Vita da vita

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Paolo Spoladore

Vita da Vita Riflessioni sul Vangelo festivi anno B



INTRODUZIONE

Corri, ma non ti muovi. Senti, ma non ascolti. Guardi, ma non vedi. Cammini, ma non fai strada. Agitazione, fretta, tensione di migliaia di chilometri su strade fatte di terra, di acqua e di cielo, di pensieri, dubbi e domande. Ci si sposta continuamente da un posto all’altro con le gambe e con i pensieri, ma in verità non ci si muove. Non accade reale movimento né mutamento. Perché? Perché la vita segue delle leggi precise, cosmiche e spirituali di una semplicità e potenza sconfinate, ma non le vogliamo conoscere. Ma è proprio ciò che pensiamo di sapere o diamo per scontato che rende tutto molto complicato e doloroso e fa perdere eleganza al movimento del vivere. Un giorno su questa terra il Logos ha parlato parole mai dette. Ha compiuto gesti mai fatti, la Vita stessa si è fatta vita terrena e ha mostrato a tutto, per il bene di tutti, come funziona. Umilmente ai piedi di questa Parola viva, ai piedi del Signore Gesù, la vita riprende il suo spazio vitale, per un movimento di amore e di forza altrimenti sconosciuto. Vita da Vita è il movimento di Dio.



XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Sap 1,13-15; Sal 29; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43 21

E Gesù, avendo attraversato in barca di nuovo alla riva opposta, molta folla si radunò intorno a lui, ed egli stava lungo il mare. 22 Viene uno dei capi della sinagoga di nome Giairo, e vistolo cade ai suoi piedi 23 e lo supplica con insistenza dicendo: La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani affinché si salvi26 e viva. 24 E partì con lui. E lo seguiva molta folla e lo comprimevano. 25 E una donna che aveva un flusso di sangue da dodici anni 26 e aveva molto sofferto da parte di molti medici e aveva speso tutti i suoi averi senza aver trovato alcun giovamento, anzi piuttosto peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle e gli toccò il mantello. 28 Infatti diceva a se stessa: Se riesco a toccare almeno i suoi vestiti sarò salvata27. 29 E subito si prosciugò la sorgente del suo sangue e conobbe nel corpo che era guarita dal flagello. 30 E subito Gesù, avendo sentito in se stesso che la sua potenza era uscita, voltatosi tra la folla diceva: Chi mi ha toccato i mantelli? 31 E i suoi discepoli gli dicevano: Guardi la folla che ti comprime e dici: Chi mi ha toccato? 32 E guardava intorno per vedere chi aveva fatto questa cosa. 33 Allora la donna timorosa e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne e si gettò davanti a lui e gli disse tutta la 26

Nel Nuovo Testamento salvezza dell’anima e salute del corpo sono sempre strettamente legate. 27 Il verbo è sòzo, che ha doppio significato: sia “guarire dalla malattia”, sia “essere salvato dal peccato” (sano e salvo).

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verità. 34 Egli allora le disse: Figlia, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace e sii guarita dal tuo flagello. 35 Ancora stava parlando quando alcuni vengono dal capo della sinagoga dicendo: Tua figlia è morta: perché disturbi ancora il Maestro? 36 Allora Gesù, avendo sentito le parole che dicevano, dice al capo della sinagoga: Non temere, solo credi! 37 E non permise che lo accompagnasse nessuno se non Pietro, Giacomo e il fratello di Giacomo, Giovanni. 38 E giungono nella casa del capo della sinagoga, e vede trambusto e gente che piange e urla molto, 39 ed entrato dice loro: Perché fate trambusto e piangete? La bambina non è morta, ma dorme. 40 E lo deridevano. Egli allora, mandati fuori tutti, prende con sé il padre della bambina e la madre e quelli che erano con lui ed entra dov’era la bambina. 41 E avendo preso la mano della bambina le dice: Talithà kum! Che è tradotto: Fanciulla, dico a te, alzati! 42 E subito la fanciulla si alzò, e camminava; infatti aveva dodici anni. E subito furono stupefatti di stupore grande. 43 Gesù raccomandò loro molto che nessuno conoscesse questo fatto, e disse di darle da mangiare.

Spazio alla vita Vuoi la vita? Dalle spazio! Dalle tutto lo spazio che chiede. La vita per muoversi, per vivere ha bisogno di spazio. Senza movimento non c’è vita, e appena la vita vuol dare segnali che qualcosa non va anche nel tuo corpo, che c’è qualcosa da migliorare e cambiare, vedrai che è un segnale di riduzione di movimento. Il male fisico e interiore limita sempre il movimento.

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La malattia riduce il movimento, anche la più semplice febbre, il più scontato mal di testa. E quando la vita riduce il movimento è un segnale forte e bellissimo che da qualche parte manca spazio. Vestiti stretti fanno male al corpo, sempre, tolgono spazio al movimento, impediscono il movimento, tolgono spazio alla vita. Abitare in spazi senza spazio impedisce il movimento sereno del vivere, aumenta il nervosismo e predispone a stati emotivi alterati. Anche essere stretti nelle abitudini quotidiane, ripetitivi nei movimenti mentali, toglie spazio e dunque vita. Aver poco spazio mentale, per ignoranza o per pigrizia, toglie spazio al movimento del tuo essere. Il pregiudizio toglie spazio, il giudicare continuo della tua mente toglie spazio alla fiducia in te stesso e negli altri. Il peccato in sé toglie spazio, sempre e comunque. Il male riduce sempre lo spazio fisico, mentale e spirituale. Riduce lo spazio e così, senza che nessuno se ne accorga, si riduce il movimento della vita. Accusare gli altri, calunniare la loro persona è togliere loro spazio e movimento vitale dentro di noi, ma paradossalmente significa anche inchiodarli con chiodi di rancore alle pieghe più recondite del nostro cuore. Più odi una persona, più te la tieni appiccicata al cuore e ai pensieri. Anche una madre troppo ansiosa toglie spazio e impedisce il movimento vitale a un figlio che ne subisce eccessivamente la presenza. La paura di perdere qualcuno che ami, toglie spazio e movimento alla tua vita. Ma il principe del regno del non-spazio è il possesso. Possedere equivale a morire e a far morire, inevitabilmente. Prova a togliere spazio a ciò che dici di amare, gli toglierai movimento, ucciderai con il tempo l’amore, e potresti anche senza volerlo ridurre la vita a ciò che dici di amare.

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La gelosia toglie spazio, l’avarizia toglie spazio. Ecco il perché di quel sangue che non si ferma in quella donna ammalata che Gesù incontra. Quand’è che un fiume è costretto a uscire dagli argini? Quando la portata della massa d’acqua è superiore alla portata del letto stesso del fiume, è ovvio. Vene strette in quella donna. Vene avvizzite dai fallimenti, dalla mancanza di amore, indurite dalle umiliazioni, dal rancore subìto e profuso. Vene strette, ma ancora tanta vita dentro, capacità d’amare, di cambiare, di rinascere, di gioire, di riprovare. Vene che da dodici anni non riescono più a trattenere la forza della vita, è un flusso di sangue che non rappresenta la morte, ma la vita di un popolo che non ce la fa più a non amare, a trattenere nella paura e nell’ignoranza tutta la grazia e l’amore di cui Dio gli ha riempito il grembo. Il dodici è simbolo della cattolicità di questa donna che in questa emorragia rappresenta perfettamente tutta l’umanità. Vene strette, leggi morali, abitudini di vita, strutture istituzionali, forme religiose che tendono ad avvizzire un uomo, una nazione. Processi educativi, ferite relazionali che riducono lo spazio di vita nel cuore della gente, ma il cuore dell’uomo è di Dio, sua immagine e somiglianza, perciò il cuore pompa comunque amore, ricerca pace, bellezza, grazia, perdono, novità, conversione, luce. Questa donna sta urlando in silenzio al suo Dio che il suo cuore è pieno di amore, trabocca, è un’alluvione, ma al tempo stesso sente la sua mente stretta, peccatrice, angusta, possessiva, impura. È un grido che si fa coraggio e rispettosa sfrontatezza, tenero ardire. Un grido di pietà e di richiesta di perdono che si scioglie in un movimento nuovo: toccare Gesù, il suo mantello.

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Per una vita si era fatta toccare per “lavoro”, per essere qualcuno, per avere di che mangiare. Per una vita amore senza amore, contatti intimi senza vicinanza alcuna, piacere senza grazia. Per una vita, un po’ per caso, un po’ obbligata, un po’ le andava bene, un po’ perché era così e basta. Ma la vita, l’amore spingono e danno segnali che è ora di cambiare e di cambiare sul serio. Ecco la rinascita. Toccando, toccando e facendosi toccare, questa donna ha perso il movimento dell’amore, ha perso se stessa, ha venduto la sua capacità di amare e la sua dignità. Ha ridotto lo spazio in se stessa, la cura spirituale di sé, la grazia del suo essere. Ha ridotto lo spazio della fiducia in se stessa in disistima e vergogna di sé. Il movimento della vita allora se ne va, muore. Ecco la conversione. Non grida, non parla, nemmeno per chiedere aiuto al Signore che di lì sta passando. Usa il contatto di sempre, quello di nascosto, senza essere vista, nessuno come lei sa come fare. Gesù ricrea in questa donna, in questo popolo, la voglia di toccare Dio, di muoversi verso di Lui, di cambiare rotta dalle solite rotte. Più avanti c’è un altro dodici da salvare, una giovinetta. Anche lei rappresenta i popoli e le nazioni, ma li rappresenta nello stadio finale di questo processo di riduzione dello spazio e dunque del movimento: la morte. Una persona o un popolo oppresso e schiavo, limitato nella sua libertà di essere se stesso, impoverito nella sua capacità di vivere lo spazio della vita, dei sentimenti, degli ideali, muore. Un popolo senza spazio di movimento, stretto dalla necessità economica, dalla malattia, dalla fame, dall’ignoranza prima o dopo giace moribondo nel letto dell’inedia e dell’inerzia. Popoli e nazioni intere si trascinano senza spazio e senza movimento fino al loro letto di morte.

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Gesù salva anche da questa terribile assenza di movimento e di spazio vitale che è la morte, nessuno come lui può farlo. Gesù salva con un movimento eterno, prende per mano la bambina e la rialza alla vita. La bimba si alza all’istante e inizia a fare quello che non aveva mai iniziato: inizia a camminare. Gesù ti alza dal letto dell’inedia, ti fa risorgere dalle strettoie e dalle schiavitù dell’addestramento, ti guarisce dalle malattie, ti prende per mano e ti salva, ma solo perché tu ti metta a camminare, a riprenderti il movimento della vita nell’amore e nel servizio agli altri. Questo è il movimento della Trinità: prendere per mano, e sempre per mano, l’uomo e farlo camminare verso Dio per l’eternità. Per abbracciarci, per consolarci, per rialzarci, per ballare, per cantare, per parlarci. Dio ti ha sempre per mano, sempre. Per Dio non esiste il contatto cerebrale, Dio non ci pensa, non siamo nei suoi pensieri, ma nelle sue mani, sempre. Ti accarezza anche quando sei rabbioso, triste e fai le cattiverie a te e agli altri, Lui ti accarezza sempre, mantiene il contatto, mantiene in eterno fedelmente il suo movimento preferito: l’abbraccio, il bacio, la carezza. A proposito, se Gesù potessi vederlo al tuo fianco in questo istante e volessi sentire cosa ha da darti, scordati di tentare di ascoltarlo, Lui per dirti qualsiasi cosa non si metterebbe a parlare, ma ti prenderebbe per mano e ti farebbe sentire tutto lo stesso e molto meglio solo toccandoti. Quando preghi Dio, più che ascoltarti, Lui scende al tuo fianco e ti tocca, ti tocca le mani, il cuore, la testa, gli occhi, la pelle come l’anima. L’ha fatto per crearti, immagina se non perde occasione per rifarlo e farti gustare la vita e quanto ti ama.

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Pensiero della settimana In natura nemmeno una foglia secca smette di muoversi, ma senza spazio nemmeno il vento è vento.

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