Atlante mondiale delle migrazioni

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ATLANTE MONDIALE DELLE MIGRAZIONI

Catherine Wihtol de Wenden

Cartografia di Madeleine Benoît-Guyod

© 2012 Antonio Vallardi Editore


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Antonio Vallardi Editore s.u.r.l. Gruppo editoriale Mauri Spagnol www.vallardi.it Per essere informato sulle novità del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita: www.illibraio.it www.infinitestorie.it Titolo originale: Atlas mondial des migrations Catherine Wihtol de Wenden, Atlas mondial des migrations © Éditions Autrement 2009 Copyright © 2012 Antonio Vallardi Editore, Milano Traduzione di Nadia Castelnuovo Impaginazione di Michele d’Agostino Tutti i diritti riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta, archiviata in sistemi server o trasmessa in nessuna forma e con nessun mezzo elettronico o meccanico, su cassetta, né fotocopiata, registrata o altro, senza il permesso scritto dell’editore. Ristampe:

9 8 2016

7 6 2015

5 4 2014

3 2 2013

1 0 2012

ISBN 978-88-7887-592-0 Opera pubblicata con il sostegno del Programma di aiuto alla pubblicazione Casanova dell’Institut français Italia e dell’Institut français. Cet ouvrage, publié dans le cadre du Programme d'aide à la publication Casanova, a bénéficié du soutien de l'Institut français d'Italie et de l'Institut français.

© 2012 Antonio Vallardi Editore

Ringraziamenti

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L’autore ringrazia Jennifer Chato, studente stagista al CERI (pagine relative agli Stati Uniti), Anne Dumasy, professore associato all’Università Paris XIII (pagine relative alla Germania), François Gemenne, dottorando in cotutela allo IEP di Parigi e all’Università di Liegi (pagine sui rifugiati ambientali), Vasoodeven Vuddamalay, docente all’Università d’Évry-Paris XII (pagine sulla diaspora indiana).

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Sommario INTRODUZIONE

MIGRAZIONI: LE CARATTERISTIC HE RILEVANTI

5 Le migrazioni: un bene pubblico mondiale

6 8 10 12 14 16

La mondializzazione dei movimenti migratori I nuovi fattori della mobilità Il traffico delle persone: clandestini e passeurs Profughi e sfollati Diaspore, quasi diaspore e reti transnazionali Fuga o acquisizione di cervelli (brain drain o brain gain)?

L’EUROPA: UN POLO DI GRANDE ATTRAZIONE

18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40

L’Europa: una delle principali terre d’immigrazione oggi L’Europa: dissuasione e attrazione Le frontiere dell’Europa L’europeizzazione delle politiche migratorie La Germania: primo paese d’immigrazione in Europa La Francia: il più antico paese d’immigrazione in Europa La Francia: dall’assimilazione all’integrazione Il Regno Unito e l’Irlanda: nuovi Eldoradi? Il Mediterraneo: dall’emigrazione all’immigrazione Migrazioni Est-Ovest: l’insediamento nella mobilità Il mondo russo: territorio contro popolazione L'Euromediterraneo: uno spazio migratorio controverso

IL MONDO ARABO, L’ASIA , L’AFRICA…

42 44 46 48 50 52

Il mondo arabo e il Maghreb: le migrazioni Sud-Sud L’Africa subsahariana: crisi e mutazioni interne Il mondo turco: una regione di transito Il Vicino e il Medio Oriente: una mobilità legata ai conflitti Cina, India, Pakistan: i giganti dell’Asia orientale Il Sud-Est asiatico: isole e penisole

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SFIDE POLITICHE PER DOMANI

66 Vivere insieme nella «città globale» 68 Sviluppo ed esilio 70 I profughi ambientali: migranti di domani? 72 Verso un governo mondiale delle migrazioni

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I L N U OVO M O N D O : T E R R A D’IMMIGRAZIONE

54 Gli Stati Uniti: una storia d’immigrazioni 56 Gli Stati Uniti: assimilazione o multiculturalismo 58 Il Canada e il Québec: un’immgirazione su misura 60 Il continente sudamericano: migrazioni di vicinato 62 Messico, America centrale, Caraibi: catena migratoria 64 L’Australia e i suoi vicini CONCLUSIONI

74 Per un diritto alla mobilità 75 Glossario e acronimi 77 Bibliografia 79 Indice

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AVVERTENZ A SULLE FONTI

Per spiegare questo vasto fenomeno abbiamo incrociato fonti diverse, relative alla mondializzazione delle migrazioni, alle dinamiche migratorie regionali e alle situazioni locali. Non sempre però le fonti sono omogenee: copiose per certe regioni (Europa, America settentrionale, Australia, Giappone), grazie soprattutto al rapporto annuale del Sopemi (OCSE), o per certi temi (ad esempio i profughi), grazie al rapporto annuale dell’ACNUR, sono invece incomplete per altre regioni (Africa subsahariana, America latina e Asia del Sud). È il motivo per cui abbiamo deciso di rinunciare all’esaustività e di evidenziare le zone di mobilità umana importanti oggi e nel futuro. Abbiamo pertanto tracciato le grandi linee di spartizione che ci sono sembrate le più pertinenti: alle migrazioni NordSud si sono aggiunte migrazioni Sud-Sud e Est-Ovest, e si sono intensificati gli spostamenti intraregionali – Europa dell’Est, Africa subsahariana, Medio Oriente, Sud-Est asiatico, America Centrale, America del Cono Sud…

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Introduzione

Le migrazioni: un bene pubblico mondiale UNA SITUAZIONE PARADOSSALE. Il fenomeno della migrazione (intesa come emigrazione, immigrazione o anche solo transito) interessa oggi quasi tutte le regioni del mondo, ma la gran parte dei migranti è ormai sottoposta a controlli sempre più rigidi al momento dell’attraversamento delle frontiere. La valorizzazione della mobilità da una parte e il suo rifiuto dall’altra è un paradosso. Le migrazioni clandestine, legate alla ricerca di una vita migliore, alla mancanza di speranza nel luogo dove si vive, a crisi politiche o ambientali e alla cautela con cui i paesi d’accoglienza aprono le proprie frontiere, proseguono, lasciandosi alle spalle una scia di morti nei punti di passaggio più strategici, che spesso coincidono con le grandi linee di frattura del mondo. I reticolati nel mar Mediterraneo o il «muro dell’umiliazione» al confine tra Stati Uniti e Messico ne sono l’emblema. Eppure numerose regioni d’accoglienza devono far fronte all’invecchiamento della popolazione e alla penuria di manodopera in settori non delocalizzabili, come l’edilizia, i lavori pubblici, l’agricoltura, la cura degli anziani, le professioni del turismo. Nelle regioni di partenza la popolazione è giovane, sempre più urbanizzata e scolarizzata, colpita dalla disoccupazione e tentata dalla mobilità. I trasferimenti di denaro ai paesi d’origine hanno raggiunto i 300 miliardi di dollari nel 2007 e sono in costante aumento. Migrazione e sviluppo procedono spesso di pari passo, a corto e medio termine.

R EPRIMERE

O REGOLAMENTARE ? A livello planetario si tenta di mettere in atto un governo mondiale delle migrazioni. L’esigenza di una strategia comune si è tradotta nella creazione del Forum internazionale sulle migrazioni e lo sviluppo, la cui prima edizione si tenne nel 2007 a

Bruxelles e che è ormai un appuntamento annuale al quale partecipano sia i paesi di partenza sia quelli di accoglienza; parallelamente al Forum si svolge un forum della società civile. Questa concertazione si iscrive nella timida elaborazione di un diritto alla mobilità, enunciato nella Dichiarazione universale delle Nazioni Unite del 2008. A livello europeo, al contrario, le nuove iniziative sono dettate dall’ansia di rafforzare il controllo delle frontiere e selezionare le élite e le professioni più ricercate. Il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo persegue una politica di dissuasione: rafforzamento dei dispositivi di controllo delle frontiere esterne dell’Europa dei 27, cooperazione con i paesi costieri extraeuropei e firma di accordi di rimpatrio, armonizzazione delle politiche d’ingresso e asilo, assistenza nella repressione degli immigrati irregolari. Per parte sua, l’Unione del Mediterraneo ha progressivamente smesso di considerare le migrazioni una priorità, mentre la questione dei visti è una rivendicazione ricorrente dei paesi della sponda sud. Nondimeno, si mette all’ordine del giorno una politica di attrazione delle competenze in un contesto di concorrenza internazionale nel reclutamento dei più qualificati. L’Europa cerca allo stesso tempo di tenere chiuse le proprie frontiere agli uni e aprirle agli altri, un esercizio difficile e sotto il controllo di un’opinione pubblica utilizzata come arbitro della conservazione delle misure repressive.

P ER U NA C ITTADINANZA D EI M IGRANTI . La doppia assenza degli immigrati, dal paese d’origine e dal paese d’accoglienza, ha lasciato il posto a diverse forme di copresenza, qui e «laggiù». Nuove categorie di migranti (donne, bambini di minor età, imprenditori, lavoratori qualificati, cervelli) s’insediano

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nella mobilità e la doppia nazionalità diventa una possibilità concreta tramite l’estensione del diritto del suolo in molti paesi d’accoglienza e la conservazione del diritto di sangue nei paesi di provenienza. Il «vivere insieme» viene rivisto senza posa: critiche al multiculturalismo, sperimentazione della «diversità», «compromessi» ragionevoli... Tutte forme di risposta alla domanda di numerosi migranti e degli immigrati «di seconda generazione» di conservare le proprie usanze pur diventando membri del paese ospitante. Ovunque nel mondo, quindi, la cittadinanza viene ridefinita dalle migrazioni, che impongono di accordare diritti tanto alle persone mobili quanto a quelle sedentarie. Le associazioni per i diritti dell’uomo e chi non ha permessi di soggiorno (i sans-papiers) reclamano il «diritto ad avere diritti», sostenuti pubblicamente da numerosi movimenti. Sulla scena internazionale, il sostegno alla mobilità, che riunisce forze sempre più numerose, ma ancora molto disperse quanto alle rivendicazioni, fa il proprio cammino. Disegna i contorni di una circolazione migratoria assai magnificata, ma poco consolidata nei suoi diritti.

1. Italia e Spagna hanno sospeso le regolarizzazioni di massa; in Francia la legge Hortefeux votata nell’autunno 2007 cerca di limitare il ricongiungimento familiare rendendone più difficili le condizioni e introduce la possibilità di effettuare i test di DNA per verificare i rapporti di filiazione. Si sono stilate liste di professioni che consentono l’accesso legale di nuovi salariati, altamente qualificati per chi proviene dai paesi extraeuropei e meno qualificati per chi è originario dei paesi dell’Europa orientale. 2. Come dimostrato, in Francia, dal Reseau éducation sans frontières e, più recentemente, dall’appoggio del sindacato CGT.

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L a mondializ zazione dei movimenti

U

La mondializzazione dei flussi migratori è un fenomeno recente. Un tempo la migrazione era circoscritta a qualche paese d’accoglienza e a qualche paese o regione di partenza, in uno spazio spesso segnato da un passato coloniale. Alla fine degli scorsi anni Ottanta è emersa una nuova distribuzione migratoria, legata a nuove forme di mobilità e a nuovi migranti, provenienti da zone geografiche fino a quel momento poco interessate da flussi di popolazioni di questa ampiezza: Asia centrale e orientale, Europa dell’Est, Africa centrale.

A

la ti U g m P l’ c z c o E tu l’

Proiezione J. Bertin, 1953

Flussi migratori nel mondo

Asia dell’Est e del Sud, India

America del Sud, Stati Uniti, Iran

Giappone AMERICA DEL NORD Canada

Isole del Pacifico

Cina

Stati Uniti

Giappone

Cina Kazakistan ASIA Kirghizistan

Russia Estonia Lettonia Luss. Svizzera

CENTRALE

MONDO LATINO E Perú CARAIBI

Brunei

SUD-EST ASIATICO

Malaysia

UE

SUBCONTINENTE INDIANO Singapore

Australia Nuova Zelanda

Israele

MAGHREB

Arabia e Paesi del Golfo

Libia

Bolivia Mali

Etiopia

Costa d'Avorio

AFRICA OCCIDENTALE

Paesi a forte immigrazione (3-15% della popolazione totale) Paesi a immigrazione di massa (oltre 15% della popolazione totale)

Europa, Ex Iugoslavia

Ruanda

Grandi zone d'emigrazione economica

Gabon

Principali flussi migratori mondiali Migrazioni regionali Migrazioni di lavoratori molto qualificati Africa del Sud

Grande zona di mobilità del lavoro Fonti: SOPEMI 2007, cartografia Sciences-Po

Le grandi tendenze della mondializzazione dei flussi Con oltre 200 milioni di migranti, che, in un mondo di 7 miliardi circa di abitanti, rappresentano il 3% della popolazione mondiale, il fenomeno è diventato una delle maggiori questioni internazionali. I progressi della mondializzazione hanno migliorato i mezzi di trasporto, facilitato l’economia di passaggio, mostrato, attraverso i media, i modi di vita dei paesi ricchi, incoraggiato i trasferimenti di fondi (300 miliardi di dollari nel 2007), aumentato la densità delle reti

transnazionali economiche, culturali, matrimoniali, religiose, mentre la generalizzazione della proprietà di un passaporto ha creato un diritto di uscita dagli Stati un tempo fermamente chiusi dall’interno. Sempre più popolazioni rifiutano il determinismo in base al quale dovrebbero restare in un paese che considerano senza futuro, ed entrano dalla «porta di servizio» quando nel paese d’accoglienza la porta principale è chiusa.

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DIRITTI DISUGUALI NELLA MOBILITÀ. La mobilità è valorizzata ovunque, ma spesso le migrazioni sono temute e chi si sposta ha meno diritti di chi è stanziale. Si disegna una gerarchia di diritti alla mobilità in funzione di competenze e talenti. I meno dotati sono costretti ad accontentarsi del luogo dove il caso ha voluto che nascessero o finiscono per ingrossare le file dell’immigrazione clandestina. La democratizzazione del passaggio delle frontiere non è ancora all’ordine del giorno in un

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migratori

MIGRAZIONI: LE CARATTERISTICHE RILEVANTI

Un mondo in movimento AREE DI PARTENZA, TRANSITO O ACCOGLIENZA. Le migrazioni internazionali sono particolarmente intense lungo le grandi fratture del mondo, che siano economiche, politiche, geografiche o ambientali: il Mediterraneo, le frontiere tra Messico e Stati Uniti e tra Russia e Cina, l’estremità della nuova Europa e qualche altro punto del globo sono diventati luoghi di passaggio imboccati da una gran massa di persone, ma anche estremamente pericolosi. Paesi un tempo d’emigrazione sono oggi paesi d’accoglienza: è il caso dell’Europa del Sud, del Messico, del Marocco e della Turchia, che restano però anche paesi di partenza e di transito. Paesi che un tempo erano meta d’immigrazione diventano paesi di partenza: è il caso di certi paesi dell’America latina, come Argentina, Brasile, Uruguay e Cile, i cui i migranti sono spesso cittadini di origine giapponese, spagnola, italiana che tornano nella madrepatria. Nel SudEst asiatico i paesi sono di emigrazione o di immigrazione a seconda della situazione economica: è il caso di Thailandia e Malaysia, che sono di volta in volta l’uno o l’altro.

Un galante cavaliere […] cercava l’Eldorado […]/ Al di là dei monti della Luna, giù nella valle delle tenebre/ Cavalca, cavalca intrepido, gli rispose l’ombra/Se cerchi l’Eldorado.

I NUOVI PROFILI DEI MIGRANTI. Questa babele di situazioni si applica anche ai migranti,

ora turisti ora espatriati per motivi economici o richiedenti asilo politico, che sono divenuti attori primari delle relazioni internazionali e che sfidano gli Stati – i quali mirano a conservare la sovranità del controllo sulle frontiere e la propria identità. Si sviluppano i fenomeni della doppia nazionalità e delle obbedienze multiple, e nello stesso tempo progredisce, nei paesi d’accoglienza, il diritto del suolo, EDGAR ALLAN POE, POEMI che si affianca al più diffuso diritto di sangue. L’odierno contesto d’invecchiamento della popolazione in Europa, Russia e Giappone, la transizione demografica che oggi caratterizza il Maghreb e, più in Diseguaglianze dello sviluppo umano generale, il mondo arabo e l’America latina e domani riguarderà la Cina, iscrivono questa realtà nel medio e lungo termine. La penuria di manodopera qualificata o generica ha portato alla ripresa dell’immigrazione lavorativa in regioni, come l’Europa, che trent’anni fa credevano alla fine delle migrazioni. Anche i cambiamenti ambientali (riscaldamento globale, siccità, impoverimento del suolo, catastrofi naturali) e le crisi politiche portano nuovi spostamenti di popolazione. Proiezione J. Bertin, 1953

Indice di sviluppo umano nel 2005

mondo in cui tutto, tranne le persone, circola sempre più liberamente. Rispetto ai grandi squilibri del pianeta, queste migrazioni non sono massicce: non si tratta né di conquista né di invasione, ma piuttosto di un movimento lento e costante, relativamente poco sensibile alle politiche di dissuasione messe in atto, con un costo di gestione delle frontiere che cresce sia economicamente sia politicamente.

1

Da 0,9 a 1 Da 0,8 a 0,9 Da 0,7 a 0,8

2 L’indice di sviluppo umano è un indicatore composito, calcolato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), che permette di valutare il livello relativo di sviluppo umano. Misura tre elementi: la longevità (speranza di vita alla nascita), il livello di educazione (tasso di alfabetizzazione degli adulti e anni di scolarizzazione) e lo standard di vita (PIL reale corretto per abitante espresso a parità di potere d’acquisto).

Da 0,6 a 0,7 Da 0,5 a 0,6

3

Da 0,4 a 0,5 Da 0,3 a 0,4 Assenza di dati

L’UNDP distingue tre livelli di sviluppo: 1 elevato (al di sopra di 0,800); 2 medio (da 0,500 a 0,800) 3 basso (meno di 0,500) Fonte: UNDP, Rapporto sullo sviluppo umano 2007/2008

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I n u o v i fat to r i d e l l a m o b i l i t à Molte regioni del mondo entrate in una fase di transizione conoscono un’urbanizzazione, una scolarizzazione e un cambiamento rapidi. È il caso del continente africano (che alla fine del XXI secolo raggiungerà i 2 miliardi di abitanti, passando da una popolazione per il 70% rurale a una per il 70% urbanizzata), dell’India (1,6 miliardi di abitanti tra il 2030 e il 2050), della Cina e di qualche altro nuovo gigante mondiale (Indonesia, Brasile, Pakistan). Le migrazioni accelerano lo sviluppo allo stesso modo in cui lo sviluppo accelera le migrazioni. Lo sviluppo, dunque, non è un’alternativa a breve termine.

Melting pot di popol azioni Popolazione nata all'estero, in %, 1870-2000 in Europa…

Bambina mia, sorella mia, pensa alla dolcezza d’andar laggiù, stare insieme/ […] Là tutto è ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà..

Svezia Francia Germania Regno Unito

10 8

30 10 1870

1890

2000

1870

1890

1910

2000

Fo

Crescita demografica: prospet tive per il 2025

SVEZIA

ROM. NEPAL

ITALIA

BRASILE

GHANA TOGO BENIN

YEMEN

OMAN

SOMALIA UGANDA. KEN. REP. DEM. RUA. DEL CONGO BUR. TANZ. COMORE ANG. ZAMBIA

MOZ.

meno di 30 fra 30 e 49 fra 50 e 69 oltre 70

INDIA

MADAGASCAR

GABON CONGO

Raddoppio della popolazione in anni

FILIPPINE VIETNAM

IRAQ

PAKISTAN THAILANDIA

ERITREA

IRAN

ARABIA SAUD.

NIGERIA

EGITTO

ETIOPIA

NIGERIA

S. L. LIB.

COSTA D'AVORIO

GU. VEN. BISSAU

NIGER BURKINA

SIRIA

BHUTAN

AFGH.

TURCHIA

GUAT.

CINA

RUSSIA

UCRAINA

SVIZZERA

GAZA E CISGIORD. MAURIT. MALI

GIAPPONE

BANGLADESH

GERMANIA

SPAGNA

HAITI

10 1

1910

Fonte: Courrier de la planète, n. 81-82, 2006 (secondo Williamson e Halton, 2005)

FRANCIA

COS PA C

20

2

POL.

100 50

50 40

STATI UNITI

Stima della popolazione nel 2025, in milioni

60

4

REGNO UNITO

MESSICO

Nuova Zelanda Australia Argentina Canada Stati Uniti

70

6

BAUDELAIRE, INVITO AL VIAGGIO.

… nel Nuovo Mondo 80

12

INDONESIA più di 2,30 da 1,41 a 2,30 da 1 a 1,40 da 0 a 0,99 meno di 0

Tasso di crescita demografica annuale, in %, nel periodo 2000-2025

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Fonte: IFRI, Ramses 2008, Dunod


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MIGRAZIONI: LE CARATTERISTICHE RILEVANTI

Ricche z za e povertà nel mondo NORVEGIA SVEZIA

CANADA

PAESI BASSI

POLONIA

REP. CECA SLOVACCHIA UNGHERIA

LUSS.

nod

ROM.

SVIZZERA AUSTRIA SLOVENIA

FRANCIA

PORT.

ITALIA

MESSICO

CILE

VEN.

RUSSIA

CINA HONG KONG CINA

KAZAKISTAN

GIAPPONE

TURCHIA IRAN INDIA

THAILANDIA

ISRAELE ARABIA SAUDITA CIPRO

EMIRATI ARABI UNITI

OMAN

MALAYSIA

BRUNEI SINGAPORE

AUSTRALIA

MALTA TUNISIA

GIAMAICA COSTA RICA PANAMÁ COLOMBIA ECUADOR PERÚ

COREA DEL SUD

SPAGNA

Reddito nazionale lordo (RNL) in miliardi di dollari correnti nel 2006

LIBIA

TRINIDAD E TOBAGO

BRASILE

ARGENTINA

GUINEA EQ. GABON

1000 500

BOTSWANA

100 10

SUDAFRICA MAURITIUS

2000

PINE

UCRAINA

GERMANIA

BELGIO

STATI UNITI

BIELOR. ESTONIA LETT. LIT.

GRECIA

IRLANDA

REGNO UNITO

da

PONE

FINLANDIA

DANIMARCA

TAIWAN

ISLANDA

Fonte: IFRI, Ramses 2009, Dunod

RNL = PIL + flussi netti di reddito primario dei non residenti

NUOVA ZELANDA

RNL per abitante in dollari di PPA 2006 più di 15.000 da 6000 a 15.000 da 2500 a 6000 meno di 2500 Il tasso di cambio della parità di potere d'acquisto (PPA) in rapporto al dollaro è il numero di unità di moneta nazionale che permette di acquisire, nel paese preso in considerazione, lo stesso paniere di beni e servizi acquistabile con 1 dollaro negli Stati Uniti.

Una combinazione di fattori nuovi in vent’anni L’INFORMAZIONE veicola l’immagine di un Occidente-Eldorado, a volte molto vicino, fatto di consumismo e libertà. Questo immaginario migratorio è alimentato anche dai migranti, che trasferiscono fondi ai loro paesi e vi tornano in vacanza portando con sé i simboli della prosperità. L’ECONOMIA DI PASSAGGIO si è sviluppata con la chiusura delle frontiere e l’aumento dell’offerta di mezzi di trasporto. La frontiera si è trasformata in risorsa. Si sono costruite reti transnazionali, che propongono servizi di viaggio tutto compreso. Questa economia prospera e si arricchisce mano a mano che i documenti richiesti diventano più sofisticati. NUOVE SOLIDARIETÀ di natura familiare, economica, associativa (le associazioni di sviluppo), culturale, religiosa (pellegrinaggi cristiani o musulmani) creano legami transnazionali bilaterali e multilaterali. L’URBANIZZAZIONE RAPIDA di molti paesi di partenza dà luogo a numerosi progetti migratori verso le «città globali» dei paesi sviluppati: i fattori push (demo-

grafia e povertà) lasciano il posto ai fattori pull (desiderio di ricchezza, di libertà, a volte di Occidente). I migranti sono sempre meno contadini poveri e analfabeti, e sempre più cittadini urbanizzati che hanno potuto accumulare un gruzzoletto e tentano l’esperienza del superamento delle barriere. I PASSAPORTI si sono generalizzati una ventina di anni fa: allora molti paesi rendevano difficile l’uscita dal proprio territorio (paesi del blocco comunista, regimi autoritari e dittature come il Portogallo, qualche paese africano), oggi solo qualcuno lo impedisce o lo accorda con parsimonia (Cina, Corea del Nord, Cuba). Questo «diritto di uscita», per quanto fortemente limitato dalle politiche di controllo dei paesi d’accoglienza, ha innescato un desiderio di mobilità come modo di vita. I NUMERI DELL’ASILO sono esplosi negli scorsi anni Novanta, per descrescere rapidamente in seguito. A chi ha ottenuto lo stato giuridico di profugo sulla base della convenzione di Ginevra, si sono aggiunti gli sfollati (7 su 20 milioni

nel 2004), ad esempio nel Corno d’Africa, accolti da paesi in crisi poveri quanto quelli che hanno lasciato. Ampi spazi di libera circolazione delle persone e delle merci (Unione Europea, mercato nordico) per chi può valicare liberamente le frontiere coesistono con aree di fratture economiche, politiche, sociali, culturali e demografiche che generano migrazioni clandestine: Mediterraneo, frontiera tra Messico e Stati Uniti, frontiere tra Russia e Cina, e alle porte dell’Europa – Gibilterra, Ceuta e Melilla, isole Canarie, isole siciliane, o, per il Regno Unito, che non fa parte del dispositivo di Schengen, il campo francese di Sangatte. L’area della mobilità si è ampliata a seguito della diminuzione dei costi di trasporto, che trasforma logiche migratorie in campi mondializzati (come nei paesi del Golfo).

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