Pre-Visions - Trends Toolkit

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MEGA-TRENDS COSTELLAZIONE GENERAZIONALE INDUSTRY TRENDS CONSUMER TRENDS Inspirations SPRING SUMMER 2009


SOMMARIO 3. District Vision Lab 5. Architettura metodologica 11. Megatrends 12. - 1. Localismo e cosmopolitismo 18. - 2. Società e individuo 22. - 3. Verticale e orizzontale 26. - 4. Ruoli tradizionali e non tradizionali 31. - 5. Connessi e isolati 33. - 6. Fede e ragione 36. - 7. Umanesimo e post-umanesimo 43. Costellazione generazionale 44. Millennials (1982-) 50. GenXers (1961-1981) 55. Boomers (1944-1960) 61. Industry & consumer trends 62. - 1. A casa come al bar 62. - 2. Addomesticare l’esterno 66. - 3. Tartarughe Hi-tech 69. - 4. Etno-nostalgia 74. - 5. Eco-ego 81. - 6. Internet internos 84. - 7. Attitudine google 87. - 8. Ipse dixit 89. - 9. Questo l’ho fatto io 94. - 10. Arcadia digitale 98. - 11. L’isola che non c’è 102. - 12. Amarcord 108. - 13. Segnali di decrescita 112. - 14. Indispensabilmente superfluo, superfluamente indispensabile 115. - 15. Eccezionale veramente 117. - 16. Da Venere a Marte (e ritorno) 124. - 17. Jesus Christ Superstar 129. Consumer Trends Micro 130. - Addomesticare l’esterno + A casa come al bar 134. - Amarcord 136. - Etno-nostalgia 140. - Eco-ego 142. - Da Venere a Marte 143. - Segnali di descrescita 145. - Arcadia digitale 148. - Eccezionale veramente 150. - Jesus Christ Superstar 153. Inspirations Spring Summer 2009 156. - Oral Era 158. - Print Era 160. - Broadcast Era 162. - Digital Era 2 |


DISTRICT VISION LAB una nuova visione di e per i distretti industriali italiani

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ato come evoluzione dell’Osservatorio Moda Sportsystem (le cui attività hanno abbracciato un arco temporale di sei anni, dal 2000 al 2006), il District Vision Lab si propone come un servizio di ricerca e analisi delle tendenze e del consumatore tagliato sulle tipiche esigenze dei distretti industriali italiani. Lanciato all’inizio del 2007, esso è coordinato dalla Fondazione Museo della Calzatura Sportiva ed ha sede in Villa Zuccareda Binetti a Montebelluna. Il progetto, che per ora rientra nella legge regionale a sostegno dei distretti produttivi, è patrocinato e finanziato da Regione Veneto e Provincia di Treviso. Ma il DVL ha già intrecciato una rete di rapporti con diverse altre province e distretti con il proposito di creare un servizio su scala nazionale che si articoli in una ricerca di scenario precompetitiva e comune (megatrends, costellazione generazionale, costellazione dei bisogni e delle risposte, industry e consumer trends, inspirations) e in focalizzazioni specifiche per categorie merceologiche gestite localmente dai vari distretti coinvolti. Per il momento sono già state attivate delle partnership con la Provincia di Verona (Distretto Calzaturiero Veronese e Distretto Verona Moda) e con la Provincia di Arezzo (oreficeria, sistema moda, calzaturiero e pelletteria). I punti di forza del District Vision Lab: 1) Il District Vision Lab è tagliato appositamente sulle esigenze tipiche dei distretti industriali. L’obbiettivo è quello di fornire alle aziende gli strumenti critici e conoscitivi per costruire un proprio percorso di analisi dei trend e del consumatore, garantendo un periodico aggiornamento delle informazioni necessarie all’aggiornamento di questa mappa che incrocia input funzionali tanto all’area marketing quanto all’area design. 2) Il District Vision Lab prevede la condivisione con le aziende del percorso di ricerca In tal modo ogni realtà può inserirsi in qualsiasi punto dell’itinerario per sviluppare delle proprie personali digressioni. 3) Il District Vision Lab – così come un tipico distretto industriale – si basa sul concetto di rete Nel progetto a regime una sede centrale si occuperà della ricerca di scenario precompetitiva e a tutti comune (megatrends, costellazione generazionale, costellazione dei bisogni e delle risposte, industry e consumer

trends, inspirations), mentre varie sedi locali facenti capo ad ogni distretto elaboreranno, partendo da questo materiale, dei contenuti operativi più precisi in relazione a merceologie specifiche. 4) Il District Vision Lab affianca all’analisi di industry e consumer trends anche un monitoraggio dei megatrends Certo sono meno suscettibili di influenzare le tendenze di breve e medio periodo, ma sono comunque fondamentali per la generazione della costellazione dei bisogni e delle risposte, anch’essa uno strumento che può essere personalizzato e implementato dalle singole aziende. 5) Il District Vision Lab studia il consumatore attraverso un approccio generazionale Sui vantaggi e le potenzialità di questo approccio si veda la sezione metodologica. 6) Il District Vision Lab abbraccia obiettività e razionalità per stimolare negli altri la creatività La previsione delle tendenze viene spesso approcciata come un’attività creativa, poiché consiste nel mettere insieme segnali apparentemente contrastanti al fine di estrapolare i cambiamenti nel mood culturale. Noi siamo convinti che l’atto creativo vada lasciato alle aziende e ai loro progettisti e che il monitoraggio debba essere, per quanto possibile, obiettivo e razionale. Noi fotografiamo il momento presente, lo leggiamo in relazione alla sua collocazione storica e tentiamo di individuare in esso le chiavi che possono spalancare la visione di scenari futuri. Tuttavia lasciamo che siano le aziende a creare, manipolare e inventare questi scenari in relazione al proprio marchio, filosofia, heritage, prodotto, consumatore. 7) Il District Vision Lab crea una stretta connessione fra marketing e design Partiamo dalla politica per arrivare alla grafica dei tessuti, studiamo i processi demografici ma non tralasciamo di parlare di abbinamenti cromatici: il nostro approccio a 360 gradi mira a far sì che i creativi acquisiscano dimestichezza anche con dati quantitativi e dissertazioni apparentemente distanti dal prodotto e che imprenditori ed esperti di marketing guardino anche alle manifestazioni più estetiche e artistiche del business.

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ARCHITETTURA METODOLOGICA MEGATRENDS COSTELLAZIONE GENERAZIONALE COSTELLAZIONE DEI BISOGNI E DELLE RISPOSTE CONSUMER E INDUSTRY TRENDS INSPIRATIONS


ARCHITETTURA METODOLOGICA

1. ANALISI DEI MEGATRENDS Gli ambiti monitorati sono i sei classici della futurologia (il nostro principale riferimento in tal senso sono le ricerche della World Future Society): Demografia: flussi demografici, composizione dei gruppi famigliari, sanità pubblica… Società: lifestyles, valori, religione, filosofia, leisure, cultura, educazione… Economia: finanza, business, lavoro e carriere, management… Tecnologia: innovazioni tecnologiche, scoperte scientifiche e il loro impatto sulla vita privata e pubblica. Politica: politica internazionale e nazionale, leggi, questioni di carattere pubblico… Ambiente: fonti energetiche, ecosistema, specie e habitat… I megatrends non vengono tuttavia suddivisi rigidamente negli ambiti sopraelencati (sarebbe innaturale, visto che essi si intersecano a vicenda), ma presentati come azioni dialettiche (tenendo conto che a un trend si contrappone sempre un anti-trend). 2. ANALISI DELLA COSTELLAZIONE GENERAZIONALE Fare previsioni è sempre complicato e senza dubbio rischioso. In effetti non esiste nessuna regola, nessun metodo che ci consenta di dire oggi con certezza cosa accadrà tra cinque, dieci, venti, cinquant’anni in ambito politico, economico, sociale, demografico, ambientale e – caso che maggiormente ci interessa in questa sede – relativamente al comportamento del consumatore. Una cosa però possiamo affermarla con sicurezza e senza tema di smentite: tutti coloro che sono nati nel 1975 avevano 10 anni nel 1985, 20 anni nel 1995, 30 anni nel 2005 e avranno 40 anni nel 2015, 50 anni nel 2025, 60 anni nel 2035 e 70 anni nel 2045. Tale assunto è effettivamente di un’evidenza lapalissiana, ma spesso è proprio nelle banalità più ovvie che si nascondono le intuizioni più interessanti. Mettiamola in questi termini: i nati nel 1975 hanno vissuto l’impatto con la TV commerciale e i futuristici (per l’epoca) cartoni animati giapponesi nella loro infanzia; il nichilismo grunge, il look anorexic & heroin chic e il mininimalismo anni ’90 durante la loro adolescenza; l’introduzione dei contratti flessibili nel momento in cui hanno fatto il loro ingresso nella vita lavorativa; l’11 settembre e lo scoppio della bolla della new economy in una fase della vita in cui ci si comincia a chiedere se non sia arrivata l’ora di 6 | PRE-VISIONS -

diventare finalmente autonomi e adulti. Il fatto che tutti gli individui facenti parte di questa coorte (ossia tutti i nati nel ’75) condividano – a dispetto delle differenze di tipo sociale, culturale, economico e di vicende personali – l’incontro con gli stessi momenti storici nella stessa fase della propria vita (infanzia, adolescenza, maggiore età e così via) è altamente significativo poiché contribuisce a determinare in essi una sorta di mood di fondo comune, meglio noto come peer personality. Vi sono poi degli eventi o delle correnti storico/culturali talmente intensi, significativi e forieri di conseguenze profonde nella società da far convogliare diverse coorti contigue attorno a una sorta di “memoria collettiva”: questo gruppo prende nome di generazione. Un esempio pratico? In nati fra il 1940 e il 1949 appartengono a dieci coorti differenti, ma un grande evento li divide facendoli confluire in due generazioni differenti: la fine della seconda guerra mondiale. Ecco che in questo gruppo di coorti si genera una cesura fra chi ha vissuto in tenera o in tenerissima età il trauma del conflitto e degli anni immediatamente seguenti la sua risoluzione (che condivide la peer personality della generazione dei Silent) e chi invece era già proiettato nell’ottimismo del boom economico degli anni Cinquanta (e che condivide dunque la peer personality della generazione dei Baby Boomers). L’approccio generazionale all’analisi del consumatore è stato introdotto negli Stati Uniti da Daniel Yankelovich negli anni Sessanta ed è stato approfondito da William Strauss e Neil Howe, autori di Generations, The History of America’s Future, 1584 to 2069 e fondatori della Life Course Associates. La generazione come metro di valutazione non si propone certo di esaurire tutto ciò che del consumatore può essere detto e scritto e men che meno si arroga il diritto di negare le differenze che intercorrono fra individuo e individuo in termini di storia personale. Tuttavia nel momento in cui si rendono utili per finalità pratiche delle segmentazioni e delle inevitabili generalizzazioni, la generazione – nella sua apparente banalità – può assumere un valore descrittivo e predittivo pari o superiore ad altre categorizzazioni (fra cui l’oggi sempre più criticata clusterizzazione in stili di vita). L’appartenenza a una generazione è involontaria, permanente (e questo la distingue nettamente dalla classe d’età con cui spesso viene a torto confusa) e, a differenza di sesso o razza, si applica a un numero finito di individui che con il tempo si restringe fino a scomparire. Ciò che rende unica una generazione rispetto alle altre è, come si è visto, il fatto che i suoi componenti incontrano gli stessi eventi nazionali e internazionali,


gli stessi mood e gli stessi trend ad età simili. Un cataclisma, lo stesso, può terrorizzare un bambino di dieci anni, avere un effetto potenziante in un trentenne, far sprofondare nel pessimismo un cinquantenne e ispirare un settantenne. Una volta acquisite, tali impressioni continuano a modellare la personalità di ogni gruppo di coorti e dunque le sue risposte ad eventi futuri, senza che questo neghi l’unicità del percorso individuale. In sostanza potremmo considerare la peer personality generazionale come uno di quei giochi antistress in materiale espanso che – sebbene maltrattati, deformati, strizzati – tendono a ritornare alla loro forma primigenia: così, sebbene ognuno di noi viva la propria esistenza in un modo unico e irripetibile, pur condividiamo una ben precisa nota di fondo con tutti coloro che appartengono alla nostra stessa generazione che ci spinge – nonostante le deformazioni più varie e diverse a cui veniamo singolarmente sottoposti – verso un sentire e un agire condiviso, benché anch’esso in mutazione. Nonostante la peer personality stessa sia in continuo divenire – essa agisce attivamente influenzando le nostre reazioni agli eventi ma nello stesso tempo è da queste reazioni passivamente modificata – c’è una fase in cui essa riceve un imprinting così significativo da conferirle quella forte componente inerziale che si concretizza in memoria collettiva. È ovvio che, in ogni momento, una generazione di media lunghezza (vent’anni) può comprendere bambini appena nati e studenti diplomati, oppure ventenni e quarantenni e che un grande evento finisce per influenzare i membri più giovani e quelli più vecchi in modo dissimile, anche se essi appartengono in teoria alla stessa fase di vita. Ma le esperienze di poche carismatiche coorti possono influenzare fortemente tutte le altre; lo storico austriaco Wilhelm Pinder parla di “cluster di nascita decisivi” per indicare quelle coorti che sviluppano una entelechia generazionale, una sorta di centro di gravità sociale ed emozionale che attira i colleghi più giovani o più vecchi. Un esempio americano è il gruppo di coorti 1943-1949 (generazione dei Boomers) che ha spinto le coorti più giovani (ma non le più vecchie) a identificarsi nell’esperienza della guerra in Vietnam. Cheryl Merser afferma, a proposito dei Boomers nati negli anni Cinquanta, che i loro anni Sessanta sono accaduti negli anni Settanta, dove per “anni Sessanta” si intende non un periodo di tempo reale e determinato ma un senso di collocazione generazionale. Abbiamo iniziato a interessarci del Life Course Method e dello studio generazionale del consumatore nel 2005. Oltre ad approfondirne la metodologia – incuriositi e attratti dalla sua possibilità di offrire chiavi di lettura del dato quantitativo e qualitativo all’interno di un contesto che fonde insieme conoscenze sociologi-

che, antropologiche e storiografiche – abbiamo stabilito una partnership con Sita Ricerca al fine di testarla sul nostro Paese. Abbiamo potuto dunque monitorare la peer personality e i valori/bisogni delle tre generazioni significative (Boomers, GenXers e Millennials) non solo quali-quantitativamente tramite desk analysis, ma anche quali-quantitativamente grazie alla ricerca “Il consumo generazionale in Italia”. Nell’architettura metodologica del District Vision Lab lo studio delle generazioni è funzionale alla definizione della costellazione dei bisogni e delle risposte. In ogni momento storico sono infatti simultaneamente presenti quattro tipi di archetipi generazionali. Le generazioni (che, si ricorda, vanno intese come gruppi di coorti condividenti una peer personality, non come mere classi di età) si presentano alternativamente come dominanti (i loro valori vengono più difficilmente abbandonati) e recessive (i loro valori vengono più facilmente abbandonati). Ad esempio nel momento attuale la costellazione generazionale si presenta come segue: 1) i Silent si trovano tra la vecchiaia e l’estrema vecchiaia; i loro valori, tenuto anche conto che si tratta di una generazione recessiva, sono in declino. 2) i Boomers si trovano tra la maturità e la vecchiaia. I loro valori dovrebbero passare da forti a declinanti, ma essendo una generazione dominante questo processo è rallentato. 3) i GenXers si trovano tra l’età adulta e la maturità. I loro valori dovrebbero passare da emergenti a forti, ma essendo una generazione recessiva il processo è ostacolato. 4) i Millennials si trovano tra la giovinezza e l’età adulta. I loro valori sono emergenti e con facilità, visto che si tratta di una generazione dominante. Un altro elemento va preso in considerazione parlando di generazioni. Ognuna di esse si esprime in leader (coloro che stabiliscono il tono della peer personality), follower (coloro che condividono il tono della peer personality stabilita dai leader e, così facendo, lo legittimizzano) e outsider (coloro che ignorano o combattono il tono della peer personality stabilita dai leader). Benché l’azione di leader e follower sia più plateale e significativa perché definisce ciò che è mainstream, l’analisi degli outsider è oltremodo importante e utile perché consente di individuare anti-trend e segnali deboli che possono essere anticipazioni di futuri trend (basti solo pensare al ruolo delle sottoculture urbane). 3. ANALISI DELLA COSTELLAZIONE DEI BISOGNI E DELLE RISPOSTE Se i megatrends sono tendenze di fondo di un fenomeno a modificarsi (crescendo o decrescendo) o a ARCHITETTURA METODOLOGICA | 7


mantenersi costante nel tempo, per quanto concerne gli industry e i consumer trends siamo partiti dalla definizione che ne dà Trendwatching, thinkthank olandese che si occupa di monitoraggio dei consumer trends, in particolar modo quelli legati al mondo di Internet. “Un trend è l’espressione di un bisogno dell’uomo che viene interpretato e a cui viene data risposta in modo nuovo e diverso”. Qualora questa risposta venga “spinta” prioritariamente dal mondo produttivo siamo in presenza di un industry trend; nel caso invece in cui la risposta venga “tirata” dal consumatore ci troviamo di fronte a un consumer trend, oggetto di analisi di quel famoso cool hunting di cui oggi tanto si parla considerandolo, a nostro avviso impropriamente, sinonimo di “ricerca tendenze”. Un punto fondamentale da considerare nel modello da noi proposto è dunque una efficace e completa analisi dei bisogni e delle risposte. In qualsiasi periodo ci si trovi, si assiste alla presenza simultanea di bisogni emergenti, forti (o in atto), in declino e latenti (o in potenza). A loro volta le risposte che vengono date, perché spinte dai produttori o tirate dai consumatori, a questi bisogni possono essere adeguate (il bisogno viene soddisfatto in misura proporzionale alla sua intensità), insufficienti (il bisogno viene soddisfatto in misura inadeguata alla sua intensità), inesistenti (il bisogno non è soddisfatto da alcuna risposta) o ridondanti (il bisogno viene soddisfatto in misura eccedente la sua intensità). Ciò che accade incrociando la costellazione ciclica dei bisogni e quella delle risposte è particolarmente interessante. Consideriamo anzitutto il caso dei bisogni emergenti. Secondo il nostro modello per ognuno di essi esistono quattro livelli di risposte: 1) adeguate: il bisogno emerge in maniera graduale e a una velocità proporzionale a quella dei periodi storici e delle generazioni. Esso si traduce in un trend emergente producer driven, uno di quei trend che, se annusato (sniffed) in tempo, un’azienda farebbe bene a lanciare. 2) insufficienti: la necessità di risposte adeguate si rafforza man mano che il bisogno cresce di importanza e intensità. Siamo in presenza di un trend emergente consumer driven da assecondare con rapidità prima che lo scoprano anche i competitors. 3) inesistenti: la mancata risposta può tradursi in una sensazione di scoramento e disadattamento con conseguente tendenza alla repressione del bisogno. Il risultato è un trend emergente consumer driven che va identificato e assecondato con estrema rapidità poiché il mercato riserva spazi e opportunità notevoli. 4) ridondanti: benché ancora nella sua fase nascente, il bisogno viene incentivato a dispiegarsi in tutta la sua complessità e interezza. Il risultato è un trend emergen8 | PRE-VISIONS -

te producer driven su cui non è il caso di riporre molta fiducia poiché il mercato è già saturo in partenza. Analizziamo ora il caso dei bisogni forti (o in atto). Anche qui le risposte possono essere: 1) adeguate: il bisogno viene adeguatamente soddisfatto e la sua presenza è sentita come centrale. È un trend in atto producer&consumer driven da mantenere. 2) insufficienti: si sviluppa un senso di disagio legato alla carenza di risposte adeguate e un conseguente tentativo di trovare risposte alternative (surrogati). È un trend in atto consumer driven che è opportuno assecondare poiché vi sono ancora interessanti margini di crescita. 3) inesistenti: il bisogno, in quanto forte, non può essere represso e la ricerca di risposte o di soluzioni alternative si fa pressante e angosciosa. È un trend in atto consumer driven da assecondare con estrema rapidità. 4) ridondanti: il bisogno e le sue risposte assumono una centralità culturale a tratti totalizzante. È un trend in atto producer&consumer driven, che è meglio abbandonare se non si è leader di mercato visto il forte rischio saturazione. Il terzo caso è quello dei bisogni in declino. Le risposte possono essere: 1) adeguate: il bisogno si ridimensiona in maniera graduale e a una velocità proporzionale a quella dei periodi storici e delle generazioni. È un trend in declino da abbandonare prima che sia troppo tardi. 2) insufficienti: lo spegnersi del bisogno viene accelerato. È un trend in declino da mantenere con cautela solo se ci si sta già lavorando, vista la poca concorrenza, in caso contrario è meglio evitare. 3) inesistenti: l’accelerazione del declino è ancora più accentuata. Valgono le indicazioni al punto 2). 4) ridondanti: l’inizio della fase di declino viene trattenuta e posticipata dalla forte presenza di risposte. Carenza di domanda e eccesso di offerta: il trend va abbandonato subito. Infine abbiamo i bisogni latenti con risposte: 1) adeguate: il bisogno viene lasciato nel suo stato silente. È un trend in potenza da monitorare con attenzione ma non ancora da lanciare poiché i tempi non sono maturi. 2) insufficienti: il bisogno viene frustrato in ogni suo tentativo di uscire dallo stato silente. È un trend in potenza da monitorare con attenzione preparandosi ad anticipare i competitors. 3) inesistenti: il tentativo di uscire dallo stato silente viene abortito. Anche qui ci sono possibilità di azione finalizzate all’anticipazione dei concorrenti. 4) ridondanti: il bisogno viene pungolato a manifestarsi, a prescindere dal fatto che il suo stadio di completezza non sia ancora stato raggiunto. È un trend in potenza assai rischioso: meglio mantenersi alla larga se


non si è sicuri di arrivare primi o se non si possiede un prodotto davvero vincente o un marchio davvero forte poiché il trend verrà probabilmente bruciato in fretta. Benché la matrice sembri ad un primo acchito complessa, in realtà emergono chiare, poche e semplici indicazioni: 1) i trend che vanno assecondati con rapidità sono quelli generati dall’incrocio fra bisogni emergenti e/o forti e risposte insufficienti e/o inesistenti. 2) i trend da cui stare alla larga o da maneggiare con cautela sono tutti quelli generati da bisogni in declino (carenza di domanda) e/o da risposte ridondanti (eccesso di offerta). 3) i trend in potenza, noti anche come “segnali deboli”, vanno seguiti con attenzione preparandosi ad intervenire al momento giusto, non troppo presto per non bruciare l’idea, non troppo tardi per non essere bruciati dai competitors.

vengono presentati all’interno del Trends Toolkit, ma solo contestualmente ai Pre-Vision, gli incontri semestrali sulle tendenze.

4. ANALISI DEGLI INDUSTRY & CONSUMER TRENDS Generazioni e megatrends si influenzano reciprocamente dando origine ai bisogni. Le risposte a questi si articolano in industry e consumer trends. I consumer trends sono gli atteggiamenti del consumatore in relazione ai bisogni: ad esempio il trend domesticity va letto come risposta a un desiderio di protezione e sicurezza. Gli industry trends sono le specifiche e personali interpretazioni che l’industria offre dei consumer trends: sempre per continuare con il trend domesticity, una delle risposte generate dal fashion è stato il recupero dello stile da happy family americana anni ’50. Gli industry trends non vanno visti come una realtà monolitica; a loro volta essi si suddividono in: 1) macro-trends: durano svariati anni, addirittura un intero decennio. Spesso vengono utilizzati come riferimento storico e culturale: lo stile hippy e contestatore degli anni ’60, il dress for success degli anni ’80 e così via. 2) micro-trends: durano alcune stagioni (attenzione perché il concetto di stagione cambia a seconda del settore). 3) fuochi di paglia: durano da qualche settimana a qualche mese. Sono i fads che nascono in relazione a qualche evento mediatico, culturale e di costume. Gli ambiti da noi monitorati per l’individuazione di consumer trends e industry trends macro sono: moda e beauty; arte, grafica e fumetto; letteratura, cinema, musica, TV, teatro e danza; retail, marketing e advertising; design e architettura; automotive; viaggi, sport e leisure; food; Internet, videogame e hi-tech. Per gli industry trends micro ci limitiamo (per il momento) al fashion e al design. I fuochi di paglia, vista la loro brevità, non ARCHITETTURA METODOLOGICA | 9



MEGATRENDS 1. LOCALISMO E COSMOPOLITISMO 2. SOCIETÀ E INDIVIDUO 3. VERTICALE E ORIZZONTALE 4. RUOLI TRADIZIONALI E NON TRADIZIONALI 5. CONNESSI E ISOLATI 6. FEDE E RAGIONE 7. UMANESIMO E POST-UMANESIMO


1. LOCALISMO E COSMOPOLITISMO LOCALISMO

Introversione, chiusura, diffidenza nei confronti del diverso. Confusione, disorientamento, insicurezza, pessimismo. Perdita dei fondamenti su cui si basa l’identità. Senso di impotenza di fronte a una complessità non addomesticabile, ansia, paranoia. Desiderio spasmodico di controllo della dimensione esistenziale privata come surrogato del controllo inattuabile della dimensione pubblica, ambientale e sociale. Valori e culture locali. Protezionismo economico. Xenofobia e unilateralismo. Desiderio di risposte chiare, semplici e forti. Nazionalismo, patriottismo, nostalgia imperiale e negazionismo. Desiderio che vengano ristabiliti i confini. Disorientamento di fronte all’immigrazione: l’integrazione con altre culture indebolisce l’identità. Paura di fronte a ciò che è sconosciuto. Fuga dalla città verso la periferia o ripiegamento in comunità recintate.

COSMOPOLITISMO

Estroversione, apertura, accettazione e curiosità nei confronti del diverso. Universalismo liberarale. Globalizzazione. Multiculturalismo e multilateralismo. La complessità è considerata fonte di stimoli e opportunità. La rigidità dei confini viene vista come un ostacolo alla contaminazione creativa e culturale. Attrazione di fronte a ciò che è sconosciuto. Megalopoli: ambienti complessi, spazi interconnessi, connettività sociale, centralità e densità. Ritorno dell’urbanesimo in grande stile. I quartieri artistici come punti di attrazione dell’estetica post-industriale; il fenomeno della Neo-Bohème; l’industria dei bar come collante per la vita culturale. Mobilità, viaggio. Non luoghi, esterno, strada.

Nostalgia e regressione, tendenze neoconservatrici. Claustropolis: architettura urbana governata dalla paura, recinti, muri e cancelli blindati, intimidazione. Stanzialità, radicamento al territorio. Intimità domestica, interno, casa.

HANNO DETTO… A proposito del pessimismo Il mensile Prospect ha chiesto a cento figure di spicco di rispondere alla seguente domanda: “Destra contro Sinistra è il conflitto che ha definito il ventesimo secolo. Cosa ci aspetta ora, nel ventunesimo?” Il tono complessivo delle risposte è pessimista quasi in maniera assurda. Considerato che la maggior parte dei più importanti indici (ricchezza, libertà, pace e così via) puntano verso una direzione positiva, sia internamente che a livello internazionale, il pessimismo dell’intelligentia è un fatto politico che richiede una spiegazione. È colpa di Blair? Della guerra in Iraq? Del cambiamento climatico? È qualcosa che riguarda l’Inghilterra? L’Europa? L’Occidente? È assai improbabile che avremmo potuto rilevare un tale pessimismo in Cina o in India. E, come sottolinea Jonathan Rée, non avremmo udito un tale pessimismo fra gli intellettuali inglesi cent’anni fa. A quell’epoca il principale stato d’animo in politica era la speranza, e guardate cosa è successo! Con questo presupposto forse dovremmo leggere il pessimismo di queste risposte come un segno che ci stiamo avviando verso un’era di pace e prosperità senza precedenti. (David Goodhart, editore del Prospect)

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A proposito del contrasto e della dialettica fra locale e globale Il contrasto che definirà il XXImo secolo sarà quello fra cosmopoliti e patrioti. I cosmopoliti si dividono in due tipi: per i cosmopoliti di sinistra il bisogno più urgente è quello di gestire i problemi mondiali – il riscaldamento globale, la proliferazione nucleare e l’ingiusta distribuzione di ricchezza e reddito. Per i cosmopoliti di destra, l’obiettivo è quello di smantellare le barriere che ostacolano i commerci mondiali. I cosmopoliti di entrambi gli schieramenti chiedono un forte ruolo da parte delle organizzazioni internazionali e un ridimensionamento delle sovranità nazionali. Per i patrioti locali, i cosmopoliti rappresentano una forma di nuovo imperialismo. I patrioti di sinistra enfatizzano la protezione della forza lavoro locale dalla competizione straniera e le culture locali dalla McDonaldizzazione. I patrioti di sinistra vogliono proteggere gli autoctoni da etnie straniere e da ingerenze esterne. I patrioti di entrambi gli schieramenti insistono che lo stato-nazione rappresenta la migliore ultima speranza di democrazia contro le pretese meritocratiche delle élite cosmopolite. (Bruce Ackerman, accademico) Il nuovo conflitto è fra universalismo liberale e un comunitarianismo che asserisce la necessità che le culture mantengano i propri valori e tradizioni. (Julian


Baggini, filosofo) La grande divisione nel XXImo secolo sarà fra i sostenitori dell’apertura, della globalizzazione e del multilateralismo e i partigiani dell’introversione, del protezionismo e dell’unilateralismo. (Charles Grant, analista dell’EU) Il più papabile è un conflitto fra i cosmopoliti proglobalizzazione e gli anti-cosmopoliti che invocano solidarietà nazionale e di classe e politiche economiche di stampo protezionista. (Ernst Hillebrand, direttore FES London) Alcune persone sentiranno un legame sempre più debole con la “nazione”, che diverrà un nebuloso atto di fede, e lo sostituiranno con un senso di comunanza basato sulla scelta che si crea al di là dei confini nazionali e delle limitazioni geografiche. (Brian Eno, musicista) La radicale discontinuità che si è prodotta dopo il 1989, la globalizzazione e la rivoluzione informatica hanno fatto saltare molte tecniche interpretative, prima fra tutte l’antitesi tra locale e globale. La globalizzazione, in realtà, è un fattore di nuove diversità e il locale non è solo una sua vittima, ma agisce in senso evolutivo: alcune lingue sopravvivono grazie a Internet, per esempio. (Mauro Ceruti, direttore del Centro di ricerca di antropologia e epistemologia della complessità di Bergamo) A proposito della dissoluzione dei confini e della perdita di identità Il pensiero e il sentimento dei confini appartengono alla nostra specie, e non solo alla nostra, e sono alla base di qualunque relazione: essi esistono infatti per essere attraversati, per diventare luogo di scambio e di incontro con un’altra persona, con un altro popolo con un’altra cultura, con un’altra merce. Ma se i confini non esistono più, che cosa si attraversa? Oggi le frontiere geografiche e culturali sono saltate non tanto per l’unione di alcuni Paesi e la separazione di altri, ma soprattutto per l’emigrazione di popolazioni povere nei Paesi ricchi; questo esodo tuttora in pieno svolgimento, genera un disorientamento sconosciuto e in questa fase di transizione indebolisce l’identità di tutti, dei vecchi e dei nuovi residenti, dando forma a un complesso di emozioni dove si mescolano da entrambe le parti risentimento, paura, diffidenza e anche curiosità e attrazione e quindi conflitto” (Marina Valcarenghi, psicoanalista). Ogni volta che rivendichiamo la nostra “identità” dimentichiamo spesso che questa è decisa quasi total-

mente dalla nostra “appartenenza”: religiosa innanzitutto (essere cristiani invece che musulmani, ebrei, buddisti o atei), culturale (essere nati e cresciuti in occidente, piuttosto che altrove), ideologica (essere di destra o di sinistra o qualunquisti), familiare (a seconda si abbia o non si abbia una famiglia e, nel primo caso, se si tratta di una famiglia nobile, borghese o proletaria), di genere (maschio, femmina, transgender) di orientamento sessuale (etero, omo, bisex). Come risultante di tutte queste appartenenze, l’identità non ha in sé alcuna traccia “naturale”, ma è in ogni suo aspetto “costruita”. Di qui il problema: che ne è della mia identità oggi che i contorni delle diverse appartenenze si smarginano, che i confini dei diversi territori diventano permeabili, che le leggi allargano le loro maglie per ospitare il più possibile tutte le genti, nella contaminazione dei loro usi e costumi, e per garantire a ciascuno l’esercizio della propria libertà di sposarsi o di convivere, di esercitare la propria sessualità in base alle proprie tendenze, di pregare il proprio Dio o nessun Dio, di trasmigrare da destra a sinistra perché nessuna idea forte fa più la differenza? (Umberto Galimberti, filosofo) Non ci sono confini né demarcazioni nette: tutto è confuso. Niente è focalizzato in modo chiaro. La chirurgia plastica rende l’età priva di significato, gli uomini usano cosmetici come le donne, la reality TV sembra finzione e il product placement rende i programmi simili a pubblicità. Presi tutti insieme questi trend suggeriscono un mondo di paradossi: convulsivi cambiamenti economici nel mondo globalizzato a fronte di una crescente battaglia per controllo e significato nella vita privata. (Marian Salzman, futurologa) A proposito dell’insicurezza e del desiderio di controllo La middle class da noi si sente molto insicura. E nervosa. Se un tempo neppure molto lontano pubblici funzionari, architetti, dottori potevano fare affidamento su posizioni economiche e sociali inattaccabili, ora non hanno più lavori sicuri, né certezze su cui contare per tutta la vita. Ci piaccia o no, abbiamo avuto un’enorme immigrazione in Europa, per lo più dal mondo islamico, e siamo coscienti che potrebbe essere una minaccia, un pericolo. Un terrorismo borghese, come descritto nel mio libro, è possibile. La maggior parte dei partiti verdi è borghese. I gruppi di liberazione degli animali sono middle class e hanno messo bombe davvero. Guardiamo all’America: la nuova destra religiosa, gli attivisti antiaborto hanno sparato e messo bombe durante le loro campagne. Dunque, il terrorismo borghese non è impossibile. Stiamo vedendo l’inizio di una svolta, in cui verrà meno l’atmosfera di tolleranza e di ben1. LOCALISMO E COSMOPOLITISMO | 13


venuto che gli europei hanno mostrato verso il Terzo Mondo negli ultimi quarant’anni. È un’era pericolosa. La gente forse sente che questo grande “scontro delle civiltà” è davvero cominciato: oggi viene combattuto in Iraq e in Afghanistan, ma non si può escludere che prima o poi possa arrivare anche vicino a casa. (James G. Ballard, scrittore) Con i nuovi media trasformiamo una condizione di reale impotenza, che alimenta in noi una tensione emotiva, in un gioco illusorio di dominio sul mondo. Se per placare l’ansia abbiamo bisogno del controllo, il controllo a sua volta alimenta i nostri vissuti paranoici, per cui incontenibili diventano le nostre verifiche sulla vita delle persone. Questo bisogno di controllo sottintende un radicale sentimento di incertezza e di sfiducia, che noi tentiamo di limitare allo spazio esistenziale privato, per nasconderci che, forse, questo spazio è più ampio, perché investe il nostro presente e il nostro futuro, su cui non esercitiamo alcun controllo, e perciò riversiamo l’ansia che ne deriva sullo spazio personale e relazionale che ci riguarda da vicino. La rassicurazione che nasce dell’avere un certo controllo sulla realtà personale porta l’individuo a immaginare di possedere strumenti di controllo anche sugli eventi sociali, sugli imprevisti della strada, sulle anomalie del clima, e quindi di non essere in balia degli eventi, e di tacitare quel sentimento, alla base dell’angoscia primitiva, che è il terrore dell’imprevedibile. (Umberto Galimberti) A proposito dei non-luoghi Gli aeroporti sono sempre stati al servizio delle città, ma negli ultimissimi anni hanno iniziato a loro volta a trasformarsi in città vere e proprie, dando vita a una nuova entità urbana: l’aerotropoli. I viaggiatori che gestiscono i propri affari mentre sono in attesa nelle cittadelle aeroportuali sono sempre più numerosi. Di giorno possono organizzare incontri e partecipare a conferenze, e la sera rilassarsi tra ristoranti e locali, senza mai doversi avventurare in città – come accadeva un tempo. A settembre Bangkok ha inaugurato l’aeroporto Suvarnabhumi, che una volta completato includerà di fatto centri commerciali, uffici, hotel, ospedali, un centro internazionale d’affari, spazi per mostre e conferenze, magazzini e un complesso residenziale. (Stephen Mihm, giornalista del New York Times) L’istantaneo accesso a Internet in tutto il globo significa che non importa più dove vivi. Ciò che importa oggi è cosa conosci e come puoi contribuire. (Marian Salzman) A proposito di città e megalopoli Le città, che un tempo erano luoghi di abitazione e 14 | PRE-VISIONS -

di radicamento sono diventate luoghi di scambio e di agglomerati di sconosciuti, senza più quel tessuto sociale che creava quel rapporto fiduciario fra gli abitanti del territorio, i quali, anche se non si conoscevano, sapevano di sottostare a quella legge non scritta che era l’uso e il costume degli abitanti della città. Più che una struttura solida, la società è diventata una rete dove ci si scambia messaggi funzionali, informazioni utili, senza più uno straccio di autentica comunicazione. Il pensiero, che è alla base della progettazione e dell’ideazione di lungo periodo, è sostituito da “trovate” di breve periodo, sfruttamenti di “opportunità”, capacità di inserirsi in circostanze opportune favorevoli. Nulla quindi che dia garanzia di continuità, all’interno della quale costruire percorsi di formazione, perché nessuna delle esperienze passate sembra rivestire una qualche utilità per percorsi che di volta in volta si improvvisano. In un contesto del genere quel che si richiede al singolo individuo non è più la “conformità a norme”, peraltro scarse e spesso contraddittorie, ma la “flessibilità” e la prontezza a cambiare tattiche e stili a breve scadenza, salvo poi pagare personalmente il conto delle proprie scelte, che avvengono all’interno di uno scenario le cui coordinate sfuggono, perché trascendono la capacità di comprensione e di azione dei singoli individui. (Zygmunt Bauman, sociologo, pensatore e teorico della postmodernità rielaborato da Umberto Galimberti). La città, in tutto l’Occidente (per non parlare dell’Asia) è più attuale e ricercata che mai. Non solo la “periferia” non s’è liberata della sua connotazione negativa; ma “centralità” e “densità” hanno acquisito valore strategico. E resistono a minacce anche serie: traffico, inquinamento, involuzione demografica. La città si è rilanciata, ha ripreso quota sullo scacchiere dell’economia mondiale. Non è avvenuto ciò che le Ict, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, pareva portassero con sé inevitabilmente, e cioè la fine della centralità economica e fisica nelle aree urbane. Al contrario. Nell’età della globalizzazione molte attività avanzate chiedono centralità. Perché l’impresa globale e il mercato globale hanno necessità di una rete di servizi specializzati (di consulenza legale, accounting, comunicazione) che si caratterizzano per l’attività speculativa, il lavoro intellettuale. Il quale a sua volta trae beneficio della presenza di ambienti complessi che funzionino come “knowledge centres”, centri del sapere. La densità produce connettività sociale. L’aggregato vale più della somma delle conoscenze delle aziende e dei professionisti. Perché vado dicendo che “cities matter”, le città sono importanti? Perché all’alba del Ventunesimo secolo esprimono una nuova forma di funzionalismo


strategico e autonomia, dopo che gli Stati hanno perduto un po’ di tutte e due. Io parlo di un’impronta urbana in espansione, di spazio interconnesso, di nuove geografie interurbane. (Saskia Sassen, sociologa urbana dell’Università di Chicago, teorica delle global cities).

compreso il costo di guardie private 24 ore su 24: i proprietari di questi appartamenti vivono barricati dietro muri e cancelli blindati. (Federico Rampini, giornalista e scrittore).

Le città del futuro avranno a che fare con l’accumulazione e la densità, e le tendenze attuali, influenzate da Internet e la mobilità, indagano su questo. La metamorfosi riguarderà per lo più i modi dell’agglomerazione, più che mai necessaria per tre ragioni: la prima è che la densità funziona da collante per la vita culturale, promuovendo lo scambio e l’unione delle diversità. La seconda è ecologica: riduce la mobilità stradale e quindi consente un maggior controllo della temperatura della città. La terza è che una città sopravvive, migliora e si rafforza grazie alla specializzazione. Di conseguenza, grazie al mercato globale, le città saranno sempre più specializzate, con centri sempre più specifici: centri finanziari, centri agricoli, centri di svago. A questo punto qualcuno si chiederà come sarà possibile “armonizzare” temperamenti e abitudini di vita in giganteschi condomini. La sfida sarà far funzionare queste “macchine” in modo da rispettare le esigenze umane essenziali: privacy, sicurezza, armonia. Ho notato che la richiesta di abitazioni ecosostenibili è molto aumentata. Detto questo, mi interessa anche l’individualismo, l’espressione personale, perché porta a risultati stilistici imprevedibili. Il lifestyle deve essere personalizzato. Si può incoraggiare questa direzione progettando in modo “non finito”. A ciascuno spetterà la scelta dei colori, dei materiali, del proprio sogno personale. (Winy Maas / MVRDV, architetto del paesaggio e urbanista)

È SUCCESSO… Negli States si assiste al ritorno del Ku Klux Klan I nuovi gruppi del KKK nascono dove arrivano i latinos, gli emigranti del Centro e Sud America che per i suprematisti americani hanno scavalcato i neri nella classifica dei nemici. A partire dal 2005 alcuni klavern hanno cominciato ad accettare anche gli skinhead e i neonazisti e ha cominciato a delinearsi un nuovo e pericoloso ibrido ideologico basato sulla condivisione della legge “Dobbiamo assicurare l’esistenza della nostra gente e il futuro dei bambini bianchi”. Mentre molti neonazisti si dichiarano atei o pagani, i klansmen sono in maggioranza cristiani e spesso fanno parte del movimento razzista e antisemita Christian Identity. Gli aderenti sono spesso sottoproletari che vivono grazie allo stesso assegno di disoccupazione che non vogliono vedere assegnato agli immigrati. (Panorama, 22 mar 07)

A proposito delle gated communities Città private, protette dal loro recinto elettronico dalle telecamere e dai guardiani. Uno di questi ghetti, del resto, si chiama Fortress America… per non parlare di quelli del subcontinente, del Brasile e delle cinque Alphaville che circondano ormai San Paolo. Tutti sintomi della regressione patologica della Città, dove la cosmopolis, la città aperta di ieri, cede il posto alla claustropolis in cui la preclusione è al tempo stesso l’esclusione dello straniero. (Paul Virilio, teorico culturale, filosofo, urbanista ed esperto di nuove tecnologie)

Aumentano le tendenze nazionaliste nei giovani cinesi Il termine fenqing, letteralmente gioventù arrabbiata, è nato nel 1970 a Hong Kong e si riferiva a quei giovani che non erano soddisfatti della società cinese e volevano riformarla. Dopo l’apertura decisa da Deng Xiaoping nel 1978, il termine ha finito per identificare i giovani inneggianti al nazionalismo cinese, in risposta alle recenti tendenze neoconservatrici di Stati Uniti e Giappone. Ormai FQ, come i giovani ribelli si indicano su Internet, si è trasformato in un aggettivo molto generico da affibbiare a qualsiasi tipo di insoddisfazione giovanile, spesso sfociante in un nazionalismo ostentato per mancanza di alternative politiche, ma che nasce piuttosto da problemi della vita pratica: difficoltà di intavolare delle relazioni personali con coetanei troppo presi dalla frenesia di migliorare il proprio status sociale, prevaricazioni di costruttori e funzionari locali che rendono difficile l’acquisto della prima casa a prezzi ragionevoli, impossibilità di trovare un lavoro adeguato al livello degli studi o alle proprie aspettative. (L’espresso, 1 feb 07)

A Shangai i nuovi ricchi abitano in quartieri come Palm Springs, Long Beach, Park Avenue o Napa Valley. Sono questi i nomi dei condomini di lusso che spuntano come funghi e contendono il terreno edificabile alla speculazione immobiliare dei grattacieli destinati agli uffici. Il prezzo medio di un appartamento in vendita si aggira attorno agli 800mila euro. Nelle spese è

In Giappone sono in ripresa nazionalismo, patriottismo, nostalgia imperiale e negazionismo storico Il premier Shinzo Abe sta cercando di reagire alla crisi di consensi, dovuta alle tante incertezze economiche e sociali che attanagliano il Giappone, nel modo più facile e demagogico possibile, cioè cavalcando l’onda di patriottismo, nostalgia imperiale e negazionismo 1. LOCALISMO E COSMOPOLITISMO | 15


storico che attraversa il paese. A maggio uscirà il film strappalacrime Morirò proprio per te, dove “te” sta per il Grande Giappone, l’impero per il quale un improbabile kamikaze oriundo coreano va a sfracellarsi contro una nave nemica. E nelle librerie giapponesi il genere revisionista va moltissimo: dai più deliranti saggi sul complotto sionista ai volumi che negano l’Olocausto, fino a ricostruzioni storiche secondo le quali Hitler era d’accordo con le lobby ebraiche americane di Wall Street. Secondo il ministro della Pubblica Istruzione Bunmei Ibuki i successi del Giappone sono da attribuire al fatto che “dai tempi dei tempi l’arcipelago viene governato dalla stessa razza”. Nelle scuole Abe ha imposto l’inno nazionale e l’alzabandiera prima delle lezioni e reintrodotto materie come “condotta sociale” e patriottismo”. (L’espresso, 5 apr 07) Gli abitanti nelle zone urbane superano quelli nelle zone rurali Secondo il rapporto delle Nazioni Unite State of the World’s Cities 2006-07, nel 2007 per la prima volta nella storia dell’umanità gli abitanti delle zone urbane saranno superiori a quelli delle zone rurali. Ogni giorno circa 180mila persone decidono di abbandonare le campagne, e se nel 2000 le mega-concentrazioni come Bombay, San Paolo o New York (tutti agglomerati con più di 10 milioni di abitanti) erano 18, entro il 2015 saranno 23. Non sarà l’Europa a guidare la testa di questo fenomeno: il calo della natalità e l’invecchiamento della popolazione faranno sì che tra 15 anni le grandi metropoli con 5 milioni di abitanti si potranno contare sulle dita di una mano: Parigi, Mosca, Londra, Esen/ Ruhrgebiet e San Pietroburgo. La regina delle megalopoli del futuro sarà l’Asia. Ritorna l’urbanesimo in grande stile Negli ultimi quarant’anni le città americane sono state caratterizzate da una serie di progetti minori. Adesso però si torna a pianificare l’urbanismo in termini grandiosi. Quest’anno è ripartito infatti quello che potremmo definire “urbanesimo in grande stile”, con progetti per il riadattamento degli spazi su larga scala un po’ ovunque. La scorsa estate la Commissione per la pianificazione urbana di New York ha approvato il controverso progetto “Atlantic Yards”, da 4,2 miliardi di dollari, che interessa 8,8 ettari e solo pochi anni prima era stato largamente respinto in quanto le sue proporzioni erano considerate esagerate. (D di Repubblica, 13 gen 07) Con il saggio Neo-Bohemia: art and commerce in the post-industrial city Richard Lloyd muove una critica al concetto di classe creativa elaborato da Richard Florida 16 | PRE-VISIONS -

I quartieri degli artisti di oggi sono molto simili a quelli del passato. Come allora, per esempio, si trasformano rapidamente in zone per ricchi. Ma oggi questi quartieri giocano un ruolo più importante nell’economia urbana. Sono laboratori di ricerca e sviluppo per la produzione dell’economia dell’entertainment, dei media, della pubblicità, dei lavori legati all’estetica. Chicago è una città importante per capire i cambiamenti in corso. Fino a vent’anni fa era il prototipo della metropoli industriale: produceva acciaio ed era il centro del commercio del bestiame. Ma ha dovuto reinventarsi: oggi produce soprattutto cultura, finanza e tecnologia. E in questo contesto i quartieri della NeoBohème, come Wicker Park, giocano un ruolo nuovo. Sono aree per loro stessa natura candidate a diventare punti di attrazione dell’estetica post-industriale. Hanno ampi spazi che possono essere usati come loft dagli artisti o come gallerie, ma anche come night club e coffee shop: non si può capire la vita degli artisti contemporanei senza studiare l’industria dei bar, perché è qui che la maggior parte degli artisti lavora. Esattamente come avveniva ai tempi della vecchia Bohème, gli artisti non producono solo opere d’arte, ma offrono anche se stessi come opera d’arte. Gli artisti sono vistosi, creativi, anticonformisti, hanno la capacità di creare tendenze. E nei bar, nei ristoranti, nelle gallerie d’arte, dove passano gran parte del loro tempo, riescono a creare l’ambiente giusto. Chi va a mangiare al Greenwich Village, o a Soho, o al Wicker Park di Chicago, va lì proprio per consumare questa atmosfera alternativa, e una delle esperienze che vuole vivere è avere un cameriere con i capelli rosa e il piercing al naso. Molti giovani artisti non si identificano con la logica capitalista. Rifiutano i lavori da impiegato nelle grandi aziende perché lo ritengono un insulto alla loro sensibilità di artisti. Vogliono vivere poveri e senza certezze, magari drogarsi e costruire la loro avventura senza legami. Ma si tratta di un’eredità del passato inadeguata al mondo di oggi. Questi giovani vanno alla ricerca della libertà personale e della creatività e poi si trovano incatenati a fare lavori in subappalto per aziende di Internet design, e lavorano 12 ore al giorno per produrre spot pubblicitari della Nike. Richard Florida sostiene che oggi il successo delle città dipende dalla capacità di attrarre la “classe creativa”. E i quartieri artistici, con la loro effervescenza e la loro tolleranza, sono un ingrediente fondamentale. Ma io non sono altrettanto ottimista. Florida pensa che la classe creativa abbia ampia libertà e grande potere sociale. Credo che sbagli. Secondo me molti di questi artisti restano fregati in questo processo. E con loro, anche molti altri. Florida dice che la classe creativa costituisce il 30 per cento della popolazione. E l’altro 70 per cento? Chi paga il prezzo


dei privilegi della classe creativa?. Economia globale non significa solo spostare nel Terzo Mondo le attività produttive che avevano sede a Chicago. Significa anche che nelle fabbriche dismesse oggi lavorano grafici e artisti del web che offrono il loro talento ad aziende come la Nike che così trae beneficio da entrambi i lati: da una parte sfruttando il lavoro a basso costo dei lavoratori del Terzo mondo, e dall’altra quello dei creativi di casa nostra. Mi chiedo quali siano i costi sociali di questo fenomeno. Florida ritiene che la vecchia nozione della proprietà dei mezzi di produzione sia superata perché secondo lui la nuova classe dominante è la classe creativa. Ma io sono scettico sul reale potere sociale di questa classe. Ha grande utilità sociale, ma scarso potere sociale. (Richard Lloyd, sociologo alla Vanderbilt University di Nashville, in Tennessee) Marta Stewart crea una gated community a suo nome Martha Stewart, guru dello stile di vita americano, ha realizzato a Cary, nel North Carolina, Twin Lakes, una comunità con case che portano il suo marchio – la prima di una lunga serie – grazie alla collaborazione con la KB Home, una delle più grandi imprese edili di tutta l’America.

PER APPROFONDIRE Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano, 2005. James G. Ballard, Millennium people, Feltrinelli, 2006. Zygmunt Bauman, Fiducia e paura nella città, Bruno Mondadori, 2005. Richard Lloyd, Neo-Bohemia: art and commerce in the postindustrial city, Routledge, 2005. Saskia Sassen, Territory, Authority, Rights, Princeton University Press, 2006. Paul Virilio, Città panico. L’altrove comincia qui, Cortina Raffaello, 2004. Zygmunt Bauman, Modus Vivendi. Inferno e utopia del mondo liquido, Laterza, 2007.

1. LOCALISMO E COSMOPOLITISMO | 17


2. SOCIETÀ E INDIVIDUO SOCIETÀ

Priorità ai diritti del gruppo e dell’ambiente, enfasi sul bene collettivo. Necessità di calcolare i costi etici e ambientali dello sviluppo, sostenibilità. Ricerca spasmodica di sicurezza che viene anteposta alla privacy. Autoritarismo, politiche governative di tipo interventista. Tendenza ad accrescere il livello di controllo sulla vita dei cittadini, Grande Fratello orwelliano. Lotta allo spreco, ottimizzazione delle risorse. Enfasi su un corretto stile di vita, dittatura della prevenzione, richiesta di leggi e normative più severe inerenti lo stile di vita dei cittadini: lotta al fumo, all’alcoolismo, al consumo di sostanze, all’obesità, all’anoressia, alla scarsità di esercizio fisico… Catastrofismo, pedagogia della catastrofe.

HANNO DETTO… A proposito del contrasto fra gruppo e individuo Nel Ventunesimo secolo ci sarà una nuova enfasi sui diritti del gruppo in opposizione alla preoccupazione tipica del Ventesimo secolo per l’individuo. Parallelamente la relazione fra umano e non umano (animali ma anche piante e paesaggio) diverrà importante come conseguenza del cambiamento climatico. (Robin Banerji, giornalista) Liberalismo contro autoritarismo sta diventando la frattura filosofica nelle società avanzate. L’11 settembre e altre atrocità commesse dai terroristi hanno generato una percezione ansiogena della sicurezza in un mondo sempre più globalizzato. La risposta dei governi è stata quella di accrescere il livello di controllo sulla vita dei cittadini. (Menzies Campbell, politico) Da un lato le persone hanno sempre più autonomia, dall’altro strategie per limitare la libertà stanno aumentando giorno dopo giorno. I servizi pubblici sono sempre più coercitivi soprattutto laddove le persone rifiutano di comportarsi in un modo che potrebbe migliorare il loro stato di salute o economico. Per contrasto assistiamo all’ascesa di gruppi di autonomisti – fazioni religiose, economiche, liberali, bevitori compulsivi, edonisti – che sottolineano il loro diritto a scegliersi lo stile di vita. (Will Davies, analista politico). Il liberalismo economico e la supremazia della libertà individuale potrebbe diventare un’ideologia morta di fronte al cambiamento climatico. La necessità di tagliare le emissioni produrrà un razionamento simile a quello del carbone durante la II guerra mondiale. Esso 18 | PRE-VISIONS -

INDIVIDUO

Priorità ai diritti dell’individuo, enfasi sul bene individuale. Autoregolamentazione, libertà di consumare quanto e come si desidera (ma anche ecosostenibilità nella misura e nei termini che si ritengono personalmente opportuni). Difesa della propria privacy, rifiuto di politiche intrusive. Liberalismo, supremazia della libertà individuale. Rifiuto del pauperismo come imposizione. Richiesta di autonomia. Enfasi sul diritto a scegliersi lo stile di vita che più si desidera, edonismo (ma anche prevenzione come scelta individuale). Negazionismo.

dovrà essere sostenuto da politiche governative di tipo interventista e parecchio intrusive, politiche da Grande Fratello orwelliano sia per quanto riguarda l’economia che per quanto riguarda il comportamento personale. (Tom de Castella, giornalista) A proposito dell’autoritarismo Il governo Usa ha potuto giustificare, in politica interna, una serie di cambiamenti che prima dell’11 settembre sarebbero apparsi inaccettabili in qualunque paese libero. La maggior parte di questi cambiamenti sono passati per il Patriot Act. Nel complesso questa legge ha avuto l’effetto di erodere i principali pilastri della libertà. È stato Blair a inaugurare la tesi secondo la quale la prima di tutte le libertà sarebbe la sicurezza! La libertà non è dunque più il diritto degli individui di definire il proprio modo di vivere, bensì il diritto dello Stato di limitare le libertà individuali in nome di una sicurezza che lo stesso Stato è il solo a poter definire. È l’inizio di un nuovo autoritarismo. (Ralf Dahrendorf, scienziato sociale e politologo) A proposito del rifiuto del pauperismo come imposizione Che futuro ci aspetta se ci resterà soltanto la brutta lampadina a risparmio energetico che fa una luce del tutto indifferente e noiosa! È vero, dobbiamo risparmiare energia, ma qualcuno ha pensato all’influenza che la luce ha su di noi, esseri umani, sulle nostre emozioni? Riuscite a immaginare di vivere sempre con questa luce disastrosa? No, non possiamo abbandonare la nostra cara lampadina! Non è solo il simbolo di un’idea geniale, a volte ci fa star bene, a volte ci ferisce. Abbiamo bisogno della lampadina! (Ingo Maurer, designer)


A proposito dell’ecosostenibilità Abbiamo bisogno di un’alternativa alla democrazia che ci consenta di salvare il pianeta. Il genere umano è programmato per prosciugare le risorse del pianeta. Gli elettori dei paesi ricchi non vorranno rinunciare a nulla; gli elettori (o i dittatori) dei paesi in via di sviluppo vorranno ottenere ciò che i paesi ricchi hanno già. Poiché i governi democratici devono rispecchiare ciò che vuole la maggioranza è impossibile per loro fermare questo processo (e ai dittatori non interesserà). La scienza non riuscirà a gestire la sfida. Potranno riemergere vecchie idee di re-filosofi e dittatori illuminati. La democrazia per come la conosciamo noi non supererà il secolo. (Don Berry, giornalista) Siamo noi a chiedere a chi ci governa (politicamente o economicamente) di invitarci allo spreco. È stato detto che se tutti i cinesi (che ora stanno aprendosi al mondo del consumo e del buon vivere) volessero usare carta igienica come noi, occorrerebbe distruggere tutta l’Amazzonia. Chi siamo noi per impedire ai cinesi di godere dei nostri stessi agi? Quindi, come si vede, alla distruzione del pianeta concorriamo tutti, e gioiosamente. Ci spiace non sapere se dovremo indossare per Natale il cappotto o il costume da bagno, e alludiamo a imprecisi complotti delle Multinazionali che scavano voragini nell’ozono, ma ciascuno contribuisce col proprio colpo di pala ad allargare il buco. (Umberto Eco, scrittore) L’economia è cresciuta di 16 volte dal 1900, e continua a crescere. I costi indiretti degli impianti industriali aumentano, ma noi continuiamo a lasciare questi costi fuori dalla contabilità. L’economia globale sembra in ottimo stato. Non calcoliamo i costi ambientali. La sfida è inserirli nei libri contabili e incorporarli nel sistema fiscale. Bisogna abbattere le tasse sul reddito e aumentare le tasse sui consumi di anidride carbonica. (Lester Brown, guru dell’ambientalismo mondiale e fondatore del World Watch Institute) Il cambiamento climatico è senza dubbio una nuova variabile della competizione globale. Le imprese che non comprendono questo nuovo fenomeno, o che semplicemente non fanno nulla, aggiungono un elemento di rischio al loro business. Non sono un catastrofista. Fra i molti scenari ipotizzati dalla scienza, credo che la verità stia più o meno nel mezzo. Non mi trovo d’accordo né con gli estremisti che gridano all’apocalisse, né con gli altri (ugualmente estremisti) che fanno finta di nulla. Il climate change avrà la forza di modificare lo scenario economico, proprio come la globalizzazione, la rivoluzione tecnologica o l’invecchiamento della po-

polazione. Il meccanismo dei prezzi resterà una componente fondamentale delle politiche ambientali e le imprese devono essere preparate a pagare per emettere, o a investire per ridurre il proprio carico inquinante. Le imprese dovranno fare i conti anche con problemi competitivi, legati alla loro reputazione in campo ambientale e in molti casi anche con l’effetto diretto del cambiamento climatico. (John Llewellyn, economista neozelandese e senior policy advisor per l’Europa alla Lehman Brothers)

È SUCCESSO… Anche il Texas si converte all’ecosostenibilità La California sta dando una forte spinta all’energia solare. Ma la cosa più importante sta accadendo in Texas. Lì due società elettriche e otto produttori di energia eolica, appoggiati dal governatore repubblicano, stanno investendo 11 miliardi di dollari in un’enorme centrale eolica da 7 mila megawatt. Darà energia a 5 milioni di texani. È il primo progetto al mondo su questa scala. E questo accade in Texas, che per decenni è stato lo Stato leader nella produzione di olio combustibile. (Lester Brown) Il World Economic Forum di Davos è dedicato ad ambientalismo ed ecosostenibilità Il World Economic Forum ha spesso la capacità di segnalare nuove tendenze: negli anni Novanta fu dominato da Internet, dal 2000 in poi rivolse l’attenzione all’ascesa di Cina e India. Quest’anno gli esponenti dell’establishment internazionale hanno discusso di effetto serra, energie rinnovabili, sviluppo sostenibile. A promuovere le nuove priorità a Davos non sono solo scienziati e ambientalisti ma il Gotha del capitalismo mondiale. Con una sterzata significativa, alcune tra le più potenti multinazionali del mondo hanno deciso di cavalcare l’emergenza-inquinamento, scommettono che le tecnologie verdi saranno un business trainante del XXI secolo. Dieci colossi del capitalismo americano si sono alleati con le più note associazioni ambientaliste per dare vita alla US Climate Action Partnership, una nuova lobby che preme perché Washington aderisca al Trattato di Kyoto e imponga drastici obiettivi di riduzione delle emissioni carboniche. La “conversione verde” dell’establishment capitalistico globale ha molte cause. Pesano la pressione delle opinioni pubbliche, dei consumatori e dei movimenti ambientalisti, oltre che la mole schiacciante di studi scientifici sui costi futuri del surriscaldamento climatico. Ma la molla finale che ha accelerato il cambiamento è quella a cui i chief executive sono più sensibili: il profitto. Si è imposta ormai la convinzione che le tecnologie verdi saranno un 2. SOCIETÀ E INDIVIDUO | 19


grande business del futuro, e i primi a capirlo saranno i più veloci a catturare opportunità e profitti. (Federico Rampini) La Toyota punta sul green e diviene la più grossa casa automobilistica mondiale Il caso più lampante è la Toyota, la prima casa automobilistica ad avere sviluppato l’auto ibrida. A lungo le case americane ed europee non ci hanno creduto, hanno snobbato l’auto ibrida come un prodotto senza mercato, al massimo una curiosità di nicchia. Quest’anno la Toyota venderà 250.000 modelli di Prius ibrida. Da quando quel modello è stato introdotto il valore di Borsa della Toyota è cresciuto del 47%. Non solo grazie alla tecnologica ibrida, ma a una gamma complessiva dai consumi più bassi delle concorrenti, la Toyota quest’anno ha effettuato lo storico sorpasso sulla General Motors diventando la più grossa casa automobilistica mondiale. (Federico Rampini) È in ascesa il business delle tecnologie pulite Cleantech: significa, semplicemente, quel complesso di frontiere e di innovazioni sulle tecnologie pulite, dalle soluzioni per confinare o eliminare l’anidride carbonica, il fotovoltaico, solare termico e le altre rinnovabili, le batterie di nuova generazione, i veicoli elettrici avanzati, i biocarburanti e ancora altro. Tutte le possibili idee industriali nuove per l’era del riequilibrio climatico del pianeta. Cleantech, però, è un fenomeno che negli scorsi dodici mesi, sia in Usa sia in Europa, sta muovendo un miliardo di dollari di investimenti di venture capital a trimestre. Con oltre 200 start-up che stanno fiorendo, sia nella classica Silicon Valley che in altre aree degli Usa, fino ai dintorni di Francoforte, Cambridge, Parigi, Pechino e Stoccolma. Secondo le stime della Cvn (Cleantech venture network, centro di ricerca Usa) il mercato globale del clantech crescerà da 25 miliardi di dollari del 2000 a 186 miliardi nel 2012. E, dopo anni di nicchia, quest’area è ormai il terzo campo d’azione per le start-up, dopo il software e le biotecnologie. L’epicentro è, ovviamente, la Silicon Valley. Per la prima volta dal 2001, l’anno nero dell’esplosione della bolla internet, la valle ha segnato nel 2006 33mila posti di lavoro netti in più. E la chiave, si legge nel rapporto 2006, sta in due novità: le nuove start-up del web 2.0, come YouTube, e quelle “pulite”. Gli investimenti nelle startup pulite hanno mosso 1,28 miliardi di dollari nel 2006, più che raddoppiati sul 2005. (Il Sole 24 Ore, 15 mar 07) Vola il trend dell’abitazione sostenibile Era una fissazione da hippies in cerca di stili di vita alternativi, con risvolti pauperistici. Adesso diventa un trend globale che sta creando un nuovo mercato con 20 | PRE-VISIONS -

forti potenzialità di crescita, tanto che gli investitori internazionali cominciano a scoprire le aziende in grado di beneficiarne. È il fenomeno della “casa sostenibile”, ossia dell’abitazione a ridotto impatto ambientale e a massima efficienza energetica. Uno dei profeti di questo nuovo trend è Simon Powell, esperto del mercato energetico per la banca d’affari Clsa: “L’energia solare nel comparto residenziale è a una svolta. Da un giro d’affari sui 6 miliardi di dollari, l’anno scorso, potrà arrivare a oltre 100 miliardi di dollari nel 2010. Sarà possibile grazie a tre fattori: maggiore coscienza ecologica, riduzione dei costi e attività favorevole di regolamentazione e incentivazione da parte di vari Governi. Quanto al settore illuminotecnica è diventato realistico pensare che entro i prossimi 10-15 anni la tecnologia Led (Light-emitting diodes) comincerà a conquistare il mercato residenziale, con un 10% ipotizzabile già nel 2010”. (Il Sole 24 Ore, 6 mar 07) È in corso di stesura il primo Nature’s 100 Best, la lista delle “100 migliori tecnologie adottate dalla Natura che cambieranno il volto dell’umanità” Gunter Pauli è uno dei massimi esperti di sviluppo sostenibile, eletto nel 1994 dal World Economic Forum “Global Leader of Tomorrow”. Da anni Pauli va sostenendo la sua vision, che invece di ottimizzare la redditività degli impianti punta a ottimizzare l’utilizzo delle materie prime, in un’ottica ecosostenibile. La prossima rivoluzione bioindustriale secondo lui non verrà infatti da un incremento sostanziale della produzione ma dall’utilizzo integrale dei prodotti, incluse le scorie (da qui il concetto di “emissioni zero”). La metodologia studiata mima fondamentalmente la natura, dove il concetto di “materiale di scarto” non esiste. La Biosignal di Sydney (nel cui board è presente anche Pauli) è una delle prime società tese a sfruttare a fini commerciali i principi della biomimicry, cioè di quella disciplina che studia le più geniali soluzioni adottate in natura e poi imita quei disegni e processi per realizzare nuove soluzioni tecnologiche per l’industria e la ricerca. A Janine Benyus, una delle massime esperte e teorizzatrici della biomimicry, è stato affidato il compito di selezionare le 100 migliori tecnologie biomimetiche fra le oltre duemila finora raccolte frugando fra le pubblicazioni degli scienziati di mezzo mondo. Nel prossimo mese di ottobre verrà presentato il primo Nature’s 100 Best, la lista delle “100 migliori tecnologie adottate dalla Natura che cambieranno il volto dell’umanità”. (Nòva de Il Sole 24 Ore, 29 mar 07)

PER APPROFONDIRE Leo Hickman, A life stripped bare, my year trying to live ethi-


cally, Bantam Press, 2005. Lester R. Brown, Plan B 2.0: Rescuing a Planet Under Stress and a Civilization in Trouble, W. W. Norton & Company, 2006. Gunter Pauli, Out of the Box: Zeri Management Stories, Marion Institute, 2007. Daniel Esty e Andrew Winston, Green to Gold: How Smart Companies Use Environmental Strategy to Innovate, Create Value, and Build Competitive Advantage, Yale University Press, 2006. Frans van der Woerd, David Levy, The Business of Climate Change, Corporate Responses to Kyoto, Kathryn Begg, De Montfort University, UK, 2005. La Lehman ha pubblicato nel febbraio 2007 un corposo report redatto da Llewellyn e dal suo team: The business of climate change. È scaricabile al link http://www.cs.bc.edu/~muller/teaching/cs021/lib/ClimateChange.pdf www.panasonic.co.jp/euhouse/en/index.html – è il sito che esplora la Eco&Universal Design House, la casa ideale del futuro costruita da Panasonic a Tokyo, nel quartiere di Osaiba. Accanto alle ultime tecnologie per il lifestyle e la sicurezza, incorpora un sistema domestico di co-generazione a fuel cell, pannelli solari sul tetto, turbina a vento, pompa di riscaldamento dell’acqua a risparmio energetico, materiali speciali isolanti, sistema di riciclaggio dell’acqua piovana e tegole fotocatalitiche anti-contaminazioni e in grado di contribuire a purificare l’aria all’interno. I consumi energetici complessivi possono essere tenuti sotto costante controllo elettronico da un Home Energy Management System (Hems). www.zeri.org www.biosignal.com.au www.biomimicry.net

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3. VERTICALE E ORIZZONTALE VERTICALE

L’ipse dixit come fonte di sicurezza: celebs, mainstream, esperti, guru e connosseurs. Eccesso di informazioni, prodotti, esperienze, servizi, input: l’abbondanza diviene soverchiante, ci si sente sovraccaricati, la scelta diventa spossante e tirannica. Richiesta di selezione, di riposte semplici e sicure che facciano risparmiare tempo e fatica.

HANNO DETTO… Sulla ricerca di trasparenza Prima che nascesse la condivisione di file video, se qualcuno era testimone di una gaffe o di un lapsus di un candidato doveva trovare un cabale televisivo disposto a trasmettere le immagini. Oggi non c’è più bisogno di intermediari: il video viene subito diffuso e la scena può essere rivista all’infinito. Oggi i politici devono stare sempre in guardia. Non si può parlare a due giovani in un corridoio senza rischiare che quello che si è detto appaia poche ore dopo su un blog o su YouTube. Non esistono più conversazioni private. (Bob Mulholland, consulente democratico USA). Sull’impatto del Web 2.0 nel mondo della carta stampata Nel web esistono milioni di blog e se il New York Times dimentica chi e cosa sono, perderà la guerra. Abbiamo capito che il quotidiano non è più il centro della vita di New York come dieci anni fa. Una volta bisognava leggere il giornale per sapere cosa andava in scena a teatro; oggi queste informazioni sono disponibili su centinaia di forum e siti internet. Ma il quotidiano può integrare il materiale prodotto dai blog e dai giornalisti indipendenti. Dobbiamo far parte di questa comunità e dialogare con il mondo del web. (Arthur Salzberger, proprietario ed editore del New York Times) Sul fenomeno della coda lunga Date alla gente la possibilità di scegliere illimitatamente e i mezzi per trovare ciò che vuole ed ecco che 22 | PRE-VISIONS -

ORIZZONTALE

Rifiuto delle gerarchie tradizionali, tendenze anarchiche, rifiuto dell’ipse dixit e dei poteri forti. Citizen journalism, contenuti forniti dagli utenti La reputazione dell’azienda è in mano ai suoi clienti, economia della reputazione, conversazioni dei consumatori a proposito delle aziende. Ricerca di trasparenza. Autogestione, indipendenza. Personalizzazione della comunicazione. Desiderio di avere un’illimitata possibilità di scelta nonché i mezzi per trovare ciò che si vuole. Proliferare di nicchie, coda lunga, mondo dell’abbondanza. Passaparola dal basso, cooperazione, network sociali, rapporto di fiducia e stima. Democratizzazione e accessibilità dei mezzi di produzione, abbattimento dei costi. Business granulare, boom di amatori e dilettanti. Da consumatori passivi a produttori attivi, prosumers, spostamento delle attività dall’economia monetaria e quella non monetaria.

la domanda si dirama in nicchie mai considerate prima. Siamo passati dal mondo della scarsità al mondo dell’abbondanza. Nel mondo della scarsità l’economia era sostenuta dagli “hit”, i grandi successi. Semplicemente perché mancava lo spazio per offrire tutto a tutti. Adesso con la vendita e la distribuzione in rete siamo entrati nel mondo dell’abbondanza. (Chris Anderson, caporedattore di Wired) Sul passaparola dal basso La gente decide il successo dei prodotti, influenza il mercato. La fiducia nella pubblicità sta perdendo terreno, mentre la fiducia nelle persone si sta intensificando. Il passaparola dal basso sta trionfando sulla comunicazione dall’alto. I nuovi tastemakers siamo noi. Conta poco il messaggio pubblicitario promosso da un’azienda. Sono più importanti le opinioni dei bloggers sul valore del prodotto. (Chris Anderson) Storie di successo su MySpace Noi come band siamo nati assieme a MySpace. Cioè: abbiamo sentito che funzionava bene con la musica e ci siamo buttati. Abbiamo messo la nostra foto e caricato le canzoni. Sorpresa: dopo un paio di mesi avevamo la pagina piena di post. Gente che diceva che eravamo grandi, che andava in delirio per i nostri pezzi e, intanto, ci segnalava agli amici. È arrivato anche il lavoro: concerti in Italia e fuori, a Londra, e contatti con i produttori… Ora siamo tra i Top 100 Artist Alternative, i più ascoltati di My Space. E tutto senza aver firmato contratti, felici di essere indipendenti. (Belladonna, www.myspace.com/wwwbelladonnatv)


Il nostro brand si chiama Royal Swan, su MySpace ci conoscono così, e su MySpace noi ci viviamo, fa parte della nostra filosofia di vita: è un po’ come viaggiare low cost, in un attimo ti sposti da un posto all’altro e, se hai fortuna, ti trovi al centro del mondo. Come fashion designer, con una linea di maglieria dal taglio minimal, abbiamo vestito Pete Doherty e di recente alcune band inglesi emergenti. (Royal Swan, www.myspace.com/ royalswan) Prima avevo un sito “istituzionale” per fare conoscere il mio lavoro, ora ho una pagina su MySpace. Aprirla è stata una specie di rinascita. Con MySpace è più facile gestire tutto, la mia homepage è linkata alla galleria dove espongo, tengo un blog con mostre, eventi e recensioni… E intanto ho creato un network composto solo da artisti che conosco o con cui vorrei lavorare. Nella vita reale, infatti, c’è competizione, qui è tutto diverso, è un mondo a sé, si coopera, anche a livello internazionale. (Valerio, www.myspace.com/valerioroccoorlando) Faccio scarpe. E chi le indossa? La modella Agyness, i cantanti indie-rock, anche qualche stylist cool. Invio l’add con le foto delle mie scarpe alle persone su cui mi piacerebbe vederle, promettendo sconti e promozioni. E quando ne vendo un paio, chiedo di mandarmi una foto “indossata” per la mia gallery. (Giancarlo, www. myspace.com/gienchipaillettes) Sul paradosso della scelta e l’eccesso di informazione Oggi gli “hit” competono con un numero enorme di mercati di nicchia. L’era della misura unica per tutti è agli sgoccioli: è stata rimpiazzata da un mercato di moltitudini. E se la scelta fosse troppa? La realtà spiazzante della nostra epoca “in rete” è che tutto è disponibile. Milioni di prodotti di tutti i generi. Fino a pochi anni fa una realtà del genere era inimmaginabile. Ma forse questa abbondanza potrebbe risultare alla fine oppressiva. È la tesi sostenuta da Barry Schwartz nel suo libro The Paradox of Choice. Con l’aumento della scelta, scrive l’autore, iniziano ad affiorare gli aspetti negative derivanti da una moltitudine di opzioni. Se la scelta cresce ulteriormente, continua Schwartz, i fattori negativi si intensificano, fino a farci sentire sovraccaricati. A quel punto la scelta non è liberatoria, ma spossante. Si potrebbe addirittura dire che diventi tirannica. (Chris Anderson) Sul nuovo tipo di comunicazione instauratosi con il web 2.0: un dialogo non fra aziende e consumatore, bensì fra consumatori a proposito delle aziende Nella rete di oggi, una parte significativa della repu-

tazione di un’azienda ormai è nelle mani dei suoi clienti, ed è indispensabile che le imprese imparino al più presto a capire e parlare questo nuovo linguaggio considerando il fatto che il numero di persone che si affida al web per le proprie scelte sugli acquisti è in continua crescita. Oggi un numero sempre più grande di persone si informa e sceglie facendo leva sui network sociali a cui appartiene. Si tratta di utenti che non si limitano a usare un motore di ricerca per trovare qualche pagina web, ma è bensì in grado di chiedere aiuto a un gruppo di persone nei confronti delle quali ha costruito nel tempo un rapporto di fiducia e stima. In questo contesto l’elemento principale è la personalizzazione della comunicazione: non c’è più la trasmissione monodirezionale di informazioni da un’azienda a un pubblico passivo, bensì l’innescarsi di conversazioni a cui anche le aziende possono prendere parte, ma che necessariamente devono coinvolgere persone all’interno dell’impresa. (Paolo Valdemarin, esperto di Web 2.0) Sul vero significato del web 2.0: un atteggiamento più che una tecnologia MySpace è un esempio di innovazione basata non tanto su nuove tecnologie quanto sul modo in cui le persone cominciano a usare le tecnologie esistenti. È interessante notare che uno dei fondatori di MySpace, Tom Anderson, non è specializzato in informatica ma è un laureato in lettere che ha fatto un master in critica cinematografica. Il Web 2.0 indica un atteggiamento più che una tecnologia. È anche il nome della seconda corsa all’oro di Internet. Dal punto di vista commerciale l’aspetto principale di questa fase è che importanti aziende stanno investendo molto denaro in nuovi progetti che hanno tre caratteristiche in comune: sono nati dal nulla con sorprendente rapidità; non incassano praticamente un centesimo; e la maggior parte dei loro contenuti è fornita dagli utenti. (John Lanchester, giornalista e scrittore) Sullo spostamento di attività dall’economia monetaria a quella non monetaria e sul crollo della divisione tra lavoro e non lavoro Quando lavoriamo, quando compriamo e vendiamo, quando investiamo, quando utilizziamo le nostre carte di credito o di debito, stiamo operando all’interno dell’economia monetaria. Ma l’elenco delle cose che facciamo nella nostra vita non si esaurisce qui. Alleviamo i nostri figli. Ci prendiamo cura dei nostri anziani. Ripariamo un rubinetto che perde. Aiutiamo un amico a ridipingere il salotto. Cuciniamo. Facciamo le pulizie in casa. Curiamo il giardino. Ricarichiamo la batteria della macchina. Le attività che compiamo da soli possono essere definite “prosumi”, in quanto siamo al tem3. VERTICALE E ORIZZONTALE | 23


po stesso produttori e consumatori. A volte paghiamo delle persone per fare molte di queste cose al nostro posto. In questo caso, torniamo all’economia monetaria: per gli economisti, queste attività creano valore e quindi contribuiscono al Pil. Se, invece, decidiamo di fare queste cose da soli, magari perché non possiamo pagare chi lo faccia al nostro posto, il nostro lavoro non viene contabilizzato nel Pil e non aggiunge valore all’economia monetaria. La novità risiede nel fatto che nuove tecnologie poco costose stanno spostando una serie di attività dall’economia monetaria a quella non monetaria. Sono sempre più numerose le aziende operanti nell’economia monetaria che “esternalizzano” il lavoro, chiedendo ai clienti di svolgere compiti in precedenza affidati ai loro dipendenti. (Alvin Toffler, futurologo)

È SUCCESSO… Il Time dedica il numero annuale Person of the Year al popolo del Web Il settimanale americano Time ha diffuso la sua consueta scelta della “Persona dell’anno 2006”: sono tutti coloro che – persone o istituzioni – godono della cittadinanza della nuova “democrazia digitale”, ovvero il sistema generato dall’uso globale del web. Person of the Year sono quindi tutti i web-surfer che compaiono on line con gli user-generated content: i blog, i siti come YouTube, i social network come MySpace. “Per aver preso le redini dei media globali, per aver fondato e aver dato forma alla nuova democrazia digitale, per aver lavorato gratis e aver battuto i professionisti al loro stesso gioco, la Person of the Year 2006 di Time siete voi”, scrive sulla rivista Lev Grossman. In copertina, nessun volto famoso, come nelle passate edizioni, ma uno specchio: “Perché riflette letteralmente l’idea che voi, non noi state trasformando l’era dell’informazione”, afferma il redattore capo Richard Stengel. Il Web 2.0 assume un ruolo di primo piano nella campagna elettorale americana Il primo a scendere in Rete è stato l’ex senatore sudista John Edwards: la notizia della sua candidatura è stata resa pubblica il 27 dicembre dal suo stesso sito prima ancora di essere comunicata ai media. Nel giro di poche ore la notizia è stata ripresa da dozzine di blog di politica, scatenando un effetto a valanga che ha stuzzicato la curiosità di agenzie e mass media tradizionali molto di più di una normale conferenza stampa. Il 10 gennaio, Barack Obama ha sincronizzato il via della sua campagna per la presidenza con il lancio del sito My.BarackObama.com. Due giorni dopo Hillary Clinton ha confermato al pubblico l’intenzione di scen24 | PRE-VISIONS -

dere in lizza per la Casa Bianca non con una conferenza stampa o un comizio di fronte a una platea di esseri umani, ma con un altro Internet video. Su Internet, al contrario della tv, ognuno è libero di pubblicare quello che gli pare. Il messaggio di un candidato che si astiene da una presenza attiva in Rete rischia quindi di essere definito da altri. Ovviamente non c’è alcuna garanzia che un simile esercito di voci libere finisca per cantare in coro con la strategia politica del candidato. La candidatura di Mitt Romney, governatore del Massachusetts, è stata silurata all’istante dall’apparizione sul Web di un vecchio video (un dibattito con Ted Kennedy) dove lui sosteneva su aborto e diritti dei gay delle posizioni troppo tolleranti per i gusti della base religiosa che vota alle primarie del partito. Secondo un sondaggio pubblicato a gennaio dal Pew Internet and American Life Project più di un elettore americano su sette ha dichiarato che Internet è stata la sua fonte d’informazione principale durante le ultime elezioni di medio termine (novembre 2006), un numero doppio rispetto al turno di voto precedente (2002). (L’espresso, 1 mar 07) Cresce la tendenza all’autogestione del percorso curativo Dottore, ho visto su Internet… La rete sta modificando il rapporto medico-paziente non solo nei contenuti, ma anche nella forma e nelle modalità. E i malati diventano protagonisti del proprio percorso curativo. La consultazione dei siti che parlano di salute è in continua ascesa: il francese www.doctissimo.fr, creato nel 2000, ha raddoppiato i suoi visitatori ogni anno e, come forum di discussione, riceve 130mila messaggi al giorno. Il 26% delle ricerche sul web in Italia riguarda la salute. Il 44% degli americani cerca informazioni mediche su internet. Si moltiplicano i casi di musicisti e band lanciati dal Web 2.0 Arctic Monkeys: un disco diventato cult nel 2006 grazie al passaparola digitale; ha venduto un milione di copie in 7 giorni. Gnarls Barkley: il loro singolo Crazy è finito in testa alle charts inglesi prima di entrare nei negozi di dischi, a furia di downloads. Lily Allen: è considerata la “regina di MySpace”. Sandi Thom: per settimane ha fatto concerti restandosene chiusa in camera da letto e facendosi riprendere da una webcam; poi ha firmato con una major. Mika: è la rivelazione dell’anno; la sua Grace Kelly è finita su MySpace guadagnandosi un milione di contatti. Diam’s: il suo cd Dans Ma Bulle è stato scaricato 141mila volte sui cellulari francesi. Koopa: questa band inglese ha scalato le hit inglesi senza aver firmato un contratto discografico, ma solo grazie al download. 7 Seconds of Love: in Argentina la


Coca Cola usa un loro brano per uno spot senza contattarli; vengono avvertiti dai fans e fanno causa alla multinazionale, vincendo. Ok Go: con 24 dollari realizzano un clip che diviene nel giro di poche settimane il video più scaricato del web. (XL di Repubblica)

PER APPROFONDIRE Alvin Toffler, Heidi Toffler, Revolutionary Wealth, Random House Audio Assets, 2006. Zygmunt Barman, Voglia di comunità, Laterza, 2007. Chris Anderson, La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati, Codice, 2007. Paul Gillin, The New Influencers: A Marketer’s Guide to the New Social Media, Quill Driver Books, 2007. Don Tapscott, Anthony D.Williams, Wikinomics: How Mass Collaboration Changes Everything, Portfolio, 2007. Barry Schwartz, The Paradox of Choice: Why More Is Less, Ecco, 2005.

3. VERTICALE E ORIZZONTALE | 25


4. RUOLI TRADIZIONALI E NON TRADIZIONALI RUOLI TRADIZIONALI

Nostalgia per un ruolo maschile tradizionale e autoritario, rifiuto della femminilizzazione dell’uomo occidentale. Rigurgito di deliri machisti. Enfasi sullo stereotipo della famiglia tradizionale. Neo-casalinghe. Comunità basate sul luogo e sui legami di sangue.

HANNO DETTO… Sul rifiuto di avere figli Le donne oggi possono fare scelte che alle loro nonne erano negate. Sono libere, ormai, di avere o non avere bambini. E scelgono. È semplice. A partire dai trent’anni, tutti fanno figli. È impossibile organizzare un’uscita. Quindi ho fondato un club per gli altri. Sono circondato da troppe persone che hanno messo su famiglia senza pensarci troppo. (Jerry Steinberg, fondatore di No kidding) Non amo i bambini, non mi fanno alcun effetto. E mi dà fastidio vederli dove non dovrebbero essere: per esempio, al ristorante alle dieci di sera. E che dire delle donne che monopolizzano i marciapiedi nell’ora di punta con le loro carrozzine-camioncino? O dei bambini che urlano per ore sui voli transatlantici? Il vero problema non sono i bambini, ma i genitori. Quelli che decidono di avere figli anche se non hanno né i mezzi né il tempo da dedicare loro. Quelli che pensano di avere il diritto di portarli ovunque, con il pretesto che in America si è liberi di fare ciò che si vuole. (Cynthia, presidente della sezione newyorchese di No kidding). Sui mutamenti demografici e il nuovo concetto di famiglia 26 | PRE-VISIONS -

RUOLI NON TRADIZIONALI

Tendenza a protrarre l’età adulta, rifiuto di formare una famiglia di tipo tradizionale. Rifiuto di avere figli: le donne reclamano la possibilità di scelta, la maternità non è più vissuta come un obbligo o come l’unica via di autorealizzazione femminile. I pet divengono un surrogato dei figli e vengono trattati come tali. Crescita del numero dei singles. Molte persone stanno riformulando il concetto di famiglia: padri gay, madri lesbiche, gay che formano una famiglia con lesbiche single e coppie lesbiche che formano una famiglia con un padre gay… Rifiuto di canoni estetici opprimenti per le donne I nuovi padri, più presenti nell’accudimento dei figli, domestici, aperti alla sfera dell’affettività e della cura famigliare. Emergere di una figura femminile forte, volitiva, autoritaria; il caso del bullismo femminile. Costruire comunità basate sulla scelta. Cohousing come condivisione di un modo comune di concepire la vita. Riappropriasi degli spazi dismessi e dimenticati: guerrilla gardening, community gardens, green guerrillas. Le nuove comunità creative: lavoro di gruppo, scambio di idee e esperienze, l’appartenenza alla comunità diviene un concetto fluido.

Mai come in questo inizio di millennio i mutamenti demografici del nostro Paese sono stati così carichi di conseguenze per la società, per l’economia e per la vita di ogni giorno di donne e uomini. Lo sconvolgimento nei rapporti numerici tra generazioni – più nonni che figli e più figli che nipoti – non tocca solamente le strutture familiari, le reti parentali e i rapporti affettivi, ma sposta gli equilibri economici e mura i processi sociali. La piramide per età, avviata a ribaltarsi, impaccia lo sviluppo, appesantisce il sistema del welfare, intralcia la produttività. Il debito pubblico accumulato negli ultimi decenni, viene gradualmente trasferito sulle spalle dei più giovani, scarsi di numero. (Massimo Livi Bacci, senatore) Sul nuovo ruolo della donna nella cultura islamica Mio marito stira e si occupa dei bambini. In fondo anche il Profeta si occupava delle faccende di casa. Le donne dovrebbero trovarsi un lavoro, aspirare a imparare un mestiere. Sono le madri quelle su cui bisogna concentrarsi: sono loro che hanno fatto diventare maschilisti i figli. Anche per questo le donne sono state tanto mortificate. (Gülsefa Uygur, vaize turca) Sul ruolo delle donne in politica All’inizio di quest’anno, commentando il successo conseguito da Nancy Pelosy, la democratica eletta, in


Usa, presidente del Senato, mi chiedevo se non fossimo forse a una svolta. Il successo di Nancy Pelosi e la candidatura di Hillary Clinton in America, la pre-sidenza della Bachelet in Cile, la vittoria di Angela Merkel in Germania, la presenza paritaria di donne ministro nella Spagna di Zapatero, per non citare che i casi più noti e recenti (risale a più antica data la presenza di molte donne al vertice del governo nei paesi del Nord Europa) possono infatti essere letti, a mio avviso, come il segnale di due fenomeni. L’emergere e raffermarsi cioè di personalità femminili di grande autorevolezza è la prova non soltanto, come ovvio, del loro personale valore ma anche del fatto che nella opinione pubblica e tra il personale politico vien meno, o sta venendo meno, quell’atteggiamento di sufficienza o sottovalutazione delle capacità femminili che ostacola la presenza e la promozione delle donne al vertice della politica. (Miriam Mafai, giornalista e scrittice) Sull’adesione a canoni estetici opprimenti per le donne Tra le costrizioni minori ma non per questo poco fastidiose a cui le donne sono sottoposte c’è anche la richiesta di un’eterna snellezza e giovinezza. (Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica) Sul nuovo ruolo giocato dagli uomini nella cura dei figli È bene che le donne occupino ruoli maschili ma è bene anche che gli uomini occupino ruoli e mansioni tradizionalmente femminili. Invito quindi gli uomini di tutte le età perché si lascino attrarre da un’invasione di campo nella sfera dell’affettività e della cura famigliare. (Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica) Siamo invadenti, saccenti. Prendiamo la parola al posto delle madri per dire la nostra sul parto. Raccontiamo le rare notti in cui ci siamo alzati dal letto come se fossimo degli eroi. Tiriamo fuori fogliettini coi grafici della crescita del bambino. Non sappiamo indietreggiare su niente. Ma siamo anche la prima linea di una generazione di padri che per la prima volta è così presente nell’accudimento dei figli. Il papà moderno è un papà domestico. Capace di una maggiore intimità con i figli. Dobbiamo smarcarci dal ruolo maschile delle vecchie generazioni che si eclissavano e non prendevano mai in braccio i figli. Ma è un nuovo mestiere. E l’unico modello che abbiamo è quello femminile. (Antonio Barocci, scrittore) Siamo in una situazione, oggi, in cui si comincia a mettere a fuoco una tendenza, ancora leggera, di padri realmente presenti nella paternità. Un cambiamento che si basa sulle trasformazioni dell’identità maschile: molti maschi sono stufi di fare i duri. Ma è vero che non hanno modelli: allora quello che ha fatto la loro madre

torna come sola modalità di accesso al ruolo di genitore. (Marina Piazza, sociologa e presidente di Gender) Sulla nostalgia per un ruolo maschile tradizionale e autoritario Credo che l’uomo occidentale abbia subito una progressiva femminilizzazione. Pensiamo solo alla cura ossessiva del corpo, al ricorso ai cosmetici, alla chirurgia e al fatto che adesso i papà sono diventati seconde mamme, dolci e affettuosi come le donne, dimenticando l’autorevolezza. Nella vecchia società borghese l’uomo era quello che manteneva i figli, insegnava loro a vivere e che amava la moglie, la quale tollerava le sue scappatelle. Un ruolo autoritario e faticoso. Ora il sesso è andato a catafascio per colpa di rapporti troppo “ammorbiditi”, privi di tensioni, di divieti, di eros. Nella nostra società l’istinto maschile è ormai solo appannaggio delle bande rap, degli immigrati, dei neri e del mondo arabo. (Éric Zemmour, caporedattore di Le Figaro e scrittore)

È SUCCESSO… Negli Stati Uniti le donne single superano numericamente quelle sposate Per la prima volta nella storia, la maggioranza delle donne americane, il 51% nel 2005, probabilmente di più oggi, vive senza un marito. Nel 2000, la loro percentuale era del 49% e nel 1950 del 5%. Secondo i sociologi e i demografi, il trend è irreversibile: le nubili, le separate, le divorziate, le vedove, le conviventi con un compagno aumentano di anno in anno. “Il matrimonio – ha dichiarato Stephanie Coonts, direttrice del Consiglio della famiglia contemporanea – non è più l’istituzione che regola la vita degli americani. La maggioranza di questo 51% è stata sposata o si sposerà, quelle che sono o rimarranno nubili ammontano solo al 25%. Ma è ormai chiaro che la donna trascorrerà più di metà della sua vita di adulta fuori dal matrimonio”. Dal 1950 al 2000 la percentuale delle donne sposate tra i 15 e i 24 anni è scesa dal 42% al 16%, e tra i 25 e i 34 anni dall’82% al 58%. William Frey, un demografo del Brookings Institute, attribuisce il calo alla crescente emancipazione femminile. “Dagli Anni Sessanta sempre più donne rifiutano di dipendere da un marito o dal matrimonio e preferiscono convivere senza sposarsi. È questione di femminismo, di libertà, di carriera, forse anche delle esperienze matrimoniali negative dei figli del baby boom”. Pamela Smock, una sociologa della Università del Michigan, è d’accordo: “Tutto è cambiato, dal costume sessuale all’abnegazione per la famiglia”. (Il Corriere della Sera, 7 feb 07)

4. RUOLI TRADIZIONALI E NON TRADIZIONALI | 27


Cresce il numero delle coppie che decidono di non avere figli La scelta di non avere figli, in Germania, riguarda il 30% delle donne con un’istruzione universitaria ed è in rapido aumento tra gli uomini. In Gran Bretagna, negli ultimi vent’anni, il numero delle donne senza figli è raddoppiato. In Giappone, dove il tasso di natalità s’attesta a 1,25 bambini per donna, la percentuale record del 56% delle donne sui 30 anni è ancora senza prole (nel 1985 era il 24%). In Russia la natalità è scesa dal 2,3 degli anni ‘80 all’attuale 1,3. Tra le donne con prole, l’età media del primo concepimento è salita dai 24 anni del 1971 ai 30 di oggi. In Grecia la natalità media è di 1,3 bambini per donna, ma tra le donne nate negli anni ‘60 è di 1,9. Tra le italiane di quella generazione, è di 1,7, a paragone dell’1,2 del resto della popolazione, mentre per le tedesche è dell’1,6 rispetto all’1,4: quella che appare come rinuncia ad avere figli altro non è che la scelta di averne più tardi. Con la loro maggiore capacità di spendere, il popolo dei senza figli sta facendo salire i prezzi di aree come Manhattan e il centro di Londra; uno studio britannico ha dimostrato che il valore di una casa scende del 5% se i vicini hanno figli adolescenti. (Newsweek trad. La Repubblica, 28 ago 06) Aumenta il numero di genitori omosessuali Dagli anni ’70, quando i gay e le lesbiche hanno cominciato a essere più accettati socialmente, il numero di bambini allevati da genitori omosessuali è notevolmente aumentato. Secondo il censimento del 2000, negli Stati Uniti il 34% delle coppie lesbiche e il 22% di quelle gay hanno almeno un figlio sotto i 18 anni. Anche tenendo conto della maggiore percentuale di famiglie disposte ad ammettere di essere omosessuali, queste cifre costituiscono un aumento considerevole rispetto al censimento del 1990. “Non è solo una questione di maggior sincerità. La percentuale di coppie dello stesso sesso che alleva bambini è più che raddoppiata tra gli uomini e aumentata di circa il 50% tra le donne. Penso che si possa parlare di un vero gayby boom”(Gary G. Gates, ricercatore del Williams Institute). (John Bowe per il NY Times, trad. Internazionale). Gli Americani attribuiscono un ruolo sempre più centrale agli animali domestici Un’indagine condotta dalla Fast Company negli States rivela che coloro che possiedono un cane sarebbero disposti a lavorare più ore (66%), cambiare lavoro (49%) e anche guadagnare meno (32%) se potessero lavorare con i propri animali accanto. L’International Herald Tribune ha registrato nel 2005 un aumento del 33% dei viaggi in cui il padrone porta con sé il proprio 28 | PRE-VISIONS -

animale domestico: oggi sono 80 milioni di Americani. Negli Stati Uniti cresce la nostalgia per un modello femminile di tipo tradizionale Negli Stati Uniti 10mila domande di visto d’ingresso presentate da donne che vogliono raggiungere e sposare il proprio compagno americano, per lo più conosciuto via Internet, sono bloccate da accertamenti sui mariti. I clienti delle agenzie online sono infatti soprattutto divorziati di mezza età che cercano donne nei Paesi poveri perché là è più facile trovare ragazze all’antica, che credono in Dio, non condividono i modelli della cultura americana, non hanno pretese di emancipazione e soprattutto non mettono in discussione il potere degli uomini. (New York Times) Per la prima volta nella storia quattro degli otto college delle Ivy League sono guidati da donne Con il cambio ad Harward (Drew Gilpin Faust al posto di Lawrence Summer), quattro degli otto college più prestigiosi degli Stati Uniti (la famosa Ivy League) hanno vertici al femminile: oltre alla Faust, Shirley Tilghman a Princeton, Amy Gutmann alla University of Pennsylvania e Ruth J. Simmons alla Brown University. La Turchia riscopre la figura della vaize Gülsefa Uygur è una delle duecento vaize turche, le donne che interpretano il Corano davanti a un pubblico femminile: la sua missione è promuovere la parità dei sessi in moschea. Quella di vaize è una carica da tempo invalsa nell’islam, anche se era quasi scomparsa. La Turchia non è l’unico paese ad aver ricoperto il ruolo della donna come divulgatrice della parola divina: di recente anche in Marocco cinquanta donne hanno ottenuto il diploma di predicatrici. (Kai Strittmatter, Süddeutsche Zeitung, trad. Internazionale) Il mondo della moda è investito dalla polemica sui canoni estetici in odor di anoressia Il capo dello Stato ha conferito l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica ad Elena Miroglio per la linea Elena Mirò “Per aver valorizzato e diffuso le taglie comode ed aver così contribuito al tentativo di emancipare le donne da un modello estetico costrittivo”. Mirò quest’anno ha aperto le sfilate milanesi. Mariella Burani ha fatto sfilare solo modelle sopra la taglia 40: “donne vere” ha detto. In Spagna il governo di Zapatero ha firmato un accordo con stilisti e aziende: ha vietato che si espongano in vetrina manichini sotto la taglia 38 e ha concordato coi saloni della moda un indice di massa corporea sotto il quale le modelle non possono sfilare. Il ministro Giovanna Meandri ha firmato con la Camera nazionale della Moda e con Alta Roma il Manifesto di autoregolazione contro l’anores-


sia. “Siamo a una svolta – dive Cristina Tardito – un tempo le taglie forti erano confinate in negozi ad hoc dove le donne si sentivano penalizzate e discriminate”. (La Repubblica, 9 mar 07) Le dipendenti di Wal-Mart fanno causa alla multinazionale per discriminazione sessuale Il caso delle “Cenerentole contro Wal-Mart” è qualcosa di assai più imponente della solita causa intentata dai cacciatori di ambulanze. Lo è per le dimensioni dell’accusato e lo è per la quantità delle querelanti, quelle donne che formano il 60% del personale ma soltanto il 14% delle dirigenti. Respinte dall’amministratore delegato che si fa fotografare stravaccato su una poltrona a forma di scarpa da donna leopardata con tacchi a spillo. Soltanto il 14% dei “capi e capetti” sono femmine, contro il 60% che è la media nelle altre catene commerciali. Una donna deve attendere in media otto anni per essere promossa a “vice manager”, mentre per un uomo bastano due anni e mezzo. La retribuzione media di una commessa è di mille e 100 dollari annui inferiori a quella di un pari grado maschio e dove finisce la quantificazione del trattamento discriminatorio comincia la lunga lista della insensibilità maschilista. (Vittorio Zucconi, La Repubblica, 8 feb 07) Sempre più donne saudite utilizzano il blog come strumento di liberazione sessuale La più audace di tutte si fa chiamare Saudi Eve. Single, poco più che ventenne, viaggia spesso all’estero per lavoro e sul suo blog personale intreccia il nome di Dio al racconto delle sue avventure amorose (eveksa.blogspot.com). Così anche Mystique, che non ha timore di pubblicizzare le proprie fantasie sessuali. Hadeel invece, si batte per i diritti civili e di sesso non parla. Sono loro le nuove cybernaute saudite: ragazze che hanno deciso di liberare i propri pensieri protette dall’anonimato della rete. Sono i primi segni di una rivoluzione silenziosa e tutta al femminile, un cambiamento irreversibile che ha investito l’intera Arabia Saudita, travolta negli ultimi anni dalla diffusione di un tenore di vita mai raggiunto prima. Con i diari online le ragazze hanno trovato un modo poco rischioso per sfuggire a un reame in cui si vive ancora separati in due mondi. Da una parte gli uomini, dall’altra le donne, in bilico fra doppie università, redazioni di giornali, ma anche ingressi separati negli uffici e nei ristoranti. Hanno tra i 18 e i 30 anni, per la maggior parte sono studentesse e scrivono in arabo e in inglese. Sono loro le autrici di circa la metà dei duemila blog sauditi, che sono triplicati soltanto negli ultimi dodici mesi. Navigatrici affezionate, smettono di scrivere dopo il matrimonio. (D di Repubblica, 31 mar 07)

Si diffonde anche in Italia il fenomeno del cohousing Vivere insieme condividendo alcuni spazi e servizi coi vicini di casa pur mantenendo la privacy nel proprio appartamento. Il cohousing nasce in Danimarca nei primi anni ’80 e viene adottato con successo in Usa, Gran Bretagna, Australia, Canada. È un modo organizzato di vivere in edifici pensati per più nuclei, scegliendo i vicini di casa. Si abbattono i costi fissi di alcune aree perché uso e proprietà sono ripartiti su più persone. Altro valore forte, il basso impatto ambientale. Abitare in cohousing significa trovare persone interessate a un modo comune di concepire la vita, a partire dalla dimensione quotidiana. Esempi in Italia: Colonia, a Calabrone sul litorale tirrenico; Comunityone, nella zona nord di Milano, nel quartiere fra viale Monza e il naviglio della Martesana; Quartiere Bovisa, a Milano. I cittadini si riappropriano degli spazi dismessi e dimenticati: il guerrilla gardening a Londra e i community gardens a New York Guerrilla gardening: “giardinieri guerriglieri” che a Londra, di notte, per curare e piantare fiori nelle aiuole dimenticate (vi gettano delle “bombe” di concime). Sono volontari: pensionati, studenti, casalinghe, professionisti… A New York ci sono i community gardens, spazi abbandonati di cui si prendono cura gli abitanti del quartiere. Tutto è cominciato negli anni ’70 con i green guerrillas, un movimento oggi molto organizzato che coordina gli sforzi degli abitanti che vogliono fare giardinaggio per abbellire la propria zona. Cresce l’interesse dei media per le nuove comunità creative The Chateau, ex grande magazzino art-dèco nella zona di Gorbal, è il punto di aggregazione della comunità artistica e musicale di Glasgow nonché simbolo della nuova creatività scozzese. È un’officina creativa dove lavorano circa una quarantina di artisti tra scultori, designer, gruppi teatrali e musicisti. L’impostazione è anarchica: non esistono né membership né gerarchie di alcun tipo. Flux Factory nasce nel 1994 ed ha sede a Long Island City, nel Queens. A vivere nella comune sono in 17, più eventuali ospiti che collaborano ai progetti: “La definizione di noi Fluxer è aperta. Siamo persone che amano l’arte, pronte a pagare un prezzo per la nostra passione. Siamo aperti alla sperimentazione e al lavoro di gruppo, che aiuta a produrre idee, a sviluppare intuizioni”. Milchhof è una “fabbrica creativa” con sede a Berlino che raggruppa circa 50 persone tra artisti, fotografi, giornalisti, musicisti e gente di teatro di diversi paesi. “I concetti di scambio e incontro sono fondamentali, ed è 4. RUOLI TRADIZIONALI E NON TRADIZIONALI | 29


per questo che lavoriamo alla realizzazione di un padiglione per esporre collettivamente. E progettiamo uno scambio internazionale con artisti della factory inglese Acava: la vera forza sta nel gruppo”. A Dalston, nell’East Ent londinese sorge un ex negozio di felpe e T-shirt che funge da casa per la factory The Unit. Sono almeno in sei artisti, ma l’essere residenti è un concetto fluido, poiché la struttura del collettivo muta a seconda delle esigenze. “Lo scambio di idee e esperienze è uno dei motori che unisce gli artisti”. (Flair, mar 06)

PER APPROFONDIRE Antonio Barocci, Parto di testa. La gravidanza del padre, Nuovi Equilibri, 2003. Marina Piazza, Le trentenni. Fra maternità e lavoro, alla ricerca di una nuova identità, Mondadori, 2004. Nicki Defago, Child-Free and Loving It, Fusion Press, 2005. Giuseppe Gesano, Fausta Ongaro e Alessandro Rosina, Rapporto sulla popolazione – L´Italia all´inizio del XXI secolo, Il Mulino, 2007. Marian Salzman, Ira Matathia, Ann O’Reilly, The Future of Men: The Rise of the Ubersexual and What He Means for Marketing Today, Palgrave MacMillan, 2006. Éric Zemmour, L’uomo maschio, Piemme, 2007. Laila al-Giuhni, Sabà, il canto perduto, Glisso, 2007. È la storia di una donna che combatte la sua battaglia sessuale e sentimentale contro se stessa ma anche contro l’intera società patriarcale, valicando ogni cultura e frontiera. Con questo testo Giuhni ha vinto il premio dell’emirato di Sharjah per il miglior romanzo arabo al femminile. David Tracey, Guerrilla Gardening: A Manualfesto, New Society Publishers, 2007. Reinventing Community: Stories from the Walkways of Cohousing, Fulcrum Publishing, 2005. Jennifer L. Shawne, Anoushka Matus, Baby Not on Board, 2005. www.nokidding.net www.cohousing.it www.guerrillagardening.org www.greenguerrillas.org www.thechateaugateau.co.uk www.urbantribes.net

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5. CONNESSI E ISOLATI CONNESSI

Iper-connessione creativa, social networking. Trasformazione dello spazio privato in spazio pubblico: network home. Intolleranza della distanza e dell’assenza: la solitudine viene immediatamente tradotta in un vissuto d’abbandono. Necessità di contatti continui e compulsavi.

HANNO DETTO… Sull’antisocialità e l’auto-isolamento tecnologico L’antisocialità e la nuova norma. Guardate le persone in giro per le strade con i loro iPod o impegnate con il loro Bluetooth. Vivono nelle loro bolle private: hanno trasformato lo spazio pubblico in spazio privato. Il messaggio è chiaro: Non disturbare. (Marian Salzman) Sono arrivato l’altra sera all’aeroporto parigino Charles de Gaulle e sono stato accolto da un tassista mandatomi da un amico francese. In albergo, ho riflettuto sul nostro viaggio. Io e il tassista eravamo stati insieme per un’ora, e fra tutti e due avevamo fatto sei cose diverse. Lui guidava, parlava ala telefono e guardava un video. Io facevo un viaggio in macchina, lavoravo al portatile ascoltavo il mio iPod. Solo una cosa non avevamo fatto: parlare fra di noi. Quando ho raccontato questa storia a Linda Stone, la tecnologia che una volta diede alla malattia dell’era di Internet la definizione di “attenzione parziale continua” – due persone che fanno sei cose diverse, dedicando ciascuna all’altra un’attenzione solo parziale – lei ha osservato: “Siamo accessibilissimi e siamo inaccessibili. Non siamo capaci di trovare l’interruttore per spegnere i nostri apparecchi o per spegnere noi stessi”. (Thomas L. Friedman, giornalista del New York Times) Sul fenomeno dell’iper-connessione Nel mio caso non esiste separazione tra lavoro e vita! Faccio parte di una classe di professionisti “creativamente iperconnessi”, giovani con iPod, palmari, gadget, fotocamere digitali. La nostra è una vita “amplificata” dalla tecnologia – e non sono nemmeno io il caso interessante: penso al giovane medio, a com’era cinque anni fa e a come è oggi. Provate ad andare da lui a chiedergli: quanti aggeggi devi caricare ogni giorno, ogni settimana? (Peter Rojas, Chief Strategy Officer di Weblogs, Inc., il più grande network di blog esistente). Sull’intolleranza della distanza Da un punto di vista psicologico i nuovi mezzi di comunicazione sono dei regolatori e dei moderatori della

ISOLATI

Antisocialità e auto-isolamento tecnologico. Trasformazione dello spazio pubblico in spazio privato: bolle iPod. Attenzione parziale continua, inaccessibilità. Isolamento parossistico, autismo a bassa intensità.

separazione, determinata non solo dalla lontananza fisica, ma soprattutto da quella più intollerabile di natura sentimentale che nasce dai vissuti di mancanza e di perdita del contatto con l’altro. Ma chi è un uomo che non sa tollerare la distanza e l’assenza, che non sa stare solo con sé, che traduce subito la solitudine in un vissuto d’abbandono, quando non addirittura in una perdita di identità? E allora mettiamoci noi a telefonare, a chattare, a scrivere mail, non perché abbiamo davvero qualcosa da dire, ma per soddisfare un bisogno di sicurezza incrinato, da ricostruire con contatti continui, per non dire compulsivi. Non tolleriamo la distanza, non sopportiamo l’assenza. (Umberto Galimberrti) Sulle comunità create dagli utenti Ning permette ai singoli utenti di decidere la direzione e il tono del social network, invece di seguire quanto fissato dall’alto, come su MySpace. Ci sarà un social network per ogni aspetto della vita. E i media tradizionali cominciano ad adeguarsi: Usa Today ne ha aggiunto uno sul proprio sito e Reuters ha detto che lo farà presto. (Debbie Williamson, analista dell’osservatorio newyorchese eMarketer) Ning mette insieme due nuove tendenze di Internet. Da una parte, il bisogno di maggiore libertà nell’uso degli strumenti. Dall’altra, la voglia di ritrovarsi in comunità più piccole, con interessi di nicchia. MySpace – ma anche il suo concorrente Facebook – è diventato troppo grande, una metropoli dove i rapporti tra gli abitanti rischiano di diradarsi” (Charlene Li, Forrester Research) Due anni fa Marc Andreessen e io ci siamo chiesti che cosa sarebbe successo se tutti avessero avuto la possibilità di creare il proprio network sociale senza dover far ricorso a grandi piattaforme come MySpace, e così siamo arrivati a costruire Ning. Adesso chiunque ne abbia voglia con un paio di cliccate può mettere in linea il proprio network, decidere di cosa parlerà, che aspetto avrà, chi ne farà parte, i temi da discutere, le regole alle quali dovranno aderire gli abbonati, se è pubblico o privato e così via. Una volta caricato, il 5. CONNESSI E ISOLATI | 31


network diviene accessibile immediatamente, ed è del tutto gratis. (Gina Bianchini, Ceo della Ning)

PER APPROFONDIRE Valeria Giordano, Stefania Parisi, Chattare. Scenari della relazione in rete, Meltemi, 2007 Manuel Castells, Galassia Internet, Feltrinelli, 2006

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6. FEDE E RAGIONE FEDE

Ideologie dello spirito, spiritualità. La religione come mezzo di difesa contro il terrore della morte e della mancanza di senso. Fondamentalismo morale e religioso. Convinzione che l’uomo non possa esistere senza assoluti. Fede in verità immutabili e in un Altro trascendente. Creazionismo e sovrannaturalismo. Crisi della laicità come crisi del progresso, della modernità e dell’idea delle magnifiche sorti progressive della storia (conseguenza dell’avvento del post-moderno). Non esiste più un futuro legato alla promessa del miglioramento generale: ritorno alle verità del passato, a ciò che il progresso aveva scacciato, alle radici religiose, etniche e nazionali. Controriformismo. Convinzione che la scienza, malgrado i suoi progressi, resti pur sempre limitata. Enfasi su dogmi e riti codificati. Crescita delle sette e delle Chiese evangeliche a discapito del cattolicesimo (specie in America Latina)

HANNO DETTO… Sul contrasto tra fede e ragione Nei prossimi cento anni la battaglia politica sarà fra ideologie dello spirito, espresse in qualsiasi forma dall’Islam e altre fedi religiose all’ecologismo, e ideologie della tecnologia, per la maggior parte nelle loro formulazioni di tipo economico. (Julian Evans, scrittore e critico) Come si può dubitare che il futuro terreno di scontro sarà la religione? Da un lato ci saranno coloro che continueranno ad appellarsi, in relazione ai loro valori politici e morali, a ciò che essi proclamano essere la volontà di Dio. Dall’altro lato ci saranno gli atei, gli agnostici e i materialisti scientifici che ritengono che la vita umana è sotto il controllo dell’uomo, soggetta solo ai limiti della nostra mente di esseri evoluti. Ciò che rende il risultato incerto è il fatto che la nostra mente di esseri evoluti ci spinge quasi sicuramente verso la religione come mezzo di difesa contro il terrore della morte e della mancanza di senso. (Nicholas Humphrey, scienziato). Lo scontro maggiore nei decenni a venire sarà fra i fondamentalisti morali, animai dalla fede o dal nazionalismo o da qualche combinazione fra i due, e gli Illuminati liberali. (Will Hutton, giornalista). Stiamo vivendo una fase nuova di una storia molto antica, le cui tracce ritroviamo sin nel pensiero dell’antichità. È la storia dello scontro tra scetticismo e asso-

RAGIONE

Ideologie della tecnologia. Ateismo, agnosticismo e materialismo scientifico. Convinzione che la vita umana sia sotto il controllo dell’uomo. Relativismo etico, empirismo. Illuminismo liberale. Scetticismo, ricerca, libero pensiero, revisione critica delle verità acquisite. Enfasi sull’autonomia della ragione. Evoluzionismo e naturalismo. Ateismo militante e movimento dei brights.

luto. Protagora e Platone non si trovavano per esempio d’accordo su una questione fondamentale, che ritorna oggi. Protagora affermava che l’uomo è il fine di ogni cosa, la misura di tutto. In questo modo negava l’esistenza di un criterio assoluto capace di discriminare tra vero e falso. L’unico criterio era l’uomo, la realtà si frantumava in una miriade di interpretazioni soggettive, senza una sola verità o un unico sistema di ideali validi per tutti e per sempre. Per Platone e la sua scuola gli assoluti erano invece una realtà necessaria all’esistenza. È una discussione che prosegue ancor oggi. C’è chi pensa che l’uomo non possa esistere senza assoluti, e chi invece crede che lo scetticismo, la ricerca, il libero pensiero, la revisione critica delle verità acquisite siano essenziali per lo sviluppo dell’uomo. Quello che è in crisi oggi non è il paradigma scientifico. Stiamo piuttosto vivendo una fase acuta di riproposizione di un’alternativa antica: quella tra relativismo e fede in verità immutabili. (Gerald Holton, professore di fisica e storia della scienza all’Università di Harvard). La vera contrapposizione che caratterizza il mondo di oggi non è quella tra diverse culture religiose, ma quella tra la radicale emancipazione dell’uomo da Dio, dalle radici della vita, da una parte, e le grandi culture religiose dall’altra. Se si arriverà ad uno scontro delle culture, non sarà per lo scontro delle grandi religioni – da sempre in lotta le une contro le altre ma che, alla fine, hanno anche sempre saputo vivere le une con le altre –, ma sarà per lo scontro tra questa radicale emancipazione dell’uomo e le grandi culture storiche. (Cardinale Joseph Ratzinger). 6. FEDE E RAGIONE | 33


Sul movimento dei brights, i nuovi atei Il numero di persone non religiose negli USA è vicino ai 30 milioni di individui. È un numero superiore a quello di tutti gli Ebrei del mondo messi insieme. Penso che ci troviamo nella stesso posizione del movimento dei gay alcuni decenni fa. Era necessario che la gente cominciasse a rivelarsi. E più persone hanno iniziato a dichiararsi, più ne sono venute altre che hanno trovato il coraggio di farlo. Credo che sia la stessa cosa per gli atei: siamo più numerosi di quanto si possa immaginare. La mia risposta è che la grande battaglia non è fra evoluzione e creazionismo, ma tra naturalismo e sovrannaturalismo. I religiosi moderati stanno in realtà dalla parte dei fondamentalisti, poiché credono nel sovrannaturale. Questo mi pone dall’altra parte. (Richard Dawkins, biologo evoluzionista dell’Università di Oxford) Sulla crisi della laicità come crisi del progresso La laicità è il progresso, è il futuro. La religione è il passato. E se oggi molti si rifugiano nel passato è perché il progresso, dunque la laicità, sono entrati in crisi. Quella di rigenerare la laicità è una necessità impellente perché sarebbe l’antidoto più efficace contro la deriva estrema della religione, cioè il fondamentalismo. La laicità è entrata in crisi perché, negli ultimi anni, abbiamo dovuto abbandonare l’idea che la storia procede verso il meglio. Le magnifiche sorti progressive della storia. Non è così. E questa scoperta genera incertezza e paura della regressione verso la barbarie. (Edgar Morin, filosofo e sociologo)

È SUCCESSO… Papa Ratzinger propone la reintroduzione della messa in latino Bendetto XVI vuole reintrodurre la messa tridentina, quella recitata in latino, che era stata messa in ombra dalla rivoluzione del Concilio Vaticano II; per ascoltarla basterà la richiesta di trenta fedeli. Papa Ratzinger critica apertamente l’evoluzionismo di Darwin Nel mese di aprile 2007 è stato pubblicato in Germania (ma presto sarà distribuito in tutto il mondo tradotto nelle principali lingue) un nuovo libro di papa Benedetto XVI dal titolo Creazione ed evoluzione. Tesi portante del ragionamento ratzingeriano è che l’origine della vita, “opera” di Dio, non “può avere una spiegazione scientifica perché la scienza, malgrado le aperture, i progressi raggiunti, è pur sempre limitata. 34 | PRE-VISIONS -

La teoria di Darwin sull’evoluzionismo non è completamente dimostrabile perché mutazioni di centinaia di migliaia di anni non possono essere riprodotte in laboratorio”. (La Repubblica, 12 apr 07) Newsweek pubblica una dibattito sull’esistenza di Dio Newsweek pubblica, nel suo numero del 9 aprile 2007, un esclusivo confronto fra l’ateo Sam Harris e il pastore cristiano Rick Warren; il dibattito, moderato da Jon Meacham, ha origine dalla domanda: Dio è reale? Tre pubblicazioni rilanciano l’ateismo militante È rinato l’ateismo militante. Mentre in Italia esce un pamphlet di Piergiorgio Odifreddi (esponente di primo piano dell’ateismo militante nel nostro Paese) dal titolo Perché non possiamo essere cristiani (e men che meno cattolici), in Inghilterra il Guardian pone la seguente domanda: esiste, a fianco di un integralismo religioso (cristiano, ebraico, musulmano), un fondamentalismo laico? Il pretesto per l’inchiesta sono due libri: The God Delusion dello scienziato britannico Richard Dawkins che ha venduto più di 180mila copie e God s not great: a case against religion del saggista e scrittore inglese Christopher Hitchens in uscita a maggio. Wired dedica una copertina alla nuova crociata dei brights contro la religione La copertina di Wired di novembre titola “The New Atheism. No Heaven. No Hell. Just Science. Inside the crusade against religion”. I Nuovi Atei non si limitano a condannare semplicemente la fede in Dio, ma anche il rispetto per la fede in Dio. La religione non è solo cosa sbagliata, bensì demoniaca. Il termine adottato tre anni fa da Richard Dawkins, biologo evoluzionista dell’Università di Oxford, per designare questa forma di ateismo è bright: si riferisce alla negazione non solo di Dio ma anche di tutto ciò che è superstizione, creduloneria e pensiero magico in generale. Papa Benedetto XVI visita il Brasile per contrastare l’ascesa delle chiese evangeliche in America Latina Basta percorrere una strada qualsiasi di Duque de Caxias, estrema periferia di Rio de Janeiro: per ogni chiesa cattolica ci sono almeno dieci templi evangelici. Si chiamano Assemblea de Deus, Igreja Nova Vida, Igreja International da Graça de Deus, oppure Igreja Universal do Reino de Deus. Sono le chiese neopentecostali, che sorgono come funghi nei settori più poveri della società e nelle zone più difficili. In minor numero, spuntano anche in centro e nelle zone rurali. La sproporzione con le chiese cattoliche è enorme. È una differenza che racconta la crisi della Chiesa Cattolica nel Paese. Il Brasile continua a essere il Paese più cattolico del


pianeta: all’epoca del censimento del 2000, c’erano 137 milioni di fedeli su una popolazione di oltre 170 milioni di persone. Ma, secondo i sondaggi alla vigilia della visita di Papa Benedetto XVI, il Brasile è meno cattolico di 10 anni fa, quando fu visitato per l’ultima volta da Giovanni Paolo II. Un calo della fede cominciato all’inizio degli anni 90: allora i cattolici erano l’84% dei brasiliani, nel 2000 erano calati al 73 per cento. Secondo una nuova inchiesta dell’Istituto Datafolha divulgata domenica, oggi sarebbero ulteriormente scesi al 64 per cento. Il calo dei cattolici non significa però calo della religiosità. Secondo i sondaggi, infatti, il 97% dei brasiliani crede in Dio. Solo, si tratta di una mappa assai più frammentata di un tempo, nella quale trovano posto gli adepti delle religioni afro-brasiliane, gli spiritisti kardecisti (seguaci del francese Allan Kardec) e poi i protestanti, con la crescita apparentemente inarrestabile delle Chiese evangeliche. (Il Sole 24 Ore, 8 mag 07) In Italia le parrocchie in crisi, ma torna la clausura In un secolo il numero dei sacerdoti italiani si è più che dimezzato: erano 69mila all’inizio del Novecento, ora sono poco più di 31mila. E la popolazione nel frattempo è più che raddoppiata. Se nel 1969 le ordinazioni sacerdotali in un anno erano 740, nel 2004 sono crollate a 435. Tuttavia nel 2005 vi è stata un’impennata di professioni solenni (cioè voti irrevocabili) delle suore di clausura, che ora sono 6.672, con un aumento rispetto al 2004 di oltre 300 unità.

PER APPROFONDIRE Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli, 2005 Richard Dawkins, The God Delusion, Houghton Mifflin Company, 2006. Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Longanesi, 2007. Eamonn Kelly, Powerful Times: Rising to the Challenge of Our Uncertain World, Wharton School Publishing, 2005. Karen Armstrong, The Battle for God: A History of Fundamentalism, Ballantine Books, 2001. Sam Harris, The End of Faith: Religion, Terror, and the Future of Reason, W. W. Norton & Company, 2005. Ian G. Barbour, When Science Meets Religion: Enemies, Strangers, or Partners?, Harper San Francisco, 2000. Costanzo Preve, Verità e relativismo. Religione, scienza, filosofia e politica nell’epoca della globalizzazione, Alpina, 2006.

6. FEDE E RAGIONE | 35


7. UMANESIMO E POST-UMANESIMO UMANESIMO

Reale. Culto romantico dell’autenticità. Naturale. Umanesimo. Lo scenario “infernale” di Bill Joy, che nelle GRIN (genetica, robotica, IT, nanotecnologie) individua una delle maggiori minacce al futuro dell’umanità. Desiderio di lentezza. Semplicità volontaria o downshifting Nostalgia del passato, ritorno alle origini.

HANNO DETTO… Sull’annullamento delle distinzioni fra naturale e artificiale La tecnologia svilupperà una personalità e le persone diventeranno bio-tecnologicizzate. In questa nuova era il contrasto in politica sarà fra il post-umanesimo, la cui versione radicale prevederà l’annullamento delle distinzioni fra naturale e artificiale, e il vecchio umanesimo, la cui versione radicale trasformerà ciò che resta della modernità in un culto dell’autenticità romantico e quasi sacro. (Arthur Aughey, scienziato politico) Sull’annullamento delle distinzioni fra reale e virtuale Oggi l’autenticità è un terreno soggetto a contestazione, come allora era il sesso. Ho portato mia figlia a vedere la mostra di Darwin al Museum of National History, dove sono esposte vere tartarughe delle Galapagos. Siccome le tartarughe dormono, mia figlia dice: “Per quello che stanno facendo, potrebbero essere sostituite da robot”. Scioccata da quelle parole, comincio a interrogare gli altri ragazzini e scopro che la pensano allo stesso modo. Allora chiedo: se fossero stati usati dei robot al posto delle tartarughe, sarebbe necessa36 | PRE-VISIONS -

POST-UMANESIMO

Virtuale. Cultura della simulazione, identità mutevole, personalità multiple. Illusione dell’onnipotenza, potersi reinventare quando e come si desidera. Individui idealizzati, incorporei e finzionabili. La vita come una fiction potenziale; dimenticarsi della vita reale. Nascita di un aldilà sintetico e accogliente dove siamo tutti belli, sani, giovani, incorruttibili e potenzialmente eterni. Artificiale. Post-umanesimo, annullamento delle distinzioni fra naturale e artificiale, individui bio-tecnologicizzati. Crescita esponenziale delle tecnologie dell’informazione. Per la prima volta le tecnologie non mirano a controllare l’ambiente che ci circonda, ma a modificare noi stessi. Lo scenario “paradisiaco” e positivista di Ray Kurzweil, che nella tecnologia vede la possibilità di prolungare quasi indefinitivamente la nostra vita. Negazione di malattia, vecchiaia e morte: sono sgradevoli, disturbanti e scarsamente performanti; miraggio della vita eterna. Velocità, flessibilità esistenziale e lavorativa. Disponibilità all’automanipolazione chimica, se non si vuole rimanere esclusi o stare dalla parte dei “perdenti”. Mettersi costantemente in gioco, vendersi sempre sul mercato come il prodotto migliore: la malattia è un tabù, un lusso che non ci si può permettere. La malattia come incidente di percorso, come problema da risolvere nel più breve tempo possibile: neutralizzazione istantanea dei sintomi.

rio rivelarlo ai visitatori? Mi rispondono di no. Non c’è bisogno di sapere se le tartarughe sono vere o false, così come non è necessario sapere se i personaggi con cui stiamo giocando nei computer games sono vivi. La cultura della simulazione ci ha portato a questo punto. (Sherry Turkle, psichiatra del Mit di Boston; da vent’anni studia l’impatto delle nuove tecnologie sulla nostra psiche. Tra un anno uscirà il suo libro Intimate Machines, uno studio sulla nostra relazione con i robot.) Sulla frammentazione della personalità Molte persone, specie quando comunicano su siti come MySpace, Facebook o SecondLife, pensano di essere “realmente se stesse”. In realtà molti disegnano profili diversi di sé sui diversi siti, si comportano in modi differenti, hanno personalità multiple. Se ti abitui a pensare che la tua identità è mutevole, allora cominci a vedere Internet come un posto dove la molteplicità è una virtù, e non una menzogna. Ma se sei diverso davanti a differenti audience, allora non vedi più te stesso come uno, ma come molti. E se ogni cosa diventa contingente e dipende dal contesto, questo cambia il concetto stesso di autenticità delle persone. Non ci sono


profondi cambiamenti nella psiche umana, ma oggi c’è un nuovo medium che potenzia certe caratteristiche. Nella vecchia società borghese le persone, spesso al prezzo di grandi sofferenze, simulavano l’esistenza di un “io unificato”, mentre di nascosto trovavano modi erotici, spesso perversi, di esprimere la loro esistenza. Internet consente di dare sfogo ad aspetti della personalità individuale che prima non potevano essere espressi. (Sherry Turkle) Molti di noi esistono in una meta-forma... un meta-ego confezionato dalle tracce che lasciamo online come pensieri, foto, curricula, voci. Un meta-ego che risponde al nostro nome, e contiene parti di noi, ma non è del tutto noi. Se digito il mio nome su Google ecco che compaiono migliaia di meta-Doug. Esisto lì anche se non sono proprio io. E quei meta-Doug continueranno a esistere anche dopo la mia morte, in una sorta di aldilà virtuale. (Douglas Coupland, scrittore). Sulla ricerca di autenticità Vogliamo cibo vero: le pubblicità di cibo senza grassi, zuccheri o con migliaia di supplementi ci divertiva. Ora ci repelle. In un periodo di coltivazioni hi-tech da un lato e di cibo variamente etichettato come “biologico” dall’altro, l’unica parola che ci emoziona è “autentico”. (Marian Salzman).

zarsi”, per vivere dentro il computer ciò che la realtà si ostina a non offrirgli. La nostra realtà ci invita a essere sempre più incorporei, a trasformare il nostro fisico, a trasfigurarlo in forme ideali, però nello stesso tempo continua a farci sudare, a farci puzzare, a farci provare dolore. In una parola, a farci vivere da esseri mortali. La nostra realtà ci invita costantemente a percepire noi stessi come parti di una fiction. Non solo la fortuna dei reality-show, ma soprattutto la presenza ossessiva di monitor e telecamere negli ambienti pubblici ci induce a credere che ogni vita sia una fiction potenziale e che ogni nostro gesto, anche quello più segreto di soffiarsi il naso davanti allo specchio, possa apparire agli altri – e a noi stessi, che ci guardiamo da un’ideale telecamera nascosta – come un frammento di racconto, un’esperienza “finzionabile”, anzi, di fatto, già finta. La nostra realtà ci vuole incorporei e finzionabili, però non è stata ancora capace di sottrarci dal mondo dove le cose, tutte le cose vive, banalmente, realmente, muoiono. (Mauro Covacich, scrittore) Chi è lì dentro da tempo e ha acquisito una certa esperienza tende a presentarsi attraverso avatar sofisticati, curatissimi nei dettagli, che rivelano spirito raffinato, creatività, conoscenza delle tecniche di rendering o ricchezza di mezzi. Quindi devi cominciare a crearti la tua credibilità a partire dal tuo avatar, se vuoi che gli altri abbiano una certa considerazione di te e ti prestino attenzione. Lì dentro puoi essere quello che vuoi, uomo, donna o bambino, elfo o animale. Se alcuni lo scelgono come si sceglierebbe una città nuova, dove nessuno ti conosce, per reinventarsi, altri lo usano come estensione della vita vera e come luogo di sperimentazione. C’è chi va su SL non per estraniarsi dalla realtà, ma per potenziarla. (Andrea Benassi, uno dei maggiori esperti italiani di Second Life)

Sull’illusione dell’onnipotenza. L’infanzia non conosce solo la dipendenza, ma anche l’onnipotenza. Un’onnipotenza magica, che forse compensa la dipendenza reale del bambino nei confronti degli adulti che lo aiutano a crescere. Le nuove tecnologie al servizio della comunicazione soddisfano anche il bisogno infantile di onnipotenza, perché garantiscono illusoriamente il dominio e il controllo delle persone e degli eventi che ci interessano, con conseguente ridimensionamento dell’ansia a essi connessa. L’ansia non viene più elaborata, ma immediatamente agitata e placata dalla risposta e dalla rassicurazione dell’altro. Ciò comporta che le nostre capacità interiori di gestire ansie e conflitti si indeboliscono progressivamente, e al loro posto subentra quella sorta di delirio di onnipotenza che ci da l’illusione, ma non più che l’illusione, di poter controllare la realtà a distanza con la semplice attivazione di una tastiera o di un auricolare. (Umberto Galimberti)

SL è ancora giovane e forse, tra una decina d’anni, quando la qualità grafica tridimensionale di questo mondo simulato così come di altri sarà migliore, più efficace, più credibile quegli ambienti simulati avranno un tale potere immersivo che influenzeranno con molta più potenza e velocità le nostre emozioni. Questa tecnologia è un modo di far emergere prima di tutto il nostro mondo mentale, per poi materializzarlo su di un supporto e renderlo condivisibile. È la psiche che esce allo scoperto. (Gianandrea Giacoma, psicologo ricercatore dell’Università Cattolica di Milano)

Su Second Life e le comunità virtuali Zone residenziali, zone per lo shopping, zone per gli affari e per il lavoro in genere, perché la vita virtuale non è reale, ma è pur sempre vera, e qui c’è gente che paga dieci dollari al mese proprio per “derealiz-

Sui diversi secanari dell’evoluzione tecnologica Siamo di fronte a un nuovo Rinascimento, un fenomeno culturalmente simile alla scoperta dell’America o alla diffusione della stampa che moltiplica le possibilità di comunicazione tra gli individui in maniera espo7. UMANESIMO E POST-UMANESIMO | 37


nenziale. Per la prima volta le tecnologie non mirano a controllare l’ambiente che ci circonda, ma a modificare noi stessi. Non si tratta solo di allontanare malattie e invecchiamento, perché oggi è possibile modificare la nostra mente, la nostra memoria, la nostra personalità e perfino i nostri stessi discendenti. Se controlliamo questi elementi stiamo modificando i caratteri fondamentali dell’identità umana. Più che i risultati, colpisce il ritmo incalzante di questo sviluppo tecnologico che segue la legge di Moore che prevede il raddoppio della potenza dei microprocessori ogni 18 mesi. La novità non è la potenza dei computer in sé, ma le possibilità che essa apre nello sviluppo delle tecnologie Grin (genetica, robotica, informatica e nanotecnologie). Finora sono stati proposti due scenari contrapposti quello che io chiamo “paradisiaco” e positivista di Ray Kurzweil, il quale nella tecnologia vede la possibilità di prolungare quasi indefinitivamente la nostra vita, e quello “infernale”, sostenuto da Bill Joy, che nelle Grin individua una delle maggiori minacce al futuro dell’umanità. Entrambi questi scenari mettono le tecnologie al centro di tutto e non tengono conto delle scelte umane. Ciò che farà la differenza non è la tecnologia, ma quante persone riusciranno a condividere i propri pensieri e a trovare insieme nuove soluzioni. È vero, le sfide crescono rapidamente, ma anche le risposte. Se negli anni Settanta qualcuno ci avesse detto che i nostri pc sarebbero stati bombardati da centinaia di virus, avremmo probabilmente concluso che era la fine della civiltà, ma così non è stato. (Joel Garreau, giornalista, scrittore e futurologo) Sull’ossessione della ricerca dell’immortalità Perchè le nostre ricche società occidentali investono così tante risorse nella lotta alle malattie cardiovascolari e così poco nella ricerca sulla malaria? Le priorità sono imposte dai Baby Boomers. È una generazione che oggi si ritrova sulla soglia della vecchiaia. Ed è la generazione che oggi ha il potere politico ed economico in tutti i paesi sviluppati. (Bryan Appleyard, scrittrice)

to il mix di popoli dell’Europa o dell’America. Quindi non concepiamo l’idea di far venire qui milioni di cinesi o di coreani ad aiutare le nostre famiglie, i malati, gli anziani. Per questo da trent’anni studiamo i robot. Voi europei sorridete, perché hanno la faccia buffa, scimmiottano gli umani e vi sembrano giocattoli. Ma vi sbagliate. Quando anche nei Paesi in via di sviluppo la povertà sarà sconfitta e non ci saranno più migrazioni di massa verso i continenti più ricchi, finirete per comprare i nostri robot. Nessun paese al mondo ha sviluppato androidi come il Giappone. (Atsuo Takanishi, docente alla Waseda University di Tokyo). Da un punto di vista tecnologico le aziende sarebbero già in grado di produrre su larga scala e di commercializzare quasi tutti questi device. Se non lo faranno prima del prossimo decennio, è solo perché temono che la gente non sia ancora pronta, che provi disagio nel tenere in casa un estraneo d’acciaio. Ecco, i robot inutili e divertenti servono a renderci a poco a poco gli automi più familiari. (Atsuo Kato, docente di robotica alla Waseda University). Sulla flessibilità e i limiti umani A questo punto la domanda è: quanto flessibile è l’uomo? Dove risiede il suo limite di velocità, dove il suo punto di rottura? Queste sono domande che si pongono anche i progettisti dell’industria farmaceutica, nell’intento di fornire una risposta farmacologica. Perchè l’intensificazione dello svolgimento del lavoro, l’abbattimento di strutture temporali profonde e interiorizzate, così come lo smantellamento di domeniche e vacanze, il cambio sistematico di orari e luogo di lavoro, il dissolvimento di relazioni sociali e legami emotivi conducono molto spesso a stati d’animo estremi e vacillamenti della personalità che incentivano proprio la disponibilità all’automanipolazione chimica, se non si vuole rimanere esclusi o stare dalla parte dei “perdenti”. (Günter Amendt, sociologo e giornalista)

È SUCCESSO… Sullo sviluppo della robotica In tutte le società del primo mondo la popolazione sta invecchiando. Si vive molto più a lungo e si fanno meno figli. Tutti avremo bisogno di strumenti che ci sostengano nella vita quotidiana: androidi che aiutino gli anziani o i malati, che svolgano le faccende domestiche, che si dedichino a tutte quelle mansioni e a quei lavori che nessuno ha più la voglia, il tempo o la forza di fare. In Occidente per ora avete affrontato il problema con gli immigrati, con le badanti. Noi abbiamo scelto un’altra strada. Il Giappone è un’isola, una società tradizionalmente monoetnica: non abbiamo mai avu38 | PRE-VISIONS -

Second Life registra un vero e proprio boom e diventa uno dei temi caldi dell’anno Decine di aziende (come Intel, American Express, Wal-Mart, Toyota e Reebok) hanno aperto su Second Life negozi e mall. Altre pagano per comprarsi la pubblicità. La Endemol ha annunciato il lancio di una versione del Grande Fratello realizzata in questo mondo parallelo (15 utenti entreranno in una casa di vetro e verranno eliminati uno a uno; il vincitore si aggiudicherà un’isola virtuale). La Reuters vi ha appena inaugurato la sua prima agenzia di stampa virtuale. Second


Life ha anche la sua moneta ufficiale (un dollaro vale 280 linden) e la sua Wall Street, il Metaverse Stock Exchange. La rivista Wired, che su Second Life ha un ufficio di corrispondenza, l’ha definito il luogo più cool del Web. (L’espresso, 23 nov 06) Anshe Chung è la prima milionaria di SL Nella sua prima vita Peter Lokke era capomagazziniere in un grande supermercato. Ma quando un giorno entrando su Second Life (SL), il mondo virtuale on line, si rese conto che guadagnava più soldi lì dentro che spostando casse di frutta, decise di licenziarsi e dedicarsi alla sua seconda vita: quella di proprietario terriero. Su Second Life Peter possiede dieci isole (da 65.536 mq virtuali l’una), che ha suddiviso in appetibili lotti da affittare al miglior offerente. Il meccanismo con cui Lokke e altri affaristi del mattone digitale stanno facendo soldi veri attraverso mondi di bit è il nuovo risvolto economico prodotto dal boom di SL, dove oltre a crearsi un proprio avatar, cioè una propria identità, si può anche diventare proprietari terrieri o immobiliari, acquistando appezzamenti dove poi farsi costruire magioni secondo i propri gusti e possibilità. Che naturalmente possono essere poi rivendute, e a prezzi crescenti visto l’andamento della domanda. Tanto che alcuni, come Peter, hanno deciso di farne un business: che si svolge in un mondo virtuale, ma produce soldi veri. Il caso più clamoroso è quello di Anshe Chung (l’avatar di Ailin Graef, cinese trapiantata in Germania), che nel novembre 2006 ha festeggiato il primo milione di dollari guadagnato con transazioni virtuali sui 360 kmq che oggi formano l’universo di SL. (L’espresso, 29 mar 07) IBM decide di utilizzare SL per i propri business meeting L’ IBM ha recentemente acquistato dieci isole su Second Life. “Ovviamente, speriamo di attrarre i primi che sono entrati nel gioco, ma fondamentalmente le isole sono per i dipendenti dell’IBM”, dice Ian Hughes, il primo a suggerire che l’IBM acquistasse proprietà dentro Second Life. Hughes sostiene che l’IBM, con le sue operazioni su scala mondiale, ha bisogno di un mezzo di chat tramite il quale i dipendenti possano comunicare. Nonostante i software di instant-messaging e di videoconferenza siano disponibili da anni, Hughes sostiene che la libertà creativa offerta da Second Life è qualcosa di differente. I programmatori spesso vanno nel mondo di Second Life e schematizzano i loro progetti in un formato tridimensionale. Parte del lavoro è svolto nelle loro aree private dentro il mondo virtuale, molto è invece aperto al pubblico. Inoltre, l’IBM spera di abbassare le spese di viaggio svolgendo gli incontri ed i corsi presso le isole di Second Life. Questo mondo

virtuale è anche un ottimo modo per i dipendenti per socializzare. “È come il golf di una volta”, dice Hughes. (Technology Review, mar-apr 07) Ha luogo la prima manifestazione di piazza in Second Life Nel piazzale delle Town Hall settimana scorsa una cinquantina di manifestanti si è riunita pacificamente con cartelli e striscioni per scioperare contro l’utilizzo non autorizzato di Copybot, un software che consente di clonare oggetti inanimati, animali e persino uomini. Gli uffici governativi sono stati seppelliti da lettere di residenti imbufaliti che hanno minacciato di chiudere le proprie attività. La sollevazione popolare è stata tale da spingere le autorità a intervenire e in un comunicato è stato deciso che per tutelare gli interessi e i diritti dei residenti chi effettuerà copie non consentite potrebbe venire sanzionato anche con l’espulsione. Nonostante le rassicurazioni, i timori restano. A detta degli osservatori, una protesta così estesa non si era mai vista su Second Life. (Il Sole 24 Ore, 23 nov 06) Le Università americane cominciano a utilizzare SL a scopo didattico Peter Wellowlees, docente di psichiatria all’università della California a Davis, utilizza Second Life per fare capire ai suoi studenti la sofferenza dei malati di psichiatria. Per 300 dollari al mese ha preso in affitto un’isola virtuale su cui ha costruito una clinica identica a quella di Sacramento dove molti suoi studenti svolgono il tirocinio. Ognuno di loro ha un avatar e sperimenta le allucinazioni raccontate dai pazienti schizofrenici che Yellowlees ricostruisce per loro. Varie facoltà Usa di architettura, la Federal National Oceanic and Atmospheric Administration, la Scuola di Diplomazia Annenberg della University of Southern California, la Suffern Middle School di New York sono solo alcune delle istituzioni che stanno sperimentando realtà didattiche all’interno di Second Life. Lo stesso hanno iniziato a fare le corporation, Ibm in testa, interessate a sfruttare le potenzialità della virtualità tridimensionale per formare collaboratori e dipendenti. Gli ambienti virtuali alla Second Life, dicono infatti gli addetti ai lavori, si stanno rivelando nuovi potenti mezzi di istruzione interattiva, allargata e partecipata che ben si adattano alle modalità comunicative e di apprendimento delle nuove generazioni. (L’espresso, 26 apr 07) Aubrey de Grey asserisce di aver trovato il modo di prolungare la vita di centinaia di anni; segue un’ovvia polemica. Aubrey de Grey è il biogerontologo più famoso del mondo: la sua tesi, da lui battezzata SENS (Strategies 7. UMANESIMO E POST-UMANESIMO | 39


for Engineered Negligible Senescence, Strategie per evitare ingegneristicamente la senescenza) ha fatto un enorme scalpore perché di fatto asserisce che già oggi siamo in possesso delle tecnologie e delle conoscenze necessarie per prolungare la vita di centinaia di anni. Nel 2006 Technology Review, la rivista dell’Mit, ha offerto un premio di 20mila dollari al biologo molecolare che fosse stato in grado di dimostrare che il progetto SENS erano “così prive di fondamento da non meritare di essere oggetto di dibattito accademico”. La rivista ha ricevuto cinque dissertazioni, di cui soltanto tre soddisfacevano i termini della sfida. De Grey ha scritto una confutazione a ciascuna delle dissertazioni ammesse, e gli sfidanti a loro volta hanno replicato. Gli esperti indipendenti hanno preso in esame l’intera documentazione. Alla fine gli esperti hanno concluso che le teorie di de Grey aleggiano in una sorta di anticamera della scienza, in cui restano parcheggiate in attesa (forse invano) di un’analisi obbiettiva. (Nòva del Sole 24 Ore mar 06 e Technology Review, gen-feb 07) Gli occidentali dormono sempre meno; arriva una pillola che consente di stare svegli più a lungo Dormiamo sempre meno. La media italiana è di sei ore e mezzo a notte e ciò significa che dall’inizio del Novecento abbiamo perso 90 minuti di riposo al giorno. Un fenomeno che riguarda, in generale, i Paesi occidentali. C’è chi ha trovato una soluzione alternativa al riposo: una pillola che consente di stare svegli più a lungo, in condizioni di perfetta lucidità e, quindi, di ridurre al minimo il tempo dedicato al sonno. Il principio attivo su cui si basa si chiama modafinil e negli Stati Uniti sta diventando una vera e propria mania: da quando è stato introdotto sul mercato, le vendite sono cresciute da 25 milioni di dollari del 1999 a 575 milioni nel 2005. Già nel 1999 il futurologo inglese Leon Kreitzman, nel suo libro 24 Hours Society, profetizzava che nei successivi 25 anni avremmo vissuto in una società dove, con l’ausilio di farmaci come il modafinil, non si sarebbe dormito mai, o comunque dove le ore di riposo sarebbero state ridotte al minimo. (D di Repubblica, 10 mar 07)

le 2007 – è apparso per la prima volta nel 1994 sul Trends Research Institute di New York City. A distanza di una dozzina di anni è stato acquisito dal New Oxford Dictionary che ne ha fissato il valore lessicale individuandone il significato nel (libero) scambio di una carriera economicamente soddisfacente ma evidentemente stressante, con uno stile di vita meno faticoso e meno retribuito ma più gratificante. Fra le personalità simbolo del nuovo movimento dei downshifter ne viene indicata una di particolare rilievo per il ruolo occupato, pubblico e politicamente importante: ovvero Robert Reich, docente universitario e segretario di stato al Lavoro dal 1993 al 1997 sotto la presidenza USA di Bill Clinton che decise, al principio del secondo mandato presidenziale di Clinton, di non seguirlo e di dimettersi per dedicare, per sua stessa ammissione, più tempo ai suoi figli. (da Wikipedia)

PER APPROFONDIRE Mario Gerosa, Second Life, Meltemi, 2007. Mario Gerosa, Aurélien Pfeffer, Mondi virtuali, Castelvecchi, 2006. Ray Kurzweil, The Singularity is Near: When Humans Transcend Biology, Penguin Books, 2006. Joel Garreau, Radical Evolution: the promise and peril of enhancing our minds, our bodies, Doubleday, 2005 – Sperling & Kupfer, 2007 (trad. italiana). Bryan Appleyard, How to Live Forever or Die Trying, Simon & Schuster, 2007. Sherry Turkle, The Second Self: Computers and the Human Spirit, MIT Press, 2005. Nancy Forbes, Imitation of Life: How Biology Is Inspiring Computing, MIT Press, 2005. Günter Amendt, No drugs, no future. Le droghe nell’età dell’ansia sociale, Feltrinelli, 2004. Douglas Coupland, JPod, Bloomsbury, 2006. Second Person: Role-Playing and Story in Games and Playable Media, Mit Press, 2007. Kathrin Röggla, Noi non dormiamo. L’insonnia dei precari di successo, Isbn Edizioni, 2005. Christoph Baker, Ozio, lentezza e nostalgia. Decalogo mediterra-

L’Inghilterra dedica una settimana al downshifting Semplicità volontaria è il neologismo che definisce quello che nel mondo anglosassone viene chiamato downshifting, ovvero la scelta da parte di diverse figure di lavoratori (particolarmente professionisti) di giungere ad una libera, volontaria e consapevole autoriduzione del salario bilanciata da un minore impegno in termini di ore dedicate alle attività professionali, in maniera tale da godere di maggiore tempo libero (famiglia, ozioso relax, hobbystica, ecc.). Il termine downshifting – a cui stata dedicata, per iniziativa della Gran Bretagna, la settimana 23-29 apri40 | PRE-VISIONS -

neo per una vita più conviviale, EMI, 2006. Pierre Sansot, Sul buon uso della lentezza. Il ritmo giusto della vita, Net, 2003. Tom Hodgkinson, L’ozio come stile di vita, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2006. www.downshifting.com Immortality Institute di San Francisco: http://imminst.org/ Life Extension Foundation, in Florida: http://www.lef.org/ World Transhuman Association: www.transhumanism.org Extropy Institute: http://www.extropy.org/ Alcor Life Extension Foundation: http://www.alcor.org/ Singularity Institute for Artificial Intelligence: http://www.singinst.org/


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Thomas L. Friedman, New York Times, trad. La Repubblica, 3 nov

Charlene Li, intervistata da Antonio Dini e Alessandro Longo

06

per L’espresso, 22 mar 07

Umberto Eco, L’espresso, 4 gen 07

Chris Anderson, D di Repubblica, 17 mar 07

Umberto Galimberti, La Repubblica, 28 dic 06; D di Repubblica, 20

Debbie Williamson, intervistata da Antonio Dini e Alessandro

gen 07

Longo per, L’espresso, 22 mar 07

Winy Maas / MVRDV, D di Repubblica, 14 apr 07

Douglas Coupland, intervistato da Laura Lazzaroni per D di Re-

Zygmunt Bauman, rielaborato da Umberto Galimberti, Il Ve-

pubblica, 23 set 06

nerdì di Repubblica, 20 apr 07

Dahrendorf,

da

http://www.ulivo-insiemeperlitalia.it/

Edgar Morin, intervistato da Gigi Riva per L’espresso, 4 gen 07 Federico Rampini, La Repubblica, 23 gen 07 Gerald Holton, La Repubblica Gianandrea Giacoma, intervistato da Arianna Dagnino per L’espresso, 8 mar 07 Gina Bianchini, intervistata da Paolo Pontoniere per L’espresso, 22 mar 07 Giorgio Napolitano, Discorso in occasione della celebrazione della Giornata della Donna 8 marzo 2007, www.quirinale.it Gülsefa Uygur intervistata da Kai Strittmatter, Süddeutsche Zeitung, trad. Internazionale 664 Günter Amendt, No drugs, no future. Le droghe nell’età dell’ansia sociale, Feltrinelli, 2004 Ingo Maurer, Mode&Modi de Il Corriere della Sera, 18 apr 07 James G. Ballard, Vogue Italia, apr 07 Jerry Steinberg, intervistato da di Camélia Encinas per D di Repubblica, ago 03 Joel Garreau, intervistato da Guido Romeo per Nòva de Il Sole 24 Ore, 18 mag 06 John Lanchester, The Guardian, trad. Internazionale 680 John Llewellyn, economista intervistato da Marco Magrini, Il Sole 24 Ore, 15 mar 07 Lester Brown intervistato da per L’espresso, 4 gen 07 Marian Salzman, ADWeek, 1 gen 07 7. UMANESIMO E POST-UMANESIMO | 41



COSTELLAZIONE GENERAZIONALE MILLENNIALS (1982-) GENXERS (1961-1981) BOOMERS (1944-1960)


MILLENNIALS (1982-) DISTINGUERSI, DIVENTARE FAMOSI ESSERE AMMIRATI, RICEVERE APPROVAZIONE ESIBIZIONISMO, EGO-CENTRISMO, ESSERE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE NUOVO CONCETTO DI PRIVACY, NESSUNA VERGOGNA SI ANNOIANO IN FRETTA, IMPAZIENTI, FRAGILI EVITANO LA FATICA COMUNICAZIONE CONNESSIONE COLLETTIVITÀ, COLLABORAZIONE INTEGRAZIONE+INDIPENDENZA CREATIVITÀ MULTITASKING, FRAMMENTAZIONE, SUPERFICIALITÀ AMICIZIA, GRUPPO, PEER PRESSURE NON INTERESSATI ALLA POLITICA TRADIZIONALE FAMIGLIA VALORI TRADIZIONALI, NESSUNA TRASGRESSIONE DENARO PERSONALIZZAZIONE, AFFERMARE LA PROPRIA INDIVIDUALITÀ ADULTIZZAZIONE

COME SONO (IN SINTESI) Vivono una costante conflittualità fra il desiderio di integrarsi e quello di distinguersi. Hanno come modello di riferimento le celebrities, soprattutto quelle persone che finiscono suoi rotocalchi e in tv senza avere nessun particolare talento, ma solo grazie a un meccanismo di autopromozione che consente di sfondare il muro dell’anonimato. Desiderano essere ammirati e ricevere l’approvazione altrui: nei siti di social networking essi possono, grazie ai feedback, avere una conferma della propria immagine pubblica e modificare la propria identità sociale di conseguenza. È il trionfo della personalità multipla e la vittoria del gossip come sistema per la formazione della personalità. Hanno subito l’influenza dei reality show: non vogliono più essere spettatori, ma attori in prima persona nonché protagonisti nella produzione dei contenuti. Il web 2.0 fornisce loro questa possibilità frantumando le barriere di accesso alla visibilità: la società si è trasformata in un concorso di esibizionisti con un trasferimento del palcoscenico dalla selettiva televisione al democratico Internet. Molti aspirano a diventare famosi, non vogliono stare da una parte ad applaudire gli altri, reclamano il proprio posto sotto i riflettori (anche solo del mondo virtuale) e di fronte all’occhio della telecamera (si veda il successo di YouTube – Broadcast Yourself). Ego-centrici: vogliono essere al centro dell’attenzione. Tutte le persone sedute davanti a un computer vogliono soprattutto parlare di sé: la cosa più intelligente di MySpace è il suo nome. Hanno riconnotato il concetto di privacy, influenzati 44 | PRE-VISIONS -

sia da Internet che dalla reality tv. Sul web 2.0 l’informazione deve essere libera e vige la morale della trasparenza, dunque ogni forma protezione e di occultamento viene vista con sospetto. Anche nella reality tv essere visti è percepito come validazione del proprio io e non come violazione dello spazio personale. Più cala il senso della privacy, meno si prova vergogna: anche il loro concetto di pudore è assai elastico. Abituati ai ritmi di Internet, della realtà virtuale e dei videogame si aspettano risultati immediati; qualsiasi cosa si faccia attendere un po’ diviene subito noiosa. Sono impazienti: non sanno ragionare a lungo termine, danno per scontata una felicità garantita e imminente. Tendono a scoraggiarsi in fretta; hanno un ego così sviluppato e delle aspettative così elevate che a prima difficoltà o rifiuto li lascia immediatamente svuotati e depressi. Il Web è diventato la bottega ideale “dell’imparare mentre si fa e del creare mentre s’impara”: sistema amatissimo da tutti gli adolescenti che hanno la sensazione di apprendere senza fatica. I Millennials sono stati svezzati con il computer e non hanno mai conosciuto un mondo senza Internet: per loro ogni cosa è mezzo di comunicazione, ognuno si connette e ogni luogo è connesso. Una delle cose più importanti è parlare: la comunicazione non è vista come uno strumento che consente di scambiarsi informazioni, emozioni, pensieri, bensì come finalità ultima di per se stessa. Non è il contenuto ad essere importante, ma chi lo comunica e chi lo recepisce, ossia le persone e i legami che le uniscono. Il social software è un modo per reggere il delicato equilibrio fra integrazione e indipendenza: i Millen-


nials vogliono che i loro legami sociali siano forti e deboli allo stesso tempo, vogliono essere nel contempo vicini e distanti e le nuove tecnologie li aiutano in questo gioco complesso (su Internet posso connettermi e disconnettermi in qualsiasi momento, senza dare giustificazioni a nessuno). Sono collaborativi e amano lavorare in team: ci si aggrega per gruppi, si fa amicizia, ci si scambia di tutto di continuo, si dialoga, ci si confronta e si condivide; è il trionfo dell’intelligenza collettiva, connettiva e creativa dei giovani e giovanissimi. Sono multitasking, fanno molte cose allo stesso tempo, non “spengono” mai: la loro attenzione è frammentata e sono sottoposti a un flusso continuo di informazioni e stimoli che spesso compromette la loro capacità di focalizzare, sviluppare capacità critiche, andare in profondità. Il 58% dei 18-24enni europei afferma che la cosa più importante della vita sono gli amici (ricerca effettuata da Synovate), più della famiglia, della carriera o dell’educazione. Sono estremamente sensibili al passaparola e al peer pressure. Non sono interessati alla politica tradizionale; la loro fiducia è riposta nei centri sociali, nelle ong, nei movimenti, in tutto ciò che è indipendente e per niente istituzionale. Considerano la famiglia un fondamentale punto di riferimento: è un ambiente affettivamente significativo, dove si sentono amati; è uno spazio dove ricomporsi, dove riunire la frammentazione che vivono all’esterno; è il luogo più sicuro in cui ci si può ritrovare; è l’unica realtà che li accetta integralmente per quello che sono, con i loro limiti e i loro difetti; è una tana, un rifugio, un antidoto alla paura. Bombardati da messaggi superficiali fin dalla nascita, cercano stabilità e tradizione, serietà e convenzionalità. Non sono interessati alla trasgressione e alla ribellione: gli stili di vita borderline piacciono sempre meno. Solo il 35% dei 18-24enni europei beve alcool regolarmente. Il 50% non ha mai fumato; di quelli che fumano solo l’8% pensa che questo sia cool. Fra gli studenti il 60% non ha mai fumato (ricerca effettuata da Synovate). Non amano contestare e, se anche lo fanno, il retrogusto è sempre estetizzante. Non percepiscono alcuno scontro generazionale. In America il fatto di essere nati in famiglie con entrambi i genitori che lavorano o con un genitore single li ha resi conservatori e finanziariamente responsabili fin da piccoli. Fin dalla giovane età prendono in considerazione il finanziamento per il college, la pianificazione della carriera e la pensione. Senza soldi non ci sarebbe estetica. Senza soldi non

si può comprare né moda, né felicità, né bellezza. Utilizzano la customizzazione, il vintage e il second hand per affermare la propria personalità; essi rappresentano un consapevole rifiuto del business commerciale così come un’enfasi sull’individualità Privilegiano l’autenticità. Fin dalla tenera età, vogliono sembrare più adulti di quello che sono. In termini di percezione del mercato, di stile di vita e di potere di spesa oggi un ragazzino di 8-12 anni equivale a un adolescente di 13-15 anni di 20 anni fa. Rifiutano i giocattoli in favore di prodotti pensati per adolescenti: ad esempio quando la Barbie venne introdotta alla fine degli anni ’50 era scelta da bambine fra 6 e 10 anni. Oggi il core market è da 3 a 5 anni. Dai 6 ai 10 sono più popolari le Bratz, mentre sopra i 10 anni comincia a esserci un disinteressamento per i giocattoli.

DICONO DI LORO Quello che è davvero cambiato è tutto il mondo che ruota intorno ai ragazzi. Intrattenimento, tecnologia, marchi formano un tutt’uno, una cultura unica e ininterrotta, fatta di immagini, suoni e movimento. Ogni cosa è mezzo di comunicazione. Ognuno si connette. Ogni luogo è connesso. La Generazione Y è multitasking, fa molte cose allo stesso tempo, non “spegne” mai. Non dimentichiamo, del resto, che è la prima generazione cresciuta con Internet. La Generazione MySpace è sfuggente, scettica, interattiva, si lascia influenzare soprattutto dagli amici. Hanno a cuore alcuni marchi, certo, perché i marchi parlano alla loro vera identità, ma è facile per loro cambiarli e sostituirli. Sono i ragazzi ad avere il controllo, anche se i genitori credono il contrario. Dalla casa al supermercato sono i ragazzi a decidere. Sono cresciuti con i telecomandi in mano. La scelta dei giovani si basa su un passaparola esponenziale. Dopo aver visto un film, oltre un terzo degli adolescenti e dei giovani adulti ne parla agli amici quel giorno stesso. I giovani adorano esprimersi, la personalizzazione oggi fa tendenza come un tempo era il tutto nero nella moda. (Kevin Roberts, CEO di Saatchi & Saatchi) Le generazioni del passato sono come vecchie città fortificate, circondate da alte mura medievali utilizzate per proteggere le zone più intime della personalità. I giovani di oggi hanno abbattuto quelle mura e hanno cominciato a disperdere i loro pensieri reconditi sulla Rete e a permettere agli altri di intrufolarsi nel loro territorio mentale. Lo fanno perché è facile farlo, e gli amici lo fanno. Perché mai vergognarsi di un comportamento diventato collettivo e quindi normale? I gioMILLENNIALS (1982-) | 45


vani d’oggi hanno una concezione della privacy e del pudore assai diversa da quella dei loro antenati: il rapporto tra pubblico e privato è cambiato radicalmente e gli adolescenti si stanno adattando al nuovo mondo. L’architettura della comunicazione, che era passiva, è diventata attiva. I genitori non possono offrire alcun modello ai loro figli in un mondo in cui ognuno deve essere protagonista. Il modello di questo cambiamento è piuttosto offerto dalle celebrities: persone come Paris Hilton. (Danah Boyd, uno dei cervelli di MySpace e analista della Annenberg School of Communications) La società si è trasformata in un concorso di esibizionisti. Le celebrities si mettono a nudo, i politici si espongono, e i giovani seguono lo stesso modello. Le vecchie generazioni non capiscono che, ancor prima della privacy, a cambiare è il concetto stesso dell’identità della persona. (Eric Druckenmiller, consulente per la Procter&Gamble e la Coca-Cola sui problemi dei giovani on line) I giovani si sintonizzano su un’audience a cui implicitamente chiedono una verifica della loro immagine pubblica. Grazie ai rapidi feed-back ottenuti in Rete, i giovani sono in grado di modificare rapidamente la propria identità sociale. E questa è una novità. (Fred Stutzman, ricercatore della UNC Chapell Hill, ha condotto una ricerca sulla privacy e sicurezza on line tra gli studenti universitari) È la vittoria del gossip come sistema per la formazione della personalità. La comunicazione interpersonale su Internet porta alle estreme conseguenze il modello del reality show, che consente la possibilità di sperimentare, grazie ai racconti collettivi, una molteplicità di situazioni, di segmenti di vita. Non sono siti come MySpace e YouTube a spingere i giovani a rinunciare alla propria privacy. Al contrario, quei siti sono solo lo specchio delle pulsioni sociali degli utenti. Si sta realizzando quello che già due grandi pensatori come Marshall McLuhan e Walter Benjamin avevano osservato: il pubblico cerca sempre di trovare il riflesso di sé nei media, si identifica nei racconti, nelle storie di cronaca, nelle testimonianze di chiunque esponga i meccanismi intimi del proprio animo. Ma ora con i siti comunità il meccanismo è cambiato: lì i giovani non sono più spettatori, al contrario diventano attori in prima persona e devono mettere in Rete una parte di se stessi. Nel nuovo modello i giovani diventano protagonisti nella produzione dei contenuti e generano l’immagine nella quale si specchieranno altri utenti. (Douglas Rushkoff, autore di Playing Digital e guru del mondo giovanile)

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Ma chi decide di esporre se stesso on line, lo fa cercando la maggiore visibilità possibile. E questo significa esporre le parti di sé che più suscitano l’emozione, e l’attenzione degli altri: e cioè sesso, fallimenti, tragedie. Con il cambiamento del concetto di privacy cambia anche la morale della trasparenza e quindi l’idea stessa del provare vergogna: la forma diventa contenuto e le forme di comunicazione che si sviluppano su Internet si trasformano in una nuova etica. Una delle regole della Rete è che l’utente deve definire il più possibile la sua identità. Chi vuole stare al gioco deve mettersi a nudo. Lavare i panni sporchi in pubblico diventa un’espressione della personalità dell’utente e ad avere più successo sono quelli che lo fanno meglio. Non è detto che tra dieci o vent’anni questi giovani guarderanno con imbarazzo a quello che hanno combinato in passato, proprio perché la cultura della privacy e della vergogna saranno cambiate. (Fred Stutzman) In Rete si sta formando una società “panmediatica”, dove si apprende a leggere testi d’ogni tipo (quasi sempre collegati fra loro, “ipermediali”) e si reimpara a scrivere con tutti i mezzi espressivi. La Rete sembra avere neuroni e sinapsi che funzionano in modo molto simile all’intelligenza collettiva, connettiva e creativa dei giovani e giovanissimi. È un luogo infinito dove si trova tutto quel che si vuole, aperto a ogni voglia, opinione, attività, espressione. È un ambiente libero, dove ci si aggrega per gruppi, si fa amicizia, ci si scambia di tutto di continuo, si dialoga e condivide, ci si confronta. Il più grande laboratorio di sperimentazione e di ibridazione dei linguaggi del pianeta. Dove l’industria dei contenuti sta allevando le nuove generazioni di scrittori, registi, art director, pubblicitari, pittori, musicisti, cartoonist, poeti, sceneggiatori, videomaker, computer grafici, videogiochisti e web designer. Il Web è diventato la bottega ideale “dell’imparare mentre si fa e del creare mentre s’impara”. Sistema amatissimo da tutti gli adolescenti che hanno la sensazione di apprendere senza fatica. (Edoardo Fleischner, esperto di new media) Ieri sul Washington Post si parlava di multitasking, di quell’abilità che specie gli adolescenti hanno di svolgere contemporaneamente più attività, di stare in una flagranza di mezzi e linguaggi con disinvoltura e quasi felicità. Hanno un cervello diverso dal nostro, ce lo avranno? Attenzione frammentata, difficoltà della memoria in un’era di flusso continuo di informazioni e stimoli: questo già lo sappiamo. Ma qualcosa di più fondamentale, genetico addirittura, che trasformerà i processi stessi dell’apprendere e ragionare è ipotizzabile? Il quotidiano ha posto la domanda a esperti e ricercatori. Risposte certe no, non ce ne sono, ma indizi


sì e molti dubbi: che nel medio-lungo termine questo sminuzzare e moltiplicare l’attenzione potrebbe avere conseguenze sull’abilità di focalizzare e sviluppare capacità critiche. In una ricerca dell’Ucla si è dimostrato che il procedimento sequenziale dell’apprendimento aiuta i teen-ager a raccogliere e memorizzare maggiori dettagli sulle cose rispetto a chi ci “multitaska” attraverso. “Tutte le attività rimangono in superficie mentre la conoscenza sta in profondità”, spiega Jordan Grafman, neuroscienziato cognitivo. Uno studio recente della Kaiser Family Foundation rivela che quando i ragazzi “studiano” per così dire seduti alle loro scrivanie, per il 65% del tempo fanno altre cose. (La Repubblica, 27 feb 07) Veniamo da generazioni molto ideologiche e molto violente, che spaccavano tutto, sparavano, uccidevano. Perché dovremmo preferire quel mondo rispetto a questo? Non si possono usare casi sporadici di cronaca nera per denigrare un’intera generazione. Il problema è che i cambiamenti nella modalità con cui questi ragazzi gestiscono il tempo, il corpo, l’amicizia, il denaro, sono stati talmente rapidi e imprevedibili che sono sfuggiti di mano agli educatori. Sono modelli incomprensibili sulla base dei ricordi della nostra adolescenza, e quando non si capisce è inevitabile che emergano gli incubi, i mostri. Invece questi sono ragazzi con un pacifismo radicale, uno straordinario interesse per la dimensione affettiva, che stanno bene in famiglia perché qui trovano un ambiente affettivamente significativo. (Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra) La famiglia non è più il luogo totalizzante di trent’anni fa, è più comprensiva, tratta il giovane da persona autonoma. E questo è molto apprezzato. In più, siccome l’adolescente ha molti punti di riferimento e vive in una società molto aperta, ha bisogno anche di uno spazio dove ricomporsi, dove riunire la frammentazione che vive all’esterno. Un tempo c’era bisogno di uscire dalla famiglia, di contestarla per affermare la propria individualità. Adesso è la famiglia l’unica realtà che ti accetta integralmente per quello che sei, con i tuoi limiti e i tuoi difetti. L’adolescente ne accetta il modello, anche se poi lo interpreta. Per esempio aderisce al modo di concepire il rapporto con il lavoro e la famiglia, ma non ha più quel modello di coppia e di sessualità. Lo scontro fra le due generazioni non c’è semplicemente perché i giovani possono vivere in autonomia queste scelte diverse, e la famiglia lascia che se le vivano. (Franco Garelli, sociologo dell’Università di Torino. Con Loredana Sciolla e Augusto Palmonari ha appena pubblicato i risultati di una ricerca sulla trasmissione dei valori, realizzata intervistando un campione di duemila ragazzi fra i 16 e i 29 anni – La socia-

lizzazione flessibile. Identità e trasmissione dei valori tra i giovani, editore Il Mulino) Tutte le persone sedute davanti a un computer vogliono soprattutto parlare di sé. Questa è una prima idea di quello che vorranno dalla rete le persone cresciute con Internet. Un delle cose più intelligenti di MySpace è il suo nome. (John Lanchester, giornalista e scrittore) Da 15 anni a questa parte la percezione della privacy è completamente cambiata. I giovani non si preoccupano delle intrusioni nella loro privacy. Pensano che non ci si debba preoccupare perché al tempo di Internet l’informazione deve essere libera. La vergogna si prova quando una cosa privata diventa pubblica. Più cala il senso della privacy, meno si prova vergogna. La causa principale di questo cambiamento è stata la reality tv, dove essere visti è percepito come validazione del proprio io e non come violazione dello spazio personale. (Sherry Turkle) Preferiscono la famiglia alla libertà, il pragmatismo agli ideali: dieci anni fa volevano cambiare tutto ora vogliono sicurezza, sentono la famiglia come un guscio e ritengono pressoché inaccettabili fenomeni come la prostituzione, l’adozione di coppie omosessuali, l’aborto, l’immigrazione, l’omosessualità. Sono i ragazzi dai 14 ai 24 anni, fotografati da Mtv in occasione dei suoi dieci anni, e messi a confronto con quelli di dieci anni fa attraverso due ricerche che ponevano loro le stesse domande. Il panorama in dieci anni sembra essersi completamente ribaltato: la ricerca prodotta da Mtv Lab mostra due modi opposti di essere giovani: questi ragazzi amano molto più di quelli della generazione precedente stare in casa, usano molto più Internet, hanno sogni ristretti e raggiungibili che gli permettono di avere più fiducia in sé, a parole consumano molta meno droga e sono meno inclini all’infedeltà. Vengono descritti più come individui che come collettività eppure il loro bisogno di compagnia è pressoché raddoppiato, dal 33 al 63 per cento rispetto ai ragazzi del ‘97. Privi di riferimento rispetto a strutture istituzionali, ricercano il massimo della stabilità attraverso gli affetti, lo studio e il lavoro come risposta a una viscerale inquietudine, che tendono a negare. Per questo, con sorpresa degli intervistatori anche i maschi tengono nelle loro camerette peluche e giocattoli, per esorcizzare un’ansia del futuro che colpisce il 29% di loro. Se nel ‘97 si cercava la differenza oggi l’ambizione è la similarità, è l’azzeramento dei conflitti, sia a livello familiare che sociale, tanto che rispetto a dieci anni fa quasi il 50% di loro si sente compreso, anche da quei genitori che vedono MILLENNIALS (1982-) | 47


come adulti un po’ confusi ma di cui riconoscono l’esperienza di vita. “Questa – commenta Fausto Colombo, docente di comunicazione all’Università Cattolica – rischia di essere la prima generazione forte dopo quella del ‘68 perché hanno una riconoscibilità forte, sono globali per moneta, confini e comunicazione, hanno incertezze sul futuro ma vi si predispongono perché hanno la forza della relazione orizzontale”. Secondo il direttore di Mtv Antonio Campo dall’Orto “questa è una generazione pragmatica, che però ha come problema l’incapacità di affrontare i problemi, perciò li rimuove o li allontana, per loro la trasgressione perde di fascino o esplode in violenza irrazionale come quella del bullismo che diventa un modo per rompere i canali consolidati, ma poi finisce lì”. (TgCom, 21 apr 07)

Professore, ha presente il fascio di luce che d’improvviso avvolge l’ospite d’onore e lo separa dal buio? Quella chiazza bianca o gialla sul palcoscenico? Mi sono accorta che è piccola, un cerchio minimo. Tutti non ci possiamo entrare, e neanche parecchi. Lì c’è posto per pochissimi. Per gli altri c’è il buio, il niente, al massimo un posto in platea per applaudire chi ce l’ha fatta e crepare d’invidia. A me non piace stare da una parte ad applaudire gli altri. Oggi a nessuno piace. Ma non mi va nemmeno di uscire dal teatro e mettermi a battere chiodi o sudare per due lire come mio padre e mia madre. Io quella luce la voglio. Io li capisco quelli che bruciano le macchine a Parigi. Loro la luce se la fanno da soli, e il mondo li guarda, arrivano le telecamere e il buio non c’è più, non c’è più questo schifo di vita. (Marco Lodoli riporta il commento di una sua studentessa)

DICONO DI SE STESSI QUALCHE DATO Oggi solo pochissimi possono permettersi di avere una personalità. I cantanti, i calciatori, le attrici, la gente che sta in televisione, loro esistono veramente e fanno quello che vogliono, ma tutti gli altri non sono niente e non saranno mai niente. Io l’ho capito fin da quando ero piccola così. La nostra sarà una vita inutile. Mi fanno ridere le mie amiche che discutono se nella loro comitiva è meglio quel ragazzo moro o quell’altro biondo. Non cambia niente, sono due nullità identiche. Noi possiamo solo comprarci delle mutande uguali a quelle di tutti gli altri, non abbiamo nessuna speranza di distinguerci. Noi siamo la massa informe. (Marco Lodoli riporta il commento di una sua studentessa) Siamo difficili e normali nello stesso tempo. È la realtà che abbiamo intorno a scoraggiarci. Non ci dà scampo. Un modo di essere scattato dopo l’11 settembre, una data che ha segnato molto anche noi. Questa generazione ha paura. Così la casa diventa una tana, un rifugio. Il mio libro è un esempio. Da soli, che è meglio. L’indifferenza, la paura, la mancanza di slanci. Forse la mancanza di trasgressione. Non c’è voglia di trasgredire. Molte canne. Pochissima cocaina. In un bar di Catania si toccano il naso, tirano su come per far vedere che la consumano abitualmente. Invece è tutta messa in scena. Fanno finta per darsi un tono. La famiglia è il luogo più sicuro in cui ci si può ritrovare. I ragazzi scelgono la famiglia perché si sentono amati. Poi perché hanno cellulari e playstation gratis. Senza soldi non ci sarebbe estetica. Senza soldi non si può comprare né moda, né felicità, né bellezza. (Melissa P. autrice di Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire ed. Fazi, scritto a 16 anni)

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La grande maggioranza dei ragazzi tra i 12 e i 24 anni il più delle volte trova noioso l’intrattenimento che ha scelto. All’età di quattro anni il 45 per cento dei bambini ha usato un mouse, il 27 per cento ha utilizzato un computer a casa. Il 70 per cento dei ragazzi tra i 13 e i 17 anni usa il cellulare per stabilire rapporti sociali o per creare altro genere di contenuti. Nel 2005, i bambini hanno influenzato circa il 47 per cento delle spese delle famiglie americane, per una somma superiore ai 700 miliardi di dollari. E infine, circa il 60 per cento degli appartenenti alla cosiddetta Generazione Y (tra i nove e i 29 anni) si sente personalmente responsabile nel voler cambiare il mondo. (Kevin Roberts) Il Pew Research Center ha pubblicato un rapporto sul comportamento on line dei giovani tra 15 e 17 anni, e ha scoperto che il 70 per cento delle ragazze e il 57 per cento dei ragazzi di quell’età hanno messo il proprio profilo su Internet. La maggioranza lo ha fatto su MySpace, altri su Facebook o su Xanga o altrove. Costruire il proprio profilo in Rete significa dichiarare il proprio nome, le inclinazioni sessuali, la città, la scuola, le proprie preferenze nella musica, nel cinema, nella letteratura, e poi rendere accessibili le proprie foto e i filmati, indicare le proprie amicizie più intime e rivelare se stessi in un diario che talvolta è riservato gli amici, ma che spesso – nel 79 per cento dei casi – è lasciato in pasto alla curiosità di tutti. (L’espresso, 1 mar 07) La ricerca Euyoupart (Political Participation of Young People in Europe) ha coinvolto 8 mila ragazzi, dai 15 ai 25 anni. In Austria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Slovacchia. La


grande parte dei ragazzi si dichiara poco o per nulla interessata alla politica (60 per cento), solo una manciata si dice “molto interessato” (5,9). Secondo Marco Bontempi, ricercatore del Centro Interuniversitario di Sociologia Politica di Firenze, non c’è un rifiuto tout court della politica, c’è disaffezione solo alla politica tradizionale. Le istituzioni, i partiti, la classe politica, non sono più centrali; la politica sta nei centri sociali, nei sindacati, nelle ong, nei movimenti, in tutto ciò che è indipendente e per niente istituzionale. Quasi nessuno è impegnato in un partito (5,8 per cento) e ancor meno in quelli giovanili (2,5). Invece acquistare una merce per ragioni politiche (o boicottarla) raccoglie adesioni che vanno dal 13 al 20 per cento, a seconda dei paesi. Una buona fetta (20) partecipa a discussioni politiche on line. Molti fanno volontariato o piccole azioni sociali. Quelle radicali sono risibili: bloccare una strada (2,8), scontrarsi con la polizia (2,6), occupare un edificio (5 per cento la media europea, in Italia il 27). Destra e sinistra poi sono una categoria che i giovani europei mandano definitivamente in soffitta: quasi la metà del campione non si dichiara né di destra né di sinistra, e aggiungiamoci pure un gruppo (17 per cento) che si rifiuta di rispondere. Solo il 35 per cento si riconosce ancora in questa dicotomia storica. Altri temi premono ai ragazzi: al primo posto la disoccupazione e la precarietà, al secondo l’inquinamento e le tematiche ambientali. La violenza è un problema più sentito del terrorismo, così come pure la povertà è più sentita dei problemi legati all’immigrazione. La maggioranza dei ragazzi (96 per cento degli italiani) mette il lavoro tra i problemi più urgenti per la propria generazione, al secondo posto (con il 94,9) l’inquinamento. (L’espresso, 22 mar 07)

PER APPROFONDIRE : Kevin Roberts, The Lovemarks Effect: Winning in the Consumer Revolution, Power House Books, 2006 AaVv, Under 21. La narrativa dell’ultima generazione, Edizioni Pugliesi, 2005. Neil Howe, William Strauss, Millennials Rising: The Next Great Generation, Vintage Books USA, 2000. Vanni Codeluppi, La vetrinizzazione sociale. Il processo di spettacolarizzazione degli individui e della società, Bollati Boringhieri, 2007. Kathryn C. Montgomery, Generation Digital: Politics, Commerce, and Childhood in the Age of the Internet, Mit Press, 2007.

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GENXERS (1961-1981) FLESSIBILITÀ, REVERSIBILITÀ, INDECISIONE, INSTABILITÀ RIFIUTO DELLE IDEOLOGIE, MANCANZA DI CERTEZZE ASSENZA DI FUTURO, PER COSTRIZIONE O PER SCELTA ETERNA ADOLESCENZA INDIVIDUALISMO EDONISMO, RICERCA DEL PIACERE IMMEDIATO RASSEGNAZIONE, ABDICAZIONE AI SOGNI INCAPACITÀ DI LOTTARE, RASSEGNAZIONE, QUALUNQUISMO ABITUATI AL BENESSERE A CONTATTO CON UN AMBIENTE COMPETITIVO, ASSENZA DI COLLABORAZIONE CINISMO, REALISMO, PRAGMATISMO, IRONIA ASSENZA DI TUTELE, DESIDERIO DI SICUREZZA REGRESSIONE, SENSAZIONE DI TORNARE INDIETRO INADUEGUATEZZA RICERCA DI SEMPLICITÀ DESIDERIO DI FERMARSI, DI PRENDERSI DEL TEMPO

COME SONO (IN SINTESI) Precarietà e flessibilità come condizione mentale: cambiamenti sia cercati che subiti, perenne reversibilità. Abituati a tornare indietro su tutto, vivono con angoscia ogni opzione che sia definitiva. Gli obiettivi si adeguano alla situazione. Traumatizzati dall’inaspettata e deludente evoluzione che hanno conosciuto le ideologie tanto sbandierate negli anni Sessanta, con molti dei loro focosi sostenitori riconvertitisi rapidamente da hippies a yuppies, hanno incarnato la loro repulsione per qualsiasi tipo di eccesso nella filosofia del post: sono diventati post-politici, post-femministi, post-moderni, post-consumisti. Mancanza di certezze, di punti forti. Sono privi della percezione e della sicurezza del futuro: vivono alla giornata, schiacciati da un eterno presente immutabile, un presente di insicurezze e soddisfazioni immediate. Molti hanno un solo desiderio: godersi il presente, fare progetti a breve termine e non imboccare una direzione precisa con troppo anticipo. Intrappolati in un’eterna adolescenza: alcuni riescono ad uscirne, altri non ci riescono, molti neanche ci provano. L’impossibilità di crescere ha fondamenti sia oggettivi che psicologici. Si rifugiano nella famiglia-tana; restano a vivere con i genitori per necessità o per scelta: è più comodo, consente di tenere il certo e scartare l’incerto, evita rischi e responsabilità. Rimandano la maternità e la paternità il più avanti possibile: fare un figlio è un lusso. Sono e si sentono in perenne formazione. Non si sentono autonomi: irrisolti emotivamente, sono adulti-bambini. Generazione mongolfiera: individualismo, la paura 50 | PRE-VISIONS -

di costruire un legame affettivo duraturo, reticenza a impegnarsi in un lavoro o nell’ambito della società, ricerca del piacere immediato, spensieratezza, edonismo. Spesso sono costretti ad abdicare ai propri sogni in cambio di un lavoro meno gratificante ma più sicuro. Devono costruirsi autonomamente un proprio percorso di carriera che raramente è coerente con gli studi fatti e con le proprie ambizioni. Sono convinti che questo sia l’unico mondo possibile, che nulla cambierà mai. Sono rassegnati, incapaci di lottare. Si lamentano per la mancanza di un futuro, ma non fanno nulla per costruirselo da soli. Non si sentono arbitri del proprio destino. Terrorizzati, hanno paura di rischiare. Sono qualunquisti, non credono più a nulla. Sono alla ricerca di un benessere a cui sono abituati e che è diventato necessario. Vivono a contatto con un ambiente competitivo, in cui l’arroganza e il mobbing sono all’ordine del giorno Assenza di collaborazione e solidarietà: tutti contro tutti, ognuno lavora per sé. Hanno imparato ad essere scettici e sospettosi, a fare e farsi domande, a vivere il presente ma interrogandosi sempre su che cosa si nasconde dietro la facciata del sistema sociale che li avvolge. Indifferenza e apatia sono in realtà lo specchio dietro cui si celano i loro reali valori: ironia, realismo e pragmatismo. Fronteggiano le pressioni del quotidiano ricorrendo all’autoironia: riuscire a non prendersi troppo sul serio diviene una forma di salvezza empirica. Sono e si sentono senza tutele, diritti, certezze, garanzie. Si sentono soli, privi di una struttura che li sostenga. Sanno che fanno parte di una generazione che avrà meno soldi, garanzie, prospettive di quella dei genitori.


Si sentono inadeguati, stritolati dal ritmo velocissimo di invecchiamento delle conoscenze. Non hanno grandi ambizioni: vogliono divertirsi, vivere una vita serena, godersi le gioie del quotidiano. Hanno la sensazione di non potersi fermare: desiderano rallentare, prendersi del tempo e degli spazi per pensare.

DICONO DI LORO Per la prima volta nella storia europea, i giovani in un’età compresa tra i 25 e i 35 anni prolungano l’adolescenza di una decina d’anni, senza alcuna fretta di entrare davvero nell’età adulta. Questa “generazione mongolfiera” è caratterizzata da una lunga post-adolescenza nel corso della quale dà l’impressione di galleggiare al di sopra della realtà. È una generazione che ha caratteristiche proprie: un forte individualismo, la paura di costruire un legame affettivo duraturo e la reticenza a impegnarsi in un lavoro o nell’ambito della società. Molti hanno un solo desiderio: godersi il presente, fare progetti a breve termine e non imboccare una direzione precisa con troppo anticipo. La nozione di piacere riveste una notevole importanza: quella che regna, almeno in apparenza, è una sorta di spensieratezza. Hanno l’aria di pensare che prenderanno decisioni quando la vita le imporrà, ma che per il momento c’è ancora tempo e non è necessario affrettarsi a compiere grandi scelte nella vita. (Isabelle Vial, psicoterapeuta, in François Sand, I trentenni) Oggi interessano soprattutto i soldi. Molti giovani vivono aiutati dalla famiglia e sono alla ricerca di un benessere a cui sono abituati e che è diventato necessario. Martin, il protagonista del mio libro, a un certo punto dice: “Per un giorno in più di benessere potremmo uccidere”. Martin è un ragazzo di quasi trent’anni, precario in tutto tranne che nell’amore: per la sua ragazza farebbe qualsiasi cosa, lei è il senso ultimo della sua vita. Lavora in call center dove l’arroganza e il mobbing sono all’ordine del giorno. È apparentemente cinico, ma il suo è un qualunquismo indotto da una società sempre più scollata. (Mario Desiati, scrittore) I trentenni italiani: giovani adulti in costante navigazione tra lavori senza scopo e cambiamenti drastici più o meno cercati se non subiti. Se va così è perché la caratteristica di queste vite è quella di essere sempre reversibili. Intanto, c’è il mercato del lavoro che è cambiato. È finito l’impiego a vita ed è arrivata la retorica della flessibilità, che è alla base di tutto quanto. A questo punto il messaggio è stato interiorizzato ed è diven-

tato uno stile di vita che per alcuni sembra liberamente scelto: quando mi sono abituato a tornare indietro su tutto, un’opzione che sia definitiva mi dà angoscia… (Giuliano Da Empoli, saggista) I sociologi la chiamano “famiglia tana”, quella di Christian la “sindrome del giovane adulto”. È stata la più grave malattia sociale degli ultimi vent’anni del secolo, in Italia, ma non se ne parla quasi per niente: la generazione degli anni Ottanta è rimasta a vivere dai genitori. Sette giovani uomini su dieci fra i 25 e i 29 anni vivono attualmente nella cameretta dove sono stati fasciati da neonati. In alcune regioni 9 su 10, praticamente tutti. Le donne un po’ meno: la metà. Quando si racconta questa storia, la più italiana di tutte, si attribuisce la colpa alla società: non c’è lavoro, non ci sono case, gli affitti sono carissimi, questi ragazzi come fanno. È solo una parte di verità. L’altra parte è, come si dice, culturale: vivere in casa a 25 e 30 anni è più comodo, consente di tenere il certo e scartare l’incerto, evita rischi e responsabilità. (Concita De Gregorio, giornalista)

DICONO DI SE STESSI Noi facciamo dello zapping nella vita: se una cosa non ci piace, anziché lottare, cambiamo canale. (Margherita Baldi, 37 anni, impiegata in Serena Zoli, La generazione fortunata) Che cosa ci è mancato? Benessere no, siamo una generazione che vive a dieta. Ma ci sono mancate le certezze. Perché l’ideologia ti riempie di certezze. Vivi, lotti muori per lei. Ora, gli ideali in sé sono in ognuno, ma le ideologie indicano come realizzarli. Mancano i segni forti. Ci si trova con amici a mangiare, a parlare del più e del meno, a dirci che si spera ci sia abbastanza lavoro per campare, tutto qui. (Fabio Crippa, 37 anni, artigiano in Serena Zoli, La generazione fortunata) Fabrizio Buratto è nato ad Alessandria nel 1974. Da quattro anni vive e lavora a Milano. È stato fotografo, critico cinematografico, disoccupato, giornalista per la carta stampata e il web, studente in corsi del Fondo Sociale Europeo, stagista, operatore di ripresa, disoccupato, assistente universitario, docente in corsi del Fondo Sociale Europeo, disoccupato, grafico, redattore televisivo, ecologista, obiettore di coscienza, bambino, feto, spermatozoo. Ora è anche scrittore, si augura di successo perché vuol comprar casa, fare il mutuo e per guadagnare coi libri occorre venderne proprio tanti, mica son diamanti. (dal blog di Fabrizio Buratto – www.fabrizioburatto.it/blog/) GENXERS (1961-1981) | 51


Sono Barbara, precaria, co.co.co. ormai da 4 lunghi anni. Lavoro in un ospedale come tecnico di laboratorio con la speranza che prima o poi quel contratto a sei, dieci, dodici mesi diventi a tempo indeterminato. Vorrei poter costruire un futuro col mio ragazzo, precario anche lui, ma cosi non si può! Come facciamo a crearci una famiglia se poi ci minacciano in continuazione che il contratto non verrà rinnovato per mancanza di fondi? (Barbara, www.anagrafeprecari.it, 5 aprile 2007 15:49) Con oggi sono arrivato al 18mo rinnovo contrattuale di 6 mesi, non ce la faccio più ad andare avanti così con 600€ al mese, senza tutele, diritti e sfruttato per far si che il mio capo possa permettersi un’auto da 100.000€ mentre io non ho nemmeno i soldi per fare la spesa o pagare le bollette... (Anonimo, www.anagrafeprecari.it, 3 aprile 2007 18:16) Le generazioni precedenti si sono sistemate, hanno mangiato, comodi... si sono fatti la casa al mare, vivono al massimo col minimo sforzo. Ora hanno un nuovo strumento: noi. Costiamo pochissimo, ci mettiamo tutta la passione del mondo e quando non serviamo più ci mettono via. (Tyler Durden, www.anagrafeprecari.it, 12 gennaio 2007 22:23) Ho sempre sott’occhio, anche online, il conto corrente, ma non sono mai andata in rosso. Risparmio su tutto. Per gli alimentari seguo le offerte dei supermercati. Quando c’è un prodotto in offerta ne faccio scorta. Per i vestiti aspetto quasi sempre i saldi, altrimenti mi concedo uno o al massimo due acquisti al mese. A comprare casa o una macchina neanche a pensarci. Il computer portatile sarà il prossimo acquisto. Volevo regalarmelo per Natale, ma ho rinunciato. So che potrei prenderlo a rate, ma non ho la certezza di lavorare tutti i mesi e finora non me la sono sentita di assumermi questo impegno finanziario. Quando ho cambiato casa e ho dovuto dare l’anticipo dei tre mesi di affitto, mi sono rivolta a mamma e papà. La condizione lavorativa influisce sulla mia sicurezza come persona: non so esattamente cosa sono. Quando mi presento a un colloquio il selezionatore mi dice che ho un profilo alto o, all’opposto, che non ho formazione ed esperienza consolidate. A volte mi sento inadeguata. Ma come faccio a consolidare l’esperienza se non ho un posto consolidato? E dunque i miei obiettivi si adeguano alla situazione. Si diventa flessibili. (Concetta Gigante, laureata in lingue e precaria) Credo che ormai l’essere precari sia diventata una condizione mentale: chiunque, tra le persone che co52 | PRE-VISIONS -

nosco sta per fare il suo ingresso nel mondo del lavoro, non punta più al “lavoro in sé”, ma alla possibilità di provare ad avere un colloquio, per poi raggiungere uno stage, prima di passare (i più fortunati) alla collaborazione o (nei casi più isolati)al contratto a tempo determinato. Mentre si compie tutto questo tragitto uno è diventato vecchio e non ha più né la voglia né la possibilità di avere un posto stabile. Ne consegue che: No, non ce ne libereremo mai del precariato. (cobram, post sul blog di Fabrizio Buratto, 15 mar 07) Per me il precariato coincide con la maturità: tutti provano ad uscire dall’adolescenza, qualcuno ci riesce, qualcuno non ci riesce, qualcun’altro neanche ci prova. (Fabrizio R., post sul blog di Fabrizio Buratto, 15 mar 07) Non volevamo cambiare il mondo, ma batterci contro un’ingiustizia ben precisa. Il problema non è rovesciare l’economia di mercato, ma creare condizioni più giuste per i giovani. La nostra generazione è la prima in Occidente a sapere che sarà più povera di quella dei genitori che, a trent’anni, pensavano a comprarsi una casa, stipulavano mutui, contavano su un reddito fisso. Ma la responsabilità di questa situazione va cercata tra i cinquanta-sessantenni che, per garantirsi lo standard di vita più alto che il mondo abbia mai conosciuto, hanno inguaiato i più giovani. Arroccandosi sulle loro rigide garanzie (lavorative e pensionistiche) lasciano che i ventenni passino da un contratto a tempo determinato a un altro. Senza serie speranze che la situazione possa cambiare. (Julie Coudry, 27 anni, leader del nuovo movimento studentesco francese) Il futuro non è ancora arrivato. Siamo tutti, nostro malgrado, dei bambini. Qualcuno dirà che è un’esagerazione, che ci sono quarantenni sistemati e integrati. Sono pochi. Davvero molto pochi. E quelli che non si sono integrati non sono certo gli sfaticati, gli sfigati. (Aldo Nove, Mi chiamo Roberta) C’è una parola che forse riassume tutto: inadeguatezza. Ho il desiderio di potermi fermare, di poter riposare… Ma non me lo posso permettere. Se mi fermo adesso che succede? In realtà la fuga è dal quotidiano. Ma il quotidiano è dappertutto. Sono così stritolata dal circuito della vita al dettaglio che non riesco ad alzare il tiro delle previsioni per il mio futuro… Da qualche anno a questa parte penso ad avere un figlio, ma non lo posso fare, un figlio. Perché non sono autonoma. Non è solo un fatto di soldi. Trent’anni fa facevi un figlio e anche senza soldi c’era una struttura che ti reggeva in un ruolo. Adesso sei sola. È una sensazione di vuoto pneumatico. Anche solo vent’anni fa non era così. Oggi, fare


un figlio è un lusso. Un lusso inaudito. Ti senti irrisolta emotivamente. Ti senti una bambina di quarant’anni. Per me la felicità è la possibilità di prendersi il tempo di capire. Di prendersi spazio per comprendere che cosa sta succedendo senza correre per sopravvivere. Significa potermi fermare per farmi una domanda sulla mia esistenza che non sia schiacciata dal peso condizionante della quotidianità che deforma tutto, che ingloba tutto, le cose scorrono e io non riesco a collocarmi in una posizione di senso. Riesco a fronteggiare le pressioni del quotidiano ricorrendo all’autoironia. È un’arma fortissima. Riuscire a non prendersi troppo sul serio è una forma di salvezza empirica. (Roberta, da Aldo Nove, Mi chiamo Roberta)

Un mio amico già nel 1999 ha provato a fondare un sindacato del precariato. Un grande idealista… Andava nei call-center e ascoltava le storie dei lavoratori, come stessero l’uno peggio dell’altro. Assorbiva tutte le loro storie di disperazione quotidiana e poi diceva: “Va bene, proviamo a metterci insieme e a fare qualcosa per protestare”. A quel punto scappavano tutti. Terrorizzati. Per la paura di rischiare. Per la paura di perdere il posto. Per la paura di perdere i soldi. Per un misto di paura e di fatale rassegnazione. In fondo anche un po’ di vigliaccheria. In definitiva, siamo anche noi gli arbitri del nostro destino. È che tutti si lamentano, ma alla fine non rischia nessuno. (Leonardo, da Aldo Nove, Mi chiamo Roberta)

Vivevamo in questo immenso appartamento, modernissimo, ciascuno nella sua stanza e con la cucina degli studi in comune. L’impressione era quella di una grandissima voglia di fare, di una frenesia inarrestabile. Ma giorno dopo giorno mi rendevo conto che tutto era sbilanciato verso un futuro che non arrivava mai, anche quello più prossimo. Vivevamo tutti di ‘progetti’. Non c’era mai nulla di concreto, c’erano questi progetti, e perlopiù ‘prestigiosi’. Creatività ce n’era in abbondanza. Il mio mondo era quello dei giovani ‘creativi’ pieni di belle speranze: fare i soldi in fretta, subito. Avere successo. Vivevo immersa come in un liquido amniotico dentro queste illusioni. (Alessandra, da Aldo Nove, Mi chiamo Roberta)

Ho fatto l’operaio, in una fabbrica del Nord. Sul piano umano, un disastro. Parlo dei miei colleghi. Gli argomenti erano sempre ed esclusivamente calcio, figa, motociclette e televisione. Nient’altro, mai. Non che mi illudessi di trovare una coscienza operaia tipo anni ’70, ma il pensiero comune, estremamente forte, era: “Viva il padrone perché è grazie a lui che riesco a vivere”. Erano nella maggior parte assolutamente qualunquisti. Non credevano più a nulla. L’idea fissa era che è tutta una ruberia, quindi fanno bene i padroni e i politici a rubare, noi non lo facciamo solo perché non lo possiamo fare. Mi terrorizza la filosofia di fondo oggi dominante. Un eterno presente immutabile. Un presente di insicurezze e soddisfazioni immediate. La convinzione generale è che questo è l’unico mondo possibile, che non ce n’è mai stato un altro e mai ci sarà. Una totale arrendevolezza allo stato delle cose. La certezza che nulla cambierà mai. (Marco, da Aldo Nove, Mi chiamo Roberta)

C’è una competitività che è spietatezza assoluta. Tutti contro tutti. E chi ha più potere tiene sotto scacco chi sta sotto di lui. In una catena dove non esiste nessuna forma di solidarietà. Per far funzionare un’azienda di quel genere [una società di produzioni televisive che produce format in appalto per varie reti nazionali] bisogna minare le sicurezze individuali. Perché se tu ti senti sicuro poi avanzi pretese. Se ti senti bravo ti viene anche in mente di chiedere di più. Invece ti viene chiesto di non essere assolutamente troppo bravo. Chi è troppo bravo vuole troppo. Mortificazione e fallimento come regola di lavoro. (Riccardo, da Aldo Nove, Mi chiamo Roberta) Gia dieci anni fa, alla Fiat, ognuno “lavorava per sé”. La sinistra era debolissima, quasi assente e comunque costruita da anziani che ricordavano i loro tempi gloriosi. I più giovani, armati di cellulare ultima generazione, di politica non volevano nemmeno sentir parlare. Nessun futuro da costruire, ma il modello di cellulare da cambiare a fine mese. Ricordo,a i tempi dell’università, il lento spegnersi delle discussioni politiche. (Aldo Nove, Mi chiamo Roberta)

QUALCHE DATO Nel 1975 un trentenne in Francia guadagnava il 15% in meno di un cinquantenne; oggi guadagna il 40% in meno. Nello stesso periodo il numero di laureati disoccupati a due anni dalla fine dell’università è cresciuto dal 6 al 25%. I trentenni nel 2001 riuscivano ad accumulare il 9% del loro reddito contro il 18% di 6 anni prima. I GenXers europei non solo saranno forzati a supportare un sistema di welfare che offre molto di più ai vecchi che ai giovani, ma saranno anche obbligati a farlo con molte meno risorse: l’economia europea resta incline a mantenere lo status quo e i politici sono stati timidi di fronte alla necessità di imporre difficili riforme che potrebbero correggere lo squilibrio. Sembra che l’Europa sia stia dividendo non solo fra classi sociali e gruppi razziali ma anche fra vecchi e giovani. GENXERS (1961-1981) | 53


Secondo L’Istituto Italiano di Medicina Sociale, il 45% degli italiani fra 30 e 34 anni vive ancora con i genitori. In Francia la percentuale dei 24enni che vivono in casa è quasi raddoppiata dal 1975 (oggi è al 65%). In Inghilterra l’età media del primo acquisto di una casa è salito dai 26 anni del 1976 ai 34 anni di oggi. (Newsweek)

PER APPROFONDIRE : Andrea Bajani, Mi spezzo ma non m’impiego, Einaudi, 2006. Marco Mancassola, Last Love Parade, Mondadori, 2005. Mario Desiati, Vita precaria e amore eterno, Mondadori, 2006. Michela Murgia, Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, edizioni Isbn, 2006. Angelo Ferracuti, Le risorse umane, Feltrinelli, 2006. Marilisa Monaco, Il momento è atipico. Cinque dialoghi fra lavoratori precari e lavoratori dipendenti, Terre di Mezzo, 2005. Aris Accorsero, San Precario lavora per noi. Gli impieghi temporanei in Italia, Rizzoli, 2006. Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa, Generazione mille euro. Storie di gioventù precaria, Rizzoli, 2006. Giorgio Falco, Pausa caffè, Sironi, 2004. Francesco Dezio, Nicola Rubino è entrato in fabbrica, Feltrinelli, 2004. Giulia Fazzi, Ferita di guerra, Gaffi editore, 2005. Andrea Bajani, Cordiali saluti, Einaudi, 2005. Aldo Nove, Mi chiamo Roberta, ho quarant’anni, guadagno 250 euro al mese…, Einaudi Stile Libero, 2006. Fabrizio Buratto, Curriculum atipico di un trentenne tipico, Marsilio, 2007. Zelter Joachim, La scuola dei disoccupati, Isbn Edizioni, 2007. Bernadette Bawin-Legros, Generazione smarrita. Il mondo dei trentenni, Nuovi Mondi Media, 2006. Matteo Renzi, Tra De Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro, Giunti Editore, 2006. Françoise Sand, Isabelle Vial, I trentenni. La generazione del labirinto. Colloqui con Isabelle Vial, Feltrinelli, 2006.

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BOOMERS (1944-1960) PASSIONE, IDEALISMO, SOGNI LIBERTÀ, GIUSTIZIA RIBELLIONE, TRASGRESSIONE IMPEGNO COLLETTIVO, DIALOGO DELIRIO DI ONNIPOTENZA ATTIVISMO, ENERGIA OTTIMISMO, FORTUNA TRADIMENTO DEGLI IDEALI, AVIDITÀ, INGORDIGIA, EGOCENTRISMO AMBIZIONE, ATTACCAMENTO AL POTERE E AI PRIVILEGI, GERONTOCRAZIA, DISPONIBILITÀ ECONOMICA, EDONISMO LA MEZZA ETÀ COME NUOVA VITA, CONTINUANO A LAVORARE APERTURA MENTALE, DINAMISMO IL MITO DELL’ETERNA GIOVINEZZA, PREVENZIONE

COME SONO (IN SINTESI) La loro giovinezza è stata dominata dalle passioni: calde, trascinanti, vincenti, a volte brucianti. Hanno potuto sognare: sogni come progetti personali, come ideali collettivi, come ottimismo sulle sorti dell’umanità. Hanno vissuto intensamente, promuovendo l’impegno collettivo e lottando in nome dei loro ideali: libertà, giustizia, indipendenza, parità in ogni ambito. Ribelli, hanno messo in discussione i valori stabili della tradizione; politica e sessualità sono stati i terreni principali del loro interesse e i luoghi di trasgressione per eccellenza. La parola era per loro lo strumento principe: tutto si poteva spiegare, descrivere, esplicitare. Erano convinti di poter cambiare le cose, di influenzare la storia e il corso degli eventi, di essere gli unici artefici del proprio destino: si sentivano padroni del mondo. Hanno vissuto una specie di delirio di onnipotenza: erano convinti di avere una missione speciale da compiere – cambiare il mondo, renderlo migliore e nuovo in tutti i suoi aspetti. Immaginavano una rivoluzione che fosse davvero onnicomprensiva e totale, che interessasse i governi degli Stati così come le loro vite quotidiane. Hanno combattuto per conquistare una miglior qualità della vita: hanno imparato che le cose che si desiderano bisogna guadagnarsele, che nulla viene regalato. Ottimisti: erano convinti che il futuro fosse in continua e inevitabile ascesa. Hanno beneficiato di una congiuntura estremamente favorevole: niente di regalato, ma neppure niente di impossibile. Nonostante il loro desiderio di libertà e di indipendenza rispetto alle strutture tradizionali, sono vissuti in anni di grande sicurezza: nessun problema per trovare lavoro, i sogni si potevano coltivare perché si potevano

tradurre in progetti, molte cose erano veramente facili da ottenere. Riconoscono di essere stati fortunati, che un periodo simile è finito per sempre e forse non tornerà mai più. Una volta diventati adulti, negli anni Ottanta, molti hanno smarrito il sogno e la dimensione collettiva: le ideologie si sono sfaldate e sono venuti a mancare i punti di riferimento. Avidi: declinate le ideologie e persa la moralità, i soldi diventano l’unico metro di misura; il nuovo sogno è fare profitti più alti possibili nel più breve tempo possibile. Ingordi ed egocentrici: giunti al potere, hanno succhiato tutto a livello di interesse personale, non hanno reso parte del ricevuto ma, anzi, hanno preso ancora – una rapina a danno delle generazioni future. Oggi assistiamo a una incredibile concentrazione della ricchezza nelle mani dei Boomers: per la prima volta nella storia chi non fa niente a 60-65 anni ha un livello di vita più alto rispetto a chi ha 30-35 anni e lavora a tempo pieno; ne potranno scaturire situazioni di instabilità sociali, come conseguenza della competizione per le risorse fra Boomers in pensione e GenXers e Millennials in età lavorativa. Ambiziosi: oltre ai soldi, il valore di riferimento diviene soprattutto il potere. Se da giovani si scagliavano contro le ingiustizie, ora sono loro a non rispettare i fondamenti della meritocrazia. Attaccati al potere: paura di perdere i privilegi acquisiti, scarsa apertura nei confronti delle nuove generazioni, difficoltà nel passaggio generazionale. Gerontocrazia: è una condizione che sta sempre più caratterizzando la società occidentale; ad esempio, dei 94 artisti che sbarcheranno a Venezia il 10 giugno per la Biennale di Arte Contemporanea, ben 26 sono nati prima del 1950, altri 12 sfiorano o superano i cinquant’anni e cinque sono addirittura morti. È la prima generazione di senior ad avere due stiBOOMERS (1944-1960) | 55


pendi in famiglia e di conseguenza molti soldi da spendere, specie se i figli hanno lasciato casa. Amano spendere: non hanno sperimentato l’insicurezza e la povertà degli anni di guerra e sono totalmente diversi dai loro frugali genitori (molti dei quali, reduci della Seconda Guerra Mondiale, hanno passato il resto della loro vista a sentirsi profondamente fortunati per il semplice fatto di essere sopravvissuti a quegli anni durissimi). Si sentono ancora sani e attivi e vogliono usare il denaro per divertirsi, rilassarsi e vivere nuove esperienze; si parla di middlescense, una nuova adolescenza dove i cinquantenni possono riscoprire talenti e interessi della propria giovinezza, ma con più soldi e tempo a disposizione per coltivarli. Anche la menopausa da forza depressiva è diventata forza propulsiva: un momento in cui liberarsi di un matrimonio stanco o di un lavoro che non soddisfa più. Molti sono ancora al top della loro carriera lavorativa o hanno intrapreso una bridge career, un lavoro che riempie il gap che si crea fra l’impiego a tempo pieno e la completa cessazione dell’attività. I bridge jobs sono spesso part-time, e altrettanto spesso costringono l’ex dipendente a reinventarsi come libero professionista. Il fenomeno è in fase di sostenuta crescita: negli Stati Uniti fra un terzo e la metà di tutte le persone in età pensionabile ha intrapreso una bridge career. A volte si tratta di pure e semplice necessità: alcuni si rendono conto che la pensione non può garantire il tenore di vita a cui si sono abituati e non vogliono (o non possono) rivedere le proprie abitudini. Ma a volte è una questione mentale: a mancare non è tanto lo stipendio pieno, quanto l’azione, l’impegno, persino lo stress. Ecco allora che i Baby Boomers decidono di ritornare in ufficio (o di non lasciarlo proprio) e di affrontare le loro nuove “carriere-ponte” come un efficace strumento di riaffermazione personale (si tratta soprattutto di uomini che hanno convogliato gran parte delle loro gratificazioni nella professione). Questa flessibilità si ricollega a una giovinezza vissuta negli anni ’60, all’interno di una cultura di possibilità illimitate. Questa generazione è cresciuta in un periodo in cui novità e sperimentazione erano priorità ben più importanti che fra i giovani delle precedenti generazioni. Non vogliono invecchiare: mantenersi giovani praticano attività fisica, prestano attenzione all’alimentazione, curano il proprio stile di abbigliamento, investono nei cosmetici, si sottopongono a interventi di chirurgia estetica… Adottano uno stile di vita orientato al salutismo e alla prevenzione: alimentazione biologica e funzionale, attività fisica, monitoraggio e auto-analisi… Si trovano in una situazione per certi versi parados56 | PRE-VISIONS -

sale: sono stati loro a creare il mito della giovinezza e ora che non sono più nel fiore degli anni temono di sentirsi da questo marginalizzati.

DICONO DI LORO La tendenza è in atto da tempo, ma oggi è davvero una realtà trasversale ai ceti sociali. È come se la menopausa da forza depressiva sia diventata forza propulsiva. Accade che in questa fase, con i figli più grandi e maggiori sicurezze, le donne riescano a liberarsi di cose in cui non credono più, come un matrimonio appassito o un lavoro troppo noioso. (Marina Piazza, sociologa) Floridizzazione. Il nomadismo dei Baby Boomers è ormai diventato un fenomeno evidente e planetario: inglesi, francesi, olandesi e tedeschi che comprano casa in Spagna, in Italia e in Croazia. Norvegesi stanchi di vivere nel paese più caro del mondo che investono con entusiasmo in Portogallo, dove il mercato immobiliare dà ancora soddisfazione. Statunitensi che si spostano in Messico, Belize, Costa Rica. Giapponesi che fanno un pensierino su Taiwan. E gli italiani, da sempre tentati dai Caraibi, che cominciano a spostarsi verso l’Oriente. “Alle soglie della pensione io e mia moglie ci siamo messi alla ricerca di un posto in cui cambiare vita”, racconta Mick Winter su Boomers Abroad, “Vivevamo in California, non potevamo perciò rinunciare a giornate soleggiate. Ma volevamo un posto meno caro, dove vivere meglio con le nostre pensioni”. Già nuove traiettorie si delineano per i 78 milioni di Baby Boomers americani, gente che continua a spendere e che smania per reinventarsi, come se avesse un futuro interminabile davanti (non a caso gli attuali livelli di risparmio hanno raggiunto una soglia minima, toccata prima solo ai tempi della Grande Depressione). (L’espresso, 19 apr 07)

DICONO DI SE STESSI Ho quasi 50 anni. I miei figli se ne andranno presto di casa. Sto cercando qualcosa. Ho detto a un amico che ciò che è diverso è il fatto che non sono più un target per il marketing (tranne per le automobili, le vacanze e gli antidolorifici). Mi sento liberata. Ho realizzato che tendo ad acquistare prodotti che utilizzano donne reali nelle loro pubblicità. Le rughe sono importanti. Anche diversi tipi di “fisico” funzionano bene. Mi dà fastidio il sesso nelle pubblicità. Voglio divertimento e libertà, indipendenza e l’illusione di poter scegliere. (Fab, 16 dic 06, post di commento all’articolo Love Those Boomers, Business Week)


La mia generazione è cresciuta facendo ginnastica con Jane Fonda, ascoltando John Lennon e dimostrando contro la guerra. Abbiamo urlato per dire ciò che credevamo fosse giusto. Vecchi? Non ancora. Siamo in forma. Ci alleniamo. Ci curiamo e non guardiamo neppure la nostra età però non prendeteci in giro cercando di venderci dei prodotti per ventenni. Vogliamo persone attraenti della nostra età. (Wicked, 12 ott 06, post di commento all’articolo Love Those Boomers, Business Week) A noi Boomers non è stato regalato nulla. Abbiamo combattuto duramente per conquistare una miglior qualità della vita per noi stessi e per i nostri figli. Se i GenXers non riescono a gestire ciò che abbiamo costruito per loro, non è certo colpa nostra. (EXNYER, 14 nov 05, post di commento all’articolo Love Those Boomers, Business Week) Mia madre ha appena compiuto 60 anni e non è mai stata più ricca; passa il tempo costruendo case e viaggiando per i continenti. (Lawell, 14 ott 05, post di commento all’articolo Love Those Boomers, Business Week) La generazione fortunata: raramente, forse mai, c’è stato un periodo così lungo di pace, serenità e benessere. Niente guerre, d’accordo, ma non solo: progresso in continua accelerazione, distribuzione generalizzata dei vantaggi, allargamento di ogni confine nei modi di pensare e di vivere. Ci sono studiosi che parlano del passaggio da un “futuro promessa” (quello di cui abbiamo beneficiato noi, e così a lungo) a un “futuro minaccia” e definiscono il presente “epoca delle passioni tristi”, mentre il nostro tempo è stato quello delle passioni tout court, passioni calde trascinanti, vincenti, a volte brucianti. La fortuna più grande infatti di cui abbiamo goduto, al di là di condizioni storiche straordinariamente favorevoli, è stata quella di aver potuto sognare. Sogni come progetti personali, sogni come ideali collettivi, sogni come ottimismo sulle sorti dell’umanità e sul contributo che noi, ciascuno di noi, avremmo potuto dare. Non abbiamo avuto tutto subito. Anzi, siamo partiti da zero, dal dopoguerra, da un paese distrutto, da una povertà che era sovente miseria. Abbiamo conosciuto i sacrifici, nostri e ancor più dei nostri genitori, abbiamo conosciuto la scala dei valori in tempi di penuria, abbiamo imparato che le cose che si desiderano bisogna guadagnarsele. E il desiderio che in noi alimentava l’azione e il sogno, la voglia di risultato, non era meno potente e gratificante del sogno in sé. La giovinezza: l’abbiamo promossa da età acerba,

fugace, inaffidabile a età centrale, l’età di riferimento della vita e, per meglio godere di questa nostra promozione, l’abbiamo protratta, allungata fino a quasi esserne noi tuttora compresi. I valori della gioventù – fantasia, innovazione, reversibilità continua, possibilità di ricominciare sempre daccapo – hanno soppiantato, nella società, e messo alla berlina i valori stabili della tradizione. Nasce con noi il “mito giovanilistico”, che è poi il mito della modernità. Anni intensi, vivi, ricchi di promesse e della nostra voglia di seguire e imporre ideali di libertà, giustizia, parità in ogni ambito. Anni di movimenti, interiori ed esteriori. Anni anche di grande sicurezza, che ora non c’è più. È con stupore che abbiamo cominciato a cogliere la straordinarietà del nostro destino collettivo e ciò è avvenuto quando s’è fatta evidente la caduta delle speranze e del senso del futuro per chi è giovane oggi. Il vento della storia si è volto a nostro specialissimo favore. Può essere che il prezzo da pagare arrivi in extremis, verso il traguardo finale, ma in ogni caso – concludono molti di noi, specie quelli con figli, il cui futuro li impensierisce non poco – ormai ce l’abbiamo fatta. E ci è andata proprio bene. Usciti dalle università, o preso un diploma, nessun problema per trovare lavoro, come non ce n’erano per chi aveva scelto di non studiare. Un futuro certo, e in ascesa: posizioni e compensi andavano senz’altro a migliorare. Davanti avevamo una scala che portava certamente in su. Niente di regalato, ma neanche niente di impossibile. I sogni si potevano coltivare perché si potevano tradurre in progetti. (Serena Zoli, La generazione fortunata) Quel che fa la differenza tra noi e le nostre figlie e qualunque generazione futura è che loro, nonostante la globalizzazione, non si sono mai sentite padrone del mondo. Noi sì. Erano gli anni Sessanta e Settanta. Credevamo che il nostro mondo fosse infinito. (Marcela Serrano, Arrivederci piccole donne cit. in Serena Zoli, La generazione fortunata) Ci è rimasta, intatta, la capacità e la voglia di sognare. Tra un anno o due, appena potrò, sceglierò di andare in pensione – incentivi o no a restare – per incominciare un’altra vita. Quello che è davvero la vita: affetti, passioni, un impegno collettivo. Ho 54 anni e vedo nuovi orizzonti davanti. Un piccolo esempio: ho la passione per il cinema, ebbene andrò a ogni festival di Venezia o di Cannes. Poi a manifestazioni come Umbria Jazz. Inoltre gli ideali di un tempo ci sono ancora. (Aldo Lupo, cit. in Serena Zoli, La generazione fortunata) È stata una generazione grande e sventurata. Grande perché ci siamo trovati a crescere in un mondo che BOOMERS (1944-1960) | 57


cambiava e gli abbiamo messo l’acceleratore. Perché il mondo è cambiato: diritti civili, libertà, conoscenze. Sventurata perchè poi abbiamo avuto paura dei nostri ideali e quindi ci siamo persi di vista e siamo diventati tutti dei singoli e, come se non bastasse, dei singoli conflittuali. Abbiamo smarrito la dimensione collettiva e consegnato ai ragazzi d’oggi un mondo cupo. (Valter Veltroni, cit. in Serena Zoli, La generazione fortunata) Questa generazione così superfortunata non ha reso parte del ricevuto, anzi ha preso ancora. Gli anni Ottanta sono stati anni di rapina. A danno delle generazioni future. A 40 anni, ormai eravamo noi nella dirigenza delle istituzioni e anche del privato. Io ho potuto vedere il fenomeno dall’interno i ambedue i campi: questa generazione che ha avuto ogni cosa facile, che ha goduto di un periodo eccezionale che credo non tornerà mai più, ebbene, giunta al potere, ha succhiato tutto a livello di interesse personale. Negli anni Ottanta si era consumata tutta la moralità, dunque è saltato il contratto sociale delle regole. E la moralità s’è persa perché le ideologie si sono sfaldate e sono venuti a mancare i punti di riferimento, dunque sono rimasti come valori propulsivi i soldi, ma soprattutto, soprattutto, il potere. (M.T., economista, cit. in Serena Zoli, La generazione fortunata) La partenza è la perdita dei valori, il loro sfaldarsi. Cessano le ideologie, il mito, il sogno. Nel vuoto che resta, i soldi diventano l’unico metro di misura. E nasce l’ingordigia dell’avere, proprio l’ingordigia che la nostra generazione non aveva affatto. Anche nel fare impresa cambia il senso. Negli anni Cinquanta, per esempio, volevamo sì far soldi, ma insieme c’era il sogno di ricostruire o di lasciare qualcosa al futuro. Invece dal finire degli anni Ottanta ai Novanta si ha una svolta spaventosa. Il nuovo sogno è fare profitti più alti possibili nel più breve tempo possibile. (Eugenio Felicori, ex manager, cit. in Serena Zoli, La generazione fortunata) Il mutare dei rapporti e il declassamento dei valori si colsero in tutto il mondo del lavoro. Io ho visto cambiare (in peggio, molto in peggio) il mio mestiere, il giornalismo. Dalla metà degli anni Ottanta tengono sempre meno banco i valori fondanti della professione e il merito entra in disuso. Se una corsia preferenziale per i raccomandati c’è sempre stata e sempre ci sarà, quel metro di misura diviene sistematico. Da un certo punto in poi, non solo nel giornalismo ma in tutte le imprese, capi e manager non hanno più scelto come vice e bracci destri i migliori del settore per raggiungere i maggiori risultati ed essere stimolati dalla concorrenza intellettuale; la scelta si è via via spostata verso i mediocri che non fanno ombra, verso i maneggiabili 58 | PRE-VISIONS -

che dicono sempre sì. Insomma è l’irruzione degli yesman. (Serena Zoli, La generazione fortunata) L’anticomunismo e la repressione sessuale sono stati due topoi della mia educazione, mia e credo di buona parte delle mie coetanee, ma non tanto per convinzione politica, né per adesione ai precetti della chiesa; si trattava più che altro di un modo di pensare comune e largamente condiviso, una specie di filosofia quotidiana di gran parte della borghesia italiana del tempo. Così, in piena adolescenza ribelle, furono proprio la politica e la sessualità i terreni principali del mio interesse e i luoghi di trasgressione per eccellenza. (Annamaria Tagliavini, Baby Boomers) La parola è stata lo strumento principe. Lunghissime discussioni, fiumi di parole, giornate e serate piene di discorsi, tutto si poteva spiegare, descrivere, esplicitare. Il femminismo ha trovato il suo terreno di coltura proprio in questa nostra largamente condivisa religione della parola. Credo si possa dire che la nostra generazione di donne e di uomini abbia amato profondamente e forse più di ogni altra cosa le parole, sia dette che scritte. (Annamaria Tagliavini, Baby Boomers) Una illimitata curiosità, il desiderio fortissimo di libertà, ma anche l’impegno a cambiare radicalmente il mondo hanno abitato i miei orizzonti di quegli anni in cui viaggi, libri, amori e musica insieme hanno giocato un ruolo cruciale. In buona parte si è trattato di una specie di delirio di onnipotenza che ha spinto me e molti altri a mettersi alla prova così duramente; ci sembrava di avere una missione speciale da compiere: cambiare il mondo, renderlo migliore e nuovo in tutti i suoi aspetti e questa rivoluzione doveva essere davvero onnicomprensiva e totale, dai governi degli Stati alle nostre vite quotidiane. (Annamaria Tagliavini, Baby Boomers) Stavo costruendo quella strana combinazione di delirio d’onnipotenza e stato di crisi permanente che ha forse contraddistinto tanti altri della mia generazione, e che ha lasciato soprattutto nelle femmine, fino a oggi, la traccia di una pretesa forza straordinaria. La negazione dei limiti e l’impulso a sfidare ogni ostacolo erano mescolati a una fragilità corazzata d’arroganza. Ciascuno di noi continuava a pretendersi indistruttibile, a coltivare il rischio con dedizione ingenuamente trasgressiva. (Roberta Mazzanti, Baby Boomers)

QUALCHE DATO La popolazione mondiale sta invecchiando a una


velocità sostenuta: gli over50 sono il segmento demografico che sta sperimentando la crescita più elevata. Ogni sette secondi un Americano entra nei suoi cinquant’anni (MIT Age Lab). Il rapporto tra il over65 e le persone in età lavorativa era nel 2000 pari a 26,4 in Germania, 27,5 in Francia, 27,9 in Giappone, 29,1 in Italia e 21,1 negli Stati Uniti. Nel 2040 sarà pari a 54,5 in Germania, 50 in Francia, 59,9 in Giappone, 63,9 in Italia e 37,9 negli Stati Uniti (Ocse). In Inghilterra i 20 milioni di over50 possiedono l’80% della ricchezza nazionale (BBC). In Italia il 75% degli over60 guadagna circa il 30% in più della media nazionale (Censis).

John Lanchester, The Guardian, trad. Internazionale 680 Julie Coudry, intervistata da Gianluca Beltrame e Alberto Toscano, Panorama, 25 mag 06 Kevin Roberts, L’espresso, 5 apr 07 Marco Lodoli, La Repubblica, 12 nov 05 Marco Lodoli, La Repubblica, 18 ott 2004 Marina Piazza, intervistata da La Repubblica 19 ago 05 Mario Desiati, intervistato da Valentina Pigmei per Panorama, 31 ago 06 Melissa P. intervistata da L’espresso, 29 lug 04 Sherry Turkle, intervistata da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere per L’espresso, 1 mar 07

PER APPROFONDIRE : Leslie M. Harris, Michelle Edelman, After Sixty: Marketing to Baby Boomers Reaching Their Big Transition Years, Paramount, Market Publishing, 2006. Rosi Braidotti, Roberta Mozzanti, Serena Spegno, Annamaria Tagliavini, Baby Boomers. Vite parallele dagli anni Cinquanta ai cinquant’anni, Giunti Editore, 2003. M. Joanna Mellor, Helen Rehr, Baby Boomers: Can My Eighties Be Like My Fifties?, Springer Publishing Company, 2005. Serena Zoli, La generazione fortunata, Longanesi, 2005. Linda Gravett, Robin Throckmorton, Bridging the Generation Gap: How to Get Radio Babies, Boomers, Gen Xers, and Gen Yers to Work Together and Achieve More, Career Press, 2007. www.eons.com: creata dal fondatore di Monster.com, è la community degli ultra cinquantenni. Offre consigli per restare in vita a lungo e bene, ma anche un database che avverte della morte di conoscenti. www.thematuremarket.com www.maturemarketinstitute.com

FONTI: Concetta Gigante, intervistata da Paola Ciccioli per Panorama, 15 feb 07 Concita De Gregorio, La Repubblica, 27 feb 07 Danah Boyd, intervistata da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere per L’espresso, 1 mar 07 Douglas Rushkoff, intervistata da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere per L’espresso, 1 mar 07 Edoardo Fleischner, intervistata da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere per L’espresso, 1 mar 07 Eric Druckenmiller, intervistato da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere per L’espresso, 1 mar 07 Franco Garelli, D di Repubblica, 9 dic 06. Fred Stutzman, intervistato da Enrico Pedemonte e Paolo Pontoniere per L’espresso, 1 mar 07 Giuliano Da Empoli, intervistato da Il Sole 24 Ore, 3 feb 06 Gustavo Pietropolli Charmet, D di Repubblica, 9 dic 06 BOOMERS (1944-1960) | 59



INDUSTRY & CONSUMER TRENDS 1. A CASA COME AL BAR 2. ADDOMESTICARE L’ESTERNO 3. TARTARUGHE HI-TECH 4. ETNO-NOSTALGIA 5. ECO-EGO 6. INTERNET INTERNOS 7. ATTITUDINE GOOGLE 8. IPSE DIXIT 9. QUESTO L’HO FATTO IO! 10. ARCADIA DIGITALE 11. L’ISOLA CHE NON C’È 12 AMARCORD 13. SEGNALI DI DECRESITA 14. INDISPENSABILMENTE SUPERFLUO SUPERFLUAMENTE INDISPENSABILE 15. ECCEZIONALE VERAMENTE 16. DA VENERE A MARTE (E RITORNO) 17. JESUS CHRIST SUPERSTAR


1. Addomesticare l’esterno Link Megatrends: LOCALISMO E COSMOPOLITISMO Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

D

al blog (London Calling) di Alex, ita-

manuale: l’idea di ricreare le caratteristiche

wireless, laptop, USB keys…) ci consentono

liano in trasferta in UK: “Starbucks

tipiche di uno spazio domestico in un luogo

di ricreare la nostra postazione praticamente

per me è come una droga. Vado pazzo per

pubblico risponde perfettamente alle esi-

ovunque.

il caffè americano, per il cappuccino con il

genze dei cittadini della società liquida. E se

Viaggiamo spesso: per chi trascorre più

cacao e la vaniglia, per la cioccolata bollente

Starbucks non è più una novità, ci sono molte

notti in hotel che a casa, la possibilità di tro-

servita nel classico bicchiere di cartone ter-

altre forme in cui il trend si sta concretizzan-

varsi in un ambiente che gli ricordi l’intimi-

mico in stile take-away. Entrare in uno dei

do perché…

tà e il calore domestico non è cosa di poco

tanti locali della catena americana, per me si-

Ci manca la spazio: città sempre più den-

gnifica entrare in un luogo accogliente, caldo

se, prezzi degli immobili alle stelle, case sem-

Siamo ego-centrici: vogliamo la persona-

e amichevole. Passare una mezz’oretta con gli

pre più piccole…. trovare lo spazio dove col-

lizzazione e il “fatto su misura” anche per

amici il pomeriggio, sorseggiando caffè caldo

tivare i propri interessi, rilassarsi, incontrare

servizi sperimentati in un ambiente pubblico,

accompagnato da un ottima cheese cake,

gli amici, o semplicemente stare è diventato

che acquisisce dunque alcuni tratti dello spa-

è sempre un emozione non da poco. Non

un’impresa.

zio domestico.

conto.

so se avete mai visto la serie tv Friends, ma

Siamo mobili e flessibili: con l’esplosione

Amiamo condividere: vogliamo luoghi

Starbucks mi ricorda tanto quel locale dove

dei contratti free-lance e delle professioni

che ci consentano di incontrare vecchi amici

tutti i protagonisti si ritrovavano per passa-

creative, molti non hanno più un posto di

e gente nuova, socializzare, condividere pro-

re del tempo insieme” (http://londracalling.

lavoro di tipo tradizionale. L’ufficio diventa

getti…

blogspot.com).

un non-luogo (ricordate in Sex & The City?

Siamo creativi: cerchiamo spazi che ci

Il modello Starbucks/Central Perk (il

Carrie scriveva spesso i suoi articoli seduta

consentano di portare avanti un progetto

locale di Friends) è diventato un caso da

in un locale) e le nuove tecnologie (Internet

creativo personale.

2. A casa come al bar Link Megatrends: LOCALISMO vs COSMOPOLITISMO Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

L

’apripista è stata, anni e anni fa, la mac-

socializzazione. La differenza con l’esterno?

averne cura. Una sorta di proiezione del pro-

china per il caffè che prometteva il subli-

Chez nous possiamo selezionare maggior-

prio corpo e della propria personalità” (Eta

me piacere dell’espresso da bar direttamente

mente le nostre relazioni (da noi viene chi è

Meta Research).

a casa propria. Dopo l’11 settembre il desi-

invitato, fuori c’è quel che passa il convento),

Siamo mobili: grazie al boom del low cost

derio di ricreare nell’intimità (e soprattutto

viverle con maggiore intimità e relax (tutona

viaggiamo con sempre maggior frequenza e

nella sicurezza) della propria abitazione le

e pantofole anziché mini inguinale e tacco

disinvoltura. Questo ci consente di entrare

esperienze gratificanti vissute all’esterno è

dieci), abbattere considerevolmente il livello

in contatto con spazi che fungono da fonti di

diventato sempre più presente e frequente.

di stress.

ispirazione: gli hotel innanzitutto, ma anche

Oggi costituisce un trend in continua ascesa e da tenere sicuramente d’occhio perché:

Siamo ego-centrici: fuori entriamo in con-

locali, ristoranti, musei, teatri, spa… Torna-

tatto con parecchi prodotti, servizi, esperien-

ti al nido ci chiediamo: è possibile ricreare

Vogliamo protezione: a casa nostra siamo

ze che ci stuzzicano ma che sono pur sempre

quella stessa atmosfera anche a casa nostra?

in uno spazio familiare e sicuro, dove ci sen-

impersonali in quanto creati per un consu-

Siamo flessibili: quando finisce il lavoro

tiamo tutelati e al riparo dagli imprevisti.

matore generico. A casa questi possono in-

e inizia il tempo libero? Per molti di noi la

vece essere adattati e personalizzati a nostro

risposta a questa domanda è divenuta assai

piacimento e in base alle nostre esigenze.

complicata. Questa indefinitezza dei confini

Vogliamo mantenere il controllo: a casa possiamo controllare le modalità e la durata dell’esperienza. Il film che abbiamo iniziato a

Siamo creativi: la casa, così come l’abbi-

si riflette anche nel nostro spazio domesti-

guardare è una delusione? Al cinema si sop-

gliamento, è tradizionalmente un luogo di

co: vogliamo ambienti che siano polivalenti,

porta (o se non altro si fa buon viso a cattivo

self-expression. Si parla sempre più spesso

polifunzionali, re-inventabili. Il modello? La

gioco, visto che ormai si è pagato il biglietto),

di home loving: “Attenzione: non è l’ennesi-

tradizionale casa giapponese, dove il passag-

a casa si stoppa il DVD e non ci si pensa più.

ma forma di disagio sociale che si manifesta

gio da soggiorno a zona notte avviene trami-

Vogliamo gratificazione: quando par-

gettandosi alle spalle la chiave della porta di

te il semplice srotolamento del futon, conser-

liamo di “casa” non intendiamo un luogo

casa. Non solo sta cambiando il rapporto con

vato durante il giorno nell’apposito armadio.

di auto-reclusione, ma uno spazio di aperta

la propria abitazione, ma anche il modo di

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Addomesticare l’esterno + A casa come al bar Il concetto forte qui è contaminazione: fra interno ed esterno, chiaro, ma anche fra ambienti, espressioni creative, discipline, ambiti, linguaggi, funzioni, sensi…

Carlo Colombo, tavolo Dolmen, per Poliform (www.poliform.it)

Doug Aitken, Sleepwalkers

ART - 1 “Volevo creare qualcosa che trasformasse l’architettura in uno spazio mobile e fluido. Volevo vedere gli edifici vivere e respirare…” Doug Aitken, artista multimedia di Los Angeles, ha realizzato un’installazione per il MoMa di New York in cui otto schermi proiettano altrettante immagini in movimento sulle facciate del museo. Sleepwalkers, questo il nome dell’opera, viene proiettato ogni sera dalle 17 alle 22, non contiene pubblicità e raffigura la vita nottura di cinque newyorkesi. Il risultato è la frantumazione dei confini fra architettura e città, cinema e paesaggio, museo e società. www.moma.org

© Dagmar Heymans/iStockphoto

DESIGN - 1 “Se lo stile di vita contemporaneo diventa sempre più nomade, la casa non può fare altro che trasformarsi in un luogo dinamico, aperto agli stimoli e pronto a cambiare per adeguarsi a condizioni ma anche stati d’animo diversi. In un’osmosi continua tra spazi e funzioni, ritualità personali e collettive, il diaframma fra i singoli ambienti diventa sempre più sottile. È il trionfo del pezzo singolo, che diventa protagonista del paesaggio domestico a prescindere dalla sua funzione, solo in virtù di essere stato scelto e voluto. Ci segue ovunque senza vincoli di spazio o collocazione predefiniti, di stanza in stanza” (Silvia Nani, giornalista). “È tramontato il concetto di casa definitiva, quella casa completa dove tutto era coordinato, fatta per rimanere uguale nel tempo. Oggi si passa indifferentemente da Singapore a New York. E la casa si apre alle contaminazioni lasciando convivere il letto di produzione e la barra appendiabiti, la panca indonesiana con il pezzo di affezione” (Carlo Colombo, designer).

HI-TECH - 1 È la tendenza forte emersa dalla 40ma edizione del Ces (Consumer electronic show) di Las Vegas, la più grande fiera di elettronica di consumo al mondo, e attraversa in maniera trasversale i diversi settori dell’elettronica sino all’onnipresente informatica: la tecnologia non è più fatta di usi prestabiliti, di funzioni tra loro isolate, di apparecchi posizionati in punti geograficamente diversi – la console in camera esclusivamente per giocare; il DVD in salotto solo per guardare i film; il cellulare nella borsa, spento per non essere disturbati... La tecnologia sta diventando qualcosa di diverso, al nostro servizio, una sorta di nume tutelare che ci accompagna durante la giornata anziché aspettarci in luoghi prefissati. Bill Gates – che nelle edizioni precedenti aveva presentato l’Xbox, il Tablet Pc, il Media Center, gli Smartphone e Windows Vista – quest’anno lancia invece una nuova strategia: «Il prossimo decennio sarà quello della connessione tra l’ambiente e le persone, tra persona e persona». La tecnologia si sposterà al servizio degli individui e dei loro bisogni; i prodotti saranno “fluidi” e se ne farà un uso originale e sempre diverso; la divisione cartesiana tra spazi e tempi nella vita dei clienti verra spazzata via, così come le funzioni rigidamente programmate.

Tobias Rehberger, On Otto

ART + MOVIE - 1 Dal 20 aprile al 6 giugno la Fondazione Prada ospita una personale dedicata a Tobias Rehberger. L’artista presenta On Otto, un progetto appositamente realizzato per questa occasione, costituito dalla realizzazione di un film e da un’installazione architettonica. Con On Otto Rehberger sovverte il processo filmico realizzando un’opera che si svolge al contrario: ha inizio con la locandina del film per finire con la sceneggiatura. L’opera non costituisce un film compiuto, bensì un’installazione che si realizza nel percorso espositivo. “Penso che guardando la mia opera non si colga alcuna linearità, ma piuttosto delle tematiche attorno alle quali il lavoro si aggira manifestandosi in modi diversi. Come possono essere lette le cose che ci circondano? È veramente possibile ‘vedere’ un’opera nella sua interezza o è l’opera piuttosto ad essere composta da qualcosa di più?... gran parte del mio lavoro si fonda sulle cose che non è possibile vedere”. 1-2. ADDOMESTICARE L’ESTERNO + A CASA COME AL BAR | 63


David Buckland, Ice Texts, 2004-2005 Hussein Chalayan, Convertible Skirt/Table from Afterwords collection, autumn/winter 2000–01

FASHION + ARCHITECTURE - 1 Legami e contaminazioni fra moda e architettura sono stati al centro della mostra Skin + Bones che si è tenuta al Museum of Contemporary Art di Los Angeles dal 19/11/06 al 05/03/07.

ART + SCIENCE - 1 David Buckland, fotografo, regista e designer inglese, ha lanciato il progetto Cape Farewell, una serie di viaggi nelle terre dell’Artico che ha coinvolto assieme artisti e scienziati/climatologi. Buckland sostiene di aver dato il via a questa iniziativa dopo essersi reso conto che non si era ancora sviluppato un immaginario legato alla questione del cambiamento climatico. Alla luce del viaggio fatto nel 2005, il coreografo Siobhan Davis ha ideato la performance Endangered Species, una danza energetica che si conclude con l’estinzione del protagonista. Lo stesso Buckland ha realizzato numerose opere sul tema, inclusa la proiezione di frasi come “Sadness Melts” su blocchi di ghiaccio. I risultati artistici della spedizione sono stati raccolti in un libro e un documentario. www.capefarewell.com

Copertina di Return to Cookie Mountain dei Tv On The Radio, 2006)

FASHION + DESIGN - 1 L’elenco di collaborazioni fra esponenti del mondo della moda, del design, dell’arte, dell’architettura è ormai senza fine. Ne citiamo una, solo a mo’ di esempio: quella fra Graham & Brown, produttori di carta da parati, e il fashion designer Julien Macdonald per la collezione Urban Jungle.

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MUSIC + ART - 1 Arrivano da Brooklyn le multi-tasking band, quasi dei collettivi di “tuttologi”: suonano (obviously), disegnano le copertine dei propri album, realizzano i video e i fondali per i concerti, scrivono… un atto creativo a 360 gradi. “Per me non esiste differenza tra i diversi veicoli e forme d’espressione: ogni elemento fluisce nell’altro” (Kyp Malone dei Tv On The Radio).


Jan De Cock, Denkmal 4, 2006

Annette Streyl, Great Hall Berlin, 2003-2006

ART + DESIGN - 1 La rottura dei confini tradizionali dell’arte: sculture che sembrano pezzi d’arredamento o progetti di architettura, apparentemente impersonali come oggetti di utilizzo comune. “Faccio sculture. Tu pensi che siano anonime, neutre e impersonali: bene, vedo queste come tre qualità del mio lavoro. Io non lavoro con le idee ma con qualcosa di concreto, che non necessita di alcuna spiegazione” (Jan de Cock, intervistato da Flash Art).

ARCHITECTURE + FASHION - 1 Annette Streyl crea edifici in miniatura che rappresentano le istituzioni politiche, economiche e culturali che sono fulcro della nostra società. Il materiale scelto dall’artista è la lana. www.streyl.net

DESIGN + FASHION - 1 Le porcellane morbide e tridimensionali di Jennifer Prichard. www. jpricharddesign.com

JEWELRY + FASHION - 1 I gioielli di Tanja Niedermann sembrano rivestiti di tessuto di organza o tulle; sono invece sofisticate micro-incisioni realizzate sull’argento. www.tanjaniedermann.de

SCIENCE + FOOD - 1 È uscito alla fine dello scorso anno In Search of Perfection (Bloomsbury Publishing PLC), il libro dello chef Heston Blumenthal, esponente, assieme a Ferran Adrià, della cucina molecolare. Da anni in testa alla classifica dei migliori 50 ristoranti al mondo curata dalla rivista Restaurant Magazine (nel 2006 il primo posto è andato ad Adrià con il suo El Bulli. Per la cronaca ci sono solo quattro italiani nella lista, e il primo è al 13esimo posto), Blumenthal e Adrià si accostano alla gastronomia con un approccio eminentemente scientifico e sperimentale, soffermandosi in modo particolare sulla manipolazione degli alimenti dal punto di vista chimico e fisico. Ne risultano nuove (e anche discusse) modalità di preparazione, cottura, abbinamento e presentazione dei cibi: il congelamento attraverso l’azoto liquido, l’uso alimentare del tabacco, la “frittura” nello zucchero, l’uso del vuoto spinto per la preparazione di mousse e meringhe...

1-2. ADDOMESTICARE L’ESTERNO + A CASA COME AL BAR | 65


3. Tartarughe Hi-Tech Link Megatrends: LOCALISMO E COSMOPOLITISMO, CONNESSI E ISOLATI Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS

S

enza arrivare alle proiezioni visionarie

viene chiamato mobiquità, prefigurano un

un vissuto di abbandono.

dell’artista transumanista Mary Mattin-

Vogliamo isolarci: mi ritiro nel mio gu-

tipo di città che non esiste ancora. Le città

gly – che immagina un futuro dominato dal

scio – laptop, Blackberries e iPod possono

sono ancora concepite per una società che

crollo della civiltà post industriale e dall’av-

trasformarsi in strumenti di auto-isolamento

deve prima di tutto circolare velocemente a

vento della singolarità in cui gli uomini vi-

tecnologico, difesa e allontanamento degli

piedi o in macchina, e i cittadini che hanno

vranno in uno stato nomadico portando ad-

altri.

voglia o bisogno di fermarsi devono farlo in

dosso le proprie abitazioni come abiti – certo

Vogliamo il nostro mondo a portata di

luoghi di consumi appositi: bar, ristoranti,

è che in molti casi sembriamo davvero delle

mano: piccolo e portatile – queste due ca-

negozi. È vero che in alcune città europee

tartarughe umanizzate, con tutto l’armamen-

ratteristiche degli hi-tech mobile devices ci

attrezzate con wi-fi vi imbattete in utenti di

tario d’ufficio sempre a portata di mano.

consentono di portare sempre con noi, in una

computer portatili appoggiati a un muro o

semplice chiavetta USB o in lettore mp3, im-

seduti per terra ad acchiappare l’onda, ma in

magini, musica, pensieri, progetti, lavori.

genere chi scrive e riceve sms o chi si guarda

Siamo mobili e flessibili: come si diceva, per i cittadini della società liquida l’ufficio è

Non vogliamo perdere tempo: secondo i

un messaggio video rischia di essere investito

Viaggiamo spesso: per alcuni l’aeroporto

dati dell’agenzia di marketing YPB&R ciò

a ogni incrocio, urtato da ogni passante. La

è quasi una seconda casa; logico che il bu-

che i Fashion Frequent Flyers (la nuova ge-

tendenza del futuro sarà quella di usufruire

siness legato a tutti quei prodotti e servizi

nerazione di viaggiatori business il cui travel

di tutto lo spazio cittadino come se fosse uno

che possono venire incontro a coloro che la

style contamina quello dei normali passegge-

spazio pubblico, in cui fermarsi a scrivere e

Virgin ha ribattezzato Jetrosexual sia in con-

ri) desiderano maggiormente è il risparmio

leggere sms, a comunicare con gente lontana,

tinua ascesa.

di tempo (+13% nel 2006).

a cercare e ricevere informazioni” (Franco

dovunque e da nessuna parte.

Siamo sempre connessi: siamo così abi-

La Cecla, docente di Antropologia culturale “Le ultime evoluzioni della tecnologia

solitudine viene immediatamente tradotta in

portatile dei nuovi sistemi di rete, quello che

GRAPHICS - 1 La mappa della metropolitana di Londra è tra le immagini più citate, rielaborate e copiate del mondo. L’ultima variante, è firmata da alcuni studenti del St Martins College of Art e indica il tempo di percorrenza a piedi da una fermata all’altra. (http://shortwalk.blog.co.uk)

66 | PRE-VISIONS -

all’Università San Raffaele di Milano, D di Repubblica, 31 mar 07).

LED Throwies (www.instructables.com)

tuati a contatti continui e compulsivi che la

ART - 1 Le nuove frontiere della street art, anch’essa sempre più mobile e intangibile: si va dai graffiti fluorescenti proiettati sugli edifici ai magneti con lucine LED da gettare su superfici metalliche. L’armamentario completo di questa forma newyorkese di comunicazione-protestadecorazione urbana al sito www.graffitiresearchlab.com.


ART - 2 Open Burble è la performance collettiva che ha inaugurato la Biennale d’Arte di Singapore, lo scorso settembre. Mille palloni colorati che cambiano tonalità a seconda dei movimenti che cento persone, in fila, imprimono a un’asta (per una combinazione di sensori, microchip e luci LED). L’autore è l’architetto anglo-pachistano Usman Haque.

TRAVEL - 2 Le toilette pubbliche sono sempre state la spina nel fianco per i e, soprattutto, le nomadi metropolitane, costringendo all’acquisto di non desiderati caffé e bicchieri d’acqua nei bar in nome dell’emergenza. Ma ci sono segnali che dimostrano che qualcosa si sta finalmente muovendo: WC1 (www.wc1.co.uk), aperta nel centro di Londra, è riservata alle donne, costa una sterlina e può competere con qualsiasi hotel (immagine in alto). Per informarsi su cosa ci attende nella metropoli che abbiamo deciso di visitare c’è il sito francese www. baignade-interdite.com: 1.600 bagni pubblici in tutto il mondo classificati per (in)adeguatezza – pulizia, presenza/assenza di carta igienica… Altro sito di riferimento è www.thebathroomdiaries.com, un vero e proprio database internazionale delle toilette, catalogate Paese per Paese.

TRAVEL - 1 Silverjet, start-up business class che opera giornalmente tra Londra Luton e Newark nel New Jersey, ha cancellato il check-in e permette l’arrivo in aeroporto solo 30 minuti prima dalla partenza. Utilizza Boeing 767 riconfigurati a 100 posti (contro i 300 del volo di linea) e si propone come “Carbon Neutral Airline”: nel prezzo del biglietto è prevista, a compensazione di ogni tonnellata di CO2 prodotta dai velivoli in servizio, una quota a vantaggio di differenti progetti internazionali dedicati alla salvaguardia dell’ambiente e del clima. www. flysilverjet.com

FASHION - 1 A causa delle restrizioni sui liquidi ammessi in cabina, introdotte dalle nuove norme europee per la sicurezza in volo, la gestione del bagaglio a mano è divenuta problematica. Le griffe del fashion hanno risposto alla sfida: Karl Lagerfeld per Chanel ha lanciato la Naked Bag, una serie di borse trasparenti che riprendono i classici della maison.

3. TARTARUGHE HI-TECH | 67


FASHION - 2 Furla propone la Boarding Bag di Pvc Crystal, perfettamente trasparente, e la Vega (foto), see-through e con inserti in pelle nonché dotata di una piccola luce che si accende al momento dell’apertura.

BEAUTY - 1 Anche il mondo della cosmesi risponde alle nuove norme in termini di sicurezza a bordo: la fragranza solida Blush di Marc Jacobs aggira furbescamente il divieto. L’azienda italiana VIA.gg.Io ha invece sviluppato un progetto dedicato allo stile di vita nomade delle frequent flyer puntando su packaging in bustine monouso o comunque per spazi ridotti. (foto: shot dal sito www.via-gg-io.com)

Progetto di Resolution: 4 Architecture di New York, Mountain Retreat nelle Catskill Mountains

BEAUTY - 2 Bond’s Bon Bon Box è una scatola con 18 pocket spray ricaricabili da 20 ml che contengono le fragranze di Bond no.9, il famoso profumiere di New York.

68 | PRE-VISIONS -

ARCHITECTURE - 1 Some Assembly Required: Contemporary Prefabricated Houses è una mostra che si è tenuta al MoCA di Los Angeles fino al 20 maggio scorso. Obiettivo: trasmettere lo spirito e l’immaginazione di una nuova generazione di architetti e acquirenti nel campo delle abitazioni ready-made o da costruire anche con metodo fai-da-te e pensate per ambienti diversi.


4. Etno-Nostalgia Link Megatrends: LOCALISMO vs COSMOPOLITISMO Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

N

on è certo un trend nuovo, ci man-

Siamo curiosi e amiamo sperimentare: i

colonnina del nostro livello di autostima.

cherebbe, ma posto che il mondo è

legami con la nostra tradizione ci tranquil-

E poi oggi, grazie a eBay, non occorre nep-

sempre più integrato e globalizzato (si veda

lizzano e ci coccolano l’anima, ma la propo-

pure trasformarsi in globetrotter attrezzati

l’analisi fatta nella sezione Megatrends) non

sta di spunti provenienti da altri luoghi ci

di Moleskine: qualche asta quotidiana, un

stupisce constatare come l’enfasi sul luogo,

tenta e ci incuriosisce. L’etnico per sognare,

conto Paypal e un po’ di pazienza (che il tra-

le tradizioni etniche, l’importanza delle ori-

per evadere da una realtà che quanto più è

sporto delle merci è ancora molto materia-

gini siano reazioni sempre più presenti e na-

inquadrata e rassicurante tanto più è noiosa.

le) e siamo pronti per sfoggiare uno charme

turali. Infatti…

Vogliamo autenticità: artigianalità come

Siamo disorientati: l’integrazione con al-

reazione alla mistificazione di prodotti stan-

tre culture è fonte di stimoli e opportunità,

dardizzati, globalizzati e senza l’anima di un

nessuno lo nega, ma è anche fonte di incer-

luogo.

tezza rispetto alla nostra identità e alle no-

Siamo un po’ snob: suvvia, si sa che l’esi-

stre origini. Ecco dunque che qualsiasi pro-

bizione fatta con nonchalance dello scialle

dotto, servizio o esperienza che ce li faccia

in vero tessuto kente ci etichetta agli occhi

ricordare è il benvenuto.

degli altri come connosseur e fa salire la

DESIGN - 1 Emery & Cie, a Bruxelles: la sfida di creare materiali contemporanei che esprimano lo stesso fascino di quelli antichi. La collezione comprende carte da parati stampate e dipinte artigianalmente in Belgio, piastrelle di produzione marocchina, tessuti dall’India. “È interessante esprimere le tradizioni locali con produzioni diversificate, ma specifiche del lavoro manuale del luogo” (Agnès Emery intervistata da Elle Decor). www.emeryetcie.com

esotico alla Emilio Salgari.

DESIGN - 2 “The Rattan Revolution”: ecco la definizione del Time. Grazie al lavoro del designer filippino Kenneth Cobonpue, questo materiale, un tempo associato con decadenti stazioni di montagna e tuguri hippie, è stato completamente rivalutato. Gli arredi di Cobonpue, in rattan naturale, sono costruiti con le tecniche usate localmente per la costruzione di barche. www.kennethcobonpue.com

4. ETNO-NOSTALGIA | 69


The Porcini Family, design Jasper Morrison per Lx

DESIGN - 3 Grazie al sostegno dell’ente semi-governativo Jetro (Japan External Trade Organization), una collettiva di piccole imprese giapponesi recupera la cultura artigianale del periodo Azuchi-Momoyama (15751603) e la rielabora in chiave contemporanea. Nasce così Japan Style 2007, una selezione di piccoli oggetti e complementi d’arredo che mettono al primo posto le potenzialità espressive del materiale. www.jetro.go.jp

JEWELRY - 1 I gioielli “all’uncinetto” della designer olandese Caroline Bärtling. www.carobaertling.com

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BEAUTY - 1 Fra le trendsetter inglesi stanno diventando estremamente popolari i piccoli brand di cosmesi provenienti dall’Europa Centrale e Orientale. Visti come un’alternativa très chic all’invasione di prodotti beauty hi-tech, sono rappresentati da piccole aziende a conduzione famigliare che utilizzano ingredienti esclusivamente del luogo (dunque autenticità + tradizione + artigianalità). La scorsa estate Selfridge ha introdotto nel proprio mix di proposte la casa rumena Cornelia, mentre Boots sta promuovendo Dr Harnik Skincare, creata dalla dermatologa ungherese Melena Harnik (foto).

FASHION - 1 Andare a caccia di ispirazione scandagliando gli archivi del passato, fra vecchi motivi stilistici e lavorazioni tradizionali, non è cosa nuova per le aziende del fashion europee e statunitensi. Ma ora ci stanno prendendo gusto anche gli asiatici, finora avidi di tutto ciò che non aveva gli occhi a mandorla. Se la consuetudine introdotta dalle ragazze giapponesi di mixare abbigliamento occidentale e autoctoni kimono è già storia, più recente si rivela l’attenzione per lo haramaki (tradizionale fascia con cui ci si copriva il ventre). Queste alte cinture vengono indossate in sovrapposizione con altri capi (e si sa che i giapponesi hanno un debole per il layering) e vendute in negozi come Peach John e Hobonichi (quest’ultimo è un online store).


FASHION - 2 Martìn Churba, ideatore di capi di abbigliamento e collezioni per la casa (la sua boutique Tramando si trova a Buenos Aires), si avvale – per gli intrecci dei frammenti di tessuto o di fili di lana e cotone e per i lavori all’uncinetto – della collaborazione degli indios provenienti dal nord dell’Argentina, riconsegnando così nuovo valore e modernità a lavorazioni manuali legate alla tradizione. www.tramando.com

GRAPHICS - 1 Reza Abedini, grafico iraniano e docente di Graphic Design all’università di Teheran, si è aggiudicato l’ultima edizione del Prince Claus Award (www.princeclausfund.org) per la sua abilità nel combinare la tradizione calligrafica persiana con le nuove frontiere della grafica in digitale. Albedini fa parte dell’Iranian Graphic Designers Society (IGDS) ed è coautore, assieme a Hans Wolbers, del libro New Visual Culture of Modern Iran (Mark Batty Publisher). (www.rezaabedini.com)

MEDIA - 1 La web designer Smita Narang applica il vastu shastra, equivalente indiano del feng shui, alla progettazione di siti internet. Le varie componenti della pagina web vengono associati agli elementi naturali – fuoco, acqua, aria – e bilanciati in modo da ottenere un insieme armonico. www.webvastu.com

HI-TECH - 1 I cellulari di Gresso, realizzati in legno africano invecchiato di 200 anni: quando artigianalità e tecnologia si incontrano. MEDIA - 2 È stato presentato al Future Film Festival di Bologna, lo scorso gennaio: il cortometraggio iraniano Shangoul and Mangoul di Farkhondeh Torabi & Morteza Ahadi (2000) è un film d’animazione realizzato con disegni lavorati in vero filo di lana, secondo un’antica tradizione locale. 4. ETNO-NOSTALGIA | 71


LEISURE - 1 Far a maglia o all’uncinetto: l’hobby del tricot è ritornato in auge, e stavolta coinvolge sia donne che uomini. Le celbs sono in prima linea: Julia Roberts, Cameron Diaz, Sharon Stone, Sarah Jessica Parker e Russell Crowe… tutti paparazzati con i ferri da calza in mano. Nella Grande Mela spopola il KnitNew York cafè, locale dell’East Village dove, tra un cappuccino e un muffin, si fanno sciarpe e cappelli e si tengono corsi di maglia. Negli States esiste anche una rete di club Stich’n’Bitch fondata da Debbie Stoller. Su Internet si può cliccare su www.knitty.com; agli uomini sono dedicati www.menknit.net e www. menwhoknit.com. (Immagine da menwhoknit.com). Non solo tricot: popolari, nel mondo del fai-da-te, sono anche lo scrapbooking (la decorazione del proprio album fotografico con ricordi di ogni tipo, dalla sabbia agli scontrini del bar) e il decopatch (l’utilizzo di patchwork di carte colorate per rivestire mobili e oggetti). Online su www.scrapbooking.com e www.scrapjazz.com.

MUSIC - 1 Cos’ha in comune il canto e lo sciacquare dei panni delle lavandaie vietnamite al fiume, con lo sferragliare di una locomotiva indiana, e con il battere sul deschetto di un ciabattino ottuagenario in un paesino delle Dolomiti? Sono tutti paesaggi sonori, rumori del nostro mondo che fra poco non ci saranno più. Ma, grazie alla rete, qualcuno si sta organizzando per salvarli: Quiet American è un sito nato, quasi casualmente, durante un viaggio in Vietnam, quando il suo autore registrò per diletto musicisti di strada, treni e scimmie, artigiani e turisti ubriachi. Ora è possibile scaricare gratuitamente tutti i paesaggi sonori di tanti altri Paesi (foto da www.quietamerican.org). SoundTransit è una comunità collaborativa on line che mette a disposizione, con licenza Creative Commons, tutti i file (soundtransit.nl). The Freesund Project abbina il database audio con Google Earth. Zoomando sulla mappa potete entrare in una festa di quartiere a Istanbul o piazzarvi alla fermata dell’autobus a Bologna (http://freesound.iua.upf.edu). L’Archivo sonoro dell’Università autonoma del Chapas conserva la memoria storica messicana, dai mercati alle feste tradizionali, dalle spiagge affollate ai luoghi storici (www.archivosonoro.org). (Fonte: Nòva, 26 apr 07)

Dario Escobar, Untitled, 2000

Immagine di opera esposta in mostra: Cat Mazza, Knitoscope Screen Shot, 2006 Knitoscope animation software with digital video feed Screen Capture

ART - 1 La mostra Radical Lace and Subversive Knitting al Museum of Arts & Design di New York ospita più di 40 opere provenienti da tutto il mondo. Dave Cole espone Big lead teddy bear un orsacchiotto di 12 kg interamente realizzato con striscioline di piombo e lavorate con speciali ferri da maglia d’acciaio. A Seattle invece l’artista americana Sheila Klein ha rivestito alcuni edifici pubblici con pannelli metallici lavorati a maglia. L’opera, intitolata Comfort Zone, è stata realizzata incrociando una tonnellata di acciaio speciale, ridotto a fili sottili come capelli. 72 | PRE-VISIONS -

ART - 2 Poetics of the Handmade, mostra organizzata dal MOCA di Los Angeles (dal 22 aprile al 13 agosto), presenta le opere di otto artisti latinoamericani che riflettono sul concetto di manualità e di lavorazione artigianale. www.moca.or


Angelo Filomeno, Ferocious beast, 2005

Raqib Shaw, Garden of Earthly Delight (particolare), 2004, Deitch Gallery and Victoria Miro Gallery

ART - 4 Anche le opere di Raqib Shaw, nato a Calcutta da una famiglia di produttori di tappeti e oggi residente a Londra, rivelano volutamente le origini dell’artista. La resa artigianale delle tele, ricche di colori e intricati dettagli, cela, dietro la superficie glitterata, un mondo fantastico intriso di erotismo e violenza.

© William Mahar/iStockphoto

ART - 3 Le opere di Angelo Filomeno sono costruite con preziosi e complessi ricami (realizzati con macchina da cucire Singer e fili di seta) che si dipanano su shantung indiani, evidenziando una notevole padronanza tecnica frutto di un’infanzia trascorsa accanto alla madre sarta. Il lavoro di Filomeno si inserisce in un filone di ricerca interessato all’elemento artigianale legato alla creazione artistica, con una particolare attenzione per il ricamo, il tessuto e il cucito.

Marine Hugonnier, The restoration project, 2006 Max Wigram Gallery, London

ART - 5 Col The Restoration Project, Marine Hugonnier ha restaurato manualmente alcuni dipinti che poi sono stati esposti nella stessa galleria in cui si è tenuta la performance.

LITERATURE - 1 E in Spagna si recuperano le parole, quelle escluse dalle conversazioni zeppe di americanismi, dimenticate dalla lingua smozzicata di sms ed e-mail, persino cancellate dai dizionari perché nessuno più le utilizza. L’operazione salvataggio è partita per iniziativa della Escuela de escritores e di un’istituzione che si occupa della salvaguardia della cultura catalana, la Escola d’Escriptura del Ateneo de Barcelona. La novella Arca di Noè? Ironia della sorte, proprio Internet. Grazie alla Rete sarà possibile riscattare dall’oblìo i termini del castigliano caduti in disuso: in appena dieci anni, tra il 1992 e il 2001, ne sono stati cancellati 6mila dal dizionario della Real Academia Española. La gente, in occasione della giornata del libro, è stata invitata ad “adottare una parola”, spiegando il motivo per cui intende salvarla. In venti giorni, sono pervenute migliaia di adesioni via web, non solo dalla Spagna ma anche da tutti i paesi dell’America Latina e dal resto del mondo. Il primo ministro Zapatero ha optato per andancio (malattia epidemica lieve), termine oggi caduto in disuso ma che in passato era impiegato soprattutto nella sua terra natale, León.

4. ETNO-NOSTALGIA | 73


5. Eco-Ego Link Megatrends: SOCIETÀ e INDIVIDUO Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

S

ostenibilità: forse il trend di cui più si

di tutto quello che facciamo e consumiamo,

sta parlando negli ultimi tempi, com-

così potremmo fare delle scelte consapevo-

plici gli ultimi rapporti usciti in merito allo

li e ragionate (un esempio? Una lavapiatti

stato dell’arte del surriscaldamento terre-

correttamente usata consuma meno energia

stre ma soprattutto complice l’inverno in-

di un lavaggio a mano fatto in modo scrite-

credibilmente mite che si è appena concluso

riato).

per azioni di tipo ambientalista. Politiche di risparmio energetico in punti vendita, sedi di produzione e uffici. Vendita on-line con lo scopo di tagliare i costi energetici del punto vendita. ETICA

(lasciando il posto, almeno per ora, a una

Le rinunce non ci piacciono: la conver-

primavera camuffata da estate che prean-

sione all’eco friendly ci sta bene, ma che sia

Rispetto degli standard etici di lavoro sia

nuncia un inaffrontabile agosto). Ovvia-

la più indolore possibile (d’altro canto sia-

nelle filiali in outsourcing che nelle aziende

mente non è una moda, bensì l’anticamera

mo o non siamo stati bombardati per anni

di subfornitora (magari con controlli garan-

di un rapporto totalmente diverso tra di noi

da claim di gustosissimi cibi low carb e low

titi da un ente terzo).

e con l’ambiente che ci circonda. Tuttavia

fat che promettono minimo impatto sui

l’ossessività e la smania con cui si infarcisce

fianchi e zero sacrifici?).

Devolvere una percentuale del ricavato per azioni di tipo umanitario.

A volte vogliamo poter dire “francamen-

Utilizzare manodopera nei PVS rispet-

è sospetta: la sensazione è che si cerchi di

te me ne infischio”: soprattutto quando i pe-

tando le regole del fair trade (cooperative

spacciare per gaudente e fashionable un

dagogisti della catastrofe imperversano, la

locali, etc.) e promuovendo lo sviluppo del-

approccio che, checché se ne dica, mette

tentazione è quella di un liberatorio atto ad

la zona (ad esempio pagando in anticipo le

al primo posto la rinuncia al consumismo

alto tasso di CO2 all’insegna del “per oggi

piccole comunità rurali).

allegro ed esasperato. E ciò che odora di

va così, domani è un altro giorno”.

di eco e equo qualsiasi articolo e discorso

pauperismo piace poco, si sa, ai consumatori

Politiche di trasparenza relativamente alla tracciabilità del prodotto.

ma soprattutto alle aziende. Eco-ego met-

La lista degli esempi di business e pro-

te insieme due anime: quella razionale che

dotti eco-ego è praticamente infinita, tenen-

comprende e accetta un’ottica di decrescita

do anche conto dell’emergere di una dubbia

Allontanamento dal look pauperista

(less is better) e quella emotiva che si scate-

consuetudine battezzata greenwashing (il

new-age per alternative che vanno dallo

na nel carpe diem, che tanto di doman non

comportamento di aziende che cercano di

stylish, al vintage/retrò, al grunge-chic/bobo

v’è certezza (more is better). Il risultato è

spacciarsi più evironmentally friendly di

all’etnico (ma non hippie).

un morbido eco-luxury meno intransigente,

quanto non siano realmente). In generale

magari un po’ snob, sicuramente più percor-

possiamo distinguere, in questo trend, quat-

ribile (better is better).

tro “anime” simultaneamente presenti e in

Sappiamo che la sostenibilità è un obbli-

percentuali varibili:

go: calcolare i costi etici e ambientali dello sviluppo non è più un optional e francamen-

ESTETICA

EDONISMO Pagare di più e per un prodotto esteticamente discutibile solo perché è ecosostenibile/equosolidale? Pochi consumatori sono

ECOLOGIA

elettrizzati all’idea. Il costo elevato è giu-

te siamo anche abbastanza spaventati dalle

Materiali organici: coltivati senza l’ausi-

stificato solo se l’estetica lo segue a ruota,

esternazioni dei pedagogisti della catastrofe.

lio di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti sinte-

altrimenti la molla dell’eco/equo non basta.

L’idea del “vivere naturale” non ci di-

tici.

spiace: la visione arcadica della campagna

Materiali, prodotti e lavorazioni energy

ha sempre mietuto illustri vittime. L’am-

saving: ottenuti con sostanze e lavorazioni

biente naturale viene considerato una pa-

dal più basso impatto ambientale possibile,

nacea a tutti i mali del post-moderno vivere

riducendo o eliminando il packaging…

(anche se poi c’è chi dice che vivere in città è più sostenibile perché si vive in edifici più piccoli e compatti e si usa meno l’auto).

Materiali cruelty free: ottenuti senza nessun tipo di violenza verso gli animali. Materiali riciclati e riciclabili.

La scelta del prodotto eco-ego da parte delle celebs magari da solo non basta, ma di certo aiuta. La dicotomia naturale/sintetico viene superata a favore di un approccio che vede la tecnologia non come minaccia, ma come fonte di soluzioni eco-friendly. Green is green: tagliare gli sprechi di

Vogliamo autogestire la rinuncia: va bene

Regional sourcing: approvvigionamento

energia fa bene all’ambiente, fa contento il

l’alimentazione vegetariana ma l’aereo non

delle materie prime vicino al sito di produ-

consumatore ed è un sollievo per i bilanci

si tocca. Oppure: niente auto, ma in estate

zione (risparmio dell’energia per il traspor-

aziendali.

condizionatore a go-go. Se qualcosa bisogna

to).

tagliare, ebbene sia: ma almeno il “che cosa” vogliamo deciderlo noi. E dunque? Non sarebbe male conoscere l’impronta energetica 74 | PRE-VISIONS -

Trasporto ecologicamente sostenibile (es. treno e nave anziché aereo). Devolvere una percentuale del ricavato


Foto di Marc Hom Foto di David Jacquot

FASHION - 1 Lo scorso anno Peter Ingwersen, ex brand manager per Levi’s Red e Levi’s Vintage, ha lanciato il brand di eco fashion Noir. Ora è al nastro di partenza un nuovo marchio, stavolta di textiles in finissimo cotone africano grezzo, il cui nome è Illuminati II. “Volevo dimostrare che si possono davvero acquistare dei tessuti equosolidali che siano sexy è soprattutto lontani mille miglia dai materiali dell’era hippie che erano così spessi che te li potevi praticamente fumare” (Peter Ingwersen, Surface 64).

DESIGN - 1 I mobili del designer newyorkese John Houshmand.

FASHION - 2 L’ultima London Fashion Week ha visto sfilare più di qualche designer impegnato nel business dell’eco-fashion: oltre al già citato Noir, Ciel (foto da www.ciel.ltd.uk), From Somewhere (www.davinahawthorne. com) e Junky Styling (www.junkystyling.co.uk).

DESIGN - 2 Il primo è stato il Sustainable Dance Party all’Off Corso di Rotterdam, un pavimento che, grazie al movimento prodotto dalle persone che vi ballano sopra, fornisce energia a tutta la discoteca. L’esperimento è stato realizzato da Enviu (associazione di studenti e giovani professionisti che offre consulenze e aiuti professionali per lo start-up di progetti e imprese che hanno come obiettivo la sostenibilità e la difesa dell’ambiente) e dallo studio olandese Döll-Atelier voor Bouwkunst, e verrà riproposto dal 17 al 19 agosto al Walibi park di Biddinghuizen in Olanda. Ma non è l’unico caso di utilizzo dell’energia cinetica prodotta dal movimento umano: i designer di Facility Innovate (www.the-facility. co.uk) hanno utilizzato l’energia catturata dai pendolari che transitano per la Victoria Station mentre a Hong Kong California Fitness illumina le palestre con il moto di chi suda sui treadmill.

5. ECO-EGO | 75


Foto di Chris van Koeverden

DESIGN - 4 I generatori eolici dello studio olandese NL Architects (www.nlarchitecs.nl).

Foto di Hap Sakwa

DESIGN - 3 Le composizioni di Rob Plattel, floral artist olandese.

JEWELRY - 1 I gioielli della designer Sarah Graham.

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JEWELRY - 2 La designer americana Dana Roth realizza gioielli utilizzando lattine di bibite e amalgamando alluminio e argento (www.elsewares.com).


JEWELRY - 3 Le fedi equosolidali Jonc Carrè, realizzate in collaborazione con gli artigiani del Burkina Faso e vendute da Téo & Blet a Parigi oppure online su www.lirix.fr.

MEDIA - 1 LUNCH è un nuovo eco-chic magazine inglese che riflette perfettamente il mindstyle eco-ego: “LUNCH is a magazine for the smart, savvy (post)consumer aged anything between 16-60 years old; LUNCH is more an attitude than an age. Value-conscious but increasingly aware of living a lifestyle paradox: responsible, trendsetting but also trend-driven. Wears Blackspot as well as Converse. Loves shopping, buys organic food and drinks Diet Coke, wears People Tree as well as H&M, weekends in the country, frets about global warming but flies EasyJet, wore a MakePovertyHistory band, loves festivals, breaks into a trot when approaching Selfridges. Has probably boycotted Nike, Nestlé et all, albeit temporarily. Loved No Logo and Supersize Me, reads Vogue and Closer. Recognise anyone.” www. industryofchung.com

BEAUTY - 1 Anche nel settore della cosmesi le aziende sono sempre più attente alla sostenibilità dei prodotti, ad esempio riducendo la quantità di materiale utilizzato per il packaging o puntando su vasi e flaconi ricaricabili. Ma il vero boom è quello dei cosmetici naturali: la richiesta è in continua crescita e nel 2006 le vendite in Europa hanno raggiunto un miliardo di euro (fonte: Organic Monitor). Anche le multinazionali della bellezza guardano sempre più spesso a questo settore, frammentato in circa 400 piccoli produttori: la francese Clarins ha creato una partnership con Kibio, azienda di Aix en Provence, per produrre trattamenti naturali e organici. L’Oréal ha acquisito Sanoflore, società specializzata nel naturale e nel bio. Yves Saint Laurent introdurrà in Italia la prima linea profumata per il corpo con formula organica, Stella di Stella McCartney. Infine l’americana Aveda del gruppo Estée Lauder da settembre utilizza già energia “pulita” nello stabilimento del Minnesota, da dove arriva il 60 per cento dei prodotti. Se nel 2000 solo quattro marche potevano fregiarsi del certificato Ecocert (che in Francia attesta i prodotti biologici), oggi sono 70.

MEDIA - 2 In occasione dell’ultimo Salone del Mobile di Milano il magazine Wallpaper ha lanciato l’iniziativa EcoEdit, un’esposizione online delle 101 migliori eco-innovazioni del pianeta. Gli ambiti coperti sono fashion, architecture, beauty, food, packaging, product design, transport e travel. La galleria di immagini è visitabile al link http://www.wallpaper. com/ecoedit/ecoedit.html.

5. ECO-EGO | 77


Immagine di Spring Design & Art

ART - 1 “Mi piace pensare che sono in grado di infondere vita alla plastica”. L’artista Miwa Koziumi trasforma contenitori in PET usati in fantasmagoriche creature marine.

MOVIE - 1 Still Life, film del regista cinese Jia Zhang-ke, Leone d’oro a Venezia, contaminando finzione e documento, registra gli sconvolgimenti sociali provocati dalla costruzione della colossale diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze.

78 | PRE-VISIONS -

Mircea Cantor, Untitled (Unpredictable Future), 2004

ART - 2 “Tutti critichiamo la cultura consumista, ma allo stesso tempo siamo ossessionati dal mantra ‘qual è il tuo prossimo progetto?’. Ora sto cercando un modo di essere più ecologica ed economica nel contesto del mio lavoro”. (Mircea Cantor, intervistata su Flash Art International, novembre 2006, trad. nostra)

TRAVEL - 1 Marcello Murzilli, ex proprietario del brand El Charro, è stato uno dei primi italiani ad aprire un eco-luxury resort. L’Hotelito Desconcido si trova a 90 chilometri da Puerto Vallarta, tra il Pacifico e le montagne della Sierra Madre, in una riserva dove vivono uccelli esotici, iguane e tartarughe. Le sue palafitos, di cui dodici sulla spiaggia, s’ispirano ai villaggi del Centroamerica, con décor dedicati alla lotteria messicana. L’Hotelito propone un concetto ecologico integrale: niente tv, telefono e aria condizionata. La sera tutto illuminato dalla luce di centinaia di candele. La poca energia elettrica (per muovere i ventilatori a soffitto) è prodotta da pannelli solari che forniscono anche l’acqua calda. www.hotelito.com


TRAVEL - 2 Il Luna Salada Hotel del Salar de Uyuni della Bolivia, la più grande distesa salina del mondo, è stato ideato da un medico di Cochabamba. Per la costruzione sono stati utilizzati oltre 2.500 mattoni di sale perché l’idea era di sfruttare le risorse naturali del luogo e di edificare nel pieno rispetto dell’ecosistema. www.lunasaladahotel.com.bo

AUTOMOTIVE - 1 Ricordate Eolo, la strabiliante auto ad aria compressa dal triste destino? MDI, la società francese di Guy Nègre ancora esistente e proprietaria della tecnologia, ha raggiunto un accordo con Tata Motors, gigante indiano dell’automobile, per la produzione della nuova One Cat’s (Compressed Air Tecnology System). Da fine 2008 la One Cat’s comincerà a circolare in India e Francia al prezzo di 3.500 euro.

Andres Serrano

AUTOMOTIVE - 2 Il Los Angeles Design Challenge 2007, competizione organizzata nell’ambito del Los Angeles Auto Show che si è tenuto dall’1 al 10 dicembre 2006, era dedicato alla sostenibilità ambientale. Riservato esclusivamente agli studi di design con sede nell’area di Los Angeles non imponeva che i progetti fossero vincolati a precise finalità costruttive. Concept car vincitrice: HUMMER O2 - General Motors Advanced Design, California (immagine in alto) È una sorta di “auto che respira”: la carrozzeria è realizzata con un materiale derivato dalle alghe (si vedano gli accenni alla biomimicry nella sezione Megatrends) che assorbe anidride carbonica trasformandola in ossigeno. Immagini: http://www.laautoshow.com/show/ tabid/83/Default.aspx

Foto dx, Cycas Micronesica (da Cycads), 2005. Foto sx, Cycas Rumphii (da Cycads), 2005. bndtomasorenoldibracco contemporaryartvision, Milano

PHOTO - 1 Per la prima volta Andres Serrano si confronta con un soggetto che non è legato al corpo umano, ma decide di esplorare il mondo botanico presentando una nuova serie di fotografie raggruppate sotto il titolo di Cycads. www.andresserrano.org

5. ECO-EGO | 79


ARCHITECTURE - 1 Architettura ed edilizia sono probabilmente i due ambiti in cui più si sta accanendo la febbre dell’ecocompatibilità. Qual è il motivo ma, soprattutto, si tratta di un trend passeggero? Le fredde e nude cifre ci inducono a prospettare una crescita sostenuta anche per il futuro: l’ultimo rapporto dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change) sottolinea come sia indispensabile arrivare perlomeno al dimezzamento delle emissioni di Co2 entro il 2050. In questo modo avremmo un aumento della temperatura di poco più di 2° rispetto all’era preindustriale, uno scenario non esaltante ma assai meno catastrofico dell’opzione +3° che ci aspetta nel caso dovessimo starcene con le mani in mano. Ora l’ambito che garantisce la maggior possibilità di risparmio è proprio l’edilizia: entro il 2020 il 30% delle emissioni serra nel settore degli edifici potrebbe essere evitato a “costo negativo”, ossia con investimenti che permettono guadagni in tempi rapidi. Il boom dell’architettura eco-friendly poggia dunque su basi solide. E gli esempi, neanche a dirlo, si sprecano… Il Cor Building, grattacielo progettato dallo studio Oppenheim Architecture + Design e in costruzione a Miami è rivestito di una seconda pelle a maxi-oblò che ripara dal freddo durante l’inverno, scherma l’eccesso di calore in estate e include una corona di pale eoliche per la gestione carbon-free dell’edificio. www.openoffice.com

ARCHITECTURE - 2 La Hearst Tower di Foster & Partners, a Manhattan, ha aperto al pubblico all’inizio dell’autunno scorso. Con i suoi 18 metri è il primo grattacielo verde di New York, progettato per un consumo energetico inferiore del 25% rispetto agli standard della città. L’ossatura metallica è stata realizzata utilizzando ben l’85% di acciaio riciclato. I vetri esterni, a debole emissione, filtrano i raggi del sole lasciando passare la luce naturale ma non il calore, evitando così un ricorso eccessivo alla climatizzazione durante l’estate, mentre d’inverno agiscono come un guscio protettivo che isola l’immobile dall’esterno. Alcuni sensori regolano l’intensità della luce artificiale in relazione alla naturale. Dei rilevatori di movimento controllano l’occupazione dei locali spegnendo, eventualmente, luci e monitor presenti nelle stanze. Inoltre, le acque piovane vengono raccolte in un serbatoio per poi essere riutilizzate per irrigare le piante e regolare il tasso d’umidità nell’aria.

80 | PRE-VISIONS -

ARCHITECTURE - 3 Sta per iniziare a Dubai la costruzione della Rotating Tower, un progetto di David Fisher (la fine dei lavori è prevista per il 2009). Si tratta di un grattacielo in cui ogni piano è indipendente da quelli inferiori e superiori ed è in grado di ruotare su se stesso. La velocità di rotazione di ogni livello sarà di due-tre giri completi ogni ora; a decidere i tempi e i modi saranno gli inquilini stessi per i piani con una sola abitazione. L’edificio sarà più resistente degli edifici tradizionali; avendo una struttura che si basa su un solo elemento (il pilone centrale), la torre sarà estremamente flessibile e, per esempio in caso di terremoto, potrà oscillare di più rispetto a una struttura classica fatta di più travi e giunture che rappresentano i punti critici durante un sisma. Un altro fiore all’occhiello sarà la sostenibilità: la Rotating Tower sarà infatti in grado di provvedere non solo al proprio fabbisogno energetico, ma anche a quello degli edifici vicini grazie all’installazione di 48 turbine eoliche e di celle fotovoltaiche sui tetti di ogni piano.


6. Internet Internos Link Megatrends: VERTICALE E ORIZZONTALE, CONNESSI E ISOLATI Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS

I

l Web 2.0 non è tanto una nuova tecnolo-

nel loro territorio mentale. Lo fanno perché

amicizia, ci si scambia di tutto di continuo,

gia, quanto un modo nuovo di utilizzare

è facile farlo, e gli amici lo fanno. Perché mai

si dialoga e condivide, ci si confronta. Il più

una tecnologia già esistente. Non ha a che

vergognarsi di un comportamento diventato

grande laboratorio di sperimentazione e di

fare con software e linguaggi di programma-

collettivo e quindi normale?” (Danah Boyd,

ibridazione dei linguaggi del pianeta” (Edo-

zione, ma con le persone e il loro approc-

analista della Annenberg School of Com-

ardo Fleischner, esperto di new media).

cio all’interazione, alla comunicazione, allo

munications).

Siamo ego-centrici: tutte le persone se-

scambio. Tom Anderson, uno dei fondatori

Siamo creativi: “creare” è una del-

dute davanti a un computer vogliono so-

di MySpace, non ha una specializzazione in

le pulsioni elementari dell’uomo. C’è chi

prattutto parlare di sé. Secondo John Lan-

informatica, ma è un laureato in lettere che

crea per lavoro e chi crea solo o anche nel

chester, giornalista e scrittore inglese, una

ha fatto un master in critica cinematogra-

tempo libero. Una volta i palcoscenici per

delle cose più intelligenti di MySpace è il

fica. Internet Internos non riguarda il Web

gli hobbysti erano limitati e spesso si risol-

suo nome.

inteso come rete di computer, ma piuttosto

vevano in violenze psicologiche su amici e

Siamo esibizionisti: “chi decide di espor-

i cuori e i cervelli delle persone che hanno

conoscenti (stasera tutti a casa mia a vedere

re se stesso on line, lo fa cercando la mag-

ora potenti mezzi per entrare in connessio-

le riprese all’oasi naturale sul delta del Po!).

giore visibilità possibile. E questo significa

ne fra loro. E così oggi ognuno si connette, e

Oggi internet consente la completa vetriniz-

esporre le parti di sé che più suscitano l’e-

ogni luogo è connesso perché…

zazione del proprio ego creativo senza bar-

mozione, e l’attenzione degli altri: e cioè

riere di sorta.

sesso, fallimenti, tragedie. Lavare i panni

Vogliamo condividere: “le generazioni

Vogliamo collaborare: “la Rete sembra

sporchi in pubblico diventa un’espressione

del passato sono come vecchie città forti-

avere neuroni e sinapsi che funzionano in

della personalità dell’utente e ad avere più

ficate, circondate da alte mura medievali

modo molto simile all’intelligenza colletti-

successo sono quelli che lo fanno meglio”

utilizzate per proteggere le zone più intime

va, connettiva e creativa dei giovani e gio-

(Fred Stutzman, ricercatore della UNC

della personalità. I giovani di oggi hanno

vanissimi. È un luogo infinito dove si trova

Chapell Hill).

abbattuto quelle mura e hanno cominciato

tutto quel che si vuole, aperto a ogni voglia,

Non ci fidiamo: rifiutiamo le gerarchie

a disperdere i loro pensieri reconditi sulla

opinione, attività, espressione. È un ambien-

tradizionali, vogliamo trasparenza. Si veda il

Rete e a permettere agli altri di intrufolarsi

te libero, dove ci si aggrega per gruppi, si fa

trend Attitudine Google.

MOVIE - 1 Elephants Dreams è il primo corto d’animazione in 3D realizzato con software grafici open source come Blender; tutte i file di produzione sono disponibili sul sito http://orange.blender.org sotto licenza Creative Commons. Il film è stato creato dall’Orange Open Movie Project studio in Amsterdam durante il 2005/2006, riunendo un team di vari artisti e sviluppatori provenienti da tutto il mondo.

HI-TECH - 1 Loopt trasforma il cellulare in un “rilevatore di amici”: sul display compare la mappa della città in cui ci si trova sulla quale vengono visualizzati i vari componenti del gruppo che hanno aderito al servizio – dove sono, cosa stanno facendo.... Naturalmente ci si può salutare, inviare messaggi, concordare un incontro (www.loopt.com).

6. INTERNET INTERNOS | 81


Foto www.flickr.com

LITERATURE - 1 Il primo (o comunque quello di cui più si è parlato) è stato forse il progetto di scrittura collettiva lanciato dalla Penguin (www.amillionpenguins.com), un romanzo alla cui stesura può contribuire ogni navigatore. In italiano c’è L’Elenco Telefonico di Uqbar (a destra, shot dal sito http://valis.it/elenco): si svolge su una piattaforma Wiki (esattamente come A Million Penguins) e lo spunto di partenza è stato tratto dal racconto di Jorge Luis Borges Tlôn, Uqbar, Orbis Tertius. L’opera, tuttora in corso, vede la realizzazione di un’enciclopedia che descrive man mano il continente perduto di Uqbar, e che viene compilata da chiunque voglia intervenire. Ogni volta che si introduce una nuova voce enciclopedica con la relativa descrizione, occorre rifarsi a una voce già esistente e citare due “voci fantasma”, che verranno completate in seguito da qualcun altro. “In questo semplice meccanismo sta il succo dell’esperimento: ogni partecipante lancia degli spunti che saranno altri a completare. Uqbar appare decisamente come il frutto di un genio collettivo dove non è facile (né tantomeno opportuno) tracciare delle linee di demarcazione nette su chi ha inventato cosa”. L’Elenco Telefonico di Uqbar è ideato, moderato e condotto da Lorenzo Trenti, in collaborazione con l’Associazione di Letteratura Interattiva; è primo classificato al concorso Scrittura Mutante II edizione, dedicato alle nuove forme di scrittura in ambiente digitale.

LITERATURE - 2 Stanno spopolando in Giappone: si tratta dei romanzi per cellulare, opere letterarie lunghe dalle 200 alle 500 pagine per 500 kanji (ideogrammi) a pagina. Una delle autrici più prolifiche è Chaco: cinque romanzi in 14 mesi, fra cui un bestseller (What the Angel Gave Me) che ha venduto un milione di copie. Il fenomeno sta suscitando l’interesse delle grandi telecom, Ntt e DoCoMo in testa, che hanno già organizzato un premio letterario ad hoc.

82 | PRE-VISIONS -

FINANCE - 1 Arriva anche in Italia il credito peer to peer, un modello di business già sperimentato in Inghilterra e negli Stati Uniti rispettivamente con Zopa (nell’immagine shot dal sito www.zopa.com) e Prosper (www. prosper.com). Questi servizi consentono di prestare denaro e contrarre crediti a interesse sfruttando il rapporto diretto tra persone, senza nessuna intermediazione finanziaria, ma semplicemente con un mediatore che collega le parti. Zopa, che sbarcherà nel nostro Paese entro l’autunno 2007, dichiara oggi 110mila aderenti, mentre Prosper ne conta 180mila, con prestiti per 38 milioni di dollari.


TRAVEL - 1 Scene da metro: ci si vede, ci si piace, ci si perde. Per dare un taglio a queste occasioni mancate (e per rivitalizzare la sua immagine un po’ stantìa) la BVG, azienda del trasporto pubblico di Berlino, ha lanciato l’iniziativa Meine Augenblicke (I miei momenti), una bacheca online che raccoglie le descrizioni dettagliate della persona che si desidera rivedere. L’operazione cuori solitari è scattata in occasione dello scorso San Valentino e ha riscosso un immediato successo: sono due milioni e mezzo le persone che quotidianamente accedono al sito della BVG, la quale si preoccupa comunque di dare ai clienti la necessaria privacy attraverso adeguati sistemi di sicurezza. http://www.bvg.de/ index.php/de/MeineAugenblicke/Index

BUSINESS - 1 Linkedin, Xing, Neurona, Ecademy: comunità trasversali costruite sul web da ricercatori, manager, consulenti, esperti di media, artisti… Social network di professionisti basate sulle relazioni tra amici e colleghi, ma soprattutto sui cosiddetti “legami deboli”, che oggi si rivelano canali sempre più utili per cercare lavoro o per fare carriera. Secondo i dati dell’Economist, 350 multinazionali pagano 250mila dollari l’anno per utilizzare Linkedin (nell’immagine, shot dal sito www. linkedin.com), la più grande rete a cui la gente si appoggia per trovare un’occupazione, crearsi nuovi contatti, organizzare dei brainstorming. Una ricerca di Yougov ha evidenziato come il 20% dei manager e dei dirigenti inglesi abbia fatto ricorso a questi siti di social network per cercare nuovi dipendenti. Secondo alcuni analisti infatti, i migliori candidati non sono quelli che stanno cercando attivamente lavoro, e che dunque che inviano il CV, ma quelli che fanno parte della community e hanno le caratteristiche richieste.

RETAIL - 1 La IconNicholson (www.iconnicholson.com) è riuscita a sfruttare le potenzialità del social networking anche per gli acquisti off line. Il progetto Social RetailingSM è stato lanciato in occasione dell’ultimo National Retail BIG Show a New York e sperimentato nel negozio di Bloomingdale’s in 59th Street a Manhattan. In che cosa consiste? La cliente prova un abito e si pone di fronte a uno specchio interattivo che, oltre a rimandarle la propria immagine, la trasmette via web agli amici che sono connessi in quel momento. Questi possono esprimere commenti tramite messaggi che vengono visualizzati in tempo reale sullo specchio. Non solo: possono anche acquistare gli stessi capi via mail, nonché valutare, assieme all’amica in negozio, gli abbinamenti con gli accessori in catalogo che vengono sovrapposti digitalmente alla figura. Per dare un’occhiata al demo http://www.reuters.com/ news/video/videoStory?videoId=5219.

GRAPHICS - 1 Una volta gli aspiranti fumettisti dovevano affidare il marketing del proprio lavoro ad oscure e fotocopiate fanzine. Oggi in loro aiuto arriva il social networking sotto forma di siti come www.drunkduck.com. Un giro merita anche per i non amanti del genere, perché consente di dare un’occhiata a cosa si sta agitando nel panorama non o premainstream dei comics.

6. INTERNET INTERNOS | 83


7. Attitudine Google Link Megatrends: SOCIETÀ E INDIVIDUO, VERTICALE E ORIZZONTALE, CONNESSI E ISOLATI Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS

L’uomo ha dibattuto per millenni su

tema” (David Weinberger, Nòva, 26 apr 07).

Vogliamo il meglio: specie se siamo dei

come è ordinato il mondo. L’omosessua-

Internet ci ha viziati: una montagna di in-

maximizer (si veda il trend Ipse dixit) l’ac-

lità è una malattia? Il massacro degli indiani

formazioni gratuite direttamente a portata

cesso a una quantità indiscriminata di in-

americani è genocidio? L’ornitorinco è un

di clic. Ora la trasparenza è divenuta cosa

formazioni di consente di operare la scelta

mammifero? Plutone è un pianeta? Siamo

talmente diffusa nel mondo virtuale che la

migliore (se riusciamo a non andare in con-

partiti dal presupposto che c’è un ordine e

diamo per scontata anche nel mondo reale

fusione prima).

che tutto deve rientrarvi. Un’intera struttura

perché…

Cerchiamo l’affare: dove trovo una stam-

di autorevolezza è cresciuta sulla base dei

Non ci fidiamo: chi mi assicura che il fon-

pante hp LaserJet 1200 series al prezzo più

buchi nella trasmissione fisica del sapere.

do pensione proposto dalla mia banca sia il

conveniente? Una volta non potevamo fare

Gli esperti valutano e ordinano sulla base di

prodotto migliore per le mie esigenze? Dav-

altro che peregrinare di negozio in negozio

quello che pensano possa essere importan-

vero quella cura è la soluzione più adatta

(vanificando il potenziale affarone causa

te e interessante per noi. Con il tagging, il

per il mio disturbo? Aspetta che controllo

spese in benzina). Oggi ci sono i gli online

potere sul significato cambia di mano. Non

in qualche forum cosa dice la gente…

store, eBay, i forum, i motori di ricerca…

è più l’autore, l’editore o il libraio che ci

Vogliamo avere il controllo: si sgretolano

Vogliamo condividere: nulla dà più sod-

dicono cosa è importante e perché, sono i

quei vecchi centri di potere che erano tali

disfazione di lamentarsi con qualcuno per

lettori a farlo. Basta appiccicare un tag. Noi

perché detenevano il controllo di un’infor-

un acquisto scadente (una sorta di vendetta

possiamo taggare come “noioso” il libro

mazione non equamente distribuita. Se pri-

contro l’azienda o il negozio) o di magni-

che il maestro, il libraio, l’editore segnalano

ma il marketing era una conversazione uni-

ficarne uno particolarmente felice (un’au-

come “classico”. Da questo potrebbe deriva-

voca dall’azienda al consumatore, ora è una

tocelebrazione della propria capacità di

re il caos. Invece spesso emerge dal basso

conversazione biunivoca tra i consumatori a

scelta). Prima lo si faceva con una persona,

un altro ordine, chiamato folksonomy, che

proposito dell’azienda: il manico del coltel-

al bar. Ora lo si fa con mille persone, su In-

esprime quello che un gruppo pensa di un

lo è passato in mano nostra.

ternet.

MEDIA - 1 RED Roller mette a confronto le tariffe dei vari servizi di spedizione (UPS, FedEx, DHL…). www.redroller.com.

84 | PRE-VISIONS -

MEDIA - 2 Crowdstorm (www.crowdstorm.com) è un network di social shopping che aggrega il passaparola dei consumatori in relazione a vari prodotti hi-tech. Altri siti in cui gli internauti depositano i loro feedback sono www.wists.com, www.zlio.com e www.favoritethingz.com.


FASHION - 1 Il capo più amato e più odiato dalle donne? Il jeans. Da un lato è un evergreen: facile, versatile, longevo, facile all’innamoramento (da parte nostra). Dall’altro è impietoso con le non top model se acquistato nel fitting sbagliato. www.zafu.com è un sito che – attraverso un questionario da compilare on-line in cui vengono richieste misure antropometriche, punti forti e deboli, preferenze – vi suggerisce marche (70 in banca dati) e modelli (200) più adatti al vostro fisico. Non è un’online store, dunque non si acquista nulla, ma volendo si viene indirizzati a chi di competenza.

FASHION - 3 SmartSwim™ UV Meter Bikini incorpora un contatore di raggi UV nella cintura attaccata allo slip. SmartSwim™ UV Intensity Bikini rivela invece l’intensità di raggi UV (in cinque livelli: bassa, moderata, elevata, molto elevata, estrema) tramite il cambiamento di colore delle perline che decorano il costume. Entrambi i modelli sono di Solestrom. (www.solestrom.com)

FASHION - 2 Il pesce grosso mangia sempre quello più piccolo? Su www.urbancounterfeiters.com creativi e piccoli marchi possono denunciare casi di usurpamento di loro idee e prodotti da parte di brand più popolari e strutturati. Il caso più recente segnalato è quello che coinvolge Urban Outfitters (T-shirt a destra), colpevole di aver plagiato la grafica di una T-shirt realizzata da Crownfarmer (T-shirt a sinistra). (www.crownfarmer.com) nel 2003.

HI-TECH - 1 Vegefulfarm (www.vegefulfarm.com) consente ai consumatori giapponesi di avere tutte le indicazioni relative all’origine dei vegetali che intendono acquistare semplicemente inquadrando il codice a barre della confezione con il cellulare.

7. ATTITUDINE GOOGLE | 85


HI-TECH - 2 Sempre in Giappone, sempre con il cellulare, sempre tramite codice a barre: da Mc Donald’s è possibile ottenere la composizione nutrizionale e il computo calorico di ogni singolo piatto. (www.mcdonalds. co.jp/quality/qrcode.html)

HI-TECH - 4 Hydracoach è una borraccia intelligente che avvisa il ciclista quando è arrivato il momento di reidratarsi un po’; il conteggio viene fatto in base al peso e all’intensità dell’allenamento. www.hydracoach.com

86 | PRE-VISIONS -

HI-TECH - 3 Sono di Plusminus Design le chiavette USB che si gonfiano a mano a mano che vengono riempite di dati, fornendo un’indicazione molto tangibile di quanto spazio disponibile resta. (http://plusminus.ru/ index.html)

ART - 1 Christophe Bruno indaga l’influenza che un motore di ricerca ha sul linguaggio e sulla comunicazione. Nel progetto Human Browser l’artista parigino lancia delle ricerche su Google dal suo laptop, scegliendo una o più parole chiave. Un software sceglie, in modo casuale, alcuni dei risultati che vengono trasformati in messaggi vocali e poi spediti via internet a un paio di cuffie indossate da un’attrice. Quest’ultima deve, per quanto le è possibile, recitare il flusso di informazioni cercando di dargli un senso: il risultato è un linguaggio totalmente reinventato, o perlomeno presentato in una prospettiva diversa da quella a cui siamo abituati. “Si tratta di una doppia rielaborazione. All’origine c’è il linguaggio umano, una persona che parla e cerca di comunicare. I risultati delle ricerche sul web in un certo senso trasformano, spezzettano tutte le lingue del mondo. Io con i miei software intervengo sui contenuti delle ricerche lanciate su Google e li faccio interpretare da un attore. Così il cerchio si chiude e si torna di nuovo all’uomo e al suo modo di esprimersi” (Christophe Bruno).


8. Ipse Dixit Link Megatrends: VERTICALE E ORIZZONTALE Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

P

erché abdicare alla nostra facoltà di

Vogliamo risparmiare tempo: analizza-

Messi di fronte alla sterminata varietà di of-

libero arbitrio per metterci nelle mani

re tutte le marche di biscotti esposte sugli

ferta che contraddistingue la nostra società

di celebs, esperti, guru e connosseurs? Forse

scaffali del supermercato confrontando in-

dei consumi spesso finiscono per capitolare

perché…

gredienti (per scegliere il più sano), tabella

e affidarsi a un influenzatore che garantisca

nutrizionale (per scegliere il meno ingras-

per loro.

Siamo sovraccaricati: troppe informazio-

sante), sito di lavorazione (per scegliere il

ni, troppi stimoli, troppi prodotti… Nel suo

meno energivoro), prezzo (per scegliere il

libro Paradox of Choice Barry Schwartz

più economico) e marca (per scegliere il più

cita il caso di un esperimento svolto in un

equosolidale)? Non sempre possiamo pren-

supermercato: venivano offerte in assaggio

derci mezza giornata di ferie da dedicare

ai clienti alcune marmellate, inizialmente sei

alla spesa…

gusti, poi ventiquattro. In entrambi i casi le

Vogliamo il meglio: chi mi assicura che

persone ricevevano un buono acquisto per

questa sia la scelta migliore? Barry Schwartz

una confezione, solo che nel primo caso la

suddivide i consumatori in due categorie, i

maggior parte decideva di usufruirne (dun-

satisficers e i maximizer. I primi si accon-

que di scegliere una confezione tra sei), nel

tentano facilmente: posti dei criteri qualita-

secondo – alle prese con la rosa di venti-

tivi sotto i quali il prodotto che cercano non

quattro – molti preferivano lasciar perdere.

deve scendere, si fermano non appena ne invece delle anime in pena: vogliono il me-

Che sollievo quando qualcuno pensa a que-

glio del meglio, non sono paghi finché non

sto per noi!

hanno valutato ogni possibile alternativa.

BEAUTY - 1 Ora è la volta dell’uomo. Il settore femminile delle celeb fragrance, i profumi lanciati da nomi dello star system, sembra in affanno, almeno negli States. Dopo una brillante partenza nel 2002, grazie al lancio di Glow by Jennifer Lopez, e dopo un frizzante triennio (nel 2005 ben quattro fragranze sono entrate nella top ten - Fantasy by Britney Spears, Lovely by Sarah Jessica Parker, Baby Phat Goddess by Kimora Lee Simmons, e Live by Jennifer Lopez), il 2006 ha registrato un calo del 2% (pur se i profumi delle star continuano a contribuire al 7% delle vendite totali). Andamento in controtendenza per l’uomo: Sean “Diddy” Combs’s Unforgivable si è rivelato il prodotto che ha sperimentato in assoluto la crescita più sostenuta. I segnali di fiacca provenienti dagli USA non stanno comunque contagiando il mercato mondiale, per il quale si prevede una crescita dell’11,6% da qui al 2011. Nuovi brand sono in fase di lancio: Gwen Stefani per Coty e

Immagine da www.katemosstopshop.com

trovano uno che li soddisfa. I secondi sono

Foto di Jeff Christensen/AP

Siamo insicuri: meglio blu o verde? Loose o fitted? Con le mandorle o i pistacchi?

FASHION - 1 Prosegue il trend dell’hi-lo, che coniuga il nome di un designer o di una celeb a una produzione più economica e di massa: H&M è ormai un veterano (Karl Lagerfeld, Stella McCartney, Victor & Rolf, Madonna), ma si segnalano anche Kate Moss per Topshop e Philip Lim per Uniqlo.

Christina Aguilera per Procter & Gamble. 8. IPSE DIXIT | 87


Nella foto: Kate Ashfield nel video Leave Before The Lights Come On degli Arctic Monkeys

FASHION - 2 As seen on… il negozio di abbigliamento online www.asos.com (in alto shot dal sito) dedica una sezione allo stile delle celebs: un lookbook che si propone di fornire spunti di shopping alle navigatrici. Anche nel sito del magazine People (www.people.com) è stata attivata un’area Style Watch in cui vengono paparazzati i look dei VIP con possibilità di commento per l’internauta.

MUSIC - 1 Trasformare il videoclip da strumento promozionale a prodotto destinato alla vendita: è a questo scopo che alcune etichette stanno investendo in prodotti hi-budget che utilizzano star del cinema e della TV. È il caso di Giovanni Ribisi (Friends, Salvate il soldato Ryan), Mischa Barton (The O.C.) e Kate Ashfield (Shaun of The Dead) apparsi rispettivamente nei video di Keane, James Blunt e Arctic Monkeys.

ART - 1 Secondo Arthur Danto, docente di filosofia alla Columbia University e noto critico d’arte, è attualmente la figura centrale dell’arte contemporanea. Si tratta del curator, quel personaggio oggi assunto a rango di rockstar che spesso determina il successo di una mostra a prescindere dalle opere che vi vengono esposte. “È nel contesto particolare di questi ultimi anni che la figura del curator è diventata visibile agli occhi del grande pubblico: il suo classico ruolo propositivo - mostrare opere di artisti riuniti intorno a un’idea, un progetto - viene interpretato come uno statement che definisce il gusto e traccia delle direzioni in materia d’arte contemporanea. Il curator-star incarna l’ultima fase di un processo di evoluzione che ha visto il mondo dell’arte trasformarsi in un grande, bulimico mercato, dove l’opera d’arte è, appunto, un prodotto di consumo. In questa logica mercantile il curator è nel contempo critico/gallerista/ artista/manager. Il mercato si aspetta che lui confezioni un prodotto elaborandone tutte le tappe: dalla sua concezione - il tema di una mostra - fino alla vendita al pubblico, catalogo incluso. (Maria Grazia Meda, D di Repubblica, 7 apr 07). Figure come quelle di Massimiliano Gioni, Maurizio Cattelan, Ali Subotnick, Hans Ulrich Obrist, Joseph Grima, Allyson Spellacy fungono quindi da fulcro per la creazione delle tendenze e la fabbricazione del consenso. E se da un lato il loro è un carisma propositivo, perché consente di promuovere in giro per il mondo un numero crescente di nuovi artisti, dall’altro può rivelarsi un’arma a doppio taglio quando “questi stessi curator rischiano di perdere la loro indipendenza trasformandosi in testimonial rassicuranti che fanno salire artificialmente le quotazioni degli artisti che selezionano”.

88 | PRE-VISIONS -

In alto, due foto della Quarta Biennale di Berlino (http://kunst-blog.com)


9. Questo l’ho fatto io! Link Megatrends: VERTICALE E ORIZZONTALE, CONNESSI E ISOLATI Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS

S

tiamo assistendo alla democratizzazio-

gia tutti. Dipingere? Lo faccio per me, per

di produzione ci mette in mano strumenti

ne dei mezzi di produzione. Strumenti

esprimermi, mi rilassa, mi fa “staccare”. D’ac-

di cui un tempo solo i professionisti erano

un tempo riservati ai soli professionisti arri-

cordo, ma come la mettiamo se una galleria

dotati: da software e attrezzature (macchine

vano facilmente nelle mani di tutti con ogni

propone di vendere i quadri? Il successo

digitali, stampanti, scanner…) a showroom

Mac e Windows, come le videocamere digi-

logora chi non ce l’ha, affermava uno degli

(Internet, per l’appunto, un grande conteni-

tali e i software di editing. Poi ci sono i blog

attuali senatori a vita. La recondita speran-

tore democratico di creatività senza ingressi

che hanno innescato la nascita dell’editore

za di essere scoperti e diventare qualcuno (o

all’entrata). Dai corsi per implementare o

amatoriale. La conseguenza di questo cam-

semplicemente di guadagnare e/o iniziare

acquisire nuova capacità creative (sotto for-

biamento è che ci stiamo trasformando da

un’attività grazie a quello che si sta facen-

ma di forum, siti, blog) ai contest (anche qui,

consumatori passivi in produttori attivi. E lo

do per hobby) è molto più diffusa di quanto

i concorsi sono sempre esistiti, ma Internet

facciamo, soprattutto, per passione. Resta da

non si voglia ammettere.

ed e-mail hanno facilitato sia la comunica-

chiedersi: perché una persona crea qualco-

Siamo ego-centrici: forse non ci abbia-

zione da parte del proponente che l’invio

sa di valore senza nemmeno la prospettiva

mo mai fatto caso, ma sempre più spes-

del materiale da parte dei partecipanti).

di un vantaggio economico? Capire que-

so le aziende fanno fare a noi ciò che una

Da servizi che consentono la realizzazione

sto fenomeno significa entrare nei segreti

volta era compito loro. Di questo fenome-

di prototipi in 3D (come www.rapidobject.

che muovono la “coda lunga”. I motivi per

no parla anche Markus Rohwetter sul Die

com) a piazze virtuali dove proporre le pro-

creare non sono gli stessi sulla testa e sulla

Ziet (pubblicato in Italia su Internaziona-

prie creazioni (eBay ed epigoni). Dai viaggi

coda della linea. Sulla testa del grafico vige

le 670): “Nel bar qui accanto il cappuccino

resi sempre più economici grazie al boom

un’economia monetaria tradizionale dove

costa 2,20 euro e il cameriere me lo porta

del low cost ai pagamenti facili, veloci e si-

sono le motivazioni commerciali a fare da

al tavolo. Da Starbucks invece lo pago 40

curi di Paypal.

padrone. Sulla coda, invece, vige l’economia

centesimi in più, devo ricordarmi di pren-

Il risultato? La coda lunga di cui parla

della reputazione, la quale può essere con-

dere lo zucchero e poi devo portarmelo al

Andersen: una miriade di micro-business

vertita in cose oggi considerate sempre più

tavolo da solo. Sono diventato un camerie-

gestita da micro-imprenditori. Ma non solo:

preziose: l’attenzione del pubblico, dei con-

re, con l’unica differenza che nessuno mi dà

tutta questa “voglia di fare” non viene ne-

tratti, un’occupazione e offerte vantaggiose

la mancia”. Con il servizio NikeiD. (nikeid.

cessariamente canalizzata in un’attività im-

d’ogni genere. (Chris Anderson, autore di

nike.com), Nike mi consente di scegliere co-

prenditoriale tout-court; molto spesso viene

The Long Tail)

lori e materiali per scarpe, abbigliamento e

veicolata, a costo zero o comunque ridot-

E così noi creiamo: testi, foto, video, abiti,

accessori: in pratica faccio ciò che sarebbe

to, a beneficio di aziende già esistenti. È il

mobili, quadri, software, musica… Creiamo

di spettanza del designer per avere un pro-

crowd-sourcing: decentrare alcune fasi del

perché…

dotto più costoso di quello standard. Com’è

ciclo produttivo (ideazione, design, R&D,

che veniamo convinti a lavorare gratis per le

marketing, cool hunting…) al consumatore

Siamo creativi, of course: Groucho Marx

aziende e spesso addirittura paghiamo per

che, spesso ignaro del prezioso servizio che

sosteneva che “A New York tutti hanno una

farlo? Il trucco è semplice e si chiama “per-

sta offrendo, partecipa entusiasta alla sbi-

mezza idea di scrivere un libro, e purtroppo

sonalizzazione”. Se mi customizzo le scarpe,

lanciata avventura.

lo fanno”. Ma New York non è un caso isola-

avrò un prodotto che è esattamente quello

to: il mondo straripa di romanzi nel cassetto

che volevo e mi sembra ovvio che il suo

e di demo che circolano underground: oggi

prezzo sia superiore! La bramosia di veder

tutto questo materiale ha una vetrina dallo

soddisfatte al 100% le nostre aspettative ci

spazio inesauribile su cui essere esposto.

fa accettare di buon grado il trucco dell’user

Siamo esibizionisti: il sociologo francese

generated content in una relazione che è to-

Pascal Lardellier è assai duro in proposito:

talmente win-win: contenti noi, che ci por-

“In un certo senso il blog è il reality show

tiamo a casa qualcosa di unico, personale,

dei miserabili. Milioni di persone mettono

esclusivo; contenta l’azienda, che risparmia

in linea la loro piatta vita che non interessa

in marketing ed R&D ed evita dolorosi flop

nessuno. Siamo passati dall’esibizionismo in

di produzione.

tv a quello su Internet”. Magari il tono è questionabile, ma il concetto non fa una piega.

Abbiamo gli strumenti: l’hobbysmo, si sa, non è cosa nuova. Ma oggi il fenomeno è cre-

Coltiviamo sogni di gloria: la sindrome

sciuto esponenzialmente perché, come dice

di “Saranno Famosi” prima o poi conta-

Anderson, la democraticizzazione dei mezzi 9. QUESTO L’HO FATTO IO! | 89


MEDIA - 1 Netflix ha lanciato il Netflix Prize (www.netflixprize.com): un milione di dollari a chi sarà in grado di sviluppare un software in grado di predire i gusti dei clienti in modo più efficiente dell’attuale.

HI-TECH - 1 Partendo dal presupposto che i prodotti non vengono sempre sviluppati tenendo conto delle aspettative del cliente, CrowdSpirit (www. crowdspirit.org) consente agli internauti di fornire il loro contributo alla causa dell’usabilità hi-tech. La community è ben strutturata: gli Inventor inviano idee per un nuovo prodotto elettronico e/o trovano soluzioni per problemi postati da altri. I Contributor votano le idee proposte o inviano problemi agli Inventor. Gli Investor investono denaro nelle idee migliori per finanziare il loro sviluppo. I Tester testano i prodotto e inviano consigli per migliorarlo. Gli Ambassador promuovono il prodotto presso gli online stores. I Supporter aiutano a redigere il manuale o a rispondere a quesiti dei clienti. E chi sono Inventor, Contributor, Investor, Tester, Ambassador e Supporter? Semplici consumatori, alla caccia di PC, cellulari, lettori DVD etc etc che non richiedano una laurea in ingegneria elettronica per essere usati.

90 | PRE-VISIONS -

MEDIA - 2 Il 26 marzo scorso sono stati assegnati i primi YouTube Awards. Sette categorie con un vincitore per ognuna: nella sezione “Best Music” Terra Naomi con Say It Possibile (http://www.youtube.com/ watch?v=ARHyRI9_NB4); Naomi, potere del Web 2.0, sta registrando il suo primo disco e la prossima estate la aspetta un tour nelle principali città europee. Nella categoria “Most Inspirational Video” l’opera dell’australiano Juan Mann che mette in scena un’azione di free hugging (si va in giro con un cartello “Free hugging” e si abbraccia chi ci sta – http://www.youtube.com/watch?v=vr3x_RRJdd4). La band statunitense degli Ok Go si è aggiudicata la categoria “Most Creative” con il video musicale Here It Goes Again dove i componenti cantano facendo acrobazie ed evoluzioni su tapis roulant (http:// www.youtube.com/watch?v=pv5zWaTEVkI). Le categorie “Best Comedy”, “Best Commentary”, “Best Series” e “Most Adorable Video” sono state vinte rispettivamente da Smosh (http://www.youtube. com/watch?v=oCd_i7wW87Q), The Winekone (http://www.youtube. com/watch?v=w-rcjaBWvx0), Ask a Ninja (http://www.youtube.com/ watch?v=OEmss2lg-ug) e Dony Permedi col video Kiwi! (http://www. youtube.com/watch?v=sdUUx5FdySs).

HI-TECH - 2 Registrare i propri assoli senza doversi installare in casa uno studio di registrazione? iAxe 393 è una chitarra elettrica che si collega al PC con un cavo Usb e permette di trasferire i suoni direttamente in digitale. http://www.behringer.com/iaxe393/


FOOD - 1 Sul surreale Pimp That Snack (www.pimpthatsnack.com) è possibile postare le immagini di progetti culinari che hanno come tema dolci, snack e junk food. Degno di nota il mega Ferrero Rocher (in seconda posizione fra i più votati).

FASHION - 2 “Un giorno, ho dovuto confrontarmi con la realtà dei fatti: non ero in grado di vestirmi. Dopo aver sfogliato vecchi album e fotografie sono giunto alla conclusione di aver seriamente bisogno di aiuto con il mio guardaroba. La prima cosa che si fa in questi casi? Si chiede agli amici. Ma i consigli erano limitati. Così mi sono rivolto a Internet: mi son fatto questo sito postando tutte le foto dei miei vestiti. Ora chiedo a voi di indicarmi ogni giorno i capi che dovrei indossare: sceglierò quelli che avranno raggiunto il maggior numero di voti. E se ritenete che debba comprare qualcosa di nuovo, fatemelo sapere”. Dal settembre 2005 una media di 10mila visitatori al giorno sceglie i vestiti per Kevin McCormick. Per contribuire www.dresskevin.com.

FASHION - 1 Il cool hunting è notoriamente una fase di ricerca assai costosa: viaggi, permanenza in capitali straniere, frequentazione di concerti e locali… Ora tutto questo materiale viene offerto gratuitamente da centinaia di appassionati cacciatori di tendenza attraverso i photoblog: lookbook con scatti e video provenienti dalla strada e partylife dedicati a documentare eventi, feste o concerti. Alcuni link: www. thesartorialist.blogspot.com (foto), www.gawker.com e www.curbed. com (New York), www.stylebubble.typepad.com, www.savvylondon. blogspot.com e www.dirtydirtydancing.com (Londra), www.hel-looks. com (Helsinki), www.facehunter.blogspot.com (Parigi), www.stilinberlin.blogspot.com (Berlino), www.style-arena.jp (Tokyo), www.pradaandmeatballs.blogspot.com (Milano), www.shangaiist.com (Shangai), www.seoulstyle.com (Seoul), www.saopaulo.blogspot.com (Sao Paulo), www.mujeresconestilo.blogspot.com (Barcellona).

ADVERTISING - 1 Ji Lee, ex art director per Saatchi & Saatchi, ha inventato il Bubble Project. Ha fatto stampare 15mila baloon adesivi e ha ricoperto con questi i poster pubblicitari affissi per le strade di New York. La gente ha risposto al suo invito: dopo due settimane tutte le bolle erano state riempite di frasi. Le immagini del risultato finale sono disponibili sul sito www.thebubbleproject.com, dove è possibile scaricare anche i fumetti da stampare su carta adesiva per continuare il progetto (che è già sbarcato a Buenos Aires, Londra, Dublino e Parma). Ji Lee ha pubblicato anche un libro: Talk Back: The Bubble Project, ed. Mark Batty Publisher (http://talkbackbook.com).

9. QUESTO L’HO FATTO IO! | 91


ADVERTISING - 2 Anche Adidas si è accorta della playlist-mania.

MUSIC - 1 Forse l’espressione più pop del do-it-yourself è il fenomeno delle playlist: finita l’era del disco, oggi ognuno di noi veste i panni del disc jockey creando compilation di brani che possono e vengono poi scambiate con amici o postate nella rete. Se questo meccanismo di selezione era una volta delegato ai professionisti della musica, oggi, grazie al social network, è totalmente nelle mani dell’utente. Alla playlist-mania è dedicato l’ultimo libro di Luca Sofri: Playlist. La musica è cambiata, Rizzoli.

Due artisti presenti su YourGallery (scelta random): sx, Marcel Terrani; dx, Valentina Vr Richter Dave Muller, I want it louder, Detail deplaying cassettestack (eighties, eclectic), 2006 Acrylic on paper; two parts: 39.25 x 80” each

ART - 1 Sempre a proposito di playlist: nell’istallazione I Want It Louder di Dave Muller vari acquerelli incorniciati sono disseminati in diverse stanze; un juke-box digitale creato con 76.388 canzoni scaricate da iTunes diffonde la musica in galleria mediante radio portatili e presenta l’artista come una sorta di DJ assente.

92 | PRE-VISIONS -

ART - 2 Nel settembre 2006 il quotidiano britannico Guardian e il progetto Your Gallery di Saatchi gallery (una specie di MySpace dove i giovani artisti possono crearsi una pagina personale uploadando il proprio portfolio di lavori) hanno unito le forze per creare un evento curatoriale unico. Esprimendo una preferenza via Internet gli utenti hanno selezionato 10 artisti che prenderanno parte a un’esposizione a Londra. http://www.saatchi-gallery.co.uk/yourgallery/


ry: Corbis. Da Wired, dicembre 2006

Photograph: Michael Sugrue; printer: Kenn Brown; Basketball (Monitor) and window scene-

DESIGN - 1 Ecco il futuro della progettazione secondo il designer newyorkese Joshua Davis (da Wired 12/2006).

MOVIE - 1 Battlestar Galactica, serie tv sci-fi, invita gli appassionati a realizzare il proprio video ispirato al telefilm. Si possono usare immagini live action, animazioni, pupazzi e integrare tutto con audio e scene inedite messe a disposizione dagli autori. Il corto di 4 minuti deve essere uploadato sul sito (www.scifi.com/battlestar/videomaker/) entro il 1° giugno: il produttore David Eick sceglierà il migliore che verrà trasmesso durante un episodio della nuova serie.

DESIGN - 2 Per trasformare la propria playlist in elemento d’arredo o per riconvertire in qualcosa di maggiormente utile i CD che non si ascoltano più (selezione darwiniana operata dall’iPod). Con i supporti Cd Wall Tile si possono creare composizioni sulla parete: niente buchi sul muro e cambiamenti possibili ogni qualvolta lo si desideri. www.cdwalltile.com

AUTOMOTIVE - 1 Verrà la lanciata il prossimo 4 luglio ed è frutto di un’opera di crowdsourcing a 360 gradi: stiamo parlando della nuova Fiat 500. Attraverso le varie sezioni del portale www.fiat500.com gli utenti, a partire dal 2 maggio 2006, possono dire la loro su come deve essere la nuova auto: i colori preferiti, gli accessori giusti e persino il prezzo e la strategia di distribuzione (oltre 3300 idee di comunicazione postate: se vi par poco…). Nella sezione Concept Lab II ci si improvvisa designer e si progettano i vari optional (e i più cliccati andranno veramente in produzione). Nella sezione 500Logia si possono esprimere le proprie opinioni sulla vecchia 500 (e quindi indirizzare il marketing della Fiat sui valori da rafforzare e quelli da abbandonare). Ed è gradito anche un po’ di buon sano passaparola: Facce da 500 ti sfida a mostrare, attraverso una foto, la somiglianza con la vecchia 500; scatta, carica l’immagine e avvisa parenti e amici perché si facciano quattro risate (e intanto l’identificazione col marchio galoppa…). 9. QUESTO L’HO FATTO IO! | 93


10. Arcadia digitale Link Megatrends: UMANESIMO E POST-UMANESIMO, CONNESSI E ISOLATI Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS

Second Life è la prova generale del traslo-

nostro avatar, che rimane catatonico in mezzo

co dell’umanità nel cyberspazio. La prima

alla stanza virtuale.

no giocare un ruolo attivo in Arcadia digitale: 1. Inserire billboard statici o dinamici (me-

volta che entri in SL lasci fuori la tua identità,

Vogliamo avere una seconda possibilità: un

ti spogli dei tuoi vestiti, della tua faccia, del

nuovo corpo, una nuova professione, una nuo-

2. Inserire il prodotto come parte integrante

tuo corpo e passi dall’altra parte. Ti cambiano

va personalità, un nuovo sesso, una nuova vita.

del gioco (migliora decisamente la brand awa-

anche il cognome, come accade a chi prende i

Nell’arcadia digitale possiamo nascere una se-

reness).

voti. Ed entrando qui si cambia spazio, ma an-

conda, una terza, una quarta volta e, soprattut-

che tempo. Quindi, se vi apprestate a entrare,

to, decidere noi in che modalità.

sappiate che lì dentro subirete un sovvertimen-

Siamo creativi: in Mmorpg come Second

to totale dei sensi, che implica anche una certa

Life il mondo ce lo creiamo noi – case, vestiti,

sacralità: perché entrare in un mondo virtuale

oggetti…

glio) all’intermo del gioco.

3. Ottenere feedback dagli utenti relativamente a marchi e prodotti. Ad es. Nike su NBK2. 4. Vendere la versione virtuale del proprio prodotto (con eventuali sconti nel caso in cui

è un rito, che lo si voglia o no. Non smetteresti

Vogliamo evadere: giornata terribile di uffi-

venga comprato anche nel mondo reale). Ad

mai. Ci sono infinite combinazioni, milioni di

cio? Basta un clic e il nostro alter-ego è pronto

es. American Apparel, Adidas, Reebok, Telus

incontri che possono capitare o che puoi pro-

per una serata in una simil-isola tropicale con

su SL.

vocare, un repertorio sterminato di casi. SL è

concerto all’aperto e gente allegra e disponibi-

il paradiso del cosa succederebbe se?” (Mario

le.

Gerosa, scrittore).

5. Consentire all’utente di modificare e personalizzare il prodotto (ottenendo non trascu-

Vogliamo condividere: socializzare, incon-

rabili dettagli sui gusti del consumatore). Ad es.

Siete convinti che i videogame siano “roba

trare persone nuove, interagire, creare comu-

da ragazzini”? Cambiate idea. In Mmorpg

nità… e tutto questo protetti dal nostro alter-

6. Far debuttare un brand o un prodotto nel

come Second Life l’età media dei residenti è

ego virtuale, senza bisogno di esporsi troppo, di

mondo virtuale prima che in quello fisico. Ad

intorno ai 30 anni. Ma perché rifugiarsi in Ar-

mettersi realmente in gioco.

es. W Hotel su SL.

cadia digitale? Vogliamo avere il controllo dell’esperienza: connettersi, disconnettersi, riconnettersi…

Siamo ego-centrici: finalmente possiamo es-

7. Vendere avatar personalizzati o prodotti

sere ciò che desideriamo, nel momento in cui lo

per personalizzare gli avatar. Ad es. Bless This

desideriamo e in un luogo fatto su misura per

Chick, Lina Chen, Cute Little Blokes, Seestorm.

noi… da gregari a rockstar!

Nel mondo digitale i tempi, i modi e i luoghi li decidiamo noi. Al limite a farne le spese è il

8. Trarre spunti creativi o indicazioni su gusti e mode dagli avatar e dagli oggetti creati dai

Ci sono vari modi con cui le aziende posso-

MEDIA - 1 Dalla collaborazione fra Mario Gerosa e l’agenzia di comunicazione iMille nasce Synthravels, la prima agenzia di viaggio per i neofiti del mondo virtuale. www.synthravels.com

94 | PRE-VISIONS -

Toyota su SL.

giocatori.

ADVERTISING - 1 Sempre a proposito di mix fra reale e virtuale è degna di nota la campagna di sensibilizzazione lanciata da Amnesty International in Svizzera: delle immagini che ritraggono scene di violazione dei diritti umani sono stampate su dei poster trasparenti che si sovrappongono dunque all’ambiente circostante. I poster sono accompagnati dallo slogan “Non sta accadendo qui. Ma sta accadendo ora”.


ADVERTISING - 2 Illusione ottica ed esasperazione del “prova a immaginare se…” anche per i billboard mobili fatti circolare dalla Croce Rossa a San Francisco.

DESIGN - 1 Dal virtuale al reale: Fabjectory, fondata dall’americano Michael Buckbee, riporta nella realtà gli oggetti creati in Rete dai cittadini di mondi come SL. Inizialmente Buckbee si era focalizzato sulla realizzazione di statuette di plastica che riproducessero le sembianze degli avatar dei propri clienti, ma poi il business si è ampliato. www. fabjectory.com

LEISURE - 1 Per chi è stanco di schermo e joystick c’è la possibilità di vivere le avventure del mondo virtuale per strada con persone in carne ed ossa. Il Come Out & Play Festival invita a partecipare alle sfide ispirate ai videogame; la prossima edizione si terrà nel mese di settembre a New York. www.comeoutandplay.org DESIGN - 2 La rappresentazione del cyberspazio nella realtà: questo il modo migliore per descrivere la sede di Darmstad di T-Online, società di servizi internet, realizzata dall’Atelier Markgraph di Francoforte. www. markgraph.de

10. ARCADIA DIGITALE | 95


LEISURE - 2 Quando il virtuale si affranca dal reale: una tendenza sempre più presente nelle proposte dell’industria videoludica è quella di arricchire i game con elementi dotati di vita propria. Una sorta di mondi paralleli che vivono senza la necessità di presenza umana. Oblivion (Bethesda Softworks per Xbox 360) è un mondo popolato da cittadini che si alzano la mattina, chiacchierano, pranzano, vanno a lavorare e alla sera tornano nelle loro case per coricarsi: tutto questo da soli. Si accorgono del giocatore solo quando vengono disturbati. In The Darkness (Starbreeze Studios per Xbox 360 e Ps3) Jackie Estacado viene posseduto da un antico demone che crea in lui una scissione tra l’umano e il soprannaturale. Il videogame è la lotta tra Jackie e la sua metà oscura, prima ancora che contro la cosca mafiosa che cerca di farlo fuori. Il protagonista è accompagnato nel suo viaggio dai Darkling, esercito di creature demoniache che non sempre sottostanno a suoi ordini: ad esempio possono rimanere affascinati di fronte a un televisore acceso decidendo di non aiutarlo, secondo la legge del libero arbitrio.

FASHION - 1 Gli utenti cinesi dell’IM QQ (http://im.qq.com) possono acquistare per i propri avatar delle sneakers Sansda (www.sansda.cn); gli stessi modelli sono venduti anche nelle boutique in Guangdong, Fujian e Hunan.

ART - 1 Il secolo delle avanguardie si è definitivamente concluso e oggi è pressoché impossibile identificare dei movimenti che abbiano caratteristiche simili a quello che sono stati il Costruttivismo, la Pop Art, la Transavanguardia o l’Arte Povera. Unica eccezione è probabilmente la Net Art, definita da Eva e Franco Mattes (ex 01.org) “l’ultima avanguardia del secolo: dalla fase eroica alla museificazione finale in dieci anni, passando per la leggenda sul nome, i manifesti, l’autostoricizzazione. L’unica differenza è che noi sapevamo fin dall’inizio cosa sarebbe successo. Abbiamo tanti padri: il Futurismo, il Dadaismo, Duchamp e Warhol. Dei viventi: Murakami. Tra gli amici: NSK, Jodi, Hans Bernard. Ma uno solo che valga la pena di uccidere: Duchamp. Ha influenzato troppo l’arte contemporanea”. Eva e Franco Mattes hanno vinto nel 2006 il Premio New York con il progetto di spendere un anno nel mondo virtuale di SL. Il risultato è 13 Most Beautiful Avatars, una serie di ritratti di bellezze virtuali incontrate durante le loro peregrinazioni nella dimensione parallela. Il progetto è stato lanciato contemporaneamente in tre diverse sedi: Artissima, l’Italian Academy di New York e, naturalmente, SL. “La realtà non è stata uccisa, è mediata. Nessuno di noi ha vissuto personalmente la guerra in Iraq, ma tutti ne abbiamo esperienza. La realtà è resa più complessa dalla quantità di immagini che abbiamo a disposizione. Preferiamo lo spettacolo alla realtà. Per questo come artisti abbiamo deciso di usare i media come medium. La parte fisica della realtà esisterà sempre, forse sarà quella di un corpo senza organi, immerso in un mondo sintetico, dove la copia ha sostituito l’originale” (Eva e Franco Mattes, int. Flash Art feb-mar 07).

Eva e Franco Mattes (0100101110101101.ORG), Kate Colo (in alto) e Harpo Jedburgh, 2006

96 | PRE-VISIONS -


Marie Jager, Solitaire, 2005, collage on digital print

Tony Oursler, Eyes, 2005 Installation at Foundación Salamanca Ciudad de Cultura, Salamnca, Spain

ART - 2 Quanto la dialettica fra umano e post-umano contagia anche l’arte: dalla Biennale della California tenutasi lo scorso anno all’Orange County Museum of Art è emerso come molti giovani artisti nella West Coast americana stiano lavorando con un linguaggio assai vicino a quello della fantascienza. I topoi che hanno caratterizzato questo genere nel tempo ci sono tutti: dall’immagine di future civiltà aliene (Leslie Shows) al viaggio spazio-temporale interplanetario (Scoli Acosta); dalla colonizzazione/invasione di razze aliene (Pearl C. Hsiung), al contatto con gli “altri” (Christian Maychack); dalla ridefinizione delle idea di umanità (Sterling Ruby), alle trasformazioni tecnologiche del corpo (Andy Alexander); dall’impatto sociale di disastri e apocalisse (Marie Jager) al contrasto fra utopia e distopia (My Barbarian).

Marylène Negro, Eux/Them, 2001

PHOTO - 1 In Search of Identity, mostra ospitata dal Centre Photographique d’Ile-de-France, Pontault-Combault fino al 16 marzo, rifletteva sul tema della perdita di identità individuale come sottoprodotto di un mondo dominato da globalizzazione e manipolazione genetica, in cui i modelli standardizzati annullano le particolarità distintive di ognuno. www.cpif.net

ART - 3 Il miracolo di una vista sovraumana, un tempo materiale per fumetti o cinema d’animazione, non è più una fantasia: le nuove tecnologie si sono infatti spinte oltre i limiti del mondo visibile consentendoci di dilatare le nostre facoltà percettive, dalle infinitesime particelle subatomiche ai grandi sistemi dello spazio. Questo nuovo modo di vedere, così come questi nuovi oggetti di visione, hanno inevitabilmente influenzato la nostra capacità di leggere e decodificare la realtà. A questo tema era dedicata la mostra Super Vision, tenutasi fino al 31 dicembre scorso all’Institute of Contemporary Art di Boston, che ospitava le opere di 27 artisti. www.icaboston.org

RETAIL - 1 Ecco il vero “window shopping”: nel Ralph Lauren Store di Madison Avenue, è in funzione una vetrina dotata di touch screen che permette di fare acquisti anche di notte, quando il negozio è chiuso, con consegna della merce a casa entro le 9 del mattino seguente.

10. ARCADIA DIGITALE | 97


11. L’isola che non c’è Link Megatrends: UMANESIMO E POST-UMANESIMO, SOCIETÀ E INDIVIDUO Link Generazioni: GENXERS, BOOMERS

L’isola di Peter Pan, l’ isola che non c’è,

non ha mai fatto gola a nessuno, sia chiaro,

sare – le prime avvisaglie ci sono già – che

è il luogo in cui il tempo si ferma: come

ma la generazione dei Boomers sta supe-

in futuro i comportamenti salutisticamente

accade spesso nel desiderio dei bambini, de-

rando se stessa nell’inseguimento del mito

scorretti potrebbero essere fortemente pe-

gli adolescenti e degli adulti che continua-

di Dorian Gray.

nalizzati. Meglio prevenire che curare, dun-

no a sentirsi innamorati della vita. Fermare

Non vogliamo ammalarci: tautologico,

il tempo è il sogno di sempre, un modo di

ma nella società liquida la malattia si cari-

tenere con sé la gioia di cui tutti sentiamo

ca di connotazioni oltremodo negative – è

sempre con tanta forza la precarietà. Non

sgradevole, disturbante, scarsamente per-

si fa in tempo a sentirla, la contentezza,

formante.

che già la percezione del tempo che scorre

Non vogliamo fermarci: o forse non pos-

la avvolge di un velo di malinconia ripro-

siamo. In tempi di flessibilità esasperata bi-

ponendo tutte le incertezze sul tempo che

sogna mettersi costantemente in gioco, ven-

verrà subito dopo. Le cose non stanno così,

dersi sul mercato come il prodotto migliore:

in fondo, solo nell’isola di Peter Pan dove

la malattia è un tabù e un lusso.

gioia e divertimento si ripetono all’infinito,

Non vogliamo essere brutti/e: donne e

senza cambiamenti. Dove la realtà è orga-

uomini inseguono la bellezza da sempre, la

nizzata intorno alle fantasie del gioco. Dove

novità è che ora – grazie ai miracoli della

la realtà e la favola si confondono” (Luigi

scienza e della tecnica – hanno molte più

Cancrini, psichiatra e scrittore).

frecce al loro arco.

L’isola che non c’è perché… Non vogliamo invecchiare: la senescenza

que, in tutti i sensi.

Non vogliamo pagare più tasse: la malattia costa allo stato e non è utopistico pen-

FOOD - 2 In Francia i Laboratoires Noreva propongono Noreva Norélift, una marmellata antirughe ad alta concentrazione di acidi grassi, antiossidanti, licopene, norelina e vitamine E e C. La promessa è di ridurre i segni del tempo del 74% in un mese.

FOOD - 1 Nutraceutici: il termine è stato coniato dal Dr. Stephen L. De Felice nel 1990 unendo “nutrizione” e “farmaceutica” e si riferisce a quegli alimenti che hanno una funzione benefica sulla salute e/o sulla bellezza sia in termini di prevenzione che direttamente terapeutici. Il trend è già fuori da un po’, dunque, ma negli ultimi tempi sono stati registrati segnali di brillante crescita. I cibi della bellezza sono estremamente popolari negli States e in Giappone e, secondo i dati Market Trends, il loro giro d’affari dovrebbe superare i 6,5 mld di dollari entro il 2008. E intanto si moltiplicano i prodotti lanciati sul mercato… Lo scozzese Rufflets Country House Hotel (immagine) ha messo a punto un wrinkle-free lunch a base di anatra arrosto (ricca di selenio) e acai, frutto brasiliano ad alta concentrazione di antiossidanti. 98 | PRE-VISIONS -

FOOD - 3 Mars cerca un’alternativa al suo consueto junk food con CocoaVia, cioccolato che si picca di diminuire il rischio di cancro.


FOOD - 4 Coca-Cola ha lanciato Enviga, bevanda a base di estratti di tè verde,

FOOD - 5 Il produttore giapponese di dolciumi Eiwa Confectionery ha creato una caramella che contiene 3mila mg di collagene: niente ago, stessi risultati (?)

caffeina e micronutrienti vegetali. Dovrebbe far perdere peso.

FOOD - 6 Negli States Borba Skin Bilance Water promette una diminuzione dell’acne grazie alle sue bio-vitamine che purificano la pelle. www. borba.net

FOOD - 7 Anche Danone, dopo il successo dello yogurt probiotico Actimel, ha lanciato il suo primo nutraceutico: si tratta di Essensis, uno yogurt che nutre la pelle dall’interno.

11. L’ISOLA CHE NON C’È | 99


Nella foto: Goji Juice, prodotto venduto nel sito www.superfooduk.com

FOOD - 8 Una larga varietà di prodotti sono disponibili (ovviamente) online, su siti come www.superfooduk.com. E poco importa se uno studio di Mintel ha affermato che non “esiste un’evidenza scientifica che assicuri che l’ingestione di questi ingredienti abbia un effetto positivo sulla pelle” (ossia non è detto che inghiottire del collagene equivalga a iniettarselo sugli zigomi). L’antico sogno di uomini e donne – massimo risultato, minimo sforzo – avrà sempre il sopravvento.

MEDIA - 1 Lo scorso gennaio è stato lanciato in Inghilterra ELIXIR, il primo magazine interamente dedicato all’anti-ageing. La pubblicazione della rivista è una conseguenza delle lusinghiere performance ottenute dall’online-magazine www.elixirnews.com, in rete da due anni.

Demi Moore testimonial per Wanted Gloss di Melena Rubinstein Murad Line, (da www.muradhair.com)

BEAUTY - 1 Riscuotono sempre più successo i doctor brand, i prodotti lanciati da specialisti in dermatologia o chirurgia estetica. Le consumatrici sanno perfettamente che neppure la migliore delle creme può sostituire gli interventi medico-chirurgici, così un trattamento firmato da un dermatologo specialista ispira più fiducia. Se poi il medico in questione è donna, tanto meglio: non solo è una professionista e ha esperienza, ma conosce in prima persona i problemi, vive e fa shopping con le stesse aspettative delle clienti. 100 | PRE-VISIONS -

BEAUTY - 2 Nel campo dei rossetti le aziende puntano su prodotti che “mimano”, per quanto possibile, i risultati della chirurgia estetica: lipstick con formule a effetto “volume” come Wanted Gloss di Helena Rubinstein, Dior Addict Ultra Gloss di Dior e Full Potential Lips Plumps di Clinique, che promette un effetto rimpolpante della durata di sei ore e aumenta le labbra del 30 per cento in più.


BEAUTY - 3 Wendy Lewis è una knife coach, una consulente che assiste neofiti e veterani della chirurgia plastica nella scelta del medico e dell’intervento più adatto alle esigenze di ognuno. Il suo studio, il Wendy Lewis Beauty (www.wlbeauty.com), si trova a New York. Il suo blog è ospitato nel sito plasticsurgery.com.

BEAUTY - 5 La First national bank, una delle principali banche del Libano, ha aperto – primo caso nel mondo arabo – una linea di prestiti riservata a coloro che hanno bisogno di soldi per sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica. Il risultati sono stati al di là di ogni previsione: ogni giorno fra le 150 e le 200 persone chiamano il numero verde per informazioni e circa 800 hanno già presentato domanda di accesso al prestito.

BEAUTY - 4 Nel 2006 gli Americani hanno speso circa 50 miliardi di dollari in cosmetici e 12 miliardi in trattamenti medici estetici. Il meeting annuale dell’American Society for Aesthetic Plastic Surgery (www.surgery. org) ha promosso come hot topics le metodiche mini-invasive, ovvero le iniezioni ringiovanenti da ripetere nel tempo. Il trucco c’è ma non si deve vedere, insomma. Ed ecco che oggi, alle frequenti visite dal chirurgo plastico e dal dermatologo per ritocchi, iniezioni, microinterventi impercettibili, si consiglia di associare una routine cosmetica da gestire a casa propria con prodotti studiati ad hoc. Chirurghi plastici e laboratori di ricerca lavorano in tandem, in una relazione win win in cui lo specialista crea, e il trattamento conserva ed esalta.

FASHION - 1 Era un promettente studente di medicina che ambiva alla specializzazione in dermatologia e chirurgia ricostruttiva, ma le cose sono andate diversamente. Oggi Mauro Orietti Carella è direttore artistico del marchio di pelletteria Zagliani e si avvale di iniezioni al silicone per trattare il pellame, che diviene così estremamente morbido, soffice e resistente.

11. L’ISOLA CHE NON C’È | 101


12. Amarcord Link Megatrends: LOCALISMO E COSMOPOLITISMO, UMANESIMO E POST-UMANESIMO Link Generazioni: GENXERS, BOOMERS

I

l passato come fonte di sicurezza: in un

defunto, non accenni a ritrarsi. E non lo farà,

del marchio Biba.

mondo sempre più instabile, dove i con-

almeno nella cultura occidentale: fintanto

Classici & evergreen

fini si sono smaterializzati e l’idea di futuro

che continueremo a patire gli effetti della

appare sempre più incerta, il fascino amnio-

crisi della modernità, con sfiducia e pessi-

fattore sicurezza è garantito.

tico del tempo che fu contagia molti. I Boo-

mismo annessi, il passato, sapientemente

Artigianalità, fatto a mano, riscoperta della

mers rimembrano con piacere gli energetici

depurato dalla nostra imperfetta memoria,

tradizione

anni della propria giovinezza o quelli più

continuerà ad essere una psicologica àncora

delicati e struggenti della propria infanzia. I

di salvezza.

do dolcemente vischioso in cui sguazzano

Di questo si è già parlato a proposito della tendenza Etno-nostalgia (i trend non

GenXers si rituffano negli idealizzati Eighties, annegando mentalmente in un liqui-

Sono sempre loro, non cambiano mai: il

sono scatole chiuse). Si consiglia un salto a Le vie del ripescaggio sono infinite: Vintage & retro, effetto nostalgia

pagina 69. Infantilismo

Mazinga, Candie Candie, Tetris e il cubo di

Alzi la mano chi non ha mai ceduto alla

Qui ad essere chiamati in causa sono so-

Rubik. I Millennials – benché non suscetti-

tentazione di resuscitare qualche prodotto

prattutto i GenXers: prodotti “giocattolosi”

bili in prima persona dell’effetto nostalgia

dai vecchi cataloghi. Meccanismo largamen-

che cancellano all’istante vent’anni di storia

– si lasciano volentieri rapire e irretire: è

te utilizzato, si accompagna alla citazione di

vissuta, per catapultarci nella nostra came-

tutto così autentico, diverso, cool. Ognuno

stili e riferimenti dal passato nell’elabora-

retta, a costruire il castello dei Lego mentre

dal vintage ricava qualche soddisfazione,

zione di prodotti nuovi (soprattutto per chi

la mamma prepara la cena e il papà consulta

aziende comprese (scandagliare gli archivi è

una storia non ce l’ha e deve fare di neces-

l’enciclopedia per aiutarci a fare i compiti.

ben più facile ed economico che inventar-

sità virtù). Ad essere resuscitati possono es-

si qualcosa di nuovo): non stupisce dunque

sere anche dei brand più o meno caduti nel

che questo trend, periodicamente dato per

dimenticatoio: si pensi solo al recente caso

Carattere Moron plain di Jonathan Barnbrook

TYPOGRAPHY - 1 Quella dei font era un tempo un’arte per iniziati. Oggi, grazie alla diffusione dei computer, chiunque mastica senza problemi parole come Arial, Sans Serif e Times New Roman. Forse in reazione a tale “popizzazione” (della serie: il sacro tempio del sapere elitario è stato profanato), molti graphic designers stanno riscoprendo il fascino da un lato della tipografia vecchio stile, dall’altro della scrittura calligrafica. In entrambi i casi si nota una ribellione contro le basi stilistiche del modernismo – semplicità, economia e funzionalità – a favore di un eclettismo baroccorococò reinterpretato in chiave personale e con un aspetto spiccatamente hand made. Protagonisti di questo revival sono nomi come Jonathan Barnbrook (a lui è dedicata una mostra dal titolo Friendly Fire che si terrà dal 19 giugno al 10 ottobre al Design Museum di Londra), Fiona Banner, Chrissie Charlton e Vicky Fullick. David Jury, esperto di tipografia e autore di New Typographic Design (Laurence King), afferma che stiamo assistendo al ritorno di una resa calligrafica e tracciata manualmente. D’altro canto la democraticizzazione delle grafica generata dalla rivoluzione digitale ha prodotto un sacco di terribile tipografia: per creare un font servono delle conoscenze di base, almeno su come spaziare correttamente i caratteri. Invece i neofiti non vogliono sentir parlare di regole (sennò dove sta il divertimento?) e i professionisti, dopo un po’, si adeguano pure loro. 102 | PRE-VISIONS -

TYPOGRAPHY - 2 Quest’anno cade il cinquantesimo anniversario della nascita dell’Helvetica, il più diffuso e conosciuto font tipografico. Creato nel 1957 da un’idea di Max Miedinger per la fonderia svizzera Haas, era stato inizialmente battezzato Neue Haas Grotesk; il nome viene successivamente cambiato in Helvetica (derivato da Helvetia, Svizzera), quando le società tedesche Stempel e Linotype introducono sul mercato la serie completa di caratteri nel 1961. Il nuovo font diviene rapidamente popolare nei marchi corporativi, nel signage per i sistemi di trasporto, nelle stampe d’arte e in altri innumerevoli campi della comunicazione. L’inclusione, nel 1984, nei font di sistema Macintosh conferma la sua diffusione anche nella grafica digitale. All’Helvetica sono stati dedicati una mostra al MoMA di New York (50 Years of Helvetica, dal 6 aprile 2007 al 31 marzo 2008) e un documentario indipendente, prodotto e diretto da Gary Hustwit. Il film vuole presentare al grande pubblico, non solo dei designer, la storia e il valore culturale, psicologico ed estetico di un carattere che milioni di persone si trovano di fronte, in tutto il mondo, diverse volte al giorno. www.helveticafilm.com


(Time Inc. Digital Studio)

BEAUTY - 1 Molte le aziende impegnate in operazioni di brand mithology: il desiderio di riaffermare la forza della storia e delle radici dei marchi viaggia in parallelo con le spinte propulsive verso l’innovazione che arrivano dai laboratori. Guerlain punta su Camphréa, dagli anni Sessanta un must per le pelli impure. Arden propone l’edizione vintage della Eight Hour Cream, formulata dalla stessa Elizabeth negli anni Trenta. Lancôme riformula un cavallo di battaglia come Hydrazen, mentre Helena Rubinstein fa lo stesso con Face Sculptor di Helena Rubinstein.

DESIGN - 2 I giocattoli non sono più solo un passatempo per bambini, ma il fulcro di un nuovo movimento culturale pop. La “scena toy” è emersa per la prima volta una decina di anni fa, quando il designer Michael Lau presentò all’Hong Kong toy show una serie di modellini G. I. Joe customizzati come personaggi del mondo street-hip hop. Altri artisti cinesi e giapponesi seguirono a ruota, creando le loro personali limited editions di miniature in plastica. Da lì il movimento è divenuto globale, diffondendosi negli Stati Uniti e in Europa. Speaker Family N-38 sono gli altoparlanti-giocattolo ideati da Jason Siu (www.jasonsiu.com).

DESIGN - 1 La collezione Metroskin® riproduce le piastrelle primi Novecento del métro parigino, sia le classiche in grès smaltato dal taglio ottagonale sia quelle in stile Art Nouveau. www.metroskin-paris.com

DESIGN - 3 Insurgent Wilderness Gruppo è invece una banda di animaletti armati come guerriglieri per difendersi dall’estinzione con cui Patrick Ma (http://www.rocketworld.org/iwg/the_members.htm) si è aggiudicato il prestigioso Designer Vinyl Toys.

12. AMARCORD | 103


DESIGN - 4 La 50ma edizione di Visionaire, magazine multi-format di arte e fashion, si intitola Artist Toys: 30 figurine-giocattolo personalizzate da dieci artisti – i pittori Alex Katz, Kehinde Wiley e Rita Ackerman; gli scultori Tim Noble & Sue Webster e Tony Oursler; l’illustratore Robert Crumb; lo scrittore Kurt Vonnegut; l’artista Rob Pruitt; il graphic designer Chip Kidd e il digital artist Chiho Aoshima. www.visionaireworld. com

DESIGN - 5 Al boom dei designer toys è stato dedicato più di qualche libro: Paul Budnitz, I Am Plastic: The Designer Toy Explosion, Harry N. Abrams, Inc., 2006 Robert Klanten, Matthias Hubner, Dot Dot Dash: Designer Toys, Action Figures And Character Art , Dgv, 2006 Jim Crawford, Gregory Blum, Toys: MTV Overground #3, Universe, 2006 Woodrow Phoenix, Plastic Culture: How Japanese Toys Conquered the World, Kodansha International, 2006 Ivan Vartanian, Full Vinyl: The Subversive Art of Designer Toys, Collins Design, 2007

Poltrona Fiocco (Busnelli Gruppo Industriale, riedizione del classico degli anni Settanta.

DESIGN - 6 La linea di televisori a colori Predicta, in controtendenza rispetto agli schermi ultrapiatti di nuova generazione, si presenta con le forme bombate dal gusto retrò che ricollegano agli anni Cinquanta. (www. predicta.com)

104 | PRE-VISIONS -

DESIGN - 7 La conferma è arrivata anche all’ultimo Salone del Mobile: è il boom delle riedizioni. Valenti ripropone Tama, la lampada in polipropilene e ABS di Isao Hosoe, un must negli anni ’70. Bolide, la chaise longue di Tom Dixon del ’91 per Cappellini, torna in edizione numerata e limitata. Gebrüder Thonet Vienna rilancia Sthul Hoffmann, la sedia di Wiener Kunstschau del 1908. Dagli Archivi Poltrona Frau escono le poltrone Club ed Eleonora e il divano Chester One. Cassina riedita LC12, il tavolo disegnato da Le Corbusier nel ’25 per La Roche. E B&B Italia fa un’opera di “liposcultura” a Le Bambole di Mario Bellini del 1972. Ma l’elenco potrebbe continuare.”Il consumatore ha bisogno di essere rassicurato nelle proprie scelte e la riedizione ha anche questa funzione: chi ha una storia ha il dovere di raccontarla” (Giuliano Mosconi, Poltrona Frau Group intervistato da Grazia Casa).


© Joanne Green/iStockphoto

si tengono ogni anno 36mila concerti, 30% in più rispetto a dieci anni fa. Su iTunes i download di musica classica si attestano al 12% del volume complessivo. Il New York Times si sbilancia con un “Forse è questa la golden age della musica classica” (non sono mancate le contestazioni). I motivi? Sicuramente il digitale aiuta: si prova, si compra qualcosa, ci si appassiona.

(http://en.wikipedia.org)

MUSIC - 1 Nel loro album di esordio Betcha bottom dollar le Puppini Sisters, trio vocalist anglo-italiano, abbinano classici jazz a canzoni pop arrangiate in stile pin-up anni Quaranta. Il loro look, perfettamente in tema, si avvale della consulenza delle sarte di Portobello Road, che realizzano i tubini cucendoli su vecchi cartamodelli dell’epoca.

MUSIC - 2 La musica classica è tornata di moda. Per la prima volta un’opera lirica completa come il Flauto Magico di Mozart, interpretata da Claudio Abbado, è entrata nella classifica Top 100. Contemporaneamente Maurizio Pollini ha vinto il Grammy disco d’oro vendendo 40mila copie dei Notturni di Chopen solo in Italia. La Brilliant Classics ha lanciato sul mercato l’opera completa di Mozart totalizzando, solo in Europa, oltre 350mila copie. Pionieri dell’inaspettato revival sono gli Stati Uniti: secondo i dati Nielsen Sound Scan, la vendita di album nel 2006 è cresciuta del 22,5% rispetto all’anno precedente. Nel Paese

MUSIC - 3 L’audio-nostalgia contagia i GenXers che, oggi nei loro trenta, sfruttano le opportunità di Internet come time machine per riascoltare le vecchie sigle di cartoni animati giapponesi, telefilm (Arnold, Mork e Mindie…) e programmi TV (Ok il prezzo è giusto, Il pranzo è servito…). Ma non solo: si guadagna uno spazio di tutto rispetto anche la musica dei vecchi videogame (battezzata in molti modi: chipmusic, chiptune, micromusic, vgm, casiocore, sidmusic). Questo primitivismo audiodigitale si nutre di suoni generati dal cip audio del Commodore 64 (sid) e si propaga rapidamente: le canzoni sono free download e pesano un’inezia, dai 4 ai 20 kb. Diversi i locali che organizzano serate a tema, dal Pipe69 a Osaka all’Automatenbar a Berlino, all’Ug a Zurigo. Infine il revival dei rave party, partito dall’Inghilterra, aggiunge un’ulteriore marcia in più: la chipmusic viene usata spesso come colonna sonora.

ARCHITECTURE - 1 Le ultime tendenze nel mondo del giardino vedono l’affrancarsi dal design minimal-geometrico per tornare a emozioni più spettacolari e spontanee. Si fa strada il romanticismo, il gusto per ambientazioni da fiaba e si riesumano fioriture retrò, autentiche o clonate (ma con pedigree): è un revival di rose, peonie e ottocentesche clematidi rosa e porpora. A Londra, al Chelsea Flower, ha debuttato dopo 12 anni di gestazione Miranda (nella foto), la nuova rosa griffata David Austin (www.davidaustinroses.com). E che la passione per le specie dimenticate sia ormai una tendenza radicata lo dimostra un insolito caso letterario, Archeologia Arborea, diario di due eccentrici cercatori di piante, giunto a sorpresa alla terza edizione.

12. AMARCORD | 105


HI-TECH - 1 Sono sempre più diffusi gli apparecchi che coniugano la tecnologia digitale odierna con il design tipico degli anni Cinquanta o Sessanta. i-Classic è una stazione audio digitale pensata per essere integrata con l’i-Pod: sua particolarità sono le valvole, tipiche delle radio della metà del secolo scorso. www.idreamusa.net

HI-TECH - 2 Yasuko è una custodia per l’hard disk realizzata completamente in radica. È stata prodotta da Suissa Computers in una prima serie limitata di 100 pezzi e costa circa 6mila euro. www.suissacomputers.com

David, Shrigley, Bank Card Holder, 2004. L’artista è tra gli invitati alla mostra della Tate Modern Learn to Read

HI-TECH - 1 Anche le fotocamere giocano la carta del retro-style come questa digitale Leica M8

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ART - 1 Arche nel mondo dell’arte, dopo un periodo in cui si sono alternati fotografia, pittura e istallazioni, è il momento del testo. Un primo segnale si è avuto già ad Art Basel Miami Beach, nel dicembre 2006. Per il 2007 sono già previste due esposizioni a tema: una alla Tate Modern di Londra (Level 2 Gallery: Learn to Read, dal 19 giugno al 2 settembre) e un’altra al Mart di Rovereto (La parola nell’arte. Ricerche d’avanguardia nel ‘900, dal 10 novembre 07 al 3 febbraio 08).


Luca Buvoli, A Very Beautiful Day After Tomorrow (Un bellissimo Francesco Arena, 3,24 mq (esterno e interno), 2004

ART - 2 “Il riferimento al passato e alla storia è molto importante per me e traspare in molti miei lavori. Credo sia necessario relazionarsi a ciò che è già accaduto, perché ha contribuito a rendere le cose come sono ora. Il passato permette una lettura e comprensione approfondite del presente, e trovo sia importante in periodi di amnesia politica e culturale come questo che stiamo vivendo” (Francesco Arena). Francesco Arena (1978) è uno dei non pochi artisti nati prevalentemente negli anni Settanta che sembrano rifiutare la possibilità di indagare e costruire linguaggi e tematiche nuove; piuttosto, ripiegano nel passato che non viene né approcciato in maniera estetizzate né apertamente criticato, semmai analizzato con distacco e freddezza, quasi come al microscopio (per comprendere appieno questo atteggiamento non guasta una revisione alla sezione Generazioni – GenXers). In 3,24 mq Arena ricostruisce in scala 1:1 il presunto luogo dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro, con l’idea di rendere reale e percepibile fisicamente uno spazio denso di avvenimenti fondamentali per la storia italiana.

dopodomani), 2006

ART - 3 Le opere del polacco Robert Kusmirowski (1973) esplorano l’idea della storia e delle sue rappresentazioni: realizzante utilizzando svariati media, rivelano una cura artigianale talmente meticolosa da sembrare veri e proprie relitti del passato usciti da una macchina del tempo. In Wagon, presentata alla quarta Biennale di Berlino, viene riprodotto in scala 1:1 un vagone merci degli anni Quaranta. L’estremo realismo – si può sentire anche l’odore di una vecchia carrozza ferroviaria – richiama alla memoria i sinistri viaggi ai campi di concentramento. Luca Buvoli (1963) presenterà alla 52esima Biennale di Venezia un’installazione multimediale con A Very Beautiful Day After Tomorrow (Un bellissimo dopodomani), dalle parole di Marinetti. Buvoli ha intervistato la figlia del teorico del Futurismo facendole recitare le parole del padre che accompagnano le immagini del video.

Shot dal sito Jodi.org

ART - 4 In linea con il fenomeno della chipmusic, un numero crescente di creativi sta recuperando le vecchie console del Gameboy per utilizzarle come strumento di produzione di musica elettronica e video. All’attività di artisti e musicisti come Arcangel, JODI, John Klima, Nullsleep, Eddo Stern e Carlo Zanni è dedicato il documentario 8bit (mutationengine 2006) presentato al MoMA di New York lo scorso mese di ottobre. Secondo la curatrice del museo Barbara London questo film “suggerisce che il riutilizzo giocoso delle vecchie console da parte della generazione post-videogame apre nuove correnti nelle acque inesplorate dell’arte del XXI secolo”.

FASHION - 1 Sembrano costruite con i Lego le decolletés di Balenciaga.

12. AMARCORD | 107


13. Segnali di decrescita Link Megatrends: LOCALISMO E COSMOPOLITISMO, UMANESIMO E POST-UMANESIMO Link Generazioni: GENXERS, BOOMERS

C

hi crede che una crescita esponenzia-

meno informazioni, meno possibilità, meno

passo e/o ci si domanda perché si dovrebbe.

le possa continuare all’infinito in un

stress, meno funzioni, meno parole, meno

E per la cronaca: la città più veloce è Sin-

complicazioni. Perché…

gapore (10,55 secondi), seguita da Copena-

mondo finito è un folle, oppure un economista. (Kenneth Boulding) Occorre vivere più semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vive-

Siamo oberati: c’è troppo di tutto. E il troppo, come abbiamo visto (cfr. Ipse Dixit), conduce spesso alla paralisi decisionale.

ghen e Madrid. La più lenta Blantyre, nel Malawi: ben 31,60 secondi. Siamo snob: troppi hanno troppo. Meglio

Siamo spaventati: “Dopo alcuni decenni

avere poco per distinguersi (soprattutto se

Ciascuno di noi è ricco in proporzione

di sprechi frenetici, siamo entrati a quanto

quel poco risulta essere estremamente co-

al numero delle cose delle quali può fare a

pare in un’area di perturbazioni, sia in sen-

stoso).

meno. (Henry D. Thoreau)

so proprio che figurato. Lo sconvolgimento

Siamo derealizzati: passiamo la maggior

re. (Ernst Fritz Schumacher)

Rivalutare, Ristrutturare, Ridistribuire,

climatico avanza di pari passo con le guer-

parte del nostro tempo di fronte allo scher-

Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. L’altruismo

re del petrolio, cui seguiranno quelle per

mo di un PC, a guardare cose che esistono

dovrebbe prevalere sull’egoismo, la coope-

l’acqua, ma non solo. Si temono pandemie,

solo in due dimensioni (e poco importa la

razione sulla competizione sfrenata, il pia-

e corriamo inoltre il rischio della scompar-

qualità degli effetti 3D) e che non possiamo

cere dello svago sull’ossessione del lavoro,

sa di specie vegetali e animali essenziali in

toccare. Logico che la nostra parte umana/

l’importanza della vita sociale sul consumo

seguito alle prevedibili catastrofi biogeneti-

animale aneli tutto ciò che è reale, autentico,

illimitato, il gusto del lavoro bello e ben fat-

che” (Serge Latouche). Se non a spaventare,

tangibile.

to sull’efficientismo produttivista, il ragione-

la situazione basta perlomeno a far sorgere

Siamo realisti: o meglio, non ci facciamo

vole sul razionale. (Serge Latouche)

qualche senso di colpa di fronte all’ennesi-

incantare. La smania collettiva per tutto ciò

ma soglia di negozio che stiamo per varcare.

che è eco si sta trasformando, con sommo

stro modello di vita non è affatto il sacrificio

Siamo stanchi: fermate il mondo, voglio

gaudio delle aziende, in una perenne cor-

di qualcosa di intrinsecamente buono, per

scendere! Solo un’impressione? Non pro-

sa all’acquisto dell’ultima trovata green (si

timore di incorrere nei suoi effetti collaterali

prio: uno studio della University of Her-

veda il trend Eco-Ego). Sicuri che questo

nocivi - un po’ come quando ci si astiene da

tfordshire ha misurato il tempo impiegato

basti a salvare il pianeta? C’è chi ha qualche

una pietanza squisita per evitare i rischi che

dai pedoni a percorrere un pezzo di strada

dubbio in proposito. “Una sedia di cartone

potrebbe comportare. Di fatto, quella pie-

lungo 18 metri, in 32 città del mondo. Poi

non va bene perché dura poco, quindi sarà

tanza è pessima di per sé, e avremmo tutto

ha confrontato i risultati con quelli di uno

sostituita in breve, ponendo il problema del

da guadagnare facendone a meno: vivere di-

studio analogo compiuto nel 1994 alla Cali-

suo smaltimento. Meglio una sedia di pla-

versamente per vivere meglio. (Ivan Illich)

C’è una buona notizia: la rinuncia al no-

fornia State University. Il risultato? In poco

stica. Stesso discorso per le penne: sì a una

Semplicità, lentezza, austerità, essenzia-

più di 10 anni il tempo di questa passeggiata

che dura una vita e no a quelle ricavate con

lità, astinenza, discrezione, moderazione,

urbana è sceso mediamente da 13,76 a 12,49

l’amido di mais, che dopo un po’ si sfaldano”

tranquillità… sono concetti che fanno capo

secondi. Ci stiamo velocizzando, in sintonia

(Carlo Vezzoli, docente di Design e Inno-

a un trend sempre più forte riassumibile in

con tutto quello che ci circonda, tecnologia

vazione per la Sostenibilità intervistato da

due parole: vogliamo meno. Meno oggetti,

in primis. E spesso non si riesce a tenere il

L’espresso, 19 apr 07).

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HI-TECH - 1 Puoi scattare fotografie, ascoltare la radio e gli mp3, collegarti a Internet, girare un video, mandare SMS e MMS… peccato che molte persone con un cellulare vogliano fare una sola cosa: telefonare. Il

se i nostri clienti condividevano questa visione. Abbiamo scoperto che gli utenti in tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui vivono, desiderano godere dei vantaggi della tecnologia senza inutili complicazioni. ‘Non voglio costruire un’automobile... ma solo guidarla’, ha commentato un partecipante. In altri termini, il mondo è già abbastanza complicato di per sé; ciò di cui si ha veramente bisogno è la semplicità.” (www.philips.com)

© Pawel Strykowski/iStockphoto

trend non è sfuggito ai produttori che ora stanno invadendo il mercato con una serie di modelli iper-basici e a un prezzo estremamente contenuto. Il più rappresentativo della categoria è forse il Motorola Motofone F3 (foto) (49,90€). Con qualche euro in più ci si porta a casa un Sony Ericsson J120I (59€) oppure un Nokia 1112 (55€) o un Alcatel E220 (59€).

HI-TECH - 2 Con il mission statement “Sense and Semplicity” Philips ha deciso di puntare esplicitamente sul tema della semplicità: “La rivoluzione digitale dovrebbe aver semplificato la nostra vita, ma secondo recenti studi non è vero: circa il 30% di prodotti per reti domestiche viene restituito perché gli utenti non riescono a servirsene e il 48% degli interessati rinuncia ad acquistare una videocamera digitale in quanto la considera troppo complicata da utilizzare. Semplificare l’uso della tecnologia è un obiettivo importante e Philips è determinata a raggiungerlo. A gennaio 2003 abbiamo svolto un’indagine per scoprire

BEAUTY - 1 Un prodotto che coniughi estetica e facilità di utilizzo. Non basico in senso grezzo, né privo di ricercatezza, né in odor di naturalismo hippie. Altamente tecnologico, ma dove la tecnologia non sia una mera etichetta, bensì corrisponda a una vera offerta di qualità. È quello che chiedono molte consumatrici “evolute”, fra i 30 e i 40 anni, con un buon potere d’acquisto e non spaventate da un prezzo elevato se il prodotto risponde alle aspettative. “Si tratta di persone che si rendono conto di quanto il mondo è complesso e quindi aspirano a circondarsi di prodotti pratici e semplici per facilitarsi il quotidiano. In profumeria, prediligono le eau de toilette che li rappresentano più dei profumi complessi e opulenti. Adorano i prodotti che offrono loro una carica di vitalità, come i bagnoschiuma con essenze frizzanti. I programmi di skincare devono essere all’insegna della facilità d’uso, ma polivalenti e capaci di ottime prestazioni tecnologiche. Amano ostentare un aspetto naturale e ricercato, il maquillage nude: pochi prodotti in colori neutri, che danno un aspetto sofisticato e sano. Soprattutto cercano il prodotto tutto-in-uno, agevole da portarsi appresso, bello da esibire, utilizzabile in qualsiasi momento. (Dominique Leguay, sociologa della trend agency Alchimie intervistata da D, 10 mar 07)

LIFESTYLE Judith Levine, autrice di Not Buying It: My Year Without Shopping, un anno di vita a Brooklyn totalmente senza acquisti, ha fatto proseliti. Un piccolo gruppo di famiglie di San Francisco ha espresso il voto, all’inizio del 2006, di non comprare nulla per dodici mesi. Si sono battezzati The Compact (in alto, foto dal sito), richiamandosi al Mayflower Compact stipulato dai Padri Pellegrini al loro sbarco in America nel 1620. Erano in dieci, oggi sono più di duemila, con sottogruppi sparsi in tutti gli States e qualche emulo oltreoceano. Terminato l’anno, han pensato che il pauperismo non era così male e han deciso di continuare. “Non lo facciamo per salvare il mondo – afferma John Perry, uno dei soci fondatori – ma per migliorare la qualità della nostra vita. Abbiamo tutti una visione della nostra esistenza come di un progetto materiale senza fine. Il nostro guardaroba non è mai completo, c’è sempre una nuova stanza da arredare. Perché non possiamo semplicemente dire: la mia vita è “arredata”, ora posso iniziare a viverla?”. http://groups. yahoo.com/group/thecompact/ 13. SEGNALI DI DECRESCITA | 109


DESIGN - 1 Il guru del graphic design John Maeda ha pubblicato ad agosto dello scorso anno il libro The Laws of Simplicity (Simplicity: Design, Technology, Business, Life) – MIT Press. Non solo: ha creato anche un sito a tema (http://lawsofsimplicity.com/) nonché un blog personale (http://weblogs.media.mit.edu/SIMPLICITY/). Queste, in sintesi, le sue 10 regole della semplicità (aggiornate): 1) Riduzione: il modo più semplice per ottenere semplicità è attraverso una riduzione ragionata. 2) Organizzazione: l’organizzazione trasforma un sistema complesso in qualcosa di più elementare. 3) Tempo: risparmiare tempo dà una sensazione di semplicità. 4) Conoscenza: la conoscenza rende tutto più semplice. 5) Differenze: semplicità e complessità hanno bisogno l’una dell’altra. 6) Contesto: ciò che sta ai margini della semplicità è definitivamente non marginale. 7) Emozione: riguardo alle emozioni il più è sempre preferibile al meno. 8) Fiducia: dobbiamo aver fiducia nella semplicità. 9) Fallimento: alcune cose non possono mai essere semplificate. 10) La regola: semplicità significa eliminare l’ovvio e aggiungere il significativo.

DESIGN - 2 Pubblicità Newform: più eloquente di così… www.newform.it

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DESIGN - 3 Nel giugno 2006 debutta alla Axis Gallery di Tokyo Super Normal, mostra curata da Jasper Morrison e Naoto Fukasawa dove vengono messe in discussione alcune delle principali tendenze su cui si basa il design contemporaneo: la tecnologia, le forme appariscenti e il gusto eccessivo. A queste vengono contrapposti 200 oggetti comuni, di uso quotidiano, la cui genesi di design è del tutto anonima o rientra nella categoria di “anonimo d’autore”, talmente presenti nella vita di tutti i giorni da passare inosservati. In occasione dell’ultimo Salone del Mobile (18-23 aprile 2007) la mostra è approdata alla Triennale di Milano.


DESIGN - 4 Bicicletta fatta a mano da Ben e Oscar Wilson dalla silouette classica e pulita. Pezzo unico esposto al Dover Street Market come parte della Nike Air Force 1 Silver Service installation. (www.wilsonbrothers.co.uk)

TRAVEL - 1 Viaggiare con lentezza: per vedere veramente i luoghi, per divertirsi di più, per lasciare un’impronta ecologica più leggera. La compagnia privata Oz Bus (www.oz-bus.com) ha lanciato un servizio per saccopelisti che collega Londra e Sydney quasi sempre via terra. Nel suo viaggio inaugurale, previsto per il prossimo 16 settembre, Oz Bus seguirà le tracce di Maureen e Tony Wheeler, i fondatori della Lonely Placet che nel 1972 raggiunsero l’Australia attraversando l’Europa e l’Asia. Il tragitto (in alto nella mappa) ricalca la vecchia via della seta facendo tappa in Iran, Pakistan e India; il viaggio dura 12 settimane e attraversa in tutto 20 Paesi. I prezzi partono da 5.550 euro a tratta.

MEDIA - 1 È visto ogni giorno da 50mila persone. Si è meritato articoli sul Guardian e sul New York Times. È diventato motivo di studio e interesse per sociologi e comunicatori. È il sito CheddarVision.tv, una telecamera puntata 24 ore al giorno su un formaggio che se ne sta lì a stagionare. Nel video non succede niente: al massimo una volta a settimana un addetto lo ruota affinché l’umidità si distribuisca in modo uniforme. Più raramente il produttore (Tom Calver, un casaro della contea di Somerset) lo annusa e lo assaggia. Per il resto nulla di nulla. Il formaggio ha anche una pagina su MySpace, con 500 amici.

FOOD - 1 In reazione alle evoluzioni ed aberrazioni del food design e della cucina molecolare (vedi il trend Arcadia Digitale) emerge un movimento di chef che reclama il dovere e il diritto alla semplicità. “A che serve aver trasformato la cipolla di Tropea, il montasio, il lardo di Arnad in feticci costellati di dop, doc, igt, se arrivano nel piatto irriconoscibili?” ha dichiarato il filosofo gastronomo Tullio Gregory a un recente convegno sul gusto a Parma. “Pochi ingredienti, aderenza alla propria identità, maestria tecnica, non più del 15 per cento di scena. Con questo breviario sono tornato ai classici regionali perché non sapevo più se la mia cucina piaceva davvero ai clienti o se la dicevano buona perché fa status” (Davide Scabin del Combal.Zero intervistato da Panorama, 5 apr 07). Nella foto: formaggio di Fossa.

13. SEGNALI DI DECRESCITA | 111


14. Indispensabilmente superfluo, superfluamente indispensabile Link Megatrends: SOCIETÀ E INDIVIDUO, VERTICALE E ORIZZONTALE Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

I

Nelson sono una tipica famiglia media

Questa storia, rigorosamente vera, è rac-

/ hi style a cui cediamo volentieri perché…

americana: Alice è un’infermiera part-

contata da Michael Silverstein nel suo Trea-

Siamo ego-centrici: vogliamo decidere

time; Ben ha due lavori, uno come ingegne-

sure Hunt: Inside the Mind of the New Con-

noi cosa è importante e cosa no. Alimenta-

re e un altro come barbiere. E poi ci sono

sumer, un saggio che analizza la crescente

zione francescana per un mese? Ben venga

i tre figli: diciotto, sedici e quattordici anni.

dinamica di polarizzazione delle abitudini

se poi possiamo permetterci quel tubino di

I Nelson sono abituati a parecchi sacrifici

di consumo. Non più una rassicurante e no-

Versace (anche perché così abbiamo più

per far quadrare i conti, ma per Natale vo-

iosa fascia media, ma un’altalena schizofre-

chance di entrarci dentro).

gliono farsi un regalo: un nuovo televisore,

nica fra alto e basso in cui le priorità sono

Siamo edonisti: vogliamo concederci

visto che quello che hanno in casa è stato

stabilite di volta in volta e la scala dei valori

dei momenti di massima gratificazione e in

comprato 12 anni fa. Alice e Ben iniziano

è assolutamente personale. Cos’è indispen-

nome di questi siamo ben felici di tirare la

il pellegrinaggio per i negozi; hanno deciso

sabile? Cos’è superfluo? È il consumatore

cinghia su altre cose.

di non badare a spese e hanno intenzione

a deciderlo e in modo spesso imprevedibile:

Siamo insicuri: il bene di lusso dal carat-

di spendere circa 1.500 dollari per un big-

risparmiare sul cibo per concedersi quattro

tere fortemente aspirazionale non è morto e

screen. Ma, a mano a mano valutano i diver-

televisori è un esempio. Così come lo è ri-

facendo qualche sacrificio…

si modelli, iniziano i dubbi: a chi spetterà il

nunciare all’auto per il lusso di una crociera

Siamo snob: il total look griffato? Mam-

monopolio del telecomando di tale gioiello?

o comprare i cosmetici al supermercato per

ma mia, fa così provinciale… Mixare l’alto

Ben vuole vedere lo sport, non c’è dubbio.

un paio di stiletto da 300 euro. È l’interse-

e il basso è un modo come un altro per af-

Alice non ha intenzione di rinunciare alle

zione di due dinamiche: il trading up, spen-

fermare di non essere schiavi degli status

sue soap-opera. E poi ci sono i figli, ognu-

dere al di sopra delle proprie possibilità eco-

symbol (salvo poi essere effettivamente

no con i propri interessi. Un’idea pecca-

nomiche per prodotti che si trovano in alto

schiavi dello status symbol del connesseur

minosa inizia a delinearsi nella mente dei

nella scala personale dei valori, e il trading

che mescola chic e cheap con nonchalance).

due: e se… comprassimo quattro televisori?

down, risparmiare il più possibile per beni

Cerchiamo l’affare: Silverstein ha con-

Uno, grande, per la famiglia. E tre, piccoli,

che non si ritengono importanti. Si dirà che

statato la diffusa presenza di una sorta di

per ognuno dei ragazzi. Detto, fatto: un LG

questo approccio non è nuovo, che la gente

“consumatore-guerriero”. “Ogni giorno mi

wide screen da 1.999 dollari più tre Daewoo

ha sempre fatto economia in vista di acqui-

sveglio e inizia una nuova battaglia. Sono

da 57 dollari. Tornati a casa, comunicano la

siti importanti. Vero, ma negli ultimi anni è

io contro il mondo, un mondo che cerca

lieta novella: tutti sono elettrizzati e poco

subentrato un elemento che ha contribuito a

continuamente di sfilare soldi dal mio por-

importa se Ben e Alice preannunciano sei

incentivare il fenomeno: la crescente dispo-

tafoglio. E il mio lavoro è impedire che ciò

mesi di rigorosa frugalità per ammortizzare

nibilità di prodotti e servizi che offrono forti

avvenga”.

la spesa… quello resterà comunque un Na-

risparmi ma che incorporano interessanti

tale indimenticabile.

elementi di qualità e di design. Un low cost

112 | PRE-VISIONS -


TRAVEL - 1 Yotel, un’esperienza da business class a prezzi contenuti: 55 sterline a notte la cabina standard, 80 sterline la cabina premium. Questi alberghi aeroportuali hi style / low cost prendono l’ispirazione dagli arredi della prima classe della British Airways e dagli hotel-capsula giapponesi. I primi due apriranno Terminal Sud di Gatwick (maggio 2007) e nel Terminal 4 di Heathrow (estate 2007). www.yotel.com

FASHION - 1 I New Nippon Working Glove by Masao Kurozumi dello studio Cactus Design introducono una forte componente di design in un oggetto basico come i guanti da lavoro. http://shinnihongunte.hp.infoseek. co.jp

TRAVEL - 2 Altro esempio di design hotel hi-lo: Qbic offre degli spazi a forma di cubo (chiamati Cubi) con tutti i confort e l’atmosfera creativa che si possono desiderare – letto Hästens extra long fatto a mano, arredo bagno by Philippe Starck, TV LCD, Internet high-speed, spazio per mangiare e lavorare. Il mood cromatico della stanza è a scelta del cliente: Mellow Yellow, Red Romance, Deep Purple Love… Il prezzo? Da 39 a 139 euro per notte. Per ora Qcib ha aperto ad Amsterdam. In autunno sono previste location ad Anversa e all’inizio del 2008 a Maastricht (www.qbichotels.com).

FASHION - 2 Lanciato dal giocatore NBA Stephon Marbury, il brand Starbury propone sneaker da basket con un forte contenuto in immaginario e design ma ad un prezzo estremamente contenuto: 14,98 dollari. Marbury, che ha seguito personalmente le linee di produzione in Asia, afferma che tra il suo prodotto e quello di Nike non c’è alcuna differenza sostanziale: la differenza di prezzo non è ottenuta a discapito della qualità dei materiali, ma risparmiando sulla pubblicità e sui profitti. www.starbury.com

13. INDISPENSABILMENTE SUPERFLUO, SUPERFLUAMENTE INDISPENSABILE | 113


(http://en.wikipedia.org)

ARCHITECTURE - 1 Il comune di Malaga ha incaricato un archistar come l’americano Thom Mayne (premio Pritzker nel 2005) e lo studio olandese Mecanoo di progettare due isolati nei pressi del campus universitario Teatinos. Ne dovranno risultare 1.003 abitazioni tra i 40 e i 60 mq destinate sia all’affitto che alla vendita, il cui prezzo dovrà restare estremamente popolare. (Nella foto: University of Toronto di Thom Mayne, 2000)

MARKETING - 1 Perché non ci si può permettere l’acquisto. Perché si considera demodè il possesso. Perché ci si stufa presto. Perché si vogliono continuamente provare cose nuove. Ci sono tanti motivi per cedere alla tentazione del lusso a piccole dosi e/o in affitto. Fractional Life mette in contatto con aziende e servizi che consentono di acquistare “frazioni di beni di lusso” spaziando in diversi ambiti, dalle opere d’arte alle automobili, dagli yacht ai cavalli. www.fractionallife.com

114 | PRE-VISIONS -

BEAUTY - 1 I cosmeceutici (mix fra cosmetici e prodotti farmaceutici) di Somme Institute puntano sul complesso multivitaminico MDT5, frutto di sette anni di ricerche, e su un packaging dal design pulito e dal forte impatto grafico. www.sommeinstitute.com

MEDICAL CARE Uno studio dentistico che sembra un locale di tendenza: è il KU64 Dentists di Berlino. www.ku64.de


15. Eccezionale veramente Link Megatrends: SOCIETÀ E INDIVIDUO, VERTICALE E ORIZZONTALE Link Generazioni: BOOMERS

Le aziende devono agire ora per essere

assumersi dei rischi” (Francois-Henri Pinault

ossia la generazione dei Boomers, anche se

sicure di poter rispondere alle necessità

all’International Herald Tribune Luxury

si attendono piacevoli sorprese dai business

Conference di Istanbul, dicembre 2006).

creati dai GenXers grazie al Web 2.0. E i pro-

dei super-ricchi. Dovrebbero essere meno ossessionate di raggiungere i consumatori

Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito

mettenti Paesi dell’aerea BRIC? Nonostante

che si trovano nel segmento medio e che fan-

a un processo di orizzontalizzazione e demo-

la vertiginosa crescita economica (specie in

no incursioni nel lusso, e preoccuparsi invece

craticizzazione del lusso che ha reso certo

Cina e India), preoccupano la debolezza del-

del segmento elevato. Nell’ultimo decennio

oggetti del desiderio più accessibili (si veda

le infrastrutture e un business environment

l’industria del lusso si è focalizzata sulla cre-

anche il trend Indispensabilmente superfluo,

ancora pasticciato.

azione di prodotti che creassero un ponte fra

superfluamente indispensabile). L’esclusività

Vogliamo distinguerci: il boom del

middle market e luxury, rendendo quest’ul-

è diventata merce rara e per questo ambita

masstige scatena in “chi può” l’incontenibile

timo alla portata di molti. Ma il processo è

perché…

desiderio di isolarsi davvero dal “popolo bue”.

andato troppo oltre: ora ci dobbiamo invece

E quando i soldi non bastano (perché grazie

occupare di questo nuovo e crescente grup-

Siamo sempre più ricchi: secondo il Bar-

al “lusso omeopatico” anche il meglio del

po di individui eccezionalmente ricchi. Non

clays Wealth Insights nel 2006 c’erano negli

meglio diviene alla portata di tutti)? Allora

solo: la focalizzazione dei brand del lusso su

Stati Uniti quasi 4 milioni di famiglie con un

l’esclusività viene basata sul fattore tempo:

prodotti maggiormente esclusivi avrà anche

patrimonio superiore al milione di dollari

un prodotto o un servizio che arriva nelle no-

l’effetto di aumentare la desiderabilità dei

(1 milione in Giappone, 133mila in Canada,

stre mani prima che in quelle di tutti gli altri.

prodotti entry-level. Il fenomeno in sé non è

234mila in Francia, 285mila in Germania,

Oppure sul fattore connosseurship: qualcosa

nuovo: di gente ricca ce n’è sempre stata. Ciò

359mila in Italia e 295mila in Inghilterra). Il

che in pochi riescono ad apprezzare, perché

che è nuovo è la globalizzazione, la durata

trend dei milionari è in forte crescita: da qui

stravagante, eccentrico, dandy (o francamen-

e la rapida crescita di questa ricchezza. Un

al 2016 è previsto un incremento del 125%

te disgustoso). O ancora sul fattore “e tu ce

rinnovato interesse per l’iper-lusso dovrebbe

negli Stati Uniti (226% in Giappone, 220%

l’hai il pass?”: l’accessibilità non dipende da

enfatizzare tre elementi: creare un prodotto

in Canada, 161% in Francia, 257% in Ger-

quanti soldi siamo disposti a sborsare, ma dal

dalla forte unicità, garantire un servizio alta-

mania, 98% in Italia e 219% in Inghilterra).

fatto di essere invitati, di far parte del giro.

mente personalizzato ed essere disposti ad

A pilotare questo trend sarà il “grey dollar”,

DESIGN - 1 Spenderesti 49.500 dollari per un letto? La maggior parte delle persone non sarebbero disposte o non potrebbero farlo. Ed è su questo che la Hästens costruisce il proprio appeal: “La Hästens ha anche l’onore di essere fornitore ufficiale del Re di Svezia Carlo XVI Gustavo. Questo dimostra che anche un re vuole dormire da re”. www.hastens.com

ARCHITECTURE Il progetto del resort sette stelle sul Mar Rosso, in Egitto, by Norman Foster per Serrenia. 1,5 miliardi di dollari di investimento per un hotel da 200 stanze attorniato da un agglomerato di appartamenti, ville, palazzi, spa, piscine, campi da golf. L’apertura è prevista per il 2009. www.serrenia.com

15. ECCEZIONALE VERAMENTE | 115


FOOD - 1 Wine Cellar Sorbets, il dessert adulto per palati sofisticati: sorbetti realizzati partendo da vini pregiati, in sei varietà che cambiano di anno in anno, a seconda delle stagioni di vendemmia. Attualmente sono disponibili: Champagne (California, N.V.), Sangria Rojo (Spagna, N.V.), Riesling (New York, 2005), Pinot Noir (New York, 2005), Rosé (New York, N.V.) e Cabernet Sauvignon (California, 2005). www.winecellarsorbets.com

FASHION - 1 www.sneakerplay.com è un social network dedicato alla sneaker culture; la community, fondata nel giugno del 2006, riunisce appassionati, collezionisti, artisti, proprietari di negozi, fotografi ed è aperta a nuovi membri solo su invito.

116 | PRE-VISIONS -

FOOD - 2 Veramente per intenditori: Kopi Luwak è un caffé ottenuto dai semi di arabica o robusta digeriti ed espulsi dall’intestino del Paradoxus hermaphroditus, un mammifero simile a un gatto che vive nelle isole di Sumatra, Java e Sulawesi. Ogni anno ne vengono prodotti solo 227 kg. www.animalcoffee.com

FASHION - 2 Le Londinium LXIII firmate Oliver Sweeney sono prodotte in edizione limitata (solo 75 paia in tutto il mondo). Nel tacco è inserita una scheggia di legno di quercia datata 63 d.C. (da qui il LXIII accanto al nome): un reperto dell’epoca romana trovato nelle fondamenta del London Bridge. www.oliversweeney.com


16. Da Venere a Marte (e ritorno) Link Megatrends: RUOLI TRADIZIONALI E NON TRADIZIONALI Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

Q

uesto trend prende il nome dal best-

Siamo infantili: tendiamo a posticipare

vuoto affettivo che può lasciare un mancato

seller di John Gray, psicosessuologo

l’ingresso nell’età adulta (e dunque la cre-

frugoletto, ci sono degli assai meno impe-

di fama internazionale che vive a San Fran-

azione di una famiglia tradizionale), conti-

gnativi cuccioli che, opportunamente uma-

cisco e tiene da trent’anni seminari e corsi

nuiamo a vivere con i genitori anche dopo i

nizzati, provvedono al bisogno.

in ogni parte del globo. Il suo Men Are from

trent’anni, ci beiamo nella nostra condizio-

Mars, Women Are from Venus ha venduto

ne di adolescenti a vita.

Stiamo cambiando: o meglio, le nostre famiglie stanno cambiando. Coppie senza fi-

oltre 10 milioni di copie nel mondo ed è sta-

Siamo condannati alla precarietà: spesso

gli sposate o non, amici/che conviventi, ma-

to tradotto in 40 lingue. “Tanto tempo fa, i

l’impossibilità di pensare al futuro in termi-

dre + padre + figlia quarantenne, madre di-

marziani e le venusiane si incontrarono, si

ni concreti non è legata a una nostra pigrizia

vorziata + figlio quarantenne, quattro nonni

innamorarono e vissero felici insieme per-

mentale, ma all’oggettiva impossibilità di

per un nipote, due madri, due padri, zie-zii-

ché si rispettavano e accettavano le loro dif-

rendersi autonomi in una società che impo-

cugini di varia provenienza, padri gay, madri

ferenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono

ne la flessibilità come stile di vita.

lesbiche, gay che formano una famiglia con

colti da amnesia: si dimenticarono di prove-

Non accettiamo compromessi: la vita di

nire da pianeti diversi”. Con questa parabola

coppia non è un obbligo. Se non riusciamo a

simil-platonica Gray vuol far capire che gli

trovare l’anima gemella (figura a volte idea-

uomini e le donne pensano diversamente,

lizzata), allora tanto vale restare soli. E così

vivono diversamente e, soprattutto, parlano

negli States per la prima volta le single han-

lingue differenti, per cui comportamenti si-

no superato numericamente le sposate…

mili assumono per gli uni e le altre significati

Siamo stanchi di luoghi comuni: l’uo-

opposti. Certo ci sarà molto di vero, fatto sta

mo macho, la donna remissiva… E invece

che ultimamente stanno emergendo diverse

emerge da un lato una figura femminile

tendenze che mettono in discussione i ruo-

forte, volitiva, autoritaria (con degenerazio-

li tradizionali proposti e imposti a uomini

ni patologiche come nel caso del bullismo

e donne: i viaggi dei marziani su Venere in

femminile). Dall’altro un prototipo di nuovi

cerca di cittadinanza, e delle venusiane su

uomini, domestici, aperti alla sfera dell’af-

Marte all’insegna del cambiamento di vita

fettività e della cura famigliare, più presenti

sono all’ordine del giorno perché…

nell’accudimento dei figli.

lesbiche single e coppie lesbiche che formano una famiglia con un padre gay…

Siamo stanchi di canoni estetici oppriVogliamo essere liberi: fra le donne,

menti: soprattutto le donne, chiaro. Gambe

ad esempio, la maternità non è più vissuta

snelle, vita segnata, seno a prova di legge di

come un obbligo o come una via obbligata

gravità, braccia toniche, niente cellulite, pel-

di autorealizzazione femminile, ma come

le di pesca, giovinezza eterna…

una scelta da fare in piena autonomia.

Siamo edonisti: i figli danno tanto ma

Possiamo essere liberi: anche se molte

chiedono altrettanto, forse di più, forse

resistenze sono lunghe a morire, almeno

troppo. E allora visto che non rappresenta

l’omosessualità non è più considerata una

più l’unica via di coronamento della vita di

devianza o un comportamento da censurare.

coppia, perché non lasciar stare? Quanto al

16. DA VENERE A MARTE (E RITORNO) | 117


© Jacob Wackerhausen/iStockphoto

COMICS - 1 La DC Comics (www.dccomics.com), una delle più grandi case editrici americane di fumetti, ha deciso finalmente di occuparsi anche del pubblico femminile. The Plain Janes, di Cecil Castellucci e Jim Rugg, è la prima di una serie di graphic novel che escono sotto l’egida di una nuova etichetta tutta in rosa chiamata MINX. Jim Rugg è anche creatore di Street Angel (www.streetangelcomics.com), un fumetto in cui protagonista, Jesse Sanchez, è “orfana delle strade e figlia della giustizia sullo skate e combatte senza sosta la sua battaglia contro le forze del male”. Un’attitudine assolutamente anti-cute che anche MINX ha deciso di far propria.

TRAVEL - 1 Si moltiplica l’offerta di hotel dedicati esclusivamente al pubblico femminile, pensati per amiche in vacanza assieme ma anche per donne che viaggiano da sole. Il primo in Europa è stato l’hotel Artemisia (foto), inaugurato nel 1989 a Berlino (www.frauenhotel-berlin.de). In Spagna, sulla Costa Blanca, c’è Tranquil Dreams (www.tranquildreamsinspain.com), un B&B gestito da donne per donne nel villaggio di Pego. A Londra il Grange City Hotel ha un’ala dedicata esclusivamente alle clienti (www.grangehotels.com). Zona riservata anche all’Hamilton Crowne Plaza, in pieno centro a Washington: le 29 stanze all’ultimo piano sono esclusivamente per le donne e l’area può essere raggiunta solamente in ascensore da chi possiede una speciale tessera magnetica (www.ichotelsgroup.com).

TRAVEL - 2 Chi ha deciso di non avere figli molto probabilmente non ama neppure che quelli degli altri gli schiamazzino intorno quando è in vacanza. Per soddisfare le esigenze di tranquillità e privacy dei turisti childfree sono nati tour operator, alberghi, villaggi e associazioni come l’inglese Kiddingaside (www.kiddingaside.net). Manuale indispensabile per la vacanza a prova di infante è il volume The Curmudgeon’s Guide to Child-Free Travel, 248 pagine di utili indirizzi, numeri telefonici e siti Internet.

118 | PRE-VISIONS -

TRAVEL - 3 Già da qualche anno le grandi catene alberghiere come Starwood, Loews e Ritz hanno promosso campagne “pet friendly”: non solo l’accettazione in stanza dunque, ma anche menù appositamente dedicati, dog sitter, biancheria e giochi. Ora la Pet Smart Inc., azienda statunitense di prodotti per animali, lancia i primi pets hotel, veri e propri alberghi dove lasciare i nostri amici quattrozampe quando andiamo in vacanza. (www.petsmart.com/petshotel).


LITERATURE - 1 Tre libri che demoliscono il luogo comune della maternità come unica e massima forma di realizzazione per le donne, come idillio perfetto: La figlia oscura di Elena Ferrante (ed. e/o). Una frase: “Che stupidaggine pensare di potersi raccontare ai figli prima che compiano cinquanta anni. Pretendere di essere visti da loro come una persona e non come una funzione”. Dobbiamo parlare di Kevin di Lionel Shriver (Piemme), rifiutato da trenta editori prima di diventare a sorpresa un bestseller, in Usa e in Inghilterra. È la storia di Eva Katchadourian, newyorkese di successo e madre di Kevin, che a 16 anni prende l’arco con cui si esercitava da tempo e uccide sistematicamente, nella palestra della scuola, sette compagni, un inserviente e l’insegnante di algebra. In una serie di lettere al marito assente Eva si interroga sul suo rapporto ambivalente nei confronti della maternità: è anche sua, e del rapporto di malcelata ostilità con il figlio, la colpa di quanto è successo? Nell’intimo delle madri di Sophie Marinopoulos (Feltrinelli), un libro che non prende le mosse da un astratto “istinto materno” ma dalla constatazione dello scarto oggi esistente tra i successi delle tecniche mediche e la solitudine del vissuto interiore delle singole donne, e dalla differenza fondamentale tra “filiazione” e “genitorialità”.

Nicole Kehrberger (foto di Anna Bertozzi)

THEATRE - 1 Il regista Antonio Latella fa girare quest’anno in tutta Italia due consacrazioni del femminile: Studio su Medea, protagonista l’attricedanzatrice tedesca Nicole Kehrberger (nella foto di Anna Bertozzi) e Le Lacrime Amare di Petra von Kant, di Rainer Werner Fassbinder con Laura Marinoni. Quest’ultimo è “una storia di donne, tre donne, tre figure femminili le cui dinamiche psicologiche vengono passate al setaccio, analizzate, scarnificate fino all’osso, lasciando lo spettatore basito in balia di reazioni contrastanti, dall’astio all’umana comprensione. Un amore impossibile, quello fra Petra von Kant, affermata stilista in crisi, e la giovane proletaria Karin, vissuto sotto gli occhi dell’enigmatica segretaria di Petra” (Maria Teresa De Sanctis).

LITERATURE - 2 “I genitali sono irrilevanti al fine di determinare l’identità sessuale di una persona. Gli unici organi ad avere un’identità sessuale sono il cervello e il cuore” (Cris Beam, giornalista newyorkese). La Beam ha pubblicato all’inizio del 2007 Transparent: Love, Family, and Living the T with Transgender Teenagers (Harcourt).

TV - 1 È stata la serie televisiva più vista dagli americani la scorsa stagione, con oltre 16 milioni di spettatori a puntata: Ugly Betty si basa su una telenovela colombiana del 1999 creata da Fernando Gaitán (Yo soy Betty, la fea), che ha partorito diversi epigoni di grande successo in 70 Paesi. Betty Suarez, giovane ragazza di origini latino-americane che vive nel Queens, nonostante il suo aspetto poco attraente e femminile diviene l’assistente personale di Daniel Meade, editore capo di una importante rivista di moda. Merito delle sue qualità lavorative? Non proprio: Bradford Meade, magnate dell’editoria e padre di Daniel, l’ha scelta personalmente per evitare che il figlio, famoso donnaiolo, se la porti a letto. Naturalmente, nonostante le tristi premesse, Betty si dimostrerà donna brillante, arguta e a suo modo affascinante. “Butta via gli standard non realistici di bellezza di questa società. Sii vera, intelligente, appassionata, gentile, onesta, fedele a te stessa. Sii brutta. Come Ugly Betty” (www.beugly07.com).

16. DA VENERE A MARTE (E RITORNO) | 119


TV - 2 Cade un altro tabù: la soap americana All My Children, trasmessa dal network Abc, ha inserito nel mese di novembre 2006 il personaggio della transessuale Zarf, una rockstar all’inizio della transizione da uomo a donna. Per la prima volta una serie televisiva ha seguito tutti gli step della trasformazione fino all’intervento di riconversione sessuale. In passato ci sono stati altri personaggi transgender all’interno di soap (nel 2001 un professore universitario in The Education of Max Bickford sulla Cbc e nel 1996 un modello in The City sulla Abc), ma apparivano sempre a operazione compiuta.

FASHION - 2 Il fenomeno dei prodotti di lusso per animali domestici muove un mercato che, solo negli States, vale oltre 38 miliardi di dollari l’anno. Il processo di umanizzazione dei pets non conosce limite. Da un’indagine dell’American animal hospital association emerge come l’80% dei proprietari di cani e gatti quando entra in casa saluti prima l’animale che le persone presenti. E dalla cuccia firmata Gucci del 2000, non c’è brand che non si sia catapultato nel business di prodotti griffati per animali. Sempre più ricca è l’offerta di couture: Platinum Dog ha lanciato una linea di sportswear per fare jogging vestite in coordinato con il proprio pet. Emilu (www.emilu.it) propone, nella sua collezione Puppy Angel, cappottini anni Sessanta, abitini da sera in tulle e addirittura i vestiti da nozze.

120 | PRE-VISIONS -

FASHION - 1 Paiva è una catena statunitense di negozi che propone abbigliamento e calzature sportive esclusivamente per donne che richiedono un elevato livello di stile e servizio. I brand in portfolio includono, oltre ai soliti Nike-Adidas-Reebok-Puma-Asics, Life Is Good, lolë, Ryka, Michelle K, Sof Sole, Tsubo, Ogio, J-41, Pr!vo, Keen e prAna. Negli store, il primo dei quali ha aperto in Austin, Texas, i prodotti non sono esposti come di consueto per tipologie (calzature, abbigliamento, accessori), ma in base allo stile. www.paiva.com

The Pet Fashion Week Look Book (foto: Daniel Gagnon)

FASHION - 3 La prima edizione della Pet Fashion Week si è tenuta il 19 e il 20 agosto 2006 a New York. Il prossimo appuntamento sarà per il 18 e il 19 agosto 2007. www.petfashionweek.com


(http://en.wikipedia.org) Modesto Lomba, vestito di Devota Y Lomba, foto di Chus Antón

FASHION - 4 Il magazine Vanidad ha chiesto a cinque stilisti spagnoli – Juan Duyos, David Delfín, Fernando Lemoniez, Modesto Lomba e Carlos Díez – di descrivere le loro ultime collezioni di abbigliamento femminile e di… indossare uno dei capi. Le fotografie sono state pubblicate nel numero di aprile.

DESIGN - 2 Il cane, l’amico più fedele dell’uomo, è diventato un dio. Marco Morosini decide di incarnarsi in animal designer; nascono così sei cucce, concepite come templi per dèi a quattro zampe. Cani consacrati come nei tempi antichi, dove erano ritenuti oggetti di culto: Assiri ed Egizi alla morte li imbalsamavano, mentre cinesi, Incas e Maya dedicavano loro cure speciali. Dog is a God® ne sottolinea la ritrovata divinità. www.dogisagod.it

DESIGN - 1 Dal design per cani ai cani di design. È noto come siano sempre più popolari in cani di piccola taglia, che vivono meglio nel contesto urbano, hanno esigenze ridotte e più si prestano ad aberrazioni da umanizzazione. Negli States, in Germania e in Brasile gli small dogs rappresentano il 45% della popolazione canina con razze come il bassotto, lo Yorkshire terrier, il chihuahua, il carlino e il barboncino in testa alle preferenze. Ma l’ultima tendenza fra gli allevatori americani sono i designer dogs. Tutto inizia nel 1988 quando l’allevatore australiano Wally Cochran riceve dalle Hawaii la richiesta di una donna cieca: un cane che fosse in grado di guidarla, ma il cui pelo non le causasse reazioni allergiche. Cochran incrociò un labrador terrier con un barboncino; ne nacquero tre labradoodle, razza oggi assai richiesta: gli esemplari sono venduti a cifre che possono superare i 2mila dollari e sono personalizzabili in base ai desideri del cliente – tre taglie, otto colori di pelo, tre tipi di mantello. La mania per gli ibridi deluxe è esplosa; oggi si contano oltre 400 tipi di meticci di design che partono generalmente da richieste di cuccioli dall’aspetto buffo e/o carino: e così, oltre al labradoodle, abbiamo il cockapoo (cocker spaniel + poodle), il peagle (pechinese + beagle), il puggle (pug/carlino + beagle)…

DESIGN - 3 Bodhi Toys™, giocattoli per cani ad alto tasso di design. Bodhi China™, ispirata all’arte e al simbolismo cinesi. Bodhi Form™, omaggio a Matisse, Calder e Mirò. Bodhi India™, di ambientazione indiana. www.bodhitoys.com

16. DA VENERE A MARTE (E RITORNO) | 121


DESIGN - 4 Elite Pet-Havens è uno studio di design statunitense composto da un team di veterinari, interior designer e ingegneri informatici che produce ambienti deluxe per cani. www.pethavens.com

HI-TECH - 1 PetsMobility™ Inc, società statunitense di comunicazioni wireless specializzata in prodotti per animali domestici, ha realizzato PetsCell™ il primo telefonino per cani. L’apparecchio integra in un collare un telefono cellulare impermeabile con speaker, un pulsante per comporre un numero prestabilito e un ricevitore A-GPS, consentendo al padrone la sicura localizzazione del suo animale. Il cellulare è in grado di ricevere chiamate vocali alle quali può rispondere automaticamente dopo aver verificato che il numero chiamante è quello del padrone; in questo modo è possibile far sentire la propria voce al cucciolo, anche quando si è lontani per lavoro o vacanza. www. petsmobility.com

122 | PRE-VISIONS -

The Peek-Aibo House designed by Edward Ngiam and John Anderson Photo © Rik Clingerman Photography

DESIGN - 5 Si tiene a San Francisco Petchitecture, la rassegna internazionale di design e architettura per animali domestici. L’ultima edizione si è tenuta lo scorso 7 maggio. www.pawssf.org/petchitecture.shtml

HI-TECH - 2 Lo scorso anno la MTI Whirlpools ha lanciato la Jentle Pet SPA, la prima vasca idromassaggio per cani. www.mtiwhirlpools.com


© Richard Johnson/iStockphoto

BEAUTY - 1 I profumi per uomo hanno sempre privilegiato ingredienti dalla carica olfattiva tipicamente mascolina (vetiver, sandalo, muschio, patchouli) e accordi aromatici forti e decisi: note di cuoio e whisky, spezie e tabacco… Ma ultimamente le fragranze maschili si stanno aprendo alle note floreali e, curiosamente, a quella più spiccatamente femminile: la rosa. L’essenza di rosa non era sconosciuta nei profumi per uomo, ma rappresentava al massimo il 10% della composizione. Ora viene scelta senza problemi come base caratterizzante, come nel caso di Story by Paul Smith (foto) e Clive Christian No1 for Men Pure Perfume by Clive Christian.

MARKETING - 1 Con un budget per gli acquisti pari a 675 miliardi di dollari annui, la comunità gay statunitense – 16 milioni di persone al di sopra dei 18 anni – è diventata uno dei principali gruppi di consumo del Paese. Se nel 1994 erano appena 19 le “Fortune 500” che corteggiavano attivamente i consumatori omosessuali, oggi il loro numero è salito a 175. L’elenco include nomi come American Airlines, Ford, Kimpton Hotels e Restaurants, Travelocity, Walt Disney, Krafts Foods, Procter and Gamble, Budget e Wal-Mart. Per quest’ultima, che qualche anno fa aveva bloccato la vendita di tutti i prodotti che avessero un sentore di omosessualità, si tratta di un totale cambiamento di prospettiva. Il numero di gay che stanno scegliendo d’uscire allo scoperto è semplicemente troppo grande per essere ignorato, sostiene Jerry McHugh, presidente della Community Marketing Inc. di San Francisco. Inoltre, secondo il Gay-Lesbian Consumer Online Census, il reddito medio della famiglia gay si aggira sui 79 mila dollari l’anno a fronte di una media statunitense di 46 mila dollari. Un bel bocconcino per le aziende. In Italia ci sono 5 milioni di gay (dati OMS) e il loro reddito è superiore alla media del 30%. La prima agenzia nostrana specializzata in azioni di marketing e comunicazione su questo target è la Community Marketing (www.commaonline.it), iniziativa targata Gay.it. Per approfondire: www.gaymarketexpress.com; Robert Witeck, Wesley Combs, Business Inside Out: Capturing Millions of Brand Loyal Gay Consumers, Kaplan Books, 2006.

Foto di Jana Marcus: Aunty Anita, 52 (sx); Jamie, 48 (dx)

ART - 1 Ha destato polemiche negli States Transfigurations: The Making of a Man, la mostra della fotografa Jana Marcus dedicata al cambiamento di sesso (a New York dal 19 gen al 31 mar 07). La Marcus ha iniziato a fotografare e intervistare i transgender nel 2003: “Essere un transgender significa oltrepassare i confini di genere imposti dalla nostra società. La rigida differenziazione fra maschile e femminile inizia fin dalla nascita, quando vengono scelti il blu al posto del rosa o viceversa. Ma cosa succede se a un certo punto ti rendi conto di essere un uomo imprigionato in un corpo di donna? L’esperienza individuale dei transgender è spesso traumatica: molti hanno perso famiglia, partner, figli, lavoro. Hanno messo in discussione la propria fede religiosa e si sono sottoposti a dolorosi interventi chirurgici, e tutto questo per diventare finalmente “interi”. Si sono opposti allo status-quo per trovare equilibrio in se stessi, a prescindere da quanto è costato. Per molti è stato un o così o la morte” (Jana Marcus). Transfigurations ha vinto il Good Times “Best of 2006” (Critic’s Choice for Best Photo Exhibit). www.jlmphotography.com

Foto di Jen Davis, 2006

PHOTO - 1 La fotografa americana Jen Davis denuncia, con i suoi autoritratti, i problemi legati all’essere obesa in un mondo popolato da immagini di corpi snelli, scattanti, attraenti.

16. DA VENERE A MARTE (E RITORNO) | 123


17. Jesus Christ Superstar Link Megatrends: LOCALISMO E COSMOPOLITISMO, FEDE E RAGIONE Link Generazioni: MILLENNIALS, GENXERS, BOOMERS

La laicità è entrata in crisi perché, negli

stato da L’espresso, 4 gen 07).

ultimi anni, abbiamo dovuto abbando-

Attenzione: questo trend non parla del

nare l’idea che la storia procede verso il me-

bisogno di spiritualità in generale (che non è

glio. Le magnifiche sorti progressive della

un trend, ma una delle esigenze fondamen-

storia. Non è così. E questa scoperta genera

tali dell’uomo, più o meno sviluppata a se-

incertezza e paura della regressione verso

conda della storia personale di ognuno), ma

la barbarie. Fin dall’Ottocento, in Francia e

dell’avanzare dei culti ortodossi, codificati,

non solo, nell’intera Europa, il concetto di

tradizionali e tradizionalisti e della crescen-

laicità è stato legato all’idea di progresso,

te ingerenza delle gerarchie religiose nella

ragione, democrazia. Era quasi una fede re-

sfera pubblica.

ligiosa. Un certo tipo di religione civile. Ma poi ci si è accorti che la scienza non produce solo progresso, ma anche cose terribili come l’arma nucleare o strumenti di distruzione di massa. Produce, soprattutto, la perdita del futuro. Non c’è più il futuro legato alla promessa del miglioramento generale. E allora cosa resta? Resta il ritorno alle verità del

Perché scienza e tecnologia fanno troppo o non fanno abbastanza. Perché abbiamo smarrito gli aspetti rituali della nostra esistenza. Perché ci sentiamo soli e cerchiamo un senso di comunità e coesione.

Perché temiamo la morte e la mancanza di senso. Perché l’uomo non può esistere senza assoluto. Perché la modernità e il progresso ci hanno deluso. Perché siamo disorientati dalla dissoluzione dei confini e dal contatto col diverso.

passato, a ciò che il progresso aveva scac-

Perché temiamo la crescita dei fonda-

ciato, le radici religiose, etniche, nazionali”

mentalismi (ai quali finiamo per contrap-

(Edgar Morin, filosofo e sociologo intervi-

porre a nostra volta altri fondamentalismi).

LITERATURE - 1 In Perfect Intimacy (Power House Books, 2006) Lili Almog esplora l’universo privato e spirituale delle suore carmelitane. È stato scritto dopo due anni di frequenti visite a tre diversi monasteri: quello di Nostra Signora del Monte Carmelo ad Haifa, in Israele; quello di Port Tabacco, negli Stati Uniti; e quello di Betlemme, in Palestina.

124 | PRE-VISIONS -

Perché il futuro ci spaventa.

LITERATURE - 2 Negli States il mercato dei libri a contenuto religioso rappresenta il 5% dell’intero business editoriale. The Purpose-driven Life: What on Earth Am I Here For? di Rick Warren (2002) ha venduto più di 25 milioni di copie e la serie di bestseller apocalittici Left Behind: A Novel of the Earth’s Last Days di Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins ha generato profitti, da quando è uscito il primo volume della saga nel 2000 (ora siamo a 15), superiori ai 650 milioni di dollari. Non solo: Left Behind (www.leftbehind.com) si è trasformato in una vera e propria gallina dalle uova d’oro; oltre alla collana editoriale abbiamo una musical collection (People Get Ready), una serie di graphic novel lanciata nel 2002, tre film (il quarto in lavorazione; l’uscita nelle sale è prevista alla fine del 2007), un videogame (Left Behind: Eternal Forces), numerosi gadget e, neanche a dirlo, le inevitabili parodie.


LITERATURE - 3 Sei scrivani guidati da Donald Jackson (foto in alto), scrivano ufficiale della regina d’Inghilterra, stanno ricopiando a mano la Bibbia. Quando sarà completato, nel 2009, il libro peserà 135 chili, pari a 1.150 pagine in carta pergamena. I primi cinque dei sette volumi previsti sono già stati completati e sono stati esposti fino al 25 marzo scorso alla chiesa metodista First United di Chicago. L’abbazia di Saint Abbey di Collegeville, in Minnesota, promotrice dell’iniziativa (www.saintjohnsbible.org), conta di vendere riproduzioni a scala intera al prezzo di 115mila dollari a Bibbia.

TRAVEL - 1 Un’alternativa a Disneyland: il The Holy Land Experience in Orlando, permette ai visitatori di esplorare la storia della Bibbia. Ha aperto nel 2002 e totalizza 18mila visitatori all’anno, la metà dei quali è rappresentata da famiglie in vacanza. Il parco a tema prevede anche la presenza di attori i costume che recitano i versetti del Vecchio e Nuovo Testamento in lingua originale. (www.theholylandexperience.com)

TRAVEL - 2 Negli States gli operatori turistici stanno beneficiando di un boom senza precedenti dei viaggi a sfondo religioso o spirituale. Secondo lo U.S. Office of Travel & Tourism Industries questi sono stati nel 2004 oltre 600mila, pari al 2,2% di tutto il turismo oltreoceano. Su 450mila chiese presenti negli USA, circa 50mila prevedono un qualche programma di viaggio, il 20% in più di cinque anni fa (dati Premier Tourism Marketing). Dan Schmier, presidente della All Star Travel & Cruises, sostiene che l’accresciuto interesse del turismo faith-based è dovuto a tre motivi: primo, il disorientamento post-11 settembre che ha spinto molte persone a riconsiderare la propria vita religiosa (con relativo picco di affluenza ai luoghi di culto); secondo, l’influenza positiva del pontificato di Giovanni Paolo II; terzo, il debutto nel settore di grandi tour operator come Globus (www.globusjourneys.com). Globus è entrato nel mercato nella stagione 2004-05; oggi propone tour in venti diverse destinazioni rivolti alle tre più grandi comunità religiose americane: Protestanti (100 milioni di individui), Cattolici (67 milioni) ed Ebrei (4-5 milioni). Altre agenzie specializzate in turismo religioso sono Christian Travel Finder, che offre crociere e ritiri a sfondo cristiano (www.christiantravelfinder.com), e Reformation Tours, che mostra l’Europa secondo una prospettiva cristiana (www.reformationtours.com). A fianco: mappa della crociera che ripercorre le tappe dell’apostolo Paolo nel bacino del Mediterraneo.

17. JESUS CHRIST SUPERSTAR | 125


ARCHITECTURE - 1 Stanno tornando ad essere committenti interessanti: chiese, congregazioni, monaci trappisti e suore di clausura ingaggiano archistar di fama internazionale per edifici di culto che coniugano estetica e spiritualità. John Pawson (www.johnpawson.com) – il designer preferito da stilisti come Calvin Klein a Paul Smith, da hotelier di fama come Ian Schrager e da personaggi glamour come Martha Stewart – ha progettato il monastero circense di Nostra Signora di Novy Dvur, nel cuore della Repubblica Ceca (foto da www.novydvur.cz). Pare che i monaci siano rimasti folgorati dal rigore minimalista del suo megastore per Calvin Klein in Madison Avenue, a New York. Ma Pawson non è l’unico ad essersi confrontato con l’architettura religiosa: di Renzo Piano sono il progetto della chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo e quello, in fase di realizzazione, di un convento a Ronchamp, in Francia. Richard Meier (www.richardmeier.com) ha firmato la parrocchia dedicata a Dio Padre Misericordioso, a Tor Tre Teste, Roma. Norman Foster ha appena terminato la Piramide della Pace ad Astana, in Kazakistan (www. fosterandpartners.com). Infine lo svizzero Mario Botta vanta nel suo portfolio numerosi edifici di culto, dalla parrocchia torinese del Santo Volto alla sinagoga a Tel Aviv (www.botta.ch).

FASHION - 1 Sempre made in USA, le solette In-Souls™ (notare il gioco di parole fra “suola” e “anima”) sono concepite per “aiutare la preghiera quotidiana, la meditazione e la crescita di una profonda relazione spirituale con Cristo”. Coprono, a richiesta, diverse tematiche – fiducia, obbedienza, pazienza, fedeltà matrimoniale, lavoro – e si possono personalizzare con il nome della chiesa od organizzazione di culto preferita. (www.in-souls.com). Nell’immagine in alto: soletta con iscritto il Salmo 18:2. 126 | PRE-VISIONS -

VIDEOGAME - 1 Ispirato alla serie apocalittica di bestseller Left Behind (vedi sopra), Left Behind: Eternal Forces (www.eternalforces.com) è il primo esempio di strategico in tempo reale a sfondo cristiano: il giocatore deve unirsi a un gruppo armato di fedeli per combattere l’Anticristo, nello scenario di una New York sull’orlo dell’Apocalisse. Lanciato sul mercato a fine 2006, Eternal Forces ha suscitato un vespaio di polemiche negli USA a causa dei suoi contenuti violenti; a essere criticata è la rappresentazione di una presunta “guerra santa”, condotta con la violenza da forze cristiane per convertire gli infedeli. Il mercato dei christian videogames ha preso forma alla fine degli anni Ottanta con Bible Adventures per il NES e, dopo un periodo di declino, ha sperimentato un rilancio all’inizio del nuovo millennio. Catechumen e Ominous Horizons, due first person shooter per PC, hanno venduto insieme più di 500mila copie. A fine 2005 è uscito The Bible Game, il primo christian game per Playstation 2 e Xbox. Dal 2002 si tiene ogni anno la Christian Game Developers Conference, meeting dedicato a computer, film, fumetti e videogiochi di ispirazione cristiana (www.cgdc.org).

FASHION - 2 Progettato dalla stilista libanese (ma residente in Australia) Aheda Zanetti, il burkini è un costume pensato appositamente per le donne musulmane. È in poliestere idrorepellente e anti-ultravioletti, copre tutto il corpo (testa compresa) e si asciuga velocemente dopo il bagno. “Abbiamo studiato un sistema per riempire una nicchia di mercato ancora scoperta. Il nuovo costume è molto leggero e aderente e permetterà alle ragazze musulmane di fare sport in spiaggia giocando ad esempio a beach volley o di nuotare in libertà”. Il costo va da 125 a 160 dollari; all’inizio di quest’anno ne erano già stati venduti 9mila pezzi.


Cosimo Cavallaro, “Sweet Jesus”

AUTOMOTIVE - 1 I fedeli non vanno in chiesa? Saltano la confessione troppo spesso? I sacerdoti devono attrezzarsi, non lamentarsi. MBeichter, progettato dallo studio Pknts per Mercedes-Benz, combina le esigenze della tradizione con le sfide della contemporaneità: un furgone con confessionale incorporato che si ferma di fronte alle case dei parrocchiani. http://www.pknts.com/mbeichter/uk/

ART - 1 Una galleria di New York ha deciso di cancellare un’esposizione con una scultura di cioccolato della crocifissione di Gesù Cristo in seguito a proteste di gruppi cattolici americani. La scultura, dal titolo “Sweet Jesus”, opera di Cosimo Cavallaro, doveva essere esposta a partire dal 2 aprile 2007 nella Lab Gallery di Manhattan.

Christian Holstad, The terms of Endearment, 2006

ART - 2 “Inizialmente stavo collezionando asinelli del presepe. Volevo realizzare un’esposizione riempiendo un’intera stanza con essi. Stavo pensando come non ci siano più Marie, uomini saggi, Gesù o Giuseppe. Solo asini. Solo cocciuti porta-carichi. Hanno anche una sorta di tristezza [...]. Ho deciso di realizzarli con vestiti di gessato grigio”. (Christian Holstad, Flash Art international, ottobre 2006, nostra traduzione).

Jim Shaw, Comic book drawing 1-7-2006

ART - 3 In Comic book drawing 1-7 (2006), Jim Shaw elabora in stile fumettistico una storia incentrata sulla nuova pseudo religione “Oismo”, inventata dall’artista stesso. Il protagonista, Julo, scriba della religione aniconica “Oismo”, viene trovato in possesso di schizzi figurativi relativi all’accendifuoco che sta inventando. Interpellato dalle autorità sostiene che le sole parole sono inadeguate a descrivere la sua nuova invenzione e che è necessario impiegare anche qualche immagine. 17. JESUS CHRIST SUPERSTAR | 127



CONSUMER TRENDS MICRO ADDOMESTICARE L’ESTERNO + A CASA COME AL BAR CONTAMINAZIONI1 CONTAMINAZIONI2 CONTAMINAZIONI3 VALORI TATTILI AMARCORD EFFETTO RETRÒ È UN GIOCO DA RAGAZZI ETNO-NOSTALGIA FATTO A MANO ARTIGIANATO FOLK DALL’AFRICA AL MEDIO ORIENTE DAL PAESE DI MEZZO AL SOL LEVANTE ECO-EGO FLOWER POWER SIMBOLOGIE ORNITOMORFE DA VENERE A MARTE (E RITORNO) IRON LADIES SEGNALI DI DECRESCITA NEO-RAZIONALISMO PAUPERISMO CHIC ARCADIA DIGITALE METALLICA CAPITAN FUTURO JEM E LE OLOGRAMS ECCEZIONALE VERAMENTE THE GOLD RUSH ALLA CORTE DEL RE SOLE JESUS CHRIST SUPERSTAR ESERCIZI SPIRITUALI


ADDOMESTICARE L’ESTERNO + A CASA COME AL BAR - 1 CONTAMINAZIONI: design chiama fashion. Ciò che siamo abituati a vedere su un capo di abbigliamento lo ritroviamo su lampade, tavoli e sedie. Frange di tessuto, petali di stoffa, allacciature in stile corsetto, reti lingerie, sottogonne simil-meringa…

PREMESSA L’ordine delle didascalie è da intendersi dall’altro verso il basso e da sinistra verso destra. Le sfilate fanno riferimento alla stagione AI 07/08.

Euroluce 2007; Charlie, des. Marzia Mosconi per Alt Lucialternative; Lampada serie Wanders Wonders, des. Marcel Wanders; Tumbleweed, des. Saman Iman; Euroluce 2007; Corset, des. Aimee Less; Belalùs, des. Marco Bianchini per Antonangeli.

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ADDOMESTICARE L’ESTERNO + A CASA COME AL BAR - 2 CONTAMINAZIONI: materiali che si imitano e si citano a vicenda. Rivestimenti ceramici che sembrano, di volta in volta, metallo brunito, parquet in legno, pelle, lino e cotone. E un imbottito che simula venature arboree.

Cersaie 2006; Divano Minale Maeda; Piastrelle Gambarelli; Piastrelle Crococlassic by Settecento; Cersaie 2006

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ADDOMESTICARE L’ESTERNO + A CASA COME AL BAR - 3 CONTAMINAZIONI: fashion chiama design. Un’attenzione particolare alla struttura del capo che si concede bizzarrie architettoniche che quasi negano la presenza del corpo. Un compiacimento per volumi costruiti che guardano senza tanti misteri all’arte giapponese degli origami e ai kimono (quelli da cerimonia o da geisha, non i morbidi yukata da casa o da onsen, per intenderci).

Volant, des. Patricia Urquiola per Moroso; Antonio Berardi; Alessandro De Benedetti; Dior

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ADDOMESTICARE L’ESTERNO + A CASA COME AL BAR - 4 VALORI TATTILI Tridimensionalità, effettomorbidezza, volumi creati con intento positivamente mistificatorio. La parete diventa falso divano, l’hi-tech si concede gommosità da giocattolo per neonati, il pull invita a una manualità anche solo visiva richiamando le irresistibili plastiche da imballo (quelle con le “bollicine” che non si può fare a meno di schiacciare).

Energy by Marazzi; Lacie Skwarim; Cersaie 2006; Akris

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AMARCORD - 1 EFFETTO RETRÒ Chi ha detto che non se ne può più del vintage? Magari è anche vero, ma il mercato non cessa di deliziarci con programmatiche incursioni nel tempo che fu. Dopo gli insistenti anni ’80, gli endemici ’70, i difficili (almeno nel fashion) ’60, i neo-casalinghi ’50 e gli èlitari ’40, ’30 e ’20, ora è il momento di un generico metà/fine Ottocentoinizi Novecento. Un’atmosfera pucciniana pervade molte proposte di arredo, e nell’abbigliamento maschile si assiste al ritorno della dinner jacket, dello smoking e perfino del frac, scelti a sorpresa dai più giovani come alternativa al giaccone sportivo e/o in abbinamento inedito con i jeans.

Cersaie 2006 ; Comme des Garçons Homme Plus ; Salone del Mobile 2007; Salone del Mobile 2007; Euroluce 2007; Wallpaper Fornasetti; Salone del Mobile 2007; Pubblicità Whiskas

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AMARCORD - 2 È UN GIOCO DA RAGAZZI La Generazione X non vuole crescere, i Boomers non vogliono invecchiare, i Millennials sono vittime del contagio kawaii di matrice nipponica (si legga Hello Kitty, Pucca, Makako e via discorrendo)… le premesse per un ulteriore radicamento dell’infantilismo stilistico ci sono tutte. Si va dai riferimenti espliciti – personaggi e feticci da kindergarden – all’indulgenza per forme morbide, smussate e giocattolose, all’esplosione di un universo onirico popolato da mostri e creature bizzarre.

Baleri Italia; Comme des Garçons; Salone del Mobile 2007; Inst. di Jaime Hayon per Biscazza; Lacie Brick; Iceberg; Euroluce 2007; Jean-Charles de Castelbajac

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ETNO-NOSTALGIA - 1 FATTO A MANO Rinnegato il minimalismo, ormai da qualche anno il mondo del design si è tuffato senza remore nell’autocompiacimento decorativo. Apostoli di questo trend sono il bulimico del pattern floreale Tord Boontje e il crochet-dipendente Marcel Wanders. La diffusione di taglio e stampa a laser hanno fatto il resto. L’ossessione per pizzo, ricamo, merletto e uncinetto è sembrata un po’ ridimensionata all’ultimo Salone milanese. Anche il mondo delle sfilate sembra cedervi con maggiore parsimonia. Forse la parola d’ordine per questo trend del “fatto a mano” è, per l’appunto, “maneggiare con cura”.

Victor & Rolf; Cersaie 2006; Kenzo; Jean-Paul Gaultier; Gilda Ornaments, des. Enrico Franzolini per Pallucco; Caprice, des. Marcello Ziliani per Caprini; Miss Lacy, des. Philippe Starck per Driade; Chair of Texture, des. Tjep per Droog Design; Frank, des. Marcel Wanders

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ETNO-NOSTALGIA - 2 ARTIGIANATO FOLK Il bello dell’etnico è che non stanca mai: per rivitalizzarlo è sufficiente cambiare Paese. I riferimenti a una generica “tradizione contadina europea”, meglio se orientata a est, non sono nuovi ma continuano a dare soddisfazioni. Gli zingari, tanto vituperati a livello sociale quanto saccheggiati a livello culturale (della serie: sì allo stile nomade in passerella, no al campo nomadi vicino casa), si sono rivelati preziosa fonte di ispirazione anche alle ultime sfilate. E pure il furniture non disdegna.

Gucci; Victor & Rolf; Balenciaga; Sky Garden, des. Marcel Wanders per Flos; Victor & Rolf; Salone del Mobile 2007; Paul Smith

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ETNO-NOSTALGIA - 3 DALL’AFRICA AL MEDIO ORIENTE Lo stile tribal-africano, prepotente nell’ultima stagione estiva, ha per la verità un po’ stancato, ma poiché è costretto a prendersi una pausa forzata nel periodo invernale (l’immaginario mal si combina con le uggiosità novembrine e gli stereotipi natalizi, dunque si preferisce soprassedere) non stupiscono i suoi pervicaci ritorni di scena. L’idea migliore è forse quella di far di tutta l’erba un fascio e di coprire l’intera area musulmana, dalle tribù beduine del deserto ai Paesi mediorientali. Uno stile meno coerente, ma certo meno ingabbiato nel dejà-vu.

Bottega Veneta; Cersaie 2006; Cersaie 2006; Leatherworks, des. fratelli Campana per Edra; Tatu, des. Stephen Burks per Artetnica; Comme des Garçcons Homme Plus

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ETNO-NOSTALGIA - 4 DAL PAESE DI MEZZO AL SOL LEVANTE Per trovare una vera e propria apoteosi dello stile sinogiapponese bisogna risalire, stiamo parlando del fashion, alla stagione PE 2003. Più di qualcuno ricorderà le cinesinevalchirie di Roberto Cavalli, la campagna pubblicitaria Lanterne Rosse-mood di Blumarine e le ambientazioni da technoShangai di Fornarina. Poi il trend ha avuto una fase di rigetto: la gente si era presumibilmente stancata di avere gli ideogrammi pace, amore e anima tatuati sul braccio e stampati sul retro del giaccone. Nel settore dell’arredo il japan-style si è trovato inestricabilmente legato al concetto di ecosostenibilità (secondo l’equazione casa “naturale” = bambù + tatami + shoji + giardino zen), trovandosi per la verità da questo un po’ castrato. Gli spazi per guardare di nuovo a oriente ci sono tutti, e la sperimentazione è sicuramente la benvenuta.

Cersaie 2006; Roberto Cavalli; Futon, des. Tomita Kazuhiko per Moroso; Salone del Mobile 2007; Salone del Mobile 2007; Cersaie 2006; John Galliano

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ECO-EGO - 1 FLOWER POWER È la prima, scontata modalità in cui si esplica il riferimento alla natura dal punto di vita stilistico e decorativo. Se Victor Horta affermava “Prendo lo stelo e lascio da parte il fiore”, qui assistiamo a un tripudio di boccioli, corolle, petali con un po’ di fogliame di contorno. Gli stilisti si sono invece moderati nelle ultime sfilate invernali, forse ubriacati dagli eccessi da primavera botticelliana dell’estivo 2007, sicuramente consapevoli che la stampa a sfondo botanico rende meno sui tessuti pesanti (purché non si scelga esplicitamente un look provenzal/contadino/hippie, non sempre gradito però).

Flower Power, Sicis; Transplant, des. Matali Crasset per Luisa delle Piane; Clover, des. Ron Arad per Driade; Oyster, des. Sandro Santantonio per La Murrina; Botanica Urbana, des. Monica Guggisberg e Philip Baldwin per Venini; Riocasaantistress sofa, des. Rafael Roldao; Salone del Mobile 2007; Des. Pepe Tanzi per Album

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ECO-EGO - 2 SIMBOLOGIE ORNITOMORFE Qui il riferimento alla natura e alla nostra dimensione animale è assai più radicale di quello che troviamo nel citazionismo botanico. Come ci insegna Mircea Eliade, l’imitazione dei volatili è uno dei topoi tradizionali del costume sciamanico: lo sciamano è un essere privilegiato poiché è riuscito a conservare la capacità di dialogare con il mondo degli animali, dei morti e degli dèi, capacità che nell’alba dei tempi era propria di tutti gli esseri umani. La sua facoltà di “volare” da una sfera all’altra dell’esistenza e di ricongiungersi con la propria componente primordiale viene esternata e fruita grazie a un costume solitamente teriomorfo, con una spiccata predilezione per gli uccelli (poiché possono volare, per l’appunto). E tante sciamane si sono viste nelle ultime sfilate, almeno a giudicare dall’utilizzo disinibito di piumaggi di vario genere. Kei Kagami, del resto, è stato più che esplicito…

Kei Kagami ; Comme des Garçons Homme Plus ; Salvatore Ferravamo; Sportmax; Inst. Terraterra di Andrea Salvetti per Dilmos; Christian Dior; Marni; Alberta Ferretti

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DA VENERE A MARTE IRON LADIES Una donna volitiva, sicura di sé, adulta, determinata, padrona del mondo, forte, avventurosa, magari incline al sadomaso (nel ruolo dominante of course). Sarà l’effetto Hillary, sarà l’effetto Ségoléne (che ancora era in corsa), sarà che l’overdose di bamboline stuporose delle scorse stagioni aveva prodotto una sindrome pre-diabetica… fatto sta che gli stilisti hanno reso omaggio nelle ultime sfilate a una nuova autorevolezza femminile.

Alexander McQueen; Pubblicità Maggi; Dolce & Gabbana; Burberry; Pubblicità Maggi; D&G; DSquared2; 6267

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SEGNALI DI DECRESCITA - 1 NEO-RAZIONALISMO Quando si dice che il baroccocò nel design e l’opulenza settecentesca nella moda dominano le proposte del mercato si racconta solo una parte della storia. L’altra è rappresentata da capi e oggetti che privilegiano forme pulite, minimali, cerebrali (Jil Sander docet).

Jil Sander; Jil Sander; Calvin Klein; Bottega Veneta; Salone del Mobile 2007; Moore, des. Philippe Starck per Driade; See you, des. Mar Sadler per Foscarini; Bagno Alessi DOT, des. Wiel Arets; Zero, des. Francesco Brivio per Lucitalia

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SEGNALI DI DECRESCITA - 2 PAUPERISMO CHIC L’altra faccia che assume il less is more in odor di decrescita è quella di un’estetica che mixa un po’ di grunge, un po’ di wabisabi, un po’ di industrial e un po’ di bobo. Il risultato è un finto povero, finto trasandato, finto post-terremotato che piace sempre agli alternativi dello stile. Nulla di nuovo, per carità, a parte forse il tentativo (anche eccessivo) di spacciare questi prodotti per ascetici profeti della eco ed equo sostenibilità.

Brickshelf Print by Pervisioni; Cappellini; Ingo Maurer; Pick chair, des. Dror Benshetrit per BBB Emmebonacina; Ingo Maurer; J. Linderberg; Holzmanufaktur

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ARCADIA DIGITALE - 1 METALLICA Dopo stagioni di virtuosisimi passatisti – dallo stile boudoir a quello neoclassico a quello barocco – gli stilisti hanno deciso di iniettare una dose di futuro nelle proprie collezioni (siamo nella PE 2007). Ci siamo liberati del vintage? Tutt’altro: più che un futuro abbiamo qui un retrofuturismo, con riferimenti neanche tanto velati allo space style anni ’60 di Rabanne, Cardin e Courréges. Il Barbarella mood ha scaraventato in passerella una quantità scarsamente vendibile di tessuti metallizzati, glitterati, satinati, argentati che neanche dal ferramenta. Il look carta da cioccolatino è stato riconfermato con brio anche per la stagione invernale, con comprensibili perplessità dei buyer (specie per l’uomo). E pure il design non sta a guardare…

Cersaie 2006; Thierry Mugler Homme; Chloè; Alexander McQueen; Chloè; Cersaie 2006; Dolce & Gabbana; Moon System, des. Zaha Hadid per B&B Italia

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ARCADIA DIGITALE - 2 CAPITAN FUTURO Se l’orgoglio metal è figlio della corrente Rabanne, il retrofuturismo total-white segue maggiormente il filone CardinCourréges-2001 Odissea nello Spazio.

Junya Watanabe; Glide, des. Future Systems / Amanda Levete per Established & Sons; Byblos; Caboche, des. Patricia Urquiola ed Eliana Gerotto per Foscarini; Nekton, des. Zaha Hadid per Established & Sons; Hussein Chalayan; Dolce & Gabbana

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ARCADIA DIGITALE - 3 JEM E LE OLOGRAMS Chi non ricorda questo cartone animato statunitense degli anni ’80 (non che fosse particolarmente degno di essere tramandato ai posteri, per la verità) lo cerchi su Youtube: troverà una rappresentazione perfetta della terza variante del retro-futurismo. Un po’ di anni ’80 (ologrammi, Mad Max, Blade Runner), un po’ di anni ’90 (la scena rave, tornata prepotentemente alla ribalta in Inghilterra), un po’ di LED (sempre più sfruttanti nel settore illuminotecnico per i noti vantaggi energetici), un po’ di surrealismo onirico… forse la variante più interessante delle tre arcadie.

Ingo Maurer; Emilio Pucci; Hussein Chalayan; Byblos; Trifluo, des. Franco Raggi per Artemide; Euroluce 2007; Emilio Pucci; Euroluce 2007; Hussein Chalayan

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ECCEZIONALE VERAMENTE - 1 THE GOLD RUSH Nonostante l’hip-hop sia, almeno negli States, in crisi (la vendita di dischi di rap è calata del 21% tra il 2005 e il 2006 e per la prima volta da 12 anni non c’è nessun disco di rap nella top ten dei più venduti), portando al ribasso tutto il suo corollario di bling bling. Nonostante il gusto delle consumatrici sia da tempo orientato più verso il metallo bianco che verso quello giallo. Nonostante la cresomania stia affliggendo il mondo della moda e del design da più di qualche anno, e quindi dei segnali di overdose sarebbero più che giustificati. Nonostante tutto questo la corsa all’oro non si arresta.

Cersaie 2006; Givenchy; Dolce & Gabbana; Louis Vuitton ; Givenchy ; Jean-Charles de Castelbajac ; Cersaie 2006; Salone del Mobile 2007; Dolce & Gabbana

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ECCEZIONALE VERAMENTE - 2 ALLA CORTE DEL RE SOLE Si sarà ridimensionato forse, ma scomparso non è di certo. Parliamo di quella zuppa fracofona di baroccò, rococò, boudoir e burlesque. Lampadari settecenteschi e guanti di velluto ricamato, ambienti arredati pensando a Maria Antonietta (il film di Sofia Coppola ha aiutato) e gemme da “scandalo della collana”. Siamo sempre nel retro-style, ma qui è più un pretesto per celebrare lo sfarzo e l’eccezionalità (almeno nelle intenzioni, perchè il pericolo di kitch è estremamente elevato).

Stone, Kartell; Salone del Mobile 2007; Euroluce 2007; Christian Dior; Roberto Cavalli; John Galliano; Salone del Mobile 2007; La Murrina; Christian Dior

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JESUS CHRIST SUPERSTAR ESERCIZI SPIRITUALI Lei, un po’ Monaca di Monza. Lui, un po’ Padre Ralph. Tutto sommato, un pretesto per concedersi una dose di sano minimalismo.

Pubblicità The International Surfing Museum; Maison Martin Margiela; Hussein Chalayan; Ingo Maurer;Versace; Recruitment poster del convento Sister of St. Francis; Versace

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SEZIONE CONSUMER TRENDS MICRO Referenze fotografiche CONTAMINAZIONI1: 5M5, designboom.com; designboom.com; designboom.com; 5M5; designboom.com; 5M5. CONTAMINAZIONI2: 5M5; designboom.com;; gambarelli.it; settecento.com; 5M5. CONTAMINAZIONI3: designboom.com; style.com; style.com; ShowDetails/Zoom on Fashion Trends; ShowDetails. VALORI TATTILI: marazzi.com; lacie.com; 5M5; ShowDetails. EFFETTO RETRÒ: 5M5; ShowDetails; 5M5; 5M5; 5M5; designboom.com; 5M5; Archive vol. 4/06. È UN GIOCO DA RAGAZZI: designboom.com; ShowDetails; 5M5; style.com; lacie.com; ShowDetails; 5M5; ShowDetails. FATTO A MANO: style.com; 5M5; style.com; ShowDetails; designboom.com; designboom.com; designboom.com; designboom.com; designboom.com. ARTIGIANATO FOLK: ShowDetails; style.com; style.com; designboom.com; style.com; 5M5; ShowDetails. DALL’AFRICA AL MEDIO ORIENTE: style.com; 5M5; 5M5; designboom.com; 5M5; designboom.com;; ShowDetails. DAL PAESE DI MEZZO AL SOL LEVANTE: 5M5; designboom.com; ShowDetails; 5M5; 5M5; 5M5; style.com. FLOWER POWER: 5M5; designboom.com; designboom.com; 5M5; 5M5; designboom.com; 5M5; 5M5. SIMBOLOGIE ORNITOMORFE: style.com; ShowDetails; ShowDetails; ShowDetails; designboom.com; style.com; style.com; ShowDetails. IRON LADIES: style.com; Archivi vol. 6/06; style.com; style.com; Archivi vol. 6/06; style.com; style.com; style.com. NEO-RAZIONALISMO: style.com; style.com; style.com; style.com; 5M5; designboom.com; 5M5; designboom.com; designboom.com. PAUPERISMO CHIC: designboom.com; designboom.com; designboom.com; 5M5; designboom.com; 5M5; designboom.com; style.com. METALLICA: 5M5; ShowDetails; style.com; ShowDetails; style.com; 5M5; ShowDetails; designboom.com. CAPITAN FUTURO: style.com; designboom.com; ShowDetails; 5M5; designboom.com; ShowDetails; style.com; style.com. JEM E LE OLOGRAMS: style.com; 5M5; style.com; style.com; ShowDetails; designboom.com; 5M5; style.com; 5M5; style.com. THE GOLD RUSH: 5M5; style.com; style.com; style.com; style.com; ShowDetails; 5M5; 5M5; style.com. ALLA CORTE DEL RE SOLE: designboom.com; 5M5; 5M5; style.com; ShowDetails; style.com; 5M5; 5M5; style.com. ESERCIZI SPIRITUALI: Archivi vol. 6/06; ShowDetails; style.com; 5M5; style.com; Archivi vol. 4/06; style.com.

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INSPIRATIONS SPRING SUMMER 2009 ORAL ERA PRINT ERA BROADCAST ERA DIGITAL ERA


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ocalismo e cosmopolitismo; società e individuo; verticale e orizzontale; ruoli tradizionali e non; connessi e isolati; fede e ragione; umanesimo e post-umanesimo… la dialettica dei megatrends (che emerge tra l’altro anche dalla molteplicità di industry e consumer trends correlati, spesso in aperta contrapposizione fra loro) rivela una contemporaneità schizofrenicamente basata sull’ossimoro (interessante a tal proposito il saggio di Robyn Waters The Hummer and the Mini: Navigating the Contradictions of the New Trend Landscape). Si potrebbe interpretare la situazione come il risultato del rifiuto del principio di non contraddizione portatoci in eredità dal postmoderno; oppure, semplicemente, come una spia del fatto che “il mondo è impazzito, non ci sono più le stagioni di una volta, non c’è più religione” e via banalizzando. Ma una chiave di lettura più completa e

interessante ce la propone M. Rex Miller, teologo, futurologo e esperto di comunicazione, nel suo libro The Millennium Matrix: Reclaiming the Past, Reframing the Future of the Church. L’analisi di Miller prende il via dalla celeberrima frase di Marshall McLuhan “the medium is the message”: il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della comunicazione produce effetti pervasivi sull’immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell’informazione di volta in volta veicolata. Miller integra l’analisi già fatta da McLuhan relativamente alla trasmissione orale, scritta (The Gutenberg Galaxy: The Making of Typographic Man) e radio-televisiva (Understanding Media: The Extensions of Man), affrontando l’ultima svolta, quella dell’era digitale. Siamo entrati nel mondo del Web 2.0, una nuova dimensione domina-

ORAL ERA

PRINT ERA

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a trasmissione della memoria collettiva è dominata dalla figura del bardo: la continuità con il passato viene affidata a rappresentazio-

ni, recitazioni, rituali, cerimonie, famiglia, anziani e genealogie. Il senso d’identità è garantito dalla struttura del villaggio tribale: ogni persona è parte di una comunità; le interazioni sono limitate a una popolazione limitata. La verità è relazionale: la credibilità del messaggio è inestricabilmente legata alla credibilità del messaggero. Il processo di ragionamento è dialettico: un sistema aperto di domanda e risposta. Non si aspira a una conclusione definitiva, ma a un tentativo di equilibrio fra due concetti giustapposti. L’apprendimento è incentrato sul processo: la figura centrale è quella del maestro e l’apprendimento è un itinerario conoscitivo che ha un valore di per se stesso. Il lavoro è basato sulla campagna: si coltiva la terra e il raccolto è la ricompensa. La costruzione della ricchezza è basata sulla terra. Il senso del tempo privilegia il presente: anche gli eventi passati vengono riattualizzati nella misura in cui vengono continuamente raccontati e ricreati.

a trasmissione della memoria collettiva viene affidata ai libri: la compilazione di storie, indici, enciclopedie, cataloghi e la costru-

zione di biblioteche, scuole, musei e organizzazioni aiutano a preservare il passato. Il senso d’identità è affidato all’indipendenza dell’individuo: ognuno sviluppa il proprio pensiero autonomo che confronta con quello altrui attraverso l’ascolto di docenti e pensatori e la lettura di libri. La verità è basata sul principio: la credibilità del messaggio è legata al messaggio stesso e alla sua adeguatezza all’interno di un sistema codificato di regole (logiche, storiche, analitiche…). Il processo di ragionamento è logico: il pensiero lineare perviene a una conclusione aut-aut che è chiusa e non modificabile. L’apprendimento è incentrato sul contenuto: la trasmissione del sapere è standardizzata, così come la suddivisione degli studenti in età anagrafica o livello di conoscenze. Il lavoro è basato sulla fabbrica: lo scopo è di produrre il massimo al minimo costo. La costruzione della ricchezza è basata sul capitale e il manifatturiero. Il senso del tempo privilegia il passato: la parola scritta sancisce una

Lo stile di management è legato alla figura del maggiordomo, che

cesura netta fra ciò che è in atto e ciò che è già trascorso. Questo contra-

non solo ha cura della casa ma cerca anche di immedesimarsi nei bisogni

sto produce una sensazione di costante progressione temporale: la storia

e nelle intenzioni del suo padrone.

ha un percorso lineare.

Il valore risiede nell’attendibilità, in ciò che è verificato e autentico. La produzione è basata sulla sussistenza: si ha quello che si riesce ad ottenere. I mezzi di scambio sono il baratto e il commercio, con un’etica basata sui rapporti fra i singoli individui. L’arte è simbolica: interpreta il significato della vita e del sacro attraverso l’utilizzo di una simbologia codificata.

Lo stile di management è legato alla figura del manager, che controlla, suddivide il lavoro, gestisce un ciclo produttivo basato sull’integrazione verticale (nulla viene decentrato). La premessa di fondo è che le persone necessitino di essere strutturate e strettamente supervisionate affinché siano efficienti. Il valore risiede nella produttività: per raggiungerla, il lavoro viene segmentato in diverse operazioni standardizzate che devono essere eseguite nel minor tempo possibile. La produzione è basata sul miglioramento degli standard: si ha quello di cui si ha bisogno. Il mezzo di scambio è il denaro: razionale, standardizzato, flessibile ed efficiente. L’arte è prospettica: cerca di diventare visivamente realistica e accurata, pur se il punto di vista è sempre quello dell’artista.

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ta da valori quali l’interconnessione, la complessità, l’accelerazione, l’intangibilità, la convergenza, l’immediatezza. Ma non tutti hanno gioiosamente intrapreso il salto nella Rete: per molti individui la comunicazione rimane sostanzialmente un fatto orale, e la loro forma mentis è modellata di conseguenza. Altri, soprattutto i Baby Boomers, sono saldamente legati alla trasmissione scritta: la diffusione, a partire dagli anni ’50, dell’editoria a basso prezzo ha trasformato la lettura in un loro marker generazionale (pur se non va dimenticato il fondamentale ruolo giocato dai broadcasted media). I GenXers sono, volenti o nolenti, ancora vittime del fascino della televisione, questo fantastico modo colorato che si è spalancato davanti ai loro occhi di bambini negli anni ’80. Poi si sono convertiti alla Playstation e a Internet, ma il cuore di molti di loro batte ancora per Candy Candy e Mazinga Z.

Il paradosso costante in cui viviamo è forse legato a questo: un mondo nuovo che, sgomitando e pestando i pedi, cerca di farsi spazio in un contesto dove il vecchio, il più vecchio e l’ancora più vecchio convivono in un più o meno pacifico, più o meno riuscito equilibrio.

BROADCAST ERA

DIGITAL ERA

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a trasmissione della memoria collettiva viene affidata al documentario: quotidiani, riviste, programmi televisivi, audio e videocassette

aiutano gli spettatori ad analizzare e rivivere il passato. Il senso di identità è simboleggiato dalla folla indistinta: è un mondo

Lo schema è tratto da M. Rex Miller, The Digital Dynamic. How Communications Media Shape Our World in The Futurist – Exploring Tomorrow.

a trasmissione della memoria collettiva viene affidata ai database:

networking, user group, FAQ, motori di ricerca e comunità virtuali

aiutano ad analizzare il passato e a estrapolare dei modelli sui quali costruire il futuro.

fluido ed effimero di immagini e sensazioni in cui ognuno, attraverso radio

Il senso di identità è simboleggiato dall’intimità anonima: gli indi-

e TV, interagisce con un ampio spettro di persone senza alcuna selezione

vidui costruiscono diverse identità a seconda del ruolo e del contesto;

di ingresso.

queste, a loro volta, vengono continuamente rielaborate alla luce della

La verità è esistenziale: la tangibilità dell’esperienza concreta e del quie-ora ha il sopravvento su concetti distanti o astratti. Il processo di ragionamento è logico ma fluido: scorre come l’acqua ed è aperto a molteplici risultati possibili. Le conclusioni non sono immutabili e

moltitudine di interazioni delle quali sono oggetto/soggetto. La verità è contestuale: è malleabile e rilevante entro particolari contesti di significato. La sua validazione è garantita dalla community (virtuale o non).

possono essere soggette a piccole variazioni, posto che anche il contesto e il

Il processo di ragionamento è basato sulla comprensione dei siste-

punto di vista giocano un ruolo fondamentale. La risposta più pertinente a

mi: come le parti interagiscono fra di loro e come il sistema evolve nel

un quesito logico è dunque “dipende”.

tempo. La realtà è complessa e interconnessa, gli eventi isolati appaiono

L’apprendimento è incentrato sull’esperienza: testi scritti ma anche video, presentazioni di gruppo, partecipazione attiva degli allievi e laboratori pratici. Il focus è sull’individuo e sulle sue particolari necessità. Il lavoro è basato sul servizio: lo scopo è quello di ottenere informazioni sui consumatori per realizzare i prodotti che desiderano o per creare nuovi bisogni. L’attenzione si sposta sul marketing, il design e la distribuzione. La costruzione della ricchezza privilegia la distribuzione (per raggiun-

casuali, i risultati potenziali sono multipli e vengono misurati in termini di probabilità. L’apprendimento è incentrato sul contesto: si creano comunità di apprendimento collaborative dove l’esperienza collettiva ha la priorità su quella individuale. Il lavoro è basato sul network: la collaborazione è non solo fra diversi produttori indipendenti, ma anche fra produttori e consumatori.

gere i consumatori in ogni parte del mondo a mano a mano che i gusti si

La costruzione della ricchezza si basa su creatività e comunità: le

globalizzano), e il debito (per far crescere l’azienda approfittando delle op-

componenti intangibili del prodotto hanno la meglio su quelle tangibili

portunità che si verificano).

e un ruolo fondamentale è legato alla capacità di costruire relazioni.

Il senso del tempo privilegia l’impermanenza: la storia è morta e il futu-

Il senso del tempo enfatizza il virtuale: passato, presente e futuro si

ro non esiste. I mezzi di trasmissione spazzano via le relazioni con il passato:

mescolano incessantemente, poiché gli eventi trascorsi possono essere

ciò che resta è solo un momentaneo presente.

ricreati, mentre quelli futuri possono essere ipotizzati tramite la costru-

Lo stile di management enfatizza la leadership: la sfida è quella di sfruttare il meglio di ogni singola risorsa umana piuttosto che controllare i lavoratori. Il valore risiede nella qualità: di servizio, di prodotto, di processo… La produzione è basata sulla creazione di desideri: si ha quello che si desidera. Il mezzo di scambio è il credito, che consente un’accelerazione delle transazioni nonché una facilitazione delle stesse a livello tanto locale quanto globale. L’arte è concettuale: l’artista si discosta dal contenuto per focalizzarsi sul processo, l’approccio o il mezzo. Il riferimento sono le avanguardie storiche.

zione di scenari. Lo stile di management privilegia coloro che sanno costruire network, facilitare le relazioni, gestire comunità reali e virtuali. Il valore risiede nella creatività, come base della relazione interattiva fra produttore e consumatore. La produzione è basata sulla creazione di appagamento: si progetta quello che si desidera. Il mezzo di scambio è il baratto tecnologico, grazie agli strumenti messi a disposizione dalla Rete. L’arte è interattiva: i confini fra artista e spettatore divengono sfumati.

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RITO, RITUALE, TRADIZIONE E SUPERSTIZIONE. AMULETI E OGGETTI SCARAMANTICI. CANTO, CUNTO, SAGA. RACCONTI MITOLOGICI E PICARESCHI. SIRENE, ESSERI FANTASTICI. ALBERO GENEALOGICO, SEGNI ARALDICI, SIMBOLI TRAMANDATI DA GENERAZIONI.

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COLORI E DECORAZIONI DAL MONDO ETNICO MEDITERRANEO: CARRETTI SICILIANI, CERAMICHE POPOLARI, EX VOTO E SANTINI, BATTAGLIE EPICHE TRA NORMANNI E SARACENI.

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ANALISI, RAZIONALITA’, LINEARITA’. ARCHITETTURA. PENSIERO SCIENTIFICO, LOGICO, MATEMATICO, ENCICLOPEDICO...

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CARATTERI MOBILI, PEZZI DISTINTI PER UN TUTTO FATTO DI SPAZI PIENI E SPAZI VUOTI. BLOCCHI DI FREDDO METALLO LUCIDO SI ACCOPPIANO ALLA MATERIA CALDA DELLA CARTA. CARTA SPESSA E OPACA PER ACCOGLIERE I SEGNI LASCIATI DALLE SUPERFICI INCISE.

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DOCUMENTARIO, VISIONE, CONTROLLO. CONOSCENZA OMOGENEIZZATA. OSSESSIONE. INCANTAMENTO.

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MOVIMENTI ANTAGONISTI. FAKE FASHION. AUTOPRODUZIONE. ARTE CONCETTUALE.

GUERRA FREDDA. STILE ED ATMOSFERE PROVENIENTI DALL’ALTRA PARTE DEL MURO. LUCE AZZURRA DA TUBO CATODICO, OLOGRAMMA COME SPECCHIO DEL REALE.

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GEEK STYLE. SISTEMI NERVOSI. SISTEMI MATEMATICI. BIOLOGIA DIGITALE. RELAZIONI... GRAFICHE DA FORMULE ALGEBRICHE, FISICHE, CHIMICHE, SIMBOLI INFORMATICI...

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NETWORK. RETI E CONNESSIONI.TESSITURA CONTEMPORANEA. SEQUENZE GRAFICHE. ORGANIZZAZIONE ORIZZONTALE DI SEGNI E LUCI PER WALLPAPERS INTERATTIVI. DATABASE.

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1 – foto 5M5

1 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

2 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

2 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

3 – “Abschiedsfest”, Constanze Schreiber

3 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

4 – “Mermaid, pirates bride”, Goldhafen

4 – “Denkmal 53”, Jan de Cock, 2005

5 – “Dreaming”, Jennifer Maestre

5 – opera di Die Wiener Gruppe

6 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

6 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

7 – O’Kelley Family Tree

7 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

8 – ceramica di Caltagirone

8 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

9 – “Savoy Hotel”, Mariella Poli

9 – opera di Die Wiener Gruppe

10 – “Faith” purse, In-Souls

10 – Salone del Mobile 2007, Milano

11 – “Naufragio”, dipinto votivo, 1827

11 – opera di George Brecht – foto 5M5

12 – cartello dell’opera dei pupi (particolare), Francesco Vasta, 1920 – foto Bazan

12 – Metal movable type

13 – EthnoMods, “Black surgery”, SELF_PASSAGE 14 – carretto siciliano di fattura Catanese

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1 – ad. ZENO X Gallery – Antwerp

1 – Dendrite brooch, Nervous-System

2 – “CCTV Security Camera”, Mark Evans, HooRoo Graphics

2 – Canon Communicator, 1985

3 – “Urban Fiction“, Xing Danwen, dal 2004 in itinere

3 – Radiolaria curves bracelet, Nervous-System

4 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

4 – Steve-O is a nerd!

5 – “Stasi”, DDR Museum, Berlin

5-16-17-21 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

6 – Salone del Mobile 2007, Milano – foto 5M5

6 – Ohrflügel, Elke Munkert

7 – Plotki collection

7 – Power logo – Geek Tattoos; 8 – Caffeine – Geek Tattoos; 9 – Binary – Geek Tattoos;

8 – dalla mostra “Chi cerca trova”, Galleria Luciano Inga-Pin

10 – Almandine (Iron Aluminun Silicate) – Geek Tattoos; 11 – Usb Cable – Geek Tattoos

9 – “Goodbye Lenin”, still da video

12 – “New York Headlines”, A. J. Bocchino, 2006 – Wallpaper LAB

10 – “Red interior”, Joel Meyerowitz, 1977

13 – “Landscape Wallpaper”, Millree Hughes, 2006 – Wallpaper LAB

11 – Untitled, Philip Taaffe, 2003

14 – “Within the Sea Below”, Christopher Daniels, 2006 – Wallpaper LAB

12 – Ginza Wako, Tokio, vetrina di Setsuko Ishii, 1980

15 – Infome image created with Infome Imager Lite by Lisa

13 – “Built for Crime”, Monica Bonvicini, 2006 – foto Jason Mandella

18 – “Two Minutes; Playing Dead”, Douglas Gordon, 2006 – Wallpaper LAB

14 – “The Influence Machine”, Tony Ousler – foto Roving Rube

19 – “Echo, Wow and Flutter; Sideways, Flopped and Mirrored”, Fred Tomaselli – Wallpaper LAB 20 – Microstation screenshot, Gravestmor 22 – tessuto Makiko Minagawa, 1985

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Fonti principali: Magazines: Flash Art International n°250; Flash Art International n°253; Flash Art n°261; Zoom n°205 Books Die Wiener Gruppe book, Biennale di Venezia 1997 Mariella Poli, Savoy Hotel – collana Quaderni del fondaco III, ed. Antiga 1997 Giappone avanguardia del futuro, ed. Electa 1985 Design Giapponese, una storia dal 1950, OCTAVO, ed. Franco Cantini, 1995 Web sites http://commons.wikimedia.org www.blackokelleys.net www.bmeink.com (Geek Tattoos) www.chihapaura.com www.ddr-museum.de www.designboom.com www.elkemunkert.de www.etsy.com/shop_sold.php?user_id=50032 www.festesiciliane.it www.foto-sicilia.it www.gravestmor.com www.homolaicus.com www.infome.net www.in-souls.com www.istockphoto.com www.jennifermaestre.com www.museomarionettepalermo.it www.philiptaaffe.info www.plotki.net www.selfpassage.org www.wallpaperlab.com

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PRE-VISIONS – TRENDS TOOLKIT

un progetto District Vision Lab Provincia di Treviso e Regione Veneto per i distretti di Montebelluna Sportsystem e Verona Calzatura Megatrends – ricerca e stesura testi: Valentina Durante Costellazione generazionale – ricerca e stesura testi: Valentina Durante Consumer trends macro – ricerca e stesura testi: Valentina Durante e Marco Mancin Consumer trends micro – ricerca e stesura testi: Valentina Durante Ispirations SS 2009 – ricerca e stesura testi: Valentina Durante (introduzione) e Vania Schiavon Grafica e impaginazione: Marco Mancin Anche noi festeggiamo il cinquantesimo anniversario della nascita dell’Helvetica (si veda il consumer trend Amarcord). Il font utilizzato in tutte le schede dei consumer trends è pertanto quello creato da Max Miedinger nel 1957. Il District Vision Lab ha fatto il possibile per risalire alle fonti fotografiche principali ed è a disposizione degli aventi diritto per eventuali omissioni.

Finito di stampare nel maggio 2007 District Vision Lab c/o Fondazione Museo della Calzatura Sportiva Villa Zuccareda Binetti – Montebelluna (TV) Tel. +39 0423 303282 – Fax +39 0423 609699 info@districtvisionlab.net – www. districtvisionlab.net




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