Il bel pastore

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Il Bel Pastore Paolo Spoladore Riflessioni sul Vangelo Anno B



Siamo sempre in allerta. Accompagnati costantemente nella nostra vita da una sottile tensione di fondo. Come se il nostro arco fosse sempre con la corda tesa e la freccia in scocca. Sempre in allerta con noi stessi, al lavoro, in casa, nei rapporti con le persone che non ci vanno a genio, ma anche con le persone che amiamo. Siamo sempre in allerta con il passato, con il futuro, in auto, con i figli, in vacanza, a letto, in viaggio. Siamo accompagnati da uno stato mentale ed emotivo di continua tensione, indipendentemente dalla situazione e dal contesto. È come se qualcosa dentro di noi ci avesse programmati e convinti che per la nostra sopravvivenza non possiamo in nessun modo mollare la presa, rilassare i muscoli, ammorbidire il passo, spegnere l’allarme. Ma perché questo? Siamo accompagnati dallo stato di allerta semplicemente perché non ci sentiamo accompagnati. È la sensazione di non essere accompagnati da niente e da nessuno che ci mette in stato di allerta, di allarme, di tensione. Non ci sentiamo accompagnati in nulla di ciò che facciamo, e non è precisamente sentirsi soli, non è la stessa cosa. È piuttosto la sensazione di essere isolati, di non far parte, di non essere dentro al tutto, all’uno. In tutto ciò che viviamo è forte la sensazione ingannevole, ma presente, di non far parte veramente di nulla e di nessuno, che niente e nessuno conosca realmente chi siamo dentro, come siamo dentro. Non ci sentiamo accompagnati dentro, e questo è il motivo per cui, per quanto ci sforziamo, tutto della vita ci appare in qualche modo ostile, strano, nemico, lontano, non nostro. Questo ci rende terribilmente e costantemente indecisi e tristi. Questo ci rende insicuri perché pieni di dubbi e di pensieri non felici.


Questa sensazione ci tiene da una parte in allerta e a caccia di rei e colpevoli, trasformando le persone in nemici responsabili della nostra infelicità, dall’altra ci tiene nell’urgenza di inseguire accompagnatori, riferimenti, appoggi, conforto, appartenenza. Tutto diventa cibo per questa fame, fame di sentirci accompagnati. Attraverso meschina elemosina o caccia violenta ci procuriamo questo pane che spalanca le nostre fauci in modo irragionevole e disarmonico, pronti ad azzannare qualsiasi cosa assomigli a ciò che cerchiamo. In verità in questo modo non siamo noi che mangiamo, ma sono ladri e impostori che fagocitano noi e la nostra vita. Da qui l’inganno e la schiavitù dell’umanità. Siamo sempre in allerta, ma al tempo stesso sempre facili da irretire. Quando Gesù si propone come il Bel Pastore che guida, accompagna, conduce, ama, conosce le sue pecore, probabilmente rivela all’umanità la possibilità di sciogliere finalmente questo mondiale stato di allerta che non le permette di vivere gioia, pace, piacere e salute. Il Bel Pastore è un’opportunità.



Passione del Signore Le Palme Is 50,4-7 Sal 21 Fil 2,6-11

vangelo di Marco 14,1–15,47

Dopo due giorni era la pasqua e gli azzimi. E i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come impadronirsi di Gesù con inganno e ucciderlo. 2 Dicevano infatti: Non nella festa perché non ci sia tumulto di popolo. 3 Lui era in Betania, nella casa di Simone il lebbroso e, mentre giaceva a mensa, venne una donna che aveva un vaso di alabastro di unguento di nardo genuino molto costoso, e spezzando il vaso di alabastro lo versò sulla sua testa. 4 Ma c’erano alcuni sdegnati tra loro: Per che cosa è stato fatto questo spreco di nardo? 5 Infatti si poteva vendere questo nardo a oltre trecento denari e darli ai poveri. E fremevano contro di lei. 6 Allora Gesù disse: Lasciatela. Perché le date fastidio? Ha compiuto una buona opera verso di me. 7 Infatti i poveri li avete sempre con voi, e quando volete potete fare loro del bene, ma non sempre avete me. 8 Ha fatto ciò che poteva: ha unto in anticipo il mio corpo per l’imbalsamazione. 9 Amen dico a voi: dovunque venga annunciato il gioioso annuncio nel mondo intero, anche ciò che lei ha fatto sarà raccontato in sua memoria. 10 E Giuda Iscariota, uno dei dodici, andò dai sommi sacerdoti per consegnarlo loro. 11 Essi allora avendo udito si rallegrarono e promisero di dargli del denaro, e cercava come consegnarlo opportunamente. 12 E il primo giorno degli azzimi, quando immolavano la pasqua, gli dicono i suoi discepoli: Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la pasqua? 13 E invia due dei suoi discepoli e dice loro: Andate in città e vi verrà incontro un uomo che porta una brocca 1

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d’acqua. Seguitelo 14 e dovunque entri dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza in cui possa mangiare la pasqua insieme ai miei discepoli? 15 Ed egli vi mostrerà una grande sala superiore arredata e pronta: e lì preparate per noi. 16 E i discepoli uscirono e vennero in città e trovarono come aveva detto loro e prepararono la pasqua. 17 E fattasi sera, viene con i dodici. 18 Mentre giacevano a mensa e mangiavano, Gesù disse: Amen dico a voi, uno di voi che mangia con me mi tradirà. 19 Incominciarono a rattristarsi e a dirgli uno per uno: Forse sono io? 20 Egli allora disse loro: Uno dei dodici, che intinge con me nel piatto. 21 Certo il Figlio dell’uomo se ne va come è scritto di lui, guai però a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è consegnato! 22 Mentre mangiavano, prese il pane, benedisse Dio, lo spezzò e lo diede loro e disse: Prendete, questo è il mio corpo. 23 Poi prese il calice e rese grazie, lo diede a loro e ne bevvero tutti. 24 E disse loro: Questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti. 25 Amen dico a voi, che non berrò mai più dal frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio. 26 E cantato l’inno uscirono verso il monte degli Ulivi. 27 E dice loro Gesù: Tutti sarete scandalizzati perché è scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. 28 Ma dopo essere risorto, vi precederò in Galilea. 29 Allora Pietro gli disse: Se anche tutti saranno scandalizzati, io no. 30 E Gesù gli dice: Amen ti dico, tu oggi, questa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte. 31 Ma egli con maggior forza diceva: Se anche mi fosse necessario morire insieme a te, non ti rinnegherò affatto. Lo stesso dicevano anche tutti gli altri. 32 E vengono in un campo chiamato Getsemani, e dice ai suoi discepoli: Sedete qui, mentre io prego. 33 E prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a essere spaventato e a essere inquieto 34 e dice loro: Molto triste è la mia anima fino alla morte; rimanete qui e vegliate. 35 E andato avanti un po’ si buttò a terra e pregava che se fosse possibile passasse da lui quell’ora, 36 e diceva: Abbà, Padre, tutto è possibile a te:

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porta via questo calice da me; ma non ciò che io voglio ma ciò che tu vuoi. 37 E viene e li trova addormentati e dice a Pietro: Simone, dormi? Non hai avuto la forza di vegliare una sola ora? 38 Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Certo lo spirito è pronto, ma la carne è debole. 39 E di nuovo allontanatosi pregava dicendo la stessa parola. 40 E ancora, venuto, li trovò dormienti, erano infatti i loro occhi appesantiti, e non sapevano cosa rispondergli. 41 E viene la terza volta e dice loro: Continuate a dormire e vi riposate? Basta: è venuta l’ora, ecco è consegnato il Figlio dell’uomo nelle mani dei peccatori. 42 Alzatevi, andiamo; ecco, chi mi consegna è vicino. 43 E subito, mentre ancora parlava, giunge Giuda uno dei dodici e con lui una folla con spade e bastoni da parte dei sommi sacerdoti degli scribi e degli anziani. 44 Chi lo consegnava aveva dato loro un segno convenuto dicendo: Colui che bacerò è lui, prendetelo e conducetelo in modo sicuro. 45 Appena giunto, subito gli si avvicinò e gli dice: Rabbì, e lo baciò. 46 Essi allora gli misero addosso le mani e lo presero. 47 Uno dei presenti estratta la spada colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio. 48 E Gesù rispondendo disse loro: Siete usciti con spade e bastoni per arrestarmi come contro un brigante? 49 Ogni giorno ero tra voi nel tempio a insegnare e non mi avete preso. Ma si adempiano le scritture! 50 E avendolo abbandonato fuggirono tutti. 51 Un ragazzo però lo seguiva avvolto di un lenzuolo sul corpo nudo, e lo prendono. 52 Egli però abbandonato il lenzuolo fuggì nudo. 53 E condussero Gesù dal sommo sacerdote e si radunano tutti i sommi sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54 E Pietro lo seguì da lontano fin dentro il cortile del sommo sacerdote, se ne stava seduto tra i servi e si scaldava al fuoco. 55 Ora i sommi sacerdoti e l’intero sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, e non la trovavano. 56 Molti infatti testimoniavano falsamente contro di lui, ma le loro testimonianze non erano concordi. 57 E alcuni alzatisi testimoniavano falsamente contro di lui dicendo: 58 Lo abbiamo sentito dire: Distruggerò

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questo tempio fatto da mani d’uomo e in tre giorni ne ricostruirò un altro non fatto da mani d’uomo. 59 Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60 E alzatosi, nel mezzo, il sommo sacerdote interrogava Gesù dicendo: Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te? 61 Ma egli taceva e non rispose nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interroga e gli dice: Tu sei il Cristo il Figlio del Benedetto? 62 Allora Gesù disse: Io sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo! 63 Allora il sommo sacerdote stracciandosi le vesti dice: Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete udito la bestemmia; cosa vi sembra? Allora tutti lo condannarono colpevole di morte. 65 E alcuni cominciarono a sputargli addosso e a coprirgli il volto e a schiaffeggiarlo e a dirgli: Indovina! Anche i servi lo prendevano a schiaffi. 66 Mentre Pietro era giù nel cortile viene una delle serve del sommo sacerdote 67 e visto Pietro che si riscaldava, avendolo guardato in viso, disse: Anche tu eri con il Nazareno Gesù. 68 Ma egli negò dicendo: Non conosco e non capisco cosa tu dici. E uscì fuori nell’atrio e il gallo cantò. 69 E la serva avendolo visto cominciò a dire di nuovo ai presenti: Questi è uno di loro. 70 Ma egli di nuovo negò. E dopo un po’ ancora i presenti dicevano a Pietro: Veramente sei uno di loro, infatti sei Galileo. 71 Egli però cominciò a maledirsi e a giurare: Non conosco quest’uomo di cui parlate. 72 E subito per la seconda volta il gallo cantò. E Pietro si ricordò la parola che Gesù gli aveva detto: Prima che il gallo canti due volte, tre volte mi rinnegherai; e scoppiò in pianto. 1 E subito al mattino i sommi sacerdoti con gli anziani, gli scribi e l’intero sinedrio tennero consiglio, e legato Gesù lo condussero e lo consegnarono a Pilato. 2 E Pilato lo interrogò: tu sei il re dei Giudei? Egli allora rispondendogli dice: Tu lo dici. 3 E i sommi sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4 Allora Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano. 5 Ma Gesù non rispose più nulla, così Pilato ne restò meravigliato. 6 Egli era solito, in

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ogni festa, rilasciare un prigioniero, a loro richiesta. 7 Ce n’era uno chiamato Barabba, il quale era stato imprigionato insieme ai rivoltosi che durante la sommossa avevano compiuto un omicidio. 8 La folla, che era salita, cominciò a chiedere ciò che era solito accordare loro. 9 Allora Pilato rispose loro dicendo: Volete che vi rilasci il re dei Giudei? 10 Sapeva infatti che per invidia glielo avevano consegnato i sommi sacerdoti. 11 Ma i sommi sacerdoti sollevarono la folla affinché rilasciasse loro piuttosto Barabba. 12 Allora Pilato prendendo di nuovo la parola diceva loro: Che cosa dunque farò di colui che dite il re dei Giudei? 13 Ma essi di nuovo gridarono: Crocifiggilo! 14 Poi Pilato diceva loro: Cosa dunque ha fatto di male? Essi però gridarono ancora di più: Crocifiggilo! 15 Pilato allora volendo dare soddisfazione alla folla rilasciò loro Barabba, e consegnò Gesù avendolo flagellato perché fosse crocifisso. 16 Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono l’intera coorte. 17 E lo vestono di porpora e pongono intorno a lui, dopo averla intrecciata, una corona di spine; 18 e cominciarono a salutarlo: Salve, re dei Giudei! 19 E percuotevano la sua testa con una canna e gli sputavano addosso e piegando le ginocchia lo adoravano. 20 E quando lo ebbero schernito lo svestirono della porpora e lo rivestirono delle sue vesti. E lo condussero fuori per crocifiggerlo. 21 E costringono un passante, un certo Simone cireneo che veniva dal campo, il padre di Alessandro e di Rufo, perché portasse la sua croce. 22 E lo portano sul luogo del Golgota, che è tradotto: luogo del Cranio. 23 E gli davano vino mirrato: ma egli non ne prese. 24 E lo crocifiggono e si dividono le sue vesti gettando la sorte su di esse per ciò che ciascuno doveva prendersi. 25 Era l’ora terza e lo crocifissero. 26 E c’era l’iscrizione della causa [della condanna] in cui era scritto: Il re dei Giudei. 27 E con lui crocifiggono due ladroni: uno a destra e uno alla sua sinistra. 28 E si adempì la scrittura che dice: Egli è stato annoverato tra i malfattori. 29 E i passanti lo bestemmiavano scuotendo le loro teste e dicendo: Ehi! Tu che distruggi

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il tempio e in tre giorni lo edifichi, 30 salva te stesso scendendo dalla croce. 31 Similmente anche i sommi sacerdoti, deridendolo gli uni con gli altri, con gli scribi dicevano: Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso; 32 il Cristo, il re d’Israele scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo. Anche i crocifissi insieme con lui lo ingiuriavano. 33 Giunta l’ora sesta, ci fu tenebra sulla terra intera fino all’ora nona. 34 E alla nona ora Gesù gridò con voce grande: Eloì, Eloì, lemà sabactàni? Che è tradotto: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 35 E alcuni dei presenti avendo udito dicevano: Vedi, chiama Elia. 36 Un tale corse a inzuppare una spugna di aceto, la pose su una canna e gli dava da bere dicendo: Lasciate, vediamo se viene Elia a toglierlo. 37 Ma Gesù, emesso un grande grido, spirò. 38 E la cortina del tempio si squarciò in due dall’alto in basso. 39 E il centurione che gli stava di fronte, avendo visto che era spirato così, disse: Veramente quest’uomo era Figlio di Dio. 40 C’erano poi anche delle donne che guardavano da lontano, fra loro anche Maria la Maddalena e Maria madre di Giacomo il piccolo e di Iose, e Salome, 41 le quali lo avevano seguito e servito quando era in Galilea, e molte altre che erano salite con lui in Gerusalemme. 42 Fattasi ormai sera, poiché era la parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43 venuto Giuseppe da Arimatea, illustre consigliere [del sinedrio], il quale aspettava anch’egli il regno di Dio, si fece coraggio, entrò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44 Allora Pilato si meravigliò che fosse già morto e chiamato il centurione gli domandò se era morto da molto tempo. 45 E, saputolo dal centurione, donò il cadavere a Giuseppe. 46 E comprato il lenzuolo, avendolo tolto, lo avvolse col lenzuolo e lo pose in un sepolcro che era scavato sulla roccia e fece rotolare una pietra sulla porta del sepolcro. 47 Ora Maria Maddalena e Maria di Iose guardavano dove veniva posto.

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Il Nardo

Estratto dalla radice di alcune specie di valerianacee che si trovano a Creta, in Tibet e in India, il nardo ha un profumo intenso e soave, si riconosce per la leggerezza, il colore rosso. L’olio essenziale si ottiene dalla distillazione dei rizomi e delle radici essiccate e pressate in corrente di vapore. Il nardo indiano è tra i primi materiali aromatici impiegati dagli antichi Egizi; citato anche nella Bibbia, nel Cantico di Salomone, l’olio di nardo è un unguento balsamico, noto fin dalla più remota antichità, usato per ungere e frizionare il corpo, meglio definito come l’unguento degli amanti, l’olio dell’amore. A Betania, durante un pranzo, una donna ne usa una quantità straordinaria, una libbra romana equivalente a trecentoventicinque grammi versata dolcemente sulla testa di Gesù. Ai tempi di Gesù trentatré decilitri d’olio di nardo costavano circa trecento denari, cifra con la quale si potevano comprare dieci schiavi e corrispondeva a più di un anno di stipendio di un dignitario della corte o di un ufficiale dell’esercito. Alcuni dei presenti, discepoli compresi, intervengono sdegnati per tanto spreco e fremono contro la donna e il suo gesto. Per la mente è un gesto sconnesso, inutile, discontinuo. Per la mente uno spreco patetico, un’ingiustizia da far fremere dentro, fremere e imprecare. L’olio scende. L’unguento scivola piano e deciso tra i capelli, si annoda e ne fa trecce, scende sul viso, accarezza e brilla sulle vene del collo, si avvalla sulle fosse delle spalle. Dove non riesce la gravità, completa l’agile e delicatissima carezza della mano di donna. Ogni parte di questo corpo, ogni capillare di questo volto, ogni piega di questa pelle deve essere ricoperta, assolutamente ricoperta da questo velo trasparente e bruno dai riflessi di sangue, assolutamente e

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completamente ricoperta la pelle da questo velo preziosissimo e fragrante. E dove non arriva l’unguento, che arrivi l’aroma, il profumo. Nulla, nulla di questa pelle, di questo corpo ne resti privo, nulla. Unguento e aroma ricoprano questo corpo e la pelle del Santo dei Santi, del Signore dell’Universo. Tutto, tutto sia unto, perché lui è l’Unto, il completamente Unto, il Consacrato, l’Amato dell’Amante e non avrà altra difesa che la sua unzione, che lo splendore della sua bellezza divina. L’Unto deve essere unto completamente perché con sé non porta eserciti e armi e non avrà altra protezione che la sua veste di nardo. L’Unto non ha che l’unzione del Padre, non alza la voce, non sfodera la mano. Per difenderlo dall’oceanica violenza dell’uomo e di Satana non c’è che un velo trasparente e profumato, rarissimo e preziosissimo di nardo. Lasciate fare, non date fastidio a questa donna, non fermate queste mani, non infastidite l’amore, non disturbate il canto, non intaccate l’aroma. Scendi nardo, fai il tuo mestiere, copri e ricopri, non tralasciare una vena, non lasciare scoperto un poro di questa pelle. Tra qualche ora la pelle del mio Signore non avrà altra difesa, non avrà altra armatura, non avrà altra veste, non avrà altra protezione. Non c’è altra protezione contro la nudità, gli strattoni e le catene. La pelle del mio Signore non ha difesa che questo velo trasparente d’unguento soave, un velo impercettibile e trasparente per proteggere da tutto il male e il massacro che viene. Dio è così. L’Amore è così. La Bellezza è così. La Vita è così. Così si oppone al male, alla stupidità e alla morte, un velo di luce trasparente e dalla fragranza ubriacante che ricopre ogni cosa. Solo per occhi che vedono e per cuori che contemplano. Non c’è altra difesa per polsi e caviglie contro le catene e le corde. Non c’è che unguento e profumo soave a coprire la faccia dalle bastonate, a difendere dagli sputi, dagli strappi alla barba. Su tutta

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la terra non ci sono mani, occhi, parole a difendere e proteggere quel capo e quella testa dalla corona di spine se non quel velo e quelle gocce d’unguento. La donna sa ciò che nessuno sa, ama ciò che nessuno in terra ama così. La donna cosparge il corpo del Signore di una quantità straordinaria di unguento come straordinari sono la violenza e il male che su quell’Essere si scatenano senza freno e contegno alcuno. Olio come corazza contro decine e decine di frustate che spaccano, strappano, mordono, azzannano, devastano. Olio e aroma contro un flagello che in ogni dove squarcia, sbrana, straccia e depreda pelle e vita, sangue e respiro. Un’armatura di unguento e di profumo soave, questo hai pensato e voluto per il tuo Unigenito, o Padre? E chi può fermare le lacrime davanti a tanta grazia e bellezza? Un’armatura di olio di nardo per ricoprire e difendere dal male e dalla rabbia dell’uomo il tuo Amato. Gocce d’olio a fermare il fiume di sangue, un velo d’unguento sulle orecchie a proteggere dalle bestemmie e dagli insulti. Unguento contro un tribunale impazzito, profumo e fragranza per difendere da un popolo che dopo millenni di religione e fede nell’unico Dio grida al mondo: Non abbiamo altro re che Cesare. Un velo di nardo sul volto per difendere gli occhi, il naso e il viso del mio Signore dal terribile impatto con le pietre della strada a ogni caduta. Un velo d’unguento per difendere e proteggere mani e piedi dai chiodi, dai colpi di martello, per proteggere dalla rabbia così appuntita e violenta di questi uomini che l’Unto è venuto a salvare. Una misura straordinaria di nardo preziosissimo per uno scontro straordinario con la violenza, la ferocia, il male, l’ignoranza di tutta la storia umana raccolta in quegli istanti. Uno scontro dove il Maligno ha avuto il permesso di usare tutte le armi e gli eserciti in suo possesso e l’Unto ha potuto usare solamente

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la sua Unzione, il suo essere Messia dell’Amore, la fragranza del suo perdono, lo splendore dell’olio alla luce del sole e della sua divinità, la sua veste di nardo. Scontro è stato. Olio, sangue e lacrime corrono insieme lungo il legno fino al fango e alle pietre. Scorrono e Madre Maria raccoglie, asciuga e contempla. Scontro è stato. La morte segna vittoria. Al mio Signore, il datore del respiro vitale, il Signore del Ruach eterno è stato strappato il respiro e Lui ha lasciato che sia. Scontro è stato, l’Unto è morto ed è lì tra le braccia della Madre. Scontro è stato, massacro e morte è, ma qualcosa nell’aria non ha mai smesso. Era al Getsemani, era in tribunale, era nelle nari di Pietro e di Pilato. Qualcosa nell’aria non ha mai cessato, ha continuato tra le bestemmie, gli sputi, l’odore di marcio della prigione e quello acre del sangue, di tutto quel sangue. Qualcosa non ha mai cessato, era lì nell’aria, e non c’era modo di non sentirlo anche durante il flagello. Era lì, dappertutto, e sembrava quasi che più forti erano i colpi, più forte si espandeva. Lì nell’aria, invisibile e potente, davanti a Pilato, Erode, nella calca e tra la polvere della via della croce. Incancellabile perfino con l’odore del sangue e della morte, nemmeno il Diavolo sapeva più come fare. Da quella croce si espande e più soffia il vento più si sente, riempie il naso e i polmoni, soffoca la mente, fa tremare il cuore e la terra. Qualcosa nell’aria non ha mai smesso di accompagnare l’Unto e gli assassini, l’Innocente e gli aguzzini. L’aroma di quella unzione è rimasto nell’aria, non ha mai smesso di segnare grazia, bellezza, amore. La fragranza di quella unzione ha accompagnato il Signore in ogni dove e istante. Dovunque Gesù si muoveva e passava, l’aroma lo precedeva e si espandeva, impossibile non sentirlo, tutti l’hanno sentito, in tutti i nasi, in tutti i polmoni si è fatto strada. E nessuno ormai poteva più farci nulla. Il profumo non si può cancellare, non lo si può strappare, è come una consacrazione.

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La donna sapeva, l’Unto sapeva, il Padre sapeva. L’aroma dell’unzione, la fragranza della vita e della bellezza non ha smesso un istante di invadere la terra e i cuori. Tra i capelli e dentro gli abiti e le dita di amici o nemici. Fragranza che non si può colpire, non si può imprigionare, non si può cancellare né inchiodare. Profumo che amici e nemici di Gesù si sono portati a casa per forza, volenti o nolenti. La Madre ne ha le mani e il cuore pieni, accarezza il Figlio e in lui tutti i figli e come tutte le madri riconosce quel volto ormai reso dal sangue irriconoscibile, quel corpo che non è più d’uomo il suo aspetto, lo riconosce dall’odore, dall’aroma, dalla fragranza dell’Unzione. Il profumo irrefrenabile della Vita e l’aroma invincibile della Risurrezione. Profumo di nardo per sempre.

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Fessura Qualsiasi cosa ci oscuri e ci sporchi, Madre, riconoscici tuoi figli dalla fragranza di Amore che Gesù ha guadagnato alla nostra pelle e all’anima con la sua morte e risurrezione.

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