pochi giorni fa) e altri deliri di portata più o meno grande. E, lasciatemelo dire, è anche peggio per noi maturandi. Quindi, via con lo svago e qualunque cosa ci possa essere utile per far finta che il Beccaria e la noiosa lezione che state ascoltando non esistano. Tempo fa, parlavo con una musicista di mia conoscenza dell'unico argomento che ha una minima rilevanza per lei: la musica. Il personaggio è strano. Sulla settantina, è figlia di una violinista che ha appena superato i novantanove anni. Suona il clavicembalo, che, per chi non lo sapesse, è il diretto antenato del pianoforte. Discuto di cosa sia suonare, di quello che sta programmando la mia orchestra, e di quanto sia meraviglioso (lo è davvero) sentire la musica che si forma, nota dopo nota. Mi risponde con una sola frase, che mi è rimasta impressa: “Mi sembra ovvio. La musica è vita”. E lo è davvero, per chi suona, e anche, forse, per chi semplicemente l’ascolta. E così, alla musica, che, secondo alcune stime, si ascolta in media per più di tre ore al giorno (per me di più) abbiamo deciso di dedicare questo numero. E a tutte le accezioni della musica. Vi parleremo così di storia della musica, dalla preistoria alla musica greca, dai buoni vecchi dischi in vinile al festival di Woodstock, a The Wall, ma anche delle nuove frontiere della musica e dei siti di condivisione (che non sono i siti di download illegale). Vi parliamo di chi fa musica, qua al Beccaria, e sono davvero tanti, e di quello che significa per loro. Vi parliamo della musica che è una passione, anche solo da ascoltare, e di quanto ogni tipo di musica abbia la sua bellezza, nel nostro usuale confronto, che mette a paragone jazz e musica elettronica (io preferisco il jazz). Vi parleremo di cosa succede quando la musica non viene compresa e nascono le misheard lyrics. E, se non vi interessassero i nostri discorsi, vi presentiamo un'intervista al Principe del Neo-soul Luca Dimoon, cantante italiano che ha trovato negli Stati Uniti il successo e l'affermazione. Gli abbiamo chiesto cosa pensi della musica italiana, e non solo, di moda oggi. Credetemi, leggetelo e vi piacerà. Infine, vi lasciamo con un invito – lo trovate in quarta di copertina - per un party organizzato dalla Redazione esclusivamente per voi. Grazie ad un’ottima collaborazione con il Just Cavalli Hollywood, che è lieto di ospitare la festa “di primavera” dei Beccarioti, vi invitiamo a raggiungerci domenica 27 maggio e a passare una serata insieme festeggiando e divertendoci in un locale milanese di grande prestigio e che difficilmente ha ospitato feste studentesche, ma che ha deciso di fare un’eccezione per noi Beccarioti. Non vi proponiamo la solita serata in discoteca, ma un vero cocktail party dalle 20, mi raccomando quindi il dress code (per questo vi rimando ad un vecchio articolo sul dress code pubblicato sul numero di settembre)! Le altre informazioni le trovate in quarta di copertina, ma non esitate a contattarci o a visitare il nostro sito web e la nostra pagina Facebook (www.facebook.com/ urlo.beccaria) dai quali vi terremo aggiornati. Non perdiamo quindi questa occasione e partecipiamo numerosi! Ad maiora semper!
BECCARIOTI IN MUSICA di Sofia Volpi
Sono tra noi. Dietro a banchi comuni, chini su libri troppo grossi, su compiti impossibili. Girano con vestiti anonimi, l’aria dei tipici studenti di Liceo, di quelli che tirano avanti interrogazione dopo versione tra compiti e disperazione. Questi personaggi sotto t shirt e jeans, presi dal mucchio a caso alla mattina, celano un’anima, un’anima in più, non quella di cui parlano filosofi o preti, la loro è un’anima rock, classica, jazz, pop, rap, dance, r&b… Sono qui, in questa scuola, ma spesso la loro testa è altrove, basta una parola, un suono, un momento di silenzio e parte una canzone e sono catapultati in un musical, il straordinario musical della loro vita. “La musica è sublime secondo il concetto kantiano” dice Rossana, pianista e cantante, “riesce a e s s e r e vo l u p t a s a t q u e h o r r o r (Lucrezio), nel senso che pur essendo un piacere spesso ti provoca angoscia interiore- basta ascoltare un pezzo di Strauss- e così libera la tua anima”. Ci racconta Irene: “ Suono da 14 anni il pianoforte, la musica è il mio angolo. Occupa sia il momento per festeggiare sia quello per rifugiarsi. Ma è sia per me, sia per gli altri perché può essere regalata. Quel giorno che ho suonato per un’associazione di ciechi sono stata davvero fiera del mio regalo”. Un’altra pianista, Elena, ammette “sono dipendente dalla musica. Riempie ogni mio momento vuoto, è sfogo creativo, originalità”. C’è chi con la musica si esprime nel modo migliore, perché è cresciuta grazie ad essa “prima ero introversa e suonavo solo per me stessa, ora suono anche per gli altri e lo trovo molto diver tente” Mariel, pianista e chitarrista. Allo stesso modo Pietro suona il piano tutti i giorni “per rag giungere il culmine, il top.
Suonando si raggiunge un’armonia perfetta”, che lui cerca non solo nei pezzi di musica classica ma anche in quelli rock, di Toto, Muse, Pink Floyd. Un appassionato dei Pink Floyd e tutta la loro discografia è Sebastiano, bassista, che ritiene che la musica sia “a cavallo tra la tendenza artistica sensitiva e quella convenzionale. Implica una mistura tra letteratura dei testi-o che dovrebbe tendere a tale- e la potenza evocativa della melodia”. Ma non finisce qui: Chiara, pianista, dice che attraverso la musica esprime i propri sentimenti, ma allo stesso tempo è lei a provarli, come quando sente un pezzo per la prima volta e si emoziona sempre in modo diverso; mentre Ottavia, una chitarrista, ci ricorda che-altro che alcol, droga o social network- “la musica è un modo per evadere la realtà”. Abbiamo anche un clarinettista, Federico, che ci dice “la musica non è definibile, è anima dell’universo” e Pietro, pianista, che insieme a Gabriella, flauto traverso, ci fa riflettere sulla spinta che la musica dà ai rapporti sociali, perché è uno spunto per stare insieme Che sia in un’orchestra o in una band, non ci si sente più soli, ma supportati dagli altri. Ma non mancano le cantanti. Elena dice “ Canto da quando sono piccola, mi rilassa e quando un pezzo mi riesce bene, la giornata subito migliora. In realtà canto sempre sotto la doccia, girando per casa, preparando la cartella. Comincio appena scendo dal letto-avete presente quei motivetti che si fissano nella testa e non si schiodano più?- fino a sera, quando ci ritorno”. Elisa invece ci spiega: “La musica è uno svago prima di tutto. Si esprime quello che si pensa e io l’associo sempre con il mio stato di essere.” E c’è un ex beccariota che lavora proprio in quel campo in cui svago e musica sembrano proprio un binomio necessario, lui è Raffaele Orlando Martino Piscicelli Taeggi De vito Czikk,.
Forse con questo nome può sembrare più che altro una specie di nobile caduto fuori dalla sua epoca, in realtà non è niente di tutto questo. Comincia a suonare il piano in Prima Elementare, alle medie è già tastierista e voce di un gruppo rock di amici e scrive canzoni. Un giorno scrive un pezzo. Lo provano con chitarra, batteria, tastiera, ma suona male. Si accorgono tutti che non ci sta quella melodia, quel suono sopra il loro accompagnamento, il loro stile. Allora lui non si arrende, la prova e la riprova, e poi l’arrangia su una base dance. La canzone ha tutto un altro suono, quello giusto adesso. Così attraverso Facebook decide di far sentire il suo pezzo a dj affermati e uno di questi lo apprezza in modo particolare e lo chiama a collaborare con lui. Dall’età di 15 anni Raffaele, con lo pseudonimo Raffo Devito, è un dj e ora si trova a fare serate fisse in locali milanesi come Tocqueville e Le Banque, ma è richiesto anche in tutta Italia, in Svizzera, Francia e Repubblica Ceca. Per lui la musica è ormai necessità non potrebbe vivere senza, perché ci investe tutto il suo tempo e tutte le sue energie. Ma anche per tutti gli altri che hanno condiviso con noi i loro pensieri stupendi, è chiaro che la musica è la vita, è passione, è arte, è poesia. Per questo credo che si dovrebbe provare tutti, almeno una volta, a mettere le proprie dita su uno strumento musicale e lasciarle che correre o danzare leggere, oppure a sentire che la nostra voce è proprio come uno strumento e tirarla fuori in un modo nuovo, con tutte le sue sfumature. Musa sarà per noi la Musica. Meraviglia alle nostre orecchie, delizia ai nostri sensi. In un vortice ci trascinerà a turbinare con lei tra mille colori, e risonanti battiti del cuore, perché c’incanta, ci affascina, ci travolge, ci culla “e il naufragar (..) è dolce in questo mare”.
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IL CONFRONTO di Filippo Moia
Elogio dell’Elettronica Il buon vecchio Minazzi mi viene incontro e mi fa che devi fare un elogio della tua musica che non è musica e che è rumore che così il numero viene una figata, parla con Arduini e mettetevi d’accordo. E io allora gli dico di sì, di sicuro, dai figata. E lui a me: “a dopo”, e io a lui: “a dopo”. Fine. Vado a casa mi ascolto Deep Blue Day di Brian Eno e mi metto a buttare giù queste quattro righe grammaticalmente storte. “Elogio della musica elettronica” (vero inizio) Non ditemi che è tutta roba nuova senza storia e senza colonne, che i primi sintetizzatori sono del 56. Non ditemi che è solo rumore, che il primo disco di elettronica è stato la imitazione via synth di una certa musica da camera che non mi ricordo da parte di Milton Babbit. Non è tutta uguale, proprio per niente, e se non vi siete mai degnati di fare nemmeno una ricerca non conoscete abbastanza per fare commenti del genere. La possibilità di suoni che sono ricercabili, trovabili e utilizzabili dall’elettronica sono infiniti, la musica elettronica non ha schemi compositivi fissi, e se li ha sono malleabili sotto le dita del compositore. L’elettronica non è fredda, nonostante gli strumenti non siano meccanici - stolti - ascoltatevi i Cinematic Orchestra o Moby o Robert Wyatt . E non mi dite che non è bella musica perché in discoteca ci sta chi si fa di droga, perché punto primo l’elettronica ballabile non è la sola che esiste, punto primo se devo elencarvi tutto quello che si sono calati i jazzisti o i musicisti rock o quelli che facevano progressive psichedelica punk grunge pop e altro non finisco più. L’ elettronica è bella, varia, evocativa ed un sacco d’altri bei aggettivi. E se non ci credete venite da me che vi do due o tre dischi che vi farebbero cambiare idea. Elogio elettronica (outro) Poi finisco salvo il file lo mando a Minazzi e lui secondo me s’arrabbia perché è scritto male e strano, ma ho fatto ‘sto esperimento di fare uscire le parole come andava a loro e magari alla gente piace. Dato che non l’ho riletto, ma l’effetto deve essere questo, se i correttori o la redazione cambia qualcosa mi arrabbio. Piesse: Ascoltatevi l’ultimo disco di Paul Kalkbrenner che è bello di brutto e emozionante. 4 L’Urlo - Maggio 2012
MUSICALE di Federico Arduini
Jazz - Semplicemente vera musica In quest’era in cui l’ambito artistico musicale è dominato da musicisti piegati dalle esigenze del grande mercato, artisti che spesso si limitano a produrre musica che definire agghiacciante è poco (mi perdonino i fan e le fan di artisti quali Justin Bieber & Co… Ebbene si: la mia “velata” insinuazione si riferisce proprio ai loro idoli), immaginiamo che qualcuno, stufo di questa situazione, decida di andare alla disperata ricerca di un locus amoenus in cui dare riposo alle proprie orecchie, oramai stanche, con un po’ di buona musica. Probabilmente indeciso fra le centinaia di varianti di generi musicali, il nostro amico si troverebbe spaesato e privo di punti di riferimento, in balia dei numerosi elfi e omini verdi vestiti in giacca e cravatta (“oggettiva” e del tutto imparziale metafora ad indicare la pubblicità e mezzi di comunicazione) i quali, quasi sicuramente, lo riporterebbero da dove era partito. Questo articolo consiste nelle istruzioni per giungere a quel locus amoenus: la musica jazz. Rivelandosi alla fine del XIX secolo come sintesi tra numerose culture musicali, comprese quelle europee (ragtime, musica per banda militare, canti da chiesa, opera lirica) e africane (percussione, ritmo), il Jazz è veramente musica che viene dall’anima. Suonato da grandissimi e veri artisti, questo genere musicale è principalmente basato sull’improvvisazione e, di conseguenza, su quello che è l’animo dell’artista. All’interno di questa enorme produzione musicale, che ha influenzato tutta la musica che l’ha seguita, tutti possono trovare un sound o un artista affine ai propri gusti musicali: si passa dal veloce e quasi tempestoso inseguirsi di note di John Coltrane (che non ha nulla da invidiare in quanto a velocità di esecuzione al moderno Speed Metal!), all’armonioso e tenebroso Miles Davis, dallo spettacolare “ Chameleon” di Hancock al travolgente “ Hit the road Jack!” di Ray Charles! Or dunque, buttatevi anche a voi in questo folle e spettacolare mondo!
ULTIM’ORA DALLA PREISTORIA: È NATA LA MUSICA di Marta Gerosa
La musica nacque in circostanze ancora sconosciute nelle popolazioni primitive che, talvolta, prima del linguaggio parlato, la usavano insieme al canto e alla danza per comunicare. Le scoperte realizzate finora s o n o d e r i va t e d a l l o s t u d i o d e i r e p e r t i e dall’osservazione dei comportamenti di popolazioni tuttora viventi, come gli aborigeni d’Australia e gli indios brasiliani, che non essendo mai venuti in contatto con le popolazioni occidentali hanno mantenuto intatte le antiche tradizioni. Le teorie più valide fanno nascere la musica prima di tutto come imitazione dei canti degli animali, in particolare uccelli, e come accompagnamento ai ritmi che regolavano la vita: dal battito del cuore ai rumori della natura. Proprio con il mondo naturale e soprannaturale l’uomo tentava di instaurare un legame e perciò incominciò ad usare la musica per comunicare con una divinità. Infatti i riti si dividevano in varie categorie: alcuni erano legati alla religione, appunto, e alla stregoneria, altri avevano una funzione sociale, come il passaggio all’età adulta e la fertilità della terra, altri
ancora erano riti di purificazione, guarigione e perdono dei peccati. La musica, quindi, non era solo uno strumento per comunicare con i propri simili, ma anche un modo per giustificare alcuni fenomeni naturali identificandoli in qualcosa di soprannaturale e divino, con cui si interagiva. Per rendere più efficace questo dialogo gli uomini incominciarono a costruire degli strumenti musicali, all’inizio casualmente, come legni o pietre per le percussioni, poi elaborando veri e propri progetti che funzionando producessero suoni differenti: allora nacquero i primi semplici esemplari di sonagli, tamburi e flauti che col tempo vennero migliorati. Molti popoli, inoltre, collegarono la musica alla mitologia: in Sud America ritenevano che un dio avesse creato il mondo cantando tre volte, in Cina invece i primi canti erano l’emanazione delle voci di otto antenati. Quindi tutti le popolazioni, senza saperlo, diedero origine ad un fenomeno, la musica, che con la stessa importanza con cui è nata continua ad esistere oggi.
INDIE ROCK di Elena Domenichini
Si potrebbe pensare che l'Indie Rock, un genere musicale nato negli anni '80 in Gran Bretagna e dai più sconosciuto, abbia un che di orientale. In realtà l'Indie è anche un modo di essere, un mondo a se stante e assolutamente creativo e sperimentale. Se anche voi in una libreria siete attratti per prima cosa dalla copertina del libro e poi dal titolo insolito, intrigante, geniale, l’argomento potrebbe interessarvi. Indie sta per “indipendent” e indica l'indipendenza delle band dalle grandi etichette discografiche del pop di massa, preferendo quelle che lasciano agli artisti la loro autonomia, liberi di esplorare suoni, strade e tematiche spesso invise al grande pubblico. Se cercate qualcosa di nuovo quindi, diverso dagli ormai abitudinari pacchetti di suoni dance e pop, dal solito giro di accordi o dagli italiani testi melensi, è ciò che fa al caso vostro: ce n'è davvero per tutti i gusti, dai generi più rock e punk a quelli più pop ed elettronici, le sottocategorie sono moltissime: l'ascoltatore Indie Rock ama riempirsi l'ipod di questi artisti unici e sconosciuti perdendosi in un mondo tutto suo che crede di conoscere solo lui. Dagli anni 2000 c'è stata una vera e proprio esplosione Indie: le nuove tecnologie digitali e la rete come strumento di promozione della musica hanno dato spazio ad una nuova ondata di band e di sottogeneri. Oggi un utilissimo mezzo per conoscere questa musica è Youtube: basterà inserire solo uno dei nomi di questi artisti e vi si aprirà un mondo, che a lungo andare spazia anche molto sui remix e
sull'elettronica, per nulla disprezzabili. Quest'ala di Youtube è un susseguirsi di video contenenti una sola immagine che vi inviterà ad ascoltare il contenuto: foto di ragazze in controluce, di luci notturne, di ritratti creativi, di fotomontaggi trasognanti o composizioni geniali poetiche e non... Scegliere dalla copertina e poi giudicare. E poi i fantastici nomi dei gruppi, tra i più originali: Crystal Castles, Florence + the machine, Kings of Convenience, Let's Buy Happiness, Neon Indian, The Art of Sleeping, The Decemberist, Those Dancing Days, Washed out, Foster The People, My Bloody Valentine... Se però volete andare sul sicuro, senza immergervi in questo mondo psichedelico o affascinante, e avere un assaggio dell'Indie più comune, non dimenticandoci che il termine “altenative” ormai dagli anni '90 ha perso il suo significato, dal momento in cui il punk revival di famose band come Green Day e The Offspring è diventata musica da classifica, sono consigliati i due gruppi più noti e ascoltati del genere: The National, il gruppo preferito da Obama, e The Arcade Fire, che hanno vinto l'anno scorso il Grammy davanti a cantanti come Lady Gaga e simili, e che secondo Chris Martin, il cantante dei Coldplay, sono il gruppo più interessante del momento. Se quindi questo mondo vi incuriosisce, andate su internet, cliccate il primo video che vi ispira e spaziate all'infinito; chissà mai che un accordo dissonante vi rapisca...
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VIAGGIO ATTRAVERSO LA μυσική di Filippo Rovati
Apro gli occhi: sono seduto su di un seggio in pietra, ho attorno una folla di uomini, che intonano un canto ritmato e melodioso all’unisono con gli attori disposti a semicerchio sotto di me. Sto assistendo ad una rappresentazione teatrale. La lingua parlata è quella greca, il Coro danza al tempo di musica e canta sotto il mio sguardo e il pubblico di πολῖται attorno a me partecipa del canto. Uno dei greci che scorgo suona una dolce linea melodica sulla quale il coro prende voce e coinvolge il pubblico: ha in bocca uno strano strumento a fiato costituito da due canne: una emette suoni acuti, l’altra più gravi, mi pare di ricordare si chiami “αυλός”. Esco, sento il bisogno di muovermi e per le strade colgo una malinconica linea musicale accompagnata da lamenti cantilenanti e pianti scroscianti, la inseguo, rincorro il suono percepito e davanti a me si profila una processione, di sicuro una processione funebre. A scortare il triste avanzare del gruppo vedo ed odo una specie di tamburello, mi pare si chiami “τύμπανον”, e al suo fianco un’arpa a sezione triangolare dal suono grave. Tutt’a un tratto mi rendo conto di poter comprendere le parole intonate dalla mesta processione, suona qualcosa come: “Finché vivi splendi, non affliggerti per nulla/la vita è breve e il tempo esige il suo tributo” . Al mio fianco un uomo che indossa il tipico “ἱμάτιον”, veste maschile degli antichi Greci, all’udire la struggente melodia mi rivolge la parola dicendomi “Sulla lapide del defunto incideranno queste parole che odi, la musica e i versi li ha composti Sicilo”. Ora tutto mi è chiaro, dall’Atene classica, rincorrendo i suoni sono giunto all’epoca del famoso “Epitaffio di Sicilo” (I sec D.C), uno degli appena sei frammenti di musica greca a noi pervenuti. Illuminato sull’incredibile natura del mio viaggio, avverto l’obbligo incalzante di proseguire, non so dove , non so perché, ma oltrepasso un tempio a “θόλος”, ed ecco che lì accanto trovo un uomo che accompagnandosi con la cetra comincia a narrare di come fu infinitamente ricco di ostacoli il ritorno in patria di
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Agamennone. Dietro il mio sguardo ignaro e le mie estasiate orecchie che odono una storia in cui musica e parole confluiscono nella forza emotiva del racconto, un esiguo gruppo di persone si raduna per udire l’aedo cantare, raccontare, pizzicare le corde della cetra. Che sia uno dei poemi perduti del ciclo dei “νόστοι” - mi chiedo - ? Vorrei soffermarmi ancora ma sento che un’imperiosa voce dall’altro lato della strada proclama ai propri discepoli in ascolto. Un anziano alla mia sinistra borbotta “è tale e quale al suo maestro, finirà anche lui con l’essere condannato”. L’uomo che proclama nell’edificio al cui esterno è inciso “non entri chi non è geometra”, e comprendo essere l’Accademia, è dunque Platone. “La musica è una legge morale, essa dà un'anima all'universo, le ali al pensiero, uno slancio all'immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza e la vita a tutte le cose. Essa è l'essenza di tutte le cose, essa è l'essenza dell'ordine ed eleva ciò che è buono, di cui essa è la forma invisibile, tuttavia splendente, appassionata ed eterna”. Le sue parole smuovono in me un sentimento di rivelazione: è questo il filo conduttore del mio misterioso viaggio nel mondo greco, la μυσικη, che non è solo l’insieme di melodie cantate o suonate, ma l’essenza di tutte le cose. Il mondo in cui sono stato catapultato risuona di una musica variegata e totalizzante, come connubio di suoni, danze, canti, strumenti a fiato e a corde. È tutto impregnato di essa e da essa la Grecità trae la sua geniale capacità di sviluppare concetti e temi alla radice del m o n d o occidentale coerentemente, con ordine for male, ma anche quel quid di fervore inesplicabile che è
caratteristico della musica. Entro nell’Accademia e sento un alunno esprimere il suo parere dicendo che la musica in quanto forma d’arte è valida per la “catarsi dalle passioni” che smuovono l’animo umano, perciò è in grado di purificare l’uomo in sé, non solo di indicare un ordine sul piano trascendentale, ma anche sul piano emotivo individuale . Aristotele, redarguito dal maestro, infine tace. Sento il bisogno di bere e subito mi viene offerta una coppa con cui attingere da un grande otre colmo di vino e miele. Alceo viene invitato dai compagni di simposio ad intonare un canto per allietarli, e dà voce al suo canto celebrando la lieta giovialità del convivio e la virtù di quegli aristocratici al banchetto, in modo soave e cadenzato accompagnandosi con uno strumento a corde con cassa di risonanza semicircolare e lunghi bracci ricurvi che si ricongiungono al giogo, pizzica le corde del “βάρβιτος” con una mano e con il plettro. Sono dissetato ormai e riapro gli occhi. Cosa mi rimane della musica greca se non la fondamentale importanza socioculturale che essa possedeva e il suo multiforme protagonismo? Forse è giusto che in mano non mi resti che il senso profondo della musica per i greci, come onnipresente leg ge che è par te dell’educazione, vive in teatro, nei templi, nelle regge, nei simposi perché principio che “dà slancio all’immaginazione”. Da questo slancio i Greci edificheranno le radici del pensiero occidentale.
LA STORIA DEL VINILE di Deborah Sartori
Protagonista assoluto del panorama musicale del XX secolo, il disco in vinile fu l’eccezionale invenzione umana che permise alla musica , nella sua forma riproducibile e “portatile”, di viaggiare da un continente all’altro, da popolo a popolo, fino ai più remoti angoli del mondo, rendendosi portatrice di quegli ideali, passioni e tormenti che accomunano tutta l’umanità. Tutto iniziò nel lontano 1887 (in realtà già nel 1857 e nel 1877 c’erano stati vari esperimenti ma non realmente funzionanti) quando l’intraprendente americano Thomas Alva Edison progettò il suo fonografo, progenitore del nostro vinile, incidendo una stagnola con un complesso sistema di cilindri e membrane vibranti. Successivamente nel 1895, scoperto l’enorme potenziale di questa invenzione si inziò a produrre a scopo commerciale, gettando così le basi per l’esplosione della musica e del suo mercato nel ventesimo secolo. Un curioso modo di imprimere “fisicamente” i suoni si ebbe nel 1903 quando, sempre nella patria del libero commercio e del capitalismo, l’industriale del cioccolato Stollwerk inventò un player per bambini che riproducesse musica incisa su solchi di cioccolata ( ideali nel caso foste amanti della musica e golosi di cioccolato come la sottoscritta…)! Agli inizi del ‘900 vennero prodotti i primi dischi in vinile a 78 giri (si abbandonò dunque il carbonio come materiale per i dischi), seguiti a ruota dalla nascita degli intramontabili juke-boxe che hanno segnato tutti gli anni ’50-’60 ( vi dicono nulla Grease o Happy Days, fast food e grandi Cadillac?) e rimangono ancora oggi oggetti di enorme e rinnovato interesse anche fra noi più giovani. Nel 1948 arrivò il primo 33 giri o “long playing”, realizzato
dalla Columbia Records e un anno più tardi la RCA rispose dando alla luce il primo singolo a 45 giri. Ma, fatto davvero singolare, prima della nascita di questi due, nel 1946 un giovane imprenditore di Detroit, Tom Saffady, presentò il suo “picture disc”, un disco dove al posto del comune microsolco in vinile nero, venne incorporata un’immagine, una foto o un disegno, creando così bizzarri e favolosi effetti cromatici grazie ai quali sono ancora oggi bottino ambitissimo di appassionati collezionisti. E parlando di effetti cromatici mozzafiato, come non citare le varie copertine colorate che hanno anche contribuito alla fortuna di alcuni album? Esempio calzante è quella che diventerà poi quasi un’icona della musica pop, e soprattutto espressione della fusione fra musica e arte,ovvero la copertina di Sgt. Pepper dei Beatles, vero capolavoro della pop art, una sorta di pluridecorato mosaico atemporale di personaggi famosi che fu commissionato all’artista Peter Thomas Blake. Ed ovviamente non si può dimenticare a proposito di pop art il celeberrimo Andy Warhol che creò copertine-capolavoro come quella di Sticky Fingers dei Rolling Stones e dell’album di esordio dei Velvet Underground ( The Velvet Underground&Nico) . Infine vi citerò, solo per stuzzicare la vostra curiosità, l’opera di Robert Crumb in Cheap Thrills di Janis Joplin o la copertina di With the Beatles creata dal fotografo Robert Freeman. Potrei indicarvi ancora moltissimi vinili con musica e copertine spettacolari, ma mi auguro che grazie a questo breve articoletto siate riusciti a ritrovare un po’ di interesse per la musica che ha fatto la storia e che continuiate a mantenerne viva l’essenza.
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INTERVISTA A LUCA DIMOON, IL PRINCIPE DEL NEO-SOUL a cura di Tommaso Francetti e di Ennio d’Amico
Luca Dimoon è un artista originario di Milano, ha 30 anni e definisce la sua musica una fusione tra cosmic soul, cyber funk e dirty jazz. È stato definito Prince Of Neo-Soul negli Stati Uniti, ma certamente è molto meno noto qui, a casa sua. Luca, tu dici di sentirti un artista internazionale e non italiano, e la distribuzione delle tue vendite conferma questa tua affermazione, come te lo spieghi? Il mercato musicale italiano non e’ il mio obiettivo principale. Vendo molti più dischi in altri paesi, prevalentemente negli Stati Uniti, ma anche in Australia e ultimamente in Corea. Confesso che quando suono in Italia non mi diverto come all’estero. Sento che il pubblico non mi capisce. Secondo te, a cosa è dovuta questa incomprensione? La cultura musicale italiana è poco aperta alla musica soul e all’R&B. Tutto dipende dalla storia delle nazioni. Gli Stati Uniti e l’Inghilterra hanno una mescolanza etnica molto più varia e molto più evidente di quella che c’e’ in Italia. Per questo è normale che non ci sia una cultura musicale di tipo “soul”. Gli africani l’hanno importata in America quando sono stati deportati, e così hanno rinnovato tutta la musica Americana. Pensi che si possa fare qualcosa contro questa unilateralità? Sì, col tempo. Ci vorranno anni, ma prima o poi anche qui l’unione di diverse etnie porterà ad un’apertura culturale, che si estenderà anche alla musica. Ci sono alcuni artisti italiani che stanno cercando di portare a termine questo rinnovamento culturale? Ti confesso che nessuno mi fa impazzire. I miei gusti musicali sono molto selettivi. Due che mi piacciono abbastanza sono Pino Daniele e Mario Biondi (anche se quest’ultimo ogni tanto ricade un po’ nel pop commerciale). Trovo ridicolo Tiziano Ferro che cerca di scimmiottare Musiq Soulchild nel suo ultimo singolo Parliano un po' della tua storia. Quando hai iniziato a pensare di diventare un professionista? Avevo 19 anni quando mi sono trasferito a Londra. Prima di allora per me la musica era sempre stata una passione, ma non
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l’avevo mai presa con serietà. Ho iniziato a cantare quando avevo 8 anni, cantavo nel coro della chiesa. Inoltre mio padre e mio zio erano musicisti. La scena musicale londinese, in particolare quella della musica live, mi ha portato a capire che dovevo prendere la musica sul serio. In quell momento ho iniziato a fare alcune collaborazioni e a registrare qualcosa, e mi sono esibito nelle mie prime serate. Poi sono andato a New York, e lì sono entrato in contatto con l’Harlem Gospel Choir, dove ho capito fino in fondo le potenzialità della mia voce. A quel punto le opportunità mi si sono presentate con sempre maggior frequenza. Tu però hai frequentato il liceo artistico. Sì, qui a Milano. Quando ero al liceo pensavo che avrei seguito la strada delle arti figurative. C'è qualche artista che ti piace particolarmente? Il movimento che mi affascinava di più era il surrealismo. Gli artisti che mi ispiravano maggiormente erano Bacon, Dalì, lo steso Picasso.. insomma, sei un artista a 360° gradi. Sì, sono molto influenzato anche dalla letteratura (Dostoevskij) e dal cinema d’autore. To r n i a m o a l l a m u s i c a . C o m e commenti i gusti musicali dei teenager italiani? Non li condivido affatto. La musica commerciale è spesso scontata e banale, è tutta roba già sentita. Questo sia dal punto di vista armonico e tecnico, sia dal punto di vista dei testi. Le canzoni hanno spesso strutture armoniche semplici e scontate, è tutto “in battere”, le sincopi sono quasi del tutto assenti. Ma anche all'estero il tuo pubblico non è senz'altro giovane. Sì, anche negli Stati Uniti la maggior parte dei miei fans hanno dai 25 anni in su. Perché i giovani non amano questo tipo di musica? È nella loro natura. I giovani di solito tendono ad essere poco riflessivi, a non voler guardare dentro se stessi e ad ascoltare se stessi. Sono molto più soggetti alle mode e alla distrazione. Anche il fatto che la musica sia sempre più spettacolarizzata contribuisce a distrarre da quello che è il suo messaggio.
Ma sentiamo quali sono i tuoi gusti. Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente? Donnie Hathaway, Rachelle Ferrell, e i grandi cantanti gospel Daryl Coley e Kimb, poi sicuramente Miles Davis. E gli artisti contemporanei che ammiri di più? Soprattutto D’Angelo, con cui condivido anche il fatto di affrontare la musica come sofferenza, e poi Lauryn Hill (per gli splendidi testi) e anche Erykah Badu. Tutti questi non sono particolarmente famosi in Italia. Già, come dicevo prima la cultura italiana è poco aperta a questo tipo di musica. Quali sono gli artisti che bisognerebbe conoscere, che hanno fatto la storia del Soul e dell'R&B? Beh, per quell che riguarda il soul “classico” Stevie Wonder e Marvin Gaye su tutti. Poi ci sono i grandi artisti del neo soul (movimento nato alla fine degli anni 90, ndr): D’Angelo, Erykah Badu, Maxwell, India.Arie, Musiq Soulchild, Dwele…E non dimentichiamo i gruppi che hanno fatto la storia della musica Disco e Funk: gli Earth, Wind & Fire, Sly and The Family Stone, Funkadelic, Prince..negli ultimi anni personaggi come David Guetta hanno modificato il suono dell’R&B tradizionale, trasformandolo in una sorta di pop-dance. Non bisogna confondere quello che oggi viene chiamato R&B (Chris Brown, Rihanna, Usher) con quello che è il vero R&B. Per capire la musica soul è importante saper leggere la musica e saper suonare uno strumento? Hai detto bene tu: è importante. Non è indispensabile, ma sicuramente aiuta. Anche a me si è aperto un mondo quando ho iniziato a suonare. Ho iniziato a utilizzare la mia voce come uno strumento, ho iniziato a capire meglio come funzionano le armonie. Io trovo che ci siano cantanti e Cantanti. Ci sono quelli che cantano conoscendo la musica, che sanno quello che fanno perché sanno suonare. Poi ci sono gli altri (la maggioranza), che cantano alla cazzo. Ma se si impara a conoscere meglio la musica, si possono fare molte più cose con la voce. Prova a convincere un adolescente medio ad ascoltare un pezzo Soul. Fai attenzione al contenuto e al messaggio della musica. Stai attento a cosa la musica ti suggerisce, a cosa ti porta a pensare. La mia musica (e la musica soul in generale)➜
è un veicolo che trasporta messaggi. Lady Gaga sono messaggi alla cazzo, e non parlo solo del messaggio dei testi, ma anche di quello degli strumenti. Anche gli
strumenti utilizzati e l’arrangiamento di un pezzo possono portare pace, riflessione, emozione e non caos. Ci vuole una semplicità diversa, raffinata, non un
martello che picchia a 126 bpm. La musica commerciale ti distrae da te stesso, il soul ti porta a riflettere e ad affrontare te stesso.
VIOLINISTA METROPOLITANO di Naomi Grillo
Un giorno, un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro. Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia. Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare. Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a
muoversi. Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo. Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari. Persino lui se ne stupì: "All'inizio mi sono concentrato solo sulla musica, poi è stato veramente strano, era come se la gente... mi ignorasse. Quando ti esibisci per un pubblico pagante il tuo valore è già riconosciuto. Ma lì, ho pensato: perché non mi apprezzano?". Siamo troppo abituati a dare valore a qualcosa solo in base al suo prezzo di mercato: impariamo a riconoscere le cose preziose anche senza guardare il cartellino del prezzo.
TRENT’ANNI DI “THE WALL” di Luisa Pupo
Nel 1982 usciva “The Wall”, trasposizione cinematografica dell’omonimo album dei Pink Floyd, pensato fin da subito come un’opera destinata a essere “vista” oltre che ascoltata per la capacità delle canzoni di creare immagini con la fusione di parole, suoni, rumori, colori e luci. Il film ripercorre i momenti più significativi della difficile vita di Pink, una famosa rockstar, dalla morte del padre quando era ancora un bambino, alle umiliazioni subite da un professore fino al tradimento della moglie e le incontrollabili avances delle groupies. Questi traumi e delusioni lo portano a costruire mattone per mattone un muro psicologico invalicabile che lo isola dal mondo proteggendolo dalla gente che lo circonda ma che allo stesso lo soffoca portandolo alle soglie della pazzia. Nel suo paranoico isolamento, Pink viene salvato da un’overdose dai suoi produttori
solo per essere sbattuto sul palco per un concerto che sembra una parata nazista, simbolo della perdita di identità individuale degli adolescenti. Con la canzone “Another brick in the wall” il protagonista ricorda il suo crudele insegnante dai metodi oppressivi ed intimidatori e immagina una lunga fila di studenti senza volto che marciando finiscono in un tritacarne. Con questa scena in particolare, “The Wall” critica la rigidità del sistema scolastico che spinge all’omologazione i giovani, che alla fine si ribellano e danno fuoco alla scuola. I Pink Floyd non vogliono invitare però a una ribellione violenta contro un sistema sbagliato, ma con l’immagine del muro criticano la solitudine dell’uomo moderno e, con riferimento al muro di Berlino, la limitazione della libertà individuale e del libero pensiero. A trent’anni di distanza la
versione rimasterizzata di quest’opera rock ha scalato le classifiche di tutto il mondo, raggiungendo la quarta posizione in Italia. E alle domanda se il messaggio di “The wall” sia ancora attuale, Roger Waters, autore dei testi delle canzoni, risponde: "Decisamente. Nonostante i social network, la gente non riesce ancora a comunicare e a scambiarsi le idee. Nazionalismo, razzismo, sessismo e religione generano le stesse paure che hanno paralizzato la mia infanzia. Oggi quando canto Another brick in the wall penso all'inutilità delle guerre. Mi chiedo, che stiamo a fare in Afghanistan? Cosa siamo andati a fare in Iraq? Tutto gira sempre intorno alla conquista, al potere, ai soldi. Dagli antichi romani a oggi, passando per l'impero britannico. Sono perfettamente d'accordo con la teoria di The hurt locker: la guerra è una droga".
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LE MORTI DELLA MUSICA di Federica Dalle Carbonare
Sono ormai diversi anni che in TV e in radio sentiamo parlare di cantanti morti per uso di droga o per overdose. Tra i più famosi troviamo il re del pop, Michael Jackson, morto il 25 giugno 2009 a causa dei troppi farmaci assunti per prepararsi ai 50 concerti d'addio che avrebbe dovuto tenere a partire dalla metà di luglio a Londra. La morte del re del pop ha suscitato grande emozione in tutto il mondo e i suoi numerosi fan si sono raccolti in decine e decine di città del pianeta per ricordarlo, tra le lacrime, cantando i suoi più famosi successi. Ricordiamo anche Amy Whinehouse, morta a causa di un "cocktail" di alcol e farmaci lo scorso 23 luglio. Secondo il coroner, l'assunzione di una quantità eccessiva di alcol dopo un lungo periodo di astinenza ha causato la morte della
giovane cantante. A giugno era tornata sul palco dopo un periodo in cui sembrava aver superato le crisi, le droghe e l'alcol, invece poi era stata costretta ad abbandonare la tournée. In un successivo comunicato il management aveva annunciato che l'intero tour era stato cancellato. "Tutte le persone che le sono vicine", recitava la nota, "intendono fare il possibile per aiutarla a tornare al suo meglio e le sarà dato il tempo necessario perché questo avvenga". Invece ad Amy il tempo non è bastato. Il suo ultimo concerto resterà quello del 18 giugno a Belgrado, davanti a ventimila persone accorse a sentirla ai piedi della fortezza Kalemegdan. "Tutte le persone vicine a Amy sono sotto shock, devastate. I nostri pensieri sono con la famiglia e gli amici. La famiglia farà una dichiarazione quando
sarà pronta", ha detto il portavoce della Whinehouse. Ricordiamo anche Whitney Houston, trovata morta l'11 febbraio 2012 nella vasca da bagno della sua camera d'albergo. La Houston aveva assunto, prima di morire, un micidiale cocktail di champagne e marijuana. Secondo il medico legale è morta per annegamento; ma la droga e l'alcol hanno contribuito al decesso. Nel corso della storia molti, anzi moltissimi cantanti sono morti per abusi di droga e alcol. Ma quale sarà la causa di questo abuso? Lo stress? Delle cattive influenze nel campo musicale? Ricordiamo anche il cantante Lucio Dalla, scomparso il 10 marzo 2012 a causa di un infarto.
DA WOODSTOCK AD OGGI
di Maria Francesca Recordati e Bianca Casati
“I don’t know what by chance the television audience will see, what anyone will see, but what we will see tonight.
We wanna dedicate this song to the people who try to hold you back, the people who tell you how to live, the people who tell you how to dress, the people who tell you how to talk, people who tell you what you can say and what you can’t say. I personally don’t need that! I don’t need that shit in my life! Those are the kind of people that get me down, they make me feel like somebody, somebody out there is out ta get me! - Axl Rose, ’88, Live at the Ritz -
”
Ormai il mercato musicale è quasi totalmente controllato dalle classifiche di vendita e dalle case discografiche. È quindi sempre più difficile per i nuovi gruppi far emergere la propria opinione e creare nuove correnti artistiche, anche perché alcune band pop vengono create per guadagnare il più possibile in breve tempo anche senza nessuna passione e convinzione autentica. I concerti live però riescono ancora a conservare la loro potenza e il loro originario spirito di libertà. L'esempio più importante è il festival di Woodstock del '69. Grazie alla pubblicità via radio, il festival attirò oltre 50.000 partecipanti che assistettero alle esibizioni di musicisti del calibro di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, Santana e The Who. Negli anni 70, con la nascita del punk e dell’hard rock, la musica smette di esprimere un ideale di pace per comunicare un desiderio di ribellione per sfuggire al senso di alienazione causato da
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una società dalla mentalità troppo chiusa. Da un lato c’è l’hard rock, con assoli interminabili ma coinvolgenti, con gruppi come Led Zeppelin, Deep Purple ma anche AC/DC; dall’altro il punk, nato con i Ramones, che, eliminando gli assoli, dà vita a concerti brevi ma intensi che esprimono anche un forte ideale politico. Un’esibizione epica fu quella dei Sex Pistols che suonarono su un battello sul Tamigi il giorno del giubileo d’argento della regina “God save the queen”. Nel decennio successivo si svilupparono soprattutto l’hair e l’heavy metal. L’hair metal, che deriva dal glam, rende i live più scenografici grazie a effetti speciali, trucco, lacca e vestiti appariscenti. Le band più spettacolari sono Mötley Crüe, Kiss, Van Halen, Bon Jovi e anche Guns n’Roses. Grazie a band come i Metallica, che prendono spunto dai Black Sabbath, l’heavy metal si libera dei lustrini dell’hair metal per comunicare energia allo stato puro. Gli anni ‘80 videro anche l’ascesa di due cantanti, delle vere e proprie icone
musicali, i cui concerti saranno sempre caratterizzati da scenografie e coreografie elaborate: Michael Jackson e Madonna primi fra tutti. Negli anni ’90 si sviluppa il grunge, che nasce a Seattle e ha come massimi esponenti Nirvana e Pearl Jam. Kurt Cobain, leader dei Nirvana, dichiarò che cercava di fondere rumore e melodia, Black Sabbath e Beatles, pur continuando a esprimere la rabbia e la frustrazione dei giovani. A partire dagli anni 2000 il concerto iniziò ad essere sempre più un mezzo utilizzato anche per scopi umanitari. In particolare gli U2 furono protagonisti di alcune campagne di sensibilizzazione sulle condizioni umanitarie del terzo mondo e sulla necessità di estinguere il loro debito pubblico. Ciò culminò nel 2005 con il “8 Live” un concerto coincidente con il G8, che tentò di raccogliere fondi per i paesi meno sviluppati con le esibizioni di artisti come Madonna, U2, Bon Jovi, The Who, R.E.M. ed Elton John.
COME PLASMARE LA MUSICA - IL FENOMENO DELLE MISHEARD LYRICS di Alessandro De Vita
Secondo un blogger americano, «ci sono due tipi di persone in questo mondo: quelli a cui interessano davvero i testi delle canzoni e quelli a cui non interessano affatto». Tra i due, i secondi hanno iniziato a riproporre i testi delle canzoni stravolgendone, e spesso ridicolizzandone, il significato, ma facendo in modo che siano molto somiglianti alle parole cantate. Il fenomeno delle cosiddette “Misheard Lyrics” si è diffuso a macchia d’olio e in breve sono diventate disponibili parodie di qualsiasi canzone; tra le più note, la Misheard di Smoke on the water dei Deep Purple, in cui il ritornello reciterebbe «Slow motion Walter, the fire engine guy». Insomma, non è stato risparmiato nessuno. Alcuni si chiedono per quale motivo le Misheard Lyrics sono diventate così popolari. Le risposte più ricorrenti sono tre. La prima è che ad un primo ascolto non si capiscono le vere parole. La seconda è che le lyrics originali fanno talmente pietà che si dà per certo che le proprie saranno migliori. La terza motivazione è far arrabbiare il compositore, e nel contempo divertirsi. In ogni caso, a prescindere dalle motivazioni, è interessante vedere quali esiti possa portare reinventare le cose che si pensa di conoscere in ogni minimo particolare, ma che hanno sempre qualcosa da rivelare (anche se si tratta di Misheard
Lyrics nascoste). E, tra l’altro, notare quale sia l’importanza attribuita realmente al testo di una canzone. A questo si ricollega la versione più elevata delle Misheard Lyrics, ossia la reinterpretazione di motivi in chiavi diverse. Il pianista statunitense Richard Grayson, dotato di un orecchio a dir poco portentoso, è diventato famoso per questo: durante i suoi concerti chiedeva agli spettatori di proporre una melodia da suonare in uno stile differente da quello con cui era stata composta. Cosi era possibile ascoltare la marcia di Darth Vader di “The Empire strikes back” nello stile di Beethoven, o al contrario la “Cavalcata delle Valchirie” nello stile di un tango. L’abilità di Grayson sta non tanto, o meglio non solo, nel fatto di suonare un motivo che era stato creato in un diverso stile, ma nel fatto di saperlo fare improvvisando. Si presume infatti una grande conoscenza del pensiero del compositore, del suo modo di approcciarsi alla musica e di tutti i canoni che erano da lui applicati. Questo porta alla possibilità di plasmare qualsiasi suono che passi tra le mani di chi ne ha le capacità, e a creare qualcosa di totalmente nuovo, magari meglio dell’originale. Anche se, forse, è più divertente ascoltare la canzone del gruppo metal dei Lordi Biomechanic Man che diventa «Bye old mechanic man».
I SITI DI CONDIVISIONE CHE SALVANO LA MUSICA INDIPENDENTE di Filippo Moia
Da quando Napster ha tirato la prima coltellata alla musica, questa è stata straziata da centinaia di colpi: le cannonate eMule, i cazzottoni su i denti dei vari video converter e gli ultimi colpi di grazia inferti dai siti di free download illegali. In un decennio le vendite dei dischi sono diminuite moltissimo, così come quelle dei negozi virtuali come iTunes o Beatport. E se per gli artisti delle case discografiche indie era già difficile vivere prima di sola musica, negli ultimi tempi è stato quasi impossibile. Ma da poco è spuntato di nuovo il sole: è da un paio d’anni che sono nati siti sui quali è possibile iscriversi, creare un proprio profilo
e caricare la propria musica. Una volta fatto questo si possono aggiungere i link che portano ad altri siti (come Bandcamp) su cui un artista può mettere in vendita le proprie produzioni. A questo punto il gioco è fatto: le canzoni del suddetto artista sono nel cloud, in rete potranno essere sentite in tutto il mondo, comprate per pochi centesimi da tutti. Su Soundcloud, per esempio, si ha la possibilità di avere account di tipi diversi che si differenziano per costo e per spazio di upload disponibile: l’account gratuito prevede due ore di spazio, quelli più costosi passano dalle quattro alle ore illimitate.
Io sono convinto che però questo non basti da solo a salvare la musica indipendente, e, infatti, nonostante vi siano stati dei miglioramenti il panorama è ancora buio: non basta dare la possibilità agli artisti di farsi conoscere, ser virebbe che si cambiasse la mentalità di chi non considera lo scaricare la musica illegalmente come il rubare. E tra l’altro ci terrei a fare un’altra richiesta oltre al pregare chi scarica illegalmente di smetterla, ma almeno che, se non decidono di smettere per far del bene al panorama musicale, lo facciano per loro stessi, abbiate maggior amore per la Qualità: comprate che si sente meglio. L’Urlo - Maggio 2012 11
1 Traffic – Burns & NT89 2 Moderate – Attaque 3 Future Tool – TWR72 4 Stalker – Lazy Ants & Keith & Supabeatz 5 Splinters – autoKratz 6 House (TWR72 Remix) – Dems 7 Aphelion – NT89 8 Harken – Mao 9 Inner O (SCNTST Circuit Remix) – Dems 10 Moon - Night Symmetry 11 Payne – NT89 12 Light Falls – Attaque 13 Calculator – Les Petits Pilous & Rynecologist 14 Heart Attack Man – autoKratz 15 Partys Over Los Angeles (Attaque Remix) - ZZT 12 L’Urlo - Maggio 2012
Jazzsteppa - Hyper Nomads Non si sa se siano le loro oscure intrusioni nei club più sconosciuti di Londra o la loro ampia discografia, che comprende svariati ep, due album e diverse collaborazioni con artisti del calibro di Borgore, a dare ai Jazzsteppa il fascino che hanno. Ma, più probabilmente, questo loro fascino proviene dalla loro dubstep dal suono grasso e contaminato dagli strumenti sia acustici sia analogici che utilizzano per le loro produzioni. Hyper Nomads, il loro ultimo disco, ha il suo punto di forza proprio nella varietà di contaminazioni che contiene: i pattern ritmici della jungle in “Holdin Grounds”, le sonorità jazzy e retrò di “Rusty Trombone” e il reggae di “Stronger” sono solo degli esempi. Ovviamente, nel panorama della nuova dubstep tutta uguale e rovinata dalla caduta nel mondo mainstream, il loro suono così misto e innovativo non è apprezzato se non da intenditori. Ma alla fin fine il disco ve lo consiglio, e molto. di Filippo Moia
Matthew Herbert - Recomposed: Mahler Symphony X È Matthew Herbert ad essersi preso il duro compito di compiere la riscrittura elettronica della decima sinfonia di Mahler. In realtà non credo di essere in grado di darne un giudizio qualitativo, anche perché quella delle riscritture elettroniche di composizioni classiche è una via del tutto inesplorata, ed è per questo che ho scelto di scrivere questa recensione: questo è un progetto decisamente particolare. Non si può certo parlare di “remix” dato che la partitura non è stata modificata in nessun modo, le novità che sono state apportate si trovano nell’utilizzo di sintetizzatori e di incisioni sovrapposte. Alla fin fine però non sono proprio convinto della qualità del risultato: non è ne la stessa cosa dell’originale, ma nemmeno qualcosa di davvero nuovo. di Filippo Moia
Dillon - The Silence Kills A metà tra Bjork, prendendo in considerazione i suoni algidi che la contraddistinguono, e Cocorosie, per quanto riguarda il suo slancio creativo. Si è fatta notare grazie hai video che caricava su Youtube da nientemeno che Ellen Allien, ed è subito stata presa dalla Bpitch Control. The Silence Kills è un album piuttosto variegato: ora è cupo, ora romantico, ora la bellissima voce di Dillon crea ambientazioni luminose e rilassate. L’album non sembra andare in una direzione precisa, ma questo è solo un bene, perché da la possibilità a Dillon di darne migliaia di sfaccettature. di Filippo Moia
Xhin - Sword Quella di Xhin è una visione onirico-cibernetica che si riflette in colpi di cassa brutali, linee di basso al laser, dolci polifonie angeliche (sulle parti ambient a mio avviso c’è però ancora da lavorare), microrumori e un senso di vuoto che ti attanaglia lo stomaco. E questo disco riflette tutto quello che il suon occhio vede: un mondo di robot e di techno da paura. di Filippo Moia
BEATLES E ROLLING STONES: SOSTANZE DOPANTI di Marco Costa e Francesco Falaguerra
Al giorno d’oggi basta guardarsi intorno per rendersi conto che da parecchio tempo gli atleti, o i semplici amatori di uno sport, quale la corsa, si allenano accompagnati dalla musica. Di recente si è discusso più volte sull’influenza che quest’ultima possa esercitare sulle prestazioni di un atleta: diverse persone infatti ritengono che allenarsi ascoltando la musica sia utile per migliorare i propri tempi. Cinque anni fa, alla vigilia dell’attesissima maratona di New York, appuntamento che da diversi anni a questa parte chiama a raccolta migliaia di persone da ogni parte del mondo (col record di 43.545 partecipanti che hanno tagliato il traguardo nel 2009), è sorta una polemica piuttosto accesa dopo la decisione, da parte dell’International Association of Athletics Federation, di vietare l’uso di auricolari e riproduttori di musica portatile nelle competizioni ufficiali. Si pensava all’inizio che fosse per ragioni di sicurezza: l’atleta ,infatti, potrebbe avere difficoltà nell’udire segnalazioni acustiche da parte dello staff. Ma in seguito è stata data voce alla bizzarra supposizione che la musica potesse dare ai corridori una sorta di vantaggio agonistico simile a quello fornito da una sostanza dopante. Chiunque abbia corso almeno una volta nella sua vita, ascoltando musica, lo ha fatto in modo più piacevole, ottenendo un rilassamento ed una diminuzione dell’affaticamento
percepito. Ma la musica può davvero migliorare le prestazioni di un atleta? Su tale quesito si è pronunciato Roberto Albanesi, scrittore laureato in Ingegneria elettronica, che nella sua opera “L’allenamento mentale negli sport di resistenza” dimostra come un supporto musicale non sia funzionale al raggiungimento di un obiettivo prima insperato. Infatti la concentrazione sulla playlist preferita non provoca altro che una distrazione dal proprio compito che determina sì un rilassamento, in quanto dà una percezione minore della fatica, ma allo stesso diminuisce le possibilità di effettuare una buona prestazione, smentendo quanto affermato in precedenza dall’associazione americana. La musica, potendo influenzare sull’umore di una persona, agisce sulla performance: agisce, non migliora. Essa potrebbe anche avere un’influenza negativa sull’atleta; infatti un soggetto che ama la musica rock, sentendo le note di un bravo lirico potrebbe ridurre notevolmente la sua andatura, o al contrario ascoltando sin dall’inizio musica rock rischierebbe di partire con troppa rapidità e di non arrivare al termine della gara. In definitiva, correre con le cuffie non migliora una prestazione, anzi può peggiorarla, se si tratta di praticare tale sport a livello agonistico, mentre per fare del semplice jogging risulta l’ideale.
CRUCIVERBA 1
Orizzontali 1 La band con Kurt Cobain. 7 Sesso, droga e Rock’n’roll. 8 Non fa lavorare i cantanti. 11 Rapper torinese membro degli Onemic. 12 Patria dei neomelodici. 15 Il Renato cantante. 16 La Aniston (sigla). 17 Antonacci (sigla). 18 ... e le storie tese. 20 ... Tony. 21 Dispari in Lisa. 23 Il primo uomo. 24 Yoko ... . 25. Alla moda 26 Un giudice di X-Factor. 29 Nelle Spice Girls c’erano la C e la D. 30 Dispari in musica.
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Verticali 1 Non disponibile. 2 ... Grandi. 3 Un po’ di Vasco. 4 www...-music.com 5 Uno dei Gallagher. 6 Quelli di Pezzali sono d’oro. 7 Bassista e cantante dei Sex Pistols. 9 la Spagna (sigla). 10 Un’opera di Verdi. 13 La Franklin. 14 L’esordio di Povia. 15 Cantante comico. 16 Lennon. 18 Cantava Jail House Rock. 19. Apre le danze nel lento. 22 Strumento a percussione cinese. 23 ... Morrison. 24 Un po’ di Oasis. 27 Ranieri (sigla). 28 Cristicchi (sigla).
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A cura di Matilde Villa
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Ariete: L’occasione del vostro successo arriverà, statene certi. Ma arriverà cauta, piano e soprattutto ben nascosta, Amore:**** per cui è inutile cercarla. Anzi forse in questo modo rallenterete addirittura il suo arrivo. Per farvi un esempio Lady Lavoro:**** Gaga firmò il suo primo contratto quando il discografico Reid, per puro caso, l'aveva sentita cantare in corridoio Studio:***** dal suo ufficio, buffo eh? Dunque smettete di cercare gloria in amore, lavoro e studio: questa arriverà da sola. Toro: In questo mese si presenteranno numerose difficoltà che supererete con un grinta e di fiducia in voi stessi. Più o meno come quello di Adele all’inizio di ogni suo concerto. Le difficoltà di presenteranno principalmente nel campo del lavoro e dello studio. Sarete più fortunati più in amore.
Amore:*** Lavoro:** Studio:**
Gemelli: Questo mese cercate di introdurre novità in tutti i vostri campi d’azione, nuovi metodi per studiare, lavorare e sedurre. Rivoluzionate il vostro stile di vita come fece Miles Devis con il jazz. Necessitate di un cambiamento che va compiuto questo mese, le stelle sono allineate. Se effettuerete questa “rivoluzione” vivrete dei cambiamenti in positivo.
Amore:*** Lavoro:*** Studio:****
Cancro: E’ il vostro mese fortunato! Il lavoro, lo studio andranno a gonfie vele e con essi anche l’amore che vi Amore:**** vedrà presto impegnati. Questo mese rilassatavi, magari ascoltando “Somewhere Over the Rainbow” 2011 di Israel Lavoro:***** "IZ" Kamakawiwo'ole, canzone famosa che si adatta particolarmente a questo mese, che deve essere goduto! Studio:***** Leone: What a wonderful world! Armstrong intitolò una sua canzone. Le stelle sono allineate! Questo mese sarà ricco di fortuna per tutti e tre i campi! Eggià, gli agenti provenienti dal mondo questo mese vi sorrideranno, sarete Amore:**** felici e continuerete a dirvi com’e bello il mondo. Approfittatene per cercare di raggiungere qualche importante Lavoro:***** obiettivo e magari compiere conquiste amorose. State solo attenti a non essere sordi alle richieste degli altri, che, Studio:***** aiutati, potranno rendere questo mese ancora più bello. Vergine: Per aspera ad astra! Per voi questo mese si presenterà difficile sotto molti aspetti, lavorativo, dello studio e amoroso.That month will rock you! Per vincere le prime due difficoltà, è necessario che facciate più sforzi: lavorate e studiate un’oretta in più e i risultati saranno gratificanti! Dal punto di vista dell’amore invece si presenteranno difficoltà non piccole, fate ciò che è giusto e lecito, non siate gelosi, cattivi, arroganti e acidi con il prossimo e con chi vi sta vicino e soprattutto non siate noncuranti di certi aspetti importanti. Bilancia: If you want to be a hero, well, just follow me. Questa è una delle frasi più famose della canzone Working Class Hero di John Lennon, canzone che incita a ribellarsi alla società che ti tiene prigioniera e sopprime i tuoi desideri. Ed è proprio così che tutte le bilance devono affrontare questo mese che si presenta difficile in tutti i campi. Siate liberi! Tenetevi stretti i vostri desideri e la vostra personalità, non lasciatevi conformare alla società e dalle persone che vi sono vicine. Se vi lascerete condizionare, diventerete persone insensibili, tristi e non saprete chi siete. Se invece resterete voi stessi, manterrete i vostri ritmi lavorativi, di studio e dimostrate amore al vostro partner a modo vostro. Solo così manterrete stretti i vostri amici e riuscirete vittoriosi da questo mese! Scorpione: Le stelle non sono chiare, ma si deduce questo: non fate sciocchezze con il vostro partner, cercate di chiarite ogni qual dubbio possa emergere dalla vostra coppia e se qualcuno di voi due sbaglia, perdonatelo e cercate di risaldare il vostro rapporto. Non fate subito come fa Katy Perry in “Part of me”. Niente decisioni avventate, pensate tutto con calma. Usate la stessa strategia anche nel lavoro e nello studio qualora dovessero verificarsi cose inaspettate. Sagittario: Questo mese si prospetta per voi e per la vostra coppia. Venere tenderà a farvi brutti scherzi. Non siate immediati come lo è Britney Spears in “Wanna Go”: date tempo e cercate di fare sapere al vostro partner i difetti e i problemi che vedete in lui e nel vostro rapporto. Tuttavia il lavoro e lo studio non devono essere tralasciati: questo è un mese buono per ottenere bei voti.
Amore:** Studio:* Lavoro:*
Amore:*** Studio:* Lavoro:**
Amore:*** Lavoro:** Studio:**** Amore:* Lavoro:**** Studio:****
Capricorno: Quello che fate non è sempre brutto o peggiore rispetto a quello che fanno gli altri! Fate le cose con Amore:*** il vostro stile, a “modo vostro”, queste potrebbero anche rivelarsi più interessanti e divertenti rispetto a quando le Lavoro:***** facevate prima. Può anche darsi che le persone aprezzino il vostro lato creativo. Per esempio, Skrillex è apprezzato Studio:**** dai suoi fans per il genere di Dubstep originale e innovativo che egli stesso ha introdotto. Seguendo questa semplice regola, divertendovi, otterrete ottimi risultati in ogni campo. Acquario: Come dicevano I Blues Brothers, Everybody Needs Somebody to Love. Non c’é bisogno di aggiungere altro! Questo mese si presenterà facile per lo studio, il lavoro e per l’amore. Le stelle parlano chiaro! Se siete single, però, Amore:***** buttatevi! Ogni essere umano ha bisogno di essere amato e di amare qualcuno, e questo mese è quello buono! Lavoro:*** Cosa aspettate a trovarvi un partner? Il Beccaria è grande, c’é sicuramente qualcuno da qualche parte che non Studio:**** vede l’ora di incontrare una persona come voi. Poi, se proprio non riuscite, contattate il Dott. Santamore che sarà contento di suggerirvi modi e strategie per colpire la vostra preda! Pesci: Imparate a fare da soli le cose basilari e a farvi aiutare da una persona più esperta solo nei momenti più intricati del vostro percorso. Cosi fece Kurt Cobain quando imparò a suonare la chitarra. Se applicherete questo metodo, vi rallegrerete molto dei risultati ottenuti in amore, lavoro e studio. Attenti a quest’ultimo a cui dovete prestare particolare attenzione.
14 L’Urlo - Maggio 2012
Amore:**** Lavoro:**** Studio:**
a cura di Carlo Orio e Konrad Borrelli
Ricardo Villalobos
Loretta Grace ➤ Blue Note via Borsieri, 37
➤ Magazzini Generali via Pietrasanta, 14
da 27 € Dalle ore 21:00
Beat of Life Party: Ilario Alicante ➤Amnesia via Cavriana, 7
Dalle ore 23:00
Dalle ore 23:30
Radio Italia Live con
Negramaro
Jay Brannan
Tiziano Ferro
➤Mediolanum Forum di Assago
➤ La salumeria della Musica via Pisanetti, 2
➤ Parco Forlanini Ingresso gratuito
da 36,80 € Dalle ore 21:00
➤Piazza Duomo Dalle ore 20:00
Dalle ore 22:00
da 13 € Dalle ore 21:00
➤ Museo del Novecento
Fino al 9 settembre
➤Just Cavalli viale Camones c/o Torre Bianca
➤ Blue Note via Borsieri, 37
da 35 €
ingresso gratuito
Dalle ore 21:00 fino al 25/5
Dalle ore 20:00
Beppe Devalle Collages degli anni Sessanta
➤ Blue Note via Borsieri, 37 ➤ Museo del Novecento da 27 € Dalle ore 21:00
Tecnica mista com’è fatta l’arte del Novecento
Party Urlo
Yellowjackets
Karima
da 40 € Dalle ore 21:30
Technocracy open air party
Negrita e tanti altri...
➤ La salumeria della Musica via Pisanetti, 2
da 15 € da 25 €
Laura Pausini
Peter Hamil
Dario Fo a Milano - Lazzi sberleffi dipinti
➤ Palazzo Reale
Chiude oggi. Fino al 9 settembre
L’Urlo - Maggio 2012 15
LA REDAZIONE DE L’URLO INVITA
i Beccarioti AL PARTY
“L’URLO CELEBRA I BECCARIOTI” MILANO, DOMENICA 27 MAGGIO 2012 JUST CAVALLI VIALE LUIGI CAMONES C/O TORRE BIANCA
Cogliendo l’occasione della fine dell’anno e dell’arrivo - o quasi - della bella stagione, siamo lieti di invitare i Beccarioti a festeggiare con noi un altro anno trascorso insieme. Vi aspettiamo quindi numerosi a questo party pensato per voi e per trovare un momento di divertimento e di unione di questo grande organo chiamato scuola di cui noi studenti siamo la componente maggiore, non mancate!
R.S.P.V URLO@LICEOBECCARIA.IT T. 339.7404548
COCKTAIL DINATOIRE & PARTY: ORE 20.00 DRESS CODE: COCKTAIL ATTIRE WITH COMPANION MINIMUM AGE: 16 YEARS