ei¶ tiß qe÷lei ojpi÷sw mou aÓkolouqei√n, aÓparnhsa¿sqw e˚auto\n kai« aÓra¿tw to\n stauro\n aujtouv kai« aÓkolouqei÷tw moi. o§ß ga»r e˙a»n qe÷lhØ th\n yuch\n aujtouv sw◊sai aÓpole÷sei aujth/n: o§ß d∆ a·n aÓpole÷sei th\n yuch\n aujtouv eºneken e˙mouv kai« touv eujaggeli÷ou sw¿sei aujth/n. (Markon 8,34-35)
Se uno vuol venire dietro a me, si dissoci da se stesso, e sollevi la sua croce e aderisca a me. Chi infatti vuole sanare-salvare la propria psyché la distruggerà-destrutturerà. Ma chi distruggerà-destrutturerà la propria psyché a causa di me e del felice annuncio sanerà-salverà essa. (Marco 8,34-35)
È il cuore del vangelo di Gesù, il centro propulsore del suo messaggio, sono le parole chiave della sua ispirazione. Tre sono le condizioni per poter seguire Gesù: dissociarsi da sé, sollevare la propria croce, aderire-credere in lui, sempre. Il sé da cui dissociarsi non è il sé divino creato da Dio, il cuore pulsante e decisionale psico-spirituale dell’uomo, ma il sé virtuale, l’ego sostituto, costruito dalla mente umana per vivere nel sistema dell’addestramento attraverso l’invidia e l’ambizione. La croce da sollevare non sono le sfortune, le malattie, le sofferenze della vita, ma il pedaggio storico, fatto di ferite interiori, umiliazioni, incomprensioni, che ciascun uomo deve pagare solo per il fatto di essere nato in una civiltà che segue le regole del regno del mondo e non quelle del regno di Dio. Aderirecredere in Gesù si realizza quando Gesù non è più l’oggetto spirituale di un credo religioso, ma la presenza amorosa suprema a cui far aderire completamente tutta la vita e il tutto della vita. Questa evoluzione spirituale è splendidamente espressa nell’invocazione: in Cristo per Cristo con Cristo.
Autore: Paolo Spoladore Titolo: Non abbiate paura Collana: Riflessioni Pagine: 856 In copertina: i versetti tratti da Matteo 8,34-35, il kerygma-cuore del felice annuncio, del vangelo di Gesù Cristo, nell’originale scrittura greca. Vangelo: traduzione dai testi greci originali (Equipe di ricerca Usiogope). Progetto grafico: Alessandro Lessi Minedivine www.usiogope.it © USIOGOPE SRL I edizione novembre 2012 ISBN 978-88-88523-41-5 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualsiasi modo o con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. Finito di stampare nel mese di novembre 2012 L.E.G.O. S.p.A. - Lavis (Trento)
Paolo Spoladore
NON ABBIATE PAURA
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Non abbiate paura
Qual è stato il primo essere creato che ha provato paura? Il primo essere creato che ha provato paura è stato Lucifero, l’arcangelo caduto, l’arcangelo che si è messo contro Dio. Satana, quando il tempo non era tempo, ha guardato Dio nella sua irraggiungibile gloria e bellezza, nella sua grazia e potenza e, invece di gioire, cantare e benedire il suo nome, nella pienezza totale della gratuità, si è parlato dentro e si è detto: non è giusto, anch’io voglio essere così. È stato un pensiero di invidia, un dialogo interiore, intellettuale e spirituale, carico di invidia contro Dio, compiuto a un livello di conoscenza e consapevolezza semplicemente inimmaginabile per l’uomo, a trasformare, nel cuore di Satana, l’Eterno in un nemico, il nemico da combattere e di cui avere paura. Come funziona l’invidia e in che modo l’invidia genera la paura? Per capire come funziona l’invidia e come è capace di immergere una persona nel meccanismo della paura, può essere utile fare un’analogia con il funzionamento di un vulcano. Cos’è un vulcano? In senso generale sono vulcani tutte le discontinuità nella crosta terrestre attraverso le quali si fanno strada i prodotti dell’attività magmatica interna: le polveri, i gas, i vapori e i materiali rocciosi in fusione. La fuoriuscita di materiale è detta eruzione e i materiali eruttati sono lava, cenere, lapilli, gas, scorie varie e vapore acqueo. Qual è la struttura di un vulcano? Un vulcano è formato solitamente da una camera magmatica, alimentata dal magma proveniente
Introduzione
INTRODUZIONE
Introduzione Non abbiate paura
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dal mantello; quando questa si svuota in seguito a un’eruzione, il vulcano può accasciarsi e dar vita a una caldera. Un vulcano è formato poi da un camino principale, luogo di transito del magma dalla camera magmatica verso la superficie, e da un cratere sommitale, dove sgorga la materia uscita dal camino principale. La camera magmatica è la mente, il magma che alimenta il serbatoio magmatico sono i pensieri di invidia. Al raggiungimento del punto critico di fusione dell’attività cerebrale-magma, incandescente di pensieri d’invidia, confronti, convinzioni, pregiudizi, calcoli di ogni tipo, corrisponde una pressione critica che provoca l’eruzione. Il punto critico della fusione dei pensieri è determinato dalla pressione della paura, paura che poi esplode nel liquido emozionale della rabbia. Il magma dei pensieri incandescenti di invidia, sotto la pressione della paura, si liquefa e si raccoglie nella rabbia che esplode in superficie sotto forma di lava del giudizio, ceneri soffocanti della calunnia, lapilli brucianti del sospetto, gas venefici della condanna, scorie radioattive della memoria intrisa delle ferite del passato, vapore acqueo della competizione che tutto idrata di morte. Quando la camera magmatica della mente incandescente di pensieri di invidia, sotto la pressione della paura, si svuota parzialmente in seguito a un’eruzione di rabbia, la mente collassa per qualche tempo e genera una caldera, una depressione energetica svuotata di intenzioni e di propositi. Tutte le forme di depressione psichica degli uomini e delle donne della terra hanno origine dal processo dell’invidia, e sono conseguenza delle esplosioni di rabbia dovute alla pressione della paura. L’invidia, sotto la pressione della paura, si trasforma in rabbia ed esplode in superficie. La superficie è l’intelligenza dell’uomo, da cui hanno origine le capacità creative e intellettuali che gli permettono di interfacciarsi con l’esterno, ed è lì, nell’intelligenza, che l’esplosione della rabbia crea un cratere sommitale, una spaccatura, una voragine intellettuale. Ogni esplosione di rabbia ingrandisce il cratere fino ad annullare l’intelligenza.
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Tanto più grande è la quantità di magma-invidia incandescente che si forma nella camera-mente attraverso i pensieri, tanto più diventa automatico far uscire in superficie il magma dell’invidia attraverso l’eruzione-esplosione della rabbia, con la conseguente depressione energetica del serbatoio psichico da una parte e la creazione, dall’altra, del cratere, una spaccatura, una ferita alla sommità della struttura organizzativa dell’uomo, che è l’intelligenza. Lucifero e la schiera incalcolabile dei suoi angeli sono stati i primi esseri viventi creati a provare la pressione infernale della paura che ha trasformato la loro invidia in rabbia. Da quel momento lo scopo dell’esistenza di Satana e dei suoi angeli è divenuto quello di lavorare senza sosta per schiacciare, sotto la pressione della paura, la mente e il cuore degli uomini, perché con le esplosioni della rabbia potessero distruggere la loro intelligenza. Va precisato che Satana e i suoi angeli non solo amano mettere gli uomini sotto la pressione della paura per distruggerli, ma anche perché la paura, generata dalla mente e dal cuore dell’uomo, è il loro cibo e la loro bevanda preferita, l’energia di cui si nutrono per diventare più forti. Satana mangia e si alimenta della paura dell’uomo. Perciò tutto quello che nel mondo si sostiene in qualche modo con la paura, si tratti di religioni, governi, sistemi educativi, sistemi scolastici, leggi, morali, devozioni, ideologie, non viene da Dio e non conduce a Dio ma deriva da Satana e conduce a Satana. È attraverso la pressione della paura che Satana trasforma tutta la vita dell’uomo in rabbia distruttiva, per questo l’assenza della paura è il primo requisito di ogni vero cammino di spiritualità. La paura è la pressione emotiva che trasforma i pensieri di invidia, e tutti gli altri pensieri da essa derivati, in rabbia, ira e rancore, impedendo letteralmente all’uomo di percepire spiritualmente se stesso, gli altri, la natura e Dio. Le semplici parole raccolte nelle riflessioni di questo libro, sulla Parola dell’Unico Maestro, non hanno il potere di sciogliere la paura dal cuore e dalla psiche dell’uomo, ma possono essere utilizzate
Introduzione
come un’umile maniglia, una maniglia per aprire una finestra che permetta alla luce della conoscenza di entrare nelle stanze più oscure dei cuori e delle menti, per spazzare via il buio e poter iniziare a vedere e a credere. La paura se ne va immediatamente dal cuore di colui che apre la finestra della fede. La fede vera non è solo credere in Dio, è molto, molto oltre. La fede vera è non pensare mai male di Dio e del suo amore.
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Fessura Non esiste nulla sulla terra che per quanto perfetto e forte prima o poi non mostri una breccia. Tutto nella vita prima o poi conosce uno squarcio, una crepa, una rottura, un varco, una fenditura, una fessura. Fenditure sulle rocce delle montagne, tra i ghiacciai perenni, crepe sui muri delle case e sulle strade, crepe sui vasi, squarci sui tessuti, falle e buchi sulle strutture di acciaio e ferro. Accadono spaccature tra amanti, crepe di fiducia tra amici, screpolature sentimentali, incrinature affettive, brecce nelle comunità. Ma solo la nostra paura ci fa vivere nell’inganno ogni fessura e breccia della vita, ce la fa vivere come un fallimento, una sfortuna, una disgrazia. È vero che ogni fessura rende meno perfetto ciò che dovrebbe essere perfetto ai nostri occhi, ma al tempo stesso ogni fessura e breccia guardata con gli occhi dell’amore è un lasciapassare di luce, sempre. La breccia su un muro rende imperfetto il muro, ma fa vedere oltre il muro luce, strade e mondi. La vera saggezza nasce sempre da qualche breccia di sofferenza e di imperfezione che, se accettata, vissuta e amata come un’occasione per un profondo mutamento interiore, diventa breccia e fessura di nuova luce e serenità. La fessura è un punto pregiato di luce e di illuminazione dove l’occhio e la mente spesso vedono solo una crepa e un punto debole. Ogni fessura è uno spiraglio che la vita stessa si concede per concederci vita e luce.
Note introduttive
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Il vangelo I brani del vangelo (riportati dove è possibile integralmente, anche quando è prevista dalla liturgia una riduzione di versetti) sono tradotti letteralmente dal greco per gustarne appieno la inusitata potenza e luminosità. Questa traduzione letterale ha volutamente priorità sulla sonorità e spesso sulla costruzione linguistica italiana. Alcuni vocaboli sono meglio specificati tra parentesi.
Vangelo di Marco 2,18-22
Osea 2,16-17.21-22; Salmo 102; 2Corinzi 3,1-6
Ora i discepoli di Giovanni e i farisei erano in digiuno. Si recano allora da Gesù e gli dicono: Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, invece i tuoi discepoli non digiunano? 19 E disse loro Gesù: I figli della camera nuziale non possono digiunare quando lo sposo è con loro. Per tutto il tempo che hanno lo sposo con loro non possono digiunare. 20 Verranno poi giorni in cui lo sposo sarà loro tolto, e allora in quel giorno digiuneranno. 21 Nessuno cuce una pezza di stoffa grezza su un vestito vecchio: altrimenti il rattoppo nuovo strappa il vecchio e lo squarcio diventa peggiore. 22 E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi: altrimenti il vino romperà gli otri, e così si perdono vino e otri; ma vino nuovo in otri nuovi.
È proprio vero. Te lo possono dire tuo padre o tua moglie. Te lo può chiedere implorante tuo figlio, attraverso il suo disagio esistenziale. Te lo può indicare con i segni della tensione il tuo sistema nervoso o lo stomaco con dolori e coliche. Te lo possono segnalare il tuo cuore e il tuo sangue attraverso tachicardie e anemie. Lo può gridare la tua anima profonda, tutto il tuo corpo e la tua mente attraverso l’urlo del dolore, del disagio e dell’infelicità. Lo può implorare incessante la vita intera. Te lo può indicare con amore infinito Dio Onnipotente, bambino in una mangiatoia, o lo stesso Dio Onnipotente sanguinante da una croce o raggiante di luce, vincitore sulla morte. Te lo può mostrare Gesù in persona, in ginocchio davanti a te che lava i tuoi piedi. Te lo può confermare la vita dell’universo intero con la sua forza e la sua incessante misteriosa novità. Tutto l’universo ti può dire che esiste un altro modo per affrontare la vita, diverso da quello che stai utilizzando.
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Vino nuovo otri nuovi
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In questo mondo, non esistono giorni senza croci, senza traumi o imprevisti, in questo mondo non esiste la perfezione, esiste invece la ricerca di nuovi equilibri verso una felicità piena che Dio attende di donarti. Tutto ti può dire di cambiare la tua vita, di smettere di essere arrabbiato con tutto e con tutti e di ritornare in te stesso per ritrovare un’altra via, la via della vita. La realtà ti può mostrare un altro modo con inviti dolcissimi o con legnate durissime e inaudite. Ma se tu non vuoi cambiare, se hai deciso che non c’è un altro modo per vivere, per camminare, per vedere la vita e le persone, se hai deciso che c’è solo il modo che conosci e che sei stato costretto ad assumere con rabbia desolante, allora con zelante certosina pazienza e assoluta determinazione ti sarà tolto anche quel poco che hai. Se vuoi, però, un altro modo c’è per affrontare la vita e vedere le situazioni. C’è un vino nuovo che puoi versare sulle tue ferite per guarire e trovare ristoro, c’è un vino nuovo che può ridare vigore alla tua vita e gioia al tuo cuore. Se ti rendi umilmente disponibile a questa novità, allora il vino nuovo della parola-proposta di Gesù troverà volentieri la strada per raggiungerti e riempirti di gioia e di pace salutare. Il nuovo modo di vivere inizia con un atto di consapevolezza semplice quanto potente. Ascoltati: non sei felice! Allora che cosa e come puoi cambiare per convertire questa infelicità in gioia? Nulla puoi cambiare del mondo se non te stesso49. E che cosa devi e puoi cambiare di te stesso? Senz’altro il tuo modo di amare. Il tuo modo di amare va cambiato, va purificato, fatto crescere, perché la tua felicità o infelicità dipende esclusivamente dal tuo modo di amare la vita, te stesso, gli altri e Dio. Quando ti rendi conto di questo allora umilmente capisci che hai fatto dei peccati, che hai compiuto ed elargito energia di non-amore, di non vita, di rabbia e paura. Questo è male. La salvezza entra dalla
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Legge dominante, vedi nota 3 a pagina 225.
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porta della consapevolezza del proprio peccato. La nuova vita inizia perciò con il perdono da chiedere a Dio e da donare ai fratelli, inizia con una commossa, travolgente e incessante preghiera per essere perdonati dall’amore di Dio. Il secondo passo per un nuovo modo di vedere e gustare la vita è staccarsi gradatamente dalle cose. Imparare una diversa sensibilità di “toccare” oggetti, relazioni umane, soldi, beni terreni. Abituarsi gradualmente a staccare il cuore dalla totalizzante attenzione rivolta al possesso delle cose e delle persone, alla forma esteriore, all’effimero e a ogni forma di vanità. Noi tocchiamo le cose e i soldi, ma in verità sono loro a toccare noi, ci entrano dentro e un po’ alla volta, da semplici “strumenti”, si trasformano in “direttori d’orchestra”. Le cose e i soldi hanno il potere di assopire lo spirito e anestetizzare la mente, ubriacare il cuore, intorpidire il corpo. Davanti alle necessità e agli imprevisti della vita, il possesso dei soldi e delle cose ci dà l’impressione di offrirci sicurezza e tranquillità. Soldi e cose diventano allora per noi delle divinità, delle assolute urgenze, diventano per la persona l’ancora più sicura, la garanzia più certa per il presente e per il futuro. Il possesso dei soldi e delle cose ci fa sentire autosufficienti, e quindi ci spinge a sentire, pensare e agire da padroni, non da umili servitori della vita. Così lo spirito si assopisce perché non ha più il suo riferimento divino, è obbligato a riconoscere come Dio qualcosa che Dio non è: è il peccato di idolatria. La mente si anestetizza e si sclerotizza perché nella ricerca delle soluzioni prevede sempre e automaticamente le solite strade consolidate: la difesa della propria immagine, la forza del denaro e non del diritto, la spinta degli interessi e non della giustizia, l’esigenza del consumo e non della fantasia e del vero ingegno. Il cuore si ubriaca e perde ogni lucidità affettiva perché usa la sua potenza affettiva e amorosa per realtà che dell’amore non sanno che farsene. Non si può amare un’auto, una barca, un conto in banca, perché sono realtà che in nessun modo possono percepire e recepire amore. Il cuore perde ogni riferimento per amare veramente le persone, se
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stessi e la vita. Questo processo, della mente fredda e calcolatrice, si trascina dietro tutto il sistema nervoso centrale, il sistema linfatico, muscolare, digerente, organi, apparati e tessuti, e intorpidisce e fa ammalare tutto il corpo perché lo fa vivere nella tensione e nella paura. Tutta la corporeità, le capacità comunicative umane e la sessualità, staccate dall’anima, scardinate nel loro significato, impoverite di ogni amore, perdono ogni elasticità, salute e potenza. Il terzo passo è cominciare pian piano, ma con decisione, a rendersi utili e a darsi da fare per coloro che hanno bisogno, senza aspettarsi nulla in cambio. Fare gesti e scelte d’amore, di solidarietà, comunione, condivisione, ma in modo gratuito e per le vere necessità degli altri. C’è dunque un altro modo di vivere ed è quello che puoi scoprire se impari a chiedere perdono a Dio di ogni cosa, a staccarti un po’ dai beni terreni e a donarti gratuitamente per la felicità degli altri. Ma attenzione, è un processo delicatissimo e nella sua potenza liberante deve essere vissuto nei tempi e nella libertà di ciascuno, qualsiasi forzatura dall’esterno è controproducente. Non si può mettere questo vino nuovo – volontà di Dio, pensieri nuovi e positivi, equilibri vitali più armonici e tolleranti – in vecchie botti – dentro a teste cocciute, ostinate, senza luce, che non vogliono spostarsi dal loro vecchio equilibrio di un solo millimetro – perché sia andrebbero perduti i pensieri di luce di Dio sia verrebbero distrutte le vecchie teste ostinate. Fessura Non pensare mai che hai un solo motivo serio e reale per essere arrabbiato con il mondo, la rabbia non dipende da ciò che ti è successo, ma da come hai accettato e compreso quello che ti è capitato. Il vino nuovo è la proposta di Gesù, gli otri nuovi sono la tua umiltà e il tuo profondo desiderio di cambiare.
Vangelo di Marco 4,26-34
Ezechiele 17,22-24; Salmo 91; 2Corinzi 5,6-10
Gesù diceva: Così è il regno di Dio, come un uomo che getti il seme nella terra 27 e dorma e vegli di notte e di giorno, il seme germoglia e si allunga come lui stesso non sa. 28 Automaticamente la terra porta frutto, prima lo stelo, poi la spiga, poi il grano pieno nella spiga. 29 Quando il frutto lo permette, subito invia la falce, perché è giunta la mietitura. 30 E diceva: Come paragoniamo il regno di Dio o con quale parabola lo poniamo? 31 Come a un grano di senape che, quando è seminato sulla terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra 32 e, quando è seminato, cresce e diventa più grande di tutti gli ortaggi, e fa i rami così grandi che sotto la sua ombra gli uccelli del cielo possono porre la tenda. 33 E con molte parabole di questo genere, annunciava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34 Ma senza parabola non parlava a loro; in disparte però ai propri discepoli spiegava ogni cosa.
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Ogni giorno semina Ogni giorno semina una parola felice, una preghiera per qualcuno, un piccolo sorriso, un gesto di perdono. Ogni giorno semina una passeggiata su madre terra, un grazie alla vita, un abbraccio a chi ami, qualcosa nelle mani di chi è povero. Ogni giorno semina nei tuoi polmoni un respiro riconoscente per tutto,
Ciò che semini, raccogli.
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Fessura
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una giocosa risata. Ogni giorno semina in te un po’ di riposo e di silenzio, un po’ di fiducia, un pensiero semplice. Raccoglierai una vita meravigliosa.
Vangelo di Luca 13,22-30
Isaia 66,18-21; Salmo 116; Ebrei 12,5-7.11-13
E passava per città e villaggi ammaestrando, e facendo cammino verso Gerusalemme. 23 Ora qualcuno gli disse: Signore, sono pochi che vengono salvati? Egli allora disse loro: 24 Lottate per entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare e non avranno la forza. 25 Dopo che il padrone di casa si sarà alzato e avrà chiuso la porta e voi comincerete a stare fuori e a percuotere la porta e a dire: Signore, aprici! E rispondendo vi dirà: Non vi conosco di dove siete. 26 Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato davanti a te e abbiamo bevuto, e hai ammaestrato nelle nostre piazze. 27 E ridirà: Non so di dove siete; allontanatevi da me tutti operatori di ingiustizia. 28 Là sarà il pianto e lo stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29 E verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da meridione e giaceranno a mensa nel regno di Dio; 30 ed ecco vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi.
La mente si ciba di energia che trova nel suo alimento preferito, la paura. La paura è l’emozione che la mente umana preferisce e che conosce da più tempo, perché è la prima e più antica sensazione che ha sperimentato dopo aver accettato l’inganno di Satana138. Se anche non c’è realmente nulla da temere davanti a noi per mille miglia, la mente riuscirà comunque in qualche modo a farci temere qualcosa, insinuando dubbi, domande, sospetti, insoddisfazioni, Ma Dio, il Signore, chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei? L’uomo rispose: Ho udito i tuoi passi nel giardino. Ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto (Genesi 1,9-10). 138
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Una porta stretta per la mente
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sensi di colpa, giudizi sugli altri. Il corpo, invece, non ha paura, ha solo dei bisogni, bisogni fisiologici: respirare, bere, mangiare, dormire, coprirsi, riprodursi (relazione sessuale). Quando il corpo ha soddisfatto i suoi bisogni si acquieta e si mette tranquillamente a disposizione e a servizio di tutta la persona per ogni attività e utilità. Il corpo, quando ha sonno, cerca un posto e un tempo per riposare, finché ha sonno il corpo non è utilizzabile a pieno, ma una volta soddisfatto il bisogno, per molte ore è pieno di energie a totale servizio di ciò che serve alla persona che lo indossa. Quando il corpo ha fame, la priorità assoluta diventa cercare cibo, ma una volta raggiunto il cibo e sfamato, il corpo è pronto a seguire le priorità di tutta la persona. La mente, il prodotto delle nostre capacità cerebrali, non ha bisogno di bere, mangiare, coprirsi, fare sesso, dormire. La mente non ha bisogni e allora prende quelli del corpo, e si assume la direzione dei lavori e l’organizzazione della soddisfazione dei bisogni del corpo e di quelli che si inventerà lungo il tragitto. La mente si assume e sposa un’illusione, una cosa che non esiste, e perciò non avrà mai l’equilibrio e la misura di una cosa reale, necessaria, utile o possibile. Al mattino ti alzi, apri l’armadio pieno di vestiti, e per il tuo reale bisogno di coprirti dal freddo ci sono vestiti per settantacinque generazioni. È un bisogno facile da soddisfare, eppure se il bisogno diventa mentale, apri il tuo armadio e la tua mente agitata e insoddisfatta dirà: “Oggi cosa mi metto? Non ho niente da mettermi”. Allora comincia la paura, paura che manchi qualcosa, il vestito giusto per esempio, ma non hai i soldi per comprarlo, e allora nascono i pensieri e i progetti per avere più soldi e non trovarti più in questa situazione. E iniziano le domande. Ah! Le domande della mente! Domande che rivolgi a te stesso e poi hai la necessità nucleare di rivolgere agli altri, e qui c’è l’apoteosi della mente: parlare. La mente deve parlare, deve mettere al corrente qualcuno dei suoi arzigogoli e labirinti, la mente deve parlare, parlare, parlare. Perfino l’odio non è odio e non si diverte se non diventa pubbli-
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co in qualche modo. Successi, insuccessi, preoccupazioni, desideri, odi e amori, la mente si deve sfogare altrimenti affoga, è talmente immersa in se stessa e nella sua illusione che se non si sfoga crepa e scoppia. Lo si può capire. Ma è tutto finto, è solo uso vocale, non accade nessuna comunicazione di niente, solo illusioni, aspettative insoddisfatte, rancori, giudizi e vanità. Ma la mente non ti molla, ti spaventa, ti farà sentire inadeguato nel vestito, nel corpo, negli atteggiamenti. Da un vestito per coprirsi, in pochi secondi stai pensando che a te è sempre mancato quello che ti piaceva, che gli altri sono stati ingiusti nei tuoi riguardi, che la vita non è poi così bella, che il lavoro non lo sopporti, forse anche la fidanzata non ti stima veramente. All’inizio era solo il bisogno di mettersi addosso un vestito caldo e uscire con gli amici in una stellata notte d’inverno, dopo qualche secondo la mente ti sta già convincendo che non sei nessuno e che l’universo ce l’ha con te. Se hai fame e sei così fortunato da poterti procurare del cibo, non è un bisogno così difficile da risolvere, ma se la fame diventa mentale, anche se il corpo è sazio, la mente dirà che non è ancora soddisfatta, e continuerai a mangiare. Così per la sete, la sessualità, e tutti gli altri bisogni della vita, se diventano desideri mentali, comandati, assunti dalla mente, non sarà possibile soddisfarli in nessun modo, nemmeno soffocandosi di cibo o di relazioni. Un po’ alla volta la mente sarà convinta di essere il corpo, e trasformerà ogni bisogno naturale in ossessione e in paura. Non è il corpo il problema, la carne, la pelle, il cibo, l’abito, il sesso, ma la mente che assume il controllo di tutto questo e si spaccia per la responsabile di tutto. È la mente che crea le domande, è la mente che cibandosi di paura coltiva dovunque può il sospetto e il dubbio. È solo la mente che nella sua totale cecità si può porre davanti a Gesù, il Salvatore del mondo, Colui che porta il nome di “Salvezza”, “Colui che salva”, per fare la domanda: Signore, sono pochi che vengono salvati? È come chiedere all’oceano: “Scusi c’è acqua qui?” La mente non è soddisfatta nemmeno di Gesù, non si
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fida nemmeno di lui, ha paura perfino di lui. E la risposta di Gesù è straordinaria, liberante, assolutamente perfetta, nel senso che Gesù rivela di conoscere come nessuno il cuore e la mente umana: Lottate per entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare e non avranno la forza. Lottate contro la mente, la falsa idea di voi stessi, contro i vostri attaccamenti e le vostre paure, convinzioni acquisite e sicurezze indotte, lottate contro la mente che vi inganna, distorce i bisogni naturali, che vi propone gioie dove non ce ne sono, luce attraverso tenebra, soddisfazione dove c’è solo egoismo. Lottate contro la vostra psyché, che è diventata una caverna enorme, un portone smisurato spalancato sull’abisso139. Lottate per entrare per la porta stretta della luce di Dio, della realtà e della verità di voi stessi e di Dio. Non che la porta della luce e verità di Dio sia stretta, per la mente è stretta, impraticabile, inagibile, solo per la mente. È chiaro che, ingannati dal Maligno e dalla nostra mente, la porta dell’amore vero è più stretta del piacere fine a se stesso. È chiaro che, ingannati dal Maligno e dalla nostra mente, la porta del dono di se stessi è terribilmente più stretta della porta della vanità e dell’ambizione. È chiaro che, ingannati dal Maligno e dalla nostra mente, la porta della giustizia è più stretta di quella del profitto e dell’interesse. Lottate, dice Gesù140, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare e non avranno la forza, e Gesù qui non sta informando l’umanità
Psyché: sul significato di questo termine vedi pagine 283-285. Qui Gesù invita a una guerra vera e propria, è insomma una questione di vita o di morte. Il verbo usato nel testo greco è agonìzomai, “lotto, combatto, gareggio”, in cui è implicito il sostantivo agon, “combattimento” e il verbo ago, “conduco, spingo, muovo”, dalla cui radice ag, di origine indoeuropea, il latino ha derivato il sostantivo agmen, “schiera, esercito in marcia”. La lingua italiana usa il verbo agonizzare per indicare l’ultima terribile lotta tra la vita e la morte o lo sforzo della natura per resistere al male che opprime il corpo. 139 140
La porta stretta della vita è stretta solo perché la guardiamo di profilo.
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Fessura
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sulle statistiche celesti, non sta mettendo limiti né ponendo scadenze numeriche, sta invece sottolineando la difficoltà dell’impresa e l’assoluta necessità di non intraprendere un viaggio così, verso la porta stretta, senza il suo aiuto, senza il suo nome sulle labbra, senza la sua Parola nel cuore.