Sportsystem Culture & Trend Book SS 2006

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Sportsystem Culture and Trend Book Spring-Summer 2006

Osservatorio Moda Sportsystem - Montebelluna


R T D TU Z II O LN EI I N TE R O

Relazioni

di Valentina Durante

N

elle scorse edizioni del nostro Sportsystem Culture & Trend Book abbiamo utilizzato numerose volte la “macchina del tempo”; spinti dal tentativo di indagare – al di là della loro semplice superficie – le dinamiche del vintage, dell’heritage e del retrò, le abbiamo esasperate con lo scopo di farle definiti-

vamente collassare per implosione. Abbiamo cavalcato la regressione passando dal polisensualismo agli archetipi di cui sono gravidi riti, miti e favole per giungere, al termine di questo processo di ripiegamento nelle origini, al recupero della nostra dimensione animale. Abbiamo percorso a ritroso l’essenza umana pervenendo di fatto a una sua negazione; ora è giunto il momento di ricostruire, di far seguire a una pars destruens una pars costruens, di invertire l’iter che abbiamo volutamente assecondato nelle ultime stagioni. Cosa c’è alla base dell’uomo? Aristotele sosteneva che la struttura fondamentale dell’animale uomo è quella politica: egli è un essere ontologicamente portato a vivere in società e a creare forme di collaborazione con gli altri suoi simili. Secondo il filosofo greco, al di fuori della polis non si può essere propriamente uomini: chi non si sottomette a quelle norme che reggono l’interazione armonica e non conflittuale fra gli individui – e che sono possibili

Cellule

solo nella città – o è un dio, o è una bestia (per completezza va sottolineato che non a tutti coloro che risiedono nella polis Aristotele riconosce lo status di “uomini”: ne sono esclusi gli schiavi e i barbari – entrambi privi di razionalità – e le donne – a cui non è stato fatto dono di quelle capacità deliberative che sono essenziali al cittadino nella sua esistenza politica). Abbiamo scelto di impostare il nostro processo di ricostruzione dell’essenza umana partendo dalle relazioni, ma abbiamo deciso di articolare le nostre riflessioni basandoci non tanto su speculazioni di carattere filosofico, morale, sociale o religioso, bensì su input di natura scientifica. Siamo programmati per vivere? A dispetto di quanto ci verrebbe logico pensare, pare proprio di no. Per molto tempo si è ritenuto che le nostre cellule morissero in seguito a traumi o incidenti, oppure per una loro incapacità intrinseca a resistere all’usura, al passare del tempo e alle aggressioni dell’ambiente. Recenti scoperte hanno invece messo in luce un dato assolutamente inaspettato e controintuitivo: ogni nostra cellula nasce con già attiva in sé la facoltà di scatenare la propria autodistruzione, la propria morte prematura. Cosa blocca questo conto alla rovescia, cosa disinnesca temporaneamente questo timer, cosa – in sostanza – ci consente di sopravvivere? Sono i legami che, giorno dopo giorno, le cellule stringono fra loro e che consentono di reprimere l’avvio dell’altrimenti inevitabile autodistruzione. Siamo esseri sociali fin dalla nostra dimensione microscopica: la vita non è un fenomeno individuale, ma un evento collettivo. Le relazioni sono alla base della nostra esistenza come singoli: siamo “società cellulari”, in cui ciascun componente vive in una condizione di continuo rinvio della propria morte e in cui nessuno può bastare da solo a se stesso. Un fondamentale strumento di costruzione delle relazioni è la comunicazione, sia orale che scritta; voci e suoni come fondamenti di interscambio non solo fra di noi, ma anche con le cose che ci circondano e che utilizziamo nella nostra quotidiana esistenza. Una porta che sbatte, un rubinetto che gocciola… finora il suono prodotto dagli 2

Magis, Me Too - Tabi


oggetti veniva etichettato come rumore e considerato inutile, irritante, fastidioso. A meno che, ovviamente, non avesse un significato ben preciso: il segnale acustico con cui la macchinetta del caffè annuncia il compimento del suo lavoro, oppure il bip che ci avverte che i fari dell’auto sono rimasti inavvertitamente accesi. E perché, invece di sopprimere il rumore dei materiali, non valorizzarlo per la sua unicità, non considerarlo suono e non utilizzarlo come elemento di comunicazione fra oggetto e fruitore? In questa direzione si sono mossi Artemide con la sua linea a.l.s.o. e Magis con la collezione Me Too disegnata da Marco Ferreri. Interessanti esempi li ritroviamo anche in ambito artistico: Richard Box crea sculture di suono e luce mediante tubi elettrici fluorescenti sincronizzati con fonti sonore. Si tratta di vere e proprie esperienze interattive che coinvolgono non solo le opere e il loro artefice, ma le stesse persone del pubblico, che sono invitate a dialogare con i loro campi elettromagnetici semplicemente avvicinandosi alle installazioni. Dalla parola pronunciata alla parola scritta: incredibilmente, visti i tempi dominati da Internet e dai cellulari,

Richard Box, Gascooker, 2003

stiamo assistendo a un revival di interesse per tutto ciò che è correlato alla scrittura e alla stampa su carta – calligrafia, tipografia, grammatica, ortografia… Lynne Truss certo non si aspettava di diventare improvvisamente un’autrice di best-seller grazie a un saggio sulla punteggiatura che, pur pubblicato da una piccola casa editrice londinese (la Profile Books), ha venduto 700mila copie ed è divenuto caso dell’anno in Inghilterra. “Pensando al libro, mi è parso che la gente stesse disimparando a scrivere. Scrivere senza le virgole al posto giusto, o trascurando accenti e apostrofi, significa scrivere senza ritmo, senza tono, senza voce. Significa non sapersi esprimere correttamente. Non saper comunicare. […] La punteggiatura nacque praticamente in Italia, all’epoca dell’invenzione dei caratteri a stampa. Era necessario separare tutti quei caratteri, dare un ritmo alle parole. Così si svilupparono la virgola e poi via via tutti gli altri segni di interpunzione. Nel corso dei secoli, quei segni sono diventati la nostra grammatica interiore: indirizzano e stabiliscono il modo in cui parliamo, in cui ragioniamo, in cui pensiamo. Ecco, mi chiedo se riusciremmo lo stesso

Richard Box, Field, 13.02.2003

a pensare, nella stessa maniera di prima, se un po’ alla volta scomparissero le virgole dal nostro discorso scritto”. (Lynne Truss, intervistata da Enrico Franceschini per La Repubblica). La lingua non è solo strumento di comunicazione, ma anche di interpretazione e decodifica di ciò che circonda – umano o animale, animato o inanimato, immanente o trascendente. È espressione e fonte di pensiero, ideologia allo stato puro, manifestazione dell’approccio al reale che caratterizza le diverse culture. Un solo esempio: nelle lingue neolatine il verbo-chiave, quello che utilizziamo come principale ausiliare e con cui sviluppiamo una vasta serie di costrutti e significati è essere. In inglese tutto ruota invece attorno a to get (lett. prendere, procurare, dunque avere). In giapponese l’architrave verbale del sistema linguistico è shimasu, ossia fare. Quando attribuiamo un nome a qualcosa, implicitamente lo inseriamo in una griglia già culturalmente impostata e così lo facciamo rientrare nella sfera di ciò che conosciamo, addomesticandolo. In un certo senso ne influenziamo anche il destino: quante persone si sono sentite agevolate, indirizzate o costrette da un soprannome che risale alla più tenera età? Uno degli ultimi successi letterari di Amèlie Nothomb si sviluppa proprio da questo assunto: il nome decide il destino di colui a cui è stato affidato. La madre della protagonista de Dizionario dei nomi propri vuole consegnare alla figlia, come ultimo dono prima di suicidarsi, una chiave verbale che le spalanchi mille porte, mille possibilità, mille futuri: “Voler chiamare un figlio Tanguy o Joëlle vuol dire offrirgli un mondo mediocre, un orizzonte già ristretto. Io invece voglio che il mio bambino abbia a disposizione l’infinito. Voglio che mio figlio non senta alcun limite, voglio che il suo nome gli suggerisca un destino fuori dal comune”. La sua scelta è per l’altisonante Plectrude: “Annuncerà alla gente che è un essere veramente eccezionale”. Il potere dei nomi: già Confucio sottolineava l’importanza del loro corretto uso e il predominio che essi dovevano mantenere sulla realtà; solo in tal modo si sarebbe riusciti a garantire il rispetto e la conservazione delle distinzioni sociali e conoscitive. “Tzu-lu disse: – Il principe di Wei intende affidarti un incarico di governo. Che farai per prima cosa? – È assolutamente necessario ridare ai nomi il loro vero significato [rendere corrette le designazioni] – rispose Confucio” (Confucio, Dialoghi). Secondo la teoria confuciana il nome svolge l’importante funzione di richiamare un complesso di regole e di dati socio culturali; ha dunque un ruolo cruciale nell’iter di classificazione. Classificare significa costruire delle relazioni pensate e regolate fra l’uomo e ciò che lo circonda, ed è un processo che sta alla base di ciò che comunemente chiamiamo ordine. La griglia fondamentale attraverso cui viene organizzato il reale è comune a tutti i membri di una stessa cultura, che dunque si servono delle stesse gerarchie e sistemi. SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Vi è un elemento che molte culture condividono: l’inclinazione a una classificazione di tipo binario – bianco/nero, grande/piccolo, alto/basso, maschio/femmina. Le società impostate sulla presenza di una religione monoteista vivono in maniera assai rigida e monotetica questa tendenza alla dicotomia (che, tra l’altro, è alla base anche delle scienze naturalistiche): ogni membro di una classe lo è solo di quella e non delle altre, e vige una netta distinzione fra ciò che è buono, giusto, sacro e ciò che è cattivo, sbagliato, profano. È qui che troviamo, ad esempio, una forte ostilità nei confronti dell’omosessualità; poiché le differenze sessuali implicano anche differenze di status e ruolo, l’ibrido risulta essere destabilizzante, dunque mal tollerato. La gestione di ciò che sfugge alle caselle pre-impostate genera tensione: questo avviene non solo a livello sociale, ma anche a livello biologico all’interno del nostro cervello. Immaginiamo di dover leggere la parola “rosso” stampata su un foglio con un carattere rosso: la nostra risposta sarà chiara, immediata, precisa. Lo stesso accadrà con la parola “blu” scritta in blu, o “verde” scritta in verde. E se ci trovassimo di fronte a “rosso” scritto in blu? O a “blu” scritto in giallo? In questo caso impiegheremmo circa il doppio del tempo per giungere a una corretta decodificazione; si tratta del famoso test di Stroop, un gioco che mostra in modo molto semplice cosa accade quando due regioni del cervello entrano in conflitto. Gli scanner cerebrali evidenziano come, in tali circostanze, entri in azione un’area chiamata “corteccia del cingolato anteriore” che cerca una mediazione fra le parti. Vi sono infatti casi in cui – di fronte a una data problematica – la nostra rete intuitiva e quella razionale si attivano entrambe, fornendoci però input diversi e contrastanti. Il neuroscienziato Joshua Greene cita a tal proposito una sequenza tratta dall’ultima puntata del serial televisivo americano Mash: alcuni abitanti di un villaggio sono nascosti nella cantina di un edificio, mentre i soldati perlustrano le stanze al piano di sopra. All’improvviso un bambino scoppia a piangere: se i soldati lo sentono, individueranno il nascondiglio e faranno una carneficina. Cosa fare? Correre il rischio di soffocare il bimbo pur di salvare tutti? La rete razionale del cervello dice sì, quella emotiva decisamente no: e ciò che Greene definisce “dilemma estremo”. Ciò che non può essere classificato, inserito in una categoria, spaventa ma nel contempo affascina: “Il gesto violento ideale non è diretto contro niente. […] Un atto di violenza automaticamente gratuito, come sparare a caso sulla folla, catalizza l’attenzione per mesi. L’assenza di un movente razionale ha un significato tutto suo. […] Noi accettiamo la morte quando pensiamo ci sia una giustificazione: le guerre, la scalata dell’Everest, la costruzione di un grattacielo, o di un ponte. […] Perché il mondo rimanga integro, noi dobbiamo credere nel movente, nel rapporto di causa-effetto. Ma se diamo un calcio a questi parametri, ci accorgiamo che l’atto gratuito, il gesto privo di significato. È l’unico ad avere un significato”. (J.C. Ballard, Millennium People) “Bin Laden ha capito che il mistero suscita nelle società occidentali una morbosa, insaziabile curiosità. Quanto più ci interroghiamo e formuliamo ipotesi sulla sua persona, tanto più contribuiamo a fare di lui un mito. Forse siamo prigionieri di una cultura che ama spiegare, classificare, catalogare, confrontare, dare di ogni evento una spiegazione razionale. Perché portava al polso un orologio costoso? Perché quel copricapo piuttosto che un altro? Perché una roccia sullo sfondo? Ma nella realtà molto è fortuito, casuale, privo di qualsiasi intenzione”. (Sergio Romano, Anatomia del terrore) Abbiamo bisogno di ordine e abbiamo bisogno di sapere che quanto ci imponiamo culturalmente trova un riscontro anche in natura. Anzi, per essere ancora più tutelati spesso rovesciamo i termini di paragone; in Oriente le rigide gerarchie sociali sono state sempre giustificate adducendo esempi di tipo cosmologico: come nell’universo il sole domina sugli altri pianeti (secondo l’antica concezione), come nel corpo umano la testa governa sulle altre membra, così nelle comunità una classe deve gestire il potere, e tale struttura piramidale deve possedere un carattere di immutabilità. Ma la questione è: davvero la natura è razionale? Nell’ultimo romanzo di David Ambrose, Superstizione, un gruppo di persone coordinate da uno studioso del paranormale (scettico) e da un fisico positivista (altrettanto scettico) riesce, contro ogni previsione, a dar vita a un fantasma: “Ci piace fingere che quello che osserviamo determini le nostre teorie, ma in realtà non è così. Einstein ha detto che in realtà è la teoria che decide quello che si osserva. […] la natura è assurda. Anche se siamo in grado di predire il suo comportamento con abbastanza accuratezza da poterlo sfruttare per compiere delle imprese straordinarie, non abbiamo idea del perché si comporti così. Non ha alcun senso. Sappiamo che se facciamo questo succederà quello. Ma l’idea che ci sia una ragione logica perché ciò debba accadere è, alla fine, la più grande delle superstizioni. In effetti sembra esprimere, più di ogni altra cosa, un bisogno infantile di credere che il nostro mondo abbia un ordine, un significato, e che in 4

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esso ci possiamo sentire al sicuro. […] Quando incrociamo le dita, o tocchiamo ferro, stiamo cercando di rifugiarci in un posto in cui le cose avvengono come dovrebbero, dove esistono un ordine e precise regole del gioco… un posto come gli scienziati pensavano che fosse il mondo, fino a che non lo hanno esaminato più da vicino”. (David Ambrose, Superstizione)¶

Link

Sempre sulle relazioni fra individui è interessante considerare il caso dei team che vengono coinvolti nelle imprese alpinistiche estreme. Un’efficace fotografia è quella offerta da Reinhold Messner ne La montagna nuda. Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine. “[…] una classica spedizione sull’Himalaya, senza un funzionante sistema di approvvigionamento, sarebbe fallita immediatamente. Eravamo parte di un apparato pesante che funzionava come uno spazzaneve: davanti, come punta, i trascinatori, alle loro spalle molti aiutanti e dietro lo stratega, quello che doveva guidare tutto secondo una logica. […] In genere, quando il discorso cade sul cameratismo in montagna, gli abitanti della pianura tacciono rispettosamente. Ciò che sanno dai libri e dagli articoli, deve apparire come un sentimento nobile per antonomasia. A maggior ragione se si tratta di una spedizione, in cui ognuno è a disposizione dell’altro. Qui, i concetti di squadra e cordata non possono essere costretti nell’insignificante parola alla moda team. Si nutre ammirazione, forse anche incapacità di comprendere, per quei giovani uomini che vanno in Himalaya per scalare i più alti corrugamenti montuosi della Terra. Si impegnano anima e corpo per qualche cosa privo di utilità. Chi lo fa ancora? (Süddeutsche Zeitung)”. Sulla scrittura come tramite per costruire legami c’è il curioso fenomeno del collezionismo di biglietti smarriti:

da www.foundmagazine.com

Davy Rothbart di Chicago ha iniziato nel 1999 a raccogliere biglietti, lettere, liste della spesa, audiocassette e foto abbandonate, perse, dimenticate. Insieme a Jason Bitter ha fondato Found Magazine (la rivista delle cose trovate) che in quattro anni è diventata un fenomeno di culto (www.foundmagazine.com). “Fin da bambino ho trovato incredibile come poche parole su un bigliettino possano creare una connessione con qualcuno. È il potere del linguaggio”. (Davy Rothbart) Sulla tipografia e le sue interrelazioni con il sociale si veda il caso dei libri pensati e composti per un pubblico anziano. Questo tipo di produzione – che necessita di requisiti che facilitino la lettura quali caratteri più grandi, l’uso di semi-grazie raccordate, uno spessore leggermente più pesante del normale tondo e una punteggiatura marcata ma non eccessiva – è stata sinora limitata alla Bibbia, ai Vangeli e ai testi religiosi in genere. Le cose stanno cambiando: i libri composti in “grandi caratteri” stanno conoscendo una nuova espansione grazie alla stampa digitale, che ha

LP Tiresias Screen

permesso un notevole aumento dei titoli a disposizione. In Italia vanno segnalate le proposte della collana Corpo 16 – volumi composti in Simoncini Garamond corpo 16 – come pure l’iniziativa del Comune di Venezia che, con il Progetto Lettura Agevolata, ha intrapreso la stampa di capolavori della letteratura in corpo 16 e 20. Dall’Inghilterra ci viene invece un nuovo font espressamente concepito per le persone ipovedenti: il TiresiasLP è stato sviluppato attraverso una serie di test scientifici con prove di leggibilità per testi composti sia in grandi caratteri graziati (Times New Roman) sia senza grazie (Arial).

LP Tiresias

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BIBLIOGRAFIA

AMBROSE, David, Superstizione, Padova, Meridiano zero, Collana meridianonero, 2004. BALLARD, J. C., Millennium People, Milano, Feltrinelli, Collana I Canguri, 2004. BATHURST, Bella, Così Speciali, Torino, Einaudi Tascabili, Collana Stile Libero, 2004. BONITO OLIVA, Achille, Le tribù dell’arte, Milano, Skira, 2001. GIBSON, William, L’accademia dei sogni, Milano, Mondadori Saggi, Collana Strade Blu, 2004. GREENFELD, Karl Taro, Deviazioni standard. Su e giù per la nuova Asia, Torino, Instar Libri, Collana le Antenne, 2004. HIRST, Damien, BURN, Gordon, Manuale per giovani artisti, L’arte raccontata da Damien Hirst, Milano, Postmedia, 2004. MESSNER, Reinhold, La montagna nuda. Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine, Milano, Corbaccio, 2003. MISHIMA, Yukio, Confessioni di una maschera, Milano, Feltrinelli, La Biblioteca di Repubblica, Collana Novecento, 2003. NOTHOMB, Amélie, Dizionario dei nomi propri, Roma, Voland, Collana Amazzoni, 2004. QUART, Alissa, Generazione ®. I giovani e l’ossessione del marchio, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 2003. ROMANO, Sergio, Anatomia del terrore. Colloquio con Guido Olimpo, Milano, RCS Quotidiani Spa – Corriere della Sera, 2004. STERLING, Bruce, Tomorrow now. Come vivremo nei prossimi cinquant’anni, Milano, Mondadori Saggi, Collana Strade Blu, 2004. WATTERS, Ethan, Urban Tribes. La generazione che sta ripensando amicizia, famiglia e matrimonio, Milano, Mondadori Saggi, Collana Strade Blu, 2004.

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Giulia Pastorino & Cecilia Suarez per Casamarina by Frezza, sedia XT2

“Sento dire, a volte, frasi come ‘io porto un anello al dito’ ma questo implica uno sforzo. Per me deve essere l’esatto contrario: l’anello, cioè, ridotto ai minimi termini, che, come un parassita, si aggrappa tra le dita della mano, aprendosi e chiudendosi assieme a loro”. (Benjamin Lignel)

Matali Crasset, Garden Party, Galleria Luisa Delle Piane, 2004

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Gioielli di Benjamin Lignel 8

I N T R O D U Z I O N E DESIGN CELLULARE


Rodolfo Dordoni per Venini, Quintet

Tobias Reheberger, 7 ends of the world, Biennale di Venezia, Padiglione Italia, 2003

Cartier, Le Délices de Goa

Eero Koivisto per Offecct, y 3_DNA

Pieter Stockmans, 100 Vases

Reheberger considera ogni sua opera un mezzo di relazione, comunicazione e sperimentazione del mondo. “Nessun uomo è un isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra…” (Ernest Hemingway, Per chi suona la campana)

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Barber Osgerby, Supernova, Spazio Fendi, 2004

sopra e sotto: Salone Satellite, 2004

Marcel Wanders, Spazio Mandarina Duck a Londra

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Monica Grasseo per Arflex, sedia Mints

Gemelli da polso “d’emergenza” venduti da Radius Gmbh

DES I G N C E L L U L A R E

New Balance

Suzuki Burgman 650 Executive SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Jurgen Bey, Vanishing Points 1

Salone Satellite, 2004

Jérôme Olivet per Domeau&Pérés, tavolo e sedia Androne

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Salone Satellite, 2004

Coveri

Antonio Citterio per B&B Italia, Marcel

UNI O N E , I N C A S T R O , D I A L O GO, RELAZIONE

sopra e a fianco: Salone Satellite, 2004 SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Mark Morris Dance Group, Grand Duo, performance still

sopra e a fianco: Linea Pelle, 2004

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COM P L E M E N TA R I E T À , S O S T EGNO, COMBINAZIONE

sopra e sotto: Arik Levy per Desalto, tavolo Four2Eight

Franco Raggi per Danese, Vasovasi, 2004

Gli opposti si definiscono a vicenda: bianco/nero, vizio/virtù, ordine/ disordine, eccetera… e razionalità e irrazionalità non fanno eccezione. L’una non può esistere senza l’altra. E da qualche parte, nel mezzo, c’è una zona grigia nella quale non si può essere sicuri di cosa stia da una parte e cosa dall’altra, una terra di nessuno in cui tutto può succedere. (David Ambrose, Superstizione)

Salone Satellite, 2004

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TEAM , S I S TE M A , A P PA R ATO , DEFINIZIONE DI RUOLI

Gioielli di Benjamin Lignel

Campo I (4700 m), lunedì 18 maggio 1970 Mentre un gruppo è impegnato nel proseguire l’allestimento del campo I, Günther, Werner e io dobbiamo già trasferirci al campo successivo. La squadra del campo I si occupa provvisoriamente dell’approvvigionamento del campo II, insieme a tra portatori d’alta quota. Nel frattempo abbiamo imparato come funziona una spedizione in Himalaya. Con l’approvvigionamento, la ricerca della via e l’allestimento di una catena di campi ad alta quota. Günther e io siamo un team nel team. (Reinhold Messner, La montagna nuda)

La lottatrice Tina George fotografata da Annie Leibovitz 16

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LAC C I , L E G A M I

Kishimoto

Foto di Myriam Mihindou

Boudicca

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Stivale Diesel 18

Costume Nationale

Foto di Jay Harrison, abito di Lauren Felton

Elena Manfredini, Voyeur, dress with wrap top, 2004

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Linda Orloff Saltworks, Infrared Notes from a Pilgrimage

Foto di Tammy Schoenfeld

C O R D E , C ATE N E

All together, decoro per piatti di Kahla Porzellan, 2004. La linea verde unisce i commensali fra loro.

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Cappello Block

Foto di Nathalie Krag

Besana, Bonfante, Ranza, contenitore Mediterraneo

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Salone Satellite, 2004


Foto di Mark Tynan

Pubblicità Dove

INT R E C C I : PA G L I A , R A F I A , UNCINETTO

sopra e a fianco: Linea Pelle, 2004 SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Alexander McQueen

Castelbajac per Le Coq Sportif

Versace Jeans Couture

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GAN C I , F I B B I E

Costume Nationale

Linea Pelle, Concorso Giovani Stilisti, maggio 2004 Vivienne Westwood

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Matias Konstandt, La Celina, complesso residenziale a Ingeniero Maschwitz, Buenos Aires

Costume Nationale

Ugo La Pietra, letto in mosaico, Akomena, Ravenna

Per realizzare questo complesso architettonico Mathias Konstandt è ricorso a un caratteristico sistema sperimentale di stereostrutture in alluminio – da lui brevettato con il nome di Molecule – che consiste in un’unità modulare composta da bracci in alluminio lunghi 30 cm, collegati gli uni agli altri tramite un particolare meccanismo di giunto a snodi. Il risultato è di un’estrema leggerezza – Molecule pesa solo 4 Kg per metro quadro – e rende l’abitazione teoricamente trasportabile (si può smontare, trasferire e riassemblare).

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Gil Carvalho


Fernando e Humberto Campana, fruttiera

RETI , C O N N E S S I O N I , F I L I I N TRECCIATI

Pitti Filati, 2004

Pitti Filati, 2004 a fianco e sopra: Salone Satellite, 2004 SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Li Wei, Li Wei falls to the car, stampa a colori, 2003

OSSI M O R O , C O N T R A S TO F R A OPPOSTI, DIALETTICA RAZIONALE / I R R A Z I O N A L E , RAPP O RTO C A U S A / E F F E T TO , VIOLENZA DEL GESTO IMMOTIVATO

Masini Gioielli

Le mie performance non sono reali, ma avvengono in un luogo reale. In tutte le mie opere c’è questa opposizione tra reale e irreale. (Li Wei)

Pitti Filati, 2004

Pubblicità Grey, Auckland 26

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SOS T E G N I , G A N C I , O G G E T TI APPESI No concept But Good Sense, store Yamato International a Tokyo, progetto Out.Design

Home Deluxe, store di Hops Company a Morioka, progetto di AZB

Campo dell’argano (5900 m), giovedì 28 maggio 1970 Oggi per la prima volta è in funzione il montacarichi fra il campo II e il campo III. Io salgo con i carichi. […] Intorno a mezzogiorno arriviamo alla meta: due carichi e io. Preparo qui il posto per il mio campo. Herrligkoffer: “Alla fine di maggio la terza base d’appoggio è allestita come campo d’acclimatazione. Quest’anno, oltre al luogo già noto da prima, ci si è offerta una grotta di ghiaccio come spazio protetto per le tende. Per attrezzare la parte inferiore del ghiacciaio Wieland, i fratelli Messner hanno fissato nel ghiaccio 200 metri di corde”. (Reinhold Messner, La montagna nuda)

Nomination, Freestyle Collection

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Torres Blancas, Madrid

Santiago Calatrava, Turning Toso, progetto in mostra a Tall Buildings al MoMa di New York

INCO M U N I C A B I L I T À , TO R R E DI BABELE, STRUTTURE GERARCHI C H E E PIR A M I D A L I , S C A L E F I S I C H E E SOCIALI

Noi alpinisti al campo IV parlavamo due lingue differenti? Ciascuno pensa a una cosa diversa, quando pensa alla vetta. Ma di ciò non parla nessuno. Siamo troppo in alto? Come con la torre di Babele. Il Nanga è un luogo di incomprensioni? O siamo confusi? (Reinhold Messner, La montagna nuda)

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Salone Satellite, 2004


COM U N I C A Z I O N E , O G G E TT I “DIALOGANTI” (SONORI, INTERATT I V I )

Lars Spuybroek e Edwin van der Heide, Son-O-House, Son en Breugel, Olanda

Lo spazio attraversato e circoscritto dalla struttura non rimane mai uguale a se stesso, a prescindere dall’osservatore. Non può nemmeno essere definito “relativo”, nel senso einsteniano del termine, in quanto la curvatura dei pavimenti, delle pareti e dei soffitti non è orientata secondo un campo gravitazionale indipendente dalla percezione umana. L’interno della casa muta non appena ci si sposta; d’altronde si è quasi costretti a farlo – di rado infatti mi sono ritrovato in un ambiente in cui lo stimolo a muoversi e a guardarsi introno si manifestasse con tale intensità. […] lo spazio non è organizzato in senso strettamente visivo […] quanto a livello sensitivo, poiché agisce appunto sul corpo nella sua globalità. Si tratta di una sorta di “interattività plastica”, cioè di un’interazione tra l’installazione e le persone che la visitano. Nella SonO-House il movimento è rimasto virtualmente presente nel volume della struttura, ne circonda gli elementi materiali e allo stesso tempo li permea. (Arjen Mulder per Domus) Michele De Lucchi e Gerhard Reichert per Artemide (collezione a.l.s.o.), Beltegeuse

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Fancy Jacket

Sonic Shaman

Sonic Fabric è una linea di capi di abbigliamento fabbricati artigianalmente dall’artista concettuale Alyce Santoro e capaci di emettere suoni, essendo realizzati con poliestere intrecciato a nastri magnetici audio riciclati. Per l’ascolto è sufficiente sfregare una classica testina di lettura da registratore a cassette contro i nastri del tessuto. Una variante (Sonic Rhythm Dress) è stata appositamente assemblata per Jon Fishman, percussionista della band dei Fish, ed è formata da nastri con registrazioni dei suoi punti di riferimento musicali e culturali fra cui Jimi Hendrix, Sun Ra, Led Zeppelin, Prince, Ella Fitzgerald, Bob Marley, Robert Thurman, Joseph Campbell e Terence McKenna.

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Fish Scratchin

Sonic Chair


COD I C I , AT TR I B U Z I O N E D I N OMI, STRUMENTI DI CLASSIFICAZI O N E

Font Univers Revolved disegnato da Ji Lee; è stato ottenuto tramite Adobe Dimensions partendo da Univers, e facendo ruotare ogni lettera maiuscola di 360 gradi sul proprio asse verticale; il risultato sono delle lettere perfettamente simmetriche.

Pubblicità Wolkswagen

ABCDEricson

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PARO L A C O M E V E I C O L O D I S I GNIFICATO: CALLIGRAFIA, TIPO G R A F I A , R I S C O P E RTA D E LLA GRAMMATICA

In Inghilterra è stata sviluppata una ricerca tipografica per migliorare la lettura a persone con problemi di dislessia. Analizzando i meccanismi di visione e apprendimento del dislessico, Natascha Frensch ha progettato nel 2003 un apposito carattere tipografico – il Read Regular – caratterizzato dall’unicità di disegno per ogni lettera: b, d, p, q, per esempio, non si ottengono tramite il capovolgimento di un unico glifo, ma ognuna ha un’originale tracciatura con forme univoche, cosa che consente di ridurre l’errore di decodifica da parte del lettore.

L’averno: e qual non è parte migliore. Dettaglio della scritta relativa a Dante

3rd Glamour Junior, Initial Ring Silvia Kihlgren Garofoli, Poesie Tangibili 32

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Tavole da skate Anonymus

Pubblicità Ketel One Vodka

Joseph Kosuth, intervento per la stazione Alta Velocità Afragola, Napoli

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Matt Siber, The Untitled project, 2003

Il fotografo Matt Siber realizza le proprie opere partendo da scatti di paesaggi e scenari urbani di Chicago; attraverso un programma di fotoritocco, egli cattura poi da queste immagini tutte le parole scritte – slogan di cartelloni pubblicitari, insegne di locali, indicazioni stradali, targhe di auto – e le riporta su un pannello bianco di dimensioni e formato analoghi a quelli della foto di partenza. Per Siber i frammenti di testo estrapolati dalle immagini costituiscono una sorta di “mappa delle parole”.

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I N T R O D U Z I O N E


Simon Bedwell

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Foto di Duc Liao, abito Christian Dior

Bracciali Message Connextion by LAD Group


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ni e avventurosi considerano normale fermarsi per qualche anno nelle località esotiche, viaggiando e guadagnando di volta in volta i soldi di cui hanno bisogno. Alcuni di loro […] hanno accumulato o ereditato enormi somme di denaro e sono riusciti a non fare la fine dei topi entrando nel “circuito”, come lo chiamano i suoi abitanti naturalizzati”. (Karl Taro Greenfeld, Deviazioni standard. Su è giù per la nuova Asia) Mobilità, viaggio come strumento per reinventarsi continuamente,

Collaborazione

eterna giovinezza, superficialità, irrequietezza: è la “società liquida” – la generazione di Internet, delle reti, dello sradicamento e dell’incertezza. “[…] l’adattabilità ha un prezzo, e se stai bene dappertutto forse non sei a casa da nessuna parte. […] Diventa difficile stabilire legami duraturi, perché in fondo alla tua testa c’è il sospetto che questa persona che ti piace così tanto possa scomparire dalla tua vita nel giro di una settimana. […] In questa vita di spostamenti continui c’è un’intrinseca

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elazione intesa come collaborazione: è quella su cui si costrui-

una settimana salperai per la prossima destinazione? Usi un posto, gli

scono le strutture tribali, micro-società in cui vengono offerte

succhi i soldi e/o il divertimento e te ne vai. E se usi un posto usi anche

risposte collettive ai problemi posti dalla civiltà post-moderna e in cui

le persone. Ti comporti come un predatore, prendi quello che puoi

i singoli individui trovano, nell’essere solidali gli uni con gli altri, una

quando puoi e via, perché chissà dove sarai domani. L’irrequietezza non

forza propositiva e una convinzione assai maggiori rispetto a quanto

è un sottoprodotto, ma una necessità.” (Karl Taro Greenfeld, Deviazioni

potrebbero garantirsi da soli. Parliamo di tribù, ma non intendiamo

standard. Su è giù per la nuova Asia)

certo riferirci alla concezione arcaica del termine: ciò a cui pensiamo

I legami, nel circuito, sono temporanei: proprio come quelli che si

sono piuttosto le urban tribes – così le ha battezzate il giornalista Ethan

instaurano fra le cellule del nostro corpo e che assicurano loro soprav-

Watters – gruppi di persone che scelgono di condividere uno o più ele-

vivenza. Sembra quasi che ciò che ha assunto il valore maggiore non

menti della loro vita (la casa, il lavoro, una passione) creando delle reti

sia tanto la persona (o l’oggetto) con cui viene creata la relazione, ma la

in cui ciascun anello assume un ruolo ben preciso e definito in rapporto

relazione stessa. È l’euforia generata dal potere e dalle potenzialità della

agli altri.

rete, e che si dispiega negli ambiti più svariati e inaspettati. In ambito

“[…] ero circondato da tribù come la mia, costituite da gruppi di

artistico si passa dalle più tradizionali collaborazioni fra creativi (Pierre

amici che cercavano di fare qualcosa di creativo e di aiutarsi l’un l’altro

Huyghe rifiuta – a dispetto dell’ostilità di gallerie e collezionisti – il

in un periodo di transizione, fra la famiglia di origine e quella che

concetto di copyright e di firma: “È un sistema rigido, al quale si può

probabilmente avrebbero un giorno messo su”. (Ethan Watters, Urban

sfuggire facendo circolare le idee in modo cangiante: lavorare da soli, in

Tribes)

coppia oppure in gruppo, senza sclerotizzarsi, parlare con gli scritto-

Un elemento che differenzia le moderne tribù da quelle dal sapore

ri, scrivere coi musicisti… […] non me ne frega niente di apporre il

esotico-ancestrale è l’assenza di legami con un luogo fisico; ne parla

timbro sul mio lavoro. L’interesse sta nel conoscere le persone, parlare,

anche Achille Bonito Oliva facendo riferimento alle tribù dell’arte che

scambiarsi idee e magari lavorare insieme”). All’interazione fra opera

hanno costellato l’evoluzione culturale del Novecento, gruppi di artisti

e spettatore, o fra opera e spazio in cui si colloca (“Non sono il primo

e intellettuali appartenenti ad ambiti e linguaggi anche diversi, ma che

a fare questo: penso alla minimal, ma anche a certi esempi molto tea-

sceglievano di collegarsi fra loro attraverso il doppio legame dell’affi-

trali…” – Huyghe). Alle comunità di artisti (a Parigi l’ultimo gruppo

nità culturale e della reciproca frequentazione. Bonito Oliva chiama in

organizzato si trova nella zona industriale di Irvy sur Seine ed è formato

campo l’utopia, sottolineando l’accezione originaria del termine prove-

da intermittent, uno statuto sociale specifico che riconosce la condizione

niente dall’idioma greco: u-topos significa infatti “non-luogo”, assenza

precaria di artisti e consente di ricevere un aiuto dallo Stato francese).

di identificazione territoriale.

O, ancora, alla net-art, che addirittura necessita per essere fruita di un

“Disegnate un triangolo le cui punte coincidano con Tokyo, Goa e

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superficialità. Che senso ha cercare la profondità quando sai che fra

network di persone che interagiscano col progetto. La net-art ha deter-

Bangkok. Al suo interno lavorano, viaggiamo e gozzovigliano circa

minato una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’arte, poiché per la

centomila americani, europei e australiani tra i 18 e i 35 anni. Questa

prima volta nella storia il mezzo di produzione e quello di distribuzione

subcultura nata in Estremo Oriente […] vive un ciclo di lavoro e diverti-

vengono a coincidere. Decade la pretesa di unicità – gli artisti digitali si

mento che coincide con un continuo spostarsi tra città e Paesi. Come le

cimentano con l’immateriale puro, con software infinitamente duplica-

nazioni di questa parte dell’Asia attraversano cicli capitalisti e passano

bili – e pure quella di copyright – il prodotto finale risulta essere soven-

dal boom alla crisi per poi esplodere di nuovo, questi occidentali giova-

te un collage a cui hanno contribuito, attraverso un costante processo di


stratificazione, migliaia di internauti.

Hocman che si trovano nelle vicinanze. Interessanti – e al contempo

Ma la rete è anche nuovo veicolo di socialità e nuova frontiera del

inquietanti – sono anche le ricerche in ambito militare: l’Institute for

marketing post-moderno: pensiamo al Flash Mob, fenomeno di matrice

soldier nanotechnologies del Mit di Boston sta lavorando per rendere

situazionista partorito negli Stati Uniti e ben presto diffusosi in tutto il

gli uomini dell’esercito statunitense quanto più possibile invincibili e

globo. Attraverso un tam-tam di e-mail e un’organizzazione quasi invi-

inattaccabili. Il cyber-soldato del 2010 dovrà essere un “nodo” in co-

sibile, centinaia di persone si radunano in un luogo pubblico dove danno

stante connessione con gli altri elementi della squadra: l’elmetto, finora

vita a qualche irrazionale performance per poi scomparire rapidamente

semplice elemento di protezione, diverrà una vera e propria centralina

nel nulla. Il senso? Nessuno, se non la pretesa di dare vita a non-eventi

di comunicazione equipaggiata con telecamera e visore notturno a in-

in non-luoghi. “Riflettevo sulle folle che vanno a vedere gli spettacoli

frarossi, antenna Gps per segnalare la posizione, microfoni e auricolare,

e volevo vedere cosa succedeva eliminando lo spettacolo e lasciando la

un mini-schermo retrattile per visualizzare e-mail inviate dal centro

folla. È la gente il vero spettacolo” (Bill, 28enne newyorkese inventore

di comando e un sistema laser-segnaletico che consenta l’immediato

del Flash Mob).

riconoscimento dei compagni.

E infine i nuovi oggetti tribali, i “gingilli” (così li ha battezzati uno

Il futuro è dell’interaction design (noto anche come physical com-

dei padri del cyberpunk e futurologo Bruce Sterling) che consentono

puting), concetto di matrice californiana (è made in Silicon Valley) che

di costruire delle relazioni – fra noi e loro, fra noi e le altre persone. Il

mira a rendere il design sempre più integrato e sinergico con le esigenze

wifi.Bedouin di Julian Bleecker rappresenta un vero e proprio progetto

delle nuove tecnologie interattive. “Quando utilizziamo un cellulare o

tecno-artistico pensato per la creazione di comunità virtuali nomadi-

un computer, questi debbono essere disegnati in modo che le loro fun-

che in stretta relazione con il territorio. Esso si articola in un network

zioni siano facilmente comprensibili, visto che il loro modo di operare è

mobile indossabile sconnesso dalla rete globale, costituito da un laptop

nascosto, e non palese come nei tradizionali oggetti quotidiani. […] Un

contenuto in uno zainetto e provvisto di un’antenna per comunicazioni

interaction designer opera per far scomparire il computer negli oggetti

wi-fi, un controllo remoto palmare e un software che nel complesso ge-

e far riemergere l’essere umano nelle sue relazioni” (Gillian Crampton

nerano un’isola connettiva in movimento. Ad essere innovativa è l’idea

Smith, direttore dell’Interaction Design Institute di Ivrea). Un prototipo

di fondo, quella di concepire l’utilizzatore di wifi.Bedouin come un ser-

recentemente elaborato dall’Idii è una carta da parati elettronica grazie

ver piuttosto che un client. Altro caso curioso è quello del tecno-socio

alla quale basta sfiorare la parete in alcune sue zone “sensibili” per

ciclismo: Hocman (per ora solo un prototipo) è un dispositivo portatile

smorzare la luce, alzare o abbassare il volume di radio e TV, control-

pensato per favorire le interazioni mobili fra ciclisti o motociclisti;

lare gli elettrodomestici: merito della griglia di sensori, resistenze ed

esso è equipaggiato con un’interfaccia wi-fi che sfrutta un’architettura

elementi conduttivi che è presente sul retro e che può essere collegata

P2P per condividere documenti, messaggi e suonerie con tutti gli altri

all’infrastruttura elettrica dell’abitazione.¶


Public Toilet di Fruit Chan, Hong Kong - Korea, 2002, colore, 102 minuti, still da video 38

L’idea di Public Toilet nacque durante un viaggio a New York. Non riuscii a trovare un bagno pubblico in tutta la città. Fu allora che mi venne l’idea. È diffide trovare un bagno pubblico a New York perché la gente usa i bagni di ristoranti e hotel. Il film esplicita le differenze fra Oriente e Occidente. Le storie riflettono le differenze culturali in relazione al bagno, e permettono un viaggio attraverso popoli e culture. Ho scelto Pechino, la Corea, Hong Kong, il Giappone, l’Italia, l’India e New York per mostrare che le nostre vite ruotano intorno ai bagni. Ovviamente ciascuna cultura ha il proprio modo di usarli, ma è un luogo che esiste ovunque. Cambia il retroterra culturale ma la funzione resta la stessa: si mangia e si espelle. (Fruit Chan)

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MO V I M E N TO , V O RTI C A R E , I MPERMANENZA: “È UN GIO C O C H E C A M B I A M E N T R E LO GIOCHI”

Joanna Vasconcelos, Ponto de encontro, 2000

Store FootSoldier a Tokyo, progetto di Wanderwall

Nigel sostiene che gli occidentali della sua generazione che abitano in Asia sono stati i primi a fare dell’Estremo Oriente un autentico parco giochi. – Adoro l’idea di potermi spostare da Tokyo a Hong Kong a Bangkok nello stesso giorno – dice. (Karl Taro Greenfeld, Daviazioni standard)

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Store Issey Miyake a Ginza (Tokyo), progetto di Curiosity

Cristian Gori per Green, sedute e tavolino/poggiapiedi Pad

Guarda il mondo attorno a te, David. Cosa vedi? Un interminabile parco a tema, dove tutto è stato trasformato in intrattenimento. Scienza, politica, educazione sono altrettante giostre di una fiera. Per quanto triste, la gente compra i biglietti e sale a bordo. (J.C. Ballard, Millennium People)

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GIO V I N E Z Z A , H I C E T N U N C , SUPERFICIALITÀ, IRREQUIETEZZA

Salone Satellite, 2004

Anello di Benjamin Lignel

Foto di Francesca Moscheni

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Occhiali Christian Roth Optical

Il viaggio è l’unica fantasia del ventesimo secolo che ci è rimasta, l’illusione che andare da qualche parte ci aiuti a reinventare noi stessi. (J. C. Ballard, Millenium People)

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Costume Rosa Cha

Pubblicità di Leo Burnett, New Delhi


Foto di Richard Bush

Cassa scrittoio da campo con cavalletto

SPO S TA M E N TO , V I A G G I O , E SPERIENZA

John Galliano

Unrivaled - FTB

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Matias Creimer, Dockable Dwelling, cellule abitative da comporre, 2003

Yurt, Pacific Yurts, Cottage Grove, OR

Il libro Move House di Sean Topham (Prestel Verlag, 2004) raccoglie cinquanta interpretazioni – rendering, prototipi o proposte già in commercio – di abitazioni mobili.

Container Chic, Adam Kalkin, Bernardsville, NY 44

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ANA R C H I A U - TO P I A , N O N L UOGO COLLETTIVO, LEGAMI PROVV I SOR I C H E S I C R E A N O A P R E SCINDERE DA UN LUOGO FISICO

Tumbleweed, Jay Shafer, Iowa City, IA

Martin Ruiz de Azùa, Basic House, 2000 - è una casa che si espande con la pressione del corpo o con il calore solare e che può essere riposta in una tasca

Che cosa vuole ognuno di questi ragazzi? Il paradiso? Troppo facile: Goa, Lomboc, Koh Tao. Ci sono un’infinità di posti magnifici dove la vita di spiaggia e le feste non hanno mai fine. No, l’essenza del circuito è il movimento. Il viaggio è uno scopo in sé. Da Tokyo a Bangkok a Koh Phangang a Katmandu a chissà dove, e poi di nuovo a Tokyo: altro giro altra corsa. In questo vortice di posti splendidi, di ragazzi fighi e sostanze tossiche, c’è come l’idea che se continui a vorticare, se non smetti di ballare, allora sarai giovane, bello e intelligente per sempre. (Karl Taro Greenfeld, Deviazioni standard)

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Immagini di Dani Castillo ed Enrique Corrales


New Balance W766NC

Zaha Hadid, progetto vincitore per la Stazione Alta Velocità Afragola, Napoli

Suzuki SV 650 S

Per me le parole chiave sono complessità e curvilinearità. […] Il nostro progetto dà forma dinamica alla stazione: la stazione è proprio uno spazio del movimento.” Pensa che sia appropriata la definizione di “società liquida”, in costante movimento, per la società contemporanea? Penso di sì. Gli spazi che creiamo sono spazi di flusso, non vogliamo offrire luoghi di riposo, di aggregazione su un centro, ma piuttosto luoghi per una folla che è in continuo movimento. (Intervista a Zaha Hadid)

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Hani Rashid e Greg Lynn per il padiglione USA alla Biennale di Venezia, 2002

Occhiali Laceyes, modello Ceyber

Hanno inaugurato uno stile di vita bizzarro, energizzante e a pieno ritmo, adatto tanto ai bungalow di Koh Tao quanto ai grattacieli di Tokyo.

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Issey Miyake

La sua realtà consiste in un assemblaggio di pezzi diversi di città diverse. […] E a mano a mano che il continente viene cablato, collegato e digitalizzato è sempre meno necessario avere una casa. La casa sarà dov’è il disco rigido. – È un gioco che cambia mentre lo giochi – spiega Nigel, riportando un’affermazione comune a molti suoi compagni di viaggio. – Io mi limito a seguirlo. (Karl Taro Greenfeld, Deviazioni standard)


Tatanaka

Urban Tool

Pubblicità by tm, Dallas

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Wang Xu, manifesto per la mostra “Graphic Design in China”

Grantham

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Miu Miu

Balenciaga


MO LT I P L I C A Z I O N E C R E AT I VA , ASSEMBLAGGIO, COLLAGE

Ruth Root, Untitled, 2004

Ruth Root, Orange, 2004

Santoni

Unbilical

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Sarah Morris, Pools - Century [Miami], 2003

Miu Miu

Miu Miu

Marni

Marco Piva per Arflex, sistema di sedute Toys 52

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Richard Nicoll Alexander McQueen

Toshihiko Sakai, triple socket for ComCom

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pubblicità Wrangler

Guy Debord

Mappa by Adrenalin

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Tape

Krizia

Setsu e Shinobu Ito per Rossin, divano UK

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MAP P E

Immagine di Ross Holden

Jesse Bransford, The Void, 2000

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Ronan e Erwan Bouroullec

Strutture da viaggio. Intrecci, intarsi, aggregazione di materiali diversi con tiranti e cinghie di connessione. Nodi. Assemblaggi su strutture di sostegno, come tracce lasciate su tulle. Segnalazione di percorsi, incroci, flussi. Mappe in movimento per ludiche passeggiate senza itinerario. Derive. Mappe antropomorfe per descrivere il più misterioso dei territori. Mappe... stampate su seta da paracadute o su tessuto-non-tessuto di lenzuola da cuccetta, ottimi materiali per bagagli leggeri.

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Mappe di metropolitana tratte da www.fakeisthenewreal.org/subway/index.html

I colori sono quelli delle cartine di vecchi atlanti e mappamondi, abbinati ai colori del mondo visti da un aereo o da un satellite. Passiamo da un azzurro pacifico a un lilla giappone, da una foschia magenta a un giallo prateria, da un verde cresta d’onda a un arancio barriera corallina, da un azzurro illusione a un blu iper-spazio.


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da Delia*s, anche se le ragazze ricche di solito finiscono presto per ritenersi troppo eleganti per questo marchio. È un classico esempio di marketing contagioso”. Cosa spinge queste ragazze a trasformarsi in veri e propri consulenti aziendali e a lavorare gratuitamente per i loro marchi preferiti? Probabilmente è proprio la logica che sta alla base del branco e che regola le relazioni di imitazione che si instaurano fra i suoi componenti: fare gli

Imitazione

insider e i trendspotter consente ai ragazzi di rafforzare il proprio legame con i brand e – essendo questi ultimi divenuti ormai simili a delle star – di essere accolti di diritto nell’entourage dei divi: “Un impiegato di Delia*s si ricorda di essersi trovato su un autobus assieme a un gruppo di ragazzine che avevano notato il logo sulla sua borsa. Quando aveva ammesso di lavorare per l’azienda, le ragazze avevano iniziato a strillare e per il resto del viaggio lo avevano trattato come il portavoce di una celebrità”. (Alissia Quart, Generazione®) Spesso alcuni trendspotter si rivelano degli influenzatori – così li ha

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di mercato sui giovani – adolescenti considerati dai coetanei particolar-

vicendevolmente solidali che si esaltano per affinità e diffe-

mente cool per modo di fare, di parlare, di vestirsi. Essi costituiscono

renza e che – nel condividere comportamenti, mentalità e stili di vita

quel 10% o 12% al quale la maggioranza dei ragazzi, i conformisti,

– non arrivano comunque mai a frustrare le differenze del singolo. In

guarda per capire quali sono i capi da acquistare e come vanno indossa-

contrasto con tale atteggiamento si pone la struttura del branco: gruppi

ti. I consulenti della TRU insegnano ai responsabili dei brand che parte-

che si raccolgono attorno all’aura di un leader carismatico e che non

cipano ai loro seminari ad associare il prodotto al tema della popola-

conoscono il valore della differenza, bensì operano attraverso l’omolo-

rità. “È una strategia vincente per il semplice fatto che questi ragazzi

gazione di comportamenti ripetuti all’infinito.

muoiono dalla voglia di piacere. Se riuscite ad attirare gli influenzatori

Imitazione, massificazione, soggezione di fronte a pochi influenzato-

avete fatto centro. Il gusto dei ragazzi più popolari si diffonderà verso il

ri, atteggiamenti mimetici e parassitari… sono dinamiche che ritrovia-

basso. La più grande sventura per un marchio è essere in nella mente dei

mo frequentemente tra gli adolescenti, le ragazzine in primis, e che sono

conformisti”. Il marketing virale non è poi una strategia così nuova:

diventate attento oggetto di studio da parte degli esperti di marketing (e

nel 1956 la Hires Root Beer, azienda produttrice di birra, fu una delle

anche in questo campo gli Stati Uniti sono, come loro solito, all’avan-

prime a sfruttare la cosiddetta promozione youth-to-youth (“dai giovani

guardia). Nel suo Generazione ®. I giovani e l’ossessione del marchio

ai giovani”). Alcuni dipendenti si recarono nei vari licei del Paese e

Alissia Quart descrive in modo assai efficace il clima di conformismo

scelsero in ogni scuola una ragazza particolarmente ammirata/invidiata,

consumista che grava sul sistema scolastico americano, e gli strumenti

affidandole la promozione del prodotto presso i compagni di classe. Ne-

con cui molte aziende di prodotti destinati a un target giovanile (ma

gli anni Ottanta fu il momento del più evoluto seeding (“semina”), la di-

ormai addirittura infantile) riescono a cavalcarlo e sfruttarlo.

stribuzione gratuita di merchandising ai giovani più popolari di un liceo,

“Amy ha solo 14 anni, ma è una trendspotter aziendale, una caccia-

con l’intento di diffondere la cultura del marchio anche fra i seguaci dei

trice di tendenze. L’azienda Delia*s la definisce una insider, una delle

teenager alla moda, con un effetto a macchia d’olio. Sia Converse che

trenta ragazze alla moda che consigliano a questo marchio di abbi-

Nike fecero spesso uso di questa tecnica di promozione.

gliamento giovane come andare incontro ai suoi gusti e a quelli delle

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battezzati la Teenage Research Unlimited, famosa azienda di ricerche

e tribù si basano su una collaborazione fra individualità

Oggi la diffusione per contaminazione ha raggiunto dimensioni e ri-

sue amiche. […] Gli insider e i trendspotter adolescenti passano molte

levanza un tempo impensabili, soprattutto grazie alle potenzialità offerte

ore la settimana a mandare e-mail ai loro referenti aziendali, dando

dalla Rete; questo ha spinto gli studiosi dei fenomeni sociali a prendere

suggerimenti su abiti e riviste. Testano i nuovi prodotti da pubbliciz-

in considerazione dinamiche e modelli formulati in altri ambiti, alla

zare. Riempiono i formulari, partecipano a focus group, prendono il

ricerca di paradigmi in grado di spiegare situazioni nuove e difficilmen-

caffè con gli esperti di marketing e condividono con loro le proprie

te monitorabili con gli strumenti tradizionali. L’“effetto farfalla” – teo-

intime sensazioni rispetto all’angora. […] Questo contributo può essere

rizzato 40 anni fa da Lorenz per spiegare gli eventi meteorologici – è

fondamentale per una campagna aziendale. […] Spesso i trendspotter

stato recentemente rispolverato da un gruppo di ricercatori della Cornell

fanno proseliti in nome dei marchi con cui collaborano. Amy raccon-

University di Ithaca, nello stato di New York e applicato al mondo delle

ta che, quando le amiche la vedono indossare gli abiti di Delia*s, lei

reti. Jon Kleinberg, alla guida del team di ricerca, allo scopo di moni-

spiega da dove provengono e loro avvertono il desiderio di fare acquisti

torare l’iter attraverso il quale si diffondono nel pianeta tendenze e idee


dominanti ha riformulato la domanda di Lorenz (“Predicibilità: può il

Un esempio più recente è quello di Critical Mass: questo movi-

battito d’ali di una farfalla in Brasile generare un uragano in Texas?”) in

mento di protesta – i cui eventi vengono organizzati tramite il semplice

questi termini: “Può un singolo messaggio di posta elettronica in Brasile

passaparola – si è diffuso nel giro di pochi anni in tutto il mondo, con

generare un diluvio di azioni in Texas?”. I sociologi hanno scoperto

manifestazioni in oltre 70 città che hanno coinvolto centinaia di migliaia

ciò di cui gli esperti di marketing statunitensi si sono accorti da tempo:

di persone. Critical Mass si basa sulla rete multicanale: non esistono

i cambiamenti nel modo di pensare di un grande numero di persone

leader o organizzazioni che impartiscono istruzioni; la comunicazione

possono essere determinati dall’influenza di pochi soggetti, le cui idee

dell’evento viene diffusa attraverso i legami deboli, mentre la moti-

“crescono” come in una reazione a catena fino a entrare a far parte del

vazione a partecipare viene garantita dai legami forti. Immaginate di

bagaglio culturale di molti.

ricevere un’e-mail che pubblicizza qualcosa – un evento, un prodotto,

C’è un punto in cui le dinamiche che governano il branco e quelle

un articolo; se non conoscete il mittente, la etichettate immediatamente

che governano la tribù – apparentemente agli antipodi fra loro – entrano

come spam e la cestinate. Ma se, pur essendo stata scritta da qualcuno

in contatto: è il caso dei fenomeni regolati dai legami deboli. I legami

di cui non avete mai sentito parlare, vi viene girata da un vostro amico

deboli sono quelli che, del tutto involontariamente, ci troviamo a co-

o collega che ve ne raccomanda la lettura, siete incentivati a prenderla

struire con persone con cui non siamo direttamente in contatto, ma che

in considerazione. “Alcuni membri riferivano informazioni ricevute da

hanno una relazione con nostri amici, conoscenti, colleghi, parenti. “Se-

altri (legami deboli) e ci incoraggiavano a partecipare esercitando la co-

condo il sociologo Mark Granovetter, il numero di legami deboli nella

siddetta peer pressure (legami forti). Questa ‘pressione tra pari’ non era

rete sociale di una persona è un fattore determinante ai fini del suo suc-

esplicita. Non era un ‘Fai questa cosa o non ti rivolgiamo più la parola’,

cesso in situazioni come la ricerca di un lavoro o di un alloggio; sono

ma un invito molto più blando tipo ‘Dovresti venire anche tu, penso che

indispensabili per vivere nell’ambiente urbano” (Ethan Watters, Urban

sia interessante’” (Ethan Watters, Urban Tribes).¶

Tribes). All’inizio degli anni Novanta Karl-Dieter Opp e Cristiane Gern, due ricercatori dell’università di Amburgo, hanno condotto una rigorosa analisi delle dinamiche che hanno generato i movimenti di protesta nella Germania dell’Est, e che sono culminati nella caduta del muro di Berlino. All’epoca il governo della SED scoraggiava l’adesione dei cittadini a organizzazioni politiche pro-unificazione: com’erano riusciti dunque a coordinarsi, dando vita a un evento dalla simile portata? A quanto pare sono entrati in gioco i legami deboli: la mobilitazione è avvenuta tramite inviti fatti agli amici, e agli amici degli amici e così via.


Alexander McQueen

Kim Jones

Pitti Filati, 2004

Public Toilet di Fruit Chan, Hong Kong Korea, 2002, colore, 102 minuti, still da video

“Ti occupi di pubblicità? Che cosa fai?” “Deciso il look, vado nei club e nei wine bar e attacco bottone con la gente. Nel frattempo accenno al prodotto del cliente, naturalmente in maniera positiva. Nel farlo cerco di attirare l’attenzione, un’attenzione del tipo più favorevole. Non è da molto che lo faccio, e non credo che mi piaccia. […] sei in un bar, stai bevendo qualcosa, e qualcuno accanto a te inizia una conversazione. Qualcuno di cui potrebbe piacerti l’aspetto. La situazione è gradevole, tu continui a chiacchierare, e lei, o lui, perché abbiamo anche degli uomini, accenna a questa nuova etichetta di abbigliamento di moda di strada, e tu magari parli di un bel film che hai visto di recente. Non si tratta di una promozione evidente, capisci, soltanto un breve accenno favorevole. […] E poi se la portano via, questa citazione favorevole, associata a un attraente membro del sesso opposto.” “Loro non comprano il prodotto: riciclano l’informazione. La usano per cercare di impressionare la prossima persona che incontreranno. […] È un modello di marketing virale”. (William Gibson, L’accademia dei sogni)

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Foto di Jesse Shadoan

SEM E , C O N TA G I O , PA S S A PA ROLA, MARKETING VIRALE

Salone Satellite, 2004

Tord Boontje, Fairy tailopena

I cultori delle sequenze sembravano moltiplicarsi in primo luogo con il passaparola o, come nel caso di Cayce, in seguito all’esposizione casuale a un frammento video o a una singola immagine. (William Gibson, L’accademia dei sogni) Tord Boontje, Table detail

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Ivan Kafka, From Nowhere to Nowhere / 903 arrows, 1992-’97

The Hyperlinktower, body.guards

Ingo Maurer, Campo di luce formato da centinaia di ready made fluorescenti

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Gianfranco Ferrè

Tord Boontje, Inflorescence

Tord Boontje, Forest Pattern

www.otolabmlac.it

Pitti Filati, 2004

MO LT I P L I C A Z I O N E S P E C U L A RE, CRESCITA RIZOMATICA, IMITAZ I O N E F O R M A L E

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Alexander McQueen

Joris Laarman per Droog Design, corpo scaldante Radiator

Silver Metal Print, Abet Laminati

Manifesto di TACTILe/espace/ bijou/contemporain

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Pitti Filati, 2004

Ferruccio Laviani per Kartell, lampada in policarbonato trasparente, 2004

Vivienne Westwood

INF L O R E S C E N Z E , R I C A M I A PROGRESSIONE GEOMETRICA, EVO L U Z I O N I FRATTA L I C H E

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Jules sapeva che non avrebbe dovuto guardarla, ma non poteva farci niente. C’era qualcosa di irresistibile in Caz, qualcosa che attirava la gente. E lei avrebbe voluto quello che aveva Caz, non c’è dubbio. Avrebbe voluto dei polsi come quelli, una pelle come quella, presupposti come quelli. Avrebbe voluto dei capelli che oscillassero così mentre si chinava, avrebbe voluto quei seni che non erano né troppo piccoli né troppo grandi. Quando rideva, avrebbe voluto ridere come Caz, con la consapevolezza di essere carina invece di aver sempre paura di farlo in modo sbagliato o inappropriato o esagerato o troppo infantile o che i suoi denti fossero brutti e che le sue labbra non avessero la forma giusta e… Non avrebbe voluto sprecare tutto quel tempo ad avere paura. […]

Foto di Laurie Bartley

Pubblicità Kate Spade, New York

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INF L U E N Z A , D E S I D E R I O D I E MULAZIONE, INVIDIA

Avrebbe voluto sentire il calore degli sguardi altrui. Avrebbe voluto avere tutto questo e poterlo dare per scontato, proprio come faceva Caz. Avrebbe voluto che tutti fossero invidiosi di lei. Avrebbe voluto smontare Caz pezzo per pezzo, esaminare il marchingegno che la faceva funzionare e scoprire perché ticchettava tanto meglio di quello degli altri. Avrebbe voluto sapere come era possibile che avessero lo stesso numero di dita nelle mani e nei piedi e lo stesso numero di occhi e di gambe e di sogni, ma Caz era la Prima Classe, e lei solo l’Economica. Per un istante Jules provò un desiderio così forte da non riuscire quasi a respirare. Ma anche se guardava Caz con passione, non era amore quello che provava. Non ci andava neanche vicino. (Bella Bathurst, Così speciali)

Foto di Beth Farnstrom

Vanessa Beecroft

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Alexander McQueen

Gaultier Haute Couture

INDO S S A R E U N A M A S C H E R A

Olaf Breuning

Ebbi allora il presagio che esiste al mondo una sorta di desiderio simile a un dolore lancinante. Nel levare gli occhi su quel giovane sporco, fui soffocato dal desiderio, e mi dissi: “Voglio cambiarmi in lui,” e addirittura: “Voglio essere lui.” (Mishima Yukio, Confessioni di una maschera)

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LEA D E R C A R I S M AT I C O , T R E NDSETTER

2 immagini sopra: Catalogo Mambo Swimmer Issey Miyake

“A 10 anni mettevo abiti brutti, per così dire” racconta Amy. “Poi, un’amica mi ha abbonato a Delia*s e tutto è cambiato.” L’amica “più popolare” le ha insegnato quali fossero le “buone marche”. (Alissia Quart, Generazione ®. I giovani e l’ossessione del marchio)

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Pubblicità Steven

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Dress by Felipe Oliveira Baptista

Pubblicità Weactivist Josefin


CON F O R M I S M O , S TA R , P O P OLARITÀ

Nel suo lavoro Becoming (2003) Candice Breitz analizza l’impatto e l’influenza esercitati dalle icone dello star system. L’artista sceglie sette delle più popolari attrici di Hollywood – Cameron Diaz, Drew Barrymore, Jennifer Lopez, Julia Roberts, Meg Ryan, Neve Campbell e Reese Witherspoon – e si cala in prima persona nelle vesti di ognuna imitandone i gesti, gli sguardi, le posture. Nel suo tentativo – improbabile – di essere identica al modello originale, la Breitz denuncia il perverso fascino esercitato dalla pop culture sulla nostra vita quotidiana. Rifacendo il verso alle star ella finisce con l’impoverire l’aura che ne accompagna il mito, ma rende anche chiaro come in ognuno di noi si celino anche solo impercettibilmente delle parti oscure e artificiali generate dall’imitazione di modelli massmediatici.

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Occhiali Céline

Sala del Teatro Regio di Torino, progetto di Roberto Gabetti e Aimaro Isola

Joseph Old Bond Street for clothes, David Chipperfield

Tavolo “Ventaglio”, Charlotte Perriand per Cassina

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Foto di G. Schuster/Zefa

REP L I C A Z I O N E , S I M I L A R I TÀ , CONFORMISMO

Olaf Breuning

sotto: Centro Natural Body a Osaka, progetto di Fumita Design Office

Due giorni dopo il mio ritorno all’arsenale, ricevetti una lettera di Sonoro. Non c’era dubbio che fosse sinceramente innamorata. Ne fui geloso. La mia, era la gelosia intollerabile che la perla coltivata deve provare per la perla vera. (Mishima Yukio, Confessioni di una maschera)

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Ho fatto un sogno terribile, ho sognato che incontravo. So di essere unico, ma vedo la cosa come il finale di un libro. Penso che ognuno di noi sia due persone. Siamo tagliati a metà. Proprio nel mezzo. Tu sei due. C’è la scienza e c’è l’arte, la logica e il caos, il paesaggio e lo schema. Ci sono i cloni. (Damien Hirst e Gordon Burn, Manuale per giovani artisti)

Mask and Faces, Olaf Martens

Salone Satellite, 2004

Bagoña Montalbàn, Sensaciones Blancas (M111), 2004

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DUP L I C A Z I O N E , S P E C C H I O , RITMO BINARIO

Come i gemelli. È fantastico, diverso da qualsiasi altra cosa. È come quando hai una ragazza, una gemella, e ti vuoi scopare anche la sorella, perché è diversa. È diversa, ma non lo è. […] Qualunque cosa nella nostra vita si basa sull’unicità. Hai un’occasione. Una possibilità. Ecco perché è perfetto. È come un dejà vu. Dici una cosa e non funziona, la ridici e questa volta va. Se fai le cose due volte, per esempio in un collage, o nella tua vita, vengono fuori queste differenze favolose che non potresti avere in nessun altro modo. (Damien Hirst e Gordon Burn, Manuale per giovani artisti)

Another Magazine

Dirk Bikkembergs

Divano “Suzanne”, Kazuhide Takahama per Knoll SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Emporio Armani www.carryfreedom.com

sotto e a fianco: Linea Pelle, Concorso Giovani Stilisti, maggio 2004

Da una parte c’è La Gioconda, e dall’altra la produzione di massa, come le lattine di Coca-Cola. Ma se ci fossero Le Gioconde, solo due, la cosa sarebbe infinitamente più forte di un quadro solo. Ce ne sono due, una di fronte all’altra. Magari una è dipinta meglio, ma comunque sono due, e il fatto di averne due in un certo senso implica una produzione di massa. Fa scricchiolare l’idea che tu in quanto te stesso sei unico. C’è una tranquillità in questo che mi fa impazzire. (Damien Hirst e Gordon Burn, Manuale per giovani artisti)

Collana di Benjamin Lignel

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Ronan e Erwan Bouroullec

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Copia e incolla + rifletti. L’uovo come forma perfetta di riferimento. Simmetria ed eco. Scriminature. Tessuto moiré. Lo specchio come strumento di riproduzione. Ripetizione di sezioni ...ritmo ...pieghe. Ripetizione di tagli laser per pizzi contemporanei. Ripetizione di incisioni su superfici trasparenti come glassa zuccherina.

I colori lividi di una città all’alba per camouflage urbani. Un grigio chiaro rugiadoso, un rosa ardesia, un giallo tufo, il grigio del ferro umido e i riflessi di uno specchio. Riscaldati dal blu vizioso di un gioiello e da un pezzettino di cioccolato scuro.


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un’idea, delle abitudini, uno stile di vita. Negli anni Sessanta gli Hippies sceglievano di farsi chiamare così in modo da sancire la loro alterità rispetto al sistema. Il freak viene inevitabilmente associato a qualcosa di fisicamente anomalo: gobbe, escrescenze e deformità vanno a turbare l’armonia dei confini. Secrezioni – sangue, saliva, pus, sudore – interrompono la continuità della linea chiusa insistendo sugli orifizi, pericolose aperture che rappresentano a livello più ampio e generale i

Esclusione

punti meno protetti, le zone meno presidiate, i cedimenti nelle mura che circondano la città turrita. Esse escono dal corpo, ne superano i limiti, ne minano la struttura chiusa e simboleggiano pertanto quelle realtà liminali e devianti che non rispettano i margini dell’organismo sociale. Spesso il freak viene assimilato al cadavere, al corpo corrotto e sanguinolento – ecco perché in questo tema abbiamo inserito alcuni rimandi al cinema horror e allo splatter anni Ottanta. Il cadavere, non la morte come fine della vita, è il massimo dell’impurità fisica, poiché rappresenta un processo di irreversibile disgregazione: posso curare

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non posso ridare linfa, armonia, integrità a un corpo morto. La putre-

l’uomo, i suoi simili, e ciò che lo circonda; come strumento

fazione è l’apice della pericolosità perché viene percepita come una

di gestione del potere; come mezzo per garantire l’ordine, per stabilire

confusione progressiva delle categorie classificatorie della società di cui

cosa è giusto e cosa è sbagliato. Cosa accade quando qualcosa sfugge

il corpo è modello. Non solo: lo stato di decomposizione simboleggia

a qualsiasi tentativo di incasellamento in un paradigma precostituito?

la transizione fra mondo dei vivi e mondo dei morti, dunque esprime

Quando ci troviamo di fronte all’inspiegabile? La reazione – abbiamo

metaforicamente una realtà culturale nel suo momento dinamico. Ma il

già detto – è di attrazione mista a paura. L’atteggiamento che nella

cambiamento, non importa se negativo o positivo, spaventa coloro che

maggior parte dei casi adottiamo è quello di escludere l’elemento peri-

gestiscono il potere, poiché può metterne in pericolo lo status raggiunto.

coloso, di negarne l’esistenza, di dimenticare di aver stabilito con lui un

Il freak va isolato: poiché non può essere incasellato nella griglia

qualche contatto. Freak: bizzarro, strambo, strano, scherzo di natura,

precostituita dalla cultura dominante mette in pericolo la classificazione

aborto. Mostro. L’enfasi del termine è sempre su qualcosa di fisicamen-

stessa. Inoltre, in quanto essere in divenire, minaccia la stabilità del si-

te anomalo ma – attenzione – non necessariamente gravido di connota-

stema: il suo essere incompleto, indefinito, dalle mille potenzialità viene

zioni sgradevoli o negative, pur se successive stratificazioni semantiche

percepito come una minaccia. Ma la versatilità è uno dei valori chiave

hanno determinato uno slittamento in tal direzione.

nella società post-moderna e negli oggetti che la popolano; degli esempi

Si fa leva sul corpo, sul suo non essere “a posto”, “in ordine”,

di “freak design” sono i blobject.

“acconcio” (ripetiamo: in tale contesto il termine “brutto” non è perti-

“Blobject: il termine è stato coniato da Karim Rashid. Si tratta di

nente) rispetto a dei parametri stabiliti dalla società in cui viviamo. La

oggetti modellati al computer e ricavati industrialmente da una sostanza

concezione che abbiamo del corpo umano è definita culturalmente, e

collosa soffiata: creazioni di plastica arrotondate, irregolari, gibbo-

non naturalmente: ogni cultura percepisce se stessa attraverso il corpo

se, spesso traslucide. Per quanto siano semplicemente dei prodotti, i

– organismo vivente complesso che si presta particolarmente a fornire il

blobject tendono a essere polposi, pseudo-vivi e seduttivi: gommosi,

modello per altre strutture complesse – ed ha pertanto bisogno di assicu-

facilmente afferrabili, flessibili, palpabili, tutti da accarezzare e da

rarsene il controllo, al fine di assicurare immutabilità e rispetto ai valori,

coccolare.

alle tradizioni e alle istituzioni su cui si fonda. Due sono i meccanismi

[…] I blobject sono i portabandiera di un mondo in cui il destino

utilizzati: il primo è di definire rigorosamente i confini che lo separa-

manifesto è quello di “un comportamento organico in una matrice

no dall’esterno e che divengono strumento metaforico per delineare

tecnologica”. Se sono i chip a dettarne il comportamento, sono il design

un’identità culturale; il secondo è di visualizzare al suo interno una

al computer e il modellamento a iniezione a permettere loro di assumere

struttura armonica, anche in questo caso specchio di quanto dovrebbe

qualunque forma. E i blobject ricavano le loro linee organiche diretta-

accadere in seno a una comunità ordinata e regolata. Ciò che intacca

mente da noi, mimando la carne umana. A differenza dei classici oggetti

il corpo nei suoi confini esterni e nella sua struttura interna è impuro,

industriali del ventesimo secolo, in essi la forma non segue la funzio-

peccaminoso, pericoloso poiché va a minacciare lo schema fisico su cui

ne: questo perché le parti funzionali, controllate da microprocessori,

le strutture sociali sono modellate.

sono troppo miniaturizzate per essere visibili. La forma non riesce più

Il freak è colui che ha qualcosa di strano: un comportamento, 78

una ferita, posso lavare via qualsiasi tipo di sporcizia o secrezione ma

a classificazione come base per la costruzione di relazioni fra

nemmeno a vedere la funzione, ancor meno a seguirla. Ricavati da una


mescola vischiosa, i blobject sono capaci di assumere, in modo econo-

denigrazione: a John Merrick Lynch affida lo scomodo compito non

mico e affidabile, qualsiasi forma.

tanto di raffigurare la parte nascosta e inquietante dell’uomo – quella

[…] I blobject sono piccoli oggetti personali usa-e-getta: niente a che vedere con la permanenza o la monumentalità..[…] sono le autentiche incarnazioni delle contemporanee caratteristiche tecnologiche, che sono l’assenza di forma, l’apertura a ogni opzione, l’ultraflessibilità e l’assoluta inconsistenza. […] I blobject sono conquistatori postindustriali. Essi corrispondono perfettamente alle industrie dominanti del nuovo secolo, ai computer e ai network” (Bruce Sterling, Tomorrow now). Il freak come mostro è gravido di un intenso carattere di duplicità; il termine monstrum significa in latino “fuori dall’ordinario” (lett. “segno degli dei, cosa che gli dei ci mostrano”) ed è dunque rivestito di una connotazione sia positiva che negativa: “terrificante, terribile, spaventoso” ma anche “meraviglioso, stupefacente, incredibile”. Tale dicotomia è ben espressa nel film The Elephant Man di David Lynch. Due scene si susseguono a breve distanza: in una John Merrick, il deforme ma intelligente e sensibile “uomo elefante”, si trova alla stazione ferroviaria, dopo essere sfuggito al suo ex-padrone e carceriere che lo esibiva come attrazione nelle fiere popolari di Londra. La folla, scorgendolo, interpreta lombrosianamente il suo sgradevole aspetto come spia di un’analoga malvagità di intenti e sentimenti, e gli si scaglia contro per linciarlo: è l’espressione della crudeltà bovina del popolo, che continua a vedere in lui un fenomeno da baraccone. Nell’altra scena il protagonista freak, invitato ad assistere a uno spettacolo teatrale, viene applaudito e osannato dai presenti su invito di una celebre cantante lirica, con la quale ha costruito un affettuoso rapporto di amicizia: è stavolta messo in scena e denunciato lo sguardo conformisticamente commiserevole della buona società londinese dell’epoca vittoriana. L’esaltazione e la

negativa tout-court – ma di comportarsi come uno specchio che ne rimanda l’immagine, impietosamente e implacabilmente.¶


DIVE R S O , L I M I N A L E , I M P E R F ETTO

2 immagini sopra: Store Beans a Morioka, progetto di Exit Metal Work Supply

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Foto di Richard Burbridge, abito Comme des Garçons

Per un artista non c’è niente di inutile, non esistono materiali inutili. Non c’è niente di vile nei materiali. Gli artisti hanno fatto così per migliaia di anni. Prendi la merda dal pavimento, la metti sul piedistallo e diventa bellissima. (Damien Hirst e Gordon Burn, Manuale per giovani artisti)

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Foto di Alice Pedroletti

Jean Paul Gaultier

Haluk Akakรงe, Illusion of the First Time, 2002, video still

Auricolari in silicone UE-10 Pro

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Mask and Facades, Olaf Martens

ASSE N Z A D I F O R M A , L I N E E O RGANICHE, INDETERMINATEZZA

Marithe et Francois Girbaud, Threeball footwear

Masini Gioielli

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Stella Cadente

Stella Cadente

Stefano Giovannoni per Domodinamica, divano Morfeo

Peter Traag per Edra, seduta in poliuretano “casuale”. “La poltrona è prodotta dentro uno stampo elastico che si deforma quando viene iniettato il poliuretano. Dentro lo stampo viene messo il rivestimento che è il 30% più abbondante rispetto a quello che occorrerebbe, cosicché ogni volta la schiuma si crea una propria strada producendo tutte queste pieghe in modo quasi casuale. […] In questo lavoro sono partito dall’idea di realizzare una sedia che in parte fosse creata dal caso, contenesse cioè parti di casualità. E forse tutti questi ragionamenti sono stati influenzati dal fatto che il primo esperimento è stato un vero e proprio incidente. Da qui sono partito e mi sono messo a studiare il confine tra controllo del processo e quantità di casualità che può essere immessa in esso. Durante tutto un anno di lavoro ho cercato di trovare il punto di equilibrio tra controllo e caos”. SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Oakley

Chum toy by Kaws

l.e.d. + furo + creative box, Hallucigenia01still


Yukio Nagakawa, Ondes Onirique, Hermès, Tokyo

OGG E T TI “ I N P O T E N Z A ” , V ERSATILI, INCOMPLETI

Pitti Filati, 2004 Burning Man SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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L’AM B I G U I T À D E G L I A N G E L I

Foto di Loan Nguyen

Grantham

Foto di Gero Cacciatore

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www.imperfectionist.co.uk

Alain Mikli, Starck Eyes

Diesel Style Lab, foto Txema Yeste


ESTE T I C A A N TI - C O N V E N Z I O N ALE

Linea Pelle, 2004

Il Burning Man è l’equivalente artistico del moshing, una danza che sembra l’espressione del comportamento antisociale per eccellenza perché prevede che i ballerini si urtino tra loro con violenza. Ma chi lo balla, specie se è caduto ed è stato immediatamente aiutato a rimettersi in piedi, sa che esistono delle regole, una sorta di galateo non scritto. Il Burning Man e il moshing sono espressione non di comportamenti antisociali, ma di un desiderio profondo di comunione e di condivisione, con un pizzico di atteggiamento ribelle. (Ethan Watters, Urban Tribes)

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Mask and Facades, Olaf Martens


Fratelli Campana per Alessi, famiglia di portagrumi, centrotavola, sottopiatto e cestino Blow Up, 2004

FOR M E I N D I V E N I R E

Carlo Trevisani per NewAgricolture, vaso Floreta, 2004, Opos

Pascal Bauer, poltrona trasformabile Do Not No

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Vi. Bi., Compenetrazioni di volumi nello spazio

La nuotatrice Natalie Coughlin fotografata da Annie Leibovitz

Monster, Oakley

Linea Pelle, 2004

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Robert Stadler per Klaus Engelhorn22, Pools & pouf, Spazio Erasmus, 2004


Rugby headguard Puma

GOB B E , C A L L O S I T À , E S C R E S CENZE

Permanent Skateboards

Pubblicità Fuel SPORTSYSTEM CULTURE AND TREND BOOK - SPRING-SUMMER 2006

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Pitti Filati, 2004

Gaetano Pesce, negozio plastico per bambini

Burning Man

ACC O S TA M E N TI C R O M AT I C I F ORTI E DISARMONICI

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Under Dogma

sotto: Under Dogma, collana cappio in corda argentata

a destra: Under Dogma, seggiolone per bambini a forma di sedia elettrica

Marsèll Under Dogma, pantofole in pelliccia di topo

I giovani designer francesi di Reanim, si propongono come “medici degli oggetti”: le loro “cure” e “riabilitazioni” mirano a ridare dignità estetica ai mobili rovinati, mediante interventi creativi eseguiti artigianalmente. Il loro “ospedale” coincide con la sede parigina di Soccorso Popolare Francese, un’associazione umanitaria creata nel 1945 per aiutare le persone in difficoltà. Gli strumenti “chirurgici” utilizzati da Reanim sono plexiglas, PVC soffice, nastro adesivo, elastici, corde, vernice spray, feltro, vinile

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GUSTO P E R I L S A N G U E E L’ O RRIDO, REVIVAL DELLO SPLATTER

Gloomy Bear

Pure Evil Clothing Pubblicità by Ogilvy Brasil, São Paolo

Ciabatte Duffs Studio di avvocato, progetto Salvati Tresoldi Architetti Associati

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Reshaping per soggetti in divenire. Un lavoro sui volumi, sul movimento e sulle architetture dei corpi per individuare nuovi possibili sviluppi, direzioni inaspettate. Esasperazione di caratteristiche fisiche comuni con particolari preformati: gobbe/zaini culotte de cheval/tascapane gozzi/marsupio Sperimentazione dello spazio intorno al corpo per definire temporanei vaghi confini. Imbracature di lattice per adattare alle proprie forme capi unisex in materiali leggeri e morbidi, prodotti in misura unica oversize.

Grafica liberamente ispirata a Scott King, I Feel Like Fucking Elvis, 2003

È un tema di luci e ombre. Con i colori dei supereroi, smorzati dalle tenebre di un vicolo cieco o impalliditi dalla luce accecante di un faro puntato. Troviamo il bianco di una piuma d’angelo, colore possibilità; i neri, luoghi dove lo spazio termina o al contrario inizia; la luce cangiante di un mare lucente, spazio infinito. La foschia viola di un crepuscolo che vira, il giallo di batman, il rosso dell’uomo ragno, il verde di hulk.

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Le immagini sono tratte da: Riviste Abitare Annual 12, 13 e 16 – Abitare n. 440 – Activa Design Management giu 04 – Adrenalin n. 019 – Archive vol. 2/04 – BienVu mai 04 – Carnet Arte giu/lug 04 – CasaD n. 11/04 – Cawaii 05/04 – Contemporary n. 63 – DDN n. 113 – Domus 869, 870 e 871 – Elle Decor mag e giu 04 – Elle Deutch jul 04 – Eseté primavera 04 – Eye style mag 04 – Fashiontrend n. 5 – Freestyler Skateboard Magazine n. 33 – Get On! 05 e 07/04 – Gulliver apr 04 – I-D, may e june04 – InMoto mag04 – Interni 540 e 542 – Ispo catalogo summer 04 – K>Code n. 23 – Kult 05-06-07-08/04 – Label n. 13 – Le monde de l’optique mai-juin 04 – Magazine AMACI gen 04 – Monitor Unlimited 24/04 – Mood 67/04 – Mug anno 4 n. 7 – Neo2 apr-may 04 – Nylon n. 147 – Optical mag-giu 04 – Ottagono apr- mag 04 – Paper mar-may-jun-jul 04 – Photo Italia giu 04 – Playboard 03/04 – Sport&Street n. 33 – Sportswear International mar/apr-may/juin-jul/aug 04 – Street nn. 153 e 154 – Streetwear Today 03/04 – Textile View n. 66 – The Face may04 – Vanidad 06/04 – Ventiquattro lug 04 – View on colour n. 27 – Vogue UK jun 04 – Vogue USA may-june-july 04 – Wallpaper jul-aug 04 – Which n. 13 – Wired may 04 – Zink jul 04 – Zoom mag/giu 04. Libri Guy Debord (contro) il cinema, a cura di enrico ghezzi e Roberto Turigliatto, Editrice Il Castoro, 2001. Powershop, New Japanese Retail Design, Birkhäuser Frame, Amsterdam. Film (still da video) Public Toilet di Fruit Chan, Hong Kong–Korea, 2002, colore, 102 minuti. Siti internet www.kruwear.com - www.neural.it - www.hintmag.com - www.ak47.tv - www.fakeisthenewreal.org - www.modaonline.it - www.vogue.co.uk www.sonicfabric.com I colori Pantone® riportati nelle schede interne sono riprodotti in quadricromia, pertanto non completamente fedeli al riferimento indicato. Per una corretta consultazione si consiglia l’uso delle tavole Pantone® Textile originali. L’Osservatorio Moda Sportsystem è a disposizione di tutti gli aventi diritto per eventuali fonti testuali o iconografiche non individuate nel volume.

Sportsystem Culture & Trend Book un progetto Osservatorio Moda Sportsystem Camera di Commercio di Treviso e Regione Veneto per il distretto di Montebelluna Concept&Trend: Valentina Durante e Vania Schiavon Disegni e grafiche: Vania Schiavon Testi: Valentina Durante Grafica e impaginazione: Marco Mancin Finito di stampare in 300 copie nell’ottobre del 2004 presso Grafiche Antiga (Cornuda - TV) - Printed in Italy L’Osservatorio Moda Sportsystem è un service nato nel 2000 per iniziativa della Camera di Commercio di Treviso con lo scopo di supportare le aziende del distretto montebellunese nelle fasi di marketing, ideazione, ricerca e sviluppo prodotto. E’ supportato dalla Regione Veneto e gestito dalla Fondazione Museo della Calzatura Sportiva d’intesa con le Associazioni di Categoria e ha sede a Montebelluna (TV) in Villa Zuccareda Binetti. Tel. +39 0423 303282 – Fax +39 0423 609699 – info@montebellunastyle.net – www.montebellunastyle.net




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